12 GREAT
DESIGN CHAIRS
art: PEPPO BIANCHESSI
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ZIG-ZAG - Gerrit Thomas Rietveld, 1934 Museum of Modern Art (MoMA) New York I mobili di Rietveld sono, da un punto di vista tecnico, costruzioni nuove che non hanno quasi più nulla in comune con le realizzazioni tradizionali e rappresentano una sorta di”manifesto”. Nel 1918 Rietveld aderisce al movimento “De Stijl”, costituitosi attorno all’omonima rivista fondata l’anno prima da Theo van Doesburg diventando ben presto uno dei più prestigiosi interpreti del verbo neoplastico. Alla base dei mobili de Stijl c’erano considerazioni di tipo teorico-artistico; molti progetti avrebbero tuttavia consentito immediatamente una produzione meccanica. La sedia di serie “Zig-zag”, trovò numerosi imitatori e oggi viene nuovamente prodotta. In Rietveld convivono due personalità ben definite: la prima, quella dell’ebanista artigiano del linguaggio primordiale, che reinventa sedie e mobili come se prima di lui nessuno ne avesse mai costruiti, seguendo un suo codice strutturale del tutto personale; la seconda, quella dell’architetto dalle formule eleganti, impegnato ad affermare nel contesto dell’architettura europea la tesi razionalistica e neoplastica.
POLTRONA GRAND CONFORT SOFT - Le Corbusier La peculiarità della poltrona è rappresentata dal contrasto tra la rigida e squadrata struttura metallica e l’invitante morbidezza dei cuscini che sono imbottiti in misto di piuma d’oca e poliuretano. Ciò conferisce alla poltrona un aspetto informale, ma al tempo stesso elegante e soprattutto riposante. Le Corbusier ideò questa serie di divani e poltrone, denominata Grand Comfort, grazie all’aiuto dei suoi collaboratori Charlotte Perriand e Pierre Jeanneret nel 1929. La serie Grand Comfort venne a sua volta suddivisa in 2 modelli : Le Petit Modele studiata appositamente per ospitare le forme maschili Le Grand Modele, dalle forme più ampie, ideale per ospitare le forme femminili. I due diversi modelli furono il risultato di approfonditi studi condotti sul corpo umano e in particolare sulla diversa conformazione della struttura tipica dei maschi e delle femmine, al fine di offrire la massima comodità di seduta. La Poltrona Grand Confort Soft di Le Corbusier è costituita da una struttura in tubo di acciaio cromato lucido. Cuscini amovibili imbottiti di poliuretano e piuma d’oca. Rivestimento in pelle. Inizialmente i cuscini della poltrona furono imbottiti con piume d’oca al fine di renderne più morbida la seduta ma, successivamente, venne utilizzato il poliuretano espanso con l’obiettivo di avere un design più compatto. Queste modifiche furono fondamentali per il successo commerciale della poltrona Petit Modèle [LC2] che è oggi riconosciuta come un pezzo cult del design del XX secolo.
EAMES LOUNGE CHAIR - Poltrona reclinabile e ottomana - Charles Eames, 1956 Museum of Modern Art (MoMA) New York La poltrona girevole Eames Lounge Chair ha la seduta e lo schienale in compensato lavorato con stampi ed è impiallacciata in palissandro o noce americano nella versione in pelle bianca . La struttura portante, girevole , è in fusione di alluminio. La seduta ergonomica risulta essere estremamente comoda e permette ai muscoli lombari di distendersi. La “Lounge Chair” dei coniugi Eames è universalmente riconosciuta come una delle più belle, eleganti e confortevoli poltrone nella storia del design classico e contemporaneo. La struttura in legno della poltrona è costituita da 3 compensati opportunamente incurvati . Il compensato è costituito da sottili strati di legno incollati e pressati insieme. Il prototipo fu realizzato sperimentando il compensato curvato che in quegli anni veniva usato nel campo dell’ortopedia e in particolare nelle docce da applicare agli arti fratturati. Per spiegare alla moglie l’idea di questa nuova sedia, Charles Eames intrecciò le mani, e le raccontò che desiderava che il guscio e il rivestimento della lounge si combinassero perfettamente l’un l’altra così come facevano le sue mani. L’intento era quello di progettare una poltrona confortevole, elegante e al contempo semplice, nella quale si potesse ‘sprofondare’. Prodotta dalla Herman Miller Company negli USA e, successivamente, anche da Vitra, la Lounge chair è da sempre stato un prodotto di successo per diverse ragioni: è un classico del design d’arredamento, è comodissima e nel tempo è diventata un vero e proprio status symbol.
DAR CHAIR - Sedia di plastica DAR - Charles Eames, 1950 Museum of Modern Art (MoMA) New York Dopo la forzata chiusura del Bauhaus di Dessau nel 1932 e il suo breve intermezzo a Berlino, Walter Gropius, Marcel Breuer, Ludwig Mies van der Rohe ed altri ancora emigrarono negli Stati Uniti. I principali architetti dello Stile Internazionale trovarono in questo paese un nuovo contesto entro cui operare. L’impulso più immediato venne comunque dal concorso “Organic Design in Home Furnishings”, bandito già nel 1941 dal Museum of Modern Art su iniziativa del Bloomingdale Department Store di New York. I primi premi per mobili per sedere andarono al team di Charles Eames (nato nel 1907) ed Eero Saarinen (19101961). Le forme di sedie proposte dai due architetti — calici tridimensionali — con l’eliminazione dell’angolo retto conducevano dal mondo formale delle sedie curvate bidimensionali di Breuer e Aalto nella nuova sfera del “mobile-scultura”, la cui tecnologia si fondava su acquisizioni recentissime. La maggior parte dei mobili costruiti dalla ditta Herman Miller, in collaborazione con Charles Eames, fino agli anni Sessanta possono essere ricollegati ai risultati di questo concorso. In America lo sviluppo nel settore della costruzione di grattacieli destinati a uffici, dovuto alla diffusione delle idee di Mies van der Rohe, offrì a un’altra ditta; la Knoll Associates, l’occasione di integrare nella realtà dell’architettura americana il funzionalismo del Bauhaus. La perfezione tecnica dell’architettura esigeva una perfezione altrettanto assoluta nella costruzione dei mobili e nell’arredamento degli interni. Queste esigenze potevano essere soddisfatte solo dalla collaborazione, sempre più intensa, tra aziende di mobili al passo coi tempi e giovani designer.
B3 CHAIR - POLTRONA WASSILY - Marcel Breuer La Sedia Wassily Chair di Marcel Breuer è costituita da una struttura in tubo di acciaio cromato. Sedile, schienale e braccioli in cuoio o cuoio rigenerato. Marcel Breuer disegnò la No. B3 chair, comunemente conosciuta come sedia Wassily per la residenza di Kandinsky’s a Dessau, dove sorgeva la Bauhaus school. Questa poltrona ha un’importanza fondamentale perché venne utilizzato per la prima volta un tubo d’acciaio di 20 mm di diametro, lo stesso della sua bicicletta del designer. Il modello della sedia, ideata nel 1925, subì diverse trasformazioni nel tempo. Nel 1927 venne costruito il telaio della versione attuale che è costituito da un tubo continuo [senza alcuna giunta] che piegandosi circoscrive uno spazio cubico. Inizialmente La Wassily Chair fu prodotta dalla società fondata dallo stesso Breuer la Standard-Möbel Lengyel che nel 1929 fu assorbita dalla Thonet. La sedia che ha oltre 80 anni di storia e ancora oggi attualissima, elegante e rappresenta una soluzione ottimale sia per l’arredamento dell’ufficio che della casa.
TULIP - Eero Saarinen Eero Saarinen ideò la sedia e il tavolo Tulip all’inizio degli anni 40 nell’ambito della ricerca promossa dal MOMA di New York intitolata “organic design in home furnishing collection”, al quale , tra gli altri, partecipò anche Charles Eames. Gli arredi chiamati “Tulip”, o anche “Pedestal”, rimasti celebri per la loro elegantissima semplicità, furono creati da Eero durante la sua collaborazione con la Knoll International, e furono messe in produzione a partire dal 1956. La sedia e il tavolo Tulip rappresentano sicuramente le creazioni di maggior fama di Eero Saarinen e fotografano perfettamente la capacità del designer finlandese di abbinare forme, colori e materiali e la sua propensione al design minimalista: cominciava l’era dei materiali diversi dal legno, l’era delle forme non più simmetriche, l’era del decoro apparentemente assente, ma in realtà insito negli arredi stessi. Il gruppo di arredi Tulip comprende due tavoli da pranzo, uno ovale e uno rotondo, due coffe table, uno alto e uno basso, una poltroncina e una sedia. I tavoli sono realizzati con una fusione di alluminio, poi laccata in diverse tonalità di colore, ma il loro piano può essere realizzato anche in marmo e in legno. La sedia Tulip è girevole e come il tavolo ha forma curvilinea e gamba a calice; il materiale principale è la vetroresina, mentre il cuscino di cui è provvista può essere rivestito in pelle o in stoffa. La poltroncina aggiunge a queste caratteristiche anche due comodi braccioli.
WIRE CHAIR - Harry Bertoia La Sedia Wire chair disegnata da Harry Bertoia con struttura in trafilato d’acciaio cromato [su richiesta laccata] e cuscino rivestito in tessuto o pelle. Nato in Italia, Harry Bertoia emigra col padre negli Stati Uniti nel 1930. Nel 1936 ottiene il diploma in scultura e pittura alla Technical High School di Detroit ed ottiene una borsa di studio alla Cranbrook University di Birmingham,Michigan dove insegnerà lavorazione dei metalli tra il 1939 ed il 1943. Dal ’43 si trasferisce in California e lavora principalmente alla progettazione di mobili insieme agli amici Charles e Ray Eames. A partire dalla sua esperienza di scultore, Bertoia concepisce le sue prime sedie in rete metallica, convinto che ”Le sedie devono per prima cosa rispondere a criteri funzionali ed in secondo luogo sono lo studio delle linee e del metallo nello spazio”.Il ‘Model 420C’ del1950-52, comunemente conosciuto come wire chair, in filo di acciaio curvato e saldato, con cuscino amovibile, secondo le parole dello stesso Bertoia,”si compone per la maggior parte d’aria ed è attraversato dallo spazio”. Nel 1950 Bertoia divenne membro della Cranbrook Academy of Art e fu durante questo periodo che realizzò la Diamond chair che nel tempo è diventata un vero e proprio capolavoro del design adatta a tutti gli ambienti dalle sale d’aspetto alla zona living di residenze private, dagli spazi commerciali alla zona notte.
PANTON - Verner Panton Il design fonda la sua evoluzione negli anni ‘50 quando si inizia a considerare anche l’aspetto estetico di un arredo. La sua storia continua in forte crescita negli anni soprattutto nel XX secolo laddove si inizia a tenere conto non solo della funzionalità d’uso ma anche del controllo armonioso delle forme. Verner Panton, designer danese, fu uno dei pionieri del colore legato alla ricerca sul materiale negli anni sessanta. Vero e proprio visionario utilizzò materie plastiche e fibre sintetiche che associò all’uso della chimica per la realizzazione di alcuni arredi che sono rimasti nella storia. Era il 1965 quando progettò la sedia Panton prodotta da Herman Miller-Vitra nel 1968. Il designer ci lavorava già nel 1960 forse come omaggio alla famosa sedia Zig Zag di Gerrit Rietveld. Essa apparve anche sulla copertina della versione britannica di moda Vogue, divenendo un capolavoro ed un cult di quel periodo e soprattutto per la pop art. La prima Panton fu realizzata grazie alla collaborazione con la bayer in schiuma rigida baydur verniciata. La modernità del materiale, la sua caratteristica forma sinuosa che segue la forma anatomica del corpo, la rendono altamente ergonomica. Stampata in un unico blocco con basamento flettente in polipropilene è disponibile in 5 colori e può essere realizzata con finitura ad effetto lucido o nella nuova versione satinata è adatta per ogni ambiente domestico, in ufficio e in outdoor.
SOFT PAD - Charles & Ray Eames Creata nel 1969 da Charles & Ray Eames, fa parte della famiglia Aluminium Group che rappresenta uno dei grandi classici della storia del design del 20° secolo Un importante caratteristica dell’ Alluminum è l’inteligente utilizzo dei materiali. Ha una forma chiara e trasparente e la costruzione è chiaramente visibile. I profili in alluminio danno alla sedia stabilità e leggerezza. Il materiale è fissato nei lati delle sezioni, ma a tal modo che possa seguire la linea del corpo seduto rendendolo confortevole senza necessità di un eccessiva imbottitura. Il materiale non è un rivestimento ma una parte integrante del design.
SUPERLEGGERA - Gio Ponti La sedia “Superleggera” ha segnato con i mobili disegnati da Gio Ponti l’epoca dei mobili moderni, funzionali e meno ingombranti dei precedenti. Un oggetto storico che è un pezzo da collezione. Non male, se si pensa che Giò Ponti la descriveva come una sedia normale, leggera, sottile e conveniente: caratteristiche proprie di un oggetto d’uso comune.la sua cifra stilistica originale ne fa un simbolo intramontabile di eccellenza del design italiano. Una curiosità: per arrivare al prototipo finale ci sono voluti otto anni. Il nome non è casuale: pesa appena 1,7 kg e si solleva con un dito. Gio Ponti nasce a Milano nel 1891 dove si laurea in Architettura e nel 1921 e apre uno studio con Mino Fiocchi e Emilio Lancia. Esordisce come progettista nel 1923 partecipando alla Biennale di Arti decorative di Monza. Dotato di una incoercibile vitalità e fantasia applica la sua attenzione, oltre che alla architettura, anche al disegno di mobili, arredi, macchine, lampade, tessuti, ceramiche, oggetti di vetro, oggetti per la tavola, mostre e produzioni teatrali. Instancabile ricercatore, cercava idee nelle grandi opere del passato e quando le scopriva, le pubblicava per aiutare e a stimolare gli altri sulla sua rivista “Domus” fondata nel 1928 e che ha diretto fino alla sua morte.
DIVANO / SOFA TECNO - D70 - Osvaldo Borsani, 1954 Il divano ad ali mobili D70 è uno dei pezzi più rappresentativi del design italiano e rappresenta uno dei vertici della progettazione “tecnologica” degli anni ‘50. Presentato nel 1953 alla X Triennale, rappresentò una spinta di avvicinamento tra il Design e il mondo della Produzione Industriale, premiato con il Diploma d’Onore. I prodotti simbolo come il divano D70 e la poltrona P40 sono esposti al MOMA (New York e San Francisco), al Victoria and Albert Museum (Londra), al Centre Georges Pompidou (Parigi), alla Neue Sammlung (Monaco), al Musée des Arts Décoratifs (Montreal e Parigi) ed alla Triennale di Milano. Come molti arredi degli anni ‘50, trae spunto dalla soluzione di un problema pratico sorto in occasione della progettazione di un arredo privato. Osvaldo Borsani inventò un meccanismo per cui il sedile può diventare schienale e viceversa; il divano può aprirsi completamente per diventare letto o chiudersi completamente per un miglior trasporto. È un divano ad ali mobili. Struttura: metallica, base in metallo verniciato in colore grigio piombo o nichel satinato. Imbottitura: in schiuma poliuretanica con rivestimento intercambiabile in tessuto o pelle.
THONET 150 anni fa il Michael Thonet, un ebanista austro-ungarico, si invento’ questa sedia, applicandovi una procedura di curvatura del legno, perfetta con quello di faggio, procedura da lui inventata e brevettata nel 1841. Nel 1859 la sedia, che prese il nome di The Thonet No.14 chair, fece la sua prima comparsa del mondo. Brahms la usava per scrivere le sue composizioni, Lenin prendeva le sue decisioni e nel 1925 venne esposta a L’Esprit Nouveau in occasione dell’Esposizione Internazionale di Parigi. Dal 1930 comincia la produzione di massa, con quote che hanno raggiunto i 50 milioni di pezzi. E attualmente, con accorgimenti piu’ moderni e nuove tecniche, continua la sua fortuna! Michael Thonet è uno dei protagonisti del design del periodo della Victorian Age. Falegname ed ebanista, nel 1830, iniziò esperimenti tecnici sulla curvatura del legno: inumidire elementi di legno cosi da poter rendere la piegatura più semplice (come i rametti freschi ricchi di linfa) e lasciarli essiccare in casseforme metalliche. Ottenne brevetti per questa tecnica in Francia, Inghilterra, Belgio e Austria. La n°14 è il prodotto che più diede a Thonet e alla sua società grande fama e prestigio. Messo in produzione nel 1855, composto da soli sei pezzi assemblati, lo schienale e le gambe posteriori sono composti da un unico pezzo, il sedile è impagliato con paglia di vienna, imitato da tutte le ditte che si sono ispirate alla tecnica thonet, è ancora oggi in produzione.