Dialogo e Famiglia Giornale dell’unità pastorale delle Parrocchie Badia-Mandolossa e Violino N˚ 4 - Dicembre 2013
Natale
di Comunione
Unità Pastorale Badia-Violino
2 DialogoeFamiglia Sommario
PARROCCHIA MADONNA DEL ROSARIO Villaggio Badia - Brescia
La Parola del Parroco: L’inusitato dell’Incarnazione . . pag. 3
Vita della Chiesa Il valore del presepe . . . . . . . » 4 Natale in tempo di crisi. . . . . . » 5 Lavoro a Natale . . . . . . . . . . » 6
Vita dell’Unità Pastorale Comunità in cammino. . . . . . . I Giovani: futuro dell’Unita Pastorale . . . Genitori e figli in cammino. . . . Educare oggi: famiglia e progetto educativo . . Comunioni e Cresime . . . . . . .
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Vita dei Quartieri La Campagna slot mob contro il gioco d’azzardo. . . . . Luoghi di fede: la Madonnina della Cascina . . . Natale in missione: Suor Paola e Suor Rita . . . . . . Presepi e cristalli . . . . . . . . . Preghiera del buonumore . . . .
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Cronaca di vita comunitaria Notizie dal mondo dello sport GSO Badia e USO Violino. . . . . » 19 Ottobrata GAB. . . . . . . . . . . » 21 Giornata del ringraziamento. . . » 21 Vive veramente chi è utile all’umanità e sa usare se stesso. . . . . . . . » 22 Iniziative natalizie . . . . . . . . » 23 El regàl de Martì. . . . . . . . . . » 23
Redazione Don Raffaele Donneschi, Don Fausto Mussinelli, Elena Rubaga, Elena Vighenzi, Edoardo Dioni, Mirco Biasutti, Beppe Maifredi, Carlo Zaniboni, Guerino Toninelli, Luigi Biemmi. Foto in copertina: “Natale di Comunione”
La comunità parrocchiale ha il privilegio di presentare la
3ª MOSTRA dei PRESEPI: 8 Dicembre - 5 Gennaio presso la CHIESA DI SANT’ANTONIO SUL COLLE PROGRAMMA: Inaugurazione 8 dicembre ore 17.00 - Concerto di Natale del coro dei bambini SMILE della parrocchia Violino diretto dalla maestra MIRIAM REGOLA - Lettura di poesie in dialetto bresciano degli autori UGO PASQUI e DOMENICO GABRIELI a cura di GIUSEPPE COLTRINI Chiusura 5 gennaio ore 16.00 - Concerto di chiusura del coro ANGELS CHORUS di Bornato diretto dalla maestra VALENTINA GIACONIA Orari: SAB dalle 15.00 alle 18.00; DOM e Festivi dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00 Visite per gruppi e scolaresche durante la settimana previa prenotazione: 030 312064 (GUERINO) oppure 339 5683489 (SERAFINO)
Orari S. Messe Unità Pastorale Feriali: ore 8.30: Badia ore 18.00: Violino
Festive: sabato ore 18.00: Violino sabato ore 18.30: Badia
ore 8.00: Badia ore 9.00: Violino ore 9.00: Mandolossa ore 10.30: Badia ore 11.00: Violino ore 18.00: Violino ore 18.30: Badia
Contatti dei presbiteri della Unità Pastorale Parroco (don Raffaele Donneschi): Parrocchia San Giuseppe Lavoratore trav. Ottava,4 - Villaggio Violino tel. (segreteria parrocchiale) 030 312620 e-mail: raffado@alice.it www.parrocchiaviolino.it Curato (don Fausto Mussinelli): Parrocchia Madonna del Rosario via Prima, 81 - Villaggio Badia tel. 030 313492 - cell. 328 7322176 e-mail: donmussi80@gmail.com www.parrocchiabadia.it
Riferimenti per gli oratori: Oratorio San Filippo Neri via Prima, 83 - Villaggio Badia Oratorio Violino via Prima, 2 - Villaggio Violino
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Parola del Parroco
L’inusitato dell’Incarnazione Il cammino dell’Unità Pastorale alla luce del Natale
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olti dimenticano che Dio ha un nome e un posto nella storia; ha vissuto la nostra vita: “Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito, in certo modo, ad ogni uomo. Ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo... ha amato con cuore d’uomo”. (Gaudium et spes, 22). L’Incarnazione segna definitivamente la vita degli esseri umani, poiché la Parola si presenta di persona, prende la “carne”, si fa popolo, mette casa in mezzo a noi, diventa uno di noi, come immagine visibile del Dio invisibile. L’incarnazione della Parola esige che noi prendiamo sul serio la presenza di Dio nella storia e nella creazione e siccome il Verbo (Gesù) è venuto a restaurare l’immagine di Dio negli esseri umani ed è vero uomo e vero Dio, l’Assoluto non deve essere più cercato fuori dalla nostra condizione umana, ma si lascia incontrare nella storia, nel camminare con noi e nella condivisione del pane, nel servizio ai fratelli e alle sorelle. Il rischio, già presente nelle prime comunità sotto forma di eresia, è quello di non riconoscere a Gesù una ‘vera carne mortale’, come se la sua umanità fosse solo apparente, con la conseguenza che si ritenga importante non l’annuncio del Regno di Dio, non la costruzione dal basso di questo Regno impegnandosi quindi per la fraternità, la pace, la giustizia… ma che si vada alla ricerca di segni, di prodigi, di apparizioni… che possono anche portare lontano dal seguire Gesù di Nazaret nella vita. È l’incarnazione e la risurrezione di Gesù che ci rende possibile trovare un senso per le nostre lotte, i nostri dolori, le nostre conquiste… Sono frequenti anche tra noi singoli cristiani o gruppi che sentono la tentazione di chiudersi nell’intimismo orante, nel confortevole “almeno qui siamo tra di noi”, nel comodo ‘ci penserà il Signore’… dimenticandosi che proprio il Mistero dell’Incarnazione ci dice categoricamente che l’incontro con Dio avviene nell’incontro con i fratelli e le sorelle.
M.I. Rupnik, Il Natale La comunione avviene all’interno delle relazioni umane, nella misura in cui ci trattiamo da fratelli e sorelle, figli e figlie dello stesso Padre che ha un cuore di Madre. Questo modo di ‘leggere’ il principio originante della nostra fede cristiana ha certamente delle rilevanze anche pastorali, anche per quanto riguarda il nostro camminare verso l’Unità Pastorale. Le due (o tre) signore del Violino che non hanno sottoscritto l’abbonamento al nostro Giornale Dialogo e Famiglia perché ‘si parla più della Badia che del Violino’ dimostrano di non riconoscere come fratelli e sorelle con pari dignità i cristiani della Badia, o quantomeno di ritenere che la divisone di un territorio abbia un peso nella considerazione che abbiamo verso qualcun altro. Ci vorrà molto tempo affinché entri nel nostro linguaggio, che poi esprime ciò che c’è dentro, il “NOI” riferito alle due comunità piuttosto che il ‘noi della Badia o noi del Violino’… Ci vorrà molto tempo perché mi senta a casa mia nella chiesa della Madonna del Rosario o nella chiesa di San Giuseppe Lavoratore… Ci vorrà molto tempo perché i cristiani del Violino sentano come propri i problemi, le preoccupazioni, ma anche le gioie, le conquiste della comunità della Badia e viceversa… ma se il Figlio di Dio fatto uomo non s’è fatto problema a prendere
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DialogoeFamiglia su di sé la carne dell’umanità, senza razza, senza colore, senza parrocchia, senza altra appartenenza se non quella della ‘razza umana’ perché io non dovrei sentire ‘miei fratelli e sorelle’ i cristiani della comunità vicina, con cui sarò chiamato a condividere sempre più tratti di cammino?
Comunità Violino
Buon Natale alle due (o tre) signore del Violino… e a tutti i fratelli e sorelle della Comunità Cristiana! Don Raffaele
Vita della Chiesa
Il valore del presepe
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uella del presepe è una tradizione natalizia genuinamente italiana e non consumistica, profondamente radicata nella cultura popolare del nostro Paese. La iniziò nel 1223 San Francesco d’Assisi, realizzando a Greccio (nei pressi di Rieti) il primo presepe con personaggi viventi. Fu lui a mettere nella capanna di Gesù bambino il bue e l’asinello, di cui non parlano i Vangeli. Il presepe è la rievocazione artistica del più grande avvenimento della storia: la nascita a Betlemme di Gesù, il Salvatore del mondo, Dio che si è fatto uomo ed è venuto ad abitare fra noi. È una rappresentazione simbolica che ripropone visivamente importanti valori morali dell’umanesimo cristiano: - la sacralità della vita umana nascente, della maternità della donna e della famiglia fondata sul matrimonio; - la pari dignità di figli di Dio delle persone umili (i pastori sono stati i primi ad incontrare Gesù ed a ricevere il suo annuncio di salvezza); - la generosità nell’aiutare chi è nel bisogno, come virtù anche dei poveri; - la pace e la pacifica convivenza fra popoli diversi (gli angeli annunciano “Pace in terra agli uomini di buona volontà”);
- l’accettazione dei doni portati dai rappresentanti di altri popoli e culture (i Magi venuti dall’Oriente); - il rispetto e l’amore per la natura creata da Dio (il cielo stellato, la campagna, le montagne, i corsi d’acqua ricostruiti nel presepe) e per gli animali (il bue, l’asinello, le pecorelle) chiamati anche loro a popolare la scena della Natività. La nascita di Gesù avvenne in circostanze drammatiche: Dio volle farsi uomo nascendo come un povero figlio di immigrati senza casa, costretti prima a cercare alloggio in una stalla, “perché non c’era posto per loro nell’albergo”, e poi a rifugiarsi da clandestini in Egitto per sottrarsi ad una persecuzione assassina (quella del re Erode che ordinò la “strage degli innocenti”). L’albergo in cui “non c’era posto” per una madre in procinto di partorire è il simbolo del nostro egoismo, mentre la “mangiatoia” in cui Maria “depose” il Bambino appena nato è un invito a immedesimarci nelle gravi difficoltà in cui versano tante persone povere. a cura di Luca Soana
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Natale in tempo di crisi Nonostante tutto sarà Natale anche quest’anno?
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osa c’è nel cuore dei bresciani per il Natale che sta per venire? Difficile dirlo, forse possiamo immaginarlo. Ci sentiamo più deboli. La persistente congiuntura economica negativa, l’incertezza e la conflittualità del panorama politico, la mancanza del lavoro, la sensazione di un’assenza sempre più marcata di fiducia tra la gente sono alcuni dei segnali esteriori che possono farci intravedere un clima interiore che lascia senza fiato. Eppure a Natale, anche quest’anno, Dio irromperà nella storia con lo sguardo di un bimbo, nato per noi. Si farà presente proprio nella debolezza della vita perché “in chi lo desidera, egli – scrive Massimo il Confessore – vuole continuamente rinascere secondo lo Spirito, perché ama gli uomini”. Già, nonostante ciò che accade intorno e dentro di noi, Dio vuole rinascere perché ci ama. Forse la notizia della sua venuta non basterà a risolvere i nostri problemi, non riempirà i portafogli in vista degli acquisti natalizi, non infonderà buon senso in chi amministra la cosa pubblica, non ci procurerà maggior sicurezza o un lavoro stabile, non diventeremo più buoni. Certo schiuderà, in chi desidera accoglierlo, una speranza e introdurrà nei cuori una serena leggerezza nel modo di affrontare la quotidianità.
“Nulla ci spaventi, – ricorda Teresa d’Avila – solo Dio basta”. Vogliamo lasciarci travolgere dalla paura di ciò che abbiamo perduto in quest’anno o che stiamo perdendo? Percepire la debolezza del vivere, anche sul piano economico, ci rende inevitabilmente più insicuri. Ci spinge, però, a riscoprire pure valori come l’essenzialità e la sobrietà; ci abilita a comprendere lo stato d’animo dei più poveri, di chi la fame e l’indigenza la vive sul serio; ci rende più vicini, fraterni, solidali tra noi perché ciò che ci fa deboli diventi la nostra forza. Questo è ciò che possiamo vivere nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità parrocchiali, nei gruppi, nelle associazioni, nel quartiere dove viviamo. Il Natale ci offre uno stile. E allora in queste settimane mentre nelle case prepariamo il presepio, mentre le strade si agghindano per le feste, mentre la debolezza di chi è debole attorno a noi si farà più evidente non manchi lo stupore per il dono del Dio vicino, la meraviglia di commuoversi per il Bambin Gesù, la voglia, nonostante questo tempo di crisi, di andare avanti con fiducia e speranza. D. Adriano Bianchi
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Lavoro a Natale Teniamo aperto l’albergo della vita
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na piccola “benedizione” l’ho inviata in diretta a don Fausto e alla redazione del bollettino. Ma che cavolo di titolo mi hanno assegnato? E proprio sul bollettino di Natale. Bah, provo a restituirgli lo scherzo con una domanda: quale è la più grande azienda nazionale italiana? Immagino le risposte: lo Stato, le multinazionali, Auchan, Rondinelle, ecc… Tutto sbagliato. L’impresa più grande, anche per risultati economici e non economici, è la famiglia italiana. E non sto barando. E allora chi lavora a Natale? Le mamme e le nonne che in questo periodo di cose ne devono fare tante per gli acquisti, le pulizie, i pranzi, gli auguri! Lavorano creando beni immateriali che nessuno ti può sostituire. E sul posto come sentinelle operose ci metto coloro che lavorano negli ospedali: l’ho provato quando dovetti ricoverarmi proprio il giorno di Natale. E chi sta con i nostri anziani nella case di riposo. E chi, familiare o badante, sta con i nostri anziani nelle loro abitazioni. Mi avete capito. Voglio valorizzare quella normalità di vita che c’è. E che viene data per scontata. L’elenco diventa lunghissimo. E sarebbe interessante se nella Messa di Natale nella preghiera silenziosa e personale dopo la comunione provassimo a riconoscere le persone e le categorie che stanno tenendo aperto quell’albergo di vita, che invece Maria e Giuseppe non incontrarono in quella notte Santa. E Fabio mi raggiunge in posta elettronica: “Don, ma io è da tre anni che non faccio Natale con i miei figli. Il mio ipermer-
cato… resta aperto”. E Fabio mi fa ricordare Silvia, Chiara, Davide e tanti che nei mesi scorsi si sono sfogati per i ritmi fuori di testa imposti loro. Non per un servizio indispensabile, ma solo la logica di solo profitto. E la mia testa vola via. Penso a chi anche a Natale va al supermercato pur di non stare solo in casa. Come anche la signora Cecilia che aspetta almeno una telefonata. E il genitore separato che non vedrà i figli. E chi il lavoro l’ha perso. E chi ormai non sa neppure a chi si fa festa in quel giorno. “È Natale ogni volta che non accetti quei principi che relegano gli oppressi ai margini della società.” (Madre Teresa di Calcutta) Don Mario
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Vita dell’Unità Pastorale Comunità in cammino Proposta formativa di Unità Pastorale
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urante lo scorso mese di ottobre si sono svolti i primi due incontri di formazione per tutti gli operatori impegnati a vario titolo negli ambiti parrocchiali della nostra unità pastorale. L’idea di proporre questi incontri fa seguito ad alcune riflessioni condivise dai consigli pastorali parrocchiali di Badia e Violino che, trovandosi di fronte ad una realtà nuova quale è l’unità pastorale, hanno rilevato la necessità di costruirla su basi adeguate e quanto più possibile condivise. Si è partiti dal presupposto che il primo passo per costruire l’unità è la condivisione delle finalità e degli obiettivi delle attività svolte in parrocchia finalizzate a riscoprire e rigenerare le motivazioni di ciascuno alla luce del Vangelo. Si è pensato di rivolgersi in primis a tutti coloro che si sono resi disponibili per svolgere una o più attività in Oratorio (barista, addetto pulizie, allenatore sportivo, etc.) o più in generale in parrocchia come catechisti, lettori, animatori, volontari per le attività liturgiche e via dicendo. Tirando qualche somma, nelle due parrocchie le persone coinvolte in questi servizi sono oltre 400! Un dato che indica che sul “campo” di Badia e Violino esiste una buona disponibilità e partecipazione e che ha generato parecchie aspettative tanto da mettere a disposizione degli incontri i nostri due teatri. Il primo appuntamento si è tenuto presso il teatro della Badia ed ha visto la partecipazione di circa 80 persone. Dopo l’introduzione di Don Raffaele, l’assemblea divisa in cinque gruppi si è confrontata su alcuni modelli di parrocchia che si sono succeduti negli ultimi anni, per giungere a sintetizzare la nostra attuale realtà e quindi rapportarla a quella ideale deducibile dal Vangelo. La discussione è stata interessante, soprattutto per coloro che affrontavano per la prima volta l’argomento. Per altri l’argomento ed il metodo era noto, ma possiamo dire che è comunque sempre utile riproporre quelle note di idealità di vita parrocchiale che spesso si perdono per strada di fronte alle difficoltà che si incontrano operando da volontari a servizio della comunità.
La proposta era ben strutturata ed in grado di raggiungere gli obiettivi prefissati. Resta il rammarico per tutti coloro che invitati hanno perso un’occasione per dare valore aggiunto al loro impegno. Il secondo incontro, presso il teatro del Violino, ha visto la medesima partecipazione: praticamente la replica dei volti del primo incontro! Il relatore, Mons. Gabriele Filippini, ha descritto come si è evoluto il modo di “essere chiesa” negli ultimi 50 anni, dal concilio vaticano II ad oggi con uno sguardo al futuro, corredandolo di numerosi collegamenti all’intero cammino della chiesa sin dalle sue origini. È emerso che negli ultimi decenni, i cambiamenti sociali e culturali si sono susseguiti in modo sempre più incalzante e conseguentemente ad essi , anche la chiesa attraverso i suoi vertici è intervenuta più volte con encicliche e direttive per fornire ai cattolici i necessari riferimenti. Questa situazione la stiamo vivendo anche tutti noi, calati in una realtà sociale sempre più complicata e in evoluzione che si allontana da quei valori e princìpi che contraddistinguono gli insegnamenti del Vangelo. Da qui la prospettiva di una chiesa “nuova” che pur vedendo diminuire i suoi fedeli, non declina la propria fede anche di fronte ad un progressivo isolamento creato dalla società civile. Anzi, in virtù di questi cambiamenti, mette sempre più al centro la persona in quanto uomo creato ad immagine di Dio e chiamato a contribuire a realizzare il Suo progetto. Ne consegue una comunità ecclesiale costituita non più solo da semplici fedeli ma da persone corresponsabili alla crescita della stessa comunità, che si integrano e collaborano con i propri pastori. Dato che la corresponsabilità è frutto di un percorso condiviso, appare quindi evidente la bontà di questa iniziativa volta ad aumentare la consapevolezza dell’importanza dell’apporto di ciascun volontario per la crescita della comunità. Quindi… l’impegno per tutti sarà di non mancare ai prossimi incontri! Claudio Guglielmina
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I GIOVANI: futuro dell’Unità Pastorale
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Unità Pastorale della Badia e del Violino ha iniziato il cammino di quest’anno con due incontri a cui sono stati invitati tutti coloro che, a qualsiasi titolo, lavorano nelle rispettive parrocchie. Nel primo incontro, svoltosi alla Badia, ci è stata offerta l’occasione di riflettere e confrontarci, attraverso lavori di gruppo, sulla realtà delle nostre comunità e su quella che potrebbe essere la comunità ideale. Nel secondo incontro, svoltosi al Violino, monsignor Gabriele Filippini ci ha proposto, con chiarezza e completezza, un excursus sulla storia della Chiesa, sottolineando l’importanza dei cambiamenti per la crescita della comunità cristiana. Non vogliamo qui fare un riassunto degli incontri, ma proporre alcune riflessioni che abbiamo fatto poi in famiglia. Se anche all’interno di una grande istituzione come la Chiesa, quando è stato necessario proporre modifiche e riforme, non sempre esse sono state capite e accolte positivamente, è facilmente comprensibile che anche le nostre piccole comunità facciano fatica ad accettare una “rivoluzione” nell’organizzazione delle realtà parrocchiali. Per prima cosa è necessario far conoscere a tutti i valori che sottostanno alla creazione dell’Unità Pastorale: non si tratta solo di una carenza di sacerdoti. È invece la messa in comune di espe-
rienze, di capacità, di idee tra due realtà che, mantenendo la propria identità, collaborano per costruire un cammino di evangelizzazione del territorio. Pensiamo che, proprio per la storia personale di ciascuno, per gli adulti e gli anziani sia più difficoltoso accettare i cambiamenti: maggiori sono le resistenze di chi è da anni impegnato nelle attività parrocchiali. E allora, perché non puntare sui giovani? È vero che in questi due incontri i giovani erano veramente pochi, ma crediamo che siano proprio loro il futuro delle nostre comunità. Sappiamo che è difficile attirarli e coinvolgerli, ma pensiamo che sia necessario insistere e non arrendersi al primo rifiuto. I nostri giovani hanno bisogno di attenzioni e di valori a cui fare riferimento. Pensiamo che l’Unità Pastorale possa essere per loro l’occasione di creare un cammino nuovo che preveda momenti di svago e divertimento, alternati a momenti di riflessione, preghiera e crescita umana. I sacerdoti dovrebbero, secondo noi, soltanto offrire una o più occasioni di incontro tra i giovani delle due parrocchie, ma poi devono essere i ragazzi a costruire, secondo le loro capacità e necessità, un percorso di maturazione e di impegno per la realizzazione della futura Unità Pastorale. Gianni, Jessica e Francesca
prossimi appuntamenti Ü domenica 15 dicembre ore 15.00 presso Teatro Violino
ritiro comunitario per operatori pastorali Pred. Don Sergio Passeri
Ü martedì 25 febbraio ore 20.30 presso Teatro Violino
LA CHIESA MISSIONARIA QUI Rel. Vescovo Mons. Luciano Monari
Ü venerdì 28 febbraio ore 20.30 presso Teatro Badia
ESPERIENZE DI COMUNITÀ MISSIONARIE IN ITALIA
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GENITORI E FIGLI in cammino I frutti dell’iniziazione cristiana nelle nostre comunità
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el nostro quotidiano spesso sentiamo dire che i “nostri tempi sono difficili” io stesso ho utilizzato questa frase ma, a ben riflettere, non v’è nulla di diverso da altri tempi anzi, se andiamo al primo dopo guerra, permeato di rovine fisiche e morali (difficilmente si poteva trovare città o famiglia non toccata dalla guerra), bisogna arrossire nel pensare che i tempi difficili siano i nostri. Senza viaggiare nel tempo, semplicemente spostandosi di latitudine, vediamo che esistono aree geografiche dove vengono meno i più fondamentali diritti (partendo dal diritto alla vita, passando attraverso il diritto di esprimere una propria fede religiosa, arrivando al diritto di vivere una vita dignitosa) ed anche qui troviamo situazioni più difficili della nostra. Quindi cosa sta cambiando da noi? Forse sta cambiando la “gente”, non più avvezza alla voglia di mettersi in discussione, di “tirarsi su le maniche” per costruire o ricostruire qualche cosa di diverso, un qualche cosa che si sente più a nostra misura. Cambiare si può, ma ci vuole tempo. Non per niente si dice costruire il futuro, ma il futuro si costruisce oggi ed allora bisogna rimettersi in gioco ed iniziare ad investire sulle nuove generazioni e cercare di insegnare ciò che abbiamo
imparato e che riteniamo importante, al punto da renderlo fondamento del nostro essere. Il cammino di Iniziazione Cristiana richiama tra i banchi i genitori perché riscoprano le loro fondamenta cristiane ed aiutino i figli nel radicare questi valori per poi costruire su di esse il loro “essere individuo”. Più persone contribuiscono insieme nel costruire questo domani, più questo domani sarà armonioso per la Comunità e per la Società. Ben vengano quindi i sacerdoti che ci aiutano nel culto e nel mantenere retta la via, ben vengano gli insegnanti che aiutano nella formazione culturale dei figli e ben vengano i catechisti che per un’ora alla settimana cercano di dare una impronta alla fede dei nostri figli. Ma rimane di fondo un fatto, ovvero, che noi genitori abbiamo il dovere ed il diritto di crescere e formare i figli e questo ci deve bastare per pensare che tutti insieme possiamo cambiare ciò che non va sempre però partendo dal minimizzare le differenze che ci dividono, esaltare le cose comuni, mettersi in gioco per il domani. Con questo spirito dobbiamo affacciarci alle necessità che nascono all’interno delle Parrocchie perché è proprio donando che si riceve di più. Alessandra e Roberto
Genitori e figli in cammino
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Educare oggi: famiglia e progetto educativo
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uanto incerte, povere, logorate siano oggi le relazioni educative più importanti è una realtà sotto gli occhi di tutti. Come diceva il card. Bagnasco, aprendo nel marzo del 2009 i lavori del IX forum del progetto culturale della CEI dedicato all’emergenza educativa, sembra che si sia smarrito l’alfabeto di ciò che è la persona, con i valori propri dell’umanità dell’uomo e del tipo di convivenza e di società che da tali valori consegue. Noi vogliamo ribadire una fiducia salda nel valore della famiglia, vista come fonte primaria dell’educazione: ciascun uomo ha vissuto o dovrebbe aver vissuto nella sua famiglia, come figlio, la prima insostituibile esperienza di essere e sentirsi amato, è cresciuto imparando ad amare, ed è maturato cercando di rendersi amabile con il farsi carico degli altri. Tale esperienza è purtroppo oggi compromessa da una serie di fattori contingenti che noi tutti conosciamo bene. Nella società post-industriale in cui viviamo i parametri che determinano la misura di azioni e progetti sono la produzione, il consumo, il guadagno, il successo, spesso visti come la guida e il progetto di vita dei figli. La prevalenza del sociale esteriore e il desiderio di apparire inducono a comportamenti superficiali che impediscono una comunicazione vera anche all’interno dell’ambito famigliare e non permettono di costruire la famiglia come comunità di persone. Inoltre, se si riflette sull’attuale realtà problematica di giovani e famiglie, ci si rende conto di come l’impoverimento delle relazioni educative sia in buona parte dovuto alla scarsa consapevolezza di principi pedagogici fondamentali. L’eccessivo permessivismo o il ricatto educativo, la mancata richiesta di assumersi responsabilità personali, adattate ovviamente ad ogni età ma sempre proposte con fermezza e, d’altra parte, la sfiducia nelle reali capacità del bambino e dell’adolescente dei propri ineludibili compiti, la scarsa avvertenza della sensibilità viva, delicata di giovani e giovanissimi: sono comportamenti che quotidianamente si vivono in molte famiglie e che pregiudicano in modo grave le relazioni educative a partire dalla prima infanzia, duran-
te la quale i bimbi vengono lasciati soli caricati di emozioni ma non educati a elaborare dei veri sentimenti. Le manifestazioni di bullismo, o più in generale di trasgressione da parte degli adolescenti, sono espressioni di un vuoto profondo causato da queste gravi e risalenti carenze educative. Per questo nella emergenza educativa, da cui sembriamo essere travolti, occorre porsi di nuovo le domande fondamentali: quale adulto vogliamo educare? Quali valori vogliamo consegnare a nostro figlio perché ne divenga depositario per trasmetterli a sua volta alle generazioni future? In un suo bel libro Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose, illustra molto bene questo concetto, mentre ripensa alla civiltà contadina del Monferrato in cui è nato e cresciuto. Ne “Il pane di ieri” non traccia un quadro idilliaco di un mondo che certo conosceva la povertà, l’ignoranza, l’alcolismo, la violenza. Tuttavia valori come la sobrietà, il rispetto per gli uomini e la natura, l’accoglienza, la misura del tempo, il senso della vita e della morte, la capacità di coltivare la ricchezza del silenzio e della mediazione costituivano la base della convivenza, animavano gesti semplici e importanti al fine di una piena umanizzazione dell’uomo. Così il pensiero con cui Enzo Bianchi sintetizza questa sua riflessione sul passato può aiutare a comprendere i motivi della riproposta di un serio impegno educativo: “il nutrimento solido che ci viene dal passato è buono anche per il futuro e i principi sostanziali che hanno alimentato l’esistenza di chi ci ha preceduto sono in grado di sostenere anche noi e di dare vita, gioia, serena condivisione al nostro stare insieme accanto a quanti amiamo”. Da dove cominciare e come operare? Va subito ricordato che ogni adulto, e in particolare i genitori, è educatore in ogni gesto, in ogni azione. Nella nostra vita non esiste nulla di insignificante e di indifferente: anche le più piccole cose contribuiscono a migliorarci o a farci retrocedere. Nel caso dei genitori dobbiamo richiamare il fatto che, mentre i ragazzi sembrano non ascoltare quanto noi diciamo loro, hanno però
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gli occhi ben aperti su quanto facciano e su come lo facciamo. Occorre perciò recuperare il primato dell’educativo sulle altre funzioni famigliari, in un’azione congiunta e solidale di padre e madre, in modo che le scelte educative nascano da un progetto profondamente condiviso attraverso il dialogo e lo sforzo di giungere con franchezza a vedute comuni. Ci sono poi dei principi pedagogici che continuano ad essere molto validi anche nella situazione attuale. Richiamiamone alcuni: creare un clima di fiducia e di rispetto reciproco a cominciare dalla prima infanzia, vincendo la tentazione di considerare il bambino come un esserino tutto tenerezza e il ragazzo come un buono a nulla; esigere l’obbedienza ad una disciplina ridotta all’essenziale ma ferma; creare occasione per appagare in famiglia e con la famiglia i desideri legittimi dei figli; suscitare scambi di idee per superare gli ostacoli; responsabilizzare i figli riguardo i loro doveri, al loro modo di pensare e ai loro sentimenti, fino dalla prima infanzia; dare il senso dei propri limiti, a cominciare dalla parola
“no” che anche i piccolissimi devono imparare ad accettare e che per gli adolescenti sintetizza la difficoltà di scegliere, perché ogni scelta chiede chiarezza, rinuncia e sacrificio. L’educazione si può costruire solo sull’esperienza di azioni positive, di relazioni semplici e buone in cui siano evidenti la stima per la persona, la comprensione del suo cammino e delle sue difficoltà, la speranza fiduciosa delle sue riserve. L’accoglienza che si esercita nella relazione educativa deve testimoniare che si considera la vita come “cosa buona”, un valore indistruttibile nella realtà di tutti, a prescindere da scelte e doti personali. Ma un’opera così importante ha bisogno dei propri tempi, quelli della pazienza silenziosa e fiduciosa, la pazienza del Padre Buono del figliol prodigo, la pazienza preoccupata e vigile della Madonna che torna a cercare il Figlio rimasto a Gerusalemme e che insegna ai genitori a “conservare” tutte le esperienze nel loro cuore, rimeditandole anche quando è difficile capire. Irma Bonini Valetti
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COMUNIONI E CRESIME
nelle nostre comunità parrocchiali VIOLINO
BADIA
oi ragazzi del gruppo Antiochia del Violino nel pomeriggio di sabato 12 ottobre abbiamo celebrato la nostra Cresima nel Duomo di Brescia. Quel giorno eravamo molto emozionati perché sapevamo di essere i protagonisti della cerimonia ed anche perché ad amministrare il sacramento sarebbe stato il nostro Vescovo Luciano. La predica del Vescovo è stata molto coinvolgente e ci ha resi più partecipi alla celebrazione. Ci ha fatto capire che non basta fare un regalo, ma bisogna metterci il cuore, un sorriso… così la persona che lo riceve non sarà solamente contenta del dono, ma sarà contenta di aver trovato un amico in più. Quando abbiamo ricevuto lo Spirito Santo eravamo un po’ timorosi, perché sapevamo che da quel momento saremmo diventati dei veri testimoni di Gesù. I nostri padrini e madrine ci sono stati vicini quando abbiamo ricevuto il sacro crisma. Siamo usciti dal Duomo felici di aver ricevuto lo Spirito Santo e perché finalmente eravamo pronti per annunciare la Parola di Dio agli altri. La Messa di Prima Comunione l’abbiamo celebrata la mattina dopo nella nostra parrocchia. Eravamo tutti vestiti uguali con una tunica bianca ed una piccola croce al collo. Eravamo molto agitati perché saremmo dovuti entrare in processione dall’ingresso principale della chiesa e tutti ci guardavano. Il momento in cui abbiamo ricevuto l’Eucarestia è stato molto emozionante, perché sapevamo che in quel momento Gesù entrava nel nostro cuore. In questi due importanti momenti ci siamo sentiti tutti molto uniti, nel gruppo e nella nostra Chiesa. Ringraziamo i nostri catechisti che con impegno ci hanno preparati a vivere questi sacramenti con fede.
omenica 13 ottobre alla Santa Messa delle 10.30, mentre il Celebrante si appresta a distribuire l’Eucaristia, un brusio dal banco attira la mia attenzione; poi una ragazza si gira verso di me e con gli occhi illuminati e con un gran sorriso mi dice: “Ci pensi Mariella, è l’ultima volta che stiamo a guardare, da domenica prossima anche noi potremo ricevere Gesù!”. Domenica 20 ottobre, le ragazze ed i ragazzi sono finalmente pronti, ordinati, emozionati e direi anche molto attenti e concentrati. Le celebrazioni della Crismazione e della Prima Comunione si svolgono in un clima festoso e partecipato.
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Per il gruppo “Antiochia” del Violino Chiara e Giulia Quarta
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DialogoeFamiglia La grande emozione dei ragazzi, delle ragazze e dei loro familiari è palpabile e l’atmosfera è di grande raccoglimento. Ora è finita la festa e che cosa rimane in loro? Abbiamo pensato di rendere partecipe la comunità scrivendo alcuni pensieri e riflessioni dei neocresimati e neocomunicati affinchè possa rimanere qualcosa in più del bel ricordo di quel giorno, perché è incominciata una vita nuova per loro. (Per rispetto dell’intimità di ognuno di loro, non pubblichiamo i nomi degli autori dei pensieri). • Grazie Gesù per avermi dato la possibilità di ricevere in dono il tuo Corpo. • Aver preso l’Eucaristia, mi sembra di essere diventata più cristiana e più accettata da Gesù. Grazie Signore per il tuo perdono, Tu sei un Padre che mi ama. • Aver ricevuto la Comunione è stato molto bello. Prima ero molto agitata, poi ho sentito in me una grande pace. • La Cresima e la Comunione sono dei sacramenti molto importanti per la nostra vita di
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cristiani. Gesù mi ha dato lo Spirito Santo e Lui stesso. Ogni domenica da ora in poi mi impegnerò a seguire la strada consigliata da Gesù e a diventare una cristiana degna dei doni che ho ricevuto. È stato un momento molto importante perché ho ricevuto dentro di me Gesù. Questo mi rende molto felice perchè sono giunta ad una tappa molto importante della mia vita. Questo mi rende forte per affrontare il lungo cammino che ho davanti. Sono felice di aver ricevuto la Cresima e la Comunione perché finalmente Gesù è nel mio cuore. Sono molto grata a Gesù per avermi dato il suo corpo. Quando ho messo in bocca la particola mi sono sentita libera ed una ragazza migliore, mi sono sentita meglio con me stessa. Ricevere il corpo di Cristo è una delle cose più importanti della mia vita di cristiano. Con il sacramento della cresima e della eucaristia sono entrato quasi completamente nella mia comunità e mi sono reso conto che con Gesù in me devo essere degno di essere cristiano. Grazie Gesù per avermi donato lo Spirito Santo ed il tuo corpo. Era da tanto tempo che aspettavo questo momento, quindi ti ringrazio molto. Gesù, con queste due celebrazioni, sento che sei venuto dentro di me. Quando ho ricevuto la particola ho sentito una voce che mi diceva: “Io sono dentro di te”, lo Spirito Santo è entrato in me e con me rimarrà per sempre. Mi è piaciuta questa esperienza perché sono diventata una cristiana “completa”. Dalla mia prima comunione, io e Gesù ci teniamo molto stretti… Gesù, ora che sei in me fa che tutti quelli che mi avvicinano ti riconoscano. Io pensavo che non avrei provato nulla nel ricevere il Corpo di Cristo. Invece mi sono sentito leggero, libero. Quello che Gesù ha fatto per noi è qualcosa di molto profondo. Ricevere l’Eucaristia e credere che quello è il corpo di Cristo è qualcosa di molto toccante e sublime. Finalmente anche io, quando il celebrante dice: “Beati gli invitati alla mensa del Signore …” posso essere felice. I catechisti e i ragazzi del gruppo “Antiochia” della Badia
Il Risorto si snoda a noi come cibo d’immortalità
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Vita dei Quartieri La campagna SLOT MOB contro il gioco d’azzardo
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a crisi dilaga, i benefici della ripresa non si sentono ancora, la gente è disperata. Resta il tentativo estremo: tentare la fortuna. Per altri il ragionamento è ancora più semplice: “Nella nostra società la vita non ha valore in sè: vale solo nella misura dei soldi che uno ha”. E per i soldi si tenta il tutto per tutto. Così si perdono anche quelli che sono necessari per comprare il pane. È accertato che le attività che crescono di più in tempi di crisi sono il gioco d’azzardo e la prostituzione, insieme a furti e rapine. Dal 2000 al 2012 il gioco d’azzardo legale (gratta e vinci, slot machine, Totocalcio, lotterie, ecc.) è passato da 14 a 88 miliardi di euro di raccolta all’anno. Almeno altri 15 miliardi rientrano nel giro illegale gestito dalle mafie. Spesa media, contando solo i maggiorenni, di oltre 1.700 euro all’anno. Cifre incredibili, una vera emergenza nazionale. Per descrivere il fenomeno il ministero della Salute cita alcuni studi che descrivono “una condizione molto seria che può arrivare a distruggere la vita”. Questa “patologia da dipendenza” interessa “tra il 2 e il 4 percento della popolazione”. Così insieme al numero delle sale da gioco cresce anche quello dei centri per curare la patologia del gioco d’azzardo, una dipendenza assimilabile a quella della droga. Il gioco ha una sua funzione - speranza, che, se spinta come oggi all’eccesso, - un eccesso di sistema, non solo individuale - mina l’etica del lavoro e della condivisione, a tutto vantaggio di un’etica dell’affidamento. Si confida nel caso, si confida nella sorte, si perde fiducia negli altri e le comunità si disgregano secondo un processo tanto drammatico, quanto logico e inevitabile se non si pone rimedio. Quindi prima di ogni proposta nel merito è auspicabile che avvenga una presa di coscienza del problema, da parte dei cittadini, delle associazioni, delle parrocchie, e non da ultimo delle autorità che operano sul territorio. A questa deprecabile situazione sta reagendo con forza il movimento apolitico e aconfessionale SLOT MOB, che ha già organizzato manifestazioni in varie
città d’Italia a favore di quei locali pubblici che hanno detto di no alle slot machine, una decisione coraggiosa che comporta la perdita di un cespite di guadagno anche superiore ai 2000 euro al mese. L’intento dichiarato è di condizionare il mercato orientando i potenziali clienti verso locali slot free (senza gioco d’azzardo). Gli ideatori della campagna sono i professori Luigino Bruni e Leonardo Becchetti, docenti di economia rispettivamente all’Università Sophia di Loppiano e a Tor Vergata. Anche a Brescia ci si sta muovendo. Si sono mossi diversi uomini politici locali, si è mosso il sindacato CISL. Le ACLI e Umanità Nuova, espressione sociale del Movimento dei Focolari, stanno preparando, insieme all’Ufficio Diocesano della Pastorale Sociale (di cui don Mario Benedini è responsabile), una serie di attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla gravità del problema. Queste culmineranno il giorno 1 febbraio 2014 con una manifestazione pubblica alla quale verranno invitati amministratori e uomini politici di ogni espressione. Sarà presente anche il professor L. Becchetti. L’evento avrà luogo davanti a un bar cittadino, il cui proprietario, per una questione di coscienza, ha detto di no al gioco d’azzardo e che quel giorno verrà segnalato alla cittadinanza e premiato con l’afflusso di una numerosa clientela. A questa iniziativa potrebbe benissimo dare il suo apporto anche la nostra Unità Pastorale, visto che fra i nostri parrocchiani ci sono almeno un paio di persone che da tempo si stanno occupando del grave problema. Al Parroco e ai due consigli parrocchiali la decisione. Giorgio Zecchini (I dati di questo articolo sono stati ripresi dalla rivista CITTÀ NUOVA)
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Luoghi di fede la Madonnina della Cascina
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autunno è la stagione che più delle altre, vuoi per i meravigliosi colori che accendono di luce la campagna, vuoi per le grigie e corte giornate portatrici di pioggia che ti costringono al riposo, mi porta a ricordare fatti ed accadimenti della vita passata rimasti assopiti nella mente e che riemergono tra la moltitudine di eventi che mi hanno accompagnato nella vita. Uno di questi ricordi è legato alla Madonnina posta all’interno della Cascina Badia Bassa in via Santellone, tutt’ora presente e posta in una nicchia dei vecchi fabbricati carichi di storia. Era un luogo di fede dove le oltre 30 famiglie contadine, che un tempo riempivano la grande cascina, si ritrovavano per il “tempo della preghiera”, o magari solo per una breve visita per chiedere l’intercessione di Maria affinché il Signore alleggerisse il peso della vita “assai grama” a quei tempi. Con la nascita del villaggio Badia, la “Madonnina della cascina”, divenne luogo di fede anche per le tante nuove famiglie che si insediarono nel territorio: c’era sempre qualcuno che arrivava, pellegrino, a piedi o in bicicletta per una breve sosta o preghiera. Nel mese di maggio, la
statua dopo una bella ripulita, veniva addobbata con quotidiani fiori freschi di campo e l’immancabile corona di luci la rendeva ancora più bella; per una settimana diventava luogo di incontro per la preghiera del santo Rosario ed il piazzale della cascina, sul cui lato est era posta la statua, si riempiva di tante persone: anziani, giovani, bambini, famiglie intere che rinnovavano la loro dedizione alla Madonna, patrona della nostra parrocchia. Con la ristrutturazione, che ha destinato ad altro uso l’intero cascinale, anche la statua è stata oggetto di restauro e recupero ed ha trovato una nuova collocazione a pochi metri di distanza dall’originaria nicchia dove i lavori hanno portato alla luce un magnifico portale con i resti di un affresco. Li è stata posta a protezione dei nuovi abitanti, non più famiglie contadine, ma i residenti di quello che oggi è il Borgo Santellone. Peccato che ora non sia più possibile per i “pellegrini di passaggio” visitare la statua e renderle omaggio con una preghiera o un semplice sguardo.
i BAMBINI del CORO
Ecco nella foto, i bambini del Coro Parrocchiale del Violino. La domenica mattina, supportano il canto dell’assemblea nella celebrazione delle 11.00 e il venerdì pomeriggio, dalle 18.00 alle 19.00, si trovano in oratorio per imparare canti nuovi e stare insieme in allegria. Che altro dire? Adoro trasmettere la mia passione per la musica a dei bambini che mi regalano tante soddisfazioni (con un pizzico di arrabbiature) e credo proprio che quest'iniziativa andrà avanti ancora per un bel po’! Miriam Regola
Guerino Toninelli
P.S.: anche nella comunità della Badia da qualche tempo è partito un piccolo gruppo di bambini che supportano il canto dell’assemblea delle ore 10.30. Chi volesse aggiungersi può partecipare alle prove che si tengono al termine del catechismo del sabato dalle ore 15.30 alle 16.30.
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Natale in missione Suor Paola Battagliola S. Natale 2013
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arissimi amici e benefattori della comunità Parrocchiale “Madonna del Rosario”,
Sono da poco tempo rientrata nella mia bella e incantevole isola di Timor Est e da quest’isola vi raggiungo all’inizio del periodo dell’Avvento che ci prepara ad accogliere la nuova venuta di Gesù nella prossima solennità del Santo Natale. Il mio breve passaggio a Brescia, nel mese di Ottobre, non mi ha permesso di incontrarvi personalmente perché il mio rientro in patria era esclusivamente finalizzato a partecipare alla cerimonia del Nobel Missionario 2013 che quest’anno ha felicemente coinvolto la nostra missione di Timor Est. Il premio ricevuto il 19 ottobre presso l’Auditorium Mons. Capretti, Brescia, lo condivido con tutti voi perchè dietro al mio nome c’è la vostra famiglia, che in questi 25 anni ha sempre sostenuto a distanza con tanta solidarietà e fedeltà numerosi bimbi orfani. I progetti hanno successo non solo perché sono abbracciati in un attimo di entusiasmo ma perché si ha la forza, il coraggio e la lungimiranza di portarli avanti nel tempo. Da 25 anni, noi Figlie di Maria Ausiliatrice, lavoriamo per i bambini, e tutti voi, essendo genitori, sapete benissimo che i bambini crescono un giorno alla volta e questo è vero anche per i figli di Timor che avete adottato con tanto amore. Essi stanno crescendo, studiano, progrediscono e speriamo possano avere un felice futuro GRAZIE al vostro continuo sostegno. Ciascuna delle nostre comunità è costantemente impegnata a dare gli strumenti necessari per questa crescita e questo ci mette per così dire in “prima linea”, ma voi, cari genitori adottivi, ci date i mezzi e la possibilità di poterli aiutare. Il premio ricevuto da CUORE AMICO lo condivido con tutti voi perchè ciascuno di voi è degno del “Nobel Missionario” in quanto siete diventati padri e madri, fratelli e sorelle di numerosi bambini orfani! Care famiglie, attraverso la voce del giornalino parrocchiale, desidero farvi giungere la sinfonia dei nostri auguri Natalizi 2013. La sinfonia è ancora e sempre quella della SPERANZA, quella
Anche quest'anno ripartono i rinnovi per le adozioni a distanza. Costo annuale per : TIMOR EST (Sr. Paola Battagliola) 185,00 e BURUNDI (Sr. Rita Bonardi) 260,00 e Riferimenti: Don Fausto - Silvana Speranza che non fa discorsi retorici, ma quella che dà ogni giorno quel briciolo di forza per andare avanti, basata sulla fiducia in Dio, negli altri, in se stessi. E per “altri” intendiamo quella schiera numerosissima di persone che in silenzio, senza apparire, fanno semplicemente il loro lavoro, nella quotidianità dell’amore alla famiglia e dell’impegno sociale a favore dei meno fortunati. Persone dai volti sconosciuti ai “media”, ma familiari a Dio che in loro si riconosce, tanto da voler diventare UNO di loro. Questo nuovo Natale che celebriamo ci assicura che la nostra storia “… è gravida di Dio”, che Lui viene e cammina con noi! Continuiamo perciò a camminare insieme, a costruire insieme un mondo dove tutti possano sentirsi a casa, dove sofferenza e dolore trovino mani fraterne che abbracciano e confortano. Insieme a tutti i bambini vi abbraccio e vi auguro un felice Natale. Sr. Paola
Premiazione CUORE AMICO 2013
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Suor Rita Bonardi Rwegura 28/10/2013
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arissimi Don Raffaele, Don Fausto, Don Mario, Don Luigi Bonardi, Don Luigi Salvetti, Diacono Francesco e abitanti della Badia, anche se non ho notizie fresche della Badia, penso che con l’inizio della Nuova Comunità Pastorale, un cammino nuovo si sta realizzando tra di voi, con il contributo generoso e responsabile da parte di ciascuno. CORAGGIO…non disarmate nelle difficoltà, esse costituiscono il bagaglio della nostra vita. Abbiate la certezza di essere accompagnati da un PADRE che ci ama personalmente, che ci sostiene e che ci invia per essere portatori di PACE e di MISERICORDIA, là dove siamo, in casa nostra, nella scuola, nel lavoro, nella parrocchia, nella vita semplice di ogni giorno, dove l’accoglienza, l’attenzione all’altro e il perdono reciproco, sono i cardini del credere che veramente siamo fratelli, figli dello stesso PADRE. Che bello! È questa una realtà che sovrasta le nostre aspettative, ma che ci riempie il cuore di gioia, perché siamo chiamati a viverla già oggi sulla terra. È vero il bene si costruisce con fatica, facendo morire il nostro egoismo che cerca sempre di prevalere, per dare spazio agli altri, per comprenderli, per prenderci cura dei loro bisogni, per lasciar perdere qualche volta e non lamentarsi, per vivere e costruire la PACE. Io sto bene e condivido con gioia la mia vita con i miei poveri, sereni di quel poco che hanno. Penso spesso che essi sono più contenti di tanti ricchi che chiudono il loro cuore, pensando solo a loro stessi. La chiusura t’intristisce, fa perdere il senso profondo della vita, l’apertura ti dona la gioia, ti apre alla comunione, perché ti senti figlio amato dal PADRE e fratello universale di tutti. È questo un dono da chiedere ogni giorno a GESU. Noi stiamo vivendo momenti di calma, ma con grossi problemi per l’economia che fa acqua da più parti e per le stagioni che non rispecchiano più il loro ritmo, quindi il raccolto non è più sufficiente per le famiglie. La gente vive di agricoltura. La malnutrizione, soprattutto a livello infantile aumenta, anche se molti organismi danno il loro apporto. I bambini spesso e gli adulti, quando non hanno altra possibilità, mangiano solo patate o patate dolci( è il cibo più povero). Io abito a Rwegura da parecchi anni. Rwegura è un luogo turistico, bellissimo che gli abitanti del Burundi e
I bambini di Suor Paola gli stranieri amano visitare. È attorniato da colline verdeggianti di tè, da un lago artificiale montano (siamo a 2200 di altitudine), freddo e limpido, che rispecchia le alternanze del tempo, da una fitta foresta lussureggiane, dove coabitano ancora oggi scimmie e serpenti. Rwegura fino a poco tempo era una succursale delle tante di una parrocchia che dista da noi venti chilometri e più di distanza. Pensate la difficoltà della gente che per ricevere i sacramenti, deve arrivare fino là a piedi e a pancia vuota, perché non hanno altro. Quest’anno, dopo una attesa di trentacinque anni, Rwegura è diventata parrocchia con la presenza di due sacerdoti, un parroco e un curato. È questa una gioia che condivido con voi e ringrazio il Signore per la sua presenza nell’Eucaristia quotidiana e nella sua Parola. Pensate che spesso nemmeno la domenica avevamo la messa. Carissimi è ormai alle porte il S. NATALE, l’avvenimento straordinario della nostra vita, “del DIO con NOI”, Lui che prende la nostra natura umana per manifestare il suo amore, la sua passione per l’uomo, per l’umanità. Egli viene ancora questo anno a ridestarci dal nostro quieto vivere per dirci” Coraggio non abbiate timore, io sono con voi”, guardate al cielo e ai fratelli. GRAZIE per il vostro sostegno, per i vostri bambini in adozione, che continuamente ringraziano, per la vostra simpatia e il vostro affetto che mi accompagnano. Anch’io vi porto ogni giorno nella mia preghiera e vi auguro che Gesù nel suo Natale e per l’Anno Nuovo porti a voi e alle vostre famiglie la sua PACE. Con stima e affetto, Sr. Rita
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Presepe e cristalli
ra poco tireremo fuori dalle scatole di cartone ammonticchiate in cantina, le casette e le statuine del presepio. Con attenzione e cura andremo a disporle intorno alla capanna della Natività, da dove Gesù, nato nel silenzio di una notte di duemila anni fa, ritorna, come se non avesse mai smesso, a parlare ai nostri cuori. Non sono in grado, non ho le capacità per scrivere della parte più religiosa, teologica, di questa festività, che scalda il mio cuore, la mia sensibilità, che non sempre cambia il mio modo di agire. Il mio modo di essere, pragmatico, “operativo”, mi porta troppo spesso a vedere il senso pratico delle cose, la loro utilità. Mi viene da pensare alle statuine e alle casette del presepe, ai vialetti fatti con la sabbia fine, al laghetto di carta stagnola, risistemati in un presepe di anno in anno uguale e diverso, diverso per pezzi aggiunti o per nuova disposizione, alla ricerca di una armonia che possa in qualche modo rappresentare l’amore di Dio che scaturì in quella notte. Nel Presepe tutto è immobile in una tensio-
ne emotiva che non si potrà mai liberare. Rivedo il mio quartiere, la mia città, un presepe perenne di case e di persone vive, in eterno movimento, alla ricerca di una armonia che sempre sfugge. I nostri desideri, il mondo che deve essere “intorno a me” le aspettative verso il futuro nostro e dei nostri figli, in contrasto fra attese e crisi economica, il lavoro, l'ansia per il futuro. Continuiamo a muoverci, a correre rimanendo in realtà fermi, come il presepe davanti alla capanna, incapaci di cogliere veramente l’amore che da essa sgorga. Rendiamo “utile” lo sguardo sul presepe, proviamo tutti insieme a muovere un passo, non verso la realizzazione del nostro io, ma verso il nostro prossimo, verso la nostra comunità. Forse lentamente libereremo questa armonia cristallizzata nel presepe, realizzandola veramente, inizieremo a farci Provvidenza e tradurremo in concreto un pezzo dell’amore di Dio per tutti noi.
PREGHIERA DEL BUON UMORE Signore , dammi una buona digestione ed anche qualcosa da digerire . Donami la salute del corpo col buonumore necessario a mantenerla. E donami , Signore , un'anima santa che faccia tesoro di quello che è buono e puro, affinchè non si spaventi alla vista del male , ma trovi , alla tua presenza, la via per rimettere le cose a posto. Donami un'anima che non conosca la noia, i brontolii , i sospiri e i lamenti; e non permettere che io mi affligga eccessivamente per quella cosa troppo invadente che si chiama “io". Signore , dammi il senso del ridicolo e concedimi la grazia di comprendere gli scherzi , affinchè conosca nella vita un po' di gioia e possa farne partecipi anche gli altri .
Mirko Biasutti
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Cronaca di Vita Comunitaria Notizie dal mondo dello sport Quando l’unione fa la forza... GSO BADIA
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iao a tutti. Dopo la pausa estiva torniamo a “parlarci”, anche tramite le immagini, attraverso il piacevole strumento di comunicazioneinformazione del bollettino “interparrocchiale” DIALOGO e FAMIGLIA. Non a caso ho voluto usare il termine “interparrocchiale” perché l’aria di Unità Pastorale intesa come unità di intenti, unità di vedute, unite di obiettivi che alla fine significa CONDIVISIONE, ha fatto breccia anche nello sport. Sì. È proprio così! Con queste poche righe non vogliamo parlare dell’attività del GSO BADIA in senso stretto, ma desideriamo comunicare che un bel (e speriamo proficuo) progetto ha trovato realizzazione dopo diversi mesi di studio. Quasi come “cosa” più unica che rara i gruppi sportivi di 4 oratori del nostro territorio (Badia, Violino, San Giacomo e Sant’Antonio) si sono “aggregati” per offrire un’opportunità ai nostri ragazzi (per quest’anno i nati negli anni 1999 e 2000) di vivere l’esperienza del “calcio a 11” attraverso l’effige dell’oratorio, ossia con le stesse prerogative di imparare il senso dello stare insieme, dell’impegno, del gioco, dello sport per divertimento.
Pallavolo Under 10
Giovanissimi 2013-2014
Il tutto per poter crescere in mezzo a “valori” sinceri e non schiavi del risultato e della vittoria a tutti costi. È così che attraverso l’associazione GSO BADIA (che ha messo a disposizione la struttura giuridica ed organizzativa dell’associazione) è stata iscritta una squadra al campionato FIGC categoria Giovanissimi della provincia di Brescia; qui sono stati tesserati circa 25 ragazzi provenienti dai 4 oratori ed alcuni volontari dei diversi oratori si sono messi a disposizione della squadra come allenatori, accompagnatori, dirigenti, ecc. ecc. Il tutto potrebbe sembrare una cosa normale, ma non è stato così; la novità ha incuriosito su diversi fronti: giornalisti che hanno voluto sapere il perché di questa scelta, società sportive che, incontrandole sul campo, si stanno stupendo e quasi invidiano il nostro “spirito”; la stessa FIGC che ci ha dichiarato, tramite i suo delegati di Brescia, che questo “spirito” era da tempo che non lo si “respirava”. Non vogliamo andare oltre se non fornendo alcuni dati sintetici: Le partite in casa e un allenamento settimanale vengono eseguiti presso il campo 3 del centro S. Filippo (la cui società di gestione ci ha riservato
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perché crediamo che solo puntando in alto (e ci riferiamo ai valori) ci sarà futuro. Un GRAZIE di cuore a tutte le famiglie dei ragazzi che hanno creduto in questo progetto; un altro GRAZIE a tutti colori che stanno operando al servizio di questi ragazzi senza chiederne conto. A conclusione di queste poche righe vi anticipiamo che nell’occasione del rituale scambio di auguri che ogni anno il Gruppo Sportivo dell’Oratorio organizza dopo la S. Messa dell’ultimo sabato prima di Natale, quest’anno ci sarà una grossa novità: LA LOTTERIA DI NATALE con ricchissimi premi (viaggio per un “trattamento” di favore nella stipula dell’ap- 4 persone, Tablet, cellulare, ecc. ecc.). I biglietti, posita convenzione); il secondo allenamento vie- che saranno in vendita a brevissimo, sono limitane svolto presso l’Oratorio della Badia, che ha il ti AFFRETTATEVI ALL’ACQUISTO. Il ricavato campo un po’ più grande e che quindi può ospi- sarà destinato a contribuire alle spese di gestione degli impianti dell’oratorio, tra cui la cucina. tare un numero maggiore di atleti. Quanto sopra, ovviamente, ha un costo econo- CI VEDIAMO IL 21 DICEMBRE PER LO SCAMmico che in parte è stato sostenuto attraverso BIO DEGLI AUGURI E PER SCOPRIRE CHI le quote associative versate dalle famiglie ed in VINCERÀ IL VIAGGIO. parte verrà coperto dai 4 gruppi sportivi degli Il consiglio del GSO Badia oratori a fondo “perduto” o meglio “investito” Il tuffo del portiere
Cammino della proposta educativa. USO VIOLINO
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n questa prima parte della stagione sportiva abbiamo ritenuto fondamentale coinvolgere tutti i partecipanti, ragazzi e non, sulla scelta dei metodi. La nostra idea di associazione sportiva non è quella dei numeri: un “numero di bambini per la partita di calcio”, ma è quella di avere un'unica realtà per far crescere tutti coloro che partecipano. Per seguire la nostra proposta educativa abbiamo deciso di puntare al calcio come sport di squadra. Il calcio deve essere lo strumento dove tutti, bravi e non bravi, partecipano mettendo a disposizione degli altri le proprie qualità e non deve diventare la ricerca del risultato sportivo. Tutti gli educatori, i dirigenti, i genitori ed i ragazzi stessi devono imparare a vedere lo sport come una esperienza formativa. Quello che stiamo cercando di insegnare sia in allenamento che in partita è, oltre all’aspetto puramente calcistico, il rispetto per i compagni e per gli avversari, il divertimento e la fantasia. Con i ragazzi
dell’anno scorso siamo partiti da una buona base e stiamo cercando di inserire nel gruppo anche quelli nuovi senza fare alcuna differenza, è per questo che tutti stanno partecipando nonostante i tanti impegni. Anche se i risultati non arriveranno subito siamo convinti che lo sforzo di tutti ci darà grandi soddisfazioni. Luca A.
USO Violino
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OTTOBRATA: Gruppo Alpinisti Badia
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ome vuole la tradizione, lo scorso 13 Ottobre il Gruppo Alpinisti Badia, la storica associazione che raccoglie gli appassionati di montagna del villaggio Badia (e non solo), si è ritrovato per festeggiare la chiusura delle attività estive. Soci, loro parenti ed amici del GAB si sono radunati presso la sede degli alpini di Mazzano, in collina; nella suggestiva chiesetta vicino alla sede, davanti alla panoramica vista della pianura bresciana ed a fianco delle palestre di roccia della zona, Don Fausto ha celebrato la Santa Messa e benedetto gli attrezzi degli alpinisti. A seguire, il gruppo ha fatto onore allo spiedo preparato dagli alpini ed alle numerose torte, preparate per l’occasione dalle mogli e figlie dei soci. La giornata si è felicemente conclusa tra improvvisati cori di montagna e chiacchierate sulle
Ottobrata 2013 escursioni fatte e da fare, anche se Don Fausto, nella preghiera finale e giudicando l’età media dei soci, ha ironicamente detto che in futuro ci sarà più facile affrontare le vette della vita che non le vette dei monti!
Giornata del Ringraziamento Per rinnovare un atto di fede
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apa Francesco in uno dei suoi ultimi interventi, parlando alle famiglie, ha voluto ricordarci, tra le altre, una parola che purtroppo è andata in disuso, in famiglia, ma anche nella società. Grazie è la parola che non siamo più capaci di pronunciare, dobbiamo riscoprire il valore e il suo profondo significato. I coltivatori se la ricordano e annualmente la manifestano con una giornata dedicata al ringraziamento. Nel mese di novembre, quando si chiude l’annata agraria e la campagna si avvia verso il lungo sonno invernale consentendo un po’ di meritato riposo anche al coltivatore che non si dimentica di rivolgere a Dio, creatore di tutte le cose, un atto di gratitudine e riconoscenza per i frutti che la terra ci dona ogni giorno. Nella nostra comunità la giornata è stata celebrata domenica 17 novembre nella parrocchiale del Violino. Motivo in più per rinsaldare il legame di unità pastorale recentemente avviato dalle due comunità. Non è solo una giornata di festa o di tradizione, ma una giornata in cui i coltivatori, perché cristiani, intendono soprattutto rafforzare la propria
fede: in Dio, nella famiglia e nella terra sulla quale vivono e lavorano. Al termine della celebrazione don Raffaele ha impartito la benedizione ai trattori, strumenti moderni per il lavoro dei campi. La giornata si è conclusa con un incontro conviviale, gustando un appetitoso spiedo alla Badia, preparato dai volontari dell’oratorio. Anche a loro un grande grazie. Giornata del Ringraziamento 2013
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Vive veramente chi è utile all’umanità e sa usare se stesso “VIVE VERAMENTE CHI E’ UTILE ALL’UMANITA’ E SA USARE SE STESSO” è questa citazione del filosofo Seneca (4 A.C. – 65 D.C.) ad aver ispirato il tema dei due incontri organizzati dai coordinatori della Lega nr. 3 della zona di Brescia, svoltisi i giorni 9 e 16 ottobre. “Il valore di sé: la costruzione dell’autostima dell’arco della vita a favore di sé e del prossimo”. Gli incontri liberi e gratuiti hanno avuto una partecipazione adeguata, secondo l’impostazione data dalla D.ssa Graziella Nugnes, in quanto non volevano essere una conferenza dove una persona esperta parla e gli altri ascoltano, ma un momento di riflessione in cui ognuno ha potuto confrontarsi sulla base della propria esperienza lungo l’arco della vita e sugli aspetti che sono stati in grado di far sentire il valore di sé stessi, su come ci si sia sentiti utili attraverso un invecchiamento attivo, che non fosse solo un prolungamento dell’attività lavorativa o realizzazione solo di attività di tempo
libero, ma che ha compreso dimensioni diverse, incluse quelle del civismo sociale e solidale, apprezzando il valore e l’importanza della propria persona nella consapevolezza di poter fare affidamento su sé stessi e di agire responsabilmente nei confronti degli altri, all’interno della famiglia, della comunità, del quartiere, del nostro territorio. Bisogna viverla con orgoglio questa età accettandone serenamente i limiti, ma convinti della ricchezza che porta con sé per le molte energie umane, spirituali e culturali da mettere al servizio di tutti, assumendo sempre di più il ruolo di risorsa e pilastro della società contemporanea e futura. Gli incontri si sono svolti in un clima accogliente, cordiale, rispettoso. Tutti i presenti hanno condiviso questa esperienza gratificante, chiarificatrice; è nata la proposta di continuare nel tempo questa iniziativa arricchente.
I nostri ragazzi impegnati nella raccolta di S. Martino
Modesto
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Iniziative Natalizie Ci permettiamo di ricordare alcune iniziative che saranno poi adeguatamente precisate negli avvisi settimanali: • Mostra dei Presepi presso S. Antonio (non mancate di farvi una visita nelle festività) • Presepio vivente presso il Violino 26 dicembre e 6 gennaio ore 17.00 • Esperienza natalizia per adolescenti e giovani dal 29 dicembre al 1 gennaio • Campo invernale per famiglie dal 2 al 5 gennaio a Spiazzi di Gromo (Bg)
El regàl de Martì
Il regalo di Martino
L’è dré a mitìs en viàs anche Martì, en pastùr de sés agn, en gnarilì; el cór a la capàna endóe postàda gh’è ‘na stèla, che dì, spropositàda! I gh’à dit che la dènter gh’è nasìt en picinì che ‘l vé per salvà ‘l mónd, da poarì e da sioràssi riverìt perchè, a la fì, ‘l sarà ‘l nòs Re dei Re. Nel rebelòt puciàt e strabatìt èl bùrla zó e ‘l pèrd la sò cavrìna che l’è ‘l regàl per el Pütì del Ciél che la ghe dàes el lat per nütrimènt e per scaldàga i pisulì col pél. El se mèt en cantù con en lamènt e dai öcc cùla en lagrimù zbroènt mìa per i zünicì dré a sanguanà, ma perchè lü nó ‘l podarà portà al Divino Adorato Bambinèl el sò amùr, la cavrìna e ‘l sò mantèl. Ma d’improvìzo, issé, sènsa rumùr ‘n’Ángèl el vé, con töt el sò splendùr: con la ma bianca el ciàpa la manìna e’l ména ‘l picinì con la cavrìna en prima fila, ‘dóe con diussiù s’è schieràda ‘na gran popolassiù. Martì l’è lé, deànti a la capàna töt engrümìt, i zenöcc che sanguàna, con en bras, palpitante, ‘l sò regàl ... e ‘l sa mìa cósa dì per prezentàl. ... Ma fórse vocór mìa le parulìne perchè ‘l Pòpo del Ciél, con le manìne, ma cèrto, el gh’à fat ciào, e ‘l Stranfugnì, l’è sücür, el gh’à fat anche l’ücì!
Si sta mettendo in viaggio anche Martino, un pastore di sei anni, un ragazzino; corre alla capanna dove si è posata una stella (che dire) spropositata! Gli hanno detto che la dentro è nato un piccino che viene a salvare il mondo, da poveri e ricchissimi riverito perché, alla fine, sarà il nostro Re dei Re. Nella confusione spinto e strattonato cade e perde la sua capretta che è il regalo per il Bimbo del Cielo, per dargli il latte per nutrimento e per scaldargli i piedini col suo pelo. Si mette in un angolo con un lamento e dagli occhi scende una lacrima bollente non per le ginocchia che sanguinano, ma perché lui non potrà più portare al Divino, Adorato Bambinello il suo amore, la capretta e il suo mantello. Improvvisamente, così, senza rumore viene un Angelo in tutto il suo splendore: con la mano bianca prende la manina e porta il piccino con la capretta in prima fila dove, con devozione si è schierata una gran popolazione. Martino è li, davanti alla capanna tutto stranito, le ginocchia sanguinanti, con in braccio, palpitante il suo regalo ... e non sa che dire per presentarlo. ... Ma forse non occorrono le paroline perché il Bimbo del Cielo, con le manine, ma certo, gli ha fatto ciao, e il Fantolino, sicuro, gli ha fatto anche l’occhiolino!
Ugo Pasqui (Tratto da un mio precedente lavoro rappresentato da attori al “Natale nelle Pievi” del 2006).
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