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Il futuro della pastorale familiare
“Qual’è il ruolo e il senso dell’educazione, in un momento storico in cui sono venuti meno i luoghi, i tempi e i processi tradizionali dell’educare? Davanti alla disgregazione di questo sistema ci siamo sentiti vulnerabili, in balia del cambiamento, ma siamo oggi più consapevoli della nostra fragilità, della forza della responsabilità personale e dell’interdipendenza con gli altri. Non può essere questa ritrovata umanità, l’occasione per definire una nuova via educativa che ci aiuti ad abitare il presente con e attraverso l'Altro, di abbattere i muri e attraversare i confini, di inventare nuove forme di ascolto, condivisione e vicinanza?” Abbattiamo allora i muri e superiamo i confini che ancora allontanano le nostre comunità e le diverse generazioni e, mettendoci in gioco, ci troveremo coinvolti in un futuro diverso, non perché si fanno cose nuove ma perché le cose sono rinnovate da dentro! Che sia questo tempo un momento di cammino per tutti verso l’Altro e verso gli altri, con un occhio particolare per i più fragili.
don Fausto
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Periodo impegnativo questo appena trascorso, forse non ancora terminato. Stiamo vivendo fatiche, paure, sofferenze, lutti; ma anche la voglia di riprendere la normalità della nostra vita e il desiderio di reagire a questa situazione. Non so se – come afferma qualcuno – tutto tornerà come prima, oppure se tutto è cambiato dopo questo difficile periodo. Abbiamo vissuto una Pasqua insolita, chiusi nei nostri cenacoli domestici come i primi discepoli dopo la morte di Gesù. Impauriti. Ma il messaggio è lo stesso: Cristo è risorto! Indipendentemente da ciò che accade nella storia, Cristo è risorto. Perché la Storia, quella con la “S” maiuscola, è Lui. Il resto sono accadimenti, fatti, circostanze che passano: la vera Storia è Cristo in noi. Il primo impegno quindi della pastorale familiare che verrà sarà proprio quello di rimettere al centro di tutte le attività il mistero pasquale. Ma voglio andare più in profondo. Mi permetto di dire che fare solo questo, cioè vivere il mistero pasquale, sarebbe limitato e limitante. Troppo spesso si sottostima la vera eredità storica del mistero di Cristo, concentrandosi esclusivamente sull’evento pasquale. Troppo spesso infatti viene sottovalutato il dono della risurrezione: il dono del Paraclito. È il Paraclito (così come viene chiamato lo Spirito di Cristo nelle Scritture) che ci fa assumere la forma filiale di Cristo, che ci spinge, che suscita, che protegge, difende. La vita del credente diventa una vita da figli di Dio tramite il Battesimo. Ed è proprio nel Battesimo che il Paraclito viene ad abitare nella nostra persona.
La pastorale familiare che verrà sarà così: impegnata a comprendere e a vivere in pienezza il dono del
Paraclito. Perché è Lui che suscita l’amore e l’azione di aiuto concreto per i poveri, è lui che ci apre alla sapienza della Scrittura, è lui che suscita l’autentica preghiera, è lui che ci muove alla sincera genitorialità, è Lui che ci chiama alla stupenda comunione coniugale, familiare e comunitaria. È il Paraclito che, delicatamente, ci chiede di aderire in modo del tutto libero alla sua proposta: si può pertanto anche non aderire. E qualcuno lo fa. Ma una volta colta invece la sua presenza, che come afferma la Scrittura non si sa da dove viene né dove va, si rimane affascinati: è bello Signore stare qui. Anche di fronte al deserto che a volte può cogliere di sorpresa la nostra vita, lo Spirito conduce, guida, sostiene, protegge, conforta. È importante allora domandarsi: come ha vissuto Cristo il rapporto con lo Spirito Santo? Perché questa è la via per vivere una intensa relazione con lo Spirito. La pastorale familiare che verrà, o sarà una riscoperta del dono del Paraclito, o non sarà. La gloria del Bernini