Dialogo e Famiglia - Giugno 2016

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Dialogo e Famiglia Giornale dell’unità pastorale delle Parrocchie Badia-Mandolossa e Violino N˚ 3 - Giugno 2016

Fate quello che vi dirà

Missione e famiglia


Sommario Parola del Parroco Famiglia e sacerdozio: due scelte a servizio dell’unica missione. . . . . . . . . . pag. 3

Vita della Chiesa Amoris laetitia, sull’amore nella famiglia. . . . . . . . . . . . . . . . » 4 Qual’è il concetto di famiglia che la Chiesa sostiene? . . . . . . . . . . . . . . » 7 C’è un nuovo atteggiamento della Chiesa nei confronti delle situazioni irregolari? . . » 9 È sufficiente amarsi per essere coppia?. » 11 Spiritualità coniugale e famigliare. . . . » 12 Voci dalla diocesi: stralci dell’omelia del Vescovo Monari in occasione del Corpus Domini. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 13

Vita dell’Unità Pastorale Verso l’unità pastorale . . . . . . . . . . . » 15 Linee per un progetto di pastorale missionaria: si parte!. . . . . . . . . . . . » 16

Durante questa estate la redazione di “Dialogo e Famiglia” invita le comunità di Badia e Violino alla preghiera per la prossima unità pastorale; di seguito la preghiera di Papa Paolo VI presente sullo strumento di lavoro per il cammino delle unità pastorali:

Preghiamo Signore Gesù Cristo, parola del Padre, Salvatore crocifisso, a te ci rivolgiamo. Ti abbiamo sentito presente in mezzo a noi e “non era forse ardente il nostro cuore, mentre ci parlavi lungo la via e ci spiegavi le Scritture?”.

guida i nostri passi nella ricerca delle vie più adatte per annunciare il tuo Vangelo, perdona le nostre deficienze.

Noi siamo i tuoi poveri servi e solo ci sorregge la certezza della tua promessa. Tu incoraggiaci, tu assicuraci, donaci la tua benedizione. Tu che con il Padre e lo Spirito Santo Custodisci i nostri propositi, vivi e regni in noi e nella tua ravviva il nostro servizio ecclesiale, Chiesa, dona luce alle nostre parole, per tutti secoli dei secoli. sorreggi le nostre fatiche, Amen. Paolo VI

Le comunità educative si riuniscono . . . » 17

Cronaca dei Quartieri La festa del Perdono dei bambini del III° anno ICFR. . . . . . . . . . . . . . » 19 Chiusura anno catechistico. . . . . . . . . » 19 Quarantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale di Don Raffaele . . . . . . . . » 20 Rinnovo promesse battesimali . . . . . . » 21 Estate 2016 "Per di qua" "...si misero in cammino . . . . . . . . . . » 22 Incontri sulla Laudato sì . . . . . . . . . . » 23 GSO Badia - Meeting di Cesenatico. . . . » 24

Orari S. Messe Unità Pastorale Feriali:

da lun a giov ore 8.30: Badia da lun a ven ore 18.00: Violino ven ore 20.30: S. Antonio

Festive:

sab ore 8.30: Lodi Mattutine sab ore 18.00: Violino

sab ore 18.30: Badia dom ore 8.00: Badia dom ore 9.00: Violino dom ore 10.30: Badia dom ore 11.00: Violino dom ore 17.00: Mandolossa dom ore 18.00: Violino

Chiusura anno USO Violino . . . . . . . . » 24

Vita dei Quartieri La Badia fa 60 anni in immagini. . . . . . » 26 Inaugurazione e primi passi del Centro aperto VI.VO. . . . . . . . . . . » 27

Redazione Don Raffaele Donneschi, Don Fausto Mussinelli, Lucrezia Barbieri, Laura Bellini, Jessica Pasqui, Francesco Quaranta, Elena Rubaga, Guerino Toninelli, Elena Vighenzi, Carlo Zaniboni.

Per chi volesse scriverci: redazione.dialogoefamiglia@gmail.com

Foto in copertina: Le nozze di Cana

Contatti dei presbiteri della Unità Pastorale Parroco (don Raffaele Donneschi): Parrocchia San Giuseppe Lavoratore trav. Ottava,4 - Villaggio Violino tel. (segreteria parrocchiale) 030 312620 e-mail: raffado@alice.it - www.parrocchiaviolino.it Curato (don Fausto Mussinelli): Parrocchia Madonna del Rosario via Prima, 81 - Villaggio Badia tel. 030 313492 - cell. 328 7322176 e-mail: donmussi80@gmail.com - www.parrocchiabadia.it

Riferimenti per gli oratori: Oratorio San Filippo Neri via Prima, 83 - Villaggio Badia Oratorio Violino via Prima, 2 - Villaggio Violino


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Parola del Parroco Famiglia e sacerdozio: due scelte a servizio dell’unica missione

I

n questi ultimi mesi la Chiesa, e non solo essa, è stata come ’scossa’ dal documento di Papa Francesco che ha concluso la riflessione del Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia. Tutti a discuterne, a tirare conclusioni, ad attribuire opinioni più o meno in linea con il ’papafrancescopensiero’ pensando di esserne i legittimi interpreti. Per chi vive un po’ più a fondo l’appartenenza alla comunità Cattolica è però importante avere uno sguardo più globale di ciò che accade, saper cogliere quei ’segni dei tempi’ di cui ci parlava già il Concilio e capire quale direzione prendere per rispondere al mandato di Gesù ai suoi apostoli e discepoli e che resta sempre davanti a noi come missione da realizzare. È in quest’ottica che come Chiesa bresciana siamo invitati ad accogliere con particolare attenzione il documento elaborato dal Consiglio Pastorale Diocesano e promulgato dal Vescovo Luciano e che porta il titolo: “MISSIONARI DEL VANGELO DELLA GIOIA, Linee per un progetto pastorale missionario” che farà da panno di fondo per ogni progetto pastorale di ogni comunità parrocchiale o Unità Pastorale. Nell’Introduzione si legge: ’É tramontata la “società cristiana” e anche Brescia è tornata ad essere “terra di missione”, non solo perché non esiste più quella società dove tutti erano “cristiani” per mentalità, cultura, oltre che per il Battesimo, ma anche perché sono arrivate nuove persone, nuove culture, nuove religioni. In questo contesto, una pastorale tesa unicamente alla conservazione della fede e alla cura delle nostre comunità cristiane non basta più. Anche nei nostri paesi di antica tradizione cristiana, “è necessaria – dicono i vescovi italiani - una pastorale missionaria, che annunci nuovamente il Vangelo, ne sostenga la trasmissione di generazione in generazione, vada incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo…” (Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, Roma 2004). Sono più che convinto che queste osservazioni valgano anche per la nostra Unità Pastorale, più che mai ’terra di missione’! La novità del nostro tempo è che finalmente i Pastori della nostra Chiesa ci richiamano tutti ad essere coscienti e corresponsabili dell’unica missione della Chiesa: annunciare il Vangelo di Gesù Cristo! Lo dico a me stesso, prima di tutto, visto che

da quarant’anni sono prete, ma non sempre sono stato, e sono, un coraggioso e coerente missionario del Vangelo… Ma mi sento anche di mettere in discussione un certo laicato che ancora aspetta che il prete gli chieda qualcosa per muoversi nella direzione della missione. Soprattutto mi sembra di individuare nelle famiglie cosiddette ’cristiane’ la poca percezione di essere famiglie ’missionarie’. Ecco come Papa Francesco descrive il compito della famiglia al N° 121 dell’ESORTAZIONE APOSTOLICA “AMORIS LAETITIA”: “Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio per noi. Anche Dio, infatti, è comunione: le tre Persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo vivono da sempre e per sempre in unità perfetta. Ed è proprio questo il mistero del Matrimonio: Dio fa dei due sposi una sola esistenza». Questo comporta conseguenze molto concrete e quotidiane, perché gli sposi, «in forza del Sacramento, vengono investiti di

S. Paolo, M. Rupnik


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una vera e propria missione, perché possano rendere visibile, a partire dalle cose semplici, ordinarie, l’amore con cui Cristo ama la sua Chiesa, continuando a donare la vita per lei».” Si parla di ’conseguenze molto concrete e quotidiane’… il che mi fa pensare che io come prete e con me e come me i laici-genitori cristiani siamo tutti, ognuno secondo la propria vocazione, responsabili dell’annuncio e della testimonianza della fede ’a partire dalle cose semplici, ordinarie’, come l’educazione e l’orientamento dei figli sempre più in balìa di se stessi e delle loro ’prolunghe informatiche’ che rendono spesso incapaci di avere una relazione ’faccia a faccia’…, la formazione di una classe politico-dirigenziale che non badi solo al profitto di qualche gruppo elitario ma allo ’star bene’ della propria gente, di tutta la propria gente… Come evangelizzare le persone in disagio per le solitudini, per le vecchie e nuove povertà, per le depressioni… come dire e dare Gesù Cri-

sto a vicini che dignitosamente, ma con molta fatica, vivono situazioni di mancanza di lavoro e quindi di prospettive dignitose per se stesse e per i propri figli e di cui forse non ci siamo ancora accorti… Dare risposte ’concrete e quotidiane’ a queste e a tante altre situazioni è la missione del cristiano, che si chiami don Raffaele oppure Mario e Francesca, Luigi e Maria… e oggi non possiamo più far finta di non sapere che questo è il motivo per cui siamo cristiani, non per altro e che il nostro andare in chiesa, l’andare a messa, se non ha delle ricadute concrete sul cambiamento della nostra società, sulla speranza da dare a chi ci sta vicino, rimane una compensazione psicologica gratificante che non risponde però al mandato che Gesù ha messo nelle nostre mani: “Andate, annunciate il mio Vangelo, fate miei discepoli…”. Don Raffaele

Vita della Chiesa Amoris laetitia, sull’amore nella famiglia La sintesi dell’esortazione del Papa “Amoris laetitia” (AL - “La gioia dell’amore”), l’Esortazione apostolica post-sinodale “sull’amore nella famiglia”, datata non a caso 19 marzo, Solennità di San Giuseppe, raccoglie i risultati di due Sinodi sulla famiglia indetti da Papa Francesco nel 2014 e nel 2015, le cui Relazioni conclusive sono largamente citate, insieme a documenti e insegnamenti dei suoi Predecessori e alle numerose catechesi sulla famiglia dello stesso Papa Francesco, ed insieme ai contributi di diverse Conferenze episcopali del mondo (Kenya, Australia, Argentina…) e a citazioni di personalità significative come Martin Luther King o Erich Fromm. L’Esortazione apostolica Amoris laetitia, che parla il linguaggio dell’esperienza, intende ribadire con forza non l’«ideale» della famiglia, ma la sua realtà ricca e complessa. L’Esortazione si conclude con una Preghiera alla Santa Famiglia (AL 325).


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Premessa L’Esortazione apostolica è suddivisa in nove capitoli e oltre 300 paragrafi. Si apre con un’introduzione che mostra la complessità e l’approfondimento del tema. Si afferma quanto siano stati preziosi gli interventi dei Padri al Sinodo. In questo senso il Papa scrive che «non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero». Dunque per alcune questioni «in ogni paese o regione si possono cercare soluzioni più inculturate, cioè attente alle tradizioni e alle sfide locali. Ma soprattutto il Papa afferma subito e con chiarezza che bisogna uscire dalla sterile contrapposizione tra ansia di cambiamento e applicazione pura e semplice di norme astratte. Capitolo primo: “Alla luce della Parola” Poste queste premesse, il Papa articola la sua riflessione a partire da una meditazione sul Salmo 128, caratteristico della liturgia nuziale ebraica come di quella cristiana. La Bibbia «è popolata da famiglie, da generazioni, da storie di amore e di crisi familiari» (AL 8) e a partire da questo dato si può comprendere come la famiglia non sia un ideale astratto, ma un «compito “artigianale”» (AL 16) che si esprime con tenerezza (AL 28) ma che si è confrontato anche con il peccato sin dall’inizio (cfr AL 19). Allora la Parola di Dio «non si mostra come una sequenza di tesi astratte, bensì come una compagna di viaggio anche per le famiglie che sono in crisi o attraversano qualche dolore, e indica loro la meta del cammino» (AL 22). Capitolo secondo: “La realtà e le sfide delle famiglie” Nel secondo capitolo il Papa considera la situazione attuale delle famiglie, affrontando numerose sfide, dal fenomeno migratorio, alla negazione ideologica della differenza di sesso (“ideologia del gender”); dalla cultura del provvisorio, alla mentalità antinatalista e all’impatto delle biotecnologie nel campo della procreazione; dalla mancanza di casa e di lavoro, alla pornografia e all’abuso dei minori; dall’attenzione alle persone con disabilità, al rispetto degli anziani; dalla decostruzione giuridica della famiglia, alla violenza nei confronti delle donne. Capitolo terzo: “Lo sguardo rivolto a Gesù: la vocazione della famiglia” Il terzo capitolo è dedicato ad alcuni elementi essenziali dell’insegnamento della Chiesa circa il matrimonio e la famiglia e illustra in maniera sintetica la vocazione alla famiglia secondo il Vangelo così come è stata recepita dalla Chiesa nel tempo, soprattutto

sul tema della indissolubilità, della sacramentalità del matrimonio, della trasmissione della vita e della educazione dei figli. Lo sguardo è ampio e include anche le «situazioni imperfette», ad es. le «famiglie ferite» di fronte alle quali il Papa raccomanda: “Sappiano i pastori che, per amore della verità, sono obbligati a ben discernere le situazioni” (Familiaris consortio, 84) (AL 79). Capitolo quarto: “L’amore nel matrimonio” Il quarto capitolo tratta dell’amore nel matrimonio, e lo illustra a partire da una esegesi dell’ “inno all’amore” di San Paolo in 1 Cor 13, 4-7. Il capitolo è attento a descrivere l’amore umano in termini assolutamente concreti con attenzione alle emozioni dei coniugi e alla dimensione erotica dell’amore. Si evidenzia la quotidianità dell’amore, che è nemica di ogni idealismo. Il capitolo si conclude con una riflessione molto importante sulla «trasformazione dell’amore», perché il prolungarsi della vita fa sì che il matrimonio duri per molti più decenni che in passato: bisogna impegnarsi ad amarsi e vivere sempre una ricca intimità in un progetto comune. Capitolo quinto: “L’amore che diventa fecondo” Il quinto capitolo è tutto concentrato sulla fecondità e la generatività dell’amore. Si parla in maniera spiritualmente e psicologicamente profonda dell’accogliere con amore una nuova vita, sia attraverso la gravidanza, sia attraverso l’adozione; si parla dell’accoglienza, del contributo delle famiglie a promuovere una “cultura dell’incontro”, della vita nella famiglia come rete di relazioni ampie (ad es. rapporto anziani-giovani o fratelli-sorelle). La stessa mistica del sacramento del matrimonio ha un profondo carattere sociale (cfr AL 186).


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Capitolo sesto: “Alcune prospettive pastorali” Si affrontano alcune vie pastorali che orientano a costruire famiglie solide e feconde secondo il piano di Dio: le famiglie devono essere soggetto e non solamente oggetto di evangelizzazione. Si affronta il tema del guidare i fidanzati nel cammino di preparazione al matrimonio, dell’accompagnare gli sposi soprattutto in situazioni complesse o di crisi (AL 232). Inoltre si parla anche dell’accompagnamento delle persone vedove, abbandonate, separate o divorziate, evidenziando la sofferenza dei figli nelle situazioni conflittuali. Si toccano poi le situazioni dei matrimoni misti e di quelli con disparità di culto, e la situazione delle famiglie che hanno al loro interno persone con tendenza omosessuale, ribadendo il rispetto nei loro confronti e il rifiuto di ogni ingiusta discriminazione e di ogni forma di aggressione o violenza. Capitolo settimo: “Rafforzare l’educazione dei figli” Il settimo capitolo è tutto dedicato all’educazione dei figli: la loro formazione etica, il valore della sanzione come stimolo, il paziente realismo, l’educazione sessuale, la trasmissione della fede, e più in generale la vita familiare come contesto educativo. Bisogna generare nei figli, con molto amore, processi di maturazione della loro libertà e autonomia (AL 261).

Capitolo ottavo: “Accompagnare, discernere e integrare la fragilità” Il capitolo ottavo costituisce un invito alla misericordia e al discernimento pastorale davanti a situazioni che non rispondono pienamente a quello che il Signore propone. Il Papa qui usa tre verbi molto importanti: “accompagnare, discernere e integrare” che sono fondamentali nell’affrontare situazioni di fragilità, complesse o irregolari. “Accompagnare” attraverso la pastorale (cfr. cap.6); “discernere” circa le situazioni “irregolari” evitando giudizi che non tengono conto della complessità delle diverse situazioni, e tenendo conto del modo in cui le persone vivono e soffrono a motivo della loro condizione” (AL 296); “integrare” accogliendo tutti, perché ciascuno si senta oggetto di una misericordia ’immeritata, incondizionata e gratuita’”, ancor più i battezzati che sono divorziati e risposati civilmente che non devono sentirsi scomunicati, ma possono vivere e maturare come membra vive della Chiesa. Questa integrazione è necessaria pure per la cura e l’educazione cristiana dei loro figli (AL 299). Bisogna vivere nella “logica della misericordia pastorale” dando spazio nella pastorale all’amore incondizionato di Dio (AL 311).


DialogoeFamiglia Capitolo nono: “Spiritualità coniugale e familiare” Il nono capitolo è dedicato alla spiritualità coniugale e familiare, «fatta di migliaia di gesti reali e concreti» (AL 315): la famiglia è un percorso che il Signore utilizza per portarci ai vertici dell’unione mistica (AL 316). «Tutta la vita della famiglia è un “pascolo” misericordioso. Ognuno, con cura, dipinge e scrive nella vita dell’altro» (AL 322). Nel paragrafo conclusivo il Papa afferma: “Nessuna famiglia è una realtà perfetta e confezionata una volta per sempre, ma richiede un graduale sviluppo della

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propria capacità di amare (…). Tutti siamo chiamati a tenere viva la tensione verso qualcosa che va oltre noi stessi e i nostri limiti, e ogni famiglia deve vivere in questo stimolo costante. Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare! (…). Non perdiamo la speranza a causa dei nostri limiti, ma neppure rinunciamo a cercare la pienezza di amore e di comunione che ci è stata promessa” (AL 325). da "Avvenire" 4/6/2016 a cura di Laura Bellini

Qual’è il concetto di famiglia che la Chiesa sostiene? Capitolo secondo: "La realtà e le sfide delle famiglie" A partire dal terreno biblico nel secondo capitolo il Papa considera la situazione attuale delle famiglie, tenendo «i piedi per terra» (AL 6), attingendo ampiamente alle Relazioni conclusive dei due Sinodi e affrontando numerose sfide, dal fenomeno migratorio, alla negazione ideologica della differenza di sesso (“ideologia del gender”); dalla cultura del provvisorio, alla mentalità antinatalista e all’impatto delle biotecnologie nel campo della procreazione; dalla mancanza di casa e di lavoro, alla pornografia e all’abuso dei minori; dall’attenzione alle persone con disabilità, al rispet-

to degli anziani; dalla decostruzione giuridica della famiglia, alla violenza nei confronti delle donne. Il Papa insiste sulla concretezza, che è una cifra fondamentale dell’Esortazione. E sono la concretezza e il realismo che pongono una sostanziale differenza tra «teorie» di interpretazione della realtà e «ideologie». Citando la Familiaris consortio Papa Francesco afferma che «è sano prestare attenzione alla realtà concreta, perché “le richieste e gli appelli dello Spirito risuonano anche negli stessi avvenimenti della storia”, attraverso i quali “la Chiesa può essere guidata ad una intelligenza più profonda dell’inesauribile mistero del matrimonio e della famiglia”» (AL 31). Senza ascoltare la realtà non è possibile comprendere né le esigenze del presente, né gli appelli dello Spirito, dunque. Il Papa nota che l’individualismo esasperato rende difficile oggi donarsi a un’altra per-


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sona in maniera generosa (cfr AL 33). Ecco una interessante fotografia della situazione: «Si teme la solitudine, si desidera uno spazio di protezione e di fedeltà, ma nello stesso tempo cresce il timore di essere catturati da una relazione che possa rimandare il soddisfacimento delle aspirazioni personali» (AL 34).

Altare di S. Giuseppe, parrocchiale Badia

L’umiltà del realismo aiuta a non presentare «un ideale teologico del matrimonio troppo astratto, quasi artificiosamente costruito, lontano dalla situazione concreta e dalle effettive possibilità delle famiglie così come sono» (AL 36). L’idealismo allontana dal considerare il matrimonio quel che è, cioè un «cammino dinamico di crescita e realizzazione». Per questo non bisogna neanche credere che le famiglie si sostengano «solamente insistendo su questioni dottrinali, bioetiche e morali, senza motivare l’apertura alla grazia» (AL 37). Invitando a una certa “autocritica” di una presentazione non adeguata della realtà matrimoniale e familiare, il Papa insiste che è necessario dare spazio alla formazione della coscienza dei fedeli: “Siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle” (AL37). Gesù proponeva un ideale esigente, ma «non perdeva mai la vicinanza compassionevole alle persone fragili come la samaritana o la donna adultera» (AL 38). Capitolo terzo: “Lo sguardo rivolto a Gesù: la vocazione della famiglia” Il terzo capitolo è dedicato ad alcuni elementi essenziali dell’insegnamento della Chiesa circa il matrimonio e la famiglia. La presenza di questo capitolo è importante perché illustra in maniera sintetica, in 30 paragrafi, la vocazione alla famiglia secondo il Vangelo così come è stata recepita dalla Chiesa nel tempo, soprattutto sul tema della indissolubilità, della sacramentalità del matrimonio, della trasmissione della vita e della educazione dei figli. Vengono ampiamente citate la Gaudium et spes del Vaticano II, la Humanae vitae di Paolo VI, la Familiaris consortio di Giovanni Paolo II. Lo sguardo è ampio e include anche le «situazioni imperfette». Leggiamo infatti: «”Il discernimento della presenza dei “semina Verbi”

nelle altre culture (cfr Ad gentes, 11) può essere applicato anche alla realtà matrimoniale e familiare. Oltre al vero matrimonio naturale, ci sono elementi positivi presenti nelle forme matrimoniali di altre tradizioni religiose”, benché non manchino neppure le ombre” (AL 77). La riflessione include anche le «famiglie ferite» di fronte alle quali il Papa afferma - citando la Relatio finalis del Sinodo del 2015 - «occorre sempre ricordare un principio generale: “Sappiano i pastori che, per amore della verità, sono obbligati a ben discernere le situazioni” (Familiaris consortio, 84). Il grado di responsabilità non è uguale in tutti i 3 casi, e possono esistere fattori che limitano la capacità di decisione. Perciò, mentre va espressa con chiarezza la dottrina, sono da evitare giudizi che non tengono conto della complessità delle diverse situazioni, ed è necessario essere attenti al modo in cui le persone vivono e soffrono a motivo della loro condizione» (AL 79).

da “Avvenire” 8 aprile 2016 a cura di Elena Rubaga


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C’è un nuovo atteggiamento della Chiesa nei confronti delle situazioni irregolari? Capitolo ottavo: “Accompagnare, discernere e integrare la fragilità” Il capitolo ottavo costituisce un invito alla misericordia e al discernimento pastorale davanti a situazioni che non rispondono pienamente a quello che il Signore propone. Il Papa qui usa tre verbi molto importanti: “accompagnare, discernere e integrare” che sono fondamentali nell’affrontare situazioni di fragilità, complesse o irregolari. Quindi il Papa presenta la necessaria gradualità nella pastorale, l’importanza del discernimento, le norme e circostanze attenuanti nel discernimento pastorale, e infine quella che egli definisce la «logica della misericordia pastorale». Il capitolo ottavo è molto delicato. Per leggerlo si deve ricordare che «spesso il lavoro della Chiesa assomiglia a quello di un ospedale da campo» (AL 291). Qui il Pontefice assume ciò che è stato frutto della riflessione del Sinodo su tematiche controverse. Si ribadisce che cos’è il matrimonio cristiano e si aggiunge che «altre forme di unione contraddicono radicalmen-

te questo ideale, mentre alcune lo realizzano almeno in modo parziale e analogo». La Chiesa dunque «non manca di valorizzare gli “elementi costruttivi in quelle situazioni che non corrispondono ancora o non più” al suo insegnamento sul matrimonio» (AL 292). Per quanto riguarda il “discernimento” circa le situazioni “irregolari” il Papa osserva: “sono da evitare giudizi che non tengono conto della complessità delle diverse situazioni, ed è necessario essere attenti al modo in cui le persone vivono e soffrono a motivo della loro condizione” (AL 296). E continua: “Si tratta di integrare tutti, si deve aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una misericordia ’immeritata, incondizionata e gratuita’”(AL 297). Ancora: “I divorziati che vivono una nuova unione, per esempio, possono trovarsi in situazioni molto diverse, che non devono essere catalogate o rinchiuse in affermazioni troppo rigide senza lasciare spazio a un adeguato discernimento personale e pastorale” (AL 298).


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In questa linea, accogliendo le osservazioni di molti lo stesso tempo occorre dire che, proprio per questa Padri sinodali, il Papa afferma che “i battezzati che ragione, ciò che fa parte di un discernimento pratico sono divorziati e risposati civilmente, devono essere davanti a una situazione particolare, non può essere più integrati nelle comunità cristiane nei diversi modi elevato al livello di una norma” (AL 304). possibili, evitando ogni forma di scandalo”. “La loro Nell’ultima sezione del capitolo: “La logica della partecipazione può esprimersi in diversi servizi ec- misericordia pastorale”, Papa Francesco, per evitare clesiali (…) Essi non devono sentirsi scomunicati, ma equivoci, ribadisce con forza: “Comprendere le situapossono vivere e maturare come membra vive del- zioni eccezionali non implica mai nascondere la luce la Chiesa (…) Questa integrazione è necessaria pure dell’ideale più pieno, né proporre meno di quanto per la cura e l’educazione cristiana dei loro figli” (AL Gesù offre all’essere umano. Oggi, più importante di 299). una pastorale dei fallimenti è lo sforzo pastorale per consoPiù in generale il Papa fa una affermazione estrema- lidare i matrimoni e così prevenire le rotture” (AL 307). mente importante per comprendere l’orientamento e Ma il senso complessivo del capitolo e dello spirito il senso dell’Esortazione: “Se si tiene conto che Papa Francesco intende imprimere alla dell’innumerevole varietà di situapastorale della Chiesa è ben riassunzioni concrete (…) è comprento nelle parole finali: “Invito i sibile che non ci si dovesse fedeli che stanno vivendo aspettare dal Sinodo o situazioni complesse ad da questa Esortazione accostarsi con fiducia una nuova normatia un colloquio con i va generale di tipo loro pastori o con canonico, applicalaici che vivono bile a tutti i casi. dediti al Signore. È possibile solNon sempre trotanto un nuoveranno in essi vo incoraggiauna conferma mento ad un delle proprie r e s p o n s a bi le idee e dei prodiscernimento pri desideri, personale e pama sicuramente storale dei casi riceveranno una particolari, che luce che permettedovrebbe riconorà loro di comprenscere che, poiché il dere meglio quello ’grado di responsabiche sta succedendo lità non è uguale in tutti e potranno scoprire un Una famiglia al Sinodo i casi’, le conseguenze o gli cammino di maturazione effetti di una norma non nepersonale. E invito i pastori ad cessariamente devono essere semascoltare con affetto e serenità, con pre gli stessi” (AL 300). Il Papa sviluppa il desiderio sincero di entrare nel cuore del in modo approfondito esigenze e caratteristiche del dramma delle persone e di comprendere il loro punto cammino di accompagnamento e discernimento in di vista, per aiutarle a vivere meglio e a riconoscere il dialogo approfondito fra i fedeli e i pastori. A questo loro posto nella Chiesa” (AL 312). Sulla “logica della fine richiama la riflessione della Chiesa “su condizio- misericordia pastorale” Papa Francesco afferma con namenti e circostanze attenuanti” per quanto riguar- forza: «A volte ci costa molto dare spazio nella pastoda la imputabilità e la responsabilità delle azioni e, rale all’amore incondizionato di Dio. Poniamo tante appoggiandosi a San Tommaso d’Aquino, si sofferma condizioni alla misericordia che la svuotiamo di sensul rapporto fra “le norme e il discernimento” affer- so concreto e di significato reale, e questo è il modo mando: “E’ vero che le norme generali presentano un peggiore di annacquare il Vangelo» (AL 311). bene che non si deve mai disattendere né trascurare, ma nella loro formulazione non possono abbracciada “Avvenire” 8 aprile 2016 re assolutamente tutte le situazioni particolari. Nela cura di Jessica Pasqui


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È sufficiente amarsi per essere coppia?

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l priore della comunità di Bose, Enzo Bianchi, sostiene le ragioni del riconoscimento delle unioni civili tra persone omosessuali ed anche la separazione tra coniugi che non vanno più d’accordo: «La Chiesa non può avvallare il divorzio, ma se due persone non stanno bene assieme, e si avvelenano reciprocamente l’esistenza, è meglio che si separino. Diversamente, se due persone dello stesso sesso si vogliono bene e sono propense ad aiutarsi ed a sostenersi reciprocamente è giusto che lo Stato preveda una regolarizzazione del loro rapporto. Che la Chiesa faccia il matrimonio per persone dello stesso sesso è una cosa senza senso. Tuttavia, se lo Stato decide di regolarizzare una realtà affettiva, lasciamo fare, ap-

Apollo e Dafne, Bernini

plicando la misericordia come vuole il Vangelo, non come la vogliamo noi». Il segretario generale della Cei, Mons. Nunzio Galantino, ritiene che «lo Stato deve fare il suo mestiere e garantire ai singoli i propri diritti, ma questo non può andare a scapito della famiglia composta da padre, madre e figli. Bisogna cercare di non fare confusione tentando di annacquare la realtà della famiglia così come la Costituzione la presenta. La famiglia non è un bene della Chiesa, ma della società. E la società, quando è seria, i suoi beni li deve custodire». Parole in continuità con quelle pronunciate dal Card. Angelo Bagnasco: «Nessun’altra istituzione deve assolutamente oscurare la realtà della famiglia con situazioni similari», aveva detto il presidente della Cei, perché questo «significa compromettere il futuro dell’umano. Nessun’altra forma di convivenza di nucleo familiare, pur rispettabile, può assolutamente oscurare o indebolire la centralità della famiglia, né sul piano sociologico, né sul piano educativo. La Chiesa conferma la propria profonda convinzione verso la famiglia come il grembo della vita umana» e «prima fondamentale scuola di vita, di umanità, di fede, di virtù civiche, umane e religiose. Questa è l’esperienza universale che la Chiesa difende in ogni modo, per amore dell’uomo, della vita e dell’amore». Ancora con una sua voce ufficiale (il direttore dell’Ufficio famiglia Don Paolo Gentili) la Cei aveva fatto presente la sua posizione: «Non abbiamo nulla contro il riconoscimento dei diritti individuali delle persone omosessuali, come poter andare a visitare il partner in ospedale o in carcere o decidere quale parte di patrimonio lasciargli in eredità, ma un conto è un Paese che mira al futuro, e quindi investe sulla famiglia reale, un altro è un Paese che si preoccupa solo dei diritti di alcuni gruppi. Occorre invece che la politica ascolti di più la famiglia reale, quella che quotidianamente incontriamo nei diversi luoghi della vita vera e che, senza troppe chiacchiere, si fa concretamente carico di bambini, anziani e malati. È tutta l’impostazione da capovolgere: da un’attenzione concentrata su piccoli gruppi, alla capacità e alla volontà di rispondere al sentire e alle esigenze dei milioni di famiglie che costruiscono e sostengono il Paese». a cura di Carlo Zaniboni


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Spiritualità coniugale e famigliare

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on è semplice commentare in poche righe la ricchezza contenuta al capitolo nove dell’esortazione apostolica “Amoris Laetitia” di papa Francesco. Come in tutti questi casi, occorre fare una scelta degli elementi più significativi. Con la lettura personale di questo capitolo da parte di ciascuno, si potranno cogliere numerosi altri elementi utili alla propria vita spirituale. Occorre anzitutto cercare di capire, secondo la prospettiva dell’esortazione, cosa significa spiritualità: per papa Francesco, ma non solo per lui evidentemente, spiritualità significa la vita secondo lo Spirito, cioè l’uomo che, con docilità e disponibilità, si lascia abitare dallo Spirito perché questo possa trasformarlo in ciò che è conforme a Dio. Dio è amore: proprio per questo motivo il capitolo inizia con il citare la carità, che in apparenza sembra non aver nulla a che fare con la spiritualità. Ma la carità è la forma visibile che lo Spirito imprime nella persona e che rende somiglianti a Dio. La carità è ciò che Gesù ha vissuto e ha lasciato in eredità, come compito, ai discepoli, cioè a noi. La carità ha un duplice compito: amare Dio sopra ogni cosa, e amare i fratelli per amore di Dio. L’uomo che vive abitato dallo Spirito, è un uomo che ama. Per questo motivo, papa Francesco, indica concretamente alcune vie attraverso cui, la spiritualità coniugale e famigliare, prende una forma propria e concreta nell’amore. Prima via: la comunione. Sul modello della Trinità, di cui la famiglia è vera icona, gli sposi sono chiamati a formare una comunione di carne e di spirito, attraverso la vita quotidiana fatta di

piccoli gesti concreti di cura, di affetto, di unione, di tenerezza. Occorre avere coraggio nel prendersi cura dell’altro, afferma papa Francesco, perché questo significa sapersi donare totalmente e in modo gratuito. Il sapersi donare all’altro, assume nei gesti concreti la fisionomia di una spiritualità generata dallo Spirito. La comunione familiare è “via mistica, cioè mezzo per l’unione intima con Dio”, afferma l’esortazione, è spazio di presenza di Dio nell’esistenza dell’uomo. Essa è un percorso concreto di avvicinamento a Dio Trinità, che è comunione proprio come lo è la vita familiare. Seconda via: la preghiera. È dialogo incessante con la Trinità, dove la famiglia sperimenta l’amicizia con il Padre-Figlio-Spirito. È lo spazio in cui i coniugi godono della “presenza mistica del Signore”, in cui si offre la propria gioia, le proprie sofferenze, le fatiche, perché il Signore le possa trasformare in vie di santità. Il culmine della preghiera è la partecipazione all’Eucaristia: c’è un legame profondo fra Eucaristia e famiglia, un legame che rimanda alla nuzialità fra Cristo e la Chiesa e la nuzialità degli Sposi chiamati a vivere e a realizzare la “Chiesa domestica”. Terza via: l’amore esclusivo, libero e fecondo. L’amore coniugale fa esperienza dell’appartenenza esclusiva e reciproca all’altro, proprio come l’uomo di fede fa esperienza della forza attrattiva dell’amore di Dio, che è desiderio di comunione profonda e totale che non ammette rivali. Due coniugi che conservano lo sguardo amoroso reciproco, sono l’icona dello sguardo amoroso di Dio nei confronti dell’umanità. La croce è l’evento più drammatico e reale di questo amore senza limiti, libero, ma drammaticamente reale e salvifico. Un amore, infine, che è fecondo perché è generativo di vita, nella presenza del figlio, ma anche nella potenza che l’amore ha di generare il bene ad ogni incontro con l’altro. I coniugi, quindi, vivono attraverso la propria vita, i momenti di gioia, il riposo, la festa, ed anche la sessualità, come partecipazione alla vita piena della risurrezione di Gesù, così come sanno offrire nel dialogo della preghiera i momenti difficili della prova e della croce, le gioie come anche le angosce, perché sono certi che “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8,28). Vittorio in cammino per il diaconato permanente


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Voci dalla diocesi: stralci dell’omelia del Vescovo Monari in occasione del Corpus Domini

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on ho avuto l’occasione di essere presente, giovedi 26 maggio, alla chiusura delle celebrazioni del Corpus Domini con Monsignor Monari e pertanto non ho ascoltato la sua omelia, ma ho riletto il giorno dopo ciò che ha detto. La tentazione di farne un riassunto è forte, ma le parole dette dal Vescovo così forti e chiare, meritano una trascrizione fedele, in modo che la nostra comunità possa meditarle e capirle. Mons. Monari è chiarissimo nel dire che abbiamo imboccata una strada sbagliata a proposito dell’approvazione delle unioni civili e l’inizio di una nuova stagione per i diritti civili, a partire dall’eutanasia e della liberazione della marijuana.

Riconosce il Vescovo che una grande parte della società non si preoccupa di quello che pensa la Chiesa, ma ciò però, non è un elemento che può portarci a cambiare posizione. “Se la società italiana non ci ascolterà, come non ci ha ascoltato in diverse occasioni” continua il Vescovo Luciano, “non smetteremo di amare il nostro paese, anzi paradossalmente lo ameremo di più come si amano di più i figli deboli o malati o a rischio”. Il progetto che la Chiesa vuole portare avanti è un progetto di società esigente e alternativo rispetto alle linee di movimento che caratterizzano il nostro tempo. “Si preferiscono scelte che vanno nella direzione del desiderio individuale, non del bene sociale”, continua

Mons. Monari in processione al Corpus Domini


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DialogoeFamiglia gami sentiti come oppressivi, ma non ha certo effetti sociali positivi”. “Si può forse dire che tali e tanti sono i vincoli che la società contemporanea pone alle persone, che c’è il bisogno di dilatare gli spazi della libertà individuale, ma questo modo di ragionare assomiglia a quello dei genitori che vedono i rischi cui si espongono i figli, ma non hanno a forza di dire di no; si possono capire, ma certo non si tratta della scelta più saggia.” Il Vescovo dice ancora: “Che non è interesse della Chiesa dominare sugli altri e imporre agli altri i nostri costumi di vita, nemmeno ci interessa garantire una speciale protezione politica per noi e le nostre attività. Ci interessa invece di collaborare e creare una società più umana nella fraternità e nella responsabilità reciproca.”

il Vescovo “che una promessa (matrimoniale) possa essere ritirata, che il si alla vita possa essere negato (con l’eutanasia), che un’esistenza umana (quella del feto) possa essere interrotta, che sia lecito assumere sostanze che alterano la percezione della realtà (con diverse forme di narcosi), tutto questo può venire incontro a desideri individuali, può sciogliere alcuni le-

Concludendo, dice ancora Sua Eccellenza: “Se abbiamo contestato alcune delle battaglie per i diritti civili, non era per far prevalere una visione (nostra) della società su una visione (altra), era per favorire scelte che siano per il bene di tutti e in particolare di coloro che sono meno difesi e protetti. Continueremo a parlare e ad agire con questo obiettivo”. Guerino Toninelli


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Vita dell’Unità Pastorale Verso l’unità pastorale

Consiglio Pastorale in riunione

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l lavoro del consiglio pastorale riunito delle due parrocchie, da qualche mese ormai, verte sulla preparazione del progetto per l’unità pastorale. Nel penultimo incontro è intervenuto al consiglio Mons. Cesare Polvara provicario generale, presidente della Commissione preparatoria del Sinodo Diocesano sulle unità pastorali, il quale ci ha illustrato le tappe che ci vedono impegnati per la prossima visita del Vescovo. Al Consiglio sono stati indicati i testi, a cui fare riferimento per la stesura del progetto e per conoscere le varie fasi del cammino verso l’Unità Pastorale. In particolare: • “Comunità in cammino”: testo conclusivo del Sinodo diocesano sulle Unità Pastorali. • “Verso le Unità Pastorali”: strumento di lavoro per il cammino delle Unità Pastorali. • “Ricchi di misericordia”: lettera del Vescovo Monari alle Unità Pastorali e alle comunità cristiane per l’anno 2015/2016. • “Missionari del Vangelo della gioia”: linee per un progetto pastorale missionario nella Diocesi di Brescia. Quest’ultimo in particolare, da poco messo a disposizione dalla Diocesi di Brescia, dovrà essere ben consultato per la stesura del progetto. L’introduzione al documento è un chiaro messaggio della nostra missione: “Oggi la situazione è radicalmente cambiata: è tramontata la “società cristiana” e anche Brescia è tornata ad essere “terra di missione”, non solo perché non esiste più quella società dove tutti erano “cristiani” per mentalità, cultura, oltre che

per il Battesimo, ma anche perché sono arrivate nuove persone, nuove culture, nuove religioni. In questo contesto, una pastorale tesa unicamente alla conservazione della fede e alla cura delle nostre comunità cristiane non basta più. Anche nei nostri paesi di antica tradizione cristiana, “è necessaria - dicono i vescovi italiani - una pastorale missionaria, che annunci nuovamente il Vangelo, ne sostenga la trasmissione di generazione in generazione, vada incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo…” Nell’attuale situazione storico-culturale, per “missione ecclesiale” dobbiamo quindi intendere la comunicazione e la trasmissione del Vangelo a tutti coloro che, nel nostro ambiente e in territori lontani, non sono ancora o non sono più (sia pure in gradi diversi) credenti in Cristo.” Tenuto conto di questi documenti, la stesura del progetto, ora in bozza, si potrà definire in occasione della visita pastorale del Vescovo che si svolgerà il prossimo Novembre. In particolare il Vescovo sarà con noi una sera, prima della settimana di visita, per incontrare gli operatori pastorali delle due parrocchie. Nei tre giorni successivi (giovedì 10, venerdì 11 e sabato 12 Novembre) verrà accolto dalle varie realtà del posto (gruppi, associazioni, strutture ..). Al consiglio il compito di individuarle, al fine di stilare il programma della visita. Domenica 13 Novembre la Santa Messa solenne, presieduta dal Vescovo, erigerà con decreto la nuova Unità Pastorale, precisandone fisionomia, ruoli e compiti specifici e darà inizio alla nuova UP. Elena per il Consiglio Pastorale


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Linee per un progetto di pastorale missionaria: si parte!

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e sapremo essere docili e attenti a ciò che il Signore chiede e suscita nella comunità cristiana, allora il progetto fiorirà e porterà frutti copiosi e abbondanti: magari non quelli che desideriamo e vogliamo noi, ma quelli che Dio desidera e dispone. Sta avvenendo! Le parrocchie e le Unità pastorali cominciano ad accogliere, metabolizzare, rielaborare le linee per un progetto pastorale missionario. Abbiamo avuto l’opportunità di iniziare a camminare accanto a loro e con loro. Un turbine di pensieri, riflessioni, desideri, attese: quanta fatica, ma quanta vita! Ricordo una sera, un’assemblea attenta e partecipe, espressione della pluralità di doni e vocazioni che lo Spirito continuamente suscita nella Chiesa, ricordo i volti, le espressioni, la voglia di comprendere e attuare. Ricordo anche alcune tensioni e preoccupazioni: cosa e come dobbiamo cambiare? Quali percorsi intraprendere? e prima ancora: perché cambiare? Il Vescovo stesso, nell’introdurre le linee progettuali, afferma che “la progettazione non risolve i problemi della fede, ma è altrettanto vero che essa può rendere l’azione pastorale più intelligente ed efficace. L’azione dello Spirito, che è evidentemente decisiva in un’attività come la pastorale, passa attraverso le persone concrete, quindi attraverso il loro pensiero, i loro sentimenti, le loro inclinazioni”. Il progetto pastorale missionario nasconde alcune insidie e offre molte opportunità: le insidie si nascondono nel pericolo di rimanere seduti a progettare, programmare, prevedere

Lab Missio 2016, Pala Banco

nell’illusione che questo basti a rigenerare la vita pastorale della comunità; l’opportunità è senz’altro costituita dal desiderio di sentirsi coinvolti nell’annuncio e nella testimonianza del Vangelo, dalla sollecitudine e dal desiderio di uscire per aprirsi all’incontro con la complessità del mondo attuale. Una tensione in particolare attraversa i dialoghi e le riflessioni: cosa cambiare? e perché?. Ciò che viviamo ordinariamente, le prassi e le abitudini, le modalità e gli stili consolidati sono proprio da buttar via? Per andare dove? Ho notato che spesso corriamo il rischio di confondere ed equivocare il termine “pastorale di conservazione” pensando che sia sinonimo di “pastorale ordinaria” o di ferialità; mentre attribuiamo all’espressione “pastorale di missione” una valenza di innovazione, cambiamento, trasformazione. Abbiamo tutti delle resistenze e alcuni freni di fronte al cambiamento, prima di decidere che si debba modificare qualcosa nella nostra vita e nella vita delle comunità, vogliamo giustamente vederci chiaro. Nelle comunità cristiane degli Atti degli Apostoli spesso i cambiamenti sono vissuti in un clima di tensione e confronto dai toni aspri e accesi, ma un criterio diventa determinante e certo: la guida dello Spirito Santo! Le nostre comunità affrontano oggi sfide diverse, da quelle derivanti dal confronto tra mentalità e cultura giudaica rispetto alla cultura pagana, ma è sempre lo Spirito di Dio a “guidare la Chiesa in situazioni sempre nuove e, di conseguenza, il rispetto dello Spirito esige di riflettere continuamente, per scrutare nella storia i segni dei tempi, per cogliere nelle situazioni storiche che cosa lo Spirito intende dire e chiedere oggi alla sua Chiesa”. Se sapremo essere docili e attenti a ciò che il Signore chiede e suscita nella comunità cristiana, allora il progetto fiorirà e porterà frutti copiosi e abbondanti: magari non quelli che desideriamo e vogliamo noi, ma quelli che Dio desidera e dispone. Il discernimento, l’ascolto della Parola, l’attenzione ai segni dei tempi, la volontà di bene, la cura per la vita spirituale ci accompagneranno a rendere vivo e vitale ciò che il Progetto di Pastorale Missionaria intende esprimere e provocare nel cammino della nostra chiesa. Don Carlo Tartari Direttore dell’Ufficio per le Missioni della Diocesi di Brescia


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Le comunità educative si riuniscono 16 maggio 2016 - Voci dalla Badia Presentazione del regolamento dell’oratorio Lunedì 16 maggio presso il teatro della Badia, è stata presentata alla comunità educativa la bozza del Regolamento degli ambienti dell’oratorio, frutto degli ultimi mesi di lavoro del Consiglio dell’oratorio, che ha preso spunto per sua stesura dall’allegato 3 del documento diocesano “Idee e scelte per l’oratorio bresciano” e intitolato “Per la scrittura di un regolamento dell’oratorio”. Come ricordato da don Fausto che, con don Raffaele ha aperto l’incontro, il Regolamento darà concretezza al “Progetto Educativo” presentato ed approvato dalla comunità educativa la scorsa estate; esso non vuole essere un insieme di divieti, quanto piuttosto, un’occasione che ci viene data per stare meglio insieme, rispettandosi vicendevolmente e prendendosi cura degli spazi che fanno dell’oratorio la casa di tutti. Il Regolamento vorrebbe dare armonia ai rami del nostro albero e fare in modo che le foglie possano toccarsi l’un l’altra per costituire una bella chioma. Dopo l’introduzione dei sacerdoti, i partecipanti si sono divisi in gruppi e hanno visitato in maniera alternata i diversi spazi dell’oratorio e condiviso la lettura della parte di regolamento che riguardava il singolo ambiente; una modalità che è stata apprezzata e che ha permesso ad alcuni di noi di visitare alcuni spazi poco conosciuti dell’oratorio. L’incontro si è concluso in maniera conviviale con un semplice buffet di torte e la consegna ai presenti della bozza del Regolamento che dovrà ora essere approvato dalla comunità. A noi ora la responsabilità di fare nostra questa bozza, maturarla dentro, far pervenire ai membri del Consiglio eventuali osservazioni, modifiche e quant’altro per giungere, magari in occa-

Comunità educativa Badia

sione della festa dell’oratorio, alla sua approvazione. Cogliamo questa come un’opportunità per mettere in moto il nostro cuore, per continuare a rendere il nostro oratorio un luogo accogliente, di gioco, di preghiera, in cui lo stile dell’adulto è faro per il giovane, uno spazio per crescere all’ombra di Gesù. Forza allora, sentiamoci tutti chiamati a dare il nostro contributo, affinché questa che ora è una bozza di Regolamento, sia il bel cuore pulsante del nostro oratorio! Un partecipante 23 maggio 2016 - Voci dal Violino Verso un nuovo oratorio La comunità educativa si riunisce almeno una volta l’anno e in occasione del ritrovo del 23.05 ci si è incontrati con tutti coloro che svolgono un ruolo di volontariato in parrocchia – catechisti, educatori ac, baristi, standisti ecc – per discutere del progetto di rinnovamento strutturale dell’oratorio. La struttura non è più vivibile, o viene sistemata o si deve chiudere. Consiglio Pastorale, Consiglio degli affari economici, Consiglio dell’Oratorio e Curia diocesana hanno approvato il progetto che andiamo a illustrare. Ora tutti gli strumenti tecnici sono pronti, sta ai membri della comunità prendersi a cuore tal progetto e portarlo avanti. I lavori per il lotto 1 (lotto sportivo) richiederanno all’incirca 5/6 mesi complessivamente. La data di avvio dei lavori dipende da quando la parrocchia potrà garantire la somma richiesta dalla Diocesi per approvare l’avvio dei lavori, ma la speranza è di cominciare a inizio autunno. Quanto ai lotti successivi, non sono stati ancora richiesti studi di fattibilità precisi, né siamo in grado ora di valutare di quanti soldi la parrocchia, nel suo complesso, potrà disporre all’anno, quindi non c’è un’idea precisa dei tempi necessari a completare il progetto globale. Risulta chiaro quindi, quanto questo progetto necessiti dell’impegno e del buon cuore di tutti i residenti nella nostra parrocchia. Un progetto che necessita l’impegno, anche economico, di chiunque abbia a cuore l’oratorio, perché possa essere agibile in sicurezza, perché torni ad essere luogo di aggregazione di persone e non di semplici utenti e, come recita l’iscrizione sulla facciata d’ingresso, “per i nostri fi-


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Ristrutturazione dell’oratorio Violino 1° lotto Spogliatoi e zona sportiva

Ristrutturazione ell’oratorio Violino 1° lotto Spogliatoi e zona sportiva

gli”, di oggi e di domani. I primi passi avanti sono stati fatti in questi anni, anche se molte persone sembrano non averli notati, con una riforma dei mezzi di comunicazione tra oratorio, parrocchia e parrocchiani (l’oratorio dispone infatti di una pagina facebook e la parrocchia di un sito internet con tutti gli aggiornamenti sulle attività che si svolgono); con la decisione di ospitare tutti i pomeriggi feriali 20-30 ragazzi che partecipano al dopo scuola e animano l’oratorio; con una maggiore coordinazione tra catechisti, sacerdoti e genitori, per rendere gli ultimi più partecipi del cammino educativo dei figli; con l’istituzione dell’associazione Uso Violino per il coordinamento di tutte le attività sportive che l’oratorio ospita; con un programma sempre più fitto di attività d’animazione estive adatto a tutte le fasce d’età e d’interesse. Insomma carne al fuoco ce n’è molta e i primi spiragli di ottimismo cominciano a fendere la coltre di nero pessimismo e di rassegnazione che da anni gravano sulla nostra parrocchia, sulle persone che dovrebbero viverla ed animarla. Le persone tornano a essere coinvolte, interpellate, informate. Ora tocca veramente a noi parrocchiani fare il passo successivo, concederci il lusso del dubbio in merito al nostro pessimismo, andare a informarci, a chiedere, a partecipare. I mezzi ci sono. Manca solo uno sforzo di volontà. A questo proposito verrà presto indetta una riunione aperta a tutta la comunità presso la Sala Civica, in cui verranno illustrati il progetto nel dettaglio e le iniziative che la Commissione ha finora elaborato per finanziare il progetto di ristrutturazione dell’oratorio. Venite a dare un’occhiata. Scettici, disillusi, atei. Non avrete più la vecchia, buona scusa del “al Violino non si fa nulla per cambiare le cose” o del “nessuno ci chiede mai niente”. Venite a far sentire le vostre ragioni, a dire la vostra. Non ci sono più scusanti, ora è il momento di partecipare. Corrado

Ristrutturazione dell’oratorio Violino 1° lotto Spogliatoi e zona sportiva


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Cronaca dei Quartieri La festa del Perdono dei bambini del III° anno ICFR Festa del Perdono

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l 22 maggio i gruppi Cafarnao (3°anno) delle nostre comunità Badia e Violino hanno celebrato il sacramento della riconciliazione. Tutti, genitori e bambini erano emozionati e per i bambini dire emozionati è dire poco. La celebrazione si è svolta con un po’ di animazione nella chiesa del Violino.

I bambini hanno espresso poi queste opinioni: • “Ero molto agitata ma mi sono fidata di Gesù” (Martina Corsini) • “Ho provato gioia, libertà, felicità e voglia di stare con gli altri” (Claudia) • “Mi è piaciuto, mi sono emozionata” (Emma) • “Ho provato calma e la scomparsa dei peccati” (Simone P. ) • “Gesù mi ha detto quello che devo fare” (Ashley) • “Molto emozionante, non riesco ad esprimerlo” (Alessandro) • “Avevo paura ma poi mi sono sentito libero, era come parlare con Dio” (Simone V.) • “Mi sono sentita come rifatta da Dio” (Giulia) Per tutti è stato un momento vissuto prima con un certo timore, poi con il sollievo di sentirsi nuovamente amati e in sintonia con Gesù. Giulia Z.

Chiusura anno catechistico

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nche quest’anno siamo giunti alla conclusione dell’anno catechistico e in questa occasione le nostre comunità di Badia e Violino si sono unite nel Pellegrinaggio Giubilare svoltosi giovedì 2 giugno. Con partenza dal piazzale delle scuole medie Kennedy, i non tantissimi temerari hanno sfidato il tempo e muniti tutti di ombrelli, quasi a lanciare una sfida, sono partiti a piedi alla volta del castello di Brescia presso i Saveriani a San Cristo, luogo di incantevole bellezza. Piccola parentesi: la chiesa di San Cristo è stata definita la Cappella Sistina di Brescia (vi invito ad andare a vederla, è davvero molto bella). Il nostro viaggio non è stato particolarmente difficile ed impegnativo, ma ci ha dato la possibilità di camminare a fianco di persone, di ragazzi e bam-

bini con i quali normalmente ci scambiamo magari solo dei saluti e con loro abbiamo parlato, scherzato e non ultimo pregato, ed è stato molto bello, guidati naturalmente da don Fausto che è sempre stato il CAPOFILA. Nel primo pomeriggio sul sagrato della cattedrale, con molto piacere abbiamo incontrato tanti altri amici che ci hanno raggiunto per il passaggio della Porta della Misericordia insieme al nostro don Raffaele, con il quale abbiamo anche celebrato la Messa in Sant’Agata e ricordato il suo 40° anniversario di ordinazione. Dimenticavo...la sfida è stata vinta: gli ombrelli non sono serviti! Un partecipante


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Quarantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale di Don Raffaele

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occasione del pellegrinaggio del due giugno a chiusura dell’anno catechistico nell’anno giubilare della Misericordia presso la nostra Cattedrale, è stata anche l’occasione per ricordare e festeggiare in comunione tra le nostre due comunità cristiane la ricorrenza del quarantesimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale di don Raffaele. Dopo il passaggio della porta santa, che ha donato a tanti la gioia della riconciliazione e della misericordia Divina, la celebrazione eucaristica presso la chiesa di Sant’Agata ha completato la giornata con un ricordo particolare dedicato al sacerdozio. Le due comunità si sono strette attorno al proprio pastore sia per ricordare con affetto umano l’anniversario dell’ordinazione di don Raffaele, sia per sottolineare con il ringraziamento e la preghiera l’importanza del sacerdozio stesso.

2 giugno messa in S.Agata

La presenza dei ragazzi che concludevano il cammino catechistico è stata occasione per cogliere in profondità la bellezza della chiamata di Dio per ciascuno. Ogni vocazione è fondata, come ci ha ricordato don Raffaele stesso nell’omelia, sull’amore che viene ricevuto e donato a Dio e ai fratelli. I comandamenti dell’Amore trovano nella vita donata il proprio compimento. Per le nostre comunità, quindi, ricordare l’anniversario di ordinazione di don Raffaele è stata anche occasione per pregare affinché ci siano nuove vocazioni al sacerdozio per il bene della Chiesa. I semplici regali che hanno accompagnato la gioiosa ricorrenza costituiscono un messaggio simbolico molto positivo. La Stola è il segno del Pastore che carico del proprio gregge riporta a Dio ogni persona con la propria testimonianza. L’offerta che è stata consegnata diventa lo strumento pratico per assolvere a tante occasioni di carità per le quali don Raffaele è particolarmente sensibile. Nella sobrietà e semplicità dell’occasione e dei gesti, il protagonista è stato lo Spirito Santo a cui ogni comunità si affida. In questo cammino di avvicinamento, le nostre comunità sperimentano sempre di più la bellezza, a volte faticosa, della comunione e la presenza costante di Dio accanto ad ogni persona. Le singole comunità hanno poi avuto modo di festeggiare ancora don Raffaele nelle domeniche successive, per permettere davvero a tutti di essere vicini con la preghiera a questo traguardo. Questi anni di sacerdozio donato alla Chiesa che è in Brescia, ma anche nel mondo pensando al Brasile, sono stati una grazia per don Raffaele, ma anche per coloro che hanno avuto modo di conoscerlo. Così, anche le comunità di Violino e Badia, da lui guidate, sono pronte ad attraversare le fatiche della vita quotidiana per costituire l’Unità Pastorale che comporta unità di intenti e voleri attorno al proprio pastore. Ringraziando con Gioia il Signore per il dono di don Raffaele, esprimiamo nella vita quello che abbiamo dimostrato nella vicinanza di questi giorni e che continua ogni giorno nell’impegno ordinario. Le comunità di Badia e Violino


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Rinnovo promesse battesimali Rinnovo promesse battesimali

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omenica 5 giugno, durante la S. Messa, 19 bambini del gruppo Nazaret, secondo anno di catechismo, si sono seduti nei banchi iniziali, i più vicini all’altare, che per l’occasione sono stati ricoperti dal telo di raso bianco riservato alle grandi cerimonie. Sul banco ogni bambino aveva un suo libretto, con riportate immagini e informazioni sul battesimo, e una candela bianca inserita in un flambeau di cartoncino decorato dal bambino stesso. Dietro ogni bambino, nel banco successivo, si sono disposti i rispettivi genitori. “È un giorno importante per i bambini: oggi rinnovano le loro promesse battesimali!” abbiamo risposto a chi ci chiedeva il motivo di tanto movimento. Il Signore ha voluto che nella stessa Messa (che era in calendario dall’inizio dell’anno catechistico, dato che il rinnovo delle promesse battesimali è una tappa del percorso al termine del secondo anno) fosse celebrato il battesimo di Elisa. I bambini hanno potuto così vivere da vicino il rito del battesimo con i suoi segni: l’olio è il segno della forza che ci dona Cristo, la veste bianca segno di Cristo che è risorto e che ci rende

nuovi con Lui, l’acqua che purifica dal peccato, e la candela che accesa al cero pasquale è segno della luce di Cristo e della fede da alimentare e custodire. Dopo la celebrazione del battesimo i bambini si sono disposti in piedi davanti alla balaustra e hanno acceso le loro candele: all’invocazione del sacerdote hanno risposto con la parola CREDO, segno della loro fede che sta maturando e con la parola RINUNCIO a tutto ciò che allontana da Gesù. I genitori che qualche anno fa hanno scelto il battesimo per i propri figli, oggi li hanno “solo” accompagnati e sostenuti, perché oggi, questi bambini diventati più grandi, sono chiamati ad essere protagonisti consapevoli del loro cammino di fede. E tutti noi comunità dei credenti, famiglia di Dio, che abbiamo condiviso questo momento, non solo siamo chiamati a rinnovare con loro le nostre promesse battesimali, ma anche a sentirci sempre più compartecipi del percorso di fede dei nostri ragazzi. Domenica


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Estate 2016 "Per di qua" "...si misero in cammino" “Mettersi in cammino, in viaggio”: attorno a questa idea si muove l’estate nei nostri oratori! “Mettersi in cammino, in viaggio”: attorno a questa idea si muove l’estate nei nostri oratori! La metafora del viaggio offre tante possibilità di riflessione, pur con la giusta dose di spensieratezza gioiosa che caratterizza le attività estive. Viaggiare è anzitutto muoversi, anche solo con la fantasia; viaggiare è contrario allo star fermi, arroccati alle proprie cose o idee. Il primo segno di movimento è lasciare le proprie certezze e convinzioni. Per certi versi nelle nostre comunità questo movimento non è così immediato: le tradizioni o il “si è sempre fatto così” sono sicurezze che rischiano di rendere meno bella l’avventura della vita perché soffocata dallo stare fermi, arroccati. Il viaggio è un avventura in sè, proprio come la vita: non è importante solo la meta di un viaggio, ma il

Gioco in oratorio

come si viaggia, il perché ci si mette in viaggio. In fondo il viaggio stesso è la vera meta. Scegliere di viaggiare da cristiani significa mettersi dalla parte di chi segue Gesù ed i suoi insegnamenti. Il viaggio della vita può essere per tutti, grazie ai valori migliori che l’uomo sa estrarre dalla propria interiorità; tuttavia perché questi valori si realizzino appieno è necessario chiedere la Grazia dall'Alto che solo la fede ci offre. I nostri ragazzi, che durante l’anno ascoltano e accolgono il messaggio di Gesù, con le attività estive hanno la possibilità di vivere e sperimentare questo messaggio che si riassume nei due comandamenti dell’Amore: amare Dio e amare il prossimo. Il grest, i campiscuola, le esperienze varie costituiscono, quindi, una opportunità per viaggiare come Gesù, cambiando con l’allegria e la comunione, il grigiore della vita quotidiana senza speranza. In quest’anno della misericordia, con il tema del viag-


DialogoeFamiglia giare si inserisce l’esperienza del pellegrinaggio dei giovani verso Cracovia per incontrare il Papa. I frutti di queste esperienze porteranno un’ondata di speranza per le nostre comunità, uno stimolo a muoversi. Anche per gli adolescenti l’esperienza del viaggio è essenziale: per questo percorreranno il cammino lauretano tra Assisi e Loreto, facendo tesoro del camminare verso una meta, in comunione con gli altri. I ragazzi cresimati lo scorso anno, vivranno l’esperienza di Assisi, con l’obbiettivo di rendere un po’ più vivo il proprio impegno e affiatarsi nel far gruppo, in vista delle “fatiche” del cammino di crescita in Gesù. Un ultimo sguardo si allarga alle feste dell’oratorio come possibilità per la comunità di fare dell’oratorio una vera casa per tutti coloro che sono disposti a crescere, lasciandosi educare. Ci auguriamo che le nostre comunità continuino a migliorare il proprio

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stile di fare festa, perché non sia solo occasione per consumare, ma anche per creare condivisione e dare il proprio contributo concreto, atteggiamenti di cui entrambe le comunità hanno bisogno. Nel viaggio dell’estate dei nostri oratori, si intravede una meta grande da raggiungere con pazienza e costanza: quella della comunione vera tra gli oratori. I passi di questo cammino sono tracciati, ora serve decidersi nel mettersi in cammino insieme, cercando lo stesso passo per il bene di ciascuno e di tutti. Il Signore vegli sui passi dei suoi fedeli oggi e sempre! Buon cammino estivo!

Don Fausto

Incontri sulla Laudato Sì “Il Gruppo di Riferimento Parrocchiale” per il quartire Violino ha proposto 3 incontri di riflessione sull’Enciclica di Papa Francesco “Laudato sì”. Ogni incontro ha affrontato un tema relativo alla NOSTRA CASA COMUNE e cioè la TERRA in cui viviamo. • 1° “Quello che sta accadendo alla NOSTRA CASA”, relatore Don Gabriele Scalmana • 2° “Quale economia secondo la Laudato sì”, relatore prof. Marco Nicoliello • 3° “Quali stili di vita a partire dalla Laudato sì”, relatore Claudio Treccani A tutti compete preoccuparsi del mondo in cui abitiamo, spesso non lo facciamo, perché presi solo da ciò che ci appartiene personalmente. La NOSTRA CASA COMUNE è il bene più importante che abbiamo. Eventuali danni causati dall’uomo possono portare conseguenze irreversibili. Proprio per questo, dovremmo unire le nostre forze e apportare delle modifiche ai nostri comportamenti, partendo da alcune abitudini semplici che riguardano il nostro quotidiano: • luci accese senza scopo; • usare la macchina per brevi percorsi; • lo scorrere dell’acqua senza necessità; • acquistare prodotti di consumo fuori stagione, o provenienti da lontano etc.

Il problema veramente da risolvere resta la fame nel mondo. La TERRA produce prodotti per tutti, ma solo una piccola parte della popolazione ne ha accesso (anche in sovrabbondanza). Abbiamo ascoltato con vero interesse le argomentazioni dei 3 relatori, persone che hanno spiegato con passione ed entusiasmo queste importanti tematiche. Li ringraziamo, sperando ci possano essere altri incontri per aiutarci a cambiare il nostro stile di vita, per il bene della NOSTRA CASA COMUNE. Invitiamo tutti a partecipare a queste serate. Purtroppo le persone intervenute non sono state molte e chi non ha partecipato si è perso veramente tanto. Anna Maria Laterra


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GSO Badia - Meeting di Cesenatico

Meeting Polisportivo Regionale CSI Lombardia - Cesenatico 23-24-25 aprile 2016 Gruppo Sportivo Oratorio Badia .... INTENSAMENTE PRESENTE

Chiusura anno USO Violino

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Ragazzo. Mi sono divertito a partecipare ai tornei perché ho incontrato altri compagni di scuola. Non mi è piaciuto quando i miei amici si arrabbiano perché sbaglio.

Ragazzo Mi è piaciuto tutto quello che ho fatto, non mi è piaciuto il comportamento di alcuni miei compagni di squadra, perché potevano impegnarsi di più.

Genitore Fantastica stagione calcistica per la squadra 2004/05, gruppo affiatato, genitori e allenatori disponibili nei passaggi-trasferte dei calciatori, tifo corretto e presente. È aumentata l’aggregazione tra ragazzi e genitori, si è potuto sfruttare gli spazi dell’oratorio per condividere momenti post-partita e tenere vivo il nostro oratorio. Non mi sono piaciuti i nostri spogliatoi.

nche quest’anno ci apprestiamo alla chiusura delle attività sportive per la stagione in corso e come da copione ci si ritrova a tirare le somme per stilare un bilancio su ciò che è stato fatto. A differenza degli altri anni, nei quali avevamo pubblicato una riflessione generale, quest’anno vogliamo lasciare spazio ai commenti di chi ha partecipato, perciò riportiamo alcune considerazioni!


DialogoeFamiglia Genitore Arrivati a questo punto non vedo l’ora che finisca. L’ultimo mese è stato veramente pesante, per noi genitori ovviamente, i ragazzi al contrario se potessero giocherebbero sempre. Per quanto riguarda il resto, direi che qualche vittoria in più non farebbe male, anche se devo dire che sono migliorati tantissimo, ma la cosa importante è la tranquillità che i ragazzi respirano e trasmettono nonostante tutto. Genitore Quando i miei figli mi hanno chiesto di iscriversi alla squadra di calcio non ero molto entusiasta. In precedenza (con amici, nipoti...) avevo assistito ad allenamenti poco educativi (allenatori aggressivi, competitivi ecc.) ed a partite ancor meno edificanti (genitori che urlavano e litigavano fra di loro). Pensare di inserirli in un contesto del genere non mi sembrava corretto. Mi sono lasciata convincere e già dai primi allenamenti, sia del piccolo, che del grande, ho avuto modo di capire che mi sbagliavo, ho trovato allenatori che hanno un’idea di sport completamente diversa da quella imperante. Un ringraziamento particolare lo devo agli allenatori dei bambini più piccoli, lo stile utilizzato sia in allenamento, sia durante le partite è l’ideale per fare crescere l’autostima e la sicurezza di sé in bambini di questa età. Ammiro la loro capacità di essere costantemente premianti, rispettosi dei tempi e delle caratteristiche di ogni bambino, mai direttivi anche se fermi quando serve. Come unica considerazione negativa, mi sento di menzionare l’atteggiamento talvolta un po’ critico di noi genitori, probabilmente dovremmo essere i primi a condividere i valori che si cerca di insegnare ai ragazzi attraverso lo sport.

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Genitore È stato un buon anno; i bambini hanno partecipato anche al campionato, certo avrebbero preferito vedere la squadra in classifica, sono piccoli è ovvio che la componente ludica per loro è importante, abbiamo però cercato di fargli capire che non è importante solo il risultato. Una critica, ma più che altro una speranza, è quella in futuro di avere degli ambienti più accoglienti e delle divise dignitose senza sponsor inesistenti con scritte mezze scollate. Credo che anche il vestiario serva a far passare il messaggio che quello che fanno, anche se nel piccolo, è da prendere con serietà. Allenatore È stato bello vedere crescere i ragazzi, giorno per giorno, tanto nelle abilità calcistiche, quanto nell’affiatamento di squadra; fa piacere vedere un gruppo dove nessuno vuol mai mancare, segno di un ambiente sano per imparare a divertirsi. Mi sarebbe piaciuto avere maggior sostegno e collaborazione da parte degli altri organi presenti in oratorio, anche se queste distanze si stanno pian piano colmando. Allenatore Mi è piaciuto il sorriso di ogni bambino e la voglia di imparare divertendosi. Non mi sono piaciuti alcuni comportamenti dei genitori, in particolare durante le partite: invece di supportare i figli, avevano altro per lamentarsi. Al di là di tutto stagione positiva. Noi ci limitiamo a ringraziare tutti! Arrivederci al prossimo anno... pronti a ricominciare cercando di migliorare ciò che non è piaciuto! Luca A.


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Vita dei Quartieri La Badia fa 60 anni

Gita GAB - 16 maggio

Filmato 60° Badia - 27 maggio

Concerto - 29 maggio

Incontro ANTEAS - 5 giugno


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Inaugurazione e primi passi centro aperto VI.VO. Sabato 16 aprile 2016 è stato inaugurato il Centro Aperto VI.VO (acronimo di VI.olino VO.lontari) negli ex locali dell’ Asilo nido. Scopo principale della nostra associazione è di proporre, al nostro anziano tipo, un’alternativa alla solitudine, alla dipendenza dalla televisione, a tutte quelle abitudini che ci isolano sempre di più. Siamo un gruppo di 45 soci volontari che ci siamo prefissi questo importante compito di socializzazione e ognuno, secondo le proprie attitudini e con la propria disponibilità, si dedica al perseguimento di questo obiettivo: come? semplicemente organizzando incontri su diverse tematiche, quali sicurezza, salute, prevenzione, affidando la presentazione a specialisti di settore. Organizziamo anche feste di compleanno, esibizioni in teatro di cori per ricordare canzoni e arie musicali del nostro passato. Anche il cineforum riempie i nostri pomeriggi con una partecipata presenza di anziani. Con la possibilità di poter usufruire dei locali assegnatici, possiamo anche organizzare i classici giochi di carte, tombola e incontri ristretti su particolari argomenti. In questa fase di inizio attività, il Centro Aperto sarà disponibile per due pomeriggi, martedì e venerdì dalle ore 15 alle ore 18, per dare la possibilità ad ogni anziano di decidere, autonomamente, quando la voglia di incontrare qualcuno vince la pigrizia di rimanere in casa... La soddisfazione dei volontari impegnati in questa valida avventura, è commisurata alla partecipazione alle nostre iniziative: naturalmente la nostra opera è sostenuta anche da un grande aiuto che la parrocchia ci offre, sia per l’utilizzo dei locali più adatti al tipo di attività, che alla comunicazione degli eventi tramite il foglio degli avvisi e una sollecitazione a fine Messa. Ogni anziano è già il benvenuto. Gianni Maianti

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Spazio compiti

MUSICAL ADO

MESE DI MAGGIO


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