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BAUER MACCHINE ITALIA
from Perforare n.1/2021
by Perforare
La Nobiltà
delle Fondazioni
Autentico capolavoro per le fondazioni speciali made in Italy, quello dell’Îlot Pasteur. Negli spazi confinati di Montecarlo, Fondamenta e Icop hanno compiuto un’impresa da manuale che resterà negli annali. Protagoniste, le idrofrese BC 40 e il minicutter CBC 30
Un territorio come quello del Principato di Monaco è la metafora di una sfida che richiede di essere affrontata con le modalità più straordinarie dagli specialisti delle fondazioni speciali. Per Bauer Macchine Italia e per le imprese che si affidano alle macchine e ai valori di servizio della squadra tecnica di Mordano (Bo), questa metafora ha assunto nei mesi scorsi i contorni del coraggio e della massima perizia applicativa. Negli spazi di cantiere del progetto Îlot Pasteur - parte del programma di urbanizzazione monegasco che deriva dalla dismissione della vecchia linea ferroviaria - la prova tecnologica fornita dalla società monegasca Sogefon e dalle italiane Fondamenta e Icop ha rivelato tutte le potenzialità eccezionali di utilizzo dell’idrofresa in uno spazio estremamente confinato e con caratteristiche del terreno di notevolissima complessità.
Un’opera ambiziosa
Descriviamo il progetto urbanistico dell’Îlot Pasteur nel suo insieme, analizzandone il contesto di cantiere. L’area di intervento consiste in una zona lineare della lunghezza di 250 metri per 35 m di estensione in larghezza. Già dal principio delle lavorazioni, una delle sfide principali della realizzazione era quella di garantire la corretta integrazione tra la parete rocciosa del Jardin Exotique e il Rocher di Monaco-Ville, creando al contempo una continuità con l’îlot Canton (con immobili Jardin d’Apolline) e il futuro complesso îlot Charles III. La forma del grande immobile, alla fine, somiglierà a quella di una grande nave. All’interno dei 47 mila m² si insedieranno il nuovo College Charles III (una scuola media) per 1.500 studenti, dotato di palestra, piscina, auditorium e cucina centrale, il centro di smistamento postale, la sede di trasferimento per i rifiuti riciclabili, una sala polivalente comunale da 1.200 posti, la nuova mediateca comunale, una sala prove per eventi musicali, un anfiteatro da 300 spettatori, gli uffici della Direzione dell’Educazione Nazionale dello Sport e del Centro di Formazione Pedagogica, 7.700 m² dedicati a uffici statali e locali d’archivio e un parcheggio pubblico con 900 posti auto. L’esecuzione dell’opera è in capo a Fayat Monaco e diretta da Artelia Monaco e Socotec. Per le opere di fondazione, in particolare, è stato incaricato un pool composto dalle tre società Sogefon, Icop e Fondamenta.
Fasi di intervento
La complessità delle realizzazioni effettuate con l’impiego delle macchine Bauer per fondazioni e l’implementazione - per molti versi assolutamente inedita - dell’idrofresa BC 40 installata su un escavatore tralicciato BS 6100, ci viene descritta nei particolari dall’ingegner Paolo Muneretto di Fondamenta che ha seguito ogni fase esecutiva del diaframma perimetrale di base dell’insediamento realizzato per Îlot Pasteur. “Innanzitutto, guardando al fabbricato nel suo complesso, possiamo descriverne la struttura come quella di un edificio multipiano che occupa dimensionalmente una sorta di piccolo quartiere all’interno del Principato - ci spiega l’ingegner Muneretto, socio e consigliere di amministrazione dell’impresa milanese - L’opera contempla una parte fuori terra e una parte interrata fino a 12 metri di profondità dal piano strada (quindi, sotto il livello del mare). In considerazione di queste caratteristiche, il diaframma perimetrale doveva essere a tenuta stagna; quindi, gli stessi diaframmi, pur essendo realizzati con idrofresa, hanno contemplato, da progetto, anche un giunto waterstop. Normalmente l’idrofresa inserisce semplicemente i pannelli affiancati l’uno all’altro, in sequenza alternata di primari e secondari, conseguendo l’impermeabilizzazione tra un pannello e l’altro semplicemente scarificando, per qualche decina di centimetri, una piccola quantità del calcestruzzo gettato nei pannelli precedenti. In questo modo, il giunto risulta ‘pulito’ tra i vari pannelli del diaframma, senza il rischio che rimangano residui terrosi tra un pannello e l’altro”. Com’è spesso consuetudine per molte realizzazioni nel Principato, nonostante i diaframmi siano realizzati con l’idrofresa, è richiesto comunque il giunto waterstop, inserito attraverso una palancola metallica che ne contiene la struttura in PVC. “Lavorando con l’idrofresa, la complicazione non è da poco, dal momento che è necessario scavare i pannelli secondari in presenza di questa palancola metallica - rimarca Muneretto - La precisione di scavo in questo caso è fondamentale. Tra i getti dei diaframmi, a questo punto, vi è il setto impermeabile
Vincoli di sostenibilità rispettati alla lettera
Il contesto di cantiere monegasco, in generale, prevede un regolamento molto stringente riguardo ai limiti di inquinamento acustico ed emissioni inquinanti, proprio in considerazione della grande densità abitativa. L’area di cantiere dell’Îlot Pasteur, quindi, è stata dotata di veri e propri microfoni per la rilevazione degli stessi limiti di rumorosità in relazione alle macchine e alle attrezzature di fondazione. Il cantiere stesso è stato attrezzato con una serie di barriere antirumore mobili distribuite di volta in volta nelle zone di lavorazione dei diaframmi. Bauer ha sempre posto un’attenzione straordinaria alle tecnologie di riduzione dell’inquinamento acustico e del CO2 con macchine sviluppate e prodotte negli ultimi anni seguendo la progettualità più sostenibile. L’esempio è dato proprio dal minicutter, dotato - come già dicevamo sopra - di una nuova centralina che consente emissioni sonore contenute e di un catalizzatore di ultima generazione in grado di ridurre notevolmente le emissioni inquinanti. Va rimarcato il fatto che anche il sistema operativo più tradizionale composto dal carro base BS 6100 e dall’idrofresa BC 40 testimonia già l’attenzione annosa di Bauer a un controllo del livello di emissioni nettamente superiore agli standard di mercato. in PVC, solidarizzato da una parte con il cosiddetto pannello primario e dall’altra con il pannello secondario. Quando la fresa scarifica il pannello primario, la verticalità è molto importante per ottenere diaframmi perfettamente allineati. Soprattutto in questo caso dove, a seconda della zona (in un cantiere piuttosto esteso in lunghezza, 250 m), il terreno monegasco presenta una variabilità frequente passando dalla falesia (con calcari ad altissima resistenza) a terreni più fratturati (persino argillosi e marnosi). Lavorando in presenza della palancola, quindi, l’operatività è risultata molto complicata, non tanto per la profondità
dei pannelli - nell’ordine dei 27-28 m -, ma per l’assidua presenza di roccia che intimava, nell’esecuzione dei diaframmi, al fine della perfetta rimozione successiva della palancola metallica, un allineamento indefettibile dei pannelli”.
Prova di audacia
La complicazione principale del cantiere, per la parte perimetrale realizzata, è consistita in un’autentica necessità da risolvere in modo calcolato ma assolutamente inconsueto. Lo spiega ancora Muneretto, con un orgoglio che richiede misura alle parole descrittive. “Il cantiere costeggia fabbricati pregressi nella cui costruzione sono stati utilizzati dei tiranti - spiega l’ingegnere di Fondamenta - Questi tiranti invadevano in modo diffuso l’area del nuovo cantiere - in alcune zone avevano la consistenza addirittura di barre d’acciaio del diametro di 32-40 mm, in altri punti si trattava di tipologie comunque di estrema robustezza, a dodici trefoli. Questa problematica ha costituito l’elemento più critico che abbiamo dovuto affrontare nel cantiere. La scelta di intervento prescelta, quella senz’altro più opportuna, è stata quella di utilizzare le macchine da pali con idrofresa per realizzare la bonifica tagliando direttamente i tiranti. Una scelta davvero sofferta perché l’idrofresa è fatta per scavare nel terreno e non per tagliare manufatti d’acciaio da tre a cinque livelli. Tenendo in conto tra l’altro una frequenza di ricambi a ritmi straordinari sotto il profilo dell’usura di parti come i denti, gli utensili, la sostituzione anticipata di ruote e in generale di tutti gli utensili di scavo, dai motoriduttori, ai parastrappi ammortizzatori, dalle attrezzature di taglio alle scatole di aspirazione, fino ai filtri sollecitati in modo del tutto anormale rispetto all’uso tipico di un’idrofresa. In questo caso, il supporto di Bauer Macchine Italia ha costituito la pietra d’angolo per la for-
nitura programmata delle parti e una modalità di assistenza e fornitura di ricambi encomiabile”.
Idrofrese di eccellenza
Le lavorazioni di Fondamenta nel cantiere dell’Îlot Pasteur hanno costituito un binomio d’eccellenza con l’intervento di Icop che ha impiegato utilmente una speciale idrofresa compatta di Bauer in grado di realizzare diaframmi con particolari vincoli in altezza (in un range di circa 5.000-6.000 mm, come richiesto in diverse fasi del cantiere monegasco) - denominata CBC 30 Low Headroom Silent Cutter -, insediandosi per lo scavo in spazi molto ridotti grazie alla rotazione del cutter fino ai 90°. La nuova centralina implementata su questa idrofresa compatta ha ridotto notevolmente le emissioni sonore e l’allestimento supplementare di un catalizzatore di ultima generazione ha contribuito a minimizzare le emissioni inquinanti. Andrea Ruggero, Sales Area Manager di Bauer Macchine Italia, ci descrive l’unicità di questa attrezzatura. “La CBC 30 è una minifresa particolare, definita anche minicutter - rivela Ruggero - Normalmente la metodologia dell’idrofresa prevede l’attrezzatura montata su una perforatrice o su un escavatore tralicciato, per applicazioni ad altezze notevoli e senza limiti. L’idrofresa BC 40 in uso da Fondamenta, allestita su un carro base molto robusto del modello Bauer BS 6100 - con sistema di tensionamento dei tubi flessibili (HTS) che convoglia il tubo fanghi e i tubi idraulici nello scavo tramite bozzelli - rappresentava in questo cantiere un aspetto rilevante della tecnologia Bauer con idrofresa. Il sistema minicutter messo in campo da Icop ha invece il primato, come dicevamo, dell’idrofresa più compatta che Bauer abbia mai realizzato, valorizzata in questo caso dal sistema HDS, che prevede l’avvolgimento dei tubi convogliatori e idraulici su due grandi tamburi azionati idraulicamente, con l’utile riduzione dell’altezza del braccio e della capacità effettiva richiesta alla macchina base per altezze molto limitate. Un fenomeno, praticamente, che ha avuto il suo palcoscenico d’eccezione più attuale proprio negli spazi confinati del Principato”.