Orari segreteria: dal lunedì al sabato, ore 9 - 12 Telefono: 037649107 Sito della parrocchia: www.parrocchiecurtatone.it Indirizzi e-mail: donsandro@parrocchiecurtatone.it montanara@parrocchiecurtatone.it Orari Sante Messe: festiva del sabato, ore 18 - domenica, ore 9 e 10:30 lunedì, ore 16 a Eremo da martedì a venerdì, ore 9 a Montanara
Giornalino della parrocchia di Montanara avvento-Natale 2011
Nella mia riflessione parto da un testo del cardinale Carlo Maria Martini tratto dalla sua lettera pastorale “Tre racconti dello Spirito” del 1997: Gesù racconta: "Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall’interno gli risponde: Non m’importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza" (Lc 11,5-8). Gesù stesso interpreta così la parabola: "Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito santo a coloro che glielo chiedono!" (vv. 9-13). Immaginiamo che l’amico importuno sia chi bussa alle porte delle nostre comunità cristiane, direttamente o indirettamente, chiedendoci il pane della Parola di Dio. Potremmo trovarci nella difficoltà in cui si trova il personaggio della parabola: la porta è chiusa, i piccoli sono a letto, la notte è già avanzata. Tutto, insomma, è al suo posto, e ci costa scomodare le cose mettendo a soqquadro l’intera casa, come avveniva nelle abitazioni continua in ultima pagina
PREGHIERA IN AVVENTO ogni sera di avvento, ore 19, nella cappella feriale in chiesa
CELEBRAZIONE DEL VESPRO ogni venerdì, ore 19, nella cappella feriale in chiesa
LECTIO DIVINA (preparazione della liturgia della domenica approfondendo le letture) dal 18 al 24 dicembre
SETTIMANA DEL PERDONO (ogni giorno, tempo per le confessioni)
se uno di voi ha un amico e a mezzanotte andate da lui a chiedergli ...
a mezzanotte a mezzanotte
"Se uno di voi ha un amico e va da lui a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall’interno gli risponde: Non m’importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza" (Lc 11,5-8).
Nel vangelo che ci accompagnerà in questo Avvento si sottolinea lʼarrivo di qualcuno “a mezzanotte”. Inaspettato, improvviso, nel cuore del sonno, quando la famiglia è già a letto ben sistemata sotto le coperte. Anche il Vangelo della prima domenica di Avvento ci richiama ad essere “vigili” perché qualcosa di inaspettato sta accadendo. Rileggiamo il Vangelo:
IL VANGELO DELLA PRIMA DOMENICA DI AVVENTO In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!». Il seguente commento di padre Ermes Ronchi ci può aiutare a comprendere meglio il Vangelo e il tempo dellʼAvvento che stiamo iniziando:
COMMENTO AL VANGELO DELLA DOMENICA Avvento, l’attesa che apre all’amore Avvento è il tempo dell’attesa. Si attende non per una mancanza, ma per una pienezza, una sovrabbondanza. Come fa ogni donna incinta, quando l’attesa non è assenza, ma evento di completezza e di totalità, esperienza amorosa dell’essere uno e dell’essere due al tempo stesso. Il mio avvento è come di donna «in attesa», quando la segreta esultanza del corpo e del cuore deriva da qualcosa che urge e gonfia come un vento misterioso la vela della vita. Attendere con tutto me stesso significa desiderare, «attendere è amare» (Simone Weil). Così io attendo un Signore che già vive e ama in me; ogni persona attende un uomo e un Dio che già sono dentro di lei, ma che hanno sempre da nascere; l’umanità intera porta il Verbo, è gravida di un progetto, custodisce il sogno di tutta la potenzialità dell’umano, l’attesa di mille realizzazioni possibili, porta in sé l’uomo che verrà. Attendere, allora, equivale a vivere. Ma a vivere d’altri. Un doppio rischio incombe su di noi: il «cuore indurito», secondo Isaia
( perché lasci che si indurisca il nostro cuore?), e quella che Gesù chiama «una vita addormentata» ( vegliate, vigilate, state attenti... che non vi trovi addormentati). Qualcuno ha definito la durezza del cuore e la vita addormentata come «il furto dell’anima» nel nostro contesto culturale. Il furto della profondità, dell’attenzione, il vivere senza mistero, il furto del cuore tenero: è un tempo senza pietà, ci siamo negati al suo abbraccio e siamo avvizziti come foglie. Scrive un poeta: Io vivere vorrei / addormentato / entro il dolce / rumore della vita (Sandro Penna). Io no, voglio vivere vigile a tutto ciò che sale dalla terra o scende, vegliando su tutti gli avventi del mondo: sulle cose che nascono, sulla notte che finisce, sui primi passi della luce, custodendo germogli, e la loro musica interiore. Vivere attenti è il nome dell’avvento. Vivere attese e attenzioni, due parole che derivano dalla medesima radice: tendere verso qualcosa, il muoversi del corpo e del cuore verso Qualcuno che già muove verso di te. Vivere attenti: agli altri, ai loro silenzi, alle loro lacrime e alla profezia; in ascolto dei minimi movimenti che avvengono nella porzione di realtà in cui vivo, e dei grandi sommovimenti della storia. Attento alla Vita che urge, tante volte tradita, ma ogni volta rinata.
Il calendario dellʼAvvento ci invita, in questa prima settimana, a vivere lʼatteggiamento dellʼattesa e dellʼattenzione: a Dio, agli altri, agli avvenimenti. Si tratta di “accorgersi” e di restare pronti ad ogni sollecitazione che ci arriverà, organizzando il nostro tempo perché ci sia lo spazio per lʼinaspettato. per il silenzio, per lʼimprevisto, per il “non solito” e per il “mai fatto” (come può essere pregare in famiglia, fare silenzio, interrompere le nostre occupazioni per ascoltarci con calma ...)
PER LA PREGHIERA Quando trovi chiusa la porta del mio cuore, abbattila ed entra: non andare via, Signore. Quando le corde della mia chitarra dimenticano il tuo nome, ti prego, aspetta: non andare via, Signore. Quando il tuo richiamo non rompe il mio torpore, folgorami con il tuo dolore: non andare via, Signore. Quando faccio sedere altri sul tuo trono, o re della mia vita: non andare via, Signore. ! ! ! ! (Tagore) Signore Gesù, amico e fratello, accompagna i giorni dell’uomo perché ogni epoca del mondo, ogni stagione della vita intraveda qualche segno del tuo Regno che invochiamo in umile preghiera. Tu sai che abbiamo bisogno di te per tenere accesa la nostra piccola luce e propagare il fuoco che Tu sei venuto a portare sulla terra. Riempi di grazie il tempo che ci doni di vivere per te! ! ! ! (Carlo Maria Martini) Donaci di restare ancorati al presente senza esserne assorbiti, di vivere con slancio e non a rimorchio di scegliere l’occasione favorevole senza aggrapparci alle occasioni perdute, di leggere i segni senza prenderli per oracoli. Libera il nostro presente dalla febbre che agita e dalla pigrizia che spegne ogni decisione. Donaci il sapore del momento presente e liberaci da ogni sogno illusorio. ! ! ! ! (anonimo) Entra, Signore, nelle nostre case e risana tutte le chiusure e ogni mutismo. Entra, Signore, nelle nostre chiese e guarisci assemblee rassegnate e stanche. Entra, Signore, nei luoghi di lavoro e risana ogni superficialità e competizione. Entra, Signore, nelle nostre scuole e guarisci ogni pigrizia e lentezza. Entra, Signore, in ogni piazza e risana ogni chiacchera e ogni fretta. Entra, Signore, in ogni luogo in cui noi viviamo come se fossimo da un’altra parte.
Il mondo vuole il sonno, il mondo non è che sonno. Ma l’amore vuole la veglia. L’amore è la veglia ogni volta reinventata, ogni volta una prima volta. (Christian Bobin) Il mondo esige che noi dormiamo, da svegli saremmo eccessivamente felici, potremmo persino cambiarlo questo mondo. Perché essere svegli significa amare e lasciarsi amare, e quando ciò accade si hanno energie per rifare l’universo da capo. ma rimanere svegli è anche faticoso, troppe cose ci spingono a chiudere gli occhi, troppe cose intorpidiscono le nostre speranze. Troppe. In fin dei conti Gesù non ci domanda di fare miracoli, ma di tenere gli occhi aperti. (Luigi Maria Epicoco)
ESPERIENZA DI PREGHIERA IN FAMIGLIA - Mamma, papà, possiamo aspettare un po’ questa sera? - Non fare storie, lo sai che è l’ora di dormire. - Mamma, papà, posso provare anch’io a “vegliare”? - Ma cosa devi vegliare? Non sarà una nuova scusa per non andare a letto? - No, il Vangelo ci diceva di vegliare, di saper aspettare. Lo so, lo faccio già con Santa Lucia ... quella notte è bellissima e non riesco a dormire perché deve accadere qualcosa ... ma non posso farlo anche questa sera, anche se non deve arrivare nessuno? Non posso, solo per un attimo, aspettare e dare tempo a Gesù? - D’accordo, ma solo cinque minuti. - E possiamo accendere la candela del mio battesimo? - Questo proprio no. Non so neanche dove sia. Adesso non mi metto proprio a cercarla. Stai esagerando e chiedendo un po’ troppo. - Ma se la troviamo, possiamo vegliare con la candela accesa? Forse Gesù, se vede la luce, bussa alla nostra porta ...!
la porta è già chiusa "Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall’interno gli risponde:
la porta è già chiusa
Non m’importunare, e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza" (Lc 11,5-8). Il vangelo che ci accompagna in questo Avvento ci racconta di una persona impreparata: non si aspettava questa richiesta a mezzanotte, quando tutti sono già a letto, si sono lavati i denti, sono sotto le coperte, ... tutto è già organizzato ed è una grande scocciatura dover spostare tutto per aprire la porta e dare quanto è stato richiesto. Quante volte i nostri orari, le nostre abitudini, i nostri ritmi, le nostre sicurezze, sono come porte chiuse che impediscono alla “novità” di irrompere nella nostra vita. Anche il Vangelo della seconda domenica di Avvento ci richiama allʼimportanza di “modificare”, di “cambiare”, per far “entrare Qualcuno”: è questo il compito di Giovanni Battista. E molta gente accorreva a lui nel deserto. Rileggiamo il Vangelo:
IL VANGELO DELLA SECONDA DOMENICA DI AVVENTO Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto nel profeta Isaìa: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
COMMENTO AL VANGELO DELLA DOMENICA Ripartire dalla buona notizia di Dio “Inizio del vangelo di Gesù Cristo”. Inizio della buona notizia. A partire da che cosa ricominciare a vivere, a progettare? Da una buona notizia. Non ricominciare mai da pessimismo, non dai problemi, neppure dall’illusorio primato della realtà che sembra dominare nel mondo. Ricominciare dalle buone notizie di Dio: e subito, fin dalle prime parole, Marco mostra come fare per accorgersene e per accoglierle. Il primo passo porta a Giovanni Battista e potrebbe definirsi così: cercare profeti. Profeta è uno che «apre strade» anche nel deserto, tracce di speranza anche là dove sembrava impossibile; che non si mimetizza né si lascia omologare dal pensiero dominante. I profeti creatori di strade e liberi come nessuno: ascoltarli è
diventare come loro. La seconda caratteristica di ogni profeta è di essere in attesa, insoddisfatto di ciò che ha, cuore affaticato dal richiamo di cose lontane. Giovanni annuncia un Altro (“viene uno più grande”), ha il suo centro altrove: in un desiderio, un orizzonte, una persona. Annuncia che la vita non è statica ma estatica, uscire da sé, vivere incamminati. Come un profeta, ogni uomo spirituale è costantemente in viaggio, alla ricerca di ciò che ancora non ha, la sua casa è oltre: allora è pronto per nascite ed inizi. In terzo luogo, profeta è colui che ri-orienta la vita: predicava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Il peccato è l’esperienza di chi non riesce a raggiungere la propria meta ed ha perso la strada. Il perdono è Dio che indica di nuovo il punto di arrivo e fa ripartire, carovana che si rimette in viaggio all’alba, vento per la nave che salpa. Perdono è un nuovo inizio, un nuovo mare, un nuovo giorno. Il peccato perdonato non esiste più, annullato, cancellato, azzerato. Ed è il bene che revoca il male. Il bene vale di più: buona notizia di Gesù
Il calendario dellʼAvvento ci invita, in questa seconda settimana, a vivere lʼatteggiamento dellʼessere preparati, dellʼessere disponibili a cambiare la nostra vita modificandola in base alle richieste che ci arrivano dal Signore. Se tutto è già stato organizzato, non cʼè spazio per lʼimprovviso e lʼinatteso. Se tutto è già sicuro, quanta paura fa lʼincertezza. Se tutto è “sempre stato così”, il rischio è di essere rassegnati e nulla mai cambierà. Se la nostra vita è già piena, non cʼè spazio per gli altri e per lʼAltro che è Dio. Se la porta è chiusa ... Possiamo allora chiederci: quali sono le cose di me e della mia vita che faccio fatica a mettere in discussione e a cambiare? perché?
PER LA PREGHIERA Se non mi sento perfettamente a mio agio nei vestiti, non esco di casa. Se non mi sento preparato su ogni parte del programma, non mi presento all’esame. Se qualcuno critica i miei comportamenti, mi chiudo nel mio risentimento. Se non ho la compagnia giusta, non vado da nessuna parte. Se non mi danno tutti ragione metto subito il muso. Perché sono così fragile, Signore, da non sopportare l’insicurezza? Scassinami il cuore, Signore, non limitarti a bussare perché la porta della mia anima è chiusa ed io ho buttato le chiavi. Scassinami il cuore, Signore, entra dalle finestre, forza le serrature, disattiva i mille antifurti che ho installato con ossessiva precisione. Scassinami il cuore, Signore, perché in questo castello di asfissiante ricchezza ho tutto e di quel tutto non so che farmene. Assedia, assali, irrompi, non darmi ascolto anche se ti supplicherò di andartene. Vieni avanti, anche se non ti inviterò mai ad avvicinarti. Accomodati al mio tavolo, anche se avrò bruciato tutte le sedie. Serviti del mio pane anche se tenterò di strappartelo dalla bocca. Scassinami il cuore, Signore perché voglio essere derubato da te. Portami via tutto e resta Tu solo. Allora - e solo allora sarò così ricco che non mi serviranno più né mura, né porte, né chiavi. Sarò così ricco che potrò fare a meno persino di me. Scassinami il cuore, Signore, solo così sarò la tua e la mia dimora. ! ! ! ! (Eric Pearlman)
Un uomo si era perduto nel deserto e si trascinava da due giorni sulla sabbia infuocata. Era ormai giunto allo stremo delle forze. Improvvisamente vide davanti a sé un mercante di cravatte. Non aveva con sé nient’altro: solo cravatte. E cercò subito di venderne una al pover’uomo, che stava morendo di sete. Con la lingua impastoiata e la gola riarsa, l’uomo gli diede del pazzo: si vende una cravatta a uno che muore di sete? Il mercante alzò le spalle e continuò il suo cammino nel deserto. Alla sera, il viaggiatore assetato, che strisciava ormai sulla sabbia, alzò la testa e rimase allibito: era nel piazzale di un lussuoso ristorante, con il parcheggio pieno d’automobili! Una costruzione grandiosa assolutamente solitaria in pieno deserto. L’uomo si arrampicò a fatica fino alla porta e, sul punto di svenire, gemette: «Da bere, per pietà ». «Desolato, signore», rispose il compitissimo portiere, «qui non si può entrare senza cravatta». Ci sono persone che attraversano il deserto di questo mondo, con una sete smodata di esperienze piacevoli e bramosie di ogni tipo. Trattando da poveri pazzi quelli che cercano di presentare il Vangelo. È un messaggio così assurdo nel loro deserto! Ma quando vorranno entrare nell’«Hotel del Signore”, verrà loro detto: «Desolato, qui non si può entrare senza un cuore rinnovato».
ESPERIENZA DI PREGHIERA IN FAMIGLIA -Mamma, questa sera chiudo la porta della mia stanza a chiave. -Ma stai scherzando? E perché mai? E se succede qualcosa? E se non ti senti bene? E se combini un incendio? E ... - Mamma, mamma! Sembra che stia succedendo la fine del mondo. Voglio solo per un po’ restare chiuso dentro la mia stanza. Se vuoi ti butto le chiavi dalla finestra così puoi sempre entrare ... - Ma perché mai vuoi chiuderti dentro? - Perché voglio provare cosa significa restare chiusi dentro, magari al buio, ... certe volte mi sento proprio così: senza libertà. - Ma stai scherzando! Ma se fai sempre quello che vuoi? - Non è vero: devo andare a scuola, fare i compiti, andare ad allenamento ... la mia giornata è già tutta programmata ... e il tempo perché possa accadere qualcosa di nuovo, dov’è? - Ma cosa deve accadere di nuovo? A che cosa ti dovresti preparare? - Non ricordi il vangelo di domenica ... adesso mi chiudo dentro! (magari mi accendi la candela del battesimo? sai, c’è buio ...)
Immacolata
patrona di Montanara
Dal libro della Gènesi [Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato». Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame giovedì 8 dicembre e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai Festa della Immacolata e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Concezione di Maria Io porrò inimicizia fra te e la donna, patrona di Montanara fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». alle ore 10:30 celebra con noi il L’uomo chiamò sua moglie Eva, nostro Vescovo, Roberto Busti perché ella fu la madre di tutti i viventi.
L’IMMACOLATA SCUOTE DALLA “NARCOSI DA PECCATO” Con il dogma dell'Immacolata Concezione la Chiesa cattolica afferma che Maria, per singolare privilegio di Dio e in vista dei meriti della morte di Cristo, è stata preservata dal contrarre la macchia del peccato originale ed è venuta all'esistenza già tutta santa. Quattro anni dopo essere stata definita dal papa Pio IX, questa verità fu confermata dalla Madonna stessa a Lourdes in una delle apparizioni a Bernardetta con le parole: "Io sono l'Immacolata Concezione. La festa dell'Immacolata ricorda all'umanità che c'è un sola sola cosa che inquina veramente l'uomo ed è il peccato. Un messaggio quanto mai urgente da riproporre. Il mondo ha perso il senso del peccato. Ci scherza come se fosse la cosa più innocente del mondo. Condisce con l'idea di peccato i suoi prodotti e i suoi spettacoli per renderli più attraenti. Parla del peccato, anche dei peccati più gravi, al vezzeggiativo: peccatucci, vizietti, passioncelle. L'espressione "peccato originale" viene usata nel linguaggio pubblicitario per indicare qualcosa di ben diverso dalla Bibbia: un peccato che conferisce un tocco di originalità a chi lo commette! Il mondo ha paura di tutto, fuorché del peccato. Ha paura dell'inquinamento atmosferico, dei "mali oscuri" del corpo, della guerra atomica, oggi del terrorismo; ma non ha paura della guerra a Dio che è l'Eterno, l'Onnipotente, l'Amore, mentre Gesù dice di non temere coloro che uccidono il corpo, ma di temere solo colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna (cf Lc 12, 4-5). Questa situazione "ambientale" esercita un influsso tremendo anche sui credenti che pure vogliono vivere secondo il Vangelo. Produce in essi un addormentamento delle coscienze, una specie di anestesia spirituale. Esiste una narcosi da peccato. Il popolo cristiano non riconosce più il suo vero nemico, il padrone che lo tiene schiavo, solo perché si tratta di una schiavitù dorata. Molti che parlano di
peccato, hanno di esso un'idea del tutto inadeguata. Il peccato viene spersonalizzato e proiettato unicamente sulle strutture; si finisce con identificare il peccato con la posizione dei propri avversari politici o ideologici. Un'inchiesta su che cosa pensa la gente che sia il peccato darebbe dei risultati che probabilmente ci spaventerebbero. Anziché nel liberarsi dal peccato, tutto l'impegno è concentrato oggi nel liberarsi dal rimorso del peccato; anziché lottare contro il peccato, si lotta contro l'idea di peccato, sostituendola con quella assai diversa del "senso di colpa". Si fa quello che in ogni altro ambito è ritenuta la cosa peggiore di tutte e cioè negare il problema anziché risolverlo, ricacciare e seppellire il male nell'inconscio anziché rimuoverlo. Come chi crede di eliminare la morte, eliminando il pensiero della morte, o come chi si preoccupa di stroncare la febbre, senza curarsi della malattia, di cui essa è solo un provvidenziale sintomo rivelatore. San Giovanni diceva che se affermiamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e facciamo di Dio un bugiardo (cf 1 Gv 1, 8-10); Dio, infatti, dice il contrario, dice che abbiamo peccato. La Scrittura dice che Cristo "è morto per i nostri peccati" (cf 1 Cor 15, 3). Togli il peccato e hai vanificato la stessa redenzione di Cristo, hai distrutto il significato della sua morte. Cristo avrebbe lottato contro dei semplici mulini a vento; avrebbe versato il suo sangue per niente. Ma il dogma dell'Immacolata ci dice anche qualcosa di sommamente positivo: che Dio è più forte del peccato e che dove abbonda il peccato sovrabbonda la grazia (cf. Rom 5,20). Maria è il segno e la garanzia di questo. La Chiesa intera, dietro di lei, è chiamata a divenire "tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata" (Ef 5, 27). Un testo del concilio Vaticano II dice: "Mentre la Chiesa ha già raggiunto nella beatissima vergine la perfezione, con la quale è senza macchia e senza ruga, i fedeli si sforzano ancora di crescere nella santità debellando il peccato; e per questo innalzano gli occhi a Maria, la quale rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti" (LG, 65).
IL VESCOVO DI MANTOVA ROBERTO BUSTI VISITA LA NOSTRA UNITAʼ PASTORALE
ecco il programma
MARTEDI' 6 DICEMBRE ore 21! ! ! !
chiesa Buscoldo! ! ! !
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celebrazione di apertura della visita pastorale aperta a tutte le parrocchie
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celebrazione Messa con la comunità parrocchiale nella Festa dell'Immacolata patrona di Montanara
GIOVEDI' 8 DICEMBRE ore 10:30! ! !
oratorio Montanara! ! ! !
SABATO 10 DICEMBRE ore 17! ! ore 21! !
chiesa di Buscoldo! ! oratorio di Buscoldo! !
celebrazione Messa con la comunità parrocchiale incontro con le realtà di servizio caritativo e alle missioni
DOMENICA 11 DICEMBRE ore 9! ! ore 11! !
chiesa di S. Silvestro! ! chiesa di Levata! !
celebrazione Messa con la comunità parrocchiale celebrazione Messa con la comunità parrocchiale
GIOVEDI' 15 DICEMBRE ore 18:30! ore 21! !
oratorio S.Silvestro! ! oratorio S. Silvestro ! !
incontro con i Consigli Parrocchiali per gli Affari Economici incontro con gli animatori in genere della liturgia
VENERDI' 16 DICEMBRE ore 10! ! ore 19! ! ore 21! !
UGR Eremo! ! oratorio Montanara! oratorio Montanara!
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celebrazione Messa con gli ospiti della casa di riposo incontro con i gruppi di adolescenti (segue cena) incontro con animatori, capi scout, catechisti
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incontro con il provvisorio consiglio pastorale di unità pastorale
SABATO 17 DICEMBRE ore 21! !
oratorio Levata!
DOMENICA 18 DICEMBRE ore 18:30!
nel santuario delle Grazie! celebrazione Messa di unità pastorale
Amico, prestami... "Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli:
Amico, prestami tre pani,
perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall’interno gli risponde: Non m’importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza" (Lc 11,5-8). Il vangelo che ci accompagna in questo Avvento ci presenta un “amico che chiede”: ha bisogno di pane per poter a sua volta condividere con un ospite inatteso. Ha bisogno e ha il coraggio di domandarlo, anche a costo di scomodare un amico nel pieno della notte. Ma lʼamicizia si vede proprio nel momento del bisogno, quando si scomoda lʼaltro e lʼaltro cʼè veramente per te. E Gesù paragona Dio suo Padre ad una persona che è disposta a lasciarsi scomodare, e importunare, disposta a concedere (anche solo per insistenza). A questo Padre possiamo chiedere, le “sue porte” sono più facilmente apribili. Anche nel Vangelo di questa domenica di Avvento, il Battista diventa uno strumento attraverso il quale si arriva a Dio, attraverso di lui si può arrivare alla luce. Rileggiamo il Vangelo: IL VANGELO DELLA TERZA DOMENICA DI AVVENTO Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
COMMENTO AL VANGELO DELLA DOMENICA Se preghi, farai circolare il pane dell’amore «Signore, insegnaci a pregare». E Gesù racconta una parabola che comincia così: «Se uno di voi ha un amico...». Una storia d'amicizia ci insegna come pregare, una vicenda di affetti è il segreto della preghiera. Amico, prestami tre pani, perché è arrivato da me un amico. Un uomo è uscito nella notte, ha camminato fino alla casa dell'amico, bussa e non chiede per sè, ma per un amico che a sua volta ha camminato nella notte. Siamo così: povera gente, ricca solo di amici, che per avere del pane, per avere ciò che fa vivere, trova nel proprio mondo di affetti il coraggio di uscire nel colmo della notte, di bussare a porte chiuse, di chiedere e tornare a chiedere. Nella notte, ma guidati dalla bussola del cuore. E non solo dalla mappa dei nostri bisogni. Il pane e gli amici sono necessari e sufficienti a vivere bene. E allora questo mondo e le sue notti si coprono di una rete di strade che ci portano da casa a casa, da cuore a cuore. Il mondo si copre di un fittissimo reticolo di fiducia: pregare è far circolare il pane dell'amore, nelle vene del mondo; pregare è instaurare in questa storia sfiduciata e diffidente un tessuto finalmente di fiducia.
Tra i due amici sta una porta chiusa. Anche nel percorso indicato da Gesù c'è, come ultimo ostacolo, una porta chiusa: «Chiedete, cercate, bussate». Anche se la porta è chiusa, anche se non vedete, anche quando la fiducia si fa difficile e Dio sembra muto come una lapide: oltre la porta sta il canto dell'amicizia. Quella porta non è lontana, è quella della tua casa. Infatti la preghiera è una storia di affetti, dove trovi te stesso, dove scopri di non essere che un figlio prodigo, sulla strada del grande ritorno; di non essere che un amico, sulle strade della notte a inventare fiducia. «Chiedete», esorta il Signore. Ma noi non sappiamo neppure che cosa chiedere. Per questo Gesù ci viene incontro con la preghiera del Padre Nostro, viene come maestro del desiderio, come guarigione del nostro domandare. E ci insegna le poche cose veramente necessarie: il pane, il perdono e la lotta contro il male. Il pane quotidiano, che ci fa quotidianamente dipendenti dal cielo e dagli altri, perché il Padre Nostro è la preghiera dove mai si dice «io», dove mai si dice «mio», ma sempre «tuo» e «nostro». Il perdono, per poter riprendere a vivere insieme, impegnandoci ad essere per gli altri quello che vogliamo che Dio sia per noi. La lotta contro il male per costruire un mondo degno dell'uomo, degno di Dio. E una quarta cosa è ancor più necessaria: la certezza di avere un Padre, un Dio che non signoreggia, ma che chiede di essere chiamato amico. E non potevamo domandare migliore avventura.! (Padre Ermes Ronchi)
Il calendario dellʼAvvento ci invita, in questa terza settimana, interrogarci sul nostro modo di porci davanti agli altri. Possono essere una “condanna” o una “beatitudine”. Possono essere un testimone della luce (come il Battista) o degli scocciatori (come lʼamico che chiede a mezzanotte dei pani). Possiamo averne paura e sospetto, oppure possono aprirci a conoscere di più noi stessi e il mondo. Possono essere “amici” o “nemici”, opportunisti o un “tesoro”. In questa settimana il Vescovo sarà in mezzo a noi ... Ci incontreremo con le altre parrocchie dellʼunità pastorale ... Faremo domenica 18 una unica messa domenicale ... Saremo invitati a lavorare insieme, a lasciarci scomodare dagli altri e ad andare incontro agli
PER LA PREGHIERA
Signore, non siamo soli nel nostro cammino. Cammina con noi Giovanni Battista l’uomo del deserto che non ama le comodità ed è pronto a morire per la verità. Cammina con noi Giuseppe falegname di Nazareth uomo onesto e giusto che accolse Maria e il suo mistero. Cammina con noi Elisabetta, che grida di gioia nel vedere che la promessa di Dio è mantenuta in lei e in Maria. Cammina con noi Simeone, lento e affaticato nella sua vecchiaia, ma capace ancora di speranza e di stupirsi davanti a Te. Camminano con noi i Magi, desiderosi di incontrarti e di scoprire la presenza di Dio nella loro vita. Camminano con noi i pastori, capaci di vedere nella notte la luce di quel bambino che è l’autore della vita. Signore, ci sono persone che non hanno voglia di camminare e si sono chiuse: Erode, chiuso nelle sue preoccupazioni di potere; gli scribi e i dottori del tempio, incapaci di leggere la Parola di Dio e di capire quello che stava accadendo; la gente di Gerusalemme, preoccupata delle sue cose e dei suoi impegni e incapace di fare spazio alla tua venuta. Aiutaci a camminare incontro a te che stai già camminando verso noi e fa’ che riusciamo a coinvolgere ogni persona all’incontro con te. ! ! ! ! (anonimo)
Un uomo con il suo figlioletto salivano su una montagna. All’improvviso il ragazzo inciampò e cadde facendosi male e gridando: “Aaaaaaahhhhhhh !!!” Con sua sorpresa udì una voce che ripeté tra le montagne: “Aaaaaaahhhh !!!”. Incuriosito il ragazzo gridò: “Chi c’è là?”. E ricevette la risposta: “Chi c’è là?”. Arrabbiato della risposta per lui provocatoria, gridò: “Vigliacco!”, ricevendo come risposta “Vigliacco!”. Il ragazzo si rivolse allora a suo padre e gli chiese: “Cosa succede?”. Il padre sorridendogli gli rispose: “Figlio mio, fai attenzione…”, si rivolse alla montagna urlando: “Ti ammiro, sei un campione !!” e la voce di risposta: “Ti ammiro, sei un campione !”. Il ragazzo continuava a non capire. Allora il padre gli spiegò: “Vedi, la gente chiama questo fenomeno con il nome di ECO, ma in realtà è la…VITA!. Ti ritorna tutto quello che fai e che dici. La nostra vita è semplicemente un riflesso delle nostre azioni. Se desideri più amore nel mondo, crea più amore intorno a te. Se desideri felicità, dà felicità a coloro che ti circondano. Se desideri un sorriso, dà un sorriso a quelli che conosci. Questa regola si applica a tutti gli aspetti della vita. La vita ti darà di ritorno esattamente quello che tu doni. La tua vita non è una coincidenza, è un riflesso di te medesimo”.
ESPERIENZA DI PREGHIERA IN FAMIGLIA -Mamma, papà, questa sera voglio chiedervi una cosa. - Di pure, cosa vuoi sapere? - Non voglio sapere una cosa, voglio che facciamo insieme una cosa. - Che cosa? Avanti, non fare il misterioso ... - Possiamo pregare insieme? - ... ma non l’abbiamo mai fatto ... - Forse è più facile chiedervi tre pani, come dice il Vangelo?
Si alzerà
"Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall’interno gli risponde: Non m’importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza" (Lc 11,5-8). Il vangelo che ci accompagna in questo Avvento ci racconta che alla fine lʼamico si alza dal letto e apre la porta per accontentare la richiesta. Finalmente arriva il “sì”, per lʼinsistenza se non per lʼamicizia. Anche nel Vangelo della domenica siamo di fronte al “sì” di Maria.Rileggiamo il Vangelo:
IL VANGELO DELLA QUARTA DOMENICA DI AVVENTO In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
COMMENTO AL VANGELO DELLA DOMENICA Una preghiera, ma non una formula magica Più di qualche volta mi è capitato, negli incontri con i giovani e con gli adulti, di trovarmi di fronte a dubbi di fede, a perplessità, a zone di oscurità e a domande che non possono trovare una risposta immediata. Le persone che accettavano di svelare le debolezze e le incertezze della loro fede erano spesso preoccupate. Ritenevano di trovarsi in una sorta di margine, temevano di allontanarsi sempre più dall'esperienza di Dio. Pensavano che il dubbio fosse un peccato, una macchia scura su una fede che doveva essere limpida in ogni sua parte. In quelle occasioni ho sempre ricordato che non è il dubbio ad uccidere la fede. Anzi, nella misura in cui tiene desta la voglia di cercare una risposta a domande profonde, esso, - quasi paradossalmente - contribuisce a tener in vita il rapporto con Dio. Quello che uccide veramente la fede è l'assenza di desiderio. Quando, davanti alla Scrittura, non si hanno domande da porre... Quando i fatti della vita quotidiana, della piccola e grande storia che stiamo costruendo, non suscitano interrogativi... Quando non partecipiamo alle gioie e alle fatiche, ai successi e ai fallimenti di quanti ci circondano... Quando non sale dal nostro cuore un'invocazione a Dio, per avere più luce, più saggezza, più forza... Quando non si avverte la mancanza di una Presenza, di una Parola... allora sì la fede sta languendo ed è ormai prossima alla morte.
Gesù lo afferma con forza, senza mezzi termini: "Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto". Ma allora perché le nostre richieste non ottengono così spesso il frutto sperato? Forse bisognerebbe ricordare, a questo proposito, la differenza - di non poco conto - tra bisogno e desiderio. Desiderare Dio non vuol dire mettere le mani su di Lui, fargli fare quello che vogliamo, esercitare su di lui un potere. Desiderare Dio non vuol dire risolvere magicamente i nostri problemi e chiudere una volta per tutte la ricerca di Lui. Un'attesa del genere deriva più dal bisogno, che dal desiderio. E il bisogno - di pane come di amore - ha un funzionamento pericoloso. E' "divorante". E purtroppo non è solo il pane a scomparire, quando ci sediamo affamati a tavola. Sono anche le persone a cadere in un nostro abbraccio soffocante quando avvertiamo il bisogno di amicizia, di affetto e non sappiamo rispettare i tempi, la distanza, la differenza, l'alterità. Da questo punto di vista la preghiera che Gesù insegna ai suoi discepoli è tutta percorsa dal desiderio e non dal bisogno. Nasce da un rapporto di fiducia in Dio, non da una contrattazione di tipo mercantile. Esprime prima di tutto la speranza nel Regno, nel suo progetto, non vuole asservire Dio alle nostre attese. E, solo dentro questo quadro, domanda anche pane e misericordia e soccorso nel tempo della prova. Una preghiera da figli non una formula magica per ottenere qualsiasi cosa.! (don Mario Campisi)
Il calendario dellʼAvvento ci invita, in questa quarta settimana, ci propone impegni di disponibilità per imparare a diventare persone disponibili e capaci di mettersi in discussione e in gioco. Questa settimana sarà anche un tempo opportuno per accostarsi al sacramento della Confessione per riconoscere anche i tanti “no” che diciamo e portiamo avanti nella nostra vita.
PER LA PREGHIERA Ave Maria, nella santa casa di Nazareth il tuo si ha reso Dio nostro fratello per sempre. Prega, o Maria, perché scopriamo il sì come strada della vera libertà e della vera gioia che non tramonta e non delude mai. Ave Maria, nella casa di Elisabetta tu sei corsa a servire cantando le note intramontabili del Magnificat. O Maria, guidaci lontano dalla terra triste dell’egoismo per camminare nella via dell’amore e del gesto gioioso della lavanda dei piedi. Ave Maria, nella casa degli sposi di Cana il tuo occhio materno ha visto il disagio e il tuo cuore ha invocato la grazia. Rendici puri nel cuore per vedere, o Maria! E dona alle nostre famiglie la perla della fedeltà e la letizia dei figli accolti, amati e aperti alla luce di Dio. Ave Maria, nella Casa del Cenacolo tu invochi lo Spirito Santo di Gesù, apri la porta e guardi felice gli apostoli che partono per la missione. Intercedi per noi, o Maria, affinché lo Spirito ci trovi docili e pronti a gridare la fede in Gesù, unico Salvatore e unica speranza dell’umanità. ! ! ! (Angelo Comastri) ESPERIENZA DI PREGHIERA IN FAMIGLIA -Mamma, papà, quante volte mi avete detto “sì” oggi? -(ci pensano un po’ in silenzio) - Vedete, mi dite sempre no e mai sì! - Forse hai ragione, ti senti dire più no che sì. Però quanti sì silenziosi ti diciamo. - Ad esempio? - Quando siamo pronti a svegliarti la mattina, quando ti abbiamo preparato la colazione e i vestiti puliti, quando rinunciamo a qualcosa per noi perché tu possa avere il massimo della nostra attenzione, quando ti portiamo dai tuoi amici a giocare, quando ti accompagniamo a sport, quando ti ascoltiamo anche quando tu non rispetti quello che stiamo facendo ... - Basta, basta ... ho capito ... se continuate mi fare sentire in colpa. Possiamo allora questa sera pregare dicendo semplicemente “sì” oppure “eccomi, Signore” come ha fatto Maria?
C’erano una volta due blocchi di ghiaccio. Si erano formati durante il lungo inverno, all’interno di una grotta di tronchi, rocce e sterpaglie in mezzi ad un bosco sulle pendici di un monte. Si fronteggiavano con ostentata reciproca indifferenza. I loro rapporti erano di una freddezza. Qualche “buongiorno”, qualche “buonasera”. Niente di più. Non riuscivano cioè a “rompere il ghiaccio”. Ognuno pensava dell’altro: “Potrebbe anche venirmi incontro”. Ma i blocchi di ghiaccio, da soli, non possono né andare né venire. Ma non succedeva niente e ogni blocco di ghiaccio si chiudeva ancor di più in se stesso. Nella grotta viveva un tasso. Che un giorno sbottò: “Peccato che ve ne dobbiate stare qui. E’ una magnifica giornata di sole!”. I due blocchi di ghiaccio scricchiolarono penosamente. Fin da piccoli avevano appreso che il sole era il grande pericolo. Sorprendentemente quella volta, uno dei due blocchi di ghiaccio chiese: “Com’è il sole?”. “E’ meraviglioso…E’ la vita” rispose imbarazzato il tasso. “Puoi aprirci un buco nel tetto della tana.. Vorrei vedere il sole..” disse l’altro. Il tasso non se lo fece ripetere. Aprì uno squarcio nell’intrico delle radici e la luce calda e dolce del sole entrò come un fiotto dorato. Dopo qualche mese, un mezzodì, mentre il sole intiepidiva l’aria, uno dei blocchi si accorse che poteva fondere un po’ e liquefarsi diventando un limpido rivolo d’acqua. Si sentiva diverso, non era più lo stesso blocco di ghiaccio di prima. Anche l’altro fece la stessa meravigliosa scoperta. Giorno dopo giorno, dai blocchi di ghiaccio sgorgavano due ruscelli d’acqua che scorrevano all’imboccatura della grotta e, dopo poco, si fondevano insieme formando un laghetto cristallino, che rifletteva il colore del cielo. I due blocchi di ghiaccio sentivano ancora la loro freddezza, ma anche la loro fragilità e la loro solitudine, la preoccupazione e l’insicurezza comuni. Scoprirono di essere fatti allo stesso modo e di aver bisogno in realtà l’uno dell’altro. Arrivarono due cardellini e un’allodola e si dissetarono. Gli insetti vennero a ronzare intorno al laghetto, uno scoiattolo dalla lunga coda morbida ci fece il bagno. E in tutta questa felicità si rispecchiavano i due blocchi di ghiaccio che ora avevano trovato un cuore. A volte basta un solo raggio di sole. Una parola gentile. Un saluto. Una carezza. Un sorriso. Un “Sì”Ci vuole così poco a fare felici quelli che ci stanno accanto. Allora, perché non lo facciamo?
insistenza "Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall’interno gli risponde: Non m’importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua
insistenza" (Lc 11,5-8). Il vangelo che ci accompagna in questo avvento si conclude con il termine “insistenza”. Anche noi oggi concludiamo il tempo dellʼattesa con la celebrazione del Natale del Signore Gesù. Possiamo chiederci: con quanta insistenza il Signore ha cercato in questi giorni di entrare nella nostra vita? con quanta insistenza la Parola di Dio ci sta chiedendo di accogliere il Signore nella nostra esistenza? E con quanta insistenza noi preghiamo perché questo incontro tra Lui e noi avvenga? Con quanta insistenza desideriamo che Lui faccia breccia nel nostro cuore? La parabola invita alla perseveranza: occorre comportarsi un po' come l'amico molesto, anche perché il Padre in realtà non è né addormentato né reticente. Il problema è varcare autenticamente la soglia della preghiera. Il che richiede tempo, ripetizione, pazienza. Ripeto: non perché Dio voglia farci aspettare. Ma per i nostri limiti di uomini. Non è una constatazione banale: la preghiera ha bisogno anche di tempo. E molte volte non vale la ricerca della qualità: non sempre è possibile "pregare poco, ma bene". Come in un buon allenamento, la qualità dipende anche dalla quantità. Se devo allenarmi a correre la maratona, devo percorrere chilometri su chilometri. Se voglio aver frutti da una pianta, devo lasciarla crescere, fiorire, maturare poco a poco. E se voglio coltivare l'amicizia con Dio? Quanto dovremo pregare?! IL VANGELO DELLA DOMENICA DI NATALE In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe MESSE DI NATALE e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 24 dicembre, ore 24 Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro 25 dicmebre, ore 9 e 10:30 dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste ! ! ore 17 a Grazie cose, meditandole nel suo cuore.
26 dicembre, ore 10:30
Il calendario dellʼAvvento oggi si conclude ma non deve aver termine la nostra preghiera in questi giorni di Natale. Il dono desiderato e atteso ora va contemplato e “gustato”.
PER LA PREGHIERA Arriva l’inatteso. Si sperava l’Onnipotente e Dio ci manda un bambino con mani aperte che chiedono. Si sperava lo Straordinario e Dio viene nel quotidiano e ci chiede dei pani per un amico. Si sperava qualcuno su cui Appoggiarci ed ecco che Egli ha bisogno di noi. Davvero inatteso, sconvolgente, destabilizzante. ! ! ! ! (anonimo) Come possiamo fare spazio alla tua venuta, Signore? Vogliamo imparare da Maria e Giuseppe. Come Giuseppe aiutaci ad essere fiduciosi a credere nelle persone a lasciarci sorprendere dai tuoi progetti. Come Maria aiutaci Signore ad essere poveri umili, senza pretese, disponibili ai tuoi progetti. Come Giuseppe e Maria aiutaci Signore ad essere attenti alla tua Parola disponibili ad accoglierla e farla crescere dentro di noi come il seme gettato nella terra. Come Giuseppe e Maria aiutaci a fare spazio nella nostra casa alla preghiera, al silenzio, all’attesa, alla disponibilità. Come Giuseppe e Maria, aiutaci a diventare capaci di affrontare le difficoltà, le sofferenze, le incomprensioni, i cambiamenti, nella fiducia che Tu sei sempre con noi. ! ! ! ! (anonimo) E’ bello, Signore, conoscerti e averti come amico. Grazie. A tutti quelli che mi hanno parlato di te vorrei ancora dire: grazie. Fa’ di me un testimone, uno che sappia parlare di te e che sappia amare come te. A mia volta, ti farò conoscere ai miei amici poi anche loro, a loro volta, parleranno di te poi altri ancora che io non conosco. Poco a poco, la tua notizia giungerà fino ai confini del mondo, e insieme, gli uomini della terra, impareranno ad amare come te. ! ! ! ! (anonimo)
Santa Maria, vergine dell’attesa, donaci del tuo olio perché le nostre lampade si spengono. Se oggi non sappiamo attendere più è perché siamo a corto di speranza. Santa Maria, donna dell’attesa, ci sentiamo di più figli del crepuscolo che profeti dell’avvento. Di fronte ai cambiamenti che scuotono la storia, donaci di sentire sulla pelle i brividi degli inizi. Facci capire che non basta accogliere: bisogna attendere. Accogliere talvolta è segno di rassegnazione: attendere è sempre segno di speranza. Rendici, perciò, ministri dell’attesa. E il Signore che viene, Vergine dell’avvento, ci sorprenda, anche per la tua materna complicità, con la lampada in mano. ! ! ! ! (don Tonino Bello) Accogliere significa lasciarsi disturbare perché colui che arriva spezza le nostre abitudini e ci obbliga a spostare i mobili per fargli posto e a decorare la nostra casa in segno di attesa. Accogliere è un atteggiamento del cuore perché prima di tutto bisogna ascoltare e guardare colui che arriva. Accogliere è una disponibilità perché bisogna occuparsi innanzitutto di colui che arriva e servirlo. Accogliere è una festa perché la vita viene illuminata di amicizia e di fiducia grazie a colui che arriva: la sua presenza ci porta calore. Accogliere è una grazia perché colui che arriva ci offre la sua gioia gratuitamente. ! ! ! ! (Charles Singer) ESPERIENZA DI PREGHIERA IN FAMIGLIA - Mamma, papà, che bello il presepe. Che bello che ci sia anche Gesù bambino. Posso mettermi anch’io a guardarlo come quella statuina che guarda il bambino con la bocca aperta e gli occhi spalancati dallo stupore? - Con la bocca aperta?!? E ti vuoi mettere davanti al presepe così come un mica normale? - Insomma, voi grandi non amate le sorprese, non vi stupite più delle cose belle ... siete solo seri! - Scusa, hai ragione ... ma per quanto tempo dovrei tenere la bocca aperta e stare zitto? - Mah, non so ... facciamo fino all’Epifania?
continua dalla prima pagina!
dell’epoca di Gesù, dove si dormiva per terra sulle stuoie, e si occupava il pavimento dell’ambiente di ingresso che fungeva normalmente anche da camera da letto. Un gruppo o una comunità che non si lasciasse scomodare dall’amico importuno, che preferisse la propria ordinata organizzazione dei tempi e degli spazi all’apertura generosa all’altro, realizzerebbe il contrario di ciò che Gesù fa fare al personaggio del racconto. Non solo: ma l’uomo che si lascia disturbare e soddisfa la fame dell’amico importuno è assunto niente di meno che a immagine del Padre celeste, che non nega lo Spirito a chi con insistenza glielo chiede. Dunque, una comunità, un movimento, un gruppo che si apre all’accoglienza dell’altro ed è disponibile a lasciarsi disturbare e perfino a lasciarsi mettere in questione dall’urgenza della carità e della comunione, diventa icona vivente del Padre che dà lo Spirito, sorgente di quella vita e di quella gioia che solo dallo Spirito vengono. Come fare in modo che tutte le nostre comunità siano così ricche di Spirito santo da esser pronte ad accogliere la sfida dell’amico importuno? Come mantenerci così vigilanti da saper scoprire e valorizzare il dono dell’inopportunità, rappresentato dall’altro e dal diverso da noi? A questo esame di coscienza vorrei chiamare tutte le nostre comunità parrocchie, istituzioni, associazioni, gruppi, movimenti -, perché si sottomettano volentieri e con generosità al giudizio della Parola di Dio e si aprano al soffio dello Spirito. In queste parole ho trovato espresso in modo magnifico il pensiero che mi stava frullando in testa in questo periodo. Stiamo iniziando il tempo dell’Avvento che è preparazione al Natale, ad accogliere il Signore Gesù. Credo che quel Bambino non sia così importuno come l’amico della parabola, ma comunque chieda di “fare spazio” per Lui, di riorganizzare la nostra vita perché c’è anche Lui. Mi sembra che ci siano alcune persone e situazioni che “incarnano” oggi questo “amico” che bussa alla mia e alla nostra porta e ci obbliga a metterci in discussione, a costo altrimenti di lasciarlo fuori dalla nostra vita. La prima: la visita del nostro Vescovo alle nostre parrocchie dell’unità pastorale di Curtatone. Troverete in questo giornalino il programma di questa visita: è il nostro “pastore” che viene tra noi per stare - anche se poco tempo - con noi, per insegnarci la strada per entrare e uscire dal nostro ovile, per verificare il cammino che stiamo facendo e incoraggiare i passi futuri. Può sembrare
importuno venire da noi proprio sotto Natale, quando ci sono tante cose da fare e tanti preparativi. Forse anche questo segno ci obbliga a chiederci se siamo comunità capace di lasciarsi “scomodare” e riorganizzare. La seconda: i primi passi della nostra Unità Pastorale. Questo cammino di rinnovamento della nostra attività pastorale sta sempre più bussando alle nostre porte e ci chiede di mettere in discussione le nostre certezze e sicurezze. Non si tratta di buttare all’aria tutto quanto è stato fatto: l’amico della parabola di Gesù non deve cambiare casa, ma deve imparare a riorganizzarsi per far spazio all’altro che chiede aiuto e condivisione. Così il confronto con le altre parrocchie ci porterà a scoprire un cammino comune e nuovo che dovrà forse chiederci di lasciare qualcosa, di spostarci, di accogliere, di ... L’incontro con il nostro Vescovo porterà proprio a confrontarci su questo: come l’urgenza di una nuova evangelizzazione provoca le nostre comunità a mettersi in discussione? La terza: l’incontro con le famiglie, a partire da dopo Natale. Questa è una urgenza che sento forte personalmente. E’ più un mio bisogno e dovere, più che vostro, ma forse ci riguarda tutti. Sento cioè la necessità di organizzare il mio tempo per poter cominciare a incontrare tutte le famiglie e le persone della nostra comunità parrocchiale suddivisa nelle diverse frazioni. Fin da quando sono arrivato due anni fa ho sentito questa “urgenza missionaria”: di ascolto, di condivisione, consapevole che richiederà tanto tempo e rimettermi in discussione in tante cose (priorità di tempo dedicato, energie, calendari ...). Se già molte persone le ho conosciute, ancora molte altre rimangono, sia che si affacciano semplicemente alla messa domenicale e non fanno parte di gruppi organizzati, sia chi non frequenta per niente la parrocchia e la vita o scelte personali ha portato lontano dalla fede o -perlomeno- dalla sua pratica. Ma questo forse può riguardare anche tutti voi: forse verrò da voi come “amico importuno”, che chiede prima di dare: non soldi (non preoccupatevi! anzi non ne voglio proprio ricevere: il momento in cui raccogliere contributi in denaro è la raccolta della offerte durante la messa), ma vi chiederò di raccontare il vostro cammino di fede e di provare a mettere a disposizione della comunità quello che avete da offrire. E non potete fare così anche voi con i vostri vicini, amici, conoscenti? Andarvi a trovare, conoscervi, raccontarvi, aiutarvi, come ha fatto Gesù venendo in mezzo a noi? ! ! Buon Avvento e Buon Natale! ! ! ! ! don Sandro