Dialogo e Famiglia - Febbraio 2018

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Dialogo e Famiglia Giornale dell’Unità Pastorale Sacra Famiglia - Padre Marcolini N˚ 1 - Febbraio 2018

Fa fiori re il deserto


Sommario Parola del Parroco Quaresima 2018: “Fa fiorire il deserto, nulla è impossibile a Dio”. . . . . . . pag. 3 Vita della Chiesa L’analisi della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo a 70 anni dalla sua adozione. . . . . . . . . . . . " 5 Giornata della Pace: le parole chiave accogliere, proteggere, promuovere, integrare . . . . . . . . . . " 7 Il Vangelo della vita, gioia per il mondo . . . . . . . . . . . . . . . . . . " 8 Vita dell’Unità Pastorale Quaresima in comunità: facciamo fiorire il nostro deserto. . . . . . . . . . . . . . " 9 L’esperienza di accoglienza dei nuovi profughi ospitati nelle nostre comunità . . . . . . . . . . . . . . . . . . " 10 Cammino formativo di gennaio: la voce dei partecipanti. . . . . . . . . . " 11 I centri di ascolto ripartono in Quaresima - La parola che riscalda - Una parola mai banale . . . . . . . . . " 14 Ecco il nostro progetto Pastorale La Trinità, icona della famiglia. . . . . " 15 Cronaca dell’Unità Pastorale Cineforum, primo ciclo del 2018. . . . . " 16 La raccolta viveri d’Avvento. . . . . . . " 17 Mostra presepi 2017-18: un avvenimento da ricordare con fede . . . . . . . . . . . " 18 Adolescenti a servizio . . . . . . . . . . " 19 Il vescovo Pierantonio incontra i ministri straordinari della comunione . . . . . . " 20 Spazio compiti . . . . . . . . . . . . . . " 21 Bilancio prima parte attività USO Violino . . . . . . . . . . . . . . . . " 22 Per un pugno di libri e di film . . . . . . " 23

Redazione Don Raffaele Donneschi, Don Fausto Mussinelli, Lucrezia Barbieri, Laura Bellini, Jessica Pasqui, Francesco Quaranta, Elena Rubaga, Elena Vighenzi, Carlo Zaniboni.

Per chi volesse scriverci: redazione.dialogoefamiglia@gmail.com

Mi par così d’aver trovato, dopo tanti anni, la soluzione del problema, di tutto il problema di quaggiù. Ho toccato con mano la mia radicale impotenza e questo fu grazia. Ho contemplato nella fede, nella speranza e nella carità, l’onnipotenza di Dio e anche questo fu grazia. Dio può tutto, io non posso nulla. Ma se metto questo nulla a contatto orante, amoroso di Dio, il tutto diventa possibile in me. Ritorno con la memoria sotto la grande pietra schiacciato dal mio egoismo, chiuso nel mio purgatorio per aver negata la coperta a Kadà. È cosa certa: in me sento la totale incapacità a compiere l’atto di amore perfetto, a seguire Gesù sul Calvario ed a morire con Lui in croce. Potremmo trascorrere millenni e millenni e la mia situazione non cambierà. Però... Però ciò che è impossibile a me, perché sono ricco del Vangelo, è possibile a Dio! Da Carlo Carretto, Lettere dal deserto

Orari S. Messe Unità Pastorale Feriali:

da lun a giov ore 8.30: Badia da lun a ven ore 18.00: Violino ven ore 18.30: Badia

Festive:

sab ore 8.30: Lodi Mattutine sab ore 18.00: Violino

sab ore 18.30: Badia dom ore 8.00: Badia dom ore 9.00: Violino dom ore 10.30: Badia dom ore 11.00: Violino dom ore 17.00: Mandolossa dom ore 18.00: Violino

Contatti dei presbiteri della Unità Pastorale Parroco (don Raffaele Donneschi): Parrocchia San Giuseppe Lavoratore trav. Ottava, 4 - Villaggio Violino tel. (segreteria parrocchiale) 030 312620 e-mail: raffado@alice.it - www.parrocchiaviolino.it Curato (don Fausto Mussinelli): Parrocchia Madonna del Rosario via Prima, 81 - Villaggio Badia tel. 030 313492 - cell. 328 7322176 e-mail: donmussi80@gmail.com - www.parrocchiabadia.it

Riferimenti per gli oratori: Oratorio San Filippo Neri via Prima, 83 - Villaggio Badia Oratorio Violino via Prima, 2 - Villaggio Violino

DIRETTORE RESPONSABILE: DON A. BIANCHI - TRIBUNALE DI BRESCIA - AUTORIZZAZIONE 2/2018 DEL 23 GENNAIO 2018

STAMPATO DA: AGVA ARTI GRAFICHE VANNINI VIA ZAMARA, 31 - BAGNOLO MELLA (BRESCIA)


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Parola del Parroco QUARESIMA 2018: “…FA FIORIRE IL DESERTO” NULLA È IMPOSSIBILE A DIO (Luca 1,37)

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na delle parole chiave che definisce la Pasqua, lo sappiamo fin da ragazzi perché ce lo hanno insegnato al Catechismo e a scuola di Religione, è “Passaggio, passare oltre”. Per gli Ebrei è il passaggio dalla schiavitù dell’Egitto, per i Cristiani il passaggio dalla morte alla vita di Gesù. È però abbastanza evidente che per noi cristiani la Risurrezione di Gesù deve trovare un riscontro esistenziale e che la conseguenza è che anche noi siamo chiamati a compiere dei ‘passaggi’, delle conversioni, dei cambiamenti di vita… per questo la Quaresima vuole essere questo ‘allenamento’ al passaggio, che non avviene mai in maniera automatica, repentina, indolore.

Copertina sussidio Quaresima 2018

Il percorso della Quaresima di quest’anno, partendo dalla proposta delle Domeniche di Quaresima e dalla loro Liturgia della Parola, ci può aiutare a calare nella realtà della nostra vita questa ‘esigenza di conversione’, non dimenticando che, se anche a noi può sembrare impossibile cambiare… “nulla è impossibile a Dio” come dice Maria nel Magnificat! Proviamo allora a considerare alcuni di questi ‘passaggi’ e magari tentare di farne un vero e proprio percorso di crescita spirituale per questa Quaresima. 1. Dalla schiavitù alla libertà. La schiavitù assume forme diverse nella vita. Potrebbe essere la schiavitù psicologica derivante da una situazione difficile o una schiavitù imposta a qualcuno da un’altra persona. ln entrambe le situazioni siamo chiamati a partecipare all’opera di misericordia e compassione che porta alla totale libertà per la vittima della schiavitù. Credo che una partecipazione attiva nel raggiungere coloro che sono caduti nella fossa della schiavitù sia profondamente radicata nella nostra relazione con Dio. Non possiamo porci limiti quando si tratta di liberare gli altri dalla fossa della schiavitù, della prigionia, dell’ingiustizia e della distruzione. 2. Dalla tristezza alla gioia. Nella Trasfigurazione siamo invitati a contemplare la divinità di Gesù. Lui è lì e noi lì sempre a contemplare: è per questo che il cuore, spesso pesante per molte cose della vita, può riposare un poco in questa bellezza e perfezione. È qui l’inizio della gioia, anche se siamo saliti sul Tabor stanchi, affaticati, delusi, con dentro il cuore le classiche parole: “Tanto nulla cambierà in me…” e di colpo arriva questa luce, gratuita, abbondante e bianca che, nella contemplazione, apre strade di gioia, nuovi orizzonti inaspettati. 3. Dalla corruzione alla giustizia. Nel 2017 Papa Francesco è tornato più volte a denunciare il male della corruzione. Stigmatizzando con parole durissime il fenomeno, il Papa sottolinea che la corruzione è “una forma di bestemmia”, “è l’arma, il


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linguaggio più comune anche delle mafie”, “un processo di morte che dà linfa alla cultura di morte”. In Brasile Francesco invita la gioventù a “non aver paura di combattere la corruzione”, “a non lasciarsi sedurre da essa”. 4. Dalla malattia alla guarigione. Chiedere la salute del corpo e dell’anima è prassi conosciuta da sempre nella Chiesa. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica leggiamo che: “Il Signore Gesù, medico delle nostre anime e dei nostri corpi, colui che ha rimesso i peccati al paralitico e gli ha reso la salute del corpo ha voluto che la sua Chiesa continui, nella forza dello Spirito Santo, la sua opera di guarigione e di salvezza, anche presso le proprie membra”. Ma non dimentichiamo che nessun male è più grave del peccato e niente ha conseguenze peggiori per gli stessi peccatori, per la Chiesa e per il mondo intero. Il recupero della salute è importante se giova alla salvezza spirituale. 5. Dall’abbandono all’incontro. Per parlare della sua Passione e Morte Gesù ricorre alla similitudine del chicco di grano, che “se muore, produce molto frutto”. Ecco la necessità della passione e morte, della croce. La sua morte è una semina, nella quale il seme deve cadere a terra, essere sotterrato, morire come seme e dare origine a una nuova pianta che moltiplica i semi nella spiga. Così Gesù legge la propria morte e così ci rivela che anche per noi, uomini e donne alla sua sequela, diventa necessario morire, cadere a terra e anche scomparire per dare frutto. È una legge biologica, ma è anche il segno di ogni vicenda spirituale: la vera morte è la sterilità di chi non dà, di chi non spende la propria vita ma vuole conservarla gelosamente, mentre il dare la vita fino a morire è la via della vita abbondante, per noi e per gli altri. 6. Dal peccato alla salvezza. Per questo approfondimento ricorro alle profonde parole di Papa Bene-

Se il chicco di grano muore, produce molto frutto

detto XVI: «Cosa è dunque la salvezza? È la vittoria del bene sopra il male, realizzata nell’uomo in tutte le dimensioni della sua esistenza. Lo stesso superamento del male ha già un carattere salvifico. La forma definitiva della salvezza consisterà per l’uomo nel liberarsi completamente dal male e nel raggiungere la pienezza del bene. Questa pienezza si chiama, ed è di fatto, la salvezza eterna. Si realizza nel Regno di Dio come una realtà escatologica di vita eterna. È una realtà del "tempo futuro" che, mediante la croce di Cristo, ebbe inizio con la sua Resurrezione. Tutti gli uomini sono chiamati alla Vita eterna. Sono chiamati alla salvezza». 7. Dalla morte alla vita. Queste le parole che il nostro Vescovo Pierantonio scrive nell’introduzione del sussidio del Centro Missionario Diocesano che ci accompagnerà in questa Quaresima: “Gesù, il Figlio di Dio, prende su di sé la paura che ottenebra il cuore e la mente, quella paura che è entrata nel mondo a causa del peccato. Gesù scende nell’abisso profondo dell’umanità ferita fino alle conseguenze più estreme: il peso della Croce, la sofferenza del Calvario, la solitudine, il tradimento, l’abbandono dei discepoli, vinti dai fatti terribili della Passione di Gesù, sono segni del dominio della morte sull’uomo. Eppure, in Gesù la morte non domina, non vince, non trionfa: Gesù attraversa la morte fin nel sepolcro; in Lui e con Lui l’umanità è condotta non più dalla vita alla morte, ma dalla morte alla vita… I segni di questo cambiamento, di questa inversione di rotta li scorgiamo solo chiedendo al Signore occhi, cuore e mente capaci di cogliere le primizie di resurrezione nella nostra vita e nella vita dei nostri fratelli e sorelle”. Buon Cammino Quaresimale a tutti. Don Raffaele


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Vita della Chiesa L’analisi della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo a 70 anni dalla sua adozione Sintesi del discorso di papa Francesco ai membri del corpo diplomatico

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o scorso 8 gennaio Papa Francesco ha incontrato i membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede per il consueto scambio di auguri di inizio anno, e come sua abitudine lo ha fatto in modo non banale, con un articolato discorso che ha preso spunto dalla ricorrenza del 70° anniversario dell’adozione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo da parte dell’ONU, avvenuta il 10 dicembre 1948. Francesco desidera anzitutto riproporre la centralità della dignità della persona, in quanto voluta e creata da Dio a sua immagine e somiglianza. Da una prospettiva cristiana vi è dunque una significativa relazione fra il messaggio evangelico e il riconoscimento dei diritti umani. Purtroppo duole rilevare come, a 70 anni di distanza, molti diritti fondamentali siano ancor oggi violati. Primo fra tutti quello alla vita, alla libertà e alla inviolabilità di ogni persona umana, spesso in forme molto sottili e nascoste. Il Papa fa riferimento in particolare ai bambini innocenti, scartati ancor prima di nascere dall’egoismo degli adulti, agli anziani, anch’essi tante volte scartati perché ritenuti un peso, alle donne, che spesso subiscono violenze e sopraffazioni anche in seno alle proprie famiglie, e a quanti sono vittime della tratta delle persone che viola la proibizione di ogni forma di schiavitù. Difendere il diritto alla vita e all’integrità fisica significa poi tutelare il diritto alla salute della persona e dei suoi familiari. Francesco auspica che nel mondo ci si adoperi per favorire un facile accesso per tutti alle cure e ai trattamenti sanitari, sottolineando l’importanza di adottare politiche in grado di garantire, a prezzi accessibili, la fornitura di medicinali essenziali per la sopravvivenza delle persone indigenti, senza tralasciare la ricerca e lo sviluppo di trattamenti che, sebbene non siano economicamente rilevanti per il mercato, sono determinanti per salvare vite umane. Prosegue poi ricordando che difendere il diritto alla vita implica pure adoperarsi attivamente per la pace. Eppure gravi conflitti locali

continuano ad infiammare varie Regioni della terra. Il disarmo globale e lo sviluppo integrale sono strettamente correlati fra loro e la ricerca della pace come precondizione per lo sviluppo implica combattere l’ingiustizia e sradicare, in modo non violento, le cause della discordia che portano alle guerre. Ogni sforzo in tale direzione, per quanto modesto, rappresenta un risultato importante per l’umanità. Il Papa ribadisce dunque la ferma «persuasione che le eventuali controversie tra i popoli non debbono essere risolte con il ricorso alle armi; ma invece attraverso il negoziato» [Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, art. 67]. E fa poi riferimento ad una serie di situazioni di crisi o di conflitto presenti a livello mondiale nella speranza che possano essere risolte con il dialogo fra le parti: la penisola coreana, la Siria con le sue minoranze religiose e i profughi sparsi nel mondo, l’Iraq, lo Yemen, l’Afghanistan, con un pensiero particolare alle tensioni fra Israeliani e Palestinesi, aggravatesi nelle ultime settimane del 2017. Francesco invita tutte le realtà coinvolte a rispettare lo status quo di Gerusalemme, città sacra a cristiani, ebrei e musulmani. Un pensiero speciale all’interno della riflessione del pontefice viene poi dedicato alla famiglia. Il diritto a formare una famiglia, nucleo naturale e fondamentale della società, è infatti riconosciuto dalla stessa Di-


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chiarazione del 1948. Purtroppo è noto come, specialmente in Occidente, la famiglia sia ritenuta un istituto superato. Alla stabilità di un progetto definitivo si preferiscono oggi legami fugaci. Ma, ricorda il Papa, non sta in piedi una casa costruita sulla sabbia di rapporti fragili e volubili. Occorre piuttosto la roccia, sulla quale ancorare fondamenta solide. E la roccia è proprio quella comunione di amore, fedele e indissolubile, che unisce l’uomo e la donna, una comunione che ha una bellezza austera e semplice, un carattere sacro e inviolabile e una funzione naturale nell’ordine sociale. È quindi urgente, sottolinea, che si intraprendano reali politiche a sostegno della famiglia. Francesco prosegue poi la sua riflessione passando al tema dei migranti: oggi si parla molto di migranti e migrazioni, talvolta solo per suscitare paure ancestrali. Non bisogna dimenticare che le migrazioni sono sempre esistite, ricorda. Nella tradizione giudeocristiana, la storia della salvezza è essenzialmente storia di migrazioni. Né bisogna dimenticare che la libertà di movimento, come quella di lasciare il proprio Paese e di farvi ritorno, appartiene ai diritti fondamentali dell’uomo. Questi concetti si ritrovano nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, celebratasi il 1° gennaio scorso, dedicata a “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”. Pur riconoscendo che non sempre tutti sono animati dalle migliori intenzioni, la maggior parte dei migranti preferirebbe stare nella propria terra, mentre si trova costretta a lasciarla a causa di discriminazioni, persecuzioni, povertà e degrado ambientale. Il Pontefice, all’interno del messaggio, aveva dunque individuato quattro “pietre miliari” per l’azione: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Sull’ultima voce in particolare si è soffermato per ribadire che l’integrazione è “un processo bidirezionale”, con diritti e doveri reciproci. Chi accoglie è infatti chiamato a promuovere lo sviluppo umano integrale, mentre a chi è accolto si chiede l’indispensabile conformazione alle norme del Paese che lo ospita, nonché il rispetto dei principi identitari dello stesso. Ogni processo di in-

Il Papa al corpo diplomatico

tegrazione deve mantenere sempre la tutela e la promozione delle persone, specialmente di coloro che si trovano in situazioni di vulnerabilità, al centro delle norme che riguardano i vari aspetti della vita politica e sociale. Il discorso è proseguito poi con il richiamo dell’importanza del diritto al lavoro. Non vi è pace né sviluppo se l’uomo è privato della possibilità di contribuire personalmente tramite la propria opera all’edificazione del bene comune. E se da un lato si constata un’iniqua distribuzione delle opportunità di lavoro, dall’altro si rileva la tendenza a pretendere da chi lavora ritmi sempre più pressanti. Le esigenze del profitto, dettate della globalizzazione, hanno portato ad una progressiva riduzione dei tempi e dei giorni di riposo, con il risultato che si è persa una dimensione fondamentale della vita – quella del riposo – che serve a rigenerare la persona non solo fisicamente, ma anche spiritualmente. L’ultima parte della riflessione ha poi toccato un aspetto strettamente connesso alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo: ogni individuo ha dei diritti ma ha pure dei doveri verso la comunità, volti a «soddisfare le giuste esigenze della morale, dell’ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica» [Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, art. 29]. E tra i doveri particolarmente impellenti vi è oggi quello di prendersi cura della nostra Terra. Occorre dunque affrontare, in uno sforzo congiunto, la responsabilità di lasciare alle generazioni che seguiranno una Terra più bella e vivibile, adoperandosi per ridurre le emissioni di gas nocivi all’atmosfera e dannosi per la salute umana Il Papa chiude questo argomento e l’intero discorso con una bellissima similitudine: “Lo spirito che deve animare i singoli e le Nazioni in quest’opera è assimilabile a quello dei costruttori delle cattedrali medievali che costellano l’Europa. Tali imponenti edifici raccontano l’importanza della partecipazione di ciascuno ad un’opera capace di travalicare i confini del tempo. Il costruttore di cattedrali sapeva che non avrebbe visto il compimento del proprio lavoro. Nondimeno si è adoperato attivamente, comprendendo di essere parte di un progetto, di cui avrebbero goduto i suoi figli, i quali – a loro volta – lo avrebbero abbellito ed ampliato per i loro figli. Ciascun uomo e donna di questo mondo – e particolarmente chi ha responsabilità di governo – è chiamato a coltivare lo stesso spirito di servizio e di solidarietà intergenerazionale, ed essere così un segno di speranza per il nostro travagliato mondo.” Francesco Quaranta


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Giornata della pace 2018: le parole chiave accogliere, proteggere, promuovere, integrare

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e proviamo ad analizzare l’emblematico e simbolico gesto di San Martino, il soldato che condivise il suo mantello, tenendo per sé la fodera e donando al povero la nappa, c’è qualcosa che ci sfugge sempre: quello che avvenne dopo, ovvero il sogno del giovane Martino che vide il Cristo coperto dal lembo di quel mantello donato al mendicante, segno efficace di quella Parola sulla quale saremo giudicati nell’ora del Giudizio Universale: «Qualsiasi cosa farete ad uno di questi fratelli miei più piccoli l’avrete fatta a me!». Sì perché per noi cristiani ogni azione filantropica, di accoglienza, di integrazione, non prescinde dal rapporto diretto, costante, con il Vangelo. La vera minaccia delle radici cristiane nel nostro tempo sono tutti quei tentativi di recidere il Vangelo, nella sua chiarezza ed integrità, dalla vita quotidiana, politica, culturale, dalla riflessione sui temi scottanti della fame, della guerra e delle migrazioni, relegando la Parola che ha illuminato e formato le nostre coscienze per secoli solo all’ambito della pratica strettamente religiosa. Il Vangelo, quale buona notizia per ogni uomo sulla faccia della terra, per noi è la vera liberazione perché aldilà di ogni appartenenza etnica, religiosa e sociale, ciascuno è figlio di Dio. La visione notturna di san Martino ci ricorda che Dio ci lascerà fuori dalla porta come estranei, se non avremo accolto lui nel forestiero, lui nella nudità, lui nella fame, lui nella sete. A questa esigenza diretta risuona forte il magistero del nostro Pontefice, Papa Francesco, che nel messaggio per la 51esima Giornata Mondiale della Pace ha sottolineato a riguardo del gravissimo tema dei migranti e rifugiati alcune parole chiave:

Accogliere, che significa innanzitutto offrire a migranti e rifugiati possibilità più ampie di ingresso sicuro e legale nei paesi di destinazione. Proteggere, che si declina in tutta una serie di azioni in difesa dei diritti e della dignità dei migranti e dei rifugiati, indipendentemente dal loro status migratorio. Per i minori non accompagnati o separati dalla loro famiglia è importante prevedere programmi di custodia temporanea o affidamento. Nel rispetto del diritto universale ad una nazionalità, questa va riconosciuta e opportunamente certificata a tutti i bambini e le bambine al momento della nascita. La apolidìa in cui talvolta vengono a trovarsi migranti e rifugiati può essere facilmente evitata attraverso «una legislazione sulla cittadinanza conforme ai principi fondamentali del diritto internazionale». Lo status migratorio non dovrebbe limitare l’accesso all’assistenza sanitaria nazionale e ai sistemi pensionistici, come pure al trasferimento dei loro contributi nel caso di rimpatrio. Promuovere vuol dire essenzialmente adoperarsi affinché tutti i migranti e i rifugiati così come le comunità che li accolgono siano messi in condizione di realizzarsi come persone in tutte le dimensioni che compongono l’umanità voluta dal Creatore. Integrare, che si pone sul piano delle opportunità di arricchimento interculturale generate dalla presenza di migranti e rifugiati. L’integrazione non è «un’assimilazione, che induce a sopprimere o a dimenticare la propria identità culturale». Il contatto con l’altro porta piuttosto a scoprirne il “segreto”, ad aprirsi a lui per accoglierne gli aspetti validi e contribuire così ad una maggior conoscenza reciproca. Il Papa nel suo messaggio ricorda poi la figura di santa Francesca Cabrini: «Questa piccola grande donna, che consacrò la propria vita al servizio dei migranti, diventandone poi la celeste patrona, ci ha insegnato come possiamo accogliere, proteggere, promuovere, e integrare questi nostri fratelli e sorelle». È bello questo richiamo alla santità come origine di tutta la nostra azione di pace, perché ci ricorda l’origine della nostra missione: «Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5, 9). Francesco Quaranta


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IL VANGELO DELLA VITA, GIOIA PER IL MONDO La gioia che il Vangelo della vita può testimoniare al mondo, è dono di Dio e compito affidato all’uomo

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iportiamo alcuni stralci del messaggio della CEI per la giornata mondiale della vita che abbiamo celebrato lo scorso 4 febbraio.

La novità della vita e la gioia che essa genera sono possibili solo grazie all’agire divino. È suo dono e, come tale, oggetto di richiesta nella preghiera dei discepoli: “Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena” (Gv 16,24). La grazia della gioia è il frutto di una vita vissuta nella consapevolezza di essere figli che si consegnano con fiducia e si lasciano “formare” dall’amore di Dio

Padre, che insegna a far festa e rallegrarsi per il ritorno di chi era perduto (cf. Lc 15,32); figli che vivono nel timore del Signore, come insegnano i sapienti di Israele: «Il timore del Signore allieta il cuore e dà contentezza, gioia e lunga vita» (Sir 1,10). Ancora, è l’esito di un’esistenza “cristica”, abitata dallo stesso sentire di Gesù, secondo le parole dell’Apostolo: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù», che si è fatto servo per amore (cf. Fil 2,5-6). Timore del Signore e servizio reso a Dio e ai fratelli al modo di Gesù sono i poli di un’esistenza che diviene Vangelo della vita,

buona notizia, capace di portare la gioia grande, che è di tutto il popolo (cf. Lc 2,10-13). I segni di una cultura chiusa all’incontro, avverte il Santo Padre, gridano nella ricerca esasperata di interessi personali o di parte, nelle aggressioni contro le donne, nell’indifferenza verso i poveri e i migranti, nelle violenze contro la vita dei bambini sin dal concepimento e degli anziani segnati da un’estrema fragilità. Egli ricorda che solo una comunità dal respiro evangelico è capace di trasformare la realtà e guarire dal dramma dell’aborto e dell’eutanasia; una comunità che sa farsi “samaritana” chinandosi sulla storia umana lacerata, ferita, scoraggiata; una comunità che con il salmista riconosce: «Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra» (Sal 16,11). Di questa vita il mondo di oggi, spesso senza riconoscerlo, ha enorme bisogno per cui si aspetta dai cristiani l’annuncio della buona notizia per vincere la cultura della tristezza e dell’individualismo, che mina le basi di ogni relazione. Punto iniziale per testimoniare il Vangelo della vita e della gioia è vivere con cuore grato la fatica dell’esistenza umana, senza ingenuità né illusorie autoreferenzialità. Il credente, divenuto discepolo del Regno, mentre impara a confrontarsi continuamente con le asprezze della storia, si interroga e cerca risposte di verità. In questo cammino di ricerca sperimenta che stare con il Maestro, rimanere con Lui (cf. Mc 3,14; Gv 1,39) lo conduce a gestire la realtà e a viverla bene, in modo sapiente, contando su una concezione delle relazioni non generica e temporanea, bensì cristianamente limpida e incisiva. La Chiesa intera e in essa le famiglie cristiane, che hanno appreso il lessico nuovo della relazione evangelica e fatto proprie le parole dell’accoglienza della vita, della gratuità e della generosità, del perdono reciproco e della misericordia, guardano alla gioia degli uomini perché il loro compito è annunciare la buona notizia, il Vangelo. Un annuncio dell’amore paterno e materno che sempre dà vita, che contagia gioia e vince ogni tristezza.


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Vita dell’Unità Pastorale Quaresima in comunità Facciamo fiorire il nostro deserto

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nostri ragazzi di catechismo sono aiutati a seguire i percorsi di quaresima con l’immagine di un grande deserto, che con i loro impegni settimanali potrà diventare un bellissimo prato fiorito aggiungendo di settimana in settimana un fiore per i bambini delle elementari, o delle zolle colorate per i ragazzi delle medie. Rappresenta il nostro cammino di quaresima che mostra come “nulla è impossibile a Dio” e come davvero il Signore fa fiorire il deserto e chiede anche a noi, nel nostro piccolo, di avere il coraggio del passaggio, della conversione, della capacità di trasformare il male in bene. Gli incontri di catechismo, il ritiro e i “Ciao a Gesù” della mattina, sia alle elementari che alle medie, saranno gli appuntamenti che aiuteranno i ragazzi a vivere questo cammino, aiutati dalle riflessioni e dalle vite di alcuni santi.

PROPOSTE PER I RAGAZZI DELLE ELEMENTARI E MEDIE Æ PREGHIERA MATTUTINA PER LE ELEMENTARI “Ciao Gesù” dal lunedì al venerdì alle ore 8.10 presso la cappellina feriale del Violino e della Badia a partire da lunedì 19 febbraio Æ PREGHIERA MATTUTINA PER LE MEDIE dal lunedì al venerdì alle ore 7.45 presso la casa “ex-custode” A. Papa accanto alla scuola media Kennedy a partire da lunedì 19 febbraio Æ PREGHIERA DEL VENERDÌ (VIA CRUCIS): ore 16.15 presso la chiesa parrocchiale ★ INCONTRO IN PREPARAZIONE ALLA PASQUA PER GENITORI E FIGLI ICFR DAL 1° AL 6° ANNO: domenica 11 marzo ore 9.15 presso oratorio Badia ★ INCONTRO IN PREPARAZIONE ALLA PASQUA PER 2°- 3° MEDIA da definire

PROPOSTE PER GLI ADOLESCENTI E GIOVANI Æ INCONTRI-PREGHIERA CON LA PAROLA DI DIO PER ADOLESCENTI giovedì alle ore 20.30 durante l’incontro formativo ★ INCONTRO DI PREPARAZIONE ALLA PASQUA • da definire... • sabato 24 marzo veglia delle palme con il Vescovo per adolescenti e giovani

PROPOSTE PER GLI ADULTI Æ S. MESSA FERIALE CON LA CELEBRAZIONE DELLE LODI E DEI VESPRI Æ VIA CRUCIS • ogni venerdì ore 16.15 in entrambe le chiese parrocchiali • ore 20.00 presso chiesa Violino ★ RITIRO COMUNITARIO per operatori pastorali e per tutti gli adulti domenica 18 marzo ore 15.30 presso teatro Violino ★ CENA DI SOLIDARIETÀ mercoledì 21 marzo ore 19.30 presso teatro Badia ★ VIA CRUCIS COMUNITARIA venerdì 23 marzo ore 20.30

centri di ascolto della parola di dio

ogni mercoledì alle 20.30 (21 - 28 feb.; 7 -14 mar.) ore 15.00 fam. DIDONÈ GIUSEPPINA fam. RIVA LUCIA N.B. martedì pomeriggio ore 20.30 fam. GUERRA LAURA

Via del Santellone 145, Badia trav. Quarta 38, Violino

trav. Seconda 48, Violino via Violino di sopra 131, fam. FRIGERIO ANNUNCIATA Violino zone vie dei Re Longobardi, fam. diversa Violino per ogni settimana via G. Rossa 12, Violino fam. SOANA SERGIO via Roncadelle 16/18 fam. ANTONINI ELDA (oltre la ferrovia) trav. Diciottesima 9, Badia fam. SANGIORGI MIRELLA via Quinta 77, Badia fam. RONCALI SERGIO via Vallecamonica 22, Badia fam. LUSSIGNOLI GIORDANO (condominio giallo) fam. MANESSI MARZOCCHI SILVANA via Settima 31, Badia N.B. martedì sera


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L’esperienza di accoglienza dei nuovi profughi ospitati nelle nostre comunità

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seguito della richiesta di Caritas Diocesana sull’eventuale disponibilità a gestire un nuovo gruppo di ragazzi Richiedenti Asilo, lo scorso settembre si è tenuta presso l’Oratorio della Badia una riunione tra i volontari della nostra Unità Pastorale, nella quale, dopo un’attenta valutazione e non pochi dubbi, vista la scarsa partecipazione, è stato comunque deciso di accettare e provarci. A quel punto, un numero ristretto di volontari della Caritas Violino Badia si è reso disponibile. A seguito di questa decisione, il primo ottobre 2017 la Prefettura ha provveduto a trasferire presso la struttura parrocchiale in via Roncadelle, alla Mandolossa, il nuovo gruppo di 8 ragazzi.

In base alle esperienze fatte nella gestione del gruppo precedente, con un percorso durato due anni, ci si è accorti che un cambiamento di rotta avrebbe potuto dare effetti migliori. Uno di questi aspetti è stata la difficoltà riscontrata nell’apprendimento dell’italiano, probabilmente anche a causa dell’uniformità del luogo di provenienza (Nigeria) che portava il gruppo precedente a parlare prevalentemente nella madrelingua o in inglese. Di conseguenza, in considerazione del nuovo gruppo in arrivo, è stato richiesto alla prefettura di poter creare un gruppo di lingua mista così da incentivarli nel parlare tra di loro prevalentemente in italiano, con l’obbiettivo primario di aiutarli nell’apprendimento della lingua, essendo fondamentale per il loro percorso, per la successiva valutazione

nella commissione che verificherà la loro richiesta di asilo e il sospirato futuro lavorativo. Ecco così l’arrivo di ragazzi di provenienza mista dalla Nigeria, Guinea e Sierra Leone e di lingua francese e inglese. Dal momento del loro arrivo, una parte dei ragazzi sta frequentando corsi base di italiano presso una struttura Caritas di via Cremona, due studiano per la licenza media; entrambi i corsi, pur con orari diversificati, impegnano i ragazzi per 10 ore alla settimana. Uno dei nostri obiettivi futuri sarebbe quello di riuscire a riportare lo svolgimento delle lezioni presso la casa dei ragazzi: questo sistema porterebbe alcuni vantaggi, ad esempio una migliore socializzazione tra i ragazzi e i volontari e consentirebbe di ottimizzare le ore della loro giornata, in funzione della partenza di un progetto di inserimento sociale-lavorativo. Tutti i progetti però richiedono anche delle risorse, in questo caso parliamo di risorse umane e di fatto per la loro realizzazione avremmo bisogno della disponibilità di volontari/volontarie in grado di insegnare la lingua italiana. Questo è un invito a chi fosse disponibile nel mettersi in campo: noi, attuali volontari, siamo a disposizione per qualsiasi informazione. Un’altra problematica che sta emergendo consiste nel fatto che da parte di tutti i ragazzi ci sono richieste frequenti, come già nel gruppo precedente, riguardante la possibilità di poter svolgere attività lavorative. Ci si era subito mossi per cercare di dar loro una risposta, purtroppo senza risultati concreti, ma allo stesso tempo senza mai rinunciare a questa speranza, continuando a portare avanti il progetto. Ora, a distanza di due anni e mezzo, è stato finalmente raggiunto un primo obiettivo riuscendo a organizzare e stipulare un progetto di accordo col Comune di Brescia, tramite i consigli di quartiere, per un inserimento dei ragazzi in lavori socialmente utili, pianificando interventi diversificati (secondo le stagioni e le priorità) sul territorio dei nostri quartieri Violino-Badia. Questo sarà un importante contributo per il loro percorso di integrazione destinato a rimanere anche per gli anni futuri. Nel frattempo, sono comunque tutti in possesso del documento C3 che consente loro di poter cercare e svolgere attività lavorative anche presso enti privati.


DialogoeFamiglia Nel frattempo alcuni ragazzi si stanno mettendo a disposizione qualora gli si chieda loro un aiuto di qualsiasi tipo, ad esempio lavoretti di giardinaggio, pittura… in forma di volontariato. Anche questo gruppo di ragazzi è totalmente autonomo nella gestione della casa, spese alimentari, spese per igiene personale; fondamentale è la figura del mediatore culturale che è stata individuata in Efe, l’unico migrante rimasto del vecchio gruppo, che da nono componente della casa svolge anche il ruolo di supervisore, seguendo i vari aspetti della gestione della casa facendo da punto di riferimento per i ragazzi e da tramite con i responsabili. Rendere concrete le parole del nostro Papa Francesco che ci raccomanda una maggior attenzione e un aiuto concreto nei confronti di tutti i nostri fratelli biso-

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gnosi, compresi i profughi, riteniamo sia un dovere di tutti coloro che possono mettersi in campo; non serve tanto, se ognuno porta anche una sola semplice goccia, unita a tante altre, potremo formare il mare. Di conseguenza noi cercheremo di ricoprire il nostro ruolo di volontari pur con tutti i nostri limiti, con coscienza e umiltà consapevoli che il percorso non sarà facile: sbaglieremo, cadremo… ma ci rialzeremo per non perdere mai di vista l’obiettivo. Aspettiamo a braccia aperte chiunque vorrà provare questa bella esperienza nella quale, come in tutte le esperienze di volontariato, è sempre più quello che si riceve di quello che si dona.

Il Gruppo dei Volontari della Caritas

CAMMINO FORMATIVO DI GENNAIO: LA VOCE DEI PARTECIPANTI Presentiamo di seguito il contenuto dei quattro incontri del mese di gennaio, attraverso lo sguardo di alcuni partecipanti. “Perché parlare di etica cristiana? Prezzemolo o lievito?” Don Diego Facchetti Don Diego Facchetti, docente di Teologia Morale è intervenuto in data 10 Gennaio 2018 presso il teatro del Villaggio Violino per il ciclo di incontri sulla “questione morale” proposti dall’unità pastorale Sacra famiglia - Padre Marcolini. Ci ha offerto una panoramica su quello che si intende per morale cristiana. Cristo è l’imperativo categorico concreto, in lui si completa e si allinea la morale cristiana già consegnata a Mosé con le leggi date da Dio. Ora, questa morale non va vissuta come una serie di precetti da rispettare, ma come un invito, un aiuto per vivere secondo la Sua parola con gioia. Il cristiano in quanto dotato da Dio di coscienza è infatti obbligato a compiere delle scelte divenendo responsabile delle proprie azioni. Ecco perché non si può far finta di nulla, la morale è intrinseca in ogni uomo che è per natura attratto da ciò che è bene. La questione morale è allora capire quale sia il vero bene, la vera gioia. Per definizione la morale è l’abito del cristiano, i comportamenti corretti, buoni e giusti da seguire nella vita. L’uomo che si comporta moralmente, potremmo dire anche eticamente, si distingue dalla

mondanità per dare risposte di senso alla sua vita. Le domande più decisive non sono, cosa mi piace? cosa ho voglia di fare? cosa mi diverte?, ma cosa è giusto? cosa è bene? cosa è vero? Per rispondere a queste domande è necessario restare Con Cristo, vivere Per Cristo, rimanere in Cristo. Se Lui diventa la nostra legge morale siamo in cammino per diventare beati, felici. Di fronte a Lui la nostra coscienza e libertà sono poi chiamate a farsi testimonianza verso gli altri. Gabriela Mattei

Perchè parlare di etica cristiana?


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“Il senso del peccato e il senso di colpa. Promessa o paralisi?" Prof. Paolo Ferliga

“Un corpo mi hai dato” - Uomo, donna...o” Don Sergio Passeri

Nell’odierna società “liquida”, nella quale consumiamo tutto, compresa la nostra identità fisica e psichica, qualcuno sostiene che dovremmo liberarci dai sensi di colpa, per vivere felici e non sprofondare nella depressione. Di tutt’altro avviso è il prof. Ferliga, che afferma che il senso di colpa è fondamentale nella nostra vita, perché è indice della nostra capacità di riconoscere il bene dal male. Egli individua inoltre nella società attuale una malattia dilagante, il narcisismo, che avrebbe come conseguenza il venir meno del senso di colpa insieme al senso di vergogna. Narcisista in senso patologico è colui che è concentrato esclusivamente sulla propria immagine, la cura perché sia perfetta e la esibisce; ma il corpo, essendo fragile, gli ricorda continuamente la sua imperfezione e mortalità. Per questo il narcisista lo allontana da sé e si illude di essere perfetto e separa da sé ciò che è imperfetto e con esso il senso di colpa, che è essenziale perché ci insegna ad accettare e a vivere anche il lato di morte, imperfezione, dolore, grazie a cui si può poi vivere pienamente anche il lato della gioia. Come educare allora ad un sano senso di colpa? Bisogna tenere presente, risponde il professore, due punti fondamentali: 1- con i giovani è più efficace e duraturo l’esempio (per questo dobbiamo fare un lavoro su noi stessi per essere adulti equilibrati e modelli positivi); 2- bisogna saper dire in modo autorevole NO, perché i giovani non facciano ciò che non devono fare (e ciò sarà in contrasto con la società consumistica, che spinge a dire sempre SÌ); sarebbe fondamentale l’aiuto e la collaborazione della comunità, perché è più facile educare se tutti gli adulti sono concordi nelle scelte e nelle regole. Se gli educatori saranno riusciti a instillare in tal modo la consapevolezza del bene e del male, allora ci sarà un riconoscimento dell’errore grazie al senso di colpa, un’assunzione della propria responsabilità e un pentimento, cui deve seguire un momento donativo, per cui chi ha sbagliato deve risarcire la comunità con il bene. Laura B.

La tematica proposta in questa serata era senz’altro ricca di suggestioni. Si tratta infatti di tematiche d’attualità, se ne parla quotidianamente, in diversi ambiti, mettendo a fuoco varie teorie o ideologie. Il punto di partenza è stato constatare come oggi generalmente si metta in discussione la differenza sessuale, è come se ovunque emergesse questa voglia di indifferenza...ma perchè? Molto probabilmente si deve ad una tradizione in cui la discriminazione sessuale è stata perpetuata in tutti gli ambiti e a farne le spese è stata chiaramente la donna. Forse per superare tale concezione si pensa di non parlare più di differenza in quanto questo termine riporta alla luce temi legati all’ingiustizia, alla prevaricazione.

Il senso del peccato e il senso di colpa

Un corpo mi hai dato

In questo contesto si colloca la tanto discussa teoria GENDER, la quale evidenzia le tre caratteristiche dell’essere umano: il carattere biologico (sesso), il carattere psicologico (identità di genere), il carattere socio-culturale (ruolo di genere).Il relatore ha posto al centro della sua relazione questo semplice fatto: il tema della differenza è un tema estremamente problematico, poiché richiama alla mente il termine disuguaglianza. Ma noi, come cristiani, come reagiamo? Per uscire dalla dialettica è necessario cogliere la provocazione e passare da un’ideologia dell’indifferenza, alla teologia della differenza per scoprirne la ricchezza. È stato quindi interessante viaggiare con Don Sergio, nella Bibbia e nei documenti della tradizione cristiana, per scoprire nei vari testi il valore della differenza. Il punto di partenza è la consapevolezza di essere un corpo, un dono. Il mio essere maschio/femmina è sì, un dato biologico, ma che si completa con il dato antropologico: diventare donna/uomo. Maschio e femmina si nasce ma uomo e donna si diventa.Ma qual è l’aspetto promettente della differenza? ...“I due saranno una cosa sola”. Il sogno divino è proprio quello di una comunione profonda, comunione nella libertà.


DialogoeFamiglia Questa differenza può giungere al suo compimento se la prendiamo sul serio, eticamente, moralmente, responsabilmente. “...Non è bene che l’uomo sia solo...”. Si tratta della vittoria sulla solitudine dell’uomo. Non è bene che l’uomo sia un individuo, cioè un essere incapace di entrare in relazione con l’altro. La donna costituisce quindi una sorta di anti-individuo, l’alterità, la reciprocità, la persona. “Gli voglio fare un aiuto che gli sia simile”. “La si chiamerà donna”. Un aiuto essenziale,che gli corrisponda, che gli stia di fronte, alla sua stessa altezza, volto a volto. “Dio formò con la costola, che aveva tolto all’uomo, una donna”. Adamo non può dare il nome alla donna,poiché la donna, il nome, l’ha scritto nella sua umanità, lo porta in sè. Il valore della differenza è proprio l’alterità. “E Dio la condusse all’uomo”. Accolgo te come mio sposo, recita la nuova formula del matrimonio cristiano proprio per indicarne il carattere sponsale. L’amore è un dono, ma si tratta di un dono fragile, proprio perché è prezioso, è da custodire. Non è certo possibile ora analizzare tutti i passaggi biblici e gli approfondimenti linguistici (l’etimologia delle parole a volte può illuminare zone ombrose...) vorrei solo concludere accennando al fatto che il termine DIVERSITÀ deriva da DI-VERTERE, letteralmente volgere in un’altra direzione.DIFFERENZA invece deriva da DI-FERRE portare altrove la stessa cosa, guardare nella stessa direzione. Ne consegue che non si può fare comunione tra individui, mentre si può tendere verso un unico obiettivo. Interessante... molto interessante. Roberta P. Educare i figli alla vita di fede. Impresa o vocazione? Prof. Domenico Simeone Il Dottor Domenico Simeone, Docente di Pedagogia generale e sociale presso la Facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha completato il ciclo di incontri di formazione su questioni morali, sviluppando il tema dell’educazione alla fede. L’idea di fondo che è emersa come un filo rosso, tenendo insieme i diversi passaggi della relazione, è che non servono supereroi per educare alla fede, ma persone capaci di porre in relazione vita e fede, di sperimentare la bellezza e la gioia del Vangelo, in un cammino di crescita umana e spirituale condiviso con i propri familiari e con la comunità parrocchiale. L’educazione alla fede è stata affrontata, in particolare, all’interno della relazione tra genitore e figli: la sfida educativa interpella in primo luogo i genitori, chiamati ad essere nel loro amore scultura vivente di Dio. Solo sperimentando la gioia del Vangelo

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Educare i figli alla vita di fede la fede diventa vita vissuta, in tal senso i genitori diventano testimoni con il loro stile di vita della bellezza della fede. Vita di fede provocata e sollecitata dall’attesa del figlio, la quale aiuta i genitori ad avvicinarsi al mistero della vita, così come dalla sua crescita e dallo sviluppo della sua personalità. Il Prof. Simeone ha sottolineato che la capacità dei genitori di mettersi in discussione rispetto alle scelte educative e la capacità di lasciarsi cercare e trovare da Dio donano loro la possibilità di manifestare pienamente il proprio “volto”, di “scoprirsi” cioè come persone e coppia amata da Dio e, dunque, chiamata ad amare. La coppia cristiana, pertanto, è chiamata ad essere responsabile verso il figlio, aiutandolo ad esprimere e a far crescere il proprio “potenziale” religioso. Questo è possibile attraverso un viaggio condiviso tra genitori e figli dove il padre e la madre devono cercare di promuovere nel figlio lo sviluppo di un senso di fiducia verso la vita e progressivamente verso Dio, la capacità di sopportare e superare la frustrazione da interpretare come fattore di crescita e l’accettazione della propria finitudine e fragilità. Il “viaggio condiviso” darà al figlio adolescente la possibilità di maturare una libertà interiore e il desiderio di ricercare un senso, anche religioso, da dare alla propria vita. Nella parte finale dell’incontro si è riflettuto sulla necessità di costruire nelle nostre realtà parrocchiali comunità capaci di educare nel contesto di una società dove è sempre più faticoso condividere valori sia umani che religiosi. Comunità educative che possono ritornare ad essere punti di riferimento se come cristiani saremo in grado di essere testimoni credibili e di offrire proposte formative e di carità in grado di interpretare e di dare risposte alle sfide e ai mali della società contemporanea. Luca Guerra


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I centri di ascolto ripartono in Quaresima

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La Parola che riscalda

inverno fa molto freddo; invece a casa c’è un bel calduccio, c’è la tua famiglia, perché uscire per andare ai centri d’ascolto? Poi vai. Le persone non sono tante, le conosci tutte. Si comincia a leggere la Parola di Dio, il Vecchio Testamento, con al centro la figura di Mosè. Non è un argomento un pò troppo lontano del nostro presente? Poi, pian piano, ti accorgi che i personaggi di questa storia non sono persone eccezionali, ma persone comuni, anche marginali e ti chiedi perché Dio le ha scelte, perché Dio si è servito di loro per compiere il Suo disegno? Allora si inizia a confrontarsi e scopri che il vissuto di ognuno, i problemi, le incertezze sono le stesse

ora come allora, che non serve essere grandi persone per avere una fede grande, che ora come allora ognuno di noi, nel suo piccolo, entra a far parte del progetto di Dio. Questo Vecchio Testamento non è poi così vecchio e questo Dio che sembra cosi lontano conosce il valore di ciascuno di noi. Anche a casa di Silvana c’è un bel calduccio e con gli amici presenti ti sei trovata bene come in famiglia; è valsa la pena di uscire. Al prossimo centro di ascolto vieni anche tu? Mariateresa

Una Parola mai banale

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o iniziato come animatore nei centri di ascolto nella nostra unità pastorale, al Violino negli anni 2016-2017 con tanta paura e timore, dicendo a me stesso: “non sono all’altezza di svolgere questo compito”, per tanti motivi che non sto a elencare. Ma fin dall’inizio ho trovato tanta famigliarità in questi incontri e molta gioia nelle persone che man mano si incontravano, senza avere la pretesa di fare tanti discorsi teologici, no! Nella semplicità del vivere quotidiano, nelle problematiche che ogni giorno incontriamo e non solo nella fede, nella mia ricerca sono cresciuto con loro. Quest’anno Don Raffaele mi ha proposto sempre al Violino di incontrarci in una casa (da Lucia Rigosa...) ho accettato con più coraggio, anche se il tema proposto non era semplice, sulla formazione del popolo Ebraico fino alla sua Pasqua, che poi diventerà anche la nostra in Gesù Cristo. Personalmente il vecchio testamento e sopratutto i primi 2 libri Genesi e Esodo li ho sempre visti molto

lontani da me fuori da ogni logica umana, perchè vedevo un Dio guerriero per far valere le sue ragioni, ma ho capito che non era così, perchè in un contesto molto diverso rispetto ai nostri giorni la persona non è cambiata. Mi sono reso conto che le persone hanno bisogno di catechesi anche e sopratutto sul vecchio testamento in generale e da lì mi sono orientato, naturalmente con l’approvazione delle persone che frequentavano il centro. Vedete, la parola di Dio non è mai banale, perché si ricavano sempre cose nuove e antiche per farci crescere nella conoscenza di Dio. Approfittiamo di questo periodo quaresimale per rinnovare assiduamente il nostro cuore alla Parola di Dio, ricavando un pò di spazio per Lui, per arrivare alla Pasqua come gli Ebrei, per uscire una volta per tutte verso la terra promessa. Diacono Francesco


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Ecco il nostro progetto Pastorale CI OCCUPIAMO QUESTA VOLTA DEL PARAGRAFO 2.4 DEL NOSTRO PROGETTO PASTORALE CHE TRATTA DELLA PASTORALE FAMIGLIARE

LA TRINITÀ, ICONA DELLA FAMIGLIA

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er quanto riguarda l’ambito della famiglia, il progetto pastorale della nostra comunità afferma che “il modello della famiglia è la Trinità, fluire continuo e incessante dell’amore vissuto nei termini del dono reciproco e totale. L’amore, quindi, è la via attraverso la quale l’uomo e la donna possono giungere alla pienezza della vita e ciò perché Dio è amore. La pastorale familiare si prefigge lo scopo di educare all’amore come scelta libera e responsabile, e come risposta ad un amore che precede”. Queste poche affermazioni potrebbero bastare come traccia per una serie non solo di riflessioni, ma di azioni concrete da sviluppare per il prossimo futuro. È innegabile che ci troviamo a vivere in un periodo storico in cui la famiglia, o per essere più precisi, le persone stesse stanno vivendo momenti di disorientamento e di difficoltà, che si riversano sulla famiglia lasciandola a volte molto ferita. A nessuno sfugge che, al di là del calo demografico e di tutti gli altri indicatori sociologici, la famiglia è spesso bersaglio di una cultura che tende a destrutturarla, senza però proporre valide alternative. Forse perché non ci sono alternative alla famiglia. Gli affetti, le relazioni, la testimonianza più vera e sincera, la sincera consolazione infatti passano esclusivamente dalle relazioni familiari. Che lo si voglia o no, tutti gli uomini e tutte le donne han-

Incontro pastorale famigliare

no un ombelico e con la famiglia che li ha generati devono fare comunque i conti, belli o meno belli che siano, ma li devono fare. Conviene allora, proprio per questo motivo, individuare alcune azioni prioritarie su cui concentrare l’impegno della comunità per favorire una sempre maggiore consapevolezza del grande dono e della responsabilità ricevute dalla famiglia. Linea (1): educare all’amore, perché l’Amore è una cosa fantastica, ma seria, tanto seria che qualcuno ci ha rimesso la pelle (Gesù); Linea (2): pastorale battesimale, per accompagnare nella scoperta della figliolanza con Dio; Linea (3) adulti: generare ed educare, per sostenere la vocazione Trinitaria dell’essere genitori; Linea (4) famiglie in crisi, perché Dio, che è padre di tutti, non abbandona mai i suoi figli. Sono queste le priorità elencate nel progetto pastorale della nostra comunità e sono queste le priorità che sono state assunte come linee guida dalla commissione di pastorale familiare: la commissione è un gruppo di famiglie che, prima di tutto, cammina insieme cercando di vivere l’amicizia con Gesù attraverso l’esperienza stessa di fraternità del gruppo, e secondariamente offre il proprio impegno pensando e proponendo iniziative ed attività secondo le linee prima elencate e soprattuto secondo le capacità e le forze che sono a disposizione del gruppo stesso. Tanto rimane ancora da realizzare ed è per questo che è urgente l’invito rivolto a tutti a prendere parte della commissione, perchè altre famiglie sentano che lo Spirito le chiama ad un impegno concreto a favore della comunità. La commissione si incontra il sabato pomeriggio secondo un calendario stabilito, con la presenza di tutti i propri figli che solitamente giocano correndo qua e là per tutto l’oratorio. La commissione di pastorale familiare.


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Cronaca dell’Unità Pastorale Cineforum: primo ciclo del 2018

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iovedì 22 febbraio al Violino e venerdì 23 alla Badia riprendono gli incontri del cineforum, con un programma ridotto rispetto alle precedenti edizioni essendo compreso tra le festività di San Faustino e Pasqua. Quattro incontri e cinque film con il consueto calendario, che prevede le proiezioni del giovedì al Violino alle 15.30 e al venerdì alle 20.45 alla Badia. Si inizia al Violino con il film Tutto quello che vuoi di Francesco Bruni, l’incontro tra un giovane e un anziano che diventa un percorso di formazione capace di dare una svolta alla vita del ragazzo. Alla Badia invece il primo film è Dunkirk di Christopher Nolan, un film di guerra (ma senza la guerra) che ha avuto un ottimo riscontro di pubblico ed è stato definito dai critici “memorabile”, “impeccabile”, “film perfetto”. Gli altri titoli delle settimane successive saranno comuni fra Violino e Badia. La tenerezza di Gianni Amelio affronta il tema del rapporto padri figli e di quelle parole mai dette invece necessarie. Il diritto di contare di Theodore Melfi racconta la storia vera di tre matematiche afroamericane quando negli anni '60, sfidando razzismo e maschili-

CINEFORUM Badia Associazione VI.VO Violino

smo, riuscirono ad entrare a lavorare alla NASA. L’ultimo incontro è con il film Gleno, all’inferno non c’è solo fuoco di Tiziano Felappi, un’opera indipendente che racconta la tragedia della diga della Val di Scalve, avvenuta il primo dicembre del 1923 alle 7.15 del mattino. La diga cedette riversando a valle sei milioni di metri cubi d’acqua, spazzando interi paesi della Valcamonica e causando la morte di oltre cinquecento persone. Il film è interpretato da alcuni abitanti dei paesi della Valcamonica ed è recitato in parte dialetto. Grazie alla collaborazione con il Gruppo Ricerca Badia 30, alla proiezione di venerdì 16 marzo alla Badia sarà presente il regista insieme a parte del cast. Rivolgiamo anche per questo un caldo invito alla comunità a partecipare. A tutti buona visione; con l’augurio di incontrarci per vedere insieme opere di sicuro valore, di seguito pubblichiamo il programma dettagliato.

in collaborazione con

Cineforum Badia Vi.Vo Violino Gruppo Ricerca Badia 30 FNP CISL

BRESCIA

PROPONGONO $ 4 INCONTRI, 5 FILM VIOLINO GIOVEDÌ 22 FEBBRAIO

BADIA TUTTO QUELLO CHE VUOI di Francesco Bruni - Italia 2017 DUNKIRK di Christopher Nolan - Usa/Gran Bretagna/Olanda 2017

VENERDÌ 23 FEBBRAIO

GIOVEDÌ 1 MARZO

LA TENEREZZA di Gianni Amelio - Italia 2017

VENERDÌ 2 MARZO

GIOVEDÌ 8 MARZO

IL DIRITTO DI CONTARE di Theodore Melfi - Usa 2017

VENERDÌ 9 MARZO

GLENO, ALL’INFERNO NON C’È SOLO FUOCO Di Tiziano Felappi - Italia 2014 GIOVEDÌ 15 MARZO

Alla proiezione del 16 marzo alla Badia saranno presenti il regista, l’autore delle musiche e alcuni abitanti della Valcamonica che hanno partecipato alle riprese del film sulla tragedia del Gleno (il crollo di una diga in Val di Scalve avvenuto nel 1923).

VENERDÌ 16 MARZO

Proiezioni del giovedì ore 15.30 presso il cinema/Teatro Violino Trav. Ottava, 4. Proiezioni del venerdì ore 20.45 presso il saloncino in Via Prima, 83, Villaggio Badia.

INGRESSO LIBERO


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La raccolta viveri d’Avvento

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urante lo scorso anno, la commissione Caritas ha promosso e organizzato l’iniziativa di raccolta viveri porta a porta: è stata un’esperienza pilota che ha segnato l’inizio, si spera, di una tradizione che si consoliderà negli anni. Così, anche durante l’Avvento 2017 nel Villaggio Violino un gruppo di adolescenti e preadolescenti si è rimboccato le maniche... L’azione vera e propria è stata preceduta da un incontro informativoformativo tra alcuni volontari Caritas e i gruppi di catechismo di 1-2-3^ media e i gruppi adolescenti. In quest’occasione, oltre che presentare le attività e le motivazioni che spingono la Caritas a operare, c’è stato modo di riportare ai ragazzi la bontà e la riuscita della raccolta precedente. Inoltre si è voluto allargare il coinvolgimento della fascia d’età e perciò accanto ai ragazzi delle medie sono stati “precettati” anche gli adolescenti: mentre i ragazzi dagli 11 ai 14 anni provvedevano al volantinaggio e alla raccolta, i più grandi hanno controllato, inscatolato e catalogato i prodotti ricevuti. Il risultato è stato più che soddisfacente anche se non si è arrivati al quantitativo raccolto nella precedente edizione. C’è stata forse qualche “falla” nell’informazione e nel passaggio porta a porta: diversi abitanti del Villaggio hanno riferito di non aver ricevuto il volantino o di non essere stati contattati per la raccolta... punti critici che ci aiuteranno ad essere più attenti la prossima volta. Al di la del risultato, dei conti e dei dati, per i nostri ragazzi è stata un’esperienza significativa:

Adolescenti che catalogano i viveri raccolti

mettersi al servizio degli altri nella propria comunità li rende cristiani attivi e consapevoli! Ora non resta che darci appuntamento per la prossima raccolta... alla Badia!!! Commissione Caritas La carità fa davvero bene a tutti, non solo a chi la riceve perché bisognoso, ma anche a chi la compie. Il bisogno dell’uomo è così ampio e profondo che chi si muove per rispondere a un bisogno dell’altro risponde contemporaneamente al suo bisogno di compimento, di essere compagno e prossimo al suo vicino. A dicembre la raccolta viveri per le vie del Violino, preceduta dal volantinaggio, ha visto protagonisti tanti ragazzi che si sono lasciati coinvolgere e tanti adulti che si sono messi in gioco.

I ragazzi partono per la raccolta I ragazzi hanno camminato e suonato ai cancelli delle case, hanno catalogato al computer i generi raccolti, hanno inscatolato gli alimenti per genere e data di scadenza. Chi vede i ragazzi così impegnati ne riceve bene e speranza, contro il cinismo di chi li giudica sempre negligenti. E riceve il bene anche chi beneficerà del loro lavoro. E che dire del divertimento di suonare i campanelli e ripetere a memoria “Siamo i ragazzi della Caritas... avete preparato qualcosa per noi, da dare a chi ha bisogno”. Si supera anche la timidezza. E qualcuno aveva davvero preparato una bella borsina piena, qualcun altro una scatola di pasta e basta, e qualcuno un sacchetto di biscotti da mangiare durante la raccolta per non perdere le energie. Grazia S.


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Ecco qualche commento dei ragazzi: Martedì 12 dicembre, noi ragazzi del sesto anno, insieme ai catechisti siamo andati per le vie del villaggio Violino per fare volantinaggio per la raccolta viveri della Caritas diocesana. Sabato 16 poi siamo andati di porta in porta a raccogliere quello che la gente aveva da offrirci. C’erano anche i ragazzi di 2°, 3° media e delle superiori. Abbiamo raccolto molti viveri, ma anche oggetti per l’igiene personale e ad uso domestico. Mi sono divertita facendo del bene ed è un’esperienza che vorrei ripetere. Ilaria A Dicembre io e alcuni miei amici di catechismo abbiamo contribuito con la parrocchia a cercare dei viveri per le persone meno fortunate di noi. Abbiamo suonato a ogni campanello del villaggio per chiedere dei viveri di casa in casa. La gente, a volte, non apriva alle porte, forse perché non sapeva chi fossimo, ma nonostante ciò abbiamo raccolto molti viveri. Non eravamo in tanti ma ci siamo aiutati a vicenda e ce l’abbiamo fatta anche grazie ai catechisti e agli organizzatori. Michele

Ho capito che, anche se la carità è questione di buona volontà, ha bisogno di una buona dose di organizzazione altrimenti non arriva dove dovrebbe arrivare e non raggiunge il suo obiettivo. Quindi è necessario il cuore ma anche la testa: mappe del villaggio, suddivisione dei quartieri, squadre ben organizzate, pettorine per farsi riconoscere, automobili, computer e scatoloni. Sara

È stato bello fare il volantinaggio per la Caritas, perché insieme agli amici ci si diverte sempre, mentre il giorno della raccolta dei viveri è stato un po' più faticoso perché tante persone non ci hanno nemmeno aperto...ma chi lo ha fatto è stato davvero generoso, non solo verso i bisognosi ma anche verso di noi che facevamo la raccolta, offrendoci la merenda! Riccardo

Mostra presepi 2017/2018:

un avvenimento da ricordare con fede

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ra il 2010, quando un gruppetto di amici ha osato chiedere all’allora parroco, Don Biagio, la disponibilità di locali parrocchiali per allestire, nel periodo natalizio, una mostra di presepi.

Mostra presepi

Dopo una risposta affermativa, la scelta della collocazione della mostra non poteva che cadere sulla chiesetta di S. Antonio sul colle, luogo ideale e molto suggestivo per una tale manifestazione. Sono passati 7 anni e la mostra continua. Siamo arrivati alla settima edizione. Quest’anno è stata allestita presso l’oratorio nella sala del cinema/teatro di via prima, dando così la possibilità anche a persone non più giovani di visitarla, evitando di percorre la ripida stradina che sale da via Badia e che, in questi mesi invernali, è a rischio. Una buona partecipazione di pubblico si è alternata nella sala dell’esposizione delle 58 opere presentate da 44 espositori/artisti. Il 16 dicembre, serata dell’inaugurazione, ci ha accompagnato in concerto il coro “i cantori di Verolavecchia” molto applauditi nel loro repertorio; le poesie natalizie in dialetto, scritte da nostri concittadini e lette dalla bravissima signora Emanuela, hanno concluso la serata tra forti applausi.


DialogoeFamiglia Il 6 gennaio, i bambini delle due comunità hanno partecipato alle preghiere di benedizione “Insieme ai Re Magi” accompagnati dal coro Smile del Violino. È stata un’esperienza molto positiva e bella, sia per la sala che per l’allestimento; tanti i commenti positivi che i visitatori hanno voluto lasciarci, sia scritti che a voce e il ricavato delle offerte e della sottoscrizione è stato devoluto per le opere di ristrutturazione dei tetti della parrocchia Badia. Una richiesta su tutte: ripeterla anche in futuro, sottolineando però di mantenerci in quel clima, quell’aria natalizia e di pace propria di questi giorni a testimo-

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nianza della nostra fede, che ricorda e ci fa rivivere la nascita di Cristo Salvatore del mondo, stimolandoci a non rincorrere e perderci in vie sfavillanti di luminarie e consumismo. Non deve cioè diventare solo una manifestazione tradizionale, che andrebbe altrimenti persa, un rito, un’abitudine, un’usanza, ma deve rimanere legata al nostro essere cristiani, consapevoli che Dio ha mandato sulla terra suo figlio a morire per salvare noi. Guerino

ADOLESCENTI A SERVIZIO L’esperienza dei nostri adolescenti presso ANFFAS e Casa Famiglia

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l 4 e il 5 Gennaio il gruppo degli adolescenti dalla seconda superiore ha vissuto un’esperienza di volontariato di due giorni presso l’ANFFAS di San Polo e la Casa Famiglia Achille Papa. Sono state giornate intense, ricche di incontri e di attività; abbiamo conosciuto nuove realtà che hanno fatto il possibile per accoglierci al meglio delle loro possibilità, e abbiamo scoperto che molte persone delle nostre comunità collaborano spesso con loro, mettendo a disposizione tempo e energie. A seguire riportiamo le impressioni di alcuni ragazzi a proposito dell’attività.

Æ Siamo rimasti colpiti dall’esperienza presso l’associazione ANFFAS: energia, gioia, felicità infatti sono state le parole più utilizzate nel momento in cui a fine giornata ci siamo ritrovati a confrontare le nostre sensazioni e idee su quanto avevamo vissuto; è stato bello, perché siamo stati molto a contatto con i ragazzi e mi sono sentita utile: a loro basta una partita a carte, il sedersi a tavola con noi e sono felici. Questo mi ha fatto pensare a quanto le cose più semplici possano portare alla vera gioia. Più complessa l’esperienza invece con gli anziani della Casa Famiglia, perché alcuni di loro non

ALCUNI ADOLESCENTI PRESSO LA CASA FAMIGLIA


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riuscivano ad interagire con facilità; è stata però una bella giornata anche quella, perché mi ha arricchita e mi ha riempita di piccoli gesti come i sorrisi timidi e i grazie detti sottovoce dagli anziani. Carlotta Æ Sono state entrambe esperienze che ci hanno fatto comprendere quanto sia importante fare del bene e tendere una mano verso chi ne ha bisogno. Negli ultimi anni ci sono stati cambiamenti positivi per l’integrazione delle persone diversamente abili, ma penso si possa fare ancora di più, partendo dall’invertire la logica dell’egoismo con quella dell’aiuto e della disponibilità verso gli altri. Inoltre, è importante sottolineare e ricordare come la nostra comunità sia attiva nel volontariato. Alice Æ Ogni campo o ritiro si vivono sempre emozioni nuove. Questo ritiro, anche se solo di due giorni, mi ha fatto provare delle emozioni indescrivibili. Penso che fare volontariato all’anFfas sia stata un’esperienza fantastica, che però mi ha messo a dura prova, poiché era un’esperienza nuova e

soprattutto molto forte. Poter giocare e seguire i meno fortunati di noi mi ha fatto capire che coloro che li seguono tutti i giorni come lavoro, sono delle persone da ammirare. Ho capito che a questi ragazzi basta una semplice partita a carte o una semplice chiacchierata con te per essere felici. Devo fare anche i miei complimenti alla struttura che si è dimostrata preparata ad accogliere dei ragazzi. Luca Queste sono state le impressioni dei ragazzi. Durante il campo è stato importante anche potersi ritrovare a fine giornata, confrontare le esperienze e le sensazioni, condividendo piccole soddisfazioni e perplessità. Speriamo che queste esperienze possano aver gettato le basi per un servizio futuro, perché il volontariato e la gratuità entrino a far parte della nostra quotidianità. Già nei prossimi mesi, probabilmente, continueremo il servizio presso il Centro Diurno Achille Papa, realizzando, come ci è stato proposto, dei pannelli per il salone principale. Gli educatori

Il vescovo Pierantonio incontra i ministri straordinari della comunione

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l nostro vescovo Pierantonio Tremolada ha incontrato i ministri straordinari della comunione,in quattro appuntamenti in tutta la diocesi. Noi abbiamo partecipato il 20 gennaio, al mattino, nel teatro Aurora di Roncadelle; la presenza è stata numerosa e arricchita da tanti interventi. Dopo un breve saluto, Sua Eccellenza ha esortato tutti a vivere questo ministero prezioso con fede, con semplicità e tenerezza verso gli ammalati. Ci ha introdotti con la meditazione sulla guarigione del lebbroso (Mc 1,40-45) -Gesù si commosse, tese la mano, lo toccò e disse: “Lo voglio, sii purificato”È questa potenza che rende bello quello che solo Dio può fare. Il regno di Dio è sentirsi amato dal Padre, è un’esperienza che cambia la vita e rende felici. Gesù manifesta il Regno di Dio in mezzo agli uomini senza nessuna pubblicità. Collegandosi alla guarigione del lebbroso, il Vescovo ha concretizzato in tre punti l’essenzialità del ministero della comunione:

- FONDAMENTO: comunione con il Padre, con lo Spirito Santo e con Cristo; sentendosi amati e forti del Suo amore e della Sua potenza. - SENTIMENTO: compassione, conpatire, soffrire con chi soffre, condividere il dolore nella speranza e con la fortezza interiore che da la pace al cuore. - COMPORTAMENTO: semplice, lontano da ogni pubblicità, far percepire l’affetto di Cristo con la tenerezza dei gesti per un servizio umile. Il Vescovo Pierantonio considera questo ministero notevole e prezioso, perché dona agli ammalati un servizio di carità che favorisce l’incontro con Gesù. Gli ammalati e gli anziani che credono in Gesù, trovano la forza di offrire la loro infermità, superando la solitudine e trovando consolazione nella fede. Confortati dalle parole del Vescovo, cerchiamo semplicemente di testimoniare nella comunità un servizio di carità che dona ai fratelli la speranza e favorisce l’incontro con Gesù. Bernardina e Modesto


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Spazio compiti: uno sguardo al futuro

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ella nostra unità pastorale da quattro anni è stato avviato il progetto “Spazio Compiti” che cercava di unire le esigenze delle famiglie, la cura nei confronti dei ragazzi e l’animazione della proposta educativa dei nostri oratori. Lo stimolo è partito dalla richiesta di alcune famiglie che, per motivi soprattutto di lavoro, desideravano venisse attivato nelle nostre comunità un “doposcuola” per i ragazzi delle medie. L’orario scolastico, diverso da quello delle elementari, infatti, offre ai ragazzi il tempo pomeridiano libero e da dedicare allo studio; tuttavia per le famiglie impegnate nel lavoro questo significa lasciare i figli in autonomia nella gestione degli impegni. Ovviamente questa autonomia può diventare un tempo difficile per i ragazzi che si trovano ad autogestirsi dal momento del pranzo sino a buona parte del pomeriggio, non avendo tutti la possibilità di trascorrere questo tempo dai nonni o in altre famiglie: si possono così aprire maggiori spazi alla cosiddetta “dispersione post-scolastica”, con relative ricadute sulla crescita dei ragazzi. Questa esigenza si è incontrata con la necessità da parte dei nostri oratori di proporre attività che favorissero da un lato la presenza in oratorio dei ragazzi stessi e dall’altro l’ampliarsi della proposta educativa oratoriana oltre a quella sportiva o catechistica. Proprio con questo intento è stato avviato questo servizio che per motivi di comodità organizzativa è stato localizzato all’oratorio del Violino e strutturato man mano a seconda delle necessità. Spazio Compiti non comprende solo il tempo dei “compiti pomeridiani” ma, rispondendo alle richieste delle famiglie,si è completato con un servizio di trasporto dalla scuola all’oratorio e una mensa postscolastica, così che ai ragazzi possa essere garantito il rientro da scuola e il pranzo. La continuità educativa è stata assicurata con l’assunzione di uno e, in alcuni casi due operatori stipendiati idonei a questo servizio, che si svolge dalle 13 alle 17, dal lunedì al venerdì di ogni settimana. “Spazio Compiti” è stato organizzato e strutturato perché avesse una certa autonomia finanziaria facendo fronte ai costi per l’educatore, quelli della mensa e l’utilizzo degli ambienti: tale obbiettivo si è raggiunto

grazie ai contributi economici dei genitori che nei vari anni hanno permesso una chiusura non in perdita. Quest’anno una serie di novità ha segnato la vita di questa attività: anzitutto un cambio dei partecipanti, dato che tanti che avevano iniziato al primo anno sono passati alle scuole superiori, ma anche un cambio del personale. La risposta da parte dei nuovi iscritti per quest’anno scolastico è stata positiva, con numeri significativi e il personale trovato è stato scelto con attenzione, affinché la qualità del servizio ne giovasse sempre di più; infine, è stato messo subito in evidenza che era necessaria la continuità di rapporto tra le famiglie ed il gestore del servizio, così da offrire uno spazio educativo e di confronto utile non solo ai ragazzi ma anche ai genitori, partecipi appieno del servizio stesso. Queste le prospettive che hanno incoraggiato l’avvio di Spazio compiti anche in questo nuovo anno scolastico. Tuttavia tale prospettiva positiva si è scontrata progressivamente con alcune fatiche organizzative comprensibili visto il numero dei ragazzi coinvolti, con un dialogo non sempre corretto tra le famiglie e l’organizzazione del servizio, sino a giungere ad una vera e propria disaffezione. Così, dai tanti iscritti iniziali il gruppo si è notevolmente ridotto con il trascorrere dei mesi e il servizio mensa è divenuto fine a se stesso, senza che si passasse al servizio dello studio assistito pomeridiano, come auspicato.


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Questa inflessione dei partecipanti ha avuto delle ripercussioni economiche, per cui oggi il servizio è al limite della sostenibilità anche in questo senso. Queste considerazioni sono state presentate ai due consigli dell’oratorio, che hanno da un lato riconosciuto la validità educativa della proposta, ma dall’altro hanno colto i limiti ed sottolineato in particolare il fatto che questo servizio è stato letto, negli anni, soprattutto come una risposta all’esigenza dei genitori più che una occasione per creare una rete educativa significativa e per far “abitare” l’ambiente dell’oratorio con un certo stile. Da queste considerazioni si è dedotto, permanendo questa situazione, che per il prossimo anno

non verrà attivato “Spazio Compiti” nella modalità sinora sperimentata. L’intenzione è quella di superare l’idea che l’oratorio sia solo un luogo che eroga dei servizi, la cui qualità è posta in confronto con quella di altri enti, ma che emerga come lo stile dell’educare cristianamente in oratorio, nel proprio oratorio, sia quel fattore discriminante rispetto ad altre proposte simili, auspicando che questo ravvivi il senso di partecipazione e di corresponsabilità nelle famiglie delle comunità per costruire un futuro diverso per i nostri ragazzi. Don Fausto

Bilancio prima parte attività uso violino

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nche le attività della nostra associazione sono riprese a pieno ritmo dopo la pausa invernale. Il campionato dei ragazzi che partecipano al Csi è ripreso il 27 gennaio mentre quelli dei nostri “piccoli” atleti che partecipano ai campionati Anspi riprendono rispettivamente il 10 ed il 17 febbraio. Durante la pausa invernale abbiamo partecipato ad alcuni tornei indoor che si sono svolti tra Brescia e provincia, non stiamo a menzionare i risultati del campo anche se ci teniamo a dire che l’impegno di tutti ha portato alla luce ottime prestazioni. Non più di una settimana fa lo staff dell’Asd Violino si è ritrovato per fare il punto sulla prima parte della stagione sportiva: possiamo affermare che è stata sicuramente positiva sotto tutti i punti di vista: gli allenamenti sono sempre partecipati, l’impegno è massimo e l’entusiasmo è contagioso. I risultati altalenanti delle partite di campionato ci interessano relativamente, come da sempre ricordiamo il percorso di crescita non si riassume in un risultato ed in una classifica... e poi in Italia non siamo tutti un popolo di Commissari Tecnici? L’obbiettivo dichiarato di inizio stagione è sempre quello di far crescere

tutti coloro che prendono parte alle nostre attività in un ambiente sano come l’oratorio e lo teniamo sempre a fuoco. Un particolare ringraziamento alle famiglie di tutti i ragazzi della nostra associazione che continuano a supportarci, non tutto ci riesce per il meglio, diamo sempre il massimo perché teniamo ai vostri figli, siamo disponibili ad ascoltare i consigli di tutti. Se qualcuno vuole farsi avanti può dare la propria disponibilità, IL TUO AIUTO È FONDAMENTALE, in oratorio c’è sempre qualcosa da fare...ed in attesa che inizino i lavori di ristrutturazione teniamo da conto ciò che qualcuno prima di noi ha costruito. Luca A.


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PER UN PUGNO DI LIBRI E DI FILM ❱ Quanto dev’essere disperata la condizione di vita in Afghanistan - schiacciato dal dominio talebano - se una madre decide di condurre il figlio di 10 anni in Pakistan e lì abbandonarlo, nella speranza che in qualche modo riesca a cavarsela? E quanto difficile dev’essere per lui - e per tanti come lui - affrontare solitudine, lavori al limite della schiavitù, violenze e rimpatri forzati, viaggi pericolosi e disumani in cerca di un futuro migliore? Potremo trovare risposta leggendo il racconto semplice che Fabio Geda ha raccolto da Enaiat: una storia vera ambientata nei primi anni del 2000, adatta alla lettura di adulti e ragazzi. Un romanzo che è anche storia di amicizia, di accoglienza e solidarietà. Enaiat insegna anche a noi a comprendere le motivazioni vere di migranti e profughi, le condizioni disumane da cui fuggono, stretti fra il rimpianto di ciò che lasciano e la necessità di partire. E ci insegna ad apprezzare ciò che per noi è normale: una casa e una famiglia, sicurezza, scuola. Fabio Geda “Nel mare ci sono i coccodrilli” ed. Baldini & Castoldi 2017, euro 12,00 ❱ Un misterioso incontro in treno, una passione totalizzante per gli scacchi, un omicidio all’interno del labirinto del parco della villa, una scacchiera con una posizione di gioco complicata lasciata incompiuta, ...tutti gli elementi per costruire un giallo intrigante aprono il romanzo che procede poi recuperando il passato dei protagonisti, svelando impensabili retroscena. Il racconto ci trascina, ripercorrendo la disumanità e l’ingiustizia della discriminazione antisemita del periodo nazista, fino al lager di Bergen Belsen, dove gli scacchi diventano l’unica ragione di vita (e di morte) per Tabori e per molti deportati, in un terribile, macabro, gioco estremo con il loro aguzzino. Un modo nuovo, non memorialistico e autobiografico, per non dimenticare l’olocausto. Paolo Maurensig, La variante di Luneburg, Adelphi 1993, pag. 158, euro 10,00 Laura B. ❱ Lola Doillon è una quarantaduenne francese alla sua terza regia. Figlia d’arte con papà regista, mamma montatrice, ma anche moglie di Cedric Klapish con cui ha lavorato come assistente al film “L’appartamento spagnolo” diventato un cult generazionale. Il viaggio di Fanny racconta di una tredicenne francese e delle due sorelline più piccole, dai genitori mandate in orfanotrofio in Italia proprio nel pieno della seconda guerra mondiale con la Francia occupata dai nazisti. Anche in Italia, però, le cose non sono diverse, per cui Fanny, le sorelline e altri bambini ebrei, con grande coraggio e forza d’animo riprenderanno il viaggio verso la salvezza nella neutrale Svizzera. Questo di Lola Doillon è un film che affronta con delicatezza il tema della persecuzione nazista visto dalla parte dei bambini. Emozionante e commovente nel raccontare per non dimenticare e per questo scelto come film celebrativo del Giorno della Memoria. Il viaggio di Fanny, regia Lola Doillon, durata 94' ❱ Aki Kaurismaki, è un regista finlandese di nicchia che dichiara di fare film solo quando ha qualcosa da dire, altrimenti preferisce andare a pescare. Miracolo a Le Havre ne ha tante di cose da dire. Un ex scrittore parigino si rifugia a Le Havre insieme alla moglie e conduce una vita modesta di lustrascarpe di strada, qualche bicchiere al bar e la serena compagnia della dolce compagna e la fedele cagnetta. La vita à colma di incognite, un cambiamento al sereno quotidiano la daranno la malattia e il ricovero in ospedale della moglie e l’incontro con un bambino africano clandestino, ricercato dalla polizia. Il film di Kaurismaki è un meraviglioso inno all’amore, una dedica ai più umili e agli emarginati. Gioiello di poesia dallo stile asciutto, diretto senza artifici con un linguaggio di estrema semplicità al limite del paradosso. Si parla di immigrazione, proletariato, malattia, fede fatalistica, leggi di dubbia onestà, ma soprattutto di solidarietà e amore trattati come gesti rivoluzionari a fronte di una società sempre più chiusa a riccio. Si ride, si piange, ci si solleva nel segno della speranza. Miracolo a Le Havre, regia Aki Kaurismaki, durata 93’ Walter S.



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