Dialogo e famiglia - Gennaio 2015

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Dialogo e Famiglia Giornale dell’unità pastorale delle Parrocchie Badia-Mandolossa e Violino N˚ 1 - Gennaio 2015

dal DESERTO

all'ACQUA VIVA

alla

convertirsi

GIOIA


Sommario

Preghiera per la Quaresima

Parola del Parroco Convertirsi alla gioia . . . . . pag. 3

«Signore della mia vita, non darmi uno spirito di pigrizia, di scoraggiamento, di dominio e di vana loquacità!

Vita della Chiesa La conversione secondo la Bibbia. . . . . . . »

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La conversione: un tema caro a Papa Francesco »

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Messaggio per la Quaresima 2015 Papa Francesco . . . . . . . . . »

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Vita dell’Unità Pastorale Quaresima 2015: convertirsi alla Gioia. . . . . . » 10 Centri di Ascolto della Parola di Dio. . . . . . . » 11 Verso il nuovo Consiglio Pastorale. . . . . . » 12 Convertirsi nei piccoli servizi. » 14 Evangelizzare in Clausura. . . » 15 Vita dei quartieri Alla ricerca delle nostre radici. » 17 IVa Mostra dei Presepi. . . . . » 19 Consigli di quartiere . . . . . . » 20 Cronaca dei Quartieri Emergenza freddo. . . . . . . » 21 Azione cattolica . . . . . . . . » 22 Percorsi adolescenti 2014-2015 . . . . . . . . . . . . » 23 Ultimo tra gli ultimi. . . . . . » 23

Redazione Don Raffaele Donneschi, Don Fausto Mussinelli, Elena Rubaga, Guerino Toninelli, Elena Vighenzi, Carlo Zaniboni.

Foto in copertina: Dal deserto all'acqua viva

Concedi invece al tuo servo uno spirito di castità, di umiltà, di pazienza e di carità. Sì, Signore, dammi di vedere le mie colpe e di non giudicare mio fratello; poiché tu sei benedetto nei secoli dei secoli. Amen.» Sant’Efrem il Siro

Orari S. Messe Unità Pastorale Feriali:

da lun a giov ore 8.30: Badia da lun a ven ore 18.00: Violino ven ore 18.30: Badia

Festive:

sab ore 8.30: Lodi Mattutine sab ore 18.00: Violino

sab ore 18.30: Badia dom ore 8.00: Badia dom ore 9.00: Violino dom ore 10.30: Badia dom ore 11.00: Violino dom ore 17.00: Mandolossa dom ore 18.00: Violino

Contatti dei presbiteri della Unità Pastorale Parroco (don Raffaele Donneschi): Parrocchia San Giuseppe Lavoratore trav. Ottava,4 - Villaggio Violino tel. (segreteria parrocchiale) 030 312620 e-mail: raffado@alice.it www.parrocchiaviolino.it Curato (don Fausto Mussinelli): Parrocchia Madonna del Rosario via Prima, 81 - Villaggio Badia tel. 030 313492 - cell. 328 7322176 e-mail: donmussi80@gmail.com www.parrocchiabadia.it

Riferimenti per gli oratori: Oratorio San Filippo Neri via Prima, 83 - Villaggio Badia Oratorio Violino via Prima, 2 - Villaggio Violino


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Parola del Parroco La parrocchia oggi: comunità gioiosamente in uscita “È necessario che la parrocchia passi da comunità di recinto a comunità di pascolo” (Papa Francesco)

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embra di moda, di questi tempi, citare Papa una tentazione, ma un autentico rinnovamento. Francesco… lo faccio anch’io per avere un Ci sono alcuni segnali del rischio di fermarsi ad punto di partenza per questa riflessione un ammodernamento: sulla necessità di una Conversione Pastorale da • Se ci guardiamo attorno, vediamo che le noparte delle Parrocchie: la conversione richiesta ha stre comunità parrocchiali non smettono di a che vedere con il ripensamento di “quanto le noessere autoreferenziali: continuano a convostre parrocchie sono accoglienti, se gli orari delle atticare dentro ad una pastorale strutturata, a una vità favoriscono la partecipazione dei giovani, se siamo forte programmazione. Siamo di fronte ad una capaci di parlare i loro linguaggi, di cogliere anche negli pastorale di iniziative che hanno al centro la altri ambienti le possibilità di annunciare il Vangelo”. parrocchia, le sue strutture, le sue attività, perÈ necessario – ha detto papa Francesco – “divensino i suoi luoghi. tare audaci nell’esplorare • Un secondo indicanuove modalità con cui tore di una parrocchia le nostre comunità siano che si ammoderna, fadelle case dove la porta è cendo tuttavia fatica a sempre aperta”. Decisivo, rinnovarsi, è il profilo però, è che “all’accogliendi una parrocchia che za segua una chiase moltiplica le sue ra proposta di fede“. attività, ha bisogno (16-06-2014 al Convegno di moltiplicare i suoi Ecclesiale della Diocesi di operatori pastorali. Si Roma). preoccupa che siano Tutto questo può andisponibili, che siano che essere espresso col tanti, che siano prepadire che la Conversiorati, che siano anche ne Pastorale si attua specializzati, magari in quando la Parrocchia alcuni settori ritenuti diventa consapevole di cruciali nella vita paessere missionaria. La storale. Certo che oggi parrocchia può esserlo provvidenzialmente Case dove la porta è sempre aperta a patto che accetti che dobbiamo dire - le nola sua missione passi per la via della vicinanza, stre comunità parrocchiali possono far conto del contagio, del vivere gli uni accanto agli altri. su un numero crescente di persone disponiCredo che la sfida che la parrocchia ha di fronte bili. Si tratta però di chiedersi se questo sia il sia quella di ripensarsi, elaborando le condizioni modo di coinvolgere le disponibilità e le vocadi vita delle persone di oggi e il modo di vivere zioni che oggi ci sono nella comunità cristiana, delle comunità umane. Ciò che è richiesto non è proprio nella prospettiva della missione e di un ‘ammodernamento’ che, anzi, può diventare un profondo rinnovamento della parrocchia.


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Nel Vangelo di Marco 6,10-13 leggiamo: E diceva loro: “Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro”. Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano”. Per Gesù la missione non è una cosa complicata, che solo poche persone, ben preparate e attrezzate, possono fare. La missione consiste nell’entrare in una casa. Per l’uomo la casa non è solo la tana in cui ripararsi o nascondersi, come per l’animale. È luogo di relazioni: lì si abita e si sta di casa perché ci si sente accolti e si accoglie. L’uomo può vivere solo dove ama ed è amato. Luogo d’intimità, la casa è vivibile dove c’è comunione, accoglienza e servizio reciproco. Se l’uomo «è» le sue relazioni, la casa è il primo luogo da evangelizzare e che evangelizza, il primo luogo dove si vive e si testimonia il Vangelo. L’inviato, che si è spogliato di tutto per amore dei fratelli, con la sua semplice presenza li mette in

condizione di accogliere un fratello povero. Chi fa questo, è evangelizzato. Diventa infatti come Dio, che tutti accoglie. Quanto abbiamo è sempre un di più che appesantisce o impedisce la missione. La sua efficacia dipende non da ciò che abbiamo - sia in ricchezze materiali che culturali - ma da ciò che ci manca. La missione si compie nel fatto che l’altro, accogliendomi come fratello, diventa figlio. E io stesso divento come il Figlio, che si è fatto povero per essere accolto e farmi diventare come Colui che tutti accoglie. Se l’inviato non è accolto, non fallisce la missione. Il Signore Gesù, rifiutato, fece del suo rifiuto la testimonianza suprema di accoglienza: sulla croce testimoniò l’amore assoluto dando la vita per chi gliela toglieva. La ferita del rifiuto cade sempre su chi ama, dando occasione di una testimonianza estrema. Prima di entrare nella terra promessa si faceva il gesto di scuotere dai piedi la polvere pagana. Facendo questo, gli apostoli mostrano il male che fa a se stesso chi non accoglie il fratello: resta fuori dalla casa del Padre, non entra nel regno promesso. Chi è inviato sempre testimonia l’amore del Padre, sia quando è accolto sia quando è respinto. La parola dei missionari è semplice: proclamano la conversione a ciò che testimoniano con la loro vita. È la conversione dal possesso al dono, dalla ricchezza alla povertà, dal dominio al servizio, dalla chiusura nell’egoismo all’apertura dell’amore, da un’esistenza morta, estranea al Padre e al prossimo, a una vita filiale e fraterna. La loro presenza scaccia molti demoni: è vittoria sui mali che dividono l’uomo dalla sua vera vita, che è l’amore del Padre e dei fratelli.

Crocifissione - Giotto - Cappella degli Scrovegni

Don Raffaele


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“CONVERSIONE PASTORALE”

cfr “Comunicare il vangelo in un mondo che cambia”, n.59 “Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia”, n.7 PASSARE DA:

PASSARE A:

Una parrocchia che progetta “attività” pastorali.

Una parrocchia che propone itinerari di evangelizzazione con chiari obiettivi, precise esperienze collegate tra coloro, celebrazioni incarnate nella vita.

Un parrocchia che celebra sacramenti, prepara ai sacramenti, produce momenti celebrativi “tradizionali”.

Ad una parrocchia che evangelizza, facendo il primo annuncio, accompagna nel cammino di fede, celebra i sacramenti e vive quotidianamente il vangelo.

Superare i “corsi catechistici”.

Giungere a percorsi integrati (parola, testimonianza, vita, celebrazione) di lunga durata in cui risvegliare la fede degli adulti.

Una parrocchia che ruota attorno al prete, clericale, abbandonata ai personalismi… alla ricerca di prestigio personale e di successi visibili.

Una parrocchia ministeriale con una rete di partecipazione laicale, formata e matura; in cui tutti hanno pari dignità anche se compiti diversi e funzioni proprie.

Una pastorale di occasioni isolate (matrimoni, battesimi, cresime…) e staccate tra loro.

Ad una pastorale della continuità che chiuda gli intervalli tra un’occasione e l’altra per accompagnare gli adulti e i giovani con gradualità e progressione nella vita cristiana.

Parrocchie come “supermercati del sacro” o “stazioni di servizio” sociale o succursali della scuola.

A parrocchie con una precisa identità cristiana, che non perdono occasione per far incontrare Gesù a chi vi entra per qualsiasi porta e per qualsiasi richiesta.

Dalla pastorale dei fanciulli e dei ragazzi.

Alla pastorale degli adulti che trasmettono la propria fede con la testimonianza e l’annuncio alle nuove generazioni (la famiglia).

Dalla appartenenza sociologica alla comunità cristiana.

Ad una appartenenza libera e motivata che diventa servizio attivo, testimonianza audace, trasmissione della vita di fede ai propri figli.


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Vita della Chiesa La conversione secondo la Bibbia Parola d’ordine: convertirsi e guardare avanti

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a conversione biblica affonda le sue radici nello spessore teologico dell’alleanza, intesa come l’iniziativa divina di fare comunione con l’uomo, fondandosi sul rapporto personale e dialogico espresso nel programmatico: «Io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo». Nonostante sia postulato il requisito della santità, «Siate santi perché io, il Signore Dio vostro, sono santo» (Lv 19,2), che garantisce l’armonico mantenimento dell’alleanza, il partner umano, spesso dimentico o incapace di fedeltà, si rivolge a divinità più compiacenti che additano strade più familiari o promettono facili incontri faccia a faccia. Per ristabilire l’equilibrio del rapporto e la genuinità dell’amore, occorre compiere quel lavoro di trasformazione interiore che si chiama conversione, la sola capace di garantire una novità di vita. Distinguiamo due tipi di conversione, quella puntuale e quella abituale.

Conversione di San Paolo, Caravaggio

Conversione puntuale Intendiamo con questo termine la conversione caratterizzata da un gesto clamoroso di pentimento, o dal riconoscimento del proprio errore e della propria situazione ingannevole. È il caso di Rahab o di Rut che si aggregano al popolo israelita adoratore dell’unico vero Dio, dopo aver seguito divinità fallaci. La loro vicenda personale è un anticipo storico della visione profetica che vede tutti i pagani convergere verso Gerusalemme per un’assise ecumenica nel comune e pacifico riconoscimento di Dio. È ancora il caso di Davide che, inchiodato al legno della sua colpevolezza dalla martellante parola profetica Tu sei quell’uomo, riconosce apertamente: «Ho peccato contro il Signore» (2Sam 11,13), esprimendo in quella confessione il suo pentimento, fondamento di ogni conversione. Di conversione puntuale si può parlare per tutte le persone che idealmente si identificano nel pubblicano della parabola evangelica che non presen-

ta meriti, non accampa scuse e, ricco solo della sua povertà, così prega: «O Dio, abbi pietà di me peccatore» (Lc 18,13).

Conversione abituale Esiste pure un tipo di conversione, che chiamiamo ‘abituale’, consistente in un cammino progressivo verso Dio, in un’esperienza sempre più intima di alleanza. Qui, conversione e fede non sono più facilmente distinguibili, certamente non separabili. L’uomo è chiamato a seguire le incognite di Dio, a lasciare le sue certezze, a muoversi dalle sue posizioni acquisite e forse comode, per incamminarsi verso il suo Dio. Vediamo alcuni esempi. Abramo che obbedisce all’imperativo divino: «Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò» (Gen 12,1), mette in atto alcuni meccanismi


DialogoeFamiglia che interessano non solo la virtù della fede, ma pure l’atteggiamento della conversione, intesa come il cammino verso la logica di Dio e la rinuncia alla logica umana che gli avrebbe suggerito di non lasciare il quieto vivere in una quotidianità sicura, per avventurarsi in una straordinarietà incerta. Ancora di conversione si può parlare quando Abramo accetta il comando divino di sacrificare Isacco, il figlio della promessa e l’anello di trasmissione della benedizione, trovandosi così in conflitto con la stessa volontà divina che prima aveva accettato e seguìto. Il rischio della fede si fonde con il rischio della conversione che avvicina a Dio, ma che conduce su sentieri impervi per la comprensione umana. Un bell’esempio di conversione intesa come un progressivo adattamento alla volontà divina, viene dalla regina Ester. Alla rassicurante tranquillità del suo fastoso stato, deve contrapporre l’incognita del piano divino che Mardocheo le fa conoscere: «Non pensare di salvare solo te stessa per il fatto che ti trovi nella reggia: Perché se tu in questo momento taci, aiuto e liberazione sorgeranno per i Giudei da un altro luogo, ma tu perirai insieme con la casa di tuo padre. Chi sa che tu non sia stata elevata a regina proprio in previsione di una circostanza come questa?» (Est 4,13-14). Ester aderisce al piano divino e si incammina verso Assuero come verso l’ignoto, disposta perfino a sacrificare la sua vita nel tentativo estremo di salvare il suo popolo. Anche per lei adattarsi ad una situazione nuova, imprevista e rischiosa, significa convertirsi, lasciare le certezze umane, le posizioni acquisite per incamminarsi umile e fiduciosa verso Dio e la sua volontà salvifica. Perché proprio a questo mira la conversione: portare l’uomo alla pienezza di vita che è comunione con Dio.

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Conversione è ritorno a Dio, cambiamento del cuore, opzione per il Regno, disponibilità agli impulsi dello Spirito, rinuncia a se stessi per diventare come bambini secondo la bella espressione di Mt 18,3. Perciò la conversione non è mai intesa nella Bibbia come un fatto episodico ed estemporaneo, bensì come atteggiamento costante che interessa tutta l’esistenza. Si può essere sempre più fedeli all’alleanza, ci si può avvicinare sempre più a Dio, si può sempre cominciare da capo. Allora il processo di conversione non interessa solo ed esclusivamente il grande peccatore, ma ogni cristiano che vuole approfondire la sua vita di fede. Ecco perché nel vangelo di Giovanni scompaiono i termini ‘convertire, conversione’ e prendono posto quelli di ‘sequela’ (Gv 10,27), ‘amore e osservanza dei comandamenti’ (cf Gv 14,15).

Dalla conversione alla vita Ciò che i Greci ritenevano impossibile ed esprimevano nelle loro massime «gli dei stessi non saprebbero cambiare il passato», diventa nella Bibbia una esigenza che Gregorio di Nissa così sintetizza: «Quaggiù si va sempre di inizio in inizio fino all’inizio senza fine». La volontà di cominciare da capo e di essere sempre nuovi costituisce un segno epifanico di quell’atteggiamento complesso e complessivo che si chiama conversione. Al principio ateo degli assiro-babilonesi del vivere ina raminaschu, cioè in modo autonomo e staccato da Dio, l’uomo biblico oppone il principio della costante conversione che lo porta a vivere sempre più vicino a Dio, anzi, con Dio e in Dio, grazie alla presenza in noi dello Spirito che ci fa gridare: «Abbà, Padre» (Rm 8,15).

Creazione di Adamo - Michelangelo - Cappella Sistina (particolare)

Mons. Mauro Orsatti - Biblista


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LA CONVERSIONE un tema caro a Papa Francesco

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apa Francesco è ormai entrato nelle nostre case con grande familiarità: è ancora relativamente breve il periodo del suo Pontificato, ma la ricchezza dei suoi gesti l’ha avvicinato alla nostra vita e al nostro modo di sentire. La sua schiettezza emerge con forza nella Messa mattutina a Casa Santa Marta, nella quale, alcuni mesi fa, ha incentrato l’omelia proprio sul tema della conversione, che deve essere «sincera, autentica, al di là delle apparenze, per non cadere nel peccato e nella corruzione». Parlando dell’incontro di Gesù con Zaccheo, ha dunque provocatoriamente concluso: «Quando la conversione

cuore, dell’anima e delle tasche», di cui parla Francesco. In primo luogo, la priorità evangelica verso i poveri, testimoniata già a partire dalla scelta del nome, che inizialmente ha stupito ma che, in realtà, indica con chiarezza l’orizzonte pastorale del suo Pontificato. Inoltre, Francesco ha cambiato il modo di concepire l’autorevolezza del Papa, ora più legata alla relazione: un Papa che viaggia con la sua valigia, che telefona nelle nostre case, che twitta e fa i selfie, che non ha paura di trattare i temi “scottanti” di attualità non perde, ma accresce la sua

arriva alle tasche, è sicura. Cristiani di cuore? Sì, tutti. Cristiani di anima? Tutti. Ma Cristiani di tasche, pochi eh! Pochi! Ma la conversione è sicura quando arriva alle “tasche”». Da un punto di vista più generale, penso che il Pontificato di papa Francesco sia da interpretare attraverso la categoria della “innovazione nella continuità”: non una semplice rivoluzione, la sua, ma qualcosa di molto più profondo, una rinnovata attualizzazione, pur nella continuità dei valori, del Magistero dei suoi Grandi Predecessori, a partire dal Beato Paolo VI, che – seppur nella diversità del periodo storico e del profilo personale – ha saputo traghettare con sapienza profetica e lungimiranza la Chiesa del post Concilio. Mi permetto di tratteggiare sinteticamente alcuni elementi significativi della “conversione del

autorevolezza, proprio perché si avvicina e si fa incontro alle persone, reinterpretando i “segni dei tempi”. Ancora, connesso al punto precedente, un linguaggio chiaro e profondo che sa parlare ai “piccoli” così come ai “grandi”, perché oggi più che mai ognuno di noi ha il diritto di essere il destinatario del messaggio evangelico e di capirlo. Infine, l’apertura della Chiesa: la “battuta” di inizio Pontificato, per cui, con riferimento al nuovo Vescovo di Roma, pare che i Cardinali «siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo», ha evidenziato fin da subito quanto Papa Bergoglio continua a ricordarci, cioè che la Chiesa non è più, e non può più essere, eurocentrica, ma deve aprirsi al mondo. Massimo Pesenti


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MESSAGGIO PER LA QUARESIMA 2015 - Papa Francesco

“Isole di misericordia in mezzo al mare dell’indifferenza”

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ari fratelli e sorelle, la Quaresima è tempo di rinnovamento per la Chiesa, le comunità e i singoli fedeli. Soprattutto però è un “tempo di grazia”. Dio non ci chiede nulla che prima non ci abbia donato: “Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo”. Ognuno di noi gli sta a cuore, ci conosce per nome, ci cura e ci cerca quando lo lasciamo. Inizia così il messaggio che Papa Francesco ha voluto donarci per la Quaresima 2015. Accade però, continua Papa Francesco, che quando noi stiamo bene e ci sentiamo comodi, ci dimentichiamo degli altri, non ci interessano né i loro problemi, né le ingiustizie, né le sofferenze e il nostro cuore viene avvolto dall’indifferenza. Questa attitudine egoistica ha preso oggi una dimensione mondiale. L’indifferenza verso il prossimo e verso Dio è una reale tentazione anche per noi cristiani. Abbiamo bisogno, ci dice Papa Francesco, di “sentire in ogni Quaresima il grido dei profeti che alzano la voce e ci svegliano”. In Gesù morto e risorto si apre definitivamente la porta tra Dio e uomo, tra cielo e terra e la Chiesa è come la mano che tiene aperta questa porta attraverso la Parola, i Sacramenti, la testimonianza della fede che rende efficace la carità. Papa Francesco ci propone tre passi da meditare per il rinnovamento del nostro cuore. 1. Se un membro soffre, tutte le membra soffrono (1 Cor 12,26) – La Chiesa La carità di Dio che rompe la chiusura in se stessi, cioè l’indifferenza, ci viene offerta dalla Chiesa. Una carità che si pone al servizio di Dio e degli uomini, come ci insegna Gesù con la sua vita e ci viene ricordato nella lavanda dei piedi del Giovedì Santo. “Solo chi prima si è lasciato lavare i piedi da Cristo” può mettersi a servizio dell’uomo, sottolinea il Papa. La Quaresima è tempo propizio per lasciarci servire da Cristo e diventare così come Lui. Questa trasformazione avviene quando ascoltiamo la Parola di Dio e riceviamo i sacramenti, in particolare l’Eucarestia, con la quale diveniamo ciò che riceviamo: il Corpo di Cristo.

Qui l’indifferenza non trova più posto perché diveniamo tutte membra di un solo Corpo. 2. Dov’è tuo fratello? (Gen 4, 9) – Le parrocchie e le comunità Quanto affermato per la Chiesa universale, continua Papa Francesco, è necessario tradurlo nella vita delle parrocchie e delle comunità. Si riesce in tali realtà a sperimentare di far parte di un solo corpo? Ci si sente “un corpo, che conosce e si prende cura dei suoi membri più deboli, poveri e piccoli?” oppure “ci rifugiamo in un amore universale che si impegna lontano nel mondo, ma dimentica il Lazzaro seduto davanti alla porta chiusa?”. Unendoci alla Chiesa del cielo nella preghiera, si instaura una comunione di reciproco servizio e bene che giunge fino a Dio. La Chiesa è per sua natura missionaria e in essa quanto abbiamo ricevuto lo abbiamo ricevuto per tutti i fratelli per i quali Cristo è morto e risorto. Allo stesso modo quanto questi fratelli possiedono diviene dono per la Chiesa e l’umanità intera. L’auspicio di Papa Francesco è che le nostre parrocchie e comunità divengano delle ISOLE DI MISERICORDIA in mezzo al mare dell’INDIFFERENZA. 3. Rinfrancare i vostri cuori! (Gc 5, 8) – Il singolo fedele Per superare l’indifferenza che tenta anche noi singoli fedeli, Papa Francesco propone: la preghiera nella comunione della Chiesa terrena e celeste, “non trascuriamo la forza della preghiera di tanti!” esorta ancora raccomandando l’adesione all’iniziativa di preghiera “24 ore per il Signore” nei giorni 13 e 14 marzo e “aiutare con gesti di carità” poiché il bisogno del fratello ci ricorda la fragilità della nostra vita e la nostra dipendenza da Dio e dai fratelli. Concludendo il suo messaggio Papa Francesco fa suo l’invito di Benedetto XVI nella “Deus caritas est” a vivere la Quaresima “come un percorso di formazione del cuore”; un cuore povero che conosce le proprie povertà e si spende per l’altro.


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Vita dell’Unità Pastorale Quaresima 2015: convertirsi alla Gioia

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icuramente ci ricordiamo della casa della gioia che ci sta accompagnando in quest’anno pastorale, come tema di fondo del cammino dei ragazzi, in particolare ci ricordiamo la casa illuminata dalla Luce di Cristo nel Natale...ma dentro la casa, oltre la porta chi, cosa c’è? Da questo stimolo parte il tema del cammino di quaresima per i ragazzi e per l’intera comunità: passando attraverso la porta della conversione si apre a noi il mondo con i diversi continenti che hanno bisogno di essere invasi dalla gioia della salvezza di Gesù. Nelle nostre chiese e cappelline vedremo infatti una porta che avrà all’interno il planisfero del mondo. Ecco la spiegazione di questi elementi simbolici e il relativo sviluppo nella preghiera quaresimale: - La porta è il passaggio obbligato per entrare con gioia nel mondo; la porta è Gesù e solo ascoltando la sua Parola la nostra vita si converte, si apre. I bambini delle elementari avranno nelle proprie case ogni settimana un foglio di preghiera preparato dai ragazzi del gruppo Antiochia con un disegno del vangelo domenicale ascoltato, una breve preghiera e l’invito all’impegno. - Il mondo e i suoi cinque continenti: per ogni settimana di quaresima cercheremo con i ragazzi delle medie di conoscere meglio ciascuno di questi continenti con i loro problemi e le loro risorse e troveremo nella preghiera il primo modo per aiutarsi e fare comunione con il mondo intero. - il libro della Parola di Dio, che sarà messo in evidenza davanti all’altare per il periodo quaresimale, è il segno che lo strumento principale ed essenziale per conoscere l’amore di Dio ed

essere testimoni nel mondo, è proprio la Parola ascoltata, condivisa e testimoniata. Quest’ultimo simbolo sarà di aiuto soprattutto per gli adolescenti, giovani e gli adulti che vivranno settimanalmente il momento di incontro con la Parola nei Centri d’ascolto e nelle proposte di preghiera. Con questi semplici simboli della porta, del mondo e della Parola intendiamo aiutare tutta la comunità a vivere intensamente la quaresima e lo strumento del libretto preparato per la preghiera in famiglia dalla diocesi sarà di certo utile. Ovviamente come sempre la quaresima porta con sè l’impegno alla raccolta per i poveri del mondo, secondo le indicazioni diocesane, attraverso le tradizionali cassettine. Di seguito ricordiamo i principali appuntamenti per la quaresima divisi nelle varie età e proposte: l’invito è per tutti, perchè solo partecipando si costruiscono passaggi di comunione e la Salvezza portata da Cristo nella Pasqua troverà spazio in noi! Buon cammino! Don Fausto


DialogoeFamiglia Proposte per i ragazzi delle elementari E MEDIE • Preghiera mattutina per le elementari “Ciao Gesù” Dal lunedì al venerdì ore 8.10 presso la cappellina feriale del Violino e della Badia a partire da lunedì 23 febbraio. • Preghiera mattutina per le medie dal lunedì al venerdì ore 7.45 presso la casa “ex-custode” A. Papa accanto alla scuola media Kennedy a partire da lunedì 23 febbraio.  Ritiri domenicali per il tempo di quaresima Ore 9.15 presso oratorio Violino, segue messa per il gruppo partecipante alle ore 11.00. - domenica 1 marzo: Gruppo NAZARET - CAFARNAO (2°-3° anno) - domenica 8 marzo: Gruppo GERUSALEMME - EMMAUS (4°-5° anno) - domenica 22 marzo: Gruppi ANTIOCHIA e dei PREADOLESCENTI (1°- 2°-3° media) Proposte per gli adolescenti e giovani • Preghiera mattutina: mercoledì (25 feb e 4/11/18/25 mar) ore 6.45 presso la cappellina feriale della Badia segue colazione.

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• Incontri con la Parola di Dio: venerdì (20/27 feb e 6/13/20 mar) dalle ore 19.00 alle ore 20.00 presso l’oratorio del Violino.  incontro di preparazione alla pasqua: Sabato 28 e domenica 29 marzo: partecipazione alla Veglia delle palme e ritiro. Proposte per gli adulti • S. Messa feriale con la celebrazione delle Lodi e dei Vespri e riflessione. • CENTRI DI ASCOLTO della Parola di Dio: ogni mercoledì ore 20.30 presso varie famiglie della comunità.  Ritiro comunitario per operatori pastorali, per i genitori dell’Iniziazione Cristiana, per tutti gli adulti: “UNO DI VOI MI TRADIRÀ - ANCHE TU MI RINNEGHERAI” . Riflessione sulle dimensioni deboli della comunità e sugli ostacoli a costruire un unico corpo a partire dal cenacolo. Domenica 15 marzo - ore 15.00 al teatro del Violino, segue condivisione, preghiera personale, possibilità delle confessioni e S. Messa.  VIA CRUCIS VIVENTE: venerdì 27 marzo ore 20.30 con ritrovo e svolgimento nel quartiere Violino.

Centri di ascolto della Parola di Dio Una testimonianza del Ritiro di Natale: Dar voce all’esperienza dell’avvento per vivere intensamente la Quaresima

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ire che è stata una esperienza positiva dice tutto e niente... mi è piaciuto conoscere le persone e soprattutto quello che pensano e dicono.... perchè tutti noi, anche se differenti di età, avevamo lo stesso spirito di ascolto e voglia al dialogo... lo consiglierei in tutti i quartieri. Forse è facile stare insieme ed ascoltare la parola degli Atti degli Apostoli, per noi che vogliamo farla nostra... sarebbe piu' costruttivo invitare qualcuno estraneo alle pratiche religiose... ma con che formula avvicinarlo, purtroppo non lo so. Alle domande suggerite non sempre riuscivamo a dare una risposta. Il lavoro è lungo e forse non bastano l'avvento o il periodo quaresimale... Però di sicuro quello che abbiamo fatto ci fa star bene e ci abitua ad una fede viva, dubbiosa, ma in continua crescita, anche grazie alle parole di tutto il gruppo. Sento continuamente il bisogno di condividere esperienze ed emozioni e questa formula mi soddisfa in quanto è semplice, fattibile, alla portata di tutti.

Ti abitua anche ad esternare pensieri che altrimenti non diresti a nessuno, forse nemmeno a te stesso. Chiedo però un aiuto, forse tra le letture del Vangelo e le domande mi piacerebbe un suggerimento che naturalmente mi porti alla domanda, perchè non è timidezza quel silenzio prima del dialogo, ma semplice confusione e incapacità di mettere ordine tra i pensieri per poterli poi esternare. Mettersi in contatto con il nostro maestro interiore, ci aiuta nelle scelte di vita, a rapportarci con gli altri in modo nuovo e costrutivo, cerco sempre di fare il meglio, non sempre mi riesce, ma la volontà c'è e la lettura ed il commento del Vangelo mi aiutano tantissimo. Ringrazio i volontari che permettono alla nostra fede di crescere e sopravvivere in questa società così povera in apparenza, ma secondo me ricchissima, perchè è come un terreno incolto da anni, in cui un seme se piantato può crescere rigoglioso. Ho molta fiducia. Grazie a tutti, Giovanna


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Verso il nuovo Consiglio Pastorale

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n occasione del prossimo rinnovo dei Consigli Pastorali, diamo una lettura ai documenti della Diocesi redatti in materia, perché il primo passo per una corretta costituzione del Consiglio Pastorale di Unità Pastorale è un'adeguata preparazione e riflessione sulla natura e missione della parrocchia, sul compito dei laici e sulla funzione del Consiglio Pastorale stesso. Cos’è il Consiglio Pastorale? II Consiglio Pastorale è un organo di comunione che, come immagine della Chiesa, esprime e realizza la corresponsabilità dei fedeli (presbiteri, diaconi, consacrati e laici), alla missione della Chiesa a livello di comunità cristiana parrocchiale. Il tema della comunione e della corresponsabilità si colloca sullo sfondo delle scelte che la Chiesa è andata compiendo nel suo recente cammino. Una Chiesa, come ricordava papa Giovanni Paolo II, che è “casa e scuola di comunione” e che richiede al cristiano maturo nella fede, di approdare ad un “cristianesimo delle responsabilità”, capace di farsi carico della testimonianza che il Vangelo porta con sé. Per questo, corresponsabilità significa capacità e disponibilità a collaborare, rispondendo da adulti di quel che la Chiesa, ma soprattutto il Signore, ci chiede. Implica di saper obbedire, guardando ogni cosa con un orizzonte più vasto della nostra visione personale. Implica anche il coraggio di segnalare e di proporre, di obiettare e di dissentire, con coscienziosa umiltà e senza spezzare la comunione, perché questa si conservi non come conformismo, ma come obbedienza comune al Vangelo e alla missione.

Un elemento strategico, in grado di favorire un’azione pastorale centrata sulla comunione-corresponsabilità a livello di parrocchia è senz’altro il progetto pastorale, che vuole favorire una mentalità di collegialità. È il punto di convergenza di molteplici scelte, è il senso della storia concreta della comunità, il riferimento al discernimento concreto delle situazioni, che esige l’intervento concorde di più competenze. Il progetto pastorale è quindi più una mentalità che un programma; le linee che guidano il cammino di una comunità devono essere infatti rinnovate in risposta al mutare delle situazioni. La presidenza della comunità fa riferimento alla titolarità del parroco, che ha il compito di fungere da guida di tutte le attività della parrocchia. II Consiglio Pastorale ha i seguenti scopi: a. analizzare approfonditamente la situazione pastorale della parrocchia; b. elaborare alcune linee per il cammino pastorale dell’unità pastorale, in sintonia con il cammino pastorale della Diocesi. L’attività del Consiglio Pastorale è fatta soprattutto di incontri. Il CPP deve riunirsi almeno quattro volte all’anno. Chi e come si compone il Consiglio di unità Pastorale? Nel CUP vi sono membri di diritto, membri eletti, e membri nominati dal parroco. Sono membri di diritto: - il parroco, che lo presiede; - i vicari parrocchiali; - i diaconi che prestano servizio in parrocchia; - i presbiteri rettori di chiese esistenti in parrocchia;


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- un membro di ogni comunità di Istituto di vita consacrata esistente in parrocchia; - il presidente dell’Azione Cattolica parrocchiale; - membri del Consiglio Pastorale Diocesano appartenenti alla parrocchia. Sono membri eletti alcuni fedeli designati per elezione tra coloro che offrono la propria disponibilità e che appartengono ai diversi ambiti pastorali della comunità; in particolare nell’unità pastorale tali membri rappresentano le attività cardine del progetto pastorale di unità pastorale, in tal senso non è necessariamente richiesto un equilibrio tra i vari soggetti parrocchiali dell’Unità Pastorali. Vi sono infine alcuni membri nominati dal parroco. Possono essere membri del Consiglio Pastorale coloro che, battezzati e cresimati, abbiano compiuto i 18 anni e siano canonicamente domiciliati nella parrocchia o operanti stabilmente in essa. Inoltre, i membri del Consiglio Pastorale devono distinguersi per vita cristiana, sensibilità ecclesiale, volontà di impegno, capacità di dialogo e conoscenza dei problemi della parrocchia. Nell’ottica della erigenda Unità Pastorale BadiaViolino il nuovo consiglio pastorale sarà eletto quale CUP (consiglio dell’unità pastorale) e sarà l’organismo rappresentativo di tutte le componenti delle due comunità. Al CUP spetta il compito di una comune progettazione pastorale per l’annuncio, la vita liturgica e la carità nell’ambito delle parrocchie. Il CUP non si limita ad elaborare la progettazione pastorale comune; suo compito è anche quello di sollecitarne e verificarne la realizzazione nelle parrocchie, fornendo gli strumenti per una partecipazione responsabile di tutte le persone, aggregazioni e istituzioni. Con queste conoscenze e ulteriori approfondimenti, camminiamo verso le nuove elezioni; non dimenticandoci che sarà necessario, in spirito di fede, pregare per il nuovo Consiglio, sia comunitariamente sia individualmente. Per il Consiglio Pastorale Elena

Membri del Consiglio Pastorale firmano l'ingresso del nuovo parroco, 2012 Gli appuntamenti verso il rinnovo del Consiglio Pastorale di Unità Pastorale: Domenica 12 aprile: termine ultimo per la presentazione delle candidature al Consiglio da parte di quanti, in ogni ambito, desiderano vivere la propria corresponsabilità: Gli ambiti previsti sono i seguenti, senza limiti di età (dai 18 anni) e di disponibilità: - Ambito dell’annuncio-catechesi: si tratta di tutti coloro che sono impegnati nella animazione dei centri d’ascolto, della catechesi bambini ed adulti, persone impegnate nella pastorale familiare ed educatori nell’ambito giovanile. - Ambito della vita liturgica: si tratta di tutti coloro che sono impegnati nell’animazione della liturgia come lettori, come animatori del canto, come ministri straordinari dell’Eucaristia. - Ambito della carità: si tratta di coloro che stanno operando o sono in formazione per animare la carità della parrocchia, sono sensibili ai temi sociali e alla solidarietà. In tale ambito rientrano coloro che operano come volontari nelle varie attività dell’oratorio. Domenica 19 aprile: a partire dalle messe festive del sabato, sino alla messa serale della domenica sarà possibile per la comunità esprimere le proprie preferenze circa i membri del nuovo CUP.


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CONVERTIRSI AL SERVIZIO DELLE PICCOLE COSE

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onvertirsi alla gioia, questo è il tema che la redazione del nostro giornale ha scelto per questo numero. Nel momento della ricerca degli argomenti e degli autori degli interventi, abbiamo voluto dare spazio ad un tema forse un po’ trascurato, intitolandolo: “convertirsi al servizio delle piccole cose”. Ci siamo resi conto che ci sono tante persone nelle nostre comunità che si impegnano silenziosamente nel portare il proprio contributo per il buon funzionamento degli ambienti parrocchiali, pur non facendo parte di gruppi strutturati che già si impegnano volontariamente in oratorio o in parrocchia e intendiamo, per una volta, dar loro spazio. Ne abbiamo intervistati alcuni in maniera casuale in entrambe le comunità, e abbiamo posto loro le seguenti domande: - Perché svolgi questo servizio? - Senti che lo fai per la tua comunità?

...dalla Badia... Tra i tanti volontari abbiamo incontrato per primi il gruppo delle signore che ogni lunedì si presentano in oratorio per la pulizia dei locali del bar e delle aree esterne. Alcuni volontari

Ecco le risposte che Fausta, Anna, Silene, Sandra e Lina hanno dato: “Anche se è poca cosa, sentiamo che questo servizio è utile per la comunità, l’oratorio e chi lo frequenta. Siamo soddisfatte, alla fine, perché vediamo che tutto è pulito ed in ordine e pronto per accogliere giovani e meno giovani. Sicuramente sentiamo che lo facciamo per la comunità e il sentirci utili ci fa star bene.” Proseguendo...abbiamo incrociato i passi svelti di Gina ed ecco la sua risposta: “Il servizio di apertura, cura e pulizia della chiesa lo faccio per una mia volontà, perché mi piace lavorare, perché ho tempo. Lo faccio per essere utile alla gente e la mia prima gente è la mia comunità, dove so che ce n'è bisogno.” Nel pomeriggio non è stato difficile incontrare qualcuno che stava dandosi da fare per mantenere al meglio le strutture dell’oratorio e così risponde alle nostre domande: “Faccio questo servizio perché mi piace farlo e perché lo faccio per l’oratorio. Sento di essere al servizio della comunità perché altrimenti non lo farei. Non ho neanche bisogno che mi si ricordi di essere a servizio, lo sento dentro.”

...dal Violino... Il viaggio alla scoperta dei piccoli “servitori” dei nostri ambienti si sposta al Violino, dove incontriamo anzitutto chi aiuta nella pulizia e cura della chiesa e così risponde alle nostre domande: 1. Io svolgo questa attività per spirito di servizio. Me lo chiese tempo fa l'ex parroco don Agostino. 2. Mi sento a servizio perché tutte le persone che frequentano la nostra chiesa manifestano apprezzamento per l'ordine e gli allestimenti. (Sergio) Passando in Oratorio si possono incontrare persone impegnate a curare come possibile la pulizia dell’ambiente e così risponde alla nostra intervista una signora: 1. Io svolgo questo servizio perché, in quanto pensionata, ho tempo a disposizione e, grazie a Dio, la salute me lo permette. Questo impegno mi sta coinvolgendo da più di 3 anni. 2. Non mi giungono rimandi diretti, però sono convin-


DialogoeFamiglia ta che quello che faccio è utile per la mia comunità. È un servizio importante che è svolto solo da me e da altre due o tre amiche. Mi dispiace notare come spesso manchi il rispetto delle attrezzature e degli arredamenti da parte di adulti e ragazzi. (Silvia) Tra le vie, impegnato a portare avvisi parrocchiali e bollettini, troviamo un signore che così ci risponde: 1. Questo servizio lo considero un dovere nei confronti della mia comunità e non un piacere personale da offrire a chi me lo ha proposto. Sento che è utile per i residenti che raggiungo tramite cassetta della posta e percepisco maggiore interesse alle iniziative parrocchiali da parte dei residenti “storici” che, magari, hanno visto nascere e crescere il villaggio. 2. Mi sento molto utile. Con l'occasione di recapitare il bollettino parrocchiale o altri avvisi, mi capita spesso di entrare nelle case, salutare le persone, informarmi sul loro stato di salute o recapitare le buste del patronato (offerta mensile per le esigenze parrocchiali) degli anziani che, nonostante la salute precaria, desiderano non far mancare il loro contributo. E questo è davvero lodevole. (Giuseppe)

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Alcuni volontari

Intendiamo non fermarci nel nostro viaggio alla scoperta di chi umilmente si pone al servizio delle nostre comunità, certi che tante altre persone aspettano solo il momento opportuno per darsi da fare. La redazione

Evangelizzare in clausura Ai bordi della nostra unità pastorale, ed esattamente in via Arimanno, si trova un convento di Clarisse Capuccine, con una decina di suore contemplative, tra giovani e anziane, che conducono, nel loro silenzioso nascondimento, un’intensa vita di preghiera e di apostolato. Non fanno parte della nostra “giurisdizione”, ma la loro prossimità geografica, i rapporti che si sono stabiliti negli anni con alcuni nostri parrocchiani e la loro missione di pregare per tutti, ci permettono a buon diritto, pensiamo noi, di considerarle parte integrante anche della nostra comunità. Così abbiamo chiesto anche a loro un contributo di riflessione sulla Evangelii Gaudium. Ci hanno impiegato un po’ di tempo a elaborarlo, ma alla fine ci hanno consegnato uno scritto carico di sostanza spirituale, che, pensiamo, farà bene a tutti leggere e approfondire. Buona lettura Giorgio Zecchini

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esortazione apostolica Evangelii Gaudium, del Santo Padre Francesco, indirizzata alla Chiesa universale, coinvolge anche noi monache sul vivo, se non dimentichiamo l’annuncio del vangelo nella sua prospettiva più completa. Possiamo iniziare con una frase del documento al n° 259: “Gesù vuole evangelizzatori che annuncino la buona notizia non solo con le parole, ma soprattutto con una vita trasfigurata dalla presenza di Dio”. Ci troviamo al cuore dell’evangelizzazione, al cuore della vita contemplativa, al cuore della vita cristiana! La vocazione monastica è una vocazione cristiana senza specificità, una chiamata ad una missione non per “fare”, ma per rispondere all’amore con uno slancio capace di unificare tutte le forze umane. La nostra vocazione esige uno spogliarsi di sé, tanto da far vivere in sé ogni uomo ed ogni donna, ogni povero e quanti hanno perso il senso e la direzione della vita.


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Il contemplativo partecipa attivamente alla missione della Chiesa, pur non lasciando il suo chiostro. La carità e la forte appartenenza alla Chiesa creano una vicinanza verso tutti i fratelli in Cristo che vivono e operano per l’annuncio del vangelo. La ricerca della continua presenza di Dio rende presente, in modo vivo, ogni persona che “lotta” per il vangelo. L’immersione (battesimo) del mondo intero nella Trinità, è il compito e la vita di tutta la preghiera dei contemplativi. Essi prendono la carne, cioè la debolezza e la fragilità dell’umanità, e insieme al Cristo, mite e umile di cuore, spogliato, crocifisso e risorto, lo pongono nel cuore di Dio, vortice d’Amore. Papa Francesco afferma, nel punto n° 120 dell’EG, che in virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del popolo di Dio è diventato discepolo missionario…qualunque sia la sua funzione nella Chiesa” e Gesù dice: ”Come io ho amato voi, così anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 34-35).

Monastero delle Clarisse

È questo il cuore dell’evangelizzazione e della missione:la testimonianza dell’amore di Dio per noi, che si incarna nell’amore vicendevole. “Piccoli ma forti nell’amore di Dio, come s. Francesco d’Assisi, tutti noi cristiani siamo chiamati a prenderci cura della fragilità del popolo e del mondo in cui viviamo” (EG n° 216): per noi claustrali ciò si realizza principalmente nell’intercessione e nella Liturgia che è “celebrazione dell’attività evangelizzatrice e fonte di un rinnovato impulso a donarsi” (EG n°24). È infatti solo stando unite alla Vera fonte di Vita, che possiamo imparare “ad apprezzarci e accertarci vicendevolmente come compagne di strada, scoprendo Gesù nel volto dell’altra, nella sua voce, nelle sue richieste, avendo cura della fragilità di ciascuna e impararando a soffrire in un abbraccio con Gesù Crocifisso” nelle incomprensioni e nelle ingratitudini “senza stancarci mai di scegliere la fraternità” (EG n° 91). Tutto ciò si ripercuote poi sulle relazioni che nella specificità e nella forma propria della vita monastico-claustrale, vengono intessute con le persone che a noi si accostano personalmente e per via epistolare: la loro richiesta di aiuto umano e spirituale per noi diventa empatia, ascolto, solidarietà, conforto, affetto e parola di Dio a loro donata, “Parola che manifesta la sua potenza liberatrice e rinnovatrice”. In particolare, possiamo parlare del rapporto epistolare che abbiamo con alcuni carcerati (avendo aderito all’Opera Francescana madrine Carcerati) che diviene segno concreto di un amore che si riversa non solo all’interno, nella nostra fraternità, ma anche all’esterno. È in Maria, stella della nuova evangelizzazione, che possiamo trovare il modello dell’amore vicendevole, per diventare “contemplativi del mistero di Dio nel mondo, nella storia e nella vita quotidiana di ciascuno e di tutti” (EG n°288) e come lei offrire il nostro “gioioso si” al Signore, perché ci conduca al di là di noi stessi per raggiungere ogni “periferia” umana. L’anno indetto da Papa Francesco per la Vita Consacrata, ci stimola ulteriormente a verificare il nostro cammino di sequela del Signore Gesù, per ritornare alle fonti genuine del Vangelo e dei nostri Fondatori, e divenire, così, evangelizzatrici sempre più gioiose e credibili!


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Vita dei Quartieri Alla ricerca delle nostre radici Ordini religiosi nella diocesi di Brescia dalla dominazione veneta all'età napoleonica Monasteri e conventi Brescia entrò a far parte della Repubblica di Venezia nel 1426; in quel periodo si era finalmente ricomposto lo scisma d'Occidente con il concilio di Costanza e l'elezione di papa Martino V (1417). Anche gli ordini religiosi avevano risentito le conseguenze dello scisma: già travagliati lungo il XIV secolo da una crisi generale, avevano conosciuto un grave rilassamento della disciplina religiosa. La Repubblica di Venezia intervenne, sostenendo i movimenti riformatori all'interno dei vari ordini religiosi e questo si rivelò provvidenziale per il rinnovamento della vita religiosa di tutta la diocesi. In particolare si presentava difficile la situazione dei monasteri, i cui abati, non più eletti liberamente dalle comunità, erano spesso disonesti amministratori, che dilapidavano le rendite ottenute in beneficio anche con il sostegno del potere civile. Il rimedio posto in atto dalla Santa Sede, quello cioè di affidare l'amministrazione dei beni a prelati esterni ai monasteri (commendatari) si rivelò peggiore del male, portando un'ulteriore, più grave rovina. Anche i grandi monasteri bresciani facevano parte di questo quadro difficile: Leno, nonostante i tentativi di restaurazione da parte dell'abate Bartolomeo Averoldi, dopo un periodo assai difficile, fu affidato a una serie di abati commendatari che non fecero nulla per ristabilire la comunità monastica (1479 – 1783). Il monastero di San Faustino maggiore, in stato di grave crisi sin dal 1341, risorse invece a vita nuova quando nel 1492, con una bolla di Innocenzo VIII, venne unito alla congregazione benedettina padovana di Santa Giustina (che assunse poi il nome di Cassinese) e per due secoli poté godere di prosperità sia sotto il profilo religioso che culturale. Anche il monastero di Sant'Eufemia della Fonte, dopo vicende assai travagliate, fu aggregato a Santa Giustina e rinacque con vigore rinnovato, grazie anche alla presenza di uomini di grande cultura.

I priorati cluniacensi sparsi nella diocesi – Provaglio, Verziano, Rodengo, Quinzano d'Oglio, Capodiponte - erano ormai avviati alla fine anche per mancanza di monaci; l'unico a sopravvivere fu Rodengo, aggregato da Eugenio IV nel 1446 alla congregazione benedettina di Monte Oliveto. Gli Olivetani ricostruirono la vecchia chiesa ormai fatiscente e diedero un grande impulso alla vita religiosa e culturale. Gli ordini mendicanti mantennero, sia pure con difficoltà e con alterne vicende, la loro presenza in diocesi nei conventi sorti fra il Trecento e il Quattrocento. Non è possibile in questa breve traccia seguirne l'evoluzione. Ricordiamo solo i Carmelitani che al convento presso Santa Maria del Carmine aggiunsero quello di San Pietro in Oliveto (dove ancora risiedono) in cui si seguì la riforma iniziata nel 1562 da santa Teresa d'Avila. Fra i chierici regolari vanno ricordati i Teatini, fondati a Roma da san Gaetano Thiene, particolarmente legato a Brescia per i suoi rapporti con la confraternita del Divino Amore, che contava fra i suoi membri diversi bresciani, a cominciare da Bartolomeo Stella, e che ebbe un ruolo molto importante nella riforma cattolica negli anni che precedettero e accompagnarono il concilio di Trento. I Teatini, molto amati in città, posero la loro residenza presso la chiesa di Santa Maria Annunciata e San Gaetano, sostituiti poi, dopo le soppressioni, dai francescani. Da segnalare l'arrivo a Brescia dei Gesuiti che nel 1568 si fusero con la congregazione dei Padri di Sant'Antonio e diedero vita a un importante centro educativo per i giovani che segnò positivamente, nonostante alterne vicende, la storia della diocesi bresciana. Va infine ricordata la presenza dei Padri Riformati della Pace, fondati dal padre Francesco Cabrini, cappellano della chiesa di Santa Maria della Pace (donde il nome attribuito al fondatore e successivamente alla congregazione). Nel 1619 i


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Padri della Pace si aggregarono all'Oratorio di San Filippo Neri in Roma, ma mantennero la loro originaria denominazione e anche la loro prerogativa di essere legati alla Chiesa locale, ma anche giuridicamente autonomi: la loro opera per i giovani continuò significativa fino ai giorni nostri.

derivarono diverse forme, dalle Orsoline viventi nel mondo secondo l'esempio di Sant'Angela, a quelle congregate in collegi e dedite all'attività educativa, a quelle claustrali: tutte furono però accomunate dall'attenzione all'apostolato educativo sia nella catechesi parrocchiale sia nelle scuole.

La presenza femminile

L'età delle soppressioni

La situazione di monasteri e conventi femminili fu nel XV secolo veramente disastrosa. Lo stesso monastero di Santa Giulia fu oggetto di interventi della Santa Sede che ne affidò la cura spirituale ai monaci della congregazione di Santa Giustina di Padova i quali si trovavano nel monastero di Sant'Eufemia: l'osservanza della regola benedettina, reintrodotta dalle consuetudini monastiche riformate di Santa Giustina, fece rifiorire la comunità, elevandone anche il livello culturale. In seguito a un impegno riformatore, che diede nuova vita alle istituzioni monastiche dopo il concilio di Trento, la presenza delle religiose riprese nuovo slancio. Lo storico Bernardino Faino nel 1656 registra in città la presenza di 1015 monache distribuite in 15 monasteri, mentre in diocesi le case religiose femminili sono 7 con 181 monache. Ma la realtà femminile nel tessuto della diocesi è ben più ampia e significativa se si pensa alla diffusione dei Terzi Ordini, soprattutto francescano e domenicano, e alla nuovissima istituzione di Sant'Angela Merici che offriva alle donne la possibilità di condurre una vita consacrata senza chiudersi nella clausura: essa da una parte ripristinava l'ideale della verginità consacrata fra le mura domestiche proprio della Chiesa primitiva, dall'altra apriva per prima la strada agli istituti femminili secolari. Infatti la Compagnia delle Dimesse di Sant'Orsola, dette comunemente Orsoline, (1535) fu il primo istituto di vita consacrata non claustrale riconosciuto dalla Chiesa. Dalla Compagnia originaria

Nel 1652 Innocenzo X iniziò un'opera di riorganizzazione dei conventi, chiudendo le case troppo piccole o con redditi eccessivamente scarsi, al fine di ottenere una migliore e più significativa presenza sul territorio. Di carattere ben diverso furono le soppressioni che la Repubblica di Venezia pose in atto un secolo dopo quando volle adeguarsi al riformismo dei sovrani illuminati e procedette alla chiusura di molti monasteri e conventi maschili, incamerandone i beni. Ma un'azione sistematica di soppressione iniziò nel 1796, quando il generale Bonaparte, entrato in Brescia, fece requisire ad uso militare il seminario vescovile, parte del monastero di San Faustino e dei conventi di Sant'Alessandro e San Domenico. A partire dal 1797 la Repubblica Bresciana ordinò la chiusura dei conventi maschili, fra cui quello di San Francesco e la casa dei Padri della Pace. I monasteri femminili non vennero subito chiusi, anche se nominalmente soppressi, ma la Repubblica Cisalpina, succeduta alla Repubblica Bresciana, portò a termine l'opera di soppressione. Particolarmente significativa fu nel 1798 quella del monastero di Santa Giulia, dopo mille anni di storia e nonostante la presenza di ben 95 monache. Pochi conventi superstiti ospitarono i religiosi e le religiose cacciati dalle loro case, ma nel 1810 la soppressione generale divenne esecutiva. Oltre ai gravissimi soprusi nei riguardi delle persone, un patrimonio immenso di arte e cultura venne disperso o distrutto irreparabilmente. Irma Bonini Valetti

Il complesso di Santa Giulia


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IVa MOSTRA DEI PRESEPI

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opo ogni attività è giusto tracciare un bilancio di come sono andate le cose per cui, anche noi del gruppo organizzativo, rifacciamo il percorso di questa 4a Mostra dei Presepi. Quest’anno abbiamo avuto uno spazio espositivo un po’ più ridotto, rispetto al Natale 2013, per la contemporanea presenza degli Ortodossi ma, comunque, siamo riusciti ad esporre 55 presepi dando spazio a 40 espositori. Come nel passato, è stato fondamentale l’impegno organizzativo di tutti i ragazzi e non… a cui, doverosamente, diciamo “Grazie”. Validissima la collaborazione dei nostri Sacerdoti nel rinnovare, alla fine della Messa e sul foglio degli avvisi, l’invito ai fedeli a visitare la Mostra, che è stata visitata da circa un migliaio di persone. Prima di scrivere queste righe, abbiamo letto i commenti che molti visitatori hanno lasciato sul “Quaderno delle visite”. Sintetizzando le espressioni che bambini e accompagnatori hanno scritto, sono emersi vari aspetti di questa Mostra: 1. Rispetto e importanza della tradizione del Natale e del Presepio per i valori umani e cristiani che ne scaturiscono.

Il gruppo alpini Badia-Violino nell’ambito di una ricerca nazionale promossa dall’A.N.A. chiede la collaborazione della comunità per raccogliere storie, racconti, ricordi dei caduti delle guerre mondiali. Chi avesse materiale o informazioni utili si rivolga a:

Toninelli Guerino 030 312954 Prestini Gianluigi 030 3731381

2. Originalità delle idee e dei materiali usati: semplici ghiande trasformate in personaggi del Presepio, un pane spezzato a rappresentare la grotta, noci, tappi di sughero o di plastica, gusci marini, vasetti dello yogurt per presepi di pastori in cammino, case Marcolini trasformate in Natività, un nido di merlo, una cavità in un albero come allegoriche grotte e moltissime altre realizzazioni. Don Raffaele ci ha portato alcune Natività tipiche del Brasile e dell’Ecuador, che hanno permesso di raccogliere offerte da destinare a queste popolazioni. Il nostro “Grazie” va anche ai cori che hanno “scaldato” sia l’apertura che la chiusura della mostra, rispettivamente il “Coro delle voci Stanche” del Violino a cui hanno partecipato per l'occasione anche “Voci Bianche della Badia” e il “Coro Smile”, diretto in modo impeccabile dalla maestra Miriam Regola. Un grazie anche al piccolo “solista” Luca per la sua canzone “È Natale…si può fare di più”.

Un particolare ringraziamento anche al gruppo dei preadolescenti che hanno disegnato e realizzato il “telo di accoglienza” come introduzione alla visita della mostra. Anche la lotteria ha contribuito al finanziamento dell’evento: un sentito grazie agli amici che ci hanno sostenuto, offrendo i premi da sorteggiare. Chiudiamo quindi questa positiva esperienza, riconoscenti e grati a tutte quelle persone che, a vario titolo, si sono impegnate per il buon esito della 4a Mostra dei Presepi. Gianni Maianti


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La realtà dei consigli di quartiere La città

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el mese di dicembre u.s. siamo stati chiamati alle urne per eleggere i nostri rappresentanti nel consiglio di quartiere. Con grande sorpresa, alla chiusura dei seggi, l'affluenza alle urne aveva raggiunto, nei nostri 2 quartieri, quasi il 20% degli aventi diritto al voto. Contro ogni previsione, che stimava una partecipazione tra il 5 ed il 10%, la gente delle nostre due comunità ha dimostrato una forte attenzione al tema, registrando una delle percentuali di affluenza più alte della città, non sottraendosi al diritto-dovere di scegliere i propri rappresentanti nelle istituzioni locali. Grande novità di queste elezioni locali, è stata l'apertura al voto ed alla candidatura anche ai sedicenni; della loro partecipazione, però, non si conoscono ancora dati per poter fare valutazioni e commenti; di certo un primo risultato di "discontinuità" con il comune il sempre più frequente allontanamento e disinteresse per la politica, lo si è avuto attraverso i risultati degli eletti: tutti volti nuovi (almeno per la politica), alla loro prima esperienza di impegno politico/amministrativo e di cui una buona parte giovane. Eccone l'elenco.

Villaggio Violino : Frattini Anna (anni 27), Rolfi Andrea (anni 24), Biasutti Mirco (anni 49), Bertoni Michele (anni 43), Riva Angela (anni 47). Villaggio Badia : Zecchini Ilaria (anni 39), Dioni Daniele (anni 26), Basotti Fabio (anni 48), Galbardi Paolo (anni 46), Scutra Alvaro (anni 66). Il 22 gennaio u.s. il nostro Sindaco ha incontrato tutti gli eletti dei 33 quartieri di Brescia ed, ufficializzando di fatto la costituzione dei consigli di quartiere, ha loro affidato i primi compiti per l'avvio dei lavori; compiti in prima battuta di carattere formale e burocratico, quali l'indizione della prima seduta per l'elezione del presidente del consiglio di quartiere (eletto a maggioranza tra gli eletti), la periodicità delle adunanze, ecc. ecc.. Ma al consiglio spetterà il compito di coinvolgere il più alto numero di persone, stimolando un processo di accrescimento del senso civico comune; fondamentali, come previsto nel regolamento stesso, la costituzione delle commissioni tematiche alle quali potranno partecipare tutti gli abitanti del territorio. Queste nuove realtà (ndr i consigli di quartiere) porteranno sicuramente un positivo cambiamento nella vita dei quartieri se sapranno coinvolgere il più alto numero di persone, ma ciò si realizzerà solo nella misura in cui noi tutti abitanti di Violino e Badia sapremo e vorremo lasciarci coinvolgere, non facendo mancare il sostegno, l'aiuto, i suggerimenti e le proposte; in questo contesto vedo prioritario il coinvolgimento e la partecipazione del mondo dei giovani che sono la speranza per il futuro dei nostri quartieri. Concludendo, esprimo un sincero grazie ai consiglieri per l'impegno assunto ed un augurio di buon lavoro. Guerino Toninelli


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Cronaca dei Quartieri Emergenza freddo

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ualche anno fa, all’interno del nostro villaggio, alcune persone hanno sentito la necessità di rispondere ai bisogni emergenti che sono sorti a livello cittadino, in questi anni di “crisi”, verso persone senza dimora in stato di grave emarginazione. I servizi a cui diamo un sostegno sono due (in città ci sono parecchi servizi di questo tipo), entrambi riguardano l’Emergenza Freddo cioè, nel periodo invernale, si cerca di dare la possibilità ai senza fissa dimora di avere a disposizione un riparo notturno. Il primo è con l’associazione Il Calabrone, presso i locali di via Marchetti, con 15/20 persone ospiti nella struttura, dove collaboriamo al servizio preparando e offrendo un pasto serale per gli ospiti e momenti di ascolto degli stessi. L'orario di apertura del servizio è dalle ore 19.30 alle ore 7.00 del giorno successivo. Il nostro tempo “dedicato” è dalle ore 19.45 alle ore 21.00 circa. Dopo aver servito la cena ci si ferma con gli ospiti a chiacchierare, ponendosi in ascolto ed eventualmente a giocare a carte fino al momento del riposo. È un servizio che copre un periodo che va circa da metà dicembre a metà aprile. Il secondo, che seguiamo dallo scorso anno, è gestito dalla Caritas Diocesana e si trova in via Moretto, dove vengono ospitate circa 35 persone. In questa struttura l’apporto dei volontari, che va dalle 19.00 alle 22.00, consiste nell’accogliere gli ospiti, servire la cena (che arriva già pronta) e condividere una partita a carte o un film o semplicemente scambiare due parole. L’apertura del centro va da ottobre a giugno. I servizi sono garantiti da numerosi volontari: singoli, gruppi, associazioni, parrocchie, che si organizzano dividendosi i vari giorni della settimana. Noi come gruppo Parrocchia Violino/Badia, abbiamo scelto il sabato sera. Questi servizi offrono ai gestori anche la possibilità di valutare eventuali interventi educativi volti a favorire piccoli o micro inserimenti lavorativi. Ci organizziamo preparando la cena per gli ospiti, per il centro di via Marchetti e, grazie alla generosità della comunità, che (tramite la cesta che si trova in chiesa) fornisce alimenti vari, possiamo preparare sempre una cena abbondante e variata;

per questo ringraziamo tutti quanti contribuiscono ed in particolare il don, per la sua attenzione e premura verso questo progetto. Il gruppo negli anni si è allargato grazie al passaparola ed agli avvisi distribuiti nelle parrocchie, che ha coinvolto amici, parenti, vicini e persone che hanno deciso di provare questa esperienza. L’ampliamento del gruppo ci permette di garantire la presenza nei due centri; l’arrivo di nuovi volontari ci permetterebbe di offrire anche altri servizi, come ad esempio la presenza notturna. Per la gestione dei turni ognuno offre liberamente il tempo che può, secondo le proprie possibilità e le proprie inclinazioni, c’è chi prepara la cena, chi porta la frutta, chi prepara la macedonia, chi prepara i sacchetti per la domenica, chi porta il pane che i fornai del Violino ci offrono, chi fa accoglienza e compagnia. L’invito a partecipare è rivolto quindi a tutti i lettori che hanno voglia di scoprire questa straordinaria realtà. È un’esperienza che consiglio a tutti: ho conosciuto il mondo variegato del volontariato, spesso invisibile alla maggioranza, ma che dà concretezza agli ideali di solidarietà e fraternità; mi sono abituato a guardare la realtà che mi circonda al di fuori della bolla che spesso ci creiamo intorno; ho imparato che “il prossimo” è il fratello che hai davanti qui ed ora e non quello che viene dopo; ho cominciato a riconoscere nell’altro “la persona” per quello che è veramente, al di là delle apparenze e dei ruoli sociali. Il tempo che dedico al volontariato, per quanto limitato, è un tempo “forte”, di crescita umana e spirituale; se quello che do è una mano, quello che ricevo è un cuore nuovo. Francesco In questi momenti di Expo, di diete per salute o meno, di ricerca affannata di cibi sani, biologici, ricercati...di bambini e adulti che spesso mangiano troppo, o troppo poco e male, senza riconoscere l'amore e l'impegno a chi cucina per loro, gli occhi e il grazie degli uomini e dei ragazzi che serviamo ti aprono il cuore! Con tutte le nostre imperfezioni culinarie ci regalano la gioia di sentirci bravi (anche se non è vero) e a loro va tutto il mio affetto per l’affetto che ricevo! Fiorella Il gruppo volontari Emergenza Freddo Violino - Badia


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L'azione cattolica

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a storia dell’Ac parrocchiale ha segnalato negli anni degli alti e dei bassi. Dopo molti anni di bassi , quantomeno se si parla dei numeri effettivi dell’associazione, nell’ultimo triennio, per varie ragioni, le presenze ai gruppi di incontro e formazione organizzati dalla nostra associazione, sembrano essere finalmente in crescita. Si respira un’aria un po’ più libera tra le nostre fila e la speranza torna a crescere, soprattutto grazie alla straordinaria ripresa del gruppo dei bambini dai 6 agli 8 anni, che tre anni fa contava 5/7 bambini e oggi arriva a 25/30, e per la costanza del gruppo dei giovanissimi, che in un periodo storico in cui la comunicazione con gli adolescenti e il loro coinvolgimento in attività parrocchiali sembra essere quasi impossibile, conta invece una buona presenza di dieci dei nostri ragazzi. Sono entrambi questi dati incoraggianti, a cui un Presidente può solo guardare con entusiasmo, sperando di vedere nei bambini che tirano addosso i pennarelli agli educatori di oggi, gli educatori di domani, sperando che l’affetto di quel o quella giovane per l’Ac lo/la spinga ad aiutarci, molto presto, nel portarLa avanti in parrocchia. Il loro cammino è affidato ad un gruppo che conta attualmente sei educatori per le due sezioni di acr e tre per i giovanissimi; si tratta di cinque giovani – tra cui il sottoscritto – ed un’adulta; i primi per la propria preparazione si sforzano di partecipare al gruppo giovani e agli incontri di formazione diocesana. Avanti a tutti loro, alla testa del treno, il gruppo degli adulti prosegue anch’esso con assiduità e impegno. Opposto a questi dati positivi e speranzosi si contrappone un dato numerico desolante: quello dei tesseramenti 2015. Chiarisco per chi non ha mai avuto a che fare con l’Ac: l’associazione – a livello nazionale – non ha mai imposto dichiaratamente l’obbligo di tesserarsi per partecipare alle attività da Essa organizzate, proprio per evitare di apparire – o divenire – un gruppo di elitè, un club a pagamento. Tuttavia fino ad una decina di anni fa si è sempre avvertita – oltre che tra i bambini, tra i genitori – la necessità, il bisogno interiore di tesserarsi. Non perché farlo fa arrivare a casa il giornaletto nazionale, perché si è coperti dall’assicurazione agli incontri diocesani e nazionali, o per avere una bella tessera colorata da infilare nel portafoglio e dimenticare. Il punto fondamentale dovrebbe essere lo spirito di appartenenza. Tesserarsi all’Ac vuol dire dare il proprio contributo, il proprio “io ci sto” ad un’associazione che ha dei valori e delle metodologie esperienziali che sono uniche, particolari. Mi si dice che è illusorio credere che la maggioranza dei partecipanti alle nostre attività creda nei valori di Ac; mi si dice che molti lo fanno per convenienza, perché le

organizziamo questo piuttosto che quel giorno e per un genitore la cosa si fa più comoda. Forse i numeri dei tesseramenti danno conferma a queste persone. Un solo dato: su 27 iscritti all’icfr di azione cattolica ragazzi a inizio anno, abbiamo avuto quattro richieste di tesseramento, nonostante la campagna di informazione e coinvolgimento e l’ottima riuscita della festa dell’Adesione annuale. Un singolo, desolante dato ma di fronte al quale io, il Consiglio e tutti coloro che nell’Ac credono, non dobbiamo reagire sconfortandoci, ma prendendo atto di ciò che ancora ci rimane da fare per tirare in piedi l’associazione in parrocchia. Dobbiamo far capire ai genitori, alle famiglie che sono nuove – nel villaggio e nell’esperienza Ac – quali sono i valori dell’associazione e quale il senso di tesserarsi ad essa. Tesserarsi significa dire “io ci sto”. Credo nei valori di Ac (azione, preghiera, sacrificio, studio). Credo nel cammino icfr di tipo esperienziale. Credo nei progetti di solidarietà nazionale e che i soldi che io verso, giungeranno nelle tasche corrette. Credo che, nel mio piccolo, l’Ac possa dare un contributo fondamentale, col suo modo di essere, al crescere della nostra parrocchia. Credo di tesserarmi non per sfoggiare l’appartenenza ad un club, ma per sentirmi pienamente parte di un gruppo che cerca di agire nel silenzio e nell’umiltà e per questo troppe volte viene accusato di sparire. Noi – giovanissimi, giovani, educatori, adulti e, lasciatemelo dire, bambini – ci crediamo. E voi genitori? E voi parrocchiani? Perché se non ci credete ancora, siamo qui per dimostrarvelo. Non domani, non dopodomani. Ma, al Violino, l’Ac resta in pista, aperta a tutti, pronta al dialogo, ma soprattutto in cammino per tornare parte attiva della comunità. Corrado Tregambe Presidente parrocchiale di Ac


PERCORSI ADOLESCENTI 2014-2015

DialogoeFamiglia

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IMPARA AD AMARE Affettività; parola che si sente poco al giorno d’oggi, spesso confusa o sostituita da “sessualità”. Eppure è proprio di questo che tratta il nuovo percorso per gli adolescenti “Impara ad amare”, di come corpo e sentimenti siano legati tra loro. Gli incontri sono cominciati a Novembre, guidati da Luca Guerra e Valerio Fasani, entrambi esperti in quest’ambito formativo, con l’obiettivo di conoscere e imparare a gestire la nostra affettività. È stato interessante (e anche un po’ sorprendente) il metodo che ci hanno proposto: niente lezioni ne’ riflessioni seduti attorno a un tavolo, ma cartelloni e lavoro di gruppo, per confrontarci tra di noi senza sentirci giudicati. Abbiamo parlato di gestualità, di corpo e del ruolo che ha nella relazione, di maschile e femminile, a volte concordando tra di noi e altre no. Sono incontri particolari, durante i quali esprimiamo pensieri e dubbi che magari in altre situazioni resterebbero nascosti, cercando di capire che cosa pensiamo e sentiamo anche quando non abbiamo le idee chiare; cerchiamo di scoprire quanto di quello che pensiamo è effettivamente nostro, e quanto invece è influenzato dal mondo che ci circonda, nel quale questi argomenti vengono spesso trattati con superficialità. Sono incontri che stanno anche diventando un modo per fare gruppo, per conoscerci meglio e stringere legami e relazioni. Chiara VOLONTARI-AMO Il percorso di volontariato con gli adolescenti è nato dall’idea di proporre un modo diverso di crescita. A differenza del consueto incontro settimanale di gruppo, abbiamo pensato di stimolare i ragazzi con tre proposte ben distinte, una tra le quali è proprio questa: l’opportunità di formarsi attraverso il contatto con realtà sconosciute, scardinando ogni tipo di pregiudizio e rendendo un servizio alla comunità. L’attività ci vede impegnati in due luoghi differenti: il Nikolajewka e il dormitorio San Vincenzo. Nel primo, centro di assistenza per persone con gravi disabilità, viene richiesto di tenere compagnia con semplici giochi ed assistere durante la cena; al San Vincenzo invece, casa di accoglienza per senzatetto, i ragazzi servono la cena ed animano la serata con giochi di gruppo per gli ospiti.Abbiamo notato sin dal primo momento un gruppo molto entusiasta ed intraprendente, complice anche dell’esperienza dello scorso anno all’Istituto Sacra Famiglia a Cesano Boscone, che ripeteremo anche quest'anno, e che ha mostrato ai ragazzi quanto queste persone siano in grado di donarci. Grazie all’aiuto dell’Associazione ArgoGiovani, con sede all’oratorio Badia, che con alcuni volontari ci aiuta ad accompagnare i ragazzi nel percorso, crediamo nella possibilità di proseguire l’attività nel lungo periodo anche per i giovani che verranno. Alessandro

ULTIMO TRA GLI ULTIMI

n linea con le esperienze proposte negli ultimi 3 anni, anche quest’anno un gruppo di dodici adolescenti di età compresa tra i 15 e i 18 anni ha vissuto un‘esperienza di volontariato presso il Centro Auxilium (Chiari) nel periodo compreso tra il 28 dicembre 2014 e il 1 gennaio 2015. Il centro Auxilium è una realtà di volontariato a livello provinciale che si occupa dell’assistenza ai meno abbienti e ai senza tetto attraverso il servizio mensa e distribuzione di cure e vestiario. Inoltre, dispone di un magazzino all’interno del quale vengono depositati i ricavati delle raccolte alimentari provenienti da diversi supermercati della provincia, che sono successivamente divisi con altre realtà di volontariato locale. Il servizio di volontariato svolto dal gruppo, diviso in modo tale da poter aiutare nei 3 settori sopracitati e permettere delle rotazioni per poter svolgerli tutti, occupava l’intera mattinata. Per il gruppo che lavorava nel magazzino, il compito era quello di sistemare i bancali secondo le ordinazioni delle varie realtà di volontariato, spostando quindi scatoloni su scatoloni di alimentari. Il gruppo che collaborava con la cucina aveva sia il compito di servire ai senzatetto il pasto, sia il compito di cucinare e lavare i piatti provenienti dalla mensa. Infine, il gruppo più ridotto per questioni di spazi si occupava della distribuzione del vestiario ai richiedenti. Nel pomeriggio, finito il servizio ,iniziavano le attività, organizzate traendo spunto dalla prima lettera ai Corinzi di San Paolo, in cui viene definita cristianamente la Carità come condizione necessaria per dare un senso alla vita. Le attività erano svolte nel centro di

Chiari per necessità pratiche: i ragazzi dovevano scattare fotografie che rappresentassero un aspetto della carità che era stato loro assegnato , dovevano intervistare i passanti sul significato della parola Carità e poi momenti meno riflessivi come il pattinaggio sulla pista del Comune di Chiari e cioccolate calde. Dopo la messa quotidiana e la cena, gentilmente preparata da Monica e Anna, iniziavano le attività serali. La prima, il noto gioco “Rischiatutto” è servita per creare, attraverso delle quote simboliche di partecipazione, un budget non spendibile fino all’ultimo giorno, che cambiava proprietario ogni giorno in base alla squadra vincitrice della serata. La seconda e la terza serata prevedevano in un primo momento la valutazione dei materiali raccolti durante l’attività pomeridiana e in un secondo momento rispettivamente un gioco musicale secondo il format di “Sarabanda” e la visione del film “Patch Adams” con Robin Williams che interpreta il noto medico fondatore della clown-terapia. L’ultima sera coincideva con il Capodanno, festeggiato al Cinema e successivamente nella struttura del Centro Auxilium, dove risiedevamo. Il giorno seguente, dopo aver ripulito gli ambienti utilizzati abbiamo concluso l’esperienza presso il Centro e siamo ritornati alla vita di tutti i giorni. Un ringraziamento particolare ai volontari del Centro Auxilium che ci hanno guidati nei vari compiti, a Don Fausto, a Monica e Anna per il supporto in cucina e a tutti i ragazzi che hanno partecipato a questa esperienza: Andrea, Andrea , Anna , Arianna, Chiara, Cristina, Emanuele, Gianluca, Irene, Paolo, Simone e Tiziana Francesco


Il servizio è totalmente autosostenuto dalla partecipazione delle famiglie con un contributo e dalle offerte delle parrocchie

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