PescaIn Giugno 2009

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PANIERE DRAKULIS TUBERTINI - ROUBAISIENNE MARANELLO MILO - ASAHI FCX 3000 TRABUCCO MENSILE - ANNO 24° - NUMERO 6 GIUGNO 2009 - PTE CONT € 8,00

IT € 5,50

Poste Italiane S.p.A. - Sped.Abb.Post.- D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Firenze 1

Trota lago

2009

Itinerario

Tecnica

ITINERARIO ESTERO

L’ALTRO CANADA




SommarioGiugno In questo numero... La copertina

PROVE TEST

36

di Francesco Capomassi

di Alfonso Vastano

DRESSING ARTIFICIALI 38

PANIERE TUBERTINI DRAKULIS TECNICA

EDITORIALE

40

5

50

ITINERARIO

di Stefano Falciani

ALLA SCOPERTA DEL FIUME VERSILIA

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CARPODROMO ATIPICO

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CATTURE DAL MONDO

18

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LA PESCA CON IL VETRINO

ESCHE E PASTURE

20

di Roberto Ferrario

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a cura della Redazione

CARPFISHING

di Roberto Ferrario

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L’ALTRO CANADA AGONISMO

di Emanuele Di Sanza

94

di Massimiliano Nepori

ITINERARIO ESTERO

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POSTA MAIL

di Alessandro Righini

CARPE AL... LA RANCIA

TROTA LAGO

88

A FONDO, ALLA FOCE DEL “GRANDE FIUME”

di Giovanni Todesco

NEWS

di Stefano Passarelli

PESCA IN FOCE

di Armando Carnevale

TECNICA

84

TRA MOSCA & SPINNING: I LAGHI LE MOLE

I MATERIALI CHE SERVONO TECNICA

82

di Stefano Passarelli

TECNICHETATTICHE

di Stefano Falciani

Una carpa di queste dimensioni rappresenta il sogno di tutti i pescatori. Se poi viene catturata pescando a mosca l’impresa è davvero eccezionale e l’emozione e la soddisfazione che si provano sono indescrivibili.

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UNA PRESENTAZIONE “FINESSE”

MULINELLO ASAHI FCX 3000 TRABUCCO PROVE TEST

SPINNING

68

DA UNA SPONDA ALL’ALTRA

VETRINA PESCA IN

di Alfonso Vastano

a cura della Redazione

110

di Stefano Falciani

TROTA TORRENTE SCIENZA

22

UN MONDO A 360° 26

28

di Francesco Guazzi

PROVE TEST

ROUBAISIENNE MARANELLO SUPER MATCH 9-01 MILO di Stefano Falciani

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114

In collaborazione con Navionics

62

di Alfonso Vastano

BASSFISHING WORLD

MAREE

di Carlo Bergamelli

di Armando Piccinini

CARPFISHING NEWS

TRA BIGLIE E PENDOLINI...

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34


Editoriale Anno 24 - n. 6 Giugno 2009 Direttore Responsabile: Ugo Passalacqua Coordinamento editoriale: Francesco Capomassi - francesco.capomassi@alice.it Stefano Falciani - stefano_falciani@virgilio.it Stefano Passarelli - stefano.passarelli@tiscali.it Alfonso Vastano - alfonso.vastano@alice.it Redazione: Via XX Settembre, 60 - 50129 Firenze E-mail: info@ediservice.it - www.ediservice.it Hanno collaborato a questo numero: Carlo Bergamelli, Fernando Carnevale, Emanuele Di Sanza, Roberto Ferrario, Francesco Guazzi, Massimiliano Nepori, Armando Piccinini, Alessandro Righini, Alessandro Scarponi, Giovanni Todesco. Foto in studio: Francesco Capomassi & Alfonso Vastano Progetto grafico e impaginazione: Aldo Raveggi Videoimpaginazione: Waika srl (grafica@waika.it).

Pubblicità: Trends & Words srl Sede legale ed amministrativa: via Saliceto, 22/e 40013 Castelmaggiore (BO) tel. 051 632 88 01 – fax 051 632 88 09 e-mail: bologna@trends-words.it Ufficio di Milano Direzione Commerciale: via Stelvio, 70 20159 Milano tel. 02 398 202 22, fax 02 398 202 23 e-mail: milano@trends-words.it Pesca In - Mensile di pesca e natura - è una pubblicazione Ediservice srl. EDISERVICE srl - Via XX Settembre, 60 – 50129 Firenze Telefono 055 462 52 93, fax 055 463 33 31 e-mail: info@ediservice.it – web: www.ediservice.it Prezzo di copertina: € 5,50 Numeri arretrati: € 11,00 Per la richiesta di numeri arretrati, versamento in ccp n. 42759290 intestato a Ediservice srl Ufficio abbonamenti: Licosa S.p.A. via Duca di Calabria, 1/1 - 50125 Firenze tel. 055.6483201- fax 055.641257 e-mail: laura.mori@licosa.com Abbonamento annuo (12 numeri): Italia € 50,00 Europa e Paesi del Bacino Mediterraneo € 88,00 Americhe e restanti Paesi dell’Asia e dell’Africa € 112,00 Versamento da effettuare su ccp n. 343509 Stampa: Mediagraf Spa - Noventa Padovana (PD) Concessionaria per la distribuzione Italia: A&G Marco S.p.A. - Via De Amicis , 53 - 20123 Milano Tel. 02.25261 - Fax 02.27000823 Concessionaria per la distribuzione all'estero: Johnsons International News Italia S.p.A. Via Valparaiso, 4 20144 - Milano - Tel. 02.43982263 - Fax 02.43916430

Una passione da raccontare

Quante volte, in una conversazione tra amici, vi sarà capitato di parlare di pesca? E quante volte avrete sentito dire “io non sarei adatto perché ci vuole troppa pazienza”. Un'affermazione quasi sorprendente per l'orecchio di un pescatore, ma certo un luogo comune ampiamente condiviso. Chi non identifica la figura del pescatore in un signore di mezza età che, con lo sguardo fisso sul galleggiante, aspetta pomeriggi interi che qualche pesce decida “gentilmente” di abboccare? Un'attività che, in un mondo che corre alla velocità della luce è nel migliore dei casi un lusso per pochi, nel peggiore un passatempo per pensionati. Tutti coloro che come noi praticano quest’attività sanno bene quanto tutto ciò sia invece lontano dalla realtà. Com'è possibile allora rendere “giustizia” a questo nostro mondo? Com'è possibile riavvicinare coloro che se ne sono allontanati e soprattutto i giovani che ci osservano con un pizzico di diffidenza? Che sia un compito arduo lo sappiamo, ma siamo anche convinti che sia necessario provarci. Come? Semplicemente raccontando la pesca per quello che è: una straordinaria passione, un modo per avvicinarsi alla natura. Ma come si fa a raccontare una passione? Ce lo siamo domandati spesso, convinti a volte che sia quasi impossibile farlo, pensando altre che sia la cosa più semplice del mondo. In fondo, forse, basterebbe guardarsi dentro riuscendo a tirare fuori le cose più belle, profonde e speciali che la pesca ci fa provare. Sono cose nostre, quasi intime, che solitamente siamo restii a condividere con chi riteniamo non appartenere al nostro mondo. Ma quando riusciamo a parlarne sappiamo bene come la nostra passione, anche in un semplice racconto, possa farci brillare gli occhi o farci tremare la voce nel descrivere, magari, quello straordinario caleidoscopio di colori che la foce del fiume ci regala al tramonto. “Impara a pescare e sarai felice” recita un vecchio proverbio cinese. Ecco la sintesi di questa passione. Ecco l'essenza semplice e antica dell’originario approccio all’elemento acqua. In fondo basta camminare lungo l’argine di un fiume, di un lago o di un torrente per assaporarne la primaria essenza. Ed è forse questo semplice approccio quello che manca oggi. In fondo non c'è nulla da inventare. Ci siamo sempre detti che sarebbe compito di tutti gli enti preposti convincere la gente a tornare dove i loro padri e i loro nonni avevano cercato e trovato un momento di serenità. E' vero, ma siamo convinti che sia anche compito e dovere nostro… e non solo come pescatori. E' necessario convincere i nostri ragazzi che la realtà non è quella nascosta dietro allo schermo di un computer e che le vere emozioni si vivono a contatto con la natura e non sterminando alieni con una consolle di ultima generazione. E' necessario saper raccontare loro che è meglio alzarsi presto la mattina per andare a pescare piuttosto che vedere gli amici intontiti dall’alcool. E' certamente meglio sgranare gli occhi davanti alla livrea di una fario di due chili, piuttosto che farsi dilatare le pupille da una pasticca ingannatrice. Dovremo insegnare loro a scrutare il rigiro d’acqua di una buca profonda o il dolce declinare della riva di un bacino per provare ad accendere la loro immaginazione. Ci vorrà pazienza, ma spetta a noi spingerli a fantasticare. All'inizio approcceranno all'acqua con timore, forse con distacco. Spetta a noi accompagnarli nel cammino. Forse potrà apparire presuntuoso, ma se non siamo noi, ultimi testimoni di una cultura destinata a sparire a raccontare ed insegnare tutto questo, chi lo può fare? Allora ecco che per questa rivista raccontare la nostra passione è diventato l’obiettivo primario. Proveremo a mettere insieme le idee, le sensazioni e i fatti con l’unico intento di far conoscere ed apprezzare quell'universo che è oggi la pesca in acque interne. Parleremo e scriveremo di una cosa che sentiamo profondamente nostra, ma che dovremo, da oggi, non forzatamente ma volutamente, condividere con gli altri. Insomma, dobbiamo invertire la rotta perché coloro che non conoscono la pesca non possono sapere cosa si stanno perdendo. Sta a noi, farglielo capire.

Ugo Passalacqua Registrazione del tribunale di Firenze n. 3279 del 7.11.1984 © 2009 Printed in Italy - Tutti i diritti sono riservati Finito di stampare nel mese di maggio 2009 Proprietà:

Elenco inserzionisti Adinolfi 3° cop, Akua pag 13, Alpha tackles pag 7, Antiche pasture pag 12, Austria pag 25, Bfm pag 24, Carson pag 29, Cavallaro pag 27, Colmic 4° cop, Cometa pag 14, Daf pag 9, Ditta Bazza pag 107, Fishing Italia pag 21, Kabo pag 49, Leader pesca pag 15,67, Milo 2° cop, pag 45, Paioli pag 31, Shimano pag 17,19, Stoppioni pag 23,109, Trabucco pag 11, Tubertini pag 3, Violatravel pag 103.

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NewsPesca

http://matchfishingitaly.blogspot.com/

■ Quasi 25 anni separano queste due immagini, a sinistra il campo di gara dell’Arno durante i mondiali del 1985 (foto di Alessandro Scarponi). A destra, il solito tratto oggi (foto di Stefano Falciani).

il pescatore

Dal nulla si può rinascere I

Il tratto cittadino dell’Arno fiorentino ha subito nell’ultimo decennio un vasto depauperamento delle proprie risorse ittiche che ha portato al progressivo abbandono delle sue rive da parte dei pescatori. Le possibili cause di questo disastro sono al vaglio delle autorità e numerose istituzioni pare si stiano dando da fare per capire quello che realmente è successo. Parallelamente a questo, in modo ufficioso, anche tutte le realtà associazionistiche legate alla pesca, per mezzo dei loro affiliati, hanno cercato di darsi una spiegazione. Questa dialettica a distanza ha portato a delle considerazioni comuni ma anche a punti di vista differenti. Convenendo con gli enti, ai pescatori è apparso 6

abbastanza chiaro che la costruzione della diga di Bilancino, se da un lato ha, di fatto, messo a regime il fiume Sieve permettendo all’Arno di non gonfiarsi troppo durante i culmini di piena, dall’altro ha creato uno squilibrio termico delle acque in tutto il tratto a valle dell’invaso. L’acqua di Bilancino, infatti, esce a una temperatura notevolmente più bassa di quella che scorreva lì prima della costruzione della diga. In poco tempo tutte le popolazioni di ciprinidi, tipici dell’ultimo tratto del Sieve e della maggior parte di quello dell’Arno, si sono ritrovate, anche in piena estate, con l’acqua a una temperatura ancora troppo bassa e quindi non idonea alla riproduzione. Le freghe da allora non sono

più avvenute e le vecchie generazioni di pesci, diventate a tutti gli effetti sterili, non hanno garantito il normale e ciclico ricambio. Intanto, nel fiume che si stava inesorabilmente spopolando, si sono “misteriosamente” insediate alcune specie alloctone che hanno trovato ambienti e condizioni idonee al proprio proliferare. Stiamo parlando di siluri (Silurus Glanis), cebacek (Speudorasbora Parva), barbi europei (Barbus Barbus) e channel catfish (Ictalurus Punctatus). Queste specie hanno potuto riprodursi ed aumentare di numero sia per la mancanza di validi competitori alimentari, sia perché, essendo queste originarie del Nord Europa, hanno trovato habitat idonei al proprio ambientamento. Come se non bastasse, le poche zone di frega rimaste sono diventate dei veri e propri banchetti per le numerose colonie di cormorani (Phalacrocorax Carbo) che si sono insediate soprattutto a monte dell’abitato fiorentino. Raschi, correnti, ma anche zone più profonde, fanno oggi da scenario a tuffi, nuotate e riemersioni con il pesce in bocca da parte dei famelici pennuti lasciando allibiti anche i non addetti ai lavori. La questione sulla quale le Autorità e le Associazioni di pe-

scatori non si sono trovate d’accordo riguarda invece la manutenzione, la gestione e l’utilizzo delle rive del fiume. Gli accessi all’Arno, specialmente nel tratto che va da Rovezzano al ponte all’Indiano, sono stati con il tempo chiusi e si è assistito ad un progressivo abbandono da parte dei normali frequentatori. Le competizioni sono state “bandite” dal tratto in questione relegandole in campi periferici e poco agibili. Il famoso quadrilatero Ambasciata Americana – Fonderia – Frenista - Terrapieno, tutti a ridosso del Ponte alla Vittoria e vanto di tutta Firenze durante i Campionati Mondiali di pesca al Colpo del 1985 e del 2000, è stato lasciato alla totale incuria. Emblematico il caso del campo gara del Terrapieno che fino a poco tempo fa ospitava numerose competizioni, anche di alto livello, che è stato “chiuso per ragioni di sicurezza”. Gli ostinati agonisti hanno comunque continuato a frequentarlo parcheggiando le macchine lungo il Viale delle Cascine, sobbarcandosi l’onere di trasportare tutta l’attrezzatura necessaria alla gara per i 200 mt necessari ad arrivare al fiume. Dopo i numerosi furti di materiale con relativo danneggia-


mento delle automobili, anche i più volenterosi hanno dovuto mollare lasciando il fiume, loro malgrado, a se stesso. Si parla in continuazione di sicurezza senza sapere bene cosa si intenda. Durante i sopralluoghi prima di una manifestazione agonistica si assiste a delle sce-

ne incredibili. Nei campi gara rimasti, che sono molto distanti dal centro abitato, dietro all’unico pescatore presente è un continuo viavai di persone. C’è chi ti chiede un pesce e chi ti chiede un amo. C’è chi ti chiede delle esche e chi pretende che gli venga “prestata”

una canna da pesca insinuando malignamente di fare attenzione perchè ti trovi lì da solo e allora... E c’è anche chi, sentendosi rispondere negativamente, ti buca tutte e quattro le gomme della macchina! Qualche tratto di fiume, invece, viene ancora utilizzato, ma

sempre a costo di sobbarcarsi una lunga camminata e diversi euro di parcheggio. Ma ce lo ricordiamo l’Arno di non troppo tempo fa? Gli accessi erano garantiti e le sponde pulite e non cosparse di calcinacci, profilattici e siringhe. I guardiapesca erano presenti e vigilavano non solo sui pescatori. Nonostante ci fossero trentadue campi gara, il sabato mattina per trovare un posto per pescare dovevi alzarti molto presto. Tutto è cambiato e niente è rimasto. Nemmeno quel modo di vivere il fiume che era tipico della popolazione fiorentina. Avevamo un fiume ammirato ed invidiato da tutti e ce ne siamo resi conto quando non l’abbiamo avuto più. Dal nulla si può rinascere a patto di saperlo riconoscere. Stefano Falciani PER LE VOSTRE SEGNALAZIONI A “STRISCIA IL PESCATORE”: alfonso.vastano@alice.it


NewsPesca CURIOSITÀ DAL MONDO

Bonefish a spinning? raton….Macabì, P ez, questi i nomi dialettali di uno dei pesci sportivi più conosciuti e insidiati dei mari caraibici, stiamo parlando del bonefish (albula vulpes), noto anche come “fantasma delle flats”. Questo predatore rappresenta un vero banco di prova per gli appassionati di pesca a mosca in mare. Velocità, scaltrezza, la consuetudine di muoversi in branchi composti da numerosi esemplari in acque basse e molto chiare (flats), consentono all’appassionato di fly fishing di insidiare il “bone” letteralmente a vista. Un approccio discreto ed una posa delicata dell’artificiale garantiscono numerose catture con tecniche di pesca a mosca, ma … è così anche per la pesca a spinning? Decisamente no! Il “macabì” mal sopporta i recuperi veloci degli artificiali e

soprattutto non gradisce esche pesanti, per cui a questo punto viene spontaneo propendere per l’utilizzo di piccoli jig o esche siliconiche, pensando che sicuramente qualche cattura potrebbe arrivare, ma di certo non ancora al livello delle capacità numeriche dei moschisti. Come fare allora per risolvere questo problema? Innanzitutto è importante sapere che questo pesce, quando si trova in acque basse, è solito nutrirsi di granchi e piccoli gamberi ed è proprio l’imitazione di uno di questi crostacei la giusta esca per avere successo con il bonefish. Chiaramente ci troviamo di fronte ad artificiali privi di peso e quindi impossibili da lanciare con l’attrezzatura da spinning, per cui è necessario collegare ad uno spezzone di fluorocarbon da 15 lb/6,8 kg un jig di peso compreso tra i

10 e i 20 gr la cui funzione sarà esclusivamente quella di zavorra. Aggiungiamo, infine, a circa 20 cm, un lungo terminale alla cui estremità andrà legata l’imitazione di gambero. A questo punto si lancia e, dopo aver atteso alcuni secondi, va iniziata un’azione di

pesca fatta di brevi recuperi alternati ad altrettante soste. Il “bone” viene attratto dai bagliori del minuscolo jig e dalla nuvola di sabbia alzata dallo spostamento rasente al fondo…si avvicina, trova la nostra imitazione ed il gioco è fatto! Stefano Passarelli

bella e non solo. Il binomio Colmic/IBBF-Team farà certamente parlare di sé nei prossimi mesi attraverso iniziative originali ed alla portata di tutti coloro che vorranno avvicinarsi al fantastico mondo del float tubing. Ne sono un esempio i raduni nazionali programmati per i mesi di giu-

gno, luglio, agosto e novembre in Lombardia, Marche, Basilicata e Sardegna, oltreché un viaggio oltre frontiera in maggio. Occhi puntanti su questo scalmanato gruppo di angler in ciambella dunque, potreste rimanerne sbalorditi! Per maggiori informazioni info@ibbf-team.it

AZIENDE

Colmic sponsorizza l’IBBF-Team BBF-Team (Invincible Belly Boat Fishing Team, www.ibbf-team.it) è un’associazione sportiva dilettantistica senza scopo di lucro, affiliata alla FIPSAS ed inserita nel Registro delle Associazioni Sportive dilettantistiche del CONI, con focus sulla pesca al black bass con esche artificiali, praticata esclusivamente dal belly boat. Ad oggi conta 77 soci disseminati nelle regioni Veneto, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Umbria, Basilicata e Sardegna. Impegnata nel bass fishing a livello

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alieutico con quattro raduni nazionali annui ed a livello agonistico, nel 2009 si cimenterà per la prima volta nell’organizzazione della finale del campionato italiano individuale di pesca al black bass da belly boat sul lago di Nemi (Roma), forte di una nuova collaborazione con la prestigiosa azienda toscana Colmic che ha puntato su questo coeso Team per il lancio di nuovi prodotti pensati proprio per il bass fishing come la nuova linea di canne Herakles, create per coprire tutte le esigenze del pescatore in ciam-


L’INTERVISTA

Ciro Esposito – Presidente FIPO sono, indicatiQ uante vamente, le aziende interessate all'indotto della pesca e qual’è l'eventuale fatturato complessivo. La pesca sportiva è un comparto che complessivamente tra aziende di produzione, distribuzione, dettaglio e servizi aggrega un numero di circa 2500 aziende, per un numero di addetti stimato introno alle 15.000 unità ed un fatturato complessivo di circa 350 milioni di euro. Quali sono i problemi più importanti legati al settore. Trascurando la scontata premessa sulla presente situazione economica generale, ne cito solo alcuni, di carattere più generale, per non entrare nei dettagli di singole situazioni: - la lenta diminuzione del nu-

mero dei praticanti, fenomeno che va avanti da diversi anni, e che si registra anche a livello europeo e che viene compensata solo parzialmente e di poco dall'aumento della spesa per singolo praticante; - l'immagine molto appannata del pescatore sportivo, ancora legata nella percezione comune a vecchi stereotipi, poco attraenti, specialmente per i giovani; - disattenzione da parte del ceto politico che ha fatto sì che fino ad oggi il nostro settore fosse praticamente ignorato, al momento delle decisioni, riguardo a provvedimenti che possono avere un effetto anche rilevante sull'economia del no-

stro comparto. - la mancanza, protrattasi fino ad alcuni anni fa, direi fino alla costituzione della Fipo, di un'associazione di categoria che potesse essere interlocutore per il mondo politico per evitare, o limitare, il verificarsi di quanto appena detto. Quali sono gli impegni ed i progetti futuri dell' Associazione. Prima di tutto proseguire sulla strada già intrapresa tracciata in questi anni dal mio predecessore Presidente D'olivo, oggi Presidente Onorario della Fipo. Innanzitutto vorremmo portare a compimento il progetto, appena inizia-

to, di allargamento della nostra Associazione al modo dei dettaglianti. C'è poi da continuare, ad esempio, il lavoro di avvicinamento e dialogo con il mondo politico che si è già iniziato ad instaurare in questi anni, ma in modo occasionale, legato alle circostanze specifiche, e rendere invece stabile il dialogo ed il riconoscimento della Fipo quale interlocutore in rappresentanza del nostro comparto. C'è poi da porre in atto delle iniziative, già sperimentate negli anni scorsi per quanto nelle nostre possibilità, per la promozione della pesca sportiva presso i giovani e i giovanissimi in modo da diffondere tra di essi, con l'esperienza pratica, la consapevolezza che la pesca sportiva è un'attività molto bella, svolta all'aria aperta, al contatto con la natura, divertente, piacevole e rilassante come forse nessun'altra.


NewsPesca NEWS

Associazione Amici del Tevere

il World Fishing, D urante alla Nuova Fiera di Roma dal 27 febbraio al 2 marzo, abbiamo conosciuto l’Associazione “Amici Del Tevere” che si occupa di promuovere tutto ciò che ruota nel Bacino Idrografico del Tevere fisicamente, ricreativamente e non solo, fra storia, natura, cultura, turismo e “viver sano” come enogastronomia, sport, etc. Il suo progetto-base ha nome “Un Ponte Sul Tevere”: un progetto e allo stesso tempo una metafora, un legame fra luoghi, epoche, popolazioni, culture e discipline, tradizione e innovazione, istituzioni e operatori economici, pubblico e privato. Molti sono i soci impegnati professionalmente e volontariamente nel mondo delle attività che cercano di conciliare tempo libero e ambiente. Il Tevere principalmente, ma anche i suoi affluenti, si prestano di volta in

volta a pesca, canoa, canottaggio, vela, insieme all'utilizzo degli argini con piste ciclabili, skating e campi per sport polivalenti. Amici Del Tevere partecipa da due anni, come partner, ad una storica iniziativa fluviale, la Discesa Internazionale del Tevere, che ha visto alternarsi, dall’ideatore Francesco Bartolozzi in poi, in 30 anni, una lunga serie di Comitati Organizzatori, tutti legati da una sorta di fraternità fluviale, tant’è vero che il Bartolozzi stesso, pur non più giovanissimo, partecipa sempre agli eventi di chiusura a Roma. DIT 2009 ha anche importanti riconoscimenti istituzionali: la medaglia del Presidente della Repubblica proprio per il Trentennale, il patrocinio della Regione Lazio, della Regione Umbria, della Provincia di Perugia, della Provincia di Roma, della Provincia di Terni, di Umbria Green

Sport, del Corpo Nazionale Vigili del Fuoco. Il 24 aprile, scorso, ha preso il via da Città di Castello (PG) la 30° edizione della Discesa Internazionale del Tevere in canoa: dieci giorni di sport, natura e cultura con arrivo l’1 maggio a Roma e il proseguimento a Ostia Antica il 2 maggio. Se è vero che tutte le strade portano a Roma, la giornata del 24 ha dato modo di raggiungere la capitale con queste insolite modalità percorrendo l’alveo fluviale del Tevere, l’antica via di comunicazione che ha consentito nel passato l’insediamento umano e lo scambio di merci e culture. Si è disceso il fiume passando per storiche città d’arte, per paesaggi naturali inaspettati e per siti archeologici di epoche diverse. I canoisti e i loro accompagnatori, come fanno da trent’an-

ni a questa parte, hanno integrato la giornata sportiva con visite culturali e turistiche. La Discesa, conosciuta in Italia e all'estero, vede ogni anno partecipanti di tutte le età, anche non esperti. La sua finalità, infatti, non è agonistica, bensì di promozione della canoa come sano mezzo di conoscenza del territorio. Lo schema, ormai collaudato, ha previsto tappe giornaliere di 20-30 km con accoglienza e pernottamento in strutture offerte da comuni rivieraschi umbri e laziali. Persino il recupero giornaliero delle auto, effettuato con l'aiuto di un pullman che ha aiutato i partecipanti, ha permesso anche al singolo canoista di poter partecipare alla manifestazione per i giorni desiderati. La Discesa è stata ovviamente guidata da canoisti esperti.

NOTIZIE DAL WEB

w w w. g u i d a d e l p e s c a t o r e . c o m Due amici pescatori agonisti di trota lago hanno avuto l’interessante idea di sfruttare la propria esperienza di garisti in giro per l’Italia realizzando un sito web molto utile per dare tutte quelle indicazioni preziose a chi si muove per raggiungere una località di pesca, sia per un incontro agonistico, sia per il proprio diletto. La guida del pescatore è il loro nuovo sito da poco on-line e in via di accrescimento, tuttavia già completo di un buon numero di info per raggiungere alcune località distinte per regione e anche con la visione di mappe stradali. Di fatto, nella pagina

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"trova il tuo lago" è possibile risalire, partendo dalla regione, a tutti i laghi presenti nelle rispettive province, con una descrizione generica che aiuta a preparare al meglio la pescata, come ad esempio l’itinerario per raggiungere il lago, che tipo di servizi offre, orari di apertura, specie ittiche, ecc. Inoltre, ai gestori di un lago di pesca sportiva viene richiesta la possibilità di lasciare nella sezione contatti un recapito in modo tale da poter essere richiamati al più presto per l'inserimento dell’impianto nel sito web. www.guidadelpescatore.com



PostaMail SPINNING

Artificiali di stagione Gentile Sig. Francesco, sono Roberto ed abito nei pressi del Lago Maggiore. Le scrivo questa e-mail perché vorrei sapere quali sono, secondo la sua esperienza, gli artificiali più adatti per la pesca a spinning della trota lacustre nei grandi laghi del ✔

Risponde Francesco Capomassi ( francesco.capomassi@alice.it)

Dunque, Roberto, non è che ci sia molto da tergiversare. Sebbene cucchiaini rotanti e minnows in genere funzionino a dovere e siano molto adescanti, la scelta è innegabilmente per gli ondulanti

nord Italia (Garda - Maggiore - Como). Ovvero, mi domando soprattutto se ci sono degli artificiali più adatti al periodo autunnale/invernale rispetto a quello primaverile/estivo? La ringrazio anticipatamente per la sua risposta.

che, soprattutto in acque lacustri, la fanno da padroni. La questione è prioritariamente legata al fattore pesca da terra, laddove l’aspetto più essenziale è quello del lancio a grande distanza ed è innegabile che questi artificiali, la cui caratteristica peculiare è quella di essere un semplice pezzo sagomato in lega di

ferro cromato o di rame o di acciaio che sia e dunque con un certo peso anche per misure ridotte a pochi centimetri, sono dunque facilmente proiettabili con un buon lancio per molti metri. Un’altra caratteristica interessante è che possono lavorare sia a mezz'acqua che nella prossimità del fondo

Scrivete direttamente ai nostri esperti e loro saranno lieti di rispondervi e aiutarvi a risolvere i vostri dubbi, pronti a svelarvi i loro segreti, in un filo diretto che arricchirà sicuramente i nostri lettori ma anche chi come noi si dedica con passione al proprio lavoro. scegliendo un recupero molto lento o a velocità intermedia. Io per le acque lacustri opterei senz’altro per modelli filiformi tipo Linus del nr 1 e nr 2, o Moresilda da 7,5 cm (pesa ben 15 gr!) nei colori argento (un classico polivalente), ma anche fluorange e fluorlemon (da utilizzare nelle giornate grigie e con poca luce) o nero (molto buono nelle giornate con sole pieno). Per concludere, non mi sentirei di dare particolari differenze alla stagione, considerato che l'ondulante è un artificiale che in lago funziona sempre e in ogni condizione, specie sul fondo, ma soprattutto perché ha una buona prevalenza sui classici cucchiaini rotanti o minnows.



PostaMail LEDGERING

Inneschi e... Mi chiamo Francesco Urciuolo e sono appassionato pescatore di ledgering di acqua dolce e in particolare di fiume. Le scrivo per avere, se possibile, un consiglio: per il ledgering ho sperimentato l'innesco “hair rig” di bachini e il pezzo di fegatino di pollo rivolti alla cattura dei cavedani in fiume. I bachini li incollo a fiocco su una pallina di sughero e il fegatino di pollo lo fisso su un anellino elastico della Stonfo. E fin qui tutto bene, il dubbio l'ho sulla scelta dell'amo, come fare il “rig” e sul peso del piombo da utilizzare. Fin’ora ho realizzato per entrambi gli inneschi un

“d-rig” su amo del 12 Gamakatsu “g-hard” abbinato ad un peso di 30/40 gr. Questa soluzione è il massimo in fatto di autoferrata che sono riuscito ad ottenere,

✔ Risponde Armando Carnevale “Nando” (gradosa@tiscali.it) L'innesco di cui mi parla è il famoso medusa rig, una presentazione molto catturante specialmente per le carpe, attirate dal dimenarsi di polipo di bigattino, tuttavia l'approccio è un po’ duro per quel furbone del nostro amico cavedano che, a differenza della carpa a causa della sua struttura boccale (bocca lineare rispetto alla testa), non aspira ma pone il bigattino tra le sue labbra succhiandolo o tirandolo da un verso, un consiglio che mi sento di darle è di cambiare presentazione usando ami piccoli misura 18/20 con due o un bigattino alla francese, ossia innescato a penzoloni sotto pelle dalla parte tozza, abbinato ad un feeder di tipo Black Cap e a un terminale dello 0,12/ 0,14

ma a volte non funziona bene! Soprattutto in inverno dove, credo, la mangiata è più delicata. Inoltre, per il fegatino la misura 12 mi sembra piccola e vorrei

provare i Korda longshank del 10 ma non sono sicuro se può andare. Avrebbe qualche consiglio per incrementare ulteriormente l'autoallamata del pesce?

mm e vedrà che le cose miglioreranno. La pesca con il fegatino mi ha sempre affascinato per la sua potenzialità di catture, un consiglio che anche qui mi sento di darle è di innescarlo direttamente sull'amo per ridurre al minimo le mancate ferrate, per potenziare il suo inganno usi un feeder tipo Grip Mesh il quale, per la sua struttura ( piccole protuberanze nel suo interno), trattiene bene esche e pastura e proceda in questo modo: prenda i fegatini, li triti finemente con un coltello da cucina, metta poi il tutto dentro la pastura che deve essere salata e possibilmente rossa tipo quelle adatte per cavedani, savette, barbi, con una base prepotente di formaggio, tutto questo renderà la sua cibatura estremamente attirante e catturante.



PostaMail CARPFISHING

Pasturare si ma... non esageriamo Mi chiamo Antonello e vi scrivo dalla provincia di Ferrara. Amo il carpfishing e ogni volta che posso mi reco nel canale di Ostellato dove le carpe non mancano e spesso si possono catturare amur di taglia veramente eccezionale. In alcuni casi, però, nonostante esegua grandi pasturazioni le abboccate sono poche e in alcune giornate addirittura assenti. Ora vi chiedo, è sempre bene effettuare grandi pasturazioni o forse, in canale, è bene mantenersi su modiche quantità? sti fattori impongono una certa cautela nella pasturazione che spesso è bene sia mirata, meglio se effettuata sotto sponda e non eccessivamente abbondante. Addirittura, spesso è sufficiente lanciare in acqua qualche boilies con il cobra, munire il nostro innesco di uno stringer o di un sacchetto di PVA contenete un po’ di pellets e il gioco è fatto. Unica eccezione, la pesca dell’amur: quando cerchiamo di insidiare il grande erbivoro nella stagione estiva, spesso è necessario preparare il sito con una buona quantità di mais. In ogni caso, cerchiamo sempre di non esagerare.

Risponde Alfonso Vastano (alfonso.vastano@alice.it)

La pasturazione ricopre in molte tecniche un ruolo assolutamente decisivo e il carpfishing non fa eccezione; tuttavia, esistono situazioni e luoghi dove questa operazione va eseguita con molta cautela e senza esagerare. Sicuramente il canale di Ostellato è un ottimo hot spot, ricco di pesce anche di ottima taglia, detto questo, lo specchio d’acqua a nostra disposizione non è molto grande così come la profondità; inoltre, in alcuni periodi dell’anno la frenesia alimentare del pesce cala notevolmente. Ebbene, tutti que-

SPINNING

Torrenti alpini Francesco, sono Mirko di Verona. Ho iniziato da poco a praticare la pesca a spinning e desidererei conoscere la tecnica migliore per affrontare i torrenti alpini (quindi con tratti di acque molto basse e piccoli salti a ridosso dei massi). Credo che la tecnica a risalire sia l'unica adatta, visto l'acqua assolutamente trasparente e poco profonda, ma come devo affrontare la forte corrente contraria che mi avvicina naturalmente l'esca, con quale artificiale e con che recupero per far sì che lavori correttamente? ✔

Risponde Francesco Capomassi ( francesco.capomassi@alice.it)

Ciao Mirko, prendo spunto da questa tua richiesta che mi è pervenuta via e-mail per rispondere a “fattor comune”, anche agli altri lettori di Pesca In. Un piccolo torrentello di questo tipo, richiede un'attrezzatura leggera quale una canna di non oltre i due metri e un mulinello di taglia 2500, con un nylon dello 0,18mm. E’ 16

un’attrezzatura complessivamente leggera, molto sensibile e precisa; quello che vi vuole per potersi muovere con agevolezza. Di solito si prediligono esche rotanti come i cucchiaini classici del nr.0, o al massimo del nr.1: colorazioni neutre, non troppo appariscenti, come il paletta nera, o il rame o come molti sono soliti fare, con la paletta argento ossidata abilmente per evitare troppi ri-

flessi. Ma molto dipende dalle condizioni ambientali, della luce e dell'acqua... Pescare a risalire è la formula più naturale, tuttavia la maggior parte dei pescatori prediligono un tipo di lancio e recupero di "taglio", quasi praticamente da una riva all'altra o se questo non è possibile, lanciando di traverso o ponendosi di traverso nel recupero, rispetto alla discesa dell'acqua. Non è mai una cosa molto ottimale, lanciare e recuperare dritto per dritto, si rischia di accelerare troppo la velocità di giri del mulinello per potersi adeguare alla corrente o di non muovere per niente l'artificiale. Dove puoi, cerca di metterti a lanciare di taglio o come spesso faccio in casi estremi, supera ben nascosto il tratto che ti interessa e lancia da monte.



PostaMail PESCA AL COLPO

Ferrata all’inglese Salve, sono Matteo da Colleferro, sono appassionato di pesca al colpo e soprattutto di pesca all’inglese, ho visto in azione più volte garisti del raggruppamento centro sui vari campi gara con la match rod e ho notato che ognuno ferra in maniera differente: c’è chi alza la canna in maniera

progressiva con un movimento lungo e continuo e chi invece ferra in modo secco e deciso, chi alzando la canna verticalmente e chi lateralmente. Ma qual’è il modo corretto di ferrare all’inglese? C’è una logica nei diversi tipi di ferrata oppure è solo un fatto di preferenza personale?

gressivi dipende essenzialmente dalla specie di pesce che stiamo insidiando e dal suo modo di aggredire l’esca: ad esempio, se stiamo insidiando cavedani vedremo molto spesso affondare il waggler in modo velocissimo e in quel caso sarà opportuno ferrare nella prima maniera per cercare di allamarli prima che risputino l’esca, se invece

Risponde Giovanni Todesco ( giovanni.todesco@hotmail.it)

Caro Matteo, la ferrata con la canna all’inglese può essere anche un fatto di preferenze personali, però analizzando le varie situazioni di pesca può emergere qualche particolare tecnico che ci induce a ferrare in un modo anziché in un altro. Il fatto di ferrare secchi e decisi oppure morbidi e pro-

in pastura avremo prede dall’abboccata lenta e progressiva tipo la breme che magari solleva anche l’esca verso la superficie, andrà meglio una ferrata ampia e continua per essere sicuri di intercettare il pesce con il nostro amo. Per quanto riguarda il discorso della posizione della canna verticale od orizzontale, di solito si preferisce la pri-

ma per le distanze medio-corte e le elevate profondità di pesca e la seconda per distanze più importanti e con poco fondo. Ricorda comunque di sgrassare bene il filo e di affondarlo accuratamente sotto la superficie dell’acqua dopo aver lanciato, perché tali operazioni contribuiscono in modo fondamentale alla riuscita delle nostre ferrate.

TROTA LAGO

La giusta attrezzatura Ciao Emanuele, mi chiamo Luca e da circa un anno mi sono appassionato alla pesca della trota in lago, infatti ogni domenica mi reco nel laghetto sportivo “La Sorgente”, situato nella provincia di Frosinone. Prima di esporti il mio problema ti premetto che in questo lago vengono immesse trote che in media pesano dai 250 ai 450 gr e che in questo periodo sono particolarmente apatiche e stazionano prevalentemente a galla. La

lenza con la quale mi diverto a pescarle è costituita da un “Tris” da 8 gr, girella tripla, finale lungo 1,50 mt dello 0,18 mm e come amo utilizzo il n°12 della serie 20 Tubertini. Siccome su venti trote che “mi mangiano”, se ne slamano almeno la metà, cosa posso migliorare nell’attrezzatura per perdere meno pesci? Ti ringrazio anticipatamente per la risposta e con i tuoi consigli spero di riuscire a risolvere questo problema.

necessario per ingoiare l’esca, quindi, in questo modo sarà più difficile che il pesce si slami durante la fase di recupero; inoltre, l’amo da te utilizzato è eccessivamente piccolo e, sotto la trazione di trote di taglia, tende a flettere, questo aumenta il rischio di slamare il pesce. Per trote di quelle dimensioni ti consiglio vivamente di utilizzare o l’amo n°8 della serie 20 o il n°5 della serie 4, Tubertini. Seguendo questi consigli sono sicuro che il numero di pesci che lascerai in acqua si ridurrà drasticamente.

Risponde Emanuele Di Sanza (emanueledisanza@libero.it)

Ciao Luca, innanzitutto volevo dirti che anche ai garisti più esperti capita di perdere qualche pesce, perciò non ti scoraggiare, purtroppo questo inconveniente fa parte del “gioco”. Personalmente credo che il Tris da 8 gr non sia adatto per pescare le trote a galla in quanto possiede un’eccessiva affondabilità, infatti ti consiglio vivamente di utilizzare un Phantom da 8 gr perché, affondando più lentamente, ti dà l’opportunità di lasciare alla trota il tempo 18



Catturedal

Mondo

Le foto più curiose, le catture più emozionanti e i pesci più strani presi nei mari e nei fiumi di tutti i continenti.

Malesia super catture Da circa un annetto a questa parte è saltata alla ribalta una nuova interessante destinazione di pesca in mare, la Malesia. Nei mari di questo paese ed in particolare nella zona di Kuala Rompin si possono fare catture veramente notevoli. La zona è famosa per l'abbondante presenza di salfish sopratutto nel periodo luglio-ottobre dov'è facile incontrare una notevole quantità di pesci vela attratti in zona dall’eccellente presenza di pesce foraggio raggruppato intorno ai numerosi reef artificiali situati nella zona. Da maggio a luglio si registra, inoltre, un abbondante passo di lampughe.

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a cura di Roberto Ferrario

Altri pesci catturabili nell'arco della stagione sono cobia, spanish mackerel, trevally ed occasionalmente squali. Sebbene sia certa la presenza di marlin neri, la loro cattura è sporadica poiché, visto l'alto numero di sailfish presenti, gli equipaggi locali non praticano la pesca specifica al balck marlin. La tecnica di pesca più praticata è la pesca a “vista“ sui pesci vela in mangianza. Una volta trovati i rostrati intenti ad aggredire il pesce foraggio l'imbarcazione si avvicina alla mangianza e vengono calate in acqua le esche vive. Per questo tipo di pesca si possono usare sia le canne convenzionali da traina che le più comode e divertenti canne da spinning abbinate a mulinelli a tamburo fisso; è raro catturare più di una decina di pesci vela al giorno, inoltre si pratica con successo la pesca a mosca mentre, anche se non molto diffuso, è possibile pescare a jigging e a spinning coi poppers in cerca di lampughe, jacks, barracuda, cernie, sanpper. Carlo Vernocchi (info@apescaconnoi.it) organizza già da tempo viaggi di pesca in questa località e gentilmente ci ha fornito una serie di immagini di pesci catturati recentemente. I prezzi per una settimana di pesca sono veramente molto interessanti, chi volesse lo può contattare per chiedere qualsiasi informazione.

Dal Sud America Il bacino della foresta Amazzonica ospita una grande quantità di sistemi fluviali ed in essi si possono trovare migliaia di specie diverse di pesci. Le foto che ci sono giunte rappresentano delle interessantissime catture. La prima è anche il pesce simbolo della pesca sul Rio delle Amazzoni e dei suoi affluenti; è il Peacock. In questo caso si tratta di un blackstriped peacock, (Cichla intermedia) di 3,8 kg catturato sul fiume Villacoa in Venezuela. Invece, sul fiume Travessoa in Brasile, Russell Jensen ha catturato un raro tipo di pesce gatto, un jundia (Leiarius marmoratus) di 11,60 kg. Mentre era intento a pescare a spinning dei pirhana neri con un piccolo artificiale, questo bell’esemplare ha abboccato e gli ha dato non poco filo da torcere.

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Gilberto Fernandes ha avuto invece la fortuna di agganciare un mostruoso redtail catfish, (pirarara) (Phractocephalus hemioliopterus) che ha combattuto per più di 45 minuti prima di riuscire ad imbarcarlo. Al peso è risultato 32 kg. La cattura è stata fatta anch’essa in Brasile sul fiume Amazona e questo pesce rappresenterà un nuovo record mondiale per la specie in quanto Gilberto stava utilizzando un’attrezzatura molto leggera. Infatti la cattura è stata effettuata con una 8 lb.


MEGA-FISH Chi fosse interessato a pescare in questo lago può dare un’occhiata al sito: www.anglingthailand.com. Qui il mekong catfish è il pesce più rappresentativo, è presente in modo massiccio per lo più con esemplari dai 15 ai 30 kg, ma non è raro prendere, o meglio agganciare, pesci dai 40 agli 80 kg. In ambienti naturali si dice possa raggiungere i 400 kg, ma nulla è stato per ora provato; di sicuro esemplari fino a 290 kg sono stati catturati in Cambogia. E’ un combattente che non ha assolutamente rivali.

Più volte abbiamo ospitato in questa rubrica immagini di grossi Mekong Catfish, ma questo li batte tutti. E’ un colosso di ben 151 kg (332 lb) ed è stato catturato da Tim Webb nell'ormai famoso lago di Bung San Lan nei pressi della città di Bangkok in Thailandia. Da quando questo lago è stato aperto alla pesca circa 25 anni orsono, nessuno mai era riuscito a catturarlo. Per pesarlo e poterlo sollevare fuori dall’acqua ci sono volute 5 persone; purtroppo però non è stata chiesta l'omologazione come record mondiale in quanto il pesce più volte si è andato ad incastrare sotto i pontili e le guide si sono dovute calare in acqua per agguantarlo bene. Ad ogni modo il combattimento, durato più di un’ora, è andato a buon fine e dopo la pesatura il pesce è stato rilasciato. Dopo poche ore ne è stato catturato uno piccolino, di soli 81,3 kg.


Scienza

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Testo e foto subacquee di Armando Piccinini

Un mondo a 360°

I pesci, insieme agli uccelli, sono i soli essere viventi a vivere a 360 gradi, niente sopra, niente sotto e niente ai lati…

I

pesci vivono in un mondo circolare, a 360 gradi, non hanno confini o un sopra e un sotto o spigoli di cui preoccuparsi e possono muoversi in ogni direzione. Circolare è anche il modo con cui vedono, da sotto la superficie, il mondo esterno ed i suoi abitanti, possibili prede o potenziali pericoli, come i pescatori. Si tratta di una sorta di finestra che si può paragonare ad un oblò di un aereo o di una nave e che permette a tutti i pesci di vedere oltre il loro mondo acquatico. Comprendere come

funziona questo spazio visivo è di estrema importanza, in particolare nella pesca ai predatori e, quindi, nell’uso delle esche artificiali. Questa conoscenza è poi fondamentale nel caso di impiego di esche artificiali galleggianti o semi-affondanti. Per scendere ora nei particolari, questo spazio visivo è chiamato la finestra di Snell. Ha dimensioni circolari ed il suo diametro corrisponde all’incirca al doppio della profondità cui si trova la nostra preda. Se una trota si trova ad un metro di profondità, la sua finestra ver-

so il mondo esterno sarà di due metri. All’interno di questo cerchio la trota può osservare il mondo esterno, individuare un pescatore sulla riva o una mosca artificiale. La nostra esca sarà quindi osservata dal basso verso l’alto, contro uno sfondo che, a secondo delle circostanze, potrà essere il cielo azzurro, le nuvole o un albero che si affaccia sull’acqua. Al suo interno, i pesci hanno una visione perfettamente binoculare e ciò permette loro di stimare la distanza esatta tra la loro posizione e la possibile

preda. Ogni esca o altro oggetto che cade all’interno della finestra di Snell è immediatamente visibile ai pesci. Prima di lanciare un’esca è quindi importante valutare la posizione della nostra potenziale cattura e le dimensioni del suo cono visivo. A questo punto, però, la domanda che nasce è: cosa osservano i pesci, ad esempio un persico trota al di fuori del cerchio di Snell? Al di fuori di questa piccola porzione di corso d’acqua, a causa del fenomeno della rifrazione della luce, i pesci osservano il fondale, ri-

■ La finestra di Snell è lo spazio che permette di vedere ai pesci il mondo esterno. In queste fotografie si vedono chiaramente i suoi confini. Al di fuori di essa, i pesci non vedono ciò che si trova oltre la superficie.

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flesso come in uno specchio, sulla superficie dell’acqua. In questo caso la visione della nostra esca non è immediata. Il confine tra le due zone, dentro e fuori dalla finestra, è netto e ben definito: da un lato il mondo esterno, da un lato il fondale. In pratica è come se un pesce avesse al di sopra un enorme, infinito, specchio, lungo come il fiume o il lago in cui vive, ad eccezione di un piccolo cerchio esattamente al di sopra: la finestra di Snell. Per i pesci predatori questa particolare visione sott’acqua può essere un’arma veramente eccezionale per individuare le possibile prede. I pesci sono, infatti, individuati anche sulla superficie dell’acqua, riflessi. Se tra un luccio ed un carassio si trova un grosso masso, il predatore potrà scorgere la preda riflessa sulla superficie dell’acqua, anche se davanti a lui si trova un ostacolo. Una volta individua-

ta, il luccio avrà tutto il tempo di avvicinarsi, senza paura di essere notato. Al di fuori della finestra di Snell, i pesci osservano dunque il fondale riflesso o il blu profondo delle profondità di un lago. Come vedrà dunque un’esca che cade in questa area, che potremmo definire cieca. Anche questo è un aspetto molto importante da capire. La parte dell’esca che si trova al di sopra della superficie è di fatto invisibile ai pesci e solo la parte che scende oltre la pellicola superficiale diventa immediatamente visibile. Ad esempio l’imitazione di una rana, se viene lanciata al di fuori delle finestra di Snell, sarà visibile solamente per la sua parte sommersa. Il nostro persico trota vedrà quindi solamente le zampe uscire come per incanto dall’alto. Se invece cadesse all’interno della finestra, tutta la rana sarebbe visibile. Ecco quindi l’importanza

di valutare bene le dimensioni e la posizione della finestra visiva prima di lanciare la nostra esca. Ovviamente ci sono altri elementi che segnalano ad un pesce qualcosa al di fuori della sua area visiva e cioè le vibrazioni ed i rumori. Quello che vede è quindi una perturbazione della superficie dell’acqua, cui può essere associata una

potenziale preda. Una trota o un temolo si sposteranno quindi per mettere l’esca all’interno del cerchio di Snell, per osservarla meglio e poi decidere se abboccare o meno. Durante l’azione di pesca è quindi importante fermarsi a valutare, anche solo per un attimo, come sarà osservata la nostra esca e su quale sfondo sarà


Scienza

■ Al di fuori del cerchio di Snell solamente ciò che si trova al di sotto della superficie diventa chiaramente visibile. In questo caso si tratta di foglie, ma la pianta che si trova dietro è impossibile da vedere.

proiettata (cielo, fondale, alberi, ecc.). A volte alcuni momenti passati a riflettere, in silenzio, possono essere ricambiati da splendide catture. Ovviamente da rilasciare subito in acqua. Anche questo è importante. Il cerchio di Snell – Il nome deriva da quello di Willebrod Snellius, matematico olandese (1580 – 1626), famoso per gli studi riguardanti la rifrazione della luce nell’acqua. Dalle sue ricerche scaturì una legge fisica che descrive questo fenomeno che si chiama appunto la legge di Snell. Dal suo nome deriva quindi quello della “finestra di Snell” o finestra visiva all’interno e grazie alla quale i pesci hanno una visione diretta del mondo terrestre circostante. Da un certo punto di vista dobbiamo ringraziare questo studioso per i suoi studi.

LA FINESTRA VISIVA

In questo disegno si vede bene come calcolare le dimensioni della finestra visiva e quindi dove lanciare le nostre esche. Il suo diametro, infatti, è circa il doppio della profondità cui si trova la nostra preda. E’ importante ricordare sempre che tra dentro e fuori la finestra i pesci hanno una visione molto diversa degli oggetti presenti in acqua.



CarpfishingNews

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a cura di Alfonso Vastano

Notizie e consigli dal mondo del carpfishing, la tecnica di pesca più innovativa per la cattura delle grosse carpe e non solo.

Con la massima cura

Che nell’etica del carpfishing sia contemplato il massimo rispetto per la natura e per i pesci è ormai cosa nota, tuttavia, nonostante la stragrande maggioranza degli appassionati di questa stupenda disciplina si comportino in modo ineccepibile, è bene ricordare che affinché i nostri cari ciprinidi soffrano il meno possibile e non rischino di essere trattati in modo inadeguato è ne-

cessario adottare, dopo la cattura e prima del rilascio, tutta una serie di precauzioni per limitare i danni durante la manipolazione. A tale proposito è bene ricordare che, tutte le volte che è possibile, non è bene trattenere i pesci nel sacco, bensì, dopo la consueta foto di rito, è preferibile rilasciare la nostra preda immediatamente e con la massima cura. Spesso, però, capita di

di slamatura che quelle relative alle foto e al rilascio, è assolutamente indispensabile impiegare l’apposito materassino: attenzione, però, esso deve essere di dimensioni adeguate e, cosa assai importante, spesso, soffice e possibilmente munito di sponde, in modo da evitare che il pesce possa ruzzolare fuori dal materessino sulla nuda terra. In commercio ne esistono di svariate specie, forme e dimensioni: ottimi i modelli cosiddetti a “barca” che ofrono grandi garanzie durante tutte le operazioni che precedono il rilascio.

effettuare le nostre catture durante la notte o nel corso di una competizione, quindi diventa necessario trattenerle in vivo. Ebbene, in questo caso dobbiamo utilizzare gli appositi sacconi, molto ampi e di tessuto appropriato, ma rispettando assolutamente la regola che vuole un solo pesce per nassa. Detto questo, in ogni caso, quando effettuiamo tutte le operazioni, sia

Novità

Medusa Rods - Maver. Tre canne in una. Questa speciale innovazione studiata dal campione Inglese Don Richie permette di innestare su un unico pedone tre cime con casting diversi: 2,75 lb - 3,00 lb - 3,50 lb

Caratteristiche Lunghezza 12 ft - Anelli in sic altissima qualità - Porta mulinello a vite da 18 mm adatto per Big pit reel - Finitura in vernice opaca - Line clip filo in carbonio - Marcature per allineamento appoggia canne - Stile d’altissima classe - Impugnatura sottile in eva grip - Anello ferma mulinello in metallo antracite - Tappo di fondo con logo Maver Carp inciso - Disponibile anche in versione 13 ft con 2 cime intercambiabili da 3,00 lb – 3,50 lb

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Novità

Prodotti Sufix – Shimano La nota casa giapponese si arricchisce con un altro marchio prestigioso, la Sufix. Azienda leader nella realizzazione dei fili dedicati alla pesca sportiva, la Sufix produce una vastissima gamma di prodotti specificamente studiati per le

singole tecniche. In particolare, per quanto riguarda il carpfishing, in questa occasione vogliamo presentare alcuni dei molteplici “Braid Hook Link” soft e strong, ma tutti di grandissima qualità e dotati di caratteristiche tecniche ecce-

zionali, specialmente per quanto riguarda la tenuta e la resistenza contro l’abrasione. Di particolare interesse, poi, un resistentissimo Dyneema e un particolare Lead Core, particolarmente indicato in tutte quelle situazioni dove il fon-

dale impervio impone l’impiego di terminali adeguati. Caratterizzato da un diametro sostanzialmente sottile, di facile impiego, molto resistente, l’Heavy Core Camo della Sufix viene commercializzato in pratiche rocchelle da 10 mt.


Bassfishing ELITE INTERNATIONAL

World *

a cura di Francesco Guazzi francesco.guazzi@gmail.it

BOLSENA - 4/5/6 GIUGNO

Memorial Francesco Sgrò Diventata ormai una delle competizioni europee di maggior prestigio, l’Elite International quest’anno cambia formula, invece di due gare di due giorni in diverse località, una gara unica di tre giorni in uno dei laghi più belli e pescosi d’Italia, Bolsena. Come gli anni scorsi, questa competizione ha attirato l’attenzione di diversi protagonisti del Bass Fishing europeo e non solo, parteciperanno infatti equipaggi provenienti dalla Spa-

gna, Francia e Svizzera; sembra anche confermata l’eccezionale presenza di Norio Tanabe, uno dei primi Pro Giapponesi ad affrontare le gare USA fin dal 1990. Il suo Palmarès USA vanta 53 presenze con un 1° posto nel Kentucky Invitational 1993, un 4° posto Nell'alabama Top 150 Pro nel 1998 e con lo stesso risultato nel 2000, un 6° posto nel Bass Master Classic 2000. Sono state in tutto sei le volte che si è piazzato entro i primi Top 10; 11 i piazzamenti entro i primi Top 20 e 18 i piazzamenti entro i primi Top 50.

L’ESCA DEL MESE

Ecogear Blade Spin Idea innovativa e molto catturante, i “Blade Spin” della Giapponese Ecogear sono delle palette del tipo Willow, a foglia di salice, e Colorado, a goccia larga, contenute in un dispositivo elicolidale di aggancio. Sono nate per essere inserite in vermi di gomma di vario tipo in modo che nella loro discesa sul fondo, o durante il loro richiamo, aumentino il loro potere adescante. Sono disponibili nelle due forme di paletta e nei colori Gold o Silver. 28


Campionato Italiano da Belly-Boat Questa prova del 14 giugno del campionato italiano al bass da “belly-boat” (ciambellone) è l’ultima chance per trovare un posto in finale nella bellissima compagine del lago di Nemi, finale organizzata a cura dell’I.B.B.F., il noto ed unico club italiano di soli “ciambellonisti”. La precedente gara di qualifica di aprile, svoltasi in diverse sedi italiane, è stata caratterizzata complessivamente da una situazione ancora eccessivamente fredda e per certi versi molto sottotono, specie per la location del Lago di S.Barbara (S.Cipriano, Toscana), che ha determinato una vera debacle con sole due piccole catture su ben 37 natanti in acqua. Giugno è auspicabile che porterà una seconda prova molto più in tema del previsto, non fosse alPROVA DEL 14 GIUGNO tro per le temperature più consone.

Campionato Italiano da Natante Questo è l’ultimo atto del campionato FIPSAS dal quale uscirà il Campione Italiano 2009. Sono pronte al via 36 imbarcazioni provenienti dal campionato Italiano 2008 e dai vari campionati regionali. La competizione si disputerà in un inedito e spettacolare campo gara, il Tevere alle porte di Roma. La scelta di questa location darà per la prima volta la possibilità agli appassionati pescatori della capitale di vedere in azione alle porte di casa i migliori equipaggi del Bass Fishing Italiano. FIUME TEVERE - 25/26/27 GIUGNO


Esche&pasture 1

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L’incollaggio delle esche Fra i vari aspetti riguardanti la pasturazione una buona pratica di incollaggio delle esche deve necessariamente far parte del bagaglio tecnico del pescatore.

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ino a poco tempo fa, nella pesca alla passata, si vedevano i pescatori armati di fionda disporsi sul fiume in lunghe file per riuscire a sfruttare al meglio la lunga scia di larve che ruzzolavano verso valle. Il mondo agonistico della pesca al colpo, obbligato a richiamare il pesce in un limitato tratto di fiume, da tempo si era preoccupato di ricercare una soluzione che trattenesse il richiamo all’interno dello specchio d’acqua assegnato. Si incominciò veicolando le larve nei pressi del fondo con l’ausilio di calze di rete metallica appesantite con dei sassi o con l’aiuto di anforette di argilla che si disfacevano appena giunte sul letto del fiume. Un’altro problema da affrontare era quello di riuscire a veicolare le larve a una distanza maggiore sulla linea di passata della bolognese. Si ricercò nel miele il potere collante necessario a raggruppare i bigattini in piccoli agglomerati lanciati poi a distanza. La strada era tracciata e quest’idea, di incollare fra loro le larve con l’ausilio di sostanze appiccicose, trovò con l’avvento della destrina di mais prima e della gomma arabica poi, il punto di svolta. I prodotti in commercio oggi, ricalcano le proprietà originarie di queste due sostanze o ne risultano ancora 30

composti. Questi due prodotti hanno caratteristiche simili ma non identiche. La destrina infatti, viene tutt’oggi usata per incollaggi tenaci e duraturi in presenza di grandi fondali e forti correnti. Colla “invernale”, per eccellenza, tende a rilasciare le larve molto lentamente. La gomma arabica, invece, viene usata per incollaggi più leggeri, tende ad essiccarsi molto velocemente ed ha bisogno di una maggiore cura per restare efficace. Mentre la palla di bigattini incollati con la destrina, durante la discesa verso il fondo rimane pressoché intatta, quella fatta con la gomma arabica comincia a perdere larve già al primo contatto con l’acqua. L’osservazione di questo processo di sfaldamento ha indotto gli agonisti a sfruttare, a proprio vantaggio, questo apparente difetto di incollaggio. La gomma arabica, infatti, viene oggi usata quando c’è da pescare a mezz’acqua e per tutte le pesche a distanza non raggiungibili con i bigattini sfusi. Viene usata una quantità minima di colla necessaria ad agglomerare le larve il tanto che basta a formare una pallina che tenderà a sfaldarsi dopo un metro di discesa permettendo ai bigattini di cadere come se fossero stati lanciati sfusi.

L’incollaggio dei bigattini Il presupposto perché questo avvenga in maniera perfetta è che le larve siano pulite e vitali. Per la pulitura un’energica vagliatura risulta più che sufficiente. Per quanto riguarda la vitalità sarà necessario non arrivare sul fiume con le larve appena prelevate dal frigo. Il loro metabolismo rallentato dalla necessità di conservazione potrà essere ri-accellerato togliendoli dal frigo la sera prima della nostra uscita sul fiume. Disporremo di due capienti secchi di plastica, di un vaporizzatore, del collante necessario e di un paio di guanti in lattice monouso. ■ 1. Getteremo le larve in uno dei secchi e con il vaporizzatore irroreremo un po’ d’acqua sulle stesse inumidendole il tanto che basta a fargli trattenere la colla ricordandoci che l’operazione di bagnatura vera e propria avverrà in un secondo momento. ■ 2. Aggiungeremo la destrina, in ragione di due cucchiai da minestra per Kg di bigattini o la gomma arabica in ragione di tre cucchiai per Kg spolverandola al modo dello zucchero a velo e facendo in modo che la colla raggiunga anche gli strati sottostanti. Quando le larve si saranno imbiancate, tenendo il vaporizzatore a distan-

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a cura di Stefano Falciani 4

za, irroreremo altra acqua sul composto in modo uniforme. ■ 3. Con la mano guantata rivolteremo le esche non ancora raggiunte dal liquido e lasceremo riposare l’impasto facendo attenzione al momento esatto in cui i bigattini, trattenuti dalla forza del collante, cominceranno a rallentare i propri movimenti. Gli eventuali ritocchi con l’aggiunta di colla saranno sempre possibili e dipenderanno dalle condizioni climatiche in cui ci troveremo ad operare. Ad incollaggio ultimato una leggera pressione con la mano compatterà ulteriormente il tutto e potremo abbozzare la formazione di una pallina. Dopo i primi tentativi avremo sicuramente trovato il nostro personale mix di dosi ed operazioni necessarie ad avere l’incollaggio perfetto. Abituiamoci ad incollare i bigattini in uno strato non più spesso di 4/5 cm ed a ripararli dai raggi solari e dal vento.

L’aggiunta del brecciolino Quando i volumi e i metri d’acqua saranno decisamente più importanti o in presenza di pinnuti voraci abituati a cibarsi di tutto l’agglomerato di esche sarà necessario aggiungere ai bigattini dei materiali inerti. Questo strattagemma, permetterà alla nostra pasturazione di raggiungere velocemente il fondo e renderà impossibile la razzia delle palline appena lanciate. I materiali da aggiungere all’incollaggio dei bigattini sono essenzialmente due: la quarzite, sia neutra che colora-


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ta e il brecciolino. Per ottenere un incollaggio perfetto questi materiali dovranno essere preventivamente lavati e riposti in un sacchetto con il fondo formato da una retina. Tale operazione consentirà ai sassolini di depurarsi dall’eventuale sabbia e polvere presente. Non di rado saremo costretti ad aggiungere quantità importanti di collante che andrà proporzionata alla quantità di quarzite o brecciolino che vorremo aggiungere. Il metodo d’incollaggio risulterà differente dal precedente e non sarà nem-

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meno necessario che lo strato delle esche sia basso come nell’operazione prima descritta. Dovremo ripetere le operazioni descritte nel paragrafo precedente e già dalla prima fase aggiungeremo una dose più cospicua di colla facendo sempre in modo che il prodotto raggiunga anche gli strati sottostanti. ■ 4. A operazione terminata le larve cominceranno a rallentare i propri movimenti e sarà giunto il momento di aggiungere i materiali inerti. Getteremo nel composto la quarzite o

il brecciolino e sempre con le mani umide lo mescoleremo energicamente avendo cura che i sassolini non si depositino sul fondo della bacinella. ■ 5. Ora aggiungeremo il quantitativo di colla necessario all’incollaggio definitivo. ■ 6. Dopo la prima “spolverata” rigireremo i bigattini e ripeteremo l’operazione appena descritta fino a quando il tutto avrà assunto una consistenza omogenea. ■ 7. Dopo aver atteso un paio di minuti prenderemo un altro secchio di egual misura e lo appog-

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geremo sopra al nostro impasto avendo cura di riempire quest’ultimo recipiente con del materiale sufficientemente pesante. Questa operazione serve ad eliminare l’aria presente nell’impasto e a renderlo compatto. ■ 8. Potremo ora abbozzare la formazione di una pallina che dovrà apparirci tanto tenace quanto elastica. Nel tempo necessario a mettere a punto l’attrezzatura dovremo riporre sopra al nostro composto il solito secchio con il peso che servirà a mantenere intatta la qualità del nostro lavoro.




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ROUBAISIENNE

di Stefano Falciani

Maranello Supermatch 9 -01

MILO

robustezza e la L‘ elevata spiccata affidabilità di questa canna non devono farci pensare ad un prodotto nato esclusivamente per il carpodromo, ma ad un attrezzo molto più versatile e quindi utilizzabile in più situazioni. Canna al vertice della serie Maranello Supermatch 9 - 01 si posiziona sul mercato in quella fascia media tanto richiesta anche dal pescatore

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La vasta gamma di roubaisienne della casa milanese si arricchisce di un attrezzo veramente interessante e che farà molto parlare di sé in futuro.

non agonista. Costruita in carbonio super alto modulo e dotata di tutte le esclusive innovazioni di casa Milo, la 9-01 sorprende per la sua rigidità e bilanciatura, doti queste che anche l’agonista più esigente potrà apprezzare. La canna rappresenta l’ideale unione tra due diverse tipologie di attrezzi ed è perfetta per tutti i campi gara con massiccia presenza di pesci grossi e combattivi.

Caratteristiche Lunga all’origine 13,07 mt, è composta da 9 sezioni. Il calcio, elegantemente serigrafato, ha un diametro di 46,50 mm per un ingombro di 175 cm e la vetta è stata costruita per ospitare elastici fino a 1,8 mm di diametro e, tagliando i 7 cm in eccesso, si potrà usufruire di un foro di uscita più largo sempre utile a far scor-

rere l’elastico a dovere. Per arrivare alla misura massima della canna, sopra al calcio dovrà essere inserito il mini allungo in dotazione che porterà così la roubaisienne alla misura effettiva di 13,07 mt. Il calcio potrà essere anche inserito direttamente nel terzo pezzo portando la lunghezza a 12,48 mt, mentre, innestando sul terzo segmento solo il miniallungo, si porterà la canna agli


Prova in pesca L’impressione in pesca è stata ottima, sia come bilanciatura che come rigidità; qualità queste che si esaltano in presenza di vento. La flessione della cima è stata misurata con il calcio livellato orizzontalmente e con un fulcro a 70 cm dalla parte iniziale e la misurazione ha evidenziato una differenza di soli 24,5 cm a conferma dell’estrema rigidità di questa roubaisienne. Con il solito fulcro a 70 cm è stata anche testata la bilanciatura e i valori riferiti allo sforzo di sollevamento sono molto bassi per un attrezzo quasi da carpe. Per la prova “in pesca” siamo andati a testare la Maranello Supermatch 9-01 in carpodromo imbattendoci in pesci di media e grossa taglia. Sulla ferrata la canna è molto reattiva e ben stabile e permette al pescatore di restare sempre a contatto con il pesce. La rigidità di tutto l’insieme, se da un lato garantisce ferrate dirette e immediate, dall’altro permette di “giocherellare” con il galleggiante in modo egregio. Montata con un elastico adeguato, ci si diverte davvero. Pescando a mais, dove solitamente si ferra alzando semplicemente la canna, abbiamo esaltato le sue principali caratteristiche e la prima fuga dei pesci allamati è stata evidenziata dalla sola curvatura degli ultimi due pezzi.

Scheda tecnica Modello: Azienda: Materiale: Lunghezza:

Maranello Supermatch 9-01 Milo Carbonio Super Alto Modulo 13,07 mt

La dotazione della canna prevede 3 Kit di 5 pezzi +1 Cupping Kit + 1 Mini allungo + Tubi per canne e kit + Fodero. Prezzo indicativo 1.750,00 euro

vetto ed il logo “Carp Resistance”, una sorta di “certificato”, garantisce alla canna l’idoneità per le prove più ardue.

Caratteristiche 11,42 mt. Il “Super Light Power Kit”, richiedibile come optional da inserire al posto del Kit originale di 3 pezzi, permette di rendere l’attrezzo ancora più rigido e fermo di punta dando la possibilità di montarvi ammortizzatori di diametri maggiori rimanendo comunque a 13 mt.

Particolari di rilievo Quando sfilando i pezzi abbiamo mandato indietro la canna, l’esclusivo trattamento “Spiral Sliding System” ne ha esaltato la manovrabilità e la scorrevolezza anche con le mani umide. Gli innesti sono molto curati e sono rinforzati e protetti dai brevetti “H.R.J.” (HiReinforced Joint) e “E.C.B.” (Eva Cone But). Il bre-

Ingombro chiusa: 1750 mm Lunghezza reale: 13,07 mt Diam. Max.: 46,50 mm Diam.esterno/vuoto a 13 mt: Ext. 2,71 mm - Int. 2,01 mm Peso: 895 gr Flessione con fulcro a 70 cm dall’estremità inf. 24,50 cm

Milo S.r.l. Via Bonfadini 93 - 20138 - Milano Tel. 02 58013323/02 58013332 02 5063968 Fax 02 58013344 info@milo.it www.milo.it

Frigerio Bruno - Via Garibaldi, 128 - Cesamo Maderno (Mi) tel. 0362/509362 frigeriopesca@tiscali.it Pianeta pesca - Viale Amendola 420 41100 Modena tel 059/545150 info@pianetapesca.it Overfish - Via Noè Lucidi 35 Teramo tel. 0861/240268 info@overfish.com

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MULINELLI

di Alfonso Vastano

Asahi FCX 3000 – TRABUCCO

Sicuramente di gran pregio, la nuova serie di mulinelli Asahi FCX commercializzata da Trabucco si distingue per la grande affidabilità che questo prodotto garantisce nelle varie tecniche di pesca, anche in situazioni di estrema difficoltà.

I

n questi ultimi anni, il settore dei mulinelli ha fatto registrare un’evoluzione sorprendente ed oggi il mercato mette a disposizione degli appassionati tutta una serie di prodotti di altissima qualità, dotati di caratteristiche tecniche impensabili solo pochi anni fa. In questa logica, la Trabucco, un’azienda sempre molto attenta alle esigenze dei pescasportivi nelle varie tecniche, ha ampliato la sua vasta gamma di mulinelli con un nuovo prodotto, la se36

rie Asahi FCX. Molto affidabile, estremamente curato ed accattivante nel look, questa nuova gamma di mulinelli, nelle taglie più grandi 5000 e 6000 bene si presta in tutte quelle discipline impegnative dove occorre un attrezzo particolarmente potente e robusto come lo spinning pesante, il feder long range o il beach legering. Disponibile in sei modelli, la serie Asahi FCX si distingue sul mercato per l’eccezionale rapporto qualità prezzo. In questa occasione

abbiamo preso in esame il modello 3000, un attre3zzo particolarmente adatto per lo spinning alla trota ed al bass.

Corpo e meccanica Compatto e robusto il corpo in graphite presenta vari fori di alleggerimento posti sulla staffa e sul supporto dell’archetto, gli stessi che si possono trovare sulla bobina di base, un accorgimento che alleggerisce l’attrezzo rendendolo più fluido nel recupero. La meccanica, di grande precisione, si avvale di 9 cuscinetti del tipo Long Life più un Roller Baring per il sistema di antiritorno infinito. Grazie alla tecnologia Super Balance System il rotore risulta particolarmente bilanciato, riducendo al minimo le vibrazioni durante il recupero. Il rullino scorrifilo dotato di si-


Scheda tecnica Modello

Peso

FD1000 FD2000 FD3000 FD4000 FD5000 FD6000

230 gr 260 gr 310 gr 340 gr 460 gr 500 gr

Rapporto di recupero 5.5:1-1x71 cm 5.5:1-1x76 cm 5.2:1-1x75 cm 5.2:1-1x82 cm 5.2:1-1x89 cm 5.2:1-1x94 cm

Capacità

Cuscinetti

00,18-215 mt 00,18-240 mt 00,25-245 mt 00,30-195 mt 00,35-275 mt 00,40-195 mt

9+1 R.B. 9+1 R.B. 9+1 R.B. 9+1 R.B. 9+1 R.B. 9+1 R.B.

Prezzo indicativo modello FCX 3000: 49,90 euro.

Prova in pesca Provato in diverse situazioni e nello specifico pescando a spinning, il nuovo Asahi FCX 3000 ha superato brillantemente le prove più dure. Di particolare interesse la quasi assoluta mancanza di vibrazioni durante il recupero e, vero punto di forza del mulinello, la manovella: ampia e molto affidabile ha consentito recuperi efficaci anche in situazioni molto difficili.

stema antitorsione, permette una perfetta gestione del filo nel tempo riducendo i danni legati all’usura dovuta al recupero, un particolare molto importante in una tecnica come lo spinning dove i ripetuti lanci mettono a dura prova il filo. Infine, la frizione multidischi sovradimensionati garantisce recuperi efficaci e sicuri per qualsiasi tipo di preda, anche in situazioni estreme.

Bobine La bobina è in alluminio forgiato a freddo e presenta degli accorgimenti molto interessanti, evidenziati da un bel color bordeaux, come la

smussatura del bordo in basso che evita al filo di entrare sotto la bobina e finire tra gli ingranaggi. La bobina di scorta è in graphite.

Manovella La manovella, anch’essa in alluminio, è dotata di pomello ergonomico in gomma antiscivolo Soft Tush con sgancio rapido, una caratteristica che consente di ripiegare la stessa velocemente e in modo sicuro.

Trabucco S.r.l. Via Atene 7 - Zona CEPIM Interporto 43010 - Bianconere di Fontevivo Parma Tel. 0521 618000 - Fax. 0521 617032 www.trabucco.it info@trabucco.it

Negozi Bricchi Pesca: Via Cavalier Colli, 6 – Mortara (Pv) tel. 0384/99124 bricchipesca@libero.it Dama sport: Via Bartocci,3 Terni tel. 0744/817269 damasport.fogliani@fastwebnet.it L'Arte della pesca: Via Vittorio Emanuele, 481 – Canicattì (Ag) tel.3285504031

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ACCESSORI

Paniere Dràkulis

TUBERTINI

di Stefano Falciani

oggetti in dotazione, posizionata nella parte inferiore del paniere, ha la caratteristica di essere modulabile con altre uguali dando la possibilità di crearne una unica della grandezza desiderata. Completano il Dràkulis due livelle posizionate ai lati della struttura che assicurano l’esatto posizionamento anche in presenza di riva ripida e sconnessa.

Tubertini S.r.l. Via Muzza Spadetta, 28 - 40053 Bazzano - Bologna Tel. 051 83233/20 - 051 833156 Fax 051 832138 www.tubertni.it info@tubertni.it

in analisi il P rendiamo paniere Dràkulis della Tubertini, un accessorio di ottima fattura realizzato con materiali di primissima qualità. La struttura a “culla”, costruita in fusione con alluminio Galsi-5 e verniciata a polvere con trattamento antiurto, lo rende inattaccabile dagli agenti atmosferici, praticamente indistruttibile e di facile pulizia. Studiato e progettato con la consulenza dei componenti della Lenza Emiliana Tubertini, ha la capsula del corpo disegnata con linee essenziali e pulite e contiene una cassettiera estraibile molto ampia utile per riporre le lenze e la minuteria. 38

Caratteristiche La pedana di forma molto particolare, che lo rende unico sul mercato, è in poliammide alta resistenza con base di appoggio antiscivolo e, una volta fatta scorrere all’indietro, scompare sotto il vano inferiore. Nella parte posteriore della struttura è stato creato un vano richiudibile con funzione di porta oggetti. La struttura superiore con cassetti in legno estraibili frontalmente dispone di un altro capiente vano porta accessori situato proprio sotto la seduta. Questa è

anatomica con spacco centrale e supporto posteriore per la canna molto utile ad eliminare i problemi di sovraccarico a livello di colonna vertebrale. Le quattro zampe del modulo, con diametro di 25 mm, sono fisse ed hanno un sistema di bloccaggio con una superficie di chiusura di 40 mm. Le zampe della pedana sono telescopiche con tenaci morsetti LBC. Su richiesta è possibile sostituire le zampe fisse con quelle telescopiche. Il Dràkulis è compatibile sia con moduli e accessori Tubertini che con quelli Preston Innovation. La pedana porta


Prova in pesca Per testarlo siamo andati a pescare in Arno e più precisamente in provincia di Pisa sul campo gara di Fornacette. La spiaggetta dove abbiamo deciso di sistemarci ha facilitato il compito di posizionamento del paniere che si è subito dimostrato stabile e confortevole. I vari optional ci hanno consentito di allestire una postazione completa e razionale con le pedane per gli oggetti, le appendici ed i piatti per le esche sempre a portata di mano. Dopo la pescata ai “gattoni” pisani che si è rivelata impegnativa e molto movimentata e che ha messo a dura prova tutta la struttura, abbiamo controllato i sistemi di bloccaggio delle quattro zampe che sono risultati sempre serrati a dovere senza alcun tipo di gioco. Le grandi manopole di regolazione sono molto pratiche e funzionali. Le linee essenziali del paniere hanno facilitato la pulizia e la rimozione dello sporco. Il peso si aggira sui 12 Kg compreso il piatto porta esche che completa la dotazione e che per il trasporto trova alloggiamento sotto la pedana. E’ davvero un bell’oggetto che arricchisce la già completa gamma di prodotti per l’agonismo che l’azienda bolognese crea e distribuisce con successo.

Negozi

Scheda tecnica

Eden sport: Via della Cisa, 277 – 42041 Sorbolo Lev. Di Brescello (Re) tel. 0522/680568 fisherman@alice.it Verde Azzurro snc: Via Regina Elena, 93 – 62012 Civitanova Marche (Mc) tel. 0733/816184 verde.azzurro@alice.it Pesca In: Via S.M. Capua Vetere – 81043 Capua (Ce) tel. 0823/963371 u.ditella@virgilio.it

Modello: Paniere Drakulis. Azienda: Tubertini. Cassetti: in legno. Zampe modulo: fisse 25 mm. Bloccaggio: 40 mm. Zampe pedana: regolabili con morsetti LBC. Pedana portaoggetti: in dotazione. Piatto porta esche: in dotazione. Livelle: 2. Peso: circa 12 kg. Prezzo indicativo con un modulo a 4 cassetti frontali e un modulo portalenze 900,00 euro.

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LEDGERING IN CAVA I laghi di pesca sportiva rappresentano indubbiamente un autentico fenomeno di questi ultimi anni e sono la meta preferita di un numero sempre più crescente di appassionati del settore. Tra le diverse tecniche possibili impariamo a conoscere meglio il “ledgering” attraverso un’ampia panoramica su tutto ciò che bisogna sapere per affrontarlo. Testo di Fernando Carnevale Foto di Francesco Di Veronica

I MATERIALI che servono

D

agli anni ’90 in poi i piccoli laghi, le cave o i reservoir hanno conosciuto nel tempo un crescendo di appassionati che si sono avvicinati a queste particolari acque con diversi approcci tecnici, seppure con obiettivi di pesca similari, primo fra tutti l’intramontabile trota iridea e, in rapida successione, la carpa. Molti potrebbero essere i perché della diffusione di queste strutture “indoor” o anche di aree più specialistiche come i carpodromi; su tutti senz’altro la possibilità di gettare l’esca tra vari strati di pesce, spesso naturalmente disposti l’uno sull’altro, o la notevole quantità di prede immes-

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se, caratteristica di molti impianti maggiori, e altresì la relativa facilità con cui si riesce a fare un bel bottino, una motivazione più che valida per passarvi una domenica, specie d’inverno, stagione in cui i fiumi, a causa delle frequenti piogge, sono spesso in piena e non fruibili per lunghi periodi. La comodità è il secondo fattore. Si può arrivare fin sulla riva del lago senza percorrere strade accidentate, essere sicuri di trovare posto, avere l’auto parcheggiata alle proprie spalle, poter usufruire dei servizi, del bar, talvolta di un ristorante e non ultimo di un negozio ben fornito di esche e pasture. Tutto ciò abbinato ad


Fisheries & Co

un costo non troppo elevato. Queste due caratteristiche hanno fatto dei laghi sportivi uno strumento per aumentare il numero di pescatori presenti sul nostro territorio offrendo loro buone capacità di apprendimento, non ultima tramite la frequentazione degli agonisti che il sabato e la domenica si cimentano in gare e piccole competizioni organizzate dal gestore. Nel tempo si è formata una categoria di pescatori al colpo “specializzati” nella pesca in queste strutture, soprattutto nei carpodromi dove hanno potuto sviluppare approcci completamente dedicati.

Coi nomi di “commercials”, “fisheries”, “resevoirs” gli inglesi indicano genericamente tutte le tipologie di acque ferme a gestione privata che offrono in cambio di un prezzo d’ingresso la possibilità di pescare, un po’ il nostro equivalente, ma dal suono meno bello, di laghi di pesca sportiva o laghetti. A differenza dei nostri, molti laghi inglesi sono strutture ricettive in ogni senso, dotate di cottage, lodges, campeggi, posti per caravan, campi da tennis, ristorante, giochi per bambini, parchi, posti dove portare la famiglia anche per più giorni. La sensazione che si ha in molti di essi è di trovarsi sulle rive di un lago anche se artificiale, con cespugli ed alberi sulle sponde, erbe acquatiche, ninfee, isolette,

anatre e cigni, quando non assumono la forma di un canale. Anche quelli “costruiti” vengono progettati per dare una sensazione di naturalità. Le “fisheries” anche da noi stanno sviluppandosi in questo senso, sia quelle orientate verso Carpfishing e tattiche specialistiche sia i carpodromi, prendendo esempio dalla più antica tradizione d’oltremanica, di cui ancora non abbiamo recepito appieno le regole, specie quelle relative al rispetto dell’ambiente e del pescato. La scelta dello spot è il primo dilemma. Non tutti i laghi sono uguali ed in ognuno di essi esistono posti dalle caratteristiche diverse, alcuni migliori d’estate, altri d’inverno. Solo un’assidua frequentazione potrà darci risposte definitive, ma già alla prima sessione possiamo dare una svolta seguendo tre semplici regole. Chiedere ad esempio ai frequentatori abituali e al gestore dell’impianto la conoscenza delle diverse profondità, le caratteristiche del fondo, le abitudini alimentari delle varie specie, le zone di alimentazione, le esche e le pasture che pagano in quel momento. Osservare senza dubbio canneti, zone prive di postazioni, alberi in acqua, zone d’ombra, isolette che sono normalmente i luoghi preferiti dai pesci. Tuttavia, alcuni laghi ci facilitano la scelta essendo provvisti all’ingresso di una mappa descrittiva con indicata la geografia dello specchio d’acqua e delle postazioni. Plumbing! L’errore più grande che si può fare è arrivare, posizionarsi, caricare il feeder e lanciare. Spendere invece i primi dieci minuti a misurare il fondo ci evita di consumare le restanti ore senza vedere una tocca; una depressione del fondale, uno scalino, banchi d’erba, fonti d’acqua, sono luoghi dove il pesce si sente più sicuro. La misurazione del fondo può essere effettuata con un nor41


I materiali che servono ■ Fasi emozionanti, il quivertip che si piega, il combattimento e il pesce a guadino, il giusto premio di una pescata ben impostata.

male profondimetro o, più classicamente, lanciando un piombo a varie distanze e direzioni contando il tempo con cui tocca terra. Carpe e laghetti formano un binomio inscindibile che nel

tempo ha coniato un neologismo nell’ambito della pesca sportiva, il carpodromo. Carpe a specchio, cuoio, regine ed amur sono attive anche d’inverno, sono forti, crescono molto e offrono facilità di

cattura anche ai meno esperti. Oltre ai laghi “specializzati”, esistono sempre di più strutture che ospitano altre specie, quali carassi, tinche, scardole, gardon, breme, quest’ultime, gregarie ed avi-

■ Una bellissima Koi gialla caduta su un innesco di mezza boilies pop up da 10 mm e una liqua pellet. Spesso, gli inneschi misti possono risolvere la giornata.

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de divoratrici di pastura, sono un ottimo pesce da feeder. Alcuni laghi hanno inserito anche specie esotiche quali i pesci gatto americani o africani e delle coloratissime carpe koi. Due sono gli approcci. Il primo di tipo specialistico rivolto alla cattura degli esemplari di taglia, carpe, breme, tinche, per lo più in laghi di buona dimensione e cave con acque chiare e ricche di nutrienti usando più di una canna e gli avvisatori acustici. Gli approcci specialistici alle varie specie sono una novità in Italia e prerogativa di pochi pionieri, sia che si tratti del Barbel Fishing, Tench Fishing o Bream Fishing, mentre in rapida diffusione sin dagli esordi nei primi anni ’90 c’è stato l’approccio specialistico volto alla ricerca delle carpe di taglia, ovvero il Carp Fishing, talmente innovativo e peculiare da essere considerato una tecnica a sé. L’altro è di tipo “match”, cioè rivolto non specificamente alla cattura di taglia, ma alla cattura di un maggior numero di esemplari e specie diverse, cosa che, a differenza di quanto


COSA NON SI DEVE FARE

potrebbe tradire la parola “match”, è obiettivo di chiunque si rechi sulla riva di uno di questi laghi. Questo è il luogo delle classiche “feeder rod” e di “quivertip” sensibili per rilevare le tocche di carpotte, breme, tinche, carassi, gardon, scardole. Se in un approccio specialistico prevale specie e taglia, qui a prevalere è la quantità e la rapidità.

L’attrezzatura La canna va scelta in base a tre requisiti, distanza di lancio, grammi da lanciare e taglia dei pesci. Cave e carpodromi non sfuggono a questa regola. Possiamo quindi sce-

gliere “bomb rods” o “light feeder rods”, lunghe dai 9’ (2,74 mt) agli 11’-11’6’’ (3,35-3,53 mt) per pescare a corta-media distanza pesce bianco o carpotte con finali sottili, “medium feeder rod” di 12’-12’6’’ (3,65-3,84 mt) per la media distanza a feeder o “method” piatti, lunghe “heavy feeder rod” da 13’ (3,96 mt) per pescare lontano a feeder o method o in presenza di pesce di taglia. Esistono poi, oggi ogni casa ne produce, attrezzi dedicati proprio alla pesca in cava o carpodromo dalla dicitura “carp” o “carp feeder” o “commercial”. Qualora non dovessimo aver bisogno di quiver sensibili

Senz’altro slamare il pesce a terra! Per la slamatura mettere il guadino tra le gambe, slamare il pesce all’interno e rimetterlo in acqua direttamente dal guadino e, per i pesci più grossi, usare sempre un apposito materassino da slamatura, evitando in ogni modo il contatto con il terreno. Usare guadini con maglia in nylon annodato! Questa tipologia di guadini ha un filo sottile che si rivela, specie in quelli a maglia larga, un rasoio sotto il peso e col dimenarsi del pesce capace di ridurre a frange le pinne dei pesci!

o pescare a method feeder esemplari che superano la taglia media dei 5-6 kg possiamo preferire una più rotonda “specialist” o “barbel rod” da 11’-12’ (3,35-3,65 mt) dal test curve di 1,50 – 2,25 lbs (0,68-1,02 kg)

Esche Su qual’è l’utilizzo migliore di esche, si entra certamente in un lungo capitolo. Oggi sul mercato si possono trovare

un’infinità di esche, alcune molto innovative. La lista che segue ne indica le principali, quelle cui dare una “chance” e mai uscire di casa senza! ■ Bigattini - Bianco, rosso, giallo, innesco singolo alla francese o per la pancia, galleggiante, multiplo, multiplo colorato, su Maggot Clip o medusa, aromatizzato, morto, finto, caster o orsetto, a fionda, incollato, con il feeder o in un sacchettino di PVA, non c’è limite all’utilizzo che

Le Fisheries inglesi

■ Mais aromatizzato, bigattini colorati, microboilies, pellet, le esche sono la chiave del successo, portiamocene almeno 4 tipologie.

Di seguito alcune delle norme applicate nelle Fisheries inglesi: ■ Vietato l’uso di ami con ardiglione ■ Obbligatorio l’uso del guadino per ogni pesce ■ Vietato l’uso di nasse salvo in competizione ■ Obbligo di usare due nasse in competizione, una da carpa e una da pesce bianco ■ Obbligo di utilizzo del materassino di slamatura ■ Limitazione nell’uso di pastura e pellets ■ Vietato l’uso di carp sack ■ Vietato l’uso di bolt rigs ■ Vietato l’uso di trecciati ■ Vietato l’ingresso ai cani ■ Vietato portare radio

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si può fare dei bigattini. Se in estate sono facilmente aggredibili dalla minutaglia, in inverno possono risolvere la giornata, anche in termini di taglia.

Mais - Non solo in estate, duro o morbido, vero o finto, galleggiante, il mais è un’ottima esca anche in inverno, un grano singolo o doppio innescato sull’amo o

Glossario Barbel Fishing: tecnica che ha come obiettivo la selezione e cattura degli esemplari di taglia del barbo. ■ Tench Fishing: tecnica che ha come obiettivo la selezione e cattura degli esemplari di taglia di tinca. ■ Bream Fishing: tecnica che ha come obiettivo la selezione e cattura degli esemplari di taglia di breme. ■ Feeder Rod: canna da ledgering ad innesti di norma in 2 o 3 pezzi per la pesca con il pasturatore. ■ Bomb Rods: canna da ledgering per l’uso di piombi da 5 a 30 gr lunga 10’ piedi. ■ Light Feeder Rod: canna con potenza di lancio fino a 50-60 gr massimo e lunga da 9’ a 11’ piedi. ■ Medium Feeder Rod: canna con potenza di lancio fino a 80-90 gr e lunga da 12’ a 13’ piedi. ■ Heavy Feeder Rod: canna con potenza di lancio fino a 110-120 gr e lunga da 13’ a 14’ piedi. ■ Barbel rods: canna da ledgering in due pezzi creata appositamente per la pesca del barbo con vetta tubolare e spesso vetta portaquiver lunga 12’ piedi dal TC da 1,5 a 2,25 lb. ■ Quivertip: vettino colorato intercambiabile che segnala le abboccate vibrando. ■ Method Feeder: pasturatore dotato di telaio sul quale viene stretta la pastura e inglobato l’innesco. ■ Open end: pasturatore aperto ai lati. ■ Cage Feeder: pasturatore a gabbia. ■ Pellet Feeder: pasturatore per l’uso del pellet. ■ Boilie pellets: boilies a forma di pellet. ■ Maggot clip, Medusa: dispositivo a forma di moschettone da applicare sull’hair rig per l’innesco di vari tipi di larve. ■ PVA: acronimo di Poly-Vinil-Alcohol, materiale idrosolubile. ■ Barbless hook: ami senza ardiglione. ■ Piede: indicato con ( ’ ), è una misura di lunghezza inglese corrispondente a 30,48 cm. ■ Libbra: indicato con (lb), è la misura di peso inglese corrispondente a 453,59237 gr. ■

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mente si abituano tutte le altre specie presenti. Disponibili anche da 1 mm, possono essere usate con un cage feeder tra due tappi di pastura o in “pellet feeder”, compresse sul method, oppure lanciate a fionda su piombo secco, sono un’esca ad alto contenuto proteico e ricche di oli, danno il meglio quando l’acqua raggiunge una buona temperatura. su un mini hair rig può essere gradito. Più parsimoniosi nei mesi freddi, può pagare la scelta di una diversa colorazione e aroma. Oggi è possibile trovare mais con qualsiasi colorazione e aromatizzazione, dalle dolci alle salate e, nel caso nessuna trovi i nostri gusti, possiamo sempre farlo noi. Pellets - Probabilmente l’esca del futuro prossimo, oggi è possibile trovare sul mercato inglese una varietà pressoché infinita di pellet, dure, morbide, colorate, da innescare direttamente sull’amo con un anellino, o su rig, il gusto di pesce fa delle pellet un alimento facilmente riconoscibile dalle carpe al quale rapida-

Boilies - Per eccellenza è l’esca rivolta alla cattura di pesci di taglia; pop up o non, le boilies o boilie pellets da 6-810-12 mm, utilizzabili in abbinamento al piombo singolo, ad un sacchetto di PVA o ad un open end, sono letali con il method feeder ed eccellenti nella cattura anche di altre specie e taglie minori. Colori, gusti e aromi le rendono valide in qualsiasi periodo. Possono essere presentate in una miriade di modi, singole, doppie, metà, abbinate ad altri tipi di esche, affondanti o pop up. Oggi quasi tutti i produttori producono boilie pellet o boilies di dimensioni ridotte.

Notizie utili LAGO LA FIORA Presso questo bellissimo invaso romano, è possibile pescare con successo pesci davvero molto belli. Da segnalare l’introduzione di particolari carpe Koi, con colorazioni e livree stupende, oltre che di taglia particolare. Lo specchio d’acqua è gestito con lungimiranza e intelligenza dal Sig. Daniele e sua moglie, veri appassionati. Lago La Fiora Palombara Sabina Via strada della neve 10, (traversa statale Salaria loc. Monterotondo) Tel. 336/4316387



TECNICA

Mosca in 46


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Probabilmente i puristi arricceranno un po’ il naso perché è un qualcosa che esula dalle classiche prede della pesca a mosca, ma è innegabile il fatto che si tratti di un modo molto interessante e per certi versi innovativo, ibrido, specie per i carpodromi o i piccoli specchi d’acqua legati a questa tipologia di pesci. D’altronde, l’importante è il giusto mix tra tecnica e divertimento! Testo e foto di Stefano Passarelli

l carpodromo rappresenta sicuramente, nel periodo estivo, una concreta realtà per potersi cimentare nella pesca di questo importante ciprinide con varie tecniche: dalla roubasienne, all'inglese, alla bolognese, fino ad arrivare alla pesca con corti cannini muniti di elastico interno, la cosiddetta "Rattopesca", insomma quasi tutte le tecniche di pesca al colpo trovano importanti spunti in questi contesti artificiali. Fino a questo punto tutto procede nel più normale dei modi però, quando si parla di pesca a mosca, le cose cambiano e sicuramente i puristi di questa disciplina alieutica storceranno il naso ma, a mio avviso, la pesca a mosca in cava rappresenta un vero momento di svago per l'appassionato moschista. Certo, non si può parlare di tecnica pura; la pasturazione, ad esempio, in alcuni casi è assolutamente indispensabile per richiamare a tiro di canna i ciprinidi, poi però a quel punto il resto è tecnica fatta di costruzione, pose accurate e riflessi prontissimi. I carpodromi si presentano con tre tipologie di ambienti ben distinti tra loro: sponde cementate con piazzole, sponde naturali con piazzole in cemento e sponde completamente naturali. Quindi le caratteristiche dell'impianto determineranno sicuramente il nostro approccio alla pescata. Gli impianti cementati, completamente privi di vegetazione, quasi asettici, precludono la presenza di cibo naturale determinando così particolari comportamenti ed abitudini da parte delle carpe presenti. I pesci, soprattutto in estate, stazionano presso gli strati superficiali d'acqua, alla costante ricerca di cibo e sarà pertanto estremamente importante, prima di iniziare la nostra azione di pesca, soffermarci ad osservare quali sono le esche maggiormente utilizzate dai pescatori al colpo e soprattutto quali sono i metodi di pasturazione. La larva di mosca carnaria è indubbiamente l'esca più utilizzata, seguita dal mais e, in alcuni casi, da pellettati di piccolo diametro. Bene, a questo punto stabiliti quelli che sono gli alimenti abituali, non ci resta altro da fare che realiz47


Mosca in carpodromo

zarne imitazioni più o meno realistiche; in questi contesti la pasturazione riveste un ruolo determinante, utilizzando mais o pellettati porteremo i pesci nei pressi del fondo ed è li che dovremo proporre i nostri inganni artificiali sotto forma di ovetti realizzati in “egg-yarn”

o ninfe generiche; viceversa, utilizzando il bigattino, i pesci si porteranno negli strati più superficiali d'acqua, consentendoci così di pescarli letteralmente a vista, rendendo estremamente divertente la nostra azione di pesca ed è ovvio come in queste situazioni l’imitazione di una larva di mosca carnaria o di una sommersa di colore garantisce abboccate a ripetizione. Alquanto diversa, invece, la situazione nei carpodromi caratterizzati da sponde parzialmente o totalmente naturali, in questi ambienti i pesci presenti sono soliti nutrirsi anche

L’attrezzatura ■ LE CANNE L’approccio al carpodromo può essere in realtà effettuato con qualsiasi attrezzatura in nostro possesso, quindi anche la 7’6’’ (2,31 mt) per una coda del 3/4 utilizzata in fiume può andare bene per iniziare.

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in modo naturale, cibandosi di insetti sia acquatici che di terra. Alla prima categoria appartengono i ditteri ed in particolar modo i chironomidi, insetti estremamente somiglianti alle zanzare che differiscono da queste ultime dalla mancanza di apparato pungente. I chironomi popolano e proliferano in acque ferme anche con scarsa presenza di ossigeno, garantendo così una sicura fonte di cibo ai ciprinidi. Anche gli insetti di terra rappresentano per gli abitanti dei carpodromi una variante alimentare ed è cosi che vespe, ragni ed anellidi vari, vanno ad arricchire la dieta delle nostre carpe, quasi ci trovassimo al cospetto di blasona-

Teniamo comunque presente che la taglia media dei pesci che andremo ad insidiare oscilla tra 1 e 3 kg, quindi, potendo scegliere, sarà meglio affrontare la pesca a mosca in carpodromo con una robusta 9’ (2,74 mt) per una coda del 6-7.

ti salmonidi. Scegliamo per esercitare la nostra azione di pesca le sponde più esposte ai venti dominanti, sicuramente lì troveremo il maggior numero di ciprinidi intenti a nutrirsi. Lanciamo, attendiamo alcuni secondi necessari a far entrare in pesca le nostre imitazioni, quindi iniziamo un lento recupero intervallato da alcune corte accelerazioni… la mangiata della carpa è quasi sempre fulminea ed alla nostra ferrata seguirà sempre una tenacissima difesa. Portando il pesce al guadino slamiamolo e rilasciamolo nel minor tempo possibile, il giusto trattamento per un avversario che ci dispensa così tanto divertimento.

■ LE CODE Le “DT”, doppio fuso, sono senza dubbio da preferirsi anche se una “WF”,weight forward, magari di uno o due numeri inferiori alla potenza dichiarata della canna, andrà ugualmente bene al nostro scopo.


■ Spesso pescando nei carpodromi le carpe si spingono in superficie, dove possiamo insidiarle con efficacia utilizzando imitazioni di mosca carnaria, in questo caso… il divertimento è assicurato.

Il finale Prendiamo 30/40 cm di nylon di diametro compreso tra lo 0,70 e lo 0,80 mm scegliendo colori vistosi. Realizziamo un’asola ad un capo e dall’altro formiamo una pallina con l’ausilio di un accendino. A questo punto abbiamo realizzato un connettore estremamente visibile al quale andremo a collegare uno spezzone di ottimo nylon di diametro compreso tra 0,16 e lo 0,20 mm, di lunghezza pari alla profondità alla quale vogliamo operare.

ZOOM EGG

SAN JUAN WORM

LARVA MOSCA CARNARIA

CHIRONOMO EMERGENTE

NINFA GENERICA


TECNICA Non si tratta della variante culinaria del famoso piatto a base di anatra e agrumi, ma la cronaca di una splendida pescata di carpe fatta in un bellissimo lago in compagnia di Jacopo Falsini. Testo di Stefano Falciani - Foto di Alfonso Vastano

Carpe al...

La Rancia 50


tornati indietro nel tempo quando non esistevano, come negli attuali carpodromi, sponde dritte, piazzole cementificate e picchetti fissi. Le colline circostanti favoriscono il riflettersi sulla superficie tranquilla del bacino dei mille colori della bella campagna senese. In diversi punti i numerosi piccoli canneti si inoltrano nel lago e si alternano ad altrettanti spazi liberi ideali per le postazioni di pesca.

Un tempo da lupi

I ■ Una battente pioggia primaverile non è riuscita a guastare nè l’umore nè un’interessante uscita di pesca.

n compagnia del pluridecorato Jacopo Falsini, alfiere della società Oltrarno di Firenze, siamo andati a pescare nel lago La Rancia situato in Provincia di Siena e gestito da Riccardo Ferrini che è anche titolare del negozio Animal Center di Siena. Oltre a lui ci sono in nostra compagnia anche alcuni componenti della S.p.s. Bianchi-Neri Colmic, una piccola società che ha sede nella città del palio e che quest’anno partecipa al Torneo Regionale Masini. Il punto di ritrovo è fissato nei pressi dell’area di sosta “Il Doccio” a pochi passi dal Ponte a Macereto lungo la S.S.223 SienaGrosseto. Dopo i saluti di rito e un’abbondante colazione Riccardo, suo figlio Guido, Eduardo, Massimo e Gigi ci hanno fatto strada accompagnandoci sulle rive di questo bellissimo invaso.

Uno splendido bacino Il lago, che ha una superficie di quasi sei ettari, è situato nel comune di Sovicille, proprio a ridosso del fiume Merse e poco distante dall’abitato di S. Lorenzo a Merse. Già al primo sguardo il bacino, che ha base rettangolare e una profondità massima di cinque metri e mezzo, presenta caratteristiche di “naturalità” difficilmente riscontrabili nei normali impianti destinati alla pesca dei grossi ciprinidi. Le acque cristalline e la florida vegetazione ripale suggestionano lo sguardo del pescatore ormai abituato a ben altri scenari. Sembra di essere

Nonostante la stagione primaverile sia già inoltrata, stamattina il tempo è brutto. Le prime imprecazioni su questa primavera che tarda ad arrivare si trasformano subito in battute esilaranti. Alfonso, che oggi mi accompagna nell’uscita, è in giornata e con i suoi commenti “coloriti” tiene tutti su di morale. Continua a smanettare sull’obbiettivo della sua fidata Nikon cercando di proteggerlo dalle intemperie e dalle mille goccioline che, rimbalzando sui vestiti, rendono la messa a fuoco difficoltosa. L’incessante pioggerellina e un vento teso da nord increspano la superficie dello specchio d’acqua e dopo un veloce conciliabolo decidiamo comunque di provare. Il lago ha il livello un po’ alto e per questo Jacopo posiziona il suo nuovo panchetto One Colmic a ridosso della riva con le gambe anteriori della pedana a mollo.

Attrezzature al top Il nuovo paniere è un vero e proprio gioiello. Il design è accattivante e si distingue notevolmente dagli attuali standard realizzativi. Costruito con materiali tecnologicamente avanzati, viene fornito in tre colorazioni differenti: grafite, blu e carbonio. Il particolare che colpisce di più è il telaio. Le due strutture laterali nella parte inferiore trattengono la pedana che è costruita in materiale antiscivolo e, una volta fatta scorrere all’indietro, sembra che scompaia all’interno del vano. Nella parte superiore, invece, le due strutture sorreggono la bella seduta bicolore completa di nicchia fermaroubasienne. La stessa è posta sopra a diversi ripiani e a due cassetti a scomparsa utili per riporre lenze e minuteria varia. Un’altra cassettiera molto ampia si trova poco al di sotto e può essere sfilata spingendola in avanti. Le zampe, che hanno un diametro di 3 cm, sono tutte telescopiche e permettono al panchetto di avere una notevole sta51


Carpe al...la Rancia

■ Jacopo Falsini con una bella carpa regina e nella foto di rito con Stefano Falciani.

bilità anche in presenza di sponde ripide e tortuose. Tutti i pomelli in dotazione necessari alle varie regolazioni sono a scomparsa e non permettono alla lenza di impigliarsi o finirci dietro. Tre livelle posizionate ai lati completano il panchetto e ne consentono un accurato e stabile posizionamento. Già al primo sguardo il paniere appare molto compatto e modulabile. L’accessoristica prevede tutta una serie di optionals: dalla barra frontale ai vari piatti portaesche, dai bracci porta-ombrello alle pedane laterali, dal carrello per il trasporto alle varie appendici per sorreggere gli altri accessori. La giornata, dal punto di vista meteorologico, si preannuncia pessima, ma incoraggiato da alcune zone di cielo più chiare, Jacopo inizia montando la canna. Si tratta della nuova roubasienne della Colmic Match Carpa X8000. Il campione dell’Oltrarno ci ha spiegato che il processo costruttivo di quest’attrezzo è partito tempo addietro, quando la Federazione ha deciso di uniformare il proprio regolamento a 52

quello del Campionato del Mondo portando la lunghezza massima consentita a 13 mt. L’azienda, tenendo conto dell’abitudine degli agonisti di fornirsi di due diversi tipi di canne, una per il “bianco” e una da “carpe”, ha intrapreso la strada di progettare prima e costruire dopo una “all round” a tutti gli effetti. Quando ci approssimiamo ad una pesca raffinata possiamo montarci il kit originale di

punte “da bianco” mentre se ci accingiamo ad una pesca più tosta, tipo Arno pisano o carpodromo, possiamo allestire la roubasienne con il set di punte “da carpa”. Sostituendo solamente le punte si potrà quindi ampliare l’utilizzo della base a più tecniche differenti. Questa nuova filosofia costruttiva parte proprio dalla limitazione a 13 mt per le roubasienne. Con le “vecchie” quattordici e cin-

■ Tra le catture della giornata anche carpe in frega e trote iridee.

quanta, infatti, tra una canna da carpe e una da bianco c’erano differenze di peso quantificabili in un 25%, mentre con le 13 mt queste si sono ridotte a pochissimi grammi. La canna appare rigida e ben bilanciata e Falsini innesta anche la mini-prolunga di 30 cm che, oltre a portare l’attrezzo ai 13 mt precisi, funge anche da salva-calcio. La vetta è stata tagliata per permettere anche ad un elastico da 2,5 mm di uscire agevolmente e le prove di scorrimento che Jacopo accenna lo confermano. Dal magico paniere spuntano svariate lenze preconfezionate con nylon X5000 dello 0,16 mm. Anche questi sono nuovi articoli di casa Colmic che verranno commercializzati entro breve tempo. Jacopo ci spiega che si tratta di lenze destinate al la-


ghetto, costruite con nylon di diversi diametri e allestite con svariati modelli di galleggianti in diverse grammature. Jacopo sceglie il modello Condor che è perfetto per questa situazione. Infatti, la superficie del lago risulta increspata dal vento e il baricentro basso del modello scelto ci faciliterà la pescata restando ben stabile.

Si pesca Sebbene si tratti di lenze preconfezionate, il galleggiante ci sembra tarato in maniera ottimale, ma Falsini ci smentisce rimuovendo un piccolo piombo dalla montatura. I nostri dubbi vengono chiariti da lui stesso quando ci spiega che tutte le montature sono preparate per la pesca con il bigattino e che su tutte è stato inserito sopra al bulk un pallino del 13. Quando, come oggi, abbiamo l’intenzione di utilizzare un innesco più pesante, questo piccolo piombo va rimosso permettendo alla lenza di restare tarata alla perfezione. Infatti, oggi per esca verrà utilizzato il mais che sarà anche lanciato a intervalli regolari con l’ausilio della fionda. Adesso non rimane che attaccare la sonda e misurare attentamente il fondo. Visto che ci troviamo in una situazione metereologica particolare, la superficie dell’acqua, oltre a essere leggermente increspata dal vento, riflette il cielo plumbeo e non permette la perfetta visione del segnalatore. Una bella “spennellata” di nero sull’asta del galleggiante risolve il problema e completa l’opera di messa a punto dell’attrezzatura.

Danza sull’acqua Dopo i primi lanci di mais il campione fiorentino alza e abbassa la punta della sua roubasienne simulando la caduta del chicco, per stimolare i pesci all’abboccata. E’ un movimento continuo e l’attrezzo, giostrato con maestria, esalta le proprie qualità di rigidità e bi-

Le lenze Si tratta di lenze da competizione studiate perl’agonista piu’ esigente. Per la costruzione di queste lenze e’ stato utilizzato il nylon X5000 specifico per le montature. Lo schema di lenza è quello per la pesca in laghetto, comunque è possibile personalizzare le lenze a seconda delle proprie esigenze. Inoltre, è stato inserito un pallino del 13 che può essere rimosso nel caso si utilizzino inneschi più pesanti del bigattino. Questi di seguito sono i quattro modelli di galleggiante utilizzati per le lenze da competizione. lanciatura. Il piccolo 4x18 viene alzato in continuazione e spostato lateralmente con movimenti misurati e precisi. E’ una vera e propria danza sull’acqua e dopo l’ennesimo richiamo il galleggiante parte come un fulmine. In un secondo il grosso elastico cavo da 2,1 mm è già fuori di un paio di metri. La lotta, però, si interrompe subito perché il pesce, partito come una furia, riesce a strappare. Riccardo, proprietario del lago, si fa subito sentire dicendo di fare molta attenzione alle proprie “creature”. Si sente che ci tiene in maniera particolare alla gestione dell’impianto ed ai “suoi pesci” e ne parla come se si trattasse di amici o parenti stretti. Dopo aver cambiato il terminale, Jacopo rilancia e il galleggiante non entra nemmeno in pesca che ricomincia la rumba. Si tratta di una bella trota iridea che, dopo trenta secondi di lotta, viene accuratamente slamata e ributtata nel lago. I richiami del galleggiante ora vengono fatti più alti e lenti e ci viene spiegato che è per invogliare all’abboccata qualche altro salmonide. La pioggia non accenna a diminuire e siamo costretti ad aprire qualche altro ombrellone. Il vento, sempre teso, rende difficoltosi i movimen-

ti di richiamo della lenza, ma Jacopo non si da per vinto e, mostrando una tempra davvero invidiabile, continua imperterrito nella sua pescata. Ci confida anche di averci fatto il callo a queste condizioni, visto che è reduce da una settimana da tregenda in quel di Ostellato.

Pesci bellissimi Il galleggiante sobbalza colpito dalle gocce d’acqua che Giove Pluvio non smette di far cadere, ma un leggero tremi-

to dell’antenna del piccolo galleggiante e una ferrata decisa richiama la nostra attenzione. Questa volta i tre metri di elastico fuori dalla vetta ci fanno capire che non si tratta di una trota. Dopo pochi minuti e con un’invidiabile flemma, Jacopo manda indietro la canna e la sagoma imponente di una grossa carpa regina comincia ad avvicinarsi al guadino. Con un movimento calmo viene sfilata la punta e in un batter d’occhio il pesce viene salpato. Si tratta di un 53


Carpe al...la Rancia

esemplare sui 3 kg e mezzo e rimaniamo stupiti dalla sua bellissima livrea. Il grosso ciprinide ci appare subito sano ed in perfette condizioni. Viene maneggiato con cura e, dopo le foto di rito, viene immediatamente rilasciato. Ora la pioggia si è fatta più fitta, ma Jacopo, imperterrito, continua a pescare con la sua calma serafica. Ogni qualvolta uno scroscio d’acqua ci investe conveniamo che la differen-

za fra un campione affermato ed un normale pescatore si nota anche da queste cose. La sua perseveranza lo premia ripetutamente con una serie di belle catture. Vengono pescate altre carpe, sia regine che a specchio. Sono tutti pesci dalla mole importante e che fanno sudare le proverbiali sette camicie per essere portate a riva. La giornata di pesca è continuata con tante ■ Jacopo mostra fiero una splendida carpa a specchi, una delle tante catturate in questo bellissimo bacino, nonostante una giornata tutt’altro che primaverile.

catture e diversi pesci slamati o strappati ma anche con la pioggia che ha seguitato a tormentarci.

Tanti tipi di pesci Riccardo ci ha spiegato che nel lago vivono numerose specie di pinnuti. Trote, carpe, amur, breme, cavedani e black bass sono quelle predominanti, ma ci sono anche lucci giganti e qualche bel barbo. Il regolamento particolare del lago, che è gestito dall’Associazione Sportiva Dilettantistica Lago La Rancia, prevede l’accesso il sabato e la domenica e la quota da sborsare per una mezza giornata di pesca è di 10 Euro a canna. Dal 16 ottobre al 15 aprile è possibile trattenere le trote e per questo periodo la quota di ingresso, sempre per mezza giornata di pesca, sale a 15 Euro. Durante tutto l’anno per gli altri pesci è sempre in vigore il

catch & release. Diverse sono le tecniche utilizzabili. Dalla pesca a striscio per le trote al carp fishing, dallo spinning, anche con l’ausilio del bellyboat, alla pesca con il galleggiante. E’ davvero uno splendido specchio d’acqua e ci siamo promessi di ritornarci quando la stagione sarà un po’ più clemente. Dopo aver riposto l’attrezzatura nelle macchine abbiamo scattato qualche foto in ricordo dell’uscita e, dopo un veloce ristoro nella casetta in legno prospiciente al lago, abbiamo salutato i ragazzi. Ci siamo girati per l’ultima volta ad ammirare quell’incantevole distesa d’acqua ora liscia come l’olio. Ha smesso di piovere e l’ampia e verde vallata ha cambiato i suoi colori aiutata dai primi raggi di sole. Torneremo molto presto a darvi fastidio cari e meravigliosi pesci…naturalmente Riccardo permettendo.

Come arrivare Provenendo da Siena si percorre la SS223/E78 in direzione Grosseto. 2 km dopo il bivio per Bagnaia, al km 14,80 la strada scende. Alla fine della discesa, sulla destra trovate l’ingresso del lago. Provenendo da Grosseto si percorre la SS223/E78 in direzione Siena. 2 Km dopo l’area di sosta “Il Doccio” svoltare a sinistra per l’ingresso del lago. 54



TECNICA

Carpodromo

ATIPICO 56


Fuori dagli schemi ordinari del carpodromo, ma con una varietà di pesci che inducono ad un’attenzione particolare e soprattutto ad una pesca più ragionata, vediamo come affrontare agonisticamente questo tipo di ambiente.

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uando si parla di carpodromo viene in mente una struttura popolata solamente e abbondantemente da carpe, dove le competizioni si svolgono a suon di decine di chili di pesce salpato in tre ore per fare il “piazzamento”. Luogo d’elezione per le robuste attrezzature specifiche quali canne di terza o quarta fascia, monofili grossolani ed elastici “da traino”. Differente è invece la realtà alieutica che abbiamo affrontato oggi venendo a pescare al lago Mezzaluna, un bel bacino situato in provincia di Roma a pochi chilometri dal G.R.A. Lo specchio d’acqua in questione è popolato sì da carpe di taglia media intorno ai 600700 gr, ma anche da tanti carassi che rendono più tecnica e assai meno grezza la tipologia di pesca rispetto agli standard di carpodromo. Non

■ Variare spesso l’innesco ci aiuta a capire i gusti dei pesci. Gli ami “barbless” non rovinano le larve lasciandole perfettamente adescanti.

Testo e foto di Giovanni Todesco

mancano, poi, bellissimi amur che fanno da jolly per coloro che in competizione riescono a metterli in nassa. Affrontare un ambiente del genere è tutt’altro che scontato in quanto le varianti possono essere molteplici e cambiare in funzione della stagione, ma anche delle improvvise condizioni atmosferiche. Una pesca, quindi, da seguire attentamente in gara, adattandosi velocemente alla situazione e soprattutto alla posizione dei pesci nella massa liquida. Ma andiamo ad analizzare nel dettaglio le diverse possibilità tecniche.

■ Il recupero di una preda è un momento sempre molto delicato. In basso: Fernando mentre slama un carassio.

La pesca sul fondo Dopo aver sondato accuratamente sotto la punta della canna, segniamo la misura del fondo sul kit attaccando l’amo sul pezzo inferiore e marcando sul carbonio la posizione del galleggiante con un pezzetto di nastro adesivo avendo cura di annullare la tensione del filo la cui elastici-

tà potrebbe falsare la misura del fondo. Perché tanta pignoleria? Perché in genere l’appoggio in terra dell’amo è ridotto a pochissimi centimetri e la conoscenza esatta del-

la profondità, che nel nostro caso è di 1,8 mt, è indispensabile per venire a capo di abboccate che con mezzo finale in terra non scorgeremmo neanche. Scodellando 2 o 3 pal-


■ Gli elastici cavi di Preston e l’ottimo mais della Top Mix trattato con particolari processi che lo rendono morbido al tatto ma resistente all’innesco.

line di bigatti incollati con della quarzite e del mais, si crea sul fondo un punto di riferimento che in seguito va alimentato fiondando alternativamente bigattini sfusi e mais. L’innesco varierà poi in funzione della preferenza istantanea delle prede. E’ importante, soprattutto in gara, capire i tempi di risposta dei pinnuti alla nostra pasturazione: quando si fionda-

no esche nel punto di pesca si deve leggere attentamente la risposta dei pesci ed interpretarla di volta in volta. Non diamo per scontato che la gara sarà a senso unico dall’inizio alla fine, ma cerchiamo di capire come e quanto i pesci mostrano di gradire le nostre offerte di cibo per poi regolarci di conseguenza. Lesinare nell’immissione di esche in acqua in un

PESCA SUL FONDO

momento clou della competizione può voler dire vedersi sottrarre le prede dai vicini di picchetto; al contrario esagerare con la roba nel momento sbagliato, porterebbe di sicuro alla saturazione della postazione di pesca. Le montature vanno costruite con monofilo relativamente sottile, siamo nell’ordine dello 0,10-0,12 mm, questo per agevolare il controllo della

PESCA A GALLA

lenza in pesca soprattutto in presenza di vento ed in considerazione che la taglia media delle prede non è eccessivamente grande. Le grammature vanno dai 0,20 ai 0,75 gr con piombatura distribuita in 30-35 cm e costituita da pallini spaccati posti “a chiudere” verso l’alto. I finali spaziano dallo 0,09 allo 0,11 mm, con lunghezza di 25-30 cm. A completare il tutto un amo dalla curva ampia ed il gambo medio del 18 o 16, meglio se privo di ardiglione per l’innesco di 2 o 3 larve od anche di un chicco di granturco. ■ Gli schemi delle lenze usate per la sessione di pesca al Mezzaluna. Una pallina di bigattini incollati con quarzite rossa sta per essere scodellata.

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La pesca a galla Il periodo è proprio quello giusto per effettuare la pesca a galla sui carassi del Mezzaluna che in genere si posizionano negli strati superficiali dell’acqua senza manifestarsi palesemente con giravolte in superficie, scie e gorghi, riuscendo a stare in 30-50 cm di profondità senza dare segno della loro presenza. Ma allora come ci si rende conto che è arrivato il momento giusto per cercare i pesci in superficie? Da tanti piccoli segnali che dobbiamo saper interpretare in maniera corretta e qui ci riallacciamo al discorso di prima sull’importanza di effettuare i cambiamenti giusti al momento giusto. Tanto per cominciare, se la percentuale di false tocche sale sensibilmente potrebbe voler dire che i pinnuti si sono spostati a galla, e si avventano sulle esche che fiondiamo urtando sul filo. Basta allora prendere il kit equipaggiato con la lenza opportunamente montata e tentare: montatura, quindi, con galleggiantino di 0,200,30 gr, con corta deriva in carbonio e antenna ben visibile, piombatura interamente raccolta sotto di esso con un solo pallino del 10 o del 11

Cosa non si deve fare Nella pesca sul fondo non è quasi mai consigliabile poggiare l’esca per più di 8-10 cm, pena l’aumento percentuale di pesci attaccati sul corpo con conseguente allungamento dei tempi di recupero e riduzione delle probabilità di portare a termine la cattura. Nella pesca a galla, invece, si devono evitare assolutamente le ferrate violente e scomposte che avrebbero conseguenze “inestricabili” sulle nostre montature, basta solo alzare la canna delicatamente ma con prontezza di risposta sulla mangiata.

sull’asola di giunzione con il terminale che, anche stavolta, sarà composto con dell’ottimo 0,09 mm e lungo 25 cm. Nulla cambia per ciò che riguarda gli ami da impiegare che rimangono di misura

compresa tra il 16 e il 20. La profondità d’azione spazierà tra i 30 ed i 60 cm dalla superficie. In alternativa si può usare una lenza costruita con un galleggiante modificato tipo “miniwaggler”, ovvero priva-

Specifica, ben disposta e pronta all’uso... questo il vero segreto

to della deriva ed equipaggiato con una girella nella quale far passare il filo proprio come se fosse un galleggiante all’inglese. Con tale soluzione si ha il vantaggio di una più semplice manovrabilità in fase di ferrata in quanto la lenza non si accavallerà mai sull’antenna evitando così grovigli dovuti a ferrate un po’ troppo “ardite”. Di contro, però,

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Carpodromo atipico ■ Un carassio appena guadinato va a fare compagnia agli altri pesci nella nassa.

questo tipo di montatura ha lo svantaggio di avere un assetto in pesca meno stabile di una di tipo tradizionale. Sia per la pesca a galla che per quella sul fondo, si possono equipaggiare i kit della roubaisienne con elastico di tipo tradizionale da 0,9 o 1 mm, oppure con elastico cavo da

1,6-1,8 mm. L’azione di pesca si svolgerà fiondando i bigattini sul galleggiante con ritmo cadenzato, avendo cura di modularne la quantità in funzione della presenza di prede sotto la punta della canna, adottando l’equazione “più pesci in pastura=meno bigatti”, evitando perciò di creare

■ L’autore con il pescato della mattinata ed i galleggianti usati per la pesca sul fondo.

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eccessiva frenesia alimentare che porterebbe alla percezione di false tocche dovute agli urti sul filo. Se si dovesse incappare in questo tipo di situazione si può provare a stendere la lenza fuori dalla punta della canna dove, arrivando meno larve, i pesci lì saranno meno frenetici.

Quando invece si avranno pause nelle abboccate, si abbonderà nella pasturazione per attirare le prede, ma sempre tenendo a mente il concetto della ritmica e comunque cercando di non eccedere. Si rischierebbe di far "affondare" i pochi pesci presenti continuando a pescare 1 mt sopra alle loro teste. Di solito, nelle competizioni in laghetto, chi riesce a pasturare “con il metronomo” difficilmente ottiene piazzamenti insoddisfacenti. In sostanza, quindi, si tratta di una tipologia di laghetto, peraltro ben presente sul territorio italiano, che marca la linea di confine tra la classica “vasca” piena zeppa di carpe ed un ambiente più naturalizzato dove le specie presenti sono molteplici e l’azione di pesca, seppur ricca di catture, può risultare un po’ meno monotona.



TROTA LAGO

La pesca con il 62


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La bella stagione e il conseguente innalzamento delle temperature rappresenta una condizione più difficile del solito per pescare con vivacità le trote nei tipici laghetti, cave e riserve. Tuttavia, è in questo momento che l’avversa congiuntura apre le porte alle tecniche più smaliziate. Testo di Emanuele Di Sanza - Foto di Daniel Manegoni

VETRINO 63


La pesca con il vetrino

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on l’arrivo della stagione estiva il settore agonistico della trota lago deve necessariamente stringere una pausa per poi riprendere la propria attività con migliore proficuità ed enfasi più avanti nella stagione autunnale. Dunque, quale occasione migliore per sperimentare adesso nuove tecniche e apportare migliorie a quelle già in nostro possesso? Ovviamente dovremo tener presente che in questo periodo le temperature cominciano ad essere abbastanza elevate, di conseguenza andremo ad insidiare una trota meno aggressiva rispetto a quella che siamo stati abituati a pescare durante la primavera. Durante la stagione estiva, infatti, nei laghi di piccole e medie dimensioni, dove la profondità massima arriva ai 3-4 mt, le trote tendono a stazionare nello strato superficiale dello specchio d’acqua (Figura 1), ad eccezione di quei laghi che hanno sorgenti o corsi d'acqua immissari dove

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si potrebbero collocare anche in profondità, alla ricerca di correnti d’acqua più fresche e ossigenate (Figura 2). In queste tipiche condizioni di stagione una delle tecniche più redditizie per pescare le trote è sicuramente quella con il vetrino, un particolare tipo di zavorra che ha infatti due grandi vantaggi: il primo è determinato dall’eccezionale invisibilità in acqua; il secondo, invece, dal ridotto peso specifico in acqua. Dunque, con un vetrino da 3 gr durante la fase di lancio si avrà la possibilità di raggiungere la stessa distanza che si sarebbe raggiunta con un semplice piombino da 3 gr, ma a differenza di quest’ultimo che ha un grado di affondabilità pari al 100%, il vetrino in acqua lo ha intorno al 60% del suo peso, quindi un vetrino che pesa 4 gr sulla bilancia ne pesa 2,40 gr in acqua! Questa importante caratteristica consente di lanciare lontano e contemporaneamente di pescare leggeri, con la conseguenza di ottenere maggiori

possibilità per stimolare l’istinto predatorio della trota che, proprio durante il periodo estivo, è parzialmente sopito.

Con l’utilizzo dei monofili in fluorocarbon, grazie alla loro completa invisibilità in acqua, è possibile ingannare anche le trote più sospettose.

L’attrezzatura ■ La canna Per eseguire al meglio questo tipo di tecnica abbiamo bisogno di una canna da tremarella lunga circa 3,90 mt ad azione medio-parabolica che deve essere svettata con un ci-

mino molto morbido, sia per facilitare la “tremarella”, sia per consentire alla trota di mangiare tranquillamente la nostra esca senza avvertire nessun tipo di trazione o di inganno.


Tipi di vetrino Le aziende producono vari tipi di vetrino, ognuno dei quali ha distinzioni e caratteristiche specifiche. ■ Vetrino short: grazie alla sua forma estremamente compatta è il più “attivo” dei vetrini e può essere utilizzato nella pesca “allegra” in superficie o lenta a mezz’acqua. ■ Vetrino slim: questo è il tipo di vetrino che personalmente preferisco, perché è polivalente, infatti, grazie alla sua forma leggermente allungata, affonda più lentamente di uno short e più velocemente di uno slim, quindi può essere utilizzato sia nella pesca “allegra” e lenta in superficie, sia nella pesca lenta a mezz’acqua. ■ Vetrino super slim: la sua forma allungata gli consente un affondamento più lento rispetto agli altri tipi di vetrino, per questo motivo viene utilizzato nella pesca estremamente lenta in superficie e a pelo d’acqua. ■ Vetrini speciali “Trillo”: la particolarità di questa zavorra è quella di avere al proprio interno un altro vetrino più piccolo che, durante l’azione di pesca, emette delle vibrazioni stimolando l’istinto predatorio della trota.

Laghi poco profondi

Laghi profondi

■ Il mulinello Il mulinello deve essere leggero, compatto e molto fluido nei movimenti, con un rapporto di recupero pari a circa 5,0:1, quindi non particolarmente veloce. In bobina bisogna caricare del nylon di ottima qualità il cui diametro dovrà essere dello 0,14-0,16 mm; è molto importante che questo filo sia privo di memoria per una scorrevolezza eccellente durante la fase di lancio e inoltre abbia un basso allungamento per una ferrata più pronta. Dopo aver caricato il mulinello con un ottimo filo dello 0,14 o dello 0,16 mm e aver passato quest’ultimo negli anelli della canna, possiamo inserire il vetrino del modello super slim, slim o short e della grammatura che riteniamo opportuna, successivamente infiliamo il gommino salva nodo che, come indica il nome stesso, serve ad evitare che il vetrino, libero di scorrere sul filo e battendo ripetutamente sul nodo della girella, usuri il nodo stesso. Importantissimo è l’utilizzo della girella tripla, infatti questa, oltre a scaricare la torsione del terminale, facilita la rotazione dell’esca.

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■ Per stimolare l’istinto predatorio della trota, dovremo eseguire al meglio la tecnica della tremarella, infatti grazie ai movimenti sussultori che imprimeremo alla canna, saremo in grado di far procedere la nostra esca a scatti improvvisi. Il vettino delle canna deve essere particolarmente sensibile, per facilitare l’azione di tremarella e per evitare che la trota avverta una trazione anomala durante la fase di “mangiata” .

■ Bellissimo esemplare di trota iridea, catturata utilizzando la tecnica di pesca a tremarella con il vetrino.

■ Il terminale

Il terminale deve essere lungo 100 -120 cm e il suo diametro varia in base alla limpidezza dell’acqua e alla sospettosità delle trote, quindi, in caso di trote aggressive possiamo utilizzare lo 0,18 mm, invece quando abbiamo a che fare con trote sospettose in acque limpide si può arrivare ad utilizzare anche lo 0,12 mm e dovrà essere preferibilmente in fluorocarbon

La lenza

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perché questo tipo di monofilo possiede un bassissimo coefficiente di rifrazione in acqua e questa caratteristica lo rende totalmente invisibile al pesce. ■ L’amo

L’amo ideale quando le trote sono sospettose è a gambo medio, con filo sottile e con punta corta e conica; quando invece sono aggressive, oltre all’amo appena descritto possiamo utilizzarne uno a gam-

bo lungo, con filo robusto e con punta conica. Personalmente consiglio o la serie 4 del n° 6 Tubertini, o la serie 20 del n°9, o la serie LS-607N del n°8 Gamakatsu. FOTO AMI

■ Esche

e azione di pesca Se le trote stazionano in superficie, non appena il vetrino tocca l’acqua dobbiamo cominciare a recuperare la nostra lenza, cercando di solleci-


Cosa non si deve fare 1) Non curare l’innesco: infatti con una corretta rotazione dell’esca si stimola l’istinto predatorio delle trote più sospettose. 2) Utilizzare canne troppo rigide, poiché la trota, avvertendo una trazione anomala dopo aver attaccato l’esca, potrebbe rifiutarla. 3) Utilizzare terminali troppo corti, inferiori a 80 cm, perché spesso è necessario ritardare e controllare l’imbocco dell’esca, quindi con finali più lunghi possiamo gestire meglio la mangiata. 4) Utilizzare terminali di diametro elevato, superiore a 0,18 mm, perché l’esca non si muoverebbe in maniera naturale e la trota, vedendo il filo, potrebbe insospettirsi e quindi non sferrare l’attacco. 5) Non dare il tempo necessario alla trota per deglutire l’esca, poiché frequentemente la trota non deglutisce immediatamente il boccone, ma lo tiene in punta alla bocca, quindi, ferrando in questo momento, potremmo fare un bel “liscio”. tare il più possibile l’esca con dei movimenti sussultori della canna, la cosiddetta “tremarella”, praticamente l’esca deve procedere a scatti improvvisi, cercando di mantenere la fascia d’acqua voluta. Nel momento in cui avvertiamo l’abboccata bisogna dare alla trota il tempo di deglutire l’esca e, solo quando avremo una “partenza” decisa, potremo ferrare. Il meccanismo è lo stesso anche per pescare le trote a mezz’acqua con la differenza che dovremo contare mentalmente il tempo necessario per raggiungere la fascia d’acqua interessata, a quel punto potremo cominciare l’azione di recupero. Le esche da utilizzare variano a secon-

da della situazione in cui ci troviamo, cioè, se dobbiamo pescare in un lago con acqua torbida utilizzeremo esche di colore chiaro, quindi ben visibili, come ad esempio le camole del miele o i caimani bianchi, se invece dobbiamo pescare in un lago con acqua cristallina, oltre alle esche appena citate, potremo utilizzare anche le tarme della farina e il lombrico. Considerando che il vetrino viene utilizzato principalmente quando le trote non sono molto aggressive, è importante sapere che in queste situazioni la rotazione dell’esca riveste un ruolo fondamentale, quindi l’innesco deve essere curato meticolosamente.


CARPFISHING

Da una sponda a

D

isciplina amata da miglia di persone, molte delle quali di giovane età, il carpfishing si sta diffondendo in tutto il Paese con grande velocità ed oggi conta un numero assai elevato di praticanti. Del resto, il territorio nazionale è disseminato di piccoli e grandi laghi, acque che ospitano un gran numero di carpe, molte delle quali di taglia eccezionale, vera manna per questa tecnica che vede proprio nella cattura di pesci di grossa taglia, l’obiettivo principale. Tuttavia, in questi ultimi anni esistono altre due tipologie di acque che stanno emergendo, se pur con qualche difficoltà, e che hanno catturato l’attenzione di molti carpisti: il fiume e il canale. Sicuramente il primo non rappresenta certo una novità per questa disciplina e in molti paesi europei il carpfishing in fiume è una realtà più che radicata; tuttavia da noi, causa molteplici problematiche, questo modo di intendere il carpfishing stenta a “decollare” e, salvo che in alcune località particolari, non viene praticato da un numero elevato di persone.Ovviamente, tutto ciò è legato principalmente alla presenza

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a all’altra Sicuramente in aumento, i carpisti che amano confrontarsi con il fiume e i canali approfittano della bella stagione per affrontare queste acque particolari dove, con accorgimenti adeguati, è possibile ottenere risultati sorprendenti. Testo e foto di Alfonso Vastano

di fiumi adatti allo scopo, ma non solo, spesso la non perfetta conoscenza delle problematiche tecniche legate a questo ambiente condiziona in modo pesante il risultato, scoraggiando chi vi si avvicina. Leggermente diverso il discorso per quanto riguarda il canale. Più semplici e comodi da affrontare, questi corsi d’acqua, disseminati un po’ ovunque su tutto il territorio nazionale, stanno riscuotendo in questi ultimi anni un notevole successo, anche per la bontà delle catture, carpe di buona taglia e amur spesso di grandezza eccezionale. Detto questo, per affrontare al meglio queste acque è necessario adottare tutta una serie di accorgimenti tecnici, molti dei quali sostanzialmente diversi da quelli che abitualmente utilizziamo nella pesca in lago, ad iniziare dalla pasturazione.

Mirata e non abbondante Spesso sia i fiumi che i canali sono ricchi di pesce di ogni genere, tanto che se immettiamo in acqua un abbondante pasturazione rischiamo di attirare un numero elevatissimo di “clienti”, un’operazione che nel nostro caso non ci aiuta, anzi allontana il nostro obiettivo principale, ovvero quello di catturare esemplari di buona taglia. Nel preparare, quindi, una battuta di pesca a carpfishing in queste acque, è bene non esagerare con le granaglie o, ancor peggio, con la pastura, altrimenti rischieremo di non “chiudere occhio” passando la nottata a correre sugli avvisatori in “festa”. In altre parole, un buon sistema per preparare la nostra battuta di pesca è quello di immettere in acqua piccole quantità di boilies accompagnate da poche manciate di mais, ovviamente il tutto in modo mirato, nel punto esatto dove intendiamo pescare. Del resto, i pesci che vivono nei fiumi e nei canali, con l’arrivo della bella stagione, iniziano un periodico pellegrinaggio lungo le sponde in cerca di cibo e, una volta trovato, si fermano per alimentarsi per poi ripartire in cerca di nuovi siti. Nella scelta della postazione, quindi, è consigliabile dedicare una particolare attenzione al sotto riva, ai cannelli, o ad eventuali ostacoli sommersi, tutti punti di grande interesse per le carpe e non solo.

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Da una sponda all’altra

■ In molte occasioni, nella pesca in fiume o in canale, per consentire al nylon di affondare in modo adeguato è consigliabile l’impiego di piombi tendifilo. Ottimi gli inneschi doppi arricchiti con zuccherini al mais spesso risultano molto efficaci.

Fasi lunari e escursioni di marea PRIMO QUARTO CRESCENTE: minima escursione - poca corrente META’: escursione media - corrente discreta LUNA PIENA: massima escursione - corrente forte META’ CALANTE: escursione media - corrente discreta ULTIMO QUARTO: minima escursione - poca corrente BUIO DI LUNA: livello minimo di escursione - minima corrente

Esistono situazioni particolari, come alcuni canali, dove la grande maggioranza delle “partenze” si hanno pescando proprio a ridosso delle cannelle, magari sul lato opposto da dove operiamo, una situazione che impone scelte tecniche e tattiche particolari per svolgere correttamente

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ed in modo efficace un’azione di pesca adeguata ma tutt’altro che facile.

In fiume Le differenze logistiche che possiamo incontrare nell’affrontare un fiume o un altro possono essere notevoli, la tipologia delle varie acque può essere, infatti, molto diversa: in alcuni casi ci troviamo a pescare in situazioni difficili, dove le

forti correnti o il fondale ricco di ostacoli rende molto problematica l’azione di pesca. In altre situazioni, invece, le cose sono più semplici e ci troviamo davanti fiumi dal corso regolare con scarsa corrente e letti sabbiosi e privi di vegetazione; è quindi necessario adottare specifiche tecniche adeguate al corso d’acqua dove intendiamo pescare. Detto questo, sicuramente la cosa migliore da fare è quella di scorrere il nostro corso d’acqua alla ricerca di zone adatte alla nostra tecnica. Cercare di individuare

dove le carpe si spostano in cerca di cibo rappresenta sicuramente la carta vincente, anche se ciò non è sempre facile ed occorre essere dotati di un elevato spirito di osservazione. Purtroppo, invece, spesso


■ Uno splendido tramonto, poi il buio avvolge tutto. Proviamo la funzionalità dei nostri avvisatori e ci prepariamo per la notte, un monto sempre magico per la nostra disciplina.

Cosa non si deve fare Come spesso accade gli errori che possiamo commettere sono molti e le cose che non dobbiamo fare innumerevoli; nello specifico, trattandosi di pesca in fiume o in canale, una cosa che dobbiamo certamente evitare è quella di effettuare grandi pasturazioni ripetute nei giorni e nello stesso sito. Inoltre, nella pesca in fiume, prestiamo molta attenzione alla scelta delle canne, evitando l’impiego di attrezzi troppo rigidi e potenti: in caso svolgessimo un’azione di pesca a corta distanza, sotto sponda, potremmo trovarci in seria difficoltà nel recupero e slamare il pesce. la scelta della postazione avviene casualmente, magari là dove la viabilità è migliore e allestire un campo, anche se per poche ore, più facile. Detto questo, se affrontiamo fiumi dove la corrente è rilevante, è necessario adottare strategie tecniche particolari per limitare le difficoltà legate a questo fenomeno. In primo luogo i piombi: è questo il caso dove sarà utile utilizzare zavorre specifiche a forte tenuta, come la palla e i modelli schiacciati che, una volta adagiati sul fondo, offrono poca superficie e quindi poca resistenza alla corrente. In ogni caso sono da scartare tutti i piombi affusolati adatti al lancio a lunga distanza ma che offrono

una tenuta assai scadente. In molti casi, poi, per limitare il fenomeno e non offrire la spalla allo sporco che spesso transita in superficie, è indispensabile impiegare dei piombi tendifilo.

In canale La pesca in canale presenta sicuramente meno difficoltà di quella in fiume; tuttavia, in molti casi è necessario adottare soluzioni tecniche non facili se vogliamo ottenere il massimo. E’ il caso di molti canali, Ostellato primo su tutti, dove la maggior parte delle abboccate avvengono a ridosso delle cannelle, generalmente sul lato opposto a dove ci troviamo. Fin qui nulla di strano, se non fosse che, quando diciamo a ridosso delle cannelle, intendiamo nel senso letterale della parola, ovvero a poche decine di centimetri dalla vegetazione. E’ ovvio che svolgere un’azione di pesca così precisa comporta notevoli difficoltà, specialmente per quanto riguarda il lancio, ma

anche in termini di recupero del pesce che ovviamente, una volta abboccato, tende a rifugiarsi tra le cannelle da dove non è sempre facile averne ragione. A tale proposito risulta efficace l’impiego del multifibre, un prodotto che, essendo privo di elasticità, non favorisce la fuga del pesce verso gli ostacoli, cosa che il nylon allungandosi non può fare. Inoltre, nel porre le canne sul rodpod, nelle prime fasi dell’abboccata, è bene mantenere la frizione del mulinello sostanzialmente chiusa, altrimenti non avremo il tempo di ferrare che il pesce sarà già al sicuro tra le cannelle. Questo per quanto riguarda il recupero, per il lancio, invece, potrem-

mo utilizzare un accessorio molto utile ma spesso sconosciuto: il ferma filo posto lateralmente sulla bobina dei nostri mulinelli. In altre parole, una volta lanciato e trovata la misura giusta, appunteremo il nylon nel ferma filo e il gioco è fatto: una volta recuperato, quando andremo a rilanciare, il piombo cadrà nuovamente alla distanza desiderata. Per svolgere perfettamente questa operazione è indispensabile effettuare il lancio sempre dal solito punto altrimenti…Per far ciò è bene porre un picchetto in terra nel punto desiderato che fungerà da “pedata” e ci consentirà la massima precisione nella gittata.

TERMINALI Generalmente tutti i fiumi di una certa grandezza risentono delle maree e, anche se peschiamo molto distanti dal mare, il fenomeno del riempimento e dello scialo delle acque provoca una discreta corrente, specialmente se ci troviamo durante la fase di luna crescente, da metà a piena, quando l’escursione di marea raggiunge il massimo livello. In questo caso, la montatura che darà i migliori risultati sarà quella che prevede il piombo in linea con la lenza madre, una soluzione che permetterà al finale di stendersi in corrente e diminuirà le possibilità di eventuali grovigli. In alcuni casi, infine, può risultare utile inserire lungo il finale alcuni pallini o gocce di piombo liquido per appesantire il terminale e aumentare così la sua aderenza al fondo. Se invece ci troviamo ad operare in zone ricche di ostacoli sommersi, dove le possibilità di rimanere incagliati sono rilevanti, è bene impiegare una montatura che prevede lo sgancio rapido della zavorra, il tutto per facilitare il recupero e per non far correre inutili rischi al pesce nel caso dovessimo spezzare la lenza.

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TROTA TORRENTE

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uest’anno, a seguito delle abbondanti nevicate invernali, fiumi e torrenti hanno una portata d’acqua certamente superiore alla media abituale. E’ molto bello arrivare sul fiume e vederlo vivo, maestoso, orgoglioso di sconfiggere le mutilazioni che per esigenze a volte discutibili l’uomo gli ha inferto negli ultimi decenni,

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come ad esempio le captazioni indiscriminate. Questa vitalità la senti, la respiri, ti incute gioia e sottomissione, rispetto e timore, è una creatura che si trasforma e che obbliga i suoi inquilini ad adattarsi continuamente alle proprie evoluzioni. Ovviamente anche noi pescatori siamo condizionati da questi cambiamenti e dobbiamo essere pronti a modifi-

care le nostre tecniche per adattarle alle caratteristiche specifiche di ogni uscita; l’abbondanza di acqua trasforma le classiche buche o lame, dove con una spiraletta da 3-4 gr o con il galleggiante ci si pescava benissimo, in correntoni e giri d’acqua difficili da decifrare. In questi casi riuscire a far scorrere l’esca sul fondo non è facile, servono

piombature concentrate. La semplicità e la facilità nel fare qualsiasi cosa è il desiderio di tutti e arrivare con il cimino sopra una pozzanghera e prendere 10 trote di fila può essere anche bello, ma volete paragonarlo ad una trota catturata su un fondale con corrente forte o a 20-30 mt dopo un lancio eseguito alla perfezione o dopo una passata radente il fondo su una lama con acqua veloce? Il grado di difficoltà dà anche l’entità della soddisfazione, tuttavia il problema è uno e non è certo di poco spessore, ovvero è quello di sapere cosa fare nelle varie situazioni. L’intento è quello di spiegare come ci si comporta quando ci si trova su un fiume di buona portata.


■ Tecnica molto alle nostre amate preefficace, quella de. La montatura è che prevede semplicissima, se sul l’impiego della mulinello c’è un filo biglia o del trasparente il pallettopendolino, consente di ne viene infilato direttamente, altrimenti si svolgere al meglio la nostra azione di interpone uno spez- pesca, offrendoci zone di 50 cm fra la la possibilità di effettuare belle lenza madre ed il finacatture anche in le. Come misura viene situazioni usato uno 0,25 mm, a particolarmente una prima analisi podifficili. trebbe sembrare grosso, ma immaginate attorno a questi sassi e a tutti gli ostacoli a quanta abrasione è esposto e pertanto è meglio andare sul sicuro, anche perché molte volte si incaglia e, facendo un po’ di forza, si può staccare. Il finale varia dai 30 ai 50 cm dello 0,16 mm e come amo si può usare il n° 5-6 Katana 1090. Sia l’amo che il filo sono generosi, ma siamo in condizioni di acque mosse e dunque, come esca, è meglio inserire vermi di buona taglia, raramente due camole, tuttavia è logico che, nel caso si volesse ridurre la dimensione dell’esca, di conseguenza diminuirebbe sia il diametro del filo finale, sia la misura dell’amo. L’importante è dosare il giusto peso della biglia, è controproducente infatti

Biglia Se il fiume si presenta con grossi sassi e corrente impetuosa al centro, un piombo che ci permetta di forare l’acqua con più facilità è decisamente il pallettone o biglia; è una montatura rozza ma molto efficace in queste condizioni estreme. Reggendolo e lasciandolo calare, si sente quando arriva sul fondo e, alzandolo leggermente, lo si dirige lentamente dove si pensa sia più probabile la presenza di qualche trota, ad esempio attorno a sassi affioranti e non su giri d’acqua dove si capisce che sotto la turbolenza è smorzata da ciottoli sommersi, e dove, contro riva, ci sia un qualsiasi anfratto capace di dare riparo

usare più peso di quello necessario, aumenterebbe il rischio di incaglio e si perderebbe sensibilità sull’abboccata, come del resto essere troppo leggeri e non raggiungere il fondo vanificherebbe tutti i nostri sforzi. Infine, potrebbe essere utile usare continua-

mente il segnafilo, anche se l’azione si svolge quasi sempre sotto canna, dà più sicurezza e permette anche di capire la profondità del fondale. Per evitare di mettere in allarme le trote, visto che peschiamo anche in prossimità della riva, è meglio affrontare il fiu73


galare catture che altrimenti non avremmo potuto mai effettuare.

Pendolino

me sempre da valle verso monte e, dove si riesce, restare distanti dalla sponda allungando la canna che dovrebbe essere lunga 8-10 mt e auto bloccata; inoltre, per sorreggere questi pesi che possono arrivare anche a 15-20 gr deve avere un’azione piuttosto rigida. Se si flette troppo diventa “sorda”, non “sente” e di conseguenza non trasmette le vibrazioni che ci permettono di decifrare i se-

gnali che arrivano dal fiume. Il mercato al giorno d’oggi offre canne con queste lunghezze veramente leggere, bilanciate ed affidabili. Qualche anno fa era una tortura andare a pescare le selvatiche con una canna da 10 mt, il peso rendeva la pescata una performance di sollevamento pesi, oggi avere la possibilità, solo quando serve, di avere quei 2 o 3 mt in più senza rompersi la schiena, ci può re-

Vediamo ora come approcciare un fiume di fondo valle più docile e rilassato ma con lame e buche difficili da affrontare con le classiche montature, e qui entra in gioco un piombo davvero efficace: il pendolino, tecnica che ti permette di pescare a distanza in poca e tanta acqua con alveo ghiaioso e sassoso e persino con il fondo sporco. La sua conformazione e il sistema per essere ancorato alla lenza, cioè non in asse con la medesima, gli permettono di evitare molti incagli anche in condizioni gravose. Ne esistono di diverse forme, tutto piombo, tipo spirale avvolta su un’anima, un semplice filo di piombo ritorto o con un tubicino trasparente che si accorcia in base alle esigenze del momento. La montatura si prepara in questa maniera: lenza madre dello 0,20 mm possibilmente visibile anche a distanza, dove, oltre al segnafilo, si attacca una girella con moschettone; a questo punto si prepara un pezzo di 80 cm di filo dello 0,18 mm, perché in caso di

incaglio salva la lenza madre dello 0,20 mm, con un piccolo accorgimento che sembra banale ma aiuta tantissimo a non far attorcigliare il nylon al pendolino: si prende il filo e lo si passa in una girella doppia con moschettone, si fa uscire per 15 cm e con le dita di entrambe le mani lo si ruota facendolo attorcigliare su se stesso, formando un raddoppio e chiudendolo con un nodo ad “8”. Sul capo opposto si infila un moschettone con anellino in plastica dove si attaccherà il pendolino e si fa un’asola da attaccare alla lenza madre. Come finale di solito viene usato uno 0,16 mm di 70-80 cm e come amo sempre un n° 5-6. La canna da impiegare è una bolognese potente da 6 mt fornita di un autobloccante e con azione medio rigida. Il sistema per far rendere al massimo questa tecnica è lanciare a monte, chiudere l’archetto e accompagnare la passata recuperando il filo ad una velocità tale che permetta di sentire il ticchettio del pendolino che striscia sul fondo lasciandolo scorrere a velocità naturale. Attenzione, recuperare più velocemente snaturerebbe il percorso dell’esca, recuperare più lenta-

Un piombo particolare Il pendolino è indispensabile sui grandi fiumi ma si adatta benissimo anche per i torrenti dov’è richiesta una pesca a distanza. Può essere costruito avvolgendo un fusibile di piombo su se stesso o su un’anima d’acciaio o può essere comprato nei negozi dove è presente in diverse forme. Il modello formato da un cilindretto di piombo è maggiormente indicato per fondali ghiaiosi o per perforare forti correnti. I modelli spiralati sono di vari diametri e lunghezze: più lunghi e sottili sono più diminuisce il rischio di incaglio; il modello con il tubetto di plastica è indicato in tutte le condizioni, lasciato lungo si adatta benissimo a fondali ciottolosi o con fondo sporco. Accorciando il tubetto diminuisce l’attrito con l’acqua e di conseguenza tiene meglio la corrente.

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La treccina mente non servirebbe a niente perché non avremmo il filo teso e non sentiremmo l’eventuale abboccata. La canna va mantenuta di tre-quarti, a ore 10 e si ferra prontamente non appena si intuisce che lo strattone che viene percepito non è dato dall’impatto del pendolino ma da una trota che ha afferrato l’esca. Va ribadito, ferrare immediatamente, altrimenti la cara pinnuta sputa l’esca non appena avverte l’inerzia, anche perché, se la passata è corretta, l’esca è sempre a valle del piombo che, rallentando per lo sfregamento che ha sul fondo, lascia arrivare prima l’esca in bocca alla trota, così, quando si percepisce l’abboccata, questa ha già avuto qualche attimo per assicurarsi il boccone tra le fauci. E’ comprensibile che, per chi non è abituato a questo tipo di tecnica, le prime volte possano essere difficili da interpretare, ma una volta compreso il meccanismo, tutto il resto viene di conseguenza. La presentazione dell’esca è l’arma fondamentale per

avere risultati positivi, specie perché le condizioni con tanta acqua e fiume grande sono il preludio di trote importanti che di solito stazionano nei fondali più accentuati o dove la corrente veloce le fa sentire al sicuro lasciando di solito nelle postazioni più tranquille e con acqua bassa le sorelle meno datate. Convincere una signora trota ad afferrare l’esca attaccata al nostro amo è segno che abbiamo eseguito alla perfezione quello che in quel preciso istante e in quelle condizioni quella creatura e magari solo quella in quel momento desiderava, questo per dire che non esiste il sistema perfetto, non esiste il giorno e il momento dove tutte le trote mangiano o mangiano allo stesso modo e per fortuna! Ma il senso di questo discorso è trasmettere quello che l’esperienza ha fatto capire; dobbiamo sempre essere consapevoli, cioè, che abbiamo a che fare con degli esseri viventi ognuno diverso dall’altro, con caratteri, gusti, comportamenti che variano

La treccina aiuta a far si che durante il lancio il filo non si attorcigli al pendolino. Come si evince dal disegno, la sua realizzazione è molto semplice e termina con una girella doppia e un nodo ad “8”.

da soggetto a soggetto, come del resto siamo noi esseri umani. Quando si va al ristorante scegliamo quello che più preferiamo in quel mo-

Montaggio ami Il sistema antiritorno è utilissimo per innescare correttamente vermi, camole, caimani o qualsiasi esca che abbia bisogno di essere calzata fin sopra l’amo. Il tronchetto di filo rivolto nella direzione di innesco e la vernice svolgono due funzioni importantissime: - evitano di stracciare l’esca durante l’innesco facilitando anche lo scivolamento fin sopra l’amo. - Il tronchetto irrigidito dalla vernice aiuta a trattenere l’esca nella posizione corretta evitando di farla scendere durante il lancio, la trattenuta o il recupero.

mento, magari il giorno dopo ci ritorniamo ma vogliamo mangiare qualcosa di diverso, e così sono anche le trote. Peschiamo in un tratto di fiume dove ci sono duecento trote e ne prendiamo due o tre, ma questo non vuol dire che non siamo in grado di pescare, potrebbe solo voler dire che in quel momento siamo riusciti a presentare l’esca giusta nel modo più corretto possibile solo a due o tre trote e chissà quante altre avranno visto il nostro vermicello, ma solo quelle lo hanno apprezzato. Di quelle duecento trote, probabilmente altre avrebbero gradito un’altro tipo di esca o la stessa presentata in un altro modo, chissà!! Questo per dire che in definitiva non bisogna mai demordere, specialmente se vi cimentate in tecniche nuove. Le abboccate non sono in numero tale da appagarvi? Non è detto che state sbagliando tutto con il rischio di considerare la nuova esperienza negativa e abdicare, è solo questione di andare oltre quel ….chissà. 75


SPINNING

Una pr

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resentazione

”finesse” Una semplice montatura che, al pari di quella da “drop-shot”, ha certamente caratterizzato la pesca del bass di questi ultimi periodi. Silenzioso, accattivante e flessibile nei movimenti, l’innesto “wacky” è davvero una soluzione irresistibile specie con i bass più diffidenti. Testo e foto di Francesco Capomassi

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ra le diverse montature che si è soliti prediligere nella stagione di pesca dedicata al bass, quella da “dropshot” e quella “wacky” rappresentano nell’insieme due delle scelte più gettonate e, per certi versi, quelle che hanno mostrato in percentuale una qualità di catture lievemente superiori. Si tratta, beninteso, di due modi di insidiare il bass con un approccio sostanzialmente tecnico e particolare, non necessariamente facile e subito intuitivo, oltreché richiedenti un’adeguata sensibilità nell’utilizzo dell’esca di gomma in acqua e anche di un’attrezzatura specifica all’uopo. Il wacky rig non è l’ultima novità del momento, ma tuttavia rappresenta uno stile di pesca particolarmente avanzato e utilizzato nel mondo del bassfishing internazionale, primi fra tutti i “soliti” giapponesi che ne hanno fatto un must, condensato di attrezzi molto tecnici e realizzati con arte e meticolosità di particolari, sia per ciò che riguarda le canne sia che nella produzione stessa

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Una presentazione “finesse”

■ Senza dubbio l’ausilio di una imbarcazione o anche di un bellyboat, agevola notevolmente la particolare tecnica di movimento sincopato che deve essere impressa all’esca, considerata la posizione direttamente on-site, cioè sul luogo stesso. Va da se che rende al meglio il lavoro che si esegue con il polso, lavoro che si traduce in canna in un’efficace regolazione del progressivo avvicinamento dallo spot al natante, ma in modo speciale, in una qualità della sensibilità del nuoto a tutto vantaggio di una naturale presentazione dell’innesco.

di esche siliconiche ed ami. Stando all’esperienza dei migliori angler italiani e alla filosofia nipponica, lo stile wacky è particolarmente adatto per una tipologia di pesca di inizio di stagione o quasi invernale, con evidenti difficoltà all’invito all’abboccata per le normali esche, o comunque in presenza di bass apatici, difficilmente reattivi e anche posizionati in acque medio/profonde. Non è propriamente un innesco utile a galla durante la bella stagione anche se con questo predatore tutto è possibile, tuttavia si può prestare bene per un utilizzo di sondaggio tecnico a mezz’acqua, lungo un determinato corridoio con vegetazione laterale, dove sono possibili appostamenti o situazioni di predazioni in sospensione. Di 78

fatto, l’innesco non richiede come forma standard una piombatura ad hoc, semmai piccole teste piombate che si possono scegliere in base alla struttura del worm, teste che sono utili sia per aiutare a calare l’esca verso il fondo, sia per enfatizzarne ulteriormente il movimento in acqua. Tuttavia, non è propriamente necessario piombare, ma in genere si preferisce lasciare cadere senza nulla, visto che la stragrande maggioranza dei finesse-worm in circolazione permette già di sfruttare un sufficiente peso. Il nucleo principale è dato infatti dalla combinazione del silicone in-

Naturale e stimolante, praticamente irresistibile per il bass


■ La buona flessibilità dell’esca è una scelta non del tutto secondaria per permetterne il tipico movimento ad arco. L’inserimento dell’apposito amo è sempre eseguito nella parte centrale della soft-bait, con la fuoriuscita della punta, totale o parziale o anche con l’utilizzo delle protezioni anti-incaglio.

Come si vede, di per sé non è difficile e si monta in un attimo, quello che serve è avere la tecnica di movimento e la giusta sensibilità da imprimere all’esca.

Il wacky in acqua

nestato centralmente con un piccolo amo creato per il wacky style. Si tratta, in genere, del classico Owner mosquito circle o del Kincoo hook in misure adeguate al worm che viene inserito proprio nel mezzo con la punta che può rimanere coperta o che spesso è protetta direttamente dal classico filo anti-incaglio, una soluzione, quest’ultima, molto buona per poter lavorare a ridosso degli ostacoli del fondo.

L’aver inserito l’amo nel corpo del worm nella maniera descritta serve unicamente allo scopo di costringere l’esca a muoversi con un andirivieni che ricorda lontanamente il nuoto della rana, soprattutto nella fase di apertura e di chiusura delle zampe posteriori. Con la canna, infatti, si devo-

no imprimere brevi ma ritmati strappi, in modo che in acqua il silicone si pieghi quasi a “V” quando richiamato dalla trazione e si riporti dritto quando lasciato in bando. Se il lavoro è svolto con una certa continuità, si ha una presentazione molto accattivante e che per certi versi incuriosisce, stimola e invita all’aggressione; inoltre, se si incappa in un fondale non del tutto ingombro di ostacoli, ma

WACKY STYLE

Come si evince dal disegno, il movimento dell’esca con i terminali che fluttuano ad ogni rilascio e successiva ripartenza, rappresenta una modalità di avanzamento nell’elemento liquido che per certi versi irretisce il bass, specie nelle condizioni un po’ più estreme, laddove durante la battuta non si ha sentore di cacciate o di palesi attività predatorie.

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Una presentazione “finesse”

con un letto di sabbia o fango, si può optare di lavorare per bene sempre giù, in modo da consentire all’esca di saltellare e anche di scivolare via alzando piccole ma significative nuvolette di limo. E’ anche molto interessante provare a lasciare più filo del previsto in bando, evitando di stare sempre a recuperare con il mulinello tra un sussulto e il successivo, in modo da eseguire un lavoro di sola canna praticamente all’interno dello stesso spot: si ha un minore controllo del primo impatto con la possibile abboccata, questo è vero, ma si aumenta ulteriormente la mobilità del worm che spesso assume un aspetto di nuoto più naturale del dovuto, non evidenziando un andamento comandato e lineare. Ci sono alcuni aspetti della montatura che però devono essere presi in considerazione, primo fra tutti la possibilità, non davvero remota, di

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perdere l’esca che spesso si deteriora tagliandosi nel mezzo o che si sfila via con le micro allargature della gomma stessa intorno alla punta, sottoposta al movimento di trazione continua, ma soprattutto dal contrasto con le ramaglie, l’erba e tutte le asperità sommerse. In questi casi molti anglers utilizzano diversi accorgimenti, come quello di infilare un minuscolo fermaglio con occhiellino centrale dentro il silicone per poi farci

passare l’amo, o meglio un piccolo tubicino trasparente termo-restringente che serve a rendere più solidale la gomma con il gambo dell’amo, quest’ultima consigliata anche da alcune aziende giapponesi che producono worms.

Attrezzatura

■ Una bella sequenza di tre bass, allamati tutti con la gomma e diversi innesti, tra cui anche lo split-shot. Tuttavia il wacky, a mezz’acqua, riesce molto spesso ad attirare i predatori sia dal fondo che dalle aree di caccia o dagli appostamenti medio-superficiali, senza per questo dover ricorrere agli innesti più pesanti che necessariamente si spingono troppo a contatto con le asperità più estreme.

Certamente non è la tecnica di riferimento in assoluto, ma in definitiva è una scelta che torna utile laddove altri innesti, primo fra tutti il drop-shot e anche lo split-shot, non hanno dato l’esito che ci si potrebbe aspettare.

Nella scelta della canna migliore per questa specifica tecnica bisognerebbe orientarsi verso modelli piuttosto “light” o addirittura “ultra-light”, intesi però con una sufficiente rapidità di controllo della parte più terminale, dunque con un’azione “fast” di tipo intermedio, in grado cioè di sostenere con sufficiente precisione il lavoro di strattonamento dell’esca. Per fare un esempio di specificità di attrezzo, si può pensare alla Loomis SJR782 GLX da 6’6” (2,01 mt - canna da spinning), particolarmente strutturata per l’utilizzo di piccoli worms e grubs, con un range di lancio da 1/8oz a 3/8oz (5>10 gr), azione “fast” o la BSR801 MossyBack (sempre da spinning) da 1/16oz a 3/16oz (3>9 gr) “extra-fast”.



Dressingartificiali

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A cura di Stefano Passarelli

Montature, astuzie e innovazioni per le esche artificiali

SPIN-DRESSING Tutto quello che serve per cominciare!

no, realizzare degli artificiali estremamente validi e desueti. Tutto questo viene definito “dressing”, letteralmente vestire, ornare, ed è proprio quello che si può realizzare considerato che è una pratica molto comune nella pesca a mosca dove la costruzione riveste un ruolo di primaria importanza e che però è pressoché sconosciuto nell’universo “spinning”. E’ nostro intento approfondire questo

S

icuramente la pesca a Spinning in questi ultimi anni è da considerarsi una delle tecniche che ha suscitato e sta suscitando un interesse alieutico sempre maggiore. Chiaramente una tale richiesta non poteva di certo essere trascurata dalle aziende del settore e possiamo tranquillamente affermare che gli appassionati di questa specialità oggi riescono a reperire canne, mulinelli e soprattutto artificiali realizzati espressamente per insidiare nello specifico ogni singolo predatore. Dalla trota fario di risorgiva alla spigola in acqua salma1

stra, passando per il blackbass, il luccio o l’aspio, oggi è veramente possibile proporre ai nostri antagonisti esche artificiali sempre più credibili e catturanti. Però…chissà quante volte vi sarà capitato di avere tra le mani un minnow, un rotante o magari un ondulante e sentire la necessità di poter personalizzare e modificare a vostro gusto ed esigenza queste imitazioni, sia questo il semplice arricchimento di un’ancorina o la complessa realizzazione di un jig destinato ai grandi esocidi. Noi possiamo intervenire, modificare e, perché 2

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aspetto intraprendendo così un affascinante viaggio nel mondo della costruzione, anche se prima è molto importante avere familiarità con gli attrezzi ed i materiali necessari. Stabiliti gli strumenti necessari ed indispensabili per realizzare le nostre modifiche, focalizziamo il nostro interesse sui materiali da costruzione. Come potete immaginare, parlare di materiali da costruzione significa aprire una “finestra” su un mondo di una tale vastità che sicuramente non basterebbero tutte le pur numerose pagine di questa rivista. Vediamo quindi

IL DRESSING Materiali da utilizzare ■ una ancoretta proporzionata all’artificiale da usare ■ filo di montaggio bianco 6/0 ■ sottocorpo kristal flash ■ corpo E.Puglisi fiber ■ smalto rosso ■ 1. Posizioniamo l’ancoretta sul nostro morsetto e

copriamo il gambo con il filo di montaggio.

■ 2. Fissiamo alcune fibre di kristal flash pearl sui tre lati. ■ 3. Ripetiamo l’operazione con le fibre Puglisi di

colore bianco.

■ 4/5. Chiudiamo con alcuni nodi e smaltiamo la legatura

formando così una piccola testa.

■ 6. Se lo riteniamo opportuno ripetiamo il dressing

utilizzando altre combinazioni cromatiche, in modo tale da disporre di varie alternative. 3


quali sono i più utili per i nostri scopi: divideremo i materiali in due grandi famiglie: naturali e sintetici. Queste due categorie, sostanzialmente diverse tra loro, miscelate ed unite in modo cor-

retto danno vita a realizzazioni di estremo interesse. Bene, a questo punto non ci resta altro da fare che realizzare il nostro primo dressing, molto semplice per arricchire qualsiasi cucchiaino rotante.

Materiali sintetici A questi è spesso demandato il compito di donare brillantezza e riflessi alle nostre realizzazioni: angel hair, kristal flash, flashbou, holofiber, sono alcune delle alternative disponibili. Polar fiber, craftfur, super hair, ultra hair, E.Puglisi fiber vengono invece utilizzate per conferire volume ai nostri artificiali.

Materiali naturali Ai prodotti naturali appartengono i colli di gallo, indispensabili per realizzare code e collari di molti artificiali. Sono reperibili sul mercato prodotti di tutte le qualità e prezzi, da quelli indiani e cinesi molto economici e qualitativamente mediocri, fino ad arrivare a quelli americani genetici, solitamente di qualità eccellente.

MORSETTO. Attrezzo fondamentale per la costruzione, è l’utensile che utilizziamo per tenere ben saldi l’amo o l’ancorina sui quali appronteremo delle modifiche. Sul mercato troviamo morsetti con le più disparate funzioni e dotazioni, vediamo pertanto quali sono le caratteristiche fondamentali che un buon morsetto deve possedere: ■ Una salda presa della testa dell’amo ■ Una buona base o un buon clamp ■ Una testa rotante fondamentale per i nostri dressing FORBICI. Ben affilate e a punta fine, risultano indispensabili per definire e ritagliare con precisione.

FAGIANO. Le barbule della coda del maschio sono ottime per arricchire artificiali destinati alla trota.

BOBINATORE. Questo utensile regge il rocchetto di filo di montaggio e lo mantiene in tensione. Sul mercato troviamo i modelli più disparati, l’importante è che il tubicino non tagli il filo e che la molla che trattiene la bobina del medesimo sia regolabile.

PELO DI CERVO. Caratterizzato da una fibra galleggiante piuttosto lunga, si presta a molteplici utilizzi.

SPILLO DI SERVIZIO. Viene utilizzato per applicare i vari collanti e per molti altri lavori di precisione.

BUCKTAIL. Senza dubbio il più utilizzato per la realizzazione di jigs destinati al bass e al luccio. Le sue lunghe fibre refrattarie all’acqua ci consentono di realizzare imitazioni di pesce foraggio molto verosimili.

ANNODATORE. Il nodo di chiusura può essere effettuato manualmente, ma di certo un buon annodatore, preferibilmente conico, ci aiuterà in questa operazione.

CALF TAIL. Letteralmente coda di vitello, viene utilizzata per arricchire artificiali destinati alle acque correnti. MARABOU. Sicuramente il più soffice e morbido tra i materiali reperibili sul mercato, lavora in maniera egregia in acque lente. ZONKER. La striscia di coniglio è il materiale naturale più mobile a nostra disposizione, eccellente per arricchire artificiali destinati al bass. 4

Attrezzi

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PAREGGIAPELO. Viene utilizzato per allineare le punte di materiali come il cervo e l’alce; è di forma cilindrica ed è reperibile sul mercato in vari diametri per ottenere mazzetti di pelo più o meno voluminosi. COLLA. Serve per consolidare i nodi di chiusura. Si consiglia l’utilizzo di prodotti molto fluidi. FILO DI MONTAGGIO. Ultimo, ma non certo per importanza, è indispensabile per eseguire qualsiasi dressing. Le misure per noi ottimali oscillano tra il 3/0 ed il 6/0. 6

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TECNITATTICHE

TRA MOSCA & SPINNING:

i laghi Le Mole

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iamo nella Sabina a pochi chilometri da Rieti, contornati da un paesaggio ricco di uliveti, boschi di querce e dappertutto piccoli borghi medioevali, castelli e monasteri. Questo paesaggio, rimasto pressoché immutato negli anni, è oltremodo ricco di acque, sorgenti, fiumi più o meno importanti come il Velino, torrenti e piccoli specchi d’acqua ferma ed è proprio uno di questi l’oggetto del nostro interesse alieutico. Ci troviamo in località Rio Secco Sant’An84

Immersi in un verde paesaggio ricco di piccoli borghi medioevali, questi due specchi d’acqua cristallina si propongono quale interessante punto di riferimento per una bella giornata di pesca. Fianco a fianco, tra mosca e spinning, una sana competizione di artificiali a caccia di grosse trote iridee. Testo e foto di Stefano Passarelli

tonio, a due passi da Poggio San Lorenzo, piccolo borgo di antica origine. Qui, nel bel mezzo di un pioppeto secolare, immersi in un silenzio ed una pace che ci fa dimenticare di trovarci a pochi chilometri da Roma, troviamo i laghi Le

mole; ad attenderci l’amico Alberico Blanchi che gestisce insieme ai fratelli questo piccolo gioiello situato a 50 km dalla capitale e a 20 da Rieti. Chiariamo subito che ci troviamo davanti ad un impianto artificiale con caratteristiche non

comuni per strutture di questo genere. I laghi, circondati da alture di bosco con pareti che cadono a picco verso l’acqua, sono molto ben tenuti, con sponde estremamente naturali ma al tempo stesso fruibili in tutto il loro perimetro. I laghi


■ Acqua cristallina e grosse trote, una situazione ideale per dedicarsi con successo alla pesca a mosca e allo spinning, anche se la prima in alcune situazioni garantisce i risultati migliori.

sono alimentati dal torrente Fosso delle Mole, che garantisce un apporto pressoché costante di acqua fredda ed ossigenata, consentendoci così di pescare i salmonidi in qualsiasi periodo dell’anno. Lasciata la macchina in un ampio spiazzo ci incamminiamo verso l’entrata e qui troviamo una piccola club house dove poter acquistare il minimo indispensabile per la pesca, oppure raccogliere preziosi informazioni sull’attività dei pesci; proseguendo arriviamo ai laghi, sulla nostra sinistra il lago piccolo, mezzo

ettaro di acqua cristallina dedicata alla pesca con esche naturali, sulla nostra destra il lago grande, 2 ettari di acqua di primissima qualità riservata esclusivamente alla pesca con esche artificiali: in questo invaso è infatti consentito pescare esclusivamente con tecniche di pesca a mosca e spinning. La sponda sulla destra riceve da entrambi i lati la fresca acqua del Fosso delle Mole, qui troviamo una profondità di circa un metro e mezzo che digrada dolcemente. E’ ovvio che un apporto di acqua di questo genere determinerà sicuramente delle scelte tecniche che avremo modo di approfondire. Un lungo rettilineo ci conduce alla sponda opposta, la più profonda, qui circa tre metri d’acqua celano con certezza le più grandi iridee presenti nel lago: di fatto, la pesca in questo contesto è dedicata interamente ai salmonidi, salmerini, fario, ma soprattutto iridee con una taglia media intorno al chilo di peso ed esemplari che superano abbondantemente i 5 kg in grado di mettere a dura prova la nostra attrezzatura.

Pesca a mosca L’ottima qualità dell’acqua garantisce la presenza di cibo naturale: soprattutto dove entra l’acqua torrentizia del Fosso delle Mole è possibile

osservare molti pinnuti con il muso rivolto contro corrente intenti a cibarsi di insetti e piccoli invertebrati portati dalla corrente. Nella parte centrale del lago, specie durante le ore centrali della giornata o al tra85


Tra mosca & Spinning: i laghi Le Mole

Regolamenti ■ Nel lago grande è consentita la pesca con esche ar-

tificiali e con tecniche di pesca a spinning e mosca. È consentito trattenere fino a 4 capi. Non è consentito l’uso di esche siliconiche. I laghi aprono tutti i sabati e le domeniche ed i giorni di festa. ■ Dal mese di giugno sarà consentito la pesca anche il venerdì, ma esclusivamente per i pescatori a mosca. ■ Per ulteriori informazioni consultare il sito www.itticablanchi.it, oppure contattare il sig. Alberico al seguente numero 347-9473296. ■ ■ ■

monto, è possibile assistere a numerose bollate, si tratta quasi sempre di trote che salgono su schiuse di piccoli moscerini (ditteri). Invece, verso la zona più terminale, alcuni pioppi creano un’area d’ombra di notevole interesse: qui le fragorose bollate dei predatori turbano soprattutto in estate la quiete dell’invaso e gli incauti insetti (terrestrial) che cadono in acqua vengono regolarmente ghermiti dalle grandi iridee in agguato. In questo contesto, dove i pesci acquisiscono in poco tempo comportamenti molto naturali, è possibile pescare con tecniche ben distinte tra loro. Pesca a ninfa - Sicuramente la più redditizia, va interpretata con code galleggianti e finali da 10’ preferibilmente intermedi, i classici polylider: il recupero andrà

eseguito piuttosto lentamente com’è consuetudine utilizzando ninfe più o meno piombate. Per quanto riguarda i modelli piombati possiamo scegliere tra i grandi classici come le stone fly, le pheasant tail, le ottime montana, oppure utilizzare ninfe generiche con sfera in ottone o tungsteno in testa. Da non scordare assolutamente una buona scorta di chironomi, in assoluto l’artificiale generico più efficace per le acque ferme. Pesca a secca - Piccole emergenti in CDC, cul de canard, proposte in colori naturali come il light olive, il crema e il marrone, ma anche l’imitazione di esili effimere e minuscoli caenis su ami del 18-20. Nei pressi dei pioppi, invece, a farla da padrone saranno senza ombra di dubbio le imitazioni di grossi insetti

Attrezzature pesca a mosca Canne di lunghezza compresa tra i 9’ (2,74 mt) e i 10’ (3,04 mt) per code dalla 6 alla 8 sono idonee per svolgere un’azione di pesca corretta. Il vento che a volte si incanala tra i monti e la consuetudine da parte dei pesci di portarsi verso il centro del lago, ci consigliano l’utilizzo di code con profilo decentrato (WF) in grado comunque di poter gestire distanze di lancio a volte impegnative. I finali a profilo conico saranno di lunghezza compresa tra i 9’ (2,74 mt) ed i 12’ (3,65 mt) con punte 4X e 3X (0,16-0,18 mm)

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di terra come vespe, coleotteri, farfalle e grilli. Questi artificiali, meglio conosciuti come “terrestrial”, vanno posati in acqua in modo piuttosto rumoroso, proprio come farebbe un vero insetto che cade accidentalmente in acqua. Streamer - Code con punte affondanti di primo e secondo grado, oppure intermedie abbinate a finali conici da 9’, rappresentano l’approccio giusto per gli appassionati di questa tecnica. Woolly bugger, zonker, marabou muddler, montati su ami a gambo lungo del 6/8 recuperati sempre a buon ritmo, stimoleranno in maniera idonea l’aggressività delle grosse iridee

Attrezzature pesca a spinning Chiaramente per gestire al meglio delle esche cosi leggere sarà necessario utilizzare canne di lunghezza compresa tra i 5’ (1,52 mt) e gli 8’ piedi, (2,43 mt), dotate di vette sensibili e reattive, attrezzi comunque concepiti per gestire al meglio artificiali di peso compreso tra i 2 e i 10 gr. I mulinelli a bobina fissa di misura 2000 o 3000 andranno imbobinati con un buon nylon di diametro compreso tra lo 0,16 mm e lo 0,20 mm, oppure trecciati a sezione tonda di diametro oscillante tra lo 0,06 mm e lo 0,10 mm. A questo punto la nostra attrezzatura sarà perfettamente bilanciata ma notevolmente sottodimensionata rispetto alla taglia media dei pesci presenti….nessun problema, il fondale privo di ostacoli ed una corretta regolazione della nostra frizione ci faranno senz’altro godere al massimo il combattimento con questi potenti salmonidi.

Spinning L’approccio di pesca idoneo per affrontare nel migliore dei modi il lago Le Mole è sicuramente quello “ultra light”. Come precedentemente accennato, le trote in

■ Spesso molto diffidenti, i pesci, in queste acque, suggeriscono l’impiego di artificiali sostanzialmente leggeri, meglio se affondanti, scelti nella colorazione più adatta alle condizioni meteo.

questo contesto ittico, una volta immesse, acquistano in poco tempo doti di sospettosità notevoli, ed è proprio la pesca ultra leggera quella che ci consente di entrare in contatto con i grandi e combattivi pesci che popolano questa gradevole riserva. Piccoli minnows da 2,5 cm fino ad arrivare ai 5 cm, preferibilmente sinking (affondanti), andranno scelti nelle colorazioni più idonee in relazione

alla luce presente ed al colore dell’acqua. I cucchiaini rotanti rivestono anch’essi un ruolo importante, il martin, ad esempio, nelle misure comprese tra l’1 e il 6, preferibilmente arricchiti con dressing naturali. I mepps, anch’essi scelti nelle misure più piccole,1-3, mentre non sono da far mancare di certo nel nostro assortimento alcuni ondulanti e piccoli jigs, realizzati in cervo o marabou. 87


PESCA IN FOCE La foce del Po è un ambiente che ben si presta alla pesca nelle sue più disparate forme. La pesca a fondo è forse quella che ha le origini più antiche e, con le opportune modifiche tecniche apportate con l’evoluzione dei tempi, ci può regalare soddisfazioni notevoli. Testo di Alessandro Righini - foto di A. Righini – S. Bersanetti – R. Del Vecchio

A fondo, alla foce del

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e coste italiane lungo il loro sviluppo sono ricche di foci. La foce, ben lo sappiamo, è uno degli ambienti più interessanti dove effettuare le nostre battute di pesca. Il mescolarsi dell’acqua dei fiumi con quella del mare provoca una condizione particolare che sembra essere assai gradita a diverse specie ittiche marine che ben si adattano a vivere in acque promiscue o che addirittura si sentono a loro agio anche

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a molti chilometri dalla foce stessa, specie eurialine. Si tratta spesso di specie che suscitano un notevole interesse sia dal punto di vista della pesca, sia da quello alimentare; chi va a pescare in foce, infatti, cerca spesso la cattura della spigola, dell’orata, della passera, dell’anguilla, del cefalo, tutti pesci che possono ben figurare anche sulla nostra tavola.


■ Una grande varietà di ambienti ricchi di fauna di ogni genere, questo il magnifico scenario in cui possiamo immergerci pescando alla foce del Po, un fiume ricco di fascino e di storia.

La pesca nel delta del Po Inutile dilungarci sulla conformazione geologica del delta del Po, ci basti sapere che i suoi numerosi sbocchi a mare, le sue lagune e le sue valli ci permettono di pescare diverse e interessanti specie ittiche. Se in un periodo recente in questa zona si è scoperto il fascino delle grandi prede come le lecce pescando a spinning, la più praticata rimane sempre la pesca a fondo, sì quella vecchia e statica tecnica di pesca che ha regalato e tuttora regala tante soddisfazioni ai suoi sostenitori e praticanti. Ci sono pescatori che frequentano la foce da anni e anni, di essa conoscono tutti i segreti, tutte le buche, i periodi migliori e spesso scopriamo in loro una profonda diffidenza ad abbandonare la tecnica tradizionale, quella che ormai praticano da sempre e rifiutano un approccio con i metodi di pesca più moderni. Spesso, parlando con loro, ci si accorge che parlare di fluorocarbonio, zatterini, tubetti anti-tangle, risulta perfettamente inutile, tanto sono radicati in loro i metodi tradizionali della pesca in “valle” o in foce praticata sul Grande Fiume. Altri, però, si stanno raffinando ed iniziano ad applicare concezioni di pesca più moderne, rendendosi conto dei grandi vantaggi che da queste possono trarre.

L’influenza della marea nella pesca in foce Prima di parlare della pesca a fondo alle foce del Po, è bene avere un minimo di conoscenza su quelle che sono le condizioni meteo-marine che regolano tale pesca e soprattutto capire l’importanza che la marea riveste in questa area lagunare. Si chiamano maree le variazioni periodiche di livello della superficie del mare, cioè i movimenti verticali della massa liquida dovuti, principalmente, alle attrazioni che gli astri più vicini alla Terra esercitano sulla superficie liquida del nostro pianeta. Quando gli effetti della Luna e del Sole si sommano, posizione di congiunzione e d’op-

posizione della Luna nuova, nera, e della Luna piena, si parla di marea di acque vive. Si avranno invece maree di acque morte quando le azioni degli astri sono contrarie, pri-

mo ed ultimo quarto. Per un nostro interesse pratico, potrebbe essere interessante sapere che durante le acque vive gli sbalzi di marea sono maggiori che non nel periodo

Scorrevole evoluto Pescando a fondo impiegheremo il classico terminale che prevede il piombo scorrevole. Per migliorarne le prestazioni potremo impiegare gli anti-tangle, tubetti in cui scorre la lenza madre e permettono che il terminale, una volta in acqua, si disponga agevolmente a favore di corrente. I tubetti possono essere dritti o avere un’angolatura, ma il risultato non cambia. Un’altra soluzione che possiamo adottare per far scorrere il nostro piombo prevede il suo montaggio su di un apposito accessorio formato da una perlina e un moschettone: il piombo viene agganciato al moschettone mentre la lenza scorre attraverso il generoso foro della perlina.

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A fondo, alla foce del “grande fiume” ■ Molte le tecniche che possiamo utilizzare tra tutte, però, la pesca a fondo praticata nelle ampie anse del grande fiume, è quella che più di ogni altra può regalarci momenti di puro divertimento.

delle acque morte. A seguito delle oscillazioni di marea si formano le correnti di marea. Si chiamano correnti di marea i periodici movimenti in senso orizzontale di una parte della massa liquida interessata e tali movimenti, pur essendo conseguenza di quelli verticali, seguono leggi complesse e variabili da luogo a luogo. In Mediterraneo, essendo un mare “chiuso”, si verificano sbalzi di marea piuttosto limitati che raggiungono in rari casi l’ampiezza di un metro. In ocea-

no, invece, possiamo osservare differenze dell’ordine di cinque, sei, sette metri, anche lungo le coste europee bagnate dall’Atlantico. Anche la formazione delle correnti di marea è diversa in Mediterraneo rispetto all’oceano. Queste risultano assai più deboli nel nostro mare e quindi, noi poveri pescatori mediterranei, godiamo solo marginalmente del benefico effetto del riossigenarsi delle coste a causa proprio delle correnti di marea. Nella nostra laguna, però, l’effetto marea

si fa sentire in modo predominante e condiziona in modo notevole la pesca.

Lenze a fondo a Pila Spesso in questo ambiente siamo condizionati ad effettuare battute di pesca brevi, nel senso che i momenti ideali di pesca sono quelli in concomitanza con la ferma di marea, meglio in coincidenza delle acque alte e questo perché la corrente di marea che si ha durante il cambio può essere di notevole intensità e

tale da impedire di mantenere correttamente in pesca le lenze. Inoltre, in diversi periodi dell’anno, grandi quantitativi di alghe sono trasportati dalla corrente e pescare, in qualsivoglia modo, diventa decisamente improbo. Volendo circoscrivere il nostro itinerario tecnico, vista l’ampiezza del delta del Po, ci siamo limitati a prendere in considerazione lo sbocco a mare del fiume in corrispondenza di Pila e più specificatamente di Barbamarco, pescando a fondo dalla barca. Lasciato il grande fiume e seguito un piccolo canale vicino a Pila si sbocca in una laguna, frequentata anche da cacciatori durante il passo degli uccelli acquatici. Poche centinaia di metri ci separano dal mare aperto al quale si arriva percorrendo un canale artificiale largo una trentina di metri. Si può pescare sia in laguna sia nel canale ed anche in mare aperto in corrispondenza dello sbocco del canale. Come tradizione vuole, si pesca con la classica montatura del piombo scorrevole ed amo terminale. Anche noi abbiamo deciso di pescare così, la sola variante che abbiamo apportato consiste nell’aver agganciato il piombo ad un anti-tangle che ci garantisce di non ingarbugliare la lenza durante la fase di lancio, facilitare quanto possibile la scorrevolezza della lenza madre e di mantenere il terminale steso ed allineato alla corrente. A seconda dell’intensità della corrente stessa sceglieremo il piombo: dovrà essere di peso tale da rimanere fermo quanto più possibile poiché la possibilità di incagliare sul fondo è piuttosto elevata. Comunque, è consigliabile pescare quanto più leggero possibile.

I pesci La stagione di pesca inizia con l’arrivo della primavera e termina con la fine dell’autunno. 90


REGGI CANNE Pescando a fondo si rende indispensabile impostare le canne nel modo più razionale possibile, quindi avere a disposizione un pratico reggi canna agevola l’intera azione di pesca. Nel nostro caso abbiamo impiegato un comodo reggi canna a tre posti che consente di orientare a piacimento ogni singola canna. Il suo fissaggio a bordo è semplicissimo poiché il telaio di supporto è montato su un tubo che trova il suo naturale alloggiamento nei fori porta canna della barca stessa.

In inverno le condizioni meteorologiche avverse sconsigliano di avventurarsi in battute di pesca, spesso del tutto infruttuose. Fondamentalmente sono cinque le specie che possono suscitare il nostro interesse nel battere questo tratto di foce: la spigola, l’orata, la mormora, l’ombrina e l’anguilla. La taglia dei pesci è media, con belle mormore sui 400 gr, orate sui 500 gr, con tante sotto misura o al limite di essa, ombrine da 600/700 gr, non molte in verità e spigole di tutte le taglie, dalle piccolotte da 300 gr fino

Esche ed ami Due sono le classiche tipologie di esca per la pesca in questa foce: crostacei e vermi. I gamberi, ma soprattutto le corbole, sono i crostacei che vanno per la maggiore. La corbola viva è gradita da tutti i pesci di questa zona. Non è facile reperirla e spesso ci si adatta con il prodotto congelato che si può reperire nei negozi della zona o del ferrarese. In laguna l’esca regina comunque è la tremolina, non vi sono pesci che non la gradiscono. Con essa, infatti, si cattura di tutto, dai cefali alle orate, dalle mormore alle spigole. La tremolina però è un verme delicato e tende a strapparsi quando si forzano i lanci o quando si impiegano zavorre pesanti e molti perciò preferiscono il coreano, forse meno catturante della tremolina, ma più duro e più resistente. Pescando con i vermi sono molto impiegati gli ami che recano sul gambo uno o due micro ardiglioni ferma esca. A seconda delle necessità vengono adottati nelle misure 2-4-6.

ad esemplari di peso interessante che possono superare abbondantemente i 3 kg di peso. Se si indovina la giornata giusta, comunque, il divertimento è assicurato da un buon numero di abboccate e, anche se si rilasciano i pesci sotto misura o di piccola taglia, ci si può assicurare anche dei bei pesciotti da fare al forno.

Attrezzature Si pesca con attrezzature medio/leggere. Ottime delle canne sui tre metri di lunghezza, che permettono un’ottimale gestione anche di terminali lunghi o di combattere in modo agevole anche prede di buona taglia. Le canne debbono avere una vetta sensibile che permetta di visualizzare anche le tocche più leggere: non è detto infatti che un pesce di buona taglia attacchi l’esca con violenza. Sono consigliabili le canne tipo ledgering o le classiche canne da bolentino ad azione media. La misura dei mulinelli si attesterà intorno al 4000 e saranno caricati con nylon dello 0,30 mm: tale misura ci consente ampio margine su tutte le prede che potremo incontrare qui. Come filo da terminale impiegheremo del fluorocarbon di diametro compreso tra lo 0,20 e lo 0,25 mm. Oltre a riflettere meno i raggi della luce e quindi essere meno fastidioso agli occhi dei pesci, il fluorocarbon ha una superficie che resiste maggiormente alle abrasioni, ottimo quindi per essere impiegato su fondali particolarmente sporchi e ricchi di asperità. La lunghezza del terminale sarà compresa tra i 50 ed i 100 cm. 91


SpinningSalmastro*

a cura di Stefano Passarelli

A caccia di serra

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e dolci e ormai temperate acque di fiume incontrano la sapida e ossigenata acqua di mare.. e così, in un tramonto rosso fuoco che tinge e appiattisce le torbide acque di foce, la calma quasi surreale viene rotta da un primo salto di muggine, seguito a breve da un altro, un altro ancora, poi improvvisamente l’acqua che sembra esplodere, mentre interi banchi di muggini saltano e schizzano fuori come impazziti, spinti verso le massicciate frangiflutti. Dietro di loro, implacabili e feroci, “i

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pirati della foce” predano incessantemente fino al sopraggiungere della notte, poi, senza alcun preavviso, tutto torna alla quiete. Questa è in sintesi una classica scena alla quale gli assidui frequentatori delle foci potrebbero assistere durante i calmi tramonti estivi. Ma di chi stiamo parlando?.....senza ombra di dubbio del pesce serra. Pomatomus saltator è il nome latino di questo importante predatore del sottocosta. La testa grande, gli occhi piccoli e perfettamente circolari, la mandibola

prominente armata di affilatissimi denti, si armonizzano con un corpo affusolato e potente. Questo è il ritratto morfologico di un pesce che ha fatto appassionare allo spinning moltissimi pescatori determinando così strategie, attrezzature ed artificiali pensati esclusivamente per fronteggiare uno dei predatori più aggressivi. Considerato piuttosto raro sulle nostre coste fino a circa un decennio fa, il serra ha incrementato la sua presenza in modo esponenziale, colonizzando e prendendo parte di sopravvento su altre specie predatorie come ad esempio la pregiata spigola. Le acque caratterizzate da bassa salinità sono sicuramente le sue preferite, in virtù di una costante presenza di pesce foraggio co-

stituito non solo dai muggini ma anche da tutti i pesci minori che sono soliti frequentare, nei giusti periodi, le foci. Stiamo parlando di lecce stella, sugheri ed aguglie. Attualmente possiamo tranquillamente affermare di trovarci di fronte ad un pesce stanziale in quasi tutte le aree costiere del Tirreno centro meridionale, soprattutto Lazio e Toscana con le loro importanti foci, quasi tutte le coste sarde e alcuni tratti del litorale calabro e siciliano, tutti veri hot spot per tentarne la cattura e non da meno le stagioni di inizio estate e l’autunno, periodi che rappresentano i momenti migliori per insidiarlo con logica e tecniche mirate. Il serra è comunque un pesce che concentra la propria attività predatoria in spazi di


ARTIFICIALI E PROFONDITÀ

tempo piuttosto brevi se relazionati alle ventiquattr’ore. Pescando ad esempio da un’imbarcazione munita di ecoscandaglio avremo senz’altro modo di marcare durante il giorno e soprattutto a mare calmo la presenza di interi branchi pressoché immobili nelle zone con repentini tagli di fondale poi, con l’avvicinarsi del tramonto, meglio se in concomitanza con le fasi di marea montante, l’attività motoria e predatoria del serra aumenta esponenzialmente fino ad arrivare in alcuni casi a vera frenesia alimentare. Chiaramente questi comportamenti ben distinti tra loro impongono e determinano due approcci di pesca completamente diversi.

Pesca di ricerca Come accennato, durante il giorno e a mare calmo, questo pesce rallenta tantissimo la propria attività e va quindi cercato con artificiali in grado di sondare varie fasce di acqua e soprattutto di lavorare anche in fase di caduta e a regimi di recupero piuttosto bassi. Minnows di lunghezza compresa tra i 10 e i 14 cm, preferibilmente suspending e di forma affusolata, modelli dotati di uno o più snodi tipo jointed, ma anche i modernissimi “vibro bait” caratterizzati da un corpo piatto, un peso specifico piuttosto elevato e l’attacco per la lenza madre posto sul

dorso, peculiarità che consentono a quest’ultimo di raggiungere in spazi molto corti profondità di rilievo. Da non trascurare assolutamente gli intramontabili ondulanti tipo “toby” di peso compreso tra i 20 e i 30 gr che, fatti lavorare in maniera idonea ai margini della corrente di uscita dell’acqua dolce, fanno miracoli, soprattutto se si arricchisce l’ancorina di coda con opportuni materiali che servono ad amplificarne il naturale ondeggiare.

Pesca su mangianza Ovvero adrenalina pura! Avere di fatto la fortuna di trovarsi nel bel mezzo di una mangianza dei serra è sicuramente la situazione di pesca più spettacolare e stimolante per un appassionato “lanciatore”, ma attenzione, è estremamente importante, in queste circostanze, non perdere lucidità, i lanci dovranno essere rapidi e precisi, indirizzati sempre ai margini della mangianza e mai all’interno di essa. Gli artificiali da utilizzare in queste situazioni di pesca sono drasticamente top water e andranno recuperati piuttosto allegramente, proprio a voler simulare la fuga disordinata di un pesce terrorizzato. Ottimi i popper ed i pencil bait, i primi, recuperati velocemente, producono vistosi schizzi ed accentuate vibrazioni, i secondi, caratterizzati

da una siluette molto affusolata simile ad un sigaro (da qui il nome pencil bait) e privi di paletta, mossi con movimenti corti e rapidi, evidenziano un andamento davvero particolare conosciuto come walking the dog (portare a spasso il cane) che consiste in ampi spostamenti laterali denominati anche sliding o skating. Sicuramente i più gettonati con pesce attivo.

Le attrezzature A questo punto vediamo quali attrezzi utilizzare per ottimizzare la nostra azione di pesca. Pescando da un’imbarcazione si impiegheranno fusti preferibilmente monopezzo di lunghezza compresa tra i 6’6” ed i 7’ (2,01-2,13 mt), ad azione fast ed ex fast, idonei per gestire al meglio sia esche che prede menzionate. La potenza espressa in once non supera mai le 2 Oz (56 gr). Questi attrezzi corti e molto rapidi (all’americana per intenderci) ci permettono di controllare e

variare l’andamento degli artificiali con brevi movimenti di polso, rendendo cosi molto fluida e dinamica tutta l’azione. Praticando invece questa pesca da terra e dunque in un ambiente con barriere frangiflutti e rive più o meno scoscese è meglio l’utilizzo di fusti più lunghi, dai 7’6” agli 8’3” (2,31-2,52 mt), evitando ulteriormente di salire di misura in quanto, con l’utilizzo di esche top water, l’intera azione di pesca potrebbe risultare piuttosto affaticante. I mulinelli a bobina fissa dovranno essere di misura compresa tra il 4000 ed il 5000, meglio se dotati di frizione in testa. Per gli amanti del casting, compatti rotanti in grado di contenere perlomeno 150 mt di trecciato da 20 lb (9,07 kg), andranno più che bene per domare il più testardo pesce serra. Certo se ad abboccare al nostro popper sarà una maestosa leccia amia le cose si complicano ma, questa è un'altra storia e sicuramente avremo modo di raccontarla un'altra volta.

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ITINERARIO

Scoperta del Versilia

Alla

Un suggestivo itinerario di pesca che scorre piacevolmente fino alla foce con il Mar Tirreno, immerso nella bellezza della cittadina di Seravezza, con alle spalle le Alpi Apuane e a due passi dalla mondanità di una esplosiva Versilia. Un tratto di riserva polivalente per diverse tecniche di pesca che si possono alternare lungo il cammino. Testo e foto di Massimiliano Nepori

U

na vasta serie di corsi d'acqua scende direttamente dalle vette delle Alpi Apuane, si unisce ed assume la denominazione di Torrente Cardoso, dall'omonima località attraversata. La sua caratteristica torrentizia affronta un suggestivo percorso, levigando col passare del tempo le ruvide sporgen-

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ze rocciose della montagna. Questo angusto tratto dalle acque cristalline prosegue rapidamente allargando, seppur di poco, il proprio letto, disegnando alcuni veloci raschi, alterati sovente da buche degne di nota. Il tratto prosegue portandoci in località Pontestazzemese dove il fiume cambia il suo nome in Vezza, delinean-

do di lì a poco l'intero tratto No-Kill, situato a Ruosina. Una parte di fiume, questa, caratterizzata da sponde piuttosto alte e dalla quasi totale assenza di alberi, dove un'acqua dalla trasparenza impressionante scorre formando buche, raschi e un paio di cascatelle,quasi tutte dotate di microsentieri che ne permettono la risalita,

prevalentemente su di un letto caratterizzato da pietre giallobiancastre dove l'azione di pesca è resa fruttuosa dal pescatore che sa muoversi con astuzia e cautela, cercando di rimanere il più possibile defilato durante l'azione di pesca. In questo tratto, durante le ore centrali della giornata, è possibile assistere ad alcune brevi ma suggestive schiuse di effimere, capaci di animare in un attimo la quasi totalità della superficie. Discendendo e attraversando la cittadina di Seravezza, il Vezza riceve da destra i flussi limpidi del Torrente Serra, un suggestivo corso d'acqua capace di regalare al pescatore che ama avventurarsi tra sen-


l fiume

■ Alcuni scorci paesaggistici della località e del fiume Versilia.

tieri tortuosi e a volte scoscesi suggestive emozioni incorniciate da uno scenario mozzafiato. L'acqua scorre coprendo le levigate e bianche pietre che ne compongono il fondale, reso talvolta verdastro dal riflesso della fitta vegetazione presente. Questo tratto è decisamente diverso dai precedenti elencati e consigliamo a tutti coloro ne vogliano intraprendere i sentieri di non farlo mai da soli o senza aver prima contattato gli organi preposti alla vigilanza ittica, al fine di ricevere tutte le informazioni necessarie sui percorsi e gli accessi sicuri al fiume. La sua stretta conformazione ci impone movimenti lenti e molta attenzione, le sue

buche talvolta profonde e i suoi piccoli raschi offrono la possibilità di sondare diverse tipologie di approccio. Per quanto concerne la fauna ittica presente, essa è costituita da trote fario di medie e piccole dimensioni, anche se la cattura di taglia non è esclusa, i delicati equilibri che compongono questo ambiente hanno reso questi esemplari molto sospettosi e poco disposti a lasciarsi trarre facilmente in inganno. Lasciandoci con dispiacere questo paradiso alle spalle e con esso l'imponente massiccio dell'Altissimo che ne domina le acque, proseguiamo la discesa del fiume attraverso la valle dove prende finalmente il

nome di Versilia, caratterizzato da un fondale prevalentemente fangoso e da una portata d'acqua decisamente più massiccia, le sponde generose permettono di seguirlo lungo tutto il suo sviluppo, sino ad arrivare in Cinquale, dove, dopo un percorso di 24 km, regala le sue acque alle correnti salate del Mar Ligure.

Zone, tecniche e regolamenti di pesca Il Versilia offre le sue acque al pescatore polivalente, permettendogli di pescare lungo tutto il suo percorso, fatta eccezione ovviamente per le zone di divieto. In foce è possibile pesca-

re usando qualsiasi tipo di tecnica, passando dallo spinning alla mosca, dalla roubasienne alla classica bolognese, dall'impegnativo surfcasting al legering, adoperando qualsiasi tipo di innesco, naturale, compreso il bigattino, vegetale o artificiale. Le varietà di specie ittiche insidiabili in foce è davvero molto ricca, si va dalla spigola, croce e delizia di ogni pescatore di mare, alla combattiva leccia stella, passando dall'ormai habitué pesce serra agli immancabili cefali. Spostando il nostro interesse verso le acque interne, ci basta percorrere poche centinaia di metri per trovare nell'immediato altre specie degne di interesse, nella 95


fattispecie cavedani, carpe e in primavera inoltrata anche qualche luccio. L'uso della larva di mosca carnaria trova il suo limite d'impiego con la fine del tratto a ciprinidi, che si estende appunto dalla foce sino alla confluenza tra Serra e Vezza, dove l'attività di pesca rimane chiusa per un breve tratto debitamente segnalato, mentre la pesca con le altre tipologie di esche naturali, verme di terra ecamola, è consentita lungo tutto il restante tratto fatta eccezione per il No-Kill e per la seconda e ultima zona chiusa, situata appena prima di entrare in località Pontestazzemese. Entrando nel merito delle acque a denominazione sal-

monide, la trota fario è sicuramente l'indiscussa regina, la sua presenza ben distribuita trova sporadicamente la pacifica coabitazione con altre specie ittiche come barbi e vaironi. Nel No-Kill la pesca è consentita esclusivamente con esche artificiali, mosca e spinning, munite di amo singolo senza ardiglione o opportunamente schiacciato. Coloro che intendono esercitare l’attività di pesca all’interno della “ZRS Alta Versilia”, oltre al possesso della licenza di pesca debbono munirsi di un apposito tesserino di accesso rilasciato gratuitamente dall’ente gestore avente validità per l'anno solare in corso e che dovrà essere riconsegna-

to entro il 31/12 al fine di elaborare una serie precisa di dati statistici riguardanti gli accessi e i prelievi effettuati. Per ottenere tale tesserino basta presentarsi in uno qualsiasi degli enti preposti a tale servizio, citiamo tra i tanti i negozi di pesca “Venator” ed “Esca e Pesca”, oppure presso il Bar Shaker sito nelle vicinanze del meraviglioso Palazzo Mediceo, in caso di necessità è possibile contattare la Vigilanza Ittica al numero di telefono 348/3065001. Per tutte le informazioni del caso legate ai regolamenti e alle zone di pesca vi rimandiamo al sito www.flyclub90versilia.net nella sezione ZRS. Il tesserino rilasciato contiene una serie di informazioni utili al pescatore, quali il regolamento vigente, una cartina dettagliata del fiume e delle sue delimitazioni e il tabellario segna catture. Ricordiamo a tutti che è buona norma, prima di accingersi all'azione di pesca, se-

gnare sul proprio tesserino: giorno, mese e tecnica adoperata. Nei tratti di fiume classifi-

Info Viabilità: come arrivare in Località Seravezza La Versilia è asservita in maniera ottimale dalla rete autostradale arrivando da qualsiasi direzione. Il casello di uscita interessato, Versilia, si trova tra quello di Viareggio e quello di Massa Carrara sulla A12. ■ Da Genova: Autostrada A12 direzione sud fino al casello Versilia. ■ Da Milano: Autostrada A1 direzione sud fino a Fidenza poi immettersi sulla A15, Autocamionabile Cisa, fino a La Spezia dove ci si immette sulla A12 direzione sud fino in Versilia. ■ Da Firenze: Autostrada Firenze-mare A11 fino a Lucca dove poi ci si aggancia alla bretella autostradale per Viareggio da dove si può rapidamente raggiungere la Versilia. ■ Da Roma: Autostrada A1 fino a Firenze, poi come sopra. 96


In cerca di emozioni tra le correnti strette tra i massi affioranti cati a salmonidi, escluso ovviamente il No-Kill, è consentito trattenere fino ad un massimo di 5 esemplari di almeno 27 cm di lunghezza. E' comunque vietata da regolamento la detenzione di capi catturati altrove nelle zone senza prelievo opportunamente tabellate. Per quanto concerne l’attrezzatura del moschista, è doveroso approfondire i diversi aspetti tecnici in base alla tecnica prescelta, sia essa mosca secca, sommersa, ninfa o streamer. Affrontando questo torrente con l’utilizzo della tecnica della pesca a mosca secca o della sommersa, consigliamo l’utilizzo di canne corte, di misure comprese tra i 7 piedi e mezzo e gli 8 piedi, abbinate ad un mulinello leggero ma capace di contenere egregiamente una coda galleggiante del numero 3 a profilo DT(Double Taper), come finale adopereremo un filato a profilo conico o un finale detto “a nodi” lungo circa 3 metri e mezzo, che inizierà con uno spezzone dello 0,50 collegato alla coda mediante l’utilizzo del nailless knot, questo nodo, a differenza del fratello maggiore e forse più diffuso nail knot, non prevede la foratura

della coda, producendo, di fatto, un piccolo disassamento tra coda e finale, il nostro terminale andrà gradatamente a scalare di diametro finalizzandosi in un tippet lungo circa 1,5 mt a scelta tra uno 0,12 da utilizzare in presenza di acque poco veloci o uno 0,14 per le correnti più vive. Per la scelta delle mosche ci affideremo alle intramontabili Royal Wulf e Royal Coachman, costruite su ami barbless (privi di ardiglione) del numero 12 e 14, avendo l’accortezza di siliconarle un po’ prima di usarle in pesca. Cambiando approccio al fiume e affrontandolo stavolta con la tecnica della ninfa e dello streamer, l’attrezzatura andrà modificandosi di conseguenza, la scelta della canna cadrà inevitabilmente su lunghezze più generose ovvero comprese trai i 9 e i 10 piedi, abbinata ad una coda galleggiante del numero 5, caricata su di un mulinello large arbori, bobina larga. Questa particolare bobina, essendo più larga di quelle convenzionali, permette un avvolgimento più dolce della coda, riducendo al minimo il fattore memoria, evitando le fastidiose spire che altrimenti si andrebbero a formare. Per ciò

che concerne il finale, lasciamo agli amanti della pesca “sotto” il compito di sbizzarrirsi come meglio credono, passando, a seconda dei gusti e delle abitudini, dai classici finali brevi lunghi quanto la canna, costruiti a

scalare partendo da uno 0,45 e terminando in conicità con un tippet di 30 cm dello 0,14, a quelli nettamente più lunghi di chiara influenza francese, capaci di regalarci maggior controllo nelle medie e lunghe distanze. Per gli artificiali rivolti a questa tecnica consigliamo l’utilizzo di Copper Nimph e Phesantail montate su ami Grub del 12 e del 14. Per la pesca in streamer, pur mantenendo inalterate le considerazioni tecniche relative alla lunghezza delle canne, accorceremo un po’ il nostro finale che terminerà in maniera più nervosa con un tippet dello 0,20/0,25, a cui legheremo attraverso il nodo rapala, la nostra imitazione, un pesciolino lungo circa 6/7 cm costruito in pelo sintetico che imiterà le movenze di un piccolo pescetto in fuga, alimentando nella nostra preda il suo istinto predatorio. Non ci resta dunque che scegliere la zona di pesca, la tecnica che più ci aggrada e avventurarci nella nostra giornata di pesca.

■ Stupendo esemplare di fario di immissione, catturato a ninfa. Pesci di questo genere, insieme ad un paesaggio fantastico, sono gli ingredienti principali di questo affascinante itinerario.

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ITINERARIO ESTERO

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L’altro Lucci, channel catfish, walleye ed altro ancora. Un Canada appena diverso dal solito, non solo per salmoni, ma sempre affascinante, fantastico e ricco di sorprese.

T

Testo di Roberto Ferrario - Foto di R. Ferrario L.L. Wollastone - Jhua Happonen

empo fa, prima di partire per questo viaggio in Canada, ritrovandomi con alcuni amici poco avvezzi alla pesca, ebbi da tutti la stessa domanda: “Vai a salmoni?” e ricevendo risposta negativa mi chiedevano ancora: “Allora vai per pescare le trote?” e ad una mia seconda risposta, ancora negativa, mi ridomandavano: “Ma allora che cosa ci vai a fare in Canada?”. Molti pensano che Canada sia sinonimo soltanto di salmoni e trote e ciò è in larga parte dovuto al fatto che questo stato, insieme all’Alaska, detiene un potenziale enorme per questo tipo di pesca con soprattutto alle spalle un’organizzazione turistica più che trentennale rivolta in questo senso. Tuttavia, il Canada da molti anni è divenuto altrettanto famoso anche per la pesca verso i grandi lucci e le trote lacustri, soprattutto tra i pescatori statunitensi, inoltre, qui si possono trovare in abbondanza anche altre specie di pesci come enormi storioni, channel catfish (pescigatto di canale, gli stessi che si trovano nell’Arno pisano), walleye, goldeye, whitefish, carpe comuni e molto ancora.

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■ Un magnifico luccio, un predatore che quando raggiunge taglie di questo genere è in grado di regalare soddisfazioni indimenticabili per la sua generosa combattività che lo distingue una volta che attacca i nostri artificiali.

I lucci e le trote lacustri Il luccio è il pesce più rappresentativo ed insidiato, dopo il salmone, da tutti i pescatori che si recano in queste regioni canadesi. La taglia media si aggira intorno ai 4/6 kg ma gli esemplari da 10/15 kg sono catturati normalmente ogni settimana e durante l’anno, inoltre, non sono da meno anche gli esemplari da 16/18 kg. Intorno alla prima decade di giugno i laghi iniziano a sghiacciarsi e i lucci tendono a spostarsi dalle acque profonde nelle baie d’acqua bassa dove questa è più calda per poi iniziare la frega. Solitamente è nel corso del mese di giugno, per finire a volte ai primi di luglio, che questi esocidi rimangono molto concentrati in delimitate zone ed il bello è che sono molto aggressivi e attaccano senza indugio gli artificiali che gli capitano a tiro. Un breve periodo che però garantisce grandi quantità di catture tanto che queste settimane sono da prenotarsi con almeno uno o due anni di anticipo; pensate solo che il record di catture di una barca in una singola giornata di pesca è la stratosferica cifra di 225 lucci! 100

Grandi pesci, recuperi eccezionali... in ogni caso emozioni indimenticabili Ad ogni modo la media normale di una giornata di giugno è dai 30 ai 50 esocidi a testa. Mi hanno raccontato poi una storia vera di un pescatore che in giugno ha pescato sia dalla riva che dalla barca per circa 18 ore consecutive riuscendo a catturare da solo ben 397 lucci. Questo è avvenuto sul Tolson River dove sfocia nel lago Great Slaves. In luglio e agosto i lucci si sparpagliano lungo tutta la costa del lago in agguato vicino alle vaste praterie di alghe e la pesca diventa un po’ più difficile. Tuttavia, secondo le statistiche, gli esemplari più grossi vengono mediamente catturati in questi ultimi due mesi. Esistono numerosissimi luoghi dove si può pescare il luccio in Canada, ma le regioni più famose in termini di cattura sono in Saskatchewan, in Northwest Terrytories, in Manitoba ed in Alberta. Purtroppo per noi i prezzi di questi lodge sono sempre piuttosto elevati in quanto si trovano in zone molto remote e lontane e tutto il cibo e i ri-

fornimenti vari arrivano soltanto via aerea. Qui, inoltre, la stagione di pesca è molto breve, 3 mesi, da giugno a fine agosto. Solitamente molti dei lodge che propongono la pesca al luccio in Canada dedicano del tempo alla pesca delle grosse trote lacustri che ci sono in diversi laghi oltre il Circolo Polare Artico. Le più grosse mai catturate sono state prese nel lago Great Slaves nel Northwest Terrytories e nel lago Great Bear. Qui di media si catturano trote dai 5 ai 10 kg, ma nel top della sta-

gione esemplari dai 18 ai 20 kg sono catturati normalmente: pensate che l’attuale record è un esemplare di 32 kg preso nel 1995. Numerosi laghi ospitano anche una folta popolazione di walleye, luccioperca, anche se sono relativamente insidiati in quanto il fascino di prendere un grosso luccio o una possente trota è ■ Voraci pesci gatto, magnifici luccio perca, due prede che possono apparire riduttive in queste situazioni ma che risultano sempre interessanti e divertenti, specialmente se abbiamo la fortuna di incappare in esemplari di grossa taglia.


Strani nomi per strani pesci l’attrazione maggiore per i pescatori che si recano a pescare a queste latitudini. In tutto il Canada è praticamente obbligatorio pescare con l’ardiglione schiacciato e quindi spesso si perde il pesce sotto barca o appena dopo l’abboccata.

Gatti, carpe & co Posso capire che recarsi in Canada per pescare pesci gatto e carpe potrebbe apparire un po’ riduttivo e pertanto la cosa migliore è quella di abbinarci ulteriormente quattro giorni di pesca al luccio. La destinazione più conosciuta e rinomata si trova a Lockport, una piccola città vicina alla capitale regionale Winnipeg, dove vi è un vastissimo complesso di laghi, canali e fiumi e la presenza di un rinomato fishing lodge: il “Cats on the Red”. Questo lodge è uno dei più famosi del nord America per quanto riguarda la pesca ai channel catfish ed è situato sulle sponde del Red River nelle vicinanze della diga di St.Andrews. Il channel catfish è il pesce in assoluto più ricercato dai pescatori che si recano sul Red River grazie al fatto che popola in modo massiccio questo fiume e perché qui raggiunge una taglia molto elevata, spesso e volentieri oltre i 15 kg, tuttavia la taglia media si aggira sui 6/8 kg. La pesca ai channel catfish

Nei paragrafi precedenti sono stati nominati walleye, channel catfish, freswater drum, goldeye, bullhead catfish, white bass, tutti pesci endemici del continente americano che non esistono in Europa e che sono per lo più sconosciuti ai pescatori italiani. Vediamone alcuni dei meno conosciuti. WALLEYE (SANDER VITREUS) I walleye sono pesci molto simili al nostro lucioperca, sia per fattezze che per abitudini alimentari, con l’unica differenza nella colorazione della pelle, molto più scura e verde. Può raggiungere il peso di 11 kg ed è pescato durante tutto l’arco dell’anno, anche quando i fiumi sono ghiacciati praticando dei grossi fori e pescandoli con l’esca morta o particolari jigs. E’ una preda molto ambita anche per la pesca dal ghiaccio, ice fishing, che si effettua d’inverno quando fiumi e laghi sono completamente ghiacciati. Notoriamente è un pesce molto difficile da catturare, spesso e volentieri smaliziato e diffidente; un po’ più ostico del nostro. FRESHWATER DRUM (ALPODINOTUS GRUNNIENS)

Anche il freshwater drum, dal canto suo, è un pesce molto combattivo, a patto che lo si catturi con attrezzatura leggera. Come aspetto si può paragonare vagamen-

te con la nostra orata, anche se può raggiungere taglie di notevoli dimensioni. Infatti, il record del mondo IGFA per questo pesce è di 24 kg, ma normalmente nei sistemi fluviali la taglia media si aggira intorno ai 4/5 kg con punte fino a 15 kg e solo nei grandi laghi è possibile trovare gli esemplari di mole maggiore. Il freshwater drum può essere pescato in un’infinità di modi diversi poiché questo pesce abbocca praticamente su tutto: dalle esche naturali (grano, vermi, gamberi) all’esca viva o morta, dai minnows ai cucchiaini, agli streames. GOLDEYE (HIODON ALOSOIDES) Il goldeye ama vivere in folti gruppi ed è facilmente pescabile con esche naturali come il verme o a mosca sommersa con imitazioni di ninfe. E’ molto simile al nostro lavarello come forma del corpo, ma con la testa simile alla trota e, per quanto riguarda il peso, può raggiungere il chilo e mezzo. Nel Red River questo pesce rappresenta l’esca numero uno per i channel catfish in quanto qui gli esemplari di maggior mole si nutrono quasi esclusivamente di questi pesci. Può essere anche catturato a spinning con piccoli cucchiaini. WHITE BASS (MORONE CHRYSOPS) Il white bass è un piccolo predatore che raggiunge i 3 kg ed appartiene alla stessa famiglia del più conosciuto black-bass, persico-trota. Come quest’ultimo anch’esso caratterizza la sua difesa con fughe sotto la superficie e con salti fuori dall’acqua. Di recente è stato anche introdotto in molti laghetti a pagamento del nord Italia dove si può pescare insieme alle più comuni trote. Ha delle carni molto morbide e saporite e per questo è molto apprezzato nel campo culinario. L’attuale record IGFA per questo pesce è di 3 kg.

si effettua con barca ancorata in corrente pescando a fondo con ami del 5/0 innescati con un trancio di goldeye, uno strano pesce che popola a folti branchi questo fiume. Non è una pesca assolutamente facile e non si può pretendere di riuscire a pescarne moltissimi in una giornata. Questo pesce è molto diffidente e le abboccate non sono mai molto decise; a volte afferra l’esca per poi rifiutarla e magari ritornare a riprenderla dopo qualche minuto. Ad ogni modo è un pe-

sce molto combattivo e, per avere la meglio su di un esemplare intorno ai 9/10 kg con lenza dello 0,40 mm, venti minuti sicuramente non bastano. Il segreto di questa pesca sta tutto nell’abilità della guida che ti deve portare nella zona giusta, ovvero dove il branco dei channel catfish sta stazionando. Infatti, a causa dell’innalzamento o dell’abbassamento delle porte della diga con conseguente cambiamento del livello dell’acqua, i branchi di catfish si spostano pa101


Notizie utili recchio e dove il giorno prima avevi avuto parecchie abboccate il giorno dopo poteva rivelarsi del tutto privo di pesce. Il Red River è letteralmente sovrappopolato dalle carpe, infatti, sia negli Stati Uniti che in Canada, non è considerato un pesce sportivo, cosicché quasi nessuno le pesca. In anni addietro, addirittura, in alcune regioni degli Stati Uniti avvelenavano volontariamente laghi e fiumi al fine di far morire questi ciprinidi per poi seminare pesci a loro congeniali e che consideravano altamente sportivi come trote, lucci, walleye. La carpa non è infatti un pesce originario di questo continente; è stata introdotta nel 1876 riuscendo a riprodursi in maniera smisurata dal momento che ha trovato l’habitat ideale ed abbondante cibo. In alcuni sistemi fluviali ci sono così tante carpe che non riescono a crescere e magari una carpa di una quindicina d’anni arriva a pesare soltanto 8/9 kg. Anche nel Red River la taglia media è inferiore ai 10 kg, ma sovente sono catturate carpe ben oltre i 12 kg e l’attuale record di questo fiume è di 18 kg. Quindi, qui le carpe non sono mai sospettose come quelle di casa nostra e realmente ci si può proprio 102

COME ARRIVARE. Ci sono un buon numero di voli diretti per il Canada con arrivo solitamente alla città di Toronto. Sono operati da Alitalia (www.alitalia.com) e da Air Canada (www.aircanada.com). Il volo è di circa 8 ore. Da qui ci sono voli in coincidenza per le varie regioni. Per raggiungere la maggior parte dei lodge in Saskatchewan, Northwest Terrytory e Manitoba si è soliti partire dalla città di Winnipeg. Infatti, è dal suo aeroporto internazionale che partono i voli privati verso gli sperduti lodge disseminati in queste regioni. Per andare in Alberta e Yukon di solito ci si appoggia all’aereoporto di Edmonton. Da Tornonto a Winnipeg sono 3 ore e mezza di volo, un’ora in più per Edmonton. Per recarsi a pescare gli storioni dobbiamo prendere la coincidenza per Vancuver. DOCUMENTI. Passaporto in corso di validità. FUSO ORARIO. La differenza oraria va da 4 a 6 ore in meno che in Italia a seconda della regione Canadese. In Canada si attraversano 6 dei 24 fusi orari mondiali. TELEFONO. Per le chiamate Italia-Canada bisogna comporre il prefisso internazionale 001. Per le chiame Canada-Italia il classico 0039. MONETA. La moneta locale è il dollaro canadese. ELETTRICITÀ. La corrente è a 110 volt come in Italia. Le prese sono generalmente

stancare di pescarle; non che siano del tutto tonte, ma qui è tutto molto più facile. In un particolare fortunato, alcuni anni fa, cinque pescatori inglesi, in cinque ore di pesca, hanno totalizzato l’incredibile cifra di 146 carpe dai 4 ai 10 kg. Il Cat’s on the River Lodge propone anche la pesca in primavera a grossi storioni lacustri stanziali della zona. La taglia varia dai 15 agli oltre 100 kg. Sicuramente il Red River è uno dei fiumi più prolifici di tutto il mondo per questo tipo di pesca. differenti dalle nostre ed è bene quindi munirsi di un adattatore. CLIMA. I momenti migliori per la pesca coincidono con i climi più miti, quindi da maggio a settembre troveremo temperature variabili tra i 10 ed i 15°C a seconda della latitudine. Da ottobre a tutto aprile/maggio c’è neve e ghiaccio dappertutto. In inverno le province atlantiche, il Quebec e l’Ontario meridionale hanno temperature che oscillano tra i -5 e i 20°C. All’interno dello Yukon e nei Northwest territories non è raro trovare temperature fino a - 40°C. CUCINA. Solitamente nei vari lodge si mangia decisamente bene. Nei vari ristoranti e pub canadesi, invece, ci si deve un po’ accontentare; si trovano spesso piatti un po’ bizzarri. Cucinare il cibo decisamente non è la loro specialità. REGOLAMENTAZIONE PER LA PESCA. La pesca è regolata da leggi federali, provinciali e territoriali. I pescatori sportivi devono avere una licenza per non residenti relativa alla provincia o al territorio in cui intendono pescare. Permessi speciali, ottenibili sul posto ad un prezzo simbolico, sono necessari per pescare in tutti i parchi. Non servono premessi per portare con sé la propria attrezzatura, ma possono essere applicate limitazioni per quanto riguarda l’equipaggiamento, i periodi, le catture o le esche.


Contatti utili Ufficio del Turismo Canadese in Italia www.turismo.canada.it Canadian Tourist Commission www.travelcanada.ca Alberta Tourism www.travelalberta.com Manitoba Tourism www.travelmanitoba.com Northwest Territory Tourism www.nwttavel.nt.ca Saskatchewan Tourism www.sasktourism.com Yukon Tourism www.touryoukon.com

Giganteschi storioni Il British Columbia è sicuramente la regione canadese numero uno per la pesca ai salmoni, ma ai primi dell’autunno è altrettanto famosa per la pesca ai grossi storioni che dal mare risalgono i fiumi per la riproduzione. Qui la taglia media è molto varia, si può andare da pesci di 20 kg ad oltre 200 kg.. Per la precisione il tipo di storione che si può trovare qui è il White Sturgeon, una specie che abita prevalentemente la zona ovest della costa del nord America; può crescere fino ben oltre i 3 mt per un peso che può arrivare a superare i 400 kg. Esistono un gran numero di organizzazioni e imbarcazioni charter che propongono questo tipo di pesca. La pesca si effettua dalla barca ancorata in mezzo al fiume con pesci morti o grappoli di uova di salmone posati sul fondo. La media di cattura è da uno a tre pesci per sessione di pesca, ma gior-

nate più fortunate possono sfociare in un numero maggiore di catture. Il fiume più famoso in assoluto è il Fraser, a breve distanza da Vancuver, lungo più di 500 km. Qui solitamente non si alloggia in lodge sperduti nella foresta ma in comodi hotel, solitamente nella città di Chilliwack ad una ora e mezza da Vancuver o nelle immediate vicinanze dove ogni mattina si verrà presi in consegna dalla guida di pesca che poi provvederà a portarvi direttamente sul luogo di pesca. Visto che anche in autunno qualche salmone rimane ancora nei fiumi, si può fare una pausa in questo tipo di pesca per fare qualche lancio ai salmoni. Qui la stagione per i salmoni va dal tardo agosto fino a tutto novembre. Le immagini degli storioni mi sono state inviate dall’amico e guida di pesca finlandese Juha Happonen che si è recato qui per questa pesca: i due più grossi che ha catturato superavano i 200 kg di peso.

Contatti di pesca Per chi volesse pescare i lucci, trote e walleye (lucioperca) i lodge più rinomati sono: Plummer’s www.plummerslodges.com Wollaston Lake Lodge www.wollastonlakelodge.com Trout Rock Lodge www.enodah.com Minorr Bay Lodge www.greatwhitenorthlodges.com North of Sixy www.northofsixty.com Chi desidera pescare pesci gatto, carpe & Co: Cat’s on the Red Lodge e.mail: redcats@mts.net www.catsonthered.net Per la pesca degli storioni in British Columbia date una occhiata e prenotare il tutto attraverso i siti web www.bcsturgeon.com e www.fraserriverlodge.com


Agonismogare 2° prova del Trofeo di Eccellenza Nord 2009 reso comunque l’evento molto spettacolare, visto che poi alla fine ci sono state catture di pesci di grande taglia. Vince la gara l'Oltrarno Colmic di Firenze “squadra b” con 10 penalità, davanti al Team Vicenza e alle Groane Milo “squadra b”; seguono le tre squadre della Ravanelli Trabucco a conferma della grande forza della compagine di

I

n una giornata nuvolosa, ma tutto sommato caratterizzata da scarse precipitazioni, si è svolta la seconda prova del campionato di eccellenza nord sul fiume Mincio a Peschiera. Fin dalle prime battute delle prove disputate nei giorni antecedenti

la gara, la pescosità è risultata molto scarsa con numerosi cappotti che si sono evidenziati nuovamente nella prova ufficiale che alla fine ha riservato una media del 35% di cappotti e molti settori con la cattura di un solo pesce. Tuttavia, il fascino del Mincio ha

Classifica Cl. Società 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

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Prov.

Sq

S.P.S. Ravanelli (Trabucco) CR Polisportiva Oltrarno (Colmic) FI Lenza Emiliana (Tubertini) BO A.P.S. Borghigiana Pellicano (Maver Tiger) FI S.P.S. Ravanelli (Trabucco) CR Polisportiva Oltrarno (Colmic) FI T.C.A. Firenze (Sarfix Stonfo) FI Pescatori Padovani (Maver) PD S.P.S. Team Vicenza (Faps) VI Faps Team Bazza BO A.S.D. Città Del Rubicone (Daiwa) FO S.P.S. Il Vairone (Maver) RE Nuova L. Montecatinese (Madras Maver) PT Lenza Emiliana (Tubertini) BO S.P.S. Pasquino (Colmic) RE S.P.S.D. Lenza Mantovana (Tubertini) MN S.P.S. Longobardi (Milo) MI S.P.S. F.lli Campana (Tubertini Ballabeni) MI Cannisti Club Team Master (Trabucco) PR S.P.S. Ravanelli (Trabucco) CR

(B) (B) (A) (A) (A) (A) (A) (A) (A) (B) (A) (A) (A) (B) (A) (A) (A) (A) (A) (C)

Tot.Pen Pen.Eff Effettive 20,5 23 28 29 29 34 35 35,5 36 36 38 38,5 39 40 40 40,5 40,5 41,5 41,5 42

6 13 4 10 15 10 14 17 25 19 15 10 19 18 19 24 20 16 22 26½

Piazz.Effettivi Tot.Punt Punt.Eff. Effettivo 1 1 1 3 2 3 4 4 1 1 1 1 1 2 2 5 1 2 3 9 1 1 3 5 2 2 4 6 1 4 4 8 1 6 8 10 3 3 4 9 2 3 3 7 1 2 2 5 2 4 6 7 1 3 5 9 2 4 6 7 3 4 7 10 1 5 5 9 3 4 4 5 2 2 8 10 4 6 8 8½

78.040 69.930 62.140 59.230 53.910 65.760 54.625 53.110 46.640 58.840 51.050 61.850 59.290 52.110 52.680 48.580 52.130 62.770 46.150 50.680

67.460 56.410 58.640 54.540 45.330 61.880 51.240 49.350 38.310 52.290 48.850 60.290 51.710 46.440 50.110 40.440 49.050 57.790 40.960 44.690

Soresina. Fanno notizia i 24 punti della Lenza Emiliana Tubertini, squadra che comunque rimane terza nella classifica progressiva dietro ad “Oltrarno b” e alla prima “Ravanelli b” che conferma l'ottima annata dello scorso anno.


Parata di stelle al Pasinetti l giorno 5 Aprile 2009 presso il meraviglioso impianto sportivo dei Laghi di Faldo a Montone si è svolta la classica gara di apertura della nuova stagione agonistica 2009. A dire il vero la prima gara dell’Eccellenza Nord, partita quest’anno con 20 giorni di anticipo, era già stata disputata una settimana prima in quel di Ostellato. Numerosi erano i criteri d’accesso a questa prestigiosa manifestazione e tutti i “Big” erano presenti. Le classifiche di rendimento, tenute sempre aggiornate dall’impareggiabile Stefano Bastianacci, non davano quindi adito a dubbi sulla qualità e competenza del lotto dei partecipanti, anche se ci sono state alcune defezioni soprattutto da parte delle numerose “partecipazioni speciali”. Gli atleti si sono dati battaglia in questo splendido impianto che ancora una volta si è dimostrato all’altezza di manifestazioni di tale livello. Questo campo gara, insieme a quello sul Tevere, è un esempio straordinariamente concreto di quanto le strutture per la pesca spor-

I

tiva possano andare di pari passo con le necessità di un’intera comunità. Gli amministratori del paese umbro, insieme alla sezione FIPSAS di Perugia possono andare fieri di questa realtà riconosciuta e invidiata da tutti. Un discreto numero di persone ha assistito all’evento e soprattutto gli atleti “di casa” hanno potuto contare su un vero e proprio tifo da parte dei tanti supporter locali. Appena giunti sul picchetto i concorrenti hanno dovuto fare i conti con la fitta nebbia che già dalle prime ore della mattina ricopriva l’ampia valle del Tevere ed hanno dovuto attendere un bel po’ prima di poter scorgere nitidamente l’asta del galleggiante. Nei minuti precedenti l’inizio della competizione la visibilità è notevolmente migliorata e già dopo un’ora di gara i raggi del sole avevano preso il sopravvento. I concorrenti erano allineati sulle due sponde esterne del bacino più grande con un’interruzione in corrispondenza dell’angolo di congiunzione. La gara si è svolta con il regolamento dell’Eccellenza che prevedeva

l’utilizzo di roubasienne non più lunghe di 13 mt. I cinque minuti di pasturazione pesante sono stati preceduti dalla lettura da parte dello speaker dell’albo d’oro della manifestazione ed alle 9,30 è cominciata la gara. Quasi tutti sono partiti con la roubasienne sul fondo e le prime catture sono state di carassi di piccola e media taglia. Con l’andare del tempo in quasi tutti i settori la tecnica di pesca è cambiata. Il pesce è entrato più decisamente in pastura spostandosi negli strati superficiali dell’acqua e qualche bella carpa ha cominciato a far allungare gli elastici dei più abili e fortunati pescatori. La gara è andata avanti senza scossoni e le molte altre carpe finite in nassa sono risultate decisive per l’esito di tanti settori. A

un’ora dalla fine c’è stato un vistoso calo delle mangiate “sotto” e qualcuno è “uscito” cercando fortuna con l’inglese. Molti settori sono rimasti combattuti fino al fatidico “su le canne” e, in certi casi, la cattura dell’ultimo minuto ha consentito di far pendere a proprio vantaggio le sorti della gara. Il pescato è stato discreto ed in due settori sono stati passati i 10 kg. La classifica finale, decisa al fotofinish, ha premiato come vincitore Stefano Bosi del Team Sarfix Crevalcore con 10320 gr che l’ha spuntata di 20 gr su Andrea Collini della Polisportiva Oltrarno Colmic. Nella classifica finale il vecchio “leone” dell’agonismo italiano ha preceduto Rodolfo Frigeri sempre dell’Oltrarno, capace di regolare il settore più “tosto” di tutto il campo gara. La manifestazione è conti-

Classifica finale XXIV MEMORIAL FAUSTO PASINETTI 1 2 3 4 4 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18

Bosi Collini Frigeri Solfanelli Crepaldi Premoli Bernabei Govi Bazzucchi Rossi Califano Cattaneo Marini Pera Zazzeron Bianchini Minghelli Barbetta

Stefano 1,00 Andrea 1,00 Rodolfo 1,00 Marco 1,00 Matteo 1,00 Stefano 1,00 Simone 1,00 Gino 1,00 Lucio 1,00 Claudio 1,00 Otello 1,00 Massimo 1,00 Pierpaolo 1,00 Luca antonio 1,00 Luca 1,00 Maurizio 1,00 Francesco 1,00 Giampietro 1,00

10.320 10.300 9.060 8.940 8.940 8.700 8.560 7.400 7.220 6.860 6.100 5.960 5.660 5.600 5.560 4.900 4.800 3.360

Team Sarfix Crevalcore Polisportiva Oltrarno (Colmic) Polisportiva Oltrarno (Colmic) P.C. Bastia River Club Padova (Tubertini) Polisportiva Oltrarno (Colmic) P.C. Bastia Gatto Azzurro (Sarfix) A.P.S. Gubbio A.P.S. Borghigiana Pellicano (Maver Tiger) S.P.S. F.lli Campana (Tubertini Ballabeni) A.D.S. Lenza Parmense (Sarfix) A.D.S. Aquafans Team (Sensas Alcedo) S.P.S. F.lli Campana (Tubertini Ballabeni) Pescatori Padovani (Maver) Fishing Club (Hydra) Ass. Sport. Dil. G.P.O. (Tubertini) A.P.S. Bellaria Igea Marina (Hydra)

■ Il vincitore del XXIV Memorial Fausto Pasinetti Stefano Bosi e il 2° classificato Andrea Collini.

nuata presso il ristorante “Lo Sberleffo” dove sono stati premiati i vincitori del XXIV Memorial Pasinetti 2009 e quelli delle varie classifiche di rendimento relative alla stagione 2008. Alla fine tutti si sono dati appuntamento per la prossima edizione che, come sempre, rappresenterà l’ideale punto d’incontro delle realtà del Nord, del Centro e del Sud per un giorno riunite in ricordo del grande campione bresciano.

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Agonismogare LA PAROLA ALLA FEDERAZIONE

Nel segno della continuità

il momento P assato elettorale, è importante l’analisi numerica del voto ma, secondo me, è ancor più importante l’analisi politica che ne viene fuori. Mi spiego. In quel contesto la cosa più importante è confrontarsi con le persone presenti, ascoltare le loro problematiche e i loro suggerimenti, ovvero far si che ognuno si senta portatore di un tassello per costruire lo splendido mosaico che si chiama Federazione. Il nostro Settore non rappresenta un alloggio “romano” vuoto con molte finestre aperte ove sulle pareti rimangono segni di quadri che qualcuno un giorno aveva

appeso e frettolosamente poi portati via. Ci sarà bisogno di dare una tinteggiata, spostare qualche suppellettile, ma per il resto tutto è pronto per affrontare il prossimo quadriennio con la continuità politica e con gli obbiettivi che ci eravamo prefissati quattro anni fa. E noi lo affronteremo con la capacità di chi conosce le problematiche di questo sport ed è pronto alle sfide che ci verranno poste giorno dopo giorno nella consapevolezza di cercare, con tutti coloro che ci saranno vicini e ci supporteranno, le giuste soluzioni. Decisamente pro-

CALENDARIO AGONISMO GIUGNO Date e campi di gara possono essere suscettibili di cambiamenti, verificare sempre il sito on line della FIPSAS. PESCA ALLA TROTA CON ESCHE NATURALI Campionato italiano individuale di pesca alla trota in torrente ■ 20 giugno torrente Mallero - SO ■ 21 giugno torrente Mallero - SO Campionato italiano per società di pesca alla trota in torrente ■ 6-7 giugno fiume Volturno - IS Trofeo di serie A per squadre di società di pesca alla trota in torrente ■ 7 giugno torrente Chiusella – TO girone A ■ 7 giugno torrente Vermigliana – TN girone B ■ 7 giugno torrente Turrite – LU girone C ■ 7 giugno torrente Aventino – CH girone D ■ 7 giugno fiume Noce – PZ girone E 106

seguiremo il cammino tracciato e porremo tra le priorità di tutte le discipline i giovani che rappresentano il futuro della federazione ed è lì che investiremo in maniera massiccia per cercare di far di loro si gli atleti del domani, ma anche attenti osservatori delle mu-

tazioni e delle problematiche che affliggono tanto l’ecosistema quanto la disciplina praticata. Molte sono le discipline che si sono affacciate nel mondo della pesca ed è a loro che verrà data un’attenzione particolare per consolidare quanto già fatto e creare i presupposti per una più ampia diffusione. Infine, lasciateci sognare con lo sguardo orgoglioso dei nostri atleti che saliranno sui gradini dei podi e dei giovani con la loro voglia di crescere e di arrivare e che questi nostri sogni di oggi diventino le realtà di domani. Un augurio, quindi, affinché il prossimo quadriennio sia per tutti pieno di grandi soddisfazioni. Antonio Gigli

Organigramma COMITATO DI SETTORE - ACQUE INTERNE Presidente: Antonio Gigli Vice Presidente: Natucci Maurizio Consiglieri Fedederali: Landonio Fernando - Francesco Antonio Bonazzi Fausto - Busacchini Severino - Fusconi Antonio Tanzi Amilcare - Lavetto Luisella PESCA AL COLPO Campionato italiano individuale di pesca al colpo ■ 2 giugno fiume Arno - PI Campionato italiano a coppie di pesca al colpo ■ 20-21 giugno Cavo Lama Campionato italiano a box di pesca in fiume ■ 7 giugno fiume Savio-Ronco-Lamone - FC Trofeo di serie A/1 per squadre di società di pesca al colpo ■ 14 giugno canale Revere - MN Trofeo di serie A/2 per squadre di società di pesca al colpo ■ 14 giugno canale Fissero - MN Trofeo di serie A/3 per squadre di società di pesca al colpo ■ 7 giugno canale Revere - MN Trofeo di serie A/4 per squadre di società di pesca al colpo ■ 28 giugno Fiastra - MC


Trofeo di serie A/5 per squadre di società di pesca al colpo ■ 28 giugno fiume Liri Isoletta - FR Trofeo di eccellenza centro ■ 28 giugno fiume Tevere - Umbertide - PG Trofeo di eccellenza sud - girone "A" ■ 7 giugno lago Liscione Guardialfiera - CB Trofeo di eccellenza sud - girone "B" ■ 20-21 giugno lago Biviere di Lentini - SR Campionato italiano individuale di pesca alla carpa ■ 20-21 giugno canale Rio Mare Foghe - OR Campionato italiano individuale di pesca a ledgering ■ 21 giugno fiume Ticino - Sesto Calende - VA Campionato italiano individuale di pesca al colpo - cat. Master ■ 1-2 giugno canale circondariale Ostellato - FE ■ 27-28 giugno fiume Arno - AR Campionato italiano individuale di pesca al colpo - cat. Donne ■ 2 giugno laghi di Mantova - MN Club azzurro disabili di pesca al colpo ■ 27-28 giugno canale Fissero - MN Stage nazionali - juniores – speranze ■ 6-7 giugno canale di Ostellato - FE CARP FISHING E PESCA AL SILURO Club azzurro di carp fishing a coppie ■ 26-27-28 giugno fiume Arno - S.Donnino - FI

PESCA CON LA MOSCA Campionato italiano individuale di pesca con la mosca in torrente ■ 27-28 giugno fiume Volturno - IS PESCA CON ESCHE ARTIFICIALI - SPINNING - BASS FISHING Campionato italiano individuale promozionale di pesca a spinning da riva in lago ■ 13 giugno lago Tripoli - AR ■ 14 giugno lago Tripoli - AR Club azzurro di pesca con esche artificiali da riva ■ 27 giugno torrente Caffaro - BS ■ 28 giugno torrente Caffaro - BS Campionato italiano a coppie di bass fishing da natante ■ 25-26-27 giugno fiume Tevere - RM Club azzurro a coppie di bass fishing (qualificazione per Squadra Nazionale 2009) ■ 25-26 giugno fiume Tevere - RM ATTIVITA’ INTERNAZIONALI ACQUE INTERNE Incontro internazionale Italia-Francia di Pesca al Colpo ■ 6-7 giugno fiume Arno - Italia Campionato del Mondo di Pesca con la Mosca Seniores ■ 5-12 giugno Venue – Drymen – Scozia Campionato Mondiale per Club di Pesca al Colpo ■ 13-14 giugno Madunice – Slovacchia Campionato Europeo di Pesca al Colpo ■ 27-28 giugno Radece - Slovenia


Agonismogare

Campionato Italiano di pesca al black-bass da belly boat preso già il via il H aCampionato italiano

di pesca al Bass da belly boat 2009. La simpatica kermesse si muove già da diverso tempo ben rodata con i suoi raduni a gironi e soprattutto sotto l’egida della FIPSAS. Di fatto permette un numero illimitato di iscritti, la cui partecipazione è legata al possesso in qualità di titolari di una tessera federale FIPSAS Atleta che si

può richiedere attraverso un Club qualsiasi o il proprio Club di appartenenza, purché affiliato alla Federazione. La quota da versare per

l’iscrizione alle prove di qualificazione, che sono due, è di € 50,00. I finalisti (40) dovranno versare ulteriori € 30,00 allorquando avranno

ricevuta la notifica dell’avvenuta qualifica. Ai club partecipanti l’onere della raccolta e versamento di queste quote d’iscrizione.

Gironi e prove di qualificazione GIRONE NORD EST 2° Prova di qualificazione 14/6/2009 GIRONE NORD 2° Prova di qualificazione 14/6/2009

lago di Revine

org. Bait/Sci

lago di Candia

org. BassClan/Bass Defender

GIRONE CENTRO 2°Prova di qualificazione 14/6/2009 fiume Tevere org. Bass Division GIRONE SUD 2° Prova di qualificazione 14/6/2009 lago di San Giuliano org. Fishing Bass PZ Finale 17-18/10/2009 lago di Nemi org. IBBF-Team GIRONI Girone Nord Est: Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige. Girone Nord Ovest: Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria. Girone Centro: Toscana, Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo, Sardegna. Girone Sud: Campania, Molise, Calabria, Basilicata, Puglia, Sicilia.

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Casini Day

svolta S inelè recentemente bellissimo impianto dei laghi Mezzaluna a Maccarese (RM), la prima edizione del Casini Day, gara individuale in un’unica prova, con una nuova formula che prevedeva la premiazione in ordine assoluto, formula che ha riscosso un notevole consenso tra gli 80 partecipanti: in pratica,

degli 8 settori da 10, sono stati premiati tutti i primi di settore con materiale da pesca (roubaisienne, bolognesi, ecc.), in ordine assoluto di peso, poi i secondi, i terzi e via discorrendo fino alla 6° posizione, con generi alimentari (prosciutti, lonze, salami ecc.). La gara si è svolta a tecnica roubaisienne alla lunghezza massima di 13 mt e la pesca è risultata molto tecnica con catture effettuate sia con bigattini che con mais, cosicché

ognuno ha potuto interpretare la gara come meglio credeva e non c’è stata una regola fissa affinché si potesse ottenere il piazzamento: infatti, alcuni settori sono stati vinti pescando a galla, altri invece pescando sul fondo. La media di pescato procapite è risultata molto soddisfacente attestandosi intorno ai 5 kg a persona con oltre 4 quintali di pesce pescato in totale. La vittoria assoluta è andata a Imperiali Carlo Maria, il forte

Classifica Settore A B C D E F G H

1 class. De Luca Pepe Imperiali Monti Mangone Teraschi Sgrazutti Menghini

peso 9950 7400 14700 5550 14200 9450 9100 3650

2 class. Pecce Balducci Mangone De Simone Pensa Fabiani Laureti Banco

peso 8000 7100 2100 4850 6750 5700 6000 3150

agonista della Blue Marlin che si è aggiudicato il proprio settore con 14.700 gr. A seguire, in seconda posizione, Mangone con 14.200 gr ed in terza De Luca con 9950 gr. Alla gara ha preso parte anche lo stesso Checco Casini che, dall’alto della sua immensa classe, ha spuntato un ottimo terzo di settore su un picchetto molto difficile. A fine gara tutti i partecipanti si sono intrattenuti sul lago ristorandosi con panini e vino offerti dall’organizzazione. 3 class. Manini Del Signore Todesco Santini Casini Gege Di Napoli Tenaglia

peso 7100 6400 7950 3650 6600 5650 4300 2050


VetrinaPescaIn Core – SHIMANO Questo nuovo mulinello da baitcasting “low profile” di Shimano si evidenzia prima di tutto per una leggerezza che gli anglers più smaliziati non mancheranno di apprezzare: solo 173 gr. La taglia 101MG ha la manovella a sinistra, corpo in magnesio, meccanica in alluminio forgiata a freddo, frizione in Dartanium, 4 cuscinetti schermati A-RB. Particolare attenzione alla nuovissima bobina in lega di alluminio “Magnumlite”, molto leggera ma al tempo stesso robusta, in grado di richiedere meno forza frenante in fase di lancio consentendo pose dell’esca più delicate e davvero precise, specie con le montature di

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tipo “finesse”. Il mulinello è progettato anche per il lavoro di “flipping & pitching” con il sistema “Instagage II” che permette di ruotare la bobina senza dover girare continuamente la manopola per un comodo accesso al controllo del filo.

Shimano Italy Fishing S.r.l. Via Privata Maestri del lavoro 29 20025 Legnano (MI) Tel. 033 1742711 www.shimano.com

Panther Martin Gli intramontabili cucchiaini rotanti Martin con paletta in asse senza cavalierino e piombatura a goccia continuano ancora oggi a rappresentare per ogni pescatore un insostituibile accessorio artificiale, particolarmente fondamentale per calcare con successo

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fiumi e torrenti data la particolare conformazione e peso del corpo, ma anche un fondamento per chi desideri i primi rudimenti tecnici dello spinning in acque mosse. Tutta la serie e i nuovi olografici sono disponibili su catalogo e distribuiti nei migliori negozi.

Akua Srl Via Como 14 20020 Lainate (MI) Tel. 02 93570390 Fax 02 93570884 info@akuasrl.com www.panther-martin.com


Roubaisienne Invincible Pole MAVER E’ una canna di straordinaria robustezza e realizzata con tecnologia Reglass. Questa roubaisienne si presta ad essere quanto di più potente e robusto è presente sul mercato, ideale per l'utilizzo di elastici nella misura del 2,8 e con terminali anche superiori allo 0,30 mm. La Invincible Pole, grazie alle sue doti, risulterà essere un punto fermo nella pesca a grossi ciprinidi presenti nelle acque di laghi e fiumi, vedi

Arno Pisano, dove la presenza sempre più massiccia di clarius di grosse dimensioni

a volte creano problemi alle attuali canne destinate a quella pesca, con quest'attrezzo tutto questo sarà possibile. Nella Invincible possono essere utilizzate le punte in 4 pezzi delle serie Competition sia long che strong.

Impressionante la velocità nel guadinare il pesce forzandolo a due mani senza stress da parte della punta della canna. La canna è disponibile nelle misure di 10 - 11,5 13,0 mt.

Maver Italia Distributore Paioli Sport Via del Vetraio 25 40127 Bologna Tel. 051 6013535 Fax 051 6013470 maver@maver.net www.maver.net

RC Bass Spin Medium - Grauvell La serie della Grauvell denominata RC (Radial carbon), è in carbonio 100%, IM5 GV33, le canne sono montate con anelli in SIC ed hanno il rinforzo con un intreccio in Kevlar. Sul fusto è inserito un anellino per fermare l’esca e vengono fornite con una custodia in tela. Si tratta di una linea di canne ad un prezzo molto competitivo con ottime prestazioni. Le Bass Spin sono disponibili in due modelli in monopezzo; la 661M di 1,95 mt (6,6”) e la 701M di 2,10 mt (7”). L’azione è mediamente morbida, non eccessivamente rigida, ma con un’adeguata sensibilità. Lanciano entrambe da 7 a 17,5 gr e hanno manico corto con impugnatura in sughero e porta mulinello a vite.

Grauvell IT Via dei Prati 7/2 - 33082 Azzano Decimo (PN) Tel. 335 314475 - Fax 0434 632693 ivan.capellari@tin.it - www.grauvell.com

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VetrinaPescaIn

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Royal II - CARSON

Carson snc Strada del Francese 97/2C 10156 Torino Tel. 011 4501668 Fax 011 4503625 info@carson.it www.carson.it

Il Royal II di Carson è un mulinello robusto con un corpo compatto e che all’interno ha distribuiti 10 cuscinetti a sfera in grado di permettere agli ingranaggi un movimento fluido e continuo. La bobina è in alluminio di tipo “longcast” con le tipiche forature sul basso per l’alleggerimento e la scorrevolezza in verticale; ha l’antiritorno silenzioso con la regolazione della frizione posteriore di tipo micrometrico progressivo. Nuova concezione per l’archetto che convoglia meglio il filo grazie al nottolino con cuscinetto a sfera e che permette

un efficace controllo delle torsioni del nylon in fase di recupero. Cosmetica aggres-

siva ed eccellente rapporto qualità prezzo. Taglie disponibili dalla 200 alla 500.

Infinity-Q 3000XP

DAIWA

Infinity-Q è un mulinello particolarmente apprezzato per le sue eccellenti doti tecniche e costruttive. Solido, robusto e al tempo stesso leggero e compatto, si evidenzia per una meccanica precisa, attentamente assemblata e che conferisce al movimento fluidità e scorrevolezza d’insieme. Ha corpo e rotore Hardbodyz in alluminio (Infinity-Q-XP), bobina ABS a conicità inversa con bordo rivestito in titanio, archetto tubolare in acciaio inox Air Bail (brevetto Daiwa),

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rullino guidafilo Twist Buster II° rivestito in titanio, ingranaggi tagliati con la guida del computer (Digigear), imbobinamento a spire incrociate (Worm Gear), 9 cuscinetti a sfera di cui 4 CRBB anti-corrosione, manovella reclinabile a pulsante sul modello XP. Questo mulinello è fornito, inoltre, con una raffinata scatola di legno rivestita internamente in velluto.

Fassa Via Lampedusa 11/A 20141 Milano Tel. 02 8470911 Fax 02 89540201 www.fassa.it info@fassa.it


Inglesi per Breme La Ditta Bazza distribuisce questa interessante serie di galleggianti all’inglese progettati specificatamente per la pesca delle breme. Il bulbo del galleggiante, costruito interamente in balsa, termina con una serie di rondelle di diversa grammatura utili a variare il peso da applicare sulla lenza. La parte bassa del fusto è in penna di pavone ed è impreziosito da tre alette direzionali che stabilizzano il segnalatore in fase di volo. La novità sta nella parte superiore del fusto che è realizzata interamente in carbonio e terminante con l’antenna in plastica. Chi conosce l’abitudi-

ne delle breme di mangiare “in spiombata” potrà apprezzare l’utilità di questa geniale modalità costruttiva. Bastano solo pochi pallini per tarare la parte in carbonio del galleggiante che in caso di starata segnalerà l’abboccata fuoriuscendo completamente dall’acqua. Le grammature disponibili sono 10, 12 e 15 grammi ideali non solo per il campo “principe” di Ostellato-Covato ma per tutti quei campi gara dove regna il sospettoso abramide.

Team Bazza Via M. E. Lepido – 307 40132 (BO) Tel. 051 402436 teambazza.bo@virgilio.it

Pasturatore maxi STONFO La ditta fiorentina propone sul mercato questo maxi pasturatore di tipo in-line. Il corpo in plastica indeformabile è composto da un nucleo principale con i classici fori per far uscire la pastura e con un’altra grande fessura per caricarlo. Il bulbo è avvolto da un’identica struttura che va fatta ruotare, facendo congiungere le aperture, per inserire la pastura e le larve o per regolare a piacimento la grandezza dei fori di uscita. Il peso intercambiabile è posto nella parte inferiore. Fra que-

st’ultimo e il corpo una struttura removibile con alette direzionali se da un lato riduce il rotolamento del pasturato-

re in pesca, dall’altro ne facilita l’assetto in volo e la conseguente gittata. Destinato sia alla pesca in fiume che a quella in acque salate, ha la caratteristica di avere una generosa capienza di 65 ml e la possibilità di essere caricato anche con sarde macinate. Si tratta di un feeder completo e funzionale che troverà particolare gradimento per gli amanti di questa tecnica. Disponibile in tre diverse grammature: 100, 140 e 180 gr.

Stoppioni s.n.c. Via Panciatichi 56/7 50127 Firenze - Italy Tel:055 8739615 - 055 8739886 Fax:055 8739648 stonfo@stonfo.com www.stonfo.com

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Maree

Le tabelle sono realizzate in collaborazione con Navionics

Giugno 2009 ■ I valori riportati nelle tabelle si riferiscono alle ore del culmine di alta marea in alcune località italiane. Essendo, però, estrapolati esclusiva-

mente da componenti astronomici, possono essere soggetti a piccole variazioni dovute a fenomeni meteorologici, e in particolare alla pressio-

ne atmosferica ed al vento. A tale proposito, quindi, è possibile rilevare sul luogo piccole differenze rispetto ai valori riportati. Le maree di seguito

GIORNO

IMPERIA

GENOVA

LA SPEZIA

LIVORNO

1/L 2/M 3/M 4/G 5/V 6/S 7/D 8/L 9/M 10/M 11/G 12/V 13/S 14/D 15/L 16/M 17/M 18/G 19/V 20/S 21/D 22/L 23/M 24/M 25/G 26/V 27/S 28/D 29/L 30/M

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GIORNO

Porto EMPEDOCLE

MESSINA

TARANTO

BRINDISI

ANCONA

RAVENNA

VENEZIA

TRIESTE

1/L 2/M 3/M 4/G 5/V 6/S 7/D 8/L 9/M 10/M 11/G 12/V 13/S 14/D 15/L 16/M 17/M 18/G 19/V 20/S 21/D 22/L 23/M 24/M 25/G 26/V 27/S 28/D 29/L 30/M

11:46 - 23:33 12:41 - 23:59 13:34 - ----01:00 - 14:06 01:40 - 14:38 02:12 - 15:15 02:40 - 15:50 03:14 - 16:23 03:46 - 16:55 04:17 - 17:28 04:54 - 18:04 05:29 - 18:42 06:21 - 19:24 07:21 - 20:08 08:43 - 21:12 10:42 - 22:16 11:54 - 23:19 12:49 - 23:58 13:40 - ----01:01 - 14:20 01:49 - 15:01 02:29 - 15:45 03:13 - 16:27 04:01 - 17:08 04:53 - 17:51 05:36 - 18:28 06:39 - 19:22 07:57 - 20:14 09:17 - 21:15 11:06 - 22:31

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114

CIVITAVECCHIA

trascritte sono ad esclusivo utilizzo per la pesca sportiva. Le ore di previsione sono espresse tenendo conto dell’ora solare del nostro fuso orario, quindi durante i mesi estivi, quando è in vigore l’ora legale, è necessario aggiungere un’ora ai dati della tabella.

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NAPOLI

CAGLIARI

PALERMO

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