Dialogo e Famiglia Giornale dell’Unità Pastorale Sacra Famiglia - Padre Marcolini N˚ 2 - Aprile 2018
Il discernimento
Preghiera della comunità
Sommario Parola del Parroco Unità Pastorale: frutto di un cammino di discernimento . . . . . . . . . . . . . . pag. 3 Vita della Chiesa Messaggio del Papa per la giornata mondiale per le vocazioni 2018. . . . . . Il dono del discernimento nel documento preparatorio al Sinodo dei giovani 2018. . . . . . . . . . Il dono del discernimento. . . . . . . . . Il valore del discernimento comunitario. . . . . . . . . . . . . . . . . Vita dell’Unità Pastorale I nostri fiori che liberano dalle catene. Conclusione dei centri di ascolto . . . . . Cena povera e solidale 2018. Insieme per suor Rita e suor Paola. . . . Percorsi di preparazione al Battesimo: Pastorale battesimale . . . . . . . . . . . Oggi vengo a pranzo da te. Ritiro genitori ICFR . . . . . . . . . . . . . L’oasi nel deserto. Ritiro ragazzi ICFR . . . . . . . . . . . . . Ritiri preadolescenti. . . . . . . . . . . . Ritiro e attività adolescenti . . . . . . . .
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Signore Gesù, la tua Chiesa in cammino verso il Sinodo volge lo sguardo a tutti i giovani del mondo. Ti preghiamo perché con coraggio prendano in mano la loro vita, mirino alle cose più belle e più profonde e conservino sempre un cuore libero. Accompagnati da guide sagge e generose, aiutali a rispondere alla chiamata che Tu rivolgi a ciascuno di loro, per realizzare il proprio progetto di vita
e raggiungere la felicità. Tieni aperto il loro cuore ai grandi sogni e rendili attenti al bene dei fratelli. Come il Discepolo amato, siano anch’essi sotto la Croce per accogliere tua Madre, ricevendola in dono da Te. Siano testimoni della tua Risurrezione e sappiano riconoscerti vivo accanto a loro annunciando con gioia che Tu sei il Signore. Amen. Franciscus
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Ecco il nostro progetto Pastorale Pastorale oratoriana . . . . . . . . . . . . . " 19 Cronaca dell’Unità Pastorale Il mio triduo pasquale . . . . . . . . . . . Cineforum di quaresima e bilancio. . . . Parlando di “Homo videns”. Serata con il prof. Simonelli. . . . . . . . Gruppo sportivo oratorio Badia: per uno sport scuola di vita . . . . . . . .
Sinodo 2018
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Orari S. Messe Unità Pastorale Feriali:
da lun a giov ore 8.30: Badia da lun a ven ore 18.00: Violino ven ore 18.30: Badia
Festive:
sab ore 8.30: Lodi Mattutine sab ore 18.00: Violino
sab ore 18.30: Badia dom ore 8.00: Badia dom ore 9.00: Violino dom ore 10.30: Badia dom ore 11.00: Violino dom ore 17.00: Mandolossa dom ore 18.00: Violino
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Vita dei Quartieri Tradizioni agresti e pasquali . . . . . . . . " 25 ACLI Badia. Campagna fiscale 2018. . . . " 26 Per un pugno di libri e di film. . . . . . . . " 27
Redazione Don Raffaele Donneschi, Don Fausto Mussinelli, Lucrezia Barbieri, Laura Bellini, Jessica Pasqui, Francesco Quaranta, Elena Rubaga, Elena Vighenzi, Carlo Zaniboni.
Per chi volesse scriverci: redazione.dialogoefamiglia@gmail.com
Contatti dei presbiteri della Unità Pastorale Parroco (don Raffaele Donneschi): Parrocchia San Giuseppe Lavoratore trav. Ottava, 4 - Villaggio Violino tel. (segreteria parrocchiale) 030 312620 e-mail: raffado@alice.it - www.parrocchiaviolino.it Curato (don Fausto Mussinelli): Parrocchia Madonna del Rosario via Prima, 81 - Villaggio Badia tel. 030 313492 - cell. 328 7322176 e-mail: donmussi80@gmail.com - www.parrocchiabadia.it
Riferimenti per gli oratori: Oratorio San Filippo Neri via Prima, 83 - Villaggio Badia Oratorio Violino via Prima, 2 - Villaggio Violino
DIRETTORE RESPONSABILE: DON A. BIANCHI - TRIBUNALE DI BRESCIA - AUTORIZZAZIONE 2/2018 DEL 23 GENNAIO 2018
STAMPATO DA: AGVA ARTI GRAFICHE VANNINI VIA ZAMARA, 31 - BAGNOLO MELLA (BRESCIA)
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Parola del Parroco UNITÀ PASTORALE: FRUTTO DI UN CAMMINO DI DISCERNIMENTO
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i legge sul dizionario etimologico: Discernere, dal latino discernĕre, composto di dis e cernĕre: distinguere, separare una cosa da un’altra e particolarmente la farina dalla semola per mezzo di setaccio. San Paolo, nella Lettera ai Romani afferma: «Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (12,2). Ci racconta Omero, che Ulisse per non cedere al canto delle sirene, ordinò ai suoi compagni di viaggio di turarsi le orecchie con la cera in modo da non sentirne il canto ammaliante, mentre lui rimase con le orecchie aperte, però si fece legare strettamente all’albero maestro della nave. Così egli poté ascoltare le sirene senza lasciarsi sedurre dalle loro melodie e stritolare dalla loro strategia perversa e di morte. I Padri della Chiesa hanno fatto una lettura allegorica dell’esperienza di Ulisse, e ci dicono che egli è
immagine del credente, che percorre le vie e le traversìe di questo mondo, con gli occhi spalancati e con le orecchie aperte, ma come lui, se non vuole soccombere, legato all’albero della nave (simbolo della Chiesa). Per il credente, dicono i Padri, l’albero è l’albero della croce. Sedotto da Cristo e strettamente abbracciato al Signore crocifisso e risorto, il credente potrà ascoltare e scrutare il proprio cuore ma anche le vicende della vita e potrà discernere e smascherare le seduzioni delle nuove sirene presenti ancora nel suo cuore ma anche negli anfratti impensabili di questa nostra storia. Anche nell’esperienza cristiana, così, la contesa tra la vita e la morte si decide attorno all’albero. E l’albero è la croce di Cristo crocifisso e risorto. La comunità credente ha sempre sentito il bisogno di discernere e ha cercato di non sottrarsi a questa obbedienza allo Spirito. E lo ha fatto, prima di tutto, sul cuore dell’uomo, perché ha consapevolezza che non si può andare dove ti porta il cuore perché il cuore è malato e solo Dio lo può guarire.
La comunità raccolta accanto alla croce - Via Crucis 2018
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Questa necessità di discernimento veniva sottolineata dal Concilio Vaticano II: “È dovere di tutto il popolo di Dio, soprattutto dei pastori e dei teologi, con l’aiuto dello Spirito Santo, di ascoltare attentamente, discernere e interpretare i vari linguaggi del nostro tempo, e di saperli giudicare alla luce della parola di Dio, perché la verità rivelata sia capita sempre più a fondo, sia meglio compresa e possa venire presentata in forma più adatta” (GS 44). Siamo consapevoli che, all’interno della Chiesa esiste una forma di discernimento che è propria di chi ha il compito di presiedere alla comunione. A chi ha questo compito, in particolare al papa e ai vescovi, è donato il carisma e la missione di autenticare il processo di crescita nella fede della comunità. Questo ministero, però, in una ecclesiologia di comunione, non può essere pensato come una realtà che sta sopra o fuori della comunità, ma come una realtà che sta "dentro", e che opera in stretto rapporto con tutti gli altri membri, valorizzando i carismi di ciascuno e sollecitando la responsabilità comune. È in questa visione che possiamo leggere ciò che le nostre comunità di Badia e Violino hanno vissuto in questi ultimi sei anni del loro cammino: una visione di Chiesa e di Pastorale che è andata sotto il nome di Unità Pastorale. Prima di noi, singole persone e parrocchie, è stata la Chiesa bresciana a leggere che era giunto il momento di dare una svolta al modo di concepire e di vivere l’annuncio del Vangelo, la celebrazione dei Sacramenti e la testimonianza della carità. Il Sinodo Diocesano sulle Unità Pastorali è stato vis-
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suto proprio con lo stile del discernimento comunitario di tutta una Chiesa che si è interrogata su come il Vangelo debba e possa essere incarnato nel mondo di oggi. Da qui, a cascata, numerose parrocchie, tra cui le nostre, hanno prima intravisto e poi toccato con mano le opportunità che questo nuovo stile pastorale poteva significare in termini di rinnovamento in vista della missione e dell’annuncio del Vangelo. Dove siamo arrivati oggi? Certamente siamo ancora agli inizi del cammino: sono ancora una piccola minoranza i fratelli e le sorelle che hanno compreso la forza di questa proposta, mentre molti continuano a considerarsi ‘clienti’ e non protagonisti della vita comunitaria. C’è bisogno che il discernimento lo facciamo prima di tutto ciascuno verso noi stessi, chiedendoci: come vivo la mia fede in Gesù, sto davvero facendo quanto mi è possibile nella mia Comunità? Vivo una tensione di comunione vera con i fratelli e le sorelle dell’Unità Pastorale? L’augurio è che ciascuno di noi prenda sul serio il suggerimento del Concilio, espresso con i verbi: “ascoltare, discernere, interpretare, saper giudicare e poi capire, comprendere, presentare”, che hanno in sé il dinamismo del discernimento se vogliamo che il nostro agire sia umano e comunitario, cosciente e voluto, libero e responsabile, capace di imprimere un orientamento di fondo alla vita ecclesiale e alla storia di questo nostro mondo. Don Raffaele
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Vita della Chiesa
Messaggio del Santo Padre Francesco
per la 55ª giornata mondiale di preghiera per le vocazioni Ascoltare, discernere, vivere la chiamata del Signore Cari fratelli e sorelle, nell’ottobre prossimo si svolgerà la XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che sarà dedicata ai giovani, in particolare al rapporto tra giovani, fede e vocazione. In quell’occasione avremo modo di approfondire come, al centro della nostra vita, ci sia la chiamata alla gioia che Dio ci rivolge e come questo sia «il progetto di Dio per gli uomini e le donne di ogni tempo» (Sinodo dei Vescovi, XV Assemblea Generale Ordinaria, I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, Introduzione). Si tratta di una buona notizia che ci viene riannunciata con forza dalla 55ª Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni: non siamo immersi nel caso, né trascinati da una serie di eventi disordinati, ma, al contrario, la nostra vita e la nostra presenza nel mondo sono frutto di una vocazione divina! Anche in questi nostri tempi inquieti, il Mistero dell’Incarnazione ci ricorda che Dio sempre ci viene incontro ed è il Dio-con-noi, che passa lungo le strade talvolta polverose della nostra vita e, cogliendo la nostra struggente nostalgia di amore e di felicità, ci chiama alla gioia. Nella diversità e nella specificità di ogni vocazione, personale ed ecclesiale, si tratta di ascoltare, discernere e vivere questa Parola che ci chiama dall’alto e che, mentre ci permette di far fruttare i nostri talenti, ci rende anche strumenti di salvezza nel mondo e ci orienta alla pienezza della felicità. Questi tre aspetti – ascolto, discernimento e vita – fanno anche da cornice all’inizio della missione di Gesù, il quale, dopo i giorni di preghiera e di lotta nel deserto, visita la sua sinagoga di Nazareth, e qui si mette in ascolto della Parola, discerne il contenuto della missione affidatagli dal Padre e annuncia di essere venuto a realizzarla “oggi” (cfr Lc 4,16-21). Ascoltare La chiamata del Signore non ha l’evidenza di una delle tante cose che possiamo sentire, vedere o toccare nella nostra esperienza quotidiana. Dio viene in modo si-
lenzioso e discreto, senza imporsi alla nostra libertà. Così può capitare che la sua voce rimanga soffocata dalle molte preoccupazioni e sollecitazioni che occupano la nostra mente e il nostro cuore. Occorre allora predisporsi a un ascolto profondo della sua Parola e della vita, prestare attenzione anche ai dettagli della nostra quotidianità, imparare a leggere gli eventi con gli occhi della fede, e mantenersi aperti alle sorprese dello Spirito. Non potremo scoprire la chiamata speciale e personale che Dio ha pensato per noi, se restiamo chiusi in noi stessi, nelle nostre abitudini e nell’apatia di chi spreca la propria vita nel cerchio ristretto del proprio io, perdendo l’opportunità di sognare in grande e di diventare protagonista di quella storia unica e originale, che Dio vuole scrivere con noi. Anche Gesù è stato chiamato e mandato; per questo ha avuto bisogno di raccogliersi nel silenzio, ha ascoltato e letto la Parola nella Sinagoga e, con la luce e la forza dello Spirito Santo, ne ha svelato in pienezza il significato, riferito alla sua stessa persona e alla storia del popolo di Israele. Quest’attitudine oggi diventa sempre più difficile, immersi come siamo in una società rumorosa, nella frenesia dell’abbondanza di stimoli e di informazioni che affollano le nostre giornate. Al chiasso esteriore, che talvolta domina le nostre città e i nostri quartieri, corrisponde spesso una dispersione e confusione interiore, che non ci permette di fermarci, di assaporare il gusto della contemplazione, di riflettere con serenità sugli eventi della nostra vita e di operare, fiduciosi nel premuroso disegno di Dio per noi, di operare un fecondo discernimento. Ma, come sappiamo, il Regno di Dio viene senza fare rumore e senza attirare l’attenzione (cfr Lc 17,21), ed è possibile coglierne i germi solo quando, come il profeta Elia, sappiamo entrare nelle profondità del nostro spirito, lasciando che esso si apra all’impercettibile soffio della brezza divina (cfr 1 Re 19,11-13).
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Discernere Leggendo nella sinagoga di Nazareth il passo del profeta Isaia, Gesù discerne il contenuto della missione per cui è stato inviato e lo presenta a coloro che attendevano il Messia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore» (Lc 4,18-19). Allo stesso modo, ognuno di noi può scoprire la propria vocazione solo attraverso il discernimento spirituale, un «processo con cui la persona arriva a compiere, in dialogo con il Signore e in ascolto della voce dello Spirito, le scelte fondamentali, a partire da quella sullo stato di vita» (Sinodo dei Vescovi, XV Assemblea Generale Ordinaria, I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, II, 2). Scopriamo, in particolare, che la vocazione cristiana ha sempre una dimensione profetica. Come ci testimonia la Scrittura, i profeti sono inviati al popolo in situazioni di grande precarietà materiale e di crisi spirituale e morale, per rivolgere a nome di Dio parole di conversione, di speranza e di consolazione. Come un vento che solleva la polvere, il profeta disturba la falsa tranquillità della coscienza che ha dimenticato la Parola del Signore, discerne gli eventi alla luce della promessa di Dio e aiuta il popolo a scorgere segnali di aurora nelle tenebre della storia.
Anche oggi abbiamo tanto bisogno del discernimento e della profezia; di superare le tentazioni dell’ideologia e del fatalismo e di scoprire, nella relazione con il Signore, i luoghi, gli strumenti e le situazioni attraverso cui Egli ci chiama. Ogni cristiano dovrebbe poter sviluppare la capacità di “leggere dentro” la vita e di cogliere dove e a che cosa il Signore lo sta chiamando per essere continuatore della sua missione. Vivere Infine, Gesù annuncia la novità dell’ora presente, che entusiasmerà molti e irrigidirà altri: il tempo è compiuto ed è Lui il Messia annunciato da Isaia, unto per liberare i prigionieri, ridare la vista ai ciechi e proclamare l’amore misericordioso di Dio ad ogni creatura. Proprio «oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 4,20), afferma Gesù. La gioia del Vangelo, che ci apre all’incontro con Dio e con i fratelli, non può attendere le nostre lentezze e pigrizie; non ci tocca se restiamo affacciati alla finestra, con la scusa di aspettare sempre un tempo propizio; né si compie per noi se non ci assumiamo oggi stesso il rischio di una scelta. La vocazione è oggi! La missione cristiana è per il presente! E ciascuno di noi è chiamato – alla vita laicale nel matrimonio, a quella sacerdotale nel ministero ordinato, o a quella di speciale consacrazione – per diventare testimone del Signore, qui e ora. Questo “oggi” proclamato da Gesù, infatti, ci assicura che Dio continua a “scendere” per salvare questa nostra umanità e farci partecipi della sua missione. Il Signore chiama ancora a vivere con Lui e andare dietro a Lui in una relazione di speciale vicinanza, al suo diretto servizio. E se ci fa capire che ci chiama a consacrarci totalmente al suo Regno, non dobbiamo avere paura! È bello – ed è una grande grazia – essere interamente e per sempre consacrati a Dio e al servizio dei fratelli. Il Signore continua oggi a chiamare a seguirlo. Non dobbiamo aspettare di essere perfetti per rispondere il nostro generoso “eccomi”, né spaventarci dei nostri limiti e dei nostri peccati, ma accogliere con cuore aperto la voce del Signore. Ascoltarla, discernere la nostra missione personale nella Chiesa e nel mondo, e infine viverla nell’oggi che Dio ci dona. Maria Santissima, la giovane fanciulla di periferia, che ha ascoltato, accolto e vissuto la Parola di Dio fatta carne, ci custodisca e ci accompagni sempre nel nostro cammino. Dal Vaticano, 3 dicembre 2017 a cura di Francesco Q.
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Il dono del discernimento nel Documento preparatorio: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” per il Sinodo 2018: “Fede e vocazione”
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l “Documento Preparatorio” al Sinodo dei vescovi, in programma nell’ottobre 2018 e voluto da Papa Francesco per dar voce al mondo dei giovani, tratta nella sua seconda parte il tema “Fede, Discernimento e Vocazione”. La fede, in quanto partecipazione al modo di vedere di Gesù, è la fonte del discernimento vocazionale, perché ne offre i contenuti fondamentali, le articolazioni specifiche, lo stile singolare e la pedagogia propria. Accogliere con gioia e disponibilità questo dono della grazia, richiede di renderlo fecondo attraverso scelte di vita concrete e coerenti. Se la vocazione alla gioia dell’amore è l’appello fondamentale che Dio pone nel cuore di ogni giovane perché la sua esistenza possa portare frutto, la fede è insieme dono dall’alto e risposta al sentirsi scelti e amati. Credere significa mettersi in ascolto dello Spirito e in dialogo con la Parola che è via, verità e vita (cfr. Gv 14,6) con tutta la propria intelligenza e affettività, imparare a darle fiducia “incarnandola” nella concretezza del quotidiano, nei momenti in cui la croce si fa vicina e in quelli in cui si sperimenta la gioia di fronte ai segni di risurrezione. È questa la sfida che interpella la comunità cristiana e ogni singolo credente. Lo spazio di questo dialogo è la coscienza, «il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità» (Gaudium et spes, 16). La coscienza è dunque uno spazio inviolabile in cui si manifesta l’invito ad accogliere una promessa. Discernere la voce dello Spirito dagli altri richiami e decidere che risposta dare è un compito che spetta a ciascuno: gli altri lo possono accompagnare e confermare, ma mai sostituire. La vita e la storia ci insegnano che per l’essere umano non è sempre facile riconoscere la forma concreta di quella gioia a cui Dio lo chiama e a cui il suo desiderio tende, tantomeno ora in un contesto di cambiamento e di incertezza diffusa. Altre volte la persona deve fare i conti con lo scoraggiamento o con la forza di altri attaccamenti, che la trattengono nella sua corsa verso la pienezza. La libertà umana, pur avendo
bisogno di essere sempre purificata e liberata, non perde tuttavia mai del tutto la radicale capacità di riconoscere il bene e di compierlo. Prendere decisioni e orientare le proprie azioni in situazioni di incertezza e di fronte a spinte interiori contrastanti è l’ambito dell’esercizio del discernimento, un termine classico della tradizione della Chiesa che si applica a una pluralità di situazioni. Vi è infatti un discernimento dei segni dei tempi, che punta a riconoscere la presenza e l’azione dello Spirito nella storia; un discernimento morale, che distingue ciò che è bene da ciò che è male; un discernimento spirituale, che si propone di riconoscere la tentazione per respingerla e procedere invece sulla via della pienezza di vita.
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Il documento si concentra quindi sul discernimento vocazionale, cioè sul processo con cui la persona arriva a compiere, in dialogo con il Signore e in ascolto della voce dello Spirito, le scelte fondamentali. Se l’interrogativo su come non sprecare le opportunità di realizzazione di sé riguarda tutti gli uomini e le donne, per il credente la domanda si fa ancora più intensa e profonda. Come vivere la buona notizia del Vangelo e rispondere alla chiamata che il Signore rivolge a tutti coloro a cui si fa incontro: attraverso il matrimonio, il ministero ordinato, la vita consacrata? E qual’è il campo in cui si possono mettere a frutto i propri talenti: la vita professionale, il volontariato, il servizio agli ultimi, l’impegno in politica? Lo Spirito parla e agisce attraverso gli avvenimenti della vita di ciascuno, ma illuminarne il significato in ordine a una decisione richiede un percorso di discernimento. I tre verbi con cui esso è descritto in Evangelii gaudium, 51 – riconoscere, interpretare e scegliere – possono aiutarci a delineare un itinerario adatto tanto per i singoli quanto per i gruppi e le comunità. Riconoscere Il riconoscimento riguarda innanzitutto gli effetti che gli avvenimenti della mia vita, le persone che incontro, le parole che ascolto o che leggo producono sulla mia interiorità: una varietà di «desideri, sentimenti, emozioni» (Amoris laetitia, 143) di segno molto diverso: tristezza, oscurità, pienezza, paura, gioia, pace, senso di vuoto, tenerezza, rabbia, speranza, tiepidez-
za, ecc. Mi sento attirato o spinto in una pluralità di direzioni, senza che nessuna mi appaia come quella chiaramente da imboccare; è il momento degli alti e dei bassi e in alcuni casi di una e vera e propria lotta interiore. Riconoscere richiede di far affiorare questa ricchezza emotiva e nominare queste passioni senza giudicarle. Richiede anche di cogliere il “gusto” che lasciano, cioè la consonanza o dissonanza fra ciò che sperimento e ciò che c’è di più profondo in me. La fase del riconoscere mette al centro la capacità di ascolto e l’affettività della persona, senza sottrarsi per paura alla fatica del silenzio. Si tratta di un passaggio fondamentale nel percorso di maturazione personale, in particolare per i giovani che sperimentano con maggiore intensità la forza dei desideri e possono anche rimanerne spaventati, rinunciando magari ai grandi passi a cui pure si sentono spinti. Interpretare Non basta riconoscere ciò che si è provato: occorre “interpretarlo”, comprendere a che cosa lo Spirito sta chiamando attraverso ciò che suscita in ciascuno. Tante volte ci si ferma a raccontare un’esperienza, sottolineando che “mi ha colpito molto”. Più difficile è cogliere l’origine e il senso dei desideri e delle emozioni provate e valutare se ci stanno orientando in una direzione costruttiva o se invece ci stanno portando a ripiegarci su noi stessi. Questa fase di interpretazione è molto delicata; richiede pazienza, vigilanza e anche un certo appren-
Il nostro Vescovo consegna a Papa Francesco le risposte dei giovani bresciani
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Scuola della Parola con il Vescovo per i giovani - 2018
dimento. Bisogna essere capaci di rendersi conto degli effetti dei condizionamenti sociali e psicologici e mettere in campo anche le proprie facoltà intellettuali. Nell’interpretare non si può neppure tralasciare di confrontarsi con la realtà e di prendere in considerazione le possibilità che realisticamente si hanno a disposizione. Per interpretare i desideri e i moti interiori è necessario confrontarsi onestamente, alla luce della Parola di Dio, anche con le esigenze morali della vita cristiana. Questo sforzo spinge chi lo compie a non accontentarsi della logica del minimo indispensabile, per cercare invece il modo di valorizzare al meglio i propri doni e le proprie possibilità: per questo risulta una proposta attraente e stimolante per i giovani. Scegliere Una volta riconosciuto e interpretato il mondo dei desideri e delle passioni, l’atto di decidere diventa esercizio di autentica libertà umana e di responsabilità personale. La scelta si sottrae alla forza cieca delle pulsioni e al tempo stesso si libera dalla soggezione a istanze esterne alla persona, richiedendo altresì una coerenza di vita.
Troppo spesso le decisioni fondamentali della vita non sono state prese dai diretti interessati. Promuovere scelte davvero libere e responsabili, spogliandosi da ogni connivenza con retaggi di altri tempi, resta l’obiettivo di ogni seria pastorale vocazionale. Il discernimento ne è lo strumento principe, che permette di salvaguardare lo spazio inviolabile della coscienza, senza pretendere di sostituirsi a essa. La decisione richiede di essere messa alla prova dei fatti in vista della sua conferma. La scelta non può restare imprigionata in una interiorità che rischia di rimanere virtuale o velleitaria, ma è chiamata a tradursi in azione, a prendere carne, a dare inizio a un percorso, accettando il rischio di confrontarsi con quella realtà che aveva messo in moto desideri ed emozioni. Altri ne nasceranno in questa fase: riconoscerli e interpretarli permetterà di confermare la bontà della decisione presa o consiglierà di rivederla. Per questo è importante “uscire” anche dalla paura di sbagliare, che può diventare paralizzante.
a cura di Francesco Q.
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IL DONO DEL DISCERNIMENTO
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rendere decisioni e orientare le proprie azioni in situazioni di incertezza e di fronte a spinte interiori contrastanti è l’ambito dell’esercizio del discernimento.” Così Papa Francesco nel documento preparatorio per il sinodo dei vescovi sui giovani. È un discernimento che riguarda i “segni dei tempi” e che punta a riconoscere la presenza e l’azione dello Spirito nella storia, ma che riguarda anche la dimensione “morale“ e “spirituale“ della vita di ogni persona e di ogni comunità. Ma che cos’è e dove nasce il discernimento? Gesù lo diceva in riferimento alla sua generazione: “Quando vedete una nuvola salire da ponente,subito dite: Viene la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco,dite: Ci sarà caldo,e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo,come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?“ (Luca 12,54-57) Nel libro degli Atti degli apostoli troviamo un altro esempio: Pietro e Giovanni, che salgono al tempio, trovano uno storpio che chiede l’elemosina, lo guardano e dicono: “Non ho né oro né argento ,ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!" E così avviene. Pietro aiuta poi la folla a “vedere” cioè “riconoscere“ il fatto, in secondo luogo aiuta la folla a “leggere” cioè “interpretare“ il fatto alla luce del Vangelo, e terzo invita la folla a “cambiare” cioè a “scegliere” la strada nuova.
In ascolto per discernere
Dirà Pietro: “Pentitevi e cambiate vita!” (Atti 3,1-20) Anche Papa Giovanni XXlll e Papa Paolo Vl nel Concilio Ecumenico Vaticano ll ( celebrato a Roma negli anni 1962-1965) avevano introdotto il metodo del discernimento riassunto in tre verbi così enunciati: VEDERE, GIUDICARE, AGIRE. Oggi per noi fare discernimento è innanzitutto: 1. “VEDERE E RICONOSCERE” gli avvenimenti della mia vita, le persone che incontro, le parole che ascolto o che leggo e cosa producono nella mia interiorità . È importante anche aprire gli occhi sulle nostre comunità e guardare le nuove situazioni che chiamiamo i “segni dei tempi”, come la mobilità, i nuovi mezzi di comunicazione sociale, la presenza di nuove culture e religioni, i problemi del lavoro, la realtà della famiglia, l’educazione dei giovani, le strutture presenti ecc. 2. “LEGGERE E INTERPRETARE“ alla luce del Vangelo quegli avvenimenti , incontrando e accogliendo le persone con i loro volti, le loro storie, le loro domande, le loro gioie e i loro dolori, usando i “criteri di Gesù nel Vangelo”. Questo vuol dire che fondiamo e radichiamo la nostra fede in Gesù Cristo, nella sua Parola, nei suoi Sacramenti, attorno all’Eucarestia domenicale, vivendo la riconciliazione, traducendo la fede nella carità operosa.
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Consiglio pastorale e consigli degli oratori riuniti
È imparare sempre più ad avere, con la Grazia di Dio, “gli stessi pensieri e gli stessi sentimenti di Gesù“ che si è fatto uno di noi, umiliandosi fino alla morte di croce, lavando i piedi ai suoi discepoli, divenendo servo di tutti. Questo tocca a noi come cristiani, non imponendo il Vangelo, ma facendo nascere la gioia della sequela per “attrazione”… “Come fanno a volersi così bene?“ dicevano delle prime comunità.
3. “SCEGLIERE E AGIRE“, non solo per ripetere le cose di sempre, il “si è sempre fatto così!“, ma domandandosi : - Perché facciamo queste iniziative? - Con quali scopi e finalità? - Con quali persone? - Con quali mezzi? - Con quali tempi? E alla fine non dovrebbe emergere la volontà del più forte o del più autoritario, ma, ascoltando la voce di tutti, anche dei giovani, dato che lo Spirito soffia in tutti i cuori, arrivare ad una scelta per il bene della comunità la più vicina possibile al Vangelo.
Tra le tante proposte e iniziative dovremmo chiederci: Quale di queste riflette ed esprime meglio il Vangelo oggi nella nostra comunità? Credo che quello del discernimento è un esercizio da imparare sempre di più, per valorizzare meglio le persone, per non decidere da soli, per far nascere vocazioni e ministeri, perché il Vangelo diventi luce e vita del mondo.
Concludo ricordando alcuni criteri a me cari, tratti dal Vangelo e dalla vita: - “Chi è fedele nel poco è fedele anche nel molto!” - “Vivere una pastorale con un massimo di vita in un minimo di struttura!” - “È meglio poco in molti che molto in pochi!” - “Se molte persone di poco conto, in molte parti di poco conto, facessero cose di poco conto, il mondo cambierebbe!” - “Non continuare a maledire le tenebre: accendi la tua piccola luce!” - “Se non bruci d’amore, molti moriranno di freddo!” Don Cesare Polvara
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Il valore del discernimento comunitario
Comunità raccolta attorno al vangelo
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a mia entrata nel Consiglio Pastorale Parrocchiale ha coinciso con la nascita dell’unità pastorale Sacra Famiglia-Padre Marcolini (13 Novembre 2016). Ho accettato questo mandato con molto entusiasmo: ero curiosa ed interessata di sapere ciò che poteva fare un Consiglio Pastorale all’interno della propria parrocchia. Del resto tutto ciò che conoscevo lo apprendevo dalla lettura dei bollettini parrocchiali o tramite le voci degli abitanti del villaggio. Dal cammino da me fatto fino ad oggi all’interno del Consiglio Pastorale Parrocchiale ho messo a fuoco questo, che la chiesa che io ricerco è una chiesa ministeriale che mette al centro la Parola di Dio ed io faccio parte di questo gregge in grado di testimoniare ed annunciare. Si è parlato di discernimento comunitario quale atteggiamento interiore che spinge ad essere aperti a trovare Dio dovunque egli si faccia trovare. Bisogna sapersi orientare per poi essere in grado di prendere decisioni coscienti e responsabili coerenti con le esigenze del Vangelo.
Per essere in grado di affrontare le varie problematiche pastorali emerse nei Consigli Pastorali si è vista la necessità di avere un'approfondita formazione su tre diversi ambiti: - liturgico/Educativo; - caritativo/Missionario; - familiare. I percorsi formativi iniziati sono stati per me molto utili, mi hanno permesso di continuare ad essere un tralcio vivo con la continua speranza di portare molti frutti. Ho capito che per testimoniare il Vangelo bisogna far proprie le parole dell’accoglienza, della vita, della generosità, del perdono reciproco e della misericordia. Mi sento ancora molto lontana dalla capacità di dare un significativo contributo che venga a tutti gli effetti riconosciuto, ma sono anche consapevole che il mio semplice “fare” potrà essere un piccolo segno per una comunità migliore. Mariarosa
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Vita dell’Unità Pastorale I nostri fiori che liberano dalle catene Sulla croce della nostra Via Crucis quest’anno i fiori, segno della conclusione dei nostri centri di ascolto, hanno trasformato una triste catena nera, in una meravigliosa collana colorata. Leggiamo le nostre riflessioni. • Ci sentiamo liberati dalla difficoltà di parlare di Dio e di riconoscerlo come Salvatore. Vogliamo liberarci dal cuore indurito, dalla presunzione e dall’orgoglio. • Grazie Signore, la tua parola è veramente acqua che zampilla per la vita eterna. • Liberati dalla paura di non farcela, da alcuni dubbi e incertezze. • Liberarsi dai limiti, dall’onnipotenza, dall’inadeguatezza, dalla fretta, dall’orgoglio. AFFIDARSI • L’orgoglio è la difficoltà più grande per capire il prossimo. È questa l’occasione di fare ammenda delle nostre difficoltà sapendo che, riconciliandoci con Dio, potremo ritrovare la serenità e la pace. SERENITÀ PENITENZA ORGOGLIO RICONCILIAZIONE PACE • La Parola di Dio accende la speranza, apre alla comunità, ci libera da orgoglio, pigrizia, individualismo, dalla paura, dalla sfiducia. • Libertà di confrontarsi con gli altri – Libertà da egoismo e pigrizia. • Il nostro centro di ascolto della Parola di Dio è come un fiore fatto da tanti petali. Alla luce della Parola di questi centri d’ascolto ci sentiamo liberati dai pregiudizi sull’antico testamento, liberati dalle nostre certezze, che ci si salva da soli, senza la fede e senza la comunità. Liberati dall’idea che solo compiendo grandi cose, cambiamo il mondo. Liberati dal desiderio di bastare a noi stessi, facendo a meno di Dio. • Alla luce della Parola di Dio, riflettendo sulle letture dell’Esodo ci sentiamo liberati dalla superficialità per comprendere i contenuti e i valori che accompagneranno nella vita. • Liberi per condividere nella fede la Parola. Liberi dalle ostinazioni, dall’egoismo, dalle chiusure, dalle paure, dai limiti umani, dalle ostinazioni.
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Cena povera di solidarietà 2018
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o scorso mercoledì 21 marzo, presso l’ex cinema-teatro della Badia si è svolta la tradizionale cena povera di solidarietà a chiusura del cammino dei centri di ascolto. Quest’anno, la cena promossa dalla Commissione Caritas, ha inteso portare al centro dell’attenzione le realtà delle missioni in Burundi e Timor Est animate da due suore Bresciane, Suor Rita e suor Paola ed alle quali si è deciso di donare i contributi raccolti nella serata. Il nostro gesto ha voluto essere per Suor Rita e Suor Paola un aiuto concreto da parte di tutta la comunità e segno di vicinanza poiché operano da molti anni in quelle terre di missione, grazie ai contributi provenienti dalle adozioni a distanza ma in particolare degli abitanti della Badia. Ecco che si è pertanto pensato che la nuova dimensione dell’ormai avviata Unità Pastorale non poteva tenere una iniziativa così bella, importante e bisognosa di sostegno limitata solo al quartiere della Badia. L’iniziativa ha visto un primo incontro preparatorio che ha riunito e coinvolto, oltre ai sacerdoti ed alcuni membri della Commissione Caritas, anche i responsabili e lo staff della cucina della Badia ed i catechisti dei ragazzi delle medie. In questa fase oltre a definire gli aspetti puramente pratici ed organizzativi, è stata verificata la disponibilità e definite le modalità di coinvolgimento dei ragazzi . In particolare Suor Rita ha avuto modo di incontrare alcuni di loro in occasione degli incontri del catechismo per raccontare la realtà e le abitudini di quei luoghi suscitando molto interesse e partecipazione . Infatti, la sera della cena, abbiamo avuto una folta partecipazione di ragazzi, (circa quaranta!) che hanno provveduto con frizzante energia a posizionare tavoli e panche, apparecchiare le tavole, ed i più grandicelli a servire i piatti di pasta e fagioli e gnocchetti di patate ai circa 160 partecipanti che hanno aderito alla cena. Grazie all’esperienza di Dario, Giovanna e allo staff della cucina, è stato brillantemente superato il problema di quantificare gli approvvigionamenti per
soddisfare tutti e non sprecare nulla; infatti il cibo è stato sufficiente per tutti e per molti è stato possibile fare anche il bis. Non è avanzato nulla! Nel corso della serata suor Rita ha raccontato la sua esperienza, che senza celare le difficoltà e il diverso stile di vita rispetto al nostro, ha presentato una dimensione ricca di gioia e speranza che vale la pena di essere vissuta. Al termine della serata sono stati distribuiti i volantini con le indicazioni per aderire all’iniziativa delle adozioni che prevedono un contributo di 200 Euro/anno per Timor Est e 260 Euro/ anno per il Burundi e che riportiamo in fondo a questa pagina. Magari qualcuno potrebbe essere interessato e rinunciando a mezzo caffè al giorno potrebbe contribuire a questi progetti. Le offerte dei partecipanti al netto delle spese, hanno fruttato 1400 Euro che sono stati dati alle nostre suore quale piccolo contributo per contraccambiarle dell’aiuto che ci hanno dato per riportarci a quei valori fondamentali di umanità e solidarietà che stiamo perdendo. Commissione Caritas PROGETTO ADOZIONI A DISTANZA IN BURUNDI con suor Rita Le suore operaie sono presenti in Burundi con 8 comunità. Il loro obiettivo primario è di aiutare i pigmei ad uscire dallo stato di emarginazione e povertà in cui si trovano (costruzione di casette in muratura con pezzetto di orto/giardino al posto delle capanne di paglia). Gestiscono dispensari e sostengono le famiglie più povere fornendo ai bambini il materiale per frequentare la scuola (biro, quaderni, libri...) Per sostenere queste iniziative Suor Rita propone l’adozione di una famiglia aiutandola con un contributo annuale di 260 Euro. Per aderire puoi versare direttamente la quota ai sacerdoti. Oppure con bonifico bancario intestato a Parrocchia della Madonna del Rosario: CAUSALE ADOZIONE BURUNDI BTL IBAN IT 80 U 08735 11200 014000350591 PROGETTO ADOZIONI A DISTANZA IN TIMOR EST con suor Paola Suor Paola opera in Timor Est dal 1988 dove ha aperto alcuni orfanotrofi. Per garantire il diritto allo studio a tanti bimbi che diversamente ne sarebbero privi. Con il tempo sono nate scuole professionali (pasticceria, sartoria) per rendere le giovani donne autonome e responsabili. Per sostenere queste iniziative Suor Paola propone l’adozione di un bambino con un contributo annuale di 200 Euro. Per aderire puoi versare direttamente la quota ai sacerdoti. Oppure con bonifico bancario intestato a Parrocchia della Madonna del Rosario: CAUSALE ADOZIONE TIMOR EST BTL IBAN IT 80 U 08735 11200 014000350591
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Percorsi di preparazione al Battesimo: Pastorale battesimale
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ra le varie attività affidate alla commissione di pastorale famigliare, nel 2017 è partita la nuova proposta di “pastorale battesimale”. Il Battesimo assume spesso le connotazioni di qualcosa di disgiunto dal percorso di crescita cristiana dei nostri figli e spesso si traduce nel solo momento della liturgia. La pastorale battesimale si inserisce, come precorritrice, in quel più ampio progetto di iniziazione cristiana, più volte sollecitato dalla Diocesi, che pone in primo piano la formazione dei genitori in quanto unici veri responsabili dell’educazione cristiana dei loro figli. Come dichiarato dalla Conferenza Episcopale Italiana, la parrocchia fin dal Battesimo dei piccoli «deve offrire ai genitori gli elementi essenziali che li aiutino a fornire ai figli “l’alfabeto” cristiano». La pastorale battesimale vuole quindi essere una pastorale di evangelizzazione che identifica nel Battesimo la “porta” di un percorso più ampio di iniziazione cristiana.
Un lavoro di gruppo svolto dai genitori
In quest’ottica, l’unità pastorale Badia-Violino ha individuato, nell’arco dell’anno, due momenti formativi (settembre-ottobre e febbraio-marzo) destinati alle famiglie che intendono battezzare i loro figli. I momenti formativi, animati dalle coppie della pastorale famigliare, sono suddivisi in quattro incontri, secondo uno schema suggerito dalla Diocesi: 1. IL SORRISO DI DIO Riconoscere nel proprio figlio un dono di Dio e suscitare sentimenti di riconoscenza per il dono della vita.
2. IL SIGNORE È IL MIO PASTORE Cogliere nella richiesta del Battesimo un atto di affidamento del proprio figlio a Dio e a Gesù Cristo “Buon Pastore”. 3. UN SEME DA COLTIVARE INSIEME Favorire nei genitori la presa di coscienza del proprio ruolo insostituibile nella crescita della grazia battesimale. 4. IL BATTESIMO: PORTA DELLA FEDE Favorire la comprensione di essere inseriti, grazie al Battesimo, nel cammino di salvezza del Popolo di Dio, la Chiesa, che ha il volto concreto della comunità parrocchiale. Camilla, Andrea, Marco, Luca, Samuele, Chiara Luce, Filippo Roberto e Piermatteo, questi sono solo alcuni dei nomi dei bambini (alcuni dei quali devono ancora nascere) i cui genitori hanno partecipato alla pastorale battesimale. Gli incontri si sono certamente sviluppati con lo scopo di approfondire gli aspetti teologici, pastorali e antropologici del sacramento del Battesimo ma, fin da subito, si è cercato di adottare per quanto possibile una impostazione (mi si conceda il termine) “conviviale” nell’intento di favorire le relazioni per “creare gruppo“ e stimolare un confronto spontaneo tra i genitori. Obiettivo che penso sia stato almeno in parte raggiunto: ne è ulteriore conferma l’interesse concretamente dimostrato da più di una coppia per le iniziative del gruppo di pastorale famigliare e per la proposta di ulteriori incontri post-battesimo. Personalmente l’esperienza vissuta da “animatore” è stata estremamente stimolante e gratificante e spero che i prossimi momenti formativi lo siano altrettanto. Spero inoltre che si possano mantenere e consolidare i rapporti intessuti con le famiglie conosciute nell'occasione di questi e dei prossimi incontri di pastorale battesimale. Daniel
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a pioggia costante ha fatto da cornice a tutta la giornata, ma ciononostante, tante famiglie hanno contribuito allo svolgimento delle attività. “Oggi vengo a pranzo da te“ ...attraverso la lettura del Vangelo di Luca rileggiamo la voglia di cercare, di incontrare Gesù. Lui come sempre ci spiazza e si avvicina a noi nel modo più semplice, come un amico che ti chiama per nome e si invita alla tua tavola. La tavola che è il luogo dell’amicizia, dove si fa e si rifà la vita, dove ci si nutre gli uni degli altri, dove l’amicizia si rallegra di sguardi e si rafforza di intese; che stabilisce legami, unisce i commensali... Dio alla mia tavola, come un familiare, intimo come una persona cara, un Dio alla portata di tutti. Ma cosa succederebbe se oggi Dio facesse lo stesso? Che volto avrebbe, come lo riconosceremmo e come sarebbe accolto alla nostra tavola? Abbiamo ragionato su questo tema, ci siamo ascoltati e abbiamo vissuto testimonianze e preghiere.
Nella Messa poi abbiamo accettato il suo invito, perché Lui ogni volta ci invita al banchetto e la sua condivisione d’Amore è totale e unica. Un momento davvero felice, sereno e particolarmente vissuto è stato il grande pranzo assieme, anche in questo piccolo gesto abbiamo condiviso la gioia di essere uniti nel suo nome. A conclusione della giornata abbiamo proposto un “esercizio” di Vita: invitare ed essere invitati da un’altra famiglia, aprire la propria casa a chi è poco conosciuto, per essere condivisione e per essere accoglienza intima e feconda. Abbiamo sperimentato quanto sia difficile lasciarsi andare e aprirsi all’altro, ma tante famiglie giovani si sono messe in discussione, hanno accettato e hanno dimostrato che non è impossibile abbandonarsi alla sua infinita tenerezza e al suo Amore senza riserve. Gruppo Pastorale Famigliare
Ritiro genitori ICFR
"OGGI VENGO A PRANZO DA TE"
Ritiro ragazzi ICFR
L’OASI NEL DESERTO
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omenica 11 marzo si è tenuto nell’oratorio della Badia il ritiro quaresimale per genitori e ragazzi del cammino di Iniziazione Cristiana delle nostre comunità. I catechisti dei ragazzi, dalla prima elementare alla prima media, si sono incontrati a fine gennaio per condividere il tema da proporre in questa giornata di metà quaresima. Il cammino quaresimale di quest’anno è stato caratterizzato dal deserto che ogni settimana si arricchiva di fiori, frutto di una successione di passaggi di conversione del cuore. Partendo da questo, si è pensato al ritiro come ad un momento di sosta in un’oasi, dove è possibile incontrare Gesù, acqua che dà la vita. Ogni gruppo ha quindi scelto uno dei passaggi compiuti per proporre ai ragazzi una occasione di incontro con Gesù, inserito nel cammino caratterizzante ogni anno di
ICFR. Al termine della mattinata il lavoro svolto è stato condiviso nella celebrazione eucaristica attraverso la composizione di un puzzle, formato da tanti tasselli quanti i gruppi partecipanti, che hanno sintetizzato il loro lavoro scrivendo un ringraziamento a Gesù per la giornata. L’immagine che si è composta è stata quella di una rigenerante oasi. Ad ogni ragazzo partecipante è stata infine consegnata una boccetta vuota, con l’impegno di riempirla di acqua santa in chiesa il giorno di Pasqua. È stato bello vedere a Pasqua parecchi bambini e ragazzi accostarsi al recipiente dell’acqua benedetta per riempire la boccetta da conservare poi in casa. Catechiste gruppo Emmaus
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RITIRI PREADOLESCENTI La bellezza di non essere soli, la grazia dell’accompagnamento
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l ritiro dei ragazzi del primo anno preadolescenti si è svolto presso l’oratorio della Badia il giorno 25 marzo; abbiamo invitato don Mattia Cavazzoni, vice rettore del seminario minore, a raccontare la sua esperienza di accompagnamento di ragazzi che stanno vivendo la scelta del seminario. Questa preziosa occasione si è inserita nel percorso di catechismo dei ragazzi nel quale stiamo trattando il tema della paternità, della saggezza. Abbiamo chiesto ad alcuni ragazzi presenti, come mai abbiano scelto di venire al ritiro e quale sia stata la parte che hanno preferito e perché. Ho deciso di venire al ritiro perché cosi stavo con i miei amici La parte che mi è piaciuta di più è stata quando abbiamo parlato con don Mattia, perché è stato molto sincero e ci ha parlato della sua vita che non pensavo fosse così difficile (Silvia) Sono andata al ritiro per divertirmi e stare in compagnia e imparare cose nuove La parte che ho preferito è stata quando don Mattia ci ha parlato di quello che fa e della sua vita: Mi è piaciuto molto perché è stato interessante sapere come è fatto un seminario e cosa fanno i ragazzi al suo interno. Mi è piaciuto molto anche quando ci ha spiegato cosa si fa in seminario e come ha fatto a diventare don. (Nicole)
Ho scelto di venire al ritiro perché mi sembrava fosse una bella occasione per passare un po’ di tempo con i miei amici e pregare insieme. La parte che mi è piaciuta di più è stato quando don Mattia ci ha spiegato la sua esperienza nel seminario minore: in modo chiaro e simpatico ci ha presentato la vita di ragazzi che hanno poco più della nostra età e che hanno fatto la scelta coraggiosa di vivere lontano da casa per cercare di capire quale potrà essere il loro futuro (Riccardo) Sono andata al ritiro perché volevo un momento per divertirmi insieme ai miei amici e perché volevo prepararmi bene alla Pasqua e per passare una domenica sera diversa dal solito. Le parti che mi sono piaciute di più sono state i due divertentissimi giochi che ci hanno fatto fare dopo la confessione; erano su un argomento molto bello, ma ultimamente sottovalutato: la fiducia. Sul finire della cena è arrivata una persona solare, simpatica, don Mattia, con il quale abbiamo riso e scherzato. L’altra parte che ho preferito è stato quando don Mattia ci ha parlato. Il don è stato molto bravo, in questo significativo momento di chiacchierata ci ha insegnato cosa significa voler bene e aiutare gli altri, ci ha fatto conoscere stili di vita diversi. È stato un ritiro molto bello e molto importante almeno per me (Vittoria)
Voi credete alla resurrezione?
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omenica 25 marzo (domenica delle Palme) noi ragazzi del gruppo secondo anno preadolescenti (terza media) ci siamo ritrovati in oratorio per vivere un breve ritiro spirituale in preparazione alla Pasqua. In questa occasione i catechisti Elena e Carlo ci hanno posto questa domanda “a bruciapelo”: “voi credete nella resurrezione di Gesù oppure no? Come e quando nella vostra vita sperimentate la gioia della resurrezione?”. Non è stato facilissimo rispondere, tant’è vero che noi ragazzi ci siamo subito guardati negli occhi cercando un aiuto vicendevole. Devo dire comunque che mi è piaciuto il fatto che abbiamo condiviso le nostre riflessioni riguardo la nostra fede e in seguito di aver parlato di esse, scambiando idee e opinioni. Al termine di questo primo momento ci siamo accostati al
sacramento della confessione. In conclusione, prima di una pizzata insieme, i catechisti ci hanno proposto un filmato in cui Max Laudadio, famoso personaggio televisivo, si è confidato alla giornalista raccontando come una serie di eventi che a primo avviso sembravano semplici coincidenze, con l’aiuto della sua famiglia e di un sacerdote, lo hanno fatto molto maturare nella sua vita di fede. Questo video mi ha insegnato che il futuro è imprevedibile: Dio può intervenire nella vita di ogni persona e, di conseguenza, ognuno può sempre cambiare idea e modo di pensare, proprio com’è accaduto a Max Laudadio. Elena Ventura (gruppo secondo anno preadolescenti)
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RITIRO E ATTIVITÀ ADOLESCENTI Quaresima Adolescenti 2018 Durante le settimane di quaresima sono state molte le attività che hanno visto coinvolti i ragazzi dei due gruppi Ado: incontri in cattedrale, Veglia delle Palme, ritiri e momenti di servizio nella comunità, insieme a un partecipato momento di preghiera dopo la celebrazione del Venerdì Santo. È stato un periodo molto intenso, ma che speriamo abbia lasciato nel cuore dei nostri ragazzi qualche semino pronto a germogliare nel futuro e ad abbellire un po’ di più il deserto. Condividiamo attraverso le parole dei ragazzi le impressioni lasciate da due di queste esperienze:
Servizio di animazione al ritiro comunitario Domenica 11 Marzo è stato chiesto a noi adolescenti di animare i bambini che dopo il loro ritiro si sarebbero fermati in oratorio. Per alcuni di noi è stata una delle prime volte e in ogni occasione, nel nostro piccolo, impariamo qualcosa di nuovo che potremo mettere in pratica nelle prossime giornate in cui avremo modo di dedicare un po’ del nostro tempo alla Comunità. Nonostante i bambini avessero età differenti, è stato molto divertente stare con loro e vederli contenti…. Ma soprattutto abbiamo potuto renderci utili in quella che, alla fine, è per noi un’altra casa: l’oratorio! Camilla
Ritiro di Quaresima presso Montisola… per vivere in prima persona il Vangelo Il ritiro di quaresima per il gruppo degli adolescenti era basato sul Vangelo di Matteo 14: il brano comincia con la moltiplicazione dei pani e dei pesci e per richiamarla ci hanno dato dei sacchetti di caramelle. Successivamente abbiamo preso il traghetto per arrivare a Montisola, per ricordare il momento in cui Gesù ordina ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull’altra sponda. Arrivati a Montisola, ci siamo diretti alla stanza polivalente dove abbiamo avuto la possibilità di pensare ai momenti in cui avremmo voluto avere Gesù vicino a noi, ma lui non c’era o scrivere i dubbi che avevamo. Abbiamo continuato con la visione dell’intervista a Max Laudadio, noto personaggio televisivo, che ha spiegato di aver iniziato a credere dopo alcuni fatti che l’hanno sorpreso, come quando ancora prima di sapere chi sarebbe stato il nuovo Papa, aveva detto che si sarebbe chiamato Francesco. È stata un’intervista molto interessante perché ha fatto capire che non è mai troppo tardi per iniziare a credere e che non bisogna vergognarsi di essere credenti. Il ritiro si è concluso con la messa nella cappella lì vicino. Luca
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Ecco il nostro progetto Pastorale PASTORALE ORATORIANA Pastorale giovanile e dell’Oratorio Giungendo ormai alla conclusione della presentazione del nostro progetto di Unità Pastorale ci restano da prendere in considerazione l’ambito della pastorale dell’oratorio e quello della pastorale giovanile. Sul tema della pastorale giovanile verrà dedicato un apposito numero del nostro giornale parrocchiale in vista del sinodo sui giovani convocato dal Papa per ottobre. Per quel che riguarda la pastorale dell’oratorio, come indicato nel progetto, facciamo riferimento al cammino fatto in questi anni per dare una definizione e una progettualità grazie al lavoro del consiglio dell’oratorio, sempre in accordo con i consigli pastorali. Per questo di seguito troverete per ciascun oratorio una breve introduzione e poi il testo delle “definizioni” dell’oratorio, che sono la base per ogni progettualità attuale e futura dei nostri oratori.
Oratorio Violino Il punto di partenza del cammino circa la riappropriazione del senso dell’oratorio è iniziato nel 2012 ripartendo dal PEO che era stato definito, dopo un lungo percorso, nel 2007 e che aveva bisogno, dopo alcuni anni, di essere approfondito. Allo stesso tempo l’attenzione è stata assorbita anche dal progetto per la ristrutturazione dell’ambiente dell’oratorio. Non è stato facile mantenere l’attenzione su entrambi e ancora oggi diventa impegnativo pensare a regolamentare la vita dell’oratorio, quando la situazione strutturale è ancora in via di sistemazione. Tuttavia nel dicembre del 2015 è stata convocata la Comunità Educativa ed è stata presentata la definizione di Oratorio, che riportiamo qui sotto, e che costituisce la base su cui poi verrà regolamentata la vita dello stesso. Tale definizione nasce dal nome del nostro oratorio “Violino” e si ispira appunto allo strumento musicale. Per ottenere una vera sinfonia che faccia risuonare di bene la pastorale dell’oratorio Violino è davvero necessario che ogni persona della comunità conosca e approfondisca lo stile di vita che questa definizione in poco raccoglie e definisce!
L’oratorio è uno strumento della comunità cristiana. La comunità cristiana della parrocchia San Giuseppe Lavoratore e, allargandosi anche dell’Unità Pastorale Violino-Badia, tra le tante “urgenze pastorali” a cui cerca di rispondere ha quella educativa. Per questo nel tempo, e ancora oggi, sceglie di avvalersi di uno strumento per educare alla vita buona del Vangelo: l’oratorio. La parrocchia, avvalendosi di questo strumento “musicale” è allo stesso tempo esecutore e beneficiaria del suono. Come il violino emette un suono che si diffonde nell’aria che può essere ascoltato da tutti, così l’oratorio è un luogo aperto a tutti, senza esclusione alcuna (Luogo di accoglienza ampia). Ognuno, tuttavia, recepisce le melodie espresse dallo strumento secondo la propria volontà, indole, desiderio. Chi apprezza il suono e si lascia coinvolgere è aiutato in un percorso di crescita, di maturazione, perché il suono trasforma interiormente. In oratorio avviene la stessa maturazione e crescita per chi si lascia plasmare dal suono educativo che la comunità cristiana emette (Luogo di educazione). Sempre seguendo il paragone del violino, possiamo affermare che come il legno costituisce la struttura visibile ed essenziale dello strumento, così l’edificio è la struttura dell’oratorio e in tal senso va curata perché sia sicura, solida e anche accogliente ed educativa. (L’essenzialità strutturale)
Definizione per l’oratorio violino Immaginiamo l’Oratorio del Violino come uno strumento musicale, il violino appunto!
Il violino del "PEO" - Violino
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La cassa di risonanza dello “strumento oratorio violino” è lo Spirito Santo, uno spazio che sembra vuoto, ma in verità è fatto di aria, di Spirito che è all’interno, abita l’oratorio, da vita al suono e lo amplifica all’esterno. Il suono non è generico, ma è una Parola di vita che parla all’uomo e genera alla fede: è Gesù Parola del Padre. Le corde dell’“oratorio violino” sono le diverse attività e coloro che le attuano. Come nello strumento sono corde diverse per natura, ma che hanno due punti di tensione perché possano realizzare un suono armonico. Il primo è l’ancoraggio alla “zona di ponte”, cioè all’oratorio stesso: le varie attività hanno nell’oratorio il punto di partenza e il compimento. Il secondo è la “zona di accordo”: è il progetto educativo, il modello su cui ci si basa per mantenere un suono armonioso. Il consiglio dell’oratorio costituisce l’accordatore perché richiama tutti componenti allo stile del progetto e quindi accorda ogni attività al meglio. L’archetto che produce la melodia è la comunità educativa: ogni singola persona che in oratorio svolge una attività anche se collaterale. I vari fili del crine sono importanti allo stesso modo e tutti sono parte di un unico corpo che solo così produce un buon suono, senza che nessun crine si rompa o si rovini. Man mano che si comprende e ci si lascia coinvolgere dall’idea profonda, dal senso dell’oratorio si riesce a produrre un suono che diventa dolce melodia che porta gioia e felicità nei cuori e coinvolge tutta la persona, cosicché tutti dai piccoli ai grandi ci si scopra amati e si cominci ad amare il Signore della Vita che Gesù ci ha mostrato con la sua esistenza. Con l’entusiamo di questa scoperta la melodia si diffonderà anche tra coloro che sono lontani o si sono stancati di questa bellezza e davanti al mondo l’oratorio potrà dire una Parola importante attraverso la gioia dello stare insieme. (Dimensione missionaria)
necessario ridefinire e aggiornare considerato il passare degli anni. Il cammino, soprattutto di riflessione e condivisione, ha portato nel 2015 a una definizione di oratorio che utilizza l’immagine dell’albero, come sarà possibile leggere sotto. Da tale definizione l’anno successivo ne è nato un regolamento delle varie attività che man mano sta trovando attuazione, con l’obbiettivo di favorire sempre più la partecipazione e la comunione tra le persone che costituiscono la Comunità Educativa. Un cammino che continuerà nel tempo, ma che si radica su basi solide di tradizione e di riflessione, come ben rappresenta la definizione presentata qui sotto.
L’oratorio è… Dall’immagine ... alle parole... Le radici. (Dimensione educativa) L’oratorio nasce dal terreno che accoglie il desiderio di educare, generato dalla unione tra Cristo e la Chiesa, in concreto la comunità cristiana della Badia e della U.P. Badia-Violino. Tale terreno è alimentato dalla Parola e dai Sacramenti vissuti. L’Eucaristia domenicale comunitaria costituisce “fonte e culmine” della vita dell’oratorio. Non vi è oratorio, quindi, senza un terreno: la ricchezza dell’oratorio è frutto della ricchezza di quel terreno. Ogni singolo battezzato è auspicabile sia interessato, creda nell’oratorio, quale braccio formativo della comunità, che raggiunge in particolare i ragazzi per educarli per mezzo di cristiani adulti. Essere educati alla luce del Vangelo di Gesù, trova una possibilità rilevante di crescita nell’ambiente dell’oratorio, saldamente radicato nel ricco terreno della comunità.
Oratorio Badia L’oratorio San Filippo Neri della parrocchia Badia, pur vantando una antica tradizione e una sempre rinnovata volontà di camminare per aiutare le giovani generazioni a crescere nella fatica di adattarsi in spazi e strutture sempre un po’ bisognose di attenzione ed interventi, era carente di una progettualità strutturata. Il cammino svolto dal 2012 è stato centrato sulla riattivazione prima del consiglio dell’oratorio e poi sulla riflessione circa il senso e lo stile di oratorio, che era
L’albero del "PEO" - Badia
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Il fusto (dal grande al piccolo). (Dimensione accoglienza) L’oratorio è luogo di crescita, nel suo complesso e per le persone che in esso partecipano. Come il fusto di un albero, ha un’ampia base, perché è luogo accogliente e aperto verso tutti (si pensi alle differenze sociali e religiose). Colui che sceglie di lasciarsi educare in oratorio, man mano cresce nell’appartenenza, punta verso l’Alto e assume sempre più l’immagine di Cristo. I rami (all’interno dell’oratorio le varie attività che si realizzano). (Dimensione armonia) In oratorio trovano la loro realizzazione varie attività, più o meno strutturate, come la catechesi, lo sport, le attività teatrali e canore, le attività estive, le attività conviviali, le attività di volontariato e servizio alla struttura e alle persone, il gioco libero dei bambini. Come i rami di un albero che partono dal medesimo tronco, anche le attività oratoriane partono da una base comune e si slanciano verso l’alto; tra queste attività, così come tra i rami di un albero, ci devono essere equilibrio e dialogo, nessuna deve prevalere sull’altra, affinché possano intrecciarsi in un armonioso disegno di comunione. Le foglie (la realizzazione della persona cristiana) (Dimensione vocazionale) Nelle varie attività proposte in oratorio, ognuno trova, secondo l’insegnamento di san Giovanni Bosco, la possibilità di realizzarsi come “onesto cittadino e buon cristiano”: proprio come le foglie che spuntano dai rami del nostro albero. Proprio perché foglie ciascuno è investito dal soffio leggero dello Spirito Santo, che muove la persona a seguire le ispirazioni migliori, per compiersi secondo il progetto di Dio e manifestarsi nella propria vocazione. Allo stesso tempo, proprio le attività permettono alla foglia di resistere ai venti burrascosi dei momenti difficili. La Chioma (la mia foglia tocca la foglia dell’altro...) (Dimensione dell’incontro - Dimensione della gioia del vivere in comunione) L’insieme delle foglie costituisce la chioma dell’albero: l’insieme delle persone in oratorio costituisce la comunità oratoriana. Le singole foglie non prevalgono una sull’altra, ma tutte concorrono a comporre una realtà nuova ed unica, attraverso un dialogo e un confronto continuo. La dimensione comunitaria della vita in oratorio richiede un apposito tempo e spazio dedicato all’informalità dell’incontro. In tal senso an-
I nostri adolescenti in oratorio che la struttura dell’oratorio deve favorire l’incontro, il dialogo, la comunione. La manifestazione esteriore della dimensione comunitaria dell’oratorio è la gioia che vi si respira in ogni momento. I fiori (capiamo chi siamo e come ci mostriamo al mondo) (Dimensione del dialogo con il mondo) L’oratorio è posto in mezzo al mondo. La famiglia, la realtà civile, sociale, politica, l’associazionismo, la scuola, e tante altre dimensioni quotidiane della vita si interfacciano con l’oratorio: cosa mostra di sé a tutte queste realtà, se non l’evidenza di fiori che possono portare dei frutti proprio in ciascuno di quei mondi? I fiori, quindi, sono la finestra dell’oratorio aperta sul mondo, perché non si corra il rischio dell’autorefenzialismo e della chiusura. Il frutto (è l’apertura alla missionarietà…) (Dimensione missionaria) Lo “stile di vita oratorio” non può restare nascosto come un tesoro nella stiva, ma innerva la vita della persona, il giovane in particolare, nelle case, nelle strade, sui luoghi di lavoro, a scuola. Questo è il frutto dell’oratorio. Esso giunge proprio là dove serve un seme di vangelo nella quotidianità, realizzando così il sogno educativo della comunità cristiana, che ha generato l’oratorio con questo fine. L’oratorio è arricchito dal ritorno del bene seminato all’esterno. don Fausto
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Cronaca dell’Unità Pastorale Il mio triduo pasquale
opo la celebrazione del S. Natale, siamo già proiettati nel periodo quaresimale, ossia “il tempo di preparazione…”. Quest’anno nei centri di ascolto abbiamo meditato e rivissuto, seppur con un po’ di difficoltà, la Pasqua Ebraica nel libro dell’Esodo, che rievoca le meraviglie compiute da Dio nella liberazione del popolo ebraico, dalla schiavitù egiziana. In preparazione della nostra Pasqua Cristiana ogni anno abbiamo la possibilità di partecipare alle celebrazioni della settimana santa che comprende il triduo pasquale. Quest’ultimo rievoca gli ultimi tre giorni di vita di Gesù, ossia la passione, morte e resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. Queste funzioni, che rappresentano il centro della nostra vita cristiana, ci danno la possibilità di viverle come un’occasione per scoprire sempre il profondo significato della Pasqua, che non è solo un evento ripetitivo. Nella messa del giovedì santo si celebrano due memorie del cristiano: la prima è l’istituzione dell’Eucarestia. Gesù che trasforma il pane e il vino nel suo corpo e nel suo sangue e ci dice “Fate questo in memoria di me”. Donandosi a noi Gesù
stabilisce anche un rapporto strettissimo tra i suoi discepoli, i quali verranno poi a formare la Chiesa. La seconda è la “Lavanda dei piedi”, Gesù ci dice “Vi dò l’esempio perché come ho fatto io facciate anche voi” e ci dà questo esempio mettendosi a servizio dei suoi discepoli e per noi tutti. È il comandamento dell’amore, “Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”. Nel venerdì santo è Gesù l’agnello pasquale immolato per la nostra salvezza, come atto supremo del suo amore e della sua misericordia. Nell’adorazione della croce siamo chiamati a far nostra la legge pasquale del perdere la vita per riceverla nuova ed eterna. Il sabato santo, tempo di silenzio e riflessione; la veglia pasquale, inizia con il buio, dalle tenebre si passa alla luce. Gesù ci dice “la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre, ma chi opera la verità viene alla luce”. I canti della veglia pasquale poi ci inducono alla gioia della resurrezione, la gioia vittoriosa riportata da Cristo, così cantiamo : “Cristo è risorto veramente alleluia, alleluia” Rita
Cineforum di quaresima e bilancio
C’
è sempre un certo imbarazzo nel parlare bene delle proprie iniziative, ma come gruppo organizzatore del Cineforum non possiamo che essere soddisfatti per il gradimento manifestato al programma proposto. Il ciclo di questa primavera era più breve del consueto, ma non per questo era minore. Se nei primi tre incontri, sia al Violino che alla Badia, la partecipazione media è stata buona come sempre, alla serata conclusiva di venerdì 16 marzo alla Badia, con la proiezione del film Gleno, all’inferno non c’è solo il fuoco, provvidenzialmente spostata dal saloncino in teatro, il numero di spettatori ha superato le aspettative. Più di duecento persone sono infatti intervenute per assistere alla proiezione del film sulla tragedia della diga in val di Scalve e applaudire il regista, i tecnici e gli attori che amichevolmente hanno accettato il nostro invito e ci hanno raccontato la loro esperienza e il loro amore per il cinema. La riuscita della serata e l’ottima accoglienza al film e agli autori non è solo merito degli organizzatori Cineforum e Badia 30, ma anche della preziosa collaborazione dei
gruppi che abbiamo coinvolto, l’oratorio, il Gab, gli alpini, il Cdq e il... passaparola. Alle persone intervenute un grazie sincero per aver dato lustro alla nostra comunità, che si è dimostrata una volta di più sensibile e accogliente. Con l’impegno di rivederci in autunno auguriamo buon cinema. Cineforum Badia-Vi.Vo Violino Salemi, Didonè, Dioni, Maianti BILANCIO ECONOMICO 1° CICLO 2018 Fondo cassa al 01-12-2017 Contributo FNP CISL BS Offerte Violino Offerte Badia Totale entrate in cassa
€ 531,15 € 220,00 € 216,38 € 432,94 € 1400,47
Acquisto dvd Contributo riscaldamento Badia Contributo alle parrocchie Violino e Badia Totale uscite
€ €
57,96 60,00 220,00 337,96
Avanzo in cassa al 5-04-2018
€ 1062,51
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Parlando di “Homo videns” Serata con il prof. Simonelli nel teatro Violino
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a coscienza... nello schermo. Si può parlare di educazione all’uso dei Media e dei Social Network?”. È questo il tema della serata che si è tenuta lunedì 19 febbraio nel teatro parrocchiale del Violino e che, alla presenza di circa 150 persone, ha idealmente chiuso il ciclo di incontri dedicati alla morale, organizzato dalla nostra unità pastorale. Protagonista della serata è stato il prof. Giorgio Simonelli, docente di giornalismo radiofonico e televisivo, storico della televisione e ospite fisso del programma di Raitre “Tv talk”. Si è parlato degli eccessi di mediafobia, ovvero dei timori che i media hanno sempre indotto circa il loro eccesso di potere. Che cosa è cambiato con l’avvento dei social network? Il relatore ha avanzato alcune considerazioni sull’idea di interazione e di pariteticità legate all’uso di questi strumenti. È stata ripercorsa in sintesi la teoria “homo videns”di Giovanni Sartori, prestigioso politologo e sociologico recentemente scomparso, secondo la quale la televisione modifica radicalmente - impoverendolo - l’apparato cognitivo dell’homo sapiens. Il video sta trasformando l’homo sapiens, prodotto dalla cultura scritta, in un homo videns, nel quale la parola è
spodestata dall’immagine. Tutto diventa visualizzato. Ci si lamenta che la tv incoraggia la violenza, che informa poco e male, che è culturalmente regressiva; tutto ciò è vero, ma il tele-vedere sta cambiando la natura stessa dell’uomo. Il prof. Simonelli è convinto che il sistema televisivo, da fatto politico, si è poco alla volta trasformato in problema economico. È quindi possibile introdurre problemi di coscienza all’interno di un fatto economico? Chi li pone? I produttori di tv, che seguono altri interessi, (nel corso della serata è stato proposto un interessante contributo video del giornalista Domenico Iannacone, autore e conduttore dell’inchiesta Rai “I dieci comandamenti”) o le classi dirigenti? Oppure se li devono porre i fruitori? In che modo? La responsabilità principale è probabilmente a carico delle classi dirigenti, ma è indubbio che nel campo dell’educazione delle coscienze, le agenzie educative quali la famiglia, la scuola e le diverse forme di associazionismo non possono certo non sentirsi chiamate in causa. Carlo Zaniboni
Gruppo sportivo oratorio Badia: per uno sport scuola di vita
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opo lungo tempo torniamo a “raccontarci” per il tramite delle pagine del bollettino. Ci scusiamo con la redazione e con le comunità se siamo stati assenti e silenziosi, ma come dice il proverbio “fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce” e in questa stagione abbiamo profuso molti sforzi nel tentativo quantomeno di proteggere le gemme, aiutarle a crescere e perché no “rinfoltire il bosco”; nel nostro piccolo crediamo di aver ottenuto dei risultati apprezzabili che ci stanno stimolando a continuare sulla strada intrapresa. Ecco allora alcune notizie che possono aiutare tutti a meglio conoscere sia le attività del Gruppo Sportivo dell’Oratorio Badia che le modalità con le quali sta operando all’interno della comunità per contribuire, anche attraverso la promozione e la pratica dello sport, ad educare alla vita. Iniziamo da alcuni numeri: per la corrente stagione sono complessivamente 133 gli
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atleti tesserati, di cui 34 adulti (calcio) e 99 ragazzi/e tra i 5 ed i 15 anni (49 calcio e 50 pallavolo), suddivisi in 8 squadre che stanno partecipando ai campionati di categoria nel CSI e in FIPAV ed 1 gruppo di bambini/ragazzi che sta vivendo l’esperienza della scuola calcio. A questi si affiancano un buon numero di dirigenti/allenatori (20) e di genitori (una quindicina) che collaborano in qualità di accompagnatori, guardalinee, refertisti, ecc. In aggiunta a tutto questo ci sono le famiglie con fratelli, sorelle, nonni ed amici che partecipano in qualità di tifosi. Tra i risultati sportivi di questa prima parte della stagione, caratterizzata dai non sempre facili gironi di qualificazione, spicca lo storico risultato della promozione alla categoria ELITE della squadra di Calcio OPEN Eccellenza, raggiunta con 2 giornate di anticipo sulla fine del campionato: COMPLIMENTI! Altrettanto di soddisfazione e di pregio sono anche i risultati nella pallavolo femminile dove 3 squadre su 4 hanno sfiorato la qualificazione alle fasi finali. Ora attendiamo con palpitazione l’esito delle ultime 3 partite (tutte in meno di 7 giorni) della squadra dei nostri piccoli calciatori categoria under 10, i cui risultati, se favorevoli, li porteranno a guadagnarsi la qualificazione alle fasi finali per l’aggiudicazione del titolo provinciale; quando questo articolo verrà letto conosceremo già l’esito, ma per ora diciamo a gran voce: FORZA RAGAZZI SIAMO TUTTI CON VOI! Ma “non si vive di soli numeri”, soprattutto se legati ai risultati delle partite! Per questo il gruppo sportivo nel corso di questi ultimi 12-18 mesi ha intrapreso un percorso di “formazione specifica” a 360° che per ora ha interessato il gruppo dirigente e gli allenatori, ma che in futuro verrà proposto, per
specifici ambiti, anche ai genitori. In particolare sono stati formati con assunzione di specifica qualifica n. 10 operatori abilitati alla defibrillazione precoce (ndr il Gruppo Sportivo ha acquistato n. 2 defibrillatori regolarmente mappati al 118); alcuni dirigenti hanno partecipato alla specifica formazione, organizzata dal CSI, in merito alla normativa di legge e fiscale che regolamenta le associazioni sportive in vista anche delle novità introdotte dal CONI a decorrere dal 01/01/2018; il referente per l’attività sportiva pallavolo sta acquisendo il secondo brevetto federale di allenatore; dal corrente mese di marzo tutto lo staff degli allenatori di pallavolo sta seguendo un percorso formativo specifico sulle tecniche e modalità di allenamento tenuto da allenatori di 3° grado (livello massimo previsto a livello federale) che affiancheranno i nostri allenatori durante 12 sedute di allenamento di tutte le categorie (under 10, Under 12 e Under 14). Siamo inoltre convinti che senza il corretto e giusto coinvolgimento delle famiglie, non si raggiunge alcun risultato utile (anche e nonostante si vincano le partite); solo se le famiglie si sentono coinvolte, si crea vero valore e il nostro fare sport “educando alla vita” ha un senso. Ecco perché abbiamo iniziato ad organizzare riunioni per incontrare i genitori; per lo stesso motivo ne organizzeremo presto altre; ecco perché cerchiamo sempre di creare “gruppo” anche fuori dal campo e non ci stancheremo mai di farlo. Ecco perché tutte le nostre attività si inseriscono nel contesto più allargato delle attività dell’oratorio. Concludendo ...perché crediamo di aver ottenuto dei risultati apprezzabili? ...Forse perché stiamo accogliendo ragazzi di “tutte” le religioni (e anche questo in piccolo è evangelizzare) ... forse perché un nostro mister ha perfino rispolverato quel poco di inglese studiato tanti anni fa a scuola per poter relazionare con 2 bambini giapponesi da poco giunti in Italia la cui unica cosa che per ora hanno in comune con i loro coetanei è la voglia di giocare a calcio ... forse perché anche quest’anno parteciperemo al Meeting Regionale CSI a Cesenatico, ma con il record di adesioni 106 partecipanti di cui 69 atleti, 7 squadre ... o forse semplicemente perché l’evento più “partecipato” è stato il Natale dello sportivo che ha visto la nostra chiesa parrocchiale riempirsi di bambini, ragazzi, adolescenti, genitori, nonni ... famiglie intere per condividere la cosa più importante, l’amore di Dio. Il consiglio Direttivo ASD GSO Badia
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Vita dei Quartieri Tradizioni agresti e pasquali
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n tempo, quando si abitava in piccoli paesi o in sperdute cascine in mezzo alla sconfinata campagna, era naturale vivere di ricordi dove la trasmissione orale dei fatti, tramandati di generazione in generazione o di usanze antiche, facevano parte del vivere quotidiano. Ora, in questo mondo moderno, è difficile trovare il tempo per fermarsi un attimo per pensare al passato o per ascoltare il “sapere antico” dei nostri “vecchi”. Non siamo più capaci, o non abbiamo voglia, di ricordare il passato, forse perché non in grado di cogliere in pieno il significato delle cose. L’avvicinarsi della Santa Pasqua mi porta, con un po’ di malinconia, a ricordare questa festività e le giornate che la precedono, vissute da adolescente. In questo periodo, erano tanti i fatti che vedevano adulti ragazzi e bambini coinvolti con riti, sia religiosi sia un po’ meno, magari legati a tradizioni pagane. La Settimana Santa, al di là del significato cristiano, era la settimana dedicata alle grandi pulizie, in generale della casa: erano chiamati “i mestieri di Pasqua”. Porte e finestre di ogni contrada e delle cascine erano spalancate di buon mattino, lenzuola penzolanti, bucati stesi ad asciugare nell’aia su grosse corde sostenute da forcelle di salice. Tanti erano i secchi sparsi in cascina, riempiti di acqua di pozzo o fosso, pronta per essere versata in grandi mastelli che, mescolata alla cenere del fuoco, sostituiva egregiamente i moderni e inquinanti detersivi. Era un rito cristiano, a partire dalla giornata del Giovedì Santo, osservare il silenzio nelle chiese, pertanto anche le campane restavano mute per due giorni: si diceva che legavano le campane. Qui entrava in scena il sacrestano, o altro buontempone, che per burla mandava i più sprovveduti dei ragazzi presenti a pren-
dere le corde, magari dalla parte opposta del paese. Quando tornavano, sulle spalle avevano un grosso sacco pieno di cianfrusaglie e venivano derisi da tutti i presenti. Il sabato mattina poi, nel momento di slegare le campane tutte insieme in un frastuono enorme da fare l’effetto di un masso che rotolava giù dalla montagna, la gente si bagnava gli occhi con l’acqua appena benedetta dall’arciprete. Non solo, chi non era nelle vicinanze della chiesa, si bagnava gli occhi con l’acqua dei fossi circostanti, allora ancora limpidi, e con un secchio ne portavano un po’ nelle stanze dell’abitazione per spargerla sul pavimento in segno di benedizione e rinnovamento. Intanto a parte, il fuoco acceso precedentemente, continuava ad ardere trasformando così la legna in cenere. Opportunamente raccolta e benedetta veniva conservata per il primo giorno di quaresima, quando il sacerdote, cospargendola sul capo dei fedeli ricordava loro: “convertiti e credi al vangelo, ricordati che polvere eri e polvere ritornerai.” Ai ragazzi era affidato il compito di pulire la catena del fuoco. Aspettavano il Giovedì Santo, primo giorno liberi da impegni scolastici, per legarsi alla
Campane legate
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vita, con uno spago, la catena del camino carica di fuliggine di un anno intero; via di corsa a piedi scalzi per le strade pietrose e polverose della campagna, trascinando ognuno la propria catena che, a contatto di terra, sabbia e, con accorgimenti che ogni ragazzo teneva segreto, in poco tempo diventava lucidissima. Nell’orto, che ogni famiglia contadina aveva a disposizione, i lavori avevano inizio. La Settimana Santa era quella buona per la semina degli ortaggi e i lavori avevano inizio. Gli uomini dopo una giornata di lavoro nei campi, trovavano il tempo per preparare bene la terra che doveva accogliere i semi o le piantine di verdure, immancabilmente il venerdì, così preziose per le famiglie di quel tempo. Era anche questo un momento di aggregazione e socializzazione. Si faceva a gara per avere i prodotti per primi e più belli. Si facevano discussioni interminabili sulla qualità e quantità, ma si parlava anche di politica, di religione, di economia ed altro.
All’inizio della quaresima erano tanti i buoni propositi che si facevano, molto semplici per i ragazzi ma più impegnativi per gli adulti. Uno di questi era quello di osservare durante i quaranta giorni il magro e il digiuno, che consisteva nel non mangiare di grasso, cioè carni e salumi nei giorni di venerdì ed astenersi, o diminuire la quantità di cibo normalmente consumato nei periodi normali. Altre tradizioni ci sarebbero ancora da ricordare, ma lo spazio, il tempo e la memoria un po’ offuscata dall’età ci suggerisce di fermarci qua. A conclusione della settimana di passione, morte e risurrezione di nostro Signore Gesù, ci si trovava tutti, il lunedì dell’Angelo, chiamato anche Pasquetta, in allegra compagnia per una scampagnata tra campi e colline, per una sana merenda a base di uova e salame. Guerino
Circolo ACLI Badia
Campagna Fiscale 2018 – Dichiarazione dei redditi 2017 Orari d’ufficio: Martedì e Giovedì dalle 16.00 alle 18.00 Presso la Segreteria Oratorio - Via Prima 83 Villaggio Badia (Chiuso nei giorni festivi. Dal 15 giugno solo il martedì.) Anche quest’anno, come consuetudine, a partire dai primi di aprile il nostro Circolo sarà presente con un suo incaricato alla ricezione, elaborazione e riconsegna dei modelli fiscali: 730/18, UNICO/18, IMU, TASI, ISEE e RED Inps. Poche le novità di quest’anno degne di rilievo. Per quanto riguarda la Dichiarazione fiscale Redditi 2017, citiamo le due più importanti: - viene innalzato il tetto delle spese scolastiche a 717 euro per le scuole di prima infanzia, del primo ciclo di istruzione e della scuola di secondo grado del sistema nazionale di istruzione; - per le spese sostenute dagli studenti universitari per i canoni di locazione, è consentito l’abbattimento dei costi anche se l’Università è situata entro i confini della stessa provincia ed è ridotta a 50 Km la distanza per gli studenti residenti in zone montane o disagiate. Ricordiamo alcuni documenti necessari: • ultima dichiarazione dei redditi e copia della carta di identità o documento equivalente valido e non scaduto;
• chi ha sostenuto costi per ristrutturazioni di fabbricati e per interventi di risparmio energetico, anche in anni precedenti, deve allegare l’intera documentazione; • chi porta in detrazione gli interessi passivi per il mutuo per l’acquisto della prima casa deve fornire l’atto notarile e l’atto di mutuo relativi all’abitazione, nonché il documento rilasciato dalla banca relativo agli interessi pagati nel 2017. Informiamo che è in corso il rinnovo del tesseramento alle ACLI per il 2018. Ricordiamo in proposito, per chi desidera diventare nuovo socio, che la tessera dà diritto a sconti sui costi del servizio. Per domande, delucidazioni e notizie in merito ai nostri servizi vi invitiamo a rivolgervi allo sportello aperto nei giorni sopra indicati. Per il Circolo Acli Badia - Mandolossa Il Presidente Stefano Dioni Il Promotore Sociale Giuliano Pollonini
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PER UN PUGNO DI LIBRI E DI FILM Nel 1938 il fisico teorico catanese Ettore Majorana (che collaborava all’Istituto di fisica di Roma con Enrico Fermi e da lui venne paragonato a geni come Galileo e Newton) scomparve nel nulla durante la traversata da Palermo a Napoli… si credette a un suicidio e il caso fu chiuso frettolosamente, ma sono molti ancora oggi a non pensarla così. Sciascia raccoglie, dal 1972 al ’75, documenti, lettere, testimonianze, per cercare di svelare il mistero e, con scrittura tesa e razionale, indaga nella vita di questo scienziato e costruisce questo che è ben più di un romanzo giallo: è un saggio ancora di scottante attualità, nonostante gli anni trascorsi. La sua tesi è che Majorana abbia voluto scomparire (e un genio come lui, dimostra, poteva farlo senza lasciare tracce) perché aveva indovinato, o intravisto, le conseguenze delle scoperte della fisica cui lavoravano in quegli anni Fermi e “i ragazzi di via Panisperna”. E, sempre secondo l’ipotesi suggestiva di Sciascia, Majorana si volle ritrarre, per un’altissima coscienza etica, da queste scoperte -come la fissione dell’atomo- le cui implicazioni in campo bellico potevano essere mostruose. In un articolo successivo Sciascia chiarirà: “avevo fatto di Majorana il simbolo dell’uomo di scienza che rifiuta di immettersi in quella prospettiva di morte cui altri, con disinvoltura, si erano avviati”. L’autore si interroga quindi, e ci coinvolge nella riflessione, sulla responsabilità degli scienziati verso gli uomini: è giusto, è sempre necessario portare a termine una ricerca, quando questa potrebbe avere conseguenze gravissime? Ed è un compito solo degli scienziati quello del controllo, e dell’uso a fin di bene, delle scoperte e delle invenzioni umane? Certamente no: esso è compito e dovere di tutti i cittadini. Ecco quindi le conclusioni dell’autore: "Chi conosce la storia dell’atomica, della bomba atomica, è in grado di fare questa semplice e penosa constatazione: che si comportarono liberamente, cioè da uomini liberi, gli scienziati che per condizioni oggettive non lo erano [Heisenberg e gli altri scienziati tedeschi che, sotto il regime hitleriano, non vollero prestarsi alla costruzione di una bomba atomica, ndr]; e si comportarono da schiavi, e furono schiavi, coloro che invece godevano di una oggettiva condizione di libertà [Fermi e i fisici che con lui collaborarono, negli USA, al “progetto Manhattan”, ndr]. Furono liberi coloro che non la fecero. Schiavi coloro che la fecero." Leonardo Sciascia “La scomparsa di Majorana” ed. Adelphi, I ed. 1975, euro 10,00 Laura B. Tutto quello che vuoi Regia: Francesco Bruni - Interpreti: Giuliano Montaldo, Andrea Carpenzano, Donatella Finocchiaro Origine: Italia 2017 - Durata: 106’ Film molto personale di Francesco Bruni, liberamente tratto dal romanzo di Cosimo Calamini: Poco più di niente, Tutto quello che vuoi. Racconta la storia di un giovane romano dall’aspetto ribelle. Le sue giornate sono vuote, tutte uguali: bar con gli amici, noia, spaccio e qualche rissa, ma anche la madre di un amico come amante. La necessità di qualche euro in più lo costringerà ad accompagnare al parco un anziano poeta nelle quotidiane passeggiate, e l’incontro darà una svolta alla vita del ragazzo. Dopo la veloce descrizione di una realtà preoccupante come quella di una generazione senza futuro, il film di Bruni si apre quindi ad una nuova prospettiva: descrivendo la crescita del rapporto tra il giovane e l’anziano, diventa un percorso di formazione e rinascita, nel segno di una consapevole e matura speranza. La cosa bella di questo lavoro sta nell’essere riuscito a descrivere il crescente interesse del giovane verso l’anziano, uomo colto ed eccentrico, un poco svampito, ma con l’inossidabile fascino dell’intelligenza. Un personaggio reso forte e credibile dall’ottantasettenne regista Giuliano Montaldo, per una volta davanti e non dietro la macchina da presa. Walter
Anniversari Matrimonio Violino
Ritiro comunitario