Dialogo e Famiglia Giornale dell’unità pastorale delle Parrocchie Badia-Mandolossa e Violino N˚ 2 - Aprile 2016
Misericordia in Spirito
INNO GMG 2016
Sommario Parola del Parroco Le opere di misericordia spirituali ci sfidano ad essere migliori. . . . . . . . . . . . . . . . pag. 3
Vita della Chiesa Consigliare i dubbiosi e insegnare agli ignoranti: la catechesi oggi . . . . . . . . . . . . . . . . » 5 Perdonare le offese ed ammonire i peccatori: i missionari della Misericordia . . . . . . . . . . . . . . . » 7 Beati gli afflitti perchè saranno consolati (Mt 5,4). . . . . . . . . . . » 8 Sopportare pazientemente le persone moleste . . . . . . . . . . . . . . . » 9 Pregare Dio per i vivi e per i morti. . . . . . . » 10
Vita dell’Unità Pastorale In cammino verso l'unità pastorale. . . . . Il sacramento della Riconciliazione nella nostra comunità: la parola ai parrocchiani. . . . . . . . . . . . . . . . . Il ministero della consolazione nella nostra comunità. . . . . . . . . . . . . GMG: proposta ancora valida?. . . . . . . .
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Cronaca dei Quartieri La vecchia, una tradizione che si mantiene giovane nel tempo. . . . . . . . . Ritiro quaresimale ragazzi. . . . . . . . . . Ritiro quaresimale terza media e prima superiore . . . . . . . . . . . . . . . Ritiri quaresimali adulti ICFR: l'unico vero bene l'amicizia con Dio . . . . Ritiro quaresimale comunitario . . . . . . . Alla mensa dei poveri e dietro la croce di Gesù . . . . . . . . . . . . . . . . Voci dalla lavanda dei piedi . . . . . . . . . ASD GSO Badia in...forma. . . . . . . . . . Continua l'opera di accoglienza dei giovani nigeriani. . . . . . . . . . . . . . .. Cineforum di quaresima . . . . . . . . . . .
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Beato è il cuore che perdona! Misericordia riceverà da Dio in cielo! Solo il perdono riporterà pace nel mondo. Solo il perdono ci svelerà come figli tuoi.
Feriali:
Festive:
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Don Raffaele Donneschi, Don Fausto Mussinelli, Lucrezia Barbieri, Jessica Pasqui, Francesco Quaranta, Elena Rubaga, Guerino Toninelli, Elena Vighenzi, Carlo Zaniboni.
Per chi volesse scriverci: redazione.dialogoefamiglia@gmail.com
Beato è il cuore che perdona! Misericordia riceverà da Dio in cielo! Le nostre angosce ed ansietà gettiamo ogni attimo in te. Amore che non abbandona mai, vivi in mezzo a noi! Beato è il cuore che perdona! Misericordia riceverà da Dio in cielo!
Orari S. Messe Unità Pastorale
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Col sangue in croce hai pagato Tu le nostre povertà. Se noi ci amiamo e restiamo in te il mondo crederà!
Beato è il cuore che perdona! Misericordia riceverà da Dio in cielo!
da lun a giov ore 8.30: Badia da lun a ven ore 18.00: Violino ven ore 18.30: Badia
Redazione
Foto in copertina: Cuore di betulla
Persi in un mondo d’oscurità lì Tu ci trovi. Nelle tue braccia ci stringi e poi dai la vita per noi.
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Vita dei Quartieri Realtà del quartiere: il centro diurno. . . . La Badia fa 60 anni . . . . . . . . . . . . . . Grest 2016 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Proposte estive . . . . . . . . . . . . . . . .
Sei sceso dalla tua immensità in nostro aiuto. Misericordia scorre da te sopra tutti noi.
sab ore 8.30: Lodi Mattutine sab ore 18.00: Violino
sab ore 18.30: Badia dom ore 8.00: Badia dom ore 9.00: Violino dom ore 10.30: Badia dom ore 11.00: Violino dom ore 17.00: Mandolossa dom ore 18.00: Violino
Contatti dei presbiteri della Unità Pastorale Parroco (don Raffaele Donneschi): Parrocchia San Giuseppe Lavoratore trav. Ottava,4 - Villaggio Violino tel. (segreteria parrocchiale) 030 312620 e-mail: raffado@alice.it - www.parrocchiaviolino.it Curato (don Fausto Mussinelli): Parrocchia Madonna del Rosario via Prima, 81 - Villaggio Badia tel. 030 313492 - cell. 328 7322176 e-mail: donmussi80@gmail.com - www.parrocchiabadia.it
Riferimenti per gli oratori: Oratorio San Filippo Neri via Prima, 83 - Villaggio Badia Oratorio Violino via Prima, 2 - Villaggio Violino
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Parola del Parroco LE OPERE DI MISERICORDIA SPIRITUALI CI SFIDANO AD ESSERE MIGLIORI
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l Giubileo della Misericordia ci invita a uno stile di vita misericordioso che diventa concreto soprattutto nelle opere di Misericordia, corporali, di cui abbiamo parlato nello scorso numero e quelle spirituali. Così la Chiesa è chiamata ancora di più a prendersi cura di queste ferite, alleviarle con l’olio della consolazione, fasciarle con la misericordia e curarle con la solidarietà e con la dovuta attenzione. A mio parere le Opere di Misericordia Spirituali sono più 'difficili' da compiere ai nostri giorni perché un malcelato senso di 'privacy', ovvero di 'rispetto umano', come si chiamava una volta, ci impedisce di accedere e di mettere in pratica queste 'opportunità di misericordia'. Proviamo a rileggerle una per una...
chi, i profeti e pienamente in Gesù Cristo. Gesù stesso scelse personalmente i Dodici per prepararli all’apostolato, ciò nonostante verso la fine della convivenza con loro affermò "Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità". (Gv16,12-13) Ogni persona ha il suo momento per incontrare la verità ed è a partire da questa convinzione che nasce la missione di insegnare da parte della Chiesa, dei genitori, dei catechisti e di ogni cristiano adulto: secondo Gesù non ci sono persone che siano 'dei casi senza speranza' e quindi non abbiamo il 'diritto' di desistere, ricordando che ogni insegnamento che nasce dalla carità, dalla preghiera e dalla pazienza dà frutti in abbondanza.
1. Dare buoni consigli a chi ne ha bisogno
3. Ammonire i peccatori
È il dono di orientare e assistere chi ne ha necessità! Gesù ci ha detto di non essere ciechi che guidano altri ciechi e anche a togliere prima la trave dal nostro occhio per poter vedere meglio la pagliuzza nell’occhio del fratello… questo però non ci esime dal ben consigliare chi ne ha bisogno. Consigli 'buoni' e non qualsiasi consiglio: questo è possibile solo nella grazia dello Spirito Santo che ci permette di discernere gli avvenimenti e dar loro una lettura alla luce del Vangelo. Possono diventare pericolosi i consigli dati senza una vita di preghiera ed elargiti al tavolino di un bar e in un gruppo di pettegolezzo. A causa di consigli dati senza la luce di Dio, molte amicizie si sono sciolte, matrimoni distrutti e guerre iniziate! Consigliare è aiutare a illuminare il cammino di chi oggi vive nell’oscurità.
Ammonire vuol dire mettere in guardia con energia e autorevolezza qualcuno contro errori, pericoli, peccati, ma anche esortare, ammaestrare, rimproverare, riprendere, correggere. Si può dunque distogliere uno da una cattiva strada o anche solo corregger-
2. INSEGNARE A CHI NON SA Insegnare non è semplicemente trasmettere delle conoscenze, è anche correggere chi sbaglia, trasmettere i valori del Vangelo, formare nei valori etici e morali. La Storia della Salvezza è certamente una continua pedagogia di Dio nei confronti dell’umanità. Dio si è rivelato istruendo il suo popolo attraverso i patriar-
La parola di Dio dimori tra voi
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lo per il suo comportamento, con diversi interventi, come l’esortazione, l’ammonimento, l’istruzione e l’incitamento. È lo stesso Dio nostro Padre che ci sollecita con il suo amore a prendere qualche iniziativa al riguardo di quest’opera di misericordia spirituale, dicendo: “com’è vero che io vivo, non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva” (Ez 33,11). E San Paolo ci dice come dobbiamo agire per la salvezza dei peccatori: “La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente. Ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza” (Col 3,16). Certo nelle nostre famiglie non è così facile né istruire, né correggere. Si tratta di usare discrezione, amabilità e soprattutto dare il proprio esempio. La testimonianza, la bontà e il sorriso conquistano assai di più di tante prediche.
4. Consolare gli afflitti Gesù ci ha dato molti esempi di consolazione... basti pensare al suo impegno nel consolare le sorelle del defunto Lazzaro, Marta e Maria. Paolo inizia la seconda Lettera ai Corinzi dicendo: “Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione! Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio” (2Cor 1,3-4).
Tutti nella vita possiamo avere bisogno di consolazione: da parte di Dio questa viene con certezza; alleviare, aiutare a diminuire o a sopportare sofferenze, morali e spirituali è compito anche nostro. “Confortatevi a vicenda e siate di aiuto gli uni agli altri, come già fate!” Dice Paolo apostolo. Purtroppo viviamo in un mondo sempre più affollato e sempre più anonimo… rischiamo di sentirci soli in mezzo alla moltitudine: parliamo poco dei nostri sentimenti e di ciò che proviamo, ci ascoltiamo troppo poco! Consolare è un’opera di misericordia che diventa una vera virtù cristiana, se esercitata nella quotidianità!
5. Perdonare di cuore le offese Il perdono è un’esperienza del Vangelo e una condizione per entrare nel Regno dei Cieli. Gesù ci da questa lezione insegnandoci la preghiera del Padre Nostro: “Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe” (Mt 6,14-15). Se non perdoniamo, impediamo che il perdono di Dio arrivi a noi. Chiedere perdono a Dio è tutto abbastanza facile… concedere il perdono agli altri il più delle volte è difficile e spesso ci comportiamo come il servo malvagio della parabola evangelica che fu perdonato del molto che doveva, ma non seppe perdonare il suo prossimo del poco che gli era dovuto. Anche se non riusciamo a dimenticare l’offesa o l’ingiustizia subita, lo sforzo che dobbiamo compiere è quello che va nella direzione di ristabilire una relazione positiva con la persona perdonata, offrirle una nuova opportunità. Negare il perdono, equivale a un atto di ingiustizia verso Dio, verso noi stessi e verso i fratelli.
6. Sopportare con pazienza le avversità e le debolezze del prossimo
Il ritorno del figliol prodigo, Pompeo Batoni
Per vivere il Vangelo di Gesù è necessario essere pazienti. Questa opera spirituale ci esorta a sopportare con pazienza chi ci sta vicino, con tutti i suoi limiti, debolezze, difetti e miserie… questo non vuol dire che dobbiamo astenerci di orientare, incoraggiare, offrire opportunità affinché questi limiti e debolezze siano superati. Ce lo ricorda San Paolo: “Noi, che siamo i forti, abbiamo il dovere di portare le infermità dei deboli, senza compiacere noi stessi” (Rom 15,1). L’apostolo Pietro ci dice: “che gloria sarebbe, infatti, sopportare di essere percossi quando si è colpevoli? Ma se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. (1Pt 2,20). Sforziamoci, quindi, di essere accoglienti e pazienti con tutti.
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7. Pregare Dio per i vivi e per i defunti Nella preghiera sacerdotale, Gesù ha pregato il Padre per i suoi e per tutti quelli che in tutti i tempi sarebbero diventati suoi discepoli, cioè per tutti noi. Vari sono i momenti di preghiera di Gesù raccontatici dai Vangeli. San Paolo nella lettera agli Efesini raccomanda “In ogni occasione, pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, e a questo scopo vegliate con ogni perseveranza e supplica per tutti i santi. E pregate anche per me…” (Ef 6,18-19). Si potrebbe persino identificare una persona dal tipo di preghiera che fa: una preghiera che guardi solo a se stessi e ai propri bisogni denota uno spirito egoistico… preghiere che sembrano più liste della spesa o richieste di regali! Attraverso questa opera di misericordia siamo invitati a pregare per l’umanità, anche per chi non conosciamo; pregare per la conversione al bene da parte di tutti; per coloro che soffrono o per coloro che si raccomandano alle nostre preghiere… A questo si aggiunge il pregare per i defunti: fin dal primo secolo del
cristianesimo, la Chiesa ha onorato la memoria dei defunti e ha offerto suffragi (preghiere in favore di qualcuno che è mancato) in loro favore, specialmente il sacrificio eucaristico, così che, purificati, possano godere della visione di Dio. Pregare per i defunti ci fa sentire in comunione di spirito e di fede con chi ci ha preceduto nel cammino. Non mi resta che augurare a tutti un Buon Cammino di Misericordia! Don Raffaele
Vita della Chiesa Consigliare i dubbiosi e insegnare agli ignoranti: la catechesi oggi
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osa potrebbe dire oggi ad un cristiano l’esortazione “consigliare i dubbiosi e insegnare agli ignoranti?” In cosa consiste la pratica di queste opere di misericordia verso il fratello? La forma ecclesiale di risposta a questo interrogativo, è stata da un lato l’evangelizzazione dei popoli, dall’altro il cammino della catechesi. Intendiamo soffermarci sulla catechesi in quanto è lo strumento pastorale oggi più diffuso nelle nostre comunità per rispondere ai dubbi e alla non conoscenza, non tanto di chi il vangelo non lo conosce, ma di coloro che, già battezzati e maturi nella fede, faticano a comprenderne fino in fondo il significato. Rispetto al passato, oggi la catechesi è tornata ad essere una necessità imprescindibile delle comunità cristiane per un po’ tutti gli “archi” di età. Infatti dopo la riforma del concilio Vaticano II, si è pensato, per un certo tempo, che i destinatari della catechesi fossero solo i bambini; oggi, di fronte alla crisi della
fede, si cerca di offrire la catechesi al mondo intero. Attraverso le risposte in una intervista al catecheta Tonino Lasconi, siamo accompagnati ad aprire il cuore all’ascolto e prendere così coscienza della realtà della catechesi oggi: Che possiamo dire della catechesi di oggi? Può parlarci delle problematiche che vanno sorgendo nei vari ambiti della catechesi stessa: adulti, fanciulli, giovani, famiglia… “Tra i tanti problemi della catechesi di oggi, ce n’è uno alla base di tutti. Consiste in due difficoltà che si incontrano: quella dei fedeli adulti a capire l’esigenza della catechesi, e quella del clero (con annessi e connessi) a fare la catechesi agli adulti. L’avere per molti decenni abbinato l’idea della catechesi ai bambini per ottenere la Prima Comunione e la Cresima (non il Battesimo) ha fatto sì che gli adulti (a iniziare dai ra-
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gazzi appena fatta la Cresima) non comprendano più la necessità della catechesi necessaria per una fede matura e responsabile. L’avere per tanti decenni fatto la catechesi soltanto ai bambini ha reso il clero poco capace di abbandonare la catechesi “lezione”, per una modalità diversa in grado di interessare gli adulti. Questa difficoltà, poco avvertita finché ha resistito la società “cristiana”, in grado di tramandare verità e valori del cristianesimo per via familiare e tradizionale, con il cambiamento profondo e velocissimo della società, si sta dimostrando un problema gravissimo”. Quali sono le responsabilità della catechesi nell’accogliere le nuove esigenze e nell’affrontare le nuove problematiche del mondo di oggi? “È necessario elaborare una catechesi che, non dando per scontata l’adesione adulta e responsabile alla fede cristiana, spesso non presente nemmeno in coloro che praticano, la sappia stimolare e motivare, proponendo il messaggio cristiano come risposta alle domande, ai problemi, alle aspirazioni e ai valori della gente di oggi, con un linguaggio comprensibile alla gente di oggi. Gente di oggi che, abituata dai media a discutere e a dialogare di tutto, non accetta più idee e messaggi calati dall’alto, nemmeno quelli venuti dall’Alto”. Attualmente quali competenze e abilità sono richieste dalla Chiesa Cattolica per svolgere il ministero di catechista? “Le competenze e le abilità richieste dalla Chiesa ai catechisti sono elencate in maniera molto chiara e completa nel documento dell’Ufficio Catechistico Nazionale: “La formazione dei catechisti nella comunità cristiana” (2006), nei numeri 19-33. Ne ricordo alcune: competenza relazionale, capacità di annuncio e di narrazione, capacità di educare a leggere i segni di Dio, capacità di introdurre nella vita della comunità. Nello stesso documento, al numero 21, si afferma che il catechista deve
Convegno diocesano dei catechisti 2015 essere: testimone esemplare, amico dei fanciulli, maestro in grado di trasmettere la Parola con un linguaggio comprensibile, educatore, costruttore di comunione. Tutte cose vere, belle, importanti. Nella realtà, raramente i catechisti corrispondono pienamente a questi requisiti, perché molti di loro vengono “arruolati” per necessità. Questo però non giustifica “il lamento sui catechisti”, spesso intonato da coloro che non vivono accanto a loro. Sono tantissimi, infatti, i catechisti laici, sempre più adulti giovani (soprattutto mamme) e giovani adulti, che, una volta “arruolati”, si impegnano con grande generosità a svolgere il loro compito. Né sono giustificati i soliti cantori del tempo passato, dal momento che fino a quaranta anni fa l’unica catechesi consisteva in pochi mesi di lezioni prima dei sacramenti, dedicate a fare imparare a memoria le risposte del Pio X; e nemmeno si pensava a una partecipazione delle famiglie, oggi tanto (giustamente!) deprecata. C’è invece da recriminare sul fatto che spesso sono proprio i sacerdoti, anche giovani, a non incoraggiare le catechiste e i catechisti più desiderosi di innovare, e quindi a ritardare il rinnovamento della catechesi”. Possiamo concludere quindi che la catechesi oggi, certo alternando luci e ombre, costituisce lo strumento pastorale necessario affinché il Vangelo non resti lettera morta, ma sia conosciuto e vissuto nella verità dal Popolo di Dio. a cura della redazione
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Perdonare le offese ed ammonire i peccatori: i missionari della Misericordia
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partire dal 10 febbraio, mercoledì delle Ceneri e inizio della Quaresima, Papa Francesco ha inviato con mandato 1.070 “Missionari della Misericordia” in tutto il mondo con la facoltà di assolvere dai peccati riservati alla Sede Apostolica. Chi sono i missionari della Misericordia? Sono 1.071 sacerdoti «nominati esclusivamente dal Papa» e ai quali «personalmente verrà data facoltà di perdonare i peccati riservati alla Sede Apostolica». È tornato a spiegarlo l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione nella conferenza stampa di presentazione dell’invio dei Missionari della Misericordia e della traslazione temporanea a Roma delle spoglie di San Pio da Pietralcina e di San Leopoldo Mandić.
Quali sono i peccati che non possono essere assolti nemmeno dai vescovi, ma sono riservati alla Sede apostolica? Sono cinque e per essi si deve ricorrere direttamente al Papa: il primo è la profanazione della Santa Eucaristia, il secondo è l’assoluzione del complice, il terzo l’ordinazione episcopale di un vescovo senza il mandato del Papa, il quarto la violazione del sigillo sacramentale (che consiste nel far trapelare quanto ascoltato in confessione), il quinto infine la violenza fisica contro il Pontefice.
I padri della Misericordia nominati a Roma
Che incarico hanno i missionari della Misericordia? «Sono sacerdoti che ricevono l’incarico del Papa di essere testimoni privilegiati nelle loro singole Chiese della straordinarietà dell’evento giubilare. È solo il Papa che nomina questi Missionari, non i vescovi, e a loro affida il mandato di annunciare la bellezza della misericordia di Dio, per essere confessori umili e sapienti, capaci di grande perdono per quanti si accostano alla Confessione. Quanti sono i missionari della Misericordia? Lo spiega ancora monsignor Fisichella: «I missionari sono più di 1.000 e provengono da tutti i continenti. Mi piace in modo particolare ricordare quelli che provengono da paesi lontani e di particolare significato: Birmania, Libano, Cina, Corea del Sud, Tanzania, Emirati Arabi, Israele, Burundi, Vietnam, Zimbabwe, Lettonia, Timor Est, Indonesia, Thailandia, Egitto… Ci sono, inoltre, sacerdoti di rito orientale che hanno ricevuto il mandato da parte del Santo Padre di essere predicatori della misericordia e confessori ricolmi di misericordia». Dal Papa ricevono la facoltà di perdonare i peccati riservati alla Sede Apostolica e «saranno il segno della vicinanza e del perdono di Dio per tutti».
Quando i missionari della misericordia hanno ricevuto a Roma il mandato del Papa? Nella seconda settimana di febbraio erano presenti a Roma almeno 700 missionari. «Papa Francesco - ha spiegato l’arcivescovo Fisichella – li ha incontrati il 9 febbraio per esprimere quanto aveva in cuore con questa iniziativa che è certamente uno dei momenti più suggestivi e significativi del Giubileo della Misericordia». Il giorno successivo, solo i missionari della misericordia hanno concelebrato con il Papa e in quella occasione ricevuto il mandato unito alla facoltà di assolvere anche i peccati riservati alla Santa Sede. tratto da Avvenire
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Beati gli afflitti perchè saranno consolati (Mt 5,4) Questo Anno Santo della misericordia che stiamo vivendo, un anno di grazia, di consolazione, di speranza, ci invita a riflettere e meditare sulle opere di misericordia corporali e spirituali che Gesù ci ha lasciato, ma, ancora di più, sul nostro essere misericordiosi e giungere ad avere un cuore misericordioso, un cuore che si lascia plasmare e trasformare dalla Misericordia ricevuta e donata. Ci invita a dare senso e significato al nostro essere sospesi tra terra e cielo; a stare con i piedi per terra e con il cuore rivolto al cielo, attraverso una quotidianità vissuta concretamente, dove fede e vita si intersecano come i fili di una grande opera d’arte. La parola di Dio è un traboccare di misericordia e di consolazione e come nella quarta beatitudine troviamo: “Beati gli afflitti, perché saranno consolati”, così, nelle opere di misericordia spirituale, troviamo, al quarto posto: “Consolare gli afflitti”. Se guardiamo dentro di noi e attorno a noi, se guardiamo ai vicini e ai lontani; alla nostra città, al mondo intero, quante afflizioni, quante sofferenze nel corpo, nella psiche e nello spirito. Gesù ci invita ad essere attenti a chi è nel bisogno, a chi necessita di consolazione e ci chiede che questi fratelli si possano considerare beati, perché saranno consolati. Cosa significa consolare gli afflitti? Cosa ci muove nel vivere questa opera di misericordia? Gesù è colui che ci consola, che dona una risposta ad ogni nostra afflizione, ma è anche colui che è presente nel fratello che necessita di essere consolato. Capaci di consolazione, perché abbiamo sperimentato cosa significa essere consolati; consolare perché parte essenziale del nostro essere figli di Dio e fratelli.
Tutti bisognosi di ricevere consolazione e di donare consolazione. Così scriveva Tonino Bello, Vescovo di Molfetta. “Noi tra le opere di misericordia spirituale abbiamo sempre insegnato che bisogna consolare gli afflitti, ma non abbiamo mai invertito l’espressione dicendo che bisogna affliggere i consolati. Tu devi essere una spina nel fianco della gente che vive nelle beatitudini delle sue sicurezze. Affliggere i consolati significa essere voce critica, coscienza critica, additatrice del non ancora raggiunto... La Chiesa deve farsi presente a ogni dolore umano, a ogni fame di giustizia e di liberazione”. Significative sono le occasioni di vivere accanto ai sofferenti, agli afflitti. Il ministero della consolazione è un flusso di amore; un dare e un ricevere continuo, nel nome di Gesù. Se ci si accosta all’altro riconoscendo e vedendo in esso la persona stessa di Gesù, tutto cambia. Cambiano le motivazioni, cambiano gli obiettivi, cambiano le modalità. Se ci si accosta all’altro, non solo “lavandogli i piedi”, nei gesti concreti che la carità richiede e a cui ci invita, ma, ancora di più, facendo posto all’altro nel nostro cuore e nella nostra vita; in una parola ospitando l’altro dentro di noi, si attua in modo pieno il ministero della consolazione. A vivere questo ministero non è solo colui che è afflitto, ma anche colui che in quel momento si fa strumento della misericordia e della consolazione di Dio. Lasciarsi toccare dalla compassione, lasciarsi muovere le viscere dentro di sé per poter accogliere e rispondere al bisogno del fratello. S. Maria Crocifissa di Rosa, fondatrice delle Suore Ancelle della Carità, innamorata di Dio, così scriveva: “Tu solo mi basti, la mia vita sia crocifissa con te”, ma, come tutti i santi, ha ben saputo coniugare l’essere serva del Signore e l’essere serva degli uomini e ancora scriveva. “Non ho mai visto afflizione, né bisogno del mio prossimo, che io non abbia sentito nel mio cuore vivissima compassione e grande desiderio di poterlo aiutare e consolare”. La consolazione è un’arte; l’arte del prendersi cura dell’altro, del farsi vicino; l’arte dell’ascolto, dell’attenzione; l’arte del non giudicare, del camminare accanto, del prendere su di sé le sue sofferenze. Tante sono le sfumature dell’afflizione e tante le modalità per coglierle e farle proprie. La consolazione richiede di vivere e creare prossimità, di farsi presenza accanto a chi è nella desolazio-
DialogoeFamiglia ne e nella solitudine, con spirito di gratitudine e di gratuità. Tutti possiamo trovarci tra coloro che sono portatori di consolazione e coloro che necessitano di consolazione, perché questo è il paradigma della vita umana, della vita di ciascuno. Ci viene in aiuto la preghiera di Isacco di Ninive rivolta al Signore: Consola la nostra tristezza (Isacco Di Ninive) Il nostro cuore è colmo di afflizioni e noi siamo sempre nella tristezza. Rendici degni, Signore nostro, della tua consolazione che è più tenace dell' afflizione. Noi siamo colmi di pianto ed esso è per noi sempre amaro: rallegra, mio Signore, la nostra tristezza e dà refrigerio al nostro cuore in fiamme. Ansietà e sofferenza ci circondano di notte e di giorno: dà refrigerio, Signore nostro, segretamente,
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alla fiamma dei nostri cuori. In nessun luogo c'è per noi una speranza capace di consolare il nostro dolore: accosta il tuo dito, refrigerio di ogni cosa, al pianto nascosto che è nel nostro cuore. Il pianto e le lacrime che sono nel segreto si spandono nel nostro pensiero, poiché noi siamo sempre nella paura di essere privati della tua speranza: incoraggiaci, Signore nostro, con la tua voce nascosta che viene dalla quiete, che ci insegna per mezzo dello Spirito il fine nascosto della nostra lotta. La nostra vera speranza, mostraci dunque, mio Signore, di lontano, affinché vedendola siamo fortificati e siamo in grado di sfidare tutte le nostre miserie. (Disc. X 26-28) Verzeletti sr Gabriella Ancelle della Carità
Sopportare pazientemente le persone moleste
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ominciamo queste poche righe sottolineando l’accezione positiva del termine “sopportare”, qui inteso come capacità di non farsi vincere dalle difficoltà, di non scoraggiarsi e di essere positivi e propositivi. Continuiamo con una domanda: nella vita di tutti i giorni chi ci appare come persona molesta? La persona molesta è quella che entra nella nostra quotidianità ben definita e organizzata e ci mette in difficoltà con le sue richieste insistenti ed inopportune, con il suo malumore ed i suoi problemi. Proseguiamo chiedendoci: come possiamo concretamente cercare di vivere quest’opera di carità? Sopportare pazientemente le persone moleste richiede la capacità di abbandonare la pretesa di esigere la perfezione altrui ed impegnarsi piuttosto nel correggere i propri difetti. Per riuscirci sarebbe sufficiente misurare il prossimo come misuriamo noi stessi! Proviamo a pensare a quelle circostanze nelle quali noi stessi ci siamo “giustificati” per esserci comportati in maniera scorretta/molesta con qualcuno e proviamo ad applicare lo stesso metro di giudizio quando giudichiamo l’altro. Per esempio: ieri abbiamo risposto male a nostra madre/collega/sorella perché eravamo stanchi? Beh allora proviamo a pensare che la colle-
ga che oggi ci ha trattato male possa essere stanca e quindi evitiamo di risponderle a tono. Un altro aspetto fondamentale per cercare di vivere quest’opera di misericordia è sforzarsi di essere reciprocamente tolleranti: molti conflitti tra colleghi/ vicini/familiari potrebbero essere risolti se ci si sopportasse un po’ a vicenda. Per esempio: proviamo a sopportare i malumori mattutini di un nostro familiare, così magari questo sopporta il nostro essere ritardatari cronici ed evitiamo musi lunghi e litigi vari. Quest’opera di misericordia richiede anche lo sforzo di capire cosa c’è nascosto dietro quell’atteggiamento molesto della persona. Il barbone che ci suona alla porta e ci chiede insistentemente soldi per mangiare, ci obbliga ad interrogarci sul perché sia arrivato a comportarsi in maniera così fastidiosa. Il barbone (ma potremmo anche citare il vicino di casa attacca brighe, il collega di lavoro pettegolo, etc.) si comporta così perché è così da sempre, o “qualcosa” è accaduto nella sua vita che l’ha portato a comportarsi così? Noi possiamo aiutarlo a cambiare? Ma soprattutto cosa siamo disposti a cambiare di noi stessi? Veronica Frattini
Si devono pur sopportare dei bruchi se si vogliono vedere le farfalle...Dicono siano così belle! Antoine-Marie-Roger de Saint-Exupéry
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Pregare Dio per i vivi e per i morti
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uest’opera di misericordia spirituale, per essere compresa e praticata, esige il credere nel valore della preghiera. Nella nostra vita la preghiera è espressione e anima della nostra relazione e comunione con Dio. Può assumere diverse forme dettate dal profondo del cuore per esprimere lode, ringraziamento, affidamento, domanda, richiesta di perdono, dolore e sofferenza, abbandono….e intercessione. “Pregare per….” è farsi intermediari fra Dio e una persona, facendo in modo di farle entrare in comunicazione tra loro. È un farsi carico della situazione di un fratello per presentarlo a Dio stesso; è un aiuto squisitamente materiale e spirituale poiché ci si fa carico di fratelli e sorelle, vivi o morti, che fanno parte di noi stessi, della nostra vita, ci stanno a cuore attraverso quei legami di amore che vanno aldilà dello spazio e del tempo. Nell’antico testamento, troviamo l’esempio di Mosè che prega per il suo popolo per una giornata intera con le braccia rivolte al cielo. Viene aiutato in questo da Aronne poiché la preghiera affatica fisicamente e impegna Mosè in tutta la sua persona a servizio del bene dei fratelli. Noi abbiamo un grande intercessore presso il Padre: Gesù stesso che intercede sempre per noi alla destra del Padre. Anche nella sua esperienza terrena Gesù ha sempre pregato per i suoi, per i suoi nemici e persecutori, ... anche per noi durante l’Ultima Cena (la Prima Messa che continua nella Nostra Messa). Ogni volta che ci mettiamo a pregare per gli altri, vivi e defunti, richiamiamo la preghiera di intercessione di Gesù affinché tutte le persone che vorremmo aiutare siano raggiunte dalla stessa forza di Dio. Dobbiamo credere di più nella forza della preghiera d’intercessione, soprattutto quando riteniamo che la soluzione dipenda da noi, dalla nostra buona volontà e dal nostro sforzo, ricercando la volontà di Dio. La preghiera di intercessione la possiamo definire come una delle più grandi e importanti azioni di amore reciproco, perché con questo manifestiamo e immettiamo nel corpo della Chiesa e
della società, la linfa della solidarietà e la forza della comunione con tutti i membri vivi e defunti della famiglia umana. Così scrive (e ritengo utile proporre come pensiero conclusivo) il monaco benedettino Anselm Grün nel suo commento “Le sette opere di misericordia”: “La preghiera ha soprattutto la funzione di entrare in contatto con il defunto, di sentire la comunione con lui, di pregarlo di accompagnarci dal cielo e di intercedere per noi presso Dio. È un’ottima usanza quella di celebrare nell’anniversario della morte una messa a cui partecipano i membri della famiglia. In questa celebrazione eucaristica sentiranno allora in maniera particolare il legame con il defunto. E crescerà la fiducia che il defunto è presso Dio, nella sua gloria e che, volgendo lo sguardo al cielo, troviamo la giusta misura per vivere in questo mondo. La preghiera per i defunti non è soltanto un servizio d’amore verso di loro, bensì anche espressione del legame che ci tiene uniti a loro, espressione della fede che l’amore è più forte della morte e che la morte non può distruggere il nostro amore per il defunto, ma soltanto trasformarlo. Così la settima opera di misericordia spirituale - pregare per i vivi e per i morti – è un servizio d’amore verso l’essere umano. Pregando per i vivi, esprimiamo il nostro amore per gli altri e mostriamo fiducia nel fatto che, attraverso la nostra preghiera, l’amore di Dio agisce in maniera benefica, sebbene misteriosa, nelle persone per cui preghiamo. Pregando per i defunti, esprimiamo la realtà che non li lasciamo soli nel processo della morte, ma li accompagniamo con il nostro amore; esprimiamo così quel legame d’amore che resta oltre la morte. Gabriel Marcel, il filosofo francese, ha detto: “L’amore significa dire all’altro: tu non morirai”. Non dimentichiamo il defunto, ma nella preghiera ne teniamo desto il ricordo. E i morti ci rammentano la nostra morte. Ci rimandano a Dio mèta ultima della nostra esistenza.“ a cura di Don Luigi
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Vita dell’Unità Pastorale In cammino verso l'unità pastorale
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vrete forse notato che fuori dalle nostre due chiese parrocchiali fanno bella mostra di sé due manifesti:uno ci ricorda l’Anno Santo della Misericordia, l’altro afferma: “Verso l’Unità Pastorale”, Novembre 2016. Il mese sta a significare che esattamente Domenica 13 di novembre il Vescovo Luciano Monari verrà nelle nostre due Comunità per erigere ufficialmente l’Unità Pastorale della Badia e del Violino, che avrà anche un nome, sul quale i Consigli Pastorali stanno già pensando… Il Vescovo, però, sarà tra noi già da giovedì 10 novembre per conoscere le nostre Comunità, per celebrare e pregare con noi, per incontrare le varie categorie di persone: ragazzi a scuola, genitori, anziani, Consigli vari, Associazioni, Gruppi… saremo noi a organizzargli questi momenti! Prepariamoci già da ora a questa vera e propria Visita Pastorale del nostro Vescovo, con la preghiera e magari facendo avere ai Consigli Pastorali e ai Sacerdoti i vostri suggerimenti. I Consigli Pastorali delle due parrocchie in vista dell’imminente Unità Pastorale stanno lavorando alla stesura del progetto pastorale, secondo le indicazioni fornite dal documento “Comunità in cammino”. Nella prima fase, tutti i vari ambiti e gruppi presenti in parrocchia, sono chiamati a rispondere alle seguenti domande al fine di indirizzare e dare spunti alla commissione che lavora al progetto di unità pastorale. Queste le domande: 1. Quali sono gli obbiettivi e le priorità, a lungo termine, del tuo servizio parrocchiale? (in altre parole quali obbiettivi è necessario raggiungere come servizio nel prossimo periodo in termini di azione pastorale) 2. Quali pensi possano essere i mezzi e gli strumenti per raggiungerli? 3. La necessità della formazione, da cui è nata la proposta degli ambiti formativi, continua ma in che modo? (es. per singoli ambiti, per tutti gli agenti di pastorale insieme, per singoli gruppi; ma anche frequenza degli incontri e modalità con l’obbiettivo del maggior coinvolgimento possibile). don Raffaele e Elena R.
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Il sacramento della Riconciliazione nella nostra comunità: la parola ai parrocchiani Abbiamo posto ad alcuni parrocchiani di Badia e Violino due semplici domande riguardanti il sacramento della Riconciliazione. Ti confessi in comunità? Perché? Di seguito riportiamo le risposte che abbiamo ricevuto: Sono sempre stata abituata a confessarmi presso la mia comunità perché preferisco un sacerdote che conosco e che in parte mi conosce, anche se non è sempre lo stesso. Per me è importante confessarmi con lo stesso sacerdote che trovo in comunità, che mi conosce e per me diventa una guida spirituale. Ho sempre cercato la confessione fuori dalla parrocchia dove abito perché preferisco sacerdoti che non mi conoscono. Mi confesso indifferentemente in parrocchia e fuori, l’importante è trovare la disponibilità del sacerdote quando ne ho bisogno. Mi sono sempre confessata dai Frati Cappuccini anche se non è mai stata la mia parrocchia, perché mi trovo bene, sono in tanti a confessare e in orari a me graditi. Mi confesso nella mia comunità in occasione del Natale e della Pasqua. Altre volte mi confesso nella chiesa cittadina di S. Francesco, perché trovo confessori anche durante il giorno. Mi confesso nella mia comunità o in chiese dove ci sono confessori disponibili. Non ho particolari preferenze.
Mi confesso nella mia comunità perché è un po’ come essere in famiglia dove puoi chiedere scusa ed essere accolto con amore per quello che sei. Mi confesso in comunità perché mi trovo bene con i miei sacerdoti che sono anche i miei padri confessori. Mi confesso sia in comunità che fuori, dove capita. Tempo fa andavo dallo stesso sacerdote, ora no, preferisco non conoscere il confessore. Non mi confesso in comunità, ma fuori. Vado da tempo dallo stesso confessore. Sino a qualche tempo fa, non andavo nella mia comunità, invece ora ci vado e scelgo sempre lo stesso sacerdote; penso sia importante scegliere il padre confessore, perché bisogna che si instauri un rapporto di sincera fiducia. Io mi confesso fuori dalla mia comunità per abitudine, ma anche perché mi trovo bene con il sacerdote che mi confessa, che è sempre lo stesso e del quale ho stima. Anche se quando mi confesso, so che ho davanti Dio, gli occhi vedono anche un uomo, per cui è giusto ci sia un rapporto particolare.
Mi confesso un po’ nella mia parrocchia e un po’ nella chiesa dei frati cappuccini in via Milano. Qui mi trovo particolarmente bene perché con il confessore ho instaurato un rapporto di amicizia. Mi piace confessarmi in parrocchia quando la celebrazione della penitenza è organizzata a livello comunitario. Molto più frequentemente mi confesso nelle chiese del centro storico.
La confessione di Papa Francesco
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Il ministero della consolazione nella nostra comunità
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onsolare gli afflitti” è un’opera di misericordia spirituale che richiede un certo impegno, perché mette in moto nel cuore dell’uomo quella dimensione, non sempre immediata che è quella della consolazione dell’altro. Spontaneamente più che alla consolazione, spesso, ci sentiamo predisposti al giudizio: per questo consolare richiede lo sforzo di entrare in empatia con il prossimo. A prima vista pare essere un’opera molto “riservata”, quasi personale, tra chi è disposto ad essere consolato e colui che consola. Ci viene quasi immediato pensare alla mamma che consola un figlio per qualche delusione; oppure ad un amico che consola l’altro nel momento del dolore o della malattia. Diventa difficile pensare ad una consolazione che abbia la dimensione della comunità. Eppure, se viviamo una vera comunione tra di noi, questo aspetto diventa una necessità per chi soffre e una opportunità d’amore per chi consola. In concreto come si potrebbe dimostrare la consolazione all’interno della comunità cristiana? Possiamo parlare di un vero e proprio “ministero”, cioè “compito-missione” della consolazione: una autentica comunità di fratelli in Cristo, non può non sentire il bisogno di porre in atto questo servizio per i fratelli. Il primo ambito dove una comunità cristiana
è chiamata a farsi presenza di consolazione accanto all’afflitto, è quello in occasione del distacco dai propri cari. Sempre più oggi la vicinanza delicata della comunità in occasione del lutto, è divenuta una necessità, oltre che una occasione di evangelizzazione. I protagonisti di questo ministero non sono solo i sacerdoti, che certo sono i primi, spesso, ad essere informati per motivi pratici, ma anche i laici assumono un ruolo importante in due momenti: anzitutto con la vicinanza nel momento della veglia e poi nella vicinanza dopo il lutto. La Veglia è una vera e propria celebrazione liturgica, quindi dell’intera comunità: sarebbe importante che vi fossero persone che seguono questo momento e che, una volta contattati dal sacerdote, provvedano a trasmettere alla comunità la notizia del lutto (pensiamo per esempio a chi partecipa alla messa feriale) attraverso una intenzione di preghiera e invitino a partecipare alla celebrazione della veglia e delle esequie. Spesso questo è stato un compito riservato al sacerdote, ma la corresponsabilità laicale e l’alternarsi delle figure presbiterali fanno sì che questo ministero possa avere un ruolo laicale determinante, facendo maturare nella comunità una autentica vicinanza nella preghiera, superando la semplice curiosità fine a se stessa. La comunità si fa vicina al defunto partecipando alla celebrazione del-
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la veglia, quando ne ha la possibilità, e prega per lui e per i parenti. Una volta superata la fase concitata del lutto, la comunità dovrebbe studiare delle occasioni o delle modalità per ricordare correttamente il defunto e così farsi carico delle fatiche dei cari. Per esempio, sarebbe una buona prassi, trascorso un certo periodo, per esempio un mese, che la comunità offra una messa feriale per il defunto, invitando i parenti a parteciparvi. Sarebbe inoltre auspicabile, una volta all’anno, un ricordo per tutti i defunti dell’anno con un invito ai cari che sono stati colpiti dal lutto. Questo comporta ovviamente anche una cura cristiana del “vicinato”: i cristiani, che abitano vicino a qualcuno che ha subito un lutto, sarebbe cosa buona che nel periodo del distacco si dimostrino attenti e ricchi di carità e misericordia. Un altro ambito dove la comunità è chiamata a vivere il ministero della consolazione è quello verso coloro che soffrono a causa della salute fisica. In tal senso l’azione congiunta dell’aspetto spirituale (Comunione agli infermi) e visita o accostamento nella malattia, sono un dono che potrebbe avvicinare in maniera forte al vangelo. In tal senso, certo, sarebbe necessario mettere in atto tutte le accortezze necessarie affinché la vicinanza non sia colta come una “curiosa invasione” del proprio spazio intimo e privato. Un ruolo determinate potrebbe avere anche solo l’attenzione nella preghiera nei confronti dei malati e poi
delle persone congiunte: qualora si conosca il caso, con l’autorizzazione dei parenti, si potrebbe proporre in forma di intercessione, una serie di preghiere adatte, da farsi non solo in comunità, ma anche a nome della comunità nella propria casa. Un ulteriore ambito dove potrebbe manifestarsi il ministero della consolazione è nei momenti di crisi della vita delle persone, che toccano l’animo e la fede: la comunità è vicina con affetto, anche in maniera riservata con la preghiera e laddove serve con qualche intervento specifico. Obbiettivo di questa consolazione dovrebbe essere quello di tutelare l’altro, soprattutto se è minore, aiutandolo concretamente a superare il conflitto con i propri limiti, della solitudine e della chiusura. Il ministero della consolazione, così inteso, ha bisogno di preparare il cuore e anche la testa di chi si mette a disposizione: non si tratta di un prevalere uno sull’altro o di invadere l’ambito personale del Cristiano, ma di imparare a farsi compagni di viaggio, a seconda del proprio carisma, accanto al fratello afflitto, donando parte di sé senza pretendere che sia ricambiato in qualche forma. Questo ministero potrebbe costituire lo spazio per la crescita di tutta la comunità sensibile che si fa carico del fratello. Don Fausto a nome dei sacerdoti dell’U.P.
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GMG: proposta ancora valida?
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a Giornata Mondiale della Gioventù è un incontro internazionale di giovani, provenienti da ogni parte del mondo, che si riuniscono insieme in un luogo con i propri sacerdoti, educatori, catechisti, vescovi e il Papa, per professare la propria fede in Gesù Cristo. Annualmente poi la Giornata della Gioventù è vissuta la domenica delle Palme, presso la propria diocesi. La pastorale giovanile ha trovato nelle GMG un “volano” significativo: potremmo affermare che da un lato è il punto di arrivo di un cammino pluriennale di crescita nella fede, ma anche un punto di avvio per chi, più giovane, vive questa esperienza per la prima volta e con entusiasmo ne porta i frutti nella propria comunità. Perché la GMG sia davvero questo evento di grazia, non la si può improvvisare e nemmeno vivere come un evento isolato. Il fondatore della GMG e il primo a tenerne una è stato S. Giovanni Paolo II, che radunò i giovani a Roma (1984, 1985, 2000), Buenos Aires (1987), Santiago de Compostela (1989), Częstochowa (1991), Denver (1993), Manila (1995), Parigi (1997) e Toronto (2002). Quando Giovanni Paolo II venne a mancare, Papa Benedetto XVI divenne il successore del bellissimo dialogo che si era instaurato tra la Chiesa e i giovani e anche un grande sostenitore della GMG. Egli tenne gli incontri di Colonia (2005), Sydney (2008) e Madrid (2011). In continuità con i predecessori nel 2013, a Rio de Janiero, Papa Francesco ha incontrato i giovani provenienti soprattutto da quel continente a lui così caro. Pare che ci sia come un filo rosso particolare tra il Papa e i giovani e, quasi provvidenzialmente, sia Papa Benedetto XVI, sia Papa Francesco hanno vissu-
to la prima loro GMG, nella loro nazione o continente: quasi una conferma che questi incontri sono una benedizione per la Chiesa e la Pastorale Giovanile nel mondo. L’obiettivo della Giornata, è quello di far vivere l’esperienza della grande comunità della Chiesa Universale, ascoltando la parola di Dio, amministrando i sacramenti della Eucarestia e della confessione, come nella gioiosa adorazione di Gesù Cristo. Gli incontri sono accompagnati dalla presenza di due simboli particolari, donati da Giovanni Paolo II: si tratta della Croce della GMG e dell’Icona di Maria Salus Populi Romani. Ogni GMG ha un tema scelto dal Santo Padre e durante la settimana dell’incontro, il contenuto del messaggio viene affrontato ampiamente nel corso dei primi tre giorni di incontri (dal martedì al giovedì), che si concludono con la preghiera del Venerdì (confessione e via crucis in genere), la grande veglia di tutti i giovani il sabato e la messa con il Papa la domenica. La partecipazione alla GMG necessita di un periodo di preparazione e si conclude con l’impegno di vita al rientro. Ci auguriamo che il gruppo di ragazzi delle nostre due comunità, che ha deciso per questa esperienza e vi si sta preparando, possa vivere un evento di grazia indimenticabile tra i ricordi di vita e inderogabile nel sognare e progettare il proprio futuro. Buona GMG a Cracovia sotto la protezione di san Papa Giovanni Paolo II e del volto misericordioso del Padre, Gesù nostro Signore! Don Fausto
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Cronaca dei Quartieri
La vecchia, una tradizione che si mantiene giovane nel tempo
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nche quest’anno, in occasione del tradizionale giovedì grasso di mezza Quaresima, tante persone hanno assistito divertite all’esecuzione della pena capitale della "èciä" del Violino. Il grande falò si è svolto come sempre nel prato accanto la chiesa ed è stato un gradito appuntamento di incontro e di aggregazione per le nostre due comunità. La serata è stata animata dal gruppo di volontari dello stand gastronomico, che hanno offerto ai presenti un piacevole ristoro. Grande successo anche per la lotteria delle uova, il cui ricavato è andato a vantaggio delle attività parrocchiali. Unico tallone d’Achille di questo evento è l’allestimento della catasta di legna e la realizzazione del fantoccio, che come ogni anno, è sulle spalle di pochi bravissimi volontari.
Caricature all’oratorio del Violino Caricature per tutti domenica 20 marzo nel bar del nostro oratorio. È stata una piccola novità per dare un po’ di sapore alle domeniche pomeridiane della nostra comunità. Molti ragazzi si sono affidati alle abili mani di Arry "Le Maggic" per farsi fare la caricatura e condividere una risata con gli amici. Quanto raccolto è stato devoluto all’oratorio. Questa semplice occasione di animazione sia il desiderio per voler sempre più bene al nostro oratorio, anche attraverso le prossime proposte. Sono ben graditi aiuti e suggerimenti! Carlo Zaniboni
Ritiro quaresimaLe ragazzi "Lascialo ancora quest'anno, finchè gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime"
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ueste parole, tratte dalla parabola del fico sterile narrata nel Vangelo di Luca, hanno accompagnato il ritiro di Quaresima dei ragazzi di quarta e quinta elementare (gruppi Gerusalemme ed Emmaus).
Fico sterile
Il tema del ritiro era l’opera di misericordia spirituale “Sopportare pazientemente le persone moleste”. Per aiutare i bambini a comprendere il significato di quest’opera di misericordia e viverla ogni giorno, abbiamo diviso i ragazzi presenti in tanti piccoli gruppi a ciascuno dei quali è stato chiesto di rappresentare una situazione presa dalla vita quotidiana dei nostri ragazzi (per esempio: sono a scuola e un mio compagno di classe mi prende in giro; sto giocando una partita a calcio ma un mio compagno non ha mai passato la palla a nessuno e abbiamo perso la partita,...) e di individuare tre possili modalità di reazione di fronte a queste situazioni:
DialogoeFamiglia 1. mi arrabbio: taglio subito il fico sterile senza dargli nessun’altra possibilità di fare frutto; 2. per un po’ sopporto ma poi mi arrabbio e me ne vado: paziento un pochino, ma se il fico continua a non fare frutto lo taglio; 3. parlo con l’altro, anche se il suo atteggiamento mi ferisce, e cerco di andare d’accordo con lui, pur se questo richiede pazienza e fatica da parte mia: zappo attorno al fico, lo concimo e aspetto che faccia frutto. Ragionando insieme a loro e lasciandosi guidare dalla lettura della parabola del fico sterile, i bambini hanno capito che mettere in pratica l’opera di misericordia “Sopportare pazientemente le persone moleste” vuol
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dire comportarsi come il vignaiolo che pazientemente si prende cura del fico sterile e, fiducioso, aspetta i suoi frutti. Ma il vignaiolo chi è se non Gesù? Gesù si prende cura di noi poveri fichi sterili, perdona i nostri sbagli, ci aspetta anche quando lo allontaniamo dalla nostra vita ed è pronto ad accoglierci con amore in ogni momento. L’invito che Gesù rivolge a tutti noi, e che diventa ancora più incalzante in un tempo di grazia e di conversione quale è la quaresima, è quello di comportarsi con gli altri come Lui fa con noi: saper accogliere anche chi ci è antipatico o ci ha fatto uno sgarbo e perdonare gli errori altrui. Con pazienza e amore. Elena I. e Elena R. - gruppo Gerusalemme
Ritiro quaresimale terza media e prima superiore
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er i ragazzi di terza media e prima superiore un momento significativo durante la quaresima è stato il ritiro di sabato e domenica 12 e 13 Marzo. Partiti nel pomeriggio del sabato armati di sacchi a pelo, i ragazzi hanno avuto modo di passare alcune ore tra di loro, tra giochi e preghiere. Il testo che ha fatto da guida alle varie attività è stato quello della lettera di S. Paolo agli Efesini. In questo brano San Paolo invita i cristiani a rivestirsi “dell’armatura di Dio”, fatta di verità, giustizia, pace, attenzione alla Parola, fede e salvezza.
Attraverso delle prove, i ragazzi hanno conquistato le varie parti dell’armatura; con alcuni momenti di riflessione hanno approfondito il significato che questi valori possono avere oggi nelle loro vite. Non sono mancati i momenti di divertimento, e il fatto di passare due giornate insieme in autogestione è stato importante per legare e fare gruppo. Ci auguriamo sia stata un’esperienza positiva e che abbia lasciato un segno e un bel ricordo nei ragazzi. Gli educatori
Due giugno della Misericordia Quest’anno si è pensato di sostituire la meta consueta del pellegrinaggio degli ultimi anni (il Santuario della Stella) con la Chiesa Cattedrale così da poter vivere il passaggio della porta santa come comunità cristiane dell’Unità Pastorale. Il programma in linea di massima dovrebbe essere il seguente: - ore 9,15 ritrovo; ore 9,30 partenza dal parcheggio delle scuole medie Kennedy; - arrivo presso i Saveriani a San Cristo (passando per il Castello) - tempo per giochi e confessioni - pranzo al sacco - ore 14,00 passaggio alla Porta e percorso giubilare - celebrazione della S. Messa presso la Chiesa di S. Agata - rientro
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Ritiri quaresimali adulti ICFR: l'unico vero bene l'amicizia con Dio
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ome in Avvento, anche nel periodo di preparazione alla Pasqua è stata proposta, ai genitori dei bambini che frequentano l’ICFR, una giornata di spiritualità con l’obiettivo di trascorrerla in compagnia di Gesù. Una compagnia che ha voluto significare ascolto, vicinanza e amicizia. In compagnia di un amico, il dialogo è franco, schietto, fiducioso e questo apre alla possibilità di un rapporto sincero. Gli incontri sono stati accolti con favore dai genitori presenti, che hanno manifestato interesse e disponibilità a mettere in discussione la propria vita alla luce della Parola di Dio. I lavori di gruppo si sono dimostrati ancora una volta un valido strumento per permettere ai partecipanti di condividere la propria esperienza, facendo sì che la Parola di Dio abbia potuto trovare sentieri concreti per tradursi nella vita quotidiana. Questo in sostanza rappresenta il cuore della proposta spirituale: vivere secondo lo Spirito, fare spazio perché la presenza dello Spirito di Cristo possa abitare la nostra quotidianità e possa così condurci più profondamente a Dio. Molte sono state le domande emerse dai lavori di riflessione, per alcune non si è potuto offrire il tempo adeguato per affrontarle. La guida della giornata è stata affidata al Buon Samaritano, quest’uomo silenzioso e disponibile, che si commuove di fronte alla necessità del fratello senza calcolare il proprio interesse o le opportunità personali. “Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”, “Chi è il mio prossimo?”: queste le domande che hanno invitato a scoprire la prospettiva con cui Gesù guarda alla vita, una prospettiva che guarda a Dio come ad un amico sempre pronto a far-
Il Buon Samaritano
si presente nella vita della persona, all’altro come ad un fratello con cui condividere il cammino della vita. Durante l’eucaristia celebrata assieme ai figli, sono stati presentati alcuni segni come sintesi dei lavori di riflessione, segni che si sono fatti preghiera di intercessione verso il Padre: un libro segno del saper leggere dentro le pieghe della vita, un paio di occhiali segno del vedere con gli occhi di Dio, un ombrello segno della protezione offerta all’altro in difficoltà, un abbraccio segno di disponibilità e di aiuto, l’orecchio segno di ascolto, il cuore segno della capacità di commuoversi e di amare, la luce per saper vedere nell’oscurità. La disponibilità che lo Spirito suscita nei cuori delle persone si è concretizzata realmente anche nel servizio all’altare svolto da alcune donne. Vedere, giudicare e agire come vede, giudica e agisce Dio, questo è il dono prezioso che queste giornate di spiritualità ci hanno lasciato: “Vedi, io oggi pongo davanti a te la vita e il bene, la morte e il male” (Dt 30,15), sta alla libertà di ciascuno di noi decidere per l’unico vero bene, l’amicizia con Dio. Vittorio in cammino verso il diaconato permanente
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Ritiro quaresimale comunitario
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orremmo spendere due parole per quella mezza giornata di ritiro prima della Pasqua a cui abbiamo partecipato. Direi che ne è valsa proprio la pena, una bella esperienza vissuta proprio tra le nostre comunità parrocchiali Badia e Violino, perchè siamo chiamati a vivere questa realtà di Unità Pastorale come scelta opportuna (comunione e missione). La partecipazione è stata buona; abbiamo ascoltato Don Alfredo Scaratti che ci indirizzava sulle opere di misericordia. La relazione, ben fatta e molto concreta, ci ha portato ad una piccola riflessione: non possiamo pretendere da Dio misericordia, se noi per primi non la usiamo con i nostri fratelli. A seguire ci siamo recati in Duomo, passando dalla Porta Santa: lì abbiamo seguito tutto un percorso all’interno del Duomo con la possibilità di confessarsi. Abbiamo finito la nostra giornata celebrando la Santa Messa tutti insieme con il nostro don Raffaele, nella Chiesa di Santa Maria della Carità in via Musei. È stata una giornata molto intensa, molto bella e un’occasione per riflettere. Regina e Pietro
La porta santa a Brescia
Alla mensa dei poveri e dietro la croce di Gesù
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centri di ascolto concludono il loro cammino insieme a tutta la comunità. L’esperienza intensa dei centri di ascolto vissuta nelle nostre comunità, si è conclusa anche quest’anno con i due appuntamenti della cena povera e della via crucis. Riportiamo di seguito alcune voci di partecipanti alle due esperienze.
Mercoledi 16 marzo, presso il teatro della Badia, si è tenuto un incontro conviviale un po’ particolare. Si è trattato di una “cena povera”, rivolta in particolare a quanti hanno partecipato ai centri di ascolto come momento conclusivo di questa esperienza, ma anche come occasione di coinvolgimento dell’unità pastorale ai temi della solidarietà e della condivisione. L’organizzazione è partita alcune settimane prima ed ha visto il coinvolgimento di molti volontari appartenenti ad entrambe le parrocchie, sia come singoli, che come gruppi di appartenenza. Naturalmente ci si è basati sulla positiva esperienza dello scorso anno, soprattutto per quanto riguarda l’approvvigionamento e la preparazione dei cibi, che è
stata curata da un gruppo di persone già esperte dei locali della cucina della Badia, cui si sono affiancati altri volontari del villaggio Violino. La cena, era volutamente costituita da un piatto “povero” in quanto piatto unico a base di lenticchie o riso e fagioli accompagnato da pane ed acqua. Essenziale ma sufficiente a dimostrare che per nutrirsi non è necessario preparare costose raffinatezze e che la condivisione di qualche piccolo sacrificio può produrre molto. Il “molto” possiamo identificarlo nel coinvolgimento festoso e responsabile dei ragazzi di seconda, terza media e dell’anno Antiochia del cammino ICFR e dei loro catechisti, che hanno dapprima approfondito la realtà dei profughi in Libano e l’im-
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pegno ad aiutarli di Padre Puccini e del suo gruppo “oui pour la vie”, per poi realizzare le tovagliette con le quali hanno allestito e servito ai tavoli. “Molto” è stata anche la disponibilità a lavorare insieme dei diversi volontari di Badia e Violino per la scelta di un menù che richiamasse la realtà dei profughi costretti a rimanere a migliaia bloccati in campi incolti ed in tende di fortuna in Libano con il solo supporto di volontari, come quelli messi in campo dall’iniziativa di Don Damiano. “Molto” è stata anche la disponibilità di Marco e Deborah ad accompagnare la serata con musica e testi che a volte hanno aiutato a riflettere ed a volte a scaricare un po’ della triste realtà presentata dalle immagini che scorrevano sullo schermo. “Molto” è stato anche quanto ci è stato raccontato e insegnato dal discorso e dagli atteggiamenti messi in campo da parte di padre Damiano per affrontare le sue realtà quotidiane e che in misura minore pos-
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i viene da pensare a quella frase donataci da Luca negli Atti degli Apostoli 4,32 “La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma
sono capitare anche a noi. Ricordiamoci dei tre doni che pur nella povertà si possono sempre fare agli altri: il dono del tempo, del sorriso e di fare qualcosa “di cuore”. E per finire, “molto” è stato anche quanto è stato raccolto dalla generosità dei partecipanti: 1703 euro che detratte le spese hanno consentito di inviare oltre 1500 euro a Padre Damiano per sostenere la sua iniziativa. A questo proposito, contemporaneamente alla nostra iniziativa, sul sito dell’associazione di P. Damiano http://www.ouipourlavielb.com/it/, compariva un aggiornamento della situazione con la necessità di coprire i costi per l’approvvigionamento di un forno per la cucina: 1500 euro... quando si parla di Provvidenza... Claudio
ogni cosa era fra loro". Questa è stata la sensazione provata prima, durante e dopo... con la presunzione di aver contribuito, tutti insieme, alla realizzazione di una piccolissima parte del Regno di Dio, qui sulla terra, fatto di Amore, Pace e Gioia condivisa! La neo-
Tovaglietta cena povera
DialogoeFamiglia nata Commissione Caritas quest’anno ha attivamente contribuito all’organizzazione della Cena Povera, momento conclusivo del cammino delle Comunità parrocchiali dell’Unità Pastorale Badia-Violino impegnata, nei tempi forti dell’Avvento e della Pasqua, nell’esperienza dei Centri. La Cena Povera così “battezzata” per la sua stessa natura è stata imbandita con cibi semplici e poveri, una cena che ha voluto essere, anche, occasione di aiuto al progetto di Padre Damiano Puccini che opera in Libano da diversi anni offrendo il proprio soccorso e quello di pochi volontari ai profughi siriani. Fornisce loro anche dei pasti caldi grazie all’allestimento della nuova cucina a cui sono stati devoluti i soldi raccolti, grazie all’offerta dei partecipanti alla Cena Povera che ha avuto una grandissima adesione, 180 partecipanti. È stato un susseguirsi d’incontri, preparativi ed anche inattesi contrattempi, ma la Provvidenza ha pensato a tutto ed è venuta in nostro aiuto. In tanti hanno partecipato alla organizzazione: un grazie
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di cuore ai nostri cuochi Giovanna, Dario e Toni che hanno cucinato pazientemente per tutti il riso con i fagioli e la zuppa di lenticchie rosse; un grazie a tutte le catechiste ed ai loro ragazzi che hanno apparecchiato, servito ai tavoli, sparecchiato ed infine lavato ed asciugato una quantità infinita di piatti posate e bicchieri; un grazie ai nostri Don e un grazie a tutti noi “comunità” che siamo divenuti in questa occasione “un Cuore solo ed un’Anima sola”. Durante la cena ho colto sentimenti di gioia e soddisfazione da parte di tutti. I ragazzi del catechismo, qualche giorno prima della cena, hanno ideato delle bellissime tovagliette riportanti delle loro brevi preghiere e pensieri riferite al progetto di Padre Puccini spiegato loro al catechismo da alcuni componenti della Commissione Caritas. Un Cammino iniziato come Unità Pastorale che ha mosso i primi veri passi...! Grazia
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altro importante appuntamento che concludeva l’esperienza dei centri di ascolto e momento importante per tutta la comunità, è stato quello della via Crucis che si è svolta venerdì 18 marzo tra i “parchi” della Badia. Seguendo l’indicazione di Papa Francesco, che nella lettera di indizione dell’anno giubilare, ha chiesto di riscoprire durante questo periodo le opere di misericordia corporali e spirituali, ad ogni stazione della via crucis è stata attribuita un’opera di misericordia. È stata, quella di quest’anno, un’esperienza corale, comunitaria anche in senso trasversale, che ha visto le varie stazioni animate insieme, dai centri di ascolto, dai ragazzi del catechismo, dalla commissione caritas, dai giovani. Un senso di cammino comunitario dietro alla croce di Gesù, per ripercorrere con Lui il pezzo di strada che conduce sì verso la crocifissione, ma sul quale, come meditato durante questa esperienza, possono dispiegarsi testimonianze di carità, dono, amore... di misericordia, in questo grande mistero, che pare una contraddizione, e che fa del momento più doloroso della vita del Cristo, anche il momento di amore più grande! La processione si è snodata per le vie del villaggio al seguito della croce che è stata rivestita man mano da quattordici pezzi di stoffa colorata sui quali ogni centro d’ascolto ha riportato in sintesi l’esperienza vissuta durante quest’anno. Abbiamo provato a rivestire il legno di Gesù con un po’ di noi stessi, mettendo il nostro cuore a volte stanco, deluso, affaticato nelle braccia aperte ed accoglienti del Cristo crocifisso e abbiamo seguito la croce sino alla chiesa, testimoni del gesto di misericordia più grande che è quello insegnatoci
da Gesù: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”; a noi, sotto la croce alta e rivestita, deposta sull’altare, non rimane che la consapevolezza della nostra piccolezza, del nostro bisogno di essere abbracciati da quelle braccia distese che ci accolgono sempre e che ci portano più vicini al cielo. Un partecipante
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Voci dalla lavanda dei piedi La lavanda dei piedi, M. Rupnik
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uest’anno a vestire i panni degli Apostoli ai quali Gesù lavò i piedi la sera del giovedì santo, sono stati i rappresentanti di varie realtà presenti nelle nostre comunità: quella dei volontari, dei catechisti, dei cresimati, delle coppie, dei giovani profughi. Abbiamo chiesto ad alcuni di loro di comu-
nicarci la loro esperienza che di seguito riportiamo: - Per quanto mi riguarda, la S. Messa della lavanda dei piedi è stata molto toccante, molto suggestiva e sono stata molto contenta di avervi partecipato. Anche il coro dei piccoli unito a quello dei grandi è stata una grande cosa. Sonia - Quando ho dato la mia disponibilità, l’ho fatto istintivamente, in maniera molto superficiale. Ho sempre visto nel gesto della lavanda dei piedi Gesù che serve, senza mai soffermarmi su chi si trova invece nella condizione, magari non voluta, di essere servito. In una società dove prevale la figura di chi “fa”, di chi è “seriamente impegnato”, il soggetto che si trova costretto a dover ricevere l’aiuto degli altri si sente fragile ed indifeso. Sotto questo aspetto ho sentito come mia la risposta di Pietro restio a farsi servire. È la dolcezza e l’amore che accompagnano il gesto di Gesù a rendere possibile il superamento del disagio e creare un legame che è manifestazione di vera misericordia. Paola
ASD GSO BADIA IN...FORMA
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iao a tutti. La redazione del bollettino chiede un aggiornamento sulle attività del gruppo sportivo dell’oratorio Badia che, con piacere a nome del gruppo, provvedo a fornire all’intera comunità sperando di non essere troppo retorico; probabilmente quando leggerete queste righe, alcuni degli eventi sotto menzionati si saranno già conclusi; ad oggi, 3 aprile 2016 la cronaca racconta quanto di seguito. Lo scorso 20 marzo si sono conclusi tutti i campionati, calcio e pallavolo, che hanno visto le nostre 6 squadre cimentarsi in diverse categorie; i risultati, in termini di classifiche, mostrano luci ed ombre, mentre in altri termini invito a meditare le parole che concluderanno questo articolo; d’altro canto per vincere nella vita, bisogna anche imparare ad accettare le sconfitte: queste diventeranno terra fertile per nuove vittorie solo se si saprà far tesoro degli eventuali errori oppure se diventeranno stimolo per un impegno maggiore e più costante. Nel dettaglio: la squadra di calcio categoria OPEN (adulti), pur giocando un campionato non facile, con avversari molto competitivi è riuscita a salvarsi mantenendo il diritto di disputare, anche il prossimo
anno, il campionato nel girone di eccellenza: quindi BRAVI. La squadra di calcio categoria Allievi (adolescenti) ha vissuto un anno travagliato e tribolato per il susseguirsi di assenze forzate (malattie, impegni scolastici, infortuni) che certo non hanno aiutato a mantenere una giusta concentrazione ed un costante impegno: si è classificata in fondo alla classifica del girone... sarà per una prossima volta. Analogo risultato è stato ottenuto anche dalla squadra calcio Under 14 (pre-adolescenti) per ragioni diverse; qui l’impegno e la partecipazione sono stati sempre costanti, ma i nostri atleti, non ancora fisicamente dei colossi, hanno incontrato avversari più grandi (1 o 2 anni) e soprattutto con prestanza fisica maggiore: promettono bene per il prossimo anno. Nuova grande soddisfazione, invece, dalla squadra di calcio categoria Under 11 che, già Campione Provinciale CSI nella cat. Under 10 lo scorso anno, già vincitrice del Polisportivo Regionale CSI 2015 e della ABE Champions League 2015 calcio a 5, si è classificata alle fasi finali di categoria per il titolo di Campione Provinciale 2016; le semifinali, nella formula di 2 gironi da 3 squadre, si sono disputate proprio nel caldo pomeriggio di oggi a Rivoltella del Garda: anche
DialogoeFamiglia quest’anno sarà finale... non per il 1°/2° posto ma per un meritatissimo 3°/4° posto... L’appuntamento è per domenica 10 aprile a Castelcovati dove TUTTI tiferemo per i nostri campioncini. Cambiando sport e parlando di Pallavolo femminile ricordiamo che quest’anno, per il folto numero di ragazze che hanno partecipate all’attività, sono state iscritte 2 diverse squadre, BADIA BLU e BADIA BIANCA, che hanno disputato il campionato nella stessa categoria (under 12), ma in gironi diversi: i risultati sono stati molto confortanti. Nel girone A la squadra BADIA BIANCA, nelle quale hanno giocato diverse atlete alla loro prima esperienza e anche più piccole di età, è cresciuta sempre più durante lo svolgersi del campionato e dimostrando voglia di fare è riuscita ad affrontare con dignità avversarie spesso molto più forti; questo le ha permesso di concludere poco sotto la metà classifica perdendo di pochi punti alcuni scontri diretti che le avrebbero permesso di classificarsi anche meglio. Nel girone B un’altra grande soddisfazione: la squadra BADIA BLU composta delle atlete un po’ più esperte, ha disputato un campionato sorprendente e all’inizio forse inaspettato; classificatasi seconda nel girone a soli 2 punti dalla prima classificata, ha conquistato le fasi finali di categoria. Ieri pomeriggio ha vinto la semifinale di andata con l’agguerrita squadra di Bagnolo “Fionda B” e domenica 10 aprile verrà disputata la semifinale di ritorno... si respira comunque già aria di finale che in ogni caso sarà per il 3°/4° posto... anche se per ora siamo in vantaggio sulle avversarie. Ci auguriamo di poter tifare le nostre atlete domenica 17 a Pezzaze per la finalissima provinciale. Lontano da classifiche ma non per questo “lontano dal cuore”, con grande voglia ed entusiasmo quest’anno è stata vissuta anche l’esperienza della scuola calcio dove, 7 bambini (2008/2009 e 2010) hanno riempito di gioia alcuni sabato mattina dei loro mister (un po’ in oratorio ed un po’ nella palestra don Milani di trav. Quarta); per loro c’è un grande futuro davanti e
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alcuni piccoli grandi passi sono già stati fatti; dopo la sfida con i selezionati giocatori della scuola calcio della Feralpi Salò (con la quale non hanno sfigurato, anzi sono stati maestri di correttezza e sportività), il più recente e bellissimo passo è stato compiuto sabato 2 aprile all’oratorio del Violino dove, per 50 minuti (5 tempi da 10 minuti) i ns magnifici 7 si sono divertiti a giocare con i loro coetanei dell’Uso Violino: un sincero grande esempio di unità pastorale. GRAZIE. Ma le attività sono ancora in fermento; dal 9 di aprile alcune delle nostre squadre, 2 del calcio e 2 della pallavolo, si cimenteranno nella coppa Leonessa o coppa Aido di categoria: a loro va l’augurio e l’invito a continuare a vivere questo momento di sport come una allegra scuola di vita per il futuro. Ricordo poi due grandi appuntamenti che ci aspettano tra poche settimane: i prossimi 23/24/25 aprile il nostro gruppo sportivo parteciperà quale UNICA SOCIETÀ BRESCIANA al meeting regionale CSI Lombardia che si terrà a Cesenatico; la nostra partecipazione sarà numerosissima: 45 atleti, 13 dirigenti accompagnatori e 17 accompagnatori extra (genitori) porteranno la gioia di vivere e di giocare dello sport bresciano in terrà emiliana... se ne vedranno di tutti i colori e “venderemo cara la pelle”... sportivamente parlando. Non per ultimo, il 23 maggio prossimo venturo inizierà il consueto torneo notturno, dove da diversi anni al torneo di calcio degli adulti si sono affiancati i tornei giovanili, il torneo di calcio femminile ed i tornei di pallavolo. Quest’anno sarà un anno particolare dove cercheremo di offrire serate di serenità e di gioia da condividere insieme per festeggiare il 60° del nostro villaggio ed il 40° di fondazione del gruppo sportivo GSO BADIA (1976 - 2016). Concludiamo con le parole con le quali il nostro presidente, Emiliano Gaffurini, ha brevemente commentato i risultati del week-end; parole che credo siano rivolte a tutti coloro che nel nostro gruppo dedicano il loro tempo al servizio degli altri: “Sono contentissimo!!!! La partita più importante voi l’avete già vinta perché la vostra squadra ha superato la S fida con P assione, con l’ O biettivo del R ispetto e della T enacia ed è riuscita a creare un gruppo di amici che sono veramente tali anche al di fuori del campo. Grazie a voi allenatori che siete riusciti a trasmettere tutto questo. p. Il Gruppo Sportivo Oratorio Badia, Fabio Basotti
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Continua l'opera di accoglienza dei giovani nigeriani
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el numero scorso abbiamo parlato dei giovani nigeriani che sono stati accolti e ospitati alla Mandolossa dalla nostra comunità Badia – Violino, pubblicando una fotografia con tre di loro. Ora presentiamo gli altri cinque, sono, da sinistra nella fotografia Frank 26 anni sposato, una bambina, Theophilus 27 anni, single Nicholas 28 anni sposato, tre figli, Efe 27 anni sposato, due gemelli, Samuel 20 anni, single in ginocchio. Sono tra di noi ormai dallo scorso ottobre, in attesa di avere dalle autorità competenti, dopo tutte le verifiche del caso, i documenti ufficiali di riconoscimento del loro stato di profughi ed iniziare, così, la ricerca di un posto di lavoro regolare e una sistemazione abitativa diversa. Il lavoro di
accompagnamento all’inserimento da parte di volontari dei nostri quartieri prosegue positivamente. Da qualche giorno una nuova proposta sta prendendo corpo, in modo da occupare i ragazzi nel molto tempo libero che hanno a disposizione. Si tratta di aiutarli nella realizzazione di un orto educativo negli spazi adiacenti la casa, molto idonei a tale scopo. In questo anno santo del giubileo della Misericordia, voluto da Papa Francesco, un piccolo impegno anche da parte nostra potrebbe essere un segno di accoglienza, condivisione e di fratellanza verso i più bisognosi. Chi fosse interessato ad aiutare con presenza, consigli, attrezzi e quant’altro, può rivolgersi al diacono Francesco. Guerino
Cineforum di quaresima
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on i cinque film visti nel periodo quaresimale si è concluso il cineforum 2015/2016 proposto il giovedi pomeriggio al Violino e il canonico venerdi sera alla Badia. Anche in questo ultimo ciclo la partecipazione è stata numerosa. Circa 150/160 persone dei nostri due quartieri, ma non solo, con attenzione e interesse hanno trascorso un poco del loro tempo tra impegno e svago. Impressioni ed emozioni certo diverse per ognuno, questo fa parte del gioco nel sentirci liberi di esprimerci, l’importante che per tutti sia stato tempo speso bene e in qualche modo ci abbia arricchito. Già il trovarci, incontrarsi, è una scelta importante che ci apre a nuove esperienze. Un grazie quindi a chi ha partecipato dando fiducia al Cineforum Badia e all’associazione VI.VO Violino. Un grazie a F.N.P. CISL BS, alle ACLI bresciane e ai loro promotori Franceschini e Pollonini, senza dimenticare l’amico Didonè, preziosi sostenitori della nostra proposta come Unità Pastorale Badia/Violino. Di seguito pubblichiamo il bilancio economico all’ 11 marzo 2016 sottolineando il fatto che con le offerte degli intervenuti alle proiezioni e il contributo degli sponsor, già era stata pagata la licenza per il 2016, e
già è accantonata buona parte della somma necessaria al rinnovo della Licenza Ombrello per il 2017, che auspichiamo integrare con l’attività del prossimo autunno. Ma quel che più conta, o meglio conterebbe, ciò che maggiormente vorremmo integrare sono le menti giovani, indispensabile necessaria alternanza, unica strada percorribile per garantirne la continuità. Il nostro è un appello sincero, le porte alle nuove idee sono aperte. Coraggio. Walter Salemi Fondo cassa al 27-11-2015 Offerte Violino Offerte Badia Contributo ACLI Bresciane Totale in cassa
€ 193,10 € 400,37 € 437,10 € 300,00 € 1.330,57
Acquisto e noleggio dvd Versati in Parrocchia per contributo spese Totale spese
€ € €
70,00 300,00 370,00
Avanzo in cassa al 11-03-2016
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960,57
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Vita dei Quartieri Realtà del quartiere: il centro diurno
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orrei collegarmi all’articostica per mantenerli attivi. Sono lo “considerazioni sugli supportati nei momenti liberi da anziani oggi” del preceuna animatrice che propone loro dente numero “Dialogo e Famialcune attività per distrarli. Oltre glia”. Come gli autori di questo al personale, si sono affiancate alarticolo, anch’io mi ritrovo a dire cune volontarie che si dedicano a “l’età è over”… una volta alla setloro con varie mansioni. La mia timana mi incontro con gli anziani esperienza in questo ambito mi del centro diurno presso la scuoha dato molto, perché nonostante la A. Papa. Le persone inserite in le difficoltà dell’età più avanzata, Casa Famiglia questo contesto arrivano al mattisento in loro la voglia di vivere e no verso le 9.30 e tornano nelle loro famiglie il pome- un’accettazione che in futuro vorrei trovare me. Un riggio alle ore 15.30. Sono assistite dal personale nei saluto a tutti gli ospiti. loro bisogni, inoltre viene eseguita loro una ginnaRita B.
La Badia fa 60 anni Mostra fotografica e di documenti Domenica 3 aprile, presso i locali della scuola materna “Nuova Badia”, è stata inaugurata la mostra “La Badia fa 60”, dedicata all’anniversario di costruzione del nostro villaggio. La storia e le vicende di 60 anni del quartiere sono illustrati in fotografie, mappe, articoli del Giornale di Brescia, raccolti e proposti dal Gruppo Ricerca Badia Trenta. Il pomeriggio primaverile ha invogliato molte persone ad uscire di casa per percorrere un viaggio a ritroso nel tempo. Bella la mostra e grande la soddisfazione dei curatori per il successo di pubblico nel primo pomeriggio
Inaugurazione mostra 60°
di apertura: centinaia i visitatori che con curiosità si sono soffermati davanti ad immagini, locandine di eventi, documenti, per fare un tuffo nel passato e riemergere pian piano ai nostri giorni. La proposta è infatti quella di rivivere la storia del quartiere dalle origini ad oggi, di seguire le vicende urbanistiche della Badia dai primi mattoni fino agli ampliamenti abitativi più recenti. Il Gruppo Ricerca Badia Trenta approfitta di questa occasione per ringraziare il parroco don Raffaele per la consueta disponibilità; l’assessore del Comune di Brescia Marco Fenaroli per la partecipazione e le parole di apprezzamento; i responsabili dell’emeroteca della biblioteca Queriniana, Antonio De Gennaro e Giovanna Inverardi, per la collaborazione nella ricerca; al Consiglio di quartiere a cui è affidata la coordinazione delle attività di commemorazione per i 60 anni della Badia. Si ringrazia inoltre Life Foto Video per il supporto tecnico e logistico. Ricordiamo che la mostra è aperta fino al 1° maggio, il sabato dalle 16.30 alle 18.30; la domenica dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00. Vi aspettiamo numerosi. Il Gruppo Ricerca Badia Trenta
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DialogoeFamiglia UNITA' PASTORALE PARROCCHIA SAN GIUSEPPE LAVORATORE - VIOLINO PARROCCHIA MADONNA DEL ROSARIO - BADIA
GREST 2016
“Perdiqua": sono proprio le parole del titolo che gonfiandosi, riempiono di aria il pallone della nostra mongolfiera e ci! permettono di volare in alto. Ma se guardiamo bene, il cestello che ospita i nostri compagni di viaggio ricorda!anche una nave… Scrutiamo l’orizzonte, allunghiamo lo sguardo oltre le nuvole e adocchiamo la cartina: siamo pronti per! lasciarci trasportare, con la fiducia e il coraggio dei viaggiatori, in questa nuova avventura estiva?!"Perdiqua". Una parola che!ci invita!anche a lasciare qualcosa di noi prima!di intraprendere il cammino: per partire! più leggeri e lasciare che siano i nuovi! passi che stiamo per compiere e i nuovi! volti che stiamo per incontrare a riempire! i nostri sguardi, i nostri ricordi, le nostre!giornate.
Buona estate a tutti!!!
- dal 9 giugno al 24 giugno presso l'oratorio del Violino - dal 20 giugno al 8 luglio presso l'oratorio della Badia - quota di partecipazione: ! 15,00 a settimana (9-10 giugno: ! 5,00) - servizio mensa: ! 6,00 a pasto - quota per ogni gita: ! 25,00 - servizio accoglienza a partire dalle ore 8.00 (richiesta all'iscrizione) h. 9.00 - 12.00 e h. 14.00 - 17.30 - orario Grest:
SEGRETERIA ORATORIO VIOLINO (a fianco della chiesa) dal 29/04/2016 Lunedì h. 08.30 - 10.00 Venerdì h. 20.30 - 21.30
SEGRETERIA ORATORIO BADIA (presso Palazzina) dal 26/04/2016 Martedì h. 20.30 - 21.00 Sabato h. 14.30 - 16.00
Sui giorni 9-10 giugno non è previsto alcuno sconto. SCONTO dal secondo fratello (il primo paga quota completa): - 9,00 euro a settimana se quota completa (iscrizione+gita+mensa) di ! 64,00 - 5,00 euro a settimana se quota senza mensa (iscrizione+gita) di ! 40,00 - 4,00 euro a settimana se quota senza gita (iscrizione+mensa) di ! 39,00 SCONTO FEDELTA': se iscritto a 5 settimane complete di gita e mensa (! 273,00) l’importo dovuto è di ! 235,00. - Nel caso di più fratelli la quota dal secondo fratello è di ! 225,00 IN CASO DI MANCATA FREQUENZA AL GREST E ALLA MENSA NON È PREVISTO ALCUN RIMBORSO; PER MANCATA PARTECIPAZIONE ALLA GITA SOLO CON PREAVVISO DI 24 H VERRÀ RESTITUITA LA QUOTA.
AZZURRO - SPAZIO COMPITI ESTIVO
dal 11 al 29 luglio presso l’oratorio Violino dalle 8,30 alle 17,00 PER FARE COMPITI, GIOCARE, DIVERTIRSI E STARE CON GLI AMICI Rivolto ai bambini e ragazzi dalla 1° elementare alla 2° media Il costo è di 60 euro a settimana mensa inclusa oppure 50,00 senza mensa. (sconto di euro 20,00 dal secondo fratello solo se comprensivo della mensa) Il servizio viene attivato con un minimo di 15 iscritti in caso di mancata attivazione verrà restituita la somma versata; non è previsto il rimborso in caso di mancata frequenza.
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Vecchia Violino
In cammino dietro la croce - Via Crucis 2016
Anniversari Badia
Anniversari Violino