Dialogo e Famiglia Giornale dell’Unità Pastorale Sacra Famiglia - Padre Marcolini N˚ 5 - Dicembre 2017
Mettiamoci in cammino
Sommario Parola del Parroco Mettiamoci in cammino…Gesù si fa incontrare. . . . . . . . . . . . . . . . pag. 3 Vita della Chiesa La prima giornata mondiale del povero e il suo riscontro sui media nazionali. . . " 4 Uno sguardo alla caritas diocesana e alla giornata del pane 2017 . . . . . . .. . " 4 Vita dell’Unità Pastorale Avvento per tutti…un cammino comunitario . . . . . . . . . . . . . . . .. . Avvento 2017 declinato nelle nostre comunità: . . . . . . . . . . . . .. . Cammino comunitario: - dall’indifferenza alla vigilanza. . . . . . - dal disimpegno alla spinta ad agire per il bene . . . . . . . . . . . . . . - dal delirio di onnipotenza all’assumere la propria vocazione con impegno . . . . - dalla mancanza di progetto alla fiducia nel progetto di Dio . . . . . . . . . . .. . Dal Consiglio pastorale: la pastorale sociale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Parola rivoluzionaria: l’impensabile di Dio, la vertigine della storia, il perno che segna un prima e un dopo nel conto degli anni.
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A Natale ha fine l’eterno viaggio di Dio in cerca dell’uomo e ha inizio la più grande avventura: diventare Verbo e figlio di Dio.
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(Ermes Ronchi)
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Ecco il nostro progetto Pastorale Sessant’anni di Azione cattolica al Violino. . . . . . . . . . . . . . . . . . . " 16 L’Azione cattolica nel progetto pastorale. . . . . . . . . . . . . . . . . . . " 16 Cronaca dell’Unità Pastorale Bilancio cineforum . . . . . . . . . . . .. . Godi dei doni di Dio, falli crescere in te e porta frutto agli altri. . . . . . . . . .. . Incontri di formazione comunitaria ottobre 2017. . . . . . . . . . . . . . . .. . Proposta formativa Gennaio 2018 la questione morale . . . . . . . . . . .. . Ritiri d’Avvento . . . . . . . . . . . . . . . Pellegrinaggio alla Madonna delle Grazie ad Ardesio. . . . . Spazio compiti. . . . . . . . . . . . . . . .
A Natale la Parola è un bambino che non sa parlare. L’Eterno è un neonato, appena il mattino di una vita. Ecco il prodigio più grande: Dio di carne.
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Dai nostri lettori Fede o riti propiziatori?. . . . . . . . . . . " 23
Redazione Don Raffaele Donneschi, Don Fausto Mussinelli, Lucrezia Barbieri, Laura Bellini, Jessica Pasqui, Francesco Quaranta, Elena Rubaga, Elena Vighenzi, Carlo Zaniboni.
Per chi volesse scriverci: redazione.dialogoefamiglia@gmail.com
Foto in copertina: Presepio di S. Biagio (Mn)
Orari S. Messe Unità Pastorale Feriali:
da lun a giov ore 8.30: Badia da lun a ven ore 18.00: Violino ven ore 18.30: Badia
Festive:
sab ore 8.30: Lodi Mattutine sab ore 18.00: Violino
sab ore 18.30: Badia dom ore 8.00: Badia dom ore 9.00: Violino dom ore 10.30: Badia dom ore 11.00: Violino dom ore 17.00: Mandolossa dom ore 18.00: Violino
Contatti dei presbiteri della Unità Pastorale Parroco (don Raffaele Donneschi): Parrocchia San Giuseppe Lavoratore trav. Ottava, 4 - Villaggio Violino tel. (segreteria parrocchiale) 030 312620 e-mail: raffado@alice.it - www.parrocchiaviolino.it Curato (don Fausto Mussinelli): Parrocchia Madonna del Rosario via Prima, 81 - Villaggio Badia tel. 030 313492 - cell. 328 7322176 e-mail: donmussi80@gmail.com - www.parrocchiabadia.it
Riferimenti per gli oratori: Oratorio San Filippo Neri via Prima, 83 - Villaggio Badia Oratorio Violino via Prima, 2 - Villaggio Violino
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Parola del Parroco
“Mettiamoci in Cammino… Gesù si fa incontrare”
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i è connaturale pensare al Natale, alla venuta di Gesù secondo lo schema classico del Presepio: la capanna dove Maria e Giuseppe hanno accolto il Bambino, solitamente in un punto rialzato dello scenario, ben visibile e tutta una serie di sentieri e cammini, su cui stanno pastori, artigiani, Re Magi, pecore e cammelli…, che dai monti lontani o dalle pianure sottostanti si dirigono verso quel punto centrale per incontrare Gesù. E in realtà questa è la scena che ci è descritta dai verbi del Vangelo che annunciano la nascita del Salvatore: andate, troverete... ed essi andarono e trovarono. In realtà la spiritualità del tempo di Avvento prima e del Natale poi, sottolinea non tanto il nostro movimento dell’andare incontro, quanto quello del disporci ad accogliere… potremmo dire che il tratto più ‘lungo’ della strada lo compie il Figlio di Dio che ‘Venne ad abitare in mezzo a noi’: a noi spetta fargli spazio, a noi spetta il riconoscerlo e accoglierlo, a noi spetta lasciarci interpellare da questa nascita, solo in apparenza uguale a tutte le altre nascite di bambini in questa terra… Se leggiamo il cammino dell’Avvento come ce lo propongono le letture del Vangelo della domenica possiamo vedere questo movimento ‘accogliente’: fino alla terza domenica di Avvento la liturgia si focalizza sull’attesa del ritorno del Signore. Poi marca in maniera più specifica l’attesa e la nascita di Gesù. Così nella prima domenica il Vangelo (Marco 13,33-37) ha al centro le parole di Cristo: «Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà». Nella seconda domenica il Vangelo (Marco 1,1-8) si sofferma sul Battesimo e sulle parole di Giovanni Battista al fiume Giordano: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali». Nella terza domenica il Vangelo (Giovanni 1,6-8. 19-28) ha ancora al centro il Battista che «venne come testimone per dare testimonianza alla luce» e che, interrogato dai Giudei, dice: «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete». Infine il Vangelo dell’ultima domenica di Avvento (Luca 1,26-38) è quello dell’Annunciazione e ha come perno la figura della Madonna. Antoine de Saint-Exupéry diceva: “Se vuoi costruire una nave, non radunare uomini solo per raccogliere il legno e distribuire i compiti,
Il sentiero dell’avvento ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito. Appena si sarà risvegliata in loro questa sete si metteranno subito al lavoro per costruire la nave.” Forse è proprio questo l’atteggiamento che siamo invitati a riscoprire dentro di noi in questo tempo di vigilanza operosa nell’attesa del Signore che viene: non tanto metterci subito all’opera, smaniosi di fare, di costruire, di realizzare… quanto piuttosto interrogarci sul senso del cammino, verso quale meta stiamo camminando. A questo servono i segni che hanno accompagnato il percorso dell’Avvento: la luce che illumina la strada, la bussola che ci permette di scegliere la strada giusta, la matita che traccia il cammino per non sbagliare… e allora troveremo Gesù nel Presepio, dove Lui è già ad aspettarci, con le braccia della sua Misericordia già aperte ad accoglierci. «Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere. “Perché vendi questa roba?” disse il piccolo principe. “È una grossa economia di tempo” disse il mercante. “Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatré minuti alla settimana”. “E che cosa se ne fanno di questi cinquantatré minuti?”. “Se ne fa quel che si vuole...” “Io”, disse il piccolo principe, “se avessi cinquantatré minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana...”» Buon Natale Don Raffaele
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Vita della Chiesa La Prima Giornata Mondiale dei Poveri ed il suo riscontro sui media nazionali
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omenica 19 novembre si è celebrata la prima “Giornata Mondiale dei Poveri”, voluta da Papa Francesco che, in un messaggio del 13 giugno, ha spiegato il senso della decisione di introdurre questa nuova ricorrenza. Il tema di fondo di tale manifestazione si può individuare nella frase che fa da introduzione al messaggio papale, “non amiamo a parole ma con i fatti”, che a sua volta fa riferimento diretto alle parole della Lettera di Giovanni, “Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità” (1 Gv 3,18), un vero e proprio imperativo da cui nessun cristiano può prescindere. Il Papa sottolinea come da sempre la Chiesa ha compreso l’importanza di ascoltare il grido dei poveri. Già dalle prime pagine degli Atti degli Apostoli sappiamo che Pietro chiede di scegliere sette uomini perché assumessero il servizio dell’assistenza ai poveri e, sempre dagli atti, è ben noto come i discepoli “vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno” (At 2,45). Da ricordare poi l’esempio di alcune figure che hanno dedicato la loro vita al servizio dei fratelli più poveri, fra le quali spicca quella di Francesco d’Assisi, che è stato seguito da numerosi altri uomini e donne santi nel corso dei secoli.
Non si deve pensare però ai poveri solo come destinatari di una buona pratica di volontariato da fare una volta alla settimana, o tanto meno di gesti estemporanei di buona volontà per mettere in pace la coscienza. Queste esperienze, pur valide e utili a sensibilizzare alle necessità di tanti fratelli e alle ingiustizie che spesso ne sono causa, dovrebbero introdurre ad un vero incontro con i poveri e dare luogo ad una condivisione che diventi stile di vita. Siamo chiamati, dice Papa Francesco, a tendere la mano ai poveri, a incontrarli, guardarli negli occhi, abbracciarli, per far sentire loro il calore dell’amore che spezza il cerchio della solitudine. Francesco fa quindi riferimento alle parole del Beato Paolo VI, che amava dire che tutti questi poveri appartengono alla Chiesa per “diritto evangelico”. Per questi motivi, al termine del Giubileo della Misericordia, Papa Francesco ha voluto offrire alla Chiesa la Giornata Mondiale dei Poveri, “perché in tutto il mondo le comunità cristiane diventino sempre più e meglio segno concreto della carità di Cristo per gli ultimi e i più bisognosi…”, quindi invita “la Chiesa intera e gli uomini e le donne di buona volontà a tenere fisso lo sguardo, in questo giorno, su quanti tendono le loro mani gridando aiuto e chiedendo la nostra solidarietà. Sono nostri fratelli e sorelle, creati e amati dall’unico Padre celeste”. (Messaggio del 13 giugno 2017). Ma come si è celebrata in concreto questa prima giornata dedicata ai bisognosi e che riscontro ha avuto in Italia? Domenica 19 novembre il Papa ha celebrato la Messa nella basilica vaticana e fra i banchi del luogo sacro simbolo della cristianità erano presenti 7 mila ultimi, provenienti da tutto il mondo, accompagnati dai volontari di varie associazioni di assistenza. 1500 di loro sono poi restati a pranzo con Francesco nell’Aula Paolo VI, che si è trasformata per un giorno in un’enorme e elegante sala da pranzo. Fra i media italiani la “novità” del pranzo è stata sicuramente la notizia maggiormente sottolineata prati-
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camente da tutte le testate giornalistiche e televisive, ma va evidenziato come l’intera giornata ed il messaggio del Papa in occasione della celebrazione liturgica abbiano comunque trovato vasta eco su tutte le fonti di informazione. Se “Avvenire” dedica alla Giornata dei Poveri ben due pagine dell’edizione di martedì 21, affiancando ai discorsi del Papa alcune interviste a persone che vivono ogni giorno l’assistenza alla povertà ed esempi di iniziative presenti nelle diverse parti del mondo, anche tutti i quotidiani più diffusi danno risalto al messaggio di Francesco in occasione di tale celebrazione. Il “Corriere della Sera” cita nel titolo del suo articolo le parole del Papa nell’omelia sulla parabola dei talenti, che era il vangelo della domenica: “Dio non è un controllore, non fare il male non basta” e sottolinea che “Ci farà bene - ha detto Francesco - accostare chi è più povero di noi: toccherà la nostra vita. Ci ricorderà quel che veramente conta: amare Dio e il prossimo. Solo questo dura per sempre, tutto il resto passa”. Anche “Repubblica” ed il sito “Ansa.it” sottolineano lo stesso passaggio, cioè che “Non fare nulla di male non basta, Dio non è un controllore in cerca di biglietti non timbrati” e che l’omissione è "il grande peccato nei confronti dei poveri. Qui assume un nome preciso: indifferenza". “La Stampa” invece, come anche “Avvenire”, pone l’accento sul passaggio del Papa che indica nei poveri “il nostro passaporto per il Paradiso”. Nei poveri “si manifesta la presenza di Gesù, che da ricco si è fatto povero”. Per questo “in loro, nella loro debolezza, c’è una forza salvifica e se agli occhi del mondo hanno poco valore, sono loro che ci aprono la via al cielo”. Un po’ diverso, ma la cosa non stupisce, l’approccio de “Il Giornale” e “Libero”, che parlano dell’omelia
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del Papa e del suo messaggio contro l’indifferenza verso i poveri, ma in parallelo mettono in evidenza quanto accaduto a Bologna, dove sembra che i parroci non abbiano aderito all’invito dell’Arcivescovo Zuppi di invitare un immigrato a pranzo per celebrare la giornata dei poveri (scrive l’articolista di Libero: "tanti vescovi italiani, credendo forse di farsi belli con il Papa argentino, identificano i poveri con i migranti e privilegiano tra loro i musulmani"). Per concludere, sulla base di quanto letto e sentito nelle giornate precedenti la celebrazione della Giornata Mondiale dei Poveri ed in quelle immediatamente successive, penso che in effetti l’iniziativa di Papa Francesco ha in qualche modo fatto parlare, sia negli ambienti vicini alla Chiesa, sia in quelli più distaccati e laici, ma che probabilmente, forse anche perché nuova e quindi non radicata nelle tradizioni delle comunità cristiane, per quest’anno sia stata vissuta con un certo distacco. Non c’è stato un vero e proprio coinvolgimento delle realtà locali, se non in rare eccezioni, e ritengo possa aver pesato anche il sovrapporsi di questa celebrazione con le innumerevoli e sempre lodevoli iniziative che ogni comunità cristiana già porta avanti con impegno per aiutare le persone bisognose che vivono accanto a noi, magari proprio nell’appartamento a fianco del nostro o con le quali condividiamo ogni giorno le ore di lavoro. Chiudo, anche alla luce dell’ultima riflessione, citando nuovamente il passaggio forse più significativo di Papa Francesco nella sua omelia: “Nel povero, Gesù bussa al nostro cuore e, assetato, ci domanda amore. L’omissione è il grande peccato nei confronti dei poveri e assume un nome preciso: indifferenza. Chi accumula tesori per sé non si arricchisce presso Dio”. Francesco Quaranta
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Uno sguardo sulla caritas diocesana e la giornata del pane 2017 3) PROMOZIONE VOLONTARIATO GIOVANILE Caritas diocesana è impegnata nel promuovere l’educazione dei giovani alla carità e nel coinvolgere i giovani nel campo della solidarietà in relazione ai valori promossi da Caritas.
Riportiamo brevemente alcune informazioni sulla Caritas diocesana e i suoi ambiti di intervento, con un’attenzione particolare all’ultima iniziativa vissuta, quella della giornata del pane del 3 dicembre, che ha visto coinvolte anche le nostre comunità. La Caritas Diocesana è l’Ufficio pastorale della Curia Diocesana per il servizio della promozione, dell’accompagnamento e del coordinamento di tutte le iniziative che le parrocchie e le aggregazioni ecclesiali svolgono per la testimonianza comunitaria della carità, secondo le esigenze del nostro tempo, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica. Gli ambiti di intervento della Caritas diocesana sono molteplici, ma le finalità di indirizzo sono rivolte a quattro ambiti fondamentali: 1) PROMOZIONE PASTORALE DELLA CARITÀ In tale ambito la caritas diocesana si impegna a sensibilizzare, sostenere, animare la maturazione di stili di testimonianza comunitaria della carità; nonché a stimolare l’attenzione al tema del dono, della prossimità relazionale, dei legami nell’ambito di una "scelta pastorale delle relazioni”; senza dimenticare il suo impegno nel promuovere il valore del radicamento della carità nella comunità. 2 PROMOZIONE UMANA - OPERE SEGNO Di fondamentale importanza risulta il rilevare i bisogni e le risorse presenti sul territorio, ed indicare all’attenzione della comunità ecclesiale e della società civile le varie espressioni di povertà e di emarginazione, promuovere servizi come "opere segno" in risposta ai bisogni individuati, oltre che curare con attenzione i risvolti pedagogico-promozionali dei diversi interventi.
4) EMERGENZE E MONDIALITÀ Lo sguardo di Caritas diocesana è anche rivolto verso le emergenze che potrebbero man mano costituirsi attraverso iniziative concrete e progetti di intervento per il sostegno in fase di emergenza e l’accompagnamento a breve/medio periodo. Giornata del Pane e Avvento di Carità 2017 Aprire gli occhi, ascoltare il cuore, riconoscere il volto, accogliere l’altro: sono questi i quattro verbi della dinamica relazionale (con il fratello e con Dio) che hanno punteggiato l’Avvento di Carità nella proposta di Caritas Diocesana Brescia e dell’Ufficio per gli Oratori, i Giovani e le Vocazioni. Unico lo sfondo: il Messaggio della Giornata Mondiale dei Poveri. In apertura dell’Avvento anche le nostre comunità hanno vissuto la tradizionale Giornata del Pane (domenica 3 dicembre), occasione, come auspicato da Papa Francesco, per vivere un gesto concreto di condivisione, partecipazione, responsabilità comune e nel contempo per ricordare che "il Padre nostro è la preghiera dei poveri: il pane che si chiede è nostro. In questa preghiera tutti riconosciamo l’esigenza di superare ogni forma di egoismo per accedere alla gioia dell’accoglienza reciproca". Emblematico il titolo dell’Avvento di Carità: "Le storie sanno di pane. Nostro." Nelle nostre comunità abbiamo bisogno di pane, come di storie. Storie non straordinarie, non eccezionali, ma ad altezza d’uomo: storie che mostrano lo straordinario nell’ordinario, storie che partono da un fatto, da un volto concreto e nel loro svolgersi intrecciano voci e contributi di molti, prendendo anche la forma di piccole storie di comunità. Storie che sanno di pane. Il pane è infatti un segno a cui non servono parole. Il pane già dice di bontà, fame nutrita, condivisione. Una condivisione che va nutrita anche con esperienze, racconti, storie. Tratto dal sito internet della caritas diocesana di Brescia
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Vita dell’Unità Pastorale Avvento per tutti... un cammino comunitario
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a proposta comunitaria dell’avvento 2017 si inserisce all’interno del tema del nostro anno pastorale che è “Chiamati ad essere missionari della gioia” in comunione con quello proposto nei centri d’ascolto: “In cammino verso la libertà”. Il tempo dell’avvento, con le sue quattro domeniche, intende farci uscire dalle schiavitù del nostro tempo, attraverso l’annuncio di gioia della liturgia domenicale, sentendoci in cammino con i fratelli della comunità. Quest’anno sono quattro le schiavitù dalle quali intendiamo liberarci, una per ogni domenica: nella prima settimana di avvento abbiamo sottolineato il peccato dell’indifferenza che viene superato attraverso la vigilanza e l’attenzione a ciò che ci circonda; nella seconda settimana abbiamo cercato di superare la schiavitù dell’ignavia, del disimpegno, cercando di agire per il bene; nella terza settimana cercheremo di superare il delirio di onnipotenza, l’autoreferenzialità, a cui fa da contraltare l’assunzione della propria vocazione con impegno profondo; nella quarta domenica infine, la mancanza di progetto e di speranza, potrà essere superata riponendo la nostra fiducia nel progetto che Dio ha per noi. Nelle nostre chiese il percorso condiviso ha trovato una sua evidenza nei segni usati: vi è un cammino, quello dell’avvento appunto, che ci avvicina progressivamente a Lui. Lungo questa strada ci siamo noi pellegrini con i pesi del mondo nel nostro bagaglio; grazie alla Parola di Dio ascoltata e ricevuta nell’Eucaristia, lo zaino si svuota di questi pesi e si riempie di strumenti utili al cammino (la luce, la bussola, la mappa decifrata, la compagnia di Maria e Giuseppe,
Ciao Gesù - Violino
Ciao Gesù - Badia
segno della fiducia in Dio) che diviene così più spedito e pronto, sino a Lui, che si fa carne nel Natale. Anche i centri di ascolto che abbiamo vissuto hanno toccato queste schiavitù portandoci a prendere coscienza della grandezza del progetto di Dio su di noi e di come si realizza dentro la nostra storia umana. I bambini dell’ICFR e i ragazzi preadolescenti e adolescenti hanno declinato questi aspetti dell’avvento comunitario nei loro specifici appuntamenti del “ciao Gesù” per i bambini delle elementari e delle medie e in momenti di riflessione proprie dei ragazzi più grandi. Speriamo che anche nelle famiglie, stimolate dal ritiro iniziale e dalle altre occasioni di grazia di questo periodo, si sia percorso fruttuosamente questo tempo: siamo certi che questo sarà un Natale diverso per noi, e a partire da noi un pochino diverso anche per il mondo. Don Fausto
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Avvento 2017 declinato nelle nostre comunità Di seguito riportiamo i quattro temi che hanno caratterizzato il nostro cammino d’avvento visti con un’ottica particolare: quella del “quanto si fà già nelle nostre realtà”, proprio per non cadere nella tentazione di pensare che sia un cammino impossibile e che non porti a nulla. Vorremmo far comprendere come Natale è anche qui, oggi ogni volta che accogliamo e diamo corpo alla Parola di Dio nella nostra vita, superando così i differenti mali del nostro tempo.
Dall’indifferenza alla vigilianza Un esempio quasi atroce di indifferenza è quello che abbiamo conosciuto tutti nei mesi scorsi, quando i media ci hanno mostrato i dodici secondi di immagini delle telecamere di sorveglianza della discoteca 'St.Trop’s' di Lloret del Mar. Sono gli ultimi attimi di vita di Niccolò Ciatti, il ventiduenne di Scandicci (Firenze), morto in seguito a un pestaggio. In quei dodici secondi si vede un ragazzo che sferra un primo pugno al volto di Niccolò. Il giovane italiano sembra non accorgersi della minaccia, e subisce il colpo senza poter reagire. Cade in ginocchio e qualcuno gli sferra altri pugni. Poi, uno degli aggressori gli rifila un calcio in testa. Niccolò perde i sensi. Non si sveglierà più e morirà poche ore dopo all’ospedale. Dodici secondi di violenza senza un vero motivo, perché una lite per una spinta nella calca di una discoteca affollatissima non può essere un pretesto per uccidere un ragazzo. E dodici secondi di pugni e calci nell’indifferenza di tanti avventori del locale, che anzi circondano la scena dell’aggressione come se assistessero a uno spettacolo. Questo è solo un esempio di come l’indifferenza è ormai diffusa nella società, in alcuni casi pare essere una vera e propria cecità-insensibilità come se qualcosa impedisse alla sensibilità umana di attivarsi e di comprendere i pericoli o le situazioni che necessitano un intervento.
Un fotogramma dell’aggressione a Nicolò
All’indifferenza risponde la Parola di Dio che ci invita invece a “svegliare il cuore”, a vigilare, a vedere con partecipazione quanto ci accade intorno e a sentircene corresponsabili, senza aver troppi timori. Nelle nostre comunità gli Oratori, ed in particolare il Bar, diventa il luogo di accoglienza più immediata e quindi anche il luogo dove il vigilare e il vegliare con occhi positivi da parte di chi li è educatore ed adulto. In particolare abbiamo raccolto alcune considerazioni da dei volontari baristi proprio in merito a questo aspetto. Oratorio Badia Abbiamo chiesto a Rosanna e Anna se negli ultimi tempi, rispetto a quando hanno iniziato il servizio di volontariato presso il bar nel pomeriggio, hanno percepito che il loro servizio doveva un po’ cambiare. La risposta è stata univoca: una evoluzione c’è stata, non tanto in termini organizzativi quanto nella dimensione di partecipazione più responsabile e di maggiore consapevolezza delle problematiche che sono presenti nel bar e nell’ambiente dell’oratorio in genere. In particolare tale consapevolezza si è rafforzata, dice Rosanna, quando ha avuto occasione di partecipare agli incontri formativi dei baristi con la cooperativa “Il Calabrone” un paio di anni fa. In un certo senso ha smesso di essere indifferente ad alcune dinamiche dei ragazzi e a comprenderne i motivi e ha anche trovato in alcuni casi un po’ di coraggio per intervenire a richiamare alcuni comportamenti sbagliati e a parlarne un po’ con i ragazzi stessi. Infine questa attenzione rinnovata ha anche permesso di dimostrare maggiore amorevolezza nei confronti dei ragazzi, pur riconoscendo, come tutti,
DialogoeFamiglia delle fatiche e dei limiti nel comprenderli e nell’accettare a volte la sfida e la loro fatica nell’accogliere il rimprovero o l’osservazione. Oratorio Violino In questi ultimi anni sono state diverse le figure che hanno assunto il ruolo di coordinare i volontari del bar, a dimostrazione di come non sia un ruolo semplice e di come di colpo ci si sente immersi in una realtà attiva e che assorbe in maniera significativa. Un passaggio quasi improvviso dall’indifferenza all’azione: anche per Carla è stato così. Intervistata, ha risposto liberamente che è sempre
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stata attenta agli altri e non indifferente soprattutto quando erano coinvolti i propri figli e i loro amici. Tuttavia l’arrivo in oratorio e la fiducia che la parrocchia le ha fatto sentire sin da subito, l’hanno messa in un’ottica diversa: si è trovata accolta in una “famiglia allargata”, per cui anche lo stile di attenzione si è allargato di conseguenza. Certo nel contesto dell’oratorio non è semplice e serve del coraggio, assieme al ruolo-compito, per intervenire, per dare qualche indicazione educativa. Tutto questo è possibile per Carla proprio grazie alla familiarità allargata e condivisa che l’oratorio, quello più autentico, sa costruire e generare.
Dal disimpegno alla spinta ad agire per il bene “Baracca in fiamme a Torvaianica, morta una clochard” (30 ottobre); “Palermo - Muore su una panchina, era un senzatetto di 49 anni” (10 novembre); “Gorizia: la galleria Bombi luogo di rifugio dei migranti” (16 novembre) Chiediamo a Susanna Bonardi, volontaria nella Caritas dell’Unità Pastorale, alcune riflessioni in merito al tema del disimpegno ed alla spinta ad agire per il bene. Cosa ti ha mosso nella decisione di iniziare l’esperienza in Caritas? Dopo parecchi anni di servizio alla nostra comunità come catechista dell’ICFR ho ritenuto conclusa questa esperienza di taglio specificamente formativo e di evangelizzazione, che mi ha dato l’opportunità di applicare in concreto quella che ritengo sia la metodologia per un’evangelizzazione trasversale. Ho quindi deciso di avvicinarmi all’impegno verso gli altri attraverso la partecipazione alle attività della Caritas parrocchiale. In verità è stato un ritorno al “primo amore”, visto che al termine del ciclo di studi scolastici avevo aderito all’anno di volontariato sociale (AVS) sempre con la Caritas diocesana. Inoltre anche la mia vocazione lavorativa è sempre stata improntata all’amore per l’educazione, convinta che le persone possono e devono sviluppare tutte le loro potenzialità e capacità, cioè debbano potersi esprimere per quello che sono. Alla base delle mie scelte di impegno ci sono fondamentalmente due
aspetti: il primo è la consapevolezza di essere stata molto fortunata nella mia vita, perché se solo fossi nata altrove, in Paesi diversi dal nostro e con maggiori difficoltà, non avrei mai potuto avere quanto ho ricevuto, quindi mi piacerebbe poter concedere a tutte le persone le stesse capacità ed opportunità. Il secondo aspetto è l’adesione alle indicazioni di Gesù, che ci ha detto “ama il prossimo tuo come te stesso”. Questo invito mi ha portato a provare ad aprire lo sguardo e ad impegnarmi a cogliere quello che succede attorno a me, soprattutto a quelle che possono essere le necessità e le debolezze di un momento difficile nella vita di chi mi sta attorno. Il mio impegno nella Caritas ha quindi come obiettivo primario la priorità educativa, cercando di sensibilizzare i ragazzi, soprattutto i più giovani, all’attenzione verso l’altro.
La galleria "Bombi" - Gorizia
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Quali ti sembrano le emergenze maggiori rispetto al problema del disimpegno all’interno della nostra comunità? Il problema maggiore penso sia la mancanza di conoscenza delle esigenze perché spesso, quando non c’è una richiesta diretta da parte degli interessati, manca il canale di segnalazione. A volte chi ha bisogno si vergogna di chiedere aiuto, si sente a disagio e fa di tutto per nascondere il suo problema. È in questi casi che chi si accorge del disagio deve intervenire e segnalare la situazione di difficoltà. C’è bisogno da parte di tutti di alzare le antenne per captare il disagio attorno a noi, capire le debolezze e le mancanze nelle persone a noi più vicine, più “prossime”. Manca ancora il coraggio di segnalare! Per quanto riguarda le attività della Caritas mirate a mitigare le situazioni difficili è sicuramente da sottolineare, per chi ne fa richiesta, la distribuzione dei pacchi alimentari che si effettua ogni sabato pomeriggio al Violino. Va sottolineato però, rispetto a questa attività, che spesso risulta difficile raggiungere il bacino di utenza della Badia soprattutto per motivi logistici, perché il punto di distribuzione è comunque ubicato al Villaggio Violino. Sempre all’interno della Caritas dell’U.P. da ricordare il servizio di accoglienza dei profughi presso la canonica della Mandolossa. Altra iniziativa da sottolineare è quella denominata “Emergenza freddo”, anche se più legata ad iniziative della Caritas diocesana. Lo sguardo poi si allarga verso orizzonti più ampi, dall’acquisto solidale
Presentazione Caritas ai ragazzi del catechismo della carne del nostro amico Giuliano di Amatrice, alle adozioni a distanza, già ben avviate soprattutto alla Badia. L’obiettivo comune è però sempre quello di sensibilizzare le persone per fare in modo che tutti si sentano chiamati all’aiuto o almeno alla segnalazione di un bisogno evidente, magari proprio accanto a noi.
Dal delirio di onnipotenza all’assumere la propria vocazione con impegno “MATRIMONI, ITALIA SEMPRE PIÙ FRAGILE Aumentano le separazioni e diminuiscono leggermente i divorzi. I matrimoni durano, in media, tra i 15 e i 18 anni. E il fenomeno si diffonde anche tra le coppie meno giovani.” (Famiglia Cristiana 30/07/2017) Essere famiglia oggi: una missione (im)possibile? La famiglia è il luogo naturale, di vita, all’interno del quale ciascuno di noi vive la propria quotidianità, eppure rischiamo di perderne i significati e la
bellezza. Tale perdita è forse il frutto di una società che sembra aver liquefatto i valori “tradizionali” o la conseguenza di una modernità che ci travolge con ritmi di vita che spesso ci impediscono di riflettere sul senso dell’“essere famiglia”. Possiamo moltiplicare le spiegazioni sociali ed economiche, ma un dato di fatto rimane: come società stiamo tragicamente smarrendo la bellezza dell’essere famiglia. Di fronte a tale possibilità ciascuno si dovrebbe sentire interpellato come laico e come persona di fede.
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Sacra Famiglia - G. Dottori
La sensazione tra l’altro è che la “partita” sui temi delicati che riguardano la persona e la famiglia non si giochi realmente nei dibattiti politici, universitari o televisivi, dove troppo spesso va in scena una contrapposizione sterile tra diversi orientamenti etici, ma all’interno delle piccole realtà parrocchiali e di paese. La vita di comunità in tali contesti rischia però di naufragare di fronte alla tendenza di molte famiglie di “chiudersi a riccio” rispetto ai problemi del mondo e alle possibilità di impegno sociale, tendenza che può caratterizzare, tra l’altro, ogni famiglia in ogni periodo della propria storia: quando si è coppia, quando si è genitori di bambini piccoli, di ragazzi adolescenti, di giovani adulti e di figli che intraprendono l’avventura della vita in modo autonomo uscendo di casa. Tale difficoltà a sperimentarsi come famiglia nel contesto parrocchiale contraddistingue anche la nostra Unità Pastorale: le nostre famiglie faticano a vedere nella comunità un’occasione di crescita umana e insieme familiare, nonostante l’esperienza umana di ciascuno di noi attesti che quanto più la famiglia si chiude agli altri, tanto più si rende inconsapevolmente infelice. Al contrario la famiglia che crea relazioni significative all’interno della propria comunità, cercando di costruire un mondo più solidale e giusto, viene a sperimentare una gioia vera e profonda. Si potrebbe obiettare dicendo che le “comunità” non esistono più in quanto sono state sostituite da luoghi “neutri” che non appartengono più a nessuno o dai diversi social-media. In realtà le nostre comunità più
che di luoghi fisici e di strutture (che comunque hanno una loro importanza e significatività) sono fatte di persone e di famiglie che con entusiasmo e a volte con fatica, cercando di andare oltre i propri pregiudizi, si mettono in gioco per condividere un’idea, un progetto, una fede. Comunità di persone che intessono relazioni per dare vita, nel contesto specifico della nostra Unità pastorale, ai diversi gruppi che costituiscono l’anima della Comunità e che in questi anni hanno permesso a tante famiglie, come la mia, di dare concretezza ai valori umani e cristiani della solidarietà (esempio: Gruppo emergenza freddo), dell’ascolto dell’altro e della formazione (esempio: gruppi di Catechismo, Azione Cattolica, Centri di ascolto della Parola) e della condivisione delle problematiche e dei progetti dell’Unità pastorale (esempio: Commissione pastorale familiare). Per quanto riguarda la mia realtà familiare le esperienze nei diversi gruppi ci hanno permesso di crescere come coppia, come marito e moglie, come padre e madre, maturando una proposta antropologica forte come quella cristiana, sperimentata attraverso la condivisione delle fatiche e delle problematiche del vivere quotidiano, ma anche dei nostri progetti e dei nostri ideali. Abbiamo così imparato a gustare la bellezza di essere famiglia nel contesto della nostra comunità e che essere famiglia oggi è quindi una missione possibile. Luca Guerra
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Dalla mancanza di progetto alla fiducia nel progetto di Dio «Blue Whale, 4 casi sospetti a Milano. Attenti a tagli e stranezze dei ragazzi»… tratto dal Corriere della sera del 31 maggio 2017
passione gli incontri, nel non lasciare il tutto all’improvvisazione. I ragazzi ci guardano e, nonostante lo sguardo spesso sfuggente, si accorgono.
La nostra società è spesso caratterizzata da un senso di vuoto, una mancanza di progetto che fanno sembrare la vita “inutile” e priva di gioia vera; a volte proprio i più giovani finiscono per perdere di vista il senso più profondo della vita, che è quello di rispondere ad una chiamata, la chiamata di Dio che ci chiede di rispondere con fiducia al suo progetto di amore per noi. Abbiamo chiesto a due catechiste delle nostre comunità, Elena e Anna, impegnate su due fasce d’età diverse, come hanno cercato di trasmettere ai ragazzi loro affidati il progetto di Dio.
Le difficoltà incontrate nel percorso sono varie, spesso un umano sentimento di scoraggiamento ti assale; la consapevolezza è quella che il Signore ci ha chiamato a seguirlo, prendendoci cura del mondo in cui viviamo, che Lui ama e che noi dobbiamo imparare ad amare come Lui e far amare alle nostre generazioni, sentendosi come Madre Teresa di Calcutta dolcemente ci dice, “una piccola matita nelle mani di Dio”.
Come hai cercato di trasmettere il progetto di Dio ai ragazzi? Rispondere alla chiamata di Dio circa il compito di catechista, è senza dubbio mettersi nelle mani di Dio… lo capisci, durante o dopo, o meglio io l’ho capito dopo, perché ti rendi conto durante il cammino della tua inadeguatezza, dell’impossibilità di far giungere il messaggio di salvezza attraverso le tue semplici parole. Un’ora di catechismo è pochissimo eppure quelle parole, spesso urlate, quel cartellone costruito insieme, quel video proposto e ascoltato alcune volte nella confusione, sono senza dubbio strumenti che attraverso noi catechisti, che abbiamo accolto in modo forse un po’ incosciente la chiamata, arrivano ai nostri ragazzi e lì sono seminati. Partecipando ad un incontro in Diocesi dei catechisti coinvolti nel cammino ICFR, il Vescovo Monari ci disse: “Non chiedetevi perché vi portano i ragazzi a catechismo, lì li avete e la buona novella arriva a loro attraverso di voi.” Il nostro valore è l’impegno che mettiamo nel formarci, nel preparare con
Elena R. (catechista Cresimati e comunicati)
GLI ADOLESCENTI CI TENGONO IN CONSIDERAZIONE PIÙ DI QUANTO IMMAGINIAMO E CI ASCOLTANO PIÙ DI QUANTO PENSIAMO; ASPETTANO DA NOI DELLE PROPOSTE ANCHE SE POI NON È DETTO CHE FACCIANO CIÒ CHE VORREMMO. Paolo Tondelli
DialogoeFamiglia Come hai cercato di trasmettere il progetto di Dio ai ragazzi? Cercando di fargli capire che sono amati...amati da Dio, che Lui vuole bene a loro così come sono e vuole solo la loro felicità. Voglio bene ai ragazzi/e e cerco di essere a loro vicina, anche con l’esempio, cercando di passare il messaggio che non devono fermarsi alle cose o esperienze superficiali. Cerco di parlare di Dio creando occasioni di formazione, di preghiera, esperienze concrete dove possano fermarsi a riflettere, crescere e discernere ciò che è bene e ciò che non lo è. Ti ricordi di quando ti sei accorta che un valore trasmesso a catechismo era passato ai ragazzi? Durante un momento di preghiera nel periodo quaresimale, dopo vari incontri passati a cercare di valorizzarli come persone con qualità da mettere a disposizione degli altri, i ragazzi a turno dovevano portare la luce (un lumino acceso) ad un ragazzo/a sorteggiato e dire una qualità/caratteristica che
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ammirava in lui/lei (che era luce per gli altri). Ho ascoltato delle “dichiarazioni” sentite, vere e profonde che hanno fatto bene a chi le ha ricevute. Penso alle varie esperienze di servizio, la “paura” di non essere all’altezza, ma nello stesso tempo la voglia di mettersi in gioco. La disponibilità nel preparare feste dell’oratorio, la loro “goffaggine” nel cucinare durante il campo estivo e il loro entusiasmo nel vedere il piatto pronto, il farsi coraggio durante le varie tappe dei pellegrinaggi estivi... E per ultimo un episodio di qualche settimana fa... Un ragazzo, alla domanda posta dalla sorella che doveva ricevere la Prima Comunione: “cosa devo dire dopo che ho ricevuto Gesù?”, ha risposto: “la mia catechista mi aveva detto di dire “Grazie Gesù di avermi reso partecipe dei tuoi sogni e dei tuoi progetti”. Ora ci aggiungo qualcosa anche di mio, ma lo dico ancora”. Essere d’esempio....essere sinceri e veri...semplici strumenti nelle mani di Dio”. Anna (educatrice adolescenti)
Dal Consiglio Pastorale: la pastorale sociale
“D
ice il Signore: Praticate il diritto e la giustizia, liberate il derubato, dalle mani dell’oppressore, non frodate e opprimete il forestiero, l’orfano e la vedova e non spargete sangue innocente in questo luogo” Ger 22,3. Così la nostra comunità ha introdotto nel progetto pastorale il tema della Pastorale Sociale, che è stato l’oggetto della riflessione dell’ultimo consiglio.In particolare Don Raffaele ha portato alla nostra attenzione alcuni capitoli del Compendio della dottrina sociale della Chiesa, perché potessero essere oggetto di discussione e di analisi, declinandoli alla nostra realtà sociale e comunitaria. In particolare il documento definisce cos’è la pastorale sociale: “Essa è l’espressione del ministero di evangelizzazione sociale, teso a illuminare, stimolare e assistere l’integrale promozione dell’uomo mediante la prassi della liberazione cristiana, nella sua prospettiva terrena e trascendente.” La pastorale sociale cioè è l’espressione viva e concreta di una Chiesa pienamente consapevole della propria missione evangelizzatrice nel mondo. La Chiesa vive nella storia e ha il compito di inculturare il Vangelo,
cioè far riconoscere i valori evangelici nella cultura odierna.Il messaggio sociale del Vangelo deve aiutare gli uomini a scoprire la verità, così da mettere in atto scelte adeguate per le vie da seguire. Deve inoltre incoraggiare l’impegno dei cristiani a testimoniare il Vangelo in campo sociale. Ma cosa fa la pastorale sociale? Annuncia il Vangelo, confronta il Vangelo con le realtà sociali e progetta azioni finalizzate a rinnovare tali realtà; deve permettere cioè un discernimento dei problemi sociali. Determinante, come in tutti gli ambiti del resto, è la formazione: rendere i laici capaci di affrontare efficacemente i compiti quotidiani negli ambiti culturali, sociali, economici e politici sviluppando in loro il senso del dovere, praticato al servizio del bene comune.La pastorale sociale deve diventare un efficace strumento di dialogo tra le comunità cristiane e la comunità politica e civile, uno strumento adatto a promuovere e ad ispirare atteggiamenti di corretta collaborazione, secondo modalità adeguate alle circostanze. Per il consiglio pastorale - Elena
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DialogoeFamiglia
Ecco il nostro progetto Pastorale CI OCCUPIAMO QUESTA VOLTA DEL PARAGRAFO 2.8 DEL NOSTRO PROGETTO PASTORALE CHE TRATTA DELL’AZIONE CATTOLICA, PROPOSTA CHE NASCE ORIGINARIAMENTE NELLA COMUNITÀ DEL VIOLINO
Sessant’anni di Azione Cattolica al violino
È
veramente difficile fare sintesi del trascorso dell’Associazione Cattolica del Violino: dal pionierismo originale al consolidato attuale. Degli associati di allora ben pochi ne sono rimasti, ma ciò che è sopravvissuto è lo spirito che, in modi diversi, vive nelle generazioni attuali, dopo aver animato coloro che, in questi sessanta anni, hanno popolato l’Associazione traghettandola al presente. Basta rileggere i vari bollettini parrocchiali che hanno registrato azioni e pensieri, frutto della partecipazione e del lavoro profuso nell’animare la vita dell’Associazione nelle sue articolazioni: bimbi, giovani, adulti e anziani, per ritrovare ciò che ha permesso a questa componente parrocchiale d’offrire il suo prezioso apporto dentro e fuori del quartiere! Il presente, con la nuova dimensione dell’unità pastorale, allarga i confini dell’Azione, proponendo una nuova prospettiva dell’azione associativa. È in quest’ottica, oltre che nella correntezza del compito, che si evolve la ricerca per una missionarietà di più ampio respiro per la formulazione d’una nuova e suggestiva proposta d’aggregazione e sviluppo. Franco
L’azione cattolica nel progetto pastorale
P
er anni il gruppo del Consiglio Pastorale dell’unità Violino-Badia e il Consiglio dell’Oratorio del Violino hanno lavorato alla stesura, revisione e miglioramento del progetto pastorale per entrambe le parrocchie. È stato un cammino lungo, particolareggiato e dunque difficoltoso, che ha visto l’Azione Cattolica parrocchiale coinvolta in tutte
le fasi di stesura, grazie alle rappresentanze della stessa, garantite dall’attenzione e dalla disponibilità dei sacerdoti in entrambi i consigli che, di fatto, sulla questione hanno lavorato di concerto. Abbiamo quindi partecipato attivamente, raccogliendo pareri, problematiche, consulti sia tra i nostri associati, che all’interno delle assemblee rivolte a tutta la comunità.
DialogoeFamiglia Tramite il mio intervento, come Presidente, e quello del mio segretario, Balzano Francesco, e di tutti i nostri associati che sono riusciti a partecipare ai diversi incontri, siamo riusciti a garantire la nostra piccola impronta nella traccia che condurrà la nostra parrocchia verso, si spera, una prospettiva pastorale futura meglio pensata, conosciuta e vissuta di quanto non sia ora. Per quanto ci riguarda nel dettaglio, al centro del progetto pastorale sta un valore fondante, un obiettivo morale che da sempre l’Azione Cattolica vive come proprio: l’educazione diretta – cioè attraverso l’esempio pratico e la persecuzione di norme condivise – di coloro che frequentano un qualsiasi tipo di ambiente parrocchiale (l’oratorio, certo, ma anche la messa della domenica, il campo da calcio, la vita in famiglia, fino ai comportamenti che teniamo per strada) ad uno stile di vita che ha le sue basi nel Vangelo. Troppe volte ogni giorno i cristiani si sentono indicati a dito, accusati di questo o quello scandalo economico o morale, incriminati come ipocriti e illusi. Non è coi comizi, non è con la semplice parola scritta che cambieremo lo stato delle cose – di questo l’Azione Cattolica tutta è cosciente – quanto piuttosto rimboccandoci le mani – più forti delle accuse, delle critiche, che spesso non ci riguardano direttamente ma ci sviliscono, facendoci percepire come parte di qualcosa forse di sporco, di poco chiaro, facendoci dubitare, in definitiva, della strada intrapresa nella nostra vita a livello religioso e quindi, soprattutto, etico e morale. Da dove partire quindi? Io sono dell’idea che la cosa migliore sia avere nella testa pochi obiettivi, semplici e chiari, da cui dipanare una serie di passi progressivi da compiere, con pazienza e impegno, giorno per giorno. Perciò è dal polveroso motto di alcuni grandi dell’Azione Cattolica che voglio procedere: “preghiera, azione, sacrificio e studio”. Ora, se noi abbiamo ben presente nella testa questi valori e di fronte agli occhi le linee del progetto pastorale per darci un’idea di quale direzione metterli in pratica e svilupparli, abbiamo già tutti gli strumenti per darci da fare, per diventare prima di tutto cristiani migliori e poi esempio per tutta la comunità. Proviamo a mettere un po’ di cristianità nella pratica della preghiera quotidiana anche le sere che arriviamo nel letto a pezzi desiderosi solo di chiudere gli occhi; proviamo ad agire da cristiani una volta di più, senza vergognarci di un segno della croce, di ammettere coi colleghi che la domenica andiamo a messa, di comportarci secondo l’insegnamento delle parabole; proviamo una volta
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Tesseramento 2017
in più a sacrificarci, a non cedere alla tentazione di criticare gli altri dal divano attraverso lo smartphone ma a scendere nei luoghi di incontro: anche se ci sembra di fare già tanto sforziamoci di andare a quel consiglio, a quell’assemblea parrocchiale in più; proviamo a impegnarci di più nello studio, che non è un termine che si rivolge solo ai liceali, ma a tutta l’umanità che mai deve smettere di informarsi, studiare, confrontarsi, se desidera crescere nella conoscenza del mondo. Questi sono i piccoli grandi impegni che i membri di Azione Cattolica vogliono prendersi con la guida del progetto pastorale. Piccole anime che insieme mostreranno il movimento di un grande spirito che verte verso lo stesso luogo (il cielo e la coerenza etica). Potremmo compiere questo passo e non saremo da soli, credo, perché negli anni, personalmente, ho visto crescere l’entusiasmo e i numeri degli addetti ai lavori, grazie alla perseveranza dei sacerdoti che troppo spesso ci dimentichiamo di ringraziare e che molto spesso agiscono, all’insaputa dei più, con grandi sacrifici e sforzi. Per assumerci questi impegni una volta in più ci aspetta una giornata importante, quella dell’8 dicembre che, come tutti gli anni, vede celebrarsi a livello nazionale la festa dell’Adesione dei tesserati di Azione Cattolica, vecchi e nuovi; celebrazione che avverrà anche nella nostra parrocchia, con la benedizione delle tessere e la messa animata dai nostri gruppi educativi. Auguro perciò a tutti, acierrini e non, un convinto, per quanto faticoso, cammino nell’ottica dell’attuazione del progetto pastorale comunitario. Il Presidente di Azione Cattolica Tregambe Corrado
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DialogoeFamiglia
Cronaca dell’Unità Pastorale Cineforum
C
on la consolidata partecipazione di pubblico si è concluso il secondo ciclo del cineforum 2017. Come sempre abbiamo visto e commentato insieme diversi film interessanti che sono stati molto apprezzati dai numerosi e affezionati spettatori. Oltre a ringraziare le persone che da tempo ci seguono con assiduità, un grazie riconoscente va anche ai nostri sponsor Fnp Cisl e Acli, che ci sostengono con il loro significativo finanziamento. Riceviamo infatti dagli sponsor la somma di euro 500, che sono stati girati come contributo alle parrocchie della Badia e del Violino (e che sommati ai 400 del primo ciclo diventano 900). Le offerte raccolte alle proiezioni sono invece utilizzate per l’acquisto o il noleggio dei dvd e per rinnovare la “Licenza Ombrello” 2018, che costa euro 1.100 ed è necessaria per proiettare legalmente tutti i film in ambito parrocchiale, e non solo quelli programmati nei cicli del cineforum. Anche quest’anno è stato raggiunto il duplice obiettivo che da sempre ci siamo posti: dare continuità all’attività culturale senza gravare sulle finanze delle parrocchie, e dare il nostro contributo insieme ai tanti volontari che operano nella Comunità Parrocchiale. L’appuntamento è per il prossimo anno, più precisamente per giovedì 22 febbraio 2018 al Violino e vener-
dì 23 alla Badia, dove si svilupperanno quattro incontri cinematografici con le consuete modalità. Il ciclo sarà più breve dei precedenti in quanto compresso tra la festività del patrono S.Faustino e la Pasqua. Augurando a tutti un sereno Natale, un presto arrivederci. Cineforum Badia-Vi.Vo Violino Salemi, Didonè, Dioni, Maianti Di seguito pubblichiamo il bilancio economico:
Bilancio 2° ciclo 2017 Fondo cassa al 5 maggio 2017
1.003,99 e
Contributo dalle Acli Bs Contributo da Fnp Cisl Bs Offerte Violino Offerte Badia TOTALE IN CASSA
300,00 e 200,00 e 308,92 e 378,70 e 2.191,61 e
Noleggio e acquisto dvd Contributo alle parrocchie Badia e Violino Rinnovo Licenza Ombrello 2018 TOTALE USCITE
60,46 e 500,00 e 1.100,00 e 1.660,46 e
Avanzo in cassa al 2 dicembre 2017 euro
531,15 e
Godi dei doni di Dio, falli crescere in te e porta frutto agli altri
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e giornate del 11/12 novembre, per le nostre parrocchie sono stati momenti di grande festa: 53 ragazzi hanno ricevuto in Duomo dal neo Vescovo Pierantonio la Santa Cresima, mentre presso le rispettive parrocchie la domenica hanno ricevuto la Prima Comunione. Ad ognuno di loro è stato consegnato un germoglio di ulivo, solo con le loro cure potrà diventare grande e rigogliosa opera del creato. Anche loro, alimentati dalla fede, potranno essere come alberi carichi di fiori che diverranno frutti, così da essere testimoni credibili ed autentici del Vangelo.
A loro la parola per esprime le emozioni e i pensieri di quei giorni: • Mi sono sentito importante perché incontravo Gesù, ero ansioso perché non sapevo come si faceva, mi sentito tanto piccolo e intimorito. • Il giorno della Prima Comunione ero più rilassato perché mi sentivo a casa, nella mia chiesa. • Ora che ho ricevuto la cresima mi sento più sicura, perché lo Spirito Santo è e sarà sempre con me e con i miei compagni che hanno ricevuto la cresima. Spero che insieme all’ulivo che ci hanno dato, io riesca a trasformare i suoi fiori in frutti.
DialogoeFamiglia • È bello sentire lo Spirito Santo dentro di me. Non mi aspettavo che il Vescovo mi facesse gli auguri. Mi sembrava di essere in una favola raccontata dalla nonna. • Quando il Vescovo mi ha messo il crisma sulla fronte mi sentivo molto orgogliosa di me; quando sono tornata al posto mi prudeva tantissimo ma ero molto felice. Alla comunione invece mi sono sentita più sicura di me. • Un po’ da sempre ho desiderato incontrare Gesù e Dio per mezzo di questi sacramenti: sono un passo fondamentale, un’evoluzione spirituale molto importante, la cresima e la comunione fanno di te un cristiano pieno. • Io con tutto il mio cuore e mente ero pronta a ricevere finalmente il dono intenso dei due sacramenti. Per me significa essere un'unica anima con Lui, che ci ha sempre guidato verso una strada migliore, ci sostiene a vivere la vita con un senso, un unico scopo. I sacramenti sono un bisogno che abbiamo dentro, che è trovare la luce necessaria per entrare in un regno di pace, il regno di Dio.
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Celebrazione dei sacramenti in comunità • Fare la Cresima e la Comunione per me è stato come entrare definitivamente nella Chiesa universale ed è quindi una cosa importantissima. • Ho desiderato tanto di fare i sacramenti, perché per me sono come una porta, un passaggio importantissimo. • Ricevere i sacramenti significa per me diventare grande. • Io vedo Dio come una strada verso il futuro, verso la libertà. Gruppo Antiochia Badia Violino 2017
Incontri di formazione comunitaria OTTOBRE 2017 La formazione proposta alla comunità nel mese di ottobre, condotta da Claudio, membro della pastorale missionaria della nostra Diocesi, ha cercato di stimolare i partecipanti a vedere la realtà presentata da un punto di vista missionario. Quattro i temi trattati: • Siamo Chiesa in uscita • Fede e vita • La comunità e il mondo intorno a noi • Come attuare il progetto di pastorale missionaria Sfondo della proposta è stato il documento elaborato dall’Ufficio missionario “Linee per un progetto pastorale missionario”. Il Vescovo stesso, nell’introdurre le linee progettuali, afferma che “la progettazione non risolve i problemi della fede, ma è altrettanto vero che essa può rendere l’azione pastorale più intelligente ed efficace”. L’azione dello Spirito, che è evidentemente decisiva in un’attività come la pastorale, passa attraverso le persone concrete, quindi attraverso il loro pensiero, i loro sentimenti, le loro inclinazioni. Il progetto pa-
storale missionario nasconde alcune insidie e offre molte opportunità: le insidie si nascondono nel pericolo di rimanere seduti a progettare, programmare, prevedere nell’illusione che questo basti a rigenerare la vita pastorale della comunità; l’opportunità è senz’altro costituita dal desiderio di sentirsi coinvolti nell’annuncio e nella testimonianza del Vangelo, dalla sollecitudine e dal desiderio di uscire per aprirsi all’incontro con la complessità del mondo attuale. Una tensione in particolare attraversa i dialoghi e le riflessioni: cosa cambiare? e perché? Ciò che viviamo ordinariamente, le prassi e le abitudini, le modalità e gli stili consolidati sono proprio da buttar via? Per andare dove? Spesso corriamo il rischio di confondere ed equivocare il termine “pastorale di conservazione” pensando che sia sinonimo di “pastorale ordinaria” o di ferialità; mentre attribuiamo all’espressione “pastorale di missione” una valenza di innovazione, cambiamento, trasformazione. Abbiamo tutti delle resistenze e alcuni freni di fronte al cambiamento, prima di decidere che si debba modificare qualcosa nella nostra
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vita e nella vita delle comunità, vogliamo giustamente vederci chiaro. Nelle comunità cristiane degli Atti degli Apostoli spesso i cambiamenti sono vissuti in un clima di tensione e confronto dai toni aspri e accesi, ma un criterio diventa determinante e certo: la guida dello Spirito Santo! Le nostre comunità affrontano oggi sfide diverse da quelle derivanti dal confronto tra mentalità e cultura giudaica, rispetto alla cultura pagana, ma è sempre lo Spirito di Dio a “guidare la Chiesa in situazioni sempre nuove e, di conseguenza, il rispetto dello
Spirito esige di riflettere continuamente per scrutare nella storia i segni dei tempi per cogliere nelle situazioni storiche che cosa lo Spirito intende dire e chiedere oggi alla sua Chiesa”. Se sapremo essere docili e attenti a ciò che il Signore chiede e suscita nella comunità cristiana, allora il progetto fiorirà e porterà frutti copiosi e abbondanti: magari non quelli che desideriamo e vogliamo noi, ma quelli che Dio desidera e dispone. Il discernimento, l’ascolto della Parola, l’attenzione ai segni dei tempi, la volontà di bene, a cura per la vita spirituale ci accompagneranno a rendere vivo e vitale ciò che il Progetto di Pastorale Missionaria intende esprimere e provocare nel cammino della nostra chiesa. Tratto da “Linee per un progetto pastorale missionario”
Proposta formativa per il prossimo gennaio 2018
LA QUESTIONE MORALE
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egli animali non si pone la questione morale, cioè la distinzione del bene e del male; infatti essi non fanno il male; ma nel loro fare quel che devono fare non c’è alcun merito. Nell’essere umano invece, in quanto dotato da Dio di coscienza e libertà c’è l’obbligo di fare delle scelte. Non siamo costretti a fare quello che facciamo, ma dobbiamo pensare e decidere. Ecco perché diventiamo responsabili delle nostre azioni. Ed ecco perché non possiamo scrollarci di dosso la questione morale, cioè la questione del bene e del male. Infatti, qualsiasi cosa decidiamo, inevitabilmente rientra in questa questione. Cosa vuol dire scegliere? L’uomo è attirato dalla felicità, cioè dal bene. Il problema morale è allora capire cosa sia il nostro vero bene, la nostra vera e duratura gioia. Il male è in fondo un bene sbagliato o un bene più grande che viene sacrificato per un bene più piccolo (e non viceversa, come deve essere). Alcune decisioni sono piccole e hanno un’incidenza relativa. Altre invece sono determinanti e possono cambiare il corso stesso della vita e persino decidere del nostro destino eterno, beato o dannato. E sono proprio queste grandi linee di vita che poi orientano anche le piccole scelte quotidiane. Queste riflessioni possono dare un breve assaggio delle motivazioni che hanno portato il nostro Consiglio dell’Unità Pastorale a proporre, per il prossimo gennaio 2018, una serie di incontri sul tema della mo-
rale cristiana e della conseguente educazione al comportamento etico. Anche tra i cristiani oggi c’è una certa indecisione, se non confusione, sul bene e sul male, su ciò che è peccato (ma ci crediamo ancora che ci sia?...) e ciò che non lo è. Anche tanti genitori non sanno se fanno bene o meno a proporre norme, stili di vita che orientino i figli verso determinate scelte... Alle tematiche della sessualità e del genere sarà dedicato in particolare il terzo incontro. La proposta si rivolge, quindi, ai giovani e agli adulti, con particolare riferimento ai genitori, ai catechisti e agli educatori. Questi i Temi e le Date degli incontri: 1. Perché parlare di 'etica cristiana'? Prezzemolo o lievito? 10 gennaio, (don Diego Facchetti, Docente di Teologia Morale presso il nostro Seminario) 2. Il senso del peccato e il senso di colpa. Promessa o paralisi? - 17 gennaio (prof. Paolo Ferliga, Insegnante di Filosofia presso il Liceo Arnaldo) 3. 'Un corpo mi hai dato'. Uomo, donna… o? - 24 gennaio (don Sergio Passeri, Docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia) 4. Educare i figli alla vita di fede. Impresa o vocazione? - 31 gennaio (Prof. Domenico Simeone, Docente di Pedagogia generale e sociale, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia) Don Raffaele
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RITIRI DI AVVENTO Ritiro ICFR Ragazzi
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omenica 3 Dicembre con un sereno pomeriggio di ritiro presso l’oratorio “Beato Palazzolo” è iniziato il cammino di Avvento per i ragazzi dal 1° al 6° anno dell’ICFR. Dopo un primo momento di preghiera con i genitori, i ragazzi hanno ripercorso il cammino dei magi all’incontro con Gesù. I magi sono partiti senza tentazioni verso la meta e portando doni preziosi. Con l’oro, segno di regalità, i bambini hanno cercato quali siano le cose più preziose nella vita di ognuno di loro. L’incenso, segno che ricorda la divinità di Gesù,
salendo verso il cielo ha ricordato ai bambini quanto sia importante la preghiera. La mirra, segno dell’amore di Gesù che si dona fino al sacrificio della sua vita, ha aiutato i bambini a capire che le cose che contano richiedono tanto impegno e fatica. I bambini hanno quindi provato a descrivere che tipo di viaggiatore vogliono essere e quali sono i doni da riscoprire nel loro cammino di Avvento verso l’incontro di gioia con Gesù. Anna
Ritiro ICFR Avvento 2017
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DialogoeFamiglia Ritiro genitori
“Voi dunque pregate così”
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regare è amare: amare è un verbo, una azione, non può limitarsi ad un pensiero. Occorre quindi superare la fase intellettiva di una fede solamente pensata, per arrivare al cuore del vissuto della relazione di amore con Gesù. Per far questo bisogna SOSTARE nella relazione. La Grazia dell’essere parte del popolo di Dio, si esprime qui ed ora nella partecipazione al mistero eucaristico come culmine e fonte del vivere quotidiano relazionale, in famiglia e nella società. Con i genitori dei bambini di ICFR (dal primo al sesto anno), abbiamo abbracciato questo argomento e ci siamo lasciati trasportare da due testimonianze forti, diverse ma così simili, che ci hanno dimostrato che il cuore della preghiera è il rapporto diretto personale e sincero con il Padre.
Abbiamo ascoltato Luisa e Federico che ci hanno raccontato quanto sia bello e difficile, intimo e appagante il pregare in famiglia, in coppia e con i figli. Matteo invece ha ballato la sua preghiera, il corpo, il dono di ogni gesto, la sincerità e la capacità di esprimersi senza condizione è il suo modo di comunicare ogni giorno con il Padre. Due esperienze ricche e sincere che ci hanno dato la possibilità di lavorare in gruppo e di condividere il momento della Messa con più attenzione e partecipazione. Ci è piaciuta un’immagine che entrambe le testimonianze ci hanno lasciato: nella preghiera il Padre ci tende la mano e ci risolleva, ci accompagna e ci offre la sua tenerezza. Una giornata ricca, piena di stimoli, di confronto di sorrisi e di domande…il cammino continua. Una famiglia della Pastorale Famigliare
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Pellegrinaggio alla Madonna delle Grazie di Ardesio (Bg)
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l santuario della Madonna delle Grazie di Ardesio (Bg) fu edificato nel luogo in cui il 23 giugno 1607 avvenne un’apparizione mariana. La famiglia Salera, composta dal padre Marco, dalla moglie Maddalena e dalle due figlie Maria e Caterina, possedeva un mulino e la raccolta del fieno era il suo sostentamento. Quel giorno il cielo minacciò un violento temporale che spaventò la madre facendole temere di perdere il raccolto ormai maturo. Maddalena esortò le figlie alla preghiera nella stanza ornata da immagini sacre per scongiurare il temporale. D’un tratto la stanza si illuminò di luce e improvvisamente apparve loro la Madonna con il Bambino seduta su un trono d’oro. Subito dopo l’apparizione la tempesta si bloccò ed il cielo tornò sereno. La Madonna non parlò e il fenomeno non si ripeté, ma la notizia dell’evento si sparse velocemente nel paese trasformando quell’umile stanza in un luogo di preghiera. Una cinquantina di parrocchiani della nostra Unità Pastorale, accompagnati da don Raffale, martedì 31 ottobre hanno pregato in questo luogo tanto caro alla
devozione popolare, ai piedi delle prealpi orobiche. Giunti sul luogo, hanno visitato il santuario ed ascoltato la storia del miracolo. Alle ore 11.00 don Raffaele ha celebrato la S. Messa, al termine della quale è stata scattata la tradizionale foto ricordo. Dopo un gradito pranzo al ristorante “La piana”, la comitiva, sulla via del ritorno, si è fermata a Lovere per visitare e pregare nel santuario delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, guidato dalle Suore di Maria Bambina. Il Santuario venne consacrato da mons. Giacinto Tredici il 1 ottobre 1938. È dedicato a Cristo, Re dei Vergini, in onore delle sante Bartolomea Capitanio, fondatrice dell’Istituto delle Suore di Carità e Vincenza Gerosa, continuatrice dell’opera. La preghiera del rosario ha scandito il tempo del viaggio verso casa e concluso nel migliore dei modi una giornata ricca di grazia e convivialità. Lucia Frattini
Pellegrinaggio mariano
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Spazio compiti una realtà delle nostre comunità
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pazio Compiti è il servizio educativo attivato dalla nostra Unità Parrocchiale nell’oratorio del Villaggio Violino.
Spazio compiti
La proposta è rivolta ai ragazzi frequentanti la scuola secondaria di primo grado (scuole medie) e attualmente accoglie studenti provenienti dalle scuole Kennedy, Fermi, Lana e Santa Dorotea. Nasce per offrire supervisione educativa pomeridiana e garantire uno spazio dedicato sia allo svolgimento dei compiti sia alla relazione ludica con il gruppo di coetanei in un contesto protetto (oratorio) dalle ore 14.30 alle ore 17. Nel corso del tempo, Spazio Compiti si è adattato alle esigenze delle famiglie, offrendo altri servizi: il pranzo, possibile grazie alla collaborazione con la scuola dell’infanzia Bonicelli e, da quest’anno, anche il trasporto dalle sedi degli istituti verso l’oratorio. L’offerta di servizi è modulare e ogni famiglia può selezionarne una parte o tutta, in base alle proprie esigenze. Gli obiettivi di questo spazio si concentrano sull’educare: • alle regole; • a uno stile cooperativo; • all’espressione emotiva; • alle capacità critiche e di scelta; • alla capacità di associare le conseguenze alle proprie azioni e sapersi autovalutare; • all’autonomia nella gestione dei compiti assegnati. Da settembre 2017 lo Spazio Compiti è stato frequentato in totale da 27 tra ragazzi e ragazze, con una lieve predominanza del genere maschile. A livello di età, risultano quest’anno interessati in particolar modo gli studenti del primo anno. Per comprendere meglio ciò che i ragazzi pensano, abbiamo raccolto le loro opinioni con un questionario
a risposta chiusa e una domanda aperta per raccogliere le loro proposte di miglioramento. Emerge la difficoltà da parte dei ragazzi di comprendere e assimilare le regole, soprattutto quando sono influenzati dalle dinamiche di gruppo. In un gruppo eterogeneo per età e composizione, nascono spesso dinamiche relazionali che vanno moderate da un educatore per aiutare i ragazzi a incanalare le proprie emozioni e conciliare situazioni di conflitto. Spazio Compiti è quindi a disposizione delle famiglie, per instaurare un patto collaborativo a sostegno della crescita dei ragazzi in una fascia d’età particolarmente delicata.
Cogliamo l’occasione per invitare i genitori dei ragazzi delle scuole medie a conoscere il servizio più da vicino, contattando direttamente gli educatori di Spazio Compiti all’indirizzo e-mail: scompiti@gmail.com oppure al numero di telefono 366 9985758
Flaminia e Francesco
DialogoeFamiglia
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Dai nostri lettori
Fede o riti propiziatori pagani
L
a giornata del Ringraziamento che nel mese di novembre si celebra in tutta Italia, è stata celebrata anche nella nostra comunità parrocchiale domenica 19 novembre e può essere presa come spunto per una piccola riflessione sulla profondità della nostra fede. Quando noi agricoltori ci apprestiamo a celebrare questa giornata, lo facciamo con fede profonda, fede in Dio per questo dignitoso lavoro che ci ha affidato, come dice la nostra preghiera, chiamandoci a continuare sulla terra la Sua opera creatrice, la Sua Paterna presenza provvidente; convinti che tutto ciò che otteniamo con il nostro lavoro sia dovuto a Lui, creatore di tutte le cose e perciò a Lui va la nostra riconoscenza. Difronte ad un’annata agraria molto strana, come quella appena trascorsa, ci sentiamo veramente abbandonati a noi stessi, correndo il rischio di dimenticarci di Dio. Le speranze e le preghiere non sono più di alcun aiuto, né i numi o il caso possono più far niente. Un collega e amico invitato a celebrare la giornata del ringraziamento con la benedizione dei trattori, strumenti del nostro lavoro, mi ha posto un netto rifiuto. “No” disse “chi devo ringraziare? Il nostro lavoro è stato vanificato dal maltempo!” La stagione appena trascorsa è stata molto strana dal punto di vista meteorologico. Infatti la campagna è stata colpita da diverse calamità naturali mettendo in seria difficoltà gli operatori agricoli, distruggendo buona parte dei prodotti, sia nel momento di inizio dello sviluppo, che nel momento della maturazione. Un forte gelo all’inizio della primavera, poi siccità seguita da brevi temporali con vento forte e grandinate mai viste prima ed infine ancora una persistente siccità da mettere in crisi le risorse idriche utili non solo per l’agricoltura, ma per tutta la comunità. Vivere questi momenti dove il tuo intervento è impossibile, dove non puoi fare nulla se non inveire contro quella male-
detta tempesta o altro evento, che in pochi minuti distrugge tutto il raccolto costato tanto lavoro e sacrifici, è difficile. Un atteggiamento positivo da assumere, guardando questi enormi chicchi di grandine distruggere vigneti, orti e campi, è rivolgersi a Dio con una preghiera. Ricordandomi il comportamento degli anziani di tanto tempo fa in queste occasioni, ho acceso un piccolo fuoco e ho messo a bruciare dei rametti di ulivo benedetti la settimana santa. Se il gesto di un tempo era inteso dai nostri nonni come un gesto di fiducia a Dio affinché allontanasse questo flagello, io mi chiedo: il mio è stato un atto di fede? O un rito propiziatorio pagano? È scaturito dalla fede che io credo essere dentro di me, o solo un atto meccanico? Ancora, ripensando ai nostri nonni: le rogazioni - cioè processioni penitenziali destinate a supplicare il Signore per le varie necessità umane, soprattutto per i frutti della terra e il lavoro dell’uomo - che si svolgevano un tempo nelle campagne, avevano un senso perché intese come atto di fede verso Dio. Ora, mi chiedo, è ancora così? Le nostre suppliche per soddisfare le nostre necessità sono supportate da vera fede? Le preghiere che rivolgiamo a Dio durante l’Eucarestia domenicale per le varie necessità del mondo, sono accompagnate da fede profonda o sono solo un gesto meccanico tra uno sbadiglio e l’altro? Guerino Toninelli
Festa del Ringraziamento 2017
Cresime BADIA
COMUNIONI BADIA
Cresime VIOLINO
COMUNIONI VIOLINO