Gli aspetti psicologici #cyberbullismo #relazioni #autolesionismo #empatia #rispetto #educazione
Qualche ulteriore dato Indagine IPSOS - Save the children 2016– il cyberbullismo è una reale minaccia per i minori (1300 ragazzi 12-18 anni)
Rispetto al totale dei rispondenti sono in particolare le ragazze a sentirsi più a rischio di ricevere molestie e aggressioni da parte di adulti (42%)
L'isolamento è la conseguenza principale del cyberbullismo: per il 67% degli intervistati, chi lo subisce si rifiuta di andare a scuola o fare sport e il 44% degli intervistati ha la percezione che le "vittime" potrebbero decidere di farsi del male o anche peggio.
Sono stati testimoni di atti di cyberbullismo da parte di coetanei almeno 4 ragazzi intervistati su 10 e il 5% ne parla addirittura come di una esperienza regolare e consueta
Come riconoscere i primi campanelli d’allarme •Paura o Rifiuto di andare a scuola •Sintomi di stress (mal di stomaco, mal di testa, incubi o
attacchi d’ansia, inappetenza, Tristezza, rassegnazione, solitudine, disagio psicologico-emotivo) •Insicurezza •Isolamento •Timore di parlarne con genitori o insegnanti per paura di non essere ascoltati o creduti •Calo rendimento scolastico •Autolesionismo •Vissuti depressivi •Pensieri suicidari
Profilo del bullo
Bisogno di prevaricare sugli altri
Incapacità di controllare gli impulsi
Scarsa capacità di autocontrollo
Incapacità di accettare regole e limiti
Opinione di sé esagerata
Mancanza della misura
Livello di popolarità che diminuisce man mano che cresce il livello scolastico.
E’ ostile nei confronti del suo ambiente, soprattutto verso genitori e insegnanti
Assoluta mancanza di empatia
e il cyberbullo? Generalmente, il cyberbullo, rispetto al bullo, è un soggetto che nella vita reale può anche sembrare "innocuo", ma che dietro lo schermo del computer perde tutti i propri freni inibitori e si lascia andare a comportamenti bullizzanti che al di fuori della realtà telematica non ha il "coraggio di compiere". La mancanza di empatia è data anche dalla natura delle interazioni virtuali
La scelta della vittima Generalmente la vittima viene scelta perché:
È diversa in qualche modo dagli altri (viene da un altro paese, ha un’altra religione, porta l’apparecchio ai denti, in qualche modo è diversa dall’immagine comune di bambino/adolescente)
Non sarà facilmente aiutato dagli altri (ad es, è un ragazzo solo che non fa facilmente amicizia)
E’ meno forte.
Le emozioni della vittima
Rabbia per quello che è accaduto, cui non sono capaci di reagire. La rabbia viene generalmente espresso nei confronti delle persone care come il padre, la madre o i fratelli
Vergogna di quello che è accaduto e credono che i compagni di classe li considerino dei fifoni. E’ difficile per loro fare amicizia poiché credono che nessuno vorrà essere loro amico. Si vergognano anche di rivelare quanto accaduto ai genitori per timore di deluderli.
Colpa di essere in parte responsabili di quanto accade (ad esempio: “mi chiamano quattrocchi” – io porto gli occhiali – hanno ragione – sono un quattrocchi).
Paura di essere presi in giro, derisi. La combinazione di rabbia, paura, vergogna e colpa porta il ragazzo a non raccontare a nessuno ciò che vive e di conseguenza a non chiedere aiuto.
In aiuto del bullo
Sospensione con obbligo di frequenza
Lavori socialmente utili, per stimolare l’empatia ed il senso di appartenenza positivo alla comunità
Colloqui con la famiglia
Evitare scontri tra genitori
Focus sulla riparazione del danno
L’importanza del gruppo I ragazzi che osservano hanno un ruolo determinante nel fenomeno del bullismo. Con il loro comportamento possono facilitare o inibire il bullismo. Le reazioni più comunemente osservate in chi assiste sono:
ridere
sorridere
mostrarsi indifferenti
parlare ai compagni di classe e commentare quanto è accaduto sia positivamente sia negativamente
guardare e non fare assolutamente nulla.
Queste specifiche reazioni rinforzano il comportamento del bullo: I compagni che ridono, sorridono o commentano l’incidente confermano al bullo che ha avuto successo nell’avere la loro attenzione.
Autolesionismo: il dolore che da sollievo
Quali segnali cogliere per riconoscere un caso di autolesionismo
Parti del corpo più attaccate sono le braccia e le gambe
Tendenzialmente si usano lamette, taglierini, oggetti appuntiti o metallici che possono graffiare o in rete o postano messaggi denigratori
Attenzione ai cambiamenti e sbalzi d’umore
Assumono atteggiamenti furtivi e si nascondono più facilmente
Spesso stanno chiusi a lungo in bagno o chiusi i camera navigando in rete
Spesso usano un abbigliamento che serve per coprire le ferite. Si ricorre di frequente all’uso di maglie con le maniche lunghe o pantaloni lunghi anche nei mesi più caldi, evitando di scoprire determinate parti del corpo anche durante il periodo estivo
Uso numerosi braccialetti sulle braccia
Presenza di macchie di sangue nelle lenzuola o sugli asciugamani
Conoscere i principali hashtag che richiamano all’autolesionismo • • • • • • • • • •
#TRISTEZZA #PARANOIE #SOLA #VITADIMERDA #LAMETTA #AUTOLESIONISTA #AUTOLESIONISMO #SUICIDE #MORTE #DIETA
HASHTAG più popolari e di moda nel 2020 su Instagram e TikTok
Autolesionismo digitale
Autolesionismo digitale o self-trolling: consiste nel cercare di umiliarsi infliggendosi intenzionalmente gravi insulti, offese e mortificazioni verbali sul Web, che hanno lo stesso effetto delle lamette sulla pelle.
Trascorrono il tempo a creare diversi profili online, da utilizzare poi per attaccare ed insultare se stessi
Formspring e Ask.fm sono stati identificati come luoghi d’eccellenza
Un recente studio (Hinduja, 2017) ha intervistato a piÚ di 5500 ragazzi, dai 12 ai 17 anni è emerso che piÚ di 1 ragazzo su 20, per lo piÚ maschi, ha ammesso di aver postato online in modo anonimo commenti negativi e offensivi verso se stesso; il 35% lo ha fatto poche volte mentre il 13% lo ha fatto spesso. Di coloro che hanno agito autolesionismo digitale, quasi 4 su 10 sono state anche vittime di bullismo a scuola e quasi 2su 10 hanno subito prevaricazioni online.
Come approcciarsi?
Ascolto empatico
Accoglimento del dolore
Non colpevolizzare, non «mettere alle strette»
Non umiliare o denigrare
Dare PAROLE alle EMOZIONI
Spesso i ragazzi mettono in atto queste condotte per: •odio per sestessi (32%) •ricerca di reazione da parte di amici e genitori (24%) •sintomi depressivi e pensieri suicidari (15%) •ricerca di attenzione(13%)
Spesso rappresenta una richiesta di aiuto o una strategia per affrontare una realtà dolorosa e difficile: i ragazzi si impegnano in esso per distrarre la mente dal dolore e dalla disperazione che sperimentano in altre aree della loro vita.
SOCIAL CHALLENGE Bambini e adolescenti sempre più attratti dalle Social Challenge Scopo è postare un video o un’immagine richiesta, per poi nominare altre persone a fare altrettanto, diffondendosi a macchia d’olio nel Web, anche nell’arco di poche ore. Gli adolescenti, più di altri, vengono attirati da questo tipo di sfide, recentemente il fenomeno del «Blue Whale» che attraverso processi suggestivi, di pressione dei pari e rinforzi, condurrebbe gli adolescenti che vi partecipano ad atti di autolesionismo e tentativi suicidari.
KILFIE Postare dei Selfie di situazioni pericolose a cui ci si espone, pur di ottenere visibilità, like e condivisioni Idati del fenomeno sono preoccupanti 8% degli adolescenti è stato sfidato a fare un selfie estremo e 1 adolescente su 10 ha fatto un selfie mettendo a rischio la propria incolumità, per dimostrare il propriocoraggio. La percentuale sale raggiungendo il 12%.
nei più piccoli, dagli 11 ai 13 anni,
HATE SPEECH “Incitamento all’odio”, è un modo di utilizzo di messaggi nella rete con parole o discorsi che esprimono odio e intolleranza nei confronti di altre persone. Molto spesso gli insulti nei casi online sono di tipo discriminatorio: orientamento sessuale, razza o etnia, appartenenza religiosa, disabilità o genere.
SEXTING Fenomeno in crescita soprattutto tra i più giovani i dati mostrano
che un adolescente su 4 lo ha praticato in un’età
compresa tra gli 11 e i 12 anni. Secondo i dati relativi al 2017 dell’Osservatorio nazionale adolescenza su un campione di oltre
7.000 adolescenti
provenienti dalle diverse regioni d’Italia, il 4% dichiara di aver fatto
sesso inviando foto e video su WhatsApp, sui social
network oppure telefonicamente; il 6,5% ha fatto sexting e il 2% invece ha
fatto sesso davanti ad una webcam. Il 10%
degli adolescenti ha fatto selfie intimi o senza vestiti.
Come rispondere?
Valori e modelli
Riflessione profonda sull’approccio educativo Cooperazione, non competizione Condanna della violenza in ogni sua forma Profonda consepevolezza dell’importanza del linguaggio Comunicazione non violenta Fare RETE come comunità educativa, in un clima di confronto e collaborazione
Il ruolo degli adulti
Sia le vittime che i bulli hanno bisogno di adulti attenti e capaci soprattutto a tradurre in parole le emozioni Errore: i ragazzi in camera non sono «al sicuro», internet è un luogo in cui nascono e si costruiscono relazioni, affetti, conflitti importanti per la crescita Essere d’esempio nell’uso della rete
La scuola Il ruolo del docente è fondamentale nell’intercettare la sofferenza della vittima o il disagio dei bulli Offrire competenze nell’uso della rete Porre attenzione alle dinamiche del gruppo classe fin dalla sua nascita, per favorire un clima di ascolto e dialogo
Fattori di protezione: la prevenzione in classe Laboratori, progetti e programmazione che comprendano temi come:
Empatia
Problem solving emozionale
Risoluzione dei conflitti
Aumento conoscenza reciproca (tutti uguali, tutti diversi)
Riflessioni sul linguaggio: le parole fanno più male delle botte
Formazione specifica su bullismo e cyberbullismo
Al centro, le EMOZIONI
Come attivare un ascolto empatico
non interrompere l’altro;
non giudicarlo prematuramente;
non esprimere giudizi che possano bloccare il flusso espressivo altrui;
non distrarsi, non pensare ad altro, non fare altre attività mentre si ascolta (tranne prendere eventuali appunti), usare il pensiero per ascoltare, non vagare;
non correggere l’altro mentre afferma, anche quando non si è d’accordo, rimanere in ascolto;
non cercare di sopraffarlo o dominarlo
non cercare di insegnargli o impartire verità, trattenere la tentazione di immettersi nel flusso espressivo per correggere qualcosa che non si ritiene corretto;
non parlare di sé;
testimoniare interesse e partecipazione attraverso i segnali verbali e il linguaggio del corpo;
Ma soprattutto…
Mostrare interesse genuino e curiosità verso la controparte: il desiderio di conoscere ed esplorare la mente di un’altra persona, attivare la curiosità umana e professionale;
silenzio interiore: creare uno stato di quiete emozionale (liberarsi da emozioni negative e pregiudizi) per ascoltare l’altro e rispettarne i ritmi
Predisporsi mentalmente al “tutto”: riuscire a fare posto anche a vissuti “pesanti” (paure, traumi, drammi, o sogni) che l’altra persona esprime e saperli esplorare rimanendo “centrati”, in equilibrio mentale ed emozionale.
Bullismo, cyberbullismo e famiglie
Creare occasioni di formazione sul tema
Condividere obiettivi e approcci
Creare spazi di ascolto e aiuto ai genitori in difficoltà
Favorire l’integrazione con i servizi territoriali
Grazie per l’attenzione!