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LA STORIA ECONOMICA L’OGGETTO La storia economica studia gli avvenimenti economici e la politica economica dei diversi Paesi nel breve e nel lungo periodo. Nel breve studia le tecniche e l’organizzazione della produzione, la quantità di risorse disponibili o la distribuzione per sesso e per età della popolazione. Nel lungo esamina le trasformazioni della struttura economica (Sistemi Economici, le problematiche dello sviluppo, i trends). Studia i diversi fenomeni sia sotto l’aspetto statico (riproduzione semplice) che l’aspetto dinamico (riproduzione allargata). Definendo il concetto di sistema economico come l’organizzazione economica complessiva esistente in una determinata area geografica: nella riproduzione semplice il sistema si riproduce sempre uguale a se stesso e manca di qualsiasi forma di Surplus; mentre nella riproduzione allargata il sistema è in grado di produrre l’accumulazione necessaria a creare una diversa combinazione delle risorse disponibili e l’innovazione dei prodotti e dei processi di fabbricazione. POSTULATI: L’analisi storico economica deve tenere conto, oltre che dei fatti, delle peculiarità mentali, sociali e culturali dell’uomo a livello individuale e collettivo. Inoltre è necessaria l’adozione di un paradigma interpretativo che permetta di classificare gli avvenimenti considerati secondo un ordine logico. Ecco che storia economica ed economia si giustappongono e si integrano in modo speculare.
IL METODO Definizione: è il processo di razionalizzazione di una scienza o di una dottrina allo scopo di determinare le uniformità o le leggi che ne regolano l’oggetto studiato. L’economia nacque, come scienza organica, tra la fine 1700 e gli inizi del 1800 in Inghilterra fase di ottimismo grazie alla Prima Rivoluzione Industriale. Smith, Ricardo e Malthus furono i fondatori della “Scuola Classica”. Essa adoperò il metodo logico–deduttivo che si fondava su un postulato dato e sulla conseguente scoperta di leggi che governavano il corretto funzionamento economico dell’ordinamento sociale. La filosofia giusnaturalistica (esistenza di una generale armonia tra gli interessi umani e fiducia nel funzionamento del sistema libero concorrenziale) fece rifiutare ai classici ogni forma di intervento dello Stato nella vita economica; l’equilibrio economico era garantito dal mercato attraverso il meccanismo dei prezzi e dal gioco della domanda e dell’offerta. Questo tipo di dottrina spinse l’Inghilterra sulla via del capitalismo industriale. La dottrina classica si diffuse anche in Francia nel 1789 con J. B. Say secondo il quale le leggi dell’economia sono insite nella natura delle cose; non occorre decretarle ma scoprirle; esse governano legislatori e principi e non possono essere violate. Le dottrine classiche in Germania furono decisamente avversate. Tra il 1843 e il 1900 venne a crearsi una nuova scuola di pensiero, la “Scuola Storica”; che può essere considerata la fondatrice della Storia Economica. Questa differenza di idee era dovuta al fatto che all’indomani del Congresso di Vienna la Germania era divisa in molti stati con strutture assai diverse tra loro che condussero ad una sorta di conservatorismo che attribuiva all’azione di ogni singolo Stato la tutela della propria identità nazionale. Rosher, Hildebrand e Knies, esponenti della prima scuola storica, adoperarono il metodo induttivo cioè l’osservazione sistematica dei fatti per pervenire ad una sintesi dell’attività umana; l’economia aveva il compito di individuare le leggi e regolarità, ma negava a queste il carattere di universalità perché legate a determinate contingenze storiche ed a specifiche condizioni geografiche, ambientali e costituzionali; sono temporalmente definite e spazialmente delimitate. Nel 1840, List, definì la teoria degli stadi dello sviluppo classificando la struttura professionale di ciascuna popolazione in base al livello di civiltà raggiunto: cacciatrice, pastorale, agricola - manifatturiera e agricola –
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