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La parola ai bambini e ai ragazzi del catechismo Il tempo della pandemia
si a disposizione dal Comune. Inoltre i CDQ di
Vill. Violino e Badia hanno provveduto a distribuire una fornitura di mascherine per conto del
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Comune, per malati oncologici, patologici gravi e ultra settantacinquenni. Una parola e un ringraziamento doverosi vanno ad una persona del nostro quartiere (di origine non italiana) che dall’inizio dell’emergenza si è immediatamente attivata, mettendo in produzione un discreto quantitativo di mascherine messe subito a disposizione di tutti coloro che ne avessero avuto bisogno, mascherine che se pur artigianali, non hanno nulla da invidiare a quelle ufficiali, ma sono state soprattutto fondamentali visto il momento critico in cui le mascherine risultavano già introvabili, dando dimostrazione di una ammirevole generosità e sensibilità. Questo prezioso materiale è stato utilizzato sia per far fronte alle richieste giunte ai vari componenti del Punto Comunità, sia dal gruppo Caritas che le ha distribuite a tutte le famiglie in ogni pacco alimentare recapitato. Caritas in questi giorni sta seguendo alcune famiglie che potrebbero usufruire del bando della Diocesi “DO MANI”.
• CASA ACCOGLIENZA
Poco prima dell’inizio dell’emergenza, presso la casa in cui sono ospitati i nostri giovani richiedenti asilo è stata completata la sostituzione della cucina e la fornitura di padelle e accessori vari. Durante questo periodo di quarantena, i ragazzi si sono adeguati alle disposizioni e, salvo qualche caso di malessere passeggero e di uno dei ragazzi che è stato sottoposto in questi giorni ad un esame risultato poi negativo, ad oggi il gruppo non ha accusato sintomi particolari. Purtroppo anche la sospensione di tutte le loro attività lavorative, li ha portati a vivere una situazione di forzata convivenza che, tuttavia, sembrerebbe non aver creato momenti di particolare criticità.
Buona vita a tutti
Maurizio e Ulisse
RICORDIAMO L’IBAN ATTRAVERSO IL QUALE È POSSIBILE FAR PERVENIRE LA VOSTRA OFFERTA A SOSTEGNO DELL’EMERGENZA CARITATIVA DI QUESTO PERIODO:
UBI BANCA: IBAN: IT 31 I 03111 11207 0000 000 12711 con causale: Caritas parrocchiale per famiglie in difficoltà
La parola ai bambini e ai ragazzi del catechismo
Il tempo della pandemia
Nella tempesta che abbiamo vissuto in questi giorni anche la pratica della catechesi parrocchiale si è ritrovata incerta, sospesa, alla ricerca di un difficile equilibrio di proposta. In questo tempo in cui non è possibile garantire il normale svolgimento dei consueti percorsi di catechismo nelle nostre comunità, anche il mondo della catechesi ha preso parola, ha cercato i modi per non fare mancare l’annuncio, per arrivare ai bambini, per capire come stessero vivendo questo periodo, perché potessero guardare avanti con sguardo fiducioso. Vi proponiamo semplicemente l’insieme dei pensieri e dei disegni che ogni catechista ha raccolto fra i suoi ragazzi quando ha tentato di avvicinarli con messaggi, videochiamate, telefonate. Non nascondiamo, come catechisti, di esprimere una particolare fatica nel capire in che modo il cammino di catechismo sia continuato o mantenuto nelle famiglie, certi che quello sia il primo e necessario luogo di crescita nella fede: le famiglie sono il soggetto attivo nell’iniziazione alla fede! Lasciamo al tempo, al discernimento personale e comunitario la possibilità di fare tesoro di queste riflessioni che la semplicità dei bambini ci ha regalato.
Nazaret
La famiglia rinchiusa in casa è stata una grande sicurezza per i nostri bambini, nel loro cuore il desiderio che tutti avessero una casa per stare al sicuro, dove star bene con i propri fratelli più di prima: “Ho capito che collaborando si possono fare grandi cose come sconfiggere il corona virus. Quindi mi impegno a mettere la mascherina e lavarmi bene le mani. Spero che finito il covid si possa andare a scuola perché così non mi piace! Ho capito che andare a scuola mi manca e non mi lamenterò tanto quando ricominceremo... La scuola, gli amici, la danza mi mancano tanto spero che tutto ritorni come prima senza il corona.”
“Una colomba di Pasqua che ci dona un po’ di speranza in questo periodo così triste perché non vedo i miei amici, i miei nonni; quella speranza che sentiamo quando diciamo le preghiere che stiamo imparando.” Alla domanda: “secondo te cosa cambierà nella tua vita e nella vita delle persone dopo questi mesi di emergenza in cui non abbiamo potuto andare a scuola, nè andare a calcio o karate, nè andare a Messa o fuori a giocare con i nostri amici?” i bambini del gruppo Cafarnao hanno risposto così: - Tutto tornerá alla normalitá ma non si sará ancora trovato un vaccino per il virus. - Questa esperienza ha rafforzato il mio rapporto con mio fratello Luca che ha 16 anni e che mi ha fatto da mangiare e ha giocato con me quando mio papá e mia mamma erano a lavorare. - Dopo questa emergenza potró di nuovo andare al lago con i miei cugini e i miei nonni e di questo sono felice. - Se inquineremo di meno, ci sará meno probabilitá che il virus possa ritornare. - Era inverno quando é iniziata l’emergenza, nel frattempo é arrivata la primavera. Un’altra cosa é cambiata: io sto allevando un bruco: il mio bruco prima é diventato un bozzolo e ora é diventato una bellissima farfalla. - Non ci ricorderemo piú dello sforzo e dell’impegno dei medici e degli infermieri: conosco un’infermiera che cura i bambini che in questi mesi ha dovuto andare a curare i malati di Covid. - Potremo ricominciare la scuola, all’inizio con il distanziamento e le norme di sicurezza, ma poi potremo tornare ad abbracciarci e alla vita normale. Mi manca vedere i miei amici, giocare con loro e andare a scuola. - Molte persone non ci sono piú: dopo questa emergenza ci saranno piú ospedali e piú ambulanze, ci sará piú probabilitá di morire. Mi resta un brutto ricordo e che non posso andare al mare. - Dopo questa emergenza ritornerá tutto come prima... Ma la scuola quando riapre? Spero che non mi separino dai miei amici se le classi dovranno essere divise.
Cafarnao
Gerusalemme
“La quarantena l’abbiamo vissuta così: • All’inizio ero felice perchè pensavo che fosse solo una vacanza, ma quando io e i miei genitori non siamo stati bene sono diventato triste.
Adesso che siamo guariti mi sento felice, perchè in fondo a questa epidemia c’è stato anche un lato positivo: siamo stati di più in famiglia, anche se parecchie volte litigavamo ma dopo facevamo sempre pace. Le mie giornate passano veloci perchè mi alzo un po’ più tardi, faccio i compiti e le video lezioni, ma poi c’è anche il gioco. Mi manca tanto andare all’oratorio a giocare con i miei amici, quando riaprirà? Il pensiero a Gesù va alla sera prima di addormentarmi, quando dico le preghiere. Ho visto anche la benedizione del Papa in televisione, e per me Gesù lo ha ascoltato, perchè oggi la situazione è migliorata e ci sono meno malati e meno morti. Spero tanto che tutto torni come prima, così riuscirò anche ad andare in vacanza! per esempio al campo scuola in montagna con il don come l’anno scorso...sarà possibile? • Il tempo a casa l’ho impiegato studiando e giocando con mio fratello, i primi giorni della quarantena quando c’era a casa anche mio papà ci alzavamo alle 7.00 e facevamo colazione insieme ascoltando anche la messa del Papa. Era difficile alzarsi presto, ma è stato anche bello perché era un momento tutto nostro. L’unico momento difficile è stato quando è morto il nonno di mio cugino Diego.
Ho scoperto che si può fare scuola anche a distanza e si può essere vicini anche se siamo lontani. In alcuni giorni ho sentito Gesù vicino a me.”
Emmaus
Per i bambini del 5° anno Badia e Violino, questo periodo, chiamato “Emergenza sanitaria”, è stato principalmente un periodo dove hanno sentito a rischio la propria salute e quella dei famigliari e di sofferenza per le persone ammalate. Hanno vissuto anche isolamento (hanno sentito la mancanza degli amici, dei compagni di scuola e delle maestre, del catechismo) e confusione.
Da questo periodo hanno imparato che i veri supereroi sono coloro che si impegnano per gli altri, come hanno fatto i medici e gli infermieri, e che è bello ricordarsi di ringraziare Dio per il dono della salute.
Dal futuro si aspettano tanta serenità, che non si ammali più nessuno e che si possa presto riprendere a giocare all’aria aperta con gli amici. Per qualcuno di loro è importante che impariamo a collaborare di più, perché solo con l’impegno di tutti possiamo superare le difficoltà.
Antiochia
Abbiamo vissuto tanto in casa, facendo il “pieno” della nostra famiglia. Questo virus ci ha messo un pò paura della malattia e tanta tristezza. Ci siamo sentiti un pò in prigione tra la noia del non far niente, le videolezioni e l’assenza degli amici.
Abbiamo capito che siamo fragili, l’uomo è fragile anche se pensa di essere grande e onnipotente.
Abbiamo visto tanta solidarietà e ci siamo sentiti uniti agli altri nonostante la lontananza e le distanze e sentiamo che Gesù ci è vicino e non ci abbandona, di Lui ci possiamo fidare.
Sottosopra: così si sentono i ragazzi! Incontrare di nuovo gli amici al posto di fare solo videochiamate.
Desiderosi di riprendere a coltivare le proprie passioni, ma nel cuore il desiderio di tornare a vivere la vita meglio di prima.
Preadolescenti
Andare al mare, andare al bar, uscire, mangiare la pizza, fare un giro in montagna, andare fuori di casa. Queste sono alcune delle risposte date dal gruppo dei preadolescenti, durante un gioco, alla domanda “che cosa ti manca” / “che cosa vorresti fare”.
Quello che sembrano manifestare, più che la mancanza di determinati ambienti e situazioni (scuola, sport, oratorio) è l’assenza delle dinamiche relazionali che in queste situazioni si sviluppavano, insieme alla possibilità, molto limitata negli incontri in digitale, di vedersi e stare insieme sottraendosi in parte al controllo degli adulti.