Adesso parlo io

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A cura di Ivano Zoppi

adesso parlo

IO

in collaborazione con


I ricavi della vendita del libro verranno destinati interamente a progetti di prevenzione.

Progetto grafico: Annalisa Porcelli Una pubblicazione Š Pepita Onlus 2017 vicolo san Francesco, 2 20087 Robecco sul Naviglio (Mi) e-mail: info@pepita.it - www.pepita.it


Da una coproduzione RealTime-Pepita Onlus è nato #adessoparloio, un progetto dedicato ai ragazzi e alle ragazze vittime di bullismo, ma anche ai bulli e a tutte le loro famiglie. Perché di bullismo si soffre, quasi fosse una malattia dell’anima. 10 pillole di 5 minuti ciascuna, in cui Leonardo Decarli e Bouchra hanno riletto e interpretato altrettante storie vere. Lui youtuber di successo, lei cantante in ascesa: insieme hanno dato voce ai tanti giovani imbrigliati nel silenzio. Ne hanno catturato le emozioni utilizzando le loro parole, i loro gesti per entrare nei loro mondi sommersi e tirarne fuori il meglio: la voglia di parlarne. Le 10 puntate - per la regia di Daniele Napolitano, autrice Sabrina Mancini, da un’idea di Mapi Danna e curate da Anna Passarini - sono andate in onda sul Canale 31. Hanno subito attirato l’attenzione di tanti ragazzi e ragazze che hanno cominciato a scrivere sulla chat di WhatsApp moderata da Pepita Onlus e istituita appositamente per dare spazio al bisogno di raccontare. Negli anni Pepita Onlus ha operato sul campo, incontrando oltre 30.000 ragazzi nelle scuole, negli oratori, nei contesti sportivi, accanto ai loro genitori, ai loro insegnanti e allenatori, ma mai come in questa occasione, attraverso un canale consueto per loro, attraverso il linguaggio di due dei loro personaggi d’ispirazione, si sono sentiti coinvolti, pronti a chiedere aiuto in modo immediato, diretto e continuo. Un pensiero allora ci ha attraversato la mente: perché non offrire di più? Perché non dare la possibilità ad altri ragazzi di leggere queste storie e quelle di tutti i loro coetanei che hanno detto #adessoparloio? Ivano Zoppi, Presidente Pepita Onlus 3



Indice

7 Prefazione Maura Manca, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza

13 #adessoparloio Mapi Danna, giornalista e scrittrice

17 #adessoparloio su real time Le prime 10 storie

39 bullismo & co. Alessandra Monti, psicoterapeuta, collaboratrice Pepita Onlus

55 Storie da WhatsApp 103 Dallo scherzo al reato: non solo ragazzate Marisa Marraffino, Avvocato, esperta in crimini digitali

119 Interviste a Leonardo Decarli e Bouchra Mapi Danna, giornalista e scrittrice

127 Ringraziamenti



Prefazione di Maura Manca

Da oltre 10 anni gli smartphone sono entrati di prepotenza nelle nostre vite e hanno cambiato il modo di relazionarsi e di comunicare di tutte le generazioni. Parlare oggi sta assumendo un nuovo significato per tutti, soprattutto per loro, gli adolescenti, i figli della tecnologia smart e touch, che vivono iperconnessi con un dito sullo schermo in grado di muovere il loro mondo incastrato tra il reale e digitale. Un controllo su tutto e una sensazione di onnipotenza che tante volte si trasforma in una completa impotenza. Sono una generazione in comunicazione costante e continuativa e ora anche in diretta con tutti grazie alle nuove funzioni dei social network della condivisione in tempo reale, legati dal sottile filo della rete virtuale, dell’appagamento online, del riconoscimento social che a volte li spinge a osare alla ricerca di approvazione, anche a discapito di se stessi e degli altri. Una rete che li lega in un certo senso a tutti e tante volte un po’ meno a se stessi. È indubbio che questa modalità comunicativa abbia cambiato e interferito con alcuni aspetti fondamentali della relazione umana tra cui il senso dell’attesa e del rispetto degli altri che viene sempre meno. La comunicazione instant prevede anche risposta instant, spunta blu che specifica che il messaggio è stato letto, significa risposta obbligatoria, non solo per gli adolescenti. Privacy e privato hanno dei confini molto più labili e meno ristretti di prima. Sta diventando normale condividere costantemente tutto ciò che si vede, che si sente, che si fa con amici reali e digitali e nelle chat e nei social network. 7


WhatsApp ormai veicola le relazioni di quasi tutti gli adolescenti, parte della loro vita si svolge lì, dentro una app che ha rivoluzionato completamente il modo di comunicare e di gestire gli affetti e le relazioni. C’è uno scambio di informazioni costante e continuativo, giorno e notte perché i piccoli vampiri sono assetati di notifiche e spinti dalla paura di essere tagliati fuori. WhatsApp è il silente testimone di amicizie, di amori, di compiti copiati spudoratamente, dei vuoti e della noia, della rabbia, di foto intime, di scambi di materiale pornografico, di ricerca di approvazione, di prevaricazione, violazioni, soprusi e violenza, di annunci, di genitori che parlano con i figli e di figli che parlano con i genitori, di risate per fesserie, di ricerca di aiuto, di sostegno e supporto. Tutto dentro una app. Entrare nel mondo delle chat di alcuni adolescenti è un’esperienza estremamente formativa perché è come superare le porte della loro profonda intimità ed entrare nel loro mondo che non è così superficiale come credono tanti adulti, è semplicemente diverso, è cambiato e non è lontanamente paragonabile a un’adolescenza non tecnologica. L’errore di tanti genitori è proprio questo, quello di non accettare il cambiamento, di cercare di opporsi, di criticare e di non capire, alimentando il gap intergenerazionale e allontanando il figlio, facendolo chiudere sempre più nel suo mondo virtuale. Il problema è che gli è stato dato in mano uno strumento potentissimo da chi non ha spesso idea di come si usi o quali siano realmente le sue potenzialità. Gli si fa usare un mezzo potenzialmente senza limiti fin da bambini. Troppo piccoli, senza strumenti, in un mondo troppo grande, con troppi pericoli e troppe esche. Bisogna dargli la protesi della loro identità, facendolo diventare un mezzo che gli permetta di fare tutto con le giuste regole, con dei limiti, con una adeguata spiegazione di come si usa, partendo da un buon esempio. Solo così si può prevenire un uso distorto dello smartphone. Non si può fin da piccolissimi dargli uno smartphone o un tablet come fosse un ciuccio calmante o condividere tutta la loro infanzia sui social network o mostrarli in quella vetrina a portata di tutti e poi pretendere che in adolescenza non lo facciano anche loro. 8


L’imprinting sull’uso equilibrato del telefono lo devono avere fin dalla prima infanzia perché loro sono creatori di nuovi modi di utilizzare le app e lo strumento che hanno in mano è semplicemente l’espressione di ciò che sono. I social network, le chat, i blog, non hanno solo aspetti negativi, non sono solo la piattaforma di lancio per nuove mode, per comportamenti patologici, per il cyberbullismo, per la diffusione di materiale intimo e privato, per il sexting o per il nascondersi nei rifugi virtuali, passando le notti online e incastrarsi in comunità patologiche di rinforzo delle proprie problematiche. Gli stessi mezzi hanno delle enormi potenzialità, permettono ai ragazzi di essere sempre informati su ciò che accade intorno a loro in tempo reale, di avvicinare le distanze e di poter essere in contatto anche con chi è lontano, mantenendo i rapporti vivi. Gli permette di studiare e di avere a disposizione enormi quantità di materiale su cui lavorare, di velocizzare tutto, di scambiarsi informazioni in un attimo, di risolvere problemi, di trovare tutti i tipi di risposte, di essere al corrente di ciò che fanno gli altri e di trovare anche un aiuto. Tanti ragazzi sono stati salvati grazie ai social network, sono stati aiutati in tempo reale dopo aver lanciato un grido di aiuto al mondo che così virtuale non è. La tecnologia non è un nemico da abbattere, non ha rovinato gli adolescenti, ha cambiato il loro modo di pensare, parlare, comunicare e relazionarsi. È un processo che non si può fermare, è una condizione che bisogna accettare e fare propria. Per capire bisogna solo entrare in quel fantastico mondo, per conoscerli si deve mettere piede sul terreno dell’instant e della condivisione globale senza critiche e giudizi con la voglia di capire come poter interagire e parlare con loro senza muri, senza pregiudizi, con accettazione e voglia di aiutare. I numeri evidenziano molto chiaramente il problema, gli adolescenti si confidano molto poco con i genitori e quasi niente con gli insegnanti anche quando sono vittime di soprusi a scuola e il loro spazio psichico e fisico è minato da chi si crede più “figo” di loro arrogandosi il diritto di prevaricare chi è “diverso” da una massa che si muove all’unisono tra scuola e social network. 9


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