Dialogo e Famiglia Giornale dell’Unità Pastorale Sacra Famiglia - Padre Marcolini N˚ 3 - Giugno 2017
nell’estate...
...il cammino continua
Sommario
Il viaggio
(per una introduzione diversa al tempo estivo)
Parola del Parroco Un anno pastorale si è concluso. . . pag. 3 Vita della Chiesa “Sono felice e vorrei lasciare un ricordo di bontà”. . . . . . . . . . Il cammino del Vescovo Luciano nella nostra diocesi. . . . . . . . . . Il Vescovo Luciano tra noi . . . . . . Per me il Vescovo Luciano è stato.. Vita dell’Unità Pastorale Voci dal consiglio dell’unità pastorale . . . . . . . . . La Caritas con i terremotati e non solo . . . . . . . . . . . . . . . Fare pastorale familiare nel nostro tempo . . . . . . . . . . . Se uno è in Cristo è una nuova creatura. . . . . . . . . Ministri straordinari della comunione. . . . . . . . . . . . Grest 2017: DETTO FATTO. . . . . . .
Padre, tu non sei un Dio frenetico: non ti lasci prendere dall’agitazione di chi è in perenne lotta con il tempo. Regala qualche sosta al tuo popolo perché si fermi sotto la tua «nube» per riassaporare, nella gratitudine, la freschezza della tua ombra e ritrovare l’agilità di un buon passo sulla strada che ancora ci resta da fare. Nella tua tenerezza, tu non sei avaro di ristoro e di pace per quanti ami. Quando ci fermiamo per pigrizia, per incapacità o per colpa, la tua nube sosti sul nostro capo e resti con noi finché ci rialziamo di nuovo. Mandaci la brezza leggera dello Spirito, che offre suggerimenti interiori produce mentalità senza ricorrere alla forza e spinge al cambio senza creare traumi.
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Ecco il nostro progetto Pastorale Il nostro progetto pastorale: la catechesi . . . . . . . . . . . . . . . " 19 Cronaca dell’Unità Pastorale Cineforum di primavera. . . . . . . . . " 20 Via Crucis 2017: sulle orme dell'Evangelii Gaudium. . . . . . . . . " 20 Battesimo di Romario, Rosario e Marisa: la comunità si allarga. . . . . . . . . . " 21 Primo maggio, festa patronale al Violino. . . . . . . . . . . . . . . . . " 21 Rinnovo delle promesse battesimali: protagonisti della propria fede. . . . " 22 Gruppo Cafarnao: sentirsi curati e ritrovati dal Padre. . . . . . . . . . . " 22 Chiusura attività USO Violino. . . . . " 23
Redazione Don Raffaele Donneschi, Don Fausto Mussinelli, Lucrezia Barbieri, Laura Bellini, Jessica Pasqui, Francesco Quaranta, Elena Rubaga, Guerino Toninelli, Elena Vighenzi, Carlo Zaniboni.
Per chi volesse scriverci: redazione.dialogoefamiglia@gmail.com
Tonino Bello
Orari S. Messe Unità Pastorale Feriali:
da lun a giov ore 8.30: Badia da lun a ven ore 18.00: Violino ven ore 20.30: S. Antonio
Festive:
sab ore 8.30: Lodi Mattutine sab ore 18.00: Violino
sab ore 18.30: Badia dom ore 8.00: Badia dom ore 9.00: Violino dom ore 10.30: Badia dom ore 11.00: Violino dom ore 17.00: Mandolossa dom ore 18.00: Violino
Contatti dei presbiteri della Unità Pastorale Parroco (don Raffaele Donneschi): Parrocchia San Giuseppe Lavoratore trav. Ottava,4 - Villaggio Violino tel. (segreteria parrocchiale) 030 312620 e-mail: raffado@alice.it - www.parrocchiaviolino.it Curato (don Fausto Mussinelli): Parrocchia Madonna del Rosario via Prima, 81 - Villaggio Badia tel. 030 313492 - cell. 328 7322176 e-mail: donmussi80@gmail.com - www.parrocchiabadia.it
Riferimenti per gli oratori: Oratorio San Filippo Neri via Prima, 83 - Villaggio Badia Oratorio Violino via Prima, 2 - Villaggio Violino
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Parola del Parroco Il primo anno di cammino dell’unità pastorale
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ratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi (2 Corinti 13, 11)”. Questa la conclusione della seconda lettera che San Paolo scriveva ai suoi cristiani di Corinto: è su questi 'desideri' di Paolo che vorrei condividere alcune riflessioni sul primo anno vissuto come Unità Pastorale dalle nostre due comunità parrocchiali di Badia e Violino. Vado per punti, così da aiutare la chiarezza. 1. “Fratelli” La fraternità tra i credenti in Cristo è la prima vera forma di evangelizzazione. Da fratelli condividiamo la stessa fede: questa fede ci fa aderire alla Parola di Cristo, ci permette di avere una visione comune del nostro destino, di condividere la stessa speranza, di avere lo stesso ideale di giustizia e di pace. Tutto ciò nonostante le differenze di ambiente sociale, di cultura, di intelligenza, di tradizione e di abitudini. Fraternità è vivere in comunione di preghiera. I primi cristiani partecipavano “con un cuor solo e un’anima sola” alle celebrazioni, specialmente all’Eucaristia. E noi con quale spirito ci siamo ritrovati nelle nostre chiese per condividere lo stesso pane della parola e dell’Eucaristia? È bello vedere che diversi fratelli e sorelle ormai frequentano indistintamente le due parrocchie, mettendosi a disposizione per leggere e per altri servizi... Piccoli segni di una mentalità che evolve verso un sentirsi non più, e non solo, parrocchiani della Badia o del Violino, ma dell’Unità Pastorale...! 2. “Siate gioiosi, tendete alla perfezione” Ogni giorno, un contadino portava l’acqua dalla sorgente al villaggio in due grosse anfore che legava sulla groppa dell’asino. Una delle anfore, vecchia e piena di fessure, durante il viaggio, perdeva acqua. L’altra, nuova e perfetta, conservava tutto il contenuto senza perderne neppure una goccia. L’anfora vecchia e screpolata si sentiva umiliata e inutile, tanto più che l’anfora nuova non perdeva l’occasione di far notare la sua perfezione: 'Non
perdo neanche una stilla d’acqua, io!' Un mattino, la vecchia anfora si confidò con il padrone: 'Lo sai, sono cosciente dei miei limiti. Sprechi tempo, fatica e soldi per colpa mia. Quando arriviamo al villaggio io sono mezza vuota. Perdona la mia debolezza e le mie ferite'. Il giorno dopo, durante il viaggio, il padrone si rivolse all’anfora screpolata e le disse: 'Guarda il bordo della strada'. 'Ma è bellissimo! Tutto pieno di fiori!' rispose l’anfora. 'Hai visto? E tutto questo solo grazie a te,’ disse il padrone. ’Sei tu che ogni giorno innaffi il bordo della strada. Io ho comprato un pacchetto di semi di fiori e li ho seminati lungo la strada, e senza saperlo e senza volerlo, tu li innaffi ogni giorno'. La vecchia anfora non lo disse mai a nessuno, ma quel giorno si sentì morire di gioia. Siamo tutti pieni di ferite e screpolature, ma se lo vogliamo, possiamo fare meraviglie con le nostre imperfezioni. L’Unità Pastorale non è già costruita... è solo 'costituita', ma è da farsi ogni giorno, con le persone che vogliono mettersi in gioco, con i loro limiti ma anche con i doni che lo Spirito mette a disposizione per il bene di tutti. Peccato che siano ancora troppo pochi coloro che hanno compreso questo e siano ancora troppi quelli che stanno a guardare, magari per criticare, senza mettere le proprie qualità a servizio del bene comune. Tendere alla perfezione è il contrario dell’aspettare di essere perfetti per poter offrire il proprio contributo! 3. “Fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti” Il raggiungimento della perfezione non è frutto di un impegno personale, di uno sforzo per arrampicarsi sulle alte vette della spiritualità quanto di un impegno di comunione e collaborazione. È evidente che le nostre due comunità sono diverse per storia, abitudini, relazioni con i presbiteri, partecipazione alla vita comunitaria... Non percepisco più molto campanilismo tra noi, anche se dobbiamo stare attenti alla tentazione di accontentarci di ritrovarci nelle nostre nicchie, farci l’abitudine ad avere meno servizi da parte dei sacerdoti... “perché sono sempre di meno, che
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cosa ci puoi fare...” e andare avanti alla meno peggio. Farsi coraggio e avere gli stessi sentimenti significa, invece, entrare sempre più nella consapevolezza che abbiamo un progetto da realizzare e che tutti siamo chiamati a essere un po’ più protagonisti attivi della vita di comunità. Scrivendo agli Efesini Paolo parla degli stessi sentimenti del Signore che è venuto per servire e non per essere servito.
Il saluto finale di Paolo diventa l’augurio che voglio rivolgere alle sorelle e ai fratelli della nostra Unità Pastorale affinché tutti insieme, laici e presbiteri, possiamo tendere alla pace che è tutto meno il quieto “vivi e lascia vivere”. La pace, per il cristiano, è dono di Dio che impegna chi lo riceve a essere costruttore di bene, di comunione, di solidarietà, di accoglienza... e come ricompensa avremo il dono più grande, Dio stesso che sarà con noi!
4. “Vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi”
Il Vescovo Luciano durante la messa di erezione in U.P.
Don Raffaele
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Vita della Chiesa Sono felice e vorrei lasciare un ricordo di bontà Riportiamo di seguito alcuni stralci di un’intervista di Massimo Tedeschi a Mons. Monari apparsa sul Corriere della Sera - Brescia il giorno 5 aprile u.s. In essa Monsignor Monari, fa un bilancio dei suoi dieci anni di servizio alla diocesi, toccando anche i tanti problemi della chiesa e di Brescia, della società dove la fede non è morta, ma solo soffocata da mille distrazioni. Monsignor Monari che segno spera di lasciare nella diocesi e nel suo cammino storico? «Un vescovo in una diocesi non va a portare un suo progetto di Chiesa, va a servire una tradizione di Chiesa che in diocesi c’è già. Non aspiro a essere ricordato per le Unità pastorali, o l’Icfr (Iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, ndr) o le scelte sul seminario. Se ho un desiderio è di lasciare un ricordo di bontà: mi piacerebbe che ci fossero persone che sono venute dal vescovo e si sono sentite accolte, ascoltate, e dopo l’incontro hanno desiderato di volere più bene a Dio e agli altri. Le Unità pastorali, la riforma della Icfr chiunque le avrebbe fatte. Mi piacerebbe invece che la gente si fosse sentita presa in considerazione con affetto». C’è una specificità della Chiesa bresciana? Lei come la descriverebbe? «Ci sono alcuni aspetti che non sono della Chiesa in quanto tale: direi piuttosto che è l’animo bresciano che lascia un’impronta nella Chiesa. Anzitutto c’è una mistica del lavoro, che significa valutare molto
I nuovi sacerdoti ordinati il 10.06.2017
la persona dal suo modo e impegno nell’attività lavorativa. Questo vale anche per la Chiesa. Dal punto di vista delle iniziative pastorali e di carità la Chiesa bresciana non ha niente da invidiare a nessuno: i preti bresciani lavorano, e quando lavorano lavorano molto. Certo ci sono anche gli imboscati, ma quello è un altro discorso. Un’altra caratteristica è la struttura pastorale molto forte, penso alle chiese e penso agli oratori. Io ero abituato a chiese più piccole: qui trovi piccole parrocchie che hanno chiese grandi come cattedrali. E poi nessuna diocesi ha, in proporzione, gli oratori di Brescia. Dal punto di vista teologico poi ai miei tempi alcune figure di riferimento erano bresciane: don Felice Montagnini, don Tullo Goffi per la morale, oggi don Giacomo Canobbio». È una tradizione che viene da lontano... «È così. Brescia ha una tradizione di spiritualità e di santità forte che si colloca fra fine Ottocento e inizi Novecento: lì si collocano figure che hanno plasmato Brescia». La fede c’è ancora, e ci sarà in futuro? «Il discorso non riguarda Brescia ma tutto il nostro modo di vivere. Abbiamo la tendenza a riempire sempre di più la vita con interessi fondamentalmente secolari. Tutto ciò non toglie la fede ma la soffoca. Le impedisce di manifestarsi e di diventare produttiva. Oggi abbiamo 27 paia di scarpe, due cellulari, 4 siti sui social, un numero indefinito di maglie firmate. Tutto questo non è male, ma non lascia più il tempo per valutare lo scopo della nostra vita, i valori su cui si vuole fondarla, il nostro rapporto con Dio. Il rischio che corriamo è di vivere alla ricerca di emozioni, di riempire il proprio desiderio con emozioni forti. Pascal direbbe emozioni che “ci distraggano dalla nostra verità”. Facciamo della vita un teatro. Non è il venir meno della fede ma il soffocare la fede: ho altre cose che mi interessano, non ho voglia né tempo per misurarmi con il tema della fede». Siamo abituati a vivere di emergenze: quali sono, secondo lei, nella Chiesa bresciana? «L’emergenza più grande è la diminuzione del numero dei preti. L’altro è il cambiamento del mondo culturale, che impone di dire la fede con categorie cultu-
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rali completamente diverse dal passato. Noi eravamo abituati a una visione compatta della fede che dettava i comportamenti. Oggi invece bisogna rifondare i comportamenti dell’etica cristiana in modo nuovo». Ci fa un esempio? «Quando ho studiato io l’interpretazione del sesto comandamento era chiara: i rapporti sessuali sono leciti solo all’interno del matrimonio. Di qui tutto discendeva di conseguenza. Questo non funziona più, e bisogna ripartire a riflettere sul significato della sessualità, riflettere sugli effetti dei comportamenti sessuali nella vita delle persone e nella loro personalità. Insomma: bisogna rifondare le convinzioni a partire da una base molto diversa. Questa, sia chiaro, non è un’emergenza, ma un cambiamento epocale che riguarda tutti». Secondo lei il papato di Francesco sta mutando qualcosa, nel profondo, nel cuore dei cristiani? «Papa Francesco riesce a trasmettere un’immagine della Chiesa e della fede che è accogliente, affabile. E di questo nella società contemporanea c’è un bisogno infinito. In questo senso papa Francesco è un regalo del Signore alla Chiesa. Più in profondità, l’Amoris Laetitia è una delle espressioni di papa Francesco più problematiche, ma è anche un vantaggio perché apre dei cammini. L’Amoris Laetitia ragiona sul modo di affrontare il problema dei conviventi, dei divorziati che convivono, e non fa grandi cambiamenti teorici rispetto al passato. È nella linea della Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II e della tradizione della Chiesa cattolica in materia di peccato mortale. Però papa Francesco ci ha fatto uscire dal discorso rigido convivenza/peccato insanabile per la comunità cristiana. Certo, la sua non è una soluzione chiara, definitiva, però ha rimesso le cose in gioco e questo ha un significato stimolante. Così avviene con la Laudato sì e la Evangelii Gaudium . C’era bisogno di una presenza di questo genere che sparigliasse le carte e, così facendo, creasse qualche disagio ma aprisse delle possibilità». Qual'è stato il problema più complicato che ha dovuto affrontare da vescovo di Brescia? «Il problema più complicato sono i soldi soprattutto per me, che evidentemente non ci sono dentro. È vero che a Brescia per fortuna si è scelto di costruire opere giuridicamente autonome, che dipendono da Fondazioni o Cooperative e non dalla diocesi. Però, a maggior ragione oggi che c’è una sofferenza economica, queste sono opere che ci coinvolgono. Le sofferenze più grosse, personali, me le hanno date invece le comunità divise, come quella di Molinetto. La Chiesa è comunione. Dove c’è divisione c’è un problema».
Il Vescovo visita il VI.VO, novembre 2017 L’incontro più bello, toccante di questi anni a Brescia? «Mi è capitato andando a trovare Giada, una ragazzina con handicap plurimi, in una parrocchia a ovest della città. Mi ha fatto impressione l’incontro con la bambina e più ancora quello con i genitori: sono costretti a vivere per lei, ma lo fanno con una dedizione, forza, coraggio e capacità di speranza impressionante. Ecco, gli incontri più belli sono stati con l’handicap e con i bambini: da vescovo ne hai tanti di questi incontri, sono le cose che mi mancheranno di più. I bambini hanno un’energia straordinaria. Noi vecchietti tendiamo alla depressione: avere vicino dei bambini è una gioia». Lei è un biblista: se dovesse consigliare ai bresciani un passo evangelico da rileggere e rimediare ogni giorno, quale consiglierebbe? «Le Beatitudini secondo Matteo. Ma direi che il Padre Nostro, che racchiude un pezzo di Vangelo, è ancora più importante. Le Beatitudini dicono quello che l’uomo dovrebbe essere o desidera essere, nel Padre Nostro lo diciamo dando però del Tu a Dio. Il teologo ebreo Martin Buber un giorno incontrò Ben Gurion, leader politico di Israele, che era ateo. Ben Gurion chiese a Buber perché credeva in Dio. Buber gli rispose: “Se Dio fosse uno di cui si può parlare non crederei, ma siccome è uno a cui si può parlare, gli credo”». Che augurio fa ai bresciani? «Che siano fieri di essere bresciani e che nello stesso tempo abbiano la capacità di apprezzare tutto quello che entra in contatto con loro. Auguro ai bresciani di avere una fierezza grande per apprezzare tutto ciò che di bello, buono e vero c’è nel loro mondo. E al tempo stesso che non si chiudano. Che non pensino di risolvere i problemi difendendosi dall’esterno. I bresciani hanno abbastanza forza e bellezza per non avere paura di quello che viene da fuori». a cura della Redazione
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Il cammino del Vescovo Luciano nella nostra diocesi MONS. LUCIANO MONARI E LA CHIESA BRESCIANA Magistero, scelte pastorali, stile episcopale in dieci anni di intenso cammino Spunti per un bilancio dell’episcopato di mons. Luciano Monari (ottobre 2007 - 2017). Riportiamo di seguito alcuni stralci della relazione di Giovanni Falsina sull’episcopato di mons. Luciano Monari in terra bresciana, presentata al Consiglio Pastorale Diocesano il primo aprile 2017. Per il cammino ICFR di cui al punto quattro, rimandiamo all’articolo presente nella sezione “Vita dell’unità pastorale”. Ecco l’azione di Monsignor Monari concepita alla luce di tre aspetti (magistero, stile pastorale, punti fermi da cui ripartire). Magistero • La Parola di Dio al centro della vita cristiana dei singoli e delle comunità. Nella Sacra Scrittura, così come nell’eucaristia, la Chiesa riconosce, trova, incontra, accoglie e assimila il Corpo del Signore e quindi si edifica essa stessa come tale: il Vescovo Luciano ci ha insegnato come usarla; come tradurla nell’attualità;
come metterla alla base della vita e della pastorale, adottando un registro omiletico severo, che non si attarda mai sulla circostanza, ma si lega attentamente all’esegesi dei testi sacri della Liturgia. Tanti hanno interpretato già in questo tratto di amore per la Parola di Dio, il suo taglio martiniano, che è andato man mano accreditandosi con la scoperta delle sue doti intellettuali ed oratorie; oltre, naturalmente, al magistero conciliare che ci ha proposto. Numerose sono state le sue lettere pastorali pervase da questo grande amore per la Parola che cambia. • Nel rapporto con la società, mons. Monari ha sempre mostrato un tratto distintivo piuttosto ’laico’: la talare è solo per le grandi occasioni, il rocchetto solo se deve accompagnare il Papa... Forte di questa configurazione – che non sminuisce il suo ruolo episcopale – nelle relazioni con la società ci ha dato l’esempio di un rapporto corretto, rispettoso e libero. Ci ha dimostrato uno stile pastorale conciliare, basato sulla convinzione che lo Stato deve essere laico, e libera deve essere la Chiesa nella sua missione. • Il rapporto con il presbiterio si è trattato dell’aspetto più complesso di questo episcopato. Il più sofferto.
Mons. Monari ordina Mons. Busca nuovo Vescovo di Mantova
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Ogni padre nella propria famiglia sperimenta soddisfazioni e sofferenze e la Diocesi è una famiglia grande... Tra le ferite più dolorose ci sono sicuramente le accuse di pedofilia nei confronti di alcuni presbiteri diocesani – talune risolte, altre ancora aperte –; c’è l’abbandono del ministero da parte di qualche sacerdote; c’è il calo numerico dei preti; c’è la crisi delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa in genere. Tra le soddisfazioni trova meritevole spazio il fatto che durante il suo episcopato ben 5 sacerdoti bresciani sono diventati vescovi: Vicenzo Zani (2013), Battista Piccioli (2014), Carlo Bresciani (2014), Marco Busca (2016), Ovidio Vezzoli (sarà consacrato il 2 luglio 2017). Così come la canonizzazione di tre sacerdoti bresciani: Arcangelo Tadini (2009), Giovanni Piamarta (2012), Lodovico Pavoni (2016); ’santi sociali’ fondatori di congregazioni religiose tuttora presenti nella nostra Diocesi. • Il Sinodo sulle Unità pastorali e la verifica dell’ICFR. Quando nell’ottobre 2007 mons. Monari ha preso possesso della nostra Diocesi, gli sono state presentate due urgenze pastorali: - l’opportunità di attivare le Unità Pastorali (UP), già da tempo allo studio di un gruppo coordinato dal Vicario Generale mons. Gianfranco Mascher; - la necessità di stabilizzare la sperimentazione del percorso relativo all’Iniziazione Cristina dei Fanciulli e dei Ragazzi. Il Sinodo ha consegnato alla comunità diocesana un documento finale che non è rimasto lettera morta. Alle due UP esistenti alla data del Sinodo se ne sono aggiunte finora altre 12 (che raggruppano complessivamente 70 parrocchie su 473), considerando tra l’altro che il Sinodo non ha obbligato le parrocchie ad aggregarsi e non ha fissato delle date entro cui costituirsi in UP. • Missionarietà della Chiesa bresciana. Il Consiglio pastorale (poi quello presbiterale) hanno elaborato con lungo lavoro le linee per un progetto pastorale missionario che attraverso un articolato dialogo e discernimento con i CPP e i CPZ è giunto a sintesi nel documento: Missionari del Vangelo della gioia. Linee per un PPM che il Vescovo Luciano ha fatto proprio e dato alle stampe nel 2016. Non passi inosservato che si tratta di linee per un PPM, cioè di tracce utili affinché ogni comunità, UP, parrocchia, aggregazione ecclesiale, sia stimolata a scrivere un progetto più semplice e concreto adeguato alla propria realtà di riferimento, affin-
ché l’annuncio del Vangelo della Salvezza, cuore di ogni azione missionaria, sia compito di tutta la Chiesa e di tutti i suoi membri. Lo stile pastorale La stampa locale si è pronunciata più volte sul modo di agire rispettoso e signorile del nostro Vescovo; sulla sua presenza sempre importante, sulla sua parola mai banale in tanti avvenimenti di diversa natura. Mi è sembrato di poter riassumere il suo stile pastorale in cinque sintetiche proposizioni che offro alla Vostra riflessione. • Costante riferimento alla Parola di Dio. Ne abbiamo già parlato all’inizio citando la sua prima lettera pastorale, nella quale scrisse che avrebbe fatto della Parola di Dio il fondamento del suo ministero in terra bresciana. • Cultura non ostentata, proposta con libertà, mai imposta con imperio o in termini accusatori. In diverse occasioni ci ha aiutato a leggere la complessità del nostro tempo... e a non sentirci assediati da una cultura ostile, ragione spesso usata come alibi per non fare nulla! • Sensibilità verso antiche e nuove forme di povertà. Ha affidato alla Caritas la regìa degli sforzi da attivare rispetto alle varie emergenze, dal microcredito alle famiglie – negli anni più duri della crisi – alla Mensa Madre Menni, all’emergenza freddo, alle misure di sostegno all’occupazione, all’accoglienza dei rifugiati nelle Parrocchie. . • Mitezza. È una virtù che sicuramente contraddistingue già dalle origini la sua personalità; • Capacità di ascolto. Non ha bisogno di essere commentata. È la base di un ministero non presuntuoso; della coscienza di quanto – ancora prima di dire o di fare – bisogna conoscere delle varie situazioni, bisogna apprendere del vissuto degli altri, dei problemi pastorali. Punti forti che non vanno lasciati cadere • Continuare lo sforzo perché sia la “comunione” l’anima che rende vive le nostre comunità cristiane. Vive e capaci di collocarsi nel nostro tempo con il Vangelo in mano. Comunione che deve sapersi tradurre anche in scelte concrete, a cominciare dalla conversione di alcune abitudini storicamente sedimentate, ma che non sono più in linea con il nostro tempo e con le disponibilità di oggi come, ad esempio, l’esigenza di una maggior vita in comune dei presbiteri nelle parrocchie o nelle Unità Pastorali. • Accrescere la collaborazione del clero e delle parrocchie per le Unità pastorali. Perché il clero colla-
DialogoeFamiglia bori bisogna che sia più coeso al suo interno; così come i laici devono abbandonare vecchi campanilismi e perseguire progetti che valorizzino ogni sforzo di aggregazione sul territorio. • Promuovere il laicato con particolare riferimento alla donna. • Procedere nella riforma delle Istituzioni (a cominciare dalla Curia): c’è la necessità di rilanciare gli organismi pastorali e di rivedere il ruolo, le funzioni, le finalità – nonché la sostenibilità economica – di Enti, Opere, Sodalizi, Istituzioni cattoliche che – pur nella loro autonomia – hanno nel Vescovo un riferimento statutario oltre che morale. • Attivare lo stile del discernimento applicandolo ai diversi livelli di scelte pastorali. Discernimento unito alla necessità di saper leggere i segni dei tempi e operare le scelte che lo Spirito Santo suggerisce oggi alla sua Chiesa.
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Monari arriva a Brescia, 19/7/2007
Giovanni Falsina
“Dalla relazione del 1° aprile al Consiglio pastorale diocesano”
Il Vescovo Luciano tra noi
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onsignor Luciano Monari viene nominato vescovo di Brescia da papa Benedetto XVI il 19 luglio 2007; succede a Giulio Sanguineti che si era dimesso per raggiunti limiti di età. Il 14 ottobre dello stesso anno, nella cattedrale di Brescia, prende possesso della diocesi. Durante il suo ministero, il Vescovo Luciano è stato più volte nelle nostre comunità; ricordiamo di seguito alcuni di questi momenti. Nella comunità della Badia è venuto due volte ad amministrare il sacramento della Confermazione: il 9 maggio 2010 per le cresime dei ragazzi del 1997 e il 13 maggio del 2012 per le cresime dei ragazzi del 1999. La comunità del Violino ha invece incontrato monsignor Monari il 25 febbraio 2014 nel teatro, per la presentazione della lettera pastorale “Come il Padre ha mandato me anche io mando voi”; questa visita si inseriva nella seconda parte del cammino comunitario di discernimento per la costituzione dell’Unità Pastorale.
Cresime Badia 2010
L’1 maggio 2015 il Vescovo, in occasione del 60° anno di fondazione del villaggio Violino è venuto a celebrare la festa di San Giuseppe Lavoratore. L’ultima occasione in cui il nostro Vescovo è stato tra noi è recente; si tratta infatti della visita pastorale dal 10 al 13 novembre 2016 che ha portato all’indizione della nostra Unità Pastorale; in tali giorni il vescovo ha visitato numerose realtà del nostro territorio ed incontrato molti di noi. a cura della redazione
1° maggio 2015
Cresime Badia 2012
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Il Vescovo Monari per me S. Messa d’ingresso di Mons. Monari, 2007
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o incontrato Mons. Luciano Monari quando era ancora Vescovo di Piacenza e Bobbio. Era stato invitato a presentare la meditazione introduttiva a un ritiro di Meditatori Silenziosi che si teneva nella sua diocesi. Ricordo di aver ascoltato volentieri le sue parole che mi sembravano scaturire da una profonda vita interiore e nello stesso tempo esprimevano una grande apertura mentale. Questa impressione mi fu poi confermata in occasione delle sue brevi, ma incisive omelie, quando periodicamente venne a celebrare la messa dalle nostre suore di via Arimanno. “È un’impressione che si coglie anche solo osservandolo quando si raccoglie in preghiera” - mi assicura Maggie, mia moglie. Ho poi avuto occasione di ascoltarlo ai ritiri di Natale e Pasqua per i politici e le persone impegnate nel sociale, che il nostro don Mario ha regolarmente organizzato in questi anni. Qui mi ha sempre colpito la sua straordinaria capacità di illuminare i problemi del nostro tempo con la Parola di Dio, colta nella Bibbia. Non cercava di dare soluzioni, non era il suo compito, ma piuttosto di proporre criteri di interpretazione per pensare i problemi emergenti alla luce delle Sacre Scritture. Con la sua maestria
Mons. Monari sapeva condurci a ripensare ai fondamenti del nostro impegno sociale, inquadrandolo nello scopo stesso della nostra vita cristiana e nei valori con cui cerchiamo di fondarla. Penso che il nostro Vescovo esercitasse un forte fascino intellettuale sulle persone che lo ascoltavano, per la sua apertura mentale, la sua capacità di dialogo, la sua vasta e profonda cultura biblica e umanistica, la lucidità e il vigore del suo argomentare. “È un mito!” – è stato una volta il commento di un giovane a uno dei suoi incontri. Io gli ho parlato una volta sola, uscendo da un incontro sulle unità pastorali, al Violino, il novembre scorso. Preso dall’urgenza di avvicinare la nuova unità pastorale al mondo di chi non mette piede in chiesa, gli feci questa domanda provocatoria, (ma anche un po’ folle!): “Lei cosa pensa dell’idea di accogliere nel Consiglio Pastorale anche un non credente ?” Il Vescovo non si scompose. Si limitò a rispondere: “Nel Consiglio Pastorale no. Magari in qualche altro organismo della nuova unità pastorale ideato per favorire il dialogo.” Giorgio Zecchini
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onfesso che all’inizio, quando mi è stato chiesto di scrivere un saluto per S. E. Mons. Luciano Monari al termine della sua esperienza a servizio della Diocesi di Brescia, avevo qualche titubanza, perché in questi casi si rischia sempre di cadere nella retorica o, peggio, nella banalità. Tuttavia, alla fine, ho deciso di correre questo rischio; ho deciso di farlo come segno del vivo ringraziamento per quanto, in questi anni, ci ha donato: fine teologo, ha saputo coniugare profondità di pensiero, semplicità e umiltà, vicinanza alle persone, anticipando, in un certo senso, lo stile e il messaggio di Papa Francesco. Ecco, credo proprio che il tratto peculiare e più caratteristico della sua azione pastorale sia stato proprio lo “stile missionario”, grazie al quale, nel solco del Concilio Ecumenico Vaticano II, ci ha continuamente richiamato ai valori del Vangelo, con una prioritaria attenzione agli “ultimi” e ai giovani, che ha saputo valorizzare e dai quali, infatti, è particolarmente amato. Da un punto di vista più “personale”, entrando nel merito del mio impegno per le scuole dell’infanzia paritarie – scuole pubbliche, cattoliche o di ispirazione cristiana, non-profit, frequentate da più di 20
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mila bambine e bambini – devo sottolineare l’attenzione che, anche grazie al Vescovo Luciano, la nostra Diocesi ha sempre riservato a queste realtà che, spesso da oltre un secolo, svolgono un prezioso e insostituibile servizio ai bambini, alle loro famiglie, all’intera Comunità educante. A questo proposito, mi piace sottolineare che il Vescovo Luciano è stato per noi Maestro e Testimone: ricordo la gioia che abbiamo vissuto quando, in occasione della sua visita per l’avvio dell’Unità pastorale Badia-Violino, ha incontrato le due scuole materne del nostro territorio, sedendosi per terra accanto ai bambini, dialogando con loro e aiutandoli a guardare il mondo con gli “occhi della meraviglia”. Per questi motivi, seguendo il Magistero autorevole del Vescovo Luciano, vogliamo riportare al centro le bambine e i bambini che abitano e animano queste scuole, che sono il “cuore” delle nostre Comunità e il “fine” del nostro servizio, lo scrigno da cui far emergere i preziosi doni che custodiscono. Massimo Pesenti Presidente provinciale della FISM di Brescia Federazione Italiana Scuole Materne
Il vescovo visita la scuola dell’infanzia Bonicelli, novembre 2016
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Vita dell’Un
Concerto di primavera - Coro Smile Musical Suore Operaie - 29 aprile
Anniversari Badia - 21 maggio
Anniversari Violino - 23 apr
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Concerto Badia Bazar - 6 magg
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Concerto di primavera Badia Trenta - 14 maggio
“Domenica 28 maggio presso la sala Don Teotti tutti coloro che sono stati coinvolti nell’organizzazione dei centri di ascolto della Parola, si sono riuniti per una verifica alla luce di tre anni di cammino. Positiva l’esperienza, nuova per la nostra Unità Pastorale, ma già proposta da anni in altre parrocchie per rispondere alla chiamata del nostro Papa : “Chiesa che esce, Parola di Dio che entra nella nostra vita. “ Siamo in cammino: ascoltiamoci, lasciamoci guidare e viviamo con umiltà la gioia dell’evangelizzare.
Verifica centri d’ascolto - 28 maggio
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Voci dal consiglio dell’unità pastorale IL CUP E IL PROGETTO PASTORALE Negli incontri degli ultimi consigli è continuato il lavoro di analisi e approfondimento delle varie pastorali, presentate in consiglio da coloro che ne sono coinvolti. PASTORALE della famiglia Vittorio Rubagotti propone una relazione sull’attività del gruppo pastorale famigliare che si compone ad oggi di 8 famiglie. I primi passi hanno visto il gruppo analizzare il documento “Amoris Laetizia” e chiedersi se partire o meno dai bisogni della comunità. Gli incontri si sono tenuti di solito il Sabato pomeriggio presso l’oratorio della Badia. Da questi sono nate alcune proposte che coinvolgono la comunità, in particolare i genitori, in base al cammino di fede dei propri figli. Le elenchiamo qui in punti: • I.C.B. iniziazione cristiana dei bambini 0-6 anni: cammino di accompagnamento al sacramento del battesimo, gruppo di cammino post-battesimo, accompagnamento al primo anno ICFR adulti. • I.C.F.R. iniziazione cristiana ragazzi: cammino di formazione rivolto agli animatori/catechisti degli adulti, attraverso un percorso di condivisione e di progettazione delle esperienze. • Spiritualità famigliare: giornata di spiritualità rivolta all’intera famiglia per approfondire il Vangelo. Nella discussione a seguire, il consiglio fa presente di non dimenticare l’attenzione alle famiglie nuove, senza figli e alla formazione del cammino prima del battesimo. Infatti si evidenzia come la fascia più abbandonata sia quella dai tre ai sei anni e si sottolinea, però, che la presenza delle due scuole materne parrocchiali potrebbe essere terreno di proposte. PASTORALE della Caritas Con riferimento alla “Carta Pastorale della Caritas italiana” del 1995, Don Raffaele esprime questo importante valore del fare caritas “...Per manifestare il Volto umano di Cristo... la chiesa deve avere strumenti validi per occuparsi del Popolo di Dio”. In questo si colloca la Caritas: organismo pastorale che promuove la testimonianza della carità a tutta la comunità cristiana. Tutti dobbiamo vivere la carità
come atteggiamento e stile di vita, prestare attenzione a tutte le povertà. In consiglio i referenti della pastorale ribadiscono i due aspetti, sia materiale che spirituale, che la Commissione Caritas parrocchiale cerca di tenere sempre presente: due elementi indispensabili, due anime che devono essere presenti e vive nella Caritas. Decidere di dedicarsi alla carità all’interno della comunità parrocchiale è anche un percorso personale di fede che ognuno sta facendo. Si sottolinea inoltre come la commissione cerchi di porre in essere iniziative volte a sensibilizzare la comunità alla carità, cercando anche di coinvolgere nuove persone; si ribadisce anche l’impegno a realizzare progetti concreti, affrontando le relative difficoltà per concretizzarli. La commissione si muove anche in sintonia con i progetti attivati dalla Caritas Diocesana; fra questi l’ospitalità data ai ragazzi profughi nigeriani presso la casa parrocchiale della Mandolossa, per i quali si è messo in campo un buon gruppo di volontari. La commissione evidenzia la difficoltà, per gli appartenenti alla Commissione Caritas, di essere conosciuti e divenire punto di riferimento della comunità a cui richiedere aiuto, esprimere necessità o evidenziare situazioni particolari; è consuetudine infatti, per la comunità, avere come riferimento solo la figura del parroco, che rimane comunque la persona che più facilmente è punto di contatto con i bisogni del territorio.
Raccolta viveri, Quaresima 2012
DialogoeFamiglia Intento e scopo della Commissione Caritas è di farsi conoscere da tutta la comunità, cioè comunicare la sua esistenza per essere punto di riferimento dei bisogni di tutti. Questo può avvenire anche tramite iniziative che coinvolgono altre realtà parrocchiali, come quella proposta ai ragazzi del catechismo, coinvolti nella raccolta degli alimenti che la Caritas offre, durante l’anno, alla famiglie bisognose. È auspicabile riuscire a creare uno scambio d’informazioni fra le varie realtà che si muovono nella comunità, al fine di far scaturire un’esperienza condivisa.
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Tuttavia si riscontrano difficoltà a far partire iniziative, momenti di formazione e sensibilizzazione dei fedeli, affinché divengano sensibili all’individuazione dei bisogni presenti sul territorio così da riuscire a segnalarli e intervenire. Per questo è importante che i componenti della commissione s’incontrino a cadenza periodica, per verificare e fare il punto della situazione dei vari progetti in corso. Elena per il consiglio pastorale
La Caritas con i terremotati e non sol0
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a “cena di Solidarietà” è stata una serata da ricordare; grazie alla calorosa collaborazione fra i componenti della commissione caritas, i ragazzi del catechismo, le catechiste, i volontari della cucina della Badia e soprattutto la risposta concreta ed attenta della comunità che ha partecipato numerosa, la cena del 5 aprile è stata una bella serata. Una cena importante, che grazie al contributo di molti, ha fatto sentire la nostra vicinanza a Giuliano e alla sua mamma Angela che ci hanno raggiunti per dedicarci il loro piatto tipico, la pasta all’amatriciana, e per dirci il loro “grazie”. Per noi un grande gesto ricevuto, un grazie per il nostro piccolo aiuto, che per loro significa tantissimo, questo è quello che ci siamo sentiti dire a fine serata. Per Giuliano e la sua mamma saperci “vicini” ed attenti è un grandissimo aiuto che dona loro forza e speranza per un futuro incerto e sicuramente difficile. Alla cena siamo arrivati a 300 partecipanti che con la loro generosità ci hanno permesso di raccogliere 2.300,00 euro. La somma raccolta sarà utilizzata, in collaborazione con un’associazione di San Benedetto del Tronto e con la Caritas nazionale, per l’acquisto di una casetta di legno che diventerà l’abitazione di Giuliano, di sua mamma e del fratello, permettendogli così di essere vicini alla loro terra e al loro allevamento. La nostra recente visita presso i luoghi colpiti dal terremoto ci ha mostrato infatti che a distanza di quasi un anno, poco è cambiato. Le macerie sono ancora lì come dopo il primo giorno e per molti la volontà di continuare è sorretta solo dalla dignità di volersi aggrappare a ciò che costituisce la propria ragione di vita, nonostante le difficoltà (spesso di natura burocratica) che si incontrano. Così, in questo contesto, è maturata l’intenzione di aiutare il nostro amico Giuliano continuando nell’ini-
ziativa, proposta a tutta la comunità, dell’acquisto di carne con i pacchi famiglia. Un ringraziamento a tutti coloro che hanno partecipato e contribuito economicamente al successo della serata, che costituisce uno stimolo e un sostegno all’impegno di coloro che, come Guerino, Maurizio, Michele e Mauro, si sono da tempo impegnati su questo fronte e che continueranno, con altri volontari ad interessarsi di questa realtà, consapevoli che le difficoltà non avranno soluzioni in tempi brevi. Un aiuto e uno stimolo in più per tutti, per credere che quello che stiamo facendo corrisponde a ciò che il Signore ci chiede come comunità cristiana, che dovrebbe sentire “con un cuore solo ed un’anima sola” e vedere con gli occhi del cuore unito al cuore di Gesù. Grazia G.
Cena di solidarietà 2017
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Fare pastorale familiare nel nostro tempo
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na delle indicazioni contenute nell’esortazione apostolica “Amoris Laetitia” di papa Francesco, posta come priorità in riferimento a quello che viene percepito dalla Chiesa come una “emergenza”, risulta essere il ritrovato protagonismo della famiglia nell’ambito dell’azione pastorale rivolta alle famiglie. Più che una indicazione, mi sembra abbastanza chiaro che si possa intenderlo come un auspicio: cioè quello che la famiglia possa riscoprire il proprio ruolo fondamentale nella trasmissione della fede ai figli, formando le nuove generazioni verso una piena maturità umana. Questo ritrovato protagonismo della famiglia fa sì che sempre più l’azione della Chiesa nell’ambito della pastorale familiare sia realizzata in prima persona dalla famiglia stessa: famiglia che accompagna altre famiglie, che cammina insieme nella fede. Non a caso, papa Francesco termina l’esortazione con questo augurio: “Camminiamo famiglie, continuiamo a camminare” (AL 325). Quello che ci si presenta non è certo, per vari motivi, un cammino facile, ma rimanere sordi all’invito di farsi
carico gli uni degli altri sarebbe un peccato. Nella nostra Unità Pastorale da qualche tempo alcune famiglie camminano insieme occupandosi di pastorale familiare: preparazione al Battesimo, animazione dei gruppi dell’iniziazione cristiana rivolti agli adulti, proposte di spiritualità familiare. È un cammino appena abbozzato dove la famiglia è protagonista nella trasmissione e nella testimonianza della fede non solo verso i figli, ma nei confronti di tutta la comunità, comunità che – è bene ricordarlo – è formata da famiglie. L’invito a partecipare con tutta la famiglia agli incontri della commissione, mettendosi così al servizio della comunità, è rivolto a tutte le famiglie della Comunità Parrocchiale che sentono la disponibilità per farsi carico di questo cammino. Camminare insieme, rende meno faticoso il percorso e, come per i discepoli di Emmaus, ci si rende conto di non essere soli, ma di essere accompagnati lungo il cammino da Gesù in persona. Elisabetta e Vittorio
Se uno è in Cristo è una nuova creatura Lettera sull’iniziazione Cristiana
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i è svolto il 6 maggio, presso il Centro Paolo VI, il convegno di presentazione e consegna della lettera del vescovo Luciano per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. L’intervento di presentazione è stato tenuto da Mons. Canobbio che ha presentato il documento come il frutto di un’attività sinodale fra preti, laici e genitori. La ricerca guidata dagli esperti dell’Università Cattolica, ha offerto abbondanti dati che sono stati offerti alla riflessione delle nostre comunità. Con questa lettera il vescovo Luciano intende rilanciare il cammino ICFR per il futuro, facendo tesoro delle osservazioni che sono emerse e accogliendo alcuni suggerimenti. La premessa, scrive il Vescovo, è che l’ICFR è sì un documento importante ma non esaurisce tutta l’attività pastorale. Dal punto di vista sociologico è evidente che il contesto familiare e sociale non sono più in grado di garantire l’integrazione religiosa delle nuove generazioni. Lo scopo del nuovo modello di Icfr è di trasformare la catechesi tradizionale dei ragazzi (di tipo scolastico) in una forma di itinerario di tipo catecumenale (di tipo esistenziale). Il motivo per cui si è sentito il bisogno di questa trasformazione della prassi catechistica, è l’osservazione che il contesto
familiare e quello sociale non sono più in grado di garantire l’integrazione religiosa delle nuove generazioni. Anche la Diocesi di Brescia diventa terra di missione e da una Pastorale di conservazione dobbiamo passare a una pastorale di missione. La fede cristiana non può più essere data per scontata. La domanda che i ragazzi si pongono: “perché devo credere?” non trova una risposta soddisfacente nel semplice rimando al passato. Il coinvolgimento dei genitori nel cammino di fede dei propri figli è più che mai necessario perché questo parte proprio da loro; alla comunità il compito di rinforzarlo tenendo sempre ben presente che la scelta di fede è un piccolo miracolo operato dalla grazia di Dio e dalla risposta libera dell’uomo. A noi, genitori e catechisti, viene chiesto di creare le condizioni migliori perché la grazia della fede possa essere accolta e apprezzata. Non si tratta di insegnare una dottrina, ma comunicare la bellezza della relazione con Gesù. Non scoraggiamoci, non accaniamoci nei fallimenti e non lasciamoci rubare la gioia dell’evangelizzazione che è tale quando attrae, non quando conquista. Dal documento “Se uno è in Cristo è una nuova creatura”
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Ministri straordinari della comunione Ministri straordinari della comunione, una chiamata dello Spirito Quest’anno è stato avviato il corso di formazione per i ministri straordinari della comunione. Il compito loro affidato è quello di portare la S. Comunione alle persone anziane e ammalate che hanno bisogno di essere accolte nella loro “infermità”. Il corso si è articolato in quattro incontri in cui è stato specificato “l’amore eucaristico fonte del servire”. Essere ministri straordinari della comunione vuol dire rispondere innanzitutto a Dio che chiede la collaborazione dell’uomo per creare comunione, amicizia, comunità. Dio vuole coinvolgere gli uomini in questo mandato di amore per gli altri. Il ministro straordinario della comunione deve distinguersi per fede e condotta di vita cristiana. È importante nutrirsi della Parola, essere collegati col cuore all’eucarestia; si è sottolineato l’importanza della preghiera personale. È sicuramente un impegno che implica responsabilità, consci anche della nostra inadeguatezza, ma consapevoli che ad una chiamata bisogna rispondere che lo Spirito Santo agisce e trasforma. M. F. G.
L’EUCARISTIA AGLI AMMALATI La santa Eucaristia completa l’iniziazione cristiana. Coloro che sono stati elevati alla dignità del sacerdozio regale per mezzo del battesimo e sono stati conformati più profondamente a Cristo mediante la Confermazione, attraverso l’Eucaristia partecipano con tutta la comunità allo stesso sacrificio del Signore. Il sacrificio della croce è stato affidato alla Chiesa come memoriale della morte e resurrezione del Cristo: sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità. Il servizio del ministro straordinario dell’Eucaristia (piccolo aiutante nel portare alle persone anziane e malate il corpo di Cristo) vuole essere un dono per chi non può partecipare alla celebrazione Eucaristica e un segno di consolazione e di speranza nel cammino terreno, spesso carico di afflizioni e sofferenze. Ogni primo venerdì del mese, vogliamo contribuire alla promessa fatta dal Sacro Cuore di Gesù a S. Margherita Maria Alacoque, nella quale Gesù assicura il dono della morte in grazia di Dio, che i fedeli non moriranno in disgrazia, riceveranno i santi sacramenti e il Suo Cuore darà loro un sicuro asilo. Per il ministro straordinario dell’Eucaristia, sebbene si senta indegno, portare Cristo vivo nelle case del nostro Villaggio non è solo un servizio, un gesto di pietà, ma una missione. È un servizio segno di unità tra Gesù, la Chiesa e la comunità tutta. Ogni qualvolta incontro gli ammalati e gli anziani, trovo la casa preparata con la tovaglia e il cero sul tavolo; questo gesto è la loro predisposizione ad accogliere Gesù nel loro cuore, è un momento di mutuo raccoglimento, arricchisce il malato ed è una gioia condivisa. Percorrendo le vie del Villaggio, Gesù nella teca passa vicino alle nostre case, quale segno benedicente su tutta la comunità. Ad ogni incontro non c’è solo il momento di conforto e aiuto spirituale, ma anche il desiderio di conoscere gli avvenimenti della comunità parrocchiale e donare le proprie sofferenze e preghiere, là dove ci sono casi particolari. Bernardina
Corso ministri straordinari della comunione, 2017
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Grest 2017: Detto Fatto
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rmai l’estate è iniziata e il segno è abbastanza chiaro: l’oratorio si riempie di suoni e schiamazzi tipici dei bambini e ragazzi che vivono delle intense giornate di gioco e svago: è il tempo del grest! Il tema che caratterizza il grest di quest’anno è l’attenzione al creato: un tema attuale e importante perché questo dono ricevuto nelle nostre mani possa ritrovare il giusto valore, proprio come dono e come compito dell’uomo nel custodirlo al meglio. Il titolo “DettoFatto” si riferisce proprio al racconto della Creazione che troviamo nel libro della Genesi, in cui ad ogni Parola di Dio corrisponde un opera meravigliosa: nel Padre Creatore Parola e Azione corrispondono. Nell’uomo, purtroppo, non avviene sempre la stessa cosa: le parole non corrispondono sempre ai fatti, con il rischio che le belle parole trovino una realizzazione pratica fallimentare. Le nuove generazioni hanno la possibilità di invertire questa tendenza tornando a dare valore alle proprie parole, così che il desiderio di un mondo migliore e più vivibile per tutti si possa realmente realizzare senza rischiare di “rovinare” il dono del creato affidatoci in custodia. I ragazzi saranno aiutati a meravigliarsi della grandezza del Creato per poter tornare a lodare il Creatore per il dono ricevuto. Il mezzo che condurrà i nostri ragazzi sulla strada della meraviglia è costituito dall’azione comune dei quattro elementi che costituiscono, tradizionalmente, il creato: • La TERRA, per scoprire l’origine e il fondamento di ogni cosa; • l’ACQUA, per tornare all’essenzialità dell’esistenza; • l’ARIA, per scoprirsi bisognosi dell’altro; • il FUOCO, per alimentare la passione del costruire la comunione nelle comunità e nel mondo. I canti, i giochi e le attività saranno, o almeno proveranno ad essere nelle mani degli animatori, un mezzo concreto per aiutare i bambini a crescere divertendosi, perché il grest non sia solo un servizio “comodo” per i genitori, ma una occasione che i nostri oratori hanno per coinvolgere bambini, adolescenti e famiglie in un circolo positivo di riflessione, nella leggerezza dell’estate! Proprio agli animatori va l’augurio delle comunità: non è facile cogliere dai nostri adolescenti il valore di ciascuno e metterlo a servizio dei più piccoli: è una sfida; le comunità ne sono coscienti, ma il valore che si può raggiungere vale il rischio che si corre. I nostri grest non si presentano come il meglio che si possa fare per animare e educare i bambini; non sempre
l’eco che si coglie dai nostri grest è positivo, tuttavia le nostre comunità non vogliono presentarsi con una proposta perfetI quattro elementi, uniti con il titolo, potremo averli sempre tamente strutdavanti agli occhi grazie al logo di questo grest turata, i costi contenuti ne sono la dimostrazione concreta, ma con una proposta che unisca l’esigenza delle famiglie, la voglia di divertirsi dei piccoli e l’entusiasmo da ben incanalare degli adolescenti che crescono nei nostri quartieri. I consigli dell’oratorio delle due comunità hanno scelto che questo sia il grest da proporre, coscienti dei limiti, ma anche del bene che potrebbe generarsi. Ecco così che ad animare, aiutare, prendersi cura dei nostri bambini ci sono circa 120 adolescenti sulle due comunità che, aiutati da dei responsabili formati, contiamo possano dare il meglio che hanno dentro di sé. Proprio ad alcuni di questi nostri animatori adolescenti abbiamo chiesto di lasciarci dei pensieri circa il perché è importante per loro fare il grest: le loro risposte non hanno bisogno di commento ma di sentire che la comunità ha fiducia in loro. “Come gli anni scorsi anche quest’anno ho deciso di partecipare al grest come animatrice. Il grest per noi animatori non è solo un passatempo estivo, ma un momento di crescita, dal momento che ogni giorno dobbiamo interagire con bambini completamente diversi fra loro e da noi. È comunque un momento in cui possiamo divertirci e conoscere persone nuove.” (A.C.) “Ho scelto di fare l’animatrice quest’anno principalmente per i bambini. Mi piace davvero tanto passare del tempo con loro e vederli felici con poco. Inoltre grazie al grest avrò la possibilità di legare con alcuni miei coetanei e vivere esperienze nuove in estate.” (A.B.) “Prima di tutto faccio il grest per stare con i miei amici e condividere dei momenti di felicità, secondariamente perché quando sono stato bambino io mi sono trovato bene, poi quando ne ho avuto la possibilità ed ho iniziato a fare l’animatore volevo vedere come era l’aspetto dell’animazione (tanto che adesso d’estate lavoro nei villaggi turistici) e infine per rendermi comunque utile all’oratorio o al mio quartiere quando ce ne è bisogno” (L.E.) “Voglio fare l’animatrice perché è stata un esperienza fantastica per me l’anno scorso e mi è piaciuto tantissimo: io adoro i bambini e so che anche quest’anno ci sono i bambini dell’anno scorso che da quello che mi dicono i genitori mi adorano e, soprattutto, adoro i bambini piccoli e perché mi sono divertita tantissimo” (S.G.)
don Fausto a nome dei consigli dell’oratorio Violino e Badia
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Ecco il nostro progetto Pastorale Il nostro progetto pastorale: la catechesi
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el nostro Progetto Pastorale dopo la Liturgia, che costituisce l’anima della comunità che celebra il suo Signore, abbiamo la Catechesi, cioè quell’insieme di energie profuse affinché il messaggio cristiano sia attualizzato nella comunità, partendo dai più piccoli sino agli adulti. Le nostre comunità hanno cominciato a sentire l’urgenza di dedicare delle forze alla catechesi a partire dagli anni settanta, quando in Italia i Vescovi si sono dedicati al Rinnovamento della Catechesi, stimolando tutte le parrocchie a superare la catechesi preconciliare, fondata sulla “dottrina” per gli adulti e sul “catechismo di Pio X” per i fanciulli. Un superamento che intendeva essere un adeguare meglio la proposta ai tempi e alle persone che stavano cambiando rapidamente, oltre che rivedere profondamente l’idea di Chiesa: da “clericocentrica” a una Chiesa di “Comunione e Missione”. Questo ha portato alla catechesi dei ragazzi secondo il modello dell’incontro settimanale in preparazione ai sacramenti; mentre per quanto riguarda gli adulti si sono sperimentate varie proposte attraverso cicli di incontri e “conferenze”, confronti sui temi etici e così via. Quanto avvenuto in Italia non si discosta dall’esperienza delle nostre due comunità: per questo nella situazione descritta sopra, in diversi si potranno ritrovare o come ragazzi o come adulti attivi. Oggi per le nostre comunità la catechesi ha subito un nuovo passaggio: per i ragazzi e le loro famiglie c’è stata l’introduzione dell’ICFR (Progetto Diocesano di Iniziazione Cristiana dei Fanciulli e Ragazzi) a partire dal 2005-2006 e lo sviluppo dei Centri d’Ascolto della Parola di Dio, a completamento della catechesi degli adulti proposta negli incontri formativi durante l’anno. Proprio questi due aspetti sono stati riportati nel nostro progetto come punti fermi dai quali si intende procedere per migliorarsi, ma che sono allo stesso tempo irrinunciabili. La Catechesi dei ragazzi ha ormai adottato appieno il modello diocesano, per cui i ragazzi vivono un cammino di catechesi sul modello del catecumentato antico: quindi un riferimento molto forte alla Parola di Dio, una serie di riti di passaggio sino ai sacramenti e la prosecuzione oltre il sacramento con il tempo della Mistagogia. Particolarità di questo cammino è la necessità che le famiglie accompagnino i figli con un loro cammino di alcuni incontri durante l’anno. Dopo questo percorso vi sono due anni per i ragazzi preadolescenti (2°-3° media per intendersi) e poi il cammino adolescenti. Attualmente nelle due comunità risultano impegnati nel percorso dell’ICFR 305 bambini e ragazzi dal primo anno (prima elementare) al sesto anno (prima media) di cui 27 seguono il percorso di Azione Cattolica, che è integrato con quello catechistico. I preadolescenti sono circa cinquanta e gli adolescenti circa una quarantina, dei quali alcuni seguono sia un percorso catechistico, sia animativo,
altri solo quello animativo. Alcuni giovani, circa una decina, si dedicano a sostenere come educatori questi percorsi sia nell’ACR sia nella comunità. Sono circa una quarantina gli adulti che seguono, come catechisti o animatori degli adulti, i percorsi della catechesi dell’ICFR e preadolescenti. La Catechesi degli adulti nella nostra Unità Pastorale si struttura attraverso un percorso formativo annuale fatto da due proposte, a cui sono invitati anzitutto coloro che vivono attivamente la comunità nelle diverse proposte pastorali, ma che sono aperte a tutta la comunità degli adulti nella fede. La prima proposta è quella di alcuni incontri nel mese di ottobre e di gennaio con la presenza di qualche relatore, sia della comunità oppure proveniente da fuori, sul tema pastorale dell’anno. La seconda, che integra e completa la prima, è quella dei sette incontri dei Centri d’Ascolto della Parola di Dio nelle famiglie nei tempi dell’Avvento e della Quaresima. Questi ultimi costituiscono una novità importante che intende costruire la comunità, andando direttamente nelle case, tra le persone: proprio per questo si caratterizza per essere una proposta che vede protagonisti i laici che vengono previamente formati. Si tratta di incontri serali o pomeridiani in alcune case che offrono la propria disponibilità (famiglie ospitanti), per gruppi non troppo numerosi, circa una quindicina di persone, che partendo da un brano biblico, commentato da un laico (l’animatore del centro), si confrontano e condividono alcune sollecitazioni offerte dalla Parola stessa, con l’aiuto di un moderatore che favorisce il clima positivo e arricchite dall’incontro con la Parola (Coordinatore). I Centri d’Ascolto si strutturano e si caratterizzano per essere capaci di coinvolgere sempre più persone, attualmente ci sono sui due quartieri 13 centri attivi, con una media intorno ai dieci partecipanti per centro. Per questo è necessario darne la giusta continuità e perseverare nella proposta, secondo le indicazioni offerte anche dal nostro Vescovo nell’ultimo documento sulla missione dei cristiani nel mondo di oggi. Potremmo dire che la strada è tracciata, non senza fatiche e possibilità di miglioramento, ma perseverando su questo cammino le nostre comunità potranno riscoprirsi in grado di approfondire il Mistero di Dio che celebrano nella liturgia della domenica, perché la Messa non è sufficiente a rendere profondamente unita a Cristo la vita di ogni Battezzato. Nei prossimi bollettini avremo occasione di presentare limiti e proposte migliorative, nate proprio dalla verifica costante della nostra proposta di Catechesi. i vostri sacerdoti
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Cronaca dell’Unità Pastorale Cineforum di primavera
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on i cinque film dedicati al Coraggio delle donne, proposti alla Badia e al Violino in collaborazione con il gruppo VI.VO., e i tre sul tema A cento anni dalla grande guerra proposti il venerdì nel saloncino oratorio Badia in collaborazione con il Gruppo ricerca Badia 30, si è concluso il primo ciclo del Cineforum 2017. La partecipazione si è oramai consolidata, sia al Violino che alla Badia, come nei precedenti cicli cineforum. È stata invece inferiore ma comunque soddisfacente per i tre film sulla grande guerra, ma il senso della proposta non era quello di vedere film inediti, quanto ricordare e fare memoria di quel tragico evento; per questo un grazie particolare va all’amico Luciano Savoldi che di questa memoria è attento custode. Anche dal punto di vista economico siamo soddisfatti, grazie agli sponsor Fnp Cisl e Acli e alle offerte degli spettatori che hanno consentito di modernizzare alcuni strumenti tecnici, di dare un contributo spese alle parrocchie Badia e Violino, nonché di accantonare quasi totalmente la somma necessaria a rinnovare i permessi delle due licenze ombrello (Badia/Violino) per il prossimo anno.
Augurando a tutti buon cinema, l’appuntamento è per il prossimo autunno. Di seguito pubblichiamo il bilancio economico al 5 maggio 2017. Fondo cassa al 02-12-2016 Contributo FNP CISL BS Offerte Violino Offerte Badia Offerte Badia - 3 film Grande Guerra Totale in cassa
661,95 200,00 329,50 379,46 109,50 € 1.680,41 € € € €
€ Noleggio e acquisto dvd Acquisto n° 2 casse acustiche e lettore dvd € € Contributo alla parrocchia Badia Contributo alla parrocchia Violino Totale uscite Avanzo in cassa al 5-05-2017
67,42 209,00 200,00 200,00 676,42
€ 1003,99
Cineforum Badia - Vi.Vo Violino Salemi, Didonè, Dioni, Maianti
Via Crucis 2017: sulle orme dell’Evangelii Gaudium
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uest’anno l’ormai tradizionale Via Crucis itinerante all’interno delle nostre comunità si è svolta fra le strade del Violino. Ogni stazione è stata animata dai gruppi parrocchiali, dai gruppi del catechismo e dai centri di ascolto dell’unità pastorale. Il filo conduttore delle riflessioni è stato il testo del Vangelo di Marco e l’appassionata parola di Papa Francesco nella sua esortazione apostolica Evangelii Gaudium, che ci ricorda che proprio nel Vangelo di Gesù risplende anche oggi per noi la gloriosa Croce di Cristo. La partecipazione è stata numerosa, in particolar modo per la presenza di molti bambini, vivaci ma attenti. La Via Crucis si è conclusa in Chiesa dove i flambeaux, ben decorati e sui quali erano state riportate le parole evocative del cammino dei centri di ascolto, sono stati deposti ai piedi della croce. Ringraziamo tutte le fami-
glie che hanno preparato e allestito le diverse stazioni in modo da permettere ai fedeli “itineranti” di vivere la preghiera e il raccoglimento. Susanna e Lucrezia
Via Crucis, 2017
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Battesimo di Romario, Rosario e Marisa: la comunità si allarga
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nostri genitori provengono dal Benin e hanno deciso di farci battezzare. Viviamo al Violino. Ci interessavamo già al cristianesimo poiché leggevamo la Bibbia, ma non pensavamo di essere un giorno battezzati. Abbiamo partecipato al corso organizzato per noi dalla parrocchia, grazie alla disponibilità di Maria Grazia ed abbiamo frequentato gli incontri di catechismo con i nostri amici. Così, poco alla volta, il nostro interesse per il cristianesimo è cresciuto. La sera del nostro battesimo (Veglia Pasquale nella chiesa del Violino), eravamo molto emozionati. Ci siamo sentiti nuovi, come se fossimo rinati. Il battesimo è stato un grande passo per la nostra vita come cristiani e siamo consapevoli che, anche con l’aiuto della nostra famiglia e della nostra comunità, dovremo molto impegnarci per vivere nell’amore di Gesù. Romario, Rosario e Marisa Tchegnon
Primo maggio, festa patronale al Violino
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rimo maggio... festa dei lavoratori. C’è un lavoratore che più di tutti merita di essere festeggiato. Lui che come umile falegname accolse le richieste di Dio e divenne un Padre speciale: San Giuseppe, patrono della nostra parrocchia. Umile falegname, instancabile lavoratore veglia su ogni abitante di questo villaggio che, spesso, troppo preso dal lavoro, non ha tempo di soffermarsi pochi minuti e ringraziarti per non dimenticarti mai di noi. Nella giornata del primo maggio la festa inizia in chiesa con una bella celebrazione animata dal coro e dalla presenza di tanti sacerdoti che hanno contribuito a costruire ciò che oggi è il Villaggio Violino. La festa continua con il pranzo comunitario in oratorio, occasione, questa, per incontrarsi, parlare e condividere il pranzo in compagnia di vecchi e nuovi amici o conoscenti. Il tempo non ci ha assistito ma il pranzo è stato servito in una stanza ben allestita per l’occasione. Oltre al gustoso cibo preparato abilmente dal
gruppo stand bisogna complimentarsi con i ragazzi e le ragazze delle medie che hanno servito ai tavoli dimostrando capacità e volontà. Alla luce della piacevole giornata trascorsa non ci resta che invitare maggiori parrocchiani a partecipare a tali feste così che possa accrescere la convivialità e la condivisione. Elena e Nicola
S. Messa 1° maggio - Violino
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Rinnovo delle promesse battesimali:
protagonisti della propria fede
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omenica 7 maggio, nella nostra Unità Pastorale, i bambini del Gruppo Nazaret, secondo anno di catechismo, hanno rinnovato le loro promesse battesimali. Se qualche anno fa sono stati battezzati per scelta dei genitori, adesso sono chiamati essi stessi ad essere protagonisti consapevoli del loro cammino di Fede. Per prepararsi a questo momento, durante gli ultimi incontri di catechismo, hanno approfondito il significato del battesimo e dei suoi segni (l’acqua che purifica dal peccato; l’olio è segno della forza che ci dona Gesù; la candela, accesa al Cero Pasquale, è segno della luce di Cristo e della Fede da alimentare e custodire; la veste bianca segno di Cristo che è risorto e che ci rende nuovi con Lui) realizzando un libretto personale e colorando un flambeau di cartoncino a cui è stata inserita una candela.
Rinnovo promesse battesimali
I bambini del gruppo Nazaret Badia sono 10 e dopo l’omelia si sono disposti in piedi davanti alle balaustre accompagnati dai genitori. Uno dei genitori ha acceso una candela al Cero Pasquale con la quale ha poi acceso le candele di tutti i bambini. All’invocazione per il rinnovo delle promesse battesimali hanno risposto con la parola “credo” segno della loro Fede che sta maturando e con la parola “rinuncio” a tutto ciò che allontana da Gesù. Poi uno alla volta si sono avvicinati al sacerdote, che reggeva una bacinella con l’acqua della fonte battesimale e, bagnata la mano, hanno fatto il segno di croce. Ritornati nei banchi, è proseguita la messa e i bambini hanno letto le preghiere dei fedeli, portato il pane e il vino all’altare e raccolto le offerte. I bambini del gruppo Nazaret Violino sono 20 e con loro hanno rinnovato le promesse battesimali anche il gruppo dell’ACR. Durante la celebrazione è stato battezzato un bambino di nome Andrea. Al termine dell’omelia i bambini si sono disposti davanti all’altare, ognuno accompagnato da un genitore con la candela battesimale accesa al Cero Pasquale. I genitori hanno passato ciascuno la candela ai propri figli che hanno rinnovato le promesse del battesimo. Tutti noi comunità dei credenti, che abbiamo condiviso questo momento, auguriamo ai bambini dei gruppi Nazaret di custodire e alimentare la Fede nella comunione con Dio e con i fratelli. Le catechiste
Gruppo Cafarnao: sentirsi curati e ritrovati dal Padre Domenica 21 Maggio 54 bambini delle nostre comunità si sono accostati per la prima volta al Sacramento della Riconciliazione. Dopo un primo momento di riflessione e di liturgia penitenziale, i bambini con emozione e un po’ di agi-
tazione, si sono confessati e hanno potuto così sperimentare per la prima volta la gioia e la bellezza di essere perdonati da Gesù. La parabola della Pecorella Smarrita è stata il filo conduttore del loro primo incontro con la Misericordia.
DialogoeFamiglia I bambini avevano preparato delle pecorelle sporche che rappresentavano i peccati e dopo la Confessione i sacerdoti hanno dato ad ognuno una nuova pecorella bianca da portare all’altare come segno di riconciliazione con Gesù. È stato un pomeriggio di festa anche per le famiglie che li hanno seguiti e accompagnati in questo percorso. Ed ora... il cammmino prosegue! Buon cammino bambini.
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Prime Confessioni
Le catechiste
Chiusura attività USO Violino
G
iunti al termine di un altro anno di attività sportiva, è sempre tempo di bilanci. Non possiamo non notare, per il quinto anno consecutivo, un incremento degli iscritti alla nostra società, che fa solo ben sperare per gli anni a venire, se consideriamo soprattutto che le new entry sono bambini sempre più piccoli che si avvicinano al calcio e allo sport nel luogo a loro più vicino e familiare, l’oratorio. Quest’anno erano tre le squadre partecipanti ai campionati, miniscarabocchio Anspi (anni 2007-08-09), aspiranti Anspi (anni 2004-05) e categoria open Csi. Si è conclusa a metà classifica l’avventura degli open, mentre per le squadre di bambini e ragazzi non stiamo a menzionare la classifica ma a notare una cresci-
ta dei singoli e della squadra sotto diversi aspetti. Oltre le tre sopracitate squadre si aggiunge la scuola calcio dei “piccoli calciatori” per i nati nel 2010-11-12, che non ha partecipato a nessun campionato, ma ha preso parte ad alcuni tornei. Come sempre, a fine campionato si sono disputati i tornei estivi negli oratori vicini, che consolidano il bel rapporto creato in questi anni con le società limitrofe. Riteniamo doveroso spendere due parole in più per il nostro torneo tenutosi in oratorio. Per il Memorial Stasi, giunto al 10° anniversario, abbiamo visto disputare 10 divertenti partite in due giorni, l’ambiente sano e cordiale ha fatto il resto. Con la chiusura delle attività il nostro staff intende ringraziare tutti i bambini, i ragazzi, le famiglie e gli addetti ai lavori che hanno reso speciale un altro anno insieme; augurando a tutti una buona estate vi aspettiamo a settembre con la ripresa di una nuova avventura. In prospettiva futura sono iniziati i lavori per la ristrutturazione dell’oratorio, che nel primo lotto prevede proprio la realizzazione del blocco sportivo con spogliatoi e locali nuovi; invitiamo chiunque avesse voglia e disponibilità a farsi avanti per mettersi in gioco e collaborare con le realtà presenti. Alessandro e Luca
ROSARIO BADIA
ROSARIO VIOLINO
PELLEGRINAGGIO 2 GIUGNO 2017
SPAZIO COMPITI
Con un ringraziamento a Camilla per il servizio svolto in questi anni