Orto biologico

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Costruiamo l’orto biologico Istituto Comprensivo di via Lamarmora, Lainate Scuola Secondaria di Primo Grado “Enrico Fermi”

Autore

Anno Scolastico

Classe 2^C

2013-2014

Laboratorio didattico classi di tempo potenziato Pagina 1 Docenti di Lettere e Matematica: professoresse Trombetta e Gelardi


Presentazione progetto “Costruiamo l’orto biologico” Il progetto “Costruiamo l’Orto Biologico” vuole essere una guida illustrata per la progettazione e la realizzazione di un orto nel giardino della scuola. Ha lo scopo di far capire in modo operativo che l'essere umano vive perché l'ambiente che lo circonda (acqua, aria, terra, sole, piante, animali) gli fornisce tutti gli elementi di cui ha bisogno e, di conseguenza, l’uomo deve rispettare e usare in maniera corretta tutte le risorse che la natura gli offre. Finalità didattico-educativa -

Acquisire consapevolezza delle problematiche ambientali; Sperimentare attività ecologiche; Maturare comportamenti coerenti anche nei momenti di vita extra-scolastica; Conoscere i principi nutrizionali per alimentarsi bene.

Obiettivi formativi - Sviluppare la capacità e il desiderio di lavoro cooperativo in funzione del risultato comune; - Creare l’occasione di un incontro con la natura dove il prendersi cura diventa motivo di soddisfazione e di benessere personale e sociale; - Creare le condizioni perché l’allievo possa apprezzare la bellezza delle piante; - Sviluppare il senso critico e la capacità di avanzare proposte nel lavoro di gruppo; - Creare le condizioni affinché l’allievo si proponga di porre attenzione alle diverse fasi di lavoro, ascoltando e concentrandosi per il successo del risultato finale. Abilità e competenze L’alunno - osserva con precisione e pone attenzione ai particolari, coglie gli aspetti qualitativi e quantitativi di determinati fenomeni; - classifica in base a criteri individuati in funzione dello scopo; - rappresenta e interpreta dati con tabelle, diagrammi e grafici; - misura usando opportunamente gli strumenti; - organizza semplici esperimenti verificando le ipotesi; - analizza i fenomeni e li mette in relazione; - espone in ordine logico le fasi di lavoro. Metodologia Pagina 2


- lezioni frontali; - preparazione di un semenzaio: attività di osservazione (germogliazione, crescita e orientamento delle piante) - preparazione del terreno dell’orto: attività di laboratorio(analisi del suolo); attività pratica nel campo: (concimazione, vangatura, rastrellatura, preparazione delle prode, pacciamatura, semina); - metodo della ricerca. Contenuti delle lezioni frontali -

Relazioni chimico-fisiche fra aria, acqua e suolo Gli ortaggi e la loro classificazione merceologica Durata del ciclo produttivo Adattabilità degli ortaggi alle condizioni climatiche La moltiplicazione degli ortaggi La semina Le attrezzature Le protezioni Lavori nel corso della coltivazione La raccolta

Strumenti Vanghe, zappette, rastrelli, annaffiatoi, pompa irroratrice, sostegni. Sementi di ortaggi, torba per il semenzaio, stallatico, teli di polietilene. Collaborazione con enti esterni Interventi - giardinieri comunali per la sgrossatura del terreno - personale del consorzio “Parco Lura” per la presentazione delle operazioni necessarie per la realizzazione di un orto. Il progetto viene realizzato nelle due ore di compresenza Lettere - Matematica. Il prodotto finale di questo percorso è il libro”Costruiamo L’Orto Biologico”

Indice

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Introduzione

“Ntà l’ortu ci vò l’omu mortu” (proverbio siciliano)

“Nell’orto ci vuole l’uomo morto” ovvero, l’orto per produrre bene deve essere assistito continuamente Con questa espressione in dialetto siciliano la professoressa Gelardi ha iniziato la presentazione dell’orto biologico. Ci ha spiegato che l’orto ha bisogno dell’assistenza continua del contadino che giornalmente combatte contro le erbacce, gli insetti, i fenomeni meteorologici (acqua, grandine, vento) e, a volte, tutto il lavoro di un anno viene distrutto in pochi minuti. Ci vuole fatica, sacrificio e amore per realizzare un orto! Jean-François Millet Coltivatori di patate, 1861-1862 Olio su tela, 82,5 x 101,3 cm Museum of Fine Arts, Boston Questo famoso pittore originario della Normandia, in una lettera scritta il 30 maggio 1863 affermava: "Qualcuno mi dice che nego le seduzioni della campagna. Io vi trovo ben più che delle seduzioni: degli infiniti splendori. Vedo, come lo vedono loro, i piccoli fiori di cui Cristo diceva: "Vi assicuro che lo stesso Salomone, in tutta la sua gloria, non ha mai avuto una veste come la loro". Vedo molto bene le aureole dei soffioni, e il sole che diffonde la sua gloria laggiù, ben oltre i paesi, sulle nuvole. Allo stesso modo vedo nella pianura, tutti fumanti, i cavalli che lavorano; più lontano, in un posto roccioso, un uomo, tutto curvato, di cui, per tutta la mattina, si sono sentiti gli "ah!" e che adesso cerca di raddrizzarsi un attimo per riprendere fiato. Il dramma è avvolto di splendori. Questa non è una mia invenzione ed è ormai da tempo che è stata coniata questa espressione "il grido della terra”.

“Coltiviamo il nostro piccolo orto non solo nella speranza di poterne ricavare dei frutti un domani ma soprattutto per il piacere che tale cura e tale speranza ci procurano oggi“ da “Finché c’è vita non c’è speranza”di Giovanni Soriano.

Costruiamo l’orto biologico

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Descriviamo tutte le fasi operative che servono per costruire un orto, il calendario dei lavori degli ortaggi seminati e le cure di cui hanno bisogno.1° lezione svolta

in classe da Zeno, esperto inviato dal Consorzio Parco Lura, che ha guidato il progetto. L’esperto del consorzio “Parco Lura”, Zeno, arrivato in classe, ha voluto conoscere i nostri nomi e noi ci siamo presentati . Ha quindi iniziato la lezione ponendoci la domanda:“Perché fare un orto”? Le nostre risposte sono state: - per prendersi cura delle piante; - per mangiare più verdura; - per mangiare prodotti biologici; - per avere prodotti naturali; - per avere la soddisfazione di mangiare un ortaggio prodotto e colto da noi; - per prendersi la responsabilità di curare una pianta; - per capire che per fare un orto bisogna lavorare sodo; - perché può essere un modo per passare il tempo senza stare davanti al pc o ai videogiochi; - perché gli ortaggi sono a Km 0.

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(disegno di Alice P.) Zeno ci ha fatto riflettere sulle risposte date, e ci ha coinvolto tempestandoci di domande volte a farci intuire quali possano essere le fasi operative per costruire un orto; le elenchiamo e poi le spiegheremo punto per punto: - esposizione dell’orto; - valutazione del terreno; - concimazione; - vangatura; - rastrellatura; - preparazione delle prode; - pacciamatura; - semina.

Esposizione dell’ orto L’esposizione al sole è un elemento fondamentale per la riuscita dell’orto, pertanto bisogna individuare una zona di terreno che riceva i raggi del sole per buona parte della giornata, possibilmente a sud , perché ciò consente una crescita produttiva e rigogliosa (per fortuna, il nostro orto, all’interno del cortile della scuola, ha proprio la collocazione ottimale descritta da Zeno).

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Esposizione del nostro orto al sole

Valutazione del terreno da utilizzare per l’ orto

La valutazione del terreno è stata fatta lo scorso anno nel laboratorio di scienze quando abbiamo affrontato l’argomento del suolo. Abbiamo analizzato: - i componenti (separazione del suolo con la sedimentazione); - le caratteristiche fisiche (porosità, presenza d’acqua e aria, permeabilità); - le caratteristiche chimiche (pH, presenza di silice e di carbonato di calcio). Il risultato a cui ci hanno portato le nostre osservazioni è che il nostro terreno è prevalentemente argilloso con la presenza, in minima parte, di ghiaia, sabbia e uno strato superficiale di sostanze organiche formato da resti vegetali e animali in decomposizione; c’è presenza di silice e di carbonato di calcio ed ha un 6.5<pH<7 .

Concimazione

Figura 1

Prima di spiegare perché, come e quando si concima, Zeno ci ha parlato dei vari tipi di concimi. Esistono due tipologie di concimazioni: quella chimica e quella organica; noi naturalmente abbiamo utilizzato quest’ultima. I concimi organici sono il letame ottenuto dagli escrementi di animali( cavalli, mucche, Pagina 7


galline, maiali,…), la farina di pesce, corna e zoccoli di bue macinati, il sangue secco, la torba, il compost e la pratica del rovescio. Il nostro esperto si è soffermato su come fare il compost, perché chiunque ha un giardino può farlo; alcune persone lo fanno sul balcone utilizzando piccole compostiere già pronte. Il compost, chiamato anche terriccio, si Figura 2 ottiene dalla decomposizione e dalla umidificazione di materiale organico da parte di microrganismi. Per fare il compost occorre scegliere per prima cosa il luogo più adatto dove collocarlo, cioè non eccessivamente esposto al sole, e poi si deve costruire una compostiera, ossia un recinto fatto con della rete avvolta da una tela e protetta da un coperchio; infine, quando il compost sarà pronto, si utilizzerà anche un setaccio. E’ necessario innanzitutto scegliere cosa compostare: generalmente scarti di cibo, fogliame secco, erba essiccata, gusci d’uova, fondi di caffè, tessuti naturali, carta da cucina, legnetti, ecc… (tutto ciò che costituisce materiale organico). Quindi si introducono tutti gli scarti organici e una manciata di lombrichi all’interno della compostiera, che deve essere senza fondo, poggiata sul terreno, oppure con un fondo forato, fatto di rete metallica, per permettere il drenaggio del compost. Chi fa il compost deve controllare la temperatura e il pH ogni giorno, aggiungere acqua se il prodotto è troppo secco, assicurarsi che ci sia nella compostiera un circolo d’aria e che non si formi muffa. Quando il contenuto della compostiera somiglierà a della terra soffice, il compost è pronto (ci vorranno 48 mesi). A quel punto bisognerà setacciarlo. Figura 3

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Figura 4

Le figure1-2-3-4 mostrano le fasi della costruzione della

Figura 5: setaccio che servirà per il compost che stiamo facendo.

Perché si concima

Bisogna concimare perché il terreno difficilmente avrà una composizione chimica ottimale e dobbiamo sopperire alle eventuali carenze con un concime adeguato. Il terreno è come un essere vivente ed ha bisogno di sostanze organiche per nutrire le piante. Il letame ha il pregio di rendere più soffice il terreno facilitando la crescita rigogliosa delle radici (Zeno ci ha detto che una pianta con radici forti sarà più produttiva!).

Quando si concima Il periodo più indicato per concimare l’orto è la fine della stagione invernale; deve essere fertilizzato prima di procedere alla semina o interro delle piantine degli ortaggi.

Come si concima Si vanga il terreno ad una profondità di 30-35 cm, quindi si distribuisce lungo le buche il letame, Concime che abbiamo

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che dovrà essere coperto con il terreno ottenuto frantumando le zolle più grandi. L’attrezzo usato per concimare è la forca (noi non abbiamo utilizzato la forca, perché il giardiniere del Comune aveva già messo sulla superficie lo stallatico di gallina prima della vangatura) .

Vangatura La vangatura è un’operazione basilare nell’orto, che si esegue con la vanga per dissodare il terreno suddividendolo in zolle.

Perché vangare Bisogna vangare perché ciò rende aerato il terreno, migliora il drenaggio e facilita la penetrazione delle radici. L’aerazione aiuta il terreno a riscaldarsi più rapidamente in primavera, il che accelera lo sviluppo delle piante, la decomposizione e la trasformazione del materiale organico in sostanze nutritive che le piante possono assorbire.

Quando vangare I mesi di novembre, dicembre, gennaio e febbraio sono mesi in cui il terreno riposa e quindi gli orticoltori possono iniziare a prepararlo per le coltivazioni Pagina 10


della stagione successiva. Prima di vangare bisogna eliminare tutte le erbe infestanti e i grossi sassi.

Come vangare Per vangare il terreno, si spinge la vanga (è una leva di I genere) con il piede per tutta l’altezza della lama e la si affonda verticalmente nel suolo quanto più profondamente possibile. Quindi si fa leva ad angolo retto per staccare la zolla dal terreno e si solleva la zolla rivoltandola nel solco adiacente già vangato.

Rastrellatura La rastrellatura è la ripulitura del terreno effettuata dal rastrello, dopo aver vangato, in modo da rendere soffice il terreno. Perché rastrellare Bisogna rastrellare per rifinire il lavoro di vangatura in modo da uniformare e sagomare la superficie del terreno, al fine di ottenere un morbido tappeto e non creare avvallamenti che possano provocare ristagni d’acqua. Inoltre la rastrellatura serve a togliere tutte le erbacce e i sassi. Quando rastrellare Questa operazione va fatta dopo la vangatura e prima della preparazione della proda, cioè da fine inverno a primavera inoltrata.

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Come si rastrella Usando il rastrello con i denti di ferro, si inizia a rastrellare camminando all’indietro ed effettuando con questo attrezzo movimenti avanti e indietro che possano spianare il terreno.

Preparazione della proda La proda è una striscia di terreno di varia ampiezza, dove vengono interrati gli ortaggi, ed è sollevata rispetto al suolo che la affianca. Ha forma geometrica di solito quadrata, rettangolare, trapezoidale. Perché si prepara La proda, essendo rialzata, ha il vantaggio di non permettere ristagni d’acqua, in quanto quest’ultima scende lungo i solchi. Quando si prepara La proda si prepara dopo aver dissodato, vangato, rastrellato il terreno, insomma, prima di fare la pacciamatura.

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Come si prepara Con picchetti e corde si delimitano le prode e i passaggi. Bisogna fare attenzione che la proda sia larga almeno un metro e i passaggi tra una proda e l’altra ci devono permettere di camminare di fianco ad essa, per togliere l’erba e per irrigare. Con una vanga si solleva un piccolo strato di terra dal passaggio e lo si aggiunge alla proda vicina. Attrezzi utilizzati: metro, vanga, corda.

Pacciamatura La pacciamatura consiste nella protezione del terreno con materiali naturali (foglie, cortecce, paglia,…) oppure con teli di polietilene. Sono utilizzati anche teli scuri, ricavati dalle piante di mais. Perché fare la pacciamatura Bisogna fare la pacciamatura, perché questa conserva l’umidità del suolo, evita la crescita di piante infestanti e fa risparmiare tempo e acqua; grazie ad essa non è necessaria la sarchiatura (operazione che consiste nello smuovere dalla coltura il terreno che si trova tra le file o attorno alle piante) e si riducono i tempi di irrigazione. Quando si fa la pacciamatura

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La pacciamatura va fatta dopo aver concimato, vangato, rastrellato e preparato le prode, cioè prima di interrare o trapiantare gli ortaggi. Come si fa la pacciamatura Bisogna stendere il telo sulla proda interessata e inserire i bordi all’interno dei solchi scavati lungo il perimetro della proda, ricoprendoli con il terreno dello scavo. Il telo può essere ancorato ai vertici con dei grossi sassi o graffe di metallo per evitare che voli col vento o che si strappi. Per trapiantare gli ortaggi vengono praticati nel telo dei fori, secondo la distanza richiesta dal tipo di ortaggio.

2° lezione svolta da Zeno nel semenzaio Semina La classe divisa in due gruppi (essendo ventiquattro, gli alunni difficilmente avrebbero potuto seguire tutti insieme e con attenzione le diverse fasi del lavoro), alternandosi scendeva nel semenzaio allestito nel seminterrato della scuola. La prima cosa che la nostra guida ci ha detto è che i contadini, prima di seminare, guardano se la luna è calante o crescente, perché la luna influenza la crescita delle piante. La professoressa Gelardi ci ha spiegato che la luna crescente favorisce lo sviluppo vegetale delle piante, poiché le linfe tendono a risalire verso la superficie: questo è il tempo del raccolto e della crescita; al contrario, con la luna calante i succhi si ritirano verso le radici e la terra è feconda: questo è il tempo della semina e delle radici. Zeno, fatta questa premessa, ha sottolineato che la semina è uno dei momenti più importanti per coloro che hanno deciso di iniziare a coltivare un orto: essa può avvenire in piena terra (a dimora) o in semenzaio. Il semenzaio è un posto, al caldo, dove si tengono i semi a germinare, perché messi a dimora rischiano di essere mangiati dagli uccelli, di volare, se c’è vento, e di morire,se c’è una gelata. Pagina 14


In semenzaio: si utilizzano appositi vasi di plastica e si fanno germinare i semi; le piantine verranno poi trapiantate in piena terra. La semina a dimora: il seme viene messo in piena terra e lì la piantina nasce, cresce e dà il frutto che viene lì raccolto. Noi utilizzeremo ambedue le tecniche. La semina a dimora può avvenire a spaglio, a postarelle e a righe: - a spaglio: il seme viene sparpagliato a caso sulla proda senza pacciamatura; - a righe: il seme viene messo in piccoli solchi distanti l’uno dall’altro e poi leggermente ricoperto ; - a postarelle (detta anche a buche): i semi sono messi in piccole buche, tre o quattro per volta, a seconda della dimensione del seme). Zeno ha iniziato a farci osservare i semi nelle loro dimensioni e colore: nessuno di noi poteva immaginare che il colore del seme di pisello fosse rosa fucsia e che il colore del seme della fava andasse dal giallo al rosso tendente al marrone, mentre i semi della carota sono piuttosto scuri… Anche la dimensione dei semi era diversa: partendo dal seme della fava di grande dimensioni, a seguire si trovava il seme della zucchina, pisello, melanzana….. Per noi tutto ciò è stata una scoperta! A questo punto Zeno ha preso tutto il materiale di cui avevamo bisogno, ci ha spiegato tutte le fasi di lavoro e ci ha guidato in questa attività molto importante che è la semina . Per la semina avevamo bisogno di: - terriccio per semina (soffice, senza concime che potrebbe danneggiare le piantine, e povero di sostanze nutritive, perché le riserve alimentari sono già contenute nei semi); - piccoli vasi, vaschette o vassoi di plastica con i fondi forati per fare drenare l’acqua e non creare ristagni; - semi che si intendono utilizzare per la semina; - nastro adesivo; Pagina 15


- etichette; - pellicola per alimenti; - guanti monouso in lattice;

Momento della semina con la nostra guida

Messi i guanti, abbiamo iniziato la semina secondo questa semplice sequenza di interventi: -

Abbiamo riempito i vasi di terriccio; livellato il terriccio senza comprimere; nebulizzato il terriccio; sparso nei vasi, uniformemente, i piccoli semi (se di grandi dimensioni, ne abbiamo messi due, leggermente interrati)

Esempio↓ fave piselli prezzemolo zucchine e carote

1 per buco 2 per buco a spaglio un pizzico per buco

Abbiamo - vaporizzato ancora il terreno; - coperto alcuni vasi con pellicola per alimenti al fine di mantenere l’umidità all’interno;

La germinazione in semenzaio

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messo su ogni vaso un’etichetta adesiva (anche un semplice nastro adesivo di carta) con scritto il nome dell’ortaggio seminato; - posto i vasi in un luogo luminoso (per quanto possibile, perché dove abbiamo allestito il semenzaio le finestre sono in alto, vicino al soffitto), al caldo, vicino ad un calorifero. A quel punto il nostro compito è stato quello di osservare la germinazione, la crescita, di vaporizzare e di ruotare spesso le piantine, facendo assumere loro una posizione differente per ricevere il sole in modo uniforme. Se nei vasi le piantine germinate erano folte, quando raggiungevano l’altezza di circa 8 cm, bisognava fare la diradatura e la ripicchettatura per facilitarne la crescita e successivamente metterle a dimora. In semenzaio abbiamo messo i semi di carote, pomodori, peperoni, zucchine, fave, melanzane, prezzemolo, piselli. Per alcuni ortaggi come lattuga, rucola e basilico, abbiamo fatto la semina a dimora. -

3° lezione svolta da Zeno in classe: lavoro di gruppo La classe è stata suddivisa in piccoli gruppi, ciascuno dei quali ha relazionato ed approfondito quanto detto nelle due precedenti lezioni, utilizzando anche siti e testi appropriati . Ciascuna fase di lavoro è stata illustrata con fotografie scattate man mano che procedevamo nella realizzazione del nostro orto. Zeno ci ha raccomandato di tener conto, quando trapiantiamo le piantine in terra, delle consociazioni, ovvero degli amici e nemici degli ortaggi, che abbiamo sintetizzato nella scheda qui di seguito (noi naturalmente abbiamo fatto la ricerca solo per gli ortaggi che abbiamo seminato).

Tabella delle consociazioni ortaggi Fave Piselli Carote Zucchine Prezzemolo

Amici lattuga - patata – alberi carote – sedano – cavoli – fagioli nani – patate – rape porro – aglio- cipolla – piselli – cicoria – rafano lattuga cipolle – fagioli – pepe rosa -spinaci ravanelli – spinaci – cipolla - lattuga

nemici / aglio – scalogno – cipolla – prezzemolo / cetrioli piselli – lattuga

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Peperoni

carciofi – insalata – finocchi - cavoli cavoli – finocchi - lattuga sedano – cavoli – cicoria – spinaci - rape – menta aglio /

Melanzane pomodoro basilico

/ / patate – piselli – cetrioli – finocchi ruta

Egli ci ha consigliato di fare un calendario dei lavori nell’orto e una scheda tecnica degli ortaggi che abbiamo seminato, tenendo conto dei seguenti punti: nome volgare, nome scientifico, origine, clima, terreno, periodo di semina, periodo di raccolta, curiosità e una ricetta contenente l’ortaggio seminato. Finite le lezioni con Zeno, alternandoci, abbiamo portato avanti, in gruppo, i lavori dell’orto e il lavoro di ricerca e di approfondimento.

Calendario dei lavori Ortaggio

Durata di germinazione in gg

Semina in semenzaio

Semina in terra

Mese di trapianto

Giorni da semina a raccolta 120-150

Luna

Cure necessarie

Fava

4

-

febbr/marzo settem/ottobre

_

sempre

120-150

sempre

Importante la palatura, la sarchiatura e la rincalzatura. Quando i baccelli più bassi hanno raggiunto i 7-8cm di lunghezza è il momento di cimare. Necessaria la palatura

Pisello

3

_

_

Carote

3-4

_

febbr/marzo settem/ottobre febbr-settem

80-120

crescente

Zucchine

5

marzo -aprile

aprile- luglio

aprileagosto

50-70

sempre

Peperoni

2-3

genn-marzo

aprile- maggio

150-180

crescente

Melanzana

3

genn-marzo

aprile- maggio

150-180

sempre

Pomodoro

4

febbrmarzo

aprile-maggio

100-150

sempre

Prezzemolo

3

febbr-ottobre

80-90

crescente

Vengono tolte le erbacce fin dai primi stadi di sviluppo. Si scacchiano;verso la fine del ciclo si cimano. Effettuare ripetute scerbature accompagnate da progressive rincalzature. Scerbature ripetute frequentemente, indispensabile la rincalzata,utile la palatura e la scacchiatura. Nella tarda estate possono essere cimate Scerbature

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Basilico

3-4

febbrmarzo

aprilesettembre

crescente

Rucola

4

febbr- ottobre

crescente

Lattuga

4

novemgenn febbrmarzo

marzo-agosto

50-70

calante

Tenere le piante lontano dalle erbe; quando compaiono i fiori, cimare. Diradatura Scerbatura, zappettatura.

Cure di cui hanno bisogno gli ortaggi Tanti termini per noi all’ inizio non avevano significato; ne spieghiamo alcuni, perché è importante conoscerli per curare un orto. Scacchiatura: consiste nell’eliminare i germogli che si formano all’ascella dei rami (le cosiddette “femminelle”) per dare maggiore vigore alla pianta. Cimatura: consiste nell’asportazione dell’apice dei giovani germogli in vegetazione per limitare lo sviluppo in altezza o per concentrarne i succhi nella parte che reca i frutti o i fiori. Scerbatura: eliminazione delle erbe infestanti e degli sterpi. Rincalzatura: consiste nell’addossare e ammucchiare la terra attorno al piede della pianta per favorire lo sviluppo delle radici e per proteggerle dai geli. Palatura: dare sostegno alle piante attraverso l’utilizzo di paletti. Sarchiatura: consiste nella frantumazione dello strato superficiale del terreno e nell’estirpazione delle erbe infestanti allo scopo di aerare temporaneamente

il

terreno. Diradatura: è la riduzione del numero delle piantine lasciando una distanza fra quelle restanti per permettere all’aria di circolare e alla luce di raggiungere le foglie. Pagina 19


Ripicchettatura: trasferimento temporaneo in altro terreno di una piantina nata dal seme e appena sviluppata, prima di porla a dimora. Imbiancatura:lo sbiancamento degli ortaggi è un metodo del tutto naturale che impedisce ai fusti degli ortaggi di diventare verdi, restando in questo modo piÚ teneri e con un gusto piÚ delicato. Il metodo consiste nel rincalzare il fusto con la terra o avvolgerlo con della carta in modo che non venga raggiunto dalla luce.

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Schede tecniche degli ortaggi seminati Abbiamo elaborato, di ogni ortaggio che abbiamo seminato, una scheda tecnica che affrontasse i seguenti punti: nome volgare, nome scientifico, origine, clima, terreno, periodo di semina, periodo di raccolta, curiosità e una ricetta contenente l’ortaggio seminato.

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Fava Nome volgare: fava. Nome scientifico: Vicia Faba. Origine: Africa settentrionale e Persia. Clima: prospera anche in zone climatiche montane e germina con temperature del terreno intorno ai 5 gradi. Il clima che preferisce è quello temperato. Terreno: parzialmente argilloso, ben drenato e non molto fertile (visto che è la pianta stessa che contribuisce a fertilizzarlo per le colture successive). Periodo di semina: la fava si semina a febbraio-marzo e settembre-ottobre. Periodo di raccolta: si possono raccogliere le prime fave (quelle seminate in autunno) con l’arrivo della primavera. Cure: quando le piantine avranno emesso la quarta foglia si effettua la sarchiatura e la rincalzatura. Quando i baccelli più bassi hanno raggiunto i 7-8 cm di lunghezza è il momento di cimare. Curiosità: è celeberrima l’idiosincrasia (insofferenza) di Pitagora e della sua scuola per le fave: non solo si guardavano bene dal mangiarle, ma evitavano accuratamente ogni tipo di contatto con questa pianta. Secondo la leggenda, Pitagora stesso, in fuga dagli scherani di Cilone (Crotone), preferì farsi raggiungere ed uccidere piuttosto che mettersi in salvo attraverso un campo di fave. Ricetta: pasta con le fave. Ingredienti: 150g di pancetta, 4 pomodorini, 400g di fave fresche e tenere già sgusciate, 350g di pasta(spaghetti) , 4 cucchiai di pecorino, olio extravergine d’oliva, sale e pepe q.b. Preparazione: scottare le fave, rendere croccante la pancetta nell’olio, tagliare i pomodorini, far saltare tutto in padella e regolare il Pagina 22


condimento con sale e pepe. Unire la pasta in padella, amalgamare bene dopo aver aggiunto il pecorino grattugiato. Si ha un piatto dal gusto deciso, dovuto all’abbinamento di fave e pancetta, e allo stesso tempo con la bella nota di freschezza dei pomodorini.

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Peperone

Nome volgare: peperone. Nome scientifico: annuum.

Capsicum

Origine: Continente americano, precisamente dal Brasile. Arriva in Europa nel XVI secolo. Clima: caldo- temperato. Terreno: è di medio impasto, profondo e molto fertile. E’ necessario che sia ben drenato e che contenga il calcio. Periodo di semina: in semenzaio gennaio-marzo, in terra aprile-maggio. Periodo di raccolta: giugno-luglio-agosto e, se il tempo si mantiene mite, anche settembre. I peperoni coltivati in serra calda possono essere raccolti anche a maggio. Cure: si scacchiano; verso la fine del ciclo, si cimano. Curiosità: il peperone deve il suo nome (Capsicum annuum) all’associazione con il latino ”capsa”, ovvero “scatola” per la sua forma particolare che ne fa un vero e proprio contenitore vuoto di semi. Ricetta: peperonata con salsiccia. Ingredienti: 2 cipolle ramate tritate non fine, 3 peperoni rosso giallo, 300g di pomodoro maturo sodo, 600g di salsiccia aromatizzata al finocchio, 1ciuffetto di foglie di basilico, olio extra vergine d’oliva, sale q.b. Preparazione: mettere su una padella, come primo strato, cipolla e olio, poi distribuire i peperoni e il sale. Coprire Pagina 24


con un coperchio con valvola di sicurezza (il vapore viene trattenuto in parte, ma non cola dentro). Quando è ancora morbido aggiungere i pomodori e, dopo 10 minuti, la salsiccia a tocchetti. Richiudere e cuocere per un quarto d’ora, mescolando qualche volta. A cottura ultimata aggiungere il basilico.

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Lattuga Nome volgare: lattuga. Nome scientifico: Lactuca sativa. Origine: è di origine orientale (sembra provenire dalla Siberia). La lattuga romana sembra abbia avuto origine in Italia. Clima: è un ortaggio che va dalla primavera all’autunno compatibilmente con le condizioni climatiche. Non resiste ai geli invernali e sopporta male il caldo secco. Terreno: si adatta a tutti i tipi di terreno, preferibilmente ben lavorati, fertili e freschi. I terreni argillosi sono più adatti per la coltivazione estiva, perché mantengono l’umidità. È indispensabile irrigare frequentemente. Periodo di semina: la semina va effettuata in semenzaio durante il periodo che va da gennaio a settembre. Nel caso si seminasse all’aperto si consigliano i mesi di marzo ed aprile. Le nuove piantine andranno trapiantate nel momento in cui avranno sviluppato cinque foglie. Periodo di raccolta: deve essere fatta quando i cespi sono sviluppati, ma ancora teneri, compatibilmente con la stagione e con la fase vegetativa. Cure: scerbatura, zappettatura. Curiosità: ”miracoli della lattuga a Venezia”. Vicino alla grande chiesa dei Frati a Venezia, c’è una calle che si chiama San Nicoletto, perché qui un tempo sorgeva una chiesa dedicata a questo santo. Tutti però la conoscevano come “La chiesa della lattuga”. Pagina 26


Era stata fondata nel 1332 per volontà del procuratore di Venezia Nicolò Lion come voto di ringraziamento. Una notte era molto malato e aveva voglia di lattuga, così andò dai frati del vicino convento francescano e ne chiese un po’ dal loro fornitissimo orto. Dopo averla mangiata guarì miracolosamente e così fece costruire una chiesa con annesso un convento nell’orto dove aveva colto l’ortaggio miracoloso. Ricetta: vellutata di lattuga.

Ingredienti: 2 cespi di lattuga, 4 cipollotti freschi, 20 g di burro, 4 crostini di pane, 2 cucchiai di yogurt o panna, 2 cucchiai di prezzemolo o erba cipollina, 30 g di pangrattato, 750ml di brodo vegetale, sale e pepe q.b. Preparazione: mondare e tritare lo scalogno e i cipollotti, compresa la parte verde più tenera. In un tegame capiente mettere l’olio e il burro a fondere, poi aggiungere lo scalogno e i cipollotti e farli appassire a fuoco basso per 10-15 minuti senza far prendere loro colore. Intanto pulire la lattuga eliminando le foglie più esterne e rovinate e lavare bene per togliere la terra. Tagliare le foglie e unirle ai cipollotti, fare

cuocere per qualche minuto mescolando, aggiungere il brodo vegetale caldo e continuare la cottura per 20 minuti a fuoco lento. Salare e pepare. Trascorso il tempo indicato, scolare la lattuga, mantenendo il liquido di cottura e frullarla fino a ridurla in una crema fine. Pagina 27


Aggiungere 30 g di pangrattato al liquido di cottura e far cuocere dolcemente, girando finchĂŠ non si sarĂ addensato. Versarlo in un tegame, aggiungere la crema di lattuga e mescolare bene. Tagliare il pane a triangolino e tostarlo. Versare la vellutata nei piatti, guarnire con i crostini di pane, con dello yogurt o panna acida e con del prezzemolo o erba cipollina, e poi servire.

Pisello Nome volgare: pisello. Pagina 28


Nome scientifico: Pisum sativum. Origine: il pisello è un legume sulla cui origine non si hanno notizie precise, probabilmente proviene dall’Asia centrale e venne diffuso in Europa ad opera degli Ari. Clima: cresce bene nei climi temperati molto umidi; però, se piove troppo, può essere affetto dalla ruggine. Terreno: i piselli sono molto esigenti in fatto di terreno: un terreno leggero darà un raccolto precoce, un terreno pesante ne darà uno tardivo; è preferibile un terreno di medio impasto. Periodo di semina: varia a secondo delle zone, a febbraio-marzo o da settembre a dicembre. Periodo di raccolta: il raccolto dei piselli inizia con l’arrivo della primavera, almeno per la semina autunnale, e si protrae fino alla fine dell’estate. Cure: è necessaria la palatura, il sostegno a rete per la specie rampicante, scerbature periodiche, eliminare le erbe infestanti e zappettare. Curiosità: il pisello, in Inghilterra, durante tutto il Medioevo era usato come salario per i contadini ed elemosina per i poveri.

Ricetta: arancini di riso. Ingredienti: 500 g di riso, 1bustina di zafferano, 2 uova, 300g di carne trita, 150g di piselli piccoli, 250ml di salsa di pomodoro, 50g di caciocavallo, 200g di farina ,250g di formaggio fresco tagliato a tocchetti o mozzarella, 200g di pangrattato, olio di semi di arachide, sale e pepe q.b. Preparazione: per il ripieno:soffriggere la carne trita, aggiungere sale e pepe, unire la salsa di pomodoro e infine i piselli precedentemente sbollentati nell’acqua salata. Lasciare cuocere per 10-15 minuti. Lessare il riso in acqua salata e durante l’ebollizione aggiungere lo zafferano; verso la fine della cottura aggiungere 3 cucchiai di olio, il caciocavallo grattugiato e due uova sbattute. Mescolare bene e lasciare raffreddare. Quando l’impasto è ben amalgamato, plasmare con le mani metà dell’arancino, in cui va posta dentro una cucchiaiata di ragù con su adagiato un cubetto di formaggio fresco e un po’ di pepe. Ricoprire il tutto con un’altra cucchiaiata di riso e formare una palla a forma di arancia. Passare Pagina 29


gli arancini nella farina, quindi nell’uovo sbattuto e poi nel pangrattato. Friggere in abbondante olio bollente. Mangiarli caldi.

Pomodoro Nome volgare: pomodoro. Nome scientifico: Solanum lycopersicum. Origine: il pomodoro è nativo della zona Centro-Sud America e della parte meridionale del Nord-America, zona compresa oggi tra il Messico e il Perù. La data del suo arrivo in Europa è l’anno 1540. Clima: piuttosto secco, con terreni a grande capacità di ritenzione. In posizione soleggiata al riparo dal vento. Terreno : si adatta a qualsiasi tipo di terreno, ma preferisce quelli a medio impasto, profondi, freschi, fertili e ben drenati. Periodo di semina: in semenzaio da gennaio a marzo, in terra ad aprile-maggio. Pagina 30


Periodo di raccolta: varia in base alla zona; generalmente da giugno a settembre. Cure: mantenere costantemente pulite da erbe infestanti le zone in prossimità della pianta, fare la palatura quando la pianta è alta 30 cm e fare la scacchiatura per eliminare le “femminelle”. Nella tarda estate la pianta può essere cimata. Curiosità: già in età precolombiana la sua coltivazione era conosciuta, tuttavia le piante venivano utilizzate solo come ornamento. Ciò perché il pomodoro veniva considerato una pianta velenosa a causa del suo alto contenuto di solanina, sostanza considerata in quei tempi dannosa per l’uomo e quindi non utilizzata nell’alimentazione. Non è chiaro in quale luogo e in quale periodo il pomodoro sia diventato commestibile. Si ritiene che ciò sia avvenuto nel continente europeo intorno al 1500.

Ricetta: la pizza. Ingredienti: 500g di farina, 250ml d’ acqua, 15g di lievito di birra, 250g di pelati di pomodoro, 1 mozzarella, 250g di olive snocciolate, un ciuffetto di basilico, origano, olio extravergine e sale q.b. Preparazione: versare l’acqua, meglio se calda, in una ciotola, aggiungere il sale e mescolare con un cucchiaio per scioglierlo; versare poi anche l’olio e mescolare l’emulsione. In un’altra ciotola capiente setacciare la farina e unire il lievito. Versare parte dell’emulsione di acqua salata e olio al centro della farina disposta a fontana. Iniziare a impastare con le mani fino a raggiungere una consistenza che deve essere morbida ed elastica. Lasciare lievitare in un luogo caldo. Quando l’impasto avrà raddoppiato il suo volume, stenderlo su una teglia oleata e spolverizzata di farina. A parte preparare la salsa schiacciando i pelati di pomodoro con dentro origano, olio e sale. Distribuire sull’impasto i pelati schiacciati e mettere nel forno a 220 °C. Cinque minuti prima della fine della cottura, mettere la mozzarella tagliata a dadini e le olive. Pagina 31


Zucchina Nome volgare: zucchina. Nome scientifico: Cucurbita pepo. Origine della zucchina: la pianta che produce le zucchine è originaria dell’America (Messico).

centro-meridionale

Clima: temperato e caldo, poco ventoso; necessita di tanto sole. Terreno: deve essere ben lavorato, profondo e di medio impasto, ben drenato per evitare ristagni d’acqua e in una posizione calda e soleggiata. Periodo di semina: la semina di questo ortaggio variegato e ghiotto si può effettuare, in semenzaio, da marzo ad aprile inoltrato, ottenendo in tal modo un raccolto anticipato. Si effettuerà invece la messa a dimora quando il clima lo consentirà e cioè quando non ci sarà pericolo di gelate e solo qualora le piante abbiano germogliato almeno 4-5 foglie. La semina in pieno campo avviene in genere da aprile a maggio. Periodo di raccolta: le zucchine possono essere raccolte già dopo 40-60 giorni dalla semina a seconda della varietà scelta. Cure: è necessario fare la pacciamatura allo scopo di combattere le piante infestanti, mantenere l’umidità del terreno e impedire ai frutti di stare a contatto con la terra. Pagina 32


Curiosità: nell’antichità le zucchine venivano utilizzate per favorire il sonno, rilassare la mente ed erano particolarmente indicate per chi si sentiva stanco. Ricetta: polpette di zucchine. Ingredienti: 800g di zucchine,1 uovo,

100g di ricotta, 5 foglioline di menta, farina quanto basta per infarinare, 80g di parmigiano reggiano grattugiato, 4 cucchiai di pangrattato,sale e pepe q.b.

Preparazione: lavare le zucchine e privarle delle estremità. Grattugiare le zucchine con una grattugia a fori medi, metterle su di un colino con il sale e mescolare. Lasciare le zucchine sul colino per mezz’ora per far perdere l’acqua. Strizzarle, metterle in una ciotola e aggiungere la ricotta, il parmigiano, l’uovo, la menta tritata e il pangrattato. Mescolare bene gli ingredienti, aggiustare con il sale e il pepe. Formare con l’impasto delle piccole polpette, infarinarle e friggerle in olio di semi di arachide.

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Basilico Nome volgare: basilico. Nome scientifico: Ocimum basilicum. Origine: India. Clima: caldo e ben soleggiato, ma senza eccessi di siccità. A temperature elevate necessita di umidità e non resiste a temperature inferiori ai 15°C. Tipo di terreno: deve essere fertile, ricco di sostanza organica, possibilmente con un PH neutro, ben drenato. Periodo di semina: si semina in semenzaio a febbraio o marzo; in pieno campo a partire da aprile. Periodo di raccolta: luglio e agosto sono i periodi migliori per la raccolta delle foglie. La raccolta va fatta con gradualità, al momento del bisogno, togliendole con tutto il picciolo. Cure: per evitare la formazione di crosta sul terreno, sono indispensabili le operazioni di sarchiatura e scerbatura. Curiosità: il basilico, da sempre legato nella mitologia e nelle leggende all’amore e al sesso, veniva considerato il simbolo dell’amore corrisposto e in Toscana veniva chiamato “amorino”.

Ricetta: trofie al pesto. Ingredienti: 350g di trofie, 30-35foglie di basilico, 30g di pecorino grattugiato, 50g di grana grattugiato, 40 pinoli, 1 spicchio d’aglio, sale, olio d’oliva extravergine q.b.

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Preparazione: per il pesto: pestare in un mortaio le foglie di basilico ben lavate ed asciugate con i pinoli, l’aglio e il sale. Quando il composto è ben omogeneo aggiungere i formaggi e l’olio e mescolare. Se la salsa è troppo densa diluire con un cucchiaio di acqua di cottura della pasta. Per la pasta: lessare in abbondante acqua salata le trofie, scolarle e condirle con il pesto.

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Melanzana tonda Nome volgare: melanzana tonda. Nome scientifico: Solanum melongena. Origine: l’origine non è ancora accertata, ma sembra che questo tipo di ortaggio si sia diffuso inizialmente nelle zone calde dell’Asia meridionale (più precisamente in India). Clima: predilige un clima molto caldo con temperature che durante la notte non scendono al di sotto del 12°C. Terreno: di medio impasto, che favorisca soprattutto il drenaggio e non preveda piante infestanti. Periodo di semina: dovrebbe essere effettuata verso l’inizio della primavera, a seconda delle zone in cui si vive: gennaio-febbraio nelle zone con clima caldo, marzo nelle zone con clima più rigido. È bene fare la semina in semenzaio riscaldato. Periodo di raccolta: tra giugno e novembre, a seconda della zona. Cure: richiede la palatura, e dovrà essere anche cimata quando la pianta avrà raggiunto 30 cm di altezza. Se le radici tendono a scoprirsi, bisogna rincalzare la pianta. Curiosità: dopo che Linneo cambiò il nome alla melanzana da solanum insanum (mela insana) a solanum melongena (a forma di mela), l’interesse per la melanzana divenne più vivo, perché si pensava che essa provocasse la pazzia.

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Ricetta: melanzane alla parmigiana.

Ingredienti: kg1,5 di melanzane tonde, 150g di parmigiano reggiano, sale, 250g di passata di pomodoro, 3 cucchiai di concentrato di pomodoro, 1\2 cipolla tagliata fine, 200g di caciocavallo, qualche foglia di basilico, 100g di sale grosso, uno spicchio d’aglio, sale e pepe q.b.,olio di arachide per friggere e olio extravergine di oliva.

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Preparazione: per preparare la parmigiana di melanzane iniziare dal sugo di pomodoro. In una padella versare un filo d’olio extravergine e aggiungere l'aglio e la cipolla tritati. Fare soffriggere per qualche minuto, poi aggiungere la passata e il concentrato di pomodoro sciolto in poca acqua, salare e pepare a piacere e lasciare bollire fino all'addensamento del sugo. Quando il sugo si sarĂ addensato, aggiungere le foglioline di basilico e spegnere il fuoco. Tagliare a fette sottili il caciocavallo, tagliare le melanzane a fette di circa 1 cm di spessore, disporle a strati in uno scolapasta capiente e cospargere ogni strato di sale grosso. Lasciare risposare le melanzane per almeno 1 ora, in modo che possano espellere una buona parte del liquido amarognolo che le caratterizza. Trascorso il tempo necessario, toglierle dalla ciotola, sciacquarle accuratamente sotto l'acqua corrente e asciugarle bene. In una padella ampia versare abbondante olio di semi di arachide, quindi friggere le melanzane da ambo le parti e poi scolarle su un foglio di carta assorbente. Ungere una pirofila con dell'olio e cospargere il fondo con un po' di sugo. Adagiare le fette di melanzane, un po' di salsa e del parmigiano grattugiato e uno strato di fette di caciocavallo. Porre un altro strato di melanzane e uno di sugo, poi di nuovo parmigiano, fettine di caciocavallo e ricominciare con uno strato di melanzane. Proseguire fino ad esaurimento degli ingredienti, terminando con le melanzane. Coprire con il sugo rimasto e il parmigiano grattugiato. Infornare in forno preriscaldato a 200° per 40 minuti (se ventilato a 180° per 30-35 minuti). Sfornare, mettere qualche foglia di basilico, lasciare riposare e servire tiepida.

Rucola Nome volgare: rucola. Nome scientifico: Eruca sativa.

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Origine: la coltivazione della rucola si è sviluppata in tutta l'area del mediterraneo e nell'Asia centro-occidentale. Clima: ama il clima temperato caldo e mai tollera le temperature basse vicino allo zero. Nelle zone i cui inverni sono miti può essere coltivata tutto l'anno. Terreno: si adatta a qualsiasi tipo di terreno. Periodo di semina: da marzo a settembre. Periodo di raccolta: da maggio a novembre. Cure: la rucola non è molto impegnativa dal punto di vista della coltura, se non per una accurata scerbatura o eliminazione delle erbe spontanee infestanti. Curiosità: gli antichi romani attribuivano alla rucola afrodisiache.

proprietà

Ricetta: carpaccio di manzo con rucola e grana. Ingredienti: 400g di carne bovina affettata in modo sottile, 2 limoni, 100g di grana padana, 100g di rucola, olio extravergine d’oliva, sale e pepe q.b. Preparazione: disporre sul piatto le fettine di carne crude cercando di non sovrapporle. Preparare del succo di limone filtrato e cospargerlo sulla carne, salare e pepare. Lavare la rucola, spezzettarla e preparare delle scaglie di parmigiano; il tutto va adagiato sulla carne. Irrorare con l’olio extravergine d’oliva.

Prezzemolo Nome volgare: prezzemolo. Pagina 40


Nome scientifico: Petroselinum crispum. Origine: è originario del sud-ovest dell’Europa. Clima: i climi ideali per il prezzemolo sono quelli temperati. Il terreno: si adatta a qualsiasi terreno, ma se lo si arricchisce con della sostanza organica, il raccolto sarà più rigoglioso. Tempo di semina: febbraio o settembre. Tempo di raccolta: da marzo a dicembre. Cure: sarchiarlo quando ne ha bisogno per tenerlo lontano dalle male erbe. Curiosità: i Greci ne facevano piccole ghirlande da portare in testa durante i banchetti, perché ritenevano che portasse fortuna e stimolasse l'appetito e la digestione; i Romani, invece, lo utilizzavano per adornare le tombe dei defunti. Ancora intorno all'anno Mille, piantare prezzemolo significava raccolti scarsi. Parallelamente a questi significati, però, iniziò a diffondersi l'uso culinario di questa erba, che fu così apprezzata da fugare ogni accezione negativa. Ancora

un detto dice “sei come il

prezzemolo”(sei una persona che si vede dappertutto). Questo modo di dire si riferisce al fatto che il prezzemolo era l’erba aromatica più usata in cucina.

Ricetta: petto d’anatra croccante al prezzemolo Ingredienti :1kg di petto d’anatra,1 cucchiaino di prezzemolo, 1 limone spremuto, olio extravergine d’oliva, 2 uova, pepe nero e sale q.b. Preparazione: aprire i petti d'anatra e dividerli nei due lobi. Porli in una pirofila e aromatizzare con un pizzico di pepe nero macinato. Aggiungere il succo spremuto del Pagina 41


limone, un cucchiaio d'olio e lasciare riposare per 30 min. Tagliare la carne a fettine. Sbattere leggermente l'uovo, salare e immergere la carne. Aromatizzare il pangrattato con il prezzemolo in foglie e un pizzico di sale. Panare la carne. Friggere la carne in olio caldo. Quando la carne sarĂ dorata, scolarla su carta da cucina, salare e servire con fettine di limone.

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Carota Nome volgare: Carota Nome

scientifico:

Daucus carota

Origine: Asia, Europa,

Africa del Nord

Clima: anche se ben si carota risulta

adatta a condizioni climatiche diverse, la particolarmente sensibile alle gelate e agli

sbalzi

possono addirittura provocare l’interruzione

termici

che

dell’accrescimento della radice. In generale le carote cresciute tra i 10° e i 15 °C risultano più lunghe delle carote coltivate tra i 21° e i 27 °C le quali sviluppano maggiormente la parte vegetativa (foglie) a discapito della radice. Le condizioni termiche condizionano anche la pigmentazione e i valori nutrizionali (contenuto di zuccheri e carotenoidi) di questi ortaggi. Le temperature ottimali di crescita sono: 13°-18° C dell’aria; 23°-28°C del suolo. Terreno: la carota ha specifiche esigenze: richiede terreni sabbiosi o di medio impasto, tendenzialmente sciolti, caratterizzati da un buon drenaggio e fertili, ricchi soprattutto di sostanza organica e calcio. Periodo di semina: le varietà precoci si seminano tra febbraio e marzo (ma nei luoghi dove le temperature non scendono sotto gli 8°), quelle semi precoci in aprile e

maggio, le tardive ad ottobre. Periodo di raccolta: le carote potranno essere raccolte circa due mesi dopo la semina, non appena le foglie incominceranno ad ingiallire. Se vengono lasciate troppo a lungo nel terreno, la parte centrale della carota, il cuore, diventerà legnoso. Meglio estrarle prima della loro completa maturazione, quando sono ancora tenere e dolci. Cure: bisogna fare attenzione che le carote non vengano attaccate dalle talpe, lumache e topi. Uno dei parassiti più temibili è la mosca delle carote che deposita le sue uova sulla pianta. Curiosità: la carota allo stato spontaneo era nota sin dall’antichità, ma veniva data come foraggio agli animali e non impiegata a scopi culinari. Pagina 43


Pare che prima del XVII secolo le carote fossero di colore viola. La carota come la conosciamo noi si diffuse dall’Olanda a partire dal 1720, qui infatti un gruppo di contadini avrebbe ottenuto carote di colore arancione a partire da un seme proveniente dall’Africa. La selezione successiva di questo tipo di sementi avrebbe così portato alla scomparsa precedentemente impiegate.

di

quelle

Ricetta: ciambella alle carote. Ingredienti: 140g di farina, 150g di zucchero di canna, 2 carote, 2uova, 1\2 bustina di lievito, olio, 30g di burro, 50g di uvetta, 20g di noci, latte, zenzero, noce moscata, sale, zucchero a velo. Preparazione: in una terrina mescolate la farina, lo zucchero, il lievito, una puntina di sale, un pizzico di zenzero e uno di noce moscata. Aggiungete due cucchiai di latte, mezzo bicchiere d’olio, il burro fuso e le uova. Mescolate fino a ottenere un impasto omogeneo, poi incorporatevi le uvette, le noci tritate e amalgamate bene. Infine aggiungete le carote tritate finemente. Imburrate uno stampo a ciambella, versatevi il composto e cuocete in forno preriscaldato a 170° per circa un’ora. Ritirate il dolce, lasciatelo raffreddare bene. Sformate sul piatto da portata la ciambella, cospargetela con abbondante zucchero a velo e servitela tagliata a fette.

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Interviste a nonni e conoscenti Intervistiamo nonni e conoscenti per avere consigli e conoscere i segreti dell’orto.

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La classe intervista Albino

Perché fa l’orto? Per passione, perché lo facevano mio padre e mio nonno; inoltre mi piacciono gli ortaggi freschi e genuini, in cui non ci sono concimi chimici. Da quanti anni fa l’orto? Faccio l’orto da 30 anni: l’ho ereditato da mio padre. Che tipo di concime usa? Utilizzo concime naturale. Quali sono le erbacce che possono danneggiare l’orto? La gramigna è un’erba infestante; ha il sopravvento sugli ortaggi perché le sue radici si estendono occupando lo spazio degli ortaggi e togliendo loro le sostanze nutritive. Quando semina tiene conto del calendario lunare? Sì, bisogna seguire sempre il calendario lunare e, secondo una credenza, bisogna seminare sempre di venerdì. Quali sono gli ortaggi che coltiva? Un po’ di tutto: pomodori, peperoni, zucchine, cipolle, prezzemolo,… Quali sono gli ortaggi che le danno più preoccupazione? Tutti in ugual misura, ma l’importante è tenere l’orto pulito. Tiene conto della consociazione quando trapianta gli ortaggi? No, ma bisogna lasciare spazio tra le piante e fare ogni anno la rotazione.

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Il tempo con lei è stato sempre clemente? No, qualche volta la grandine mi ha distrutto tutti gli ortaggi; per fortuna fare l’orto per me è un hobby e non un lavoro. Qual è la fase di lavoro più faticosa? Vangare. Conosce qualche proverbio o detto popolare legato all’orto? Al momento non me ne ricordo. Può dare qualche consiglio a noi, piccoli inesperti? Rimuovere bene la terra, renderla soffice e morbida prima di rastrellare, e andare in profondità quando si vanga.

Agnese intervista la zia

Semini seguendo il calendario lunare? Non sempre, quando ho tempo, perché non faccio di mestiere il contadino.

Quali sono le erbacce che possono danneggiare l’orto? Le erbacce più dannose secondo me sono: la gramigna, l’ambrosia, l’edera.

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Quali sono gli ortaggi che metti nel tuo orto? Gli ortaggi che ho piantato sono: coste, insalata, pomodori, peperoni, peperoncini, prezzemolo, basilico, piselli, fagioli, fagiolini, melanzane, aglio, cipolla, sedano, rucola, cavoli, cavolfiori, cime di rapa, cetrioli, porri.

Tieni conto delle consociazioni quando fai l’orto? Sì.

Perché fai l’orto? Perché è un passatempo, un’attività umana avere cura di qualcosa (in questo caso delle piante), e per mangiare cibi genuini.

Da quanti anni fai l’orto? Io l’orto ce l’ho da 30 anni

Quali difficoltà hai incontrato nel coltivare l’orto? I primi anni dovevo mettere molto concime, perché il terreno era poco poroso e l’aria non passava. Poi ho problemi con le lumache e gli uccelli.

Quali sono gli ortaggi che ti danno più preoccupazione? Gli ortaggi che mi danno più preoccupazione sono : - l’insalata, perché viene mangiata dalle lumache e bucata dagli insetti, La proda dei pomodori

- i piselli, perché agli uccelli piacciono tanto e li bucano per mangiarli. Due rimedi per il problema delle lumache sono: 1. durante la notte, mettere nell’orto una ciotola con dentro la birra che attira le lumache e la mattina seguente se ne vedranno un po’ nella ciotola. 2. per allontanarle, mettere sul terreno i fondi del caffè e gusci rotti d’uovo: le lumache se ne andranno, perché per loro non è piacevole camminare su un suolo ruvido; per questo escono dopo le piogge, quando il terreno è liscio e morbido. Per il problema dei piselli: mettere una rete di protezione sulla pianta per non permettere agli uccelli - di solito sono merli - di passare con le zampe. Per i buchi degli insetti: mettere un po’ di verde rame o poltiglia bordolese.

Conosci qualche proverbio o detto popolare legato all’orto? I detti che conosco sono: 1. All’ orto un uomo morto. 2. A chi non vuol far fatiche, il terreno produce le ortiche. 3. Se vuoi dei bei piselli, scaccia gli uccelli. Pagina 48


Il tempo ti è sempre stato favorevole? Non sempre, in qualche anno la siccità è iniziata prima.

Ti sei mai pentita di fare l’orto? No.

Matteo intervista la nonna

Perché fai l’orto? Perché è un passatempo. Mi piace e personalmente lo consiglierei anche ai ragazzi per imparare ad essere responsabili, divertirsi e stare in mezzo alla natura.

Da quanti anni fai l’orto? Io faccio l’orto da quando ero bambina, perché, avendo vissuto a Cremona, in mezzo alla campagna, era un buon passatempo se a cucire ci si annoiava. Quali difficoltà hai trovato nel coltivare l’orto? Nessuna, perché, come ho detto prima, ho vissuto in campagna e quindi mi sono abituata. Quali sono gli ortaggi che ti danno più preoccupazione? Ciò che mi preoccupa di più sono le erbacce che nascono tra gli ortaggi, perché occupano buona parte del terreno e sono abbastanza difficili da estirpare. Io non uso repellenti artificiali per rimuovere le erbacce, ma le estirpo a mano. Puoi dare qualche consiglio a noi che facciamo l’orto? Vi consiglio di bagnare abbastanza spesso (un po’ meno le piante grasse), avere cura delle piante, essere pazienti e spero che diventiate più responsabili sapendo che avete tra le mani una “vita”. Semini seguendo il calendario lunare? Certo! Secondo me ogni buon contadino, coltivatore o chiunque vuole seminare e piantare dovrebbe seguirlo.

Quali sono le erbacce che possono danneggiare l’orto? Io credo che ce ne siano molte, ma secondo me la peggiore è la gramigna, perché trova casa ovunque, anche in un terreno un po’ arido. Pagina 49


Tieni conto delle consociazioni quando fai l’orto? No, perché prima avevo un campo, ora semino e pianto sul balcone.

Conosci qualche proverbio o detto popolare legato all’orto? Quando ero piccola e mio padre andava nei campi con i miei fratelli, io ero da sola a casa e mi chiedevo cosa stessero facendo. Un giorno lo chiesi a mio padre e lui mi rispose con dei proverbi; all’inizio non capii, ma riflettendoci ne ho compreso l’importanza. Ora ne so alcuni:

“Ad ogni filo d’ erba è destinata almeno una goccia d’ acqua”: ho intuito che il significato è che ogni pianta, anche un filo d’erba per vivere ha bisogno d’acqua. “Albero che non frutta taglia, taglia!”: il significato è semplice: un albero che non fa frutti o è ammalato, o è marcio, quindi occupa spazio che potrebbe essere usato per altri ortaggi. “Cielo rosso e turchino, aiuta il contadino”: ai miei tempi quando il cielo di sera era rosso o azzurro chiaro, spesso il giorno seguente pioveva e, poiché gli ortaggi amano l‘acqua, il colore del cielo era un presagio positivo. “Fave in fiore, acqua a tutte le ore”: le fave fanno molta acqua, quindi provate ad intuire voi …; “La lieta pioggerella ti fa crescer l’erba bella”: anche questa è molto semplice: basta anche un po’ d’acqua per far crescere delle belle piantine. “Poca uva molto vino, poco grano niente pane”: significa che si lavora di meno per fare un buon vino, perché il procedimento è più semplice e serve poca uva, per il pane invece ci vuole molto grano anche per farne solo 100g. “Uva oggi, uva domani e i malanni stanno lontani”: “Uva oggi, uva domani …” è il vino e, poiché è un po’ alcolico, se lo si beve ogni giorno tutte le ferite del cuore spariscono o vengono dimenticate.

Il tempo è sempre stato favorevole con te? Beh, dipende dalla pianta: ad esempio a Cremona pioveva molto ed era un vantaggio, perché coltivavamo riso; non molto vantaggioso invece per le lattughe, perché attorno al terreno vivevano delle piccole tartarughe e quando c’era il sole uscivano dall’acqua e venivano a rosicchiare le lattughe; d’inverno c’era la brina ed era un enorme vantaggio per le verze! Infatti queste sono un ingrediente fondamentale per un piatto tipico della zona, che è la “Caseola”. Ti sei mai pentita di fare l’orto? No, perché, come ho detto prima, è un ottimo passatempo e poi è una bella soddisfazione vedere che, dopo tanto lavoro e altrettanta pazienza, i propri ortaggi delle semplici piantine - sono cresciuti bene .

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Riccardo intervista i nonni: Rosanna e Giovanni Perché fai l’orto? Faccio l’orto, perché mi dà la verdura fresca, biologica, gratis e perché è un passatempo per noi nonni. Da quanto tempo fai l’orto? Faccio l’orto da quando vivo in questa casa, cioè da quarant’anni e già da piccolo curavo le piantine. Quali difficoltà hai incontrato facendo l’orto? Le difficoltà maggiori sono dovute alle erbacce che soffocano le piantine e ai piccoli, ma letali vermi bianchi che mangiano la lattuga e l’insalata e dopo averla mangiata diventano verdi. Quali sono gli ortaggi che ti danno più preoccupazione? Le piante che mi preoccupano di più sono i pomodori, perché crescono in altezza, e le patate per le numerose malattie che le possono contagiare. Quali consigli ci puoi dare per la cura del nostro orto? Per quanto riguarda i consigli, zappate bene prima di piantare, togliete l’erba e infine concimate. Quando le piante cresceranno, non innaffiatele bagnando le foglie, perché con il sole brucerebbero: date l’acqua direttamente al terreno. Quando semini segui il calendario lunare? Sì , quando semino seguo sempre il calendario lunare. Quali sono le erbacce che possono danneggiare l’orto? Le erbacce che possono danneggiare l’orto sono molte, ma soprattutto le rampicanti. Quali ortaggi metti nel tuo orto? Nel mio orto non metto solo ortaggi, ma anche piante e fiori: pomodori, insalata, fagiolini, fagioli, bietole, porri, prugne, kiwi, finocchi, prezzemolo, mele, pere, fichi, noccioline, cachi, fragole, carote, cipolle, patate, fiori vari, pini, ciliegie, melanzane, peperoni. Tieni conto delle consociazioni quando fai l’orto? Non tengo conto delle consociazioni, ma faccio gli scambi triennali. Il tempo ti è sempre stato favorevole? No, perché il freddo e la troppa acqua fanno morire le piante. Un altro agente che fa morire le piante è la grandine che distrugge tutto. Pagina 51


Ti sei mai pentito di fare l’orto? Perché? Non mi sono mai pentito di fare l’orto, perché senza l'orto la nostra vita sarebbe noiosissima.

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Il lavoro continua ‌‌ La classe 2^ C al lavoro, le prode, il raccolto.

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Il lavoro continua………. I lavori dell’orto non sono terminati, adesso bisogna curarlo: togliere le erbacce, irrigare, controllare le avversità a cui vanno incontro gli ortaggi, scacchiare, cimare…. Durante queste settimane, a turno, continueremo il lavoro, e chi non partirà per le vacanze estive, continuerà a seguire l’evoluzione delle piante e a godere del frutto di tanto lavoro

La classe II C al lavoro

Setacciamo il terreno

Vanghiamo

Pagina 54 Nebulizziamo le piantine appena germinate


Mettiamo a dimora le piantine

Mettiamo le graffe al telo di polietilene

Diradiamo e ripicchettiamo mettiamo a dimora le piantine piantine

Pagina 55 Estirpiamo l’erba

Raccogliamo piselli

i

le


Alcune delle nostre prode

La proda della lattuga Togliamo le “femminelle� pomodori

La proda delle fave ai

La proda dei piselli La proda delle melanzane

La proda dei pomodori Irrighiamo l’orto

Mettiamo il sostegno (palatura) alle piante diPagina pomodoro 56


Finalmente si raccoglie

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Scrivi per inserire testo

Altro vi lasciamo immaginare……

Gli ortaggi nella letteratura Grande importanza hanno avuto gli ortaggi nella letteratura e nella pittura: Rodari con il racconto “Le Avventure di Cipollino”, Neruda con le “Odi al pomodoro, al peperone ecc”, Arciboldo con le opere pittoriche”Le Quattro Stagioni”. Essi sono presenti anche negli aforismi, nelle filastrocche e nei proverbi. Anche noi abbiamo provato a scrivere racconti i cui protagonisti sono gli ortaggi!

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MOTTI E AFORISMI

Agire sulla natura per modificarla ad uno scopo (arginare un fiume perché non straripi, coltivare un orto, ecc.) è artificio; ma quando il lavoro è fatto bene, lo chiamiamo un'opera, ed esclamiamo "che artista!" di chi l'ha compiuto. Adelchi Baratono, Arte e poesia, 1945

Coltiviamo il nostro piccolo orto non solo per la speranza di poterne ricavare dei frutti un domani, ma soprattutto per il piacere che tale cura e tale speranza ci procurano oggi. Giovanni Soriano, Finché c'è vita non c'è speranza, 2010

PROVERBI Si hortum in biblioteca habes, deerit nihil (Se accanto alla Biblioteca avrai un orto, non ti mancherà nulla). Cicerone, Epist. ad fam., 9, 4

Chi semina con l'acqua, raccoglie col paniere -Cielo rosso e turchino aiuta il contadino. Figlie, vigne e giardini, guardale dai vicini - Il frutto colto verde ogni virtù perde - La lieta Pagina 59


pioggerella ti fa crescer l'erba bella - La pianta che ha molti frutti non li matura tutti - Le modeste erbe dell'orto a più mali dan conforto - L’orto vo l’omo morto - Rosso di sera buon tempo si spera - Se vuoi mandare i malanni al diavolo, ricorda le virtù del cavolo - Un piatto di lattuga l'insonnia mette in fuga - Una mela al giorno toglie il medico di torno - Il sole d'agosto inganna la massaia nell'orto. - La donna e l'orto vogliono un sol padrone. L’acqua fa l’orto. - Chi ha un buon orto, ha un buon porco.

FILASTROCCHE I legumi Sono semi di tanti formati crudi o cotti van mangiati. Sono molto nutrienti. Fanno bene alle ossa e ai denti. La zucchina La zucchina gustosa e buona mangiamo sulla poltrona. Il peperone giallo, verde e rosso lo mangiamo a più non posso. Il pomodoro rosso e tondo sembra proprio un mappamondo. Il cavolfiore puzzolente piace anche al serpente. La melanzana cicciottella ci piace meno della Nutella. La carota dura e arancione dà colore al minestrone.

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Il contadino Zappa, semina, annaffia e aspetta non bisogna avere fretta frutta e verdura ricche di gusto arriveranno al momento giusto. Ogni momento in campagna è avventura e il contadino si gode la natura!

Morena Paolini Nell’orto Ăˆ ... una splendida serata, disse il cardo all'insalata. Sono qui tutta avvizzita,... oggi son come impazzita... ho bevuto una volta sola.. disse Lola la scarola! Dai... prenotiam un tavolino, (disse Lino il cicorino)! Dai prendiam anche i bambini... prenotiam due tavolini! Io... unirmi a voi non voglio Disse con distacco l'aglio. Meno male, quegli odori,...(dissero due pomodori)! Per fortuna e... un sorrisetto (pensò Titti il cavoletto), altrimenti che serata!... con la puzza assicurata. Su... suvvia andiam in fretta, ... se no tutta la Piazzetta, troveremo occupata... e... addio alla serata! Disse il cardo all'insalata.

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POESIE

Giovanni Pascoli L'orto

E come l’amo il mio cantuccio d’orto, col suo radicchio che convien ch’io tagli via via; che appena morto, ecco è risorto: o primavera! con quel verde d’agli, coi papaveri rossi, la cui testa suona coi chicchi, simile a sonagli; con le cipolle di cui fo la resta per San Giovanni; con lo spigo buono, che sa di bianco e rende odor di festa; coi riccioluti càvoli, che sono neri, ma buoni; e quelle mie viole gialle, ch’hanno un odore… come il suono dei vespri, dopo mezzogiorno, al sole nuovo d’aprile; ed alto, co’ suoi capi rotondi, d’oro, il grande girasole ch’è sempre pieno del ronzìo dell’api!

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Giosuè Carducci Pianto antico

L'albero a cui tendevi la pargoletta mano, il verde melograno da' bei vermigli fior, nel muto orto solingo rinverdĂ­ tutto or ora e giugno lo ristora di luce e di calor.

Pablo Neruda Ode al pomodoro

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La strada si riempì di pomodori, mezzogiorno, estate, la luce si divide in due metà di un pomodoro, scorre per le strade il succo. In dicembre senza pausa il pomodoro, invade le cucine, entra per i pranzi, si siede riposato nelle credenze, tra i bicchieri, le matequilleras e le saliere azzurre. Emana una luce propria, maestà benigna. Dobbiamo, purtroppo, assassinarlo:

affonda il coltello nella sua polpa vivente, è una rossa viscera, un sole fresco, profondo, inesauribile, riempie le insalate del Cile, si sposa allegramente con la chiara cipolla, e per festeggiare si lascia cadere l'olio, figlio essenziale dell'ulivo, sui suoi emisferi socchiusi, si aggiunge il pepe la sua fragranza, il sale il suo magnetismo: sono le nozze del giorno il prezzemolo issa la bandiera,

le patate bollono vigorosamente, l'arrosto colpisce con il suo aroma la porta, è ora! andiamo! e sopra il tavolo, nel mezzo dell'estate, il pomodoro, astro della terra, stella ricorrente e feconda, ci mostra le sue circonvoluzioni, i suoi canali, l'insigne pienezza e l'abbondanza senza ossa, senza corazza, senza squame né spine, ci offre il dono del suo colore focoso e la totalità della sua freschezza.

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Pablo Neruda Ode alla cipolla

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Cipolla, luminosa ampolla, petalo su petalo s’è formata la tua bellezza squame di cristallo t’hanno accresciuta e nel segreto della terra buia s’è arrotato il tuo ventre di rugiada. Sotto la terra è avvenuto il miracolo e quando è apparso il tuo lento germoglio verde, e sono nate le tue foglie come spade nell’orto, la terra ha accumulato i suoi beni mostrando la tua nuda trasparenza, e come con Afrodite il mare remoto copiò la magnolia per formarle i seni, la terra così ti ha fatto, cipolla, chiara come un pianeta, e destinata a splendere

costellazione fissa, rotonda rosa d’acqua, sulla mensa della povera gente. Generosa sciogli il tuo globo di freschezza nella consumazione bruciante della pentola, e la balza di cristallo al calore acceso dell’olio si trasforma in arricciata piuma d’oro. Ricorderò anche come feconda la tua influenza l’amore dell’insalata e sembra che il cielo contribuisca dandoti forma fine di grandine a celebrare la tua luminosità tritata sugli emisferi di un pomodoro. Ma alla portata delle mani del popolo, innaffiata con olio, spolverata

con un po’ di sale, ammazzi la fame del bracciante nel duro

cammino. Stella dei poveri, fata madrina avvolta in delicata carta, esci dal suolo, eterna, intatta, pura, come semenza d’astro, e quando ti taglia il coltello in cucina sgorga l’unica lacrima senza pena. Ci hai fatto piangere senza affliggerci. Tutto quel che esiste ho celebrato, cipolla, ma per me tu sei più bella di un uccello dalle piume accecanti, ai miei occhi sei globo celeste, coppa di platino, danza immobile di anemone innevato Pagina 66


e vive la fragranza della terra nella tua natura cristallina.

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Pablo Neruda Ode al carciofo

Il carciofo dal tenero cuore si vestì da guerriero, ispida edificò una piccola cupola, si mantenne all'asciutto sotto le sue squame, vicino a lui i vegetali impazziti si arricciarono, divennero viticci, infiorescenze commoventi rizomi; sotterranea dormì la carota dai baffi rossi, la vigna inaridì i suoi rami dai quali sale il vino, la verza si mise a provar gonne, l'origano a profumare il mondo, e il dolce carciofo lì nell'orto vestito da guerriero, brunito come bomba a mano, orgoglioso, e un bel giorno, a ranghi serrati, in grandi canestri di vimini, marciò verso il mercato a realizzare il suo sogno: la milizia. Nei filari mai fu così marziale come al mercato, gli uomini in mezzo ai legumi coi bianchi spolverini erano i generali dei carciofi, file compatte, voci di comando e la detonazione di una cassetta che cade, ma allora arriva Maria col suo paniere, sceglie un carciofo, non lo teme, lo esamina, l'osserva contro luce come se fosse un uovo, lo compra, lo confonde nella sua borsa con un paio di scarpe, con un cavolo e una bottiglia di aceto finché, Pagina 68


entrando in cucina, lo tuffa nella pentola. Così finisce in pace la carriera del vegetale armato che si chiama carciofo, poi squama per squama spogliamo la delizia e mangiamo la pacifica pasta del suo cuore verde.

CANTI DI LAVORO Con questa denominazione si è soliti indicare soprattutto quei canti ritmati che accompagnavano i movimenti propri di un certo tipo di lavoro, come quello dei pescatori, dei battipali, dei taglialegna, ecc. Ad essi tuttavia si possono aggiungere anche quei canti che nelle parole dei testi fanno riferimento al lavoro e alla condizione contadina e servivano a scacciare la noia o a sfogare la rabbia repressa.

Ma va là ti cuntadin Ma va là ti cuntadin Ma va là ti cuntadin, ca t' laori nott e dì, a t' laori dì e nott per polenta e scigolott. Ma va là ti cuntadin, ca t' si semper sensa vin, a gh'è l'acqua in abbondansa, tutt al dì t' fa mal la pansa. Cuntadin a la matina to sii 'l fer e va segar,e 'l padron co la sua sciora va nei campi a passeggiar.

Traduzione Ma va là tu, contadino, che lavori giorno e notte per polenta e cipolle. Va là tu,contadino, che sei sempre senza vino; c'è acqua in abbondanza, tutto il giorno ti fa male la pancia. Il contadino alla mattina prende il ferro (la falce) e va a tagliar erba; il padrone, con la sua signora, va nei campi a passeggiare

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Lamento del contadino Si tratta di un canto popolare italiano ancora oggi conosciuto nelle zone del Casentino e nell’Arentino (e forse altrove, in Toscana). Autore del Lamento sarebbe stato il «poeta » Alfredo Murati, di Bucine, che avrebbe scritto la canzone nel 1924. In realtà, il testo è anteriore al 1924, come testimonia un foglio volante che è stato ritrovato e che è databile alla fine del XIX secolo. Esso testimonia la realtà amara del lavoro contadino, espressa dai suoi diretti protagonisti. Un particolare emerge sopra tutto: che molti sono coloro che vivono sul lavoro e sul prodotto del contadino, dal padrone delle terre all'amministratore, ai frati e alle suore che vanno per la questua. Questa realtà è evidentemente riferita a un tempo storico lontano e tuttavia sentito ancora come prossimo in molte zone d'Italia, almeno fino al secondo dopoguerra.

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Vi prego tutti, oh cittadini Di ascoltare de’ contadini Che dopo quanto che si lavora E mai di pace non abbiamo un’ora Colla zappa e lo zappone E lo zaino sul groppone Giovani e vecchi, tutti armati Noi sembriamo tanti soldati Si va colla speranza della raccolta Si spera sempre sarà di molta Poi vien la ruggine e la brinata Ecco la vita bell’e disperata Quando la faccenda è fatta Quel po’ di grano che si arraccatta Quando s’arriva alla battitura E tutti còrgano con gran premura Il primo frate che vien sull’aia Saluta i’ cappoccia e po’ la massaia E a sedere si mette al fresco Lo vole il grano pe’ San Francesco Poi c’è la monaca colla sacchetta Lo vole il gran pe’ Santa Elisabetta Per mantenere l’uso e il sistema Al contadino la raccolta scema Poi c’è il cappuccino con quella barba Che gli ci viene dopo l’alba Padre Dionigi e San Gregorio Accattate l’anime del Purgatori Poi c’è il dottore, il veterinaio Il fabbro, il sarto e il carzolaio La levatrice con il becchino Son tutti addosso al po’ero contadino Po’ c’è i’ sensale colla bugia Lui più di tutti ne porta via E fa ‘na visita nella stalla Lo vuole il fieno per la cavalla

Lasciamo andà queste partite Ma ce n’è d’artre più squisite E dopo tutte queste persone La mezza parte la vole il padrone Mangiare e bere ai mietitori E po’ a pagarli saran dolori E gli ci ricorre giù alla lesta Al contadino cosa gli ci resta? Quand’è fatta questa faccenda S’olinga il turco per far la polenta Per disfamare i nostri figlioli Li si dice di fondà i paioli Poi s’ingrassano i bei vitelli E li si vendano freschi e belli E l’altri mangiano le lombate E noi si mangia testa e patate Quando s’arriva alla vendemmia Allora sì che si bestemmia E gli si mette dentro le botti E poi si vende e bona notte Po’ si prende un po’ di vinaccia Si fa una botte di acquettaccia E lì si beve tutto l’inverno Si soffre le pene dell’inferno Poi c’è la massaia che viene in piazza Con quei bei polli di prima razza Per rivestire i lor bambini A casa porta de’ savattini Po’ c’è le ragazze franche e belle Pe’ farsi il letto e le gonnelle E dietro l’uscio le pongan l’uova E chi le schiaccia poi nessun le cova Così success’a’ miei finali Non si sta peggio dei maiali E si lavora quant’e bboi E i maltrattati siamo sempre noi

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RIFERIMENTI STORICO-LETTERARI L’arte dell’orto per i latini Fino al III sec. a.C. i romani traevano sostegno per la loro alimentazione sopratutto dalla coltivazione di un piccolo appezzamento di terreno: l’orto. Ogni romano, anche in città, voleva lavorare il proprio. Questa attività era tenuta in gran conto pure dai personaggi importanti, che una volta ritiratisi dalla vita pubblica tornavano personalmente alla coltivazione della terra. Parte integrante dell’abitazione, l’orto si trovava all’interno del recinto che delimitava la “domus”. Gli dei che lo proteggevano assomigliavano a quelli che tutelavano la casa: erano i Lari, divinità che garantivano l’occupazione permanente di una terra da parte della civiltà umana. Nelle ville patrizie con il termine “hortus” si identificava sia la coltivazione alimentare di un terreno che quella prettamente estetica. Pur apprezzando la bellezza di un giardino perfetto, ma sterile, l'indole pratica romana faceva accostare alle piante ornamentali numerose colture di alberi da frutta e di ortaggi. Ciò non significa che il giardino di una casa patrizia fosse una piantagione di cavoli o cipolle. In sostanza non c'era quella netta divisione che si potrebbe avere oggi tra il giardino e l'orto propriamente detto. Le piante erano potate nelle più strane forme e poste in modo da creare le diverse sfumature di verde, dall'intensità del lauro all'argento dell'ulivo, dalle smaglianti fioriture del pesco o quelle del ciliegio. Al pari delle altre civiltà mediterranee Roma poggiava la sua cultura alimentare sopratutto sui legumi (fave, ceci, lenticchie, fagioli). L’orto, che si ritiene producesse legumi tutto l’anno, era chiamato il “secondo salatoio”. Le varietà delle produzioni, delle tecniche d’irrigazione, di concimazione e di esposizione dei suoli giustificava questa espressione. L’orto riforniva anche di verdure, rape, tuberi, bulbi commestibili. L’elenco sarebbe molto lungo, ma è sufficiente ricordare i diversi tipi di cavolo, le varianti del cardo, le molteplici insalate, i porri, l’aglio, la cipolla, tutte le specie di verdure da consumare crude o da cuocere. Pagina 73


Nella scala gerarchica dei prodotti della terra, gli ortaggi rappresentavano l’alimento maggiormente civilizzato che esistesse, sullo stesso piano dell’uva.

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RACCONTI LE AVVENTURE DI CIPOLLINO di Gianni Rodari Le avventure di Cipollino è un romanzo per bambini dove i protagonisti sono frutta e verdure. È stato scritto da Gianni Rodari nel 1951. Il romanzo, appena uscito, si chiamava Il romanzo di Cipollino, ma nelle cinque riedizioni è stato intitolato Le avventure di Cipollino. Trama: Cipollino è un piccolo di cipolla. Il suo povero padre cade accidentalmente sul piede del principe Limone e per questo viene condannato all'ergastolo. Cipollino cerca di salvare il padre, ma deve scappare dalle grinfie del cavalier Pomodoro, del principe Limone e dell'esercito dei Limoncini. Un giorno incontra sor Zucchina che aveva una casina minuscola costruita sul prato delle Contesse del Ciliegio. Il cavalier Pomodoro si arrabbia, ma Cipollino lo provoca e il cavaliere gli strappa il ciuffo e scoppia a piangere. Il paese decide di nascondere la casina nel bosco. Ma il cavaliere ha la sua vendetta: dice ai Limoncini di catturare tutti i maschi del paese e portarli in prigione. Cipollino deve riuscire a salvare i prigionieri, ma per farlo passa un sacco di avventure... Personaggi del Racconto: -Cipollino: è un coraggioso ragazzino cipolla che cerca di aiutare il padre ad uscire di prigione. Pagina 75


-Cipollone: è il padre di Cipollino e purtroppo inciampa sui piedi del principe Limone e viene condannato all'ergastolo. -Principe Limone: è il cattivo principe che comanda su tutto il paese. -Cavalier Pomodoro: è un cavaliere molto cattivo e crudele che sente le conversazioni dei prigionieri attraverso un orecchio attaccato al muro. -Sor Zucchina è un vecchietto che ha una minuscola casa che ha costruito per quasi tutta la sua vita quando gli era concesso un solo mattone all'anno, anche se in seguito gliene hanno dati quattro all'anno. -Sora Zucca: è la grassa nipote del sor Zucchina. -Ciliegino: è il nipote delle Contesse del Ciliegio, privo di ogni diritto. Sequel: È uscito il sequel nel 1952: Le avventure di Cipollino 2 Cipollino e le bolle di sapone.

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RACCONTI SCRITTI DA NOI! CAVALIER CIPOLLINO E LADY LATTUGHINA di Arianna D.

C’era una volta un re che chiese alla sua serva:”Raccontami una storia”, ed ella incominciò:

“Sua Maestà sovrano, questa è una storia che ha come protagonisti i nostri amici ortaggi... Era un giorno d’estate quando il cavalier Cipollino incontrò Lady Lattuga: fu amore a prima vista, ma purtroppo la lattughina proveniva da un altro paese e per volere del Re di Ortaggiolandia era vietato sposarsi con uno straniero... Cipollino disperato corse subito da suo padre, il signor Peperone, e implorandolo chiese a lui se avesse potuto disubbidire alla legge del Re Pomodorino e sposare Lady Lattuga. Il padre lo cacciò via in malo modo dicendogli che sarebbe stato impossibile non rispettare la legge del Re. Così Cipollino corse da Lady Lattuga per darle la brutta notizia. Lattughina pianse e pianse e corse dalle sue amiche lattughe ancora nel terreno: “Cara la mia lattughina... non ti disperare, ci sono dei bei ragazzi da queste parti... guarda per esempio cavalier Carotone…” Lady Lattuga non le ascoltò neanche e si allontanò dal gruppo di amiche. A quel punto il drago Gramigna, vedendo la lattughina sola soletta, le si avvicinò di soppiatto e prese a schiacciarla con il suo dolce peso... Lady Lattuga cominciò a urlare a squarciagola e il drago continuava ad abbattersi su di lei. Cavalier Carotone, osservando la scena, se la rideva beato e non pensava che alla lattughina servisse una mano. Mentre il drago stava per avere la meglio su di lei… Potete immaginare cosa successe??? Ecco arrivare Cipollino con in mano una spada!!! Il cavaliere senza neanche pensare cominciò a sferrare fendenti alle radici di Gramigna che piano piano cominciò a cadere schiacciando cavalier Pagina 77


Carotone... Cipollino prese tra le sue braccia di foglie la sua amata lattuga e insieme andarono a raccontare l’accaduto al Re Pomodorino che decise che per quei due innamorati avrebbe potuto fare uno strappo alla sua legge... E vissero tutti felici e contenti!” “Re? Vi è piaciuta?” chiese la serva “Sì! È stata davvero bellissima! Da questa storia ho imparato un valore fondamentale della nostra vita sulla terra: “Non conta l’apparenza o l’etnia, ma è la bontà, l’onestà, la lealtà e il coraggio che fanno la differenza!”

L’ APPARENZA INGANNA! di Matteo P.

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«Lo so mamma, sono troppo piccolo! Però guarda i miei amici: vanno tutti in giro già da soli! Prendi per esempio Isidoro, il seme di pomodoro: va in giro giorno e notte con le sue amiche carote! O anche Marina la zucchina: gioca tutto il dì con Renata la patata!» disse il piccolo seme di grano. «Sei ancora troppo piccolo, hai nove anni!» controbatté la madre. Era un dì di primavera, quando iniziò tutto: due uomini andarono a bussare alla porta del contadino, il proprietario del campo. «Buongiorno, Signor Luigi. Vorremmo acquistare tutto il suo campo per realizzare in quell’area un centro commerciale». «C’è sotto qualche inganno? E ditemi: quanto me lo paghereste?» domandò Luigi. «Calma! Sono tenuto a rispondere ad una domanda per volta». La conversazione andò avanti molti minuti, fino a quando: «COSA STA SUCCEDENDO?». Era la voce stridula e penetrante della signora Francesca, moglie del contadino. «Ascolta, cara: in questi mesi non stiamo racimolando niente dalle vendite, perciò ho deciso di vendere il terreno. Forse non ti piacerà, ma almeno potremmo comprarci una casa in città. E poi troveremo lavoro e compreremo una nuova auto, perché questa ormai ha più di trent’anni e poi ...». «Non se ne parla!» lo interruppe la moglie. «Pensa alle piantine, alle nostre piantine! E ci tengo a precisare che ci abbiamo messo impegno e fatica per vederle crescere! Io non me ne vado! Dovrete passare prima sul mio cadavere!». Simone, il seme spione, andò a raccontare a tutto l’orto l’accaduto e Cristiano, il piccolo seme di grano, fu molto dispiaciuto e fu colto dallo spavento, quando rifletté sul fatto che gli avrebbero tolto la casa. Insomma, aveva due scelte: o scappare o rimanere lì e rischiare di essere bruciato. A furia di pensarci, dopo qualche ora, decise di andare dal Grande Saggio. «Caro ragazzo, mi spiace ma non so proprio cosa fare …». « Ci deve pur essere un modo per salvare il campo, casa nostra! Ci deve pur essere un motivo, ci deve, ci deve pur … Trovato!» esclamò. Pagina 79


«Potrei fare un viaggio nel tempo, così che Luigi possa racimolare qualche soldo, avere una bella auto…potrei fargli cambiare idea e … e …». «No, sarebbe troppo pericoloso, ci potrebbe essere un buco spazio-temporale e tu non potresti più tornare indietro o peggio …». «Cosa c’è di peggio!?!?!?». «Potresti incontrare il tuo “io” in un’altra dimensione e tutto il mondo, universo, spazio e tempo andrebbero a rotoli!». «Rischierò!» disse Cristiano con aria seria e responsabile. «Porterò a termine la missione!». Il Grande Saggio aveva preparato una formula magica e aveva dato al semino una pozione. «Come funziona?» chiese Cristiano e il Saggio gli spiegò: «Devi berla e dire la data in cui vorresti trasportarti. Semplice no?». «Credo …». Salutò la famiglia, gli amici e sperò di riuscire a tornare in tempo per fermare tutto. Pronunciato l’anno in cui desiderava trovarsi, venne trasportato in quel periodo storico e si trovò in un campo completamente diverso dal suo: non c’erano città nelle vicinanze, non si utilizzavano insetticidi e soprattutto non c’era inquinamento. Si trovava esattamente nel 1947, quando Luigi e sua moglie erano andati lì per comprare casa. Allora corse più veloce che potesse, fece in tempo a raggiungerli e provò a parlare ai due, ma niente da fare, non sentivano. A quel punto tentò di farsi notare facendo cadere delle cose, gridando a squarciagola, ma dovette rassegnarsi. Iniziò a piangere. Si trovava sul tavolo della cucina proprio dove c’era la moglie. Sentendolo, questa si girò e lo vide. Dapprima si spaventò a morte ed emise un grido; a quel punto arrivò anche Luigi che lo prese e lo osservò. La moglie, dopo essersi calmata, pur rimanendo incredula nel vedere un seme di grano parlare, chiese a Cristiano il perché della visita e lui spiegò tutta la storia. La coppia decise di credergli e si impegnò a lavorare duramente in modo da racimolare più denaro, così da permettersi una nuova casa, un campo più grande e un garage con Pagina 80


un’auto nuova, senza correre il rischio un domani di perdere tutto. «Missione compiuta!» gridò Cristiano per la contentezza, e tutti e tre si misero a ridere. «Be’ ora staremo più attenti!» disse il contadino. «Già, già! » continuò la moglie. «Ora vado, mi raccomando, arrivederci!». Bevve la pozione e disse: «Voglio tornare nel 2…». Non fece in tempo a finir di parlare che all’improvviso scomparve e si ritrovò in un’epoca del tutto diversa dal 1947 o dal 2000: «Mhhh … strano! Perché …? CI SONO!!! Probabilmente non devo aver finito di dire l’anno e ora mi ritrovo qui… ». Terminate queste parole, si accorse della presenza di un grosso chicco di grano. Si girò di scatto e … Era proprio lui! E si trovava in un’altra epoca. Il vero problema è che ce n’erano migliaia come lui! Provò a bere di nuovo la pozione, ma venne portato con forza in un’arena di gladiatori e lui era il gladiatore che combatteva contro il mostro più terribile di tutta la storia: la Gramigna! Come poteva un minuscolo chicco di grano sconfiggere la Gramigna, l’erbaccia più spaventosa di tutti i tempi? Ci pensò sopra e infine gli tornò in mente la storia che gli raccontava sua madre ogni sera: “Davide e Golia” per insegnargli che nella vita, oltre ad essere forti, per vincere bisogna essere anche molto astuti. La Gramigna usava la forza, pertanto lui avrebbe dovuto giocare d’astuzia. E così tutti gli attacchi del mostro contro il piccolo chicco di grano furono inutili, perché quest’ultimo li schivò tutti. La Gramigna stanca cadde a terra e il chicco fu il nuovo vincitore. Dopo aver combattuto da eroe, disse: «Voglio tornare nel 2014! E che nessuno mi disturbi!». Arrivato nel presente, fu acclamato come eroe. La madre da quel giorno diede al chicco incarichi di maggiore responsabilità e più libertà, facendolo uscire da solo, mentre le carote, che un tempo stavano con Isidoro, il pomodoro, divennero sue amiche. Da quel giorno il grano non diventò importante solo perché con Pagina 81


esso si crea il pane, ma perchĂŠ, sconfiggendo la Gramigna, aveva salvato tutti gli ortaggi.

Conclusione Lasciamo una riflessione sul progetto che ci ha visto protagonisti.

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Conclusione Il progetto orto mi è piaciuto moltissimo, perché abbiamo lavorato tutti insieme e all’aperto. La cosa che mi è piaciuta di più è stata la vangatura, perché l'ho fatta con una mia compagna e a me piace il lavoro di gruppo. (Giorgia L.) Questo progetto è stato interessante e particolare, di tutte le fasi la cosa che mi è piaciuta di più è stata diradare le piantine senza rompere le radici, ma la cosa più importante è stata lavorare in gruppo. Mi sono divertita soprattutto perché l'attività era all'aperto. (Federica M.)

Del progetto orto la cosa che mi è piaciuta di più è stata quando abbiamo diradato le piante e le abbiamo messe in altri vasi. Io e i miei compagni collaboravamo ed era piacevole lavorare e stare insieme. Lavorare nell’orto mi è piaciuto soprattutto perché è stata un’attività all'aperto. Vorrei rifarla, perché è una esperienza nuova e divertente. (Yulia) Mi è piaciuto molto questo progetto. La vangatura è stata la fase operativa che mi ha impegnato maggiormente e, anche se faticosa, è stata un'esperienza nuova e interessante. È stato un Pagina 83


momento per aiutarci, stare insieme e stare all’aperto. (Federica Pr.) La parte che mi è piaciuta di più dell’attività dello orto è stata quella pratica. Nel dettaglio mi è piaciuto soprattutto setacciare, perché è un’attività che viene praticata all'aperto e, rispetto a quando sono in classe, mi sento più libero. E poi mi è piaciuto anche lavorare in gruppo tutti insieme. L’intervista fatta a mia nonna è stata interessante, perché ho imparato tanti proverbi sull’orto. (Matteo) In questo progetto dell'orto biologico mi è piaciuto molto il momento della semina e della rastrellatura. Seminare mi è piaciuto di più, perché mettevamo la terra nei vasi e ognuno di noi, uno alla volta, metteva i semi. Ogni giovedì si andava in semenzaio ad osservare la crescita delle nostre piantine. (Federica Po.) Questo è un entusiasmante percorso anche se la parte operativa non sono riuscito a seguirla a causa di infortunio al braccio. Quel poco che ho fatto è stata un’avventura, si può dire, attraverso ortaggi, sole e fatica. (Luca F.) Purtroppo, per problemi di salute, sono stata assente ad alcune lezioni, ma quelle che ho seguito sono state molto interessanti. Mi sono divertita moltissimo, soprattutto mi è piaciuto diradare le piantine. Anche se il progetto non è ancora finito, mi è piaciuto molto, perché ho capito il lavoro faticoso che praticano, ogni giorno, i contadini! (Sofia) A me il progetto orto è piaciuto: l’attività che mi ha motivato di più è stata quella di diradare le piantine di melanzane e quando siamo andati giù nel semenzaio a seminare gli ortaggi. Adesso bisogna curare l’orto ed inizia la vera fatica! (Maia) Pagina 84


Fare l'orto mi è piaciuto molto, ho imparato a fare tante cose nuove; mi sono divertita molto a vangare, rastrellare e trapiantare; la parte che mi è piaciuta di più è stata la messa a dimora delle piantine dal vaso nel terreno. Penso che da grande farò anch'io un orto! (Irene)

Questo è un progetto un po’ strano... non si fanno solo ricerche o parti di teoria, qui si lavora sodo ed è per questo che mi è piaciuto molto. È stata una bella esperienza! La parte che mi è piaciuta di più è stata quella della vangatura, perché è molto faticosa e io adoro i lavori dove bisogna far fatica. (Andrea G.) Il progetto orto mi è piaciuto molto, ho imparato molte cose, come vangare, rastrellare e diradare le piante. Mi è piaciuto molto andare in semenzaio a seminare per poi mettere a dimora le piantine. (Andrea C.) Per me lavorare nell’orto è stato molto bello, perché è stata un’esperienza nuova. Mi sono piaciute tutte le fasi di lavoro dell’orto, ma quella che ho preferito è stato il trapianto delle piantine dal vaso nel terreno.(Melissa) Mi è sempre piaciuta l'idea di fare un orto ed ecco l'opportunità di farne uno a scuola ed in compagnia di tutta la classe! Io amo la natura e per me non c'è niente di più emozionante di far nascere e far crescere delle piantine che poi diventeranno dei buonissimi ortaggi. Tra le attività del progetto le mie preferite sono state la semina e il trapianto delle piantine nel terreno. (Noemi) Il progetto orto per me è stato molto divertente, oltre che istruttivo, infatti ho imparato molte cose nuove: progettare l'orto e conoscere le diverse piante. Sarebbe bello se ognuno coltivasse un piccolo orto, anche sul balcone, e svegliarsi la mattina per innaffiarlo o curarlo. Alla fine riceverà tante belle soddisfazioni! (Luca B.)

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Sono felice di aver collaborato a costruire l’orto della nostra scuola; questa esperienza mi permette di aiutare mia zia che da sempre fa l’orto con passione. Il momento più faticoso e nello stesso tempo divertente è stato vangare. Il momento più noioso è stato ascoltare la nostra guida, non perché non fosse brava, ma perché avevo l’adrenalina di andare a lavorare nell’orto. Finalmente all’aperto e non in classe seduti ad ascoltare! Capisco che prima venga la teoria…. (Agnese) Costruire l’orto è stato fantastico! Mi sono divertita molto, soprattutto quando dovevo mettere a dimora le piantine. Ho dato un nome ad una piantina di peperone: l’ho chiamata “Baby Suan”, perché era la più piccola; seguirò con interesse la sua crescita! Comunque continueremo la nostra bellissima avventura. (Arianna) Evviva l’orto! É un’esperienza fantastica. Fra tutte le fasi di lavoro ho preferito vangare e mettere a dimora le piantine. É un’attività all’aria aperta e ti fa sfogare, dopo tante ore trascorse seduto in classe. E poi è divertente lavorare in compagnia e vedere crescere le piantine che hai seminato! Devo dare un voto? 5 stelle! (Luca S.) Abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto nel mese di febbraio con tre interventi in classe di un esperto, ma io non vedevo l’ora di andare all’aria aperta a lavorare nell’orto. L’attività che mi ha dato soddisfazione è stata la ripicchettatura delle piantine: dovevo trasferire la piantina che prendevo delicatamente dalla vaschetta in un vaso, prima di metterla a dimora. La fase di lavoro che mi è piaciuta meno è stata vangare, perché è un’attività molto, molto faticosa. Comunque è bello lavorare con i miei compagni all’aria aperta! (Veronica) Il progetto orto è un’esperienza fantastica! Seminare e veder crescere le piante mi fa sentire responsabile della vita delle piantine. Ho imparato tante cose che non sapevo e quest’esperienza potrà aiutarmi, in futuro, a fare Pagina 86


l’orto nel mio giardino. E’ bello vedere nascere, crescere una vita e che questa vita venga curata da me. (Alice) A febbraio le classi 2°C e 2°D hanno iniziato un progetto nuovo: la costruzione dell’orto biologico. Io sono un alunno della 2°C e con la mia classe vado a coltivare l’orto il giovedì mattina, durante l’ora di compresenza lettere-matematica. Di solito mi piace setacciare la terra; all’inizio me lo ha chiesto la professoressa, successivamente quest’ attività è iniziata a piacermi, perché con essa scarico tutta la mia energia e perché mi piace pormi degli obiettivi e portarli a termine. Molte altre cose mi sono piaciute: fare la compostiera, scavare i solchi… L’unica cosa che non mi piaciuta è stata togliere l’erba, perché è un’attività secondo me noiosa, anche se necessaria, altrimenti la gramigna ha il sopravvento sugli ortaggi. Benché si sudi moltissimo, curare l’orto è piacevole e divertente, perché si lavora con i compagni e all’aperto. (Riccardo)

Secondo me, il progetto orto è bello, interessante e mi permette di imparare tante cose nuove. La professoressa Gelardi ci spiegava come vangare, rastrellare, costruire la compostiera… e io sono stato attento e responsabile nel portare a termine ciò che mi veniva chiesto; e poi mi piace molto lavorare all’aperto. Voglio ringraziare la prof. che ci ha messo alla prova con questo bellissimo progetto. (Stefano) A febbraio abbiamo iniziato il progetto orto. All’inizio non ero tanta entusiasta, perché non ho avuto mai interesse per le piante; devo dire però che pian piano quest’attività ha iniziato a piacermi, soprattutto quando bisognava andare nell’orto a vangare o a diradare le piantine. La cosa che mi è piaciuta meno è stata la semina in semenzaio e nebulizzare le piantine appena germinate. (Ilaria) Pagina 87


Ringraziamenti Si ringrazia per la collaborazione: - Consorzio del Parco Lura e la nostra guida “Zeno” che ci ha guidato in questo percorso. - L’Amministrazione comunale, l’Assessore all’ambiente e la Gesem che ci hanno comprato sementi , materiale per la pacciamatura e ci hanno dissodato il terreno mediante l’intervento dei giardinieri. - Il Comitato dei Genitori per averci sostenuto nell’acquisto di strumenti ed abbigliamento. - La Zia di Agnese, i nonni di Riccardo e Matteo e il Sig. Albino che si sono lasciati intervistare dai ragazzi ed hanno confidato i loro segreti per la coltivazione dell’orto. - Gli insegnanti che ci hanno dato la possibilità di vivere questa esperienza.

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Bibliografia Il calendario dei lavori nell’orto, di Anna Crespi. Ed. De Vecchi, ed. 1993 L’Orto, di Fausto e Isa Gorini, Ed. Successi Sonzogno, ed.1996 Informazioni sono state ricavate anche online, utilizzando wikipedia e altri siti, soprattutto per la compilazione delle curiosità relative agli ortaggi, per il materiale fotografico delle ricette e per le informazioni e i testi letterari.

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