Ivano Zoppi
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Ivano Zoppi
#iocliccopositivo
Prevenire il cyberbullismo
Strumenti e strategie di intervento nei contesti educativi
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“Perché tutto ha avuto inizio Lì”
Indice 1. Introduzione | p. 5 2. Cyberbullismo: una definizione condivisa | p. 9 3. Qualche numero per capire il fenomeno 4. Come riconoscerlo e affrontarlo. #iocliccopositivo, un modello proattivo a. Per i genitori b. Per insegnanti ed educatori (cosa fare concretamente?) c. Per i ragazzi 5. Prevenirlo si può, si deve: #iocliccopositivo e sai cosa fare. a. Per i genitori b. Per insegnanti ed educatori (cosa fare concretamente?) c. Per i ragazzi 6. Passaparola e... #iocliccopositivo a. Per i genitori b. Per insegnanti ed educatori (cosa fare concretamente?) c. Per i ragazzi (5 buone regole per difenderti dal bullo, 3 consigli prima di taggarti) 7. Uno sguardo alla legge e uno alla psiche 8. Link utili e bibliografia utile 9. Conclusioni
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1. Introduzione
Bellissimi, alti, bassi, grassi, magri, secchioni, con il naso all’insù, con i capelli strani, con un difetto di pronuncia o vestiti in modo strano… Basta un cellulare e un’applicazione “social” e la reputazione diventa “cosa pubblica” e “affare di tutti” perché Internet non cancella, amplifica. Da tempo la cronaca punta i riflettori su fatti eclatanti con protagonisti ragazzini che hanno subito e denunciato prevaricazioni, offese, ridicolizzazioni da parte di compagni di classe. E in questo non ci sarebbe nulla di nuovo, se non fosse per le modalità con cui oggi i “bulli” riescono a infierire sulle loro “vittime” con l’ausilio delle nuove tecnologie, di smartphone sempre più accessibili e di comunità virtuali che fanno tendenza. I bersagli preferiti dei cyber-bulli non sono soltanto i coetanei considerati “diversi”, ma anche coloro che non si uniscono al branco, non sono fashion, “studiano troppo”, sono troppo grassi o troppo magri, troppo intelligenti o troppo sensibili per assoggettarsi al conformismo imposto dai modelli dei nuovi “piccoli” divi televisivi d’importazione. Ora basta un video imbarazzante postato su Facebook e la “reputazione” di un ragazzino o di una ragazzina può essere messa in discussione per sempre, perché la Rete fa cadere in trappola e tutto è per sempre rintracciabile. L’utilizzo senza limiti di Facebook, l’invenzione di Ask, la potenza di WhatsApp, videofonini sofisticati e la possibilità di chattare in continuazione rimanendo sempre con9
nessi, rende i ragazzi sempre più vulnerabili, esponendoli al rischio di diventare in un click bersagli inconsapevoli di offese, insulti e pettegolezzi. La cameretta non è più un rifugio quando la solitudine entra di prepotenza nella quotidianità di queste giovani fragili vite. E gli adulti – genitori, insegnanti o educatori - affrontano con comprensibile disagio la complessità delle interazioni tra gli adolescenti trovandosi talvolta impreparati difronte a un divario generazionale reso ancor più profondo dall’avvento delle nuove tecnologie. Sms, chat, social-network… e i “nativi digitali”, i ragazzi di oggi, orbitano in un universo parallelo, difficilmente penetrabile, rispetto a quello dei loro adulti di riferimento, che faticano a riprendere il controllo per limitare la diffusione del fenomeno. Nell’era dei social-network, dove i confini tra pubblico e privato si sgretolano e divengono sconosciuti a pre-adolescenti e adolescenti, gli adulti hanno il dovere di ridefinire e rimarcare con esattezza solidi valori come il rispetto del prossimo e verso se stessi, la dignità e l’integrità, alla base della formazione di ciascun individuo e oggi messi a dura prova dagli strumenti sociali di Internet. Per rispondere a questa necessità occorre che gli adulti rimangano al passo coi tempi familiarizzando con i nuovi linguaggi e le nuove strategie d’interazione sociale. Solo così, con l’appoggio incondizionato e stabile del “mondo adulto”, gli adolescenti di oggi possono evitare le conseguenze del cyber-bullismo, praticato o subito, o di altre situazioni al limite della diffamazione e della violenza privata. È dall’esperienza sul campo e dalla riflessione su queste tematiche che nasce #iocliccopositivo, il modello ideato dalla cooperativa sociale Pepita Onlus, la Bottega dell’Educare, per coinvolgere ragazzi, famiglie ed educa10
tori in una metodologia pro-attiva, cioè fondata sul “mettere in gioco” vissuti, emozioni, sensazioni ed esperienze personali per sperimentare in modo diretto e fare propri quegli stessi principi (rispetto, empatia, condivisione) di cui diverranno portatori nella società. Perché dunque nasce questo libro? L’obiettivo, molto semplice, è quello di suggerire attività pratiche, concrete così da poter dare a genitori, insegnanti ed educatori, strumenti operativi per affrontare il tema in maniera dinamica, attiva, che preveda il coinvolgimento dei vissuti dei ragazzi. Siamo arrivati a questa pubblicazione dopo anni di studio e di impegno concreto con i ragazzi: oltre 4000 ragazzi incontrati, 2000 genitori, 500 fra insegnanti ed educatori; abbiamo realizzato 90 laboratori per un totale di quasi 900 ore di attività. Abbiamo ideato 8 campagne di comunicazione, 3 spot (di cui 2 con il settore giovanile del Milan A.C.). Pepita partecipa inoltre al tavolo istituito dall’On. Campana per la stesura del disegno di legge sul cyberbullismo.
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2. Cyberbullismo: una definizione condivisa
Il termine bullismo è la traduzione italiana dell’inglese “bullying” e viene definito come un’oppressione, psicologica o fisica, ripetuta e continuata nel tempo, perpetuata da una persona più potente nei confronti di un’altra percepita come più debole. Con l’avanzamento delle nuove tecnologie e l’evoluzione dei mezzi di comunicazione, il bullismo si fa “cyber” condividendo tuttavia la stessa matrice di violenza basata sulle ripetute azioni di prevaricazione e offesa messe in atto deliberatamente da uno o più coetanei o compagni all’interno di un gruppo a discapito di una “vittima”. In genere il fenomeno del bullismo si fonda sull’aggressività esercitata intenzionalmente e ripetutamente dall’aggressore ai danni di un coetaneo più debole, provocandogli elevate sofferenze. Se però nel bullismo convenzionale la prevaricazione è di tipo fisico o sociale, nel cyberbullismo il potere viene imposto attraverso l’utilizzo della rete grazie all’abilità e alle competenze acquisite dal “bullo” nel campo nelle nuove tecnologie. Chi esercita il cyber bullismo si serve infatti della messaggistica istantanea, dei blog, dei social network, della posta elettronica. Il “vero” potere risiede qui nella capacità di riuscire a molestare l’altro assicurandosi di mantenere (con una falsa certezza) il proprio anonimato ed è proprio questo aspetto che diminuisce nel cyber bullo il senso di responsabilità 13
e la mancata consapevolezza delle conseguenze morali e penali del gesto compiuto. Cellulari, videofonini, tablet, e smartphone fanno parte delle nuove tecnologie, rese sempre più accessibili dall’abbattimento dei costi in fase di acquisto e dalla convenienza delle offerte messe a disposizione dai gestori di telefonia mobile. Tali mezzi, utilizzabili da bambini e adolescenti, sono in grado di fornire, a chi ne fa uso, grandi opportunità ma, allo stesso tempo, espongono i giovani fruitori a numerosi rischi. Esiste poi un altro aspetto che rende percettibile la distinzione tra le due tipologie di prevaricazione. Nel bullismo tradizionale le vittime, una volta rientrate nella propria abitazione, sono al sicuro, mentre nel cyberbullismo, alimentato dall’abuso di strumenti tecnologici, i bulli hanno la possibilità di infiltrarsi nelle case delle vittime, di materializzarsi in ogni momento della loro vita, perseguitandole con messaggi, immagini, video, inviati da videofonini o pubblicati su siti internet. La pervasività della rete oltrepassa, dunque, i confini delle proprie mura, esponendo potenzialmente i ragazzi ad una pressione costante, continua, pressoché senza controllo.
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Prevenirlo si può, si deve: #iocliccopositivo e sai cosa fare
Le attività presentate nelle prossime pagine rappresentano un primo concreto passo per la lotta e la prevenzione del cyberbullismo nei diversi contesti educativi. Tutte le attività proposte sono state testate sul campo dagli educatori di Pepita onlus. In ciascuna scheda vengono descritti gli obiettivi, il materiale necessario, la difficoltà e il tempo di relizzazione. Le attività possono essere adattate alle esigenze legate agli spazi, al tempo e ai destinatari.
Durata: 1 ora Materiale necessario • Mazzo di carte con lettere • Fogli a4 • Penne
scheda ATTIVITà 1
Titolo: Posta che ti resta
Difficoltà: Obiettivi: far capire ai ragazzi che tutto quello che postiamo, pubblichiamo in rete, in rete rimane anche se noi lo cancelliamo dai nostri dispositivi Questa attività deve essere collocata a metà del percorso di sensibilizzazione quando i ragazzi hanno già discusso, parlato, o realizzato attività legate al tema del cyberbullismo, della sicurezza in rete. Il conduttore introduce l’attività dividendo i partecipanti in almeno 3 o 4 gruppi a seconda del numero (max 7/8 per ciascun gruppo). A ciascun gruppo viene distribuito un mazzo di carte. Su ogni carta è riportata una lettera (nella preparazione delle lettere inserire anche le lettere W, K, Y). Il conduttore spiega ai partecipanti che al suo via le squadre hanno 20 minuti di tempo per comporre quante più parole possibile con riferimento al tema del cyberbullismo e della sicurezza in rete. Le parole potranno essere costruite come nel gioco “Ruzzle” o “paroliamo” o “Scarabeo” quindi incrociandosi in verticale oppure in orizzontale. (vedi foto). Durante l’attività il conduttore passa tra i gruppi e scatta alcune foto delle parole composte con il cellulare. Al termine dei 20 minuti il conduttore lascia 3 minuti per riordinare le parole e per trascriverle su un foglio di carta.
Al temine il conduttore invita un rappresentante per squadra a leggere le parole. Il conduttore, in base al numero e all’attinenza delle parole al tema, segnalerà la squadra migliore. Il conduttore a questo punto comincerà la fase di riflessione sull’attività. Passando tra i gruppi mischierà le parole composte dai gruppi e dirà “sono state cancellate ora le vostre parole?, Ovviamente no, perché prima sono passato a fotografarle, e se cancellassi le foto? No, perché le avete trascritte sui fogli. E se distruggessi anche i fogli? No, perché le avete lette ad alta voce. Ecco quello che succede in rete. Ogni parola, immagine, video, commento che postate, rimane in rete. Anche se voi cancellate i messaggi dal vostro cellulare, i vostri post da Facebook, questi rimangono sui server”. Questa fase è molto importante per portare i partecipanti a riflettere sulle conseguenze di quanto pubblicano in rete. Occorre una particolare attenzione per far comprendere ai partecipanti le responsabilità della pubblicazione di contenuti on-line (ma anche della condivisione).