periodico d’informazione
febbraio 2018
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N 21
CREDITS DIRETTORE RESPONSABILE Raffaele Donini // COMITATO DI REDAZIONE Dario Mantovani, Lorenzo Gualandi, Marco Calcinai, Alice Cesari, // REDAZIONE Via del Lavoro 25, Molinella (Bo) // PROGETTO GRAFICO Dario Mantovani, Riccardo Tullini // STAMPATO c/o Tipografia Cava, Castel S. Pietro Terme // AUTORIZZAZIONE del Tribunale Civile di Bologna n.7901 del 12 nov. 2008 // PROP. Partito Democratico Coord. Bologna // COMMITTENTE RESPONSABILE Gianni Grazia
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Elezioni Politiche Sangue, sudore e lacrime per raddrizzare l’Italia: noi promettiamo sacrifici, gli altri promettono molte balle. E niente, ci siamo.Tra pochi giorni andremo a votare. Riesco a immaginare l’elettore tipo che si allaccia le scarpe, si mette il cappotto, infila in tasca la tessera elettorale, si ferma esitante davanti all’uscio, raduna le ultimissime scorte di senso civico rimaste in corpo e si incammina faticosamente verso i seggi. Perché sì, diciamoci la verità, questi mesi hanno messo a dura prova anche le convinzioni più radicate. Abbiamo assistito a quella che certamente è una delle campagne elettorali peggiori della nostra storia repubblicana, una commedia dai toni farseschi, messa in scena quotidianamente da personaggi che fino a qualche decennio fa il Paese avrebbe classificato come – usando un eufemismo – improbabili, condannandoli a irrilevanza politica. Si è promesso tutto e il contrario di tutto. Ci si è scagliati contro tutto e tutti, si è sfruttato di tutto per accusare tutti, si è scaricato di tutto su tutti, per via della convinzione ormai inscalfibile che tutti (noi) siamo disposti a berci di tutto, a dimenticarci di tutto, a sorvolare su tutto. Perché, siamo onesti, quale altra spiegazione si potrebbe dare, quando accendiamo la televisione, apriamo il giornale, o ascoltiamo la radio e troviamo (ANCORA) Silvio Berlusconi, anno domini 2018, che ripropone promesse elettorali irrealizzabili, quando ha già dimostrato più e più volte di essere uomo che non le rispetta? (continua a pag. 2)
La soluzione 5%
Ovvero la storica consistenza della sinistra radicale in Italia
I cadaveri della storia
La storia politica della sinistra italiana vive di corsi e ricorsi storici. Purtroppo senza insegnare niente a molti di noi, verrebbe da aggiungere. Non contestiamo, non potremmo, il fatto che in Italia ci sia più di una sinistra: è dal 1921 che è cosi. E già prima del 1921, non è che tra massimalisti e riformisti corresse buon sangue. Così come sappiamo di esporre cose note, nel ricordare tutti quei gruppi e gruppuscoli che rappresentavano la sinistra extraparlamentare a partire dagli anni ’60: tanti gruppi, pochi voti. Non ci siamo quindi stupiti quando, alla fine del
“Il fascismo è morto per sempre” ha detto in questa campagna elettorale il ministro dell’Interno Marco Minniti, che certamente per storia, formazione e tradizione politica (svolta tutta dentro il percorso della sinistra italiana comunista prima e post comunista poi) non può essere considerato un teste meno che attendibile. E io credo, nel mio piccolo e molto meno rilevante parere, che il ministro abbia ragione. Così come credo ci sia un grosso errore cognitivo nella lettura della realtà, soprattutto da parte delle forze politiche a me più vicine (Partito Democratico in testa). (continua a pag. 2)
PCI e alla nascita del PDS, nacque contestualmente Rifondazione Comunista. Ci fu anche l’esperienza prodiana e il tentativo, nel 1996 prima e nel 2006 dopo, di ricondurre le estreme dentro formazioni di governo: sappiamo in entrambi casi com’è andata a finire. La prima volta in tragedia: con Rifondazione che toglie la fiducia a Prodi. La seconda volta in farsa: con i ministri in quota rifondazione che scendevano in piazza contro il Governo di cui facevano parte, mentre Fausto Bertinotti, in giacca di cashmere, era assiso sulla (continua a pag. 3)
FEBBRAIO 2018 // ELEZIONI POLITICHE 2018
Sangue, sudore e lacrime per raddrizzare l’Italia noi promettiamo sacrifici, gli altri promettono molte balle.
di Marco Calcinai
Quale altra spiegazione si potrebbe dare, quando assistiamo alle piroette del Movimento 5 Stelle, che la mattina si sveglia euroscettico e la sera va a letto europeista, che un giorno attacca i vaccini e il giorno dopo li difende, che a pranzo è giustizialista e a cena garantista, che al lunedì si scaglia contro la globalizzazione e i poteri forti, e il martedì vola a Londra a incontrare il mondo della finanza? Quale altra spiegazione si potrebbe dare, ogni volta che abbiamo il piacere di ascoltare Salvini che (razzismo a parte) attacca chi si nutre in modo parassitario del sistema, lui che non ha mai lavorato un solo giorno in vita sua e che percepisce ogni mese tra i 16.000 e i 19.000 euro da parte dell’Unione Europea, per la quale lavora raramente e che attacca di continuo. E che dire della sinistra di D’Alema e Bersani, che non perdono occasione per rilasciare dichiarazioni che sono in assoluto contrasto con quanto sostenevano solo fino a un anno e mezzo fa, smascherando quello che è stato l’unico scopo della rottura con il PD: continuare a garantirsi le posizioni di potere che Renzi stava loro sottraendo in nome della conclamata rottamazione. Che dire poi delle forze estremiste, pronte da una parte a berciare, alzar bracci tesi e inneggiare al ventennio del duce di fronte all’innegabile problema della sicurezza nelle periferie, e dall’altra parte, a sinistra, a negare il problema sicurezza, a liquidarlo come razzismo e a concentrare la propria azione politica non nella ricerca di soluzioni, ma nelle marce contro il fascismo (che, come dice Minniti, in Italia è morto per sempre). È una situazione che a noi piace? No, è una situazione che a noi, che abbiamo sostenuto la riforma costituzionale, fa letteralmente ribrezzo. Noi sognavamo un’Italia diversa. Un’Italia in cui fra pochi giorni saremmo andati a votare in un sistema maggioritario, a governabilità certa, che avrebbe pensionato la necessità di stringere accordi pre-elettorali tra partiti che stanno insieme come i
cavoli e il cappuccino. Un’Italia nella quale non avremmo assistito a un’alleanza Berlusconi-Salvini-Meloni, tenuta insieme dai dividendi della legge elettorale e non certo da una comunanza di visione politica, inesistente tra chi è europeista e tra chi vorrebbe uscire dall’euro, tra chi vorrebbe cancellare la Legge Fornero e chi vorrebbe mantenere gli attuali requisiti d’età, tra chi vorrebbe condonare gli abusi edilizi e chi vorrebbe punirli. Un’Italia nella quale non sarebbe necessario spiegare la candidatura di Casini a Bologna. Noi però abbiamo perso la grande battaglia, e oggi i ragionamenti dobbiamo farli in un contesto che è frutto della legittima decisione della maggioranza degli italiani di votare no al referendum. E allora, in un quadro simile, perché prendersi la briga di mettersi in strada verso i seggi? E per votare chi? La risposta alla prima domanda è una: per esercitare un potere meraviglioso, quello del voto democratico. Quello, per farla breve, per cui un’ottantina di anni fa morirono milioni di soldati e civili nel respingere i regimi totalitari. Alla seconda domanda risponderò consapevole dell’impossibilità di far passare come imparziale la posizione di un segretario politico, che scrive nelle pagine di un giornale politico. Con tutta l’onestà intellettuale di cui posso disporre, però, devo riconoscere che l’esperienza degli ultimi governi, nei quali il PD si è trovato a dividere i ministeri con il centrodestra (cosa che nella narrazione politica si tende a dimenticare), sicuramente non è stata perfetta. Alcuni effetti del Jobs Act, alcune parti della Buona Scuola, il fallimento della riforma costituzionale. Questi e altri temi sono certamente punti di critica legittimi da muovere all’azione dei governi a maggioranza PD. Ma esistono forse governi e riforme perfetti? La risposta è ovviamente no. Esistono governi che prendono in mano una situazione e la migliorano nel corso del proprio mandato, sulla base delle ri-
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Se si osservano i risultati sull’occupazione, sulla crescita, sulla lotta all’evasione fiscale, sui diritti civili, sarebbe disonesto dire che la situazione dopo i governi Renzi e Gentiloni non è migliorata.
La soluzione 5% Ovvero la storica consistenza della sinistra radicale in Italia che ha un solo obiettivo: stare all’opposizione vita natural durante, senza responsabilità, aspettando il sol dell’avvenire sorse disponibili, e un Paese maturo è un Paese che giudica sulla base di questo. Se si osservano i risultati sull’occupazione, sulla crescita, sulla lotta all’evasione fiscale, sui diritti civili, sarebbe disonesto dire che la situazione dopo i governi Renzi e Gentiloni non è migliorata. E’ sufficiente? Certamente no, ma nella bilancia sulla quale vanno pesati aspetti positivi e negativi delle politiche messe in campo dal PD, queste considerazioni devono avere grande peso. Come ha un peso la serietà degli esponenti di spicco del Partito Democratico: personalità come Gentiloni, Minniti, Calenda, Delrio, Orlando, Padoan rappresentano competenze e serietà, di cui l’Italia ha grande bisogno. In un contesto in cui agli elettori sono offerti miraggi, sconti e offerte, ricchi premi e cotillon, in cui si offrono redditi di cittadinanza, aumenti di pensione per tutti e tasse uguali per ricchi e poveri, senza preoccuparsi di spiegare come si garantirebbe copertura fiscale a questo paradiso, c’è un solo attore che si sta impegnando a presentare ai cittadini idee concrete per il futuro. Proposte sostenibili e ponderate, messe in campo da attori competenti, la cui visione dell’Italia è quella di un Paese che si sta rimettendo in piedi dopo anni di enormi fatiche, e che ha bisogno di riprendere a camminare, proseguendo con politiche sostenibili. Un Paese che ha bisogno di continuare a restare sui binari sui quali si è finalmente avviato: quelli di una lenta, graduale ripresa. Un Paese consapevole di quanto sia fondamentale restare in Europa, per l’economia e per le nostre libertà, e farlo da posizioni di forza, con le quali poter ottenere maggiori flessibilità in tema di politiche fiscali, e maggiore solidarietà in tema di immigrazione. Un Paese consapevole dei problemi legati alla sicurezza, alla disoccupazione giovanile, al lavoro precario, alla pressione fiscale, che non metta la testa sotto la sabbia e che non rievochi soluzioni di un passato che non esiste più. Un Paese che ha ripreso a crescere e che ha bisogno di continuare a farlo, con serietà.
di Valentino Calori e Stefano Mantovani
(...) poltrona di presidente della Camera. dove i seggi possono essere vinti o persi Quando nacque il PD, subito dopo arrivò per una manciata di voti. la Sinistra Arcobaleno. Poi arrivò Sinistra Attenzione, noi non faremo l’errore di Bere Libertà da una parte e una nuova ver- sani nel 2013 quando, da Segretario del PD, sione di Rifondazione dall’altra. Poi, con a proposito di eventuali voti dati ad Ingroil passare del tempo sono nati: Possibile ia diceva: “Che sinistra è quella che rischia di Giuseppe Civati, Nicola Frantoianni ha di far vincere la destra? Se si cerca un voto ereditato i cocci di SEL, i movimentisti del utile, per battere la destra e vincere, c’è solo teatro brancaccio che raccolgono popoli quello di centrosinistra, c’è solo il voto per viola, arancioni, rossi e beigè. E per finire, noi”. gli scissionisti del PD. Noi riteniamo che ogni voto sia legittimo, Ci perdonerete se, pur con tutte le autocri- ancorché se di testimonianza: l’unica cosa tiche che possiamo talvolta rivolgere a noi importante è chiarirne obiettivi e finalità. stessi e al Partito Democratico, nessuna Chi alle prossime elezioni voterà per Libelacrima ci riga il volto guardando a questo ri e Uguali, che si presenta con il pacioso presunto “album di famiglia”: da decenni e politicamente incompetente volto di Pieci sono analisi divergenti, soluzioni diver- tro Grasso a fare da paravento, non congenti, proposte divergenti. Su tantissime tribuirà né alla rinascita del socialismo in cose. Tendiamo quindi a parificare le ap- terra né a rendere il paese più equo, giusto parizioni di quell’animale mitologico de- o solidale. Sarà per l’appunto quello che lenominato come “unità della sinistra” con gittimamente è: un voto di testimonianza. quelle di alcuni suoi lontani cugini, lo yeti Che avrà come primo effetto politico di ave il bigfoot. vicinare alla realtà un governo composto Si rimpiange qualcosa che non è mai esisti- da Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Non to. Ci stupiamo però della fine politica di c’è nulla di scandaloso in questo: si chiama Pierluigi Bersani e Massimo D’alema: rap- democrazia. Ma farlo notare attiene alla representanti di una sinistra altà delle cose. che non ha fatto del tutto i Certo, per alcuni può esseconti con il proprio passato, re più importante dare una il vero obiettivo della lezione al PD. Che seconhanno entrambi ricoperto sinistra radicale è importanti incarichi di Godo molti non è abbastanza verno, dalla presidenza del stare all’opposizione, di sinistra o addirittura Consiglio fino ai ministeri di destra. Ci permettiamo senza responsabilità, di dare a tutti un suggeripiù pesanti. libera di latrare alla mento: state molto attenti, Deve essere spassoso per D’alema ritrovarsi a bracnei prossimi anni, a come luna cetto con chi, negli anni si comporterà un eventuale ’90, lo apostrofava come governo di destra vera, che “assassino” reo di aver contiene bordone a estremismi cesso le basi italiani agli americani per l’in- di ogni genere e fatta. Solo in quel frantervento in Bosnia. E potremmo fare mille gente sarà chiara la qualità, e la differenza, altri esempi. dell’azione riformatrice di questi anni difL’unico collante di questa armata brancale- ficili, l’azione di governo del Partito Demoone, ora chiamata Liberi e Uguali (ma che cratico. abbiamo già conosciuto, libri di storia alla Ma sarà troppo tardi: poiché per allora la mano, con altre facce e altri volti), è l’obiet- sinistra radicale avrà raggiunto il suo vero tivo dichiarato di condizionare la politica obiettivo: che non è né cambiare il paese del centrosinistra dall’esterno. Causando- né governarlo. Ma è stare all’opposizione, ne una cocente sconfitta alle prossime ele- senza responsabilità, libera di latrare alla zioni, soprattutto nei collegi uninominali luna.
FEBBRAIO 2018 // ELEZIONI POLITICHE 2018
I cadaveri della storia Si dibatte sul ritorno del fascismo perché in questa campagna elettorale fanno fatica a emergere soluzioni reali per ridurre la forbice tra chi sta bene e chi no. Solo contrastando la povertà, oggigiorno, si sgonfiano gli estremismi.
di Dario Mantovani
(...) Forse con l’unica eccezione di Minniti e pochissimi altri. Quello che noi stiamo vedendo oggi, non è la rinascita del fascismo, sono le conseguenze di una crisi economica (cominciata 10 anni fa) che ha indebolito la classe media, reso molto più grande la forbice tra chi ce la fa e chi non ce la fa. Oltre a dissennate politiche sulla sicurezza che molte volte riguardano più le scelte urbanistiche e infrastrutturali che non i numeri in senso assoluto: se si concentrano in quartieri ghetto, si parla di periferie sterminate, tutte le fasce di popolazione più fragili a partire dai nuovi poveri fino alle comunità straniere (che più fanno blocco tra di loro, più è difficile integrare), il mix è esplosivo. Una costante lotta tra poveri. Va da se che sono le zone del territorio in cui lo Stato è fragile, quasi inesistente. E sono le zone grigie dove la criminalità organizzata trova l’humus per prosperare. E se si concentrano tutte queste problematiche in zone precise, la media dei numeri potrà anche dire che il problema è trascurabile: ma non è vero. È la media del pollo: se io mangio un pollo e il mio vicino non ne mangia alcuno, per la statistica ne mangiamo mezzo a testa. Ma in realtà io sono sazio e lui ha fame. Come si cura, questa rabbia che monta nel paese? Saziandola, questa fame: lavoro, crescita, ripresa. Non è facile: in questi anni la ripresa è iniziata, sono positivi tutti gli indicatori, dall’occupazione alla crescita economica. Sono positivi grazie al lavoro dei governi del PD, non scordiamocelo mai. Ma ci vorranno degli anni perché si torni a dei livelli di benessere in cui tutti si accorgano dei benefici. Su questo si deve concentrare la politica. Su questo si dovrebbe concentrare un centrosinistra che legge la realtà. Noi invece facciamo le marce antifasciste: che sono belle, liberatorie, in cui si vedono i volti di tanti amici che magari non si vedono da anni e con cui si è anche felici di fare due chiacchiere. Non spostano nulla, nelle per-
Se togli il benessere, se togli la sicurezza, le persone fanno quello hanno sempre fatto: proteggono se stesse per prime
sone fuori dai soliti giri della politica, queste cose. Nulla. E le persone fuori dal solito giro della politica, sono come minimo il 95% della popolazione. Intanto Casa Pound,che agita nostalgie per una ideologia morta e decomposta, riesce a farci vedere i fantasmi perché questo giochino l’ha capito meglio di noi: nelle zone periferiche noi facciamo i presidi antifascisti, loro portano le derrate alimentari. Mettete sulla tavola di chi non riesce a dare da mangiare ai propri figli i presidi antifascisti, e vediamo cosa succede. L’unico “antifascismo” che funziona, oggi, è quello che migliora le condizioni delle persone: quando cresce il benessere c’è meno paura, più solidarietà, più integrazione. Se togli il benessere, se togli in alcune zone del paese la sicurezza, a partire da quella sociale, le persone fanno quello hanno sempre fatto, peraltro in maniera trasversale e abbastanza indipendente dalla colorazione politica: proteggono se stesse per prime, con gli strumenti che hanno, a volte rozzi e ignoranti perché la società non ha dato loro molto altro. Poi sì: c’è un antifascismo del ricordo, della memoria, che riguarda il fascismo storico. Tutte cose a cui credo e che tramanderò alle mie figlie. Serve a capire le ragioni per cui in determinati momenti storici si è arrivati drammaticamente dove si è arrivati. Tutti oggi guardano a quella fase storica temendone le conseguenze: sarebbe più utile studiarne le cause. Altrimenti non cerchiamo una risposta al problema odierno, perché il problema odierno è, per l’appunto, altro. E su questo “altro” si buttano le formazioni nostalgiche, per altro sempre esistite, che stanno diventando centrali nel dibattito politico solo e solamente perché noi a quella centralità stiamo rinunciando. Ho l’impressione che questo dibattito sul ritorno del fascismo, dibattito trito e peraltro ciclico, sia la maschera dietro cui si nasconde altro: la debolezza della politica, soprattutto la debolezza con cui alcune forze riescono a trovare un’identità da proporre all’elettorato. Noi molte volte prendiamo in giro, a livello locale, i socialdemocratici di Molinella perché, nel tentativo di trovare un minimo comune denominatore che tenga assieme un corpo elettorale assai eterogeneo, devono andare a ripescare fatti e personaggi molto addietro nel tempo: da Massarenti all’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956. Mi piacerebbe che il mio partito, il PD, facesse uno scatto in questo senso, per non fare un errore simile: l’antifascismo fa parte del nostro DNA, gravissimo sarebbe il contrario, ma non è un programma politico né può essere l’unico denominatore su cui stare assieme nell’anno di grazia 2018. Il Partito democratico deve essere la casa dei riformisti, a Molinella come e soprattutto in Italia: capisco perfettamente che la natura riformista, dopo il 4 dicembre del 2016, ha preso una pacca nei denti (e noi assieme a lei). Ma solo riformando il paese, si concorre a fare stare (un po’ meglio) le persone. E solo quando le persone stanno meglio, si abbassa la tensione sociale. Il nodo della politica di oggi è tutto qui, in questo consiste. Lasciamo stare i cadaveri della storia.
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FEBBRAIO 2018 // CONGRESSO PROVINCIALE PD: I RISULTATI
La nuova Segreteria del Partito Democratico a Molinella
Congresso provinciale: Giuliana Sabattini eletta presidente della federazione di Bologna Francesco Critelli confermato Segretario, Marco Calcinai entra in Direzione provinciale
Rinnovamento e giovani: parte una nuova generazione di dirigenti risultati votazioni congresso Circolo “W. Tinarelli” di Molinella
Candidato Segretario: Marco Calcinai Votanti: 90 a favore: 87 contrari: 3
Si è concluso a Dicembre 2017 il Congresso provinciale del Partito Democratico, dopo un dibattito lungo (e alle volte: logorante) cominciato sotto i morsi della canea agostana. Alla fine, dopo il voto di tutti i circoli della provincia, l’ha spuntata Francesco Critelli, segretario uscente, che con il 52,37% dei voti si è visto riconfermare per un ulteriore mandato. Secondo Luca Rizzo Nervo (ex Assessore alla Sanità del Comune di Bologna), terzo arrivato Piergiorgio Licciardello (ex Presidente della Direzione Provinciale). Oltre ai risultati, non è questa la sola notizia legata alla conclusione del dibattito congressuale: difatti il 4 Dicembre si è riunita per la prima volta la nuova direzione provinciale del partito, con all’ordine del giorno l’elezione del nuovo Presidente della Direzione Provinciale. Tra le candidature pervenute (due) si è imposta nel risultato finale, con un’ampia maggioranza, Giuliana Sabattini: assessore al welfare della giunta Mantovani presso il nostro comune. L’elezione alla presidenza di Giuliana è un grande risultato per il nostro territorio, che mai come in questi anni è stato inquadrato all’interno dei gruppi dirigenti sovraordinati: assieme a Giuliana, entra in Direzione Provinciale il Segretario del Partito Democratico di Molinella, Marco Calcinai. Mentre Dario Mantovani è (e rimane) in Direzione Regionale e in Assemblea Nazionale (in quest’ultima proprio assieme all’Assessore Sabattini).
membri della Segreteria del Circolo “W. Tinarelli” di Molinella
membri del Direttivo del Circolo “W. Tinarelli” di Molinella
Marco Calcinai
Vincenzo Mione
Segretario Politico
Vice Segretario con delega ai rapporti con l’Amministrazione
Lorenzo Gualandi
Alice Cesari
Giulia Zoni
Stefano Stegani
Massimiliano Bosi
Roberto Paltrinieri
Antonello Bianchini
Donatello Beltrami
Sara Vestrucci
Emanuele Menegatti
Sheila Molinari
Arianna Borsetti
Valentino Calori Alice Cesari Aldo Casoni Giulia Zoni Stefano Mantovani Sara Vestrucci Martino Simeone Daniela Mandini Daniele Dolcetti Caterina Ciavolino Tonino Berardi
Daniela Maiani Massimo Garelli Cristina Zagni Lorenzo Beltrame Cosetta Guerra Domenico Pillani Anna Soverini Rino Montanari Giuseppina Amadori Sergio Draghetti Giuseppina Ferro
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// POLITICA LOCALE
Marco Calcinai Molinella, 28/10/2017
Presentiamo in anteprima il documento congressuale allegato all’elezione di Marco Calcinai come nuovo segretario del PD di Molinella: riformismo, apertura al civismo, legalità, sicurezza e politica dei doveri. Queste le priorità
Prima Molinella: Il dovere assieme al diritto SCENARIO POLITICO / Lo scenario nazionale Una crisi è un momento in cui i fattori negativi del contesto che ne viene colpito vengono messi in luce. Ogni crisi porta quindi con sé anche la grande opportunità di porvi rimedio. In politica, come in ogni altro campo dell’agire umano, il rimedio ai problemi strutturali che hanno causato una crisi sono le riforme del sistema. In una fase di crisi, quindi, è fondamentale che vi siano attori che intervengano e diano vita a una serie di riforme in grado di risolvere i problemi messi in luce. Poiché si tratta di riformare fattori che sono diventati strutturali, queste riforme sono inevitabilmente dolorose. Per questo, l’attore che si incarica del difficile compito di dar vita alle riforme si espone alla naturale conseguenza di essere identificato come la causa di questo dolore. Accettare questo significa agire con responsabilità, essere pronti a rispondere delle proprie azioni per servire un fine fondamentale: rilanciare il sistema Paese. L’attore che, in questa lunga fase di crisi, ha accettato questo ruolo è il nostro partito, il Partito Democratico. Il PD, con il Governo Renzi, ha dato vita a una stagione di riforme che, per quantità e profondità, ha pochi precedenti nella storia del Paese. Questa lunga fase ha avuto il proprio capitolo finale nel referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. Il referendum ha rappresentato l’appuntamento che le altre forze politiche – libere dalla responsabilità di governare il rilancio del Paese – si sono date per far leva sui sentimenti di malcontento generati dalla dolorosità delle riforme e far cadere il Governo, colpevole di aver legato le proprie sorti a quelle del voto. A questo appuntamento si sono presentate anche le forze che nel PD erano finite in minoranza, a causa di un processo di riforma che, parallelamente al Paese, ha investito anche il nostro Partito, condannando a sempre maggiore irrilevanza i protagonisti di una stagione che aveva portato il Partito Democratico al deludente risultato delle elezioni del 2013. La vittoria del NO al referendum, spinta dal fuoco di fila di tutte le forze di opposizione e alimentata da una parte del PD, ha interrotto bruscamente l’idea di un Paese che riuscisse a dare continuità alle riforme, dandosi una governabilità e processi decisionali resi più rapidi e semplici. Il risultato è oggi sotto gli occhi di tutti: quella parte del Partito Democratico che si è opposta alla riforma costituzionale è fuoriuscita dal partito (rappresentando oggi, stando ai sondaggi, una percentuale molto bassa dell’elettorato)
e ci avviciniamo alle elezioni del 2018 con la certezza che, dati l’attuale sistema politico, il carattere quasi certamente proporzionale della prossima legge elettorale e i rapporti di forza tra i partiti, i prossimi governi saranno caratterizzati da una probabile instabilità. IL CONTESTO LOCALE / L’eccezione di Molinella Quando a cavallo tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 una nuova classe dirigente si affacciò alla guida del partito fu accolta da una parte dell’opinione pubblica e da alcuni settori del partito stesso con una certa dose di scetticismo e cautela. Dal 25 ottobre 2013 alla primavera dell’anno successivo, pochi erano i mesi che separavano il partito da una campagna elettorale che non nasceva sotto i migliori auspici, sia per il clima di grande incertezza nato in seguito alle elezioni politiche del 2013, sia per le difficoltà storiche e strutturali del centrosinistra nel riuscire ad affermare le proprie istanze nel contesto molinellese. Per uscire da quella situazione incrostata da decenni di muri ideologici e non, per uscire dalla palude, fu scelta la via più difficile, quella che anche oggi continuiamo a ritenere essere stata la più coraggiosa: decidemmo di cercare il dialogo con le forze riformiste e civiche, offrendo il nostro sostegno a eventuali progetti che, nella chiarezza della rappresentanza, dei programmi, delle finalità e dell’interesse pubblico avevano come priorità prima quella di fare il bene del paese, superando lunghi decenni di contrapposizioni. Il nostro sforzo in questo senso non fu premiato poiché allora non trovammo interlocutori interessati a impegnarsi in maniera chiara e trasparente in un progetto di questo tipo. Fallito questo proposito il partito avrebbe potuto rintanarsi nella soluzione più facile, quella dal corto respiro: rifare l’ennesima coalizione a sinistra, mettendo assieme tutte le forze a lungo minoritarie nel contesto molinellese e che più volte si erano già separate, anche dolorosamente, alla prova del governo nello scenario nazionale. Fummo coerenti invece, facendo una scelta ancor più coraggiosa, con quella che fu la nostra caratteristica principale, cioè un sano orgoglio riformista. Decidemmo di correre da soli alle elezioni candidando l’allora segretario del partito alla carica di sindaco e circondandolo di una classe dirigente giovane, entusiasta e forse anche un po’ spericolata, pur circondata dalle esperienze storiche di quei pezzi di PD che questo processo di rinnovamento vollero assecondare e che
oggi sono ancora qui assieme a noi. Cercammo di solcare nuovi mari, andando a prendere voti e consensi che la fine del muro contro muro aveva messo nelle disponibilità di essere conquistati. Contro il favore dei pronostici, vincemmo le elezioni. Da allora stiamo governando Molinella, forse nel periodo storico più complesso della storia recente, cercando di declinare i valori della sinistra a quello che oggi, riteniamo, il riformismo debba rappresentare. LE PAROLE D’ORDINE / Cos’è la sinistra Gli elementi che hanno caratterizzato la dicotomia tra destra e sinistra nel secolo scorso sono caduti insieme al muro di Berlino. Il modello economico teorizzato dal comunismo ha perso la sfida con il modello occidentale, mostrando le sue incoerenze con la natura stessa dell’uomo. In un mondo che ha accettato che il modello economico più efficiente sia quello capitalistico, il compito principale della sinistra è quello di garantire che il profitto sia redistribuito nella maniera più equa possibile. Questo avviene ovviamente garantendo un sistema di welfare che permetta a tutti di vivere in condizioni di dignità e benessere. Il welfare si basa chiaramente sulle decisioni fiscali dello Stato. Trova la propria copertura nella tassazione, e la propria attuazione nelle possibilità di spesa pubblica del Governo. Per i Paesi dell’Eurozona, le decisioni di spesa di uno Stato dipendono dai vincoli fiscali stabiliti dai Trattati e attuati dalla Commissione europea. Questa, negli ultimi anni di crisi, ha operato seguendo il paradigma dell’austerità economica, secondo il quale la priorità, per uno Stato altamente indebitato come il nostro, è tagliare la spesa per ridurre il rapporto tra debito e PIL. Uno dei compiti della sinistra è quindi necessariamente spostare l’attenzione dal taglio della spesa alla crescita del PIL, che può e deve essere incentivata dagli investimenti pubblici. Se infatti è sacrosanto evitare che uno Stato già indebitato corregga i propri fattori di eccessiva spesa (le famose spending review) dall’altro è fondamentale che, una volta attuate queste correzioni attraverso le riforme, uno Stato possa intervenire con investimenti finalizzati alla crescita del PIL. Solo in questo modo si può garantire che le fasce più colpite dalla crisi economica vivano una ripresa vera e sostenibile. Questo è quindi uno dei principali compiti di una sinistra veramente europea. Inoltre, dato il modello sociale ed econo-
mico della nostra società, essere di sinistra significa incentivare e garantire il merito, permettendo innanzitutto al figlio del manovale di avere le stesse opportunità di realizzazione del figlio dell’imprenditore, e incentivando nel mondo del lavoro, che da sempre caratterizza l’ambiente naturale della sinistra, quei meccanismi che leghino il successo degli individui al merito. Per fare questo, occorre riconoscere che per permettere il merito occorre il coraggio di punire il demerito. Un partito che voglia dirsi veramente riformista non può e non deve cadere nell’errore di battersi in maniera cieca per la tutela dei diritti acquisiti – nemmeno quando questi sono difesi da quelle categorie storicamente legate alla sinistra – poiché occorre saper scegliere, cosa conservare e cosa deve essere ripensato e ricostruito. Essere di sinistra oggi, infine, significa anche far proprie quelle parole che storicamente la sinistra ha respinto per paura di essere accusata di tradire i propri ideali. Concetti come la sicurezza, la legalità, la gestione sostenibile dei flussi migratori, la politica dei doveri, l’alleggerimento della pressione fiscale e l’adeguamento delle norme che regolano i contratti di lavoro a un mercato sempre più flessibile sono tutti legati a questioni che sono vissute come prioritarie dalla maggioranza dei cittadini. Negare l’esistenza di questi problemi per la sciocca paura di tradire un’idea romantica di sinistra significa lasciare questi temi nelle mani dei movimenti populisti, oggi più forti che mai. Significa, in poche parole, agire in maniera irresponsabile. IL RIFORMISMO DI GOVERNO A MOLINELLA / Le politiche dei doveri Da poco più di tre anni governiamo Molinella: fin da subito non abbiamo ceduto all’autoreferenzialità di pensarci capaci di bastare a noi stessi. Abbiamo condiviso la prova del governo con esponenti del mondo impegnato nel civismo e che, al pari del PD, senza farne parte, si rispecchiavano in un riformismo sincero e al servizio dell’interesse pubblico. Il Partito Democratico di Molinella ha ceduto alcune delle sue forze migliori al governo di Molinella anche per scelte di necessità. Questo percorso ha avuto due conseguenze. La prima è stata innegabilmente una forte cinghia di trasmissione tra la principale forza del politica del paese e il suo governo: sono stati anni di grandi interventi, anche di difficile realizzazione, che abbiamo po-
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Un partito che voglia dirsi veramente riformista non può e non deve cadere nell’errore di battersi in maniera cieca per la tutela dei diritti acquisiti poiché occorre saper scegliere, cosa conservare e cosa deve essere ripensato e ricostruito
Sono stati anni complessi in cui possiamo dire, con orgoglio, di aver applicato all’interesse pubblico politiche di centrosinistra, riformiste, eque e, quando è stato necessario, severe. Abbiamo messo il dovere accanto al diritto.
tuto portare avanti anche grazie al clima politico della nostra formazione, alieno alle tante divisioni che ci ha restituito la cronaca dei fatti nazionali. In questi anni è stato fatto un importante percorso per la riqualificazione degli edifici pubblici, per la riduzione del debito comunale, grandi progressi nelle politiche ambientali legati alla raccolta dei rifiuti, una politica seria sui servizi senza mai cedere al favore, ma sempre guardando al diritto e al dovere. Infine abbiamo favorito le iniziative, promosso i luoghi di cultura e di incontro, portato avanti le iniziative nelle piazze. Abbiamo lottato contro gli sprechi, le anomalie e abbiamo preso decisione doverose anche se alle volte impopolari, quando abbiamo dovuto affrontare quelle frange della società che si nascondono dietro al dito del bisogno per esercitare la furbizia e il sopruso. Sono stati anni complessi in cui possiamo dire, con orgoglio, di aver applicato all’interesse pubblico politiche di centrosinistra, riformiste, eque e, quando è stato necessario, severe. Abbiamo messo il dovere accanto al diritto. Ma questa profusione di sforzi, ci porta alla seconda conseguenza: cedendo parte delle nostre forze all’amministrazione e al suo supporto, il partito ha alle volte perso necessarie energie che altrimenti avrebbero potuto essere spese nel rilancio della sua azione politica. Per questo, anche in virtù dell’impegno per le prossime elezioni politiche del 2018, e degli impegni successivi che tra poco meno di due anni ci vedranno anche impegnati sul fronte locale, dobbiamo pensare a un rilancio del partito. Partendo dalla solidità del lavoro di questi anni e aprendoci alle esperienze di chi arriva mosso dalla finalità che ci hanno caratterizzati in questi anni: cioè l’interesse della comunità prima di ogni altro. L’interesse di molti prima di quello dei singoli. IL FUTURO/ Molinella 2030 Fare politica significa raccogliere le istanze dei cittadini. Significa comprendere i problemi, le necessità, i desideri delle persone, saperne fare una sintesi, e trasformarle in proposta politica. Ogni forza politica lo fa attraverso il filtro delle proprie convinzioni. Il nostro partito deve continuare a farlo tenendo ferme le nostre. Concetti come la responsabilità, la sostenibilità, l’equità, la legalità, la serietà, il coraggio, il buonsenso, il bisogno di una cultura diffusa, devono continuare a permeare le proposte politiche del nostro
partito. In un periodo storico in cui le risorse economiche a disposizione di un’amministrazione comunale sono più assai più scarse che in passato, diventa di ancora più vitale importanza gestirle in maniera ottimale, sostenibile, strategica, evitando che interessi di bottega sottraggano risorse alla comunità, andando a limitare i servizi ed escludendo quindi le fasce più deboli dalla redistribuzione fiscale. Il modo più efficace per evitare che questo avvenga è continuare a nutrire la vocazione maggioritaria di questo partito, proponendo la nostra anima riformista alla guida della nostra città. Per fare ciò, il PD di Molinella deve tenere lontano il nemico numero uno di qualunque forza di governo: l’autoreferenzialità. Non dobbiamo cadere nell’errore di convincerci che quanto abbiamo fatto sinora sia sufficiente a garantirci la forza necessaria per aprire un lungo periodo di successi politici. Questo porterebbe a dissipare rapidamente quel credito politico che i cittadini ci hanno accordato nelle ultime elezioni amministrative, e che la presente amministrazione ha sinora brillantemente custodito. Dobbiamo quindi innanzitutto rafforzare la struttura interna del nostro partito, consolidando i cambiamenti messi in atto dal profondo rinnovamento della classe dirigente operato dalla Segreteria a guida Mantovani dalla fine del 2013. Per farlo, dobbiamo continuare innanzitutto ad essere attrattivi per coloro che, riconoscendosi nel centrosinistra, hanno sempre guardato alla politica con interesse, senza però trovare realtà politiche nelle quali dare concretezza alle proprie idee. Solo così avremo un partito dotato di quella forza necessaria a dare sostegno politico all’amministrazione comunale, e in grado di vivere una propria vita parallela a quella della giunta e del consiglio comunale, senza che questi ne drenino buona parte dell’energia. Dobbiamo poi aprirci, nel prossimo futuro, alle sole forze politiche guidate da sincero spirito riformista, il cui fine ultimo sia mettere le proprie idee ed energie al servizio della comunità, riconoscendo e respingendo quelle forze che dovessero invece mirare alla tutela dei propri interessi di parte. Si apre una stagione in cui il Partito Democratico di Molinella guarderà con interesse ai fenomeni civici nella prospettiva di future collaborazione, ferma la premessa delle reciproca collaborazione tra le parti. L’insieme di questi intendimenti, domani come oggi, deve essere lo zenit, la stella polare, della nostra azione politica.
SCAVI E MOVIMENTO TERRA LAVORI EDILI PUBBLICI E PRIVATI IMPIANTI IDRICI E FOGNARI ASFALTATURE PAVIMENTAZIONI ESTERNE Molinella (BO) Via Madonna Bottarda 4 Tel. e Fax 051 887630 info.ecoscavi@gmail.com
FEBBRAIO 2018
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// ELEZIONI POLITICHE 2018
// NOTIZIE LOCALI
Camera e Senato Domenica 4 marzo 2018
Auguri ad Amedea Benetti
Come si vota Alle elezioni politiche si voterà con il sistema misto introdotto dalla nuova legge elettorale, il Rosatellum, che prevede l’elezione dei due terzi delle Camere tramite un sistema proporzionale con il terzo rimanente suddiviso in collegi uninominali. Scheda elettorale per la Camera
Camera dei Deputati - Circoscrizione Emilia-Romagna - Collegio uninominale n. 05 NOME E COGNOME
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E L I M I S C A
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Candidato uninominale
FRANCESCO CRITELLI
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2. Nome Cognome 3. Nome Cognome 1. Carla Cantone
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2. Luca Rizzo Nervo
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3. Giuditta Pini
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4. Benedetto Zacchiroli
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Committente Responsabile: GiorgioGianni SagriniGrazia Committente Responsabile:
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MIG - Moderna Industrie Grafiche - Bologna stampa: Tipografi a Masi - Bologna
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Scheda elettorale per il Senato
Senato della Repubblica - Regione Emilia-Romagna - Collegio uninominale n° 03 NOME E COGNOME
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E L I M I S C FA
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SANDRA ZAMPA
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1. Daniele Manca
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3. Ernesto Carbone
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4. Francesca Puglisi
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Committente Responsabile: Gianni Grazia Committente Responsabile: Giorgio Sagrini
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Masi - Bologna MIG -stampa: ModernaTipografi IndustrieaGrafiche - Bologna
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A Molinella il 6 Gennaio 2018 abbiamo festeggiato i 100 anni di Amedea Benetti. Nata sotto un cielo illuminato dalla neve, Amedea ha frequentato la scuola elementare nel nostro paese e fonti certe ci dicono che è sempre stata un’alunna attenta e diligente. Lei che sa cosa sono la guerra, il dolore, la fatica e la miseria è cresciuta nella modestia guidata da sani principi. Tesserata al PCI dal dopoguerra di strada ne ha fatta tanta sia a piedi che in bicicletta andando a lavorare in risaia. Donna, moglie, madre, nonna, bisnonna, forte come una roccia, ha sempre affrontato la vita con il sorriso ed il coraggio di chi aveva una marcia in più. Persona splendida e amata da tutti, ha vissuto fino a qualche anno fa nella sua casa nella borgata degli Alfonsoni. Seduta sulla sua sedia rossa ha visto tante generazioni correre attorno al grande albero verde rigoglioso che osservava immobile la porta della sua casa. Oggi, dopo tanti anni, sa ancora fare quel gioco che ha sempre incantato tutti i bambini. Con le mani avvolgeva un fazzoletto dandogli la forma di un topolino che magicamente faceva saltellare con naturalezza dal suo braccio alla sua mano. Chi porta nel cuore questo ricordo, non può che tornare indietro nel tempo a quando era bambino ed emozionarsi come allora davanti a quella magia. Salutandola con un abbraccio non possiamo che augurarle altri anni meravigliosi circondata dall’affetto di tutti come in questi 100 anni.
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MAC N°21
Circolo “Walter Tinarelli”
Molinella
ANGUILLA & RANE Circolo “Walter Tinarelli”
Molinella
MOLINELLA ANGUILLA & RANE
MOLINELLA PIAZZALE EX-ERIDANIA PIAZZALE EX-ERIDANIA
Sabato 17 Marzo 2018 DoMenica 18 Marzo 2018 Sabato 24 Marzo 2018 DoMenica 25 Marzo 2018
Sabato 17 Marzo 2018 DoMenica 18 Marzo 2018 Sabato 24 Marzo 2018 DoMenica 25 Marzo 2018 Al sabato cena dalle ore 18,30 - La domenica pranzo dalle ore 11,30
IL MENÙ DELLA FESTA Risotto alle rane, Risotto alla marinara, Taglioline al salmone, Taglioline al ragù, Anguilla fritta, Anguilla ai ferri, Rane fritte, Rane al sugo, Spiedini di seppia e gamberi, Fritto misto, Coda di rospo alla griglia, Castrato ai ferri con patatine, Salsiccia ai ferri, Polenta al ragù, Polenta al ragù con salsiccia, Patate Fritte, Insalate La Festa si svolgerà presso il Piazzale ex-Eridania - Via Zenzalino, Traghetto (FE) direzione Molinella
Per informazioni: tel. 051 881006 (solo al mattino) - Cell. 338 8891700
Al sabato cena dalle ore 18,30 - La domenica pranzo dalle ore 11,30 IL MENÙ DELLA FESTA Risotto alle rane, Risotto alla marinara, Taglioline al salmone, Taglioline al ragù, Anguilla fritta, Anguilla ai ferri, Rane fritte, Rane al sugo, Spiedini di seppia e gamberi, Fritto misto, Coda di rospo alla griglia, Castrato ai ferri con patatine, Salsiccia ai ferri, Polenta al ragù, Polenta al ragù con salsiccia, Patate Fritte, Insalate La Festa si svolgerà presso il Piazzale ex-Eridania - Via Zenzalino, Traghetto (FE) direzione Molinella
Per informazioni: tel. 051 881006 (solo al mattino) - Cell. 338 8891700