Dialogo e Famiglia - Ottobre 2013

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Dialogo e Famiglia Giornale dell’unità pastorale delle Parrocchie Badia-Mandolossa e Violino N˚ 3 - Ottobre 2013

Fede

Comunione

Missione


Sommario

Comunità parrocchiali “in cammino” (liberamente tratta dalla preghiera per il Sinodo Diocesano dell’anno 2012)

La Parola del Parroco: Comunione e Missione . . . . . . pag. 3

Vita della Chiesa Come il padre ha mandato me, così anch’io mando voi. . . . . . . . . » 4 Anno della Fede . . . . . . . . . . »

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I Cristiani devono essere... “l’ossigeno della pace” . . . . . »

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Dal Consiglio Pastorale Parrocchiale: Anche noi “Comunità in cammino” . . . . . » 6 Siamo un popolo in cammino sulla stessa strada . . . . . . . . » 6 Un luogo di Fede

O Padre, custodisci la Chiesa che è in Violino e Badia, benedici l’esperienza del Cammino verso l’Unità Pastorale. Fa’ che tutti i battezzati, portatori della sapienza del Vangelo del tuo Figlio e mossi dallo Spirito Santo, nella collaborazione e nella corresponsabilità, siano parte viva della comunità in cammino per compiere la tua volontà e mostrare il tuo Volto d’amore in questo nostro tempo. Donaci umiltà e saggezza per riflettere nella pace e nella fraternità, per decidere senza animosità e senza parzialità, per accettare le decisioni senza risentimento. Fa’ che, in obbedienza allo Spirito, vinciamo contrapposizioni e contrasti per immettere nella società preziosi valori di comunione. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Regina della Famiglia . . . . . . » 6

Vita dei Quartieri Comitati di quartiere...!? . . . . . » 14

Orari S. Messe Unità Pastorale

In risposta alla provocazione

Feriali:

del precedente bollettino . . . . » 13

ore 8.30: Badia ore 18.00: Violino

Fede in Dio, fede nell’uomo . . . » 13 Attività in corso . . . . . . . . . . » 13 Notizie dall’Associazione Gruppo Ricerca Badia Trenta . . » 13 Mostra Presepi, 3a Edizione . . . » 13

Cronaca di vita comunitaria Festa SVI . . . . . . . . . . . . . . » 16 Esercizi Spirituali Famiglie . . . . » 19 I Cresimandi - Comunicandi del gruppo “Antiochia” ad Assisi . . . . . . . » 20 Festa in Oratorio: Trofeo Under 16 GSO Badia. . . . » 19 Estate tempo prezioso. . . . . . . » 19

Redazione Don Raffaele Donneschi, Don Fausto Mussinelli, Elena Rubaga, Elena Vighenzi, Edoardo Dioni, Mirco Biasutti, Beppe Maifredi, Carlo Zaniboni, Guerino Toninelli, Luigi Biemmi.

Festive: sabato ore 18.00: Violino sabato ore 18.30: Badia

ore 8.00: Badia ore 9.00: Violino ore 9.15: Mandolossa ore 10.30: Badia ore 11.00: Violino ore 18.00: Violino ore 18.30: Badia

Contatti dei presbiteri della Unità Pastorale Parroco (don Raffaele Donneschi): Parrocchia San Giuseppe Lavoratore trav. Ottava,4 - Villaggio Violino tel. (segreteria parrocchiale) 030 312620 e-mail: raffado@alice.it www.parrocchiaviolino.it Curato (don Fausto Mussinelli): Parrocchia Madonna del Rosario via Prima, 81 - Villaggio Badia tel. 030 313492 - cell. 328 7322176 e-mail: donmussi80@gmail.com www.parrocchiabadia.it

Riferimenti per gli oratori: Oratorio San Filippo Neri via Prima, 83 - Villaggio Badia Oratorio Violino via Prima, 2 - Villaggio Violino

Foto in copertina: “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce”, Don Luigi Salvetti.


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Parola del Parroco

Comunione e Missione

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In cammino verso l’unità pastorale

ur non essendo dei matematici provetti, tutti sappiamo che la figura geometrica dell’ellissi non ha un solo ‘centro’, ma due, e questi si chiamano ‘fuochi’. La teologia della Chiesa, dal Concilio Vaticano II a oggi, insiste molto sul tema della comunione, ma questo è solamente uno dei ‘fuochi’: l’altro è rappresentato dalla missione. La grande novità del Vaticano II non è tanto il concetto di comunione, già prima si parlava di Chiesa come ‘Corpo Mistico’ facendo riferimento quindi all’aspetto della comunione…, quanto quello di missione. Quando il Concilio rilegge la dottrina della Chiesa alla luce del Nuovo Testamento e dei Padri, lo fa ridandole l’afflato missionario: ribadisce che tutti i battezzati sono in comunione fra loro, recupera il concetto di comunione gerarchica, ma la novità consiste nel dire che tutti i battezzati sono missionari, anzi, che la Chiesa è tutta intera missionaria. Nel documento Novo millennio ineunte Giovanni Paolo II scelse come icona per l’inizio del terzo millennio la scena del cap. 5 di Luca, dove Gesù dice a Pietro: “Vai al largo, riprendi la pesca che è stata infruttuosa”. “Duc in altum”! Questa è proprio un’immagine missionaria. Un altro avrebbe potuto dire alla barca della Chiesa: prima di prendere il largo, guarda che l’equipaggio vada d’accordo, che i ruoli siano ben distribuiti, che la nave non abbia delle crepe… Prima la comunione, poi, quando saremo pronti, la missione… Questo è ancora, più o meno consapevolmente, il modo comune di pensare. Saremmo invece più fedeli al Concilio, se dicessimo: prima l’orizzonte della missione! È la missione che deve dettare l’agenda, altrimenti non partiremo mai, perderemmo tutto il tempo al porto, a prepararci… Rischiamo di perdere il 90% delle

energie nell’ungere il rapporto fra di noi, nel rifarci il trucco! E chi va al largo?.... Se invece noi avessimo presenti le esigenze della missione, che sono molto concrete, passando attraverso le relazioni umane, i bisogni che la gente ha di trovare proposte forti, allora ci sarebbero meno difficoltà nel dividerci gli spazi e le competenze tra di noi. Sembra proprio che il Vaticano II inviti a stabilire un circolo virtuoso tra “comunione e missione”: una comunione che non è animata dall’orizzonte della missione diventa un intimismo, sia pur anche un intimismo comunitario; una missione non sostenuta da una sufficiente comunione diventa un attivismo e alla fine testimonia solo affanno. È per questo motivo che il nostro Vescovo Luciano, dopo averci condotto a riflettere su “La Parola di Dio nella vita della comunità cristiana” (2008-2009), “L’Eucaristia nella vita della comunità cristiana” (2009-2010) e “Tutti siano una cosa sola” (La Chiesa comunione e Carità 2010-2011) ci propone quest’anno la sua Lettera Pastorale dal titolo “Come il Padre ha mandato me così anch’io mando voi (Gv. 20,21). Dice il Vescovo nel Prologo: “La frase è brevissima, ma il suo messaggio è immensamente ricco; lo possiamo analizzare così: 1. Gesù è stato ‘mandato’ dal Padre nel mondo per manifestare al mondo il volto invisibile del Padre. 2. Il ministero di Gesù nel mondo si è compiuto con la sua passione e morte, ma non è ancora compiuta (completata) la sua missione; per questo egli (Gesù) manda i discepoli perché continuino la sua missione. 3. Tra la missione di Gesù da parte del Padre e quella dei discepoli da parte di Gesù non c’è solo un rapporto di somiglianza (la missione dei discepoli è simile a quella di Gesù), ma una vera continuità: la missione di Gesù continua in quella dei suoi discepoli. La missione è una


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sola in due fasi successive.” comunicazione, ma perché diGuardando alle prime coventava attraente una vita di munità cristiane che non comunità aperta, che si svolsolo perseveravano nella geva in modo da abbattere le fede ma crescevano, si svibarriere, da ascoltarsi a vicenluppavano, si moltiplicada, da trovare quel nucleo di vano possiamo chiederci: comunione e anche di uguale cosa avevano fatto i primi dignità, più profondo rispetcristiani per essere così misto a tutte le diversità sessuali, sionari? In realtà qui c’è razziali o di tipo sociale. un doppio segreto: il primo Evidentemente non si tratta di segreto lo rivela Gesù stesso sognare oggi delle riedizioni, nel suo mandato testamenma di prendere da quella espetario: “Avrete forza nello rienza l’idea della comunità acSpirito Santo” (At 1,): senza cogliente e aperta. Se molta genlo Spirito la Chiesa chissà da te rimane oggi ai margini – li quanto tempo sarebbe morchiamiamo a volte “i lontani”, ta, con tutte le traversie che ma forse sono degli “allontaha dovuto affrontare. nati” – o se rimane lì, a metà Il secondo segreto lo si vede strada, sulla soglia – è perché tradotto nella forma che aspercepisce la comunità cristiaGesù e i discepoli sumevano le comunità crina come un’azienda, organizstiane nella “Chiesa domestica”. Noi sappiamo zata bene o male, ma che non ha forza attrattiva che le “parrocchie”, con annesse le canoniche, perché fa fatica a vivere una relazione aperta; opnascono solo a partire dal IV sec., con la pace di pure la vive al suo interno, così come un’azienda Costantino; prima, le comunità cristiane si ra- che funziona bene… Ma allora ci si va solo se si dunavano nelle case che, nei tempi apostolici e hanno dei bisogni, se si richiedono dei “servizi”, post-apostolici erano case private abitate da una sia pure religiosi. Si tratterebbe di creare sempre famiglia, messe a disposizione in maniera episo- di più degli stili che fanno passare le nostre codica della comunità. Poi addirittura, dalla fine munità da piccole aziende che erogano servizi a del II secolo fino a Costantino, diventano domus “famiglia domestica”, “casa della comunità”, doEcclesiae, “case della comunità”. mus Ecclesiæ, dove le relazioni contano più delle In queste “case della Chiesa” i cristiani si con- prestazioni e le persone più dei loro bisogni. frontavano sulle Scritture, celebravano l’Eucari- È in questo senso che la proposta per le stia, poi si celebrava il Battesimo, si fraternizzava nostre Comunità, per questo Anno Pastorale, va e si organizzava un minimo di vita comunitaria: nella direzione di volerci conoscere, confrontare, erano comunità nelle quali non ci si richiudeva riflettere… soprattutto a partire da chi già svolge in sé stessi, ma si costruivano relazioni “aperte, un servizio, un ministero nella comunità; questo capaci di vedere, conoscere e incontrare l’altro”; per consolidare il nostro ‘fare comunione’, senza perché le famiglie erano un piccolo cosmo fatto mai perdere di vista il fatto che anche questo è di appartenenze anche diverse. già missione: la testimonianza di una vita fraterSe i primi cristiani seppero “fare missione”, non na è già evangelizzazione. fu perché avessero grandi strutture e mezzi di Don Raffaele


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Vita della Chiesa

Come il padre ha mandato me, così anch’io mando voi

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Il vescovo ci scrive

ome il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” è il titolo scelto dal Vescovo Luciano per la quarta lettera pastorale, presentata sabato 7 settembre 2013 all’assemblea dei catechisti della Diocesi di Brescia. Il titolo della lettera pastorale prende spunto dalla frase del vangelo di Giovanni. Dopo la morte e la resurrezione di Gesù, i discepoli hanno potuto sperimentare il passaggio dalla paura del mondo, che ha ucciso il Signore Gesù, e dalla paura di se stessi, per essere stati deboli e “vigliacchi”, alla gioia del riconoscere Gesù Risorto. Il Vescovo Luciano ci ha detto che per capire a quale missione è chiamata la Chiesa e, quindi noi tutti, è necessario guardare a Gesù. La missione di Gesù nasce, ci ha detto il Vescovo, dal desiderio di amore di Dio per ognuno di noi. Gesù, il “primo inviato”, è stato mandato al mondo per rivelare – rendere visibile il grande amore di Dio per il mondo e perché il mondo si salvi per mezzo di Lui. Per adempiere alla nostra missione innanzitutto è necessario “amare” il mondo come creatura di Dio e operare affinché, poco alla volta venga trasformato per entrare nella vita di Dio-Amore. Compito della Chiesa è vivere la stessa missione di Cristo Risorto. Noi, strumenti, perché Gesù, attraverso le nostre vite, possa camminare nel mondo. La capacità di essere missionari non si improvvisa ma ci viene dal dono dello Spirito Santo. L’amore con il quale Dio ci ama, ci ha detto il nostro Vescovo, è dentro di noi per mezzo dello Spirito

Santo. Se dunque, l’amore di Dio è in noi, il nostro compito è “farlo uscire”, fare in modo che si possa esprimere nei gesti e nelle parole. Il nostro cuore ha ripetuto il Vescovo Luciano, anche se malato e debole è Il vescovo Monari capace di rigenerare all’amore. Concludendo il Vescovo ci ha invitato a camminare: la vita è un cammino e noi siamo dei dilettanti – apprendisti, ma la Parola di Dio e l’Eucaristia ci trasformano. Con esercizio, poco alla volta, riusciamo anche noi stessi ad essere doni di amore per gli altri. Anna e Monica

Raffaello, Pesca Miracolosa


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Anno della Fede Fede e politica: la Sacra Scrittura e altro...

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oma 25 aprile 2013, alla grande manifestazione di piazza un giornalista chiede ad un vecchio partigiano: «Liberazione da cosa?». Lui non pensa, la risposta esce di riflesso: «Dalla miseria!». Attorno a queste due parole “liberazione” e “miseria” svilupperò il tema di questo breve e sintetico articolo che mostra come la fede e la politica siano indissolubilmente unite e da che parte sta il cristiano. “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto ... Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa ... dove scorrono latte e miele ...” Es 3,7-8. Dio è un Padre attento alle sofferenze dei suoi figli, non se ne sta lassù nel cielo, isolato e separato dalla sua creazione. Se ne prende cura, si commuove, si mette in movimento e scende per liberare il suo popolo prediletto. Si potrebbe obiettare che se Dio è così onnipotente avrebbe potuto evitare di inguaiare i suoi figli facendoli diventare schiavi dell’Egitto. Vero! Avrebbe potuto giocare con le sue creature così come i bambini giocano con i loro eroi di plastica. Ma non è questa la vita che Dio ci ha donato, non siamo marionette nelle sue mani. Ci ha donato una vita in libertà. Liberi di scegliere come condurre la propria vita, anche sbagliando se necessario. Ma se Dio ci ha creati liberi e non interviene, perché è “sceso per liberarlo”? Perché in quel momento il popolo ebreo non era più nella condizione creaturale di poter scegliere, era rassegnato nella sua sofferenza, era schiavo del faraone, non aveva una visione del proprio futuro. La miseria è la mancanza di ciò che è necessario, e la libertà è un bisogno necessario così come il pane per nutrirsi. Manca la voglia di sopravvivere, chi è in miseria manca anche di futuro, dell’aspettativa che le cose possano cambiare e migliorare. Dio scende per ridare speranza al suo popolo, per ricordare la promessa fatta ad Abramo, per guidarlo verso

una terra dove il latte e il miele scorrono come l’acqua nei torrenti. Dio solleva il suo popolo su ali di aquile e lo fa andare fino a Lui (Es 19,4). La politica è il complesso delle attività che si riferiscono alla ‘vita pubblica’ e agli ‘affari pubblici’ di una città. In greco città si dice «polis», la città è il luogo dei molti, in greco «oi polloi». La città è per sua stessa definizione il luogo delle molte persone, è il luogo che fa dei molti una comunità. Nell’antica Grecia si pensava alla politica guidata da un ideale fondato sull’ordine, la giustizia e l’orrore per la tirannide. La politica era nata per impedire che i cittadini fossero sopraffatti da un despota che impedisse il buon ordine della città. Non c’è ordine politico senza giustizia e diritto. La giustizia consiste nella volontà di riconoscere e rispettare i diritti altrui attribuendo a ciascuno ciò che gli è dovuto secondo la ragione e la legge (Dt 10,17-18). Il Signore Dio si prende cura del suo popolo, fa in modo che la terra sia distribuita a tutti e che nessuno sia nel bisogno. Ha cura dei più deboli e li difende. Nella società ebraica di quel tempo i più deboli erano quelli che non avevano un uomo capo della famiglia, le vedove e gli orfani, e quelli che non facevano parte del popolo ebraico, gli stranieri. Dio sta dalla loro parte, non li abbandona e maledice chi lede il loro diritto (Dt 27,19). Per la costante durezza del nostro cuore e per il suo amore per l’umanità, Dio si incarna in Gesù di Nazaret. Passa in mezzo agli uomini, percorre le strade e frequenta le città. Attorno a lui riunisce pescatori, prostitute, esattori delle tasse, rivoluzionari. Frequenta e viene attorniato da bambini, da ciechi, lebbrosi, sordi e da indemoniati. Tutta gente povera, reietta ed emarginata, senza nessuno che li difenda. Il diritto e la giustizia non sono riconosciuti a queste persone, vivono per le strade, alle porte delle città, fuori dalla comunità, tra i sepolcri. Sono disprezzati e quando invoca-


DialogoeFamiglia no l’aiuto di Gesù i discepoli li scacciano. Gesù li chiama e questo meraviglia i suoi contemporanei. Il suo modo di essere e il suo insegnamento non si basano sulla tradizione degli antichi, queste sono persone impure, anzi a volte si mette in contrasto consapevolmente: «vi è stato detto ... ma io vi dico .... »(Mt 5,31-32.38-39.43 s). Li vuole accanto, sta dalla loro parte ed il miracolo scaturisce dalla loro fede. Passando in mezzo a loro scoperchia la cappa di rassegnazione e di miseria, ridà loro la speranza, la vita e affida a loro una responsabilità: annunciare la buona notizia. “Torna a casa tua e racconta quello che Dio ha fatto per te»” (Lc 8,39). Come aveva già annunciato il profeta Isaia (Is 61, 1-2), il giorno in cui tutte le genti cammineranno alla luce del Signore è arrivato. Il giorno in cui tutti i popoli della terra guarderanno allo splendore della città del Signore, luce di tutte le genti. Dove le donne e gli uomini proietteranno dinanzi a sé, nel loro futuro, in un progetto di esistenza nuova, il sogno che dorme soffocato dalla miseria. Queste parole, conservate nella Bibbia, sono semplici e comprensibili. Nonostante ciò sono state e sono ancora fonte di errori fatti dalla cristianità nell’applicazione pratica, nella gestione politica della società, oggi come nel corso dei secoli: il costantinianesimo e la religione civile. Ci aveva avvertito Sant’Ilario di Poitiers, Padre della Chiesa vissuto nel IV secolo, che subito dopo l’editto di Costantino così scriveva: “Combattiamo contro un persecutore insidioso, un nemico

La Badia

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che lusinga. Non ferisce la schiena con la frusta, ma carezza il ventre; non confisca i beni, dandoci così la vita, ma arricchisce, e così ci da la morte; non ci spinge verso la vera libertà imprigionandoci, ma verso la schiavitù onorandoci con il potere nel suo palazzo; non colpisce i fianchi, ma prende possesso del cuore; non taglia la testa con la spada, ma uccide l’anima con l’oro e il denaro.” (Contro Costanzo, 5). Il nemico di Sant’Ilario è il potere, l’apparato religioso – politico – sociale, lo stato teocratico contro il quale si è scontrato anche Gesù senza successo. Religione, politica, giustizia, amministrazione diventano un tutt’uno che esclude, imprigiona, uccide chi non è con l’autorità e il potere. Gesù annuncia Dio e il suo Regno, la sua sovranità da attendere senza cedere alle lusinghe del potere, iniziando già qui e ora a riconoscere nei segni del tempo l’anticipazione di questo Regno, restando vigili e pronti ad accoglierlo al suo arrivo come fanno le vergini sagge (Mt 25,1-13). Nel corso della storia la Chiesa a volte ha perso di vista il Regno di Dio dedicandosi più al palazzo che alla vita della comunità, più a godere della tentazione satanica di un regno sulla terra (Mt 4,8-10). Molti sono stati i profeti, i santi che hanno richiamato la Chiesa alla sua missione autentica, al recupero del messaggio originale, molti sono stati imprigionati, uccisi, esclusi. L’altra interpretazione del rapporto fede – politica è la religione civile. Il potere politico e quello religioso si alleano perché sono entrambi deboli. La politica si serve della religione per difen-


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dersi dall’intrusione di altre forme religiose che la minacciano. Così la tradizione cattolica cerca con questa alleanza di recuperare visibilità in un mondo secolarizzato, laico e che sta sempre più diventando relativista. I poteri, le formazioni politiche e i soggetti privi di fede o di un reale interesse per il cristianesimo trovano nella religione civile uno strumento per difendere la loro identità culturale, i valori, le radici della civiltà occidentale. In questo modo non fanno altro che continuare a costruire muri e inimicizia, muri che Gesù è venuto ad abbattere (Ef 2,14-18). Va da sé che sia il costantinianesimo, che la religione civile non siano la scelta del cristiano, proprio per la natura del messaggio di Gesù, per la sua autonomia dalla politica, da modelli culturali o progetti politici. Il Vangelo si oppone a tutto ciò che è necessariamente imposto dal potere, il suo è un annuncio liberante, non può vincolarsi alle ragioni della politica o all’interesse di gruppi. Quali sono le strade che ci portano alla Signoria di Dio? Ce le hanno indicate, prima la Scrittura e poi Gesù di Nazaret. Prima di tutto è necessario che sia ristabilita la condizione creaturale di libertà, la liberazione dalla schiavitù, dobbiamo liberarci dalle catene di Faraone e di tutto ciò che ci impedisce di essere liberi, che ci rende rassegnati e non ci apre al futuro. Dallo smarrimento provocato dalla crisi, dall’insicurezza del lavoro, dal timore di camminare per strada, dalla fobia per uno straniero. La fede nel Dio liberatore apre

il mare e permette il passaggio verso la terra promessa. Un Regno che inizia nella storia, ma non si esaurisce nella storia, come ci ha tramandato la prima comunità cristiana. Gesù di Nazaret è risorto, ha vinto la miseria più nera e ci sta preparando il Regno, che comincia qui in questo mondo ma continua con la totalità dell’esistenza. Viene poi la responsabilità per ognuno di noi di decidere da quale parte stare. Prendere la parte del più debole, essendo consapevoli che questa scelta passa obbligatoriamente attraverso la croce. Quindi con l’attenzione a chi ha perso il lavoro, allo straniero che suona il campanello in cerca di una moneta, all’anziano e all’ammalato che non ha più speranza. Continua con la condivisione, perché la miseria sia eradicata dal mondo, i bimbi non muoiano più di fame. Il consumo sia responsabile, sobrio, solidale, che il mercato sia trasparente e garantisca una retribuzione decorosa (Caritas in veritate, n.66). La nostra responsabilità di annunciatori che la libertà e la speranza sono per tutti, entra in politica come il lievito nella pasta (Lc 13,21). Quando agiamo politicamente dobbiamo prendere la parte dei diritti del più debole, facendo lievitare le sue speranze, i suoi sogni, guardando alla crescita della persona. E allora non importa se è nero, clandestino, gay, separato, o se si è procurata un aborto, sto dalla parte dei tanti “schiavi”, perché la loro miseria non sfoci in rassegnazione. Arturo Toninelli

I Cristiani devono essere “l’ossigeno della pace” Fede e percorsi di pace

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cristiani devono essere “l’ossigeno della pace” Pisa deve fare i conti con un aeroporto militare che verrà ampliato per diventare un hub, ovvero una megastruttura di smistamento del traffico aereo (sempre militare!), a Novara devono fare i conti con l’aeroporto militare di Cameri che è stato scelto quale punto terminale della catena di montaggio degli F35 che sono aerei da combattimento adattabili al trasporto di ogive nucleari. Vicenza similmente ha a che fare con la rinnovata base militare americana del “dal Molin” e il vescovo non partecipa alla sua inaugurazione, rite-

nendo che la dottrina sociale cristiana preferisce altri strumenti per costruire la civiltà dell’amore. Brescia ha il suo aeroporto militare, ha i suoi depositi di armi della NATO. In occasione della minaccia di guerra in Siria, un organismo bresciano ha scritto: “Le armi leggere hanno alimentato il conflitto in Siria causando oltre 93mila morti. L’Osservatorio OPAL di Brescia (Osservatorio permanente per le armi leggere) denuncia l’ipocrisia della comunità internazionale che, dopo due anni di guerra civile in Siria con oltre 93mila morti e due milioni di sfollati, si accinge ora ad un intervento militare nel paese. Dovevano es-


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Guerra in Siria sere fermate prima anche le esportazioni di armi leggere che l’Italia – in particolar modo dalla Provincia di Brescia – e diversi stati europei hanno continuato ad inviare nei paesi confinanti con la Siria. Le armi leggere sono le vere “armi di distruzione di massa” che hanno alimentato il conflitto”. Brescia, 28 agosto 2013 A mio avviso, la questione della pace e della corsa agli armamenti è un tema che fatica ad affermarsi come uno dei punti su cui far convergere il cammino pastorale della nostra chiesa. Pur essendo un riferimento importante e apprezzato a livello teologico e sociale, per quanto concerne la trasposizione in cammini catechetici o itinerari pastorali, il tema della pace e della corsa agli armamenti viene il più delle volte demandato a istituzioni diocesane o a singole persone sensibili a questi problemi. A volte si ha la percezione che la pace o il disarmo non siano considerati con la dovuta attenzione come temi che toccano tutti in prima persona. Occorre superare, almeno nelle nostre comunità cristiane, la logica del profitto e della forza che sembra pervadere la società ad ogni livello. Siamo i discepoli di un Dio che si è abbassato alla nostra condizione umana e disarmato, mite, umile, ha rifiutato ogni forma di violenza predicando il vangelo della pace. Gesù non odia chi lo perseguita, chi congiura contro di lui, chi lo tradisce. Non accetta di essere difeso con la spada in un momento in cui la spada sarebbe legittima; rimprovera i discepoli che gli portano due spade dicendo con forza «Basta!». Questo non significa solo rifiuto della guerra e delle armi, ma costruzione paziente e quotidiana di nuovi stili di vita fondati sulla gratuità e sulla generosità dell’amore, sulla difesa della vita in ogni sua manifestazione, sulla solidarietà fattiva con i poveri, i deboli e gli emarginati. Noi cristiani siamo chiamati ad essere l’ossigeno della pace in un mondo troppo inquinato dal bellicismo e

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dalla violenza: questo, indubbiamente, richiede a tutti uno sforzo di conversione, un cambiamento di mentalità. Termino lasciando la parola al Vescovo, nella omelia del 7 settembre durante la veglia per la pace in Siria. “Con piena convinzione abbiamo aderito all’invito di Papa Francesco a vivere una giornata di preghiera e di digiuno per la pace. Gli eventi tragici della Siria lo richiedono e il valore immenso della pace lo sollecita. La guerra è un evento che l’uomo si illude di poter dirigere ma che può facilmente sfuggire al suo controllo: può bastare un evento particolare in un angolo remoto del mondo per avviare un effetto domino che coinvolga fatalmente anche altre nazioni. Chi può garantire di riuscire a mantenere un intervento bellico entro confini limitati? Siamo colpiti e anche impauriti dall’uso di armi chimiche; siamo convinti che sia assolutamente necessario bandirle dal confronto di potere tra le nazioni e tra i gruppi politici. Ma, ci ricorda il Papa, la violenza non è lo strumento adatto e può produrre danni maggiori di quelli che presume di correggere. La violenza è per sua natura impotente a edificare un ordine di giustizia e di pace. Per questo preghiamo e supplichiamo il Signore. Ma se vogliamo che la preghiera sia autentica, che non sia solo una scelta tattica o una confessione di debolezza, bisogna che sia unita a una decisione effettiva di evitare la violenza in tutte le sue forme. Bisogna che ciascuno di noi rientri in se stesso, scopra dentro di sé tutte le radici della violenza, cerchi di comprenderne e di distruggerne le motivazioni e si impegni quotidianamente a costruire rapporti di dialogo, di collaborazione con gli altri. Bisogna che la violenza non possa trovare dentro di noi, in nessun modo, delle con-

Corsa agli armamenti


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Papa Francesco e la pace

nivenze nascoste. E dobbiamo riconoscere che tutto questo non è facile: c’è un istinto di autoaffermazione che ci porta a sentire la presenza e il successo degli altri come una minaccia; c’è un bisogno di autodifesa che ci porta a diventare aggressivi verso gli altri; c’è una solidarietà di parte che ci porta a distinguere gli uomini in amici e nemici. Dobbiamo rendercene conto e compiere un’azione di purificazione del desiderio, dell’immaginazione... Non siamo ingenui. Sappiamo bene che i comportamenti gravemente ingiusti debbono essere sanzionati perché il mondo non diventi il paradiso dei violenti e l’inferno dei deboli. Purtroppo, non abbiamo oggi un’autorità a livello sovrastatale che possa rispondere in modo soddisfacente a questa esigenza etica. Per questo bisogna lavorare col massimo di decisione per giungere al riconoscimento di regole comuni della convivenza tra gli stati e alla determinazione di un’autorità deputata a reprimere gli abusi; ben consapevoli che se non siamo disposti a rinunciare ad alcuni ambiti di libertà, saremo sempre costretti a degli aggiustamenti malfatti. Ma l’uso della violenza rischia di rendere questo obiettivo ancora più difficile da raggiungere; la via più promettente rimane quella del confronto tra le parti. Il Signore ci dia saggezza vera e coraggio autentico per essere disposti a pagare il prezzo, a volte alto, che la giustizia e il bene richiedono.” Don Mario

Vita dell’Unità Pastorale

Dal Consiglio Pastorale Parrocchiale Anche noi “Comunità in cammino”

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’è un’unità che deriva dall’eliminazione di tutto ciò che è l’altro e c’è un’unità che si costruisce e si manifesta nel dono reciproco tra ciò che è ‘altro’. È questa seconda forma di unità che costituisce il mistero della Trinità; ed è questa forma di unità che i discepoli sono chiamati a vivere e a immettere nel mondo”.

È con queste parole, tratte dalla Lettera Pastorale 2013-2014 del nostro Vescovo Monari dal titolo “Come il padre ha mandato me, anch’io mando voi”, che si è aperto l’incontro del 15 settembre u.s.. Il pomeriggio, presso il Centro Pastorale Paolo IV, i consigli pastorali, per gli affari economici e dell’oratorio delle due comunità, si sono riuniti


DialogoeFamiglia per analizzare e riflettere circa l’anno trascorso, in cammino verso l’Unità Pastorale. L’esigenza di ritrovarsi tutti insieme è nata all’inizio dell’estate scorsa, dopo un primo anno di incontri comunitari dei due consigli pastorali, che ci hanno visto riflettere sul documento del Sinodo Diocesano sulle Unità Pastorali: “Comunità in cammino”. Riporto qua alcune riflessioni e sottolineature che sono state fatte nel corso degli ultimi due incontri ad inizio estate. Una comunità cammina speditamente se tutti coloro che ne fanno parte sanno qual è la direzione di marcia e sono convinti che sia la direzione giusta. In caso contrario, forse il cammino può essere fatto ugualmente, ma non altrettanto bene perché quello che si fa, viene fatto con fatica, un po’ controvoglia e il risultato non potrà essere che scarso. Camminare insieme, come comunità, verso l’Unità Pastorale significa essere corpo di Cristo e, come in ogni corpo, ci debbono essere molte membra, diverse tra loro, ma nello stesso tempo unite da un legame funzionale. Nessuna deve prevalere sull’altra, così come tutti devono avere la possibilità di esprimersi e con pazienza accettare le decisioni che si prendono insieme, anche quando non corrispondono del tutto alle proprie preferenze. In primo luogo le Unità Pastorali hanno un senso se siamo convinti che il lavoro pastorale sia utile, anzi necessario. Se l’azione pastorale è solo un’attività tesa a tenere in piedi una parrocchia, non sarà facile tenere viva la tensione delle persone che vi operano. Bisogna collocare l’azione pastorale dentro al grande disegno di Dio sull’uomo e sul mondo. Entrando nel concreto delle nostre due comunità, si analizza che alcune iniziative di pastorale comune si sono avviate in questo primo anno. Il cammino comunque non risulta facile, soprattutto perché, al di là del sentirsi unità pastorale, si fa fatica a trasmettere ai nostri ragazzi il senso di appartenenza ad una comunità, perché noi stessi non lo sentiamo fino in fondo. Le Unità Pastorali sono chiamate a vivere un cammino condiviso con un unico progetto che è un progetto pastorale, missionario e pluriennale. La missionarietà delle Unità Pastorali, consiste nell’essere aperta non solo al territorio, ma al mondo intero, con una visione più ampia dei bisogni che ci circondano. Il progetto chiede di essere elaborato su un lungo periodo, proprio perché non è legato esclusivamente al calendario della parrocchia, ma deve guardare oltre. Quali strumenti usare per svolgere un progetto

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così ampio? La preghiera, l’annuncio e i sacramenti senza dubbio, ai quali va inoltre aggiunta anche la corresponsabilità e la testimonianza della comunione. Sono tanti i tipi di unità pastorale possibili e non è opportuno applicare sempre e ovunque un modello esclusivo di UP. Tuttavia è necessario fissare alcuni elementi essenziali che definiscono l’identità stessa di una UP. Per far questo si sottolinea come sarebbe opportuno conoscere la realtà presente sul territorio, in modo da poter avere un’analisi della situazione sia pastorale che sociale. Compito principale della UP sarà la missione ecclesiale attraverso una “progettazione comune” della pastorale: la Chiesa non esiste per se stessa, ma per una missione. A tale proposito, durante l’ultimo incontro, alcuni membri del consiglio hanno portato a conoscenza l’esperienza delle “Missioni Popolari” vissute in altre parrocchie. La missione popolare è l’annuncio straordinario della Parola di Dio proclamata da una comunità profetica (in genere frati) che chiama ogni uomo alla conversione, allo scopo di rifondare o far crescere la comunità cristiana. Si inserisce nei programmi pastorali della parrocchia e contribuisce a realizzarli. Rispetta i ritmi vitali della comunità, aiuta a verificare i programmi o ad iniziare un cammino. La missione, è un ‘evento’ che si innesta nella pastorale ordinaria per finalizzarla allo stile pastorale missionario. L’intera comunità parrocchiale deve stare dentro questo ‘evento’. Il termine “Missione popolare” spaventa un po’ tutti, ma è certo che lo sforzo della nostra comunità in cammino verso l’Unità Pastorale, deve essere quello di modificarsi da comunità evangelizzata celebrante a comunità evangelizzatrice. Alla luce di questi bisogni e, nel desiderio continuo di crescere nella fede, si inserisce la proposta che i sacerdoti hanno rivolto alle due comunità per l’anno entrante. Si tratta di 7 incontri distribuiti nel corso dell’anno pastorale, all’interno dei quali tutte le realtà parrocchiali e dell’oratorio, sono chiamate a riflettere, analizzare e confrontarsi su tre tematiche principali: 1. La situazione della Chiesa oggi 2. Cosa ci dicono la Parola di Dio, la prassi della Chiesa e i documenti del Magistero? 3. Quali prospettive per la parrocchia e per l’unità pastorale. Per i Consigli Pastorali delle due comunità Elena


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Siamo un popolo in cammino sulla stessa strada 15 Settembre 2013, la via verso l’Unità Pastorale: verifica e programmazione

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a data del 15 settembre rappresenta per la nostra erigenda unità pastorale un momento molto importante; per la prima volta infatti, ospiti presso il Centro Paolo VI, si sono ritrovati i consigli pastorali, i consigli per gli affari economici e i consigli d’oratorio di Badia e Violino. È stata questa una preziosa occasione per fare il punto della situazione circa il cammino verso l’unità pastorale compiuto in questo anno e, nel contempo, gettare le basi della programmazione per i mesi che ci aspettano. Queste righe non intendono tracciare la cronaca della giornata, probabilmente già nota a tutti, quanto descrivere le sensazioni vissute da un partecipante alla stessa, che cerca di riportare, secondo il proprio sguardo, lo spirito che ha animato l’incontro e il ritorno che tale giornata potrebbe avere. Il confronto si è tenuto sulle proposte che nell’anno appena trascorso sono state messe in atto nella nostra unità pastorale per aiutarci a crescere nelle dimensioni proposte dal nostro vescovo nelle sue ultime lettere pastorali: Parola, Eucaristia, Comunione e Carità, Missione. La condivisione vissuta, nel pensiero di chi scrive, ha fatto emergere la volontà, secondo ovvia-

mente i carismi delle diverse persone che hanno partecipato all’incontro, di continuare/cominciare a camminare insieme, in un’ottica nuova, verso quella che sarà la futura unità pastorale; è stato bello ed arricchente il confronto tra persone che provengono da esperienze di vita parrocchiale diversa, che possono quindi aprire a prospettive nuove e la dimensione percepita è stata quella dell’ascolto reciproco. È indubbio quindi che, a parere di chi scrive, il bilancio della giornata sia stato positivo, farcito della disponibilità a mettersi in cammino in un’ottica unitaria. Ora però, soprattutto dopo il 15 settembre, le cose non potranno più essere come prima: dovremmo tutti sentirci un poco più responsabili della nostra comunità, dovremmo tutti sentirci parte di questo grande progetto che è l’unità pastorale che porta in sé grandi potenzialità, dovremmo cominciare a camminare insieme, nel senso vero della parola e per fare ciò non potremo esimerci da rapporti schietti e sinceri tra di noi, che passano magari anche dalla correzione fraterna. Il rischio potrebbe essere quello di farsi prendere dal “fare” e di sentirci protagonisti, ma se riusciremo ad avere la consapevolezza che siamo a servizio di un progetto che non è il nostro, ma che è quello di Dio, allora ciò non avverrà. Dopo il 15 settembre dovremmo essere comunità più aperte agli altri, che si fanno prossime di chi ha bisogno, ma che sono in grado di accogliere tutti indistintamente, dovremmo, noi fedeli, essere vicini ai nostri sacerdoti che il vescovo ha mandato nella nostra comunità per guidarla verso l’unità pastorale, aperti alle loro proposte, anche con senso critico, dove il senso critico si esplicita in cammino...


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nel confronto leale e sincero di chi è consapevole che si sta camminando insieme, verso un unico obiettivo. Per camminare tutti insieme, dobbiamo prima condividere dove vogliamo andare, in che modo vogliamo arrivarci, quali sono le cose veramente importanti sulle quali puntare, ed è da qui che deriva la grande importanza del progettare (penso al progetto educativo dell’oratorio, intendendo per oratorio non tanto la struttura quanto la sostanza che deve animare il luogo); progettare è fondamentale poiché permette di tracciare la strada che insieme dovremo percorrere; è qui lo snodo, è qui che dovremo riconoscerci fratelli! Chiediamo allora che lo Spirito scenda sulla nostra comunità e renda le belle parole di una domenica piovosa di settembre, gesti concreti di un popolo in cammino sulla stessa strada verso il regno di Dio. Elena V.

in cammino...

Un luogo di Fede Regina della Famiglia Nella campagna vicino al Villaggio Violino (in via Cortivazzo) nel 2007 la famiglia Corini, in occasione del matrimonio del figlio, sottolineando la sua devozione alla Vergine, posava una statua dedicata alla Madonna, Regina della Famiglia. La posa della statua venne fatta in un luogo pubblico così da essere a beneficio non solo della famiglia, ma di tutti coloro che volessero pregare con intenzione alla Vergine Maria. L’allora Parroco don Agostino Bagliani benedisse la statua ed iniziò la tradizione di tenere la messa conclusiva delle celebrazioni del mese di Maggio nei pressi di questa Madonnina. Ricordiamo, a tutti noi, questa benevola presenza vicino al quartiere, nella speranza che possa essere sostegno a tutta la nostra comunità.

Al Cortivazzo


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Vita dei Quartieri Comitati di quartiere...!?

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on le ultime elezioni amministrative della nostra città nella primavera scorsa, che hanno visto il rinnovo del Consiglio Comunale (e non più dei Consigli di Circoscrizione), si è purtroppo chiusa, per alcune città sotto i 250.000 abitanti, l’esperienza politica del decentramento. La parte politica ed elettiva delle Circoscrizioni viene abolita, mentre fortunatamente continueranno i servizi del Comune, garantiti dagli uffici decentrati nelle sedi Circoscrizionali. Ora, se i servizi vengono mantenuti dove sta il problema? Il problema sta nella rottura di quel collegamento tra cittadinanza e Comune che la Circoscrizione garantiva, nell’assenza di quel tramite comunicativo che permetteva il passaggio di idee e pareri sui vari temi dei quartieri e della città dai cittadini agli amministratori. Non è certo sfuggito alla classe politica cittadina l’importanza di dare voce ai cittadini per poter meglio amministrare la nostra città. Le scelte per garantire la continuità della partecipazione in città stanno portando alla istituzione di Comitati di quartiere, formati da cittadini che liberamente si iscriveranno a liste di candidati fra i quali verranno eletti i rappresentati dei quartieri. Quindi si cerca di garantire rappresentanza senza ricorrere ai partiti per la scelta dei can-

didati, ma lasciando che siano i cittadini stessi a mettersi in gioco, assumendosi per così dire onori ed oneri di un impegno a nome del proprio territorio, impegno che è sostenuto però da una scelta personale. Questi Comitati se da un lato sembrano andare nella direzione di permettere al Civismo, di cui spesso si legge e si parla, di emergere e farsi propositivo, dall’altro possono presentare il rischio che pochi siano in realtà disposti a candidarsi, svuotando così di significato il passaggio elettivo “di selezione” che solo se vedrà una grande partecipazione potrà dare peso e rappresentanza ai nuovi organismi. Sarà dunque importante che i diversi ambiti sociali: Associazioni, Scuola, Parrocchie, Gruppi sportivi e perché no il passa parola tra vicini di casa, si facciano carico di stimolare le personalità più diverse a candidarsi, al fine di poter scegliere donne e uomini che realmente rappresentino i territori di appartenenza. Solo così avremo elezioni vere e vera rappresentanza. Un confronto aperto, una sincera voglia di discutere e mettersi in gioco, un dialogo fra tante persone, sarà già un grande traguardo al di là delle elezioni, perché solo una comunità che si confronta e discute, approfondendo i temi del proprio territorio, può crescere verso la direzione del bene di tutti.

In risposta alla provocazione del precedente bollettino mattina io non divento né più ricca, né più povera. Mi dispiacerebbe molto di più pensare di non avere 16 luglio 2013 aiutato una persona in reale difficoltà”. Anche mia madre aveva le perplessità di M.B. ed Caro don Raffaele, vorrei inserirmi sull’intervento di M.B. pubblicato allora ha voluto mettere alla prova uno di coloro che sull’ultimo bollettino. Certo, anche io qualche volta abitualmente le suonavano il campanello, offrendosono stata sfiorata dal pensiero dell’inutilità della gli qualche ora di lavoro nel proprio orto: la persona mia elemosina. Certo, le scene descritte da M.B. si si è regolarmente presentata. vedono. Ma è altrettanto vero che io ultimamente ho Alla luce di queste considerazioni, invio un grosso visto, più di una volta, atteggiamenti che non vedevo abbraccio a lei e a tutti i nostri fratelli di qualsiasi anni fa: persone nere frugare nei cassonetti. Allora colore. mi sono detta: ”con quel poco che io do loro ogni G.F. Risposta n° 1


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Risposta n° 2 Ho letto con molto piacere la lettera contenuta nell’inserto dell’ultimo numero del “Dialogo e Famiglia” e voglio dire che condivido pienamente l’idea di considerare il bollettino come possibilità di confronto. Mi auguro che la lettera abbia delle risposte e che l’iniziativa possa continuare in futuro. Per quanto mi riguarda vorrei affrontare un tema molto dibattuto in questi giorni e che tiene tutto il mondo con il fiato sospeso. Ma prima, ritornando alla lettera, mi viene spontanea una breve riflessione solo su un punto, lasciando ad altri, in particolar modo don Raffaele, il compito per una risposta più completa e competente a quanto M.B. si pone. Dice: ”Ma se è giusto dare qualcosa a chi è in difficoltà, la darò a quelle persone che sono davvero bisognose e meritevoli”. Ma perché meritevoli di carità? A chi spetta giudicare chi è meritevole e chi no? Una persona in difficoltà deve essere aiutata indipendentemente dai suoi meriti. I doni che tutti noi riceviamo da Dio ogni giorno, ce li meritiamo? Dio non fa distinzione tra meritevoli e non. Mi ha stupito e non condivido questa ultima frase perché non in sintonia con quanto leggiamo nel Vangelo e con quanto Dio ci ha insegnato e che continua a trasmettere a noi attraverso le parole di Papa Francesco il quale spesso di parla di povertà e aiuto ai più deboli senza fare distinzioni di merito. Ora vorrei passare all’argomento che più mi inte-

ressa sul quale mi piacerebbe ricevere qualche risposta. Si tratta dell’intervento armato in Siria per porre fine ai massacri che si stanno compiendo. È lecito questo? È lecito questo modo di agire che per salvare persone dalla morte si debba ucciderne altre? Il Papa è chiaro: No alla guerra, mai più la guerra. Ma di fronte al fallimento della politica e della diplomazia internazionale per mancanza di mezzi, di volontà, o perché non sono ascoltati da queste popolazioni in guerra tra di loro, cosa si può fare? L’esperienza vissuta in Europa il secolo scorso (vedi Germania o Russia), ci insegna che questi regimi totalitari dove una persona si arroga il diritto di vita o di morte su altre persone, se non vengono fermate subito le conseguenze sono disastrose. I milioni e milioni di persone sterminate durante l’ultimo conflitto mondiale ne sono una prova. Il Santo Padre ci ha chiesto una giornata di preghiera e di digiuno, ma nell’ascoltare le Sue parole per metterle in pratica, mi vengono i dubbi. È lecito o no? Magari quando il bollettino verrà distribuito nelle case, la grave crisi che coinvolge la Siria sarà risolta (me lo auguro). Vorrà dire che le parole del Papa accompagnate dalle preghiere di tanti cristiani e non , saranno servite a qualcosa. Intanto in Siria si continua a morire. Guerino Toninelli


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Fede in Di0, fede nell’uomo

La risposta del nostro Vescovo a Umberto Veronesi

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l 23 agosto u.s. è apparso sul Giornale di Brescia un interessante commento del nostro vescovo Luciano ad un’intervista uscita l’11 agosto sul Corriere della Sera in cui il professor Umberto Veronesi presentava il suo ultimo libro “Credo nell’uomo, non in Dio”. La convinzione dello scienziato circa la non esistenza di Dio, espressa molto chiaramente nel titolo del suo lavoro è fondata sulla presenza del male nel mondo. Come può, secondo Veronesi, un Dio che diciamo essere buono aver permesso la catastrofe della Shoah nel secolo scorso, piuttosto che permettere, ancora oggi, la crudeltà delle guerre, il dolore delle malattie?! La presenza del male nel mondo è prova certa, per il professor Veronesi, della non-esistenza di Dio. Dall’altra parte a confutare la sua fede nel genere umano, lo scienziato cita i grandi passi in avanti fatti dall’uomo nel corso della sua storia (l’integrazione tra bianchi e neri, la fine del rogo degli eretici) ed è convinto che l’uomo continuerà nel corso dei secoli il suo cammino di emancipazione. Certo, scrive Veronesi: «È vero che si potrebbero avere seri dubbi sulla bontà dell’uomo (guerre mondiali, Shoah, torture e violenze), ma l’evoluzione storica apre la speranza a un futuro più roseo». Il famoso oncologo infatti, si dice vicino alla posizione di S.Agostino secondo cui l’uomo è buono e il male è solamente la negazione del bene. Da queste considerazioni è partito il nostro Vescovo per il suo commento. Secondo mons. Monari vi è un’incongruenza di base nelle affermazioni del professore: il male pare essere infatti nulla più di un semplice “incidente” di percorso quando si tratta di fondare la fede nell’uomo, mentre è un impedimento invincibile quando si tratta di credere in Dio. Secondo il nostro vescovo, presupponendo che esista un Dio creatore che, quindi, ha creato l’uomo, possiamo affermare che, se consideriamo l’uomo buono, non possono che essere buoni sia il mondo nel quale l’uomo vive che il

Dio da cui l’uomo è stato creato. Il professor Veronesi si pone invece, scrive mons. Monari, come “giudice del mondo”, fuori da esso, mentre per il nostro Vescovo uomo e mondo sono strettamente collegati, inscindibili, infatti “se Dio esiste, ha creato il mondo e l’uomo nel mondo” ; si tratta di vedere se il mondo con tutto quello che ne fa parte (l’uomo stesso, la cultura, i sentimenti, etc) sono cosa buona, per cui presuppongono un creatore buono o se il mondo nel suo complesso (uomo compreso quindi) è cosa cattiva e quindi non può essere attribuito alla creazione di un Dio buono, ma piuttosto a quella di un genio potente, ma cattivo. Nel suo commento mons. Monari sottolinea che: «Lo “statuto” di Dio e quello dell’uomo sono più legati di quanto il prof. Veronesi ritenga; la bontà dell’uomo rivela (anche se oscuramente) la bontà di Dio e la bontà di Dio rende possibile (anche se non necessaria) la bontà dell’uomo», a voler intendere che se si ha fede nell’uomo non si può non aver fede in Dio. Il Vescovo infine conclude affermando che, da credente, lui intende anche la vita dello stesso professor Veronesi, spesa da anni nell’impegno contro il cancro, un segno dell’amore di Dio che ha creato il mondo. Arrivare in fondo a questo articolo non è stato semplice, l’argomento è complesso e i due personaggi protagonisti sono di grande spessore: il professor Veronesi è una persona che la vita mi ha portato ad incrociare ed anch’io ritengo, come il nostro Vescovo che, per il suo impegno, per quello che fa, ma soprattutto per come lo fa, si trovi molto più vicino a Dio di quanto lui stesso non riesca a percepire. Dall’altra parte mons. Monari, grande esegeta e biblista che apre a prospettive e riflessioni sempre stimolanti e profonde. Due grandi persone con una grande differenza: la Fede in Dio. Chi scrive può solamente portare le considerazioni di una persona in cammino, senza nessuna competenza particolare, con una Fede piccola piccola, ancora immatura e che deve crescere; ciò che mi sento di esprimere sottovoce è che credo che la Fede parta da una domanda che l’uomo si pone, una domanda che si apre verso l’infinito, una domanda alla quale l’uomo capisce che non potrà trovare risposta solo ed esclusivamente nella ragione, ma anche e soprattutto nel cuore. Il cuore apre ad una prospettiva infinita, che va oltre, che ci


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fa sentire amati da quel Dio Padre che ci ha creati; attraverso esso, possiamo vedere i fratelli immagine di quel Dio grande che è nei cieli e riusciamo a cogliere, anche quando l’uomo sceglie il male e si allontana da Dio, che il bene c’è ancora, sempre. Massimiliano Kolbe che si offre ad Auschwitz al posto di un padre di famiglia, Edith Stein ebrea convertita al cattolicesimo, una vita scandita da preghiera, insegnamento ed un grande coraggio che la porta nel 1933 a chiedere formalmente la denuncia delle prime persecuzioni nei confronti degli ebrei, Madre Teresa che spende tutta la vita a favore dei poveri negli slum di Calcutta e tanti altri ancora. Credo che sia impossibile “inscatolare” Dio in fallibili ragionamenti umani, Dio è oltre, è infinito e le uniche possibilità che abbiamo di provare ad intuirlo sono le vie che partono dalla ragione e dal cuore. Solo con una sana conciliazione tra queste due peculiarità potremo provare ad avere Fede e quindi aderire pienamente al progetto di Dio su di noi: pregando, provando a capire, studiando, guardando negli occhi i nostri fratelli per scorgervi l’immagine di Dio, cercando tra le mille fatiche quotidiane ed i nostri limiti umani di vivere almeno un poco il Vangelo e quando sbaglieremo ed inciamperemo, perché siamo piccoli e fragili, certi dell’amore di Dio, potremo rialzarci e riprovarci. Almeno così credo... Elena V.

Attività in corso È un titolo generico, che tuttavia, in modo più o meno evidente presenta un certo fervore di opere. Anche i giardini circostanti sono oggetto di attenzione da parte della comunità, che dedica il suo tempo a migliorare l’aspetto del territorio che ci ospita ed intanto l’interesse nostro è rivolto alle tante cose buone che si possono fare. I giorni passano, le stagioni si alternano, l’autunno procede e qualcuno si preoccupa di dare una mano affinché le cose vadano bene, anche se non mancano i soliti disturbatori, perché c’è sempre qualcuno che stenta a maturare. Il tempo passa e rimane la speranza di un futuro sereno. Anche qui da noi ci sono attività che hanno bisogno di collaborazione. I giovani, più di ogni altro, devono guardare avanti. Senza il loro aiuto

il futuro sarà più faticoso. Il verde ed i fiori che ci stanno intorno rendono l’aria più respirabile e quelle bellissime piante di carpino sembrano toccare l’azzurro della volta celeste, ondeggiando con lo splendore della loro chioma verde. Gli addetti ai lavori rendono il paesaggio sempre più gradevole. Mentre stendo queste poche righe mi tornano alla mente certe poesie di Dante, Carducci, Pascoli ed altri che rinnovano alcuni momenti della vita in cui questi ed altri autori di gradita memoria sono entrati a far parte della nostra vita ed ora si ripresentano con piacere. Guardiamoci intorno e, se è possibile, diamo una mano. Sarà bello anche per noi e tutto questo entrerà nel mondo dei nostri ricordi speciali. Biemmi Luigi


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Notizie dall’Associazione Gruppo Ricerca Badia Trenta

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o scorso anno, il Gruppo Ricerca Badia za dubbio riproposto anche nei prossimi anni. La Trenta si è costituito in Associazione per serata inaugurale della mostra fotografica è stata poter meglio rispondere alle finalità cultu- allietata dal concerto della soprano Veronica Garali e di ricerca storica sul nostro territorio e per sparini e del fisarmonicista Gianfausto Zanola. poter eventualmente accedere a qualche finan- In collaborazione con il Gruppo Alpini Badia e la ziamento per la manutenzione e la conservazio- parrocchia, in occasione della festività di sant’Anne del nostro tesoro che è costituito dalla chiesa tonio, è stata proposta una “Salaminata presso la chiesa di Sant’Antonio”. di sant’Antonio sul colle in via Badia. La chiesa, come ogni estate, è stata utilizzata per Nel mese di Giugno la chiesa ha ospitato l’espole celebrazioni della domenica sera; quest’anno, sizione dei disegni del signor Ugo Pasqui racinoltre, la domenica mattina, da giugno ospita colti nel libro “La Brescia che amo”. In questa le funzioni religiose della comunità ortodossa di occasione il cantautore bresciano Francesco lingua rumena presente sul territorio di Brescia. Braghini ci ha intrattenuti durante la serata Come consuetudine, in questi due anni moltepli- inaugurale. ci sono state le iniziative proposte dal Gruppo. In questi giorni è in allestimento presso la chiesa di sant’Antonio una Nei mesi di maggio e grande novità: una giugno del 2012 presso mostra di opere d’arte la chiesa di sant’Anprodotte dai giovani tonio sono state predei nostri quartieri che sentate alcune serate frequentano le scuole di interesse storico con superiori. Speriamo che la presentazione della molti concittadini vopubblicazione “Cronigliano visitare l’esposichon di Jacopo Malvezzione per dare fiducia zi” a cura della signora ai nostri ragazzi. Irma Bonini Valetti, la Le attività, come si può presentazione del libro vedere, sono molte e di Fiorenza MarcheS.Antonio al Monte molto interessanti. sani e Cesare Bertulli “Cellatica nella storia e nelle immagini” e del li- Non sempre però raccolgono l’attenzione degli bro “Come ricercare le proprie origini” a cura di abitanti della nostra comunità; sempre molto nuFrancesco Zeziola, accompagnate da una serata merosi invece sono i visitatori e gli spettatori che provengono da altre zone della città. musicale con il gruppo “Armonie in Pizzico”. Di grande interesse e partecipazione per la no- Anche per l’anno prossimo ci ripromettiamo di stra comunità è stata la presentazione del libro proporre iniziative valide, anche se la realizza“’L cüradì”, dedicato allo scomparso don Batti- zione di queste può aver luogo solo grazie ai sta Fanetti, a cura di Giacomo Fanetti, con la pre- contributi che però provengono esclusivamente senza di Mons. Federico Pellegrini e Mons, Luigi dalle offerte raccolte durante le iniziative stesse. Ci sembra di aver tenuto fede ai principi presenti Bracchi, ex sacerdoti della nostra parrocchia. Nel 2013 ci siamo avvalsi della preziosa collabo- nel nostro statuto di associazione: curare il derazione di don Luigi Salvetti per la realizzazione, coro artistico della chiesa di sant’Antonio; propresso la nostra chiesetta, di momenti di rifles- muovere attività di ricerca nel campo dei beni sione e preghiera, in marzo con “La passione se- culturali tramite convegni, riunioni, visite, mocondo Luca”, con la partecipazione della Corale stre; sensibilizzare l’opinione pubblica sulla riPaolo VI, e in maggio con tre serate di arte, cate- cerca storica locale; favorire ed organizzare manifestazioni culturali, artistiche, musicali, e dello chesi e musica. Innovazione di quest’anno è stata la prima edizio- spettacolo in genere. Associazione Gruppo Ricerca Badia Trenta ne del Concorso fotografico “Chiesa di Sant’Anwww.badiatrenta.it tonio alla Badia”, che ha riscosso grandissimo info@badiatrenta.it successo di adesioni e di pubblico e che sarà sen-


Mostra Presepi, 3a Edizione

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nche quest’anno le comunità parrocchiali della Badia e del Violino con l’aiuto di alcuni volonterosi, propongono la partecipazione alla mostra dei presepi che verrà allestita nell’affascinante “location” della chiesetta di S. Antonio al colle. L’intento non è tanto quello di voler eleggere il presepio migliore, ma, piuttosto, promuovere il rinnovamento di alcuni segni della tradizione della nostra fede riscoprendo il senso ed il valore del “Presepio d’Assisi” nato dalla necessità di celebrare ed adorare Dio fatto uomo nel Natale. Una mostra semplice come semplice è lo spirito che animò San Francesco nell’inventare il Presepe, dove TUTTI possono partecipare contribuendo con il proprio presepio fatto o acquistato, nuovo o vecchio, scontato oppure originale. Invitiamo, quindi, tutti gli interessati a volersi “iscrivere” al più presto e possibilmente non oltre il 15 Novembre p.v., data entro la quale sarebbe opportuno che anche le “opere” fossero consegnate per permettere di allestire con calma e dovuta accuratezza la mostra che si pensa possa essere inaugurata già all’inizio del mese di dicembre: il tutto affinché anche la mostra diventi segno tangibile dell’attesa del Signore Gesù durante tutto l’avvento. Per qualsiasi informazione e dettaglio sarà possibile far riferimento ai sacerdoti o al sig. Toninelli Guerino tel. (030.342064 - cell. 347.1714851). Vi aspettiamo numerosi!

Cronaca di Vita Comunitaria Festa SVI

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l Servizio Volontario Internazionale, ringrazia la parrocchia della Badia per l’ospitalità alla Festa – SVI svoltasi nei giorni sabato 6 e domenica 7 luglio 2013. In particolare ringraziamo il parroco don Raffaele, il curato don Fausto, la comunità tutta e i volontari dell’oratorio che ci hanno aiutato col supporto necessario per realizzare al meglio l’evento. Lo SVI è un organismo nato nel 1969, a pochi anni dalla costruzione e avvio dell’ospedale di Kiremba, cui ricorre il 50esimo anniversario quest’anno. Quello fu un impegno di tutta la diocesi di Brescia che regalò il primo gemellaggio alla nostra città (Brescia-Kiremba). Con l’aiuto dell’ufficio missionario diocesano, retto a quel tempo da don Renato Monolo (che tra l’altro in quegli anni svolgeva il suo ausilio sacerdotale domenicale proprio da queste parti, al Violino) e con l’impegno dei primi volontari rientrati da Kiremba, nasceva lo SVI, che ancora oggi opera in 7 paesi del sud del mondo in comunità povere. Lo SVI invia volontari per un servizio minimo di tre anni, dopo un corso di preparazione di durata biennale (l’edizione 2013-2014 del Corso inizierà il giorno 5 ottobre, alle ore 15 presso la sede SVI, viale Venezia 116, al primo piano dell’edificio Comboni - per info tel.030 3367915 o segreteria@svibrescia.it). Tutto questo per cercar di realizzare un incontro

Festa SVI con la diversità culturale il più rispettoso possibile ed orientato ad avviare processi di autopromozione. La parte ricreativa e conviviale della Festa SVI è stata preceduta da un incontro di approfondimento sullo SVI. Presso la Chiesetta di S. Antonio in via Badia, venerdì 5 luglio, tramite musiche e letture dal libro “Africa, sognare oltre l’emergenza – Gino Filippini, 40 anni a fianco degli ultimi”, i partecipanti hanno conosciuto la figura di un volontario SVI, ascoltando alcune sue lettere. Fabio ci ha detto: “questo era il cuore di tutta la vostra festa!” Speriamo ci siano altre occasioni per raggiungere chi non ci ha conosciuto allora.


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Esercizi Spirituali Famiglie

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ll’alba del 20 agosto dell’estate 2013 un gruppo di temerarie famiglie si imbarca per una particolare vacanza: “Esercizi spirituali delle famiglie a Roma”. Non si è trattato di sforzo fisico (in realtà abbiamo sudato parecchio e percorso centinaia di km per le vie della capitale, vero don?), ma quattro intensi giorni di interazione tra sacro e profano, pellegrinaggio e turismo, raccoglimento e divertimento. Il gruppo era composto da famiglie provenienti dal villaggio Badia e dal villaggio Violino che insieme a don Fausto hanno cercato di coniugare il tempo vacanza con un tempo di crescita spirituale. Linea guida dell’esperienza è stata la seconda lettera di S. Paolo a Timoteo che ci ha permesso di riflettere sulle radici della nostra fede, il nostro modo di essere cristiani e testimoni. L’itinerario studiato ad hoc dal nostro don non toccava le classiche tappe, ma ha spaziato attraverso luoghi poco visitati come la chiesa di S. Luigi dei Francesi, S. Ignazio, S. Andrea, S. Clemente, senza comunque tralasciare le tradizionali mete turistiche-spirituali come le catacombe di S. Callisto, il Colosseo, i fori imperiali, Roma by night, la Fontana di Trevi, il Pantheon e naturalmente la Basilica di S. Pietro. Una speciale esperienza è stata la celebrazione della S. Messa nella cappella degli Ungheresi presso la tomba dei Papi sotto S. Pietro. Grazie all’ora mattutina abbiamo potuto visitare in tranquillità le tombe dei pontefici, in particolare quella di S. Pietro e il nostro Papa Montini - Paolo VI. Un particolare ringraziamento va al nostro curato che con la sua competenza, passione e soprattutto pazienza ha saputo farci apprezzare un nuovo modo di scoprire Roma e le sue bellezze e grazie a tutti i partecipanti perché nella condivisione quotidiana tra allegria, stanchezza e preghiera i nostri legami di amicizia si sono intensificati e rafforzati. Susanna e Michele

FAMIGLIE IN CAMMINO proposta di fraternità e di formazione FAMIGLIE IN CAMMINO

proposta DEGLI di fraternità CALENDARIO INCONTRI e di formazione 2013 – 2014 u 28/09/2013 – Badia incontro di apertura, (Mc 1, 15) u 26/10/2013 – Violino “famiglia ed educazione: il rapporto genitori-figli”, (Ef 6, 1-4) u 30/11/2013 – Badia “famiglia, una comunità educativa”, (Mt 18, 17) u 21/12/2013 – Violino scambio di auguri di Natale, (Gv 1, 1-18) u 18/01/2014 – Violino proiezione film: “Thirteen” u 15/02/2014 – Badia “famiglie e impegno sociale: quartiere, città”, (Lc 10, 29) u 29/03/2014 – Violino “famiglia, crisi, lavoro: la famiglia alle prese col cambiamento sociale”, (Mt 6, 25) u 12/04/2014 – Badia scambio di auguri di Pasqua, (Gv 20, 1-9) u 15/06/2014 – Monte Maddalena: incontro di chiusura e di verifica (Mc 1, 15)


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I Cresimandi - Comunicandi del gruppo “Antiochia” ad Assisi

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’intercessione di San Francesco nella vita di ciascun cristiano è un’occasione di discernimento spirituale, regala sensazioni di pace, di riconciliazione con i fratelli, di convivenza armoniosa con il creato. Un’esperienza vissuta con semplicità e spirito di amicizia è quella che ha coinvolto da ven. 30 agosto a dom. 1 settembre 15 ragazzi della nostra Unità Pastorale del gruppo di iniziazione cristiana “Antiochia”, che hanno da poco ricevuto i sacramenti della Confermazione e dell’Eucaristia (il 12 e 13 ottobre per il Violino e 20 ottobre per la Badia). I ragazzi del Violino (Luca, Claudia e Cristina, Elena, Pamela, Marta e Matteo, Elisa ed Emma) e quelli della Badia (Roberto, Luca, Giorgio con Tecla, Giulia ed Elisa) sono stati accompagnati nella città della pace dai catechisti, da alcuni genitori, un figlio, una sorellina e, naturalmente da don Fausto, guida spirituale e culturale preparata e prodiga di attenzioni e suggerimenti. Anche Assisi ha fatto la sua parte. Il sole che ci ha sempre accompagnati nel viaggio, ha infuso alla cittadella suggestioni di colore che hanno aiutato lo spirito del pellegrino presente in ciascuno di noi a prevalere sul fugace sguardo del turista. Assisi era lì, come sempre, puntuale all’appuntamento. Come sempre uguale, come sempre diversa, per le emozioni che la semplicità francescana riesce a donarti ogni qual volta desideri incontrarla. Ecco allora Rivotorto, ai piedi del monte Subasio, prima tappa del nostro itinerario e forse tra le prime anche per il “disobbediente” Francesco: il tugurio è lontano dal mondo da lui stesso rinnegato ed è una delle prime dimore per respirare la pace di Dio. A seguire una sosta in preghiera alla piccola Porziuncola (dove nel 1216 morì San Francesco) e alla basilica di Santa Maria degli Angeli che la contiene. Qui ci siamo accostati al sacramento della Riconciliazione.

Il protagonista del giorno successivo è stato un sublime ossimoro: la povertà di San Francesco sussurrata all’universo e la maestosità dell’arte pittorica ed architettonica ammirata nei secoli. Entrambe ci hanno accompagnato nella visita della città e dei suoi luoghi più significativi. La basilica del Santo e il sacro convento: un unico prezioso scrigno che dal basso accoglie le spoglie del santo, fino ad innalzarsi alla volta del cielo blu cobalto di Giotto. E ancora Santa Chiara, S. Rufino, i vicoli, le piazze, i luoghi che hanno segnato la santità di Francesco. La giornata ha avuto il suo culmine nel pomeriggio con la passeggiata verso la piccola chiesa di San Damiano. Qui, in un suggestivo orto di ulivi, nel luogo in cui un semplice crocifisso di legno ribaltò completamente la vita di Francesco e, con la sua coraggiosa iniziativa, anche la Chiesa medioevale, abbiamo vissuto una semplice celebrazione durante la quale abbiamo rinnovato la gioia di sentirci cristiani e fratelli ed abbiamo ricevuto il Tau, icona dello spirito francescano. La serata ci ha offerto un’altra emozione: abbiamo condiviso con centinaia di altre persone la processione e veglia per la pace “aux flambeaux” sul grande piazzale antistante la basilica di Santa Maria degli Angeli.


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La domenica si è aperta di buon mattino con il pellegrinaggio all’Eremo delle carceri. La terribile sveglia all’alba imposta da don Fausto ha alimentato in molti di noi torbidi progetti di vendetta ai danni del simpatico curato. Al reale risveglio (ovvero dopo circa mezz’ora di cammino) in tutti c’era la consapevolezza che anche questo momento si sarebbe rivelato un’esperienza di gruppo e di spiritualità coinvolgente ed arricchente. E, in fondo, sì, anche don Fausto l’ha azzeccata con la levataccia: il sole del primo mattino, durante la salita, è stato un buon compagno di viaggio e non un ostacolo, come avrebbe potuto svelarsi se fossimo partiti più tardi. La S. Messa nella piccola cappella dell’Eremo è stata per tutti attesa e partecipata. Così come il momento di silenzio individuale immersi nel verde circostante. A conti fatti, tutto ha contribuito a far sì che questi tre giorni possano essere definiti indimenticabili. I ragazzi hanno vissuto momenti di amicizia in gruppo, di sana distensione, e, soprattutto, occasioni per ritrovare se stessi e l’amore di Gesù in vista degli imminenti sacramenti, lontani dai rumori e dalla frenesìa quotidiana. Un appuntamento questo di Assisi, da continuare a mantenere nell’agenda della nostra Unità Pastorale (speriamo!) Una tradizione che, ci auguriamo, possa sempre più coinvolgere le famiglie dei nostri ragazzi: quest’anno i 15 presenti

“supplivano” i restanti 32 rimasti a casa… In conclusione lanciamo quindi una proposta alle famiglie dei cresimandi e comunicandi dell’anno prossimo: perché non convincete la zia, la nonna o il padrino del “cucciolo” a convertire l’irrinunciabile ennesimo regalo pseudo tecnologico in un’esperienza che andrà dritta al cuore e lo aiuterà a crescere umanamente e cristianamente? Credeteci. Sarà una scelta lungimirante ed un valido investimento per il futuro dei ragazzi e della nostra comunità. Carlo Zaniboni

Festa in Oratorio: Trofeo Under 16 GSO Badia

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inisce con la vittoria dell’Oratorio sant’Antonio il simpatico torneo under 16. Un grazie a Don Fausto che ha fatto sua l’idea di questo torneo per i sedicenni, ormai fuori dalle categorie CSI. Folto pubblico, tifo intenso, ottima partecipazione allo stand gastronomico per tutta la durata del torneo. Classifica finale così composta: 1. Oratorio sant’Antonio 2. Oratorio misto Bighè 3. Oratorio Urago Mella 4. GSO Badia 5. Oratorio Violino (coppe offerte da Autofficina Badia) Un grazie sentito agli sponsor: • Autofficina Badia • Azienda Agricola Frattini

• Imp. Pompe funebri Gabossi G. • Bar Sport • Bar Baretto 1. 2. 3.

Miglior portiere Andrea XOX HA (Bar Sport) Miglior giocatore Ronconi Samuele (Bar Baretto) Miglior capocannoniere Savino Domenico (Imp. Gabossi)

L’azienda Frattini ha sostenuto le spese d’iscrizione per il GSO Badia. Sono stati inoltre distribuiti nr. 50 portachiavi offerti dalla Casa della Serratura. Il ricavato del torneo € 355,00 è stato versato a Don Fausto per le spese dell’oratorio. Grazie a tutti ed arrivederci al 2014. Giuseppe Esti


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Estate tempo prezioso Non un bilancio, ma solo un excursus sull’intensa estate dei nostri oratori

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on un bilancio, ma solo un excursus sull’intensa estate dei nostri oratori. Settembre: cambia il clima, cambia il tempo, cambiano i ritmi di vita. Tutto ci riporta con i piedi per terra e si ritorna al tran tran quotidiano: scuola, lavoro, attività sportive e ricreative... anche nei nostri oratori! Questo è il momento giusto per fermarsi, lanciare uno sguardo indietro, ai mesi estivi così preziosi, farne le giuste valutazioni, rivedere fotografie e ricordi che restano come pietre preziose nel cuore delle persone. In queste poche righe riassumiamo semplicemente le cose vissute e condivise; l’insieme delle fotografie che seguono, spero, ci aiuteranno più delle parole. Il Grest, pensato nelle due comunità su un periodo lungo di cinque settimane, ha raccolto bambini e ragazzi dei nostri quartieri e non solo, proponendo la scoperta della bellezza del proprio corpo. I partecipanti sono stati animati e guidati da adolescenti e qualche giovane con tanta disponibilità, pur nei propri limiti; a questi ragazzi siamo riconoscenti per essersi messi in gioco e la comunità esprime il suo “grazie” attraverso il semplice sorriso felice dei ragazzi. Le mamme e i volontari che, a vario titolo, hanno contribuito con pulizie, cucina e altri servizi sono un contributo necessario perché non venga mai meno la voglia di “educare giocando” nei nostri oratori: per questo è giusto un sentito ringraziamento. I campi per le elementari e le medie a Cevo sono stati l’occasione per approfondire lo stile dell’amicizia e della condivisione tipici dell’oratorio, cercando di maturare con se stessi e con gli altri: anche in questo caso la guida degli animatori è stata fruttuosa e la buona volontà di tutti porta a mete insperate. Il campo avventura di quattro giorni tra i rifugi delle Orobie per i nostri adolescenti è stata una esperienza fisicamente impegnativa, all’interno della quale ognuno ha cercato di mettersi in gioco per il bene del gruppo e per raggiungere, scoprire insieme la bellezza del creato e proprio per questo imparare a lodare il Creatore. Il campo delle famiglie ha fatto della condivisione e della semplice convivenza uno stimolo di crescita nella reciproca conoscenza. Un sen-

tito ringraziamento va a coloro che con il proprio contributo in cucina hanno favorito questi giorni di relax in comunità. Gli esercizi spirituali a Roma hanno offerto uno stile diverso di vivere la spiritualità personale e familiare e allo stesso tempo un assaggio di come la bellezza culturale sia strumento con cui Dio parla all’uomo anche oggi. Per i nostri cresimandi-comunicandi i tre giorni di Assisi hanno lasciato un segno che diventa prezioso proprio ora che hanno da poco ricevuto questi sacramenti così grandi: San Francesco e Santa Chiara possano accompagnarli nel vivere da veri cristiani. L’estate è stata caratterizzata dalle numerose feste e occasioni ricreative per entrambi gli oratori: tornei, musica, spettacolo, gioco...tutto con il fine ultimo di far crescere nei nostri quartieri il senso della comunità, il bello dello stare insieme e la voglia di divertirsi in modo sano. Il grazie della comunità va a tutti e in particolare a coloro i quali, nei vari servizi, hanno reso possibili queste occasioni di vera festa. In tal senso va rilevato il ritorno per entrambe le comunità, a giugno alla Badia e a settembre al Violino, della festa dell’oratorio: non si tratta solo di un momento ricreativo ma, nel tempo, di una occasione in cui la comunità rende visibile la propria riconoscenza all’oratorio e permette che sia sempre migliore. In tal senso il cammino è appena iniziato! Così, per sommi capi, abbiamo riassunto le iniziative estive: ora si torna alla vita quotidiana dei nostro oratori, ma non per questo meno propositiva. In particolare, quest’anno sarà dedicato alla definizione del nostro Progetto Educativo, a rendere questo ambiente adatto e aperto, con varie proposte a tutte le età. L’oratorio si propone non solo come il luogo della catechesi, ma anche dello sport, del teatro, della musica, della cultura a tutti i livelli: invito quindi entrambe le comunità a seguire le varie proposte. Nessuno si senta escluso, perché ci sono proposte per tutti e per tutte le età: la difficoltà sta nel prendere coraggio e tornare a “curiosare” positivamente nei nostri oratori. don Fausto


Campo Senior (Cevo 2013)

Campo Junior (Cevo 2013)

Campo Famiglie (Spormaggiore 2013) Campo Avventura

Alcune vincitrici della Corrida

I primi passi del nuovo USO Violino

Torneo pallavolo alla Badia

Badia’s got Talent


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