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Premessa

La cronicità è una delle grandi questioni emergenti della medicina e della sanità pubblica. Area in costante crescita, sia dal punto di vista dell’impegno in attività di ricerca, sia da quello dell’investimento in risorse economiche e umane, richiede continuità di assistenza per periodi di lunga durata e una forte integrazione dei servizi sanitari con quelli sociali. Per rispondere a questa crescente necessità e per armonizzare a livello nazionale le attività in questo campo, il Ministero della Salute ha definito il Piano Nazionale della Cronicità (PNC) [1]. Questo documento programmatico, condiviso con le Regioni, prova a disegnare un progetto strategico in grado di promuovere e sostenere interventi basati su una sostanziale omogeneità di approccio, centrati sulla persona e orientati a una migliore organizzazione dei servizi e una piena responsabilizzazione di tutti gli attori dell’assistenza. Risulta quindi fondamentale attuare una integrazione dei diversi attori e dei diversi setting assistenziali e, in una prospettiva più ampia, anche del welfare di comunità; pertanto, lo stesso PNC riconosce come strumenti utili a questo scopo i Percorsi Diagnostico-Terapeutico-Assistenziali (PDTA).

Per accompagnare l’implementazione del PNC, promuovendo una cultura della governance delle malattie croniche è nato il progetto MaCroScopio (Osservatorio sulla cronicità) che ha provato a fare chiarezza sul significato e l’implementazione dei PDTA, sul loro rapporto con la multimorbilità e con la situazione geografica ed organizzativa dell’assistenza realizzando guide su questo tema.

Il progetto è giunto a questa quinta guida che conclude un percorso iniziato con la definizione delle modalità per creare un PDTA (Costruisci PDTA) [2], passando per l’individuazione delle strategie organizzative per la loro implementazione (Organizza PDTA) [3], proseguendo poi con le metodologie basate sui dati per la valutazione del percorso stesso (Valuta PDTA) [4] e per la stratificazione del bisogno assistenziale (Stratifica PDTA) [5]. Fin dalla prima di questa serie di guide, è stata sottolineata l’importanza di fondare i PDTA sui principi della Evidence Based Medicine (EBM) a partire dalle linee guida. Tuttavia, questo ha generato confusione nel concepire il PDTA stesso, come attestato dalla eterogeneità dei documenti deliberati della Regioni e censiti dal progetto PDTA Net [6], nella sua implementazione e nel suo accoglimento come strumento da parte dei diversi attori coinvolti nel percorso. Da qui la volontà di

realizzare una guida specifica sul rapporto che deve esistere tra linee guida e PDTA, provando ad affrontare vantaggi e limiti di tale approccio anche alla luce delle novità in campo medico e sanitario e tenendo conto delle diverse visioni.

Una corretta definizione di tale rapporto, inoltre, può essere di aiuto nella realizzazione dei progetti volti al potenziamento della medicina di prossimità, che vede nella gestione della cronicità l’aspetto più rilevante, come previsto dalla Missione 6 del Piano Nazionale di Riprese e Resilienza (PNRR) [7]. Infatti, il nuovo modello di assistenza territoriale che si dovrà realizzare [8], i cui standard sono in fase di definizione [9], dovrà necessariamente partire dalle linee guida e dalla EBM per garantire cura e assistenza appropriate, tenendo però conto di tutte le peculiarità territoriali e dei modelli organizzativi in cui traslare queste linee guida, proprio per il tramite del PDTA.

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