Dialogo e Famiglia Giornale dell’unità pastorale delle Parrocchie Badia-Mandolossa e Violino N˚ 5 - Dicembre 2015
Misericordia
Vieni Signore e apri il nostro cuore
Sommario
AUGURI SCOMODI
Parola del Parroco Elogio della perplessità . . . . pag. 3 Vita della Chiesa Il Giubileo della Misericordia . . . » 6 Cosa mi aspetto dal Giubileo?. . . » 7 Risonanze dal Convegno ecclesiale di Firenze 2015. . . . . . . . . . . . » 8 Il cuore della Chiesa nella famiglia: "voci dal Sinodo". . . . . . . . . . » 10 Cercando una risposta giusta al terrorismo. . . . . . . . . . . . . . » 11 Vita dell’Unità Pastorale In cammino verso l'unità Pastorale continua . . . . . . . . . » 12 Centri di ascolto 2015: il Dio di Gesù Cristo. . . . . . . . . » 13 La carità fattiva: vivere la carità in unità Pastorale . . . . . . . . . . » 13 Cronaca dei Quartieri Novembre: tempo di Sacramenti . . . . . . . . . . . . » Emergenza freddo: concretezza e solidarietà umana. . . . . . . . . . » Cineforum d'autunno . . . . . . . . » Attività sportive oratorio Badia. . » Dall'oratorio.... . . . . . . . . . . . »
Don Raffaele Donneschi, Don Fausto Mussinelli, Elena Rubaga, Guerino Toninelli, Elena Vighenzi, Carlo Zaniboni.
Per chi volesse scriverci: redazione.dialogoefamiglia@gmail.com
Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio. Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio. (…) Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro. Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame. (…) I pastori che vegliano nella notte, “facendo la guardia al gregge”, e scrutano l’aurora, vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio. E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è “poi l’unico modo per morire ricchi”. Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza. Tonino Bello Per il testo completo: “Auguri scomodi” di Mons. Tonino Bello
Orari S. Messe Unità Pastorale 15
Feriali:
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Festive:
Vita dei Quartieri Giornata del Ringraziamento . . . » 21 Presepi in mostra . . . . . . . . . . » 22 60 anni di Villaggio Violino q.re La Famiglia . . . . . . . . . . . » 21
Redazione
Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo. Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario. Mi lusinga addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati. Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!
da lun a giov ore 8.30: Badia da lun a ven ore 18.00: Violino ven ore 18.30: Badia
sab ore 8.30: Lodi Mattutine sab ore 18.00: Violino
sab ore 18.30: Badia dom ore 8.00: Badia dom ore 9.00: Violino dom ore 10.30: Badia dom ore 11.00: Violino dom ore 17.00: Mandolossa dom ore 18.00: Violino
Contatti dei presbiteri della Unità Pastorale Parroco (don Raffaele Donneschi): Parrocchia San Giuseppe Lavoratore trav. Ottava,4 - Villaggio Violino tel. (segreteria parrocchiale) 030 312620 e-mail: raffado@alice.it - www.parrocchiaviolino.it Curato (don Fausto Mussinelli): Parrocchia Madonna del Rosario via Prima, 81 - Villaggio Badia tel. 030 313492 - cell. 328 7322176 e-mail: donmussi80@gmail.com - www.parrocchiabadia.it
Riferimenti per gli oratori: Oratorio San Filippo Neri via Prima, 83 - Villaggio Badia Oratorio Violino via Prima, 2 - Villaggio Violino
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Parola del Parroco ELOGIO DELLA PERPLESSITÀ Ovvero: come far nascere del buono da un atteggiamento apparentemente negativo
È
da parecchio tempo ormai che continuamente si parla di un mondo in continua, rapida trasformazione e questo vale per la società e per la chiesa. Quando però la preoccupazione è pastorale, una parola emerge con vigore crescente ai nostri giorni: perplessità. Questo termine può aiutare a comprendere pastoralmente che cosa succede in questo mondo sotto l'effetto di accelerate trasformazioni che attingono non in maniera superficiale ma in profondità le categorie più profonde della comprensione della vita: tocca l'identità personale, sociale, politica, sessuale e religiosa, tanto, per rimanere nei settori più rilevanti. Davanti a questa perplessità emergono alcune possibili reazioni che si intersecano: - la logica della flessibilità e della mobilità nei criteri di giudizio, in tutti i campi modella vita, compresa la religione, la morale... - La logica dell'individualità, della soluzione fatta a misura di ciascuno, con conseguente difficoltà a vedere l'insieme della realtà e prevalente esaltazione dei 'miei progetti, dei miei sogni'...
- La logica dell'immediato, della, soluzione a breve termine, dei risultati a portata di mano, con difficoltà di pensare a progetti più ampi e a rinunce a favore di essi... Queste logiche ci riguardano un po' tutti, diventando elementi di sfida in questo momento di vita della Chiesa, fatto salvo il maggiore o minore coinvolgimento dei singoli... Indubbiamente questa situazione di perplessità non ci può far diventare timorosi: al contrario ci serve per rompere le nostre autosufficienze e metterci nel l'atteggiamento ancora più umile e orante. Ci è di esempio lo stile di Papa Francesco. La sua leadership morale è incontestabile: la sua voce è ascoltata, la sua persona ammirata, la sua presenza 'fa notizia'. Papa Francesco alza la voce liberamente senza timori per invitare criminali e corrotti alla conversione o per definire martirio il martirio... La questione, per noi cristiani soprattutto, è non fermarsi all'ammirazione per lui ma è rendere concreta la sua autorità morale, testimoniante e attuante. Soprattutto in tempi di perplessità è fondamentale pro-
Mondo in rapido movimento
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porre dei punti di riferimento certi, che la Chiesa e i cristiani manifestino le proprie convinzioni Sono da ammirare i cristiani che non hanno paura di sporcarsi con il ‘fango esistenziale’ in cui vivono fratelli e sorelle spesso ai margini della società; ci sono cristiani che rifiutano quella che Papa Francesco chiama ‘pastorale della dogana’ quando dice: «Siamo tante volte controllori della fede, invece di diventare facilitatori della fede della gente, dobbiamo rifuggire dalla tentazione di impadronirci, di appropriarci un po’ del Signore». Siamo chiamati, invece, a potenziare l’atteggiamento dell’accoglienza personale, nelle sue svariate forme. Questo lo si fa anzitutto nell’ascolto tra persone per arrivare, un po’ alla volta, a una Chiesa che si dia anche strutture di relazionamento interpersonale. La voce della Chiesa è chiamata a essere una voce che ascolta. Sappiamo che Gesù Cristo è la risposta, ma in un mondo di immanenze e di immediatezze, ciò che le persone chiedono sono soluzioni concrete, puntuali e rapide. Un’evangelica onestà ci invita a dire: “non ho troppe risposte da darti, ma ho le mie orecchie,
Inaugurazione mostra presepi 2015
il mio cuore, la mia attenzione da condividere con te!” In questa situazione si colloca l’Anno Santo della Misericordia, voluto fortemente da Papa Francesco, Ecco cosa ci diceva nella Bolla di Indizione del Giubileo: “In questo Anno Santo, potremo fare l’esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica. Quante situazioni di precarietà e sofferenza sono presenti nel mondo di oggi! Quante ferite sono impresse nella carne di tanti che non hanno più voce perché il loro grido si è affievolito e spento a causa dell’indifferenza dei popoli ricchi. In questo Giubileo ancora di più la Chiesa sarà chiamata a curare queste ferite, a lenirle con l’olio della consolazione, fasciarle con la misericordia e curarle con la solidarietà e l’attenzione dovuta. Non cadiamo nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge.” (N° 15) A questo punto diventa importante identificare un orientamento forte, adatto ad attraversare trasversalmente l’azione evangelizzatrice dei nostri giorni, fornendo contenuto, identità e volto per tutto ciò che
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Il buon samaritano, Van Gogh
facciamo come Chiesa. Questo è il senso dell’Anno Santo della Misericordia! Di fatto la misericordia è una delle maggiori necessità del nostro tempo e la Chiesa è chiamata a essere un segno trasbordante della misericordia di Dio. Davanti alle perplessità la chiesa è chiamata a manifestare la propria voce e questa voce deve essere modulata sulla misericordia del Padre. Infine, un altro aspetto che ci interpella in questi tempi di perplessità è quello della missione. Perplessità e missione si intersecano strettamente. Il principio è semplice: quanto maggiore la perplessità, tanto maggiore deve essere la missione evangelizzatrice! Continua ad essere necessaria la ‘missione alle genti’, come dimensione costitutiva della Chiesa stessa, ma oggi è la tanto menzionata perplessità che trasforma ogni ambiente in spazio di missione.
Forse, dopo secoli di predominio di una pastorale di conservazione, cominciamo davvero ad accorgerci che dobbiamo e possiamo sentirci coinvolti da una missione che è ormai continua, globale, multiforme e permanente… coscienti che questo cambiamento di mentalità da parte dei preti e dei laici non sarà rapido, ma è comunque urgente. A questo punto se qualcuno si chiede: “e il Natale?” rispondo che tutto quanto detto fino ad ora riguarda il Natale… inizio di questo sogno di cui Dio ci fa partecipi in Gesù suo Figlio e nostro fratello chiamandoci a essere suoi amici e discepoli. Che almeno su questo lasciamo da parte ogni perplessità e di cuore ci auguriamo Buon Natale! Don Raffaele
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Vita della Chiesa Il Giubileo della Misericordia
L'
annuncio a sorpresa del Giubileo straordinario, fatto da papa Francesco nello scorso mese di marzo, ha ormai messo in moto la macchina organizzativa che ogni evento del genere comporta. Pur con un anticipo di apertura di una “Porta Santa” in Africa, nella maggioranza delle diocesi del mondo inizierà l'8 dicembre di questo 2015 e terminerà il 20 novembre 2016. Solitamente i giubilei scandiscono il trascorrere di un secolo offrendo ogni 25 anni una occasione di purificazione interiore, di conversione e remissione dei peccati attraverso peculiari indulgenze legate ad atti di fede, interiori ed esteriori. Fra questi ultimi spicca il pellegrinaggio a Roma. Un Anno Santo può essere anche straordinario, vale a dire fuori dal computo venticinquennale, fondato su ragioni particolari. Nel nostro tempo, ad esempio, Giovanni Paolo II volle un Giubileo straordinario nel 1983, dedicato alla Redenzione, partendo dalla tradizione che vuole la morte di Gesù in croce nell'anno 33 dell'era cristiana.Sul significato personale e sociale di un Giubileo anche il non addetto ai lavori o il cattolico tiepido ha ormai una informazione sufficiente. Quello che vale la pena soppesare è il tema che papa Francesco ha voluto dare a questo Anno Santo straordinario: la misericordia. Non è una novità che un pontefice indichi un tema che rispecchi una particolare necessità del tempo. Nel 1975, ad esempio, Paolo VI volle il Giubileo di quell'anno particolarmente centrato sul-
la Riconciliazione, intesa non solo come sacramento del perdono personale, ma anche come dimensione sociale per sanare le forti ferite della divisione, del risentimento collettivo e dell'odio nella stagione detta Anni di piombo, con lo stragismo nero da un lato e le Brigate rosse dall'altro. Papa Francesco rilancia un tema a lui caro fin dai primi giorni del suo pontificato: la misericordia. Misericordia di Dio che non sanca mai di perdonare l'uomo, di volerlo libero dal male e dal peccato, di farlo felice attraverso un amore che non viene meno di fronte alla debolezza, ma viene offerto ancor più forte proprio per far superare miserie e debolezze. Questo atteggiamento di Dio verso l'uomo deve essere anche il filo rosso di ogni relazione umana, interpersonale e sociale: senza la misericordia non si arriva lontano. Misericordia vuol dire capacità di capire l'altro, ascoltarlo, aiutarlo anche quando fa scelte che non condividiamo. Nella immagine usata per dire come vede la Chiesa del Duemila, papa Francesco è ricorso all'ospedale da campo, dove il soccorritore, chinandosi sul ferito, prima di fare questioni sul suo colesterolo, transaminasi, glicemia... fascia la ferita perché non muoia... Alla Chiesa che a 50 anni dal Concilio vuol continuare, ancor più motivata, il suo dialogo col mondo papa Francesco raccomanda uno stile misericordioso. Ma anche il mondo non troverà la pace, senza la misericordia. Don Gabriele Filippini
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Cosa mi aspetto dall'anno Giubilare della Misericordia: la parola ai parrocchiani
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uando mi è stata chiesta una riflessione sul prossimo Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco ho iniziato a ragionare su cosa poteva significare per me e per la nostra comunità vivere questo anno “speciale”. Poi, qualche minuto dopo aver ricevuto questo invito, in un normale venerdì di novembre, alcuni pazzi (scusate ma è l’unico termine non offensivo che riesco ad utilizzare) decidono di massacrare decine di persone che stavano vivendo gioiosamente la loro libertà. A questo punto sono stato costretto a domandarmi se avesse ancora senso discutere di Giubileo della Misericordia, mentre una parte del mondo vuole la distruzione di un’altra, mentre l’odio diviene il sentimento più comune fra le persone, mentre termini come guerra, morte, vendetta sono sulla bocca (e nella penna) di tutti. Più di una voce si è levata per chiedere se non fosse il caso di sospendere il Giubileo per l’impossibilità di garantire la sicurezza dei partecipanti a questo evento di portata mondiale. È stridente il contrasto fra gli eventi drammatici di questi giorni e gli obiettivi dell’imminente Anno Santo: “giubileo” è un termine che riporta alla mente la gioia, la felicità, il desiderio di amore, e parlare di “misericordia” significa addirittura confrontarsi con i concetti di compassione, pietà, perdono! Eppure è proprio in questo tempo arduo e problematico che acquista ancor più significato vivere un anno speciale dedicato alla “Misericordia”, ad un sentimento che i più possono considerare fuori luogo, vecchio, non applicabile alla vita quotidiana con i suoi orrori e le sue atrocità. E la cosa più bella che possiamo auspicare, utilizzando le parole del Santo Padre all’Angelus, è che ognuno di noi possa almeno in parte alienarsi dai pensieri di odio e violenza di questo mondo “lacerato e ferito” e che la nostra comunità si apra sempre più a “gesti di tenerezza, di comprensione e di misericordia”, che si esprimono “nell'umiltà e nella gratuità” e si affermano “silenziosamente ma efficacemente con la forza della verità”.
Francesco
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uando ci è stato chiesto di scrivere per il bollettino cosa ci aspettiamo dall’Anno Giubilare della Misericordia ci siamo seduti al tavolo e iniziato a pensare: “Cosa è la Misericordia?” D’istinto abbiamo pensato che la misericordia fosse solo il perdono di Dio, poi confrontandoci abbiamo capito che la Misericordia è il perdono nell’Amore. Il perdono di Dio, il Padre che con sentimento di profonda compassione aiuta e perdona gratuitamente qualsiasi peccato abbia fatto l’uomo. In questo Anno Giubilare ci saranno infinite occasioni di riflessione per comprendere il reale significato di perdono e la gioia di capire quanto è grande l’Amore di Dio. Ci auguriamo di poter partecipare con interesse e profonda commozione a quanto ci verrà proposto e speriamo che con la preghiera comune tanti possano “sfruttare” queste occasioni. Un pensiero di Pace e Bene.
Giordano & Elena
Apertura della porta Santa, Giubileo 2015
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Risonanze dal Convegno ecclesiale di Firenze 2015 In Gesù Cristo il nuovo umanesimo
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rasmettere in poche righe l’esperienza vissuta al Convegno Ecclesiale di Firenze nel novembre scorso non è semplice. Si è trattato infatti di un evento che ha coinvolto circa 2500 persone (cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose e laici) ciascuno con il proprio bagaglio di fede e di responsabilità. Lo abbiamo condiviso in modo fraterno e sincero arricchito da una cordialità e fraternità umana facendo emergere la consapevolezza che insieme siamo Chiesa, corresponsabili della trasmissione del Vangelo e della vita buona ad esso connessa. Il titolo del Convegno suonava così: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Ma di fronte ad uno slogan così alto, cosa è successo lì a Firenze? Cercherò di aiutarvi mediante una scaletta a flash per comprenderne la ricchezza di cui anch’io sono stato partecipe. 1. Ogni diocesi italiana (in tutto sono 226) era presente con un gruppo rappresentativo, vescovo compreso, in modo proporzionale alla sua di-
Le cinque vie
mensione. Io partecipavo non con il comitato bresciano ma in qualità di invitato esperto in quanto membro dell’Ufficio Nazionale della CEI per i Beni Culturali Ecclesiastici e liturgista. 2 Ciascun partecipante si era già preparato seguendo una traccia di riflessione e scegliendo una delle 5 vie proposte: USCIRE – ANNUNCIARE – ABITARE – EDUCARE – TRASFIGURARE 3. Eravamo divisi poi in settori e ogni settore in piccoli tavoli da 10 persone. Lì abbiamo condiviso non tanto le lamentele di ciò che non va, ma di queste scelte propositive concrete da affidare ai vescovi perché possano scegliere per la Chiesa italiana indirizzi e sentieri al fine di poter ridare all’uomo di oggi la sua piena umanità alla luce e alla sequela di Gesù Cristo, immagine e volto dell’uomo nuovo. Detto il metodo, ecco però i contenuti. 1. Punto di partenza è stato il discorso che il Santo Padre, Papa Francesco, ha tenuto nel Duomo di
DialogoeFamiglia Firenze. Purtroppo tanti giornali e telegiornali ne hanno colto solo alcuni passaggi o battute a volte marginali, senza riferire il nocciolo del discorso. Papa Francesco ha invitato a guardare l'affresco della cupola con al centro il Cristo “Ecce Homo” (Ecco l’uomo). Di fronte all’umanità oggi calpestata, offesa, denigrata, abusata, sfruttata, privata spesso della sua dignità a causa di interessi economici, politici e di potere, egli ha invitato la Chiesa italiana a vedere sempre in Cristo e nella sua sofferenza gloriosa, l’unica via per ridare alla persona umana il ruolo centrale di ogni scelta e interesse. Pertanto ha chiesto alla Chiesa italiana di guardarsi da due pericoli che ne snaturerebbero la sua missione. Il primo è dato dalla tentazione del pelagianesimo: cioè sentirsi forti per le proprie istituzioni, strutture, organizzazioni, le pianificazioni perfette perché astratte. È potere del controllo che fa sentire forti e superiori, ma non trova la sua forza nella leggerezza del soffio dello Spirito. La seconda tentazione è quella dello gnosticismo: cioè si confida nel ragionamento logico, nelle proprie conoscenze, ma si perde la tenerezza della carne del fratello. Non mettere in pratica, non condurre la Parola alla concretezza vuol dire costruire sulla sabbia. Quindi ha invitato ad agire sempre mediante tre sentimenti: umiltà, disinteresse, beatitudine. 2. Il discorso del Santo Padre ha in un certo modo dato vigore ai lavori dei gruppi divisi nelle 5 vie: USCIRE: cioè andare. “Non basta essere accoglienti, dobbiamo per primi muoverci verso l’altro, perché il prossimo da amare non è colui che ci chiede aiuto, ma colui del quale ci siamo fatti prossimi” [card. Bagnasco, sintesi]. “Una Chiesa italiana con il volto di mamma che comprende, accompagna, accarezza” [Papa Francesco]. Non aspettare che la gente venga in chiesa, ma uscire noi come chiesa per incontrare l’umanità ferita e bisognosa di chi l’aiuta a rialzarsi. ANNUNCIARE: che cosa? La persona e le parole del Signore certamente secondo modalità adatte, ma sempre in modo esplicito, altrimenti l’incontro rimane sterile o incompleto. Per portare la Parola bisogna esserne noi i primi ad ascoltarla e a metterla in pratica. Si annuncia Gesù Cristo, non noi stessi. ABITARE: cioè la presenza dei cristiani sul territorio e nella società mediante un impegno amministrativo, politico in senso stretto, l’interes-
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Tavoli di lavoro al Convegno ecclesiale
samento alle varie problematiche sociali e alla partecipazione alle varie iniziative. Conoscere le esigenze del territorio, quindi delle persone concrete, mettendo in pratica la carità, senza la quale l’annuncio resta parola vuota. EDUCARE: cioè rende gli atti buoni non un elemento sporadico, ma virtù, abiti ordinari dei comportamenti, modi di agire e pensare stabili. In questo il compito dei genitori e dei lavoratori scolastici diventa quanto mai indispensabile e fondamentale. TRASFIGURARE: è un po’ la sintesi delle 4 vie precedenti. Certamente l’azione umana è importante e necessaria. Ma non è l’azione umana in sé a trasformare l’uomo “vecchio, martoriato e calpestato” nell’uomo nuovo. Non è cambiando le strutture che si cambia l’uomo: è Gesù Cristo che rinnova, trasforma, cambia e ridà ad ogni persona un vero volto umano. La fonte, la sorgente che dà energia alle vie precedenti, è la grazia che proviene dalla celebrazione dei sacramenti, specie nella liturgia. Proprio nell’azione liturgica Cristo opera la nostra trasformazione. Più la celebrazione liturgica fa’ entrare nel mistero della presenza di Cristo, più l’azione caritativa della Chiesa è positiva e incisiva. Più una celebrazione liturgica è “autoreferenziale” a chi celebra, più verrà meno la forza trasformante dello Spirito. I sacramenti intervengono nelle fasi cardine di tutta la via, dalla nascita alla morte. Sacramenti, Parola di Dio e Carità sono il volto umanizzante di Cristo. Per questo si ritorna alla celebrazione liturgica proprio come culmine della missione pastorale.
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I sacramenti scardinano le strutture di peccato e di oppressione per cambiare mediante la forza di Cristo, l’uomo dal di dentro donandogli un’autentica umanità. Per concludere due particolari importanti: 1. La presenza qualificante dei GIOVANI che partecipavano. Singolare la loro richiesta: abbiamo bisogno di spiritualità, di fiducia, di rischiare con noi nuove generazioni. Nelle parrocchie si spende, si investono risorse per formare spiritualmente i giovani tanto quanto si spende per strutture, feste o accessori vari? 2. Il metodo e il clima di uno STILE SINODALE: è quello respirato e vissuto in questo convegno ecclesiale. Esso ha richiesto da parte di tutti di porsi uno davanti all’altro in una dimensione di incon-
tro, di confronto, di ascolto, di pazienza e di apertura a posizioni diverse e di disponibilità a lavorare insieme non per far vincere la propria idea, ma per trovare obiettivi e metodi comuni: cercare ciò che unisce, perché l’essere cristiani sia credibile. Umiltà, disinteresse, beatitudine: tre atteggiamenti che seguendo Papa Francesco, possono caratterizzare non solo le prospettive che i Vescovi offriranno alla Chiesa italiana, ma devono diventare lo stile delle nostre comunità parrocchiali e diocesane. mons. Federico Pellegrini Direttore UFF Beni Culturali Ecclesiastici Cerimoniere vescovile
Il cuore della Chiesa nella famiglia: voci dal Sinodo
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i è tenuta a Roma dal 4 al 25 ottobre la XIV assemblea generale ordinaria dei Vescovi, sul tema “la vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. La ricca e complessa relazione finale che i Vescovi hanno presentato a papa Francesco come sintesi del confronto e delle riflessioni emerse durante il Sinodo, pone la Chiesa nella consapevolezza di doversi mettere in ascolto della famiglia, una famiglia che manifesta le proprie fragilità e le proprie ferite, ma al contempo che sa essere anche forte e coraggiosa, che deve fare i conti con un contesto di vita caratterizzato da tensioni culturali, dove vige la regola della precarietà che genera povertà, in cui l’economia e la politica non fungono più da meccanismi di inclusione sociale, abbandonando spesso la famiglia a sé stessa. Eppure questa famiglia resta la risorsa insostituibile su cui ogni società costruisce il proprio futuro. Nel disegno originario di Dio, la famiglia è stata pensata ad immagine della Trinità, Padre-Figlio-Spirito, perichoresis, un fluire continuo e reciproco d’amore. Proprio la Trinità risulta essere allora il simbolo più
adatto a rappresentare la vocazione e la missione della famiglia: esso esprime l’amore che si snoda nelle pieghe di una quotidianità rinnovata attraverso la modalità tipica degli sposi, cioè il reciproco e gratuito dono totale di sé. È la gioia dell’essere sposi che fa dell’amore, un amore unico, fedele e fecondo, un amore che è in grado di trasmettere e di generare vita. Di fronte ad un tale progetto, la Chiesa è ben cosciente di non poter abbandonare a sé stessi gli sposi, ma di dover essere presente per accompagnarli e formarli attraverso una pastorale famigliare che incida nel profondo della vita delle persone, con l’obbiettivo di formare adulti in grado di saper fare scelte coraggiose. La Chiesa stessa è chiamata ad essere famiglia di famiglie, abbandonando il volto di una Chiesa istituzionale, per assomigliare sempre più alla famiglia di Nazareth, umile, accogliente, docile e che ripone unicamente la propria fiducia nelle parole del Risorto. Vittorio in cammino per il diaconato permanente
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Cercando una risposta giusta al terrorismo
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iamo di nuovo in guerra. Il terrorismo ci minaccia tutti. Dobbiamo difenderci. Ma come? F. Hollande nel suo discorso di Versailles ha fatto appello a “perseveranza, unità, lucidità e dignità”. E questo ha in gran parte rassicurato i francesi. Ma Michele Zanzucchi, il direttore di Città Nuova, la rivista dei focolarini, ne è rimasto molto insoddisfatto e ha suggerito altre parole che avrebbero più efficacemente contribuito a suscitare la reazione giusta per sconfiggere il terrorismo e ripristinare la pace. Provo a riassumerle. Innanzitutto Hollande avrebbe fatto bene a menzionare anche le 23 mila vittime del terrorismo Daesh di religione musulmana o le 300 mila del conflitto siroiracheno. E questo, penso io, proprio per impedire che si venga a confondere la lotta contro un gruppo di fanatici terroristi con una “guerra di civiltà”, come a volte si sente dire, fra l’Occidente cristiano e il mondo islamico. Il giorno prima il premier francese aveva addirittura parlato di “vendetta”. Nel suo discorso Hollande ha chiesto l’intervento dell’ONU, ma ha dato subito inizio alle sue “azioni” in Siria. Ha chiesto il sostegno degli alleati europei, ma non ha fatto nessun accenno alla possibilità di dar vita a una politica estera europea condivisa. Nessun riferimento alle banlieue, i luoghi disastrati dove, invece dell’integrazione, alligna e trova terreno fertile il terrorismo.
Ha inoltre taciuto sui nostri errori e le nostre inadempienze in Siria, Libia e Iraq dove la guerra contro i dittatori, anziché portare pace e democrazia, ha lasciato caos e macerie. Silenzio anche sugli accordi economici con le monarchie feudali del Golfo Persico e con la Turchia, da cui si sospetta arrivino i finanziamenti al Daesh. Sono stati sì stigmatizzati i mercanti d’armi in generale, ma nulla è stato detto contro quelli francesi che in Medio Oriente fanno affari d’oro. Grave soprattutto l’assenza di parole di simpatia per la stragrande maggioranza dei musulmani che non ha nulla a che vedere con il terrorismo. E nessuna promessa di sostegno a chi questo terrorismo lo subisce da anni in Siria, Iraq, in Libia, in Afganistan. Un discorso insomma quello di Hollande volto a eccitare lo spirito nazionalistico della Francia, un discorso che potrà forse portare a vincere una battaglia, ma debole, inadeguato a suscitare quelle forze morali che permettono di vincere le guerre e insediare stabilmente la pace. Perché questa sia effettivamente raggiunta e sia duratura occorrono cultura, educazione, accoglienza... Non basta neanche da sola la “liberté”, citata spesso da Hollande, occorre anche e soprattutto l’impegno ad attuare nel tessuto della società gli altri due principi della famosa triade rivoluzionaria francese, occorrono “égalité” e “ fraternité”. Ne siamo tutti persuasi? Giorgio Zecchini
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Vita dell’Unità Pastorale
Il cammino verso l'unità Pastorale
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incontro tenutosi lo scorso 26 novembre ha visto i consigli pastorali riuniti riflettere sul documento finale del convegno di Firenze, proiettato sulla nostra comunità, in vista anche dei prossimi passi necessari per redigere il progetto di unità pastorale. Il discorso finale del Card. Bagnasco, propostoci per la condivisione, individua l’immagine del corpo per raccontare l’essenza della Chiesa; la corresponsabilità ci chiama come cristiani a raggiungere tutte le persone più lontane sapendo che “non esistono lontani che siano troppo distanti, ma soltanto prossimi da raggiungere”. Il contesto storico e sociale in cui siamo chiamati a vivere, è caratterizzato da tante povertà, che segnano un profondo senso di solitudine e di abbandono, e la mancanza di mete alte e di persone con cui condividere obiettivi e impegnarsi per conseguirli. Il disagio profondo e l’insoddisfazione generale nelle persone è il frutto di
una miseria culturale, dove è divenuta del tutto assente un’educazione spirituale e umana, che ha fatto venir meno i valori più genuini. In questo contesto cosa propone la fede in Gesù? La via dell'“umanesimo della nuova alleanza”, proposta a Firenze come progetto educativo del decennio in corso, ci chiama a custodire le alleanze della vita quotidiana (l’alleanza con il creato, l’alleanza uomo-donna, l’alleanza fra i popoli, culture e religioni...). Parlare di umanesimo soprattutto, significa partire dalla centralità di Gesù, scoprendo in lui i tratti del volto autentico dell’uomo. Il documento traccia le cinque vie necessarie per una Chiesa sempre più missionaria: uscire, annunciare, abitare, educare e trasfigurare. È su queste cinque parole che ci siamo soffermati, chiedendoci come la nostra comunità possa far proprio il messaggio educativo di Firenze. Innanzitutto, si è sottolineato, come per uscire e gettare ponti all’esterno, sia necessario creare ponti fra di noi, superando le divisioni fra gruppi e auspicando una maggiore comunicazione e condivisione fra le realtà parrocchiali. È importante perciò che i gruppi stessi lavorino su un progetto comune: quello della pastorale comunitaria, al centro del quale c’è la Parola. In questo il compito del CPP è quello di “tenere le fila” fra le varie realtà e di incrementare i legami, favorendo la costruzione di una vera comunità. È fondamentale anche lo stile con cui il singolo lavora all’interno dei gruppi, con naturalezza e spontaneità, contribuendo alla vita della comunità senza sentirsi vincolato o forzato, stabilendo le giuste priorità nell’attività del gruppo. L’apertura verso l’altro può avvenire così solo nell’ autenticità, nel momento in cui si è se stessi, senza maschere, ne’ etichette: in questo sta l’”uscire”. Il centro di ascolto, ci siamo detti, è senza dubbio un primo passo verso il cammino della comunità: il confronto tra di noi nella Parola, è uno stimolo a superare la realtà del gruppo e ci chiama tutti, ad essere evangelizzati ed a evangelizzare. Nel nuovo progetto per l’unità pastorale, che dovremo preparare nell’ottica della costituzione dell’unità pastorale, queste osservazioni saranno il punto di partenza da cui definire obiettivi concreti da raggiungere. Per il consiglio pastorale Elena R.
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Centri di ascolto 2015: il Dio di Gesù Cristo
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l Dio di Gesù Cristo, il Dio dei cristiani è instancabile nell’essere datore di vita e nella sua determinazione a guidare le sue creature alla pienezza di vita e lo fa con ostinata fedeltà alla Sua identità che è misericordia. Il termine ‘misericordia’ in ebraico richiama l’utero materno, lo spazio cioè che fa crescere la vita, capacità di accoglienza del fragile, del debole (chi lo è più del nascituro?). Ognuno di noi può constatare di essere stato destinatario della misericordia ogni volta che ha il coraggio di guardare con occhi sinceri e profondi alla propria “breve storia sacra”, ma possiamo lasciarci educare
anche ascoltando l’eco della passione di Dio che risuona con insistenza nella Sua Parola codificata. E proprio così vogliamo fare in questo prossimo tempo che ci aspetta e che ci viene incontro. Vorremmo ascoltare dal racconto di Luca l’esempio di uno straniero che apre gli occhi del suo cuore e si fa creativo perché la vita di uno sconosciuto non si interrompa per la violenza altrui. Non pretende ringraziamenti, né pubblicità ma ci incoraggia «Và, e anche tu fa così». Sì perché se hai il coraggio di fare il primo passo verso questa avventura con gioioso stupore, ti troverai colmo/a di gioia nello scoprirti continuamente cercato chiunque tu sia e in qualunque situazione ti venga a trovare. Ma di sorpresa in sorpresa ti troverai anche onestamente ad ammettere che sei cercato sì, ma rispettato nella tua libertà ed allora perennemente atteso da Colui che presiede sempre al fiorire di ogni vita, della tua, della mia e di quella di tutti.
Madre Emilia Maestri
La carità fattiva: vivere la carità in unità Pastorale
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o scorso 29 Novembre in occasione della giornata del pane, i consigli pastorali di Badia e Violino hanno annunciato alla comunità la costituzione della “Commissione Caritas” della nostra unità pastorale. Da alcuni anni nel consiglio pastorale del Violino si parlava della necessità di aumentare l’attenzione ai bisogni degli abitanti del quartiere, specialmente in tempi difficili e di crisi come quelli attuali e questa sensibilità è stata condivisa dai refe-
renti della Badia sin dai primi passi della nostra unità pastorale. Sì è così concretizzata una commissione di volontari della Badia e del Violino che dopo un percorso di “formazione” iniziato lo scorso anno, ha maturato la volontà di mettersi in gioco. Va anche detto che nei nostri quartieri è sempre stata presente la disponibilità di singoli e gruppi a farsi carico dei bisogni di cui era possibile venire a cono-
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DialogoeFamiglia La Caritas diocesana e la giornata del pane 2015
scenza, svolgendo la loro opera con serietà e riservatezza e spirito di missionarietà. Da tempo nelle nostre parrocchie sono attive iniziative di raccolta viveri - distribuzione pacchi alimentari e di supporto al servizio di Emergenza freddo, raccolta e recupero oggetti dismessi da mettere a disposizione di chi ne avesse necessità e ricavarne fondi da destinare alla Caritas Diocesana e più recentemente l’accoglienza di alcuni profughi africani . Ora, proprio partendo da quanto di buono si sta facendo e in riferimento ai medesimi valori, la commissione intende implementare questi servizi offrendo alla comunità un insieme di persone che intendono impegnarsi ad essere attente a quanto sta loro attorno e disponibili a farsi prossimo di coloro che si trovano in difficoltà, nello spirito e nella traccia già tracciata dall’esperienza della Caritas Italiana. Una esperienza lunga e credibile, che alla luce della
misericordia ispirata dalla buona novella del Vangelo, è promotrice di una rinnovata missionarietà volta a realizzare percorsi educativi per il cambiamento concreto degli stili di vita dei singoli e delle comunità e per consentire di vedere con occhi diversi chi ci sta accanto. La commissione Caritas vuole essere una realtà aperta a tutti coloro che intendono contribuire a riconoscere dignità ad ogni uomo in particolare nei suoi momenti di difficoltà. Per farla funzionare non serve gente speciale, ma persone concrete e sensibili, in grado di offrire una disponibilità sincera spontanea e gratuita. Invitiamo tutti coloro che lo desiderano a farsi avanti e a partecipare alle attività di questa nuova realtà per contribuire alla crescita della nostra unità pastorale lungo la strada della misericordia e della missione. La commissione Caritas dell’unità pastorale Badia-Violino
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Cronaca dei Quartieri Novembre: tempo di Sacramenti 7-8 novembre: celebrazione dei sacramenti di Confermazione in Cattedrale e di prima Comunione in Parrocchia I 64 cresimandi e comunicandi della nostra unità pastorale nei giorni 31 ottobre e 1 novembre hanno partecipato con gioia e sorprendente entusiasmo al ritiro in preparazione ai sacramenti. L'accoglienza delle suore operaie di Fantecolo e l'ambiente così elegante ed immerso nella natura, hanno permesso ai nostri ragazzi di riflettere sull'importanza di questa tappa della loro vita cristiana, uniti a momenti di convivialità ed amicizia. Ecco alcune testimonianze dei ragazzi che hanno vissuto questa intensa esperienza: • “È stata un'esperienza fantastica, indimenticabile, divertente e istruttiva per la nostra formazione” • “Abbiamo lavorato in gruppo e questo è stato molto bello” • “Ho vissuto due giorni molto coinvolgenti. Sarebbero da ripetere!” • “Mi è piaciuto davvero tanto. I catechisti sono stati davvero molto pazienti con tutti noi. Grazie!” Terminate le celebrazioni, abbiamo provato a raccogliere da alcuni ragazzi le sensazioni provate dopo aver ricevuto i sacramenti di Confermazione e Comunione: • “È stata una bellissima esperienza. All'inizio avevo paura di sbagliare, poi sono stata felice di aver ricevuto i sacramenti”. (Azzurra) • “Durante la Cresima ero molto felice. Appena salita sull'altare ho provato vergogna e gioia; durante la comunione invece ero super emozionata”. (Alessia)
• “Durante la celebrazione della comunione quando è arrivato il momento di prendere per la prima volta l’ostia, ho sentito Dio nel pane che ho mangiato; ho sentito molta differenza tra l'ostia consacrata e quella no”. (Giovanni) • “Durante la cresima ero molto agitata, ma contemporaneamente al settimo cielo, perché stavo per fare un passo importantissimo nella mia vita”. (Sharra) • “Ricevere la cresima e la comunione è stata un'esperienza indimenticabile. Ricorderò sempre le emozioni che ho provato”. (Shelica) • “Sono felice di aver ricevuto la Cresima e la Comunione e di aver continuato questo cammino con Dio nel mio cuore. Lo Spirito Santo è sceso su di me e io mi sento ora “più legata alla Chiesa”. (Elena) • “Con la Cresima e la Comunione Dio è entrato nel mio cuore e vi resterà sempre, aiutandomi nel momento del bisogno. Per questo non gli sarò mai abbastanza grata.” (Alice) • “I giorni in cui ho ricevuto la Cresima e la Comunione ero molto emozionato. La Comunione sarà il carburante per il mio cammino spirituale.” (Davide) • “Grazie Signore per il dono dello Spirito Santo. Ora mi sento diverso, più adulto.” • “Ero molto emozionato perché Gesù era vicino a me. Avevo paura di dimenticare i gesti provati il giorno prima.” (Vladislav) Carlo e Elena a nome dei catechisti del gruppo
Cresimandi in ritiro
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Emergenza freddo: un’esperienza di concretezza e di solidarietà umana
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Azione Cattolica Adulti del Violino negli ultimi anni ha aderito al progetto chiamato “emergenza freddo” che consiste nell’assistere persone senza fissa dimora, ospitate in vari centri di accoglienza della nostra città. Siamo arrivati a questa esperienza dopo un cammino formativo di gruppo ed oggi molte persone del Violino, della Badia ed anche di altre parrocchie si sono aggiunte al nucleo iniziale. L’inverno è ormai alle porte e molte persone della nostra città, cittadini italiani e stranieri, vivono per strada o non hanno un luogo dove ripararsi, trovare un pasto caldo e solidarietà umana. Cosa facciamo? Niente di straordinario. Solo gesti semplici e concreti, come preparare la cena, distribuire il cibo, fare la macedonia o portare torte, passare la notte nei centri di accoglienza, giocare a carte con gli ospiti, dialogando e ascoltando le loro storie.
alla solidarietà del Quartiere nella raccolta dei beni di prima necessità e con la crescita del numero dei volontari, che in questi anni si sono aggiunti, siamo riusciti a rispondere ai bisogni di un secondo centro, il Rifugio Caritas (che quest’anno è ospitato presso il Seminario di Mompiano) durante tutto il periodo invernale. Noi ci prendiamo cura del sabato sera, ma la settimana è di 7 giorni e gli ospiti dell’emergenza freddo hanno bisogno di trovare un ricovero caldo, la cena e compagnia per tutte le sere della settimana. La collaborazione e la sinergia con altre parrocchie e altre associazioni ha permesso di coprire tutte le sere della settimana dimostrando ancora una volta che “l’unione fa la forza”. Tra poche settimane arriverà Natale, con le luci, i regali, il calore del camino, la neve (se cadrà) e quel sapore a volte un poco dolciastro di felicità da esternare
Stare vicino a queste persone ci permette di incontrare l’umanità, con le sue fatiche, le debolezze, ma anche la voglia di reagire, di affermare il valore della persona che resta tale, a prescindere dallo stato sociale, dall’origine, dall’etnia o dalla religione. Per noi è una scuola di vita che incarna il messaggio evangelico, ci aiuta a stare con i piedi per terra, a non ritenerci mai arrivati, ad applicare il pensiero di Papa Francesco, che spesso descrive la Chiesa come un “ospedale da campo”. Siamo partiti con il servizio presso il centro di via Marchetti, poi, grazie
a tutti i costi. Ma un Natale senza solidarietà rischia di essere freddo non solo nel corpo, ma soprattutto nell’anima. Nella nostra anima, in primo luogo, che oggi più che mai rischia di chiudersi agli altri per la paura derivata dai tragici eventi di questi giorni e per l’anima degli ultimi che rischiano di sentirsi sempre di più isolati e lasciati a se stessi. Gesù nasce tra gli ultimi, con gli ultimi e si annuncia a loro per primi, non dimentichiamolo mai... Buon Natale. Gruppo Adulti Azione Cattolica Violino
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CINEFORUM D’AUTUNNO
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on sta certo a me valutare se l’iniziativa del Cineforum è stata buona e gradita, ma a giudicare dall’interesse e dal crescente numero di partecipanti non posso che esserne lusingato. Ai pomeriggi del giovedi al cinema teatro del Violino, anche per l’attiva collaborazione del gruppo anziani ViVo, il numero dei presenti si è pressoché mantenuto costante come lo scorso ciclo di primavera con in media 80/90 persone. I venerdì sera alla Badia hanno invece avuto un significativo incremento di partecipazione di sera in sera passando dalle 35/40, alle 60/70 presenze. Non sono certo i numeri a fare la qualità, ma gli stessi diventano il caldo riscontro del gradimento. A loro va il mio più sincero ringraziamento esteso, naturalmente, al sempre vicino Jonny Didonè e all’amico Modesto Franceschini, attivo intermediario con F.N.P. Cisl Brescia. Insieme abbiamo visto sei bei film, discusso di svariati argomenti senza pretese di cambiare chissà cosa, semplicemente riflettere per arricchire lo spirito e la mente. Come saprete, da quest’anno come Unità Pastorale Badia-Violino, abbiamo aderito alla “Licenza Ombrello” che ci consente di utilizzare legalmente i dvd per proiezioni di film in pubblico per attività parrocchiali e d’oratorio varie, oltre che al Cineforum. Il costo per l’anno in corso era già stato raccolto con il precedente ciclo come da bilancio Cineforum pubblicato sul n° 2 aprile 2015.
Uno dei film della rassegna presentata
Ora con l’attività d’autunno e il contributo di F.N.P. Cisl siamo in grado di far fronte alla spesa per il rinnovo 2016 senza gravare sul bilancio parrocchiale. Augurando a tutti un sereno Natale, tutti ne abbiamo bisogno, e nel darvi appuntamento ai prossimi film fine inverno/primavera 2016, di seguito pubblichiamo il bilancio economico della nostra attività. Walter Salemi
Fondo cassa al 13 marzo 2015
euro 220.69
Offerte Violino
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384.11
Offerte Badia
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425.32
Contributo F.N.P. Cisl Brescia
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350.00
Totale in cassa al 27 novembre 2015
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1380.12
Spese revisione amplificatore audio
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30.00
Acquisto dvd Versati in parrocchia per Licenza Ombrello 2016 e contributo spese Totale spese
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57.02
" "
1100.00 1187.02
" Fondo cassa al 28 novembre 2015
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193.10
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Asd gso Badia: accoglienza e servizio
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iao a tutti. Ben ritrovati tra le pagine del nostro bollettino inter-parrocchiale. In queste poche righe a nome del Gruppo Sportivo dell’Oratorio Badia, vorrei carpire l’interesse di chi legge invitandolo a porre l’attenzione non sul gruppo e sulle sue attività (poche, tante?! Belle, brutte?!) ma sui destinatari dell’attività e delle iniziative proposte dal gruppo: i bambini, i ragazzi ed i giovani del nostro territorio. Mai come quest’anno ci siamo resi conto di quanto importante sia per il futuro delle nuove generazioni proporre attività sportive in maniera “alternativa”, dove lo sport ed il risultato non sono il fine, ma diventano il mezzo per educare. Basta guardarci attorno e ci rendiamo conto di quante “opportunità” di
fare sport il nostro territorio offre, ma poche lo vivono con lo spirito dell’accoglienza e dell’educare “alla vita”. Non vogliamo avere la presunzione di sentirci migliori di altri o “arrivati”, ma sicuramente consapevoli che solo accogliendo tutti educhiamo alla condivisione, solo accettando la sconfitta insegniamo a vincere, solo difendendo i più deboli diventiamo forti, solo educando al servizio siamo “serviti”. Credo che proprio per le vicissitudini che hanno riempito la cronaca in queste settimane sia fondamentale alzare la voce e porre l’accento sul fine ultimo del nostro agire. Le nuove generazioni devono essere aiutate sempre più a riscoprire nell’altro, anche se culturalmente diverso, una ricchezza e non un peso di cui liberarsi e lo sport crediamo possa continuare ad
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essere lo strumento giusto. Dare un senso educativo allo sport significa coinvolgere le famiglie nel vivere, e condividere tra loro, i momenti di aggregazione che l’essere squadra significa; affermare che i genitori devono essere i primi sostenitori dei loro figli affollando “gli spalti e le tribune” per sostenerli nella prova, non significa però giustificare o condividere atteggiamenti fuori dalle regole o lo schernire ed offendere gli avversari e i direttori di gara (arbitri): in questo spesso i genitori sono “campioni”. Troppe volte si valuta l’operato di un “mister”, che volontariamente dedica del suo tempo per un gruppo di ragazzi, in base ai risultati della squadra oppure in base a quanti minuti il proprio figlio ha giocato, o a quanti gol/punti ha fatto, ma troppo poco ci si chiede cosa nostro figlio ha imparato, quale messaggio educativo è maturato in lui; magari si scoprirà che non sarà mai un campione nello sport, ma che lo potrà diventare nella vita imparando a rispettare i suoi coetanei (compagni ed avversari), non dandosi per vinto di fronte alla difficoltà, porgendo la mano a un compagno o avversario caduto e chiedendo scusa se si ha sbagliato.
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Questo è quello che il GSO Badia sta cercando di fare, con semplicità ed umiltà: contribuire, nel proprio piccolo a crescere campioni nella vita. Ecco perché per una volta non parliamo di risultati agonistici o di punteggi in classifica: gli unici numeri che troverete di seguito sono quelli dei ragazzi che, insieme alle loro famiglie, hanno deciso di percorrere questo cammino insieme: 8 bambini scuola calcio (2008/2009/2010); 12 bambini calcio Under 11 (2005/2006/2007); 12 ragazzi Calcio Under 14 (2002/2003/2004); 9 ragazzi calcio allievi (2000/2001/2002/2003); 26 bambine/ragazze pallavolo Under 12 (2004/2005/2006/2007); 18 adulti calcio Open (20 anni e oltre). La vittoria più grande sarà quella di vedere, un domani, qualcuno di questi ragazzi/ragazze che continuerà la propria esperienza nel nostro gruppo sportivo (o in altri gruppi sportivi) cambiando di ruolo e vestendo i panni di allenatore/educatore e/o dirigente. Buon campionato a tutti…per i risultati cercate in bacheca o sul giornale: il giovedì sul GdB ci siamo sempre! p. il GSO Badia, Fabio Basotti
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SPAZIO COMPITI, SCUOLA DI MUSICA E ADOLESCENTI
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l cammino educativo degli oratori di Badia e Violino prosegue oltre che nel cammino della catechesi e alle iniziative dei gruppi sportivi, anche attraverso ulteriori proposte che intendono aiutare a vivere l’oratorio sempre più come una “casa” dove poter crescere.
La prima proposta è quella di “Spazio compiti” presso l’oratorio Violino. Ogni pomeriggio, dal lunedì al venerdì, vi è la possibilità per i ragazzi delle medie di fare i compiti in oratorio con una educatrice assunta, Camilla, che assiste con pazienza e competenza la maturazione di ogni ragazzo nell’imparare a gestirsi in autonomia nell’apprendimento e nello studio. Il servizio si completa con il trasporto dalla scuola all’oratorio e la mensa nel clima di una famiglia allargata. I ragazzi e le relative famiglie coinvolte sono per ora circa venti, ma con la speranza che questo servizio si consolidi sempre di più. L’oratorio del Violino ha così l’occasione di essere luogo aggregativo ed educativo ogni pomeriggio e la presenza di questa esperienza costituisce uno stimolo alla partecipazione alla vita oratoria anche di altri ragazzi. L’iniziativa di “Spazio compiti” si completa con occasioni formative come ad esempio incontri specifici su problematiche educative che per ora sono limitate al servizio, ma intendono coinvolgere progressivamente le famiglie della comunità. Un grazie sentito va, oltre che a Camilla, anche ad una rete di volontari che si è messa in moto per dare completezza al servizio, non solo con la presenza in oratorio, ma anche con il servizio del trasporto. Una seconda proposta che trova spazio presso l’oratorio Badia è quella della scuola di musica che, ad opera dell’Associazione Gio Paolo Maggini, sta offrendo insegnanti competenti su diversi strumenti per i ragazzi dalle elementari sino alle medie e oltre. L’impegno dei ragazzi coinvolti, circa una quindicina, è costante e offre soddisfazione anche alle famiglie che stanno credendo che la musica sia una opportunità grande di crescita e maturazione per ogni persona. La speranza è quella che la qualità e l’impegno profuso porti frutti nel tempo, dando
continuità all’educazione al bello attraverso la musica. Sono in cantiere anche altre iniziative e proposte laboratoriali nel campo dei media e dell’arte che troveranno realizzazione nei prossimi mesi. Per ultimo, ma non per importanza, la presenza in oratorio del gruppo di animazione per gli adolescenti che si pone accanto alle proposte di cammino catechistico per gli adolescenti del primo anno e di formazione per gli altri adolescenti con il percorso educativo “Imparare a vivere”. Coinvolge circa una quarantina di adolescenti delle due parrocchie con una discreta costanza alla sera della domenica grazie alla capacità animativa dei tre giovani che seguono la proposta e con un progetto cioè la realizzazione di un musical. Questa presenza aumenta la speranza che l’oratorio sia una “casa sana” anche per i nostri adolescenti e non semplicemente un luogo di passaggio o un “rifugio quasi sicuro” nascosto al mondo adulto. A contribuire all’animazione giovanile dei nostri oratori vi sono poi delle iniziative occasionali come per esempio la serata del Karaoke presso l’oratorio Violino. Le comunità sono grate a chi sta investendo energie e tempo per queste iniziative e i consigli dell’oratorio di entrambe le comunità ne hanno sposato il valore e favorito lo sviluppo affinché ci sia continuità, anche se con qualche sacrificio, a queste proposte. Concludendo quasi come in uno spot pubblicitario possiamo ricordare che per chi fosse interessato a spazio compiti è possibile trovare l’educatrice del servizio dal lunedì al venerdì presso l’oratorio Violino e vi è anche una apposita mail per le informazioni (scompiti@gmail.com); per chi volesse informarsi per i corsi di musica, si tengono in oratorio Badia nei pomeriggi di mercoledì, giovedì e venerdì; infine per gli adolescenti le informazioni si trovano sui siti delle parrocchie e venendo in oratorio! Buon cammino educativo a tutti! don Fausto a nome dei consigli dell’oratorio
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Vita dei Quartieri Giornata del Ringraziamento 22 novembre 2015 Papa Francesco in più occasioni nei suoi discorsi e anche nella sua ultima Enciclica continua a ripetere: “L’agricoltura cura la terra, perché dia frutto e perché questo frutto sia condiviso. È un’indicazione di Dio data non solo all’inizio della storia, ma a ciascuno di noi: è parte del suo progetto. Vuole dire fare crescere il mondo con responsabilità, farlo crescere perché sia un giardino abitabile e abitabile per tutti”. Con queste parole impresse nella mente domenica 22 novembre gli agricoltori, che ancora ci sono nei nostri quartieri, hanno voluto esprimere la propria riconoscenza
a Dio per quanto ogni giorno ci dona e per questo dignitoso lavoro che ha loro affidato chiamandoli a continuare sulla terra la sua opera creatrice. Era una limpida e fredda mattinata di autunno inoltrato lo scorso 22 novembre, ma i lavoratori dei campi si sono di nuovo ritrovati con i loro trattori sul sagrato della chiesa del Violino per partecipare alla S.Messa di ringraziamento celebrata da don Raffaele. Una giornata carica di significato e di fede. Perché non è solo un fatto di tradizione o consuetudine, se lo fosse non proveremmo l’emozione che ogni volta ci prende
e coinvolge consapevoli della “sua paterna presenza provvidente”. La giornata del Ringraziamento non è nemmeno il ricordo o l’anniversario di un rito propiziatorio pagano, neppure semplice festa per i prodotti della terra; quando noi coltivatori ci troviamo riuniti, simbolicamente a tutti i coltivatori italiani, lo facciamo soprattutto perché cristiani che intendono riaffermare la loro profonda fede, gratitudine e riconoscenza: fede in Dio prima di tutto, ma anche nella famiglia e fede verso il nostro lavoro che Dio, nel suo disegno, ha voluto fosse principio di vita per l’uomo. E in questo disegno oltre all’uomo c’è la terra. È per questa madre terra che vogliamo ringraziare,
per il sole, per la pioggia, per l’abbondanza del raccolto e per le avversità della natura. Questa giornata non può essere solo occasione per riaffermare l’impegno di fedeltà a Dio del coltivatore, che è prima di tutto un lavoratore cristiano, ma dev’essere anche un’occasione privilegiata per un incontro con tutta la comunità per rendere grazie a Dio per i doni che ogni giorno riceviamo. Guerino Toninelli in rappresentanza di tutti i coltivatori
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Presepi in mostra
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i stiamo avvicinando al Natale, le strade della città si accendono di luci colorate, i negozi con le loro vetrine piene di oggetti da poter regalare ai propri cari, ci mettono in condizione di pensare al Natale. Il tempo dell' Avvento ci propone il Presepe che è sinonimo di Natale. Fin da bambina nella mia famiglia è sempre stato presente e mi ha abituato a vivere il Natale con gli occhi di Gesù. Fare il presepe per me è una gioia e partecipare al all'allestimento della Mostra mi fa onore. Vedere le persone che ti consegnano il loro ''presepe'', costruito con le loro mani e con la loro fantasia, sia nella tradizione che in modo originale, mi fa sentire orgogliosa di donare un po' del mio tempo per questa Mostra. Pur essendo interpretato in diversi modi è unico. Dall'Annunciazione dell' Angelo a Maria, alla nascita di Gesù che “si è fatto uomo per noi” e non trovando un alloggio decoroso nacque in una mangiatoia. La stella cometa che orienta i Re Magi alla ricerca di Gesù per portare i loro doni: ORO INCENSO e MIRRA. Tutto questo dovrebbe farci riflettere e ascoltare di più il nostro cuore per vivere il Natale tutto l'anno. Buon Natale. Rita. B.
60 anni di Villaggio Violino quartiere La famiglia
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ndare verso la fine del 2015 per il villaggio Violino vuol dire avvicinarsi ad un momento importante della nostra comunità, il 7 Dicembre infatti è stato il nostro 60° compleanno. Certo molto tempo è passato dai primi anni, allora una Brescia all'inizio del suo sviluppo industriale bisognosa di operai richiamava nuova forza lavoro. Lungimiranza sociale e politica, l'operato di una figura eccezionale come quella di padre Marcolini, sperimentavano un nuovo modo di rispondere alle esigenze di alloggio di tante famiglie. Ora un mondo molto diverso più veloce, spaventato, più “liquido”e forse disattento si ritrova a festeggiare questo anniversario. Per sottolineare l'importante scadenza il Consiglio di quartiere e la Parrocchia hanno proposto una serie di iniziative diverse e tutte interessanti. Il concerto rock del 21 Novembre, le riflessioni storiche proposte
nella serata del 30 Novembre dove è intervenuto il prof. Maurilio Lovatti, entrambe in teatro, ancora il 7 Dicembre nella data più significativa del sessantesimo la Santa Messa, l'accensione dell'albero di Natale ed il concerto di musica classica, l'8 dicembre è stata proposta sempre in teatro una raccolta di testi ed immagini del Violino dagli inizi fino ad oggi, mentre nella sala civica di piazza don Teotti dal 5 all'8 Dicembre una mostra di fotografie e documenti ha ripercorso la storia del primo villaggio Marcolini. Molti momenti adatti ad interessi diversi, tutti con un unico fine, riunire le persone intorno alle nostre radici, sottolineare nuovamente da dove veniamo e dare senso pieno al termine comunità. Mirco Biasutti
DialogoeFamiglia Spettacolo 8 dicembre
S. Messa 7 dicembre Concerto 7 dicembre
Concerto 7 dicembre
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Cresimati e Comunicati parrocchia Badia
Cresimati e Comunicati parrocchia Violino