Anno 9 numero 69. Maggio 2009. € 4,00
valori Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità
Supplemento > Manifesto per la riforma della finanza e dell’economia
IAN BERRY / MAGNUM PHOTOS
Fotoreportage > Acqua
Dossier > Dopo il depauperamento torna sulla scena il neocolonialismo
Attacco alla Terra Finanza > La piattaforma off shore della ragnatela societaria dell’Eni Economia solidale > Le Banche del tempo contro la crisi. Anche culturale Internazionale > Reportage dal Forum mondiale dell’acqua Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P. e I.R.
| editoriale | Regione Toscana Diritti Valori Innovazione Sostenibilità
mostra-convegno internazionale
terrafutura
La terra
e il senso del limite di Carlo Petrini
buone pratiche di vita, di governo e d’impresa verso un futuro equo e sostenibile
L
firenze - fortezza da basso
abitare
29-31 maggio 2009
produrre coltivare
VI edizione ingresso libero • appuntamenti culturali • aree espositive • laboratori • animazioni e spettacoli
agire
governare
Terra Futura 2009 è promossa e organizzata da Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus per conto del sistema Banca Etica (Banca Etica, Etica SGR, Rivista “Valori”), Regione Toscana e Adescoop-Agenzia dell’Economia Sociale s.c. È realizzata in partnership con Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete, Legambiente. In collaborazione e con il patrocinio di Provincia di Firenze, Comune di Firenze, Firenze Fiera SpA, AIAB-Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica, AIEL-Associazione Italiana Energia dal Legno, Alleanza per il Clima, ANCI-Associazione Nazionale Comuni Italiani, APER-Associazione Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili, Associazione Cultura & Progetto Sostenibili, AUSER, AzzeroCO2, Centro SIeCI-Mani Tese, CGIL Nazionale-Dipartimento Welfare e Nuovi Diritti, CIA-Confederazione italiana agricoltori, CNCA-Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, Coordinamento Agende 21 locali italiane, Coordinamento Nazionale Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, ENEA-Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente, Fairtrade Italia, Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali, Federbio-Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica, FIBA-CISL, Forum Ambientalista, GIFI-Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane, ICEA-Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale, Istituto Italiano della Donazione, Lega delle Autonomie Locali, Kyoto Club, Metadistretto Veneto della Bioedilizia, Parlamento Europeo - Ufficio d’Informazione per l’Italia, Rete di Lilliput, Multiutility, Rete Nuovo Municipio, Touring Club Italiano, UISP-Unione Italiana Sport Per tutti, UNCEM-Unione Nazionale Comuni Comunità Enti montani, UNDP-United Nations Development Programme, UNEP-United Nations Environment Programme, UPI-Unione delle Province d’Italia, Valore Sociale, Wuppertal Institut, WWF. Media partner: Valori, AGImondoONG, Arcoiris Tv, Asca, Carta, Ecoradio, IPS-Inter Press Service, La Nuova Ecologia, Left, Radio Popolare Network, Redattore Sociale, Unimondo, Vita-non profit magazine.
Relazioni istituzionali e Programmazione culturale Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus via N.Tommaseo, 7 - 35131 Padova tel. +39 049 8771121 fax +39 049 8771199 email fondazione@bancaetica.org
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www.terrafutura.it
L’AUTORE Carlo Petrini
Nato a Bra (Cuneo) nel 1949. Nel suo passato studi di sociologia e un background di impegno in politica e nell’associazionismo. Ha fondato Slow Food, di cui è presidente e che conta circa 80 mila soci nel mondo, la prima Università di Scienze Gastronomiche e Terra Madre. Nel 2008 è comparso, unico italiano, nell’elenco delle “Cinquanta persone che potrebbero salvare il mondo”, redatto dal quotidiano The Guardian.
A TERRA È IL NOSTRO IERI E IL NOSTRO DOMANI.
Negli ultimi cinquant’anni è stata abbandonata, la popolazione contadina è scesa dal 50% al 4%. È stata ferita, consumata, ricoperta di cemento. Una sistematica distruzione del paesaggio e delle aree a produzione agricola, per inseguire l’industrializzazione del modello agricolo: grandi quantità, uniformità, concentrazione e priorità alle esigenze di chi vende piuttosto che a quelle di chi coltiva e consuma. Un concetto fondamentale, rispettato per secoli, era il governo del limite: fino a un certo punto si poteva sfruttare la terra, trarne beneficio, ricavarne ricchezza. Oltre no. Questo limite è stato infranto, abbattuto, anzi peggio, dimenticato. Aver trasferito la logica industriale all’agricoltura è stato un paradosso. La produzione industriale di cibo è il primo responsabile del disastro ambientale attuale. Sono stati distrutti ecosistemi, inquinate falde acquifere, distrutta la biodiversità. E il paradosso è che, anche da un punto di vista economico, il valore prodotto è diminuito. Ma la terra è il nostro domani. E l’agricoltura può rappresentare una via d’uscita dalla crisi. Se ne sono accorte alcune avanguardie politiche. Come il nuovo presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che nel suo programma per l’agricoltura ha voluto incoraggiare tramite detassazioni e finanziamenti agevolati i giovani a diventare agricoltori; incentivare l’agricoltura locale, sostenibile e biologica; promuovere le energie rinnovabili; assicurare la copertura della banda larga nelle aree rurali; migliorare le infrastrutture nelle campagne ed estendere l’obbligo di indicare l’origine degli alimenti in etichetta. E se ne sono accorti i grandi speculatori, che, in questi momenti di crisi, guardano alla terra, alla natura, alle risorse rinnovabili e alla produzione di cibo come quell’economia reale a cui aggrapparsi e fanno a gara per accaparrarsele. Chi ha sfruttato e vilipeso il Pianeta, ha generato la crisi finanziaria, ha fatto miliardi con pratiche insostenibili, oggi si getta a capofitto nell’acquisizione selvaggia di terre e fonti d´acqua. È il momento di tornare a guardare la terra per quello che è: non un’industria, ma un patrimonio, un bene comune. Bisogna tornare a un’agricoltura su piccola scala, all’attenzione per il territorio, per l’economia locale, imboccando così la direzione opposta alla finanziarizzazione sfrenata degli ultimi anni. Bisogna scegliere soluzioni che individuano percorsi territoriali, cicli brevi, potenziamento delle filiere corte, delle reti e delle economie locali: soluzioni leggere, rapide, partecipate ed immediatamente efficaci Questa attenzione alla natura, all’ambiente, alle tradizioni agricole può essere scambiata per un approccio troppo sentimentale, una nostalgia del mondo antico, che non rispecchia le dinamiche dell’economia moderna. Niente di più sbagliato perché l’innovazione non è altro che una tradizione ben riuscita. Recuperare il patrimonio di conoscenze e renderlo attivo e positivo è la più grande attività di innovazione possibile. Dobbiamo rivendicare la modernità dei saperi tradizionali. Permetterebbe di avere un’economia più sana e una società più efficiente. Il popolo sumi è stato chiamato lappone dagli svedesi e la traduzione di lappone è straccione. Ebbene questo popolo di straccioni, cacciato nel profondo nord aveva elaborato una sua spiritualità e una sua cosmologia per cui considerava la Terra una sfera che gira attorno al sole mille anni prima di galileo.
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ANNO 9 N.69
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MAGGIO 2009
| valori | 3 |
| sommario |
in libreria nel mese di maggio
valori
Serge Latouche
Ezra Pound
Marc Augé
Breve trattato sulla decrescita serena
L’ABC dell’economia
Il bello della bicicletta
«Temi 176», pp. 135, € 9,00
Introduzione di Giorgio Lunghini
«incipit 41», pp. 80, € 9,00
anno 9 numero 69 Registro Stampa del Tribunale di Milano n. 304 del 15.04.2005
Massimo Recalcati
editore
«Universale Bollati Boringhieri 580», pp. 165, € 13,00
Serge Latouche
Come sopravvivere allo sviluppo
Hyman P. Minsky
Dalla decolonizzazione dell’immaginario economico alla costruzione di una società alternativa
Keynes e l’instabilità del capitalismo
Melanconia e creazione in Vincent Van Gogh
Introduzione di Riccardo Bellofiore
«incipit 38», pp. 147 con 8 ill. f.t. a colori, € 10,00
«Universale Bollati Boringhieri 581», pp. xlviii-233 € 18,00
Peter Ho Davies
«Temi 152», pp. 105, € 10,00
La ragazza gallese
Giulio Sapelli
Michael Jakob
La crisi economica mondiale
Il giardino allo specchio
Dieci considerazioni Postfazione di Giuseppe De Lucia Lumeno
Percorsi tra pittura, cinema e fotografia
Jean-Luc Nancy
«Oltre i Giardini», pp. 109, € 16,00
Sull’amore
«Varianti», pp. 344, € 17,00
Hansjörg Küster
www.valori.it
Società Cooperativa Editoriale Etica Via Copernico, 1 - 20125 Milano promossa da Banca Etica soci
Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Arci, FairTrade Italia, Mag 2, Editrice Monti, Fiba Cisl Nazionale, Cooperativa Sermis, Ecor, Cnca, Fiba Cisl Brianza, Federazione Autonoma Bancari Italiani, Publistampa, Federazione Trentina delle Cooperative, Rodrigo Vergara, Circom soc. coop., Donato Dall’Ava consiglio di amministrazione
Introduzione di Matteo Bonazzi
«Temi 183», pp. 64, € 7,00
maggio 2009 mensile
Ugo Biggeri, Stefano Biondi, Pino Di Francesco Fabio Silva (presidente@valori.it), Sergio Slavazza direzione generale
Giancarlo Roncaglioni (roncaglioni@valori.it)
«Sguardi 5», pp. 59, € 8,00
collegio dei sindaci
Giuseppe Chiacchio (presidente), Danilo Guberti, Mario Caizzone
Franco Lolli La depressione
Storia dei boschi Dalle origini a oggi
Marco Aime e Emanuele Severino
direttore editoriale
«Temi 186», pp. 135, € 12,00
«Oltre i Giardini», pp. 276, € 26,00
Il diverso come icona del male
Ugo Biggeri (biggeri.fondazione@bancaetica.org)
«Sguardi 6», pp. 53, € 8,00
direttore responsabile
Marta Dassù
Derek Denton
redazione (redazione@valori.it)
Le emozioni primordiali
Alberto Berrini
«incipit 37», pp. 149, € 10,00
Gli albori della coscienza Prefazione di Jean-Pierre Changeux
Come si esce dalla crisi
Andrea Cavalletti
«Saggi. Scienze», pp. 350 con 15 ill. f.t. a colori, € 35,00
Mondo privato e altre storie
Andrea Di Stefano (distefano@valori.it)
Classe
«Temi 184», pp. 113, € 12,00
Luigi Zoja
Via Copernico, 1 - 20125 Milano Paola Baiocchi, Andrea Barolini, Francesco Carcano, Matteo Cavallito, Emanuele Isonio, Michele Mancino, Mauro Meggiolaro, Andrea Montella, Jason Nardi, Elisabetta Tramonto progetto grafico e impaginazione
Francesco Camagna (francesco@camagna.it) Simona Corvaia (simona.corvaia@gmail.com)
«incipit 40», pp. 157, € 9,00
Stephen Hawking e altri
Contro Ismene
Cosmologia e gravitazione
Considerazioni sulla violenza
fotografie
Daniela de Robert
Edizione italiana a cura di Piero Galeotti
«Temi 185», pp. 150, € 12,00
stampa
Frontiere nascoste
«Saggi. Scienze», pp. xxii-228, € 30,00
Storie ai confini dell’esclusione sociale
Algostino, Bertuzzi, Cecotti, Collotti, D’Alessio, Miletto, Pupo, Todero, Troha, Verginella, Vinci
«Varianti», pp. 143, € 15,00
Wojciech Górecki
Dall’Impero austro-ungarico alle foibe
La terra del vello d’oro
Conflitti nell’area alto-adriatica
Viaggi in Georgia Introduzione di Paolo Rumiz
«Nuova Cultura 203», pp. 298 con 30 ill. f.t., € 24,00
«Varianti», pp. 141, € 14,00
Michael Baxandall
Parole per le immagini
Martin Pollack
Luce Irigaray
Condividere il mondo «Temi 187», pp. 130, € 14,00
Fabrizio Bartaletti
Le aree metropolitane in Italia e nel mondo Il quadro teorico e i riflessi territoriali «Nuova Cultura - Introduzioni 211», pp. 204 con 35 cartine e 14 tabelle nel testo, € 16,00
L’arte rinascimentale e la critica Edizione italiana a cura di Francesco Peri
Jean Fallot
«Varianti», pp. 244, € 22,00
«Nuova Cultura 204», pp. 210 con 25 ill. f.t. a colori € 25,00
A cura di Barbara Chitussi
Adrian Desmond e James Moore
Paolo Jedlowski
L’autunno delle libertà
Assassino del padre Il caso del fotografo Philipp Halsmann
Vita di Charles Darwin
Il racconto come dimora
«Universale Bollati Boringhieri 578», pp. xx-927 con 47 ill. f.t., € 27,00
Giorgio Agamben
Carlo Sini
Il Regno e la Gloria Per una genealogia teologica dell’economia e del governo «Universale Bollati Boringhieri 579», pp. 333 con 16 ill. f.t. a colori, € 18,00
Heimat e le memorie d’Europa «Nuova Cultura - Introduzioni 205», pp. 158, € 15,00
Il pensiero dell’Egitto antico «Nuova Cultura - Introduzioni 212», pp. 165, € 15,00
Lettere ad Ada in morte di Piero Gobetti A cura di Bartolo Gariglio «Nuova Cultura - Introduzioni 213», pp. xxxviii-302 € 15,00
L’uomo, la macchina, l’automa
Slavoj Zˇizˇek
Lavoro e conoscenza tra futuro prossimo e passato remoto
Come leggere Lacan
«Nuova Cultura - Introduzioni 210», pp. 124, € 14,00
«Nuova Cultura - Introduzioni 217», pp. 128, € 15,00
Bollati Boringhieri editore
Publistampa Arti grafiche Via Dolomiti 12, Pergine Valsugana (Trento) abbonamento annuale ˜ 10 numeri
Euro 35,00 ˜ scuole, enti non profit, privati Euro 45,00 ˜ enti pubblici, aziende Euro 60,00 ˜ sostenitore abbonamento biennale ˜ 20 numeri Euro 65,00 ˜ scuole, enti non profit, privati Euro 85,00 ˜ enti pubblici, aziende come abbonarsi I carta
di credito sul sito www.valori.it sezione come abbonarsi Causale: abbonamento/Rinnovo Valori I bonifico bancario c/c n°108836 - Abi 05018 - Cab 01600 - Cin Z Iban: IT29Z 05018 01600 000000108836 della Banca Popolare Etica Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 Milano Causale: abbonamento/Rinnovo Valori + Cognome Nome e indirizzo dell’abbonato I bollettino postale c/c n° 28027324 Intestato a: Società Cooperativa Editoriale Etica, via Copernico 1 - 20125 Milano Causale: abbonamento/Rinnovo Valori È consentita la riproduzione totale o parziale dei soli articoli purché venga citata la fonte. Per le fotografie di cui, nonostante le ricerche eseguite, non è stato possibile rintracciare gli aventi diritto, l’Editore si dichiara pienamente disponibile ad adempiere ai propri doveri.
Guida all’immaginario postmoderno
corso Vittorio Emanuele II, 86 - 10121 Torino telefono 011 5591711 fax 011 543024 www.bollatiboringhieri.it e-mail: info@bollatiboringhieri.it
Ian Berry (Magnum Photos), Tina Mastrolonardo
Carta ecologica Fedrigoni Symbol Freelife Satin FSC Misto, sbiancata senza cloro, con cellulosa da foreste certificate in conformità alle norme FSC. Il Forest Stewardship Council (FSC) garantisce tra l’altro che legno e derivati non provengano da foreste ad alto valore di conservazione, dal taglio illegale o a raso e da aree dove sono violati i diritti civili e le tradizioni locali. Publistampa Arti grafiche è certificata FSC Chain of Custody CQ-COC-000016.
IAN BERRY / MAGNUM PHOTOS
in libreria
Thar Parkar, un pozzo nel deserto del Sind, l’unica fonte di acqua per gli abitanti del villaggio.
Pakistan, 1993
globalvision
7
fotoreportage. Acqua
8
dossier. Le mani sulla terra Questione di business. La finanza all’attacco Terzo Mondo: avere fame costa sempre di più Agricoltura, insospettabile eco-bomba Ogm, vittoria dei piccoli contro la Monsanto Il clima cambia, le assicurazioni ringraziano Ripartire dal territorio Terra Futura: buone pratiche anti-crisi Vandana Shiva: «Il nuovo sapere unisce scienza e tradizione»
finanzaetica
16 18 20 20 22 24 24 26 27
Eni: grande impresa, grande elusione Grameen Bank presto in Italia. La banca del villaggio arriva in Occidente I mafiosi dalla faccia pulita Il presidente del Fondo pensione di Deutsche Bank scrive, Valori risponde
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finanzaislamica
41
economiasolidale
42 44 47 49 50
Banche senza soldi per combattere la crisi Imprenditori immigrati crescono. Di necessità virtù Studiare in Italia: una corsa a ostacoli Fundraising: un gioco molto serio
internazionale Di cosa è fatta l’acqua? Diritti, pace e cultura Leyla Zana, voce per la pace in Kurdistan Italia: le corporation non moriranno di sete
54 56 59 60
lavanderia
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altrevoci
66
indiceverde
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utopieconcrete
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LETTERE, CONTRIBUTI, ABBONAMENTI COMUNICAZIONE E AMMINISTRAZIONE
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| globalvision |
G20
Il Vecchio Continente che non c’è di Alberto Berrini
MEDIA USA HANNO GIUDICATO DELUDENTE E INADEGUATO IL RECENTE G20. Al contrario la stampa europea ha espresso valutazioni complessivamente positive sul vertice di Londra. La disparità di giudizio ha una sua precisa giustificazione. Per l’Europa il tema fondamentale riguardava “le regole”, vale a dire l’introduzione di nuove norme per la regolamentazione dei mercati finanziari. In questo ambito particolarmente significativo è l’annuncio di un’azione contro i paradisi fiscali (la cui lista non è però esente da difetti e contraddizioni), così come l’idea di rinunciare alla cattiva abitudine dei Paesi di farsi concorrenza attraverso l’adozione di regole sempre più permissive (si pensi al caso dei derivati per attirare più capitali e attori finanziari nella City londinese). Provvedimenti importanti, ma la cui valutazione deve attendere la loro concreta applicazione, per stimarne la reale efficacia. Le attese statunitensi riguardavano invece gli stimoli alla crescita economica. Da questo punto di vista i tiepidi giudizi sono più che giustificati: il G20 aggiunge poco o nulla alle decisioni già prese dai singoli governi. Si è parlato di 1.100 miliardi di dollari, ma di questi solo 250 non rientrerebbero a vario titolo in programmi già varati. In ogni caso si tratta di cifre molto inferiori a quelle stanziate per il salvataggio delle istituzioni creditizie coinvolte nella crisi e probabilmente non sufficienti se commisurate alla gravità della turbolenza economica in atto. La debolezza dell’iniziativa del G20 in questo ambito Il G20 non ha tracciato è stata in Europa sottovalutata per almeno tre ordini i contorni del nuovo ordine di motivi. economico globale. Il rischio, La crisi, nonostante qualche timido segnale positivo, ora, è che a decidere siano è tutt’altro che finita. L’azione pubblica rimane decisiva. solo Usa e Cina: l’Europa sta Come ha ricordato Samuelson, “le regole non creano sottovalutando la questione posti di lavoro”. Al contrario, senza l’intervento statale, la crisi potrebbe ulteriormente prolungarsi e, con essa, i suoi danni sociali. Occorre evitare, o per lo meno limitare, le conseguenze destabilizzanti per l’economia internazionale, e dunque anche per l’Europa, della politica economica americana, messa in atto per contrastare la crisi. Il potenziale inflazionistico della politica fiscale e di quella monetaria statunitense può essere ridotto solo affiancando lo sforzo americano per far ripartire la crescita. Ciò che l’Europa risparmia oggi in termini di spesa pubblica potrebbe essere pagato, con gli interessi, domani, in termini di inflazione, che (via dollaro) riguarderebbe l’intera economia internazionale. Ed è proprio il futuro ruolo del dollaro nel sistema monetario internazionale che rende poco lungimirante l’atteggiamento europeo di fronte alla crisi. Quest’ultima ha di fatto messo in discussione il ruolo della moneta americana come “valuta di riserva internazionale”. Le perplessità europee verso l’aiuto richiesto da Obama spingono ulteriormente gli Stati Uniti a farne una questione “a due” con la Cina. Quest’ultima sta infatti cercando, attraverso la riforma del Fondo monetario internazionale, di introdurre una nuova valuta globale, da anteporre progressivamente al dollaro. In breve, è in gioco la costruzione di un nuovo ordine monetario internazionale, la nuova Bretton Woods di cui tanto si parla. Il rischio è che diventi una questione da G2 (Stati Uniti e Cina). In realtà è un tema da G3. Ma l’Europa per ora non c’è.
I
PUBB ECOR
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ANNO 9 N.69
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MAGGIO 2009
| valori | 7 |
| fotoreportage |
> Acqua foto di Ian Berry / Magnum Photos
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| 8 | valori |
iù di un miliardo e 200 milioni di persone non ha accesso sufficiente a fonti di acqua pulita e quasi altri due miliardi di esseri umani vivono senza servizi igienici. Entro il 2030, a causa dei cambiamenti climatici e della rapida crescita demografica, quasi la metà della popolazione del pianeta vivrà in regioni ad alto stress idrico. Con queste premesse, è giocoforza che la pace nel mondo nei prossimi anni passerà dai rubinetti dell’acqua. Il tema è stato al centro del quinto World Water Forum, organizzato dal Consiglio mondiale dell’acqua, sulle rive del Bosforo, in Turchia. Al Forum si sono fronteggiate due concezioni diametralmente opposte: da una parte quella di chi sostiene che l’acqua è un bene comune inalienabile, un diritto del pianeta e dell’umanità, che non può sottostare a interessi privati o di singoli Stati. Dall’altra parte c’erano (quasi tutti) i membri del Consiglio mondiale dell’acqua, e le grandi corporation che, sostenute dalle politiche di alcuni Paesi, vedono nell’acqua uno strumento di profitto e un’occasione di dominio. Accanto all’evento ufficiale, i movimenti per l’acqua hanno dato vita all’International Water Day, un forum alternativo, uno spazio aperto nel quale le istituzioni sono state chiamate a sostenere il carattere pubblico e il diritto universale dell’accesso all’acqua. In quell’occasione, capi di Stato e governanti, soprattutto del Sudamerica, si sono confrontati sui cambiamenti delle loro Costituzioni per associare l’acqua al bene comune. Sono stati però gli amministratori delle città, Parigi e Siviglia in particolare, a portare la testimonianza più gradita all’assemblea, descrivendo le autentiche vittorie popolari, dal basso, delle loro comunità che si sono riprese, assieme alla ripubblicizzazione degli acquedotti, il significato della vita e una più consapevole relazione con la natura. La contesa dell’acqua tra pubblico e privato, goccia dopo goccia, bagna anche lo scacchiere locale. Le «truppe schierate in Turchia» hanno fatto riecheggiare i loro colpi anche in Lombardia, tanto che il Comitato Italiano del Contratto Mondiale per l’Acqua, che aveva manifestato a Istanbul per affermarne la natura di diritto, ha chiesto che la prossima assemblea dell’Ato (Ambito territoriale omogeneo) milanese sia chiamata ad esprimersi su un preciso impegno che preveda: l’annullamento della delibera del 2004 (Giunta Colli) relativa al collocamento sul mercato di una quota azionaria del 40 per cento delle società di erogazione; la proposta di affidamento delle attività di erogazione e di gestione ad una unica società patrimoniale a totale capitale pubblico, da attuarsi secondo le modalità previste dalla legge regionale n. 1 del 2009, che rappresenta una vittoria di chi ha a cuore la tutela dei beni comuni. ANNO 9 N.69
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MAGGIO 2009
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IAN BERRY / MAGNUM PHOTOS
Fa parte dei nostri bisogni primari, è il principale componente del corpo umano, è fonte di salute e anche di piacere. Eppure per il capitalismo l’acqua è una merce come tutte le altre, di cui disporre a proprio piacimento, a nome dell’umanità. Anche se questo vuol dire provocare carestie e guerre.
L’AUTORE Ian Berry è nato in Inghilterra, nel Lancashire. Ha costruito la sua fama nel Sud Africa,lavorando per il Daily Mail e poi per il magazine Drum. È stato l’unico fotografo a documentare il massacro di Sharpeville nel 1960, e le sue foto sono state utilizzate nel processo per provare l’innocenza delle vittime. Nel 1962 Henri Cartier-Bresson ha proposto a Berry di far parte dell’agenzia Magnum.
Nel 1964 Berry viene chiamato a Londra dall’Observer Magazine. Da quel momento ha girato il mondo documentando l’invasione russa della Cecoslovacchia; i conflitti in Israele, Irlanda, Vietnam e Congo; la carestia in Etiopia e l’apartheid in Sud Africa. La maggior parte del lavoro raccolto in Sudafrica è stato pubblicato in due libri “Black and Whites: L’Afrique du Sud” (con la prefazione dell’allora presidente francese François Mitterrand), e “Living Apart” (1996).
Ian Berry ha lavorato per National Geographic, Fortune, Stern, Geo, Esquire, Paris-Match e Life. Berry ha anche documentato i cambiamenti sociali e politici in Cina e nell’ex URSS. Recenti progetti l’hanno portato a ripercorrere, per la rivista Traveler, la Strada della seta attraverso Turchia, Iran, Asia centro-meridionale e Cina del Nord. Ha fotografato Berlino per il supplemento di Stern, la Diga delle tre gole in Cina per il Telegraph, e la Groenlandia per un libro sul clima.
Sokcho. I bagnanti si rilassano nelle piscine interne, con cascate e getti d’acqua, del Sorak Waterpia resort.
Corea, 2007
> Acqua
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ANNO 9 N.69
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MAGGIO 2009
| valori | 9 |
Sopra, Vilagarcia de Arousa. Il 16 agosto, in coincidenza con la festa di San Roque, 15 minuti dopo la cerimonia religiosa, ha inizio il gran festival dell’acqua. La folla nelle strade viene bagnata con 30 tonnellate di acqua lanciata da autopompe, idranti e secchi. A destra, nella foto grande, Kibangiro. Profughi, in un campo ai confini del Ruanda, aspettano di rifornirsi di acqua. Sotto, Maharashtra, Mumbai (Bombay). Giovani si divertono sul lungomare a farsi bagnare dalla pioggia del monsone e dagli spruzzi delle onde.
Spagna, 2003 / Ruanda, 2003 / India, 1999
| 10 | valori |
IAN BERRY / MAGNUM PHOTOS
> Acqua
ANNO 9 N.69
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MAGGIO 2009
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ANNO 9 N.69
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MAGGIO 2009
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| fotoreportage | IAN BERRY / MAGNUM PHOTOS
| fotoreportage |
A sinistra, Transvaal del Nord. La siccità ha trasformato i terreni coltivati in campi polverosi. Sopra, Sichuan, Wanxian, bambini giocano nel fango del fiume Yangtze prima che la valle e la città di Wanxian siano sommersi a causa della Diga delle tre gole. Lucerna, Sempachersee: nell’immagine controsole della coppia che pesca, il tramonto rende le acque del lago dorate.
Sud Africa, 1984 / Groenlandia, 2004 / Cina, 2002 / Svizzera, 2003
> Acqua
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ANNO 9 N.69
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ANNO 9 N.69
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| valori | 13 |
Sopra, Saratak (Armenia). Un bambino torna a casa da scuola usando le condotte dell’acqua per fare l’equilibrista. A destra, nella foto grande, Suwadi al Batha vicino a Muscat. Un uomo riporta a terra il suo cammello, al tramonto, dopo averlo fatto esercitare in mare. Sotto, Gloucestershire: attrezzatura da canoista e salvagente durante l’inondazione di Tewkesbury, nell’estate del 2007.
Armenia, 2000 / Oman, 2004 / Inghilterra, 2007
| 14 | valori |
IAN BERRY / MAGNUM PHOTOS
> Acqua
ANNO 9 N.69
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| valori | 15 |
dossier
Questione di business. La finanza all’attacco >18 Terzo Mondo: avere fame costa sempre di più >20 Agricoltura, insospettabile eco-bomba >20 Ogm, i piccoli vincono contro la Monsanto >22 Il clima cambia, le assicurazioni ringraziano >24 Ripartire dal territorio >24 Terra Futura: buone pratiche anti-crisi >26 Vandana Shiva: «Il nuovo sapere con scienza e tradizione» >27 IAN BERRY / MAGNUM PHOTOS
a cura di P. Baiocchi, A. Barolini, U. Biggeri, M. Cavallito, D. Di Simine, M. Meggiolaro, E. Tramonto
Kishoreganj, vicino a Khaliajuri. Un lungo ponte di bambù unisce alla terra un villaggio ridotto ad isola, durante il monsone.
Bangladesh, 2000
Nuovo colonialismo
Le mani sulla terra
Fondi di investimento e gruppi industriali comprano terreni in tutto il mondo: i loro prezzi salgono, come quelli delle materie prime alimentari. La partita è il diritto al cibo, ma non è un gioco
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Questione di business La finanza all’attacco
di Matteo Cavallito
«Q
uando guadagnano più soldi gli abitanti dei Paesi in via di sviluppo non acquistano un televisore con megaschermo; acquistano più cibo». Ian
Watson ha le idee chiare. Chiamato a presiedere un fondo di investimento che già controlla centomila acri di terra in Brasile, l’ex gestore del fondo “metallifero” Galahad Gold, ha espresso in modo chiaro la logica dell’investimento: in un periodo di paura e di crisi endemica il mercato deve affidarsi alle certezze e il bisogno di cibo è una di queste. Secondo il Financial Times, Agrifirma, questo il nome del fondo, ha raccolto la bellezza di 154 milioni di dollari da un gruppo di investitori guidati dalla famiglia Rothschild e da un altro noto operatore, il finanziere Jim Slater.
L’attacco alla Terra è pronto: operatori finanziari e industriali stanno facendo incetta di terreni agricoli in una nuova corsa di sapore colonialista che schiaccia i piccoli produttori e soprattutto pregiudica l’accesso al cibo | 18 | valori |
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L’obiettivo del fondo? Semplice: comprare quanta più terra possibile in giro per il mondo, nella convinzione che il prezzo sarà destinato a salire. Quella di Agrifirma non è certo una strategia isolata. In un contesto di crisi generale, quello sui terreni agricoli sembra uno dei pochi investimenti sicuri in un orizzonte di medio-lungo periodo. Alle volte c’è la speranza speculativa dei fondi, in altri casi c’è il progetto espansionistico delle società interessate a trasformare il frutto della coltivazione in biocarburanti, in altri ancora c’è semplicemente il bisogno di cibo da parte di quei Paesi che, pur a fronte di uno sviluppo invidiabile, restano privi di autosufficienza alimentare. E così tutti comprano la terra e per i Paesi del Terzo mondo, bisognosi di capitale straniero e privi di capacità negoziale, aprire le porte agli investitori diventa l’unica opzione.
Abbiamo fame! I nuovi giganti Cina e India, ma anche i supertech giapponesi e sudcoreani e i ricchissimi arabi che non possono certo sfamarsi con il pe-
AFRICA: L’ASSALTO DEGLI UOMINI “VERDI” DAI SEMI OGM, FIGLI DELLA “RIVOLUZIONE VERDE” allo sviluppo dei biocarburanti. Nel pieno della corsa al terreno agricolo l’Africa sta diventando un vero e proprio campo di battaglia dove gli interessi di una pluralità di attori finiscono spesso per collimare tra loro. È la nuova frontiera del business nelle economie emergenti. Quel genere di operazioni finanziarie capaci di nascondersi dietro la maschera dell’aiuto umanitario, guadagnando consensi acritici e ottenendo anche, magari, sgravi fiscali. È il caso della Fondazione Gates, la creatura messa in piedi dal fondatore della Microsoft che, con i suoi 28 miliardi di dollari di capitali, rappresenta la prima fondazione del pianeta. Il 5% del patrimonio devoluto in beneficienza ogni anno garantisce sconti sulle tasse dando un’ulteriore spinta agli affari. L’obiettivo di Bill Gates, garantire lo sviluppo attraverso la ricerca del profitto, ha aperto la strada a una serie di programmi poco trasparenti. Oltre ad investire in comparti “discutibili” (nel gennaio 2007 il Los Angeles Times rivelò che la Fondazione aveva investito 423 milioni di dollari in Eni, Royal Dutch Shell, Exxon Mobil, Chevron e Total, responsabili di gravi danni ambientali nel Delta del Niger) la Gates Foundation è tuttora il principale finanziatore della cosiddetta AGRA, l’Alliance for Green Revolution in Africa, un’organizzazione creata insieme ai Rockfeller con l’obiettivo di “incrementare la produttività e i ricavi dei contadini africani poveri di risorse”. In cima alla lista degli obiettivi primari, segnala in proposito la Rockfeller Foundation, c’è “lo sviluppo di semi migliori e più appropriati”. Un evidente assist per i colossi del mercato dei semi come Monsanto, DuPont e Syngenta che mirano a colonizzare il continente africano con le varietà geneticamente modificate (leggasi “sterili”) imponendo la dipendenza dalle loro forniture. Lo scorso anno Gates ha erogato alla fondazione 306 milioni di dollari, circa il doppio della dotazione originaria. Accanto al business dei semi non manca l’iperattività del settore “verde”. Da quando nel 2007 la città sudafricana di Durban ospitò la prima edizione dell’Africa Biofuels Conference & Expo, il leitmotiv del continente non è cambiato: convertire le coltivazioni per venire incontro alla domanda occidentale (10% dell’energia consumata nell’Ue nel 2020 sarà di origine vegetale). L’attività promozionale non è certo mancata. Nel luglio del 2007, l’inglese Helius Energy plc annoverava tra i suoi consiglieri niente meno che Bob Geldof, musicista ormai a tempo perso, attivista pro Africa di professione. Interpellato come personalità di spicco, Geldof identificò le prospettive di crescita economica del continente africano proprio nella biomassa, guarda caso il core business della Helius. M.C. Non è noto se, nel frattempo, il musicista abbia cambiato idea.
trolio. I compratori di terra a scopo alimentare vengono soprattutto da questi Paesi. Nei mesi scorsi l’Ong Grain ha compilato un rapporto sulle operazioni d’acquisto, identificando in Africa (Sudan, Mozambico e Zimbabwe), Sudest asiatico (Laos, Birmania, Cambogia) ex URSS (Russia, Ucraina e Kazakhstan) e Sudamerica (Brasile, Uruguay e Paraguay) i principali mercati. Acquistare terreni per le corporation significa fare affari d’oro. Per assicurarsi la terra basta spesso offrire in cambio infrastrutture, petrolio o posti di lavoro. A gennaio la corea-
LIBRI
LIBRI
Hervé This Pentole & provette Nuovi orizzonti della gastronomia molecolare I Saggi del Gambero Rosso, 2003
Bruno Parmentier Nourrir l’humanité: Les grands problèmes de l’agriculture mondiale au XXIe siècle La Découverte, 2007
A cura di Andrea Calori Coltivare la città Giro del mondo in dieci progetti di filiera corta Terre di Mezzo, 2009
Marie-Monique Robin Il mondo secondo Monsanto Arianna Editrice, 2009
na Daewoo ha investito due miliardi di dollari per assicurarsi 900 mila ettari di campi coltivabili in Madagascar: la promessa di 45 mila posti di lavoro è stata giudicata una condizione sufficiente e, così, nelle casse del governo africano non è entrato nemmeno un centesimo. Accanto agli interessi coreani ci sono quelli dei Paesi del Golfo per i quali l’incremento demografico risulta tuttora, a fronte della scarsità di terra, un’autentica minaccia. Sommerso dal debito estero il Pakistan ha accolto con favore gli investimenti di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Sudan e Somalia hanno garantito la propria disponibilità agli “amici” arabi.
Arrivano i fondi Dove si muove l’economia reale non manca mai il braccio finanziario. L’acquisto di terra a scopo speculativo è diventato oggi un importante trend di mercato animato dai protagonisti di sempre. «Gli acquirenti della terra affamati di denaro comprendono nomi familiari come Goldman Sachs, Morgan Stanley, BlackRock e Louis Dreyfus, ma ce ne sono molti altri – spiegano gli analisti di Grain –. Ad aiutarli ci sono agenzie come la Banca Mondiale, l’International Finance Corporation e la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo che premono su alcuni Paesi chiave affinché modifichino la loro legislazione in modo da rendere più agevole il controllo straniero delle terre». Il revival bucolico preoccupa gli osservatori e il timore che il Terzo Mondo sia costretto a pagarne le conseguenze appare particolarmente forte. In un recente rapporto la Fao ha evidenziato come il ribasso dei prezzi delle commodities (materie prime) alimentari non abbia interessato i Paesi in via di sviluppo. Unitamente alla mai sopita corsa ai biocarburanti, che interessa in modo particolare l’Africa e la cui responsabilità nell’impennata dei prezzi è già stata ammessa dalla Banca Mondiale, l’esposizione dei fondi e degli operatori agroindustriali potrebbe far precipitare la situazione.
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ACCRA, GHANA KIGALI, RUANDA BANGKOK, TAILANDIA BANGLADESH, MEDIA NAZIONALE
PREZZO IN DOLLARI DI UN KG DI RISO IN MALAWI 280 240
PREZZO DEL PETROLIO E DI ALCUNI ALIMENTI 280 240
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FONTE: FAO, INTERNATIONAL COMMODITIES PRICE, EIA
PREZZO IN DOLLARI USA DI UN KG DI RISO
FONTE: WWW.FAO.ORG
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PETROLIO RISO SOIA MAIS
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Terzo Mondo: avere fame costa sempre di più I prezzi dei beni alimentari sono in continua crescita. Il motivo? «Speculatori senza scrupoli», spiega l’Onu. 2008. MERCATO RIONALE DI KIGALI, Ruanda. Per acquistare un chilogrammo di riso ci vogliono 33 mila franchi ruandesi: 58 centesimi di dollaro. Nel luglio precedente non bastavano 1 dollaro e 26 centesimi. Oggi, pochi mesi dopo, servono 1 di Andrea Barolini dollaro e 7 centesimi. Attraversiamo l’Oceano e raggiungiamo La Paz, Bolivia, città famosa in America Latina proprio per la vitalità dei suoi mercati. A dicembre scorso per un chilo di patate ci volevano 0,47 dollari. Ad aprile del 2006 erano sufficienti 15 centesimi. Dall’altra parte del mondo, a Colombo (nello Sri Lanka, FILM Paese ancora alle prese con la ricostruzione post-tsunami) il prezzo di un chilo di grano è di 61 centesimi di dollaro: quasi il doppio rispetto ai 33 di luglio del 2006. Potremmo andare avanti in questo modo per ciascuno dei 55 Paesi monitorati da un nuovo strumento messo a disposizione della Fao sul proprio portale Internet. Un Nikolaus Geyrhalter “tool” (online all’indirizzo www.fao.org/giews/pricetool) Il nostro pane che consente di conoscere i prezzi dei beni alimentari in quotidiano tutto il Terzo Mondo, il loro andamento storico e quello Austria 2007 di breve periodo. Si possono filtrare i dati in base alle dif-
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TTOBRE
ferenti valute, selezionarli in funzione della finestra temporale desiderata, o effettuare confronti tra diversi Paesi. «Un’inestimabile fonte di informazioni», ha spiegato Liliana Balbi, economista del Global Information and Early Warning System (Fao). E il risultato è disarmante: il cibo, pressoché ovunque, costa sempre di più.
Crisi o non crisi, la fame resta La lieve flessione degli ultimissimi mesi - conseguenza del crollo generalizzato dei prezzi in tutto il mondo e della “glaciazione” dell’import/export - si è rivelata una goccia nel mare. Un Paese afflitto dal problema della fame, come l’Etiopia ad esempio, deve fare i conti con un prezzo del mais che, sebbene sia sceso dal picco di 60 centesimi di dollaro al chilo dello scorso agosto, agli attuali 31 centesimi, rimane comunque doppio rispetto a quello di meno di due anni fa (era infatti 16 centesimi nel maggio del 2007). «La crisi alimentare non è affatto superata. Anzi, sta tornando più forte di prima», ha dichiarato in una recente conferenza Christopher Delgado, consigliere esperto del settore agricolo presso la Banca Mondiale.
EXCHANGE TRADED COMMODITIES: I PRINCIPALI ACCUSATI DELLA CORSA DEI PREZZI ORO, PETROLIO, GAS, ZUCCHERO. Ma anche grano, mais, caffè, cacao, bestiame vivo e macellato, maiali magri. Fate il vostro gioco. Mettete dieci fiches sulla soia, venti sul cotone e aspettate di vedere come va a finire. Dal marzo del 2007 è possibile farlo anche in Italia, basta comprare uno dei quasi 50 ETC (Exchange Traded Commodities) che offre Borsa Italiana. Sono titoli emessi da una società veicolo a fronte dell’investimento diretto in materie prime o in contratti derivati. Il loro prezzo è legato direttamente all’andamento del sottostante. Così si può scommettere in pratica su tutto, senza però comprare niente. E seguire, ogni giorno, notizie strabilianti: “succo d’arancia sotto pressione”, “seduta negativa per il frumento”, “il toro mangia zucchero e cacao”. Non è una barzelletta. È tutto vero. Basta connettersi a uno dei tanti siti specializzati che sono stati aperti negli ultimi due anni. E scoprire, per esempio, che “nella giornata di lunedì 26
gennaio 2009, il mercato ETC italiano ha stabilito il nuovo record di scambi in una sola seduta, con un controvalore di 48,5 milioni di Euro e 1.869 contratti”. Dall’altra parte però ci sono famiglie di contadini, allevatori, operai nelle industrie di trasformazione. Chi glielo spiega che è “solo per un gioco”, che perdono il posto di lavoro o il cibo diventa così caro da non poterselo più permettere? L’allarme era scattato per la prima volta nella primavera del 2008 quando, a causa di continue ondate speculative, i prezzi di alcuni prodotti agricoli erano saliti alle stelle, e in Egitto, Haiti, Indonesia, Messico, i contadini erano scesi in piazza per protestare. «Gli strumenti finanziari collegati alle risorse di base controllano ormai 4,51 miliardi di bushel di grano, mais e soia attraverso il Chicago Board of Trade: la metà di tutte le scorte conservate nei silos degli Stati Uniti. È il record di tutti i tempi», aveva puntualmente registrato l’agenzia Bloomberg il 28 aprile del 2008.
E a patire le peggiori conseguenze, ovviamente, sono le popolazioni più povere. Secondo la Fao, infatti, le spese per il cibo costituiscono il 10-20% del budget dei consumatori nei Paesi ricchi, il 60-80% nelle economie in via di sviluppo. Una condizione che coinvolge tutto il mondo meno industrialmente sviluppato. In Malawi, ad esempio, il riso costa oggi 1,11 euro al chilo e ha raddoppiato il suo prezzo in un anno; nello Zambia il mais bianco, il principale prodotto consumato nel Paese, è valutato 28,185 kwacha (3,69 euro) al chilo: solo un anno fa era quotato 17,5 kwacha (1,33 euro). In Asia, allo stesso modo, il costo del cibo è più alto rispetto a dodici mesi fa in quasi tutti i Paesi: il prezzo del riso in India è salito a 0,32 euro al chilo, mentre quello del gra-
Già nel 2007, in fuga da azioni e obbligazioni a causa dello spauracchio subprime, gli investitori avevano puntato sempre di più sull’agricoltura, spingendo i valori dei beni alimentari alle stelle. Solo nel 2007, l’anno d’oro delle commodities agricole, i prezzi delle materie prime agricole sono saliti di quasi il 30%, mentre tutto intorno il mondo finanzario cominciava a crollare. Ma se i prezzi salgono troppo a causa della speculazione (e non della domanda reale) i contadini non riescono più a vendere i prodotti. E accumulano scorte nei magazzini. Nel 2008 la bolla speculativa si è parzialmente sgonfiata. L’ETF S&P GS Agriculture & Livestock, uno dei principali benchmark di riferimento del settore, è crollato del 28,22%. Ma nel 2009 si sono riaccesi i motori. E presto potremmo assistere al ritorno in piazza dei contadini. Umiliati dagli amanti del gioco d’azzardo. www.etfworld.com - www.etfplus.it Mauro Meggiolaro
no in Pakistan è cresciuto del 24%. Rarissime le eccezioni, fra le quali va segnalato il caso della Cina.
Le colpe Come si spiegano fluttuazioni così ampie dei prezzi di beni di prima necessità? Secondo un report della Conference on Trade and Development (UNCTAD) delle Nazioni Unite sia l’innalzamento dei prezzi nel biennio 2007-2008, sia il susseguente calo in alcune (ristrette) aree del mondo è il risultato di una gigantesca operazione speculativa. Per questo l’Onu ha chiesto nuove regole che proteggano i poveri del mondo dai traders spregiudicati. Persone capaci di lucrare, scientemente, sulla fame dei Paesi più disgraziati della Terra.
L’allarmante avvertenza in presenza di pesticidi: Attenzione, con il fuoco provocano fumi tossici.
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Agricoltura, insospettabile eco-bomba Il settore agricolo, in termini di emissioni di gas-serra, è secondo al mondo solo a quello dell’energia. Nell’ultimo secolo, le nuove tecniche hanno trasformato i terreni in vere e proprie bombe ecologiche. una vacanza in una valle lussureggiante punteggiata di animali al pascolo e coltivata con moderne tecniche agricole o ai piedi di una centrale elettrica a carbone? La risposta è scontata, certo. Ma lo è solo per il di Andrea Barolini microcosmo di ciascuno di noi. Se ragionassimo in termini globali, infatti, scopriremmo che molte di
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VOI LA SCELTA:
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quelle attraenti distese di verde e le ciminiere bianco-rosse disseminate in ogni dove nel Pianeta hanno qualcosa in comune. Si spartiscono il podio dei peggiori inquinatori della Terra. Che al primo posto ci sia la famigerata industria dell’energia e che il settore agrindustriale sia “solo” secondo difficilmente potrà consolarci. L’informazione, nota da tempo agli esperti, è stata confermata recentemente da uno studio di Greenpeace (Cool Farming: Climate
impacts of agriculture and mitigation potential). Tenendo contro sia delle emissioni indirette (ad esempio la conversione in terra arabile di un pascolo) sia di quelle dirette (derivanti ad esempio dall’uso di fertilizzanti), l’agricoltura industriale mondiale emette ogni anno nell’atmosfera un equivalente compreso tra 8,5 e 16,5 miliardi di tonnellate di CO2. Il che è pari al 17-32% delle emissioni totali di gas serra prodotte dall’uomo. “Nell’ultimo secolo - si legge nel rapporto -
il settore agricolo ha subito enormi cambiamenti, con l’introduzione dei fertilizzanti sintetici, lo sviluppo di nuove tecniche di coltivazione e l’avvio del loro sfruttamento su larga scala”.
Ogni litro di latte, 1.6 kg di CO2 Vediamo cosa ciò ha significato nel dettaglio. Secondo un dossier a cura del Servizio idrometrico dell’Arpa dell’Emilia Romagna (pubblicato
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FONTE: FAO, M. GIAMPIETRO, 2002
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CONVERSIONE DEI TERRENI
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PRODUZIONE DI PESTICIDI
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EMISSIONI DA MACCHINARI
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IRRIGAZIONE
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CONCIMI
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EMISSIONI DIRETTE E INDIRETTE DI GAS-SERRA DAL SETTORE AGRICOLO [ IN TON CO2 ]
COMBUSTIONE DI BIOMASSE
stione del legname asportato, ma anche perché i terreni vergini sono ricchissimi di sostanze organiche. E queste, dopo ripetute lavorazioni, si ossidano emettendo ben sei miliardi di tonnellate all’anno di CO2. Ma non basta, sono sbagliati i calcoli sul pareggio della CO2 tra produzione e uso degli agricarburanti, dice un recente rapporto dell’ICSU, federazione di associazioni scientifiche con sede a Parigi. A questi problemi (e a molti altri) dovrà rispondere, nel prossimo dicembre, la quindicesima Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP-15) che si svolgerà a Copenaghen. Nel frattempo, tornando alla domanda iniziale, il consiglio è di evitare certamente un weekend “vista ciminiera”. Ma è bene cominciare anche a orientarci più criticamente nei confronti dell’agricoltura e delle nostre fonti di alimentazione.
METANO
ra l’Arpa dell’Emilia Romagna -. Un gruppo di ricercatori giapponesi ha calcolato che produrre un chilo di carne bovina comporta l’emissione di 36,4 chilogrammi di CO2». Un’auto diesel Euro4, per avere un termine di paragone, ne produce circa quaranta chili ogni venti chilometri. «Ma la maggior parte delle emissioni nocive provenienti dal settore agricolo - specifica Greenpeace - sono costituite proprio da ossido di diazoto, e producono lo stesso effetto di 2,1 miliardi di tonnellate di CO2 (vedi TABELLA )». Al secondo posto figurano invece le emissioni di metano generate dalla fermentazione dovuta alla digestione del bestiame (1,8 miliardi di tonnellate). A produrre la maggior parte dei gas serra è la conversione di foreste o pascoli naturali in terreni arabili. Non soltanto a causa delle emissioni dovute alla combu-
OSSIDO DI DIAZOTO DAL SUOLO
sul magazine Agricoltura), “ogni chilogrammo di azoto contenuto nei fertilizzanti di sintesi emette dai 3 ai 6 chilogrammi di CO2 prima di raggiungere il campo coltivato a causa dell’energia fossile utilizzata nel processo produttivo”. Inoltre, una frazione del 3-5% dell’azoto applicato sotto forma di concimi minerali o organici torna nell’atmosfera attraverso un altro agente inquinante: il diossido di azoto. Di quest’ultimo, infatti, si liberano dai terreni concimati “circa sette milioni di tonnellate ogni anno - prosegue il dossier -, che producono un effetto serra equivalente a ben due miliardi di tonnellate di CO2”. Secondo una ricerca dell’istituto olandese Alterra, per ogni chilogrammo di latte prodotto vengono emessi in media gas serra per l’equivalente di 1,6 chili di CO2. Non solo. «Mangiare carne bovina è ancora più oneroso in termini di emissioni - sottolinea anco-
L’ENERGIVORO SISTEMA ALIMENTARE DEI PAESI SVILUPPATI [KCAL PRO CAPITE AL GIORNO, 2003-2005] Input fossile trasporto, trattamento, vendita, conservazione e cottura domestica 19. 800 kcal
Totale 6.900 kcal
Energia solare [non in scala]
Cereali, zuccheri, oli, tuberi, legumi, frutta e verdura 2.600 kcal
Agricoltura per alimentazione umana
1.600 kcal
Agricoltura per mangimi animali
2.700 kcal
Mangime da vegetali adatti al consumo umano
Preparazione foraggio e mangimi
2.600 kcal
Foraggio da pascolo
4.500 kcal 400 kcal
Umanità “ricca”
1,34 miliardi Carne 420 kcal
FONTE: GREENPEACE, “COOL FARMING: CLIMATE IMPACTS OF AGRICULTURE AND MITIGATION POTENTIAL”, 2008
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Uova - Latte 410 kcal Allevamento
Per ogni kcal di prodotti vegetali occorrono
0,6 kcal fossili
Per ogni kcal di prodotti animali occorrono 6,4 kcal fossili + 5,4 kcal di vegetali adatti all’alimentazione umana
Nei paesi ricchi l’agricoltura consuma il 9% dei combustibili fossili. L’intera filiera alimentare ne consuma il 33%. Il consumo fossile globale è di 80.000 kcal pro capite al giorno. I flussi sono espressi in kcal pro capite al giorno per facilitare il confronto con un fabbisogno giornaliero di 2.000 - 2.500 kcal
Ogm, i piccoli vincono contro la Monsanto Percy Schmeiser da 11 anni combatte in tribunale contro la multinazionale, che vuole togliergli le sue terre perché contaminate da Ogm. È venuto in Italia per raccontare la sua recente conquista. N SINGOLO CONTADINO CHE SFIDA LA MONSANTO e, dopo 11 anni di cause legali, ottiene una piccola vittoria. È successo in Canada a Percy Schmeiser (oggi ha 73 anni) e a sua moglie Louise. Ma le cose sono andate diversamente: è stato il codi Elisabetta Tramonto losso della biogenetica a portare in tribunale questo tranquillo anziano signore canadese. VENDITE RECORD PER GLI OGM MONSANTO Dopo aver passato una vita a coltivare campi e a sviluppare un particolare seme di colza puro, adatto al clima IN MLD DI $ rigido del Canada, si è visto recapitare una denuncia dai suoi vicini di terreno: la Monsanto appunto. L’accusa: aver usato semi transgenici della multinazionale senza averli acquistati. In questo modo, nel 1997, Percy Schmeiser ha scoperto che le proprie coltivazioni di colza erano state contaminate dal Round-Up Ready Canola, una specie Ogm. Il vento, gli animali, le ruote di un camion. I modi per trasportare semi da un campo all’altro 2006 2007 2008 sono molti. E per la legge canadese, ovunque nasca, una
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pianta di una specie brevettata appartiene al proprietario del brevetto. Per questo motivo sono moltissimi i contadini che hanno cause aperte con la Monsanto e a cui sono stati sottratti interi raccolti. Dopo aver perso in tre gradi di giudizio, nel 2008 Percy Schmeiser è riuscito a segnare un punto nella battaglia legale contro la multinazionale. Con un accordo extra-giudiziale ha ottenuto un risarcimento per le spese sostenute per estirpare le specie Ogm dal suo terreno. «È stata una grande vittoria – dichiara Schmeiser – non solo per noi. Perché è stato creato un precedente per gli agricoltori di tutto il mondo. È stato dimostrato che queste aziende sono responsabili per i danni della contaminazione». Ma che cosa accade a una coltivazione a contatto con un seme Ogm?
La contaminazione «Una volta che un seme transgenico arriva in un terreno,
la contaminazione è sicura - spiega Schmeiser - una pianture geneticamente modificate, il 10,7% in più rispetto al ta contaminata non può tornare allo stato precedente ed 2007. La contaminazione “spontanea” ha certamente un è indistinguibile da una pianta non modificata, se non ad ruolo in questa espansione. Recentemente il Burkina Faun’analisi approfondita oppure cospargendola di diserso, uno tra i più poveri Stati del mondo, si è lanciato nelbante che ucciderebbe tutte le colture non Ogm lascianla coltivazione di organismi geneticamente modificati, in do viva solo quella transgenica. Con le colture geneticaparticolare del cotone Bt. Una svolta spinta dalla Monmente modificate non c’è più spazio per coesistenza e santo che ha scelto il Burkina per una serie di motivi. Pribiodiversità, con conseguenze devastanti per l’ambienmo, perché è il maggiore produttore di cotone dell’Africa te». Dal 2000 Lousie e Percy Schmeiser hanno iniziato un Occidentale. Secondo, perché il Burkina non ha frontiere tour in Europa, Africa, Sud America, America Centrale, invalicabili e così, durante la lavorazione del cotone, soAsia, per portare la loro testimonianza. «Il mio obiettivo no possibili contaminazioni “accidentali”. è diffondere consapevolezza sulle conseguenze dell’introQuesta invasione degli Ogm secondo Schmeiser si duzione di Ogm». può fermare: «Quando la Monsanto ha voluto introSecondo i dati della Isaaa (International service for the durre quattro nuovi semi geneticamente modificati in acquisition of agri biotech applications), Canada c’è stata una tale mobilitazione che IN RETE la diffusione di culture trasgeniche è in il governo non ha concesso l’autorizzazionetta crescita. Nel 2008 sono stati coltivane. Per tredici anni non abbiamo avuto nuowww.percyschmeiser.com ti nel mondo 125 milioni di ettari di colvi semi geneticamente modificati».
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Percy Scmeiser, contadino canadese, i cui campi sono stati contaminati da Ogm. Ha vinto, dopo una battaglia durata 11 anni, contro la Monsanto che lo accusava di aver usato i suoi semi brevettati, senza averli acquistati.
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EVOLUZIONE DEL SETTORE ASSICURATIVO AGRICOLO IN ITALIA U.D.M
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Certificati
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213.292
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238.501
12,19%
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14.894
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Piante Assicurate
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Ettari assicurati
.000 ha
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Quantità Assicurata
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12.356
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53,73%
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55,27%
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FONTE: REPORT ISMEA, GIUGNO 2008
FONTE: REPORT ISMEA, GIUGNO 2008
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IL MERCATO DELLE POLIZZE MULTIRISCHIO Grandine e vento 41,58% Grandine, vento, gelo e brina 21,69% Grandine, vento, gelo e brina, siccità, eccesso di pioggia 9,28% Grandine, vento, gelo e brina, siccità 8,13% Grandine, vento, gelo e brina, eccesso di pioggia 6,39% Grandine, gelo e brina 4,79% Grandine, vento, eccesso di pioggia 4,03% Grandine, eccesso di pioggia, siccità e vento 1,39% Grandine, vento e siccità 1,20% Grandine e siccità 0,72% Grandine, siccità, eccesso di pioggia 0,52% Grandine, gelo e brina, eccesso di pioggia 0,16% Grandine ed eccesso di pioggia 0,10% Grandine, gelo e brina, siccità, eccesso di pioggia 0,01% Grandine gelo e brina, siccità 0,00%
Il clima cambia, le assicurazioni ringraziano
METTI UN FRENO AL CEMENTO DA LEGAMBIENTE UNA LEGGE PER LA LOMBARDIA LA CITTÀ PERDE I CONFINI entro i quali la vita di relazione si alimenta di incontri casuali e piccoli spostamenti quotidiani; in una intera regione, la Lombardia, proliferano sobborghi, poli terziari, villette che occupano la campagna, senza un progetto: la campagna scompare al ritmo di 100 mq al minuto. Anche la insana voglia di “rinascimento autostradale” catalizza la cementificazione, grazie ad una legge che lega l’equilibrio finanziario dei previsti 500 km di nuove autostrade alla valorizzazione immobiliare, trasformando queste arterie in rampe d’accesso alle lottizzazioni prossime venture. Sprawl è il nome di questa patologia del territorio, invaso da metastasi cementizie. Un male in realtà generalizzato in una Europa che si scopre disarmata e ne parla come di una “sfida ignorata”, e in una Italia priva di norme che limitino il consumo di suolo e lo considerino
per quello che è: un danno, una perdita di una risorsa ambientale sottratta alle future generazioni. Per questo ci siamo messi all’opera, lanciando la campagna “Metti un freno al cemento”, raccogliendo l’adesione popolare su una legge che stabilisca il principio basilare che il suolo è un bene comune. Un principio da cui discende che non si può costruire su terreni liberi se prima non si dimostra l’impossibilità di riutilizzare il costruito, subordinando l’occupazione di nuovo suolo ad una preventiva compensazione ecologica per restituire alla comunità il valore territoriale sottrattole: non sono idee rivoluzionarie, ma le stesse applicate in Germania, uno dei pochi Paesi dotati di una legge per fermare il consumo di suolo. È solo l’inizio di una battaglia di lunga lena per il futuro delle città e per far sì che il suolo continui a produrre paesaggio, natura e cibo. Damiano Di Simine
Presidente di Legambiente Lombardia
Il settore agricolo si rivela un mercato in crescita per le assicurazioni. Sempre più polizze stipulate, nuove tipologie di rischi coperti, diversificazione dei contratti e sempre più denaro incamerato. L CLIMA CAMBIA? Ormai è più corretto dire che il clima è già cambiato. Non c’è bisogno di consultare gli archivi statistici del NOAA (l’agenzia americana che monitora l’atmosfera e gli oceani) per rendersi conto di quanto le stagioni siano stravolte. Soprattutto di Andrea Barolini per quanto riguarda gli eventi meteorologici estremi, in aumento in tutto il mondo e a latitudini che fino a pochi anni fa erano considerate “esenti”. E se dunque la “rivoluzione del clima” è già sotto i nostri occhi, ci domandiamo in che modo influenzi concretamente la nostra vita. Chi ne paga le conseguenze peggiori? E chi sta invece guadagnando? Il settore agricolo è perfetto per provare a rispondere a queste domande. Se per molti di noi, infatti, può essere poco più di un diversivo assistere dalla finestra di casa a grandinate sempre più frequenti, acquazzoni impetuosi in piena estate, nevicate primaverili o temporali capaci di scaricare in poche ore l’acqua che normalmente scende dal cielo in un mese, per chi coltiva la terra o pascola un gregge è tutto molto meno divertente.
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Per alcuni di loro, anzi, una gelata fuori stagione può trasformarsi in un dramma. Ecco perché, negli ultimi anni, la “rivoluzione” del clima ha contagiato anche le compagnie d’assicurazione. Risultato: sempre più polizze stipulate nel settore agricolo, nuove tipologie di rischi coperti, diversificazione dei contratti e sempre più denaro incamerato da broker e assicuratori. Un business in crescita esponenziale.
Multirischio in crescita Fino a pochi anni fa la grandissima maggioranza delle polizze era costituita da un unico rischio: un agricoltore, ad esempio, si assicurava contro l’eventualità di un unico agente atmosferico (prima fra tutti, la grandine). Secondo il rapporto “L’assicurazione agricola agevolata in Italia”, pubblicato dall’Ismea, oggi invece le polizze “multirischio” o “pluririschio” (che possono comprendere, contemporaneamente, eventi meteorologici diversi come gelo, vento, siccità o alluvioni) sono arrivate ad assorbire il 45,5% dell’assicurato complessivo (dal 7% del 2004). Segno di quanto il
cambiamento climatico stia incidendo sul settore. “Complessivamente - si legge nel documento - il valore assicurato si è attestato a 4,4 miliardi di euro, crescendo di oltre il 15% rispetto al precedente anno e addirittura del 18% rispetto al 2004”. Allo stesso modo, il numero dei certificati è stato pari a 238.501 (+12% su base annua). E l’ammontare complessivo dei premi è conseguentemente passato dai 268 milioni di euro del 2004 ai 291 milioni del 2007. Ciò a causa soprattutto delle nuove tipologie di polizze pluririschio acquistate dagli agricoltori, che hanno una tariffa media del 9,5% (contro il 5,5% delle monorischio).
Fondo di solidarietà a secco Il sistema, insomma, costa. Ma funziona. Uno dei motivi è legato alla presenza del Fondo di solidarietà nazionale, che ha sempre garantito parte del pagamento dei danni in caso di sinistro. Fondo che, però, il governo Berlusconi non ha rifinanziato per il 2009. Le assicurazioni nel settore agricolo sono infatti “agevolate”. Ciò significa che in caso, ad esempio, di calamità naturale
parte del danno è risarcita dallo Stato. Per renderci conto della sua importanza, va detto che - secondo quanto riferisce la Confederazione italiana agricoltori - solo in Toscana nel 2008 sono stati risarciti settemila coltivatori con 17 milioni di euro provenienti proprio dal Fondo. Il presidente della Cia Emilia Romagna, Nazario Battelli, ha scritto in proposito una lettera ai parlamentari eletti nella regione, ricordando come il mancato finanziamento costituisca per il settore un evento “drammatico”. Battelli ha anche sottolineato come il sistema misto pubblicoprivato sia uno dei più efficienti d’Europa: nella sola Emilia Romagna nel 2008 sono stati assicurati prodotti per 951 milioni di euro. «Per produzioni di pari valore - precisa Battelli - senza il Fondo, l’agricoltura della nostra regione dovrebbe pagare qualcosa come 70 milioni di euro contro i 23 dell’anno precedente, con il costo delle polizze che verrebbero triplicate». Insomma: c’era un sistema valido e lo si lascia a secco. Con ingenti costi che probabilmente graveranno ora sulle spalle degli anelli più deboli della catena. È lecito domandare perché.
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Ripartire dal territorio La stranezza tutta taliana della “rimozione della natura” dal nostro patrimonio culturale. Non serve aumentare le cubature, ma costruire un rapporto nuovo tra città e campagna. Ce ne parla Piero Bevilacqua. IERO BEVILACQUA È PROFESSORE ORDINARIO di Storia contemporanea presso l’Università la Sapienza di Roma, fondatore con altri studiosi dell’Istituto Meridionale di Storia e Scienze Sociali (Imes), è autore di molti libri di argomento storico e sociale. di Paola Baiocchi
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Siamo un Paese in cui nelle città sono stati abo-
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liti i Piani regolatori e si è abbandonato completamente, dalla fine degli anni Settanta, il “calcolo del fabbisogno” da costruire. Di fronte a disastri come il recente terremoto in Abruzzo, mi sento di dover fare un’osservazione preliminare su una stranezza che rappresenta, ormai, una nostra costante culturale: credo non esistano altri Paesi la cui
fortuna e il cui destino dipendano tanto dal territorio, come l’Italia. Il nostro territorio è geologicamente giovane - quattro vulcani attivi lo dimostrano - eppure è stato interamente plasmato e rimodellato dai popoli che l’hanno abitato fin dall’antichità. Non dimentichiamo che sono state necessarie molte bonifiche per rendere abitabili tante pianure, valli, cimose litoranee.
Noi abbiamo debellato la malaria solo alla metà del secolo scorso. Eppure la cultura dominante, ignora completamente il territorio, gli attribuisce valore unicamente quando è fonte di profitto immobiliare. Oppure si accorge della sua importanza quando la natura infrange i suoi precedenti equilibri. Ma la rimozione del territorio e più in generale della natura è una compo-
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Piero Bevilacqua, professore di Storia contemporanea alla Sapienza di Roma.
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LIBRI
Paul Hawken Moltitudine inarrestabile Ed. Ambiente, 2009
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nente essenziale della cultura popolare urbana. E la scuola non supplisce a questo deficit. Negli ultimi anni il territorio è stato sempre meno valutato come bene pubblico. Si pensi all’acqua, accaparrata come fonte di profitto privato. Un diritto universale è diventato una merce come tante altre, da vendere nel “libero mercato”. Tutto questo, in cambio di una presunta accelerazione dei tempi di realizzazione e del miglioramento dei servizi. Invece di dare la temporalità giusta alla burocrazia e di aumentarne la trasparenza - unica via per l’equità e la democrazia - si è privatizzato. Se-
condo questa filosofia solo la ricerca privata del profitto è efficiente. Oggi, nel mondo, è possibile osservare i copiosi frutti prodotti da questa iniqua ideologia che ha sostituito tutte le ideologie. Il via libera, dato dal governo Berlusconi per lavori di ampliamento dell’esistente, agita ancora questa bandiera della semplificazione burocratica. Aumentare del 20% il già costruito è un errore madornale perché le cubature sono già cresciute molto di più dell’aumento della popolazione e i vani restano sfitti.
Bisogna invece costruire un rapporto nuovo tra città e campagna in cui la città non sia più solo consumatrice di risorse e di energia, ma impari a risparmiare, a conservare. Bisogna piantare alberi, fare orti, recuperare l’acqua che cade in inverno e ora va sprecata per riutilizzarla d’estate in funzione irrigua. E dobbiamo farlo per una serie di imperativi che ce lo impongono: per mitigare l’effetto del riscaldamento climatico, per contrastare l’impoverimento del suolo e infine perché il cemento fa ruscellare l’acqua, provocando erosione e distruzione, mentre il territorio verde è una spugna che
assorbe l’acqua e potrebbe impedire i tanti disastri che periodicamente si verificano in tutta Italia in coincidenza con le piogge abbondanti. Come vede iniziative come quelle dei Gruppi di acquisto solidali oppure dei prodotti a chilometri zero? Attraverso queste iniziative rifioriscono le economie locali e sono fondamentali per ricreare quel legame ravvicinato di conoscenza che serve per contrastare ogni tipo di “erosione” del territorio. Anche quella culturale.
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LIBRI
Piero Bevilacqua Miseria dello sviluppo Laterza, 2009
Terra Futura: buone pratiche anti-crisi
Il nuovo sapere unisce scienza e tradizione
TF sesta edizione: un laboratorio di proposte e di riflessione che ospiterà grandi esperti internazionali.
Vandana Shiva: «Senza le conoscenze popolari l’umanità è più povera intellettualmente e più vulnerabile alle crisi».
N LABORATORIO DI RIFLESSIONE, di proposte e di buone pratiche per affrontare la triplice dimensione della crisi (ambientale, economica e sociale) e cambiare il modello di sviluppo globale, attorno agli assi portanti della responsabilità, della solidarietà e deldi Simone Siliani l’equità. Saranno questi i tratti salienti della mostra-manifestazione fiorentina, in cui i maggiori TERRA FUTURA esperti internazionali affronteranno problematiche fondanti della crisi globale. MOSTRA - CONVEGNO
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INTERNAZIONALE DELLE BUONE PRATICHE DI SOSTENIBILITÀ Firenze Fortezza da Basso 29-31 maggio 2009 VI edizione
VENERDÌ 29 MAGGIO ORE 10,00 Sarà protagonista Saskia Sassen, sociologa ed economista americana, studiosa delle dinamiche della globalizzazione, che tratterà della crisi sociale e della necessità di estendere i diritti, come impulso all’economia. Di-
LIBERE DAGLI OGM: LA RETE DELLE REGIONI D’EUROPA LA REGIONE TOSCANA è una delle Regioni italiane più attive nelle politiche di governo degli organismi geneticamente modificati (Ogm) nel settore agricolo. Alla base di queste scelte c’è il modello agricolo ed agroalimentare toscano, che privilegia forme produttive tradizionali e fortemente legate al territorio. Sul tema degli Ogm la Toscana ha applicato il principio di precauzione adottando dal 2000, prima Regione italiana, una legge (LR 53/2000) che pone il divieto di coltivazione degli Ogm e contemporaneamente crea un centro specializzato di ricerca gestito dall’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione in Agricoltura (ARSIA). Nel 2003, su iniziativa della Toscana e della Regione Alta Austria, è nata la Rete delle Regioni d’Europa OGM-free, che conta oggi 49 regioni europee e opera principalmente come interlocutore delle Istituzioni Comunitarie. L’Assessorato all’Agricoltura della Toscana promuove il 29 maggio, nell’ambito di Terra Futura 2009, un seminario sul tema degli Ogm. Questa iniziativa scaturisce dall’esigenza di un adeguamento delle normative regionali a seguito dell’evoluzione del quadro normativo di riferimento sia comunitario, sia statale. In particolare, a seguito della Legge 5/2005 e delle sentenza della Corte costituzionale 116/2006, in Italia è stato recepito il principio di libertà di scelta dell’agricoltore nell’adozione di coltivazioni transgeniche, se già autorizzate in Europa, ed è stata confermata la competenza esclusiva delle Regioni in materia di regolamentazione della coesistenza. Fabio Boscalieri
fabio.boscaleri@regione.toscana.it
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scuterà con Claudio Martini (presidente della Regione Toscana), con Francois Houtart e Stefano Zamagni.
SABATO 30 MAGGIO ORE 10,00 Sarà per la prima volta a Terra Futura Paul Hawken, leader ambientalista, imprenditore, autore di libri fondamentali sul tema del rapporto fra impresa e ambiente e della sostenibilità come Capitalismo naturale. Tratterà della possibilità di fondare un nuovo modello di sviluppo economico alla fine dell’illusione liberista; in questo secondo panel si confronteranno con le tesi di Hawken, Susan George, Loretta Napoleoni, Ralph Fuecks (Fondazione “Heinrich Boll”), Luigi Biggeri (presidente dell’Istat) e Wolfgang Sachs. Paul Hawken presenterà nel pomeriggio la traduzione italiana del suo ultimo libro Moltitudine inarrestabile. Come è nato il più grande movimento al mondo e perché nessuno se ne è accorto, pubblicata da Edizioni Ambiente in occasione di Terra Futura.
DOMENICA 31 MAGGIO ORE 10,00 Si parlerà del Green New Deal per cambiare il modello di sviluppo: ne discuteranno Colin Hines, uno degli autori del rapporto inglese A Green New Deal: joined up policies to solve the triple crunch of the credit crisis, climate change and high oil prices, e Vandana Shiva. Insieme a loro Anna Donati, una delle maggiori esperte italiane sulla mobilità sostenibile; Guido Sacconi, europarlamentare e presidente della Commissione del Parlamento europeo sul clima, e Nicola Bullard, portavoce della rete di associazioni ambientaliste Climate Justice Now!
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ed ora finanziarie dimostrano che è necessario sviluppare nuovi sistemi di conoscenza», lo dichiara Vandana Shiva, che sarà a Terra Futura il 31 maggio. L’abbiamo incondi Ugo Biggeri trata alla riunione della Commissione internazionale per il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura supportata dalla Regione Toscana.
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E CRISI, ALIMENTARI, CLIMATICHE, SOCIALI
A cosa state lavorando oggi come Commissione internazionale per il futuro dell’alimentazione? Allo sviluppo di nuovi sistemi di conoscenza meno riduzionistici e specialistici, che abbiano un approccio multidisciplinare, che guardino alla sostenibilità, all’equità, alla resilienza. Le conoscenze tradizionali hanno un ruolo, che deve essere riscoperto, di consapevolezza dei limiti del territorio. Un approccio alla conoscenza che è scientifico, olistico ed efficace per uscire dalle crisi che stiamo vivendo. Stiamo lavorando al manifesto sull’integrazione tra conoscenze scientifiche e saperi tradizionali, che uscirà per il meeting che si svolgerà a San Rossore (Pisa) dal 9 all’11 luglio. Come si articolerà il manifesto? Sancirà il diritto alla sovranità della conoscenza da parte delle comunità locali, non solo sulle ricchezze della biodiversità, ma anche sulla possibilità di utilizzare liberamente i saperi, scambiandoli e condividen-
doli. Da questo punto di vista il controllo corporativo della scienza e la commercializzazione attraverso i brevetti e gli altri “diritti di proprietà intellettuale” non solo favoriscono forme di biopirateria, ma stanno minacciando la conoscenza stessa, bloccandone le possibilità di accrescimento tramite lo scambio, le interazioni, la visione degli effetti delle nostre scelte sulle generazioni future. L’esclusione delle tradizioni e delle conoscenze popolari, praticata fino ad oggi dalla scienza dominante, sta rendendo l’umanità più povera intellettualmente e più vulnerabile alle crisi. Vandana Shiva: fisica, nata in India nel 1952, famosa per le sue battaglie in difesa della biodiversità, sarà a Terra Futura (Fi) il 31 maggio.
MANIFESTO SUL CAMBIAMENTO CLIMATICO LA COMMISSIONE INTERNAZIONALE per il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura, è promossa dalla Regione Toscana e vede tra i suoi membri oltre a Vandana Shiva, Carlo Petrini, Marcello Buiatti, Bernard Geier, Benedikt Haerlin e molti altri. La Commissione ha redatto già tre manifesti che sono stati presentati anche a Terra Futura negli anni passati come il Manifesto sul futuro dei semi. È ora on line una petizione che invita a sottoscrivere il Manifesto sul cambiamento climatico e il futuro della sicurezza alimentare, che individua nell’agricoltura industriale uno dei maggiori responsabili del climate change, dell’accrescimento della fame e della malnutrizione a livello mondiale. E riconosce l’agricoltura ecologica e biologica quale soluzione sia per la mitigazione che per l’adattamento al cambiamento climatico. www.arsia.toscana.it/petizione/default.aspx
Il vostro ragionamento parte dalle tipiche tematiche agricole, ma tocca temi più generali... Sicuramente. La crisi finanziaria ne è un ottimo esempio: un numero molto ristretto di persone ha la competenza e i saperi per comprendere come funziona la finanza internazionale. La super specializzazione da una parte ha fatto perdere il controllo, anche popolare e democratico, su chi amministra la maggioranza delle risorse economiche mondiali, dall’altra ha fatto sì che le criticità del sistema non siano state percepite e si sia creata una corsa al rendimento che ha allontanato gli investitori dell’economia reale. Non è possibile che il mondo sia considerato come una macchina fatta di parti indipendenti tra loro e dobbiamo smetterla di gestirlo come tale. Il mondo è più bello e complesso di una macchina e le conoscenze tradizionali lo testimoniano.
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Eni: grande impresa, grande elusione >30 Grameen Bank presto in Italia >32 Usura, i mafiosi dalla faccia pulita >36
finanzaetica “SOSTIENI UNA MAMMA” AL VIA LA CAMPAGNA DI PANGEA
INVESTITORI RESPONSABILI PREMONO SU GORDON BROWN: SERVONO MAGGIORI OPPORTUNITÀ
L’UNIONE EUROPEA SCOPRE IL MICROCREDITO
IL G20 DICHIARA GUERRA AI PARADISI FISCALI
ETHOS, SVIZZERA: AUMENTA L’ATTENZIONE PER I CODICI DI CONDOTTA. MA SI PUÒ MIGLIORARE
ASIA: MICROFINANZA MINACCIATA DALLA CRISI
Si chiama “Sostieni una Mamma” l’ultima campagna lanciata dalla Fondazione Pangea Onlus con l’obiettivo di garantire progetti di rilancio economico e sociale nei Paesi in via di sviluppo. La campagna, spiegano gli organizzatori «si propone di sostenere a distanza il percorso di riscatto economico e sociale di una mamma o futura tale nelle comunità presso le quali la Fondazione lavora da anni». Con meno di 1 euro al giorno, 300 euro l’anno, sarà infatti possibile sostenere una mamma indiana, afghana, nepalese o congolese. Il denaro raccolto sarà utilizzato per finanziare corsi di alfabetizzazione e contabilità per ogni madre come preludio alla concessione di un microcredito compreso tra i 150 e i 200 euro. «Le mamme che non hanno capacità lavorative specifiche precisa Pangea - potranno seguire corsi professionali, che le aiuteranno a iniziare una microimpresa. Potendo disporre di un po’ di denaro da gestire in autonomia, la mamma potrà garantire l’istruzione scolastica dei figli (prima spesa che le donne decidono di compiere appena raggiungono una loro indipendenza economica)». Oltre alla formazione professionale sono previsti corsi in materia igienico-sanitaria. Il sostegno annuale potrà essere versato attraverso RID, bonifico bancario o versamento postale a Fondazione Pangea Onlus. Per info: www.pangeaonlus.org
Un gruppo di istituzioni del mondo dell’investimento etico ha inviato una lettera ufficiale al primo ministro britannico Gordon Brown per chiedere al governo di impegnarsi a garantire maggiori opportunità di investimento responsabile. Lo ha reso noto ad aprile il Financial Times. La lettera - tra i cui firmatari si segnalano noti operatori come Paul Abberley, presidente di Aviva Investors London, Alain Grisay, amministratore delegato di F&C Management ed Edward Bonham-Carter, chief executive di Jupiter Asset Management - sottolinea la necessità di includere il tema dell’investimento etico all’interno di qualsiasi piano di rilancio dell’economia in tempi di crisi. Ma quale dovrebbe essere in questo senso il ruolo del governo? Secondo i firmatari, l’esecutivo dovrebbe impegnarsi nel progettare strumenti capaci di stimolare gli investitori ad impegnarsi nella finanza etica, garantendo un ruolo importante del settore privato nel finanziamento dei progetti sostenibili attraverso un programma di incentivi fiscali ad hoc. «Oggi – si legge nella lettera citata dallo stesso FT – c’è l’opportunità di costruire stimoli economici capaci di far leva sul finanziamento di investitori istituzionali che operano per conto di milioni di persone tra azionisti, aderenti ai fondi pensione e risparmiatori». I fondi di investimento etici non si sono rivelati immuni dalla crisi patendo perdite nel corso degli ultimi mesi. Le loro prestazioni, tuttavia, sono state migliori rispetto alle medie di settore come dimostrano, nel caso britannico, le recenti esperienze di società d’investimento etico come Henderson Global Care Growth, Schroder Global Climate Change e F&C Stewardship International.
Il Parlamento europeo ha chiesto formalmente alla Commissione di presentare proposte legislative che agevolino l’erogazione di microcrediti alle imprese in crisi di liquidità e alle persone svantaggiate (immigrati, minoranze, precari e donne) per promuovere il lavoro autonomo. Lo ha riferito Bruxelles con una nota ufficiale. La richiesta contempla anche l’istituzione di un quadro normativo atto a regolamentare gli istituti microfinanziari non bancari per «far sì che le norme antiriciclaggio non ostacolino i microcrediti per chi è senza documenti, e per adeguare le regole sulla concorrenza». All’origine della richiesta c’è la relazione redatta dall’europarlamentare ungherese Zsolt Becsey, approvata dal parlamento di Bruxelles con una maggioranza schiacciante di 574 voti favorevoli a fronte di 23 contrari e 12 astensioni. Partendo dalla constatazione dell’esistenza all’interno dell’Ue di una significativa domanda potenziale di microcredito «che non è ancora stata soddisfatta», il documento, precisa la nota citando lo stesso Becsey, «chiede alla Commissione di presentare una o più proposte legislative in materia, sulla base di raccomandazioni particolareggiate. Il documento conclude precisando che nell’ambito dell’attuale crisi finanziaria è consigliabile esaminare vie per migliorare l’efficienza e porre in essere ogni possibile canale di finanziamento.
Dopo anni di tolleranza i grandi della terra hanno dichiarato guerra all’evasione fiscale puntando il dito contro i cosiddetti Tax Heavens, i Paesi caratterizzati da una legislazione accomodante (leggasi segreto bancario) e da una pressione fiscale particolarmente lieve. L’ambiente sembra favorevole, anche perché di fronte al disperato bisogno di liquidità necessaria alla sopravvivenza del sistema finanziario, i circa 11.500 miliardi di dollari nascosti nei paradisi fiscali hanno iniziato a far gola. In attesa di codificare il sistema delle sanzioni nei confronti delle nazioni non cooperative, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico ha presentato un rapporto aggiornato sul fenomeno che comprende una lista nera delle nazioni che “non si sono impegnate nell’adeguamento agli standard fiscali internazionali” composta da Costa Rica, Malaysia, Filippine e Uruguay. L’Italia si colloca nella lista dei Paesi che hanno “sostanzialmente applicato” gli standard internazionali quali, tra gli altri, Cina, Francia, Germania, Giappone, Olanda, Russia, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti. Nella zona grigia delle giurisdizioni che hanno disatteso gli impegni sulle regole internazionali si segnalano ben 38 casi distribuiti tra Europa (Svizzera, San Marino Liechtenstein etc.), Asia (Bahrein), America (Panama), Africa (Liberia), Caraibi e Oceania.
La presenza di codici di condotta negli statuti delle principali imprese elvetiche evidenzia una significativa crescita, ma i margini di miglioramento non mancano. È la conclusione di un recente studio condotto dalla fondazione svizzera Ethos sulle 100 principali compagnie del Paese. L’analisi, che si concentra sulla presenza, il contenuto e l’implementazione dei codici di 65 società della top 100 nazionale ha riscontrato alcune importanti tendenze. In primo luogo appare evidente la diffusione del sistema delle linee guida, con 27 nuovi codici registrati rispetto all’indagine 2006. In secondo luogo si riscontra come la maggioranza dei codici stessi si concentri su temi significativi come l’etica degli investimenti, la responsabilità sociale d’impresa e la sostenibilità ambientale. Altre tematiche quali le relazioni con la società civile, i fornitori e gli azionisti continuano ad essere invece trattate in modo marginale lasciando così spazio a evidenti margini di miglioramento. «Ethos – spiegano gli autori – ritiene che l’adozione e l’implementazione di un codice di condotta contribuisca alla crescita del valore non solo per la compagnia ma anche per gli azionisti e per tutte le persone coinvolte negli affari della società (stakeholders nell’originale, ndr)». Ethos è una fondazione non profit nata in Svizzera nel 1997 per rappresentare i fondi pensione locali (Caisses de Pension) nelle assemblee delle imprese. Oggi rappresenta 78 investitori istituzionali e controlla la società di investimento Ethos Service, che opera nel settore della finanza responsabile gestendo asset per un valore complessivo di 1,4 miliardi di franchi svizzeri.
La crisi finanziaria globale starebbe colpendo per la prima volta anche il settore del microcredito minacciando in modo particolare il futuro del sistema creditizio asiatico. Lo ha riferito l’emittente Radio Australia citando un intervento di Jamie Bedson, coordinatore del Banking With The Poor Network Secretariat di Singapore. Mentre in occasione della grande crisi asiatica del 1997 i sistemi microcreditizi erano risultati immuni alle turbolenze di mercato, nel contesto, contrariamente a quanto avveniva 12 anni fa, gli istituti di microcredito risultano pienamente integrati nel sistema monetario mondiale. La riduzione della liquidità disponibile all’interno dei circuiti tradizionali colpisce le istituzioni micro finanziarie: l’ammontare del capitale disponibile si riduce e così calano i prestiti erogati. Secondo Bedson le speranze di rilancio del sistema passano attraverso due possibili strade. Da un lato esiste la possibilità che di fronte alla crisi e al timore di investimenti rischiosi i risparmiatori scelgano di incrementare i loro depositi in attesa di sbloccarli in tempi migliori aumentando così la patrimonializzazione delle stesse banche di microcredito. Dall’altro si augura che il Fondo monetario internazionale possa ottenere un incremento dei fondi destinati alla microfinanza da parte del G20, ovvero dal gruppo dei donatori più consistenti.
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Eni: grande impresa, grande elusione
UFFICIALI E DITTATORI A LIBRO PAGA PER IL GAS NIGERIANO
L’Olanda è il passepartout per le attività internazionali del Gruppo Eni, che paga buona parte
delle tasse all’estero. Intanto, nella periferia dell’impero a sei zampe, succedono cose strane. sui ricavi che derivano dalla produzione di gas e petrolio ed è inoltre soggetta alla tassa sui redditi nei Paesi Bassi». Se si sfoglia uno dei tanti bilanci delle imprese controllate da Eni, si trova immancabilmente questa nota. Basta sostituire “Angola” con Cina, Iran, Venezuela, Indonesia, Kazakhstan, Australia e molti altri Paesi e il risultato non cambia. Lo schema è semplice. Buona parte delle attività di Claudia Apel e Mauro Meggiolaro di Eni sono infatti gestite da Eni International BV, con sede ad Amsterdam, che controlla oltre 80 imprese operatiLA GALASSIA ENI ve in tutto il mondo, ma con sede in Olanda: Eni Congo Holding BV, Eni China BV, Eni Energy Russia BV, Eni Iran 100% 100% ENI SPA ROMA BV, ecc. Eni International BV è a sua volta controllata da Eni Spa, Roma (vedi GRAFICO ). 100% ENI INTERNATIONAL BV ENI INVESTMENTS PLC AMSTERDAM LONDON Ma a cosa serve questa struttura? Perché non si pote[PIÙ DI 80 CONTROLLATE IN TUTTO IL MONDO] ENI INTERNATIONAL NA 100% NV SARL LUXEMBOURG vano controllare le attività internazionali dall’Italia? «I AGIP CASPIAN SEA BV NIGERIA LNG LTD LAGOS AGIP KARACHAGANAK BV ENI LASMO PLC LONDON motivi per cui si sceglie l’Olanda possono essere moltepliCASPIAN PIPELINE ENI ANGOLA EXPLORATION BV CONSORTIUM-K 100% ENI AUSTRALIA BV ci», spiega Francis Weyzig, ricercatore della Fondazione CASPIAN PIPELINE ENI BULUNGAN BV CONSORTIUM-R ENI ULT LTD LONDON olandese SOMO. «I Paesi Bassi hanno sottoscritto trattati ENI CONGO HOLDING BV BRASS LNG LTD LAGOS 100% ENI CROATIA BV bilaterali in materia fiscale con numerosi Stati, che sono ENI CHINA BV ENI ULX LTD LONDON spesso più vantaggiosi rispetto agli accordi italiani. In geENI ENERGY RUSSIA BV ENI G&P FRANCE BV 100% nerale ci sono condizioni migliori per il rimpatrio dei redENI IRAN BV ENI OIL HOLDINGS BV ENI MIDDLE EAST BV diti da dividendi, da interessi o da royalties, in particolare 100% 100% AMSTERDAM ENI PETRORUSSIA BV per i Paesi non appartenenti all’OECD». ENI VENEZUELA BV
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A SOCIETÀ PAGA LE TASSE ALLE AUTORITÀ FISCALI DELL’ANGOLA
ENI ALGERIA LTD AMSTERDAM
ENI ALGERIA LTD LUXEMBOURG
ENI PAKISTAN (M) LTD AMSTERDAM
ENI PAKISTAN (M) LTD LUXEMBOURG
ENI TUNISIA BEK BV AMSTERDAM
ENI SOUTH SEA CHINA LTD SARL LUXEMBOURG
ENI MOROCCO BV AMSTERDAM ENI DACION BV AMSTERDAM ENI MANAGEMENT INT. SERVICES BV AMSTERDAM
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Le tasse Eni parlano olandese Tornando all’esempio dell’Angola, Eni Angola Exploration BV paga le tasse in Angola, perché lì produce reddito, ma una volta che “importa” gli utili, sotto forma di interessi o dividendi, prima di farli atterrare in Italia li fa passare per l’Olanda, dove vengono tassati, ma in modo più leggero rispetto alla normativa fiscale italiana. Nel passaggio finale, dai Paesi Bassi all’Italia, non si pagano tasse, per-
TANGENTI A PIOGGIA, PAGATE PER DIECI ANNI a funzionari statali e a uomini politici nigeriani dal consorzio TSKJ (di cui fa parte l’Eni, al 25%) per portare a casa la commessa di Bonny Island, un progetto faraonico per costruire impianti di liquefazione del gas nel Sud della Nigeria. Un affare da oltre sei miliardi di dollari. Ne abbiamo parlato nel numero di Valori di aprile. Dopo la condanna di Halliburton (uno dei membri del consorzio) e dei galoppini Jeffrey Tesler e Wojciech Chodan, usati come emissari per le mazzette, le indagini dei tribunali francese e svizzero e un’inchiesta del settimanale nigeriano Next on Sunday hanno gettato nuova luce sulla vicenda. A metà marzo la Corte d’Appello del tribunale di Parigi ha condannato Dan Etete, ministro nigeriano del petrolio dal 1995 al 1998, a pagare una multa di otto milioni di euro per aver intascato quindici milioni di euro di tangenti, usate per acquistare una serie di proprietà immobiliari, tra cui un castello nel Nord-Ovest della Francia, un appartamento nel centro di Parigi e una lussuosa villa a Neuilly. Secondo le ricostruzioni del tribunale di Houston (Texas) e le indagini di Next, Dan Etete sarebbe nella lista dei corrotti di Bonny Island. In almeno due casi, nel 1996 e nel 1998, Jeffrey Tesler avrebbe versato sul conto svizzero del ministro due mazzette da 500 mila dollari. Ma la fetta più grande della torta l’avrebbe portata a casa il generale Sani Abacha, al potere dal 1993 al 1998. D’accordo con Wojciech Chodan, funzionario di KBR-Halliburton, Tesler avrebbe pagato al dittatore africano dai 40 ai 45 milioni di dollari. Il sanguinario Abacha è morto nel 1998, fulminato da un infarto tra le braccia delle sue prostitute, ma altri destinatari delle tangenti del gas sono ancora vivi e vegeti. Come Olusegun Obasanjo, presidente nigeriano fino al 2007, che nel 2002 avrebbe intascato 23 milioni di dollari per “facilitare” il completamento del progetto. O il generale Capi di Stato nigeriani Abdulsalami Abubakar, presidente nigeriano per un solo anno, al centro sufficiente però per farsi parcheggiare su un conto svizzero dello schema di corruzione 2,2 milioni di dollari di tangenti. di Bonny Island La ricostruzione minuziosa di tutti i pagamenti si trova (da sopra): Sani Abacha nelle note e negli appunti di Wojciech Chodan, depositati (1993-1998), presso il tribunale di Parigi. Un vero e proprio “manuale Abdulsalami Abubakar Cencelli” delle mazzette di Bonny Island. Oltre 500 pagine, (1998-1999), scritte a mano, con i verbali degli incontri del consorzio TSKJ, Olusegun Obasanjo i nomi delle persone da corrompere, i commenti e le riserve (1976-1979, espresse dai manager delle società consorziate. 1999-2007). Secondo Chudi Offodile, avvocato ed ex parlamentare nigeriano, che ha visionato le Chodan’s notes presso il giudice parigino Renaud Ruymbeke, «le note sono la prova evidente della complicità di tutti i membri del consorzio nella creazione dei fondi neri». Per ora nella trappola è caduta solo Halliburton, costretta a pagare una multa record da 402 milioni di dollari al Dipartimento di Giustizia americano. Ma nei prossimi mesi potrebbe toccare a tutti gli altri soci. Compreso il gruppo Eni. M.M.
ché sono già state pagate, due volte, fuori dai confini. Non a caso se si guarda il conto economico di Eni Spa, che viene presentato ogni anno all’assemblea degli azionisti della società, si scopre che l’aliquota di tassazione è molto bassa (6,05% nel 2007). «Buona parte dell’utile di Eni Spa deriva da dividendi, ma poiché i dividendi hanno già pagato l’imposta quando sono stati distribuiti (soprattutto in Olanda e Gran Bretagna, ndr), Eni Spa, come partecipante, ha diritto a dedurli dalla base imponibile per evitare la doppia tassazione», spiega Alessandro Santoro, docente di Scienza delle Finanze all’Università Milano-Bicocca. I dividendi rimpatriati dalle controllate pagano buona parte delle imposte in Olanda e all’Italia rimangono solo le briciole. Le imposte riemergono poi nel bilancio consolidato dove, sempre nel 2007 (ultimo dato disponibile), Eni dichiara un carico fiscale complessivo (o tax rate) del 46%. Quasi tutto a favore di stati esteri. Se è normale che Eni, che ha attività in settanta diversi Paesi, paghi buona parte delle tasse dove produce reddito, e cioè all’estero, senza la struttura creata nei Paesi Bassi il carico fiscale sarebbe probabilmente più alto, a causa della maggiore tassazione italiana sul rimpatrio di dividendi e redditi da interessi. Ma le cose negli anni sono cambiate. «Le società dell’Eni nei Paesi Bassi sarebbero state ancora più vantaggiose dal punto di vista fiscale qualche anno fa», continua Santoro. «Dal 2004, con la PEX (participation exemption) introdotta dal ministro Tremonti, anche in Italia le plusvalenze realizzate su partecipazioni in società collegate o controllate non sono, a certe condizioni, tassate. È possibile che in Olanda ci sia ancora qualche vantaggio in più, ma ormai non ci sono grandi differenze in Italia».
Movimenti sospetti in periferia Non a caso l’Eni ha cominciato a servirsi anche di un discreto numero di società con sede in Lussemburgo. Dove a volte si verificano eventi strani. Prendiamo per esempio quello che è successo pochi mesi fa ai confini della galassia Saipem, la controllata dell’Eni specializzata nella creazione di infrastrutture per i giacimenti. Il 21 agosto 2008, Saipem Luxembourg SA, controllata da Saipem International BV, Amsterdam (che appartiene a Saipem Spa, Milano), crea la Saipem Maritime Asset Management Luxembourg Sarl, che ha come scopo “l’acquisto, la vendita e la gestione di navi e di unità di perforazione”. Due mesi dopo, Saipem Maritime, con 15 mila sterline, mette in piedi un’altra società lussemburghese, la Oil & Gas Production Luxembourg, per “l’acquisto e la gestione di piattaforme petrolifere”. Ma il 26 gennaio scorso Maritime cede tutte le sue 150 azioni alla JV Assets Ltd, con sede nelle isole Cayman, collegata al Gruppo finanziario Barclays. Oil & Gas Production sparisce come una meteora dalla galassia Eni, dove potrebbe essere stata usata come veicolo finanziario, per far girare denaro. Il suo direttore, Roberto Stranieri, esce di scena, ma viene subito promosso a capo di Saipem Luxembourg. Lo spettacolo deve continuare.
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Grameen Bank presto in Italia La banca del villaggio arriva in Occidente
Dopo New York, la Grameen Bank aprirà una filiale anche in Italia. Yunus ha siglato un accordo direttamente con Unicredit e con l’Università di Bologna, dove forse avrà sede. È un modello adatto anche all’Occidente?
FONTE: UFFICIO STAMPA GRAMEEN AMERICA
FONTE: ACCIONUSA.ORG; PROJECTENTERPRISE.ORG; UFFICIO STAMPA PROJECT ENTERPRISE
FONTE: US CENSUS BUREAU
di Licia Casamassima
), sbarcherà presto anche in Italia. Lo ha annunciato ai primi di marzo lo stesso Muhammad Yunus, fondatore della “Banca del villaggio” (il nome in italiano della celebre organizzazione di microfinanza del Bangladesh), nel corso di una conferenza stampa a Milano. La Grameen Italia avrà due partner noI NUMERI DELLA GRAMEEN AMERICA strani: l’Università di Bologna e Unicredit. Un progetto che rientra nella logica di espansione del microcredito nei Paesi industrializzati, dopo l’esperienza di New York, dove a gennaio del[DA GENNAIO A DICEMBRE 2008] l’anno scorso è sorta la prima filiale di Grameen America. Difficile entrare troppo nel merito del Numero filiali 2 Totale beneficiari 413 progetto italiano, perché i dettagli sono ancora allo studio degli esperti delle tre realtà coinvolTotale prestiti erogati 1.093.991 USD te, ma, dicono gli esperti di Unidea, la fondazione corporate di UniCredit: «il modello di riferiTotale risparmi accumulati 78.123 USD mento sarà quello del social business, il cui obiettivo è un ritorno di natura sociale, piuttosto che Tasso di restituzione dei prestiti 99% economica. Bisognerà trovare un’implementazione adatta all’Italia e questo sarà l’ambito di Grameen, in qualità di esperta di microcredito. Il contesto economico I COMPETITORS DI GRAMEEN AMERICA* è ad esempio meno deregolamentato di quello statunitense e l’avvio e lo sviluppo di attività imprenditoriali costa di più, per cui è possibile ACCION USA PROJECT ENTERPRISE GRAMEEN USA che la dimensione media dei prestiti sia maggiore che negli Usa, come Ammontare dei prestiti da 500 a 50.000$ da 750 a 12.000 $ da 500 a 3.000 $ Durata dei prestiti fino a 60 mesi flessibile 6 mesi - 1 anno non è detto che i prestiti verranno concessi solo a donne». Tasso di interesse** dall’8% al 15% 12% 15% Per quanto riguarda il modello di business, sarà quello classico GraCosti amministrativi 3-5% 2% meen, con tutte le sue peculiarità, compresa la struttura comunitaria. Garanzie
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fonte di reddito stabile, nessuna tutti i conti pagati
A GRAMEEN BANK, SIMBOLO DEL MICROCREDITO NEL SUD del mondo (vedi BOX
nessuna
* Noor Shams, dell’ufficio stampa di Grameen America cita Accion Usa e Project Enterprise come le istituzioni di microfinanza, che meglio possono essere comparate a Grameen America. Il microcredito negli USA conta infatti tantissime realtà dalle agenzie governative, alle fondazioni, alle ONG, ma difficilmente comparabili per attività e servizi offerti. ** Tasso annuale semplice su base decrescente.
CHI FINANZIA GRAMEEN AMERICA CONTRIBUTI INDIVIDUALI anonimi (È NOTA UNA DONAZIONE DI CIRCA 600.000 $ DA H&R BLOCK, SOCIETÀ DI CONSULENZA FISCALE NEGLI USA) FONDAZIONI ISTITUZIONALI HOLEPLANET FOUNDATION Organizzazione non profit fondata da Whole Food Market, leader mondiale nella distribuzione di prodotti naturali ed organici, una delle maggiori catene alimentari negli USA. www.wholeplanetfoundation.org TIDES FOUNDATION Organizzazione non profit fondata nel 1976 da Drummon Pike, per gestire una grande donazione filantropica di una copia anonima messicana. www.tides.org
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Per i poveri made in Usa La Grameen America è una sorta di progetto pilota del modello di microcredito sviluppatosi nel Sud del mondo, applicato a un Paese sviluppato. La prima filiale è sorta a gennaio 2008 a poche miglia da Wall Street, nel quartiere ad alta concentrazione di immigrati di Jackson Heights, nel Queens. Recentemente è stata aperta una filiale anche a Brooklyn e quest’anno potrebbero sorgerne di nuove in altri quartieri di New York come il Bronks. Ma perché aprire una banca di microcredito a New York? Per rispondere ai bisogni di quella fascia di americani, esclusi dal sistema finanziario tradizionale. 36 milioni di statunitensi hanno un reddito in-
IL MODELLO GRAMEEN
VIETATO CORRERE DA SOLI L’IMPORTANTE È LA RETE
MUHAMMAD YUNUS HA VINTO IL PREMIO NOBEL per la pace nel 2006, trent’anni dopo la nascita della Grameen Bank in Bangladesh. L’interesse per il microcredito ha portato alla creazione di una organizzazione ad hoc, la Grameen Trust, che si occupa di replicare il modello Grameen nel mondo (141 partner in 38 Paesi, soprattutto in via di sviluppo). Alcune sedi sono gestite direttamente dal personale Grameen attraverso i programmi BOT (Build-Operate-Transfer ovvero creare-gestire-trasferire), tra queste Grameen America. Il modello Grameen ha delle caratteristiche peculiari rispetto alle altre esperienze di microcredito. I tassi di interesse applicati non possono superare la cosiddetta “area gialla”: il 10-15% in più del tasso ufficiale di sconto. È fondamentale il ruolo del gruppo, un network sociale che fornisce supporto psicologico e pratico per affrontare il debito individuale. I prestiti vengono concessi a gruppi di cinque persone, che rispondono solidalmente al prestito individuale e che si riuniscono periodicamente. Tutti i membri della Grameen devono sottoscrivere un insieme di impegni sociali e morali: 16 decisioni, dalle regole sanitarie all’educazione dei figli, dall’educazione alimentare al regolamento delle attività che svolgeranno. www.grameen-info.org
L’ACCORDO DI YUNUS CON L’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA e con Unicredit per aprire una Grameen in Italia è stato una sorpresa per le organizzazioni che da anni si occupano di microfinanza nel nostro Paese. Accolgono la notizia con piacere, ma chiedono di essere coinvolte. Perché l’importante è la rete. Lo sostiene Giampietro Pizzo, presidente di Microfinanza e membro del consiglio direttivo di Ritmi (vedi BOX ). Come commenta l’accordo di Yunus? Da una parte dò il benvenuto a chiunque voglia diffondere la microfinanza in Italia. Oggi ci sono molte realtà che se ne occupano, ma sono piccolissime. A noi interessa ottenere il massimo impatto sul fenomeno dell’esclusione finanziaria, che nel nostro Paese è tra i più alti d’Europa. Avere il contributo di chi ha costruito un’esperienza innovativa come la Grameen è gradito. C’è un ma... C’è un’avvertenza. Bisogna stare attenti ad applicare automaticamente le esperienze che hanno avuto una storia di successo, ma in contesti completamente diversi. In Italia chi è povero economicamente è anche povero sociale, non ha legami, reti, non appartiene a un gruppo. In Bangladesh invece esistono relazioni, logiche di prossimità, un capitale sociale che viene usato come garanzia per accedere al credito. Riproporre il microcredito in Italia, in maniera meccanica, rischia di non incontrare le necessarie relazioni. Neanche tra gli immigrati, perché non tutte le comunità hanno legami collettivi. Decontestualizzare è proprio quello che Yunus, con l’esperienza della Grameen, ha insegnato a non fare. E come giudica la partecipazione di Unicredit? Se una banca come Unicredit vuole aprirsi a questo tipo di attività è bene che si confronti con le realtà territoriali che da anni si occupano di microfinanza e non si chiuda in progetti segreti. C’è un alone di mistero attorno allo studio di fattibilità che sembrano aver realizzato. Non vorrei fosse solo un’operazione di marketing. Bisognerà seguire attentamente questo progetto per vedere come si evolverà e per verificare che non sia solo un proclama. In pratica chiedete di essere coinvolti? Credo molto nel valore delle reti, nel fare insieme. Andare ognuno per la propria strada è un forte limite. Mi piacerebbe che si aiutassero le reti territoriali, con cui noi e tutta la rete italiana della microfinanza abbiamo un forte legame. Benvenuto quindi a Yunus se ha voglia di confrontarsi con quello che l’Italia sta già facendo. Con tutti i nostri limiti. E.T.
feriore alla soglia di povertà, indicata dall’US Census Bureau in 21 mila dollari all’anno per una famiglia di quattro persone. Sono sempre di più gli statunitensi che si rivolgono all’industria dei “prestiti del giorno di paga” (Payday Loans): società specializzate che si sono moltiplicate come funghi (tanto che anche le banche hanno deciso di entrare nel settore), che erogano prestiti a breve termine, on line o attraverso appositi sportelli, per colmare il divario tra il giorno di paga e le necessità di denaro nei giorni precedenti. Sono gli americani a basso reddito, che non usufruiscono delle carte di credito e non arrivano a fine mese, che ricorrono a tali piccoli finanziamenti - di solito sotto i 1.500 dollari - per arrivare alla busta paga successiva. Secondo il Wall Street Journal (ottobre 2008) questo giro d’affari è arrivato a circa 85 miliardi di dollari, con un tasso di interesse annuo attorno al 300-400%. I prestiti concessi da Grameen America vanno da 500 a 3.000 dollari (si inizia con piccole somme per poi avere accesso a cifre maggiori), sono destinati a categorie economicamente svantaggiate, per periodi che vanno da sei mesi a un anno, con un tasso di interesse annuale del 15%. All’attività creditizia si aggiunge la formazione e l’accompagnamento per la costituzione di gruppi di supporto, come da modello Grameen. Le attività finanziate sono le più disparate: dalla manifattura di abiti, al negozio di parrucchiera, al centro estetico. I beneficiari dei prestiti di Grameen America, inoltre, attraverso una partnership con l’agenzia di rating del credito Experian, vengono messi in grado di migliorare il loro credit score, il punteggio necessario per aver accesso al credito tradizionale negli Usa.
Un’esportazione difficile I numeri sono interessanti: Grameen America prevede di arrivare a 18 mila clienti a New York in 5 anni. Ma i problemi non mancano.
RITMI: CONTRO L’ESCLUSIONE FINANZIARIA PER RISOLVERE IL PROBLEMA dell’esclusione finanziaria che in Italia ha uno dei maggiori tassi dell’Occidente (il 25% secondo l’ultimo rapporto della Banca Mondiale) e consolidare lo strumento del microcredito è nata Ritmi, la Rete italiana di microfinanza. I soci, otto i fondatori, sono i protagonisti della finanza etica e della microfinanza italiana: Mag2 Milano (www.mag2.it), Mag Verona (www.magverona.it), Mag Roma (www.magroma.it), Fondazione Culturale Responsabilità Etica (www.bancaetica.it), Microfinanza srl (www.microfinanza.com), Micro.bo (www.micro.bo.it), Permicro (www.permicro.it), Microprogress (www.microprogress.org), Fondo Essere (www.fondoessere.org), Forum per la finanza sostenibile (www.finanzasostenibile.it) e fondazioni che operano contro l’esclusione finanziaria come don Mario Operti di Torino, Santa Maria del Soccorso di Genova (http://xoomer.virgilio.it/fausantamariadelsoccorso/), Giordano dell’Amore (www.fgda.org) e Compagnia San Paolo (www.compagnia.torino.it). www.microfinanza-italia.org
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È ancora da verificare se e quanto prestiti così piccoli, in un Paese sviluppato, possano migliorare lo status economico dei beneficiari. Secondo problema: la struttura sociale, completamente diversa tra Usa e Bangladesh. In un’intervista al New York Times, il direttore della filiale di Jackson Heights, Shah Newaz, da 27 anni in giro per il mondo per la Grameen, esprimeva la difficoltà nel coinvolgere le donne, che negli Usa non vivono dove lavorano e che
spesso non sono a casa durante in giorno e di sera non sono disponibili per gli incontri perché impegnate con la casa e i bambini. Inoltre, la discriminazione per genere in America è difficile da introdurre e negli annunci sulla stampa non si può utilizzare. Lo stesso Yunus, in una intervista al Financial Times, ha ammesso che le normative e il sistema di welfare americani sono un limite allo svolgimento della libera iniziativa e al lavoro autonomo. Per
non parlare della concorrenza, che rende le piccole attività imprenditoriali difficili da sostenere. Altra criticità: il reperimento dei fondi. Al momento la Grameen America ha ricevuto finanziamenti, investimenti azionari e donazioni istituzionali e private, (tra cui 600 mila dollari da H&R Block, società di consulenza fiscale statunitense), ma conta di essere autosufficiente in cinque anni, anche cercando di registrarsi come ban-
Senza il gruppo non è microcredito
«I
Nei Paesi sviluppati il microcredito è stato travisato. Non c’è accompagnamento, non c’è gruppo, mentre il punto focale del microcredito sono proprio le relazioni che si creano. I prestiti si concedono sulla fiducia, utilizzando il legame sociale. Pensa che questo modello basato sulla collettività come strumento di pressione sia adeguato anche nella cultura individualista occidentale? I prestiti nel modello Grameen rimangono individuali. Il gruppo sostiene e aiuta a far sì che tutti riescano a pagare. Non si tratta di responsabilità punitiva, ma costruttiva. Grameen, poi, fa di tutto per evitare il fallimento individuale perché le persone coinvolte, i poveri, che hanno poche occasioni nella vita per provarci, forse una sola, quella offerta dal microcredito, non debbono essere esposti a rischi facili. Il network sociale è la garanzia relazionale, l’unica garanzia. Avete anche già un’idea dei tassi di interesse
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NON È UNO STRUMENTO PER L’OCCIDENTE
L’Università di Bologna, con l’appoggio di Unicredit Foundation, ha preparato lo “sbarco” di Grameen in Italia. Ce ne parla l’ideatrice, la professoressa Luisa Brunori. L DENARO È UN PRETESTO, nel microcredito quello che conta è il sistema delle relazioni che si crea intorno al gruppo». È questo il valore aggiunto dell’esperienza della Grammen Bank secondo la professoressa Luisa Brunori, che all’università di Bologna, insegna prodi Licia Casamassima prio Psicodinamica dei gruppi. È lei il punto di incontro di Yunus con la realtà italiana. Dopo le esperienze di Grameen Trust in giro per il mondo, dopo la Grameen Turkey, che in cinque anni ha concesso circa 15 mila prestiti, dopo che il microcredito è approdato anche negli Stati Uniti, era arrivato il turno dell’Italia. L’Università di Bologna, gli analisti di Grameen Trust e gli esperti di microcredito di Unidea-UniCredit Foundation, hanno lavorato ad uno studio di fattibilità sul territorio di BoloLuisa Brunori, gna e Modena. «Se tutto va bene - azzarda la professoresinsegna sa - in autunno avremo la prima filiale di Grameen Italia, Psicodinamica dei gruppi probabilmente a Bologna». all’Università Perché aprire una Grameen in Italia? di Bologna.
ca, per poter avere accesso ai risparmi e ai depositi bancari. In realtà tra le molte società di microfinanza che operano negli Stati Uniti - circa 750 organizzazioni, di cui circa 250 si occupano solo di microcredito - è difficile trovarne qualcuna che non dipenda da donazioni, pubbliche o private. Forse il momento non è neanche dei migliori perché, considerando la forte spinta ai controlli nel settore bancario, la normativa al riguardo sarà ancora più restrittiva.
che verranno applicati? Si sta procedendo a valutare un piano di sostenibilità, un business plan. Nei numeri bisognerà applicare la filosofia Grameen. Come si finanzierà la Grameen Italia? La questione è nelle mani degli esperti di Grameen e di Unicredit. E quale sarà la struttura partecipativa? La struttura comprenderà le tre entità che stanno lavorando al progetto, in che forma è ancora presto da dire. Ma ognuna metterà in campo la propria competenza: l’Università di Bologna in merito alla ricerca e alla formazione, Grameen Trust con la sua esperienza e UniCredit con la competenza sul credito. Perché è stata scelta Unicredit? Il rapporto si è creato tra l’Università di Bologna e Yunus. La tesoreria dell’Università si appoggia a Unicredit. È quindi sembrato naturale coinvolgere loro.
«APRIRE IL CREDITO AI PIÙ POVERI dei poveri è rimettere a loro disposizione i capitali che essi stessi hanno contribuito a produrre». Uno strumento di redistribuzione della ricchezza, è questo il ruolo del microcredito secondo Andrea Berrini. È il presidente di Cresud, l’organizzazione che da dieci anni finanzia le istituzioni di microfinanza nel Sud del mondo. È appena uscito il suo libro sul microcredito. Considerando la sua esperienza sul microcredito, che cosa pensa della possibilità di esportarlo nei Paesi ricchi? Ho molti dubbi al riguardo. Primo, perché un piccolo imprenditore nei Paesi ricchi per avviare una attività ha bisogno di almeno 5-10 mila euro. Secondo, perché il microcredito nel Sud del mondo si rivolge ad un’economica informale, dove la partenza di un’attività è immediata e i margini molto alti. Nei Paesi ricchi, invece, i tempi si dilatano e i margini sono molto bassi. Il credito alle piccole imprese artigiane deve essere inserito Andrea Berrini nel sistema finanziario tradizionale, a meno che si considerino Quattrini. gli immigrati un sottosettore economico nei nostri Paesi. Il romanzo I più poveri devono cercare lavoro come lavoratori dipendenti. del microcredito È un loro diritto. Nel Sud del mondo non è possibile e allora Baldini Castoldi ci si inventa delle attività, ma nei nostri Paesi non ha senso. Dalai, 2009 Da sinistra: Ugo Biggeri, Yunus e Mario Biggeri a Firenze
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Chiacchierata tra business sociale e crisi Cambiamento e creatività. Per Yunus sono queste le parole chiave per affrontare queste crisi, non una, ma quattro: economico-finanziaria, petrolifera, alimentare e delle risorse. UE MESI FA YUNUS ERA IN ITALIA. Grazie a mio fratello Mario, professore di economia dello sviluppo. l’ho incontrato. Ci stupisce che sia così facile conversare “alla pari” con lui. È una persona sorridente che ti fa sentire a tuo agio. Ha una sua di Ugo Biggeri* idea di impegno sociale e di cambiamento che non sempre coincide con l’impegno sociale così come noi lo intendiamo. Dopo poche battute arriviamo a ragionare della crisi finanziaria. «È come un terremoto, l’epicentro è a New York, ma le onde successive di assestamento raggiungeranno tutto il mondo e tutti gli strati della popolazione. Le scosse saranno cicliche e produrranno effetti diversi a seconda del contesto economico e sociale, ma indubbiamente è la più grave crisi cui ci siamo trovati davanti. Le cause stanno nell’aver creduto che il mercato faccia tutto da sé e che vada bene il business fatto solo di soldi per far soldi. E ora si cerca di salvare il sistema invece di cambiarlo. È un errore continuare a buttare soldi per cercare di garantire le banche e le industrie automobilistiche».
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Qual è la via d’uscita dalla crisi? Attualmente ci sono quattro crisi in corso: del petrolio e del suo prossimo esaurimento; alimentare con i prezzi delle materie agricole fuori controllo; delle risorse naturali e dei cambiamenti climatici e la crisi economico-finanziaria. Se si trattano separatamente si sbaglia e le crisi si rincorreranno tra loro. Occorre la consapevolezza che sono legate da un modo di intendere il business che deve cambiare. È il tempo del cambiamento. Le crisi servono anche a questo, creano opportunità di ripensare il funzionamento del sistema. È quando il motore non funziona che si può realisticamente pensare a cambiarlo. Ora occorre liberare la creatività, pensare al business sociale, lasciando da parte gli schemi del diciannovesimo e ventesimo secolo. La creatività è stata imbrigliata dalla massimizzazione del profitto. Anche il modo di investire nel welfare dell’Europa, di concepire l’assistenza alle fasce deboli, dovrà cambiare. Si dovranno inventare nuovi modi di fare welfare che coinvolgano i cittadini, diano spazio all’auto-organizzazione, alla partecipazione, al contributo diretto alle spese, al coinvolgimento dell’imprenditoria sociale.
Per esempio? creerà milioni di poveri. E in una società in cui i poveri aumentano ci sarà ancora più bisogno del microcredito. Questa crisi però riLe tecnologie ci sono, si tratta di liberarle dall’uso esclusivo per il guarda anche i Paesi ricchi da cui è partita e in cui la gente è meno profitto. Un telefonino evoluto può essere il mezzo più semplice ed abituata alle catastrofi. Il microcredito quindi diventerà sempre più efficace per alfabetizzare milioni di donne oltre i trenta anni, si tratimportante anche in Europa. ta di rendere possibile a queste donne di averne la disponibilità. I percorsi della Grameen sono indipendenti da Esempi come questo ce ne possono essere I GRAMEEN CREATIVE LAB realtà simili sviluppatesi in altre parti del mondo, a decine in tutti i campi: dal sanitario, all’amnon sentono il bisogno di costruire reti paritarie bientale, al supporto ai piccoli imprenditori. SONO LABORATORI DI CREATIVITÀ, nascono per svolgere con i soggetti della finanza etica. Più facilmente Per avere buone idee occorre ascoltare di attività di formazione e per favorire l’incontro tra persone di vari livelli culturali e imprenditoriali e favorire troviamo la Grameen in partnership con grandi più, cercarle anche in chi non ha studiato. l’ideazione di nuove progetti di business sociale. gruppi industriali (Danone, World economic foÈ dal confronto creativo che nascono nuoSta per nascere una rete di università che collaborano rum Deutsche Bank, e ora Unicredit). Probabilvi modi di fare business sociale. Per questo al progetto. Da aprile è partito il Grameen Lab dell’Università di Berlino. A breve inizierà anche a Oxford, mente è una scelta di fondo, dovuta alla consapeabbiamo appena iniziato in Europa un nuoHarvard e Glasgow. In Italia ci sono contatti volezza del valore e dell’originalità del “marchio” vo progetto a cui teniamo molto: i laboracon le Università di Bologna e di Firenze. www.grameencreativelab.com Grameen. È una strada che Yunus è convinto darà tori creativi della Grameen (vedi BOX ). frutti duraturi, ma indubbiamente è rischiosa. E il microcredito? Che ruolo può Muhammad Yunus Un mondo senza povertà avere oggi? * Presidente della Fondazione Culturale Feltrinelli, 2008 È in arrivo una destabilizzazione sociale che Responsabilità Etica
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I mafiosi dalla faccia pulita
FONTE: RAPPORTO 2008 SOS IMPRESA
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al camorrista “per toglierlo dalla strada” (dovesse mai incontrare dei pericolosi tutori dell’ordine?). E ci sono quattro regioni - un terzo del territorio di Paola Baiocchi saldamente nelle mani delle mafie. Che non si accontentano e stanno velocemente avanzando nel Centro-Nord, dove stabiliscono nuove capitali: a Milano e in Lombardia la ‘ndrangheta, in Emilia-Romagna la nuova “Gomorra”. Contaminano fortemente il Lazio e l’Abruzzo e hanno conquistato nuovi spazi in quelle che erano considerate isole felici come la Toscana, l’Umbria, la Sardegna. È il sistema criminale italiano con le sue quattro Holding – cosa nostra, ‘ndrangheta, camorra e sacra corona unita – il vero “problema sicurezza”. Questo si legge nelle relazioni allarmatissime della Direzione Nazionale Antimafia e della Commissione parlamentare, nei rapporti delle associazioni antiracket e antiusura, che ipotizzano in almeno 130 miliardi di euro l’anno il fatturato delle mafie, con un utile che sfiora i 70 miliardi al netto degli investimenti e accantonamenti. Una grande liquidità che coglie ogni occasione offerta dalla crisi per crescere ancora. Organizzandosi “con tecniche tipiche del capitalismo più aggressivo”. «Il settore maggiormente in crescita è quello dell’usura», spiega Bianca La Rocca del direttivo di Sos impresa, l’Associazione antiracket di Confesercenti. È LA MADRE CHE RACCOMANDA IL FIGLIO
C’
Usura Spa «L’usura affianca l’attività tradizionale dell’estorsione alle imprese, con cui le mafie cominciano la conquista dei territori. Lievita ad oltre 180 mila il numero degli imprenditori usurati, aumenta la media del capitale prestato e degli interessi restituiti, così come aumentano i tassi di interesse applicati. Questa usura ha il fine di acquisire il bene dell’usurato, che sia un immobile, un’impresa o una società». Confermando la tendenza della criminalità a servirsi meno di prestanome, e a sostituirsi agli imprenditori nella gestione delle imprese: «Questa aumentata capacità imprenditoriale si riscontra dagli anni Novanta», spiega il procuratore di Tivoli, Luigi De Ficchy, che ha curato il capitolo sul Lazio nella relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia. «Ma i controlli in tempi di crisi sono più difficili – continua il procuratore – perché alla giustizia vengono tolte risorse. E l’opinione pubblica non percepisce i danni della criminalità economica, distratta dalle “emergenze sicurezza” come gli stupri o i rom». Il procuratore De Ficchy non è tenero con le banche: «Gli istituti creditizi non sono esenti da responsabilità nella crescita dell’usura, con i loro tassi a volte vicini a quelli degli usurai e con le loro restrizioni nella concessione del credito» (vedi Valori di aprile). E del credit crunch si giovano le mafie che diventano concorrenziali con le banche facendo risparmiare le imprese, assicurandosi così entrate costanti e senza rischi. «Sono più morbidi delle banche: chiedono interessi inferiori, non fan-
FONTE: RAPPORTO 2008 SOS IMPRESA
Le mafie prosperano nella crisi: dal prestito “a strozzo” passano al possesso delle imprese e si sostituiscono agli imprenditori. Una scalata criminale in cui le banche, con la loro restrizione al credito, non sono esenti da responsabilità.
BILANCIO MAFIA SPA ATTIVITÀ
PASSIVITÀ
Traffici illeciti Traffico droga Tratta essere umani Armi e altri traffici Contrabbando Tasse mafiose Racket Usura Attività predatoria Furti, rapine, truffe Attività imprenditoriale Appalti e forniture Agromafia Giochi e scommesse Contraffazione Abusivismo Ecomafie Prostituzione Proventi finanziari TOT ATTIVITÀ
66,30 59,00 0,30 5,80 1,20 21,60 9,00 12,60 1,00 1,00 24,70 6,50 7,50 2,40 6,30 2,00 16,00 16,00 0,60 0,60 0,75 0,75 €130,95 € 130,95
Stipendi Capi Affiliati Detenuti Latitanti Logistica Covi Reti Armi Attività corruttiva Corrotti Consulenti e specialisti Fiancheggiatori Spese legali Investimenti Riciclaggio Accantonamenti
1,76 0,60 1,00 0,03 0,13 0,45 0,10 0,10 0,25 3,80 1,95 0,05 1,80 0,70 0,70 26.00 26.00 19.50 19,50 6,50 6,50
TOT PASSIVITÀ UTILE NETTO € 72,24
€ 58,71 € 58.71
IMPRESE IN CUI È PIÙ ALTA LA PRESENZA MALAVITOSA
37,5 Edilizia
TABELLA 1
[ IN MLD DI EURO ]
20
9
7,5
Commercio Servizi Aziende e ristorazione (autotrasporti) agricole
7,4
TABELLA 2
[ IN % ]
6,9
Giorchi e Servizi scommesse immobiliari
6
5,7
Turismo
Altro
no fretta per recuperare l’investimento. (…) Il processo Zagaria sulle infiltrazioni nelle ditte di Parma e della Pianura Padana dimostra come gli imprenditori del Nord fossero felici di avere i capitali della camorra», ha dichiarato Franco Roberti, Pm antimafia, in un’intervista a L’Espresso.
“Prestasoldi” davanti alle fabbriche Diminuisce invece lievemente il numero dei negozianti taglieggiati dal racket - ma c’è poco da stare allegri: “la contrazione è dovuta al calo degli esercizi commerciali e all’aumento di quelli di proprietà mafiosa” la crisi morde microimprese e famiglie, tanto che a Torino “si segnalano sempre più numerosi prestasoldi davanti alle fabbriche. Il fenomeno è pulviscolare e oscilla fra colletti bianchi e personaggi legati alle ndrine” (XI rapporto di Sos Impresa).
«Non sono più solo i commercianti, i piccoli artigiani o i giocatori d’azzardo che si rivolgono agli usurai, il vero allarme ora sono le famiglie, gli impiegati a reddito fisso», dice Luigi Ciatti, presidente dell’Ambulatorio antiusura, una delle quattro organizzazioni che a Roma erogano i fondi di prevenzione ministeriali e regionali. Tutta colpa delle lusinghe del consumismo? “No, retribuzioni insufficienti e pressione fiscale eccessiva sui redditi da lavoro dipendente rispetto agli autonomi”, scrive l’Ires-Cgil nello studio pubblicato a marzo: nel 2007 le retribuzioni al netto delle tasse di un lavoratore italiano erano del 12% inferiori a quelle di uno spagnolo, meno del 29% rispetto a un francese e meno del 43% rispetto a quelle di un tedesco. Ma non solo: l’indebitamento degli italiani per l’acquisto della prima casa, dice Nomisma, è pari al 20% del Pil, anche se il dato resta nascosto a causa del mancato conteggio dei mutui cartolarizzati, negli ultimi tre anni, dagli istituti di credito.
Il ruolo della legge 108/96 «Non tutti i sovraindebitati finiscono dagli usurai. Però, chi si rivolge agli usurai è sovraindebitato - spiega ancora Bianca la Rocca -. Per questo è importante la prevenzione». Che passa attraverso i due fondi istituiti dalla legge 108/96: uno per le vittime, destinato solo alle imprese e condizionato alla conclusione del procedimento penale, di fatto quasi inerogabile. L’altro è destinato a famiglie e imprese che abbiano ancora la possibilità di rimborsare un prestito. La dotazione patrimoniale del Fondo è utilizzata per finanziare per il 70%, i fondi speciali anti-usura costituiti dai Confidi, e, per il rimanente 30%, le fondazioni e le associazioni riconosciute per la prevenzione del fenomeno dell’usura. «Ma il fondo non viene rifinanziato da due anni e dobbiamo mandare indietro delle persone a mani vuote», racconta Luigi Ciatti, che continua: «Le banche dovrebbero segnalare le operazioni sospette di usura. Non si può far finta di niente quando sul conto di uno che ufficialmente è un lavoratore dipendente, passano centinaia di migliaia di euro l’anno». Un altro degli strumenti della legge sono i Confidi, generalmente costituiti tra piccole imprese appartenenti a uno stesso settore produttivo o a una stessa area geografica. I Confidi potrebbero consentire ai piccoli imprenditori di aumentare la loro forza contrattuale nei rapporti con il mondo creditizio. «Spesso però il loro ruolo è poco incisivo», spiega Francesca Sandonà, referente dello Sportello per il sovraindebitamento di MagVenezia. Non tutte le associazioni o le fondazioni iscritte nella lista del ministero, poi, sono ugualmente attive: «La persona che cerca aiuto – aggiunge Bianca La Roccca – non dovrebbe avere anche l’onere di scegliere tra le associazioni. Il ministero dovrebbe verificare che le istituzioni nelle sue liste svolgano il loro compito e non si limitino a stampare un opuscoletto all’anno per giustificare i fondi percepiti».
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Un popolo di santi, di poeti e... di sovraindebitati Crescono i numeri dell’indebitamento degli italiani, che non riescono più a gestire i bilanci familiari tra rate del mutuo lievitate, bollette esorbitanti e lusinghe del consumismo “a zero interessi”. Che nascondono invece tassi a due cifre. di Paola Baiocchi
«P
ER TE SUBITO 5 MILA EURO. Attiva la carta!». Ci
sono due reazioni quando si riceve per posta una revolving card mai richiesta: sbuffa chi si ricorda di aver ormai estinto un acquisto a rate del
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computer con la finanziaria che l’invia. Corre, invece, ad attivarla chi sta annaspando in difficoltà economiche quotidiane, perché 5 mila euro (ma anche 1.500/2.000 euro) possono sembrare una boccata d’ossigeno: contante
fresco con cui fare la spesa, saldare un paio di bollette, far fronte a qualche rata di qualche debito, oppure versare qualcosa sul conto corrente per “tenere buona” la banca. Una manna per chi è già indebitato, perché non richie-
dono nuove istruttorie, né garanzie patrimoniali. Ma sono “un fido molto infido” che, tra interessi e spese accessorie, può costare fino al 26%, come spiega online Altroconsumo (vedi BOX ). La possibilità di pagare a rate la spesa |
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| finanzaetica |
| domande e risposte | finanzaetica |
perso completamente il controllo sulla gestione delle proprie entrate, non sanno più dove spendono: arrivano con bollette esagerate di cui non si spiegano il motivo. Questo succede sia per redditi medio-bassi, che per redditi conArmi improprie siderevoli di 4-5 mila euro al mese. Il nostro ladi indebitamento voro consiste nel ricostruire tutta la posizione In più contrarre un debito per pagarne un alRichy Tognazzi debitoria e già questo è molto difficile, perché tro è l’inizio della fine. Le conseguenze di queVite strozzate spesso non vengono conservate nemmeno le ste carte, che rappresentano un’istigazione vecon Luca Zingaretti, Sabrina Ferilli, documentazioni di pagamento o peggio ancora e propria ad indebitarsi sempre più, si Vincent Lindon, Ricky ra i contratti sottoscritti con le finanziarie». La vedono agli sportelli di consulenza per le faMemphis, Lina Sastri 1995 maggior parte dei casi seguiti dallo sportello Sei miglie. «Da una revolving si passa all’altra, fino sono di capifamiglia tra i 40 e i 60 anni con fiad otto, accumulando debiti oltre i 25 mila eugli già grandi ma ancora in casa, perché non autosufficienro», racconta Francesca Sandonà, referente del progetto Sei ti economicamente, a cui spesso i genitori non hanno il co(Sportello per l’eccessivo indebitamento) avviato un anno raggio di raccontare le difficoltà che stanno vivendo. Lo e mezzo fa su proposta di MagVenezia (Mutua Auto Gestaff dello Sportello affianca le famiglie per contattare le fistione), con il sostegno di Provincia e Comune e la collananziarie, i loro uffici legali o le società di recupero crediti. borazione del Movimento Consumatori. Ma soprattutto prevede dei corsi sulla gestione del denaro «Le famiglie – continua Francesca Sandonà – hanno e un tutoraggio psicologico, perché bisogna cambiare stili di vita per evitare “ricadute”. PIÙ STRUMENTI PER USCIRE DAL SOVRAINDEBITAMENTO (e non in un’unica soluzione, come con le carte di credito) fa sembrare le carte revolving accessibili, ma i loro costi sono molto elevati.
FILM
È PASSATO ALL’UNANIMITÀ IN SENATO il 1° di aprile, ma nonostante la data è una cosa seria: un provvedimento di iniziativa parlamentare contro l’usura e l’estorsione che comprende anche il sovraindebitamento, definendo una procedura per ricomporre il contrasto tra debitore e creditore attraverso le camere di commercio, gli avvocati, i commercialisti e i notai. Nel disegno di legge, che deve passare alla Camera, si prevedono anche mutui per gli imprenditori vittime dell’usura con un apposito fondo di solidarietà. Il Senato ha anche approvato un ordine del giorno che impegna il governo a salvaguardare i cittadini dalle “finte finanziarie” considerate strumento delle organizzazioni criminali per riciclare il danaro derivante da attività illecite. Pa. Bai.
PIÙ INFORMATI, MENO SPENNATI EURILIA È L’ANIMAZIONE CHE SUL SITO DI ALTROCONSUMO, dà informazioni a voce sui finanziamenti. L’idea che le informazioni siano parlate è veramente molto efficace: in pochi minuti di collegamento ogni rata non ha più segreti. Vengono smascherati i “trucchi” delle pubblicità che propongono acquisti con piccoli rimborsi, ma nascondono nella parti scritte in caratteri lillipuziani che il costo effettivo del finanziamento (Taeg) sono interessi a due cifre. Sul sito c’è anche un foglio di calcolo per verificare che il Taeg applicato sia quello dichiarato. E poi ci sono le istruzioni per confrontare i tassi dei prestiti personali - facendosi consegnare i fogli informativi e leggendoli con calma e tutti i costi nascosti nelle spese aggiuntive delle carte revolving che le rendono un debito inestinguibile. www.altroconsumo.it/comprare-a-rate-segui-la-nostraesperta-s230063.htm
NUMERI E SITI INTERNET UTILI 800 999 000 Numero Verde Antiracket-Antiusura del ministero dell’Interno www.interno.it Sul sito del ministero dell’Interno si trovano le liste complete delle associazioni di prevenzione all’usura. www.magvenezia.it Sportello Eccessivo Indebitamento (Sei) tel. 041 929648 www.assofin.it Monitorata, per valutare le uscite famigliari e verificare se si è sovraindebitati www.sosimpresa.it - www.ambulatorioantiusura.it
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Non arrendersi alle difficoltà Ricadute che non sono rare, guardando le stime che ci fornisce Gianpaolo Luzzi, fondatore ed ex-presidente di Unirec l’associazione delle imprese di recupero crediti, ora autore di un libro dal titolo Come “non” pagare i debiti e vivere felici: «Nel 2006 le sole società di recupero crediti hanno trattato circa trenta milioni di pratiche, tra credito al consumo, leasing, finanziamenti bancari, fatture commerciali e utenze. Non abbiamo a disposizione i dati delle multe, della riscossione dei tributi e delle pratiche risolte al di fuori delle società di recupero, ma stimiamo che possano essere altri trenta milioni di casi. Se dividiamo per dieci queste cifre, immaginando molti recidivi, restano almeno sei milioni di persone sotto procedura di recupero crediti, che non sono tutti dei “professionisti dell’insoluto”. Anzi – continua Luzzi – la maggior parte sono persone che non si sono sapute programmare o che si sono lasciate convincere da suggestioni consumistiche tipo “te lo meriti quel viaggio alle Maldive da cinquemila euro”. Ma se poi non puoi pagarlo…». Il libro di Luzzi, e anche la sua debt agency livornese (la prima società italiana di questo tipo), sono un invito a trattare con banche e riscossori: «Un concetto che ho voluto far passare nel libro è che per gli istituti finanziari è importante o recuperare o “portare a perdita” un credito. Cioè chiudere una pratica recuperando meno del dovuto, è meglio che continuare a tenere come voce attiva, in bilancio, un credito di fatto inesigibile». Gli istituti finanziari per questo motivo vendono i loro crediti, se non sono garantiti da ipoteche o da fideiussioni, a percentuali che vanno dal 2 al 10% del valore del debito. Sapendo questo e trovandosi veramente in difficoltà è meglio trattare che scappare. E soprattutto mai rivolgersi agli usurai.
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LIBRI
Lettera
Il presidente del Fondo pensione di Deutsche Bank scrive a Valori Carmelo Abbate Sandro Mangiaterra La trappola Come banca e finanza mettono le mani sui nostri soldi (e come non farsi fregare dalla crisi)
C
Piemme 2008
Gianpaolo Luzzi Come “non” pagare i debiti e vivere felici Il primo manuale italiano di educazione al credito per vivere “LiberidaiDebiti” Franco Angeli Edizioni 2008
L’articolo uscito sul numero scorso di Valori, a cui la lettera fa riferimento. | finanzae tica | crisi |
Deut he Bank, livin’ sc on the (h)edge
| finanzae tica |
Sono colpe vole. “su Ho depositato il denar
un conto o Chase Manhdella attan Bank. Pensavo Poi comindi uscirne. a capire che il mio ciai arresto era ormai inevit abile
Brutto affare incontrare Bernard Madoff, soprattutt di rischiare troppo o se non hai vincoli sul mercato
P
UÒ IL FONDO
con il tuo fondo
PENSIONE DEI
di esposizione sugli
”
Bernard Madoff al momento dell’arresto. Nei giorni scorsi il finanziere si è dichiarato colpevole di fronte al tribunale di New York.
hedge e hai deciso
pensione. È successo
a Deutsche Bank.
LAVORATORI di una delle banche solide del Pianeta più trovarsi invischiato per il Personale più grande piramide suo malgrado della Deutsche nella Bank S.p.A che finanziaria fraudolenta condo Il Sole 24 conta, seOre, circa 5 della storia? Sì, soprattutto di Matteo Cavallito se la sua esposizione La storia è relativamen mila aderenti. ai fondi speculativi (hedge te semplice. Tra funds) supera un e il settembre il gennaio 2005 2006, DB accettabile livello di guardia e l’uomo un fondo denominat ha investito 3 milioni di euro in cui ha la sfortuna tersi ha da tempo in o Fairfield Sigma. d’imbatdeciso di montare do aveva generato A novembre il una truffa da 50 liardi. E allora fon800 mila euro ecco che midi rendita che, dosi al capitale sommancontro può trasformars un pessimo e inconsapevole originario, avevano inpermesso alla i in una pessima iscrivere 3,8 miliardi banca di come accaduto vicenda proprio di attivi. Peccato ai protagonisti di però che la gestione Fairfield principali fosse affidata proprio Deutsche Bank, di questa storia: colosso tedesco a Madoff e che mento ottenuto presente in Italia il rendie Bernard Madoff, sulla carta fosse dal 1977, broker newyorche del tutto fasullo. ta la truffa il Cda se al momento Scoperresti, reo confesso del fondo agli arha svalutato del di aver ideato cipazione in Sigma la più grande frode storia degli Stati mettendo a bilancio 50% la partedella Uniti (vedi BOX perdita. Il diffuso 1,8 miliardi di ). Il crack della catena stato di liquidità in finanziaria parte cui si del patrimonio di Madoff, avvenuto la fine del 2008, del fondo ha permesso trovava gran ha scatenato il tare le perdite panico tra gli investitori ala DB di liminerando sconcerto ma i problemi non sono stati getra i contribuen to. La banca ha risolti del tutti dei fondi pensione mezzo mondo fatto confluire e facendo crescere in un comparto di ti gli assets illiquidi ad hoc tutulteriormente to che legare il come Sigma, il sospetdestino pensionisti tra i quali il Irongate, un hedge co all’andame fondo speculativo fondo di Morgan Stanley nto di un fosse vanced Capital e il private equity le. Se ne sono accorti una scelta quantomeno discutibiche, in quanto Adfondo non negoziale, subito i pompieri potrà essere liquidato 40 milioni di dollari), del Connecticu non prima della scadenza t, (e «Morgan Stanley nominale. statale del Massachuss i sottoscrittori del fondo pensione restituirà l’intero capitale, o per etts (-12 milioni). quasi tutto l’ammonta lo meno le perdite non In entrambi i re, entro la metà erano altro che ha già presentato del 2010. Irongate il risultato dell’investimcasi to in hedge che una bozza di piano avevano investito encisato il vicepreside di reintegro» ha a loro volta nella mide Madoff. prente del fondo L’Italia non ha piraMaurizio Gemelli. fatto eccezione conseguenze peggiori e a patire le è stato proprio Obiettivo: recupe il Fondo Pensione rare i In Italia i fondi pensione che intendono crediti parto hedge sono investire nel comsottoposti ai vincoli di una legge del che, però, non ha valore retroattivo 1992 per i fondi preesistenti come quello di DB. Forte di questo privilegio, desca ha abolito la banca teil vecchio statuto nel 2001 lasciando Cda del fondo il potere discreziona al | 32 | valori le sulla fissazione soglia massima | ANNO 9 N .68 | AP della di esposizione RILE 200 agli hedge. Tale 9 | situazione
Colpito anche il Fondo pensi del perso nale italian one della banca o In campo i , con 5 mila adere sindacati. nti. Ma è urgen te una riform a
BERNARD MADOFF, UN CRACK DA 50 MILIARDI NATO A NEW YORK è stato arrestato l’11NEL 1938 e attivo nei mercati finanziari fin dagli anni ‘60, al tribunale di Pearl dicembre scorso con l’accusa di Bernard Madoff frode. finanziari a breve Street a New York, la strategia consistevaCome lui stesso ha ammesso di fronte termine ai primi “anelli” nel garantire elevati del capitale fornito rendimenti dai nuovi investitori. (investitori) della catena finanziaria come “Schema Ponzi”, Un’operazione di grazie all’apporto a un sistema destinato che finiva per penalizzare via via “scarica barile”, conosciuta nell’ambiente gli operatori che entravano Tra le vittime della a generare un default. nel gioco grazie truffa, quantificata d’affari, università e vari enti caritatevoli in 50 miliardi di dollari (record storico) diverse banche ma anche alcuni fondi (come la prestigiosa Elie Wiesel Foundation Milano Finanza aveva pensione, compresi quelli italiani. for Humanity) tra i 3 e i 5 miliardi ipotizzato per i fondi della PenisolaA metà dicembre il quotidiano un’esposizione di Grupo Santander di dollari Usa. La caccia alla lista delle vittime ha fattocomplessiva compresa (3 miliardi di esposizione), Union Bancaire Privée, emergere i nomi BNP Paribas SA, Nomura Neue Privat Bank, Holdings, di John Paulson), EIM Group, UBS AG, Royal Man Fairfield Sentry (sotto Investments, Société Générale (cui Bank of Scotland (per la gioia proprio non ne va Quest’ultima dovrebbedi 7,3 miliardi di euro), Kingate bene una…), Global cavarsela con 75 milioni di perdite. Fund (-2,8 miliardi) e Unicredit. M.Cav.
preoccupava i sindacati che, attraverso un’attività sione, erano riusciti di presad imporre l’intervento esterna chiamata di una società a valutare i rischi del pito fu affidato nel 2006 alla svizzera paniere. Tale comgnia con sede Kieger, una compaa Lugano. Angelo Pozzi, ex consigliere Fondo, che ad aprile 2008 ha deciso di non ricandidars del polemica con la politica d’investime i in nto così l’esperienza : «I controlli trimestrali del fondo, ricorda ziavano sempre di Kieger evidenla presenza di un rischio – spiega che nella politica –, solo di gestione del fondo tali rischi definiti “accettabili venivano ”». A partire dalla 2007, riferisce seconda metà Pozzi, l’esposizion del e del fondo DB speculative di alle attività altri fondi raggiungev a il picco massimo 22% salvo poi crollare con la del massiccia liquidazion vata dai milioni e motidi euro bruciati dalla crisi E adesso? L’obiettivo subprime. di Deutsche Bank mente il recupero resta ovviacrediti. «L’unica componente sulla le siamo preoccupat quai, direi pessimisti, doff – spiega è quella legata a MaGemelli –. Al momento abbiamo contattato due studi legali internazion già chiarati disponibili ali che si sono dia seguire il caso. Adesso si tratta rificare quale sia di vela strategia migliore: ovviamente non siamo fare causa posa Madoff ma possiamo l’intermediario, citare in giudizio ovvero Fairfield, oppure la banca taria che si trova deposiin Irlanda». Quanto all’ipotesi di futuri vestimenti rischiosi, inil vicepresidente del fondo precisa «il problema non che si ripeterà visto che hedge fund e private gli investimen ti in equity non si faranno. ternative, che Il comparto aldoveva comprende re questo genere stimenti, non di invesarà realizzato visto che gli aderenti posta finora sono alla prostati troppo pochi». Il riferimento corre alla riforma del sistema dei pensionistici che fondi ha portato alla costituzion versi comparti: alle categorie “monetario e di cinque disicurativo” ha ” e “garantito aderito complessiv asamente l’85% denti. Decisamen dei dipente minori le scelte orientate sui comparti “etico”, “azionario” e “obbligazionario”.
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APRILE 2 009
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Milano, 2 aprile 2009 DIRETTORE, con riferimento all’articolo di Matteo Cavallito, “Deutsche Bank, livin’ on the (h)edge”, pubblicato sul numero di Valori di aprile 2009, che riportava informazioni relative al Fondo Pensione Deutsche Bank, desidero chiederle ospitalità per fornire alcune precisazioni a conforto di tutti gli aderenti. Gli investimenti fatti nel fondo Fairfield Sigma che a loro volta sono stati investiti nei fondi “Madoff” sono pari a poco più dell’1% del patrimonio del Fondo Pensione DB (3 milioni di euro su circa 250 milioni) e fanno riferimento esclusivamente agli aderenti attivi (circa 4.000, non essendo in alcun modo interessati i pensionati). A questo proposito, mi preme sottolineare come a fine novembre 2008 il valore del Fondo Fairfield Sigma iscritto a bilancio nel Fondo Pensione DB fosse pari a 3,8 milioni, e non miliardi di euro, così come la svalutazione della partecipazione del fondo a bilancio è anch’essa da intendersi in milioni. Inoltre, segnalo che le modifiche statutarie del Fondo Pensione DB derivano da accordi sindacali che devono essere approvati dall’assemblea degli aderenti e quindi non coinvolgono direttamente la banca. Infine, con riferimento all’esposizione alle attività speculative, desidero segnalare che il Fondo DB ha iniziato i suoi disinvestimenti con un certo anticipo rispetto alla crisi. Lo dimostra il fatto che il Fondo ha chiuso il 2008 con un rendimento pari a -1,6%, ben superiore a quello medio (-6,3%) registrato dai Fondi Pensione (Fonte COVIP). ARO
Cordiali saluti,
Valentino Amendola
Presidente del Fondo Pensione DB
Tonino Perna Il manuale del piccolo usuraio e del grande speculatore I proventi di questo libro verranno devoluti alle associazioni antiusura di Messina e Reggio Calabria Altraeconomia 2009
Rosario La Spina, Sonia Stefanizzi L’usura Un servizio illegale offerto dalla città legale Bruno Mondadori 2007
G
entile presidente, ci scusiamo per l’errore di stampa relativo alle cifre. La sostituzione del termine “milioni” con “miliardi” costituisce un refuso (intuibile a fronte delle cifre corrette espresse nel paragrafo precedente). Ci scusiamo con Deutsche Bank e con tutti i lettori. Apprezziamo la sua lettera e riconosciamo sia la tempestività della exit strategy condotta dal fondo DB, sia l’importante scelta di un orientamento di investimenti etici. Riteniamo tuttavia opportuno ribadire alcuni punti. Nel corso degli ultimi anni lo sviluppo della previdenza integrativa ha indotto svariate categorie di operatori a cercare nel mercato finanziario rendimenti destinati a garantire il futuro dei propri colleghi e dipendenti. Ma, secondo il nostro punto di osservazione, sono auspicabili solo profili prudenti e orientati alla responsabilità sociale, soprattutto in un contesto di mercato instabile. L’esposizione dei fondi previdenziali alle speculazioni di soggetti terzi rischia, infatti, di generare una diffusa preoccupazione,
vero nemico per il futuro della previdenza integrativa. Il contrasto stridente tra un simile ambiente di mercato e il carattere intrinsecamente prudenziale dei fondi pensionistici si è manifestato in modo evidente nell’esposizione agli hedge funds. Alla fine del 2006 il fondo DB aveva raggiunto il 21,9% di esposizione nel comparto degli “speculativi” (56.775.744 euro investiti in hedge o fondi di fondi hedge su un patrimonio totale di 259.189.962 euro di attivo netto destinato a prestazioni), manifestando così una propensione al rischio risultata, a nostro parere, del tutto fuori luogo. Deutsche Bank non ha ovviamente alcuna responsabilità nelle trame fraudolente di Bernard Madoff, ma una politica di investimento con una così rilevante presenza di fondi speculativi (che al 31 dicembre 2008 incidevano ancora per il 7,8% sul patrimonio del fondo DB) rappresenta un fattore di rischio preoccupante. Cordialmente La Redazione di Valori |
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| finanzaetica |
| finanzaislamica |
Takaful: assicurarsi si può APPUNTAMENTI MAGGIO>LUGLIO
4 - 7 maggio ABANO TERME (ITALIA) 7° CONGRESSO NAZIONALE FIBA-CISL Congresso nazionale della Federazione Italiana Bancari Assicurativi. Il dibattito si concentra sulle proposte di riforma del mercato e delle regole finanziarie in risposta alla crisi globale. www.fiba.it 8 maggio LAMEZIA TERME VERSO LA COSTRUZIONE DI UN NUOVO MODELLO ECONOMICO PER LO SVILUPPO TERRITORIALE Cantieri aperti su ambiente, energia lavoro. Organizzato da Banca Etica, in collaborazione con la Regione Calabria. www. bancaetica.it
7 - 9 maggio CASTROCARO TERME (FORLÌ) FESTIVAL DEL FUNDRAISING Manifestazione promossa dal Master Universitario in Fundraising, Università di Bologna. www.festivaldelfundraising.it 9 maggio LAMEZIA TERME (ITALIA) PRE-ASSEMBLEA DEI SOCI AREA SUD DI BANCA POPOLARE ETICA Partecipa il presidente di Banca Etica Fabio Salviato. www.bancaetica.it
11 - 12 maggio LONDRA (UK) 8TH ANNUAL RESPONSIBLE BUSINESS SUMMIT Quali saranno gli effetti della crisi e della spirale recessiva sulla responsabilità sociale d’impresa? Se ne discute a Londra in una due giorni. www.ethicalcorp.com
13 maggio PADOVA I FONDI ETICI: UNO STRUMENTO DI INNOVAZIONE PER UNA FINANZA RESPONSABILE Una giornata di studio per conoscere e promuovere la finanza responsabile. Ore 9,30-13,30 presso la Camera di Commercio, piazza Insurrezione 1a. www.eticasgr.it | 40 | valori |
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14 - 15 maggio WASHINGTON DC (USA) GLOBAL ANTI-CORRUPTION SUMMIT 2° edizione della conferenza. 130 alti dirigenti d’azienda discutono in merito ai temi caldi dell’agenda mondiale anti-corruzione. www.ethicalcorp.com/globalethics/
19 - 20 maggio NEW YORK (USA) THE GLOBAL MICROFINANCE INVESTMENT CONGRESS 2009 Come allocare in modo efficiente il capitale micro finanziario? Se ne discute in occasione di un evento che metterà a confronto le esperienze di svariati operatori del settore del microcredito. Sponsorizzano PlaNet Finance e American Conference Institute. www.microfinancecongress.com
21 - 22 maggio PADOVA (ITALIA) COMPARTIMOS 2009 Si conclude il programma itinerante di incontri organizzati dal consorzio Etimos. Si parlerà di crisi finanziaria e le sue ripercussioni sulle economie dei Paesi in via di sviluppo, la speculazione finanziaria e sulle materie prime e l'impatto sui piccoli produttori. www.etimos.it 23 maggio ABANO TERME (ITALIA) ASSEMBLEA DEI SOCI DI BANCA ETICA Doppio appuntamento assembleare per i soci di Banca Etica. Nel corso dell’assemblea ordinaria si discuterà dell’approvazione del bilancio d’esercizio 2008 e si vaglieranno le relazioni del CdA e del Collegio Sindacale. Nella parte “straordinaria” si discuterà la proposta di modifica allo Statuto sociale. www.bancaetica.it
26 maggio e 23 giugno BRESCIA (ITALIA) VIAGGIO INTORNO AL TERZO MILLENNIO Ciclo di incontri su problematiche internazionali organizzato “con la cittadinanza”. «Il pubblico stesso
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PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVETE A REDAZIONE@VALORI.IT
- spiegano da BE - sceglierà gli argomenti da trattare, i tempi e le modalità con cui svolgere gli incontri». Luogo dell’evento la sede Acli di via Corsica 165 a Brescia. www.bancaetica.it
25 maggio BELGRADO (SERBIA) 12TH MFC CONFERENCE: “GLOBAL CRISIS: THREAT OR OPPORTUNITY FOR MICROFINANCE?” Nuovo appuntamento organizzato dal Microfinance Centre. La crisi al centro del dibattito. www.european-microfinance.org
27 - 28 maggio BRUXELLES (BELGIO) THE FUTURE OF ANTI-CORRUPTION LAW & ENFORCEMENT IN EUROPE Le tendenze future e le nuove iniziative di legge tra i temi principali al centro della due giorni di dibattito. www.ethicalcorp.com/eulegal
28 maggio STANFORD (USA) MICROFINANCE CALIFORNIA 2009 Fino a 2 milioni di operatori in tutta la California non riescono ad accedere ai piccoli finanziamenti di cui avrebbero bisogno per avviare la propria attività. Cosa pensano di fare le organizzazioni del microcredito statunitensi? Se ne parla presso la Stanford University in un evento sponsorizzato dall’Opportunity Fund. www.microfinancecalifornia.org
2 giugno BRUXELLES (BELGIO) FIRST EUROPEAN RESEARCH CONFERENCE ON MICROFINANCE L’evento, programmato presso il Campus di Solbosch dell’Université Libre de Bruxelles (ULB), mira a discutere le ultime evoluzioni in campo accademico negli studi sull’ambiente e gli attori del microcredito: banche, istituzioni creditizie e fondi di sviluppo in Europa e nel mondo. www.european-microfinance.org/ events_en.php?piId=8941
2 giugno MILANO (ITALIA) THE 6TH ‘EUROPEAN MICROFINANCE NETWORK’ ANNUAL CONFERENCE “La conferenza costituirà un’opportunità per analizzare la recente iniziativa dell’Unione Europea per lo sviluppo del microcredito nel supporto della crescita e dell’occupazione in Italia e in Europa”. Evento in collaborazione con la Fondazione Giordano Dell’Amore presso il Centro Congressi della Fondazione Cariplo in via Romagnosi 8. www.microfinanza-italia.org
2 - 5 giugno NEW ORLEANS (USA) ICCR ANNUAL GENERAL MEETING Vertice annuale dell’Interfaith Centre on Corporate Responsibility (ICCR). Attivo da 45 anni nello sviluppo dei temi della responsabilità d’impresa con la sua opera di azionariato attivo, l’ICCR raccoglie 275 investitori istituzionali di ispirazione religiosa. www.iccr.org/calendar.php 4 - 5 giugno LONDRA (UK) IBE MASTERCLASS Due seminari organizzati dall’International Business Ethics Institute (IBEI) e dall’Institute of Business Ethics (IBE). www.ibe.org.uk 5-7 giugno VARSAVIA (POLONIA) HANDICRAFT TRADE FAIR Fiera organizzata presso l’EXPO trade fair di Varsavia. Al centro dell’evento il tema del fair trade e la promozione d’impresa tra I giovani e le donne. www.zrp.pl 8 - 10 giugno CARTAGENA (COLOMBIA) ICCR ANNUAL GENERAL MEETING Vertice sul microcredito organizzato dal Banco de las Oportunidades. Si prevede la presenza di oltre 1.000 operatori del settore. Tra i relatori il presidente colombiano Álvaro Uribe e il premio Nobel per la Pace 2006 Muhammad Yunus (foto). www.bancadelasoportunidades.gov.co 11 - 12 giugno BRUXELLES (BELGIO) GLOBAL CORPORATE RESPONSIBILITY REPORTING SUMMIT Tutto sul tema della responsabilità d’impresa. www.ethicalcorp.com
Le polizze secondo il Corano di Federica Miglietta*
per motivi religiosi e culturali, costituisce un evento molto recente, poiché ha rappresentato, per lungo tempo, un problema giuridico e religioso spinoso. In base agli insegnamenti del Corano, infatti, tutto quello che accade è deciso dall’alto e nessuna azione umana può cambiare il corso degli eventi, deciso da Allah. Per un devoto musulmano, quindi, tutto quello che accade nella propria vita rappresenta il volere di Dio, ivi comprese le potenziali disgrazie. Le parole del profeta sembrano, però, suggerire la possibilità di prendere tutte le precauzioni possibili per evitare eventi spiacevoli: l’istituto dell’assicurazione, pur non avendo effetto sugli eventi futuri, può essere di aiuto per ridurre il rischio di perdita associato ad un evento negativo fortuito o luttuoso. Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito all’accelerazione del processo di accettazione, sofisticazione ed evoluzione dell’assicurazione islamica e questo rapido sviluppo trae origine principalmente da due ragioni. Prima di tutto, nel 1985 la Islamic Fiqh Academy, forum giuridico formato da eminenti Shari’ah scholars, riuniti a Jeddah, in Arabia Saudita, ha stabilito che l’assicurazione mutualistica è accettabile da un punto di vista religioso. In secondo luogo, il mondo islamico si caratterizza per una nuova generazione di giovani e scolarizzati musulmani che necessitano di strumenti per gestire il rischio. L’assicurazione islamica, chiamata takaful, si basa sul principio mutualistico: i partecipanti scelgono di proteggersi collettivamente da alcuni rischi definiti conferendo le proprie risorse in un fondo collettivo. Questo tipo di assicurazione, basata sulla mutualità Le assicurazioni nel mondo e sulla solidarietà, si è sviluppata rapidamente islamico sono state a lungo e ha dato origine a differenti formule organizzative. considerate un tentativo di opporsi Nella sua essenza l’istituto del takaful prevede al volere di Allah. Ma dal 1985 che gli individui esposti al rischio corrispondano si stanno sviluppando. dei contributi (premi) che si configurano giuridicamente Su basi solidali e mutualistiche come delle donazioni (tabarru). I premi confluiscono in un fondo al quale è possibile attingere per far fronte alle perdite subite dalla collettività degli assicurati. In quanto destinato alla copertura dei rischi, il fondo di takaful si può qualificare come fondo rischi. I takaful si possono distinguere, in primo luogo, in funzione della tipologia di rischio oggetto di copertura; in secondo luogo, in base alla presenza, all’interno del prodotto assicurativo, di forme di investimento e, infine, in funzione della forma organizzativa attraverso la quale la copertura assicurativa viene garantita. Ancorché siano numerosi i gestori di takaful autorizzati a operare sia nei rami vita, attraverso la gestione dei fondi di family takaful, sia nei rami danni, attraverso la gestione dei fondi di general takaful, le due attività sono solitamente svolte in forma disgiunta, sicché si è prodotta, di fatto, * Docente di finanza una netta separazione tra le due attività. Alcuni gestori di takaful si sono pertanto specializzati allo IEMIF, Istituto nel ramo vita e altri nei rami danni, mentre coloro che operano in entrambi i rami sono ben pochi. di Economia dei Mercati
L
e degli Intermediari Finanziari, dell’Università Bocconi di Milano.
O SVILUPPO DELLE ASSICURAZIONI IN OTTICA ISLAMICA,
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Articolo estratto da: F. Miglietta e G. Nocera, Le forme organizzative nell’assicurazione islamica: implicazioni della teoria dell’agenzia sul comparto family takaful, consultabile sul sito www.adeimf.it, nella sezione Convegni Adeimf, Capri 2008 |
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Banche senza soldi per combattere la crisi >44 Imprenditori immigrati crescono. Di necessità virtù >47 Fundraising: un gioco molto serio >50
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economiasolidale A TERRA FUTURA UN SEMINARIO SU “CRISI E DECRESCITA”
CELLE FOTOVOLTAICHE A PANNELLI ORGANICI: UNA NUOVA IDEA CHE ARRIVA DAL LAZIO
DIAMO UN NUOVO VALORE CONDIVISO AI PREZZI
NUOVO ATTACCO ALLA CALABRIA ONESTA. È ORA DI DIRE BASTA
NON RISPETTARE KYOTO CI COSTA 1,3 MILIARDI. 3.600 PANNELLI SOLARI REGALATI OGNI GIORNO
“PORTA LA SPORTA” 22 COMUNI ANTIPLASTICA
Un seminario sul tema “La crisi e la decrescita”. Si terrà a Terra Futura, la mostra convegno delle buone pratiche di vita, di governo e d’impresa verso un futuro equo e sostenibile, che si terrà a Firenze, dal 29 al 31 maggio, alla Fortezza da Basso. 94.000 i visitatori dello scorso anno, 550 espositori con 5000 realtà rappresentate, 220 appuntamenti culturali e 850 relatori, 160 momenti fra animazioni e laboratori di buone prassi. Tra i promotori e i relatori dell’incontro l’Associazione Rete per la decrescita, Mauro Bonaiuti, autore del libro Obiettivo decrescita; Paolo Cacciari, autore del libro Pensare la decrescita; Gianni Tamino, biologo e docente all’università di Padova. Parteciperanno al seminario anche Andrea Di Stefano, Pietro Raitano e Pierluigi Sullo, direttori delle tre testate giornalistiche, impegnate nell’informazione indipendente, Valori, Altreconomia e Carta. Per ulteriori informazioni sul seminario consultare il sito dell’Associazione rete per la decrescita: www.decrescita.it.
I due più grandi limiti nello sfruttamento dell’energia solare, fino ad oggi, sono stati i costi elevati e i grandi spazi necessari per gli impianti. Per questo, ricercatori e scienziati di tutto il mondo da anni tentano di creare celle fotovoltaiche «low cost» e altamente efficienti. Come alla Conferenza dell’Industria Solare, organizzata dall’azienda tedesca Solarpraxis a Roma. Negli Usa si sono raggiunti alcuni importanti risultati con il film sottile, ma i primi a far segnare quella che è stata annunciata come una svolta nel campo dell’energia solare sono stati i tecnici del Chose (Center for Hybrid and Organic Solar Energy), il Polo solare organico della Regione Lazio e dell’università Tor Vergata di Roma. Un centro di eccellenza nel settore delle tecnologie organiche per produrre energia fotovoltaica. La loro idea è tanto semplice quanto geniale: «copiare» la fotosintesi clorofilliana. Le celle solari organiche utilizzano i composti organici del carbonio. Il che permette di superare il problema principale delle celle fotovoltaiche attualmente in commercio: l’utilizzo di grandi quantitativi di silicio, che contribuisce a circa il 50% dei costi dei pannelli. Le celle organiche, tra l’altro, sono completamente biocompatibili. In termini economici, ciò si potrà tradurre in un incremento esponenziale delle superfici che produrranno energia fotovoltaica, portando i costi dagli attuali 6-12 euro per watt prodotto dei pannelli in silicio, ai circa 2 euro dei pannelli organici. Non a caso, hanno spiegato i numerosi relatori del convegno Solarpraxis di Roma, gli investimenti nel settore del fotovoltaico sono passati dai 481 milioni di dollari del 2006 agli 1,36 miliardi del 2007. E, per una volta, anche il Pianeta ringrazia per questi investimenti.
Siamo in grado di stabilire quale sia il “prezzo giusto” (in un processo eticamente orientato) per uno specifico bene o servizio? Il tema sarà discusso nel corso del convegno “Apprezziamoli!”, che nasce dalla sperimentazione di diverse pratiche all’interno dei Gruppi di acquisto solidale (Gas) e dei primi embrioni di Distretti di economia solidale (Des), in particolare i progetti di filiera corta sostenuti dai Gas, nell’ambito dei quali si è posto proprio il tema della costruzione partecipata del prezzo. Il tema riporta direttamente alla teoria del valore e al faticoso tentativo di “dare un valore” ad elementi completamente trascurati dal pensiero economico dominante: la qualità del tempo e delle relazioni o la tipologia di coinvolgimento delle reti sociali. Un percorso a ritroso: dalla sperimentazione sul prezzo (trasparente, partecipato, differenziato in funzione del tipo di consumatore e del rischio assunto) ad una ambiziosa nuova teoria del valore. Parteciperanno all’iniziativa, tra gli altri, il responsabile dei Des della Brianza, Sergio Venezia, l’assessore all’Attuazione della Provincia di Monza e Brianza, numerosi docenti universitari e il direttore di Valori, Andrea Di Stefano. L’incontro si terrà il 16 maggio a Monza, presso la Sala della Provincia di Milano, in piazza Diaz 1. Informazioni sul sito www.valori.it.
La strategia dell’intimidazione delle mafie non si ferma nemmeno davanti alle tragedie nazionali. Mentre tutta Italia era in apprensione per il terremoto che ha colpito l’Abruzzo, in Calabria esponenti della ‘ndrangheta hanno sparato contro Piero Schirripa, direttore sanitario dell’ospedale di Vibo Valentia e presidente della cooperativa Valle del Bonamico, una delle realtà associate al consorzio sociale Goel. La cooperativa opera da anni nella produzione di frutti di bosco fuori stagione nella Locride, dando lavoro (e opportunità di riscatto) a ex detenuti, sottraendoli al circolo vizioso della criminalità. Per fortuna i colpi sono andati a vuoto. Immediata e unanime la solidarietà espressa a Schirripa dalle altre realtà della Calabria onesta, che sono molto preoccupate per la palpabile assenza dello Stato: «In Calabria la vita non vale nulla, è in atto una continua carneficina», denunciano i vertici del consorzio Goel. «Si continua a morire nell'indifferenza generale del nostro Paese. Siamo stanchi di subire intimidazioni, attentati, furti, danneggiamenti, campagne diffamatorie, e ora anche tentativi di omicidio. Atti rivolti contro chi ha spiegato, denunciato e combattuto il sistema di collusioni tra 'ndrangheta e massonerie occulte. Fin dove dovremo arrivare per assistere a una reazione dura, seria e massiccia?».
“Continuiamo così, facciamoci del male”, direbbe probabilmente Nanni Moretti leggendo questa notizia: con le multe che – se continuerà di questo passo – l’Italia si beccherà per non aver rispettato gli accordi di Kyoto per la riduzione dei propri gas serra, il governo potrebbe regalare (non finanziare. Re-ga-la-re) quasi un milione e mezzo di impianti termici all’anno alle famiglie per produrre acqua calda oppure 67.500 impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica pulita. In pratica: 3.600 pannelli termici o 180 impianti fotovoltaici (ciascuno da 3 KW, quanta ne fornisce la rete elettrica) ogni giorno. Significa che in 12 mesi si potrebbero produrre 197.100 KW. Le famiglie italiane - che non stanno passando un momento floridissimo dal punto di vista finanziario – potrebbero risparmiare (e molto) sulla propria bolletta elettrica e magari dirottare quei soldi su altre spese. In più, si darebbe un grande aiuto a un settore – quello del solare – che ha ampi margini di crescita ma rischia di essere messo in ginocchio dalla crisi economica. E si eviterebbe tanta CO2 nell’aria delle nostre città e le pesanti multe per i nostri mancati interventi. Tutti i pannelli termici installabili ridurrebbero infatti del 40% il divario tra la CO2 attualmente prodotta e quella che potremmo produrre per stare dentro i parametri di Kyoto: ne produciamo 64 milioni di tonnellate ma coi pannelli ne eviteremmo 27 milioni. In poco più di due anni, azzereremmo il divario. Ogni tonnellata prodotta sforando gli obiettivi ci costa una multa di 20 euro. Nel 2008, abbiamo accumulato, al giorno, 3,6 milioni di euro di debito, pari a 1,3 miliardi in un anno. A noi la scelta se buttarli in multe o usarli in modo più intelligente. Magari per avere pannelli solari gratis per tutti.
Molti Comuni si dichiarano attenti all’ambiente, ma i gesti concreti alla fine sono molto pochi. Questo è uno di quelli: l’associazione dei Comuni Virtuosi, che dal 2005 riunisce 22 enti locali in tutta Italia, ha lanciato la campagna “Porta la Sporta”. L’iniziativa, patrocinanta dal WWF, si rivolge a comuni, associazioni e singoli cittadini per promuovere la strategia “rifiuti zero” attraverso i semplici gesti quotidiani. La plastica, ad esempio, rappresenta una quantità consistente dei nostri rifiuti e spesso è utilizzata in modo improprio. Il simbolo più invasivo è proprio il sacchetto per la spesa, oggetto usato per pochi minuti ma che poi infesta l’ambiente fino a cento anni: se si considera che nei Paesi industrializzati ogni persona ne usa mediamente 4-500 all’anno, si può immaginare la rilevanza del problema. “Porta la Sporta” vuole dimostrare che modificare gli stili di vita sbagliati è possibile, prendendo coscienza del problema e accompagnando il cittadino nel cambiamento delle proprie abitudini. Più e meglio di semplici appelli ecologisti. Per questo, i Comuni aderenti coinvolgeranno anche i gruppi della grande distribuzione organizzata per rendere più efficace la campagna, sostituendo i sacchetti con borse riutilizzabili. Tutti i dettagli dell’iniziativa sono pubblicati sul sito www.portalasporta.it
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Banche senza soldi per combattere la crisi
LA MAPPA DELLE BANCHE DEL TEMPO PIEMONTE TORINO Bdt VIII Circ. Torino “Basta un ritaglio” bastaunritaglio@yahoo.it MONASTERO BORMIDA [ASTI] Bdt 5 Torri paolorusin@alice.it OVADA [ALESSANDRIA] Bdt L’Idea 24 bdtidea2002@tiscali.it LIGURIA GENOVA Bdt Ass.ne Giratempo Coordinamento GE 3 martarus@hotmail.it VADO LIGURE [SAVONA] Ass.ne La Meridiana meridianibdt@yahoo.it
Si scambiano tempo e prestazioni, che però hanno anche un valore quantificabile. Nel 2008 le Banche del tempo di Roma hanno scambiato un monte ore che corrisponde a un milione di euro risparmiati.
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21,37% 19,85% 14,50% 12,60%
ALTRO
9,92%
FONTE: ASSOCIAZIONE NAZIONALE BDT, 2007
21,76%
[ TOTALE ASSOCIATI: 10.217 ]
DISOCCUPATO
DONNE 71,5%
POSIZIONE PROFESSIONALE
STUDENTE
FINO A 35 12,02%
Il 2008 a Milano si è chiuso con 95 mila ore scambiate e 3.500 iscritti (70% donne, 60% pensionati) alle Banche
PENSIONATO
55 E OLTRE 59,36%
UOMINI 28,6%
Giuliana Galeotti Tempus datur. Un’analisi sociologica delle Banche del tempo in Italia Vita e Pensiero 2005
Il tempo è denaro
CASALINGA
DA 36 A 54 28,62%
DIVISIONE PER SESSO
LIBRI
Una peculiarità delle Banche del tempo è la varietà di forme che assumono: possono nascere dall’iniziativa privata di un gruppo di amici che si costituisce (o meno) in associazione, con uno statuto e un regolamento. Oppure può essere un’associazione già esistente che porta avanti queste attività insieme alle proprie. In certi casi, invece, le Banche del tempo nascono su sollecitazione delle amministrazioni locali, come a Firenze, a Torino e a Roma (dove sono coordinate all’interno del “Piano dei tempi e degli orari” della città). In rari casi vengono create e gestite all’interno degli stessi Enti locali, come ad Amelia (Terni), a Perugia o a Sant’Arcangelo di Romagna (Rimini), esperienza pionieristica nata nel 1995. Un tale rapporto con l’amministrazione pubblica offre il vantaggio di un maggior sostegno, ma anche il rischio di rimanere esposti alle fluttuazioni della politica.
FONTE: ASSOCIAZIONE NAZIONALE BDT, 2007
ASSOCIATI PER ETÀ
FONTE: ASSOCIAZIONE NAZIONALE BDT, 2007
to che cresce. Non si scambiano merci con denaro, ma ore con altre ore. Sono le banche del tempo, i cui “correntisti” firmano assegni, depositadi Corrado Fontana no ore e segnalano le loro competenze. In cambio ricevono altrettanto, secondo la regola per cui un’ora vale un’ora, che sia spesa per un lavoro da idraulico o da baby sitter. Le Banche del tempo in Italia sono nate all’inizio degli anni Novanta. Dopo un rallentamento nel 2002, quando ha chiuso i battenti l’osservatorio Tempomat, che monitorava e promuoveva il settore, dal 2007 sono in vivace ripresa, da quando è stata fondata a Roma l’Associazione nazionale delle banche del tempo. Una stima precisa della diffusione di questo fenomeno non esiste. «Attualmente abbiamo notizia di circa 200 Banche del tempo – spiega Maria Luisa Petrucci, presidente dell’Associazione nazionale –. Se però la banca non è ben strutturata o non ha il supporto delle istituzioni territoriali, il rischio che chiuda in breve tempo è concreto».
OCCUPATO
I
Diverse le forme
N TEMPI DI CRISI, COME QUELLA ATTUALE, c’è un merca-
Paolo Coluccia Il tempo... non è denaro! Riflessioni sui sistemi di scambio locale non monetario e sulle Banche del tempo BFS Edizioni 2003
Paolo Coluccia La banca del tempo Bollati Boringhieri 2001
LOMBARDIA BERGAMO Associazione Officina del Tempo officinadeltempo.bg@virgilio.it www.comune.bergamo.it/banchedeltempo BRESCIA Ass.ne La Clessidra 030 372371 COMO La Trottola www.bdtlomazzo.it MILANO Milano Centro Storico BdT www.banchetempo-flash.it PAVIA Ass.ne un’ora sola ti vorrei onlusscassolnovo@libero.it SONDRIO Sondrio Comune di Montagna acmontagna@provincia.so.it
1
LECCO Bdt Olgiate Molgora bdtolgiate@yahoo.it MANTOVA Mantova Castel Goffredo cleopadra.giazzoli@libero.it VARESE Banca del Tempo Gallarate www.bancadeltempo.it
3 3 61 14
9 TOSCANA FIRENZE Associazione Banche 8 del Tempo adrianacasini @email.it 3 SAN MINIATO [PISA] Bdt di San Miniato www.comune.san-miniato.pi.it 35 PRATO Il Tempo in Banca iltempoinbanca@yahoo.it LUCCA Bdt tempo insieme presso circolo Arci dnlmarini@yahoo.it EMILIA ROMAGNA FORLÌ - CESENA Forlì bancadeltempo@comune.forlì.fc.it MODENA Modena banca.tempo@comune.modena.it LAZIO ROMA 6°mun/Bdt della Musica bdtemusicarm6@inwind.it 13°mun/Ostia/UIS Lazio bancadeltempodiostia@tiscali.it LATINA Ass.ne Tempo Amico a.percopo@libero.it VITERBO Ass.ne Age giovanna.cereti@gmail.com
4
TRENTINO ALTO ADIGE POVO DI TRENTO [TRENTO] Bdt Di Gaia www.banchetempo.tn.it FRIULI VENEZIA GIULIA TRIESTE Bdt Altro Tempo bancadeltempo@altrotempo.org VENETO TREVISO Coordinamento del Triveneto Ass.ne Girotondo 0re www.girotondodelleore.it PADOVA Coord/Bdt Terme Euganee Padova www.ilmiotempo.it
UMBRIA PIEGARO [PERUGIA] Bdt di Piegaro www.comune.piegaro.perugia.it AMELIA [TERNI] Banca del tempo di Amelia mverza@alice.it MARCHE PESARO [PESARO - URBINO] Bdt Pesaro quartiere Pantano bancadeltempopesaro@alice.it RECANATI [MACERATA] Bdt di Recanati Elisacingolani@libero.it SENIGAGLIA [ANCONA] Bdt di Senigaglia bdtsenigallia@tiscalinet.it
SARDEGNA CAGLIARI Bdt Guspini bdtguspini@tiscali.it
ABRUZZO TERAMO Bdt di Teramo www.banchedeltempodiroma.it CHIETI SCALO [CHIETI] Bdt di Chieti annadelbianco@virgilio.it MOLISE - 1 Bdt CAMPOBASSO Bdt di Campobasso dicienzo1974@libero.it PUGLIA BARI Ass.ne Vola il Tempo www.bancadeltempobari.it Il Tempo delle Donne www.tempodonne.it
3 1 2
CALABRIA CATANZARO Bdt “Over 65” lucio.bramato@alice.it
1
3
SICILIA PAGLIARA [MESSINA] Sportello di Pagliara carmen.scarcella@tiscali.it CALTAGIRONE [CATANIA] Caltagirone bdtempo@gmail.com RAGUSA Ass.ne Iblea Anteas anteasragusa@tiscali.it
NUMERO BDT 0 da 1 a 5 da 6 a 20 > 20
QUELLE RIPORTATE IN QUESTA MAPPA SONO LE PRINCIPALI BANCHE DEL TEMPO TRA QUELLE ISCRITTE ALL’ASSOCIAZIONE ITALIANA. NELLA REALTÀ SONO CERTAMENTE DI PIÙ
“COSTRUISCI” LA TUA BANCA DEL TEMPO NELLA VOSTRA ZONA NON ESISTONO BANCHE DEL TEMPO? Volete aprirne una? Ecco alcuni consigli. È meglio redigere uno statuto e un regolamento condivisi (per sapere cosa scrivere: www.bdtitalia.altervista.org) e fondare una piccola associazione presso l’ufficio del registro più vicino. Non è obbligatorio, ma vi permetterà di interagire meglio con le istituzioni locali (ne avrete bisogno quasi certamente), iscrivendovi all’albo degli enti di promozione sociale. Per il resto, il kit base prevede poche cose ma concrete: uno spazio (magari in concessione gratuita proprio
dal Comune), un telefono con segreteria telefonica, un pc con un software per l’archiviazione dei dati e per la contabilità delle ore scambiate, una stampante. Vi servirà anche del materiale informativo, modulistica e tessere d’iscrizione, libretti di assegni e, soprattutto, qualcuno che gestisca le attività di segreteria per qualche ora alla settimana. Ogni socio deve avere una tessera con foto, per facilitare il suo riconoscimento (e per ragioni di sicurezza), e sarebbe bene avviarne l’iscrizione con un breve colloquio conoscitivo. Non vi aspettate un flusso
di utenti come all’Ikea di sabato, specialmente all’inizio e se la vostra Banca del tempo si trova in provincia, ma considerate sempre l’importanza della qualità degli scambi e il valore delle relazioni che li sottendono. Infine, visto che una Banca del tempo funziona se i soci acquistano fiducia reciproca e verso la banca, organizzate momenti di socializzazione e di promozione. Nella creazione di una banca anche un buon numero di cene, gite, iniziative culturali e di formazione possono essere messe a bilancio, nella contabilità delle ore scambiate.
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| economiasolidale |
| migranti | economiasolidale |
Imprenditori immigrati crescono Di necessità virtù
del tempo della provincia. Ma si può stabilire una corrispondenza tra il numero di ore scambiate e un virtuale giro d’affari in denaro (risparmiato)? La questione non è irrilevante, soprattutto per gli Enti locali che finanziano i progetti. A Roma si è provato a fare il calcolo: nel 2008 sono state scambiate 114.550 ore (88 mila del 2007) per un controvalore di circa un milione di euro di servizi risparmiato dai cittadini e dai presidi sociali pubblici. Un milione di euro virtuali, che pesa nel rapporto tra Banche del tempo e amministrazione. La dottoressa Petrucci ricorda infatti che: «A fronte di 8 mila iscritti (erano 6.500 nel 2007, ndr) ai servizi delle 23 banche romane e del centinaio di volontari che tengono aperti gli sportelli almeno quattro volte a settimana, il Comune per il 2008 ha messo a disposizione un fondo da 280 mila euro. Ma è da un anno che non riceviamo nulla. Per contro i cittadini, da quando la crisi economica è scoppiata, si rivolgono sempre di più ai nostri sportelli».
Strumenti di solidarietà sociale Ma le Banche del tempo sono molto di più. Hanno un forte valore sociale, creano una rete relazionale leggera, radicata nel territorio. Basta penCOORDINAMENTI TERRITORIALI sare ai servizi per gli immigrati, gli anziani o i bambini. Il sistema MILANO E PROVINCIA della Banche del tempo a Roma Tel. 022618006 www.banchetempo.milano.it ha staccato un assegno al Cobdtmipro@tin.it mune da mille ore per progetti di ROMA solidarietà sociale. La Regione Tel. 065000400 www.bdt-roma.it Lazio ha stanziato 500 mila euro /coordinamento.php per sviluppare la rete delle Bantempobanca@tiscalinet.it che del tempo tra 2009 e 2011. Il TORINO primo dicembre scorso a Torino presso la Bdt di Nichelino Tel. 0115700977 è stato firmato un protocollo bancadeltempo.nic@libero.it d’intesa tra Regioni, Province e TRIVENETO Comuni per la costituzione di un www.kronoscoordinamento.it coordinamento nazionale “per info@kronoscoordinamento.it la promozione delle banche del FRIULI VENEZIA GIULIA tempo”. A ottobre l’Associazione presso la Bdt di Udine Tel. 0432565713 nazionale delle banche del temvariano.delfabbro@libero.it po e l’omologa associazione SaSICILIA lute e famiglia di Barcellona, a cui presso la Bdt di Alì Terme nina.dinuzzo@virgilio.it è affidata la formazione di queste organizzazioni in Spagna, hanno sottoscritto un patto di collaborazione. Un salto di qualità avverrà se la Commissione europea darà seguito alla risoluzione del Parlamento del 22 aprile 2008 che la invita a “studiare meccanismi che consentano di valutare adeguatamente il valore economico del lavoro di volontariato”. Ciò permetterà a molte banche del tempo di accedere ai bandi per progetti europei cofinanziati. L’Europa dovrà anche risolvere un problema di omogeneità di regole: in alcuni Paesi il valore del tempo depositato cambia in base alla prestazione. Per le Banche del tempo italiane, invece, un’ora vale sempre un’ora.
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Assegni in ore. Sopra, la firma dell’atto costitutivo della associazione nazionale.
UNA REALTÀ AL FEMMINILE È NATA INIZIATIVA DI UNA DONNA LA PRIMA BANCA DEL TEMPO ITALIANA, nel 1991 a Parma, grazie a una dirigente della Uil pensionati. La seconda è entrata in funzione dal febbraio 1995 a Sant’Arcangelo di Romagna, grazie al Comitato Pari Opportunità e al sindaco del Comune. Dello stesso periodo è il progetto per una banca a Milano. A Roma, Ivrea e Bologna la sperimentazione è iniziata nell’ottobre 1995. Anche per Ivrea l’idea parte da una donna, anzi da 10 iscritte al locale “Centro Lilith-Casa delle donne”, per il primo anno di attività aperto solo a socie femmine. Otto donne costituiscono oggi il direttivo dell’Associazione nazionale banche del tempo d’Italia: Nina Di Nuzzo, Leonina Grossi, Gabriella Mazzon, Fiora Cappa, Maria Luisa Petrucci, Marta Russo, Grazia Pratella, Erminia Ruggeri.
CORRENTISTA DI TEMPO LUCIANO È ISCRITTO ALLA BANCA “VOLA IN TEMPO BARI” (www.bancadeltempobari.it), nata il primo ottobre 2008, che ha gestito finora circa 700 ore per 100 iscritti, di cui il 60-70% sono donne. «Sono un correntista e quando mi sono iscritto alla banca ho semplicemente detto di saper fare alcune cose e non altre – racconta Luciano –. Per esempio ho competenze di dizione e lettura interpretativa, mentre desideravo andare a teatro in compagnia e ricevere lezioni d’informatica. Ad oggi ho versato 21 ore e ne ho ricevute quasi 6. Inoltre tengo un corso di dizione per una piccola aula di soci. Nella banca si sono però sviluppati anche corsi di decoupage, cucina, vela. E stiamo incidendo per l’Unione dei cechi di Bari l’audio di un libro di narrativa. Siamo ancora in cerca di patrocini e per il momento siamo accolti nella sede di un’associazione culturale che aveva qualche scrivania in più».
LE NORME
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LEGGE N. 53/2000 (Art. 27 Banche dei tempi) “Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città” LEGGE N. 328/2000 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” LEGGE N. 383/2000 “Disciplina delle associazioni di promozione sociale”
Le imprese di stranieri in Italia sono oltre 165 mila: una ogni 33 registrate. La precarizzazione del lavoro spinge molti migranti a “mettersi in proprio”. Ma pregiudizi e ostilità a volte sono ostacoli insormontabili. N QUESTO MOMENTO I PUNTI DI DEBOLEZZA DELLE IMPRESE di immigrati sono anche i loro punti di forza. La restrizione del credito sta colpendo pesantemente tutti gli imprenditori, ma chi è riuscito a costruire un’impresa che prescinde dalle banche, perché le banche non lo di Daniele Bettini hanno mai aiutato, oggi continua a poterne fare a meno. Se la struttura finanziaria del tuo business si basa sulla comunità e sulla famiglia, la crisi finanziaria non ti tocca, se non marginalmente». Commenta così Enzo Mario Napolitano, presidente di Etnica.biz, gli eccellenti risultati delle imprese gestite da immigrati in Italia anche in questo momento di crisi. Una crescita che lascia a bocca aperta: secondo un rapporto realizzato dalla fondazione Ethnoland in collaborazione con la Caritas, Abi, Confartigianato e Unioncamere le imprese di stranieri in Italia sono 165.144, in pratica una ogni 33 registrate nel nostro Paese. Nel 2003 erano solo 56.421 e l’85% sono nate dopo il 2000.
«I
Un salvagente etnico
SITI INTERNET www.bdtitalia.altervista.org Associazione nazionale Banche del tempo www.tempomat.it Osservatorio nazionale sulle Banche del tempo, chiuso nel 2002 ma aggiornato sulle iniziative www.banchetempo.milano.it Le realtà a Milano e provincia www.banchedeltempodiroma.it Le numerosissime organizzazioni romane www.kronoscoordinamento.it Del Coordinamento del Triveneto
Otto Bitjoka e Antonella Rosso.
«Un importante fattore competitivo - continua Napoletano - è la struttura del mercato di riferimento, spesso le imprese di immigrati lavorano in settori a basso valore aggiunto e si rivolgono a due mercati: uno aperto e accessibile a tutti, l’altro, chiuso, quello etnico. Il risultato è un frazionamento dei rischi: se entra in crisi il mercato aperto, quello chiuso permette di sopportare più facilmente le difficoltà». Oltre a questi fattori Otto Bitjoka, presidente di Ethnoland ne inserisce un altro: «La crisi colpisce tutti gli imprenditori, e quindi anche gli immigrati, il loro vantaggio però di solito è quello di poter giocare in due Stati. Quasi tutti gli immigrati che hanno un’impresa in Italia han-
no fondato la stessa impresa nel loro Paese d’origine dove i fattori produttivi sono meno costosi e il mercato è più stabile».
Gli immigrati, vocazione imprenditoriale L’interpretazione delle statistiche però regala alcune sorprese: ci sono altri motivi che possono spiegare l’esplosione del fenomeno imprenditoriale tra i migranti. Sicuramente molti hanno spiccate doti e una straordinaria voglia di fare. Molti però hanno scoperto, a loro spese, che la soluzione del fare impresa, in Italia, è l’unica possibile. La precarizzazione del lavoro, soprattutto in alcuni settori come l’edilizia (che conta 64.549 imprese immigrate), spinge a considerare l’impiego autonomo come l’unica via per ottenere una regolarizzazione e un reddito decente. Oltretutto ci sono dei fattori specifici che variano a seconda della provenienza degli immigrati. In una delle tante interviste ad imprenditori immigrati raccolte nel volume “Da migranti a imprenditori”, curato da Formaper (l’azienda speciale della camera di Commercio, industria, artigianato e agricoltura di Milano), Xu, un’imprenditrice cinese, racconta come per i suoi compatrioti non sia facile trovare lavoro anche a causa delle difficoltà linguistiche e dei titoli di studio non riconosciuti. È una delle ragioni per cui la “comunità” cinese, sempre che il concetto di comunità esista (vedi intervista a Daniele Cologna), resta “ripiegata”, nel bene e nel male, su se stessa, rinforzando la vocazione all’imprenditorialità.
La comunità esiste Secondo Xu la comunità (cinese) ha realizzato una sorta di enclave produttiva dove imprenditori, dipendenti, fornitori e clienti sono cinesi, in cui i prezzi sono bassi perché ci si rivolge a un consumo di massa. L’essere legato alla comunità d’origine, però, se all’inizio è un vantaggio, nel lungo periodo, quando le dimensioni dell’impresa diventano critiche, diventa un limite. È difficile superare pregiudizi e ostilità. E allora, come sostiene Bitjoka, lo sviluppo del business spesso porta a cercare di esportare le proprie competenze nel Paese da cui si proviene, do|
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CINA
TUNISIA
5.296 EGITTO
L’IMPRENDITORIA IN ITALIA SUD 7,6% [12.553]
CENTRO 24,7% [44.571] NORD EST 27% [44.571]
ISOLE 4,3% [7.112]
NORD OVEST 36,4% [60.086]
FONTE: ASSOCIAZIONE NAZIONALE BDT
FONTE: FONDAZIONE ETHNOLAND
38%
32,2% 7.169
16% SENEGAL
7.293
38,6% ALBANIA
8.138
48,5% ROMANIA
[ 30.6.2008]
17.913
24,4%
27,4% MAROCCO
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numero imprese % aumento 2003-2008 17.913
23.554
27.952
61,2%
IMPRESE DEGLI IMMIGRATI PER PAESE DI ORIGINE
Studiare in Italia: una corsa a ostacoli
ni. È stato fatto un primo tentativo attraverso l’Associazione per lo sviluppo dell’imprenditorialità immigrata a Milano), ma è molto difficile, bisogna stabilire regole condivise per le elezioni dei rappresentati e gestire tutte le problematiche relative alle diverse provenienze. C’è ancora molto da fare».
ve l’esperienza migratoria conferisce uno status, la rete di conoscenze è molto florida e il retroterra culturale è comune. «Altra nota importante è quello della rappresentanza - sottolinea Antonella Rosso, che collabora con l’Area Ricerca di Formaper -. Gli imprenditori immigrati non si sentono rappresentati dalle istituzio-
SITI INTERNET www.etnica.biz Etnica.biz www.cisiamo.eu Fondazione Ethnoland www.formaper.com Azienda speciale della Camera di Commercio di Milano, per lo sviluppo dell’imprenditorialità
Attirati dalle campagne pubblicitarie all’estero delle università italiane, molti giovani stranieri vogliono studiare in Italia. Ma gli ostacoli non mancano: burocratici, organizzativi, economici. A Milano l’associazione Oltre il ponte cerca di aiutarli
BANGLADESH
Tra stranieri solidarietà, non legami di comunità
LENA HA 23 ANNI, arriva dalla Moldavia e frequenta l’Accademia delle Belle arti di Brera, a Milano. Anche Xheklina studia a Brera, è albanese e vorrebbe lavorare nel settore tessile. Genet, nata e cresciuta in Etiopia, si è appena laudi Elisabetta Tramonto reata in informatica all’Università statale di Milano. Storie diverse, ma con qualcosa in comune: sono tutte giovani nate in un altro Paese, che hanno sognato, voluto e ottenuto di poter studiare in Italia. Non senza difficoltà. «Le università italiane fanno moltissima pubblicità all’estero – racconta Giuseppe Giolitti, tra i fondatori dell’associazione Oltre il Ponte - Trasmettono l’idea che da noi sia tutto semplice, a portata di mano. Così i ragazzi si iscrivono e, una volta arrivati, scoprono che non è così facile come avevano pensato. Ostacoli burocratici e organizzativi, difficoltà a trovare un alloggio, spese e tasse impreviste. E non sempre riescono a trovare qualcuno che li aiuti, a volte non sanno neanche a chi rivolgersi». L’associazione Oltre il Ponte Onlus Carla Appiani (www.oltreilponte.com) ha questo scopo: accompagnare gli studenti stranieri durante il percorso universitario. A dar vita a questo progetto un gruppo di amici milanesi, diversi per esperienze e professione, uniti dall’amore per la cultura e dalla convinzione che i giovani e l’istruzione siano le basi per un futuro migliore.
E
Nessun particolare fattore unisce, ad esempio, i migranti cinesi. Le loro sono “reti sociali egocentriche”.
«B
Come osservatore del fenomeno, come crede che influirà la crisi economica sulle imprese immigrate? Le questione è da affrontare da due punti di vista: da quello finanziario credo che le restrizioni creditizie influiranno solo marginalmente, perché i prestiti tra gli immigrati sono spesso di natura informale. Non passa che in modesta misura dalle banche. Dal punto di vista produttivo, invece, molto dipende dal comparto in cui si opera. Il settore della manifattura sarà sicuramente penalizzato, mentre registreranno ottimi risultati gli imprenditori attivi nel commercio. Daniele Cologna, fondatore dell’Agenzia di ricerca sociale Codici.
Esistono tanti modi di emigrare e tanti perché, cosa ci può dire della migrazione cinese in Italia? I cinesi che arrivano in Italia provengono prevalentemente dallo Zhejiang meridionale, dall’entroterra della
immigrato presta ciò che ha “Ogni a parenti e amici, che a loro volta alimentano i suoi affari ” | 48 | valori |
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città di Wenzhou: una delle zone più ricche della Cina, ma dove lo sviluppo ha sconvolto l’economia delle aree rurali, aggravando il divario tra redditi alti e bassii. Chi viene da quella regione si trasferisce in Italia non per “campare”, ma per fare fortuna, perché solo avviando imprese di successo possono tutelare se stessi e le loro famiglie dai rischi sociali di uno sviluppo destabilizzante. Esistono forti differenze tra gli imprenditori immigrati a seconda delle provenienze, ma secondo lei è corretto parlare di comunità? Le “comunità” di immigrati sono un’invenzione giornalistica. Non esistono, né in termini sociologici, né in termini pratici. I cinesi originari delle zone rurali della Cina meridionale per esempio organizzano la società in quelle che un celebre antropologo dei primi del ‘900, Fei Xiaotong, aveva definito delle “reti solidali egocentriche”. Sono legami di reciprocità fiduciari che estendono a non-consanguinei le relazioni di mutuo aiuto: solidarietà che fanno sempre riferimento a legami personali: mai “comunitari”. Ogni immigrato cinese originario di quest’area presta quasi tutto quello che guadagna a parenti e amici con in quali crea reti di mutuo supporto. I beneficiari di questi prestiti sulla fiducia, senza interessi e senza scadenza, a loro volta si sentiranno vincolati a investire nelle sue iniziative imprenditoriali, scommettendo dunque su di lui e sul suo progetto specifico. Ognuno sceglie delle persone di cui si fida e in cui investe confidando nel fatto che queste abbiano successo e possano, in un secondo momento aiutarlo, non per principio solidaristico, ma in quanto “azionista” interessato.
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«Volevamo costituire un’associazione per aiutare giovani meritevoli ma senza mezzi, ma non avevamo previsto che avremmo avuto a che fare prevalentemente con stranieri – spiega Rosalba, tra i fondatori dell’associazione e volontaria della Caritas -. Ma ci siamo resi conto che, tra i nostri connazionali, pochi sono ad un tempo veramente motivati ed effettivamente senza mezzi. E comunque hanno possibilità di aiuto da parte dello Stato (accesso gratuito ai pensionati, alla mensa, finanziamenti a fondo perduto legati al sistema dei crediti). Diversa la situazione per i giovani stranieri, ragazzi di 18-19 anni che arrivano in Italia con un titolo di studio, buone valutazioni e con una forte motivazione, ma solo con il denaro per pagare la prima rata delle tasse universitarie». Da qui la scelta, quasi obbligata, di rivolgerci a studenti stranieri. Gli aiuti forniti sono i più vari: l’accoglienza, grazie a un accordo con la Casa della Carità della Caritas; il tutoring, con incontri mensili coi ragazzi per programmare il percorso scolastico e verificare i risultati; il sostegno per imparare l’italiano; un contributo economico per l’acquisto dei libri e per piccole spese; interventi di segretariato sociale per il permesso di soggiorno e altre pratiche burocratiche. Aiuti concreti ma fondamentali per dare a questi ragazzi un riferimento, per non farli sentire soli in un Paese straniero.
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ELISABETTA TRAMONTO
ISOGNA STARE MOLTO ATTENTI. I dati della ricerca andrebbero un po’ ripuliti, ad esempio esaminando il numero di impiegati per impresa. Credo che avremmo molte sorprese: molte di quelle segnalate come imprese sono invece perdi Daniele Bettini sone, che aprono una partita Iva su impulso del proprio datore di lavoro italiano, che diventa il loro unico committente. Una prassi comune soprattutto nell’edilizia». Ci accoglie così Daniele Cologna fondatore dell’Agenzia di ricerca sociale Codici, esperto di immigrazione, in particolare del mondo cinese a Milano.
Pochi mezzi, molta volontà
Elena (Moldavia) durante un incontro mensile con i tutor dell’associazione Oltre il Ponte. Nelle foto piccole Xheklina (Albania) e Genet (Etiopia).
Pochi mezzi e molta volontà. Gli studenti stranieri in Italia hanno bisogno di una guida. Più degli italiani |
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Fundraising: un gioco molto serio
ITALIAN SCORE
DONATORI REGOLARI 33%
DONATORI SALTUARI 19%
NON DONATORI 48%
FONTE: GFK EURISKO - INDAGINE SUI DONATORI, 2008
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INDAGINE SULLE DONAZIONI
Raccogliere fondi può sembrare un gioco. Semplice, ma grande e articolato. La posta in palio però è la sopravvivenza stessa del Terzo settore. E la crisi economica è un vero e proprio banco di prova per il non-profit. (www.freerice.com): domande alle quali rispondere, missioni da superare. Ogni risposta esatta dona dieci chicchi di riso per il World Food Program (WFP), il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite. Nei primi due mesi sono stati raccolti 10 milioni di chicchi. Ma questo è solo uno degli ormai molti “giochi etici” che proliferano nell’universo web del terzo settore: il gaming applicato al fundraising è un’idea semplice ma geniale ed innegabilmente al passo con i tempi. E funziona! Promuove con un raggio d’aziodi Valentina Erba ne praticamente infinito, in modo fresco e simpatico, chiaro e semplice, coinvolgente e preciso e non per ultimo educativo, perché sensibilizza e descrive gli interventi. Se volessimo pensare al fundraising come a un gioco (in realtà non lo è affatto), sarebbe un gioco molto serio, da cui dipende la sopravvivenza stessa del giocatore (il terzo settore). Un gioco complesso e articolato che chiama in causa rapporti sociali, etica e mercato, fondendoli in un delicato sistema.
“F
REE RICE” È UN GIOCO ON LINE
SITI INTERNET
Giocatori
www.fundraising.it - www.istitutoitalianodonazione.it - www.assif.it
Sono i diversi attori del settore non profit, un numero in costante crescita (+23% negli ultimi quattro anni).
AL FESTIVAL DEL FUNDRAISING
Scopo del gioco
400 PARTECIPANTI, PIÙ DI 200 ORGANIZZAZIONI, oltre 50 sessioni parallele e 60 relatori per un totale di 80 ore di formazione. Sono solo alcuni dei numeri del prossimo Festival del Fundraising 2009, che si terrà a Castrocaro Terme dal 7 al 9 maggio. «Un’imperdibile occasione di confronto e scambio per fundraiser operatori nel e per il non profit», annuncia il presidente del comitato organizzatore, Valerio Melandri. «Questa seconda edizione sarà caratterizzata da numerosi ospiti stranieri per un confronto costruttivo con altri modelli e da numerosi momenti informali per consolidare il network italiano del settore», conferma Mauro Picciaiola, tra gli organizzatori del festival. www.festivaldelfundraising.it
È espresso nel Documento Buona Causa, lo strumento, scritto ad uso interno dell’organizzazione non profit, utilizzato nella realizzazione di una campagna di raccolta fondi, che riassume la mission dell’organizzazione, ovvero il perché esiste, gli obiettivi strategici ed operativi, l’organigramma, i programmi svolti ed i progetti in corso di realizzazione, la storia e i bilanci dell’organizzazione. Risponde alla domanda “perché contribuire?”.
A SCUOLA DI FUNDRAISING
Personaggio di aiuto: l’esperto
FORLÌ www.master-fundraising.it Master di primo livello da gennaio a dicembre mirato alla formazione di professionisti del fundraising . Prevista selezione e borse di studio. FORLÌ www.fundraisingschool.it Nata nel 1999, è la prima scuola dedicata alla formazione sulle tematiche del fundraising. Corsi brevi e un percorso formativo completo a Bertinoro (FC). ROMA www.scuolafundraising.it Corsi brevi, seminari e workshop sul fundraising. ROMA-LONDRA www.asvi.it Un master di 12 mesi, tra Roma e Londra, organizzato dall’Asvi, la Fondazione per lo Sviluppo del non profit. Inizia a giugno.
Il management del fundraising si sta professionalizzando, determinando approcci più strategici e un utilizzo migliore delle risorse all’interno di programmi più efficaci. Non manca il risvolto polemico, per il timore di un troppo marcato accento sulla carriera personale a scapito della mission, ma anche per le tensioni attorno alla questione retributiva.
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Per lei sarebbe importante che ci fosse un ente certificatore indipendente che si facesse garante del fatto che le associazioni e le organizzazioni non profit impieghino il denaro dei sostenitori in modo corretto, trasparente, efficiente e professionale? SOSTENITORI SOSTENITORI REGOLARI [640] SALTUARI [360] MOLTO MOLTO 60% 64%
FONTE: GFK EURISKO - INDAGINE SUI DONATORI, 2008
Presenti circa 4.700 fondazioni: rispetto al 1999 +57%
Strumenti Sono tanti e diversificati, dovendo essere la conseguenza pratica di precedenti analisi esplorative dei mercati e la scelta ponderata di quello di riferimento. IL DIRECT MAILING: è lo strumento tradizionale, oggi obsoleto, in fase di graduale riduzione, per ragioni di tipo prettamente economico (richiede un’elevata spesa anticipata) e sistemiche (saturazione!). Resta comunque uno strumento di supporto impiegato dalle grandi organizzazioni. QUOTA ASSOCIATIVA: fondamentale ruolo nel caso di mission politico sociali, ambientali, culturali o che rappresentano gli interessi di un particolare gruppo. EVENTI: possono essere mirati alla raccolta fondi, ma sono soprattutto un canale pubblicitario, un’occasione per esporre in vetrina la propria vision. Forse anche per il forte impatto “estetico” sono uno strumento spesso utilizzato in modo distorto. IMPRESE: possono essere chiamate ad investire in vere e proprie sponsorizzazioni o, tipologia in voga da tempo e sempre più gettonata, attraverso il Cause Related Marketing (compro un prodotto da 5 euro, una parte è devoluta all’organizzazione), una partnership tra profit e non profit dagli indiscussi vantaggi reciproci. FONDAZIONI BANCARIE: sono il risultato di una lunga metamorfosi legislativa che ha portato alla loro separazione dall’attività della banca d’origine. Erogano finanziamenti detti grant. INTERNET: il futuro. Sebbene sia ormai consolidata la presenza in rete delle organizzazioni, la funzione del web come canale di donazione è in fase di crescita. Nonostante il donatore prediliga ancora il contatto personale, indubbie sono le applicazioni eccezionali di questo strumento prezioso, alcune già sfruttate per anagrafica ed informazione, altre in veloce espansione e sviluppo (esempio il web2.0). MERCHANDISING: la vendita diretta di gadget. Attività di forte impatto ed immediato guadagno contante. Difficilmente rappresenta l’unica tecnica impiegata. FACE TO FACE: è esploso il boom nell’ultimo anno e molti sono gli enti non profit che hanno scelto di riversare per le strade frotte di “dialogatori” allo scopo di illustrare, attraverso un contatto diretto, le attività portate avanti dall’organizzazione e proporre di sostenere la causa con una donazione mensile (domiciliazione bancaria/postale o carta di credito). Tipologia di donazione che, grazie alla sua natura stabile e costante, è entrata a pieno titolo tra le predilette dalle organizzazioni.
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ABBASTANZA 19%
COSÌ COSÌ 6% POCO 7% PER NIENTE 6% NON INDICA 2%
ABBASTANZA 20%
COSÌ COSÌ 5% POCO 2% PER NIENTE 8% NON INDICA 1%
LIBRI
Eernardino Farolfi Valerio Melandri Il fund raising in Italia. Storia e prospettive Eernardino Farolfi e Valerio Melandri Il Mulino, 2008
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Prova decisiva: la crisi Da un’indagine commissionata dal Sole 24 Ore a Ipr Marketing il 46% degli italiani ha fatto almeno una donazione per Natale, di questi il 12% ha donato più del-
l’anno scorso, il 57% uguale ed il 22% di meno. Se si guardano gli importi il 4 % del campione ha donato una somma compresa tra 200 ed 500 euro: il 67% ha donato una cifra inferiore ai 50 euro. Insomma, non è la catastrofe temuta. Ma la sfida inizia ora e le grandi, dal fatturato annuo maggiore di 3 milioni di dollari, Oxfam, Save the Children, World Vision, già corrono ai ripari annunciando i propri “piani anticrisi”. L’Istituto Italiano della Donazione parla di previsioni da parte del 26% delle Ong di interventi di intensificazione ed innovazione dell’attività di fundraising e il 26% indica di voler variare il target di riferimento delle campagne, mentre il 14% mira ad una ottimizzazione delle risorse economiche ed un taglio delle spese superflue.
Operazione fiducia La crisi economica è un banco di prova per le organizzazioni non profit. Serve un cambiamento di atteggiamento: rivalutare la preziosità dei sostegni che già si hanno, fidelizzare vecchi donatori saltuari e coltivare i regolari. Ma la fedeltà deriva dalla fiducia, che deve essere guadagnata. Il 79% dei donatori regolari e l’84% di quelli saltuari ha affermato di ritenere importante “la presenza di un ente indipendente che si faccia garante del fatto che le associazioni e le organizzazioni non profit impieghino il denaro in modo corretto, efficiente e professionale” (JFK Eurisko). «La crisi non colpisce tutti indiscriminatamente, ma tende a compiere una sorta di selezione e la trasparenza sta dando i suoi frutti», commenta Daniele Fusi, professionista del settore ed attualmente responsabile direct marketing presso Cesvi. Cioè i fondi sono meno e si preferisce distribuirli dove il terreno è maggiormente limpido. C’è chi già da tempo ne aveva colto l’imprescindibilità e si era volontariamente dotato di un bilancio sociale consultabile e chiaro oppure chi, come l’Associazione Italiana Fundraiser, ha redatto e sottoscritto un codice etico già dal 2004. L’unico esempio italiano di certificazione è costituito dal marchio “donare con fiducia”, rilasciato dall’Istituto Italiano della Donazione ai propri aspiranti soci, una volta superate diverse fasi di controllo e verifiche ispettive da parte di commissioni di esperti, che sono tenute a valutare trasparenza, efficacia ed efficienza. L’ingrediente magico, carente nel serio gioco del fundraising, sembra proprio essere il mix di trasparenza ed efficienza, naturali generatori di fiducia. Ma non più rimessi alla (lodevole) privata iniziativa bensì garantiti per legge come già avviene negli Stati Uniti ed in altri Paesi dove ad esempio si hanno tetti massimi prefissati alle spese di struttura. Henry Rosso, fondatore della più importante scuola di fundraising del mondo lo definisce come “la nobile arte di insegnare alle persone la gioia di donare”. Sarebbe bene far tesoro di questa massima, se non per romanticismo, per evitare il game over.
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APPUNTAMENTI MAGGIO>LUGLIO maggio ITALIA PREMIO LIBRO PER L’AMBIENTE 2009 Premio nazionale assegnato al miglior libro per ragazzi, promosso da Legambiente e La Nuova Ecologia. Potranno partecipare autori ed editori, enti pubblici e privati, centri di educazione ambientale, aziende, imprese, associazioni e scuole. La giuria popolare è composta da oltre 2000 ragazzi. ragazzi@legambiente.eu
4 - 7 maggio CHICAGO (USA) WINDPOWER 2009 La più grande conferenza mondiale sull’energia eolica, con 13 mila partecipanti e oltre 700 espositori che faranno il punto sull’avanzamento delle tecnologie del settore. Presso il McCormick Place Convention Center. www.windpowerexpo.org
5 - 7 maggio ALEXANDRIAS (EGITTO) GREENMED FORUM Seconda edizione del forum internazionale dedicato all’economia e allo sviluppo dei nuovi network industriali. www.greenmedforum.eu
7 - 9 maggio VERONA SOLAREXPO 2009 Decima edizione della mostra/convegno internazionale sulle energie rinnovabili e sulla “generazione distribuita”. www.solarexpo.com 7 - 9 maggio CASTROCARO TERME (FORLÌ) FESTIVAL DEL FUNDRAISING Tre giorni per confrontarsi sul tema della raccolta fondi per le organizzazioni non profit. www.festivaldelfundraising.it 10 maggio ITALIA 100 STRADE PER GIOCARE Una giornata di gioco nelle vie e nelle piazze delle città italiane chiuse al traffico e libere dallo smog, dedicata a temi attuali e pressanti come l’integrazione, la tolleranza, la giustizia sociale. www.legambiente.eu | 52 | valori |
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14 - 17 maggio LECCE FESTIVAL DELL’ENERGIA Per spiegare l’energia e l’importanza di utilizzarla senza inutili sprechi, si terrà a Lecce la seconda edizione dell’evento organizzato da Aris - Agenzia di Ricerche, Informazione e Società con Assoelettrica e Federutility e con il patrocinio e la collaborazione di Regione Puglia, Provincia di Lecce, Comune di Lecce, Università del Salento e Repubblica Salentina (marketing territoriale nato a scuola). www.festivaldellenergia.it
14 - 18 maggio TORINO FIERA DEL LIBRO Dopo i Confini (2007) e la Bellezza (2008), leitmotiv dell’edizione 2009 sarà l’Io, e il suo rapporto con gli altri. Un tema da interpretare secondo i punti di vista della letteratura, della psicanalisi, delle scienze, del mito, della politica... www.fieralibro.it 16 maggio ITALIA SUN DAY Una giornata tutta dedicata alla promozione dell’energia solare e delle fonti rinnovabili. Stand verranno allestiti nelle piazze delle nostre città. www.ecosportello.org
27 - 29 maggio SCHENZHEN (CINA) PHOTOVOLTAIC TECHNOLOGY SHOW 2009 Quinta edizione dell’incontro internazionale sulle tecnologie fotovoltaiche. Al centro del dibattito gli sbocchi dell’industria del solare in Asia. www.photon-expo.com
27 - 29 maggio MONACO (GERMANIA) PHOTOVOLTAIC TECHNOLOGY SHOW 2009 La più grande fiera mondiale dell’energia solare. I numeri della scorsa edizione: 1.050 espositori, spazio di 76 mila metri quadrati, 52 mila visitatori da 140 Paesi del mondo. www.intersolar.de 24 - 30 maggio ITALIA SETTIMANA DELLE AREE PROTETTE È il giorno in cui si celebra la Giornata
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PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A REDAZIONE@VALORI.IT
Europea dei Parchi, data simbolica scelata per ricordare che nel 1908 nacque in Svezia il primo sistema di aree protette a livello europeo. Legambiente per l’occasione dedica un’intera settimana alla promozione della aree protette nel nostro Paese. www.legambiente.eu
29 - 31 maggio FIRENZE TERRA FUTURA Sesta edizione della mostra-convegno strutturata in un’area espositiva, di anno in anno più ampia e articolata, e in un calendario di appuntamenti culturali di alto spessore, tra convegni, seminari, workshop; e ancora laboratori e momenti di animazione e spettacolo. Sarà presente anche Valori. www.terrafutura.it
29 - 31 maggio ITALIA CLEAN-UP THE MED Tre giorni in cui migliaia di volontari saranno mobilitati nella raccolta dei rifiuti accumulati durante l’inverno sulle spiagge e nei fondali marini: un piccolo gesto ma dal grande valore simbolico. www.legambiente.eu
19 - 21 giugno CARREGA LIGURE (ALESSANDRIA) MDF FEST Festa del movimento della Decrescita felice con laboratori pratici (autoproduzione, riciclo creativo); area fiere dove saranno presenti le migliori aziende, associazioni ed enti impegnati nel risparmio energetico, nella tutela dell’ambiente e nella difesa e divulgazione di stili di vita tradizionali ed alternativi; mercato dell’usato e del riuso; concerti, spettacoli, tavole rotonde e aree attrezzate per bambini. www.decrescitafelice.it 23 - 25 giugno PADOVA HYDRICA Un salone internazionale dedicato a tutti i settori e a tutti i gestori dell’acqua, nell’ambito del quale verranno affrontate le tematiche relative al risparmio, alla tutela, alla programmazione, alla gestione della risorsa idrica. www.hydrica.org
3 - 5 luglio PARCO DELLE MADONIE SOLEXP SPERIENZA SOSTENIBILE E LEGALE Agricoltura biologica, riuso e riciclo dei materiali, mobilità sostenibile, energie rinnovabili, bioedilizia sono i temi del primo festival internazionale della sostenibilità e della legalità, organizzato dal CoMeSS (consorzio mediterraneo per lo sviluppo sostenibile). www.solexp.it
5 giugno MONDO GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’AMBIENTE La Giornata Mondiale per l’Ambiente, che si celebra ogni anno il 5 giugno, è uno dei principali strumenti attraverso cui le Nazioni Unite sensibilizzano l’opinione pubblica sulla questione ambientale a livello mondiale e favoriscono l’azione e l’attenzione del mondo politico. www.onuitalia.it/events/gmambiente.php
6 - 11 luglio BERTINORO (FORLÌ) EUROPEAN SUMMER SCHOOL ON SOCIAL ECONOMY (ESSE) Un seminario estivo residenziale sull’impresa sociale, organizzato dall’Università di Bologna, in collaborazione con Aiccon (Associazione italiana per la promozione della cultura della cooperazione e del non profit) e Iris network (Istituti di ricerca sull’impresa sociale) www.esse.unibo.it
6 giugno ITALIA NO ECOMAFIA TOUR Parte il 6 giugno da Riccione, in occasione del Premio Ilaria Alpi, la nuova campagna itinerante di Legambiente sul tema della criminalità ambientale. www.lagambiente.eu
luglio - agosto ITALIA GOLETTA VERDE È la campagna estiva di Legambiente di informazione e sensibilizzazione sullo stato di salute del nostro mare. www.lagambiente.eu
PUBB AZZERO CO2
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| internazionale | inbreve |
Di cosa è fatta l’acqua? Pace, diritti e cultura >56 Leyla Zana, voce per la pace in Kurdistan >59 Il raffreddore conta di più di 178 milioni di bimbi affamati >62
internazionale SPARITI TRE GHIACCIAI DAI DOCUMENTI DELLA BARRICK
L’EUROPA EMANERÀ UNA DIRETTIVA SULLA CONFISCA DEI BENI MAFIOSI SIMILE A QUELLA ITALIANA
GLI IMPIANTI PIÙ INQUINANTI IN POLONIA E GERMANIA
NATO: 60 ANNI TRA INVITATI VECCHI E NUOVE ADESIONI
GLOBAL WITNESS: LE GRANDI BANCHE FINANZIANO I DITTATORI DEL SUD DEL MONDO
CONDANNATO FUJIMORI: MANDANTE DI DUE STRAGI
Grave accusa per la multinazionale mineraria canadese, Barrick Gold Corporation, che avrebbe occultato informazioni all’Argentina e al Cile nei documenti presentati per ottenere l'autorizzazione all'estrazione di oro. Dai rapporti del gruppo canadese sono “spariti” infatti tre ghiacciai (Toro Uno, Toro Dos ed Esperanza), considerati una delle riserve d’acqua più abbondanti e pulite del mondo. A denunciarlo sono gruppi ambientalisti ed esponenti della società civile che si sono presentati di fronte al parlamento di Buenos Aires. Il progetto presentato dalla Barrick si svilupperebbe per il 75% in Cile e per il 25% in Argentina e punta ad estrarre oro, argento e rame della zona di Pascua Lama, in un’area della Cordigliera nella regione di Atacuma. Per estrarre i preziosi minerali la compagnia rimuoverebbe 800 mila metri cubi di ghiacciai, riducendo di conseguenza la portata dei fiumi, che verrebbero anche deviati. Il gruppo canadese è già stato oggetto di una relazione molto critica sulle sue attività diffusa da Corp Watch, ma si fa forte di due recenti autorizzazioni a procedere nei lavori, rilasciate dal governo cileno e da quello argentino. E mentre le popolazioni locali, perlopiù legate a una economia agricola, paventano il disastro idrogeologico, la multinazionale ha promesso posti di lavoro e 23 anni di estrazioni.
Mentre in Italia l’argomento “mafie” sembra sia uscito dall’agenda delle priorità di Governo e Parlamento, dal Parlamento europeo arriva un pieno ed esplicito sostegno alla lotta alla criminalità organizzata. A poca distanza dalla Giornata della Memoria per le vittime di mafia, organizzata dall’associazione Libera a Napoli il 21 marzo, il presidente dell’Europarlamento, Hans Gert Poettering (nella foto), durante un seminario di Flare (il primo network antimafia della società civile europea), ha definito «estremamente urgente migliorare il coordinamento nella nostra battaglia contro le mafie, che spesso hanno caratteristiche transnazionali. La vostra battaglia per la legalità - ha concluso Poettering è la battaglia della Ue e del Parlamento». Il fondatore di Libera, don Ciotti, ha quindi chiesto al Parlamento di Strasburgo di premere sulla Commissione Ue perché emani una direttiva europea per la confisca e il riutilizzo sociale dei beni e dei capitali mafiosi, sul modello della legge italiana. Una proposta per la quale sono già state raccolte 200 firme fra gli eurodeputati e che, intanto, è stata fatta propria da Cooperatives Europe, l’organizzazione di imprese cooperative più rappresentativa in Europa (ne riunisce oltre 260 mila in rappresentanza di 160 milioni di soci). Libera e Cooperatives Europe si sono impegnati a organizzare un meeting internazionale nei prossimi mesi sulle esperienze delle cooperative nate per gestire i beni confiscati.
Secondo i primi dati dell’Unione Europea i cosiddetti “dirty thirty” (i trenta impianti più inquinanti d’Europa) producono nel 2008 qualche tonnellata di emissioni di CO2 in meno “grazie” alla recessione: 387,5 milioni di tonnellate, cioè -2,2% rispetto al 2007. Il dato complessivo della lista nera si assesta in diminuzione, mentre si conferma il primato della Polonia con l’impianto energetico più inefficiente: la centrale a carbone di Belchatow, condotta dalla società statale Bot Elektrownia, ha emesso infatti 30,9 milioni di tonnellate di anidride carbonica in atmosfera (+9% sul 2007), quanto le emissioni totali di gas serra della Croazia. Spicca in “quella sporca trentina” anche la Germania, con ben undici delle trenta strutture più inquinanti e un totale di 165,9 milioni di tonnellate di CO2 prodotte (il -3,9% sul 2007 è in gran parte dovuto al passaggio dalla combustione di lignite a quella a carbone bituminoso). Il maggior aumento percentuale di emissioni (+13,5%) spetta all’acciaieria ThyssenKrupp di Duisburg, mentre l’impianto di Kraftwerk Niederaussem, che ha ridotto le sue a 24,9 milioni (-20%), mantiene il secondo posto assoluto e lascia la tedesca RWE proprietaria di ben quattro dei sette impianti più inquinanti.
Si è festeggiato il 3 e il 4 aprile, sulle sponde francesi e tedesche del Reno, il compleanno per i primi 60 anni della Nato (North Atlantic Treaty Organization), l’organizzazione internazionale per la collaborazione nella difesa, nata ad integrazione del Patto Atlantico, firmato a Washington nel 1949. Alla presenza del neopresidente americano Barack Obama stavolta c’era anche la Francia di Sarkozy, reintegrata al comando militare dell'Alleanza dopo la sua uscita, voluta dal generale De Gaulle, nel 1966, per poter perseguire il proprio programma di difesa nucleare. Ma il valore simbolico della ricorrenza si è arricchito anche di due nuove adesioni alla Nato: a partire dallo scorso primo aprile, sono entrate a fa parte dell’Alleanza anche l’Albania (sempre più integrata nell’economia europea) e la Croazia, protagonista nella sanguinosa guerra dei Balcani segnata proprio dall’intervento dei bombardieri Nato. L’ingresso dei due nuovi Paesi segue di soli 5 anni quello di una nutrita pattuglia di nazioni dell’ex blocco sovietico (Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Slovenia) e porta la cifra totale dei membri a 28. Proprio sull’ingresso dell’Albania, con la sua popolazione a maggioranza musulmana, e sulle spinte di Obama per aprire alla Turchia, la Nato potrà contare per sviluppare legami di fiducia con le comunità islamiche moderate.
Le grandi banche inondate di aiuti pubblici continuano a fare affari con regimi oppressivi e corrotti. Lo sostiene l’ONG inglese Global Witness nel suo rapporto “Undue Diligence”. Sul banco degli imputati Barclays, HSBC, Santander, Citigroup e Deutsche Bank che, nonostante le normative anti-riciclaggio, continuano ad accogliere le tangenti del petrolio, e dei grandi appalti pubblici. Barclays, per esempio, ha tra i suoi clienti Teodorin Obiang (nella foto), figlio del Presidente della Guinea Equatoriale, paese ricco di petrolio. Nonostante un salario mensile di 4.000 dollari, Obiang ha una villa da 35 milioni di dollari a Malibu, e considera «normale che una parte dei contratti governativi finisca nelle tasche dei ministri». Transazioni sospette relative al petrolio della Guinea sono passate dai conti di HSBC e Santander in Lussemburgo, mentre Citibank e Fortis hanno aiutato l’ex presidente liberiano Charles Taylor, imputato per crimini di guerra, a incassare proventi destinati al finanziamento della guerra civile. Deutsche Bank, da parte sua, ha custodito gelosamente in Germania le tangenti per lo sfruttamento del gas e la contabilità separata del presidente del Turkmenistan Niyazov.
Condannato a 25 anni di carcere per violazione dei diritti umani e per aver ordinato il massacro di 25 persone l’ex presidente del Perù Alberto Fujimori. «Una giornata storica», è il commento dell’osservatore di Amnesty International. Javier Zuniga. Dopo 15 mesi di processo, svoltosi in una stazione di polizia della periferia di Lima, Alberto Fujimori (70 anni) è stato condannato come mandante per i crimini compiuti dal famigerato gruppo Collina, composto da militari dei servizi d'intelligence controllati da Vladimiro Montesinos, suo braccio destro. Un primo massacro risale al 1991, quando uomini armati fecero irruzione in una festa privata sterminando 15 persone sospettate di legami con i terroristi di Sendero Luminoso, mentre si trattava di gelatai ambulanti e dei loro familiari, compreso un bimbo di otto anni. Il secondo massacro è invece del luglio del 1992, quando uomini incappucciati entrarono all’università La Cantuta e sequestrarono un professore e nove studenti, poi ritrovati cadaveri in una fossa comune. Infine “El Chino”, come chiamano Fujimori in Perù, sconterà il carcere per i sequestri del giornalista Gustavo Gorriti e dell'imprenditore Samuel Dyer, che nel 1992 furono tenuti prigionieri nei sotterranei del quartier generale dell'esercito.
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Di cosa è fatta l’acqua? Diritti, pace e cultura
dell’acqua e la Banca Mondiale. Ai lavori hanno partecipato 25 miN TURCHIA, AL FORUM MONDIALE DELL’ACQUA, abbiamo visto ben la persone in rappresentanza di 155 Paesi. due fallimenti: dell’Onu e della politica», dichiara Emilio Molinari, presidente del Comitato italiano del Contratto mondiale dell’acqua. «Il potere delle La spaccatura all’interno del Consiglio multinazionali ha influenzato da Istanbul Cristina Artoni Uno degli obiettivi politici che ha animato i lavori del Forum Alterla politica internazionale, facennativo è stato proprio quello di creare una spaccatura all'interno del do passare il concetto che l’acqua sia solo un bisogno. Ma il risultaVertice mondiale che ne mettesse in evidenza le contraddizioni. 26 to finale è che il fronte compatto si è spaccato» conclude Molinari. Paesi si sono espressi contro la linea imposta dal Consiglio Mondiale L’analisi, aldilà delle cariche ufficiali, arriva dall’anima del movidell'Acqua, firmando la dichiarazione alternativa che proclama l'acmento che si è creato negli ultimi anni in Italia e, in parte, dall’Euqua come diritto umano. Non solo, 16 Paesi hanno riconosciuto l'ilropa per la difesa del “liquido vitale”, come lo chiamano in Sudalegittimità del Forum mondiale. Dalla parte dei movimenti era schiemerica. Le varie associazioni che nel mese di marzo rata anche una delle più autorevoli rappresentanti IN RETE hanno dato vita al Forum alternativo ad Istanbul dell’Onu, Maude Barlow, senior advisor on Water Isavevano ben chiaro quanto fosse esigua la possibilità sues per le Nazioni Unite: «Abbiamo detto chiarawww.acquabenecomune.org che venisse riconosciuta l’acqua come diritto umamente in faccia a questi signori che il Forum è illegitSul sito la dichiarazione finale del Forum Alternativo Mondiale no. Tra gli organizzatori del Forum ufficiale, oltre altimo, antidemocratico, scorretto. Sono imbarazzati, dell’Acqua di Istanbul le istituzioni politiche, figuravano le multinazionali disorganizzati, confusi. Noi abbiamo vinto!».
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TINA MASTROLONARDO
A Istanbul 16 tra i Paesi partecipanti al Forum Mondiale hanno riconosciuto l’illegittimità di questo club privato che si presenta come un’organizzazione pubblica e neutrale. Il fronte si è spaccato, ma resta molto da fare.
Il Forum alternativo ha inoltre visto, per la prima volta in modo così contiguo, la collaborazione tra realtà turche e curde: «Ci siamo uniti – racconta Ipek, una delle attiviste del coordinamento contro la diga ad Hasankyef – prima di tutto contro il progetto GAP (vedi ARTICOLO sotto). A dimostrazione che il nostro paesaggio e la nostra storia non possono essere svenduti».
La Turchia “rubinetto” del Medioriente Al Forum alternativo di Istanbul la minaccia della costruzione della diga nella Valle del Tigri è diventata uno dei simboli della lotta da intra-
prendere: «La Turchia – ricorda Molinari – è il Paese che ha insistito affinché venisse riconosciuta la priorità dell’utilizzo dell’acqua per la produzione energetica. Da qui il progetto di costruire un centinaio di dighe fra il Tigri e l’Eufrate e controllare strategicamente l’acqua anche nei confinanti Siria e Iraq. Poi tutta l’area dell’altopiano anatolico sarà dedicata alla produzione di bio-combustibili. Questo è lo scenario che muove la nostra battaglia, che non è solo contro la privatizzazione: in realtà dietro l’acqua appare il grande disegno che rischia di influenzare tutto il Medioriente. Ecco di cosa parliamo quando diciamo che le prossime guerre rischiano di essere scatenate per le fonti d’acqua».
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Una diga contro la civiltà Nel Kurdistan un progetto faraonico, a cui partecipano Germania, Austria, Svizzera, Italia e Francia, minaccia le popolazioni e un territorio ricco di testimonianze archeologiche.
di Cristina Artoni
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tanza, Hasankeyf rischia però di essere sommerso dalle acque della diga Ilisu, da realizzare nella Valle del Tigri. La costruzione dello sbarramento costringerebbe 78 mila persone ad abbandonare le proprie terre, in un’area di circa 400 chilometri quadrati.
La “Roccaforte rocciosa” Per difendere il proprio futuro gli abitanti del villaggio hanno creato, insieme ad altre associazioni, il coordina-
mento “Facciamo vivere Hasankeyf”. Lo scorso marzo, in concomitanza con il Forum alternativo dell’acqua di Istanbul, ad Hasankeyf è arrivata una carovana organizzata dal Comitato italiano del Contratto mondiale dell’acqua, Cospe e CeVi (Centro di volontariato internazionale). Nel corso di una manifestazione di solidarietà abitanti e delegazione internazionale hanno piantato decine di alberi. Far sparire Hasankeyf, significa cancellare le radici di una parte della storia dell’umanità. Il villaggio che
TINA MASTROLONARDO
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D HASANKEYF C’È CHI INVIDIA LE CICOGNE che vivono in cima alle punte più impensabili del villaggio del Sud Est della Turchia, in pieno Kurdistan. «Loro possono andare dove vogliono», dice un ragazzino cresciuto in questa culla della civiltà, ora minacciata da un progetto faraonico. Non distante dai confini di Iraq e Siria, Hasankeyf è una delle poche località turistiche della regione. Quando si arriva al villaggio si attraversa un paesaggio di montagne color rosa. Considerato un sito archeologico di prima impor-
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In alto: ad Hasankeyf, nel Kurdistan, una delegazione internazionale e attivisti locali, piantano decine di alberi. In basso: l’arrivo della carovana, organizzata dal Comitato italiano del Contratto mondiale dell’acqua, da Cospe e da CeVi.
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ha ospitato oltre venti civiltà e con un passato di 12 mila anni, prende il nome dall'arabo Hsn Kayfa, “Roccaforte rocciosa”. Qui, la conformazione geografica del luogo, la valle del Tigri e il suo corso d'acqua con le pareti rocciose che la sovrastano, hanno creato un paesaggio unico. Siamo in quella che viene considerata l’Alta Mesopotamia, una zona che raccoglie un mare di reperti archeologici dal valore inestimabile: al momento, solo il 40% della zona è stata sottoposta ad una ricerca di superficie, portando alla luce 289 siti archeologici. Una veduta di Hasankeyf. La zona rischia di essere sommersa dalle acque se la diga entrerà in funzione.
Il progetto GAP La diga Ilisu è una minaccia che ritorna nel corso degli anni in modo ricorrente. Il suo progetto risale al 1954 e fa parte del piano di sviluppo economico per la regione sudorientale dell'Anatolia, conosciuto con il nome di GAP (Güneydogu Anadolu Projesi).
Avviato verso la fine degli anni ‘70, il GAP prevedeva, all’origine, di intervenire sull’economia della regione, fortemente penalizzata. Le 22 dighe e le 19 centrali idroelettriche, progettate sul Tigri e sull’Eufrate, avrebbero prodotto energia a basso costo e favorito la ridistribuzione della terra, grazie al recupero di terre coltivabili mediante le irrigazioni. Per decenni il piano è stato rinviato. Solo recentemente Ankara è ritornata sui progetti pianificati in precedenza, e in particolare su quello della diga Ilisu. Lo sbarramento dovrebbe avere una potenza di 1.200 MW per una produzione annuale di 3.833 GWh (sarebbe la quarta diga in termini di produzione energetica della Turchia). Un progetto i cui costi si aggirano intorno a 1,2 miliardi di euro, senza contare i risarcimenti necessari per gli abitanti sfollati. I Paesi europei coinvolti sono Germania, Austria e Svizzera, con le loro imprese e le locali agenzie di credi-
to all’export. A queste si aggiungono la Francia, con la banca Sociètè Generale, e l’Italia, per la presenza dell’Unicredit Group, attraverso la controllata austriaca Bank Austria Creditanstalt. Il precedente consorzio per la realizzazione della diga risale al 1997, ma il cartello di imprese si ritirò insieme alla Banca Mondiale per l’assenza di garanzie necessarie per un progetto di questo tipo. «Ora sembra che anche il nuovo consorzio - precisano i milianti di Facciamo vivere Hasankeyf - sia sul punto di arrendersi». Lo scorso ottobre, infatti, Germania, Austria e Svizzera - dopo la bocciatura della diga in un rapporto realizzato da un gruppo di esperti - si sono decisi a mandare un avviso di fallimento ambientale alla Turchia, intraprendendo un primo passo di retrocessione dal progetto. Un passo che fa sperare nella rinuncia definitiva anche da parte di Ankara.
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a cura di Emanuele Isonio
CHI CONTROLLA LA SETE
VEOLIA FRANCIA www.veoliawater.com Fondata nel 1853 da Napoleone III col nome di Compagnie Générale Des Eaux, diversifica, nel tempo, i settori d’intervento occupandosi di energia, rifiuti e media. Nel 1998 diventa Vivendi e nel 2005 si trasforma in Veolia Environnement, un colosso da 36,2 miliardi di euro di fatturato e con un utile netto di 405 milioni (dati 2008). Nel settore “acqua” fattura 10,9 miliardi di euro (2007). In Italia già opera, attraverso 13 società, in quasi tutte le regioni.
SUEZ – LYONNAIS DES EAUX FRANCIA www.lyonnaise-des-eaux.fr Nata nel 1880 per la distribuzione e il trattamento delle acque, nel 1997 Lyonnais des eaux si fonde con Compagnie de Suez, creando un gruppo con un giro d’affari di 12 miliardi di euro (97,5 milioni realizzati in Italia). In Francia, “disseta” 14 milioni di persone e si stima che, nel mondo, rifornisca direttamente o attraverso sue controllate, quasi 120 milioni di individui. Suez e Veolia controllano da sole il 70% dell’acqua privatizzata del pianeta.
RWE AG GERMANIA www.rwe.de Operante dal 1898 nell’energia elettrica, questo gruppo tedesco (fatturato 2008: 48,9 miliardi di euro. Utili: 3,37 miliardi) ha interessi anche nei servizi idrici: detiene il 100% delle azioni dell’inglese Thames Water che eroga acqua potabile a 9 milioni di clienti in Gran Bretagna. E negli Usa possiede il 60% dell’American Water Works company, la più grande azienda privata di gestione idrica e della sua controllata CalAm (California American Water).
NESTLÉ SVIZZERA www.nestle-waters.com La multinazionale svizzera (nel 2008 fatturato totale 110 miliardi di franchi svizzeri) è il numero uno mondiale di acque in bottiglia. Il settore – gestito dalla Nestlè Waters, presente in 130 paesi – rappresenta il 25% del suo comparto bibite e il 10% delle vendite totali. Tra le 72 marche possedute, le francesi Vittel e Perrier. In Italia, produce tra le altre, le acque Claudia, Panna, Vera, Recoaro, Levissima.
COCA COLA STATI UNITI www.coca-cola.com 31,9 miliardi di dollari di fatturato (+11% dal 2007) e 5,8 miliardi di utile netto l’anno scorso. Venti diversi marchi nel settore delle acque in bottiglia distribuiti in oltre 50 Stati. In Italia Coca Cola ha acquisito tutte le acque minerali della Basilicata. Nel mondo il sindacato colombiano Sinaltrainal da anni denuncia rapimenti, torture e omicidi dei suoi dirigenti e violenze nelle sue fabbriche d’imbottigliamento.
Le sottili strategie delle “Signore dell’acqua”
DANONE FRANCIA www.danone.com La multinazionale agroalimentare francese (terza in Europa per fatturato, 14,7 miliardi nel 2008 con un utile netto di 1,4 miliardi) è il secondo produttore globale di acqua imbottigliata (dopo la Nestlé) ma è prima in America Latina e Asia orientale. Possiede il più grande marchio mondiale del settore (l’indonesiana Aqua) ma la sua marca più nota è Evian. Con i suoi 19,8 miliardi di bottiglie vendute (2007) detiene il 10% del mercato globale.
ACEA ITALIA www.aceaspa.it Acea è il primo operatore idrico in Italia: serve il 12% della popolazione, direttamente o attraverso società controllate in Toscana, Lazio, Campania. Il 51% delle azioni è del Comune di Roma, il 29% è quotato in borsa, il 10% è di Suez, il 5% del gruppo Caltagirone e un altro 5% è del gruppo finanziario Schroders. L’anno scorso, Acea ha ottenuto ricavi per 3,14 miliardi (+21% sul 2007) e profitti per 186,3 milioni (+13%).
Per Leyla Zana le dighe sono una scusa per isolare la popolazione curda dagli arabi
LEYLA ZANA, VOCE PER LA PACE IN KURDISTAN «ACQUA, CULTURA E PACE. Sono i tre elementi che racchiudono la vita», dice Leyla Zana (nella foto), mentre abbassa gli occhi in attesa che le sue parole vengano tradotte. Parla ostinatamente in curdo, lei che per questo ha passato anni in carcere, poi viene tradotta in inglese e infine in italiano. Incontra la Carovana dell’acqua, in viaggio attraverso il Kurdistan turco, da Dyarbakyr fino ad Hasankeyf, a ritrovare un popolo dimenticato. Leyla Zana da tempo non rilascia più interviste. Preferisce intervenire in pubblico di modo che le sue parole non siano manipolate. «Trascorro molto del mio tempo nelle Corti di giustizia del Paese a difendermi. In passato sono stata condannata a dieci anni di carcere. Ora lo Stato turco sta cercando di infliggermene altri 45 per propaganda terroristica». Con gli occhi che ridono per il sapore amaro della battuta che sta per formulare, aggiunge: «Il risvolto positivo della pena che vogliono farmi scontare è che prevedono per me una vita molto lunga». 10 ANNI DI CARCERE PER AVER PARLATO CURDO Non ha voglia di soffermarsi sulle conseguenze, anche fisiche, che la detenzione le ha lasciato. Negli anni Novanta Leyla Zana ha passato dieci anni in carcere, nonostante l’immunità parlamentare, per aver pronunciato frasi in curdo all’insediamento dell’Assemblea nazionale turca. Nel 1995 ha ricevuto il premio Sacharov e nel 2001 la Corte europea ha condannato la Turchia per la sua incarcerazione. Pressioni che hanno indotto Ankara al suo rilascio, avvenuto nel giugno del 2004. Dopo la scarcerazione l’ex parlamentare fonda il nuovo partito DTP. Arrivata a cinquanta anni, Leyla Zana non ha bisogno di enfasi per andare avanti. Parlano i fatti di un conflitto che ha portato quarantamila morti e migliaia di profughi. Ankara prova con operazioni di maquillage a rendere la propria politica meno dura agli occhi dell’Europa: «Il governo turco sta modificando alcune leggi. È come se mettesse delle toppe. Ad esempio è stata autorizzata la pubblicazione del giornale in lingua curda. Ma è continuamente preso di mira con cause giudiziarie per i contenuti. Così il giornale è costretto a spendere molti soldi per difendersi». LA TURCHIA INVESTE IN MODO SBAGLIATO Per Leyla Zana la politica dell’acqua nella regione va inquadrata sotto molti aspetti economici e sociali. Ma è in particolare nel progetto sulle dighe che vede un disegno preciso: «Con i grandi sbarramenti lo Stato turco cerca di isolare i curdi in Medioriente. Ankara vede come un pericolo la possibilità che i curdi si possano avvicinare alla popolazione araba. Le dighe frappongono ostacoli concreti». Per Leyla Zana è però venuto il momento di costruire il futuro: «La Turchia è membro della Nato, dell’Fmi, dell’Onu, ma utilizza le risorse finanziarie in modo sbagliato. Se fossero investite per promuovere la cultura, per educare alla pace le cose andrebbero diversamente. Per questo ho pensato di creare l’Accademia della pace, qui a Dyarbakyr». Mentre lo dice Leyla Zana ritorna a sorridere con gli occhi: «Sarà un luogo aperto a tutti. Cristina Artoni Dove non verranno chiesti i documenti».
Breve viaggio tra le tecniche usate delle corporation. Lobby, pressioni occulte sulle istituzioni internazionali e sui governi. Ma anche corruzione e violenze. OI NON SIAMO I PROPRIETARI DELLE RISORSE IDRICHE. Noi le gestiamo e le proteggiamo», sosteneva Jacques Pétry, direttore della divisione acqua di Suez. «La gestione privata fallisce se le persone non ricevono un servizio migliore a un prezzo giudi Emanuele Isonio sto», spiegava invece Pierre Victoria, ex direttore delle relazioni pubbliche di Vivendi (oggi Veolia). Ragionamenti apparentemente comprensibili. Ma per ottenere la gestione dei servizi idrici o i diritti d’imbottigliamento, le multinazionali
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hanno spesso seguito strade tutt’altro che ortodosse. Ben lontane dai principi di libera concorrenza. Senza scomodare le accuse del sindacato colombiano Sinaltrainal di attentati, torture e omicidi da parte di gruppi paramilitari assoldati dalla Coca Cola e dalla Nestlè locali, la lunga marcia verso la privatizzazione dell’acqua è costellata da episodi di corruzione e da spregiudicate attività di lobby. I vertici di Veolia sono stati spesso coinvolti in tangenti. In Francia (1996) il suo vicedirettore generale, Jean Dominique Deschamps, fu condannato a diciotto mesi di carcere per aver
corrotto pubblici ufficiali in settanta città francesi. In Italia (2005) Alain Metz, senior manager della sua divisione acqua, fu condannato a venti mesi per una tangente di venticinque milioni di lire pagata al presidente del Consiglio comunale di Milano, il forzista Massimo De Carolis, per “oliare” la gara d’appalto del depuratore di Milano-Sud. Ma le multinazionali sanno benissimo che l’unione fa la forza. Per questo spesso agiscono insieme. «Usano varie strategie», spiega Renato Di Nicola, portavoce del Forum italiano dei movimenti per l’acqua. «Nei Paesi in via di sviluppo fanno leva sul debito, at-
traverso le istituzioni internazionali, per collegare gli aiuti economici a liberalizzazioni forzate. Oppure, riescono ad acquisire i diritti sulle fonti idriche, attraverso accordi di compartecipazione a una parte degli utili». C’è poi la forma più palese di pressione: quella delle richieste ufficiali di privatizzazione. Per far questo, nel 1997 hanno creato il Consiglio Mondiale dell’Acqua (WWE), «un club – spiega ancora Di Nicola – che si presenta come un’istituzione pubblica e neutrale ma è in realtà finanziato direttamente dalle multinazionali e viene convocato da Onu e governi per parlare |
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PRODUZIONE E CONSUMO DI ACQUA IN BOTTIGLIA IN ITALIA
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Italia: le corporation non moriranno di sete
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Gli animatori del vertice di Istanbul non hanno avuto remore e hanno voluto essere chiari. Ma di certo, nel loro impegno per la difesa degli interessi del mercato, non hanno saputo essere di Matteo Cavallito particolarmente originali visto che qualcun altro, con ben sette mesi d’anticipo, aveva già affermato il medesimo principio. Il 22 agosto 2008 l’acqua italiana ha cessato definitivamente di essere un be-
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CONCESSIONI: LA TOSCANA SCEGLIE L’EQUITÀ D’ORA IN AVANTI LE IMPRESE ESTRATTRICI attive nella regione Toscana pagheranno un canone calcolato sulla quantità di acqua imbottigliata e non più sulla superficie estrattiva. È questa la principale conseguenza dell’entrata in vigore del regolamento di attuazione della legge 38/2004, la normativa che disciplina la ricerca, la coltivazione e l’utilizzazione delle acque minerali, di sorgente e termali. La svolta legislativa, che prevede anche l’obbligo di gara pubblica, adeguerà la normativa toscana a quella europea ma costituirà un unicum nel panorama italiano. «Le tariffe – ha precisato l’assessore regionale alle attività produttive Ambrogio Brenna – saranno decise dai Comuni e andranno da 0,50 centesimi a 2,00 euro al metro cubo, con uno sconto del 50% per chi rispetta maggiormente l'ecosistema e imbottiglia in vetro anziché nella plastica». In Toscana, dove convivono 19 concessioni per l'imbottigliamento e la vendita delle minerali, i vecchi canoni imponevano un’annualità di 68,5 euro per ettaro con un minimo obbligatorio di 3.419 euro. M.Cav.
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ne pubblico e lo ha fatto nell’indifferenza generale, come spesso accade per le norme di fine estate.
Acqua all’asta La legge 133, che ha convertito in via ordinaria il decreto 112 del 25 giugno, fissa al 31/12/2010 la data ultima entro la quale tutti i comuni, consorzi ed ambiti territoriali dovranno indire le gare d’appalto per la concessione dei contratti di gestione degli acquedotti. L’assegnazione diretta viene eliminata e le conseguenze, spiegano i critici, sono devastanti. Lo schema della gara d’appalto non è diverso da quello di un’asta. Gli aspiranti gestori presentano il proprio piano e l’offerta economicamente più efficiente (in termini di costi e ricavi) viene accolta per legge. Ma l’efficienza economica impone scelte drastiche e poco importa che i cittadini, anzi, i consumatori, patiscano un’impennata dei prezzi: perché i gestori privati non rispondono certo alla collettività. Al limite devono fare i conti con gli azionisti. Ma cosa cambierà in un mercato in cui i soggetti privati, autorizzati ad operare dal 1994, potranno muoversi
in piena libertà? Le grandi corporations assumeranno il controllo dell’acqua che esce dai nostri rubinetti? Secondo Emilio Molinari, presidente del Comitato italiano per un Contratto Mondiale dell’Acqua, si tratterebbe di un percorso segnato. «La gestione degli acquedotti -spiega è oggi dominata in larga parte da quattro gruppi: l’Acea di Roma, l’Iride Genova-Torino, l’A2A lombarda e le emiliane Hera-Enia in procinto di divenire gruppo e di fondersi con Iride. Le compagnie francesi Veolia e Suez, ovvero le prime due multinazionali del mondo nel settore idrico, agiscono già in regime di cartello con queste SPA nostrane e hanno partecipazioni fino al 10% del capitale in quasi tutte le quattro società di gestione. L'espansione è evidente: Veolia è già presente in Sicilia, Acea/Suez è attiva in Toscana e in Umbria mentre A2A punta dichiaratamente all’intera Lombardia dove le“teste di ponte” di Veolia sono Degremont e il gruppo Pisante, che gestiscono già due depuratori».
Su i prezzi, giù la qualità Accanto all’aumento dei costi (a Latina, dove l’acqua po-
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GIRO D’AFFARI PRODUTTORI
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Alla fine del 2010 le amministrazioni territoriali italiane potranno affidare la gestione dell’acqua solo tramite gare d’appalto. Così i criteri del profitto privato prevarranno sull’interesse collettivo. ACQUA È UN BISOGNO PRIMARIO MA NON È UN DIRITTO.
FONTE: BEVERFOOD 2009 / LEGAMBIENTE - ALTRECONOMIA – DATI 2007
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CONSUMI PRO CAPITE DI ACQUA IN BOTTIGLIA IN EUROPA 180 LITRI
174
10.900
240 LITRI
173
10.630
PARIGI-SIVIGLIA. Sembra passare per questa direttrice la strada di chi si batte per mantenere o riportare la gestione dell’acqua in mano pubblica. La città spagnola viene presa ad esempio perché il suo servizio idrico è considerato fra i migliori d’Europa: il suo consorzio pubblico utilizza ben quaranta indicatori per misurare l’efficacia della gestione, la qualità del servizio e i costi. E lo fa coinvolgendo i cittadini-utenti. Ma è l’esperienza della capitale francese ad essere particolarmente significativa. A Parigi dal 1984 la distribuzione dell’acqua potabile è privata. L’allora sindaco Jacques Chirac, con decisione salomonica, ne affidò la gestione alle due multinazionali Suez e Veolia: una ebbe la concessione per la Rive Gauche e l’altra per la Rive Droite. Ma, in 25 anni, oltre ad alcuni clamorosi casi di corruzione, sono aumentati solo i prezzi e i margini di profitto per le aziende. Mentre il servizio non ha segnato alcun miglioramento. Da qui la decisione dell’attuale sindaco, il socialista Bertrand Delanoë, di affidare il servizio dal 2010 a un ente di diritto pubblico, che si occuperà dell’intera “filiera”, dalla produzione alle politiche di tariffazione. Anne Le Strat, assessore alla Municipalità, ha già calcolato che il ritorno al pubblico permetterà un risparmio Em.Is. di 30 milioni di euro l’anno. I cittadini e le casse comunali ringraziano.
* Stime indicative 200 MILIONI DI LITRI
167
11.080
12.400
–1.000*
12.200
–900*
11.800
–1.000*
10.090
11.400
–770
6.000
10.020
11.900
CONSUMI PRO-CAPITE IN ITALIA
–820
10.360 9.680
8.000
11.150
–730
10.000
10.750
IMPORT-EXPORT
–1.060
12.OOO MILIONI DI LITRI
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Ma qualcosa forse inizia a vacillare. A Istanbul – osserva Di Nicola – più Stati hanno detto “no” alla privatizzazione, rispetto ai solo quat-
SIVIGLIA E PARIGI: PUBBLICO È MEGLIO
tabile è gestita da Veolia, le bollette sono già aumentate del 300%) potrebbe collocarsi un peggioramento della qualità. Secondo Molinari non c’è dubbio che, a privatizzazione completata, i pozzi migliori saranno destinati al mercato dell’acqua in bottiglia dove i profitti sono a dir poco mostruosi. “In un settore fortemente concentrato (con il 74% del mercato in mano alle major Nestlé, San Benedetto, Cogedi e Ferrarelle) - hanno denunciato Legambiente ed Altreconomia - le multinazionali continuano a pagare canoni di concessione “irrisori” (in controtendenza la Toscana, vedi BOX ), sfruttando il primato europeo della Penisola per consumo di acqua in bottiglia e bombardando l’etere di messaggi promozionali sulle virtù delle minerali. Questo allo scopo di giustificare prezzi fino a mille volte superiori rispetto a quelli dell’acqua del rubinetto”. E così, mentre la nazionale di calcio si “depura”, la regione Puglia incassa la bellezza di 1.250 euro all’anno dalle sedici società che imbottigliano sul suo territorio. Le corporations, al tempo stesso, godono di un giro d’affari annuo di 2,25 miliardi. E hanno ancora sete.
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CONSUMI INTERNI
11,4
miliardi di litri CONSUMI PRO-CAPITE
196 litri
COMPOSIZIONE IMBALLAGGI
79% plastica
19% vetro
2%
boccioni
MAGGIO 2009
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FONTE: BEVERFOOD 2009 / LEGAMBIENTE-ALTRECONOMIA – DATI 2007
La strategia vacilla?
–680
FONTE: BEVERFOOD 2009, MINERACQUA (IN LEGAMBIENTEALTRECONOMIA DOSSIER ACQUE MARZO 2009)
Di certo c’è un fatto: le privatizzazioni, nel mondo, hanno finora inanellato una lunga serie di insuccessi. «Nella pratica, niente indica che le aziende private siano più affidabili. Anzi, molto spesso violano gli standard operativi e praticano ingiustificate politiche dei prezzi», denuncia da tempo l’economista indiana Vandana Shiva. In Argentina grazie a un progetto finanziato dalla Banca Mondiale,
tro del forum precedente a Città del Messico. È la premessa per arrivare in futuro a dichiarare l’acqua un diritto e per sancire l’illegittimità del Consiglio Mondiale dell’Acqua». Intanto, nel mondo, ci sono segnali di un’inversione di tendenza. Dopo il caso celebre del 2000 a Cochabamba in Bolivia (in cui un raddoppio del prezzo dell’acqua da parte della Bechtel provocò un’insurrezione, 7 morti e il ritiro della concessione all’azienda Usa), oggi Ecuador e Bolivia hanno sancito ufficialmente l’acqua «diritto umano». In Europa, alcuni Stati, come l’Olanda, hanno fissato per legge l’obbligo di gestione pubblica e anche in Francia, patria di Veolia e Suez, qualcosa si muove. Direttamente nella Capitale (vedi BOX ). Secondo Di Nicola, «si diffonde l’idea che l’acqua non è un bene qualsiasi. Insieme ad aria e cibo è uno dei tre elementi indispensabili alla vita. Sono beni che non possono essere concessi a privati».
110
L’acqua privata è salata
un consorzio formato dalle francesi Lyonnais des Eaux e Compagnie Generale des Eaux, dall’inglese Thames Water e dalla spagnola Canal Isabel II, mise le mani sulla OSN, l’azienda pubblica che eroga l’acqua a Buenos Aires. In un anno, i dipendenti scesero da 7.600 a 4 mila e le tariffe salirono del 14%. In Cile l’accordo tra governo locale e Suez Lyonnaise prevedeva profitti minimi del 35%. In Sudafrica dopo la cessione della fornitura idrica di Johannesburg a Suez Lyonnais, la qualità dell’acqua è talmente peggiorata da far registrare casi di colera. In Gran Bretagna tra il 1990 e il 1995, le bollette per l’acqua sono aumentate del 67% ma il numero di disconnessioni è salito del 177%.
47
dei problemi dell’acqua. Ciò permette alle imprese di essere il motore delle discussioni. Di creare l’agenda». A quanto pare, queste politiche hanno dato i frutti sperati. Per Banca Mondiale e Fondo monetario internazionale è ormai la regola inserire la privatizzazione dell’acqua tra le condizioni di prestito: nel 2000, su 40 finanziamenti concessi dall’Fmi, 12 imponevano di cedere ai privati, in tutto o in parte, la fornitura idrica.
| internazionale |
APPUNTAMENTI APRILE>GIUGNO
16 - 17 maggio NELLE PRINCIPALI PIAZZE ITALIANE ABBIAMO RISO PER UNA COSA SERIA Torna l’iniziativa con la quale Volontari nel mondo - FOCSIV (Federazione Organismi Cristiani servizio Internazionale Volontariato) raccoglie fondi per sostenere 22 progetti di sovranità alimentare in 16 Paesi del Sud del mondo in Africa e Sudamerica. L’edizione 2009 si svolgerà in oltre 700 piazze italiane: presso gli stand allestiti nelle piazze, versando un contributo di 5 euro, si riceverà un pacco di riso della pregiata varietà Thai del commercio equosolidale. n° verde 800913456 - www.focsiv.it
11 - 15 maggio MANADO (INDONESIA) WORLD OCEAN CONFERENCE 2009 (WOC) Conferenza internazionale, supportata dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep). Si riuniranno i rappresentanti di 121 Paesi per discutere del ruolo degli oceani nel cambiamento climatico e gli effetti dei cambiamenti climatici sugli oceani. www.woc2009.com
13 - 15 maggio MONTRÉAL (CANADA) 4° CONFERENZA INTERNAZIONALE RCE La RCE (Regional Centre of Expertise On Education for Sustainable Development) è una rete che riunisce 55 Università in tutto il mondo e organizzazioni di livello regionale e locale che promuovono l’educazione allo sviluppo sostenibile. La RCE canadese ospiterà la quarta edizione della Conferenza internazionale che avrà luogo nella Biosphere (http://biosphere.ec.gc.ca), la grande costruzione simbolo di Expo 67. Il primo giorno di questo evento si sovrapporrà all’ultimo del quinto Congresso mondiale sull’Educazione Ambientale, creando sinergia e valore aggiunto. www.nce.gc.ca
13 - 24 maggio CANNES (FRANCIA) 62° FESTIVAL DEL CINEMA Up, il nuovo film d’animazione in 3D | 62 | valori |
ANNO 9 N.69
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della Disney Pixar Studios, aprirà l’edizione 2009 del Festival di Cannes. C’è attesa per vedere se la kermesse del cinema che ogni anno ospita più di 2.000 artisti, 13.600 distributori, 4.300 giornalisti e poi produttori, espositori e industriali, risentirà della crisi economica (nella foto Sean Penn, presidente della giura della passata edizione). www.festival-cannes.com
18 - 21 maggio ATLANTA (USA) BIO INTERNATIONAL CONVENTION Convention che richiama le maggiori industrie farmaceutiche nel campo della biotecnologia, biocarburanti, scienze della vita e tecnologie emergenti. convention.bio.org 23 maggio GERMANIA ELEZIONI PRESIDENZIALI
25 - 29 maggio VERACRUZ (MESSICO) WORLD AQUACULTURE 2009 L’Associazione mondiale degli acquacoltori raggruppa tremila membri in 100 Paesi in tutti i continenti. Le pratiche di acquacoltura sono antichissime, rappresentano un’importante risorsa alimentare, ma sono incolpate di contribuire in modo consistente all’impoverimento della fauna ittica. www.was.org 21 maggio - 27 giugno VARIE SEDI IN ITALIA RIUNIONI PREPARATORIE DEL G8 Pescara, 21 - 23 maggio: riunione dei ministri dello Sviluppo; Roma, 29 - 30 maggio: riunione dei ministri della Giustizia e dei ministri gli Interni; Lesmo (Milano), 22 - 24 giugno: riunione dei ministri della Scienza e Tecnologia; Lecce, 12 - 13 giugno: riunione dei ministri delle Finanze del G8; Trieste, 25 - 27 giugno: riunione dei ministri degli Affari esteri.
27 maggio COPENAGHEN (DANIMARCA) CAMBIAMENTI CLIMATICI E AGRICOLTURA
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PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A REDAZIONE@VALORI.IT
Il Consiglio danese per l’agricoltura riunirà rappresentanti del settore agricolo provenienti da tutto il mondo in una conferenza mondiale sul rapporto tra agricoltura e clima, organizzata in collaborazione con l’Ifap (Federazione internazionale dei produttori agricoli). Obiettivo dell’incontro è arrivare all’elaborazione di una serie di raccomandazioni che verranno successivamente sottoposte ai capi di Stato e di governo in occasione del Vertice mondiale sul clima previsto per dicembre 2009 (Cop15) a Copenaghen. 2 - 3 giugno ASHGABAT (TURKMENISTAN) ECONOMIC COOPERATION ORGANIZATION ANNUAL MEETING Si riunisce il meeting annuale dei componenti dell’Eco. L’Organizzazione di Cooperazione Economica è stata istituita nel 1985 tra Iran, Pakistan e Turchia per la promozione del progresso economico e la cooperazione tra gli Stati membri. Successivamente nel 1992 l’Organizzazione si è ampliata includendo sette nuovi membri: Afghanistan, Azerbaigian, Kazakhstan, Kirgizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Pakistan. www.ecosecretariat.org
4 - 7 giugno ELEZIONI DEL PARLAMENTO EUROPEO Si vota in 27 Paesi dell’Unione europea per rinnovare il Parlamento fino al 2014. www.europarl.europa.eu/elections2009 7 - 11 giugno PARIGI (FRANCIA) MDS INTERNATIONAL CONGRESS Il 13° Congresso Internazionale sulla malattia di Parkinson e i disturbi del movimento si terrà presso il Palais des Congrès di Parigi. L’evento è promosso dalla associazione internazionale di clinici e ricercatori The Movement Disorder Society, per mettere a confronto scienziati e istituzioni pubbliche sull’aumento dei casi di Parkinson nella popolazione anziana. www.movementdisorders.org
17 - 19 giugno VENEZIA (ITALIA) 2009 INTERNATIONAL ENERGY WORKSHOP Sessione di lavori organizzata
in collaborazione con l’International Center for Climate Governance un’iniziativa collegata con la Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM), la Fondazione Giorgio Cini (FGC) - e il Centro euroMediterraneo per i Cambiamenti Climatici (CMCC). La conferenza radunerà esperti in energia ed economia dei cambiamenti climatici provenienti da tutto il mondo. www.cmcc.it 18 - 20 giugno VIENTIANE (LAOS) ASEAN RUBBER CONFERENCE 2009 Il Laos, che sta vivendo un boom della piantagione della gomma, ospiterà la conferenza su questa materia prima di origine vegetale, promossa dall’ASEAN, l’associazione delle nazioni del Sudest asiatico. Verranno valutate le conseguenza della crisi in questo settore e le prospettive di sviluppo per l’area. www.aseanrubberconference.com
21 - 24 giugno BIRMINGHAM (INGHILTERRA) 100TH ROTARY INTERNATIONAL CONVENTION Centesimo congresso internazionale del Rotary International, la grande “fratellanza” mondiale tra dirigenti e professionisti, che vanta 33 mila club in tutto il mondo, con circa 1,2 milioni di iscritti. www.rotaryconvention2009.com 1° luglio LA SVEZIA ASSUMERÀ LA PRESIDENZA DELL’UNIONE EUROPEA
8 - 10 luglio LA MADDALENA (ITALIA) SUMMIT DEL G8 I capi di Stato e di governo di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Russia, Regno Unito e Stati Uniti si incontrano sull’isola che è stata una roccaforte della Marina, prima sabauda poi italiana, infine una base militare che gli Usa hanno lasciato all’inizio del 2008. Si preannunciano difficoltà logistiche - riporta la Reuters - per sbarcare i quattro mila ospiti dalla Fantasia, la nave ammiraglia della Msc crociere: l’attracco sull’isola della Maddalena sarebbe impossibile per una nave di quella stazza. www.g8italia2009.it
PUBB CISL
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Il crimine
L’ultimo baluardo della politica di Paolo Fusi
a proposito della VIB Bank di Ho-Chi-Minh, in Vietnam, lentamente mi sono accorto di un dato di fatto incontrovertibile e dalle conseguenze difficili da stabilire: il crimine organizzato, oggi, è l’unica forma di attività capitalistica che abbia in mano una grande quantità di liquidi e che sia quindi in grado di influenzare la crisi finanziaria mondiale. Quella banca fa ottimi affari con tutti, specialmente con la Russia, la Cina e Taiwan, e qualcuno in Vietnam e ad Hong Kong si è lamentato, sostenendo che un istituto che mette d’accordo quei tre Paesi è una banca che fa affari sospetti. I dirigenti rispondono candidamente che non infrangono nessuna legge e che – anzi – i governi del Vietnam e di alcune province russe e cinesi sono ben contenti del fatto che sia la VIB Bank ad amministrare certe cifre. Le autorità di controllo – come al solito – si domandano se si tratti di evasione fiscale o di riciclaggio (che è indimostrabile, perché presuppone che su una o più transazioni sospette ci sia stata una sentenza che ne dimostri l’illegalità) e non fanno nulla. In cambio la VIB Bank paga le tasse, i dividendi, concede mutui ai cittadini, partecipa allo scambio interbancario e non commercia in strumenti derivati La crisi non piace neanche alla (non ne ha bisogno). L’industria criminale criminalità organizzata, che ora si sta negli ultimi 36 anni, non pagando tasse, dando da fare per creare circuiti non firmando accordi sindacali, non sostenendo alternativi. E i soldi si spostano pensioni, non ha avuto bisogno dalle banche “tradizionali” a istituti casse di strumenti derivati per compensare gli sfaceli come la vietnamita VIB Bank creati dallo svincolo della convertibilità paritaria fra oro e dollaro che fino al 1973 era stata la base dell’intero capitalismo planetario. Il crimine organizzato fa politica, quella vera. Dato che la crisi finanziaria e industriale globale non piace a nessuno (nemmeno a loro) si danno ora da fare per creare un circuito alternativo in cui le decisioni suicide delle banche nazionali ed internazionali non possano portare danni. Le grandi quantità di denaro liquido si spostano pian pianino da banche come l’UBS (che è solo capace di bruciare ricchezza e pagare bonus ai manager) a banche come la VIB Bank. Serie, piccole o medie, concentrate sui prestiti alla produzione e sul risparmio, legate a divise che non finiranno nel tritacarne del diluvio universale prossimo venturo. Credete che stia esagerando? Guardate cosa sta accadendo nel settore petrolifero russo, guardatelo bene. Guardate in che modo Putin sta facendo accordi col crimine e come questa nuova squadra ricatti noi tutti. Guardate come le destre e le sinistre europee chinano la testa. Purtroppo non ho altro spazio a disposizione, perché ora c’è da discutere sul che fare. VOLGENDO UN INCARICO PROFESSIONALE PER UN CLIENTE INTERNAZIONALE
S
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MAGGIO 2009
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economiaefinanza
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altrevoci a cura di Michele Mancino
narrativa
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SE AVETE LIBRI, EVENTI, PROGETTI DA SEGNALARE, SCRIVETE A MANCINO@VALORI.IT
SPECIALE CRISI
VIVERE DA CRIMINALE MORIRE DA PENTITO
CON LA REGOLA CONDIVISA C’E GIUSTIZIA
“Ammazzare stanca” è un documento straordinario perché è stato scritto da uno dei primi pentiti di ‘ndrangheta in Italia (l’altro è Saverio Morabito, la cui storia è raccontata in “Manager calibro 9” di Colaprico e Fazzo). È stato recentemente rieditato, a dieci anni dalla prima uscita in libreria. Lo si legge come un romanzo nero, anche se la storia di Antonio Zagari è tragicamente reale. Dall’iniziazione, quando ancora era in fasce, fino al pentimento e alla consegna della sua famiglia alla giustizia. Una storia fatta di omicidi, rapimenti, rapine. E, nonostante tutto, una vita condotta sempre sul crinale di un dubbio lacerante: tradire la propria ‘ndrina o lasciare che vittime innocenti venissero inghiottite dall’Aspromonte? «Aver collaborato con la giustizia e contribuito a sventare un sequestro di persona, il più vile ed esecrabile tra tutti i reati, non mi ha fatto certo dimenticare la gravità dei miei crimini, anzi è proprio tale consapevolezza che mi ha spronato a cercare di rimediare». Zagari è morto in un incidente nel 2004.
Chi ha studiato diritto sa che una delle prime regole che vengono insegnate riguarda la non coincidenza tra il concetto di diritto positivo e il concetto di giustizia. Ma quando si parla di giustizia nel suo complesso è necessario andare oltre il significato corrente che fa riferimento al sistema dell’amministrazione giudiziaria nella quotidianità, per trovare una collocazione ideale più alta, che faccia riferimento ad un sistema di regole condiviso dai cittadini. «La giustizia non può funzionare se i cittadini non comprendono il perché delle regole. In quel caso tendono a eluderle, quando le vedono faticose, e a violarle, quando non rispondono alla loro volontà». Discutere pubblicamente per capire le ragioni delle regole significa, dunque, ripensare i modelli sociali a cui le regole stesse si ispirano. Una riflessione importante perché a farla è un ex magistrato che, in trent’anni di attività, ha condotto inchieste passate alla storia: dalla P2 a Mani pulite.
CAPITALISMO ASSOCIATIVO PER USCIRE DALLA CRISI
LIBERISMO ADDIO, C’E UN MONDO NUOVO
DOPO LO SHOCK PENSIAMO ALLA RIPRESA
LA RICETTA ALTERNATIVA DI J.M. KEYNES
Con il senno di poi, tutti l’avevano previsto. E nelle analisi il passaggio dallo scarico di responsabilità alla reprimenda morale è quasi automatico. Si parla anche di regole nuove per un mondo nuovo. Nessuno dice, però, quali siano queste regole e quale l’ordine del mondo nuovo. Alberto Berrini, che nel suo modello interpretativo evita una lettura moralistica della crisi, si concentra invece sulle cause “razionali”, a partire dalla distribuzione squilibrata del reddito: esistevano i mutui subprime perché c’erano clienti subprime e la crescita, araldo indiscusso del modello neoliberista, si basava proprio sull’indebitamento di massa. A guidare questo processo c’erano gli intermediari finanziari che avevano inserito il pilota automatico sugli obiettivi di redditività imposti dai mercati finanziari. E la politica? Berrini sconfessa la tesi liberista, secondo la quale a fallire sarebbe stata appunto la politica che avrebbe imposto regole sbagliate, sgravando così il mercato da ogni responsabilità. E critica l’interpretazione della crisi del ministro Tremonti e la sua visione di «economia sociale di mercato». Un’alternativa all’attuale situazione esiste ed è l’idea di capitalismo associativo: un capitalismo più equo, ambientalmente sostenibile e meno instabile. Un’ipotesi concreta.
La crisi ha obbligato a ripensare il modello neoliberista, ma occorre saper distinguere le cause dagli effetti. Le proposte in campo sono molte. Alcune praticabili, altre fantasiose. Di certo non serve ricorrere a vecchie ricette, perché il contesto oggi è radicalmente diverso rispetto al passato. Le troppe informazioni e ipotesi non permettono, però, di fare chiarezza. Anche nelle analisi, infatti, occorre ripartire da capo: dall'abc di un discorso politico, sociale ed economico che deve avere il coraggio di uscire dalle maglie strette di questo sistema ormai alla deriva. Alfonso Gianni, con il suo scritto, dà al lettore una bussola per orientarsi. Affronta le dinamiche del neoliberismo, ne analizza il fallimento e compie un lungo viaggio che dagli Usa arriva in Italia. Secondo l’autore, può esistere un mondo, al di là del capitalismo, che potrà essere avvicinato solo con l'ostinato esercizio della ragione e con la fatica della conoscenza.
A seconda delle risposte che i sistemi economicopolitici daranno alla crisi, il mondo troverà un assetto diverso nel prossimo futuro. Finora non sono stati individuati efficaci interventi di policy per correggere gli squilibri di sistema e ripristinare la fiducia negli operatori. Di fatto, il sistema di regole degli ultimi venti anni è in totale discussione. Le soluzioni ipotizzate per superarlo sono opposte: da una parte si spera, con qualche aggiustamento, di stimolare una rapida ripresa e il ritorno alla situazione preesistente; dall’altra si invoca un intervento più incisivo dello Stato. Questo libro sostiene invece una terza via: occorrono più regole per rendere stabili ed efficienti i mercati, con un contenuto innalzamento dei livelli di standardizzazione dei prodotti finanziari, senza distorcere il sistema né bloccare “la creatività”, o meglio, “l’innovazione” dei mercati.
Minsky, analizzando da un punto di vista non tradizionale l’opera di Keynes, sottolinea come proprio dagli aspetti meno frequentati della sua dottrina si possano trarre indirizzi economici adeguati ai nostri problemi. Keynes ha infatti elaborato da una parte una teoria del ciclo fondata sugli investimenti e dall’altra una teoria degli investimenti che si basa su elementi «finanziari». Il protrarsi di un periodo di floridità economica, secondo l’economista, fa insorgere un boom speculativo inflazionistico che, a sua volta, crea un insieme di rapporti finanziari fragili e brevi. Ciò significa che le autorità fiscali e monetarie si trovano di fronte ad una drammatica alternativa: allentare le tensioni sui mercati finanziari con una politica di inflazione galoppante, o provocare una deflazione creditizia. Il volume si conclude con una proposta strategica di politica economica.
ALFONSO GIANNI GOODBYE LIBERISMO
EMILIO BARUCCI, MARCELLO MESSORI OLTRE LO SHOCK
HYMAN PHILIP MINSKY KEYNES E L’INSTABILITA DEL CAPITALISMO
ANTONIO ZAGARI AMMAZZARE STANCA
Ponte alle Grazie, 2009
Egea, 2009
Bollati Boringhieri, 2009
Aliberti editore, 2008
ALBERTO BERRINI COME SI ESCE DALLA CRISI
Bollati e Boringhieri, 2009
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ANNO 9 N.69
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MAGGIO 2009
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NEL CUORE DELL’AFRICA E DELLE DONNE OBAMA E I SOGNI DI SUO PADRE DAL KENYA ALLA POLITICA
Makena, Izuba, Kendra, Lucy, Cecilia. Sono le donne il cuore di questo romanzo. Ad essere descritta al femminile è la stessa Africa, sfondo e protagonista della storia. L’autrice la definisce “una donna irresistibile, ma molto capricciosa”. Un proverbio africano recita: “Educare un uomo significa educare il singolo, ma educare una donna significa educare un intero villaggio”. Il filo conduttore delle storie che si intrecciano è il viaggio, avvenuto quasi per caso, di una donna che arriva da un altro mondo (dall’Italia) e si ritrova in una realtà completamente diversa dalla sua e da ciò che si aspettava. Un’Africa intensa e violenta, terra rossa e cieli stellati, vita e morte quotidiane, il coraggio di due donne in un mondo di uomini. Valentina Picco ha ventotto anni, un master in Diritti umani alle spalle e un lavoro come cooperante in Africa. Ha voluto raccontare la vita in questi luoghi così difficili e meravigliosi, con tutte le contraddizioni, i colori e le guerre fratricide.
Time lo ha definito “il miglior memoir di un politico americano”. L’autobiografia di Barack Obama (i primi trent’anni) spiega molto del successo politico di quest’uomo, della sua capacità di arrivare al cuore della gente. La sua è una storia non facile, a cominciare dalla famiglia: un padre di colore, originario del Kenya, e una madre bianca, originaria del Kansas. Obama racconta senza reticenze e ipocrisie, parla dei successi ma anche delle difficoltà di un giovane di colore nell’America di oggi. L’infanzia alle Hawaii, dove nasce e rimane solo con la madre, quando il padre decide di tornarsene in Africa dalla famiglia di origine. La scoperta dell’identità e la necessità di avere una guida nel periodo dell’adolescenza, a rischio tra droghe e gang giovanili. E poi il periodo della grande esperienza politica e sociale di Chicago come coordinatore di comunità. Infine, il ritorno nella terra degli avi, il Kenya, per conoscere la famiglia del padre e per ritrovare le radici della sua cultura. BARACK OBAMA I SOGNI DI MIO PADRE
Nutrimenti, 2008
GHERARDO COLOMBO SULLE REGOLE
VALENTINA PICCO STELLE NERE
Feltrinelli, 2008
Il Filo, 2008
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ANNO 9 N.69
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fotografia
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BASILICO “RESTAURA” IL TEATRO CARIGNANO SCALATORI REGNANTI FOTOGRAFI ROMANTICI CENTO SCATTI TRA LE ALPI E IL TIBET
Il restauro del teatro Carignano di Torino è stato un lavoro importante perché si tratta di un’istituzione culturale simbolo della città e dell’Italia intera. A Gabriele Basilico, maestro nel ritrarre gli spazi urbani e nel dare forma e volto alle visioni architettoniche contemporanee, è stato affidato il compito di testimoniare e fissare la traccia dei lavori eseguiti nelle varie fasi e di celebrare, dunque, la bellezza ritrovata. I suoi scatti ripercorrono le vicende costruttive, decorative e artistiche del grande teatro dove il re andava a vedere la commedia. Costruito in legno dai principi di Carignano alla fine del 1600 per ospitare piccoli spettacoli, venne riedificato nel 1752 in muratura. Lo sguardo in bianco e nero di Basilico esplora e individua con sapienza e profondità, le strutture architettoniche concepite per accogliere e creare la cultura di un’intera città.
All’ex ospedale modenese Sant’Agostino sono esposti 100 scatti della seconda metà dell'800 che illustrano la conquista delle montagne più alte, dall’Europa all’Asia, dall’India all’Africa. Le foto appartengono alla collezione Fineschi e sono state realizzate da una trentina di grandi alpinisti-fotografi, tra cui Vittorio Sella e il Duca degli Abruzzi, pionieri dell'alpinismo e della fotografia. Gli organizzatori hanno scelto le immagini più suggestive per soggetti, tecniche e completezza della documentazione. La mostra è divisa per zone geografiche e gli scatti presentano i percorsi e le vette delle catene più alte del mondo, dalle Alpi ai Pirenei, al Caucaso, all’Himalaya, al Karakoram. Le prime avventurose salite, i ghiacciai, i crepacci, le vallate scoscese, le tempeste e le cime innevate, sono restituite attraverso immagini che, nell'intento degli autori, volevano essere impersonali e scientifiche, ma che tradiscono ancora l’ammirazione romantica per gli spettacoli naturali più maestosi e sublimi. La mostra è stata curata da Chiara Dall’Olio con testi dello storico Giuseppe Garimoldi e una presentazione di Giovanni Gozzini docente di Storia Contemporanea presso l’Università di Siena.
GABRIELE BASILICO TEATRO CARIGNANO
Contrasto, 2009
FINO AL 24 MAGGIO EX OSPEDALE MODENESE SANT'AGOSTINO
www.fotomuseo.it
FEMMINE E DEBUTTANTI AL SERAVEZZA FOTOGRAFIA
UNA VITA DEDICATA ALLA LIBERTÀ DI UN POPOLO
VOGLIO VIVERE IN TOSCANA, SU FACEBOOK
La VI edizione di Seravezza fotografia, rassegna nazionale di fotografia e immagine digitale, punta sull’innovazione artistica. Il tema principale è dedicato allo sguardo femminile, con quattro mostre di autrici nazionali e internazionali. Tra queste la giovane tedesca Anke Merzbach, ultima scoperta del curatore artistico Libero Musetti, che per l’edizione del 2009 ha deciso di andare controcorrente proponendo al pubblico, non uno dei soliti “grandi nomi noti” bensì un autore sconosciuto al grande pubblico della fotografia. La Merzbach ha una talentuosa personalità e le sue foto manifestano uno stile originale. I volti delle sue donne riescono a scatenare sensazioni oniriche senza perdere i toni trasgressivi che caratterizzano la dimensione pubblica del femminile, capace di raccontare anche con il proprio corpo, esaltato o castigato, il tempo a cui appartiene. Oltre alla Merzbach, esporranno Cinzia Busi Thompson, Albertina Vago e Annalisa Ceolin.
Una mostra fotografica dedicata al Mahatma Gandhi è stata allestita nella Chiesa di Santo Stefano, nel centro storico di Colorno, in provincia di Parma. In sessanta pannelli, la mostra ripercorre la vita del Mahatma, ricostruendo le principali tappe del suo cammino: gli anni di Londra, le esperienze in Sudafrica, il ritorno in patria e l’inizio della lotta per l’indipendenza. Una vita profondamente identificata con il ruolo pubblico e con il popolo che rappresentava. Foto che testimoniano le trasformazioni nella vita del leader politico che si sovrappongono ai cambiamenti sociopolitici che investivano l’India. L’anno in cui venne assassinato a piangerlo era un Paese indipendente. La mostra, dal titolo “La mia vita è il mio messaggio. MK Gandhi”, è organizzata dall’associazione il Telaio in collaborazione con il circolo fotografico Colors Light.
Nel 2007 era stata la prima Regione ad aprire un’ambasciata virtuale su Second Life, un’isola nel mondo parallelo dove visitare Pisa, Firenze e il Chianti. Oggi la patria di Leonardo dialoga con gli utenti su Facebook, nell’ambito di una ingente campagna pubblicitaria, che si svilupperà per molta parte sui nuovi media. 17 milioni di euro, di cui 15 investiti quest’anno e altri due tra il 2010 e il 2011, per la campagna “Voglio vivere così. In Toscana”. La promozione, che ha visto il suo debutto ufficiale alla ITB (Borsa internazionale del turismo) di Berlino, è finanziata in gran parte (13 milioni di euro) con fondi europei e prevede postazioni multimediali in aeroporti di tutto il mondo. Chi si iscriverà sul sito www.turismo.intoscana.it avrà una card che dà diritto ad una serie di facilitazioni. Gli spot tv saranno trasmessi in 16 nazioni, mentre una newsletter raggiungerà quattrocento testate estere.
FINO AL 23 MAGGIO CHIESA DI SANTO STEFANO COLORNO (PR)
www. associazioneiltelaio.it FINO AL 7 GIUGNO PALAZZO MEDICEO LUCCA
www.palazzomediceo.com
www.turismo.intoscana.it
CON PEACE REPORTER LA GUERRA RACCONTATA DA CHI LA VIVE SUL CAMPO PeaceReporter è un progetto informativo nato per raccontare scenari di guerra in presa diretta, con testimonianze esclusive degli operatori sul campo, e prefigurare scenari di pace con una attenta selezione di notizie e reportage. Peacereporter nasce da una idea dell’agenzia Misna (Missionary Service News Agency) e dell’organizzazione umanitaria Emergency. «Solo attraverso il racconto, una notizia può essere compresa e diventare conoscenza e cultura» spiegano gli autori che annunciano sul sito «vi chiediamo di far parte di un progetto ambizioso, che vuole contribuire a cambiare il modo di fare informazione e il mondo. Da lettori ma anche da collaboratori. Sappiamo che la posta in gioco è alta. E che per provare a cambiare bisogna, sempre, volare alto. Grazie ai tantissimi collaboratori e corrispondenti distribuiti nel nord e nel sud del mondo PeaceReporter racconta storie e luoghi che sono spesso ignorati dal giornalismo tradizionale. Giornalisti, operatori di organizzazioni non governative, religiosi di ogni credo, cooperatori, personale diplomatico ed esponenti della società civile internazionale sono gli autori di PeaceReporter che hanno scelto di collaborare con noi in modo gratuito e volontario». Tra le rubriche presenti sul sito “cessate il fuoco”, bollettino settimanale di guerre e pace, una rubrica video, la sezione “buone nuove” e “mappamondo”, un’aggiornata raccolta di schede sulle realtà dei singoli paesi.
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IL CONCETTO DI FIDUCIA SECONDO LESSIG
MAPPE SONORE DELLE CITTA DEL MONDO
Fondatore dello Stanford Center for Internet and Society e docente di legge, Lawrence Lessig è fondatore di Creative Commons, la licenza di sfruttamento non commerciale che si propone come alternativa al copyright nell’era di internet. Ma da qualche anno Lessig ha spostato il suo focus ai temi della corruzione nella politica Usa. Ha promosso una sorta di Wikipedia della corruzione aprendo un dibattito complessivo su questo tema. «Il concetto su cui rifletto è quello di fiducia. Cosa crea fiducia e cosa sfiducia? Wikipedia raccoglie fiducia perché i suoi contenuti non sono mediati da sponsorizzazioni. L’elezione di Barack Obama è stata il frutto anche di una progressiva crisi di sfiducia dei cittadini statunitensi verso la politica degli ultimi anni, è stata l’applicazione alla politica della fiducia verso la Rete». Lessig documenta questa graduale trasformazione dell’opinione pubblica Usa citando, per esempio, i dati di adesione alle vaccinazioni per i bambini (in forte calo dopo scandali come Genentec).
Un sito che raccoglie suoni e rumori delle città del mondo. Soundcities è una libreria di suoni raccolti dagli utenti nelle città di ogni continente e condivisi in rete. Il sito web permette l’ascolto e il remix di centinaia di registrazioni di suoni effettuate nelle strade, nei parchi, nei musei, nelle case di diversi Paesi offrendo un database completo. Il concetto è quello di sinestesia, che indica situazioni in cui una stimolazione uditiva, olfattiva, tattile o visiva è percepita come due eventi sensoriali distinti ma conviventi. Il database è stato costruito dagli utenti della rete a partire dal 2000 e si arricchisce costantemente di nuove sonorità. In una logica di utilità free si sostiene attraverso donazioni degli utenti. I contributi sonori sono liberamente utilizzati sotto licenza Commons e possono essere facilmente mixati già durante l’ascolto online oppure scaricati e importati in programmi di montaggio audio e video. www.soundcities.com
www.lessig.org/blog
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28.31 Ottobre ’09 - Rimini Fiera 13a Fiera Internazionale del Recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo Sostenibile www.ecomondo.com
I CERTIFICATI AMBIENTALI FINISCONO IN MOSTRA UNA CASA-MODELLO: IL RISPARMIO ENERGETICO SI TOCCA CON MANO
La certificazione ambientale assume oggi una cruciale importanza, perché può contribuire a risolvere la crisi ecologica che sta mettendo in pericolo l’intero Pianeta. Ma il tema è spesso considerato solo per “addetti ai lavori”. Per far capire l’importanza della certificazione, l’Agenzia per la Protezione dell’ambiente di Trento ha lanciato una mostra itinerante. L’iniziativa servirà ad aiutare i cittadini a comprendere il senso dei certificati ambientali collegati ai due regolamenti Ue, EMAS ed Ecolabel. Due le sezioni della mostra: una didattica, rivolta a bambini e ragazzi fino a 15 anni e una divulgativa, per gli adulti. A Firenze, durante Terra Futura 2009, sarà possibile visitare una parte di quest’ultima, dedicata alla certificazione EMAS, destinata agli organismi pubblici e privati, alle aziende, ai Comuni e alle scuole. Sarà anche possibile effettuare visite guidate con il curatore della mostra. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito nella sezione “Educazione ambientale – Mostre itineranti”.
Come possiamo soddisfare tutti coloro che vogliono scoprire in prima persona come risparmiare sui costi di gestione di una casa e migliorare al tempo stesso la qualità della vita e dell’ambiente? Come è possibile dimostrare l’efficacia degli impianti ad energia rinnovabile? Per rispondere a tali domande è nata “casa Buderus”: un’abitazione vera e propria, realizzata dall’omonima azienda di Assago, nella quale trovano applicazioni tutte le soluzioni più innovative, basate sulle energie pulite. Attraverso di essa, Buderus, impresa specializzata nella produzione e nella distribuzione di soluzioni termotecniche per il comfort ambientale, vuole mostrare al pubblico, ai progettisti, agli imprenditori immobiliari e agli enti locali, che realizzare una casa a impatto zero è non solo possibile ma anche economicamente vantaggioso. Nella “casa” sono installati pannelli solari termici e fotovoltaici, caldaia a condensazione, stufa a pellet, sistemi di recupero dell’aria e dell’acqua piovana, pannelli radianti nei pavimenti, serramenti isolanti ed elettrodomestici di nuova generazione. Il progetto, patrocinato da Legambiente, permette di toccare con mano e di quantificare il risparmio energetico di ciascuno dei sistemi installati e quindi il ritorno economico assicurato dalla diminuzione dei costi di gestione. Ognuno infatti è utilizzabile in modo indipendente dagli altri e il suo apporto viene contabilizzato singolarmente per permettere al pubblico di valutarne l’utilizzo.
www.appa.provincia.tn.it
www.casabuderus.it | 70 | valori |
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DA BIOSOLAR IL SOLARE DI NUOVA GENERAZIONE
COSTRUIRE E ARREDARE IN MODO ECOLOGICO
Il solare termodinamico per produrre elettricità diventa “portatile”. Lo promette la Biosolar, che ha ideato Sip Solar, un impianto solare a concentrazione ed accumulo in grado di produrre elettricità anche durante la notte e per diversi giorni in assenza di sole. Il segreto sta nell’accumulo del calore e nelle speciali turbine che lavorano a basse temperature. Un’idea che riprende quella, vecchia di 2000 anni, degli “specchi ustori” di Archimede: un sistema di specchi parabolici, infatti, convoglia l’energia solare verso un serbatoio contenente una miscela di sali fusi che raggiunge temperature fino a 550° C. Il calore viene poi rilasciato a temperature inferiori (circa 280°) verso il circuito delle turbine, producendo energia elettrica in maniera costante per 72 ore senza sole. Ognuno di questi impianti, che in Italia beneficiano tra l’altro anche degli incentivi del conto energia, potrebbe alimentare i fabbisogni elettrici di base per comunità dalle duemila alle cinquantamila persone.
Alla fine chi deve costruire o restaurare una casa, dopo i discorsi sui massimi sistemi, ha bisogno di alcune indicazioni pratiche da seguire, come, ad esempio, sapere quali ditte vendono prodotti ecosostenibili, gli artigiani che li utilizzano e quali sono le fiere e le manifestazioni dedicate all’argomento. La “Guida alla bioedilizia e all’arredamento ecologico”, realizzata da Terra Nuova Edizioni risponde a questi due requisiti. Si tratta di una pubblicazione molto pratica e facile da consultare grazie alla sua struttura: ogni argomento può essere individuato senza ricorrere ogni volta all’indice, perché contraddistinto da un colore, con l’intestazione posta lateralmente, sul lato verticale della pagina. Ogni sezione è inoltre introdotta da una descrizione dell’argomento mentre in una scheda a parte vengono inserite le criticità o gli approfondimenti. Ad esempio, nella sezione pavimenti e rivestimenti, c’è la scheda “pericolo formaldeide” e nella sezione “fotovoltaico” c’è “conto energia”. La guida evidenzia alcuni prodotti e dà tutte le informazioni utili per raggiungere i venditori e i professionisti più adatti.
www.flenco.com www.greenmanagement.org
green solutions
in contemporanea con:
www.keyenergy.eu
organizzata da:
www.energyes.it
in collaborazione con: ANCI · ATIA · Azzeroco2 · Cial · CNA · CNR - Consiglio nazionale delle Ricerche · CO.N.I.P. - Consorzio Nazionale Imballaggi in Plastica · Cobat - Consorzio Obbligatorio Batterie Esauste · Comieco · Comune di Rimini · Conai · Confagricoltura · Confapi · Confartigianato · Confcommercio · Confesercenti · Consiglio Nazionale Periti Industriali · Consorzio Italiano Compostatori · Consorzio Nazionale Riciclo Imballaggi Acciaio · Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati · Corepla · Coreve · ENEA · Federambiente · FISE-UNIRE · ICE · Il Sole 24 Ore · INCA - Consorzio Interuniversitario Nazionale della Chimica per l’Ambiente · ISPRA · Istituto Superiore di Sanità · ISWA ITALIA · ITSUSCHEM · Kyoto Club · Legambiente · Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare · Ministero dello Sviluppo Economico · Osservatorio Nazionale sui Rifiuti · Polieco · Provincia di Rimini · Rappresentanze Associative di Produttori di Beni · Regione Emilia Romagna · Rilegno · S.C.I. Divisione di Chimica dell’Ambiente e dei beni culturali · SAFE · Unido · UNITEL · Università di Bologna e Polo Scientifico Didattico di Rimini
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VALORI SOLAR ENERGY INDEX NOME TITOLO
ATTIVITÀ
PAESE
Conergy Centrotherm Photovoltaics Evergreen Solar First Solar GT Solar Manz Automation Meyer Burger Phoenix Solar PV Crystalox Solar Q-Cells Renewable Energy Corporation Roth & Rau SMA Solar Technologies Solar Millennium Solaria Solarworld Solon Sunpower Suntech Power Sunways
Sistemi fotovoltaici Linee produttive per pannelli solari Celle e moduli fotovoltaici Moduli fotovoltaici (film sottile) Linee produttive per pannelli solari Linee produttive per pannelli solari Seghe speciali per lavorazione pannelli Costruzione di centrali solari Silicio policristrallino Celle fotovoltaiche Silicio, celle, moduli fotovoltaici Linee produttive per pannelli solari Inverter solari Solare termico Moduli fotovoltaici Celle e moduli fotovoltaici Moduli e sistemi fotovoltaici Celle e moduli fotovoltaici Celle e moduli fotovoltaici Celle e inverter solari
Germania Germania USA USA USA Germania Svizzera Germania Gran Bretagna Germania Norvegia Germania Germania Germania Spagna Germania Germania USA Cina Germania
CORSO DELL’AZIONE 10.04.2009
RENDIMENTO DAL 15.10.08 AL 10.04.2009
0,76 € 28,01 € 2,24 $ 142,05 $ 6,97 $ 37,98 € 134,50 CHF 36,00 € 96,50 £ 16,15 € 49,70 kr 17,56 € 37,90 € 13,00 € 1,71 € 17,25 € 10,18 € 26,04 $ 14,40 $ 1,93 €
-82,08% -5,15% -33,94% 19,00% 41,18% -49,58% -17,10% 18,07% -32,02% -55,24% -41,08% -8,45% -15,29% -20,68% -43,75% -13,40% -58,45% -22,44% -28,51% -31,07%
-24,00% € = euro, $ = dollari Usa, £= sterline inglesi, CHF = franchi svizzeri, NOK = corone norvegesi. Fonte dei dati: Thomson Reuters/Financial Times Nota: la rubrica “indice etico” ha natura puramente informativa e non rappresenta in alcun modo una sollecitazione all’investimento in strumenti finanziari. L’utilizzo dei dati e delle informazioni come supporto di scelte di investimento personale è a completo rischio dell’utente.
Il solare riduce le distanze di Mauro Meggiolaro ENTI PUNTI IN MENO DI UN MESE. L’indice solare di Valori rimbalza in avanti e recupeValori Solar Energy Index -24% ra terreno rispetto all’Eurostoxx, il nostro indice di riferimento. Guidano la ripresa i titoli americani, grazie alle notizie meno negative in arrivo dai mercati e al tanEurostoxx 50 -12,81% to atteso “effetto Obama”. GT Solar, società di Merrimack (New Hampshire) fa meglio di tutti salendo del 61% in meno di trenta giorni. «I titoli del solare sono partiti a razzo grazie all’anRendimento dal 15.10.08 al 10.04.2009 nuncio di nuovi sussidi per il settore in Cina e al piano verde della nuova amministrazione USA», ha dichiarato Kevin Baker, analista finanziario di PV Crystalox www.pvcrystalox.com Sede Abingdon - GB TSC Ratings. Ma l’euforia potrebbe finire presto. Borsa LSE - Londra «Siamo di fronte all’ennesimo rimbalzo del gatto Rendimento 15.10.08 – 10.04.09 -32,02% morto», spiegano gli analisti di Seeking Alpha, «i Attività Fondata nel 1982, PV Crystalox è una piccola impresa inglese del solare che esporta oltre il 75% fondamentali di bilancio non sono ancora suffidella sua produzione (celle fotovoltaiche) in Asia. Nel 1996 è stata la prima società a sviluppare cienti per una crescita duratura e gli aiuti pubblici la tecnologia “policristallina”, che è poi diventata uno standard del settore. avranno effetto solo a partire dalla metà del 2010». Ricavi [Milioni di euro] Utile [Milioni di euro] Numero dipendenti 2006 Il rilancio del solare sarebbe solo un fuoco di paglia 2007 speculativo, riscaldato da visioni un po’ più otti263,44 mistiche sulla congiuntura economica. Intanto au242,37 215 menta la concorrenza di Pechino: con più di 30 im203 prese e un numero indefinito di start-up pronte a 47 entrare nel mercato la pressione sui prezzi da parte 31,6 dei cinesi si farà sempre più dura.
UN’IMPRESA AL MESE
V
28 marzo 21 giugno 2009
Forma
Orari
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Bastoy
Anno 9 numero 69. Maggio 2009. € 4,00
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Il carcere dove tutti vogliono andare
Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità
Supplemento > Manifesto per la riforma della finanza e dell’economia Fotoreportage > Acqua
di Massimiliano Pontillo
BASTOY, SORGE IN NORVEGIA ed è il primo eco-carcere del mondo. In un’isola, tra i fiordi più belli del Nord Europa, c’è un villaggio che sembra un villaggio vacanze più che un luogo di detenzione. Ci sono spiagge, foreste e una riserva naturale: due chilometri di territorio protetto e ventuno casette in legno dove i 155 detenuti vivono, quattro o cinque per stanza, tra mobili di legno chiaro, cucine attrezzate e bagni lindi. Le chiavi non sono necessarie, così come lucchetti e serrature. I prigionieri, o meglio gli “ospiti”, sono responsabili per la gestione della struttura e tutto avviene nel pieno rispetto di rigorosi criteri ambientali: raccolta differenziata attenta e meticolosamente gestita, pasti serviti con cibo prodotto e coltivato dagli stessi detenuti con tecniche di agricoltura biologica, mentre l’energia è prodotta da pannelli fotovoltaici che coprono oltre il 70% del fabbisogno energetico. La prigione qui non è tanto una punizione, quanto un percorso di crescita e conoscenza, che passa attraverso il rispetto innanzitutto per l’essere umano e per la protezione della natura e del contesto in cui si vive. La filosofia dell’ecologia umana, in pratica. In Norvegia il massimo della pena è di 21 anni, ma pochi la scontano per intero. Chi oggi è in carcere verrà reinserito nella società. E pensare che un posto simile non sia riservato a detenuti accusati di crimini minori, ma anche ad assassini, stupratori, rapinatori e pedofili ci fa riflettere sulla diversità dell’approccio “punitivo” dei nostri rispettivi sistemi legislativi in materia. Si tratta di un carcere di minima sicurezza per una scelta ben ponderata. Per stare a Bastoy i prigionieri devono fare precisa richiesta, esprimendo le proprie motivazioni che La prigione qui non è tanto la direzione valuta e che, se ritenute valide e adeguate al programma, una punizione, le porte della prigione più “gettonata” del paese. quanto un percorso di crescita spalancano Qui si studia, si gioca a tennis, si può nuotare in mare. e conoscenza, che passa attraverso il rispetto per l’essere Si può avere addirittura una propria tv in camera. Ma la cosa più importante è che si ha l’opportunità di imparare un lavoro, umano e la natura creando così le vere basi di sviluppo e di crescita per gli individui, offrendo a tutti le migliori fondamenta per costruirsi, fuori, un futuro dignitoso. La giornata si svolge in modo regolare. Sveglia alle 7.15 e alle 8 si inizia a lavorare. La puntualità non è un dettaglio, ma disciplina: se si arriva tardi al lavoro per quattro volte bisogna lasciare l’isola. C’è chi lavora nelle stalle dove si allevano mucche e cavalli, c’è chi pascola le pecore e chi pesca in mare; nei campi si coltivano soprattutto le patate. Gli edifici di legno, poi, hanno bisogno di una manutenzione costante. C’è il lavoro nelle cucine, nella lavanderia e i turni di pulizia. Alle 15 finiscono i “doveri” e c’è tempo per lo svago e la socialità: cena nella sala comune e tempo libero, tra bicicletta, calcio e d’inverno anche lo sci. Libri e computer. Alle 23 tutti in stanza a dormire: il traghetto porta indietro i dipendenti e sull’isola, a far compagnia ai detenuti, rimangono cinque agenti con il compito di controllare che la notte passi silenziosa. Questo carcere è certamente un simbolo, un posto perfetto. L’idea di conciliare e far sposare la detenzione e l’ecologia mira a educare i detenuti al rispetto dell’ambiente, che comprende in sé la società e le norme che la regolano. Eppure un modello come questo (l’esperienza del carcere della Gorgogna, isola dell’arcipelago toscano, lo dimostra) può funzionare solo se esistono le altre carceri, che fungano da termine di paragone negativo, una sorta di “minaccia”, che quando si sbaglia, si paga. La nostra cultura, forse, ha bisogno ancora di qualche tempo per maturare e sedimentare “un’apertura” del genere. I CHIAMA
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IAN BERRY / MAGNUM PHOTOS
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Dossier > Dopo il depauperamento torna sulla scena il neocolonialismo
Attacco alla Terra Finanza > La piattaforma off shore della ragnatela societaria dell’Eni Economia solidale > Le Banche del tempo contro la crisi. Anche culturale Internazionale > Reportage dal Forum mondiale dell’acqua Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P. e I.R.
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