SMART CITY Visioni e approcci verso la cittĂ del futuro
“ D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”. italo calvino
Politecnico di Milano Tesi di Laurea Triennale Scuola di Architettura, Design e Ingegneria delle Costruzioni Corso di Scienze dell’Architettura A.A. 2015/2016 “ Smart City: visioni e approcci verso la città del futuro ” Studentessa: Patricia Dulon Amor / 797944 Relatore: Gianluca Emilio Ennio Vita
INDICE 7
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PREMESSE 10 18 22 24 26 28 31
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1.1 / Scenario attuale 1.2 / “La città è un sistema dinamico ad elevata complessità” 1.3 / La triplice lettura della città 1.4 / Tecnologia e homos techsnologicus 1.5 / Tecnologia e città 1.6 / L’arrivo dei bits 1.7 / Bits nelle città
LA SMART CITY 38 40 44 46 49 53 57 61 65 71 76
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Introduzione
2.1 / Smart City come risposta? 2.2 / Gli albori della Smart City 2.3 / Che cos’è una Smart City? 2.4 / Approcci all’utopia moderna .4.1 / La Automatic City .4.2 / La Eco CIty .4.3 / La Open City .4.4 / La Creative City 2.5 / Criteri di classificazione europei 2.6 / Tecnologie abilitanti 2.7 / Fattori di criticità riguardanti la Smart City
CASI STUDIO 82 87 93 99 122 124
3.1 / Songdo International Business District 3.2 / Copenaghen e “The Copenaghen Wheel” 3.3 / Chicaco e “Array of Things” 3.4 / Cortona e “Il filo di Cortona”
Conclusioni Bibliografia e sitografia
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0.0 / INTRODUZIONE mediante cui le tecnologie digitali stanno cambiando il modo di vedere la città, come essa debba essere gestita e come agisce. Ad oggi la Smart City, la città intelligente, è ancora ai suoi albori ma la società sempre più connessa e veloce ha contribuito affinché diventasse un tema di interesse. Essendo un concetto relativamente nuovo è ancora difficile definire cosa è e come dovrà essere una Smart City, ma professionisti da ogni settore hanno scommesso su loro. Non è raro imbattersi nella questione delle città intelligenti in relazione alla questione ambientale o al tema dello sviluppo tecnologico, tralasciando fattori ugualmente importanti quali l’aspetto culturale e sociale. Si possono individuare alcuni immaginari che estremizzano il concetto di Smart City in un senso o nell’altro ma se gli si combina tra loro è possibile generare una visione di città intelligente che gli incorpori tutti.
Attualmente le città stanno lentamente subendo una trasformazione legata alle innovazioni in campo urbanistico e tecnologico. I moventi sono soprattutto le criticità a cui siamo chiamati a far fronte derivanti dal fenomeno del crescente aumento della popolazione cittadina, dalla necessità di una maggiore sensibilizzazione verso il tema dell’emergenza ambientale e il bisogno che esse si adattino alle nuove abitudini dei suoi cittadini. Alle nostre città è richiesto un maggior dinamismo e di fornire soluzioni intelligenti diventando luoghi dove viverci sia piacevole. La tecnologia, da sempre in simbiosi con l’homo sapiens, oggigiorno mette a disposizione una serie di innovazioni capaci di migliorare la città, fornendola degli strumenti necessari perché si adatti ad una realtà caratterizzata dalla convergenza di bits e atomi. L’obbiettivo di questo elaborato è quello di indagare le possibilità e le forme
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01 / PREMESSE
9 Politecnico di Milano - Scuola di Architettura e SocietĂ - A.A. 2015/2016 Patricia Dulon Amor - prof. Gianluca Emilio Ennio Vita
1.1 / LO SCENARIO ATTUALE Crescita demografica e urbanizzazione
Stando ai risultati elencati nel rapporto “World population prospects: the 2015 revision”, effettuato dal “Department of Economic and Social Affairs” dell’Organizzazione della Nazioni Unite (ONU), la popolazione mondiale ha raggiunto i 7,3 miliardi nella metà del 2015. Ciò significa che la popolazione mondiale è aumentata di un milione di persone approssimativamente durante gli ultimi 12 anni. Il 60% della popolazione è concentrata in Ansia, che presenta 4,4 milioni di abitanti, il 16% in Africa, con 1,2 milioni di abitanti, il 10% in Europa, con 738 milioni, 9% è nell’America Latina e nei Caraibi, con 634 milioni, e il restante 5% vive nell’America del Nord e Oceania, rispettivamente con 358 e 39 milioni di abitanti. Attualmente la popolazione mondiale è in continua crescita nonostante ciò avvenga più lentamente rispetto al recente passato. Infatti oggi la popolazione cresce dell’1,18% per anno, che equivale approssimativamente ad un’aggiunta di 83 milioni di persone, mentre 10 anni fa la crescita era di 1,24%. Secondo le stime la popolazione mondiale dovrebbe
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aumentare di più di un miliardo entro i prossimi 15 anni, raggiungendo gli 8,5 milioni nel 2030, aumentando progressivamente fino ad arrivare nel 2050 ai 9,7 milioni e agli 11,2 milioni entro il 2100. Più della metà della crescita della popolazione mondiale tra oggi e il 2050 si aspetta avvenga in Africa, dove il tasso di crescita è stato del 2.55% per anno tra il 2010 e il 2015. Ci si aspetta che anche un secondo grande contributo verrà dall’Asia, che crescerà di 0,9 miliardi di persone tra il 2015 e il 2050, seguita dall’America del Nord, America Latina, Caraibi e Oceania nei quali è previsto un tasso di incremento della popolazione molto minore. L’Europa invece si pensa subirà una diminuzione della popolazione fino al 20% di abitanti in meno nel 2100 rispetto ad oggi. La crescita demografica maggiore si registrerà nei paesi in via di sviluppo. Durante il 2015 e il 2050 metà della crescita popolazione mondiale ci si aspetta si concentri in 9 paesi: India, Nigeria, Pakistan, Congo, Etiopia, Tanzania, Stati Uniti d’America, Indonesia e Uganda. Questi dati si traducono in una conseguente urbanizzazione. Nel 1800, solo 2 persone su 100 vivevano in città; agli ini-
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zi del XX secolo 15 su 100; nel XXI secolo, più della metà della popolazione vive in città. L’urbanesimo degli ultimi tempi è stata caratterizzata principalmente da un generale aumento delle metropoli. Il rapido e consistente aumento demografico mondiale, iniziato già nello scorso secolo, si è accompagnato a un fenomeno di concentrazione della popolazione nelle città. Fin alla seconda metà del IXX° secolo in tutti paesi del mondo la maggioranza della popolazione era rurale, viveva cioè sparsa in insediamenti minori distribuiti su ampi territori, mentre il fenomeno urbano era assai limitato e le grandi città erano un’eccezione. Negli ultimi due secoli, con lo sviluppo dell’industria e dei servizi, il processo di inurbamento della popolazione si è andato intensificando. Secondo i calcoli della Population Division dell’ Organizzazione delle Nazioni Unite, nel 1950 su ogni 100 abitanti del pianeta solo 29 vivevano in aree urbane. Nel 1990 questa quota era salita al 45% e la popolazione urbana era più che triplicata, giungendo a 2,4 miliardi. Nel 2009 la popolazione urbana mondiale ha superato quella rurale. A livello globale, il livello di urbanizzazione è previsto in aumento dal 50% del
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2009 al 69% nel 2050. Più della metà dei sette miliardi della popolazione mondiale oggi vive in aree urbane, con la massima concentrazione in alcune “megacittà” con più di 10 milioni di abitanti, tra cui figurano Tokyo, Nuova Delhi, Shanghai, Città del Messico e San Paolo. “Gestire le aree urbane diventerà la principale sfida allo sviluppo del ventunesimo secolo”, ha detto John Wilmoth, direttore del Population Division all’interno del Department of Economic and Social Affairs delle Nazioni Unite. E’ difficile prevedere quali possano essere le effettive conseguenze di questi fenomeni. Nelle città in cui si registrerà una grande crescita demografica è probabile si raggiunga livelli di esasperazione urbana tali da favorire lo sviluppo baraccopoli e slums.
Emergenza ambientale
Il rapporto “Global Environmental Ooulook 5” effettuata dal UNEP (United Nations Environment Programme) mette in luce come molte delle pressioni causate all’ambiente sono proporzionali al numero di persone che dipendono dalle risorse naturali, infatti la produzione di beni di consumo richiede materiali – minerali,
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acqua, alimenti, fribre – e energia. Come si è già detto, nel corso dell’ultimo secolo nel mondo si è assistito ad una crescita demografica senza precedenti così come dell’economia mondiale, con un conseguente maggiore sfruttamento della superficie terrestre. La scala e l’estensione di queste forze motrici mondiali non hanno precedenti e premono sul sistema ambientale fino a destabilizzare i suoi limiti. Gli impatti delle attività umane includono l’alterazione del ciclo del carbonio mediante le emissioni di biossido di carbonio e metano, sulla trasformazione del ciclo <75% 60 - 75% 45-60% >45% Percentuale popolazione urbana sul totale secondo la World Bank Group.
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del azoto, del forforo e dello zolfo, sull’interruzione dei flussi naturali dei fiumi, che interferisce con il ciclo dell’acqua, sulla distruzione degli ecosistemi, che conduce ad una progressiva estinzione di innumerevoli specie e sulla trasformazione drastica della copertura della terra nel pianeta. Secondo il rapporto “CO2 Emission From Fuel Combustion” effettuato nel 2015 dall’International Energy Agency, la concentrazione nell’atmosfera di anidride carbonica (CO2) ha visto un significativo aumento nel corso dell’ultimo secolo rispetto all’era pre-industriale. Le statistiche del 2014 rivelano un aumento di CO2 del 40% rispetto alla metà del 1800 con una crescita indicativa di 2 ppm negli ultimi dieci anni. Anche i livelli di metano (CH4) e di ossido di azoto (N2O) hanno registrato un notevole aumento. L’influenza dell’attività umana in questi processi è chiara ed è la produzione energetica la principale causa della produzione e del rilascio di anidride carbonica nell’atmosfera. Minori incrementi sono apportati dall’agricoltura, che influisce sull’inquinamento ambientale producendo principalmente CH4 e N2O soprattutto dall’allevamento di bestiame e la colti-
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vazione di riso, e dai processi industriali, che producendo principalmente N2O e fluorati hanno anche essi un ruolo da protagonisti per i loro quantitativo di emissioni rilasciate nell’atmosfera. Le aree urbane, che ospitano metà della popolazione mondiale, utilizzano due terzi di tutta l’energia mondiale e sono responsabili della produzione di più del 70% delle emissioni di CO2. Infatti, per provvedere alle miriadi di servizi richiesti, le città hanno bisogno di grandi quantità di energia. Il consumo di energia urbana è maggiore rispetto a quello rurale e questo perché, nelle realtà in via di sviluppo, il consumo pro-capite di energia tende ad essere significativamente più alto nelle città rispetto alle aree urbane. Questo avviene perché l’utilizzo di energia deriva dal reddito e gli abitanti delle città tendono ad avere redditi più alti e un migliore accesso a servizi energetici. Data la rapida crescita delle città nei paesi in via di sviluppo, il loro consumo di energia è destinato ad aumentare con una crescita del 1,9% ogni anno. Gli effetti negativi di questi dati non influenzano solamente il Pianeta ma anche la nostra salute. Il rapporto dell’agenzia dell’Onu per l’Ambiente (UNEP) e
Nel 2030 avremmo bisogno di 2 pianeti Terra per soddisfare la richiesta di risorse rinnovabili. Ma abbiamo un solo pianeta.
Le cittĂ consumano 2/3 dellâ&#x20AC;&#x2122;energia mondiale producono il 70% delle emissioni di CO2
Entro il 2025 avremmo bisogno dellâ&#x20AC;&#x2122;equivalente di 20 fiumi Nilo in piĂš per soddisfare la crescente richiesta di acqua. Nel 2012 sono avvenute 12,6 milioni morti premature derivanti dalle condizioni ambientali degradate. Il 23% dei decessi totali Utilizziamo il 38% della superficie terrestre per la produzione di cibo
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dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), presentato a Nairobi in Kenya alla seconda Assemblea delle Nazioni unite per l’Ambiente (UNEA2), rivela che nel 2012 le morti premature derivanti dalle condizioni ambientali degradate risalgono a 12,6 milioni, che equivale al 23% dei decessi totali. L’indagine sostiene che l’inquinamento uccide 7 milioni di individui all’anno.
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1.2 / “LA CITTÀ È UN SISTEMA DINAMICO AD ELEVATA COMPLESSITÀ” Beguinot e Cardarelli, nel loro “Per il XXI secolo una enciclopedia. Città cablata e nuova architettura” sottolineano come “la città è un sistema dinamico ad elevata complessità” sia diventata una formula comune nella descrizione della città moderna. Innanzi tutto “affermare che la città è un sistema significa dire che la città è riconducibile ad un insieme di componenti tra loro in relazione. Aggiungere che è un sistema dinamico ad elevata complessità significa dire che lo stato finale del sistema-città non è prevedibile linearmente sulla base dello stato iniziale e che i processi e gli stati del sistema non sono controllabili con tecniche e strumenti di tipo deterministico”. La complessità sistemica della città è definita dai suoi componenti, dalle loro qualità assieme al tipo e al grado di relazioni tra questi e al numero di livelli gerarchici della struttura di relazione. “Il grado di complessità sistemica di una città è funzione della quantità e della qualità dei possibili percorsi di relazione che si stabiliscono tra i singoli elementi (sottoinsiemi) e dipende dalla maggiore o minore capacità di conoscenza per via intuitivo-deterministica degli effetti che una azione compiuta su una parte genera
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sulle altre parti e sulle altre relazioni”. Si può dire quindi che “una città presenta un maggiore o minore grado di complessità non solamente in funzione del numero di elementi in atto e del tipo di relazioni tra questi, ma anche in ragione della nostra maggiore o minore capacità di conoscere e governare i possibili percorsi di relazione che si instaurano tra i singoli sottosistemi; ciò comporta che un sistema può essere molto complicato, se si considera il numero elevato ma conoscibile intreccio di relazioni, ma poco complesso poiché le relazioni sono altamente determinabili”. Alla luce da quanto detto precedentemente è necessario adeguare gli strumenti della conoscenza e le tecniche di governo dalla complessità dell’oggetto. “L’unica via possibile sembra essere una semplificazione della realtà urbana, un riavvicinamento tra l’uomo e il problema della città. Per semplificazione della realtà urbana non si intende una riduzione della complessità intrinseca del sistema città, che ne costruisce da sempre un elemento distintivo e caratterizzante, ma una ridefinizione dei paradigmi conoscitivi ed interpretativi del fenomeno urbano ed un conseguente adeguamento degli
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strumenti e delle tecniche di gestione e di governo”. L’innovazione tecnologica in questo senso, se da un lato contribuisce ad innalzare il livello di complessità urbana, dall’altro si pongono come valido strumento per la risoluzione dei problemi che affliggono le città del XXI secolo. Per essere in grado di semplificare “è indispensabile la conoscenza e la comprensione del fenomeno e, in questo caso, è evidente l’impossibilità di un approccio sistemico che risulti esaustivo mediante la sola analisi frammentaria delle parti. La complessità delle relazioni tra le parti non può essere compresa senza considerare l’analisi dell’intero contesto. Semplificare significa che il processo di concettualizzazione del sistema urbano
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deve fare i conti con il grado di trattabilità del sistema che si intende governare e con il livello di sofisticazione degli strumenti di conoscenza e gestione. Ciò comporta la necessità di adeguare non solo la conoscenza del sistema al livello degli strumenti, tecnici e procedurali, di governo oggi disponibili, ma bisogna altresì ridefinire gli strumenti di controllo. Se si vuole che un sistema produca un comportamento voluto, è necessario che la varietà degli strumenti di controllo sia assimilabile alla varietà del sistema da controllare”. Solamente con la diversificazione delle modalità e dei mezzi di controllo si può raggiungere una buona prevedibilità degli stati futuri e quindi ridurre la complessità del sistema.
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1.3 / LA TRIPLICE LETTURA DELLA CITTÀ All’interno del volume I di “Per il XXI secolo un’enciclopedia. Città Cablata e nuova architettura” a cura di Beguinot e Cardarelli, la città viene letta ed interpretata sotto una triplice angolazione:
“come la più alta espressione della collettività e della sua capacità di “configurare e organizzare lo spazio” in funzione di esigenze e di finalità che si evolvono nel tempo”. Questa lettura privilegia gli aspetti fisico-formali della città ed il suo carattere “case e cose” in cui i contenitori delle attività e i canali delle comunicazioni configurano lo spazio dando forma alla “città di pietra”. Su questa interpretazione incidono in modo prevalente la disponibilità di risorse, la capacità decisionale, la maturità culturale, la disponibilità di tecniche e tecnologie costruttive, la conoscenza urbana, la fiducia nel futuro e nel progresso della collettività.
“come l’area della massima concentrazione funzionale e relazionale in cui l’intensità e la velocità dello “scambio” raggiungono valori più elevati”.
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Questo caso privilegia il tessuto delle attività e delle relazioni che si svolgono negli spazi e nei canali della città di pietra, Quella vita di relazioni e di scambi che costituisce il presupposto ed il fine ultimo dell’esistenza dell’uomo. Sulla “città delle relazioni” influiscono prioritariamente il quadro politico e istituzionale, il modello economico e la sua velocità di trasformazione, l’assetto sociale e la sua maggiore o minore stabilità, il credo religioso, il livello culturale, la velocità di introduzione di nuove tecnologie.
“come spazio semantico e come luogo privilegiato, per durata e intensità, del rapporto psico-percettivo tra l’uomo e il suo habitat”. Infine questa ultima lettura si focalizza non più sulla città in sé, ma su come i suoi abitanti ne percepiscono l’immagine e l’essenza, in altre parole come la vivono, in ragione della propria cultura, del proprio livello di benessere, delle esigenze e delle aspirazioni che pongono in esse. La “città del vissuto” è il prodotto della interpretazione dello spazio urbano, nella sua interezza e come somma di elementi che l’individuo si costruisce in funzione
dei modelli culturali, dei valori, delle ideologie e delle religioni che lo guidano. Una serie di circostanze ha portato ad un brusco rallentamento nella trasformazione, nel recupero e nell’adeguamento della città di pietra mentre dall’altro ha provocato una inarrestabile accelerazione della città delle relazioni anche per effetto della evoluzione dei modi di essere e di pensare (indotti dalla introduzione delle nuove tecnologie). Conseguentemente la
città, come luogo di significato e di senso per l’uomo, si sgretola. La differente velocità di evoluzione tra le tre città è la causa primaria della sua crisi e del malessere dei suoi abitanti poiché genera uno squilibrio all’interno del sistema. La città fisica non solo non favorisce la vita della città funzionale, ma addirittura costituisce il maggiore ostacolo a che essa si sviluppi nella giusta direzione.
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1.4 / TECNOLOGIA E HOMOS TECHNOLOGICUS Il termine tecnologia è una parola composta derivante dal greco “tèkhne-loghìa”, ovvero letteralmente “discorso/ ragionamento sull’arte”, dove con arte si intendeva sino dal XVIII secolo il saper fare, quello che oggi indichiamo col termine tecnica. Per tecnica si può intendere più specificatamente un qualunque metodo organizzato e codificato atto a raggiungere uno scopo definito. “La tecnologia affonda le sue radici nei processi naturali di trasformazione operati dagli esseri viventi per adattare l’ambiente alle proprie esigenze. La tecnologia non è quindi un’esclusiva del genere umano ma anche gli animali sono stati in grado di sviluppare processi tecnologici per meglio rispondere alle loro esigenze alimentari, abitative, sociali etc.” (Karl von Frisch, 1975). Un esempio sono le ragnatele, i nidi e gli alveari, perfetti esempi di un saper fare condiviso dagli individui di una stessa specie o società. Giuseppe O. Longo (1975), in un articolo intitolato “Uomo e la tecnologia: una simbiosi problematica”, afferma: “Quando si riflette sui complessi rapporti tra uomo e tecnologia, si fa spesso la tacita ipotesi che si tratti di due entità distinte e separate, per quanto interagenti
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e, inoltre, si assume che oggi l’evoluzione dell’uomo sia lentissima o addirittura ferma, mentre la tecnologia si sviluppa con grande rapidità. A volte non si percepisce che il fenomeno davvero interessante non è tanto la tecnologia in sé, quanto il rapporto uomo-tecnologia. L’attenzione allo sviluppo della tecnologia e gli entusiasmi e i timori che essa suscita fanno spesso trascurare la necessità di una riflessione critica su questi processi nel loro insieme.” e continua “[...]tra uomo e tecnologia non esiste distinzione netta, perché da sempre la tecnologia concorre a formare l’essenza dell’umano. Secondo, l’evoluzione della tecnologia contribuisce potentemente alla nostra evoluzione, anzi ormai (quasi) coincide con essa. Le due evoluzioni, biologica e tecnologica, sono intimamente intrecciate in un’evoluzione “biotecnologica”, al cui centro sta l’unità evolutiva homo technologicus, una sorta di ibrido di biologia e tecnologia in via di continua trasformazione. Homo sapiens è sempre stato contaminato dalla tecnologia, cioè è sempre stato homo technologicus. In biologia si usa il termine “simbiosi” per indicare uno stretto rapporto di convivenza e di mutuo vantaggio tra due
specie diverse. Pur con i limiti di ogni metafora, anche il rapporto tra l’uomo e la tecnologia si può considerare una simbiosi, la cui manifestazione fenotipica,
homo technologicus, è appunto un simbionte.” Oggi, per la velocità e il continuo potenziamento della tecnologia, il fenomeno è diventato piuttosto evidente.
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1.5 / TECNOLOGIA E CITTÀ La Rivoluzione agricola del 7000 a.C. e le innovazioni tecnologiche del neolitico rappresentano i prerequisiti necessari per la Rivoluzione urbana del 4000 a.C. Il surplus produttivo alimentare generato grazie all’invenzione dell’agricoltura irrigua può essere sufficiente a spiegare la nascita delle prime città in zone particolarmente fertili. Difatti il sistema agricolo, fondato sull’irrigazione, richiedeva che i lavoratori, per la regolamentazione delle acque, fossero coordinati su territori abbastanza vasti. Quest’esigenza, pertanto, portò a forme di organizzazione sociale complesse, ramificate ed estese sul territorio, che trovarono il loro compimento nello sviluppo della città. Rispetto a un insediamento agricolo preistorico la città non è solo più grande, ma anche e soprattutto diversamente organizzata. Come la cultura e il benessere crescevano la scrittura fu inventata per tenere conto di tutte le transazioni, i rituali e le regole. Si trattava della prima tecnologia informatica. Dai suoi albori la città, così come l’uomo, è caratterizzata dalla simbiosi con la tecnologia. La sopravvivenza di esse e dei suoi abitanti è sempre dipesa dalla capacità di rispondere in modo adeguato
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alle problematiche e alle necessità che nel tempo sono sorte. Con la Rivoluzione industriale si ha un esempio ancora più evidente dello rapporto città-tecnologia data la portata e la rapida accelerazione di questo processo. Le città hanno aumentato rapidamente le loro dimensioni per ospitare l’afflusso delle masse provenienti dalle compagne, modificando la loro struttura fisica e organizzativa. Nel contempo la tecnologia si è dovuta evolvere per rispondere alle nuove esigenze di spostamento e comunicazione proprie della dimensione della nuova città. Durante il diciannovesimo secolo l’industrializzazione, oltre ad aver svolto la funzione di calamita di grandi masse verso le città e ad aver introdotto nuovi macchinari in grado di migliorare le nostre possibilità fisiche, ha anche generato invenzioni che hanno moltiplicato le nostre abilità di processare informazioni e comunicare velocemente a grandi distanze e quindi rispondere alle nuove necessità date dalla nuova condizione socio-economica che si era creata. Henry Estabrook, che ha aperto la strada all’uso del telegrafo nelle operazioni ferroviarie, nel 1851 diceva: “La ferrovia e il telegra-
fo sono gemelli siamesi del commercio, nati nello stesso periodo e cresciuti fianco a fianco uniti dalla necessità”. Il telegrafo ha rivoluzionato la gestione delle grandi imprese industriali ma ha anche trasformato l’amministrazione dei governi delle città. Abilitando la fioritura del commercio e, avendo le città una gestione più efficiente, questa tecnologia ha rimosso ostacoli critici che avrebbero negato quella crescita esponenziale dei centri urbani di cui siamo storicamente a conoscenza. Poi è stato il turno del telefono, giunto nel momento esatto in cui era necessario per l’organizzazione delle grandi città e la unificazione delle nazioni. Ai giorni nostri abbiamo assistito ad un ulteriore passo avanti attraverso le nuove tecnologie digitali.
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1.6 / L’ARRIVO DEI BITS E’ innegabile che gli effetti ambientali e sociali di quelli che alcuni hanno chiamato tecnoscienza risultano sempre più evidenti. Numerosi sono i mutamenti che ha apportato nel mondo che ci circonda così come nella nostra società. Ancora più importanti sono i mutamenti apportati a noi stessi e al nostro modo di vivere. Certo è che, assieme a conseguenze indiscutibilmente favorevoli, da un altra parte ha causato effetti discutibili: inquinamento, distruzione ambientale, consumo di risorse naturali, disuguaglianze di vario genere etc. Tuttavia questi risultati non dipendono semplicemente dalla scienza e la tecnologia da sole ma sono anche la conseguenza diretta della tipologia di organizzazione socioeconomica dominante nel nostro pianeta. Tutte le tecnologie favoriscono in minor o maggiore quantità un mutamento ed è l’orientazione socioeconomica che può determinare il come queste vengano utilizzate. Però all’attuale dato dei fatti possiamo percepire la grande potenzialità delle tecnologie informatiche; tecnologie che, almeno per il momento, non risultano essere predatrici di risorse naturali in egual modo e che di giorno in giorno sono in grado di offrire risultati
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migliori con minori consumi come conseguenza de la crescente miniaturizzazione elettronica.
Che cosa è un bit?
“Alla base del DNA dell’informatica ci sono i bits. Non hanno colore, ne una dimensione, ne un peso e viaggiano alla velocità della luce nell’autostrada dell’informazione. E’ un modo di essere: attivo o inattivo, vero o falso, sopra o sotto, dentro o fuori, nero o bianco” (Nicholas Negroponte, 1995). Il linguaggio binario dei bits è composto da sole due cifre, convenzionalmente 0 e 1, in quanto le caratteristiche fisiche dei circuiti digitali rendono particolarmente conveniente la gestione di due soli valori, rappresentati fisicamente da due diversi livelli di tensione elettrica. Un bit è l’unità di misura dell’informazione, definita come la quantità minima di informazione che serve a discernere tra due possibili eventi equiprobabili. “I bits sono sempre stati l’elemento basico dell’informatica digitale, però durante questi ultimi decenni siamo stati in grado di ampliare enormemente il nostro vocabolario binario fino ad includere molto più che numeri” continua Negroponte.
Siamo stati in grado di digitalizzare ogni volta più informazioni riducendole a 1 e 0, digitalizzando foto, audio e video. Oggi giorno siamo in grado di digitalizzare la gran parte dell’informazione che precedentemente era distribuita sotto forma di libri, riviste, giornali, videocassette etc. In questo modo la trasmissione dell’informazione elettronica è istantanea, economica e potenzialmente accessibile a tutti. Tradizionalmente il commercio mondiale è consistito nell’interscambio di atomi. Attualmente al mondo degli atomi si è sovrapposto quello dei bits con una serie di numerosi vantaggi come la replicabilità illimitata, costi di produzione ridotti, eliminazione di intermediari e di costi di spedizione. Il processo di digitalizzazione del sapere o dematerializzazione sta tutt’ora cambiando il nostro modo di vivere e relazionarci con il mondo che ci circonda. Nonostante ciò, nella vita di tutti i giorni lo spazio fisico è rimasto al centro delle interazioni tra le persone, che tutt’al più, grazie a nuove tecnologie, hanno inventato nuovi modi di interagire in vari contesti e a differenti distanze. Adesso poi, e per la prima volta, tale proIllustrazioni di Fernando Volken Togni
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cesso di inglobamento e replica digitale del mondo fisico sembra percorrere la direzione opposta. Le informazioni raccolte in rete vengono “rimaterializzate” ovvero, partendo dal mondo digitale, le informazioni sono restituite al mondo fisico. Le informazioni che hanno transitato nel mondo virtuale ritornano ad aderire alla realtà che le ha originate. Gli oggetti fi-
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sici, gli spazi, il modo di vivere tali spazi e le interazioni sociali si arricchiscono di un sapere distribuito in rete, fatto di relazioni tra le cose e gli individui. Si tratta di un sapere accessibile tramite criteri spaziali – grazie alla geolocalizzazione –, di prossimità – grazie ai legami costruiti in rete – e di interesse – grazie alla profilazione degli utenti.
1.7 / BITS NELLE CITTÀ Le tecnologie informatiche e della comunicazione (ITC) caratterizzano la fine del secolo scorso e la cosiddetta era dell’informazione con la quale si apre il nuovo millennio. Benché il primo computer elettronico sia stato presentato già nel febbraio del 1946, la rivoluzione ha realmente preso piede negli anni ‘80, con la diffusione del personal computer, che ha rivoluzionato il nostro modo di lavorare, spingendoci ad abbandonare la macchina da scrivere a favore della tastiera. Allo stesso modo l’introduzione di Internet negli anni ‘90 ha trasformato ulteriormente il mondo della comunicazione grazie ad una rete capace di interconnettere questi nuovi dispositivi tra loro e di conseguenza gli utenti che ne facevano uso. La grande potenzialità di Internet sta nella sua caratteristica di essere una rete pubblica, aperta, globale. Chiunque possiede un computer e una rete telefonica può entrare a farne parte in modo relativamente semplice. Una grande rivoluzione se li si confronta con i mezzi di comunicazione precedentemente in uso, coi loro limiti di distanza e tempistiche. L’arrivo della posta elettronica, ad esempio, ha man mano reso quasi obsoleto l’utilizzo della tradizionale posta, dove
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era necessario aspettare giorni solamente per recapitare un messaggio. Da non dimenticare poi la possibilità che ogni internauta ha acquisito, attraverso il Wor-
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ld Wide Web, di diventare un potenziale editore e raggiungere con i suoi contenuti un vasto pubblico. Internet ha rappresentato, e tutt’ora rappresenta, un mondo di grandi opportunità per tutti. Non si è dovuto attendere molto per vedere le nostre vite rivoluzionate radicalmente da questa nuova rete, grazie anche alle evoluzioni tecnologiche degli ultimi anni che ci abilitano ad essere connessi ventiquattro ore su ventiquattro tramite pratici computer in miniatura, ovunque ci troviamo, senza essere più vincolati a cavi e fili elettrici. Ad un certo punto l’internet delle persone ha poi lasciato spazio all’internet delle cose. Ora ci troviamo davanti alla situazione in cui gli oggetti comunicano tra loro scambiando informazioni e dati di ogni genere indipendentemente da noi. Ognuno di noi possiede oggi almeno due oggetti connessi. Questo numero è destinato ad aumentare ulteriormente nei prossimi anni dando origine ad un complesso sistema di comunicazioni tra sensori posizionati, non solo nelle nostre tasche, ma anche nei muri degli edifici delle città in cui viviamo e nelle loro strade. Ci troviamo immersi in un mare trasparente informatico pieno di vita digita-
le, dove i dati scorrono sotto forma di bits alla velocità della luce. Le città, luoghi di aggregazione per eccellenza, si trovano a ricoprire il ruolo di scenario dove si svolge l’azione. Al loro interno l’informazione scorre veloce da un confine all’altro e persino li oltrepassa, giungendo all’altro capo del mondo in pochi secondi. Questo mondo interconnesso e affollato non è il nostro futuro: è il nostro presente: stiamo vivendo in prima persona un processo già in atto ed una nuova relazione uomo-rete-spazio si sta via via definendo, ed è qui che entra in gioco la fisicità dei luoghi in cui viviamo. “ Il rapporto tra uomo e ambiente sta rapidamente cambiando. Le innovazioni nel campo digitale, nelle comunicazione e anche nelle tecnologie biologiche non stanno solo trasformando il modo in cui interagiamo con gli altri ma stanno anche ridefinendo la nostra esperienza nella città” afferma Carlo Ratti, ricercatore presso il Senseable City Lab presso il MIT. Siccome Internet è ovunque, ma allo stesso tempo in nessun luogo, la sua infrastruttura quasi invisibile dà ai suoi utenti l’idea della sua non spazialità. Alcuni hanno predetto che con diffusione esponenziale che ha subito Internet negli anni Illustrazioni di Arunas Kacinskas
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‘90 lo spazio fisico si sarebbe spogliato del suo significato e che avrebbe rimosso i limiti della geografia. Internet rappresentava un tessuto connettivo istantaneo dove le distanze diventano irrilevanti. Le città sono state viste allora da George Gilder, scrittore e futurologo statunitense, come “l’avanzo dell’era industriale” e prossime alla loro estinzione. Vivere digitalmente avrebbe reso i cittadini indipendenti dall’essere in uno specifico luogo ad una specifica ora. Oggi giorno però possiamo vedere come i bits non solo non hanno ucciso le città, ma esse invece hanno proseguito nella loro crescita diventando più interconnesse che mai. Nemmeno si può affermare
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però che non le abbia influenzato: lo spazio fisico è stato ridefinito dalla sovrapposizione con quello virtuale e le città sono diventate un complemento vitale dell’attività digitale. La rivoluzione digitale non ha ucciso le città ma anzi le rende ancora più efficaci come luoghi di incontro se saremmo in grado di usufruire consapevolmente delle opportunità che ora abbiamo a disposizione. Questa è la città intelligente: uno spazio urbano rinforzato, reinventato e rinvigorito dalla dimensione virtuale, dove dimensione materiale e digitale si mescolano. Si genera uno spazio ibrido caratterizzato dalla concentrazione e dissipazione di bits.
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02 / LA SMART CITY
37 Politecnico di Milano - Scuola di Architettura e SocietĂ - A.A. 2015/2016 Patricia Dulon Amor - prof. Gianluca Emilio Ennio Vita
2.1 / SMART CITY COME RISPOSTA? “Verso la fine del secolo scorso, come abbiamo precedentemente visto, sono esplosi due fenomeni sociali molto importanti: l’urbanizzazione del mondo e l’innovazione rapida e continua delle tecnologie di informazione e telecomunicazione. L’avanzamento delle tecnologie digitali ha contribuito in maniera notevole alla crescita economica e al benessere sociale di chi ne ha fatto uso. Si è cercato di sfruttare questo potenziale tecnologico in ogni ambito (lavorativo e non) per ottenere un aumento delle prestazioni. Dall’altro lato, il desiderio di miglioramento della propria condizione sociale e della propria qualità della vita ha legittimamente portato alla manifestazione del primo fenomeno citato: l’urbanizzazione, un fenomeno verificatosi a livello mondiale assieme all’adozione delle nuove tecnologie. L’urbanizzazione porta con se elementi positivi e negativi: soddisfazione della domanda di lavoro e di conseguenza miglioramento del PIL cittadino da una parte, e maggior richiesta di risorse, congestione del traffico, maggior inquinamento ambientale, maggior costi sociali per la comunità, etc, dall’altra. Tutti i suddetti elementi sono fortemente im-
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pattanti sulla gestione della città da parte dell’amministrazione locale. Ognuno di questi impatti, per chi li deve gestire, diventa un problema da risolvere” (Cocchia A., 2014) Le città si trovano ad affrontare una varietà di rischi, preoccupazioni e problematiche legate al tasso senza precedenti di crescita urbana che crea una urgenza di trovare modi più intelligenti per la gestione di questa nuova realtà. Lo sviluppo e l’adeguatezza delle città ai suoi abitanti sono sempre state legate fortemente all’innovazione e alla sua capacità di adattamento alle esigenze che via via si manifestano da parte di chi le abita. Le nostre città hanno bisogno di cambiare in molti modi per adattarsi all’afflusso di nuovi abitanti che si verificherà in esse nel XXI secolo. La rivoluzione in atto si riflette nel modo di concepire, creare e abitare gli spazi urbani. E’ una rivoluzione che riguarda non solo il lato fisico della città quanto il modo in cui la città e i suoi abitanti comunicano tra loro. “Il cambiamento riguarda, tra gli altri, i tradizionali settori dell’urbanistica, del progetto e dei criteri di governo, e procede sull’impulso dell’esplosione delle tecnologie digitali e delle
informazioni”*. Le città si trovano oggi a dover rispondere alla crescente domanda per una città più vivibile e più intelligente. Le iniziative per rendere una città
intelligente sono recentemente emerse come modello per mitigare e porre rimedio ai problemi urbani attuali e rendere i centri urbani posti migliori in cui vivere.
* http://www.domusweb.it
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2.2 / GLI ALBORI DELLA SMART CITY L’obbiettivo di questa analisi cronologica punta ad analizzare l’andamento nel tempo e la distribuzione delle ricerche riguardanti le Smart City e quali le principali determinanti che hanno contribuito alla popolarità del termine. Per il raggiungimento di questo obbiettivo ci si è serviti della catalogazione per ordine cronologico di più di 700 articoli negli ultimi 20 anni effettuata da Annalisa Cocchia nel suo “Smart and Digital City: A Systematic Literature Review”. Come possiamo vedere, il primo studio riguardante l’argomento è datato 1994. Tra questo anno e il 1997 non troviamo nessuna nuova pubblicazione. In seguito, questo numero è cresciuto gradualmente fino al 2005. Dal 2006 al 2009 la linea di tendenza mostra un lento incremento di circa 10 pubblicazioni in più per anno. Ma è superando il 2010 che vediamo una crescita significante con un aumento delle pubblicazioni che sono duplicate di anno in anno fino al raggiungimento delle 184 nel 2012. Analizzando i risultati ottenuti, cinque date sono state identificate come possibili cause che hanno influenzato e promosso lo sviluppo del concetto di Smart City. 1997. Questo anno è caratterizzato dal
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protocollo di Kyoto. Il suo principale scopo era quello di limitare le emissioni di CO2 e di conseguenza la salvaguardia dell’ambiente di tutto il mondo. Il protocollo è stato firmato da più di 180 paesi in occasione della Conferenza delle Parti “COP3” della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), sebbene sia entrato in vigore solo nel 2005 a seguito della rettifica del 2004 da parte della Russia. A tutti gli aderenti è stato richiesto di predisporre politiche e misure per diminuire le emissioni di CO2 nei rispettivi paesi. Il protocollo di Kyoto ha certamente influenzato il modo di pensare le città, specialmente quelle moderne e industrializzate caratterizzate da una forte urbanizzazione. In questo contesto, durante gli ultimi 20 anni, tutti i paesi hanno iniziato a promuovere una serie di iniziative sulla riduzione di emissioni di anidride carbonica da applicare entro i loro confini con conseguente aumento di studi riguardanti il tema.
in cui le persone nelle comunità possono condividere conoscenze, esperienze e interessi reciproci”. 2005. Nel corso di questo anno il protocollo di Kyoto entra in vigore, più precisamente il 16 febbraio. Da questo momento le iniziative internazionali riguardanti la salvaguardia dell’ambiente si sono diffuse per il raggiungimento degli obbiettivi fissati. Pertanto questo scenario ha favorito lo sviluppo di strategie intelligenti in tutto il mondo, incentrate sulla salvaguardia dell’ambiente. 2008. Due eventi importanti occorsero in questo anno che hanno influenzato le ricerche: “The IBM Smart Planet Consept” e il “Covenant of Mayors”. IBM (L’International Business Machines Corporation, azienda leader mondiale nel settore informatico), è la prima compagnia che presta attenzione a questi nuovi concetti dove “Smart Planet” è un pianeta dotato di strumenti intelligenti, interconnessi in cui i leaders dell’economia, del governo e della società civile possono usare i Big
2000. Questi anni sono caratterizzati
dalla diffusione di internet in tutto il mondo, non solo nel commercio o in contesti accademici ma specialmente nella vita di tutti i giorni, con un continuo crescendo della diffusione delle infrastrutture ICT (anche wireless) e dell’utilizzo di internet. Grazie all’utilizzo di infrastrutture basate su Internet, la fornitura e-services per quanto riguarda la sanità, l’energia, l’educazione, la gestione dell’ambiente, il trasporto, la mobilità e la sicurezza pubblica, ha iniziato a diffondersi tra i cittadini. In contemporanea la telefonia mobile ha iniziato ad essere più accessibile per tutti evolvendosi in sofisticati prodotti tecnologici capaci di connettersi in rete e fornire un servizio intelligente ai suoi utenti. L’accessibilità ad internet nella vita urbana diventa così più facile e popolare. La novità è che la città aumenta la sua cooperazione con il territorio circostante in termini virtuali e fisici al fine di “costruire un’arena
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Data per trasformare imprese e istituzioni attraverso la tecnologia mobile e analitica, politiche per il sociale (social business) e la nube di informazioni (the cloud). Per la IBM questo è il modo per competere nell’era “smart”, per avere una buona qualità di vita e migliorare le città. Pertanto IBM ha iniziato un nuovo business in questo settore fornendo ai governi soluzioni intelligenti focalizzate sulle comunicazioni, energia e utilities, sanità, assicurazioni, retail, trasporto e così via. In seguito diverse compagnie sparse per il mondo (ad esempio Cisco, ABB, HP, Siemens, Ericsson, etc) hanno seguito le idee della IBM studiando nuovi progetti intelligenti per i problemi delle città urbane. Da qui l’aggettivo “smart” associato con la parola “città” ha iniziato la sua diffusione in ogni campo di ricerca. Il “Covenant of Mayors” invece è un’iniziativa lanciata dall’Unione Europea per supportare le politiche ambientali. Nel patto i firmatari si impegnano a ridurre
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del 20% le emissioni di CO2 entro il 2020, incrementando la propria efficienza energetica e/o facendo uso di fonti di energia rinnovabile. 2010. L’Unione Europea lancia la strategia Europa 2020. La strategia è riassumibile in cinque obbiettivi nei vari campi: occupazione: innalzamento al 75% del tasso di occupazione. ricerca e sviluppo: aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo ed innovazione al 3% del PIL dell’UE (pubblico e privato insieme). cambiamenti climatici ed energia sostenibile: riduzione delle emissioni di gas serra del 20% (o persino del 30%, se le condizioni lo permettono) rispetto al 1990, 20% del fabbisogno di energia ricavato da fonti rinnovabili e aumento del 20% dell’efficienza energetica. istruzione: riduzione degli abbandoni scolastici al di sotto del 10%, aumento al 40% dei 3034enni con un’istruzione universitaria.
povertà ed emarginazione: almeno 20 milioni di persone a rischio o in situazione di povertà ed emarginazione in meno. Per il conseguimento di questi obbiettivi, ogni paese europeo punta
a portare avanti iniziative nelle loro principali città incrementando la diffusione dei concetti di Smart City e, di conseguenza, la ricerca sull’argomento.
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2.3 / CHE COSA È UNA SMART CITY? “Che cosa volete che sia una smart city? Abbiamo bisogno di concentrarci su come configuriamo la tecnologia che impiegheremo nelle future città. Ci sono diverse visioni su cosa sia questa opportunità. Chiedete a un ingegnere della IBM e vi parlerà di efficienza e ottimizzazione. Chiedete a uno sviluppatore di app e vi disegnerà una nuova visione di interazioni sociali e esperienze negli spazi pubblici. Chiedete ad un sindaco e tutto riguarderò la partecipazione e la democrazia. La verità è che le città intelligenti dovrebbero battersi per tutte queste cose”. (Townsend A. M., 2013 ) Abbiamo visto quali eventi abbiano creato la necessità della nascita dell’idea della Smart City, tuttavia ad oggi non esiste una definizione di Smart City comune e condivisa, ma piuttosto ne esistono diverse in relazione all’uso che del termine stesso si fa e da quali attori viene usato. In letteratura diversi termini sono stati affiancati a quello di città rifacendosi al concetto di Smart City, come ad esempio intelligent city, open city, wired city, digital city, suitable city e così via. Vi sono parecchie città che si definiscono intelligenti quando definiscono alcune delle loro caratteristiche come “smart” ma
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senza riferirsi ad un significato standard. Per questa ragione, oggigiorno, non esiste un’unica definizione del termine. In linea generale il termine Smart City si pone come risposta a diversi problematiche riguardanti il presente e il futuro delle città: l’emergenza ambientale, lo sviluppo tecnologico, l’aspetto sociale e culturale e pure la forma e l’organizzazione del territorio urbano. Ad ogni modo la parola chiave rimane innovazione per una migliore gestione e vivibilità delle città. La Smart City si presenta quasi come un’utopia moderna caratterizzata però da un percorso fatto di azioni pratiche in diversi campi con lo scopo di rendere migliori le nostre città. Le azioni pratiche di cui si parla sono soluzioni creative che sfruttano le attuali conoscenze tecnologiche per rispondere alle attuali criticità delle città: aumento della popolazione, insufficienza delle infrastrutture, crescente domanda di servizi legati alla mobilità, alla formazione e alla sanità, l’inquinamento ambientale ed eccessivo sfruttamento delle materie prime, impoverimento della classe media, flussi di immigrazione sempre più imponenti, diffusione del lavoro precario, crisi eco-
per assicurare lo sviluppo e la crescita sostenibile, ovvero lo trasformazioni che consentiranno alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfarne i propri. Normalmente il termine “smart” viene tradotto come il corrispondente in italiano “intelligente”. Tuttavia la parola “smart” nella lingua inglese contiene una grande varietà di sfumature e significati: fa riferimento ad aggettivi come acuto, competente, sveglio, brillante, elegante, furbo, abile; accostato al termine “city” genera interpretazioni che meglio richiamano alla mente i requisiti di innovazione e sviluppo rispetto al termine “intelligent”.
nomica etc. La sfida che si presenta oggi alle città è quella di mantenere una buona qualità di vita investendo nell’innovazione e nella creatività, riducendo consumi e sprechi e impatto ambientale sfruttando al meglio le risorse disponibili, promuovendo stili di vita sostenibili in un ottica a lungo termine. Questa rivoluzione urbana, che comprende una maggiore consapevolezza ecologica, uno sviluppato sistema per la diffusione dell’informazione e del complesso mondo digitale che coinvolge oramai quasi ogni settore, necessita anche di creatività, intesa come capacità di gestione dei vari complessi infrastrutturali e funzionali affinché il tutto venga gestito in maniera coordinata. Si tratta di armonizzare tra loro diverse azioni
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2.4 / APPROCCI ALL’UTOPIA MODERNA L’affiancamento dei termini “smart” e “city” ha con tutta probabilità origine negli anni novanta legato allo sviluppo delle telecomunicazioni e della rete internet in una visione dove la città del futuro si presentava con una forte componente tecnologica e una diffusa rete di comunicazioni. Questa visione è stata alimentata dal parallelo sviluppo delle ricerche sull’interazione digitale, Internet, la rapida espansione di reti cablate e con la comparsa dei computer laptop, dispositivi come i telefoni mobili, sensori digitali, GPS ed altri sensori di posizione. Il fatto che l’intelligenza digitale sia ora onnipresente all’interno dell’ambiente urbano ha fatto si che la vecchia metafora di cyberspazi e mondi virtuali diventi fuori moda. E’ solo in seguito, quando il concetto diventa maggiormente oggetto di interesse, che si va a delineare un pensiero che va oltre all’aspetto delle tecnologie digitali, mettendo in luce il ruolo fondamentale di chi abita le città. Una città è veramente smart se i suoi cittadini possono interagire ed usufruire della tecnologia per migliorare la propria esperienza all’interno della città stessa. Nicos Komninos (2009) nel suo “Intelligent cities: towards inte-
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ractive and global innovation environments” fa notare come “l’intelligenza di questo mondo fatto di dispositivi e “internet of things” è limitata dall’intelligenza artificiale a disposizione, trascurando che i punti di forza e la ricchezza delle città sono sempre stati in altre due forme di intelligenza: umano e collettivo, che deriva dalle competenze della popolazione e le istituzioni sociali di cooperazione”. Secondo il Piano Strategico Europeo per le Tecnologie Energetiche (SETIS) si definiscono invece Smart Cities quelle “città e quelle aree metropolitane che stanno predisponendo misure adeguate per la riduzione del 40% delle emissioni di gas serra entro il 2020, attraverso l’uso e la produzione sostenibile di energia. Le componenti principali delle misure da adottare riguardano gli interventi sugli edifici, sulle reti energetiche locali e sul sistema dei trasporti”. Si può dire che il concetto di città intelligente racchiude più significati poiché per rendere una città realmente intelligente è necessario prestare attenzione ai vari elementi e attori che ne fanno parte. Se le innovazioni tecnologiche non si inquadrano “all’interno di una visione complessiva e sistemica della città e del suo
futuro, rimangono frammenti, tessere di un mosaico di cui non si legge il disegnoâ&#x20AC;?. (Mochi Sismondi C., 2012 ) Da queste premesse si è voluto estremizzare i diversi approcci emersi nel corso
degli anni alla smart city, identificando quattro visioni della cittĂ del futuro. Ognuna di queste ha un campo di impegno ben definito.
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2.4.1 / LA AUTOMATIC CITY Questo approccio alla Smart City è tipico delle grandi aziende hi-tech, come IBM, Cisco e Siemens, ed è principalmente orientato alla fornitura di adeguate infrastrutture per facilitare la gestione della città attraverso reti digitali, sensori, controlli remoti etc. In questa visione la tecnologia diventa onnipresente nelle città registrando dati in tempo reale che vengono poi convogliati e aggregati in un centro operativo di sorveglianza e controllo. Attraverso l’elaborazione dei dati vengono fornite risposte adeguate e simultanee alle varie necessità che via via si presentano. L’obbiettivo è quello di ridurre gli sprechi e migliorare l’efficienza delle città grazie all’aiuto della tecnologia per la coordinazione degli elementi che caratterizzano lo spazio urbano. Associata a questa immagine della città si sente spesso parlare di “smart grid”. Le smart grids sono reti intelligenti che coniugano l’utilizzo di tecnologie tradizionali con soluzioni digitali innovative, rendendo la gestione della rete elettrica maggiormente flessibile grazie a uno scambio di informazioni più efficace. . La tecnologia digitale permette la comunicazione bidirezionale tra consumatore e fornitore ed i sensori lungo le vie di
trasmissioni lavorano assieme per evitare surplus energetici ove non è richiesto, compensare invece in aree contigue dove si possono generare dei deficit e prevedere in anticipo le richieste di consumo. La smart grid si avvale quindi di strumenti digitali per rispondere alle variazioni di richiesta di energia all’interno della città in modo flessibile e indipendente. Gli aspetti positivi sono molti tra cui: l’ottimizzazione dei guadagni, la resistenza agli attacchi informatici, l’autoriparazione, un ottimo bilanciamento tra domanda ed offerta di energia, la fornitura di una banda dati. Un altro termine ricorrente quando si sente parlare di smart city è “Internet of Things”, ossia l’estensione di internet al mondo degli oggetti e dei luoghi concreti. “Gli oggetti, ovvero le “cose”, si rendono riconoscibili e acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter comunicare dati su se stessi e accedere ad informazioni aggregate da parte di altri”. (Magrassi P., 2002 ) “In questo modo può essere data una “identità elettronica” a tutto ciò che forma il mondo che ci circonda, attraverso, ad esempio, Rfid (Identificazione a radio frequenza) ed altre tecnologie (come
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il più noto il QR code)”*. Permette non solo e non tanto alle persone di parlare con le macchine, quanto agli oggetti di dialogare direttamente tra loro. L’IoT è diventato popolare all’interno delle questioni legate alle smart city per la vasta gamma di campi di applicazione. L’utilizzo di questa tecnologia offre svariati vantaggi in diversi settori dal momento che consente di monitorare e controllare e trasferire informazioni per poi svolgere azioni conseguenti. I programmi di IBM, Cisco e Siemens * http://www.internet4things.it
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hanno al loro interno queste componenti e puntano a vendere ed istallare il loro sistema tecnologico per essere messo al servizio degli uffici pubblici per facilitare la gestione della città fornendo soluzioni riguardanti la questione energetica, ambientale, la mobilità, della sanità e della fornitura idrica. Questo modello è tipico delle città asiatiche dove l’aspetto sociale è quasi del tutto trascurato e quasi tutta l’attenzione è focalizzata invece sull’aspetto tecnologico e la digitalizzazione.
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2.4.2 / LA ECO CITY L’approccio della Eco City o Green City pone al centro dell’attenzione la sostenibilità ambientale, elemento di particolare importanza se si fa riferimento alle previsioni per i prossimi anni sulla crescita urbana e all’emergenza ambientale in corso. Gli obbiettivi sono quelli di diminuzione dei consumi energetici, dell’inquinamento urbano e far fronte ai cambiamenti climatici ed all’esaurimento delle risorse petrolifere. Si ricercano misure per ridurre le emissioni e i consumi, promuovere l’utilizzo di energie rinnovabili oltre a incoraggiare un comportamento sostenibile del cittadino attraverso politiche ambientali intelligenti. Non solo i cittadini devono essere consapevoli dei loro consumi e sprechi ed incentivati a ridurre il proprio impatto ambientale, ma anche le amministrazioni devono investire in politiche energetiche a basso consumo. La moderna Eco-city oggi può anche avvalersi degli strumenti tecnologici per meglio riuscire in questo obbiettivo e non si può relegare la componente ambientale alla sola presenza di spazi verdi ad uso dei cittadini. La città, per natura, sono grandi consumatrici di risorse naturali ed energetiche e producono una grande
quantità di rifiuti di ogni genere. L’istallazione di sensori di occupazione e movimento negli edifici, ad esempio, possono aiutare a ridurre gli sprechi energetici stabilendo autonomamente l’accensione o lo spegnimento delle luci, degli impianti di condizionamento o l’apertura di tapparelle, a seconda che gli ambienti siano utilizzati o meno. Anche per quanto riguarda la gestione della rete idrica si possono ottenere notevoli riduzioni degli sprechi attraverso un monitoraggio più efficiente della rete non destinando l’acqua potabile a quegli usi per i quali non è necessaria quel livello di qualità. Un altro fattore di grande importanza è lo spostamento con mezzi motorizzati siccome l’agente inquinante più diffuso nelle nostre città, e uno dei più pericolosi per l’uomo, è il PM10, di cui principale responsabile è il traffico urbano. Si cerca di promuovere l’abbandono progressivo del mezzo privato per lo spostamento prediligendo il trasporto pubblico poco inquinante e a basso impatto ecologico. Un esempio è la disposizione dei sempre più popolari servizi di “sharing” che reinterpretano il concetto di proprietà degli oggetti sostituendo, dove possibile, con servizi di condivisione come il bike sharing
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e il car sharing. La mobilità smart parte dall’assunto che il cittadino debba essere messo nelle condizioni di constatare la convenienza a utilizzare il meno possibile la propria auto. Per riuscire nell’intento c’è bisogno di dedicare particolare atten-
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zione alle infrastrutture fornendo le città di piste ciclabili, servizi di informazioni sulla mobilità, colonnine di ricarica per le macchine elettriche e incentivando inoltre iniziative come il car pooling.
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2.4.3 / LA OPEN CITY L’approccio mette al centro della progettazione della città le persone e l’apertura, intesa come accessibilità a dati e informazioni da parte di tutti. Aperta è un’infrastruttura giuridica, politica, commerciale e tecnologica che permette a tutti, e in particolare all’amministrazione pubblica e ai cittadini, di condividere informazioni e dati senza praticamente alcuna difficoltà. Le materie prime e i mezzi per la costruzione delle città intelligenti sono oggi ampiamente democratizzati: l’informatica non è più solamente nelle mani delle grandi compagnie e dei governi. Essa rappresenta anche un canale tra amministrazione e cittadini. E’ un’opportunità per ripensare e reinventare la gestione dei centri urbani in modo più aperto, trasparente e reattivo attraverso anche la pubblicazione dei dati amministrativi sul Web. Questo modello si serve degli open data come strumento di apertura ed insieme di creazione di valore, incoraggiando tutti gli attori della città a farne uso. I dati aperti, comunemente chiamati col il termine inglese open data anche nel contesto italiano, sono dati liberamente accessibili, utilizzabili e distribuiti da tutti. Le eventuali restrizioni sono l’obbligo di
citare la fonte o di mantenere la banca dati sempre aperta. Gli open data sono disponibili generalmente mediante scaricamento da Internet in formato utile e modificabile ed è consentita la possibilità di combinarli con altre basi di dati. Queste loro caratteristiche consento ai comuni cittadini, in modo analogo a quel che avviene coi software open source, di interagire con essi. Le grandi aggregazioni di dati e il cloud computing, spronati dalla proliferazione di apparecchi intelligenti e dei social media, rappresentano una preziosa fonte di informazione utile ad urbanisti e architetti per meglio calibrare i programmi ed i servizi a seconda delle abitudini, dei movimenti e degli interessi quotidiani dei cittadini. Contemporaneamente questi ultimi, e gli altri attori della città, hanno un controllo più diretto sull’ambiente costruito attraverso l’introduzione di strumenti interattivi che li rendono partecipi di quel che avviene all’interno del centro urbano. E’ necessario che anche gli strumenti digitali di condivisione per il trattamento delle informazioni siano alla portata di tutti. Vi è un dislivello che si è andato a creare tra gli alfabetizzati e gli analfabeti digitali. “Senza gli strumenti necessari
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per accedere ai dati e alle informazioni pubbliche queste restano di fatto riservate o per lo meno solo parzialmente pubbliche. Limitando il numero delle
persone che hanno accesso alla tecnologia e quindi alle informazioni si limita la possibilitĂ di idee e di innovazioni che potrebbero arricchire la societĂ â&#x20AC;?* .
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http://www.domusweb.it/
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2.4.4 / LA CREATIVE CITY “Storicamente la creatività è sempre stata la linfa vitale della città. Le città sono stati luoghi di problemi, opportunità, crisi e cambiamento e hanno sempre avuto bisogno di creatività per funzionare come centri di scambio, commercio e mercato con la loro massa di imprenditori, artisti, intellettuali, studenti e amministratore. Sono stati i luoghi dove razze e culture differenti si incontrano e dove l’interazione crea nuove idee, oggetti e istituzioni. Consentono alle persone di vivere le loro idee, i bisogni, le aspirazioni, sogni, progetti, conflitti, memorie, ansietà, amori, passioni, ossesioni e paure”.(Landry, 1995) Il termine Creative City compare a cavallo tra gli anni ottanta e gli anni novanta, coniato dallo scrittore ed urbanista Charles Landry in risposta ai cambiamenti sociali ed economici in atto nelle città . Landry, nel suo libro, promuove l’uso della creatività applicata per consentire alle persone di adattarsi al cambiamento e proporre nuove idee e soluzioni ai problemi urbani attraverso un rinnovamento nella visione degli spazi guardando con nuovi occhi e da diversi punti di vista tutti i suoi elementi: architettura, servizi, infrastrutture, mobilità, amministrazione
etc. Il pensiero creativo implica il superamento di preconcetti e paradigmi insiti tanto nelle amministrazioni quanto nei cittadini. E’ necessario individuare i punti critici e le situazioni problematiche per poter fare il primo passo verso l’innovazione: ogni criticità costituisce una sfida nell’ottica di un miglioramento ed è molto più difficile generare innovazione dove tutto è considerato soddisfacente. E’ necessario che chi amministra la città ed i cittadini possano incontrarsi e cooperare per individuare soluzioni più intelligenti ai problemi urbani e cambiare i propri paradigmi, indirizzando l’attenzione verso problemi globali e comportamentali. E’ da sottolineare l’importanza di un approccio “dal basso” in questo caso, dove siano le persone a produrre il cambiamento di cui necessitano. Landry individua strutture “hard” costituite da centri di ricerca, luoghi di istruzione, centri culturali mentre sono infrastrutture “soft” le connessioni e le interazioni tra le persone che incentivano il flusso di idee e informazione. In questo contesto la diffusione delle tecnologie ICT ha un ruolo principale nella creazione di un ambiente creativo in quanto
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consente il rapido scambio di pensieri, dati e informazioni, sia tra cittadini che tra cittadini ed amministrazione. La cittĂ del futuro, e in questo caso si parla di Smart City, deve promuovere ed alimentare la sua creativitĂ interna, cre-
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ando le condizioni necessarie in termini di infrastrutture hard e soft affinchĂŠ generino idee creative e innovative per lo sviluppo di soluzioni intelligenti a quelli che sono i problemi urbani.
2.4.5 / ASPETTI COMUNI AI VARI APPROCCI Analizzando i differenti approcci si comprende come ciascun modello non esclude l’altro e possono essere complementari tra loro. Il concetto di Smart City è una connessione organica tra componenti tecnologiche, umane e istituzionali. “Una città è intelligente quando gli investimenti in capitale umano/sociale e nelle infrastrutture ITC danno origine ad una crescita sostenibile e accrescono la qualità della vita attraverso anche un governo partecipativo”. (Caragliu A., Del Bo C., & Nijkam P., 2011) Guidare una iniziativa di Smart City richiede una globale comprensione delle complessità e le correlazioni tra fattori sociali e tecnici dei servizi e dell’ambiente fisico in una città. E’ una città in cui “tutte le risorse sono accessibili attraverso una infrastruttura di rete telematica efficiente ed ove siano disponibili servizi informativi attraverso i quali il cittadino e l’amministrazione possano dialogare”. (Lhyra 2010). L’attenzione agli strumenti/sensori, e quindi alla componente tecnologica, rappresenta una componente fondamentale della Smart City che però non può essere considerata come l’unica o la prevalente nel nuovo modello urbano. Una Smart
City è una città in grado di monitorare i fenomeni che in essa si verificano, si generano, si evolvono, si spostano e terminano poiché è una città sensibile. Le iniziative relative alle città intelligente sono spesso associate a tecnologie centralizzate su larga scala, fornita dall’industria privata a beneficio di un’autorità di governo. Oggi, quando si parla di Smart City si pensa subito ad una città che risponde meglio ai suoi cittadini e nei confronti dell’ambiente: una città efficiente, sostenibile e vivibile. Sulla base di queste premesse, in diverse parti del mondo, abbiamo esempi di iniziative mirate a rendere i centri abitati più efficienti in questo senso. Tuttavia rappresenta solo una minima parte dei modi in cui le città usano la tecnologie e le informazioni per farsi più agili, più precise, più efficaci. “In questo scenario, la città diventa piena di tecnologia, virtualmente aumentata, con informazioni che scorrono spesso in una sola direzione. Fallisce nell’evidenziare l’aspetto più importante della vita urbana: il lato umano della città. Al posto di questo modello optiamo per una città che risponde, dove la totalità dell’ambiente urbano – dai sui
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edifici ai suoi spazi pubblici alla sua flora – può impegnarsi in una interazione dinamica con i cittadini”. (Ratti C., 2014). In tale ottica la sensibilità urbana sembra quindi alla base della smartness. Un luogo dove dimensione tecnologica, umana e istituzionale siano tutte presenti. È evidente che la Smart City funziona se i dati raccolti vengono poi elaborati per generare gli opportuni interventi, ma soprattutto se vengono resi disponibili, in tempo reale alla collettività che può quindi conseguentemente fare delle scelte, prendere delle decisioni e definire il proprio comportamento nello spazio urbano. Analizzando i differenti approcci è possibile comprendere come l’idea di città intelligente superi il solo uso della tecnologia abilitante e si occupi anche di altri elementi importanti all’interno della progettazione delle città del futuro: • L’importanza all’attenzione per l’ambiente, che mira all’efficienza energetica, alla ricerca di un nuovo rapporto con la natura e alla valorizzazione e la cura del patrimonio artistico e architettonico; • La componente sociale, che punta ad un miglioramento della qualità della vita quotidiana dei cittadini;
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• L’importanza della condivisione di informazioni e dati nell’ottica di far fluire conoscenza e idee, promuovendo modelli di trasparenza e partecipazione anche civica, incoraggiando l’accessibilità e il dialogo tra i vari attori della città; • La componente culturale che incoraggia integrazione così come l’istruzione durante tutto il corso della vita del cittadino; • La componente economica, che punta all’innovazione e alla ricerca nell’ottica di una crescita intelligente. Si può notare come la definizione di Smart City sia quindi fortemente legata anche al concetto di innovazione sociale, oltre che tecnologica, mentre lo spazio urbano diventa invece campo di sperimentazione.
2.5 / CRITERI DI CLASSIFICAZIONE EUROPEI “Per comprendere meglio cosa avviene all’interno d una città intelligente può essere utile “spacchettare” il concetto generale di smart city individuando proprio delle aree funzionali o di valutazione, che possano essere analizzate in modo più specifico. Così come per un essere umano non esiste un’intelligenza assoluta, ma tanti e diversi modi di essere intelligente, anche per la città, che altro non è che una comunità di cittadini, ci possono essere diversi modi di essere smart”. (Dall’O G. 2014) Nel 2007 il Centre of Regional Science dell’University of Technology di Vienna, in collaborazione con l’università di Lubiana e il Politecnico di Delft, hanno applicato un metodo di classificazione del livello di smartness delle città europee di media grandezza secondo specifici fattori, illustrati nella relazione “Smart cities - Ranking of European medium-sized cities”. Sebbene lo studio non sia più così recente è utile quando si parla di smart cities poiché compara diverse città europee prendendo in considerazione fattori ed indicatori ben definiti e misurabili, categorizzati all’interno di sei caratteristiche principali che si individuano analizzando le diverse sfumature dei concetti
di smart city. I parametri principali sono smart economy, smart governance, smart environment, smart living, smart mobility e smart people. smart economy • spirito di innovazione • imprenditorialità • immagine economica e brevetti • produttività • flessibilità del lavoro • radicamento internazionale • capacità di trasformare La smart economy evidenzia gli aspetti
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che caratterizzano la competitività della città sul piano economico e produttivo. Nella smart city industrie e imprese presenti sul territorio si evolvono verso livello di competitività sempre maggiori, attraverso l’utilizzo di tutti gli strumenti che possono contribuire a questo cambiamento, sia grazie all’innovazione tecnologica sia sfruttando le tecnologie ICT, la flessibilità del lavoro, la sperimentazione, la ricerca, l’internalizzazione. Lo scopo della città è quello di promuovere e stimolare questo sistema grazie ad una valorizzazione delle possibili sinergie tra impresa privata, enti pubblici e istituti di ricerca. Le imprese virtuose devono essere promosse innalzando in questo modo il livello tecnologico generale e creando un ambiente stimolante. Gli interessi delle imprese devono valorizzare gli interessi della città e quindi dell’intera comunità elevandola come polo di attrazione. La smart economy ha come obbiettivo una crescita a lungo termine diventando più flessibile rispetto a quelle che sono le esigenze del mercato mantenendo al contempo la propria competitività: si deve dare attenzione ai prodotti e ai processi non inquinanti, che utilizzano fonti ener-
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getiche diverse e rinnovabili e che quindi promuovano il riciclaggio e si concentrino maggiormente sul processo e sul servizio. Ad oggi tuttavia i risultati della tecnologia applicata all’economia risultano ancora scarsi: la crescita sarà intelligente se si cercherà di mantenere alto il livello di innovazione grazie a nuovi sistemi digitali di comunicazione e informazione, investendo maggiormente nelle nuove tecnologie ed utilizzando in maniera intelligente le risorse a disposizione. smart governance • partecipazione al processo decisionale • servizi pubblici e sociali • governo trasparente • strategie politiche e prospettive Un nuovo e stimolante rapporto tra il cittadino e le istituzioni in una smart city è l’oggetto della smart governance. Un’amministrazione smart ha una visione strategica del proprio sviluppo ed è perciò in grado di definire le proprie linee di azione, di coinvolgere i cittadini nei temi di rilevanza pubblica, di promuovere azioni di sensibilizzazione e di utilizzare le tecnologie per digitalizzare e abbreviare le procedure amministrative. Attraverso la
smart governance si promuove la trasparenza delle procedure di governo e l’apertura e la condivisione dei flussi di dati permettendo così ai cittadini di sviluppare una fiducia sempre maggiore nei processi di governo. Una città smart non può prescindere da un ruolo importante delle istituzioni, quindi una smart goveranance che faccia da legante tra i cittadini ed i servizi, tra i cittadini e le imprese, tra le imprese ed i servizi, in un processo integrato. Il modello si serve della tecnologia per rendere i cittadini partecipi all’azione pubblica in trasparenza e coinvolgendoli in maniera diretta nei processi decisionali. Le azioni devono essere coordinate perché siano in grado di conseguire obbiettivi collettivi e favorire mutazioni nel comportamento organizzativo ottenendo così risultati positivi. Un fattore importante è che l’accesso ai sistemi digitali sia garantito a tutta la popolazione, attraverso sistemi facili da usare anche per chi non possiede elevate conoscenze in campo informatico.
• protezione ambientale (resilienza) • gestione sostenibile delle risorse Quello della sostenibilità ambientale è un aspetto che caratterizza fortemente una smart city. L’area smart environment definisce tutte le strategie che una città riesce a mettere in campo per migliorare la qualità dell’ambiente, come ad esempio la riduzione dell’ammontare di rifiuti tramite raccolta differenziata, la riduzione delle emissioni di gas serra attraverso la limitazione de traffico e la riduzione delle emissioni industriali, l’utilizzo di risorse rinnovabili e non inquinanti. Una città con edifici più efficienti dal punto di vista energetico è una città che riduce notevolmente l’impatto ambientale. La riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente, l’incentivazione a realizzare edifici a basso consumo, la razionalizzazione dell’illuminazione pubblica e la corretta gestione delle aree a verde per limitare l’effetto isola di calore nei mesi estivi sono tutte azioni che fanno diventare una città smart. Tutti questi interventi prevedono però la partecipazione non solo delle amministrazioni ma anche dei singoli cittadini, dei proprietari di industrie e imprese poiché solo in questo modo si potrà ottenere
smart environment • attratività per le condizioni naturali • protezione dell’inquinamento
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un esito positivo. Infine il termine smart environment non si riferisce solamente all’ambiente naturale ma in generale all’intero ambiente urbano che dovrà essere capace di accrescere il valore dei servizi pubblici, aumentare il livello di sicurezza e affidabilità ed incoraggiare stili di vita sani. L’ambiente intelligente è in grado di dare risposta ai bisogni dei cittadini e garantisce un’attrattiva per l’intera popolazione. smart living • strutture culturali • salute pubblica • sicurezza individuale • qualità dell’abitare • strutture per l’educazione • attrattività turistiche • coesione sociale Una città intelligente è anche una città nella quale i suoi cittadini vivono bene e quindi viene garantita la qualità della vita ed è proprio questo il significato di smart living:: l’attuazione di un modello di città nel quale tutti gli aspetti della qualità dell’abitare sono garantiti al meglio. La qualità della vita è un concetto molto esteso e complesso: al cittadino deve essere garantita la salute e
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la sicurezza individuale, ma deve poter trovare dei luoghi di aggregazione che stimolino la coesione sociale. Un modello di vita smart garantisce ai suoi cittadini l’accesso alla cultura, all’informazione, magari utilizzando le innovazioni offerte dalle tecniche ICT, ad esempio le biblioteche digitali accessibili da casa o i corsi di aggiornamento online. Quasi tutte le città italiane sono caratterizzate da un patrimonio culturale e paesaggistico che spesso non viene sufficientemente comunicato: la smart living vuole dire anche valorizzarlo incentivando il turismo; una città smart è una città che viene visitata più e più volte perché ha la capacità anche attraverso le nuove tecnologie sempre legate all’ICT, di farsi vedere e di fare apprezzare le ricchezze che normalmente rimarrebbero nascoste. smart mobility • accessibilità locale • accessibilità internazionale • disponibilità di strutture ICT • sistemi di trasporto sostenibili, innovativi, sicuri Il concetto di mobilità si riferisce non solamente allo spostamento fisico attraverso lo spazio ma riguarda pure i concetti
di flussi, di network, paesaggi, liquidità e fluidità. Si tratta del riflesso della società moderna dove flussi di oggetti e persone, informazioni, immagini messaggi e tecnologie si muovono attraverso paesaggi globali in continua trasformazione. (Colombo, 2005). Per smart mobility si intende l’agevolazione degli spostamenti assieme alla riduzione del traffico urbano mediante l’utilizzo di mezzi urbani poco inquinanti e a basso impatto ecologico. Questo risultato si può raggiungere anche grazie all’utilizzo di dati e informazioni forniti in tempo reale per monitorare e coordinare i flussi i traffico di mezzi e di persone. L’utilizzo dei mezzi pubblici dovrebbe essere accessibile a tutti e il loro utilizzo incoraggiato da una maggiore efficienza. Anche i progetti che incoraggiano l’utilizzo collettivo di un mezzo di trasporto, come ad esempio il car sharing o il car pooling, oppure quelli che permettono ai cittadini di effettuare spostamenti mediante mezzi di trasporto non inquinanti, e parliamo qui ad esempio del bike sharing; tutti servizi che sono diventati già popolari negli ultimi anni e fanno già parte della quotidianità di molte persone. Smart mobility non significa solamente
introdurre servizi nuovi ai cittadini ma anche pianificare una strategia lungimirante che faccia diventare l’auto in città inutile ai più, senza che però ci si debba rimettere dal punto di vista economico e della sicurezza e la comodità. I progetti che riguardano una mobilità intelligente sono infatti quelli che consentono la riduzione dell’inquinamento e del traffico urbano ma che inoltre hanno come obbiettivo quello di migliorare l’accessibilità dei trasporti ed insieme una pianificazione strategica del suolo. smart people • livello di qualificazione • affinità all’apprendimento continuo • pluralità etnica e sociale • flessibilità • creatività • cosmopolitismo e apertura mentale • partecipazione alla vita pubblica Il concetto di smart people valorizza il capitale umano mediante la stimolazione della creatività, la crescita professionale, la flessibilità, il cosmopolitismo e l’apertura mentale garantendo uno sviluppo economico sostenibile e promuovendo la coesione sociale all’interno della popolazione. Una ritrovata consapevolezza e partecipazione nella vita pubblica
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assieme ad una stimolazione ed elevazione della qualifica dei cittadini, una pacifica convivenza dei diversi portatori di interesse e la comunità, l’interazione e il dialogo continuo per rilevare bisogni concreti e rendere efficiente ed efficace la risposta fanno parte di quei principi su cui una smart city si dovrebbe fondare. La città intelligente si struttura per garantire l’inclusione dei suoi cittadini che devono poter partecipare attivamente alla vita pubblica, grazie a infrastrutture e servizi messi a loro disposizione. Attraverso le tecnologie digitali l’opportunità di istruzione è aumentata come mai prima: ciò che non è raggiungibile nel mondo fisico, può essere raggiunto attraverso la rete sfruttando intelligentemente le possibilità offerte dalla tecnologia. I risultati ottenibili sono considerevoli in termini di capitale umano. Il cittadino diventa protagonista e consapevole delle
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proprie esigenze e deve essere in grado di esprimerle attraverso dispositivi digitali. E’ parte dell’intelligenza collettiva, che è in grado di accelerare la risoluzione dei problemi e generare soddisfazione. Altro fattore che caratterizza gli spazi urbani sono la convergenza di realtà sociali e culturali diverse con la previsione futura di città che accoglieranno una popolazione sempre più eterogenea, con bisogni ed esigenze differenti rappresentati dalle diverse abitudini e comportamenti all’interno della città. L’incontro di queste differenze sociali tuttavia produce arricchimento culturale dovuta allo scambio di esperienze e informazioni. Mediante l’apertura sociale e culturale si può apprezzare e valorizzare le diversità ed è importante che media e amministrazioni promuovano questa visione suggerendo comportamenti di cooperazione.
2.6 / LE TECNOLOGIE ABILITANTI livello costituisce la condizione nuova e rivoluzionaria che per la prima volta nella storia dell’uomo abilita livelli straordinari di partecipazione e al contempo di controllo delle attività funzionali” (Forghieri C. & Mochi Sismondi A., 2013) Il sistema nervoso, ovvero il mezzo di trasmissione degli stimoli ricevuti, è costituito invece dalla fitta rete fatta di cavi ed onde distribuite sull’intero territorio che consente la circolazione dei dati. A questo apparato appartengono ad esempio le reti wireless e le smart grid che abbiamo già nominato. L’informazione poi può essere raccolta e rielaborata all’interno del cervello, rappresentato dalla piattaforma di memorizzazione ed elaborazione dei dati, che mira a produrre quella condizione che viene chiamata real time government. Ci si serve del loud computing che permette di concentrare lontano dagli apparati le risorse di calcolo e quindi al contempo elaborare informazioni provenienti da diversi sensori. Di questo sistema si fa uso ad esempio per servizi di telesorveglianza, di monitoraggio del traffico e dell’ambiente oltre che nelle piattaforme d’integrazione e controllo che garantisco-
Quando si parla di smart city le tecnologie digitali sono una componente sempre presente. Non possono essere messe da parte quando si parla di rinnovamento della città e le abbiamo già celebrate per i loro innumerevoli campi di applicazione. Per il conseguimento degli obbiettivi di cui si è parlato precedentemente sono però necessarie una serie di tecnologie chiave attraverso le quali lo scenario della smart city può diventare realtà. Si potrebbe paragonare questo insieme di tecnologie essenziali a quelle che sono le funzioni di un organismo vivente. La città intelligente infatti ha sensi per captare le informazioni esterne, una infrastruttura nervosa che consente il flusso delle informazioni raccolte verso una piattaforma di elaborazione e memorizzazione dei dati, un linguaggio per comunicare e un sistema immunitario capace di proteggerla dalle minacce. I sensi sono rappresentati da tutti quegli hardware non invadenti posti a diretto contatto col territorio ed i suoi abitanti. Sono rappresentati da tutti gli apparati che sono in grado di acquisire e trasmettere dati come ad esempio “sensori, attuatori, videocamere, smartphone e apparati mobili di vario genere. Questo
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Oswald Mathias Ungers, City Metaphors, 1976
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Partecipatory sensing e Real-time behavior change
no il governo del sistema. Importante per il corretto funzionamento dell’intero sistema è il sistema immunitario, rappresentato da software che assicurino standard di sicurezza e la riservatezza dei dati ove necessaria. Infine c’è l’interfaccia, ovvero come i dati vengono comunicati, è altrettanto importante perché è il mezzo tramite cui i dati e i risultati delle loro elaborazione vengono divulgati. Il linguaggio utilizzato dalla macchina/rete deve essere tradotto in modo adeguato per essere compreso dal comune cittadino in modo che possa comprenderlo e a sua volta interagire con il sistema. Ognuna di queste componenti dell’organismo tecnologico, necessario per la definizione di una smart city, hanno un ruolo specifico e di estrema importanza per il funzionamento complessivo. Si tratta di tecnologie che già abbiamo acquisito e sono già a nostra disposizione. Col passare del tempo i “sensi” e gli “organi” della smart city diverranno sempre più efficaci e in grado di captare ed elaborare una serie maggiore di informazioni, ma continueranno ad essere un modello di quell’intelligenza naturale che è insita di ogni organismo vivente.
Una strategia che pare aver scaturito grande interesse e approvazione è quella del participatory sensing o citizen sensing. Il termine sta ad indicare la partecipazione dei cittadini al rilevamento di dati di varia natura attraverso dispositivi di uso comune. La tipologia dei dati raccolti è molteplice. I dati possono essere condivisi con la comunità col fine di ottenere una mappa in tempo reale della situazione urbana sfruttando gli spostamenti effettuati dai cittadini nelle loro comuni giornate. L’approccio si pone come mezzo per il monitoraggio di alcuni eventi urbani e come strumento di studio e comprensione dei meccanismi che si instaurano all’interno della città. Uno dei risultati di questo approccio è quello di incremento della consapevolezza del cittadini nei confronti dell’ambiente circostante in relazione alle azioni che si compiono nel quotidiano. E’ questo il significato del termine real-time behavior change, ovvero un cambiamento del comportamenti del soggetto in base alla conoscenza in tempo reale degli effetti che essi apportano. Il mutamento si presuppone si orienti verso
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un comportamento più nobile, come si è visto mediante il progetto Trash Track elaborato dal SENSEable City Lab presso il MIT, che mirava a dimostrare come la tecnologia pervasiva può dare un forte contributo anche nella sfida per la sostenibilità e contro lo spreco. Durante il progetto rifiuti di diversa provenienza sono stati dotati di sensori di posizione in modo da poter essere rintracciati. I partecipanti sono stati in grado di osservare il lungo percorso che i rifiuti percorrevano prima di giungere alla discarica per essere smaltiti, discarica che spesso era situata anche nelle vicinanze dell’abitato. Il risultato è stato la sensibilizzazione al tema e conseguentemente un mutamento del comportamento dei partecipanti oltre che una denuncia della cattiva gestione del sistema dello smaltimento rifiuti. Come si è anticipato prima anche le amministrazioni e progettisti possono avvalersi dei dati raccolti dalla popolazione per la ricostruzione di alcuni fenomeni, per studiarli o fornire pronte risposte ad eventuali criticità sorte. E’ un esempio di questo caso la Copenaghen Wheel, che grazie alla funzione di condivisione consente una ricostruzione della situazione ambientale punto per punto della città.
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Altre iniziative, come The Bristol Approach, messa in atto dalla città di Bristol, che mira alla sperimentazione di questa strategia, indicano come l’interesse delle municipalità per queste tecnologie sia crescente.
L’importanza dell’interfaccia
Il problema dell’interfaccia è un discorso che non deve essere sottovalutato quando si parla di smart city e di oggetti intelligenti poiché in essa risiede la loro capacità di comunicazione con l’uomo. Il successo di un oggetto è ampiamente dipendente dalla facciata che presenta: nessuno trova conveniente utilizzare un dispositivo le cui funzioni si presentano in maniera poco chiara e immediata, che sia scomodo nel suo uso oppure poco gradevole alla vista. Un’interfaccia inadatta può guastare un intero progetto, perciò è un fattore importantissimo di cui va tenuto conto nel corso progettazione. Chi progetta deve essere in grado di prevedere il tipo di destinatario di un certo servizio e l’utilizzo che di esso ne farà per essere in grado di offrire un prodotto adatto, il cui utilizzo porti un reale vantaggio al fruitore. Non si parla solo di definire quale sia la
di fronte ad un e-book per poter scorrere le pagine è necessario invece passarle una ad una, oppure conoscere il numero esatto della pagina che ci interessa. Tuttavia il libro digitale ci permette di effettuare ricerche per parole su tutto il testo, ci sa dire quante volte è presente una parola, ci consente di avere una cifra elevata di libri all’interno di un unico oggetto dalle modeste dimensioni, di ingrandire o rimpicciolire il testo quando necessario, etc. Concludendo, entrambi gli oggetti hanno un qualche tipo di vantaggio e svantaggio rispetto all’altro. Chi si occupa della divulgazione di media e informazioni dovrebbe essere ben conscio dell’importanza che ha l’interfaccia con la quale si intende comunicare nell’intero processo.
grafica più adatta o come debba essere il lay-out di una particolare applicazione, ma si intende anche analizzare quando realmente la predilezione di un oggetto tecnologico sia più conveniente rispetto ad uno privo di intelligenza digitale. Ogni prodotto presenta dei propri vantaggi di utilizzo ed è anche del consumatore la responsabilità nella scelta di uno rispetto ad un altro. Un libro, se confrontato con un e-book, ha una sua copertina che ci suggerisce quale tema viene trattato al suo interno, oppure lo si può sfogliare velocemente per esaminare il tipo di contenuto racchiuso al suo interno; facendo questo gesto possiamo intravedere al suo interno delle immagini che richiamano la nostra attenzione. Se ci si trova
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2.7 / FATTORI DI CRITICITÀ RIGUARDANTI LA SMART CITY Finora si è voluto sottolineare gli aspetti positivi e i vantaggi che l’uso della tecnologia digitale apporta nella gestione urbana. Tuttavia vi sono una serie di questioni che possono rappresentare un problema all’interno di una città intelligente e potrebbero determinarne l’insuccesso. Si tratta di temi che generano ancora scetticismo riguardo al tema. E’ necessario non sottovalutarli e garantire una risposta quando si pensa alla smart city. Nei paragrafi successivi vengono messi alla luce e discussi alcune di queste questioni.
Digital divide
Con il termine divario digitale si intende il divario esistente tra chi ha effettivo accesso alle tecnologie dell’informazione e chi invece ne è escluso. L’esclusione può essere parziale o totale e può dipendere da diversi fattori: dalle condizioni economiche, dal livello di istruzione, dalla differenza di età o di sesso, dalla qualità delle infrastrutture, dall’appartenenza a diversi gruppi etnici o dalla provenienza geografica. Non si intende solamente la possibilità all’accesso reale alle tecnologie ma include anche la disparità nell’opportunità nell’acquisizione di risorse o
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capacità necessarie alla partecipazione nella società dell’informazione. Il divario digitale può essere un problema riguardante un’unica città e le differenze presenti all’interno della popolazione, oppure un divario generato ad esempio tra due paesi le cui condizioni socio-economiche sono completamente diverse. Quando si intraprende un progetto di trasformazione di una città in una smart city questo fenomeno deve essere attenuato il più possibile perché ogni cittadino possa avere una esperienza soddisfacente all’interno della città. Infatti se i servizi offerti dalla città non sono equamente accessibili da tutti questo diventa un problema poiché una parte della popolazione non sarà in grado di usufruirne. Basti pensare ad uno dei principi su cui si fonda uno degli approcci alla smart city, quello di apertura, di partecipazione: questo diventa infattibile se ad una parte dei cittadini è negata questa opportunità. Ogni città o paese dovrebbe studiare una strategia adatta al proprio contesto interno per stemperare il problema il più possibile. In un paese come l’Italia, che gode di una buona condizione economica, il problema del digital divide può
la tecnologia, siano chiari e diffusi. Campagne di alfabetizzazione digitale o l’attenzione nel rendere semplice e l’utilizzo di un servizio possono dare un contributo in questo senso. E’ importante che tutti i cittadini abbiano il diritto e la capacità di rendersi protagonisti all’interno della smart city.
dipendere più dalla mancata alfabetizzazione digitale di ogni cittadino più che da una divergenza di tipo economica. Infatti esiste una grande differenza tra la generazione nata nell’era di internet e quella precedente che, spesso e volentieri, non è familiare all’utilizzo di dispositivi elettronici. Alle generazioni cosiddette “native digitali” si affianca ancora quella parte di popolazione che deve imparare a utilizzare e a fidarsi della tecnologia Internet, è perciò necessario che l’accesso sia non solo semplificato, ma anche che i miglioramenti e le possibilità offerte dal-
Sicurezza e privacy
La questione della sicurezza e della privacy è un altro argomento spinoso su cui spesso ci si imbatte parlando di città intelligente. Quando si parla di smart city
percentuale di internet user nel mondo
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si affronta anche il tema di una condivisione sempre maggiore di dati e informazioni che riguardano anche lo stile di vita del cittadino, il che significa anche necessariamente parlare di privacy. Iniziative a supporto e protezione della riservatezza dei dati sono dunque opportune per la tutela dei cittadini. Progetti che connettono dispositivi personali alla rete di una città, o che utilizzano telecamere a circuito chiuso o una qualsiasi forma di sistema di identificazione richiederanno la raccolta, l’uso e la diffusione di informazioni personali. Questi sistemi e reti sono il bersaglio perfetto per attacchi e intercettazioni con l’obbiettivo di divulgare e utilizzare informazioni sensibili appartenenti agli individui e o addirittura impersonarli. In aggiunta, l’enorme quantitativo di dati raccolti e monitorati possono generare nei cittadini la sensazione di essere perennemente controllati. Il risultato potrebbe essere quello che i cittadini, per scongiurare tali situazioni, potrebbero sottrarsi dall’uso dei servizi smart offerti dalla città. Fare sin dall’inizio considerazioni sulla privacy e la sicurezza offre l’opportunità di costruire solide fondamenta per l’innovazione della smart city. La fiducia
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Big Brother porter per il libro 1984 di George Orwell
pubblica può aumentare assicurandosi che le informazioni private verranno mantenute al sicuro e non saranno soggette ad un uso improprio. I cittadini della smart city poi, sapendo al sicuro i loro dati personali, dovrebbero essere disposti
cuni sostengono che anche in questo caso sia opportuno lasciare i sistemi di base aperti il più possibile, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo del software: quanti più occhi controllano, tanto maggiori sono le condizioni di sicurezza”, ha sostenuto Carlo Ratti in una conferenza il 18 aprile 2012 presso la Mediateca di Santa Teresa a Milano. Questa può trattarsi di una soluzione un po’ semplicistica ma può essere una delle possibili strade da seguire.
ad accettare di essere in parte monitorati per l’interesse comune di costruire una città più efficiente e sicura. In un mondo dove il digitale si fonde con il mondo fisico è normale preoccuparsi del fatto che le minacce che affliggono il mondo digitale si riversino nelle città. Parliamo ad esempio di virus in grado di alterare il funzionamento di un servizio. “Il tema della sicurezza riguarda non solo le smart cities, ma in generale il mondo che stiamo costruendo. […] Al-
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/ CASI STUDIO
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Politecnico di Milano - Scuola di Architettura e SocietĂ - A.A. 2015/2016
3.1 / SONGDO INTERNATIONAL BUSINESS DISTRICT automatic city Songdo International Business District è situata nella Corea del Sud, in un punto strategico a soli 15 minuti dall’aeroporto internazionale di Incheon. Si tratta di una nuova città smart costruita da zero su 600 ettari di terreno bonificato. Il 7 agosto del 2009 sono stati ufficialmente aperti i cantieri per la costruzione della città del futuro che ospiterà 65.000 abitanti e metterà a loro disposizione scuole, ospedali, appartamenti, edifici per uffici, servizi culturali. Inoltre sarà circondata da 240 ettari di parchi e spazi aperti e si pone l’obbiettivo di offrire un’altissima qualità di vita ai suoi residenti. Un investimento da 35 miliardi di dollari che vede la partecipazione di multinazionali come la Gale International, Cisco, e Posco con l’obbiettivo di trasformarla in un epicentro commerciale del Nord-Est asiatico. Il masterplan di Songdo si ispira alle più famose città del mondo prendendone a modello alcune parti (il Central Park di New York, il canal grande di Venezia, i boulevard di Parigi). E’ pensata per rispondere all’emergenza ambientale e soddisfa i criteri tecnologici che oggi le città sono chiamate a rispettare. Songdo costituisce il più grande esperi-
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mento di ubiquitous computing city del mondo con sensori sparsi in tutta la città, nelle abitazioni private, lungo la rete elettrica. Automazione, informazioni e big data governeranno la città attraverso, ad esempio, telecamere che registrano la presenza di pedoni e regolano di conseguenza l’accensione della luce pubblica solo quando necessaria, o dispositivi radio posti sulle targhe delle automobili per la fornitura di dati in tempo reale sul traffico, o una smart grid che si avvale dell’IoT per far si che rete elettrica ed elettrodomestici possano comunicare per regolare consumi e ridurre gli sprechi. La città rappresenta l’utopia delle città Smart del XXI secolo, che tiene conto delle preoccupazioni attuali sulla sostenibilità e la qualità della vita, mentre serve da tabella di marcia per altre iniziative simili sempre più programmate in altri paesi. “Songdo è potenzialmente un modello di città ideale che può anche risolvere, attraverso la tecnologia e l’innovazione, l’eccessiva concentrazione di popolazione, la carenza di alloggi, la congestione del traffico e l’inquinamento ambientale”*. * http://www.corea.it/songdo.htm
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Le parole chiave che hanno guidato il progetto sono: innovazione, sostenibilità, sviluppo economico, digitalizzazione della vita dei cittadini e miglioramento della qualità della vita. Gli spazi aperti ricoprono il 40% della superficie totale con un parco di 40 ettari al proprio centro. Tutti i blocchi di edifici saranno connessi tra loro mediante un sistema di percorsi ciclabili e pedonali che condurranno a vere e proprie piazze di incontro studiate in modo da avere sempre luce diurna a disposizione e il panorama libero da ipotetici grattacieli. Per quel che riguarda il trasporto pubblico, la città mette a disposizione una metropolitana che collega il centro della città con l’aeroporto mentre linee di autobus collegano ogni area, da quelle suburbane al centro stesso. I parcheggi saranno sotterranei per rendere più agevole e non rubare lo spazio destinato alle aree pedonali. La promozione all’utilizzo dei veicoli elettrici è effettuata mediante la disposizione di stazioni di ricarica pubbliche. E’ stato progettato anche un centro di co-generazione in grado di fornire gas naturale e acqua calda a tutta la città oltre che un sistema centralizzato e meccanico
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per la raccolta di rifiuti umidi e secchi che, assieme all’illuminazione pubblica, ai semafori energeticamente sostenibili e alle colonnine di ricarica per le macchine elettriche che consentiranno di avere una situazione il più sostenibile possibile in tutta la città di Songdo. Con un programma all’avanguardia di riciclaggio, basato soprattutto sulla tecnologia, Songdo possiede un sistema pneumatico per la raccolta dei rifiuti che trasporta immondizia da tutta la città in una rete di grandi tubi sotterranei e la conduce alle strutture centrali, prendendo il posto dei camion della spazzatura comuni nelle nostre città, con effetti positivi sul traffico, sui costi, sul rumore correlato e sull’emissione di anidride carbonica. La tele-presenza è un altro punto di forza del progetto che permetterà l’interazione ad alta definizione da persona a persona in settori quali l’istruzione, la sicurezza, l’apprendimento virtuale e i servizi di portineria. Ogni metro della città, infatti, è stato coperto da fibra ottica per consentire la connessione della popolazione con il centro operativo della città, in modo da poter raccogliere ogni singolo dato trasmesso. Questo sistema sarà istallato nel-
le abitazioni, negli ospedali, negli uffici e in ogni altra attività. Il distretto di Songdo rappresenta appieno l’approccio alla smart city caratterizzato dall’onnipresenza della tecnologia in ogni ambito cittadino. E’ un approccio tipico di progetti che vedono la costruzione da zero di una città o quartiere. La città è stata edificata tutta in una volta in base ad un unico progetto e quindi non esiste un processo evolutivo che ne abbia determinato la struttura nel tempo. Se da un lato questa caratteristica può rappresentare un fattore di positività, poiché tutti gli elementi della città sono progettati congiuntamente per rispondere a determinati obbiettivi prefissati, dall’altro non fornisce una risposta o un modello applicabile ad altre realtà urbane preesistenti. Infatti non aiuta alla risoluzione delle attuali criticità che affliggono le città del mondo, ma si definisce come una alternativa a queste. Se è vero che le città sono la causa principale delle emergenze ambientali odierne, allora bisogna preoccuparsi di trovare un rimedio attraverso politiche e strategie mirate. Non basta progettare città alternative, è necessario riqualificare quelle attuali attraverso interventi applicabili
anche a realtà che presentano preesistenze. Songdo può essere invece presa come modello per quelle città in via di sviluppo quando nuovi distretti e le città sono progettati in modo integrato e quando si possano garantire l’enorme quantitativo di investimenti necessari.
sistema pneumatico per la raccolta dell’immondizia e centro di controllo della città di songdo
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3.2 / COPENAGHEN eco city Copenaghen ha l’ambizione di diventare la prima capitale a emissioni zero prima del 2025. L’obbiettivo è supportato dal CPH 2025 Climate Plan, adottato dal Concilio Cittadino nel 2009. L’obbiettivo di medio termine era di ridurre le emissioni del 20% entro il 2015, obbiettivo che la città è riuscita a raggiungere già nel 2011. Dal 1995 Copenaghen ha ridotto le sue emissioni del 50%. La capitale danese ha ricevuto il premio European Green Capital 2014, cosa che non stupisce visto che è considerata da tempo una delle città con miglior qualità di vita al mondo. Copenaghen è, tra l’altro, una delle città in cima alla lista per i suoi sforzi sul campo delle smart city, dove il tema della sostenibilità ambientale permea ogni aspetto legato ai servizi urbanistici, in particolar modo quelli di ultima generazione relazionati a progetti nati per l’implementazione di soluzioni intelligenti. A Copenaghen il riciclo rifiuti è del 90%. La quasi totalità degli edifici urbani (più del 98%) utilizza sistemi di teleriscaldamento. Più del 50% della popolazione utilizza la bicicletta per spostarsi all’interno della città (avendo a disposizione circa 400km di piste ciclabili) e nell’ulti-
mo decennio le emissioni di anidride carbonica sono state ridotte del 25%. L’attività di introduzione di sostenibilità in una città come Copenaghen cambia i modelli di produzione e consumo, la crescita e l’occupazione. Nel suo tentativo di introdurre una maggiore sostenibilità in città, Copenaghen ha applicato diverse soluzioni intelligenti dove l’Internet of Everything gioca un ruolo strategico nel raggiungimento di questo progetto ambizioso, e vede la creazione di sinergie tra manager pubblici e aziende private, oltre che dei centri di ricerca universitari. “The Harbour turns blue” è un intervento che vede una completa modernizzazione del sistema fognario che ha consentito di migliorare la qualità dell’acqua, oltre a consentire l’apertura di un bagno pubblico nel porto. In questo modo una parte sotto utilizzata del centro della città è ormai diventata un forte spazio ricreativo urbano, mentre Copenaghen è ora una delle poche capitali dove è possibile bere acqua di alta qualità direttamente dal rubinetto, eliminando la necessità di acquistare l’acqua in bottiglie e di conseguenza il loro successivo smaltimento. Il “Meeting the rising demand for water” ha visto l’adozione di tecnologie innovati-
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ve e azioni politiche come la prevenzione delle perdite, meccanismi di prezzatura per la riduzione degli sprechi, soluzioni di ingegneria e una migliore gestione delle acque piovane che hanno consentito la riduzione del consumo dell’acqua, proteggendo le risorse idriche sotterranee. Un altro punto di forza della città è la sua capacità di riciclaggio, infatti meno del 2% dei rifiuti viene inviato in discarica, mentre più della metà viene riciclata ed un uso ottimale di essi viene fatto nella rete di teleriscaldamento della città, dove sono utilizzati per la generazione di calore. Biomasse e rifiuti sono diventate due risorse energetiche chiave negli ultimi anni e ricoprono oggi il 30% della produzione totale di calore della città. Il ciclismo nella città di Copenaghen è ora parte integrante della pianificazione urbana ed è altamente promosso il suo utilizzo per gli spostamenti urbani. E’ un modo conveniente, sicuro e veloce di spostarsi grazie alla disposizione in tutta la città di numerose piste ciclabili. Inoltre sono stati effettuati investimenti per la definizione di una rete di trasporto pubblico efficiente, affidabile e altamente integrato, che renda i livelli di congestione e inquinamento tra i più bassi delle
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principali città internazionali. Il successo degli interventi è evidente dalla riduzione del numero di spostamenti in automobile nella parte centrale di Copenaghen, che è passato da 351.000 nel 1970 a 284.900 nel 2010. Inoltre il 22% del consumo elettrico totale della Danimarca è prodotta da turbine eoliche, mentre dispone del sistema di teleriscaldamento (che consiste essenzialmente nella distribuzione, attraverso una rete di tubazioni isolate e interrate, di acqua calda, acqua surriscaldata o vapore utilizzando il calore proveniente dalla termovalorizzazione dei rifiuti solidi urbani) più grande e di maggior successo in tutto il mondo, fornendo il 98% della città con riscaldamento affidabile e conveniente. Copenaghen ha poi costruito le prime due reti di raffreddamento di quartiere per il quale viene utilizzando il prelievo di acqua di mare assieme all’eccesso dalla rete di teleriscaldamento.
The Copenaghen Wheel
Sulla pagina web dedicata* la ruota viene descritta così: “Intelligente, reattiva ed elegante, la
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http://senseable.mit.edu/Copenaghenwheel/index.html
Copenaghen Wheel è il nuovo emblema per la mobilità urbana. Trasforma velocemente ordinarie biciclette in e-bikes ibride che fungono anche da unità sensoriali mobili. La ruota cattura l’energia dissipata mentre si pedala e si frena ed è in grado di immagazzinarla per quando si necessita di una piccola spinta, ad esempio quando ci si trova di fronte ad una salita. E’ anche in grado di mappare il grado di inquinamento, di congestione del traffico e le condizioni delle strade in tempo reale. La ruota può essere istallata su qualsiasi bicicletta in modo facile trasformandola in una bicicletta elettrica che si rigenera e rileva informazioni in tempo reale. Si differisce da altre biciclette elettriche poiché tutti i suoi tipici componenti sono elegantemente impacchettati in un unico pezzo. Non ci sono cablaggi esterni o batterie ingombranti, cosa che la rende integrabile a qualsiasi bicicletta. Controllabile attraverso uno smartphone, la Copenaghen Wheel diventa una estensione naturale della vita quotidiana. E’ possibile, tramite il proprio telefono, bloccare o sbloccare la bicicletta, cambiare la marcia e decidere quanto si desidera che il motore ci assista. Mentre si viaggia
in bicicletta, l’unità di rilevamento della ruota cattura anche i livelli di sforzo del ciclista e informazioni riguardanti l’intorno, incluso i livelli di monossido di carbone, di ossido di azoto, di rumore, la temperatura e l’umidità relativa. E’ possibile accedere a questi dati tramite il proprio telefono o il web ed utilizzarli per pianificare un percorso più salutare, per raggiungere i propri obbiettivi di fitness o per incontrarsi coi propri amici durante il percorso. I dati possono essere condivisi coi propri amici o con la propria città – in forma anonima se lo si desidera – contribuendo in tal modo alla generazione di un database di informazioni ambientali dal quale tutti possono trarre beneficio”. Attraverso questo personale contributo la città può analizzare in maniera incrociata diverse tipologie di dati ambientali ad una scala mai raggiunta prima. Si può arrivare ad una comprensione più dettagliata dell’impatto del trasporto o studiare fenomeni urbani dinamici come le isole di calore. Infine, questo tipo di crowd-sourcing può influenzare il modo in cui la propria città colloca le risorse, come risponde alle condizioni ambientali in tempo reale e come attua politiche ambientali e dei trasporti.
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La Copenaghen Wheel, progettata dai ricercatori del Senseable City Lab del Massachusetts Institute of Technology, è stata presentata il 14 dicembre 2009 ad una conferenza tenutasi proprio nella città di Copenaghen davanti a capi di governo e sindaci provenienti da tutto il mondo. Il progetto, nato dalla collaborazione con il sindaco di Copenaghen, aveva come scopo quello di rendere ancora più attraente la scelta della bicicletta come mezzo di trasporto grazie alla semplificazione della pedalata, promuovendo il loro utilizzo per percorsi più lunghi. “L’ambizione di Copenaghen è che il 50% dei cittadini utilizzino le loro biciclette per andare a lavoro o a scuola ogni giorno. Per noi, questo progetto è una parte della risposta” ha detto Ritt Bjerregaard, sindaco della città fino al 2009. Ci troviamo di fronte ad un esempio di oggetto intelligente, in grado di captare informazioni di vario tipo, di archiviare energia e di comunicare con altri dispositivi. E’ interessante come tutta questa serie di funzionalità possa essere integrata ad una qualsiasi comune bicicletta mediante la sola istallazione della ruota intelligente. In una città dove una parte così consila Copenhagen Wheel
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stente del trasporto avviene in bici, la Copenaghen Wheel diventa un’alternativa interessante poiché raduna in un unico oggetto varie funzioni utili al ciclista. Risponde alle diverse esigenze dei possibili consumatori: permette di risparmiare tempo evitando strade congestionate, di diminuire lo sforzo impiegato nella pedalata mediante l’assistenza del motore, oppure di scegliere percorsi dove la qualità dell’aria sia migliore, o di calcolare le proprie performance sportive. Le funzioni non sono fruttuose solamente per il ciclista, ma anche per la città che grazie ai dati raccolti per condivisione può ottenere, in tempo reale, una fotografia ambientale punto per punto, dato per dato. In tal modo si possono mettere in pratica interventi dove richiesto. Se da una parte è vero che questi dati non possono essere gli unici riferimenti per un monitoraggio veritiero della città, poiché la loro precisione e attendibilità non può essere sempre garantita, dall’altra è comunque un mezzo utile per avere una idea di quello che avviene nella metropoli e i dati raccolti devono comunque essere analizzati e comparati per avere un quadro complessivo che rispecchi veramente la realtà.
Un altro risultato conseguibile dalla messa in pratica del progetto è quello di creare una maggiore consapevolezza nei cittadini della situazione cittadina e generando comportamenti più nobili.
fotografia ambientale in tempo reale della città di Copenhagen realizzata mediante la Copenhagen Wheel
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3.3 / CHICAGO open city l’obbiettivo di migliorar la vita dei cittadini. Mentre l’infrastruttura digitale è ancora in via di ultimazione, Chicago è un chiaro esempio di come le tecnologie IoT possano impattare in modo positivo sui residenti e promuovere il progresso. Il progetto di raccolta differenziata per strade, ad esempio, vede trasformarsi i cassonetti in oggetti intelligenti che hanno l’obbiettivo di mantenere la città più pulita e di consentire un risparmio di denaro a lungo termine. L’alimentazione avviene tramite energia solare da pannelli posti sulla copertura. I cassonetti contengono 5 volte la quantità di rifiuti dei normali depositi e possiedono un sistema di allerta che avverte la centrale quando sono pieni, consentendo anche una migliore organizzazione dei camion che si occupano dei ritiri della nettezza urbana. L’utilizzo di questi cassonetti, nonostante il consistente investimento iniziale, ha consentito un risparmio consistente del denaro della città destinato a questo scopo.
Chicago è la prima grande città negli USA che ha costruito una infrastruttura per la raccolta di Big Data. Centinaia di sensori ambientali sono stati installati per misurare temperatura, umidità, luminosità, rumore e segnali telefonici. Tutti questi dati permetteranno a Chicago di diventare una città più sicura e pulita. I sensori saranno posizionati in punti strategici nella città e Chicago renderà disponibili tutti questi dati al pubblico, in modo che tutti siano in grado accedervi ed utilizzarli. Questo potrebbe produrre nuove applicazioni fruibili dagli stessi cittadini con effetti positivi sulla città. Questi sensori che la città utilizzerà sono solo l’inizio per il processo verso una città intelligente: ci sono una grande numero di vantaggi che il passaggio ai sensori e ai dati porta con sé. Un grande impegno è stato posto dalla città per la ricerca nel campo dell’Internet of Everything. Negli ultimi anni la città ha investito milioni di dollari in tecnologie intelligenti con
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Attraverso un sistema basato anche su segnalazioni via Twitter, l’amministrazione è in grado di monitorare emergenze e segnalazioni di intossicazioni, e di effettuare interventi su punti di ristoro. Alla raccolta delle segnalazioni è collegato anche un vademecum di primo intervento. Al cittadino è data l’opportunità di collaborare anche con segnalazione di problemi comuni, quali buche stradali, auto abbandonate, malfunzionamenti dell’illuminazione stradale, violazioni di domicilio, presenza di graffiti. Il sistema è utilizzato anche per la monitorizzazione e la prevenzione di un problema comune alle grandi città quale la derattizzazione grazie anche alla segnalazione di criticità (allagamenti, disfunzioni idriche) o eventi che prevedibilmente provocheranno la diffusione di ratti (traslochi, demolizioni, scarico rifiuti ingombranti). Lo studio degli spostamenti cittadini ha consentito la pianificazione di un sistema di trasporto pubblico ef-
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ficiente oltre che a introdurre, in una città ad alto traffico di motori, un sistema di bike sharing chiamato Divvy, che offre 300 stazioni di parcheggio e consta di circa 3000 biciclette per un totale di circa 25mila utenti attuali che si avvalgono del servizio. Il noleggio delle bici è effettuabile tramite tessera prepagata o codici che ne permettono lo sblocco. Ogni bicicletta è provvista di sistema di rilevamento GPS per consentire il monitoraggio e quindi utilizzare questi dati per la creazione o lo spostamento di piste ciclabili e parcheggi. Uno dei fattori che ha consentito alla città di Chicago di porsi all’avanguardia tra le smart cities del mondo è anche il suo ruolo di centro nevralgico del sistema di fibra ottica presente negli Stati Uniti tra la città di New York e della California. Solo New York e Washington la superano per numero di cablaggi nel paese. La fortuna sta nella storia di questa città che nei due secoli scorsi è stata nodo centrale per trasporti. I grandi magazzini che
di luce, vibrazioni, il traffico pedonale e veicolare, temperatura in superficie, inquinamento acustico e particelle inquinanti come CO, NO2, SO2 e ozono. In un secondo momento sarà possibile monitorare anche altri fattori urbani d’interesse, come il livello delle acque, le precipitazioni, il vento ed altri agenti inquinanti. La funzione di Array of Thing è quella di rendere tutti questi dati disponibili in tempo reale e dare la possibilità di geo-localizzarli. I dati verranno poi studiati, rielaborati, resi pubblici ed eventualmente verranno creare applicazioni o programmi per la loro gestione. L’obbiettivo finale è quello di permettere a politici, amministratori, sviluppatori informatici e residenti di collaborare per rendere la città una vera e propria smart city: efficiente e in grado di risparmiare sulla spesa pubblica, capace di essere pro-attiva e di anticipare eventuali problemi ed emergenze. Array of Thing è pensato però anche per servire nella vita di tutti i gior-
ancora sono presenti nell’area industriale offrono un sistema di canali sotterranei, in passato utilizzato per il passaggio di merci, che oggi sono ancora perfettamente utilizzabili per il passaggio dei cavi. “Le vie digitali del futuro – nota il Chicago Business – sono le ferrovie, le autostrade e gli aeroporti di ieri”.
Array of Things
A Chicago è in corso un progetto in fase di test denominato “Array of Things”, traducibile come “Matrice delle Cose” e promosso dall’Urban Center Computation and Data dell’università di Chicago in collaborazione con il gruppo Smart Chicago Collaborative. Il nome fa riferimento all’internet delle cose ma portato su scala urbana. Il progetto dispone di 500 sensori posizionati sui lampioni sparsi nella città che possono essere usati per analizzare e avvertire i cittadini di una gran quantità di parametri, tra cui temperatura, pressione, quantità
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ni, in tempo reale, qualsiasi abitante. Questo è possibile mediante app specificatamente create che consentono a chiunque, tramite smartphone, di essere capace di evitare ad esempio certi inquinanti, o aggirare un incidente, o evitare un tratto congestionato, tramite la fornitura di un percorso alternativo. Grazie alla disposizione dei dati in forma aperta (open data), essi possono essere utilizzati in modi creativi e innovativi dai comuni cittadini e applicazioni utili possono essere create da chiunque. Il progetto è forse la parte più ambiziosa, e assieme controversa, del grande sforzo tecnologico verso la raccolta di Big Data della municipalità di Chicago. Alcune critiche sono state sollevate riguardanti la violazione della privacy dei cittadini, che possono essere filmati mediante le telecamere o i cui dati diffusi da smartphone possono essere raccolti. Le autorità assicurano che le informazioni verranno utilizzate solamente per il conteggio del numero di persone e non per tracciarne i profili. render del progetto Array of Things
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In tal modo si spera di poter pianificare e regolamentare interventi di diverso tipo in grado di migliorare la vita nella cittĂ .
mappa delle segnalazioni geo-localizzate della cittĂ di Chicago
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3.4 / CORTONA creative city “In un contesto quale quello italiano, sarebbe insensato pensare di trasformare i centri urbani in futuristiche megalopoli, avulse da ogni retaggio. I vantaggi competitivi che emanano da un patrimonio artistico e culturale che il mondo ci invidia vanno, al contrario, messi a profitto. Saranno, anzi, l’occasione per formulare un’idea distintiva e originale di città smart”. (ABB Ambrosetti, 2012). Cortona è comune Italiano appartenente alla provincia di Arezzo, in Toscana, situato al confine con la regione dell’Umbria. Il borgo è collocato su una collina di circa 500 metri sul livello del mare, in una posizione considerata ancora oggi strategica e che permette, con brevi spostamenti, di raggiungere ed essere raggiunta molti luoghi di rilevante interesse. La città vanta un ricco passato: tra il VIII e il VII secolo a.C. divenne un’importante lucumonia etrusca, e furono proprio gli Etruschi a costruire nel IV secolo a.C. le imponenti mura che le fanno da perimetro. L’antica civiltà etrusca, e successivamente quella romana, hanno lasciato importanti reperti archeologici di tombe e monumenti sparse “a macchia di leopardo” per il territorio. Ha ospitato nel corso del tempo perso-
naggi illustri come Luca Signorelli, Beato Angelico, Pietro Berrettini o Gino Severini. I loro capolavori sono conservati all’interno dei musei MAEC e il Diocesano, oltre che nelle chiese situate nel centro storico. Cortona è stata anche protagonista del best seller “Sotto il sole della Toscana” di Francis Mayes, il quale ha contribuito alla popolarità del borgo all’estero, trasformandolo da umile villaggio a meta internazionale. Oggigiorno Cortona è conosciuta principalmente come meta turistica. Nel periodo che va dalla primavera all’autunno infatti la città prende vita grazie all’affluenza di turisti, soprattutto stranieri, che vogliono godere delle bellezze che offre. Durante il periodo invernale, fatta eccezione per le festività, la vita nel borgo invece si spegne. Negli ultimi anni il Comune di Cortona ha portato avanti una serie di iniziative con l’obbiettivo di promuovere quelli che sono i punti di forza della città, impiegando anche strumenti tecnologici per il conseguimento dello scopo. Sul sito web del comune *, sotto la voce Amministrazione 2.0, si legge dell’importanza data all’incontro e alla cooperazione tra *
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http://www.comunedicortona.it/
amministrazione e cittadini: “La e-Participation intesa come partecipazione dei cittadini alle attività della pubblica amministrazione attraverso l’utilizzo delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ICT), si configura come uno degli elementi qualificanti delle politiche nazionali di e-Government, in particolare per garantire un migliore accesso ai servizi (e- inclusion) e facilitare, in un’ottica di apertura e trasparenza, la valutazione dall’esterno dell’azione di governo, sia a livello nazionale che locale. Con le modifiche introdotte al Codice dell’Amministrazione Digitale dal Decreto legislativo 30 dicembre 2010, n. 235, il Legislatore, sancendo il diritto all’uso delle tecnologie nelle comunicazioni con le amministrazioni e quello alla partecipazione del cittadino al procedimento amministrativo, riconosce di fatto l’importanza del coinvolgimento dei cittadini nella vita politica e amministrativa”. Questo approccio è quello che ha consentito la nascita di iniziative quali eventi culturali, festival di arte contemporanea, concorsi, workshops, e mostre che animano la città rendendola interessante non solo per il suo passato ma anche per il suo avvenire.
Cortona rappresenta la Creative City, dove si è riconosciuta l’importanza dell’uso della creatività e delle nuove idee nella ricerca di soluzioni ai problemi urbani. Eventi come il workshop “CortonaOpen3D” o il concorso “HackCortona” sono un eclatante esempio in questo senso. Festival di arte contemporanea, di fotografia e altre iniziative che si inscenano nella città dimostrano il rifiuto di Cortona a rimanere una città museo attraente solamente per il suo passato.
Cortona Mix Festival
Uno dei momenti di maggiore vivacità nell’estate cortonese è durante il Cortona Mix Festival. “Nel secolo della iperconnessione, in cui persone, merci, contenuti e idee viaggiano su reti sempre più rapide e globali, il Cortona Mix Festival propone un modello di evento culturale che punta all’intreccio e alla contaminazione tra le arti. Un evento in cui le diverse forme della creatività umana dialogano tra loro, senza perdere la loro specificità ma interrogandosi e reinventandosi, prima di raggiungere il pubblico in una forma spesso inedita”**. ** http://www.cortonamixfestival.it/ilfestival.php
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Il festival, inaugurato nel 2012, e promosso dal Comune di Cortona, Gruppo Feltrinelli, dall’Orchestra della Toscana, dall’Accademia degli Arditi e Officine della Cultura, si svolge tra la fine di luglio e l’inizio di agosto nelle principali piazze, nei teatri ed altri scenari offerti dal borgo. Il festival vede la partecipazione di protagonisti della musica, della letteratura, dello spettacolo e della cultura italiana e internazionale, offrendo al pubblico un vasta gamma di attività capaci di soddisfare una grande varietà di pubblico.
Cortona On The Move
A Cortona si tiene anche un festival della fotografia, nato nel 2011, per mano dell’associazione culturale ONTHEMOVE. L’obbiettivo era quello di far arrivare a Cortona “l’eccellenza della fotografia contemporanea, celebrare i grandi maestri e valorizzare gli archivi storici” mentre il viaggio, in tutte le sue coniugazioni, è il tema e il filo conduttore del festival. Il festival si estende su tutto il territorio cortonese poiché le esposizioni non si trovano in un unico edificio ma sono invece sparse per la città. La vocazione internazionale dell’evento ha fatto si che
attirasse l’attenzione di professionisti del settore provenienti da tutto il mondo. Nel 2013 il festival è stato acclamato dal Times ed inserito nella guida tra “uno dei dieci appuntamenti imperdibili”, mentre nel 2014 Donald Winslow, fotoreporter ed editor del News Photographer Magazine, lo definisce “il miglior festival d’Europa se non del mondo”. “La sfida di Cortona On The Move è quella di migliorarsi costantemente continuando a far perno sul patrimonio artistico e culturale del territorio e sul linguaggio universale della fotografia, accessibile a tutti.” si può leggere sul sito del festival. *** I partecipanti e i visitatori sono sempre in aumento ed un Circuito OFF è dedicato ai giovani talenti emergenti, che hanno l’occasione di esporre le loro opere accanto a quelle di fotografi già ampiamente affermati. I workshop sono concepiti come percorsi in divenire e non solo come attività di formazione. Gli incontri sono una occasione di dialogo con l’obbiettivo di arricchire i partecipanti che possono confrontarsi e lavorare a stretto contatto con chi ha fatto della fotografia una pro*** http://www.cortonaonthemove.com/it/ about
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fessione apprezzata e riconosciuta.
Maec Parco e TalkingStones
Il Museo dell’Accademia Etrusca e della città di Cortona (MAEC) e l’organizzazione Next 2.0 hanno collaborato nel progetto per la valorizzazione dei percorsi del Parco Archeologico conosciuto come MAEC Parco. Il progetto prevedeva la creazione di un’applicazione che riunisse in un’unica rete tutti i percorsi del Comune di Cortona accessibili a piedi e in bici, offrendo itinerari archeologici, paesaggistici e culturali predefiniti. L’applicazione inoltre consiglia il percorso più adatto al visitatore secondo le informazioni e le preferenze che egli fornisce, ad esempio secondo l’età, le condizioni fisiche, il rapporto che si ha con lo sport o a seconda che si decida di spostarsi a piedi o in bicicletta. Il progetto è appoggiato da una seconda iniziativa, “Talking Stone”, le pietre che parlano. Si tratta di colonnine (o totem) informative alimentate dall’energia solare che erogano un segnale wifi a cui è possibile connettersi con qualsiasi dispositivo dotato di questa tecnologia. La prima installazione risale al 2013 all’interno del Parco Archeologico, a sostegno dell’iloghi delle iniziative in corso ogni anno a Cortona
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niziativa MAEC Parco, per garantire ai visitatori ricarica di emergenza e altre informazioni che possono risultare utili durante la visita (difficoltà del percorso, fonti d’acqua più vicine, punti di interesse etc.). La sinergia dei due progetti mostra come l’utilizzo della tecnologia possa essere uno valido strumento per la promozione delle realtà locali e le risorse territoriali. Infatti dall’avvio del progetto il Parco di Cortona ha visto crescere il numero di visitatori e di biglietti venduti.
HackCortona
Quest’anno, in occasione della quinta edizione del Cortona Mix Festival, la città ospiterà la prima esperienza Hackathon nel suo territorio. L’iniziativa, promossa appunto dal comitato Mix Festival, dal Comune di Cortona e dal King’s College di Londra, ha come obbiettivo quello di attrarre il maggior numero possibile di studenti universitari e appassionati del tema in modo da ravvivare lo scenario tech italiano e favorire lo sviluppo nel nostro territorio di attività legate al mondo dell’informazione. Si tratta di una gara di programmazione della durata di 24 ore che avrà come risultato il conce-
pimento di applicazioni mobili, progetto hardware e altri prodotti legati al mondo dell’informazione. I partecipanti lavoreranno a squadre per la creazione di un progetto da zero, imparando ed esplorando nuove tecnologie e avranno la possibilità di conoscere persone che condividono la stessa passione. Allo scadere delle 24 ore messe a disposizione per lo sviluppo del progetto, gli iscritti avranno l’occasione di illustrare le proprie idee di fronte a una giuria di esperti “HackCortona ha come obiettivo quello di creare un ponte tra passato e futuro, tra la scrittura del passato, giunta a noi grazie ai numerosi reperti etruschi del MAEC e la scrittura del futuro, rappresentata dal codice e dallo sviluppo software. Una cross contamination tra arte, esperienza umanistica e tecnologia.” si legge in un articolo del 5 luglio 2016 pubblicato online su ArezzoNotizie****. Iniziative di questo tipo hanno dato alla luce idee brillanti che, con un ulteriore sviluppo, sono poi diventati prodotti di successo. Ancora una volta è chiara la volontà della città di Cortona di creare occasioni per la nascita di soluzioni inno****
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http://www.arezzonotizie.it/
vative e di momenti di dialogo e di scambi di idee su un argomento caro alla città come può essere quello della tecnologia.
CortonaOpen3D
Il workshop CortonaOpen3D giunge quest’anno alla sua quinta edizione e sviluppa il tema della città di Cortona vista come futura Smart City. Organizzato dal professore Gianluca Emilio Ennio Vita, del Politecnico di Milano, con la collaborazione dell’Università di Trento e della ESDA escuela superior de diseño de Aragòn e promosso dal Comune di Cortona, il workshop ha una durata di una settimana durante la quale i partecipanti seguono un corso di progettazione 3D, prendono parte a conferenze su argomenti inerenti ed devono poi elaborare, in breve tempo, un progetto di design, di architettura o a scala territoriale per
Cortona e che risponda al tema scelto per quella edizione. Il workshop vede la partecipazione di professori, esperti sul tema “smart” e di amministratori locali con i quali gli studenti hanno l’opportunità di instaurare un dialogo su argomenti teorici e su quegli tecnologici più attuali. Le conoscenze acquisite possono poi essere utili ai partecipanti nel corso della progettazione. Ogni gruppo partecipante, dopo aver individuato quali sono le criticità e i punti di forza della città, dovrà presentare una proposta “intelligente”, che apporti una miglioria al borgo, che sarà presentata davanti ad una giuria di esperti che determinerà i vincitori. CortonaOpen3D è un altro evento che arricchisce la città poiché, edizione dopo edizione, procura alla città una serie di idee nuove e giovani che possono essere prese come spunto per dare una soluzione alle criticità proprie di Cortona.
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3.4.1 / IL FILO DI CORTONA Il “Filo di Cortona” è il titolo del progetto presentato dalla sottoscritta e dal suo gruppo di lavoro all’edizione 2015 del CortonaOpen3D, tenutosi dal 1 al 9 agosto. Il tema era l’open data e si richiedeva il loro inserimento in qualche forma all’interno del progetto. Dopo aver vissuto alcuni giorni entro le mura di Cortona, e aver percorso a piedi le sue viuzze, abbiamo avuto modo di notare i principali aspetti, a parer nostro, critici della città e gli elementi invece che necessitavano di una maggior valorizzazione. Abbiamo subito notato come la stragrande maggioranza di turisti ten-
dessero a percorrere a piedi solo le poche vie principali dove si trovano i centri di attrazione oltre che la maggior parte delle attività commerciali. Per raggiungere altri luoghi di interesse, situati all’infuori alle mura (ad esempio la fortezza del Girifalco o la Basilica di Santa Margherita), sceglievano invece di passare al loro esterno, utilizzando l’automobile. Questo avviene poiché pochi visitatori si avventurano per i tortuosi e stretti vicoli che si aprono tra gli edifici, perdendo una buona parte delle suggestioni che la permanenza a Cortona può regalare. Il progetto è nato proprio dalla volontà di
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creare un’occasione più intima di incontro tra il visitatore e la città, promuovendo una esperienza più consapevole della stessa. Il nostro intento è stato quello di tentare di decentrare i flussi turistici e di espanderli per tutta la città che riserva in ogni dove scorci, viste, spiazzi, odori e suoni che raramente troviamo nelle metropoli dove viviamo. Prendendo come esempio il Cortona On The Move, abbiamo scelto di agire tramite piccoli interventi diffusi in tutta la città, situati in punti ritenuti da noi strategici per la ricchezza degli scenari circostanti e che dessero al contempo modo ai visitatori di attraversare Cortona per raggiungere un punto o l’altro. Il nome del progetto fa riferimento al mito del filo di Arianna, la quale regalò a Teseo un gomitolo di lana che gli indicasse la strada per uscire con facilità dal labirinto una volta ucciso il minotauro che stava al suo interno. L’analogia nasce dalla contorta natura delle vie che percorrono Cortona e che danno l’idea, in chi le percorre, di trovarsi proprio in un labirinto per la loro natura imprevedibile. I luoghi di intervento rappresentano le uscite, cinque in totale, ognuna delle quali si relazione con uno dei cinque sen-
si dell’uomo, che sono anche quelli tramite cui facciamo esperienza dello spazio urbano: la vista, l’udito, il tatto, il gusto e infine l’olfatto. L’ubicazione dei padiglioni dei sensi è stata determinata in base all’attitudine di quel luogo ad una particolare sollecitazione sensoriale. La scelta del tema dei cinque sensi è nata quasi spontaneamente dopo aver discusso su cosa ci avesse colpito maggiormente di Cortona. I sensi sono il nostro mezzo di conoscenza del mondo esterno. La bellezza delle città non è solo determinata da come si presentano ai nostri occhi, ma anche dalla vasta gamma di altre sensazioni che sono in grado di regalare. Odori, suoni, texture delle superfici e i sapori caratteristici ci aiutano a costruire un quadro più completo del loro carattere. Promuovere l’esperienza di Cortona in questo senso ci è sembrata la strada più adatta per far riscoprire al turista, ma anche ai cortonesi, un altra faccia di Cortona. Il progetto prevede l’utilizzo delle tecnologie digitali e degli open data per dare vita ad un “gioco” che guida i giocatori nell’esplorazione della città, fornendo indizi – o briciole, che nella fiaba Pollicino utilizzava per segnare la strada - su come
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raggiungere i padiglioni situati lungo le mura, dove si tengono attività di vario genere.
Start
Lo “start” del gioco si trova in un padiglione centrale ma al contempo nascosto, situato nelle vicinanze delle due piazze principali, di fronte al Comune e a contatto con il museo MAEC, meta di molti dei turisti. L’area è attualmente in stato di abbandono e si tratta di uno spiazzo creatosi dal crollo di parte di un antico edificio, le cui mura che danno verso la strada sono in parte rimaste in piedi, isolandolo dalla realtà cittadina. Il progetto prevede di rendere accessibile questo spazio, collocandovi il padiglione che dovrebbe invitare il visitatore a scaricare l’applicazione sul proprio cellulare/tablet diventando così un giocatore a tutti gli effetti. Oltre all’accesso ad internet questo padiglione da la possibilità di caricare il proprio dispositivo e nel frattempo prendersi qualche minuto di riposo grazie alle sedute presenti.
L’applicazione e gli indizi
Nel padiglione iniziale è disponibile la connessione wi-fi grazie alla quale è possibile scaricare l’applicazione per l’avvio della visita. L’applicazione non fornisce percorsi definiti, ma solo input dinamici, indizi, che il giocatore deve seguire per ritrovare la via d’uscita, percorrendo la città in modo casuale e scoprendo vie e luoghi alternativi. Dopo aver scelto quale attività si vuole raggiungere, i sensori posti nelle vie di Cortona appariranno gradualmente sulla mappa dell’applicazione, conducendo il giocatore verso l’indizio successivo. I sensori sono posizionati in punti ritenuti particolarmente interessanti per qualche loro caratteristica (una prospettiva interessante, un angolo nascosto ecc.). Essi, a seconda del senso che rappresentano, stimolano e richiamano il giocatore al loro passaggio invitandolo a scoprire qualche particolarità del punto dove sono situati. Il giocatore durante la scoperta del percorso può anche lasciare degli indizi ai giocatori successivi attraverso “nodi” che segnalano quelli che sono i punti in cui qualcosa ha richiamato il loro interesse e ritengono debba essere condiviso.
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La vista
Il padiglione della vista è situato in uno spiazzo inutilizzato ai piedi della fortezza del Girifalco. La sua posizione è di particolare interesse poiché si tratta di uno dei punti più alti di Cortona, dove è possibile vedere la città dall’alto, oltre che il meraviglioso paesaggio offerto la Val di Chiana. Per raggiungere la postazione è necessario risalire il borgo mediante una delle strade che si diramano dal centro di Cortona in direzione della fortezza, passando anche per punti attrattivi come possono essere quello della Chiesa di San Niccolo o la Basilica di Santa Margherita, e che garantiscono numerosi scorci verso la campagna toscana. Giunti a destinazione è possibile godere del panorama, grazie anche alla conformazione del padiglione a belvedere. Le pareti sono rivestite in corten e, all’interno, si trovano schermi sui quali è possibile trasferire le foto scattate durante la passeggiate e che si vuole condividere, incitando magari l’osservatore ad una seconda passeggiata per scoprire egli stesso il luogo fotografato. Nel padiglione quindi si può assistere ad una sorta di mostra, in continua evoluzione, della città di Cortona.
L’udito
In questo padiglione viene esplorata la musica e i suoni di Cortona. Il luogo è stato scelto per le sensazioni evocate dall’ascolto dell’incessante canto delle cicale, oltre che dal rumore delle automobili che di tanto in tanto passano lungo la strada all’esterno delle mura rompendo la naturale tranquillità di cui la postazione gode. Inoltre è un punto strategico poiché uno dei pochi dove è possibile avere una panoramica estesa di Cortona vista dal basso. Nel padiglione è possibile giocare coi suoni, ricreare melodie, mescolare e sperimentare i suoni degli strumenti musicali. Questo è reso possibile grazie alle sedute e alle superfici interattive sensibili al tatto, e che emettono suoni strumentali dal momento che il giocatore li tocca. I giocatori entrano in azione tra di loro considerato che la melodia si arricchisce a seconda che aumentino i visitatori presenti.
Il tatto
L’istallazione è posizionata lungo una strada sul confine delle mura etrusche e si affacci verso il paesaggio circostante. Gli indizi che vi conducono tentano di
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sottolineare la varietà di superfici e materiali presenti a Cortona: dai ciottoli delle strade, alle varie pietre e mattoni che formano gli edifici e le mura, il marmo dei monumenti, e dando al contempo informazioni riguardo la loro storia. Il padiglione è costituito dalla successione di elementi di forma, superficie e materiale variabili che invitano il giocatore a concentrarsi sull’esperienza tattile offerta, con un gioco di contrasto tra materiali antichi e moderni.
Il gusto
Il padiglione del gusto è situato all’interno di una corte vicina alla chiesa di San Francesco, nel cuore della città, ma tuttavia nascosta. Le istallazioni sono costituite da elementi lignei che formano dei cassettoni sovrapposti a gradoni, che contengono prodotti tipici del territorio che eventualmente possono essere assaggiati dai visitatori. Di ogni prodotto è dichiarata la provenienza e i rivenditori cortonesi, favorendo in questo modo lo
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sviluppo delle attività locali. Eventualmente in questa area è possibile organizzare iniziative legate al tema culinario sfruttando la ricchezza della tradizione toscana in quest’ambito.
L’olfatto
Il percorso olfattivo, mediante nebulizzazioni di profumi, conduce il giocatore oltre le mura, all’interno del Parco Par-
terre di Cortona, che abbraccia il borgo esternamente con un viale alberato e attrezzature di vario tipo. I padiglioni dell’olfatto sono strutturati allo stesso modo di quegli del gusto e presentano i medesimi elementi lignei a cassettoni estraibili in cui sono contenute essenze tipiche del territorio assieme alle relative informazioni, conducendovi lungo un percorso sensoriale alla scoperta degli odori del luogo.
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CONCLUSIONI Il lavoro svolto ha come obbiettivo l’indagine e la migliore comprensione dei significati racchiusi all’interno del concetto della Smart City. Nel corso dell’elaborazione ho acquisito una maggior consapevolezza del termine e dell’importanza della considerazione di altri fattori oltre a quello tecnologico. Se da un lato è vero che la tecnologia rappresenta un ottimo strumento per l’avvicinamento all’utopia moderna della città intelligente, è anche vero che da sola non basta a determinare una intelligenza reale. La vera intelligenza di una città è riposta nei suoi cittadini e nel modo in cui essi sono in grado di configurarla a seconda delle esigenze presenti e degli obbiettivi futuri. Per questo motivo, quando si parla di Smart City, risolvere il tema considerando il solo aspetto tecnologico non è esauriente. La “città di pietra” ha la necessità di adattarsi alla moderna “città delle relazioni”, in cui le modalità di comunicazione e i rapporti sono profondamente cambiati nel corso degli ultimi
anni. Gli interventi futuri devono essere effettuati con questa consapevolezza in modo da superare la crisi generata dallo squilibrio tra le due città. E’ importante sottolineare però come sia proprio la velocità attuale della “città delle relazioni” a consentire il rapido fluire di idee che potenzialmente daranno origine a quella che è la futura “città di pietra”. La sfida che si presenta oggi alle città è quella di mantenere una buona qualità di vita investendo nell’innovazione e nella creatività, riducendo consumi e sprechi e impatto ambientale sfruttando al meglio le risorse disponibili, promuovendo stili di vita sostenibili in un ottica a lungo termine e si deve avvalere di tutti gli strumenti a propria disposizione, tecnologici e non, per il conseguimento dello scopo. La città intelligente è infatti anche quella città che fa uso di tutte le sue risorse ed è in grado di elevarle e sfruttarle in maniera adeguata. La Smart City rappresenta l’utopia moderna, e come tale non trova
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un riscontro nella realtà. Essa, e gli approcci che sono stati analizzati, rappresentano un ideale e un modello a cui le città reali possono rifarsi
nell’ottica di effettuare trasformazioni che le rendano più adeguate alle necessità presenti e future.
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