Echi_riflessi
De Narcisse Ă Echo
CONTEMPORANEA
La Cargaison
Assessorato alla Cultura
Comune di Vicenza Assessorato alla Cultura
Amministrazione Annalisa Mosele
Sindaco Achille Variati
Allestimenti e segreteria Carlo Gentilin (capo ufficio) Ida Beggiato Patrizia Lorigiola Luisa Mercurio Eleonora Toscano
Assessore Francesca Lazzari Direttore Settore Cultura e Turismo Riccardo Brazzale Capo Ufficio Attività Culturali Loretta Simoni Ufficio Mostre Margherita Bonetto
Segreteria de “La Vigna” Massimo Carta Rita Natoli Cecilia Magnabosco Alessandra Balestra Alessia Scarparolo
Catalogo realizzato in occasione della mostra Echi_riflessi Casa Gallo-Scarpa (Biblioteca Internazionale “La Vigna”) Contrà Porta S. Croce 1 Vicenza 29 marzo 3 maggio 2009 Mostra e catalogo a cura di Patrizia Peruffo Testo critico di Fernando Bandini Traduzione Silvana Memoli Michael Riley
Utpat. Riureet ing et dip enim zzrit aliquat. To commodit et eros do eliquam conullutet acidunt exerit lorper sequipis nullaor aliquip sumsandionse tatisse quismod etum inisi bla consequisl ullan utem ex eugueros num volupta tumsan elisl ipit dip et velent at. Duis nis alit nonsed eugue consenim eraestisi bla feuismolor alit eugue vendrem nosto odip erosto eugait laor sed exer iuscidunt ute diam vel ipsum doloreet irit auguer si tetuero dolobortie euguerc iliquat praestis nisl dui exer ad eniam, quat, si tat. Enibh eu feu facidui euguero exeraesed magna alismod magnissi ting eugiametum il delendre dolenim am, conulput amet nonse con et luptat at, veros aute ex et alismod te magna feugiam ilis doluptat. Ibh eu feu faccummy nonsed dolobore modolorero conse faccum et el estin ut accumsan ute ea consequisit eum ea consed te ese tem ea feugiam qui eum ea am, consenis amconse velit ver aut alit autate tin henibh eugait autat er acip ea autpat. Molore tem et wisit wis nonsequ iscilis nos niamcorem delenim exeratuero commy nibh eugait la commodigna alit am ipiscil iquisci psustisim ver acipisisim irit aut ea consequ ismodigna facing erat nim ip erat. Tat irit laore dolore tatum augait ipit nullutet prat vullandre feu facip esequam conulla feugait iurem dolenisi.
Francesca Lazzari Assessore alla Cultura Comune di Vicenza
Un musicista e un pittore si mettono a fianco uno dell’altro, uno in nome del suono, l’altro dell’immagine, richiamandosi al mito di Eco e Narciso così com’è rivissuto nei mirabili versi delle Metamorfosi di Ovidio. Le Metamorfosi di Ovidio sembrano talvolta un poema di frammenti screziati, è difficile individuare nella fitta vicenda delle mutazioni un filo unitario che ne risarcisca il senso (anche se esso esiste e gli studiosi ne hanno ampiamente scritto). Le Metamorfosi si propongono di sacralizzare la realtà e descrivendo il trapasso dal tempo del mito al tempo presente forniscono di questo trapasso una forte suggestione metastorica, rintracciano le orme del sacro trasformando anche gli eventi in prodigiosa natura. E se la prima metamorfosi è quella delle pietre gettate alle proprie spalle da Deucalione e Pirra dalle quali rinascono gli uomini, estinti dopo il diluvio (e per questo durum genus), l’ultima è quella di Cesare che brilla nello spazio come costellazione. Solo che la metamorfosi di Cesare è un dono offerto dai Celesti, mentre quasi sempre la metamorfosi viene subita dai suoi protagonisti come castigo. Il “castigo” è una delle funzioni grammaticali che Propp individua nella struttura narrativa delle fiabe. E le fiabe, si sa, sono miti fossilizzati, reperti oscuri tràditi dalla memoria dei popoli, dei quali Propp ha indagato anche le possibili origini storiche. E a me sembra che l’arte (musica e pittura) siano le belle vendette che liberano il mito dall’incombenza del fato sciogliendolo dalla natura e riaffidandolo alla libertà della storia. E’ la storia umana che riacquista la sua legittima pretesa di un nuovo mito: libera il suono di Eco dalla sua pesante tirannia ripetitoria; fa sì che Narciso inventi le immagini con le quali si scioglie dall’inerte contemplazione di sé, formulando figure atte alla conoscenza del mondo. Fernando Bandini
Mythological tales of Echo and Narcissus in book III of Ovid’s Metamorphoses offer two different versions of the same narrative outline. Echo lives in the universe of sounds, while Narcissus in that of images; both are obsessed by a strong desire that cannot be realised. When they meet, they suddenly become aware of the radical difference which separates them. Both are prisoners of a repetitive mechanism (words are constantly repeated by Echo , and the image of Narcissus is continuously reflected); their final metamorphosis appears to be the inevitable consequence to overcome their difference. Many works of literature and painting originate from these myths , even though the major part of them are inspired by the story of Narcissus. Here, however, we will focus our attention on the story of Echo. This can be read as a “materialist” metaphor of The Creation: the crucial test represented by Ovid in the dialogue between Echo and Narcissus, proposes the birth of Sense, based on a formal principle, adopted by Roussel, Perec e L’Oulipo. This re-writing of a word - or a group of words - shows us that, from an artistic point of view, “the other” can originate from the repetition of itself. Giusto Pilan’s portraits and self portraits remind us of Narcissus continuously looking at his attractive and beautiful face in the clear, silvery water. This repetitive gesture is the occasion necessary for the painter to search for himself within his work and to find himself inside the colours and cracks and the play of light and shadow. Initially, beings and objects co-exist as part of an undefined whole: that is , “the oceanic feeling of fusion with the world” which lives inside Echo, the nymph. Many pieces of music, such as those by Giacinto Scelsi, interpretate this status of immanence through “ melismi giubilatori” which swirl with evident pleasure, within a sort of weave. But desire returns, and it is a burning desire. The meeting is a shock. What better combination of interpreting meanders and movements, than the relationship between the contralto voice and the viola! Searching, following , appearing and then disappearing, everything contributes: the shared intertwining, the bending timbre, “masked” in respect of the brilliance of the violin or the soprano, more pudic than the lyricism of the cello and the prestanza of the tenor. The other appears to be radically different and everything hangs on a mechanism of repetition, as in the text by Isic Branco Zduc. This awareness reaches a breaking point. Then the degradation and consumption. The body of the nymph gradually thins to the point of being just a set of bones which soon will turn to stone. The paintings by Christian Gosselin belong to this metamorphosis: the rounded torsos are the progressive petrification of a being . They seem to wait in front of eternity for a voice to leave them. What remains of Echo? A voice in the mountain, that nobody sees but everyone can hear. Is it therefore the memory that keeps track of people and events, as Sciarrino’s aesthetic universe testifies. Is it not this what the Creator does: repeat what contemporaries hear but do not listen to? Is it not this the rustle of the languages which repeat what is said in the mother tongue continuously reinterpreting and deforming it? The composer Damien Charron uses three languages in the song “Echoes” to frame Ovid’s text: first Latin, with phonemes and syllables that make up a magma of sound, then Italian, with the recitative to express prosody and narrative; finally, French, with the theatrical dialogue between Narcissus and Echo, which precede her inarticulated laments.
I racconti mitologici di Eco e Narciso nel libro III (versi 356-509) delle Metamorfosi di Ovidio presentano due varianti di uno stesso schema narrativo. Eco evolve nell’universo dei suoni e Narciso in quello delle immagini, ma si ritrovano ambedue in preda ad un desiderio che non possono realizzare. Nel loro incontro con l’altro essi prendono improvvisamente coscienza della differenza radicale che li divide. Rinchiusi in un meccanismo ripetitivo (ripetizione delle parole per Eco, riflesso della propria immagine per Narciso), essi sono avviati alla loro metamorfosi finale, che appare come la conseguenza ineluttabile della loro impossibilità a sormontare questa differenza. Le opere originate da questi racconti mitologici sono molteplici sia nel campo letterario sia in quello pittorico, ma la quasi totalità dei riferimenti riguarda esclusivamente la storia di Narciso. La storia di Eco merita attenzione. Si può leggere come una metafora “materialista” della creazione: la prova di forza rappresentata in Ovidio dal dialogo tra Eco e Narciso ci propone il sorgere del senso a partire da un principio formale che troverà una discendenza in Roussel, Perec e l’Oulipo. Questa ripresa testuale di una parola o di un gruppo di parole mette in evidenza che su un piano artistico l’altro può nascere dalla ripetizione del medesimo. Gli autoritratti e i grandi volti di Giusto Pilan sono come altrettanti sguardi di Narciso nella sorgente limpida dalle acque argentee per ritrovare questo viso così attraente. Ma questo gesto ripetitivo è per il pittore l’occasione necessaria per cercarsi nella materia, per trovarsi all’interno di spessori colorati, screpolature, giochi di luce e ombre. In partenza esseri e oggetti coesistono congiuntamente come parti di un tutto indifferenziato: è il “sentimento oceanico di fusione al mondo”che abita la ninfa Eco. Molte opere musicali come quelle di Giacinto Scelsi traducono questo stato d’immanenza con melismi giubilatori, che turbinano con un piacere evidente all’interno di una tessitura. Ma viene il desiderio e la sua bruciatura. L’incontro con l’altro sconvolge. Quale migliore formazione per restituire i meandri e le circonvoluzioni di una relazione duplice della voce di contralto con la viola? Cercarsi, inseguirsi, mostrarsi, sparire, tutto vi concorre: la tessitura mediana condivisa, il ripiegamento del timbro, più mascherato del brillante violino o del soprano, più pudico del lirismo del violoncello o della prestanza del tenore. L’altro appare radicalmente diverso e tutto si blocca allora in un meccanismo di ripetizione, come nel testo di Isic-Branco Zduc. Questa presa di coscienza comporterà una rottura. Poi la degradazione, la consunzione. Il corpo della ninfa si assottiglia progressivamente fino al punto di essere solo un insieme di ossa: presto si cambierà in pietra. I quadri di Christian Gosselin appartengono a questa metamorfosi: questi torsi accerchiati sono la pietrificazione progressiva dell’essere, sembra che aspettino di fronte all’eternità che una voce voli via da loro. Che cosa resta precisamente di Eco? Una voce nella montagna “nessuna la vede, ma tutti la sentono”. E’ dunque la memoria che porta la traccia della gente e degli avvenimenti, come ne è testimone l’universo estetico di Sciarrino. Ma non è quello che fa il creatore: ripetere ciò che i contemporanei sentono, ma non ascoltano? Non è il fruscio delle lingue che reiterano ciò che dice la lingua madre, che la riprendono indefinitamente e la deformano? Nella cantata “Echi” il compositore Damien Charron usa tre lingue per incastonare il testo di Ovidio: prima il latino con fonemi e sillabe che costituiscono un magma sonoro; poi l’italiano con il recitativo per esprimere la prosodia della narrazione; infine il francese per il dialogo teatrale tra Narciso e Eco, prima dei lamenti inarticolati di lei. Damien Charron
Christian Gosselin Branko-Isic Zduc Poeta
Programma / Programme Giacinto Scelsi Publio Ovidio Nasone Damien Charron Gya Kancheli Branko-Isic Zduc Salvatore Sciarrino Giacinto Scelsi Giusto Pilan Paul Hindemith Damien Charron
Echi
Taiagaru n. 5 Metamorfosi Caprice n° 2 Caris mere « Pietra e polvere » Ai limiti della notte Taiagaru n° 1 e 4 « Echi – riflessi » sonata op. 25 n° 1 IV movimento Préludio (Caprice N° 3) e Echi,
voce sola / Voice solo lettura / Reading viola sola / Viola solo viola e voce / Viola and voice lettura / Reading viola sola / Viola solo voce sola / Voice solo lettura / Reading viola sola / Viola solo viola e voce / Viola and voice
Echi_riflessi
Damien Charron Compositore
Ensemble CONTEMPORANEA Roberta Guidi Voce
Giovanni Petrella Viola e letture
Giusto Pilan
3
5
La pietra si chiede
Sul mio viso
L’ acqua si chiede
La polvere canta
Chi è che corre?
.
2
Chi è che canta?
.
Correre nudo
Per l’acqua
.
Attraverso il mattino
Con la pietra
Attraverso la notte
Accompagnato dal mattino
Attraverso la pietra
Branko-Isic Zduc
Through The Breaking News 1
La pietra chiede
tra i versi
Correre nudo
L’ acqua chiede
Appena sveglio sento la voce (voce?)
Verso il mattino
La polvere chiede
La voce di passi (i miei?)
Correre nudo
Tu
Step by step
Correre nudo
Ti sei mai ascoltato (sentito)?
Korak za korakom
Noi
Accompagnato dalla musica Correre nudo
Sento i passi
Contro le pallottole Di pietra
Per l’amore
Dalla polvere
Correre nudo (nudi) Insieme
Risuonano i passi
Correre nudo
Nell’ Acqua
Correre nudo Per Dio Correre nudo Lontano da Dio Correre nudo Correre nudo
La montagna è la polvere La polvere è l’ acqua E l’ acqua si sveglia presto la mattina {La pietra e la polvere} La pietra è la polvere
Chiede la pietra Chiede la polvere
Correre nudo
Senza una ragione
Il mattino è la sera Le sere sono le montagne
Attraverso l’acqua
Pietra e polvere
.
4
è il mattino è l’ acqua
La … Acqua . . .
La voce di luce Riflect the light ...
La … Pietra . . . . Eco da roccia Eco del mare Eco di grano
Chiedono le acque
(uno singolo chicco di grano)
Chiede la goccia
Il tuo sguardo .
(con il dubbio) ho sentito qualche cosa?
6
.
6.06 al mattino questa mattina il vento This morning the wind Ovoga jutra vjeter Donosi pjesak ispod vrata This morning the wind Is blowing sand under the door Questa mattina il vento Soffia la sabbia sotto la porta Questa mattina mi sono…
La mia faccia si pone Qualcuno mi sente?
Il mio corpo si stende Sopra la polvere Sopra la pietra Insieme all’alba In mezzo al mare
7 Grido Urlo Chiamo Screaming Shouting Calling Krik Krik Krik Tisina
Giusto Pilan
1 Correre nudo Verso il mattino Correre nudo Correre nudo Accompagnato dalla musica Correre nudo Contro le pallottole Correre nudo Per l’amore Correre nudo (nudi) Insieme Correre nudo Senza una ragione Correre nudo Per Dio Correre nudo Lontano da Dio Correre nudo Correre nudo
senza titolo 70x45cm / tecnica mista su carta catramata / 1994
senza titolo 124x145 cm / tecnica mista su tela / 2008
2 Correre nudo Attraverso il mattino Attraverso la notte Attraverso la pietra Attraverso l’acqua Through The Breaking News tra i versi Appena sveglio sento la voce (voce?) La voce di passi (i miei?) Step by step Korak za korakom Sento i passi Di pietra Dalla polvere Risuonano i passi Nell’ Acqua
senza titolo 145x124 cm / tecnica mista su tela / 2008
senza titolo 47x72cm / tecnica mista su carta / 2009
senza titolo 92x61cm / tecnica mista - ferro su tela / 2009
senza titolo 43x72 / cm tecnica mista su carta / 2009
3 La pietra si chiede L’ acqua si chiede Chi è che corre? Chi è che canta? Per l’acqua Con la pietra Accompagnato dal mattino
La pietra chiede L’ acqua chiede La polvere chiede Tu Ti sei mai ascoltato (sentito)? Noi Chiede la pietra Chiede la polvere Chiedono le acque Chiede la goccia (con il dubbio) ho sentito qualche cosa? Qualcuno mi sente?
senza titolo 72x100 cm / tecnica mista su carta / 2009
senza titolo 36x29 cm / tecnica mista su ferro / 2009
senza titolo 99x70 cm / tecnica mista, ferro su carta / 2009
senza titolo 93x64 cm / tecnica mista su carta / 2009
4 Il mattino è la sera Le sere sono le montagne La montagna è la polvere La polvere è l’ acqua E l’ acqua si sveglia presto la mattina {La pietra e la polvere} La pietra è la polvere è il mattino è l’ acqua
senza titolo 74x70 cm / tecnica mista su carta / 2009
senza titolo 66x45 cm / tecnica mista su carta / 2009
Christian Gosselin
echo 22 x 24 cm / pigmenti e sabbia / 2007
5 Sul mio viso La polvere canta . . . . La … Acqua . . . La … Pietra . . . . Eco da roccia Eco del mare Eco di grano (uno singolo chicco di grano) Il tuo sguardo . . La mia faccia si pone Il mio corpo si stende Sopra la polvere Sopra la pietra Insieme all’alba In mezzo al mare
torse 70 x 81 cm / olio e pigmenti / 2007
6 La voce di luce Riflect the light ... 6.06 al mattino questa mattina il vento This morning the wind Ovoga jutra vjeter Donosi pjesak ispod vrata This morning the wind Is blowing sand under the door Questa mattina il vento Soffia la sabbia sotto la porta Questa mattina mi sono‌
torse 40 x 46 cm / pigmenti e sabbia / 2007
vertĂŠbrale 90 x 120 cm / olio e pigmenti / 2007
echo 36 x 43 cm / pigmenti e sabbia / 2009
echo 50 x 50 cm / pigmenti e sabbia / 2009
echo 90 x 100 cm / pigmenti e sabbia / 2009
7 Grido Urlo Chiamo Screaming Shouting Calling Krik Krik Krik Tisina echo 70 x 80cm / pigmenti e sabbia / 2009
echo 40 x 42 cm / pigmenti e sabbia / 2009
Branko-Isic Zduc
Profiles
Giusto Pilan Il tema della mostra è “echi-riflessi”. Nella narrazione tratto da “Le Metamorfosi” di Ovidio, Narciso rifiuta l’amore di Eco e specchiandosi nello stagno s’innamora della propria immagine riflessa senza però poterla possedere. In questa mostra presento alcuni volti svuotati della loro vanità. Non v’è più traccia d’identità, né carattere, né emozione, né sentimento, non è il ritratto che si contempla e gode della propria immagine. È un volto scavato nella memoria dell’umanità, è l’essenza stessa del volto; un’immagine che si dissolve nei sedimenti stratificati della materia e della memoria. Un processo di “archeologia” del volto. Il mio è un percorso a ritroso, di svuotamento, di recupero regressivo di una esperienza primordiale. Perché questo percorso a ritroso? Forse perché come scrive Nicola Gardini “il poeta lavora sempre sul passato. Il poeta si pone l’eterna domanda “da dove vengo?””
Christian Gosselin Et qui! pourrait me libérer de ma voix, de mes étés Et qui! encore résonne des rivages sans personne à chercher des reflets étendus en paysages muets. Roberta Guidi “Il canto è un’attività complessa, che richiede il coinvolgimento del corpo nella sua totalità. Nell’atto cantato, il cantante è allo stesso tempo lo strumento e l’esecutore; lo scopo è diventare tutt’uno con il proprio strumento”. Da bambina cantavo sempre, a squarciagola: era davvero un piacere! Da grande ho cominciato a dedicarmi al canto, al suono della voce, a uno stato del corpo al servizio del suono…per ritrovare quel piacere…
Giovanni Petrella La storia che più mi piace ricordare è la storia di Ettore. Ettore è un bambino un po’ speciale, che ama ascoltare il canto dei grilli in estate. Da un abbaino della soffitta Ettore guarda il cielo e ascolta il verso delle rondini. Da quel silenzioso luogo di osservazione anche le nuvole hanno un suono: un fruscìo indefinito che a Ettore ricorda il canto dei grilli, “solo molto più lontano”. Un bel giorno Ettore trova un violino in soffitta e impara in fretta a suonarlo. Ben presto diventa abilissimo e il suo suono leggendario, al punto che si racconta che a chi lo ascolta “sembra di sentire cantare i grilli, le rondini e persino le nuvole”. Tutte le volte che imbraccio la viola non posso fare a meno di pensare a Ettore e a volte, suonandola, anche a me “sembra di sentire cantare i grilli, le rondini e persino le nuvole”.
Damien Charron Per me l’opera d’arte è una cristallizzazione della relazione dell’ artista col mondo e una manifestazione del suo desiderio d’ incontrare l’altro. Il mio materiale musicale è il timbro (colore sonoro), la figura (ritmi e melodie) e il gesto (energia sonora). L’uditore è invitato ad esplorare sensorialmente la materia sonora. Dispongo di questo materiale secondo uno svolgimento temporale: è ripetuto, trasformato, spostato, fino al sorgere della forma, all’interno della quale l’uditore viaggia. Confronto la mia musica con testi, pitture e sculture d’altri artisti, per rivelare identità e differenze tra queste opere e suscitarne l’emozione. Attraverso il mito antico d’Eco e Narciso, interrogo la capacità dell’uomo di prendere in mano il suo destino. Nella mia cantata «Echi» la voce della ninfa nasce dal magma sonoro del mondo e si dissolve nei lamenti, dopo gli accenti della passione per l’altro.
Branko-Isic Zduc Sono cresciuto in un piccolo villaggio croato con forti influenze storiche veneziane ed austriache. La mia educazione si è poi mescolata a influenze marxiste, al rock e al pop: l’Europa e l’America. (Da Pasolini a Jimi). Ho cominciato scrivere poesie istintivamente, da bambino, come un dialogo interno con la natura e la cultura. Mi interessa ciò che sta dietro alle relazioni tra gli opposti: piccolo e grande, universale e personale, politico e privato. Eco del passato tra oggi e domani. Poichè ho vissuto in tre paesi e amo tutte e tre le culture e nature, scrivo, penso e spero in tre lingue.
Finito di stampare nel mese di Marzo 2009 dalla Cooperativa Tipografica degli Operai Vicenza