DIAFLASH / SUFIX SHIMANO - KAZIMA 40 COLMIC - ALIEN TEAM PRO FIUME FLY MENSILE - ANNO 24° - NUMERO 7 LUGLIO 2009
IT € 5,50
Poste Italiane S.p.A. - Sped.Abb.Post.- D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Firenze 1
Itinerario tecnico
Spinning
Verde
Tre pesci in punta di canna
2009
Turano
PESCA AL COLPO PARCO DEL MINCIO
2 CAMPIONI a confronto NELL’ARNO PISANO CON MILO
SommarioLuglio In questo numero... La copertina
PROVE TEST
38
ALIEN TEAM PRO FIUME – FLY
TROTA TORRENTE
74
LA CORONA, LA SPIRALE E IL TORRENTE SEGRETO
di Stefano Falciani
di Carlo Bergamelli
PROVE TEST
40
DIAFLASH XT-A 27XH SURFIX PERFORMANCE BRAID SHIMANO
Assistere ad una gara di pesca al colpo è sempre emozionante, ma, se abbiamo la fortuna di guardare un grande campione come Milo in azione, il divertimento è assicurato e, se prestiamo molta attenzione, è possibile scoprire qualche piccolo ma interessantissimo “segreto”.
PESCA AL COLPO
42
di Stefano Falciani
5
NEWS
6
CATTURE DAL MONDO
16 20
di Roberto Ferrario
BASSFISHING WORLD
22
24
di Alberto Neri
LEDGERING
26
di Stefano Passarelli
PESCA IN FOCE
88
VERMI IN FOCE di Alessandro Righini
88
GETTING STARTED WITH LEDGERING di Fernando Carnevale e Francesco Di Veronica
60
SCORREVOLE SI... MA NON TROPPO CARPFISHING
66
28
SPECIE A RISCHIO: LA LAMPREDA DI MARE
70
ESCHE NATURALI E TIPOLOGIA D’INNESCO
66
ITINERARIO ESTERO
98
SIBERIA: SOLI NELLA TAIGA di Antonio Varcasia e Mauro Sanna
AGONISMO
104
a cura della Redazione
VETRINA PESCA IN
di Luca Ciuffardi e Mauro Zavaldi
94
di Fernando Bernardini
di Emanuele Di Sanza
30
ITINERARIO TECNICO
VERDE TURANO
di Alfonso Vastano
TROTA LAGO
di Alfonso Vastano
SCIENZA
82
LA REGINA DI FOCE
54
THE BIG DREAM
di Stefano Falciani
CARPFISHING NEWS
A PESCHIERA NEL PARCO DEL MINCIO
MOSCA IN FOCE
di Giovanni Todesco
di Stefano Passarelli
ESCHE E PASTURE
48
PESCA ALL’INGLESE
di Francesco Guazzi
DRESSING ARTIFICIALI
di Francesco Capomassi
A S. LORENZO ALLE CORTI CON MILO
EDITORIALE
78
DI TUTTO UN PO’: TRE PESCI IN PUNTA DI CANNA
di Francesco Capomassi
PESCA AL COLPO
POSTA MAIL
SPINNING
110
a cura della Redazione
PROVE TEST
36
KAZIMA 40 – COLMIC
MAREE
di Francesco Capomassi
In collaborazione con Navionics
4
114
Editoriale Anno 24 - n. 7 luglio 2009 Direttore Responsabile: Ugo Passalacqua Direzione editoriale: Francesco Capomassi - francesco.capomassi@alice.it Alfonso Vastano - alfonso.vastano@alice.it Coordinamento editoriale: Daniela Ferrando Stefano Falciani Stefano Passarelli Hanno collaborato a questo numero: Alberto Neri, Alessandro Righini, Alessandro Scarponi, Antonio Varcasia, Carlo Bergamelli, Emanuele Di Sanza, Fernando Carnevale, Fernando Bernardini, Giovanni Todesco, Francesco Guazzi, Francesco Di Veronica, Luca Ciuffardi, Mauro Zavaldi, Massimiliano Nepori, Mauro Sanna, Roberto Ferrario. Foto in studio: Francesco Capomassi & Alfonso Vastano Redazione: Via XX Settembre, 60 - 50129 Firenze E-mail: info@ediservice.it - www.ediservice.it Progetto grafico e impaginazione: Aldo Raveggi Videoimpaginazione: Waika srl (grafica@waika.it). Pubblicità: Trends & Words srl Sede legale ed amministrativa: via Saliceto, 22/e 40013 Castelmaggiore (BO) tel. 051 632 88 01 – fax 051 632 88 09 e-mail: bologna@trends-words.it Ufficio di Milano Direzione Commerciale: via Stelvio, 70 20159 Milano tel. 02 398 202 22, fax 02 398 202 23 e-mail: milano@trends-words.it Pesca In - Mensile di pesca e natura - è una pubblicazione Ediservice srl. EDISERVICE srl - Via XX Settembre, 60 – 50129 Firenze Telefono 055 462 52 93, fax 055 463 33 31 e-mail: info@ediservice.it – web: www.ediservice.it Prezzo di copertina: € 5,50 Numeri arretrati: € 11,00 Per la richiesta di numeri arretrati, versamento in ccp n. 42759290 intestato a Ediservice srl Ufficio abbonamenti: Licosa S.p.A. via Duca di Calabria, 1/1 - 50125 Firenze tel. 055.6483201- fax 055.641257 e-mail: laura.mori@licosa.com Abbonamento annuo (12 numeri): Italia € 50,00 Europa e Paesi del Bacino Mediterraneo € 88,00 Americhe e restanti Paesi dell’Asia e dell’Africa € 112,00 Versamento da effettuare su ccp n. 343509 Stampa: Mediagraf Spa - Noventa Padovana (PD) Concessionaria per la distribuzione Italia: A&G Marco S.p.A. - Via De Amicis , 53 - 20123 Milano Tel. 02.25261 - Fax 02.27000823 Concessionaria per la distribuzione all'estero: Johnsons International News Italia S.p.A. Via Valparaiso, 4 20144 - Milano - Tel. 02.43982263 - Fax 02.43916430 Registrazione del tribunale di Firenze n. 3279 del 7.11.1984 © 2009 Printed in Italy - Tutti i diritti sono riservati Finito di stampare nel mese di giugno 2009
E adesso conosciamoci meglio!
Il numero di giugno scorso ha ineludibilmente mostrato due elementi molto significativi che hanno dato un chiaro segnale di svolta e di rinnovamento del Pesca In: parte della squadra dei collaboratori e il Direttore che, dopo un lungo periodo di lavoro, hanno intrapreso altre vie. Sono situazioni del tutto normali all’interno del campo editoriale, sia cartaceo che televisivo o radiofonico, qualunque sia l’intensità e la fama dei personaggi. I motivi possono essere molteplici e con diverse sfaccettature, tuttavia quello che per noi conta maggiormente è che Pesca In, testata storica e leader del settore con oltre 270 numeri mensili alle spalle, come molti avranno avuto modo di leggere e osservare, pur nel segno della continuità, è quasi del tutto rinnovata, risultando più fresca e al passo con i tempi. Bisogna dire con molta franchezza che sono stati davvero numerosi i lettori e gli affezionati della testata che hanno fin da subito manifestato complimenti e gradimenti, specie perché l’evidenza più diffusa è la sensazione di un Pesca In più “moderno”, dinamico e con contenuti originali. Ci sono alcuni collaboratori che, seppure nuovi del settore, nascondono in realtà una competenza tecnica di grande rilievo, guadagnata direttamente sul campo in anni di attività di pesca sia agonistica che amatoriale. Non è necessario ricorrere a tutti i costi a nomi altisonanti per spiegare con dovizia tecnica questo mondo; del resto, è bene ricordare che è il Pesca In che ha creato quelli che oggi sono dei personaggi e non viceversa. Abbiamo ritenuto opportuno, quindi, disporre di persone in grado di carpirne tutte le sfaccettature presentandole con intelligenza ma soprattutto stigmatizzando e proponendo al meglio argomenti, situazioni, novità e materiali come il lettore richiede, valutando la semplicità del neofita ma anche l’interesse dell’esperto. Stefano Falciani, Giovanni Todesco, Fernando Bernardini e Alessandro Scarponi sono quattro agonisti di pesca al colpo pluridecennali: calcano senza ritegno i campi gara di mezza Italia partecipando alle loro prove agonistiche ma anche muovendo interesse per tutto ciò che è il nuovo e il futuro; così come Fernando Carnevale che ha vissuto per alcuni anni in Inghilterra imparando “on-site” tutto sul ledgering, tecnica che predilige fin dai lontani anni ’70. E poi il grande Carlo Bergamelli, sicuramente tra i top angler della pesca alla trota in torrente; Emanuele Di Sanza, giovane agonista ma molto esperto di trota lago; Luca Ciuffardi per la parte di scienza e ittiologia, Massimiliano Nepori per la mosca e Stefano Passarelli, noto e apprezzatissimo angler a 360°, esperto di mosca salt & freshwater, regista e conduttore di Passione Pesca TV e… Infine, l’esperienza di alcuni storici collaboratori della testata, come Alessandro Righini, Antonio Varcasia e perché no…il sottoscritto e Francesco Capomassi. Insomma, è un Pesca In rinnovato, con nomi nuovi ed altri che incalzano; un Pesca In che ha saputo evidenziare un’apertura mentale molto coraggiosa, specie in questi tempi, proponendo spazi apparentemente blindati e guardando con rinnovato interesse ai giorni che verranno. Un’apertura mentale che è un valore aggiunto perché è sinonimo di attenzione verso quell’unico personaggio che regge le file di tutto questo lavoro: il lettore! A lui il nostro saluto e adesso…conosciamoci meglio. Alfonso Vastano Elenco inserzionisti Adinolfi 3a cop, Akua pag 13, Alpha Tackle pag 23, Antiche pasture pag 12, Austria pag 19, Bmf pag 10, Carson pag 25, Colmic 4a cop, Daf pag 29, Effevuemme pag 7, Fishing Italia pag 27,
Proprietà:
Leader pesca pag 33, Milo pag 9, P. line pag 11, Paioli pag 21, Shimano pag 15,17, Trabucco 2a cop, Tubertini pag 3, Tutto pesca e acquari pag 109 Violatravel pag 103.
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NewsPesca
il pescatore
Raccolta di firme di firme, è U nastataraccolta promossa dalla
Società Pesca Sportiva Sarmento Pollino e sostenuta dalla popolazione locale. Essa mira alla salvaguardia della risorsa idrica, bene primario per eccellenza che oggi giorno rappresenta la più grande sfida per il mantenimento della vita in numerose regioni del mondo. Confermato il valore della risorsa idrica, non risulta altrettanto motivata la richiesta inoltrata dalla società Acquedotto Lucano s.p.a., la quale mirerebbe ad un’ulteriore captazione delle sorgenti della Duglia, situata a 1388 mt slm nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, nel territorio del comune di Terranova di Pollino. Le sor-
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genti del Duglia, oltre a dar vita ad uno dei più importanti corsi d’acqua del Parco Nazionale del Pollino, il torrente Sarmento, rappresentano la fonte d’acqua potabile per la frazione di Casa del Conte nel comune di Terranova di Pollino. Non va inoltre dimenticato che un’ulteriore captazione metterebbe definitivamente a rischio la nostra attività di pesca sportiva che contribuisce notevolmente anche come attrattore turistico. La società Acquedotto Lucano propone un progetto per attingere una maggiore quantità di acqua potabile dalla sorgente, destinando la risorsa nello schema idrico del Frida, affermando di migliorare la rete idrica esisten-
te e creare nuove condotte. D’altro canto, si evince che le ripercussioni negative di tale intervento sono numerosissime e di primaria importanza per un’area protetta. Innanzitutto va rilevato il grave squilibrio ecologico dei numerosi ambienti acquatici dislocati lungo l’alveo del Sarmento e del Sinni a causa della marcata riduzione della portata. Basti pensare alla progressiva scomparsa o riduzione di anfibi, rettili e crostacei che legano la propria sopravvivenza al torrente. Ripercussioni negative avrebbero le comunità di artropodi ed altri invertebrati, le comunità ornitiche ripariali, i chirotteri. Degna di nota è la presenza nell’area delle sorgenti della Duglia della tartaruga di palude (Emys orbicularis). Senza
dubbio il corso d’acqua, prima Canale Duglia poi torrente Sarmento, rappresenta il luogo dove si dissetano moltissimi animali presenti nel Parco. Anche da un punto di vista della vegetazione, un’ulteriore captazione d’acqua porterebbe all’alterazione delle rive e ad una modificazione della vegetazione igrofila ripariale e di quella acquatica. Gli effetti negativi sull’ambiente si manifesteranno sia a carico di specie endemiche da tutelare e proteggere, sia sulle tradizionali attività legate all’allevamento, all’agricoltura, alla pesca. Queste considerazioni trovano conferma osservando l’attuale situazione del torrente Sarmento: infatti, nel periodo estivo si ha il prosciugamento dei tratti più a valle del fiume.
far sì che non si vada ad intaccare l’ecosistema acquatico è data dalla presenza della trota fario di ceppo mediterraneo e, non ultima, dalla presenza di alcuni esemplari di lontra avvistati di recente. Infine va considerato che il Sarmento, in seguito allo sbarramento del fiume Sinni con la realizzazione della Diga di M. Cotugno, rappresenta il
In concomitanza poi con le annate siccitose, la portata del fiume riesce a stento a garantire uno scorrimento superficiale dell’acqua, idoneo alla conservazione delle comunità acquatiche presenti. Un’altra motivazione per
principale apporto idrico alla fragile e sofferente foresta planiziaria del bosco Sottano e Soprano di Policoro. Quest’ultimo rappresenta uno degli ultimi lembi di bosco planiziale del sud Italia in cui sono presenti numerosissime specie di flora e di fauna oggetto di tutela che negli ultimi anni rischiano di scomparire a causa della forte riduzione della por-
tata del fiume. E’ evidente, seppur descrivendo gli effetti negativi per grandi linee, che il progetto di adduzione non può assolutamente trovare accoglimento. Ponendo in risalto che ci si trova in un area protetta ci si augura che l’obiettivo primario sia quello di proteggere gli equilibri ecologici degli ecosistemi, mettendo in secondo piano altri interessi che non mirano certamente, alla tutela ed alla valorizzazione dei territori e delle risorse naturali presenti. Il presidente Stefano Riccardi Per contribuire alla raccolta: Società Pesca Sportiva Sarmento-Pollino Via Marsala, 21 - 85030 Terranova di Pollino (PZ) PER LE VOSTRE SEGNALAZIONI A “STRISCIA IL PESCATORE”: alfonso.vastano@alice.it
NewsPesca AZIENDE
II Meeting SA.GI.P. °
settore della pesca alla trota è una nicchia in cui vi sono tanti campioni e appassionati che, grazie alle camole SA.GI.P., ottengono risultati davvero straordinari. Nel corso del dibattito è emersa la necessità di aprire un dialogo più diretto con amatori e professionisti
della pesca alla trota per capire le tendenze e le necessità di una platea sempre più attenta, esperta ed esigente, dialogo che si potrà instaurare sia tramite le associazioni di pesca sportiva, sia grazie alla capillare presenza dei grossisti SA.GI.P. sul territorio, collabo-
ratori sempre attenti e preziosi. Il meeting è stato anche l'occasione per illustrare i programmi futuri, sia per quanto riguarda la sponsorizzazione dei campionati mondiali di pesca alla trota che si terranno ad Andorra a settembre, sia per quanto riguarda la nuova produzione 2009 di camole nere, una vera innovazione per questo settore.
Marzo si è tenuto a A fine Lugo di Romagna, il se-
condo meeting SA.GI.P. L'azienda romagnola, leader nell'allevamento di Camole del miele bianche e colorate per la pesca alla trota in lago e in torrente, ha voluto ritrovarsi insieme ai propri grossisti per fare il punto della situazione, confrontarsi sulle esigenze del mercato, complimentarsi per gli ottimi risultati raggiunti. Il NEWS
Monofilo Pro Clear - Alpha Tackles Europe l Pro Clear è un nylon
I ideato dalla Alpha Tackle Europe per la pesca specifica del bass. L’azienda si avvale di angler professionisti italiani che hanno sviluppato questo prodotto, grazie all’attività nei diversi tournaments europei. Si tratta di un filo dalla colorazione chiara, cristallina, con una bassa elasticità e memoria meccanica. L’uso del nuovo componente Novamid NT80 ha incrementato la resistenza al nodo bagnato e quella alle abrasioni. Il nylon è ideale per tutte le forme di lancio. Bobine disponibili, 0,20-0,25-0,28-0,300,35 mm. Per info: www.alphatackles-eu.com 8
NewsPesca CURIOSITÀ DAL MONDO
ICAST i battenti dal 15 al A pre 17 luglio la tradizionale
kermesse dello sportfishing americano, meglio nota come ICAST, sicuramente sotto un unico tetto il più grande show business della pesca e dell’outdoor del mondo e la vetrina di maggiore importanza per l’innovazione nel mondo della pesca e degli accessori. La manifestazione si tiene
all’Orange County Convention Center, presso Orlando in Florida, complesso punto di riferimento e macchina organizzativa dell’industria dello sportfishing in grado di condurre, indirizzare e coadiuvare le compagnie di settore per tutte le esigenze legate alle dimostrazioni, alle trattative e alle vendite dei prodotti, lungo tutto l’anno. ICAST attira
annualmente un’articolata macchina che va dagli acquirenti ai media e agli espositori presenti, evidenziando un numero di ben 7.000 membri della comunità associata che intervengono presso il Convention Center. Sono attesi numeri incredibili, ovviamente come sempre quando si parla di manifestazioni ed attrattive dal suolo d’oltreoceano; nella precedente kermesse del 2008 si sono avute presenze con più di 800 assistenti internazionali in ragione di 55 pae-
si, oltre 2.000 acquirenti e circa 450 rappresentative giornalistiche e dei media. Basta scorrere la lista degli espositori presenti, tutti rigorosamente incolonnati in ordine alfabetico e linkabili al proprio sito, per rendersi davvero conto dell’imponenza e della quantità dei prodotti per la pesca che si possono valutare e conoscere in un'unica location. Pensate che appena 1, di ogni 10 dei dollari spesi negli Stati Uniti per il solo piacere di pescare è speso in Florida. Fa anche più impressione il fatto che il 43% dei pescatori negli Stati Uniti chiamano familiarmente “casa” questa calda regione del sud-est. Dei quasi 20 miliardi di dollari spesi nelle attività di pesca si sono resi conto che un’ampia fetta delle vendite al dettaglio si realizza annualmente nel solo mercato sudorientale. Infatti, più della metà dei dollari legati al mondo dello sportfishing degli Stati Uniti è speso nell’area ad est del fiume di Mississippi.
NewsPesca WEB
www.pescaviva.it vende e distribuisce sul suolo P escaviva europeo, mais in scatola, prodotto da D.A.F. al. fino dal 1977, un marchio, quest’ultimo, che realizza mais in scatola per uso alimentare già dal 1972 e che in particolare ne ha sviluppata una qualità dolce proprio per la pesca, con uno speciale adattamento alle esigenze dei pescatori europei. Sul sito web è possibile scegliere dalle diverse linee a disposizione, quale il Tradizionale, il Monodose, il Mais Bianco e il Canapa. Cliccando su questi menù, vengono a fianco descritte le diverse composizioni, colorazioni e soprattutto gli aromi. Il pulsante “ordini”, infine, permette agevolmente di scegliere il prodotto e le quantità desiderate. Il mais Pescaviva è confezionato in lattine con la comoda apertura a strappo. Le scatole sono dotate di un coperchio di plastica per poter utilizzare il prodotto in più sessioni di pesca. I chicchi sono scelti con cura per dimensioni, aspetto e consistenza, conservati in una semplice soluzione di acqua, zucchero e sale ed inscatolati sotto vuoto seguendo un attento processo di sterilizzazione. Questo processo produttivo rende Pescaviva altamente sicuro per ambiente, pesce e pescatore. D.A.F. al., ha ricevuto quale riconoscimento del suo sistema di produzione dal campo alla scatola, la certificazione ISO 9002 riservata alle aziende che applicano attente verifiche tecniche e organizzative. Info: www.pescaviva.it
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NewsPesca Tutti insieme alla Rancia confezionate da laghetto. L’incontro si è concluso ammirando la bella ed avveniristica roubaisienne Colmic Match Carpa X 8000 e con il gruppo protagonista di un insolito e curioso siparietto. Cogliamo l’occasione per ringraziare tutti i partecipanti e in primo luogo l’amico Riccardo per averci consentito di usufruire di questo splendido bacino, ricco di pesce di ogni genere, tanto che ci siamo lasciati dandoci appuntamento per una prossima battuta di pesca, questa volta dedicata allo spinning.
l’uscita a pesca D urante con Jacopo Falsini
presso l’impianto del lago La Rancia gestito dal Sig. Riccardo Ferrini numerose persone si sono avvicendate al fianco del campione fiorentino. L’allegra brigata era composta da numerosi agonisti della Bianchi-Neri Col-
mic di Siena e da Alessandro Degli Innocenti valente collaboratore e rappresentante di zona della famosa ditta di Reggello. A margine dell’incontro sono state presentate le numerose novità di casa Colmic. Dal fantastico ed innovativo paniere One alle lenze pre-
PostaMail LEDGERING
Mangiate a scomparsa! Caro Nando, sono Massimiliano e ti scrivo dalla provincia di Ferrara: vorrei portare a tua conoscenza un problema che mi si evidenzia spesso pescando a ledgering: ho notevoli mangiate, il mio cimino si flette bene anche con decisione, convinto di ferrare il pesce rimango con un palmo di naso nello scoprire che la mia ferrata è andata a vuoto. Vorrei il tuo aiuto per risolverlo, grazie. ✔
Scrivete direttamente ai nostri esperti e loro saranno lieti di rispondervi e aiutarvi a risolvere i vostri dubbi, pronti a svelarvi i loro segreti, in un filo diretto che arricchirà sicuramente i nostri lettori ma anche chi come noi si dedica con passione al proprio lavoro.
Fernando Carnevale “Nando”
(gradosa@tiscali.it)
Caro Massimiliano, questo tipo di situazione si evidenzia quando si è soliti pescare pesci che si alimentano in gruppo, uno su tutti la breme che con il suo modo di mangiare in verticale rispetto al cibo causa molte false abboccate colpendo con il corpo il filo, altrimenti dando potenti musate al feeder. Un consiglio che mi sento di darti è questo: gli inglesi usano dire di pescare con
le mani in tasca, vuol dire di dare tutto il tempo al pesce di abboccare, tempo che, come tutti sanno, è abbastanza comune a diverse tecniche di pesca. Il ritardo nell’abboccata è quasi sempre un’ottima soluzione per assicurarsi la preda. Ma è un ritardo infinitesimale, quel tanto che basta, non certamente un ritardo di … un’ora! Prova e fammi sapere.
MOSCA
Quale insetto? Salve Massimiliano, scrivo da Lucca e il mio nome è Osvaldo: sono un ragazzo di 25 anni e per me la pesca a mosca rappresenta da quest'anno una nuova scoperta. Ho frequentato in zona un corso di lancio e vorrei sapere quali artificiali costruire e utilizzare in questa stagione estiva. Pesco esclusivamente a mosca secca e frequento spesso i fiumi Turrite Secca e Lima: Quali mosche mi consiglia di adoperare e in quali momenti della giornata posso ottenere i maggiori risultati ? ✔
Massimiliano Nepori
(massimilianonepori@tele2.it)
Ciao Osvaldo, la stagione estiva è sicuramente quella che regala in torrente le soddisfazioni più grandi e pertanto ti consiglio di sfruttare al massimo le prime ore del mattino, appena prima che il sole inizi a
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bruciare e la sera dalle 18,30 fino al tramonto; queste ore serali, caratterizzate da una temperatura per così dire più fresca, sono quelle che solitamente vengono definite Coup de Soire. Questo è un momento magico dove il fiume sembra prender vita e le trote nascoste a lungo tra la vegetazione, per sfuggire al caldo torrido del sole estivo, entrano finalmente in attività. Tu stesso scoprirai quanta magia esiste in questi momenti e quanto sia stupendo stare nascosti tra le rocce osservando una bollata. Detto questo, non rimane
che parlare di mosche e qui il discorso si fa davvero interessante: io consiglio sempre di osservare l'acqua e gli insetti che schiudono, nulla di più appropriato che utilizzare una mosca del tutto simile a quella che sta schiudendo, ma non occorre avere l'imitazione perfetta, basta avvicinarsi per colore e dimensione all'insetto del momento. In assenza di attività tenterei con lo stimolare le trote verso la superficie utilizzando mosche piuttosto ge-
nerose come la Royal Wulf su amo del 12 o qualche Sedge in pelo di cervo su amo del 10: molto utili le imitazioni di insetti terrestri come cavallette e grilli, nello specifico mosche del tipo Madame X oppure Chernobyl Ant, grossi bocconi che spesso regalano grandi sorprese. Non disdegnare neppure la possibilità di pescare appena sotto la superficie utilizzando mosche tipo Spider su amo del 14/16, vedrai che le catture non mancheranno.
PostaMail SPINNING
Girelle triple... ? Ciao Francesco, sono Emanuele da Pinerolo. Lanciando piccoli artificiali e cucchiaini uso spesso la bombarda come ausilio: vorrei sapere se la girella montata tripla va bene per agganciare il terminale. ✔
Risponde Francesco Capomassi
(francesco.capomassi@alice.it)
Bravo Emanuele, l’idea di aggiungere una bombarda prima del finale, di quelle trasparenti e semi - affondanti o ancora meglio, galleggianti, è un’idea che mi ha spesso stuzzicato la fantasia anche se poi non l’ho mai attuata in pieno, ma solo a volte e per alcuni momenti. Si tratta di un modo di legare le esche artificiali molto leggere, quali piccoli minnows da 3 o 4 cm e odulantini, che in genere pesano appena pochi grammi e nuo-
tano di poco sotto il primo strato superficiale e che necessitano ovviamente di essere lanciati a grandi distanze, specie in acque lacustri a caccia delle trote o cavedani che bollano abbastanza lontano.
La girella in sequenza tripla o già fatta così è una saggia scelta che ti serve per scaricare con efficacia tutte le possibili torsioni che si creano sia nel lancio che nel recupero. E’ ottima per l’aggancio del termi-
nale. A questo punto il minnow, ad esempio, lo puoi legare al finale senza moschettone e direttamente con un nodo ad asola, tipo Rapala: viaggia molto meglio ed è più naturale.
SPINNING
Girelle singole... ?
✔
Ciao Frank, mi chiamo Marco e vivo a Gardone Val Trompia. Per la girella mi hanno detto quando ho cominciato quest'anno a spinning che non va bene perché ruba i giri dell'artificiale, ma da quanto ho letto nel forum non e vero. Che girella bisogna mettere allora? Grazie.
La girella non ruba... un bel niente! Se usi rotanti e ondulanti è necessaria e perfetta perché serve a ridurre le torsioni che si creano sul filo durante il recupero. Se usi minnows è meglio non utilizzarla per non perdere troppo della funzionalità del minnow stesso. Però con i cucchiaini rotanti e gli ondulanti di-
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Risponde Francesco Capomassi
(francesco.capomassi@alice.it)
viene pressoché indispensabile sia per la famosa riduzione delle torsioni sul filo, questi attorcigliamenti poi alla fine cominciano a dare fastidio nella fase dell’imbobinamento e creano parrucche, sia perché in acque correnti e ferme il movimento di queste esche metalliche diviene molto più fluido e lineare, ovvero non costretto da un nodo fatto direttamente sull’occhiello dell’artificiale.
Catturedal
Mondo
Azzorre: la nuova stagione
*
A cura di Roberto Ferrario
Alle Azzorre, nove piccole isole lontano da ogni dove, 1.480 chilometri dalle coste dell’Europa e poco più del doppio dall’America, è tempo di Marlin. Infatti, come ogni anno, è in giugno che questi giganteschi pesci pelagici iniziano a spingersi nelle antistanti acque per soggiornarvi all'incirca fino ad ottobre. Questo è uno dei pochi posti al mondo dove vi è la reale possibilità di catturare bestioni ben al di sopra delle mitiche 1.000 libbre, cioè poco più di 450 kg. Sull'isola di Faial esiste da anni il Xácara Big Game Fishing www.azoresmarlin.com) che propone la pesca a questi giganteschi pesci; sicuramente una vera è propria "caccia" al pesce da trofeo, il pesce della "vita". Tutti i fortunati pescatori che hanno la possibilità di catturare uno di questi pesci pelagici si deve però accontentare di qualche immagine scattata durante il combattimento, in quanto qui tutti i pesci vengo tassativamente rilasciati. La scorsa stagione si è avuto un buon numero di marlin catturati; in particolare nei settanta giorni di pesca si sono avute 63 abboccate e 39 marlin blu rilasciati, più 3 piccoli marlin bianchi. La taglia media di cattura era intorno alle 500-600 libbre, ma veri e propri colossi stimati intorno alle 900-950 libbre sono stati catturati. I pescatori più prolifici e fortunati sono stati Tim Lonsdale e John Buckle che in tre giorni di pesca hanno avuto 6 abboccate e hanno rilasciato con successo un 400, un 450, un 500, un 600 e due 650 libbre!
Osman Quando ho ricevuto l’immagine di questo bel pesce sono rimasto alquanto sorpreso, non lo conoscevo e non ne avevo mai sentito parlare. Si tratta di un Altai Osman, un raro predatore che vive solo in alcune limitate zone dell’Asia ed in particolare in Mongolia.Poco si sa di questo pesce, ma è un feroce predatore che vive prevalentemente in laghi profondi e con acqua cristallina e ama cacciare e spostarsi
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in folti branchi. Sembra che il peso massimo possa essere intorno ai 6/7 kg. Il pesce raffigurato è stato pescato da Piotr Piskorski proprietario della famosa azienda Salmo che produce gli omonimi artificiali. Qualche informazione in più su questo pesce può essere trovata sul sito www.fishbase.org. Per chi volesse, invece, leggere la storia dell’avventura piscatoria vissuta da Piotr nelle selvagge e remote zone della Mongolia può trovarle al sito web www.salmo.com.
Guatemala
Da sempre la costa Pacifica del Guatemala ha la nomea di una delle località più pescose del mondo per quanto riguarda la pesca del sailfish (pesce vela). Uno dei più famosi skipper americani ha da qualche anno installato un piccolo resort con alcune imbarcazioni per la pesca di questi rostrati. Ci ha fatto recentemente sapere che la stagione sta procedendo in modo grandioso. In uno degli ultimi fortunati giorni di pesca di un gruppo di “business men” provenienti da Guatemala city ha visto la cattura di ben 58 pesci vela su 84 abboccate, un piccolo marlin e diverse lampughe. Una barca vicina ha invece catturato 34 pesci vela, ma di cui la metà catturati con la canna da mosca. Le medie di cattura di questi ultimi mesi hanno visto comunque all’incirca dai 20 ai 40 pesci per barca al giorno. Spesso e volentieri folti branchi di lampughe hanno fatto divertire gli appassionati angler con pesci che hanno anche superato i 20 kg. I blue marlin non sono mai stati ricercati e pescati espressamente, ma spesso catturati mentre si era intenti a pescare i pesci vela. Per chi volesse contattare Brad Philipps può scrivere una mail a cindy@guatbilladv.com.
Razza gigante Già qualche mese fa avevamo pubblicato delle immagini di alcune razze giganti d’acqua dolce catturate in Thailandia su fiume Maeklong. I pesi si approssimavano intorno ai 200 kg, e si pensava di avere preso esemplari giganteschi. Bene, il vero colosso è stato veramente preso adesso, uno dei pesci d’acqua dolce tra i più grandi mai catturati con canna e mulinello. Una razza mega di ben 265 chilogrammi con un diametro di oltre 2 mt che ha fatto veramente disperare i vari angler che si sono dovuti alternare a combatterla per cercare di fermare la sua corsa e sollevarla dal fondo. Dopo le foto di rito anche questo esemplare è stato liberato. Le immagini ci sono giunte da Rick Huimphreys www.fishsiam.com
Svezia Jorgen Larsson, amico, giornalista ed anch’egli appassionato di pesca, ci ha inviato questa immagine di un luccio perca catturato con un artificiale di gomma. Una bella cattura senza dubbio, ma abbastanza comune per quelle acque. Il fatto interessante è che Jorgen, insieme alla sua fidanzata, in quel pomeriggio di pesca ne ha catturati ben 29 di perca di quelle dimensioni. Che dire… beati loro!!!
Bassfishing The series Si è svolta nel lago di Bolsena la prima delle 3 prove dell’importante torneo “The series” organizzato dalla Italy B.A.S.S. Federation Nation, affiliata alla prestigiosa B.A.S.S. americana. Questo tournament è
l’unico che dà accesso ad un non-professionista alla partecipazione alla gara americana del Federation National Championship, che a sua volta dà accesso, in caso di qualificazione, all’incredibile Bassma-
World ster Classic, vero e proprio sogno di ogni bassman americano, giapponese o europeo. Basti pensare che questa gara è seguita sul canale sportivo americano ESPN con ore ed ore di riprese e che il vincitore viene premiato con un’assegno da 500.000,00 dollari. Nella prova del sabato l’equipaggio Panareo-Siviero della Alpha Tackles Pro Team si è piazzato primo con l’incredibile pesata di 9,895 kg che è probabilmente il record assoluto in qualsiasi “tournament” italiano e forse europeo. Nicola Panareo si è già aggiudicato in passato la vittoria del “The series” e nella sfida americana per pochissimo non è riuscito
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a cura di Francesco Guazzi francesco.guazzi@gmail.com
ad accedere al Bassmaster Classic. Nella giornata di domenica la coppia Telese-Ferroni, sempre della Alpha Tackles Pro Team, grazie ad un ottimo sesto posto del sabato e alla vittoria della domenica, si è piazzata al primo posto assoluto su 29 equipaggi partecipanti con un peso totale di 17,705 kg. Panareo-Sivero con un peso totale di 13,785 kg scivolano al terzo posto, preceduti dalla fortissima coppia Casieri-Del Panta con un peso totale di 16,415 kg. Le prossime manches del “The series” sono previste l’11 e il 12 Luglio nel fiume Brenta e la finale il 18 e il 19 Settembre nel Lago Maggiore.
IBA: programma e attività per il 2009/2010 L’Italy Bass Association (Associazione Italiana di pesca al Black Bass) che raccoglie le energie positive di 20 club sparsi per tutta la penisola, anche quest’anno presenta un’intensa attività agonistica e promozionale. Il nuovo presidente Eddy Peruzzo si è impegnato particolarmente per stringere rapporti di buona collaborazione con la dirigenza della FIPSAS, specialmente nella persona di Antonio Gigli presidente Acque interne, ottenendo un importante supporto territoriale per lo sviluppo futuro del bass fishing italiano. Questa particolare disciplina della pesca sportiva trova infatti nell’agonismo una potente linfa vitale che deve però essere sempre sostenuta da iniziative in difesa del persico trota (black bass) e da progetti di tutela ambientale. Da poco è stato aperto il nuovo sito ufficiale dell’IBA, www.ibass.it , ancora non completo, dov’è possibile trovare il calendario completo dell’anno agonistico ormai già iniziato. Il Campionato Italiano in Belly boat (ciambella), infatti, ha messo in archivio la
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prima prova selettiva che si è svolta nei quattro gironi in cui si sono divisi i circa 100 iscritti di quest’anno. La seconda prova selettiva si è già tenuta contemporaneamente per tutti i gironi il 14 giugno e la finale, il 17 e 18 ottobre, sarà nella bella compagine del lago di Nemi. E’ già stato assegnato anche il titolo di Campione Italiano per Società 2009 al Club Bass Defenders che, nelle acque del canale Bacchiglione in provincia di Padova, ha conquistato il gradino più alto del podio con una condotta di gara accorta e giudiziosa. Nel frattempo si è già svolto, dal 4 al 6 giugno, nelle splendide acque del lago di Bolsena, il Primo Memorial Francesco Sgrò (Elite International Tournament Trail) l’unica manifestazione internazional in Italia con la partecipazione di agonisti da tutta Europa ed ospiti d’eccezione anche da oltre oceano. Norio Tanabe, professionista Giapponese con 53 presenze nei tournaments made in USA, si è presentato per confrontarsi con i nostri migliori agonisti. Il creatore della Nories, gruppo Marukyu, nonché collaboratore di Duel,
Ecogear e Kinami Baits, oltre ad altri importanti risultati può vantarsi di un ottimo 6° assoluto al Bass Masters Classic del 2000. L’anno agonistico proseguirà con la finale del Campionato Italiano che a fine giugno premierà la miglior coppia nei tre giorni di gara stabiliti. Saranno 36 equipaggi provenienti dalla finale dello scorso anno, dalla Nazionale e dalle selezioni regionali a contendersi l’ambito titolo iridato. Durante questa manifestazione si effettueranno in contemporanea i cosiddetti sfidini che serviranno al Commissario Tecnico della Nazionale Stefano Corsi, per selezionare la squadra azzurra da portare ai mondiali di bass fishing in Messico a novembre. Vista la sempre maggior partecipazione delle nazionali di tutto il mondo, questa manifestazione
assume un ruolo ancor più interessante nell’ambito del bass fishing non professionistico e si candida certamente come l’appuntamento più importante dell’anno. Ma non c’è solo agonismo nelle iniziative IBA. E’ stato redatto infatti un “Protocollo sicurezza” per coadiuvare gli organizzatori dei tournament sui problemi della sicurezza: come comportarsi in gara e in navigazione, dotazioni di bordo e uso del salvagente al fine di ridurre al minimo l’eventualità di incidenti e situazioni di pericolo in genere. E’ inoltre in programma e sarà messo on line il prima possibile uno spazio dedicato allo stato delle acque. Il monitoraggio delle nostre acque da bass, ma non solo, per avere sempre sotto controllo la salute e il futuro della nostra splendida passione.
News inside the lure: il Fat Flat E’ un inusuale Stick Minnow costruito in Giappone con materiale siliconico con all’interno uno speciale scent che ne esalta le qualità adescanti. Proposto nelle misure 4” e 5", è utilizzato in molte tecniche di pesca. Il rilevante peso specifico e la particolare forma del corpo e delle sue appendici rendono il Fat Flat molto efficace innescato Wachy Rig, soprattutto nella misura 5”. Le già sopracitate caratteristiche ne fanne anche un’esca ideale per “flippare” innescato Texas Rig all’interno di canneti particolarmente profondi tra i quali passerà agevolmente senza offrire resistenza.
Dressingartificiali
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A cura di Stefano Passarelli
Montature, astuzie e innovazioni per le esche artificiali
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Variazione a spinning Sempre affascinante, il dressing può interessare qualsiasi tecnica. In questa occasione vogliamo occuparci di spinning e vedere insieme come modificare adeguatamente alcuni efficaci ondulanti. intere geS icuramente nerazioni di pescatori e pesci predatori sono entrate a contatto con una delle esche artificiali che hanno contribuito a fare la storia di quella entusiasmante disciplina alieutica chiamata “spinning”. Stiamo parlando degli ondulanti, siano essi destinati ai grandi lucci, agli aggressivi cavedani o alla ricercatissima spigola, rappresentano un’ottima alternativa alla numerosissima schiera di minnows presenti sul mer-
cato. Artificiale che richiede una buona manualità per rendere al meglio, si presta molto a modifiche e dressing aggiuntivi. Vediamo allora come fare scegliendo un ondulante dalla tipica forma affusolata tipo Toby e tenendo presente che il suo spettro di azione sarà in un contesto salmastro.
Esecuzione Per prima cosa rimuoviamo l’ancorina, quindi prendiamo un amo di proporzioni adeguate all’artificiale che intendiamo utilizzare. Nella pagina accanto le fasi della realizzazione del dressing.
IL DRESSING Materiali da utilizzare ■ Amo: in acciaio o nichelato tipo SBT-67 Tubertini o similare ■ Filo di montaggio: 6/0 UniThread ■ Sottocorpo: bucktail ■ Corpo: Saddle Deceiver ■ Schiena: Holografic Fiber ■ Collare: Saddle Deceiver ■ Testa: Hard Head Loon 24
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■ 1. Posizionare l’amo sul morsetto e coprire
il gambo con il filo di montaggio, quindi fissare il Buktail; ■ 2. Posizionare le fibre olografiche quindi, dopo averle fissate con alcuni giri di filo, sovrapporle; ■ 3. Fissare due Hackles per lato, realizzando il corpo; ■ 4. Posizioniare le due Hackles quindi girarle formando il collare; ■ 5. Formare la testa con l’apposito collante. ■ 6. Il Dressing artificiali è così ultimato e a questo punto provare a realizzare alcune alternative cromatiche, in modo tale da poterle variare in funzione del colore dell’acqua e della luce.
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Esche&pasture
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a cura di Stefano Falciani
Come ti tratto il bigatto
Il caster
La larva di mosca carnaria, regina incontrastata di tutte le esche, deve la sua popolarità a numerosi fattori fra i quali la facile reperibilità, la semplice conservazione e le molteplici possibilità di utilizzo nelle varie tecniche di pesca al colpo.
a larva così com’è può essere utilizzata come esca o come richiamo ed essere lanciata sfusa, incollata o veicolata sul fondo con l’ausilio dei pasturatori per la tecnica del ledgering. Con i trattamenti che prenderemo in considerazione potremo ottenere caster e bigattini allungati da aggiungere alla pastura e ballottini utilizzabili come esca nelle tecniche di pesca rivolte ai piccoli pesci.
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Il caster
I bigattini allungati
Per ottenere dei buoni caster da aggiungere alla pastura o da usare per l’innesco dovre-
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mo disporre di larve grosse e fresche che acquisteremo 5/6 giorni prima della nostra uscita sul fiume. Bisogna riporle in un capiente secchio insieme ad un discreto quantitativo di segatura. Per 1 kg di esche aggiungeremo circa 200 gr di segatura. Riporremo il secchio in un luogo asciutto ma lontano dai raggi solari, avendo cura di irrorare un po’ d’acqua sulle larve. Dopo un paio di giorni comincerà il vero e proprio “lavoro”. Dovremo disporre di un vaglio con caratteristiche precise, ossia che possegga i bordi abbastanza alti e le maglie o i fori suffi-
cientemente grandi da far passare agevolmente al di sotto i bigattini vivi. Quando noteremo che le prime larve cominceranno a cambiare colore dovremo prendere un altro secchio, delle stesse dimensioni del primo, appoggiarci sopra il vaglio e rovesciarci dentro tutte le larve e la segatura. I bigattini vivi passeranno di sotto mentre quelli già diventati caster rimarranno sul setaccio e dovranno essere riposti, sommersi d’acqua, in un altro secchio da riporre poi in frigo. Il giorno dopo, l’operazione sopra descritta dovrà essere ripetuta e successivamen-
te cadenzata con tempi sempre minori. La quantità di larve trasformate continuerà ad aumentare sempre di più fino al completo esaurimento delle stesse. Potremo ora portarle direttamente sul fiume nel secchio con l’acqua o continuare a conservarle in frigo riponendole, senza liquido, in un sacchetto per alimenti.
I bigattini allungati Le larve di mosca carnaria allungate solitamente vengono immesse nella pastura o utilizzate come esca. Il bigattino vivo, infatti, con il suo movimen-
Gli inneschi per i piccoli pesci
to frenetico tende a disgregare la pallina di impasto in pochi secondi rendendone problematico sia il lancio che la resa. Un altro fattore che spinge i pescatori ad utilizzare larve allungate in pastura è che queste, una volta sul fondo, restano immobili sulla chiazza di sfarinato permettendo una facile localizzazione da parte dei pesci. In campi gara molto frequentati, come il Cavo Lama o la Fiuma, i bigattini stirati sono un'esca micidiale. Infatti, anche le larve vive che cadono sul fondo dopo pochi minuti si allungano e il pesce smaliziato se ne ciba con più fiducia avendo, presumibilmente, già ricevuto qualche puntura mangiando quelli vivi. L’operazione per ottenere delle larve allungate ed affondanti si effettua con l’ac-
qua bollente o molto calda. Riporremo i bigattini in un robusto secchio dai bordi molto alti e faremo bollire una discreta quantità di acqua. Una volta giunta ad ebollizione attenderemo qualche minuto e rivolteremo il contenuto della pentola nel secchio fino a sommergere tutte le larve. Dopo nemmeno un minuto il lavoro sarà ultimato e, prima che il tutto si raffreddi, scoleremo i bigattini “stirati” con l’ausilio di un setaccio e li metteremo in un sacchetto per alimenti che andrà depositato in frigo in attesa dell’uscita sul fiume.
Gli inneschi per i piccoli pesci Quando ci approssimeremo ad una gara al pesce piccolo
la nostra principale attenzione dovrà essere rivolta alla ricerca delle esche giuste da utilizzare durante le ore di prova e di competizione. Il bigattino, sia bianco che colorato, il ballottino e il cornino saranno le esche principali da utilizzare quando avremo a che fare con alborelle, triotti, cebacek, persici etc. Il più delle volte i frenetici ritmi di cattura ci metteranno di fronte al problema della repentina disgregazione del piccolo innesco. Per disporre di esche gommose e durature dovremo far sì che il bigattino trasudi gran parte del liquido in esso contenuto. Questa specie di “dieta” a cui sottoporremo le larve, se da un lato le farà diventare un po’ più piccole, dall’altro inspessirà la
loro pelle rendendole più resistenti sia all’innesco che alla mangiata del pesce. Disporremo di una capiente scatola per le esche o di un maggibox e vi riporremo i ballottini o i bigattini insieme ad una cospicua dose di sabbia e segatura umida e lo riporremo nel frigo. Ogni due giorni tireremo fuori la scatola dal frigo per il tempo necessario a far rivitalizzare le larve e, dopo poche ore, la riporremo nuovamente al freddo. Questa cura dovrà essere prolungata fino a quando noteremo che parte dei bigattini si saranno trasformati in minuscoli caster. Quelli rimasti vivi saranno della giusta consistenza e potranno essere conservati in frigo per diverse settimane.
CarpfishingNews
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a cura di Alfonso Vastano
Notizie e consigli dal mondo del carpfishing, la tecnica di pesca più innovativa per la cattura delle grosse carpe e non solo.
Grandi sfide
Come ogni anno è iniziato il Club Azzurro di specialità, quattro prove di grande livello alla fine delle quali sarà possibile determinare la nuova nazionale per l’anno che verrà. La prima di questo avvincente campionato si è svolta al-
una carenza di pesce, un evento che condizionava pesantemente le gare e le classifiche. Oggi, grazie ad una sapiente immissione, le cose sono cambiate radicalmente e la prima selettiva del Club azzurro lo ha ampiamente dimostrato facendo registrare un pescato di grande rilevo, sia nel numero delle catture che nella taglia dei pesci. Del re-
sto, è ormai noto che spesso immettendo pesce nuovo in un bacino oltre ad aumentarne la popolazione si provoca una sorta di competizione alimentare che induce le carpe già presenti, spinte da un fattore di territorialità, ad entrare in frenesia alimentare. Divise in due settori, le 16 coppie hanno dato immediatamente “sfoggio” della loro
l’Idroscalo di Milano, un bacino noto per essere stato il campo gara di molte manifestazioni di prestigio tra cui uno storico mondiale che ci vide vincitori. Da qualche anno, però, questo splendido specchio d’acqua lamentava
UNO SGUARDO AL MERCATO Scarponcini – Majora
Adventure Wading Shoes
Toscano Colmic
Chi pratica il carpfishing, si sa, vuole il meglio dell’attrezzatura e presta molta attenzione ai particolari, compresi quelli che riguardano il vestiario e le calzature. In questa logica la Majora offre loro due prodotti di altissima qualità, dotati di caratteristiche eccellenti, in grado di soddisfare il carpista più esigente e ricercato.
Leggeri, confortevoli ed estremamente resistenti gli scarponcini Loop Adventure sono realizzati in cordura e dotati di resistentissima suola in feltro. Colore : Light Green & Black. Taglie: dalla 38 alla 46.
Il nuovo Toscano 7000 ha un corpo massiccio, nove cuscinetti a sfera e antiritorno infinito istantaneo e una meccanica di precisione molto robusta. La frizione anteriore è micrometrica e consente una perfetta registrazione in fase di combattimento. Il rollino guida filo è munito anch’esso di cuscinetto e permette una perfetta gestione del nylon di cui riesce a conservare intatte le proprietà a lungo. Viene fornito con tre bobine realizzate in alluminio e caratterizzate da un trattamento anticorrosione. La quantità di filo che possono contenere è elevata per soddisfare tutte le esigenze di pesca, quindi anche dove necessita l’uso di diametri sostenuti. E’ corredato di una manovella ampia e
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Outdoor Wading Shoes Scarponcini in morbidissimo cuoio con suola in feltro, garantiscono massimo confort e stabilità sia in acqua che fuori. Taglie: dalla 40 alla 47.
molto robusta, di forma ergonomica e dotata di un grosso pomello in materiale gommoso antiscivolo. Infine, presenta tutta una serie di fori lungo il fusto, una caratteristica che la rende sostanzialmente leggera e permette recuperi efficaci con il minimo sforzo. In sostanza, un prodotto ottimo per il carpfishing e per tutte quelle tecniche dove necessita un mulinello potente ed affidabile.
bravura iniziando subito a catturare: la prima carpa è stata allamata dopo solo un’ora dall’inizio gara. Eccellente la prestazione della coppia veterana Fannucchi – Succi che, dopo un inizio un po’
sotto tono, ha effettuato una rimonta sorprendente finendo 1° di settore. Ottima anche la prestazione di Brunelli – Fedrigo, altri conosciutissimi atleti che hanno saputo sfruttare al meglio il sorteggio fa-
Classifica finale della 1 a prova CONCORRENTE
SOCIETA'
PR
PU. E.
PZ. E.
FANUCCHI R. - SUCCI M. BRUNELLI S. - FEDRIGO A. MACERA F. - SECONDINI M. BUCCOLINI - CARINELLI MAMMARELLA J.C. - D'ASTOLFO DE BORTOLI I. - CROSATO A. PIRANI - PIRANI ROI P. - FOGLI M. OLIVOTTO S. - VINCENZI G. BONAZZA M. - FARINELLI M. MAZZARELLA G. - DI GIANDOMENICO A. MILANESE A. - ZAMPIERI V. FANTONE M. - DI FEBO D. STIVANELLO M.-PRANDIN P. FERRARI G. - CAVALIERI D. SAMBUGARO L. - SQUARCINA L.
SPAL LUCCA C&S CARP FISHING V.C. ONLY CARP ADSCRL. S. MARCO ONLY CARP SPS AZZANESI SPS. CAVALLETTA CARP BUSTERS FT SPS AZZANESI CPSCODIGORO ONLY CARP MASTER CARP ONLY CARP CFC GOLD CARP CPS CODIGORO CFC. GOLD CARP
LU VR PE AP PE PN FE RA PN LU PE VE PE VE FE PD
2,00 2,00 4,00 4,0 6,00 7,00 7,00 8,00 10,00 10,50 11,5 12,00 14,00 14,50 15,50 16,00
1,00 1,00 2,00 2,0 3,00 3,50 3,50 4,00 5,00 5,00 6,0 6,00 7,00 7,00 8,00 8,00
vorevole finendo anch’essi 1° nel proprio settore. Detto questo, come abbiamo accennato in precedenza, il pescato è stato buono e la gara ha fatto registrare un'unica coppia a cappotto.
ITTIOLOGIA
LAMPREDA DI MARE
Specie a rischio
Dopo molti anni di latitanza di questa specie migratrice anadroma dalle aree di riproduzione delle acque interne, finalmente una prima evidenza di alcuni esemplari nel bacino del fiume Magra (SP) ne ha segnalato una timida ripresa che merita senz’altro di essere salvaguardata. Tra sbarramenti, alterazioni e bracconaggi, il faticoso viaggio per ritornare a salire dal mare.
L
a lampreda di mare (Petromyzon marinus) è un animale estremamente primitivo che presenta caratteristiche peculiari tipiche dei Ciclostomi: corpo anguilliforme privo di pinne pari,
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Testo Luca Ciuffardi e Mauro Zavaldi, foto di Luca Ciuffardi www.bioittica.it
pelle senza scaglie e ricca di muco, bocca circolare “a ventosa” senza mascelle dotata di numerosi denti cornei alcuni dei quali sostenuti da placche dentarie; sono presenti una sola narice mediana e
sette fori branchiali allineati dietro ciascun occhio e l’opercolo è assente. Gli adulti si distinguono dalle altre tre specie di lampreda presenti in Italia per le grandi dimensioni, in media 90 cm di lunghezza,
per la colorazione a macchie bruno-nerastre su dorso e fianchi, mentre il ventre è bianco-giallastro, e per l’apparato boccale dotato di una piastra dentaria sopraorale stretta con numerosi denti la-
dui isolati, con limitate possibilità di raggiungere i siti idonei alla frega e la specie è stata così ritenuta virtualmente estinta. Nel dicembre 2004, però, nelle acque interne della Provincia di la Spezia, sono stati rinvenuti 112 esemplari di lampreda di mare tra cui 33 ammoceti, a testimonianza del successo riproduttivo della specie nel bacino del fiume
■ Adulto di lampreda di mare sul fondo del Fiume Magra. L’apparato boccale “a ventosa”, impiegato durante la fase marina per aderire ai pesci e alimentarsi, viene utilizzato dai riproduttori in risalita per spostare i sassi e allestire la zona di frega.
biali disposti in serie “concentriche”. La lampreda di mare è una specie migratrice anadroma che da adulta vive in mare e risale i corsi d’acqua per la riproduzione. Gli individui sessualmente maturi risalgono le acque dolci fra la metà della primavera e l’inizio dell’estate raggiungendo i tratti medio-alti caratterizzati da fondali ghiaiosi o ciottolosi; in epoca riproduttiva gli animali cessano di alimentarsi. Entrambi i sessi collaborano alla realizzazione di una depressione dove vengono poi deposti i gameti; al termine dell’atto riproduttivo gli individui muoiono. Dopo la schiusa delle uova le giovani larve dette ammoceti vengono trasportate a valle dalla corrente fino
ai tratti intermedi dei corsi d’acqua dove vanno ad infossarsi all’interno di substrati sabbiosi. Lo stadio giovanile si differenzia morfologicamente dall’adulto per la bocca foggiata a ferro di cavallo in cui mancano i denti cornei, per gli occhi non visibili e per i fori branchiali uniti tra loro da un solco longitudinale. Le larve rimangono nascoste nei sedimenti del fondo mediamente per cinque anni, nutrendosi di microrganismi per filtrazione. Raggiunta la taglia di circa 12 – 14 cm avviene la metamorfosi e le giovani lamprede assumono l’aspetto dell’adulto: inizia così la migrazione autunnale verso il mare. In acqua salata le lamprede di mare mutano il tipo di alimentazione: grazie ai numerosi denti cornei, infatti, gli animali si attaccano a pesci ossei mediograndi, squali o mammiferi marini, provocando loro ulcere da cui ne succhiano il sangue e i residui dei tessuti epiteliali. La maturità sessuale è raggiunta dopo circa tre anni di vita in mare. Il Petromyzon marinus risulta distribuito in Nord America, dalla Norvegia fino al Nord Africa e nell’area del Mediterraneo. In Italia, tuttavia, negli ultimi decenni non era più stato accertato nessun evento riproduttivo; i pochi riproduttori catturati alla foce di alcuni fiumi italiani sono stati considerati indivi-
Magra. In virtù dell’importanza del ritrovamento, l’Università degli Studi di Genova, la Provincia di La Spezia - Polizia Provinciale Sez. Faunistica e il Parco Naturale Regionale di Montemarcello Magra hanno intrapreso una serie di ricerche finalizzate all’accertamento dello stato di conservazione del Petromyzon marinus nel bacino spezzino del
■ L’elevata naturalità del Magra e del Vara ha permesso alla lampreda di sopravvivere e continuare a riprodursi efficacemente. Per garantire il successo riproduttivo della specie occorrono infatti ambienti ben conservati e diversificati.
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Specie a rischio: la Lampreda di mare Magra-Vara, al fine di poter così pervenire alla formulazione di un idoneo piano di tutela e conservazione. Gli studi hanno permesso di appurare come la presenza di numerosi sbarramenti trasversali, insieme alle alterazioni degli habitat fluviali e ai fenomeni di bracconaggio, costituiscano il principale fattore di rischio per la sopravvivenza di una specie che, analogamente ad altri migratori anadromi come la cheppia o dulciacquicoli come per esempio i Salmonidi e svariati Ciprinidi, nel corso della loro vita necessitano di poter
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risalire verso monte lungo i corsi d’acqua alla ricerca dei substrati adatti alla deposizione. La consapevolezza circa le minacce alla sopravvivenza dell’ultima popolazione italiana di lampreda di mare ha permesso al Parco Naturale Regionale di Montemarcello Magra di sviluppare e intraprendere il progetto europeo Life + P.A.R.C. “Petromyzon And River Continuity”, attraverso il quale nei prossimi mesi saranno realizzati nove passaggi per pesci lungo altrettanti sbarramenti trasversali “critici”. La costruzione delle fish ramps
permetterà alla lampreda di mare e alla cheppia, ma anche per esempio al barbo e al vairone, di portare a termine con efficacia la risalita verso le zone di frega, migliorandone così il successo riproduttivo. Insieme alla costruzione dei passaggi per la risalita dell’ittiofauna, nell’ambito del progetto verranno inoltre effettuati interventi di rinaturalizzazione delle sponde e dell’alveo sia nel Magra che nel Vara, saranno realizzate aree per l’osservazione fluviale e verranno messe in atto attività di vigilanza contro fenomeni di bracco-
■ Una coppia di lamprede di mare impegnate ad allestire la zona di frega.
naggio e di alterazione degli ambienti acquatici. Ampio spazio sarà dato anche alla divulgazione, tesa a far crescere nelle popolazioni locali e negli enti coinvolti nella gestione del Magra e del Vara la consapevolezza sull’importanza della conservazione degli stock ittici target e degli habitat fluviali. La complessa questione della lotta per la sopravvivenza di Petromyzon marinus nelle acque italiane costituisce un
importante esempio su come la buona conservazione dei corsi d’acqua, sia in termini di continuità longitudinale che di qualità degli habitat, costituisca uno dei primi fattori per arrivare ad ottenere popolamenti ittici ricchi, diversificati ed in “buona salute”, capaci di autosostenersi nel tempo e contrastare al meglio eventuali perturbazioni temporanee a carico degli ambienti acquatici che li ospitano.
■ Le attività di monitoraggio degli ammoceti sono di fondamentale importanza per valutare lo stato di conservazione della specie.
ProveTest MULINELLI
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di Francesco Capomassi
Mulinello particolarmente leggero e compatto, con una cosmesi aggressiva e accattivante che si unisce a doti tecniche di ottimo livello, Kazima 40 è ideale per il lancio in genere, specie con una versatilità che sposa diversi aspetti della pesca.
principali novità U naperdelle l’attuale stagione di
Colmic è questa serie di mulinelli Kazima, proposti sia nella taglia 40 che 30. Si tratta indubbiamente di un oggetto di ottimo livello che evidenzia al primo impatto una leggerezza insospettabile e una bella alchimia delle diverse componenti,
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che lo rendono, nell’insieme, molto piacevole. La dotazione della confezione, oltreché provvista di due sacchetti in stoffa (uno per la bobina e l’altro per il mulinello), è ricca di una seconda bobina in alluminio di tipo match, mentre l’altra, della medesima fattura, ha la classica gola più profonda.
Corpo e meccanica Il corpo è in metallo, con un peso complessivo di circa 288 grammi e poco meno per il modello di taglia 30. Gli ingranaggi interni scorrono evidenziando una bella fluidità, grazie ai 5 cuscinetti a sfera più uno a rulli opportunamente posizionati nei punti di maggiore
stress meccanico. La bilanciatura del rotore contiene efficacemente le vibrazioni del motore sottoposto a giri molto veloci per saggiarne la risposta sul piede di appoggio, mentre con i recuperi normali tutta la scorrevolezza è senz’altro ottimale. L’archetto è di tipo tubolare, con la parte termi-
Scheda tecnica Prodotto: Kazima 40. Azienda: Colmic. Velocità di recupero: 5,1:1. Peso: 290 gr. Capacità della bobina tipo match: mm/mt: 0,20/150-0,18/180-0,16/220. Capacità della bobina tipo regolare: mm/mt: 0,25/300-0,30/2000,35/150. Cuscinetti: 5+1. Prezzo indicativo: € 100
Prova in pesca Il mulinello imbobina con un regolare assuccamento del nylon, presentando un lavoro compatto e preciso fino al giusto limite della bordatura finale, sia superiore che inferiore. Tutta la scorrevolezza è mediamente silenziosa, fluida, senza incertezze. E’ molto buona la presa della manovella e dell’angolazione della stessa che risulta efficace e non stancante. Ottima tenuta della frizione che serra progressivamente fino al limite della prevista taratura.
nale che si piega verso il nottolino del guidafilo che è ben dimensionato, con la scanalatura centrale e il cuscinetto all’interno che consente al nylon o alla treccia di essere subito convogliati all’interno. Lo scatto di chiusura con molla a compressione è deciso, secco e senza evidenti incertezze. L’arresto dell’antiritorno è pressoché immediato, non si avvertono eventuali laschi.
Bobine Il Kazima, ha in dotazione ben due bobine: la prima di tipo match e la seconda classica. Entrambe sono in alluminio, leggermente coniche e con la bordatura che presenta la tipica foratura circolare di alleggerimento. Sono bobine molto leggere, finemente intagliate e con la regolazione della frizione in testa. Quest’ultima si chiude con efficacia, fino a 6 kg, con un preciso controllo di tipo micrometrico. Il tappo di
chiusura e di regolazione dei dischi ha all’interno la guarnizione conica e lubrificata per la prevenzione di elementi liquidi o pulverulenti che vi possono penetrare.
Manovella La manovella si blocca dalla parte opposta tramite una vite coperta da tappo esterno che ne mantiene con precisione la stabilità in asse con il corpo e i meccanismi interni. La chiusura è di tipo a scatto ed evidenzia un’ampia curvatura centrale, area di maggiore stress, e una comoda impugnatura finale opportunamente sagomata.
Negozi consigliati Dama Sport Via Bartocci, 3 - 05100 Terni Tel. 0744-420866 E-mail: damasport.fogliani@fastwebnet.it Pescazzurro Sport Via Cannavina, 43 82020 Pietrelcina (BN) Tel. 0824 991547 E-mail: info@pescazzurrosport.it Bricchi Polo Raffaello - V. Colli, 6 27036 Mortara (PV) Tel. 0384 99124 E-mail: bricchipesca@libero.it
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ProveTest
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BOLOGNESE
e con molte meno “slamature”. La placca porta mulinello è correttamente allineata al primo anello e permette il posizionamento del piede del mulinello a 48 cm dalla parte iniziale del calcio. La vetta, molto sensibile, parte con una sezione di 37,5 mm di diametro e termina con una di 1,10 mm. Nella stessa trovano alloggiamento 2 piccoli anelli in Fly SIC montati scorrevoli su piccoli pezzetti di carbonio, mentre uno è posizionato nella parte mediana del sottovetta.
Alien Team Pro
Fiume 7 mt L’azienda milanese propone un’interessante serie di bolognesi destinate alla tecnica della passata in fiume. Abbiamo testato la 7 mt in un corso d’acqua di media portata insidiando cavedani e barbi ed esaltando le sue principali caratteristiche. prestazioni. Assoluta P ure precisione in tutte le fasi
di costruzione fino alla realizzazione dei più piccoli dettagli; sono questi i principi che il team Fly ha seguito per realizzare questo vero e proprio gioiello da passata. Ideale per tutti i fiumi con massiccia presenza di ciprinidi, sembra nata apposta per assecondare la passione ed i gusti del pescatore più esigente.
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Caratteristiche Lunga all’origine 6,92 mt, è composta da 7 sezioni. Il calcio, elegantemente serigrafato, ha un diametro di soli 26,00 mm per un ingombro di 132 cm che aumenta a 139 cm applicando il cappuccio salva-punta. Essendo molto leggeri i 10 anelli in Fly SIC montati sulla canna non in-
di Stefano Falciani
Particolari di rilievo fluenzano negativamente sulla bilanciatura della stessa e la loro proporzionata disposizione garantisce un’eccellente azione sia in fase di lancio della lenza che in quella di recupero del pesce. Ideale per la pesca alla passata utilizzando galleggianti fino a 12 gr, questa bolognese ha un’azione semirigida leggermente “ammorbidita” da una vetta ad alta sensibilità. Il calcio, particolarmente sottile, assicura una confortevole manovrabilità. Il profilo della canna, studiato e progettato a computer, massimizza le sue principali caratteristiche: rigidezza, sensibilità ed azione. Tutti gli elementi interni hanno il “Dual Axis Control”, un brevetto che, oltre a sfruttare a pieno la disposizione delle fibre di carbonio interne alla struttura, consente il perfetto allineamento degli anelli in fase di montaggio. Questa particolare metodologia di realizzazione sfrutta al meglio l’allineamento dei fasci del Super Ultra-Light Carbon ottimizzando l’azione della canna con il risultato di avere sempre un attrezzo al massimo della sua rigidezza, senza ovalizzazioni
Disponibile nelle misure da 5 fino ad 8 mt, la Alien Team Pro Fiume può essere acquistata sia anellata Fly SIC che nuda per consentirne la per-
Scheda tecnica Modello: Alien Team Pro Fiume 7 mt. Azienda: Fly. Materiale: Super Ultra-Light Carbon. Lunghezza: 6,92 mt. La dotazione della canna prevede fodero + cappuccio salvapunta.
Caratteristiche tecniche ■ Ingombro chiusa:1320 mm ■ Ingombro chiusa c/cappuccio: 1390 mm ■ Lunghezza reale: 6,92 mt ■ Diam. Max.: 26,00 mm ■ Diam.esterno a 6,91 mt: Ext. 1,10 mm ■ Anelli n°10 ■ Peso: 285 gr ■ Distanza placca porta-mulinello al piede: 480 mm ■ Sforzo di sollevamento con fulcro a 48 cm: 1020 gr ■ Sforzo di sollevamento con fulcro a 48 cm e mulinel-
lo taglia 3500: 1370 gr
■ Flessione con fulcro a 48 cm dall’estremità inf.: 12 cm ■ Prezzo al pubblico a partire da 160,00 euro
sonalizzazione nel montaggio. Le legature di finissimo pregio insieme ad una serigrafia sobria creano un mix davvero unico. La canna è prodotta in “Super Ultra-Light Carbon”.
L’utilizzo di questo mix di fibre di moduli diversi di carbonio abbinato a resine dell’ultima generazione dà la possibilità di produrre attrezzi molto leggeri e rigidi e nel contempo resistenti, renden-
Prova in pesca Abbiamo testato la Alien Team Pro di 7 mt in fiume insidiando cavedani e barbi. Per ottimizzare la bilanciatura l’abbiamo completata abbinandoci un mulinello di taglia 3500 con frizione sensibile e progressiva. La flessione della cima è stata misurata con il calcio livellato orizzontalmente e con un fulcro in corrispondenza della placca porta mulinello a 48 cm dalla parte iniziale. La misurazione ha evidenziato una differenza di soli 12 cm a conferma dell’estrema rigidità di questa bolognese. Con il solito fulcro a 48 cm è stata anche testata la bilanciatura e i valori riferiti allo sforzo di sollevamento sono di 1020 gr con la canna senza recupero e di 1370 gr abbinandoci un mulinello di taglia 3500 di media pesantezza. Il calcio, che ha un diametro di soli 260 mm, facilita notevolmente l’impugnatura e la mano del pescatore non si stanca anche dopo svariate ore di pesca. Il primo pezzo, rifinito con un’accattivante serigrafia, è completamente liscio. La particolare metodologia di realizzazione, insieme all’utilizzo di materiali estremamente gradevoli al tatto, esalta il contatto diretto con l’attrezzo dando al pescatore sensazioni difficilmente riscontrabili con canne con la base trattata con resine antiscivolo. Essendo una bolognese nata per l’uso di grammature non tanto pesanti, siamo andati a provarla in un fiume di media portata montando galleggianti di moderata pesantezza. Montando finali dello 0,07, la vetta, estremamente sensibile, unita ad una frizione saggiamente tarata, ha svolto il suo compito in maniera egregia permettendoci di avere la meglio anche su ciprinidi di poco inferiori al chilo. Ciliegina sulla torta, un bel barbo da 900 gr che, dopo averci fatto sudare le proverbiali sette camicie, si è arreso al nerbo e all’azione di questa stupenda bolognese di casa Fly. do difficile l’ovalizzazione degli elementi della canna e la conseguente rottura. Il brevetto “Dual Axis Control” consente di allineare la canna in modo da ottimizzarne l’azione.
Distribuito da: AKUA Srl Via Como, 14 20020 Lainate (MI) Tel. 02 93570390 Fax 0293570884 www.akuasrl.com - info@akuasrl.com
Negozi consigliati Nord Ovest S.r.l. Via Emporio, 4/8 - 80078 – Pozzuoli (NA) Tel. 081 5262482 Pesca Sport Stella Marina Via di Canale, 50/C 00054 – Fiumicino (RM) 06 6507282 Caccia Pesca Point Via IV Novembre, 46 33035 – Mestrino (PD) 049 9003355
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ProveTest
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CANNE SPINNING
di Francesco Capomassi
Shimano
Diaflash XT-A 27XH l mitico marchio che molti anni fa segnò una sorta di inedita svolta nella realizzazione delle canne con l’avveniristico design inconfondibile di Diaflash si rinnova e si adegua alle esigenze dei pescasportivi, seppure con la medesima tradizionale tipologia che contraddistingue questa linea di prodotti. La Diaflash XT-A 27XH della Shimano rimane sempre un attrezzo leggero e resistente alle torsioni: la particolare tecnologia costruttiva, che si avvale
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dell’applicazione di bande sottili di carbonio intrecciato con angolature differenti a seconda del prodotto, conferisce al fusto rapidità e potenza unitamente alle diverse soluzioni tecnologiche quali lo Shadow Diaflash, un nuovo stile costruttivo che permette un miglioramento complessivo nella resistenza con più leggerezza del tradizionale DF e un disegno esteticamente rinnovato, e il brevettato sistema VibraLock che consente di ridurre praticamente a zero le vibrazioni residue del grezzo assorbendole subito dopo il lancio.
Caratteristiche Questa canna si avvale del Dyna-butt, un’evoluzione del Vibralock già presente fino allo scorso anno. La differenza sostanziale è l'integrazione nel carbonio del Dyna-butt. Mentre la soluzione precedente era un’applicazione di componenti, questa nuova soluzione è costruita direttamente sul blank migliorando quindi la sensibilità, il peso e il bilanciamento. Inoltre il manico è in Power Leather Handle: testato per ben tre anni in pesca prima di essere immesso sul mercato, viene introdotto questo
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nuovo tipo di materiale in pelle per le impugnature, non dipendente dal sughero. Punti di forza, senz’altro, un’estetica innovativa ma anche un materiale di alta qualità e molto resistente.
Shimano Italy Fishing S.r.l. Via Privata Maestri del Lavoro, 29 20025 - Legnano - MI Tel. 331 742 711 - fax 331 465687 www.shimano.com
Prova in pesca La canna è complessivamente molto ben bilanciata anche senza la necessità dell’utilizzo dei pesi che si possono inserire nel fondo del calcio. L’inedita impugnatura in pelle è gradevole, confortevole, elegante e non scivolosa con le mani bagnate. Si avverte bene il lavoro del fusto che finisce per integrare il calcio direttamente nel blank cavo della canna. Ottima la potenza di lancio del modello in prova, una 2,70 che spinge fino a 100 gr: ideale per la pesca del siluro. La tenuta dell’esca in presenza di forti correnti è molto efficace.
Scheda tecnica Modello: Diaflesh XT-A 27XH. Azienda: Shimano. Fusto: carbonio alto modulo XT200. Anelli: Ti-Lite Hardlite in titanio. Lunghezza: 2,70 mt. Range: 50-100 gr. Anelli: 10. Sezioni: 3. Peso: 236 gr.
ProveTest
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FILI
Shimano Sufix Performance Braid è noto per essere un S ufix eccellente marchio di fili con una gamma completa e specifica per ogni esigenza di pesca, sia in mare che in acqua dolce. Il Performance Braid è la treccia giusta per un ampio spettro di predatori e di acque particolari. Il pacchetto dei fili
che da tempo Shimano si propone di migliorare e di consigliare per i pescatori europei si arricchisce ulteriormente di un nuovo marchio sicuramente tra i più noti e prestigiosi del settore: Sufix. Distribuito attualmente per il Regno Unito, Benelux, Germania e Italia da Shimano,
questo prodotto si affianca al già congruo catalogo fili di questa azienda leader nel mercato elevandone senza dubbio l’offerta con una scelta di nylon e trecciati di tutto rispetto certamente in grado di coprire tutte le esigenze del pescatore, sia con prodotti a largo consumo,
di Francesco Capomassi
sia con specifici fili adatti a stili di pesca decisamente tecnici. Il particolare sistema di taglio Digital Y6, conferisce alla treccia un perfetto profilo rotondo caratterizzato da un tessuto morbido, anche al tatto, e diametro sottile in considerazione dei millimetri dichiarati.
Prova in pesca Questa treccia si imbobina molto bene. Le spire si dispongono sul mulinello avvolgendosi bene nel giro impresso durante il recupero. La sezione di taglio rotondeggiante scivola bene in canna senza eccessi di rumorosità o fastidiose vibrazioni particolarmente avvertibili. La sensibilità è davvero efficace e comune a questo genere di trecciati di ottimo livello: si avvertono le eventuali asperità del fondo o gli ostacoli che l’esca artificiale incontra durante il nuoto subacqueo, ma anche pizzicate, scodate e naturalmente le abboccate piene del predatore. La tenuta al nodo bagnato è eccellente, il test è stato fatto con nodo Palomar, e si esegue senza difficoltà di tiraggio; l’uscita dall’anellatura è fluida, continua e senza particolari spire o nodini che tuttavia rappresentano sempre una sorta di luogo comune con questi particolari fili. Di fatto, seppure sostanzialmente rigido, va sempre recuperato con continuità e mai troppo blando, controllando eventuali torsioni che si possono verificare e che rappresentano la causa principale delle imprevedibili asole.
Scheda tecnica mm 0,10 0,12 0,16 0,18 0,20 0,23 0,30 0,34 lb 6,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 40,0 50,0 kg 2,7 4,5 6,8 9,1 11,4 13,6 18,2 22,7 Disponibile in bobine da 135 e 275 mt. 41
PESCA AL COLPO
A San Lorenzo a con
MILO
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alle Corti L’Arno pisano ha fatto da cornice a questa uscita a channel e muggini in compagnia di Emilio Colombo, in arte Milo, campione pluridecorato della Longobardi e titolare della famosa azienda milanese. Testo di Stefano Falciani - Foto di Alfonso Vastano
L'
occasione di incontro è stata una delle tante gare di prova effettuate antecedenti a due appuntamenti stagionali di rilievo ai quali Milo parteciperà: la quarta prova dell’Eccellenza nord e la seconda prova di finale del Campionato Italiano Individuale. Il campo gara scelto è quello di San Lorenzo alle Corti in provincia di Pisa, recentemente riportato a lustro per ospitare degnamente le due importanti manifestazioni. Il canneto alle spalle dei pescatori è stato un po’ sfoltito ed i lavori di risistemazione del fondo stradale lungo il fiume, che si sono protratti fino alla scorsa settimana, garantiscono ora “lo scambio” fra le automobili in transito. L’Arno in questo tratto è molto largo e la profondità, a tiro di roubaisienne, si aggira sul metro e mezzo. Le specie presenti sono essenzialmente due: i channel catfish ed i muggini, con sporadiche apparizioni di carpe di media pezzatura e di amur di gigantesche dimensioni. E’ nostra intenzione posizionarci nelle immediate vicinanze del campione non tanto per fargli da “sponda” o per sbirciare o rubacchiare qualche segreto, ma per farci un’idea di come un agonista di così alto livello si approcci a due eventi di tale importanza.
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A San Lorenzo alle Corti con Milo ■ L'attrezzatura disposta razionalmente aiuta a risparmiare minuti preziosi e quindi condiziona notevolmente il risultato della competizione.
La disposizione dell’attrezzatura Milo, con la supervisione dei suoi amici di sempre Fumagalli e Martignon, comincia posizionando il paniere. Preventivamente una veloce operazione di sondaggio non aveva evidenziato significativi dislivelli nel fondale a tiro della roubaisienne ed Emilio ha deciso di collocarsi proprio al centro del picchetto assegnato dal sorteggio. La comoda spiaggetta su cui si è posizionato facilita le operazioni di sistemazione dell’attrezzatura ed in pochi minuti le pedane, le appendici ed i vari supporti per le bacinelle sono al proprio posto. La cura quasi maniacale con la quale Milo dispone gli accessori ci sorprende non poco. Rifletto molto su questa cosa e, rispondendo al mio sguardo stupito, mi viene spiegato che, approssimandosi ad una competizione come questa, la nostra attenzione dovrà necessariamente essere posta verso questi, solo all’apparenza, marginali dettagli. Avere tutto l’occorrente nella giusta posizione ed a portata di ma44
no faciliterà la nostra azione specialmente in gare dove ci sarà da macinare chili e chili di pesci. Quest’aspetto, dai più ritenuto poco importante, nelle concitate fasi di pesca ci farà guadagnare minuti preziosi. Dal fodero del campione ora spunta il fiammante calcio della nuova roubaisienne di casa Milo. Si tratta della Redheart di 13 mt. Le punte vengono sfilate dai tubi ed adagiate sui sostegni.
Tecniche differenti Mentre Emilio attacca le lenze, mi accorgo che quelle da channel, oltre ad essere molto pesanti e con una piombatura molto raccolta, hanno la banda molto corta. La pesca ai gattoni pisani, infatti, viene effettuata con una trattenuta esasperata e la piombatura che, oltre ad entrare velocemente in pesca, aiuta a tenere ben fermo l’innesco in corrispondenza del fondo. Questo tipo di tecnica, in origine messa a punto dai pescatori locali, si basa essenzialmente sulla quantità e sul ritmo di pasturazione. I channel catfish in continua frenesia alimentare sono
richiamati sotto la punta della roubaisienne con continui e cadenzati lanci di pastura e bigattini incollati con la quarzite. Il materiale inerte viene aggiunto in cospicue dosi non tanto per raggiungere velocemente il fondale ma per due non meno importanti motivi: non far carpire ai pesci l’intero agglomerato di esche e causare un forte rumore nell’acqua. Questa specie di “tam-tam” induce alla frenesia alimentare i channel che si radunano e si trattengono famelici sotto la fonte del rumore. Oltre alle montature per pescare sotto
alla punta ne vengono allestite altre due di grammatura media e con la banda molto più lunga. Serviranno nella seconda parte di gara quando il pesce, ormai abulico, tenderà ad allontanarsi un poco dalla zona pasturata. La minor pesantezza e la maggiore distribuzione della lenza serviranno per abbozzare una leggera passata nella ricerca dei pesci ormai sbrancati. Milo allestisce anche due punte da muggine. Si tratta di montature molto differenti da quelle sopra descritte. Le grammature necessarie a questo tipo di pesca
vanno dal grammo ai tre e la piombatura, sempre abbastanza raggruppata, è costituita da una semplice catenella di pallini molto piccoli distribuiti in 30 cm di lenza o da una scalatura di pallini disposti leggermente ad aprire.
Attrezzatura specifica I galleggianti ideali per questa pesca devono necessariamente avere delle caratteristiche particolari. L’antenna e la parte superiore del galleggiante rinforzata e il filo passante. Capita, infatti, che parecchi muggini vengano allamati fuori dall’apparato boccale e la conseguente prima fuga dei pesci sarà un vero banco di prova per tutta l’attrezzatura, galleggiante in primis. Solitamente in due o tre secondi la lotta è già decisa con la rottura del terminale o con il dietrofront del muggine. Nel primo caso l’elastico, tornando indietro dalla massima estensione, fionda la piombatura verso il pescatore e lo stretto angolo formato dalla lenza che trova il punto critico nel galleggiante che, nel migliore dei casi, perde l’antenna. Certi agonisti quando pescano i cefali, per non rischiare troppo, calano il diametro del terminale, non tanto per vincere la diffidenza dei pinnuti, ma solo per non rischiare di danneggiare i materiali.
Pastura e bigattini Chiedo lumi al campione sul tipo di pastura che vorrà utilizzare e, disponibile come sempre, Milo mi mostra diversi sacchetti di Special carpa che lui ritiene ottimi per questo tipo di campo. Ne bagna circa 6 kg e, con l’ausilio del trapano, mescola il tutto alla ricerca della consistenza ideale. L’operazione viene svolta in due fasi. Dopo una prima veloce bagnatura, il composto viene fatto riposare per alcuni minuti. Successivamente, in base al grado di umidificazione, viene aggiunta altra acqua fino a quando l’impasto permetterà agevolmente la formazione di una pallina compatta e che dovrà essere obbligatoriamente stretta con
■ L'aggiunta di una cospicua dose di quarzite oltre che ad evitare la razzia dell'agglomerato di esche, richiama in zona i famelici “gattoni” pisani.
l’ausilio di una mano sola. Successivamente Milo si accinge all’incollaggio dei bigattini. Viene aggiunta una cospicua dose di quarzite ed un’abbondante spolverata di collante. Dopo un’energica mescolata viene irrorata sul composto l’acqua e, dopo meno di due minuti, l’incollaggio è terminato. La preparazione finisce con il preciso sondaggio del punto di pesca e con il posizionamento, nei pochi centimetri d’acqua del sottoriva, di un picchetto di metallo graduato. Quest’operazione ci consentirà di accorgerci degli eventuali abbassamenti o innalzamenti di livello dell’acqua dovuti ad un flusso
maggiore di corrente o di un ristagno della stessa. Tutte le punte vengono provate e regolate il base al tipo di pesca che è stato deciso. Le prime fasi di pesca saranno indirizzate alla cattura dei channel pescando leggermente più corto a tiro della 12 mt, per “allungarsi” dopo il probabile calo delle mangiate. Negli attimi precedenti al via viene ricontrollata la disposizione di tutta l’attrezzatura. Vengono posizionate le esche sulla pedana, saggiata la consistenza della pastura e ricontrollato l’incollaggio dei bigattini. Avvicinate le scatole dei finali, tirate fuori le pinze e gli slamatori. Viene aperta la bacinella
■ Ami di generose dimensioni e fili di diametro sostenuto, risultano indispensabili nella pesca dei channel catfish.
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A San Lorenzo alle Corti con Milo
con il talco che servirà ad impolverarsi le mani prima del lancio dei bigattini incollati. Accostato al paniere il frigo contenente i generi di conforto e le bevande. Aperto l’ombrello per tenere al riparo dal sole gli inneschi, i vermi ed i bigattini.
Inizio gara Siamo al segnale della pasturazione pesante e Milo confeziona diverse bocce di pastura ed alcune di bigattini e sassi che vengono lanciate in rapida successione. La facilità e la millimetrica precisione nel lancio delle palline di sfarinato da parte di Milo è sconcertante e mi fa capire l’importanza dell’assiduo allenamento e dell’abitudine a confrontarsi ad alti livelli. La gara ha inizio e dopo un discreto numero di catture di channel di media pezzatura ci si rende conto che le mangiate, con l’andare del tempo, tendono a rarefarsi. In aggiunta le tocche non sono più “franche” come all’inizio, segno evidente che qualche muggine ha cominciato ad intrufolarsi nel46
Sponda pulita e lineare... ideale per controllare gli avversari la zona pasturata. Questa particolare evoluzione del comportamento dei pinnuti è una consuetudine nei campi gara di San Lorenzo e Fornacette dove la presenza dei mugilidi è più massiccia. Sembra quasi che l’entrata in pastura di questi ultimi allontani i channel e non rimanga altro da fare che dirottare la gara verso una tecnica più specifica e raffinata.
Strategie differenti Prima che le numerose persone al seguito facciano notare al campione il necessario cambio di strategia mi rendo conto che Milo ha già in mano una punta più “leggera” e si sta preparando ad aggiungere un po’ di acqua alla pastura per renderla più friabile. A conferma dell’avvenuta “modifica” il primo lancio della pastura lascia un discreto alone sotto la superficie dell’acqua. La speranza è
■ Quando i ritmi di cattura aumentano, è necessario ridurre al minimo i tempi morti e sfruttare al massimo il momento proficuo.
quella di far entrare ancor più decisamente in pastura i famelici muggini a dispetto dei channel che ormai sembrano già sbrancati. La lenza, leggermente trattenuta, esegue ora una leggera e controllata passata ed un impercettibile rallentamento della corsa del galleggiante costringe Milo a una repentina ferrata. La partenza del pesce è fulminea e in un attimo 3 mt di elastico sono già fuori. L’ammortizzatore di colpo si allenta e il pesce, che sembra si sia slamato, ci viene invece incontro. Milo manda indietro la roubaisienne e sfila la punta di quattro pezzi. Ma quando tutto sembra finito ricomincia il tira e molla. Le continue fughe, contornate da salti e capriole, vengono però assecondate con maestria e, dopo nemmeno un minuto, un grosso muggine da 1 kg è già nel guadino. Nelle successive passate è tutto un susseguirsi di veloci affondate, leggere appannate, rallentamenti e tremolii del galleggiante alle quali Milo risponde con altrettante ferrate. Il modo di mangiare del muggine, infatti, è sempre delicato e sospettoso e, se uno si aspettasse di dover ferrare solamente in seguito a mangiate decise, rischierebbe di finire la competizione con pochissimi pesci. Tanti pesci vengono allamati fuori dalla bocca e il più delle volte riescono a riguadagnare la libertà slamandosi o strap-
■ L'eliminazione dell'ardiglione facilita la slamatura veloce del pesce, una soluzione che consente di risparmiare tempo prezioso nei momenti di forte mangianza.
pando il finale. La gara di prova ormai volge alla fine e, a detta di tutti i presenti, il campione dovrebbe attestarsi a ridosso dei primi.
Il pesce decisivo Ormai mancano pochi minuti e l’ennesima partenza dell’elastico preannuncia il solito spettacolo di fughe, capitomboli e capriole. Manca pochissimo al termine della competizione e il grosso muggine è ormai esausto. Il bordo del guadino sfiora il bianco ventre del pesce ma, quando tutto sembra concluso, l’ennesimo colpo di coda permette al cefalo di slamarsi e di lasciare tutti con un palmo di naso. A gara conclusa le operazioni di pesatura rilegano Milo al 2°
posto a 400 gr dal primo che vince con più di 14 kg di pescato. Mentre mi avvicino al gruppo di persone per congratularmi e scattare qualche foto mi rendo conto che lui e tutto lo “staff” stanno già analizzando la gara appena conclusa. Lo stanno facendo in maniera quasi “asettica” e come se il risultato della stessa fosse poco importante e, riflettendo un po’, riesco finalmente a capirne il perché. Considerano la competizione appena conclusa non come tale, ma come un passo di avvicinamento alla gara vera e propria che si terrà fra un paio di giorni. Ho capito anche che l’impostazione delle gare “ufficiali” sarà indirizzata alla cattura dei channel e il cam-
pione mi spiega il perchè: “E’ una tecnica più facile e si corrono rischi minori. Con i muggini ci si diverte tanto ma non sai mai cosa ti aspetta”. “Si rischia di perdere il pesce decisivo proprio sul guadino” si lascia scappare Milo con un laconico sorriso sulle labbra. E c’è da crederci, visto che le due gare importanti di cui parlavamo prima lo hanno visto protagonista. Primo di settore nell’Eccellenza Nord e primo di settore nella seconda prova di finale degli Italiani Seniores. Tecnica vincente... ai channel catfish naturalmente.
PESCA AL COLPO Due campioni e due tecniche a confronto ma con un risultato ugualmente eccezionale: ecco il resoconto di una giornata di pesca trascorsa con Marco Genovesi e Fabio Tesconi a pesca sul Mincio. Testo e foto di Alberto Neri
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uando si parla e si scrive del Mincio gli aggettivi si sprecano data la bellezza dell’ambiente e quel colore smeraldo delle sue acque che in ogni periodo dell’anno si presentano di una trasparenza impressionante. Stupendo! Se si può spendere un aggettivo per descriverlo, ma per noi che oltre la passione della pesca amatoriale, lo pratichiamo per le competizioni, diventa molto spesso “terribile”. Approfittando della seconda tappa del trofeo di Eccellenza, siamo andati a pescare sul Mincio con Marco Genovesi, componente della Nazionale Italiana Seniores e Fabio Tesconi. Il tratto teatro di questa pescata è
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quello della centrale elettrica, quello che tutti chiamano “quarta zona”. Nei giorni precedenti tra i due era nata una sorta di sfida su quale tecnica sarebbe risultata vincente; roubaisienne o bolognese. Le due tecniche risultano essere tra quelle che vengono praticate maggiormente e, a seconda dei vari periodi dell’anno, garantiscono ottimi risultati, molto però dipende anche dalla velocità della corrente che, come molti sanno, ha nella diga di Monzanbano il regolatore di flusso. Il lancio della monetina decreta; bolognese a monte e roubaisienne a valle. Marco sceglie di pescare con la bolognese quindi a Fabio la roubaisienne. Nel vederli preparare il
materiale necessario si nota che nulla viene lasciato al caso, questo lo si capisce dalle frecciate e nelle battute che si lanciano, lasciando intendere che il clima è quello di una vera competizione.
Zona bolognese Le bolognesi montate vanno dalle 7 alle 8 mt e Genovesi opta per le Laser 145 e 135 e Falcon 145MX della Maver, canne adatte a sostenere galleggianti da 15/20 gr, ideali per lanciare oltre il centro fiume dato che quella sarà poi la sua scelta della linea di pesca. Le lenze che gli vediamo preparare sono molto semplici nella struttura: galleggiante Pisa da
15 gr, girella semplice, una sfera da 12 gr più 5 pallini del 2/0 su un 1,20 mt di fluorocarbon dello 0,20 mm, girella doppia del 22 e terminale Exel dello 0,10 con un amo 1090 del 16. Subito sopra la girella doppia 6 pallini del 5 spaziati in maniera equidistante verso l’alto la completano. Questo tipo di lenza Marco la usa per pescare con il “Castrone” galleggiante come innesco. L’esca, dice Marco, in questo periodo ha bisogno di radere il fondo e solo con l’utilizzo di un amo di medie dimensioni come quello adoperato riesce ad annullarne la galleggiabilità, quindi, questo evita di farlo viaggiare in sospensione. Questa sua spiegazione è dettata da un ragio-
namento logico; nel Mincio, ancora per un breve periodo, non sono presenti sul fondale i banchi di lunghe alghe che con il loro fluttuare, alzandosi, e abbassandosi, rendono difficoltosa la pesca.
■ Marco in azione con la sua bolognese. Preciso e metodico nella pasturazione, riesce ad ingannare alcune scardole facendo “viaggiare” le esche radenti il fondo, una tattica che sembra funzionare alla grande.
Zona roubaisienne Lo lasciamo finire di sistemare le altre canne, e ci spostiamo a valle da Fabio che è tutto indaffarato con la roubaisienne nel sondare il fondale davanti a sé. Notiamo la meticolosità che ripone in questa operazione. Sonda centimetro per centimetro, questo per avere chiaro se davanti ci sono dislivelli o quant’altro che possa creare difficoltà nella passata. Questa 49
A Peschiera nel Parco del Mincio sua meticolosità ci fa capire che non per nulla, quando militava nelle nazionali giovanili, è diventato per 2 volte Campione del Mondo individuale, 4 volte quello per nazioni e 3 volte Campione d’Italia Individuale. Un Palmares da fare invidia a molti di noi. Tolta la sonda dall’amo mi mostra un amo del 10 attaccato al terminale e viene spontaneo domandargli il perché di questa scelta. La spiegazione è semplice. È il modo migliore per capire, una volta sondato esattamente il fondale, facendo alcune passate di prova, se ci sono incagli, al contrario con ami piccoli difficilmente lo si sarebbe potuto rilevare.
In viva voce Fabio ha preparato solo due punte della Elite 87 Maver, la prima è montata con una lenza da 1,5 gr, la seconda ha una lenza da 6 gr. Anche qui chiediamo il perché di questa scelta:
Lenze Bolognese
■ FABIO: “Ho pensato di utilizzare come esca e pasturazione dei bigattini incollati e l’incollato lo preparo in due modi diversi, a seconda se devo fare una pasturazione che mira a rimanere sul fondo più a lungo o se devo fare una scia che disperda i bigattini prima di arrivare al fondale, quindi li divido e, variando la quantità di colla e quella della ghiaia, determino la pescata.”
Le lenze sono molto classiche, niente di nuovo come si dice, se non per una serie di piccoli pallini che oltre la scalata verso il terminale, lui ne fa una seconda verso il galleggiante al che domanda di rito: perché? FABIO: “Quando pesco in fondali che superano i 4 metri di profondità e con corrente veloce, l’inserire una scalata inversa verso il galleggiante mi rende la lenza più stabile e la fa lavorare meglio quando, dopo una trattenuta, la si lascia an-
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dare con la corrente. La uso come puoi vedere nella lenza più leggera quella da un grammo e mezzo”. Come mai passi da una lenza leggera ad una pesante senza vie intermedie? ■ FABIO: “Vedi, se imposto la pescata a bigattini cerco di insidiare cavedani quindi, come tutti sanno, di norma i sospettosi ciprinidi entrano in caccia sui bigatti volanti che scendono trasportati dalla corrente a valle e li cacciano fino a risalire al punto di impatto sull’acqua e in questo modo devo avere una lenza che sia il più morbida possibile, da rendere il mio bigattino molto simile a quelli lanciati. La seconda, invece, molto più pesante, la uso nel caso ci sia da insidiare scardole, in questo caso avrò bisogno di sfiorare il fondo, imprimendo all’esca dei rallentamenti e partenze repentine che invoglino questi pesci ad aggredire la esca.”
Lenze Roubaisienne
■ Sostanzialmente diversa la tattica di Fabio. Utilizzando la roubaisienne e cercando di insidiare i cavedani in caccia sui bigattini “volanti”, utilizza montature super leggere, in grado di rendere l’esca molto simile alle larve lanciate col la fionda.
Torniamo da Marco, lo vediamo preparare la pastura e gli domandiamo: “Che cosa hai pensato di utilizzare per la pesca a centro fiume? MARCO: “Vedi, è la seconda volta che insieme ai miei compagni di squadra vengo in Mincio e, visto le prove fatte precedentemente, decido di utilizzare questo mix di pasture: 50% Maver Peschiera, 30% di Maver Barbo-Cavedano e il restante 20% di CavedanoTriotto con aggiunta di caster galleggianti.”
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Come mai hai scelto questo mix piuttosto che un solo tipo di pastura? ■ MARCO: “Come prima cosa le pasture che utilizzo hanno la medesima base per quanto riguarda gli ingredienti principali, la Peschiera ha nella crisalide l’ingrediente principe assieme al formaggio, la Barbo,
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di colore più chiaro, è più legante e ha quei granelli grossi di pane rosso che creano un ottimo contrasto sul fondo, infine la triotto che, grazie alla macinatura fine, aiuta le altre nel creare un alone o “fumo” attirando i pesci da valle.”
Inizia la sfida Il tempo dei preparativi è terminato e dopo le solite battute di rito del tipo “chi prende meno paga il caffè”, si inizia. Marco lancia con la fionda una ventina di palle al centro e 5/6 di dimensione come un’arancia a circa 15/20 mt da riva, questo per crearsi due zone ben distanti dove cercare i pesci. Fabio invece lancia sulla punta della roubaisienne a 13 mt sei palle di incollato con moltissima ghiaia e successivamente piccole palline a monte di bigattini che si sfaldano in discesa al fondo. Fatto il primo lancio sulla linea di pesca, Marco segna con il Line Marker il filo appena fuori della bobina, questo gli consente di effettuare le passate successive sempre alla stessa distanza, avendo un riferimento
certo e non approssimativo, come di solito si fa, sapendo esattamente di fare passare la propria lenza sul fondo iniziale fatto. Il pesce, come sempre, in questi casi si fa attendere e ci vogliono una ventina di minuti per vedere la prima abboccata. Nel guardare il galleggiante che viaggia a centro Mincio lo vediamo sparire, Marco preso dallo stupore ferra in ritardo, ma comunque allama ugualmente il pesce. La corrente forte, la distanza e il peso della lenza ne rallentano il recupero, solo dopo un paio di estenuanti minuti a canna tutta piegata si intravede salire dal fondo una bellissima scardola, dopo varie puntate verso il fondo nel tentare di liberarsi, sale a pelo d’acqua e abilmente al primo colpo Marco la guadina: foto di rito ed immediatamente viene rimessa in acqua. Il regolamento del Parco del Mincio vieta al di fuori delle gare di trattenere il pescato nelle nasse, anche se poi viene liberato. Gli aggettivi un po’ coloriti fanno capolino per evidenziare la cattura appena fatta con la bolognese. Un paio di passate succes-
sive alla cattura e Marco decide di rilanciare 4 palle di pastura con la fionda per cercare di riattivare il fondo fatto inizialmente. Depone la Laser 145 con cui aveva aperto le marcature, passando ad un’altra Laser che, pur disponendo della medesima piombatura, si diversifica dal terminale più lungo da soli 6 piccoli pallini, innesca tre vivaci bigattini e lancia, la lenza entra in pesca, alcuni metri, un piccolo richiamo al galleggiante e questi di ritorno sparisce. Pronta questa volta la ferrata, la Laser si piega in un modo impressionante, l’antiritorno del mulinello aperto comincia a girare, si capisce subito che questa volta l’avversario e di mole ben diversa dal precedente. I minuti passano senza che ceda un solo metro di filo, Marco decide di forzare il pinnuto e sul momento questa decisione sembra dare i frutti sperati, riesce a recuperarlo per una decina di metri, poi di col-
po la canna si piega di nuovo e dopo due puntate il pesce strappa. Il silenzio che si era creato attorno viene rotto da un “che mostro!” Forse un grosso cavedano o un barbo, purtroppo “l’attore” non ha voluto farsi fotografare e se n’è andato. Qualche battuta per sdrammatizzare e, sostituito il finale, si riparte. Nel frattempo Fabio ha visto un paio di “fucilate”, sicuramente cavedani e decide di cambiare strategia, quella di utilizzare la lenza più pesante, quindi rilancia qualche pallina, quelle con più ghiaia. Stende la lenza a monte, attende che questa sia perpendicolare sotto la punta della canna e fa entrare il galleggiante in pesca, appena questo è in pesca affonda con una velocità impressionante, ferrata decisa ed elastico che si allunga di parecchi metri. A questo punto Fabio si gira verso le persone che sono dietro ed un sorriso gli accende il viso fino a 51
A Peschiera nel Parco del Mincio
Materiale usato A BOLOGNESE CON MARCO GENOVESI Canne Laser 145 MX az 3 da 7/8 mt Canne Laser 135 MX da 7/8 mt Mulinello Monster HM 4000 Galleggianti Pisa 15/20 gr Galleggianti Sile 6/10 gr Monofilo Elite Reel 0,142 mm Monofilo terminali Exel 0,10 – 0,09 mm Ami Katana 1170 n°18/20 bigattino Ami Katana 1090 n°16 caster Pastura Maver Peschiera 50% Barbo 30% Triotto 20% A ROUBAISIENNE CON FABIO TESCONI Canna Elite 87 da 11,50/13 mt Elastico Maver Neutro 1,0 Monofilo Elite Lenza 0,104/0,128 mm Galleggiante Mincio 1,5 gr Galleggiante Medelana 6 gr Ami Katana C222 n°22/24 Ghiaia Maver neutra+rossa Colla Gravel Stik+Arabica 50% e 50% quel momento buio. Pur pescando con una lenza pesante, l’utilizzo di un finale Exel dello 0,07 e amo Katana C222 del 24 sembra che abbia dato i suoi frutti. Nel vederlo manovrare la 87 con il pesce allamato si capisce la classe di questo ragazzo, i movimenti sempre misurati nel decidere quando
togliere, poco alla volta, i pezzi della canna e di stabilire a quale punto fermarsi nello smontaggio, in relazione all’elastico che è fuori dalla cima. Sei, sette interminabili minuti e una scardola vicina al chilo entra nel guadino, un grido liberatorio della tensione dimostra che anche un semplice caffè in pa-
lio per questa sfida vale quanto un campionato del mondo. Il tempo passa inesorabile e si sta avvicinando il momento del fatidico ”su le canne” quando, appena innescato, Fabio allama il suo secondo pesce, a questo punto il tempo restante non garantirebbe di poterla guadinare entro il tempo, ma con grande sportività Marco gli fa cenno di continuare e di fare le cose con calma. Alla fine il bello di queste sfide non ha né vincitori né vinti, ma solo: “…Il mio pesce era più grosso!” oppure “… Ah se non rompeva, quello si che era un mostro e sicuramente avrei vinto io!”.
La giusta strategia Ci si ferma a parlare di come il giorno seguente si sarebbe impostata la gara e, insieme agli altri componenti delle squadre, si sarebbe presa una decisione sulla condotta di gara, anche perché era arrivato il momento di trarre le conclusioni. Purtroppo le previsioni del tempo per la domenica
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avrebbero sicuramente condizionato, dato l’arrivo della pioggia, quella che poteva essere la competizione, comunque solo due cose potevano essere certe: primo, bollare diventava essenziale in quanto, come poi si sarebbe verificato, questo avrebbe consentito di essere tra i primi cinque in quasi tutti i settori, secondo che la pesca a centro fiume con bolognese dai 14 a 20 gr era quella che dava buone probabilità per poter vedere un’abboccata. Il risultato finale della gara, anche se ottimo, non interessa alla fine, né quanto impegno si sia profuso nel raggiungerlo, ma la cosa che più ci sta a cuore è quello di poter dare a chi leggerà questo articolo gli aiuti o le basi di come potersi districare, seguendo gli schemi fatti e cercando di usare quelli che sono i segreti che due campioni hanno messo a disposizione dei lettori. Domande e insegnamenti, che grazie al sito www.maver.net e iscrivendosi alla news letter si potranno ricevere.
LEDGERING
Esiste una tecnica semplice e che, con una spesa inizialmente contenuta, è in grado di mettere chiunque in condizione di fare tanto pesce in ogni ambiente, fiume, lago, canale, grande o piccolo, veloce o lento che sia? Yes …. si chiama ledgering! Questo è il primo di una serie di sei articoli che, partendo dal concetto di “ledgering”, illustreranno le basi di questa meravigliosa tecnica di derivazione anglosassone. Fernando Carnevale e Francesco Di Veronica
1a Parte
GETTING STARTED with Ledgering 54
C
os’è il ledgering? Era il lontano 1972 quando ho iniziato a pescare a ledgering nella “Serpentine”, il lago che si trova in ”Hide Park”, uno dei parchi più belli di Londra, nel cuore della città. Ho vissuto molto tempo in Inghilterra e proprio negli anni in cui il ledgering ha avuto il suo boom, diventando la tecnica più praticata in terra d’Albione. Sono stato fortunato, tutto ciò che vi racconto l’ho vissuto dal vero, un insegnamento di cui faccio tesoro ogni giorno. E’ possibile tracciare una piccola cronologia della nascita ed evoluzione del ledgering attraverso gli eventi, le innovazioni e gli uomini che ne hanno determinato lo sviluppo e la diffusione. Ciò è reso possibile dalla tendenza degli inglesi di considerare la pesca alla stregua di un’attività
■ La tinca, bella quanto rara, è uno dei pesci classici che si possono insidiare pescando a ledgering, ma non è l'unico: gli esemplari di taglia di qualsiasi specie si alimentano sul fondo. In basso una pescata mista per Nando: gardon, cavedani, carassi, scardole e carpe.
Getting started with Ledgering
■ Un Opend End pronto per essere lanciato. Sopra un Grip Mesh carico di pastura e mais.
culturale, legata al rispetto dell’ambiente, del pescato, un modo di fare e gestire le acque veramente all’avanguardia. E questo lo si fa omaggiando e ricordando le persone che hanno fatto la storia della pesca e l’hanno resa lo sport più popolare d’oltremanica. Il ledgering è una tecnica che acquisisce una sua identità attorno agli anni ’50, deriva dalla
parola “ledger”, cioè fondo. Ogni tecnica che prevede l’utilizzo di un piombo per portare e tenere l’esca sul fondo senza l’uso di segnalatori galleggianti d’abboccata è generalmente chiamata ledgering. Ogni esca presentata in questo modo è “ledgered”. Agli albori era il piombo singolo realizzato nei materiali più vari, dai bulloni di grosso diametro ai primi piom-
bi veri e propri, fino all’Arlesey bomb, una pera schiacciata lateralmente la cui forma aerodinamica permetteva di raggiungere a distanza i grossi persici reali del lago da cui prende il nome. Ancora oggi il piombino è vincente nelle fredde giornate invernali, anche se dalla corte “wand” ne è passato di tempo!
Il primo pasturatore Ma la vera svolta si è avuta negli anni ’60 con la “rivoluzione” chiamata swimfeeder, ovvero pasturatore. L’invenzione del pasturatore permise di aumentare notevolmente il numero di catture grazie alla possibilità di portare sul fondo non solo l’esca, ma immedia-
tamente vicino ad essa una discreta quantità di cibatura a qualsiasi distanza, senza margini di errore né dispersione alcuna. Anche se non si conosce la paternità della scoperta, il primo fu un pasturatore aperto costruito utilizzando i bigodini per i capelli, poi si passò a costruirli con le maglie metalliche delle gabbie per polli ed infine venne alla luce il primo pasturatore chiuso per i bigattini, fatto con le scatoline per i rullini fotografici forate per la fuoriuscita delle larve. A seguito di queste prime scoperte, negli anni ’70 i feeder ebbero una diffusione di massa grazie all’attenzione di alcune case produttrici che iniziarono la produzione in serie dei primi modelli plastici, case che hanno lasciato indissolubilmente, allora ed alcune ancora oggi, il loro nome legato ai pasturatori; Daiwa, Drennan, Middy, Thamesley, Dinsmores. A metà degli anni ’80 fece la comparsa un altro pasturatore rivoluzionario, il “method feeder”, la cui paternità è attribuita ad un signore di nome Roy Marlow, oggi proprietario di una famosa Fishery. Conservo ancora i miei primi method, autocostruiti quando ancora sul mercato non ce n’erano. Ad oggi non c’è inglese che non possegga almeno una feeder rod ed abbia nel panchetto una buona dotazione di pasturatori e minuteria da ledgering; oltremanica, quando c’è la possibilità di fare più pesce, è assolutamente normale
■ L’avvisatore acustico, un accessorio che trova il suo maggiore impiego nel carpfishing, ha fatto la sua comparsa nella pesca a ledgering alla fine degli anni '80.
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Glossario aprire una canna da ledgering e questo è quello che mi auguro succeda presto anche qui da noi.
Stili, tattiche e segnalatori di abboccata Si può pescare a ledgering secondo vari stili e tattiche. Gli inglesi chiamano “feeder fishing” la tattica che prevede l’uso del pasturatore, “bomb” o “lead fishing” la tattica che prevede l’uso del piombo secco, “method fishing” qualora ad essere usato sia il method feeder o “metodo”. Ognuno sceglierà la tattica che preferisce e gli darà un nome in italiano; pesca col piombo, col pasturatore o col metodo sapendo che sta pescando a ledgering, parola che indica queste tre tattiche ad un livello di generalità più ampio. L’errore di fondo che da noi si è commesso in passato, essendo una tecnica d’importazione e che ha portato a un po’ di confusione, è stato l’associare al ledgering l’uso del pasturatore ed una maggiore raffinatezza rispetto alla classica pesca a fondo dei nostri nonni, traducendo la parola ledgering come “pesca a fondo leggera”, nulla di più sbagliato! Altro errore che si è commesso è stato di associare il ledgering all’uso di vettini colorati di diversa sensibilità per segnalare le abboccate. Beh, non sono i soli, nel corso del tempo, pri-
ma dell’invenzione dei vettini, si sono avvicendati molti segnalatori di abboccata, ad ognuno dei quali è corrisposto uno stile di pesca. Alcuni di questi metodi di segnalazione, in alcune situazioni specifiche, possono essere ancora validi. Un primo modo per sentire le tocche è stato quello di tenere il filo tra indice e pollice appena fuori del mulinello, sentendo direttamente sulle mani le tocche (touch ledgering), oppure osservare il filo lento sull’acqua per vederne partire la “pancia” verso il largo (slack line indicator), o ancora applicare un semplice peso sul filo tra i primi due anelli e seguirne le oscillazioni (bobbin indicator), poi sostituito da un vettino a due anelli attaccato alla canna poco sopra il mulinello (butt indicator). Come per i feeder, anche per i segnalatori di abboccata ci fu una scoperta che segnalò la svolta, quella dello “swing tip”, cioè un vettino con due anelli, uno alla base e uno all’apicale applicato alla cima con uno snodo in plastica morbida con all’altro capo una vite da avvitare all’anello apicale della canna dotato di filettatura, l’angolo retto che formava con quest’ultima veniva rotto dalla mangiata del pesce. Fu proprio lo swing tip, migliorando decisamente la percezione delle abboccate, a dare una notevole spinta verso la diffusione del ledgering, la sua popolarità si
■ Bobbin indicator: Segnalatore d’abboccata formato da un peso che viene applicato tra primo e secondo anello della canna. Il suo sollevarsi ed abbassarsi segnala le mangiate. ■ Bomb o lead fishing: Tattica che prevede l’utilizzo del piombo. ■ Built-in quiver tip: Quiver tip non intercambiabile fissato direttamente alla cima. ■ Butt indicator: Segnalatore d’abboccata formato da un vettino a due anelli che si applica tra primo e secondo anello. Il suo salire e scendere segnala l’abboccata. ■ Feeder fishing: Tattica che prevede l’utilizzo di un pasturatore. ■ Method fishing: Tattica che prevede l’utilizzo del method feeder. ■ Push-in quiver tip: Quiver tip che si applica infilandolo all’interno della vetta dotata di portacima cavo. ■ Push-over quiver tip: Quiver tip dotato di estremità cava che si infila avvolgendola attorno alla cima. ■ Quiver tip o quivertip o quiver: Segnalatore di abboccata formato da una vetta sottile e sensibile che segnala le abboccate con il suo vibrare. ■ Scew-in quiver tip: Quiver tip che si applica alla cima tramite avvitatura. ■ Slack line indicator: Segnalatore d’abboccata creato dal movimento sulla superficie dell’acqua del filo tenuto lento a formare una pancia. Il muoversi del filo verso il largo o la sponda segnala l’abboccata. ■ Swing tip: Segnalatore d’abboccata formato da un vettino unito con un tubo di gomma morbida ad una sezione che si avvita all’anello apicale formando un angolo retto. Il suo oscillare segnala le tocche. ■ Test curve: Peso necessario che, applicato all’estremità di un quiver tip, lo curva fino a formare tra le parallele alle due estremità, innesto e anello apicale, un angolo di 90.° ■ Touch ledgering: Stile di pesca che consiste nel sentire le abboccate con le dita tenendo il filo appena sopra il mulinello. Ogni tocca è percepita dalle dita attraverso il filo.
deve al suo inventore, Jack Clayton e ad una leggenda della pesca inglese, Ivan Marks, che ne raffinò l’utilizzo. Qualche anno dopo fu soppiantato dai quiver tips, i comuni vettini, anch’essi inizialmente ad un solo o due anelli avvitati alla punta della canna
Butt Indicator, Bobbin Indicator e Swing Tip hanno fatto la storia del ledgering.
(screw-in quiver tip), poi costruiti direttamente nella vetta (built-in quiver tip), infilati in un porta vetta (push-in quiver tip) od intorno ad essa (pushover quiver tip). Oggi gli swing tip sono completamente in disuso a vantaggio dei quiver tip con innesto push-in. Noi non abbiamo visto che questi ultimi due indicatori, i primi di sfuggita, perché abbiamo iniziato tardi ad importare la tec-
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Getting started with Ledgering
■ Non solo carpe. Una tinca e una coppia cavedano-gardon, tre tra le specie più amate dai feeder angler d'oltremanica. Il ledgering offre capacità di apprendimento pressoché illimitate.
nica grazie ai primi articoli di Mario Molinari che partono dalla seconda metà degli anni’80, periodo in cui i quiver, e da lì a poco gli avvisatori acustici, nelle pesche specialistiche avevano già guadagnato la scena...
Ledgering e pesca col galleggiante La differenza fra la pesca a ledgering con l’uso dei quivertip e le tecniche che prevedono l’uso di un galleggiante, roubasienne, inglese, fissa e bolognese, è molto minore di quello che si pensa. La serie di considerazioni sulla segnalazione dell’abboccata, che faremo confrontando i quiver e i galleggianti, è utile a mostrare come le abilità richieste a chi pratica queste tecniche
rispetto a chi pesca a feeder siano esattamente le stesse, così contribuiamo a sfatare un'altra credenza, quella che considera il ledgering ed il feeder fishing in particolare una tecnica “poco tecnica”. Ogni pescatore con un po’ di anni d’esperienza alle spalle è in grado di riconoscere la mangiata di una specie rispetto all’altra, diversa è la mangiata di un cavedano da quella di una carpa, com’è diversa la mangiata di una carpa di fiume o di un’esperta carpa di carpodromo. Il modo di riconoscerle è il movimento del galleggiante nella sua tipicità, rapidità e modalità, ad ogni coniugazione di esse corrisponde il più delle volte la presenza dall’altro capo della lenza di un pesce piuttosto che di un altro. Lo svi■ Francesco mostra all’obiettivo una stupenda tinca di 2,4 kg. Questi pesci richiedono orari, ambienti, pasture ed inneschi specifici.
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lupparsi di una mangiata coi quiver è esattamente la stessa. Se consideriamo la mangiata di un pesce piccolo, alborelle o triotti, noteremo un vibrare del galleggiante continuo senza affondamento, la stessa cosa succederà al nostro quiver, si avrà un tremolio intermittente senza una trazione. La mangiata di una carpa la si avvertirà invece con un affondamento lento e continuo del galleggiante. E’esattamente ciò che succede pescando a ledgering, il quiver avrà una trazione progressiva cui seguirà una partenza brusca quando la carpa si accorgerà di essere allamata. Lo stesso coi cavedani, affondate fulminee del galleggiante e camicie il più delle volte, ovvero trazioni rapide e velocissime del quiver. Affondate di pochi millimetri dei carassi di canale corrispondono a piccoli, impercettibili movimenti del vettino. Una starata di una tinca di lago corrisponde ad un calo di tensione del quivertip. Ogni “feeder angler” con un po’ di esperienza alle spalle che usi vettini sensibili è in grado, in base al movimento del quiver, di capire con chi avrà a che fare dopo la ferrata, come chi ha osservato sparire galleggianti per anni. Avrete capito che la differenza tra quiver e
galleggiante non è poi così ampia, anche in termini di sensibilità. Un quiver tip in fibra di vetro può avere una sensibilità pari ad un test curve di ½ oncia, ovvero le tangenti ai suoi lati formano una angolo retto con soli 14 gr, ma noi non ferreremo mai a curva completa ma, nei casi peggiori che di norma si verificano in acqua ferma, ad una piega di 1 cm, 1 cm e ½, ciò equivale ad una pressione pari a quella necessaria ad affondare un galleggiante molto leggero! Non solo: i pesci sono gli stessi, a feeder si passa da scardolette e piccoli gardon a pighi e savette fino a carpe e barbi, bisogna solo non aver paura di perdere i riferimenti visivi di posizione che un galleggiante può dare immediatamente rispetto ad un vettino. Concludendo, il ledgering ci consente di pescare qualsiasi specie, dalle più diffidenti a quelle che oppongono una resistenza strenue, tutte si alimentano sul fondo, quindi perché non mettere nel porta canne anche una feeder rod come fa Bob Nudd, Alan Schottorne, Tom Pickering, Will Raison? Se lo fa un campione del mondo possiamo farlo anche noi! Nei prossimi articoli parleremo dell’elemento principe di questa tecnica: il feeder.
PESCA ALL’INGLESE Viene quasi automatico, ormai, associare alla pesca all’inglese scorrevole l’uso di pallettoni e comunque di lenze ben zavorrate: entrare in pesca in fretta, contrastare le correnti, affrontare profondità elevate, talvolta, però, specie nella bella stagione, non va trascurata l’esplorazione delle fasce intermedie d’acqua. Testo e foto di Giovanni Todesco
Scorrevole si... 60
L
a prolungata mancanza dalle scene agonistiche di campi gara dove esercitare la pesca all’inglese con montatura fissa, quali i classici Ostellato, fortunatamente in netta ripresa, Destra Reno e simili, ha orientato negli ultimi anni la tecnica di pesca con la match rod e il galleggiante waggler allo sviluppo di montature di tipo scorrevole, specie perché questa viene praticata per lo più in luoghi dalla profondità accentuata quali laghi, bacini idrici nati a scopo di produzione d’energia idroelettrica, fiumi dalla grande portata con corrente debole, vedi l’Arno fiorentino o il Tevere a Ponzano Romano. Tali montature prevedono l’uso di zavorre più o meno consistenti per permettere all’insidia di raggiungere la zona di mangianza del pesce che spesso corrisponde alle fasce d’acqua prossime al fondo. Ci sono tuttavia situazioni in cui le prede stazionano negli strati intermedi o prossimi alla superficie, in tali casi, se scendessimo con un bel pallettone da 6/8/10 gr, “bucheremmo” letteralmente i branchi di pesce andando in breve tempo fuori zona utile. Dobbiamo dunque esplorare accuratamente le varie fasce d’acqua e cercare le abboccate durante la calata della lenza.
Le condizioni adatte La pesca all’inglese in calata nei luoghi dalla profondità accentuata va effettuata sempre quando le condizioni di corrente lo permettono: è impensabile, infatti, adottare questa tecnica di pesca in un fiume con corrente media, o anche in un bacino lacustre che presenti un movimento
ma non troppo! 61
Scorrevole si…ma non troppo!! Lenza 1
Lenza 2
Lenza 3
■ A sinistra: gli schemi di lenza utili a coprire la maggior parte delle situazioni. In alto: i galleggianti per pescare in calata devono essere rigorosamente muniti di insert sottile.
d’acqua molto pronunciato, a meno ché non si vogliano esplorare esclusivamente i primissimi metri sotto la superficie, visto che nella stragrande maggioranza dei casi si usano montature relativamente leggere e comunque sempre inferiori ai due grammi.
Le lenze giuste Per quanto riguarda le geometrie di lenza, le maggiori tipologie adottate sono essenzialmente tre: la lenza con pallini distribuiti in maniera equidistante, (disegno 1), la lenza raggruppata verso il basso (disegno 2) e quella leggermente a chiudere verso l’alto (disegno 3).
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La prima discende verso il fondo rimanendo perfettamente tesa e quindi ci segnalerà in modo ottimale le mangiate veloci di pesci quali cavedani e scardole; la seconda forma un leggero arco dalla parte convessa rivolta verso la superficie che ci agevola la segnalazione di spiombate perché la maggior parte della piombatura è concentrata verso il basso, buona quindi per breme, carassi, gardon, carpe ecc; la terza è una montatura un po’ più morbida che ha quasi lo stesso comportamento della prima, ma si adopera su pesci molto difficili. È consigliabile costruire le montature con pallini tutti della
Cosa non si deve fare
stessa misura applicandone su un tratto di filo di lunghezza compresa tra 1,6 mt, e 2,5 mt, una quantità variabile tra i 7/8 e gli oltre 25 pezzi. Le montature costituite da molti pallini hanno il vantaggio di mantenere la lenza in calata ben tesa e quindi di segnalare bene ogni sorta di movimento “anomalo” subìto dall’esca che non sia quello di naturale discesa verso il fondo, di contro però hanno il grande difetto di una facile propensione all’ingarbugliamento. La misura dei piombi in questione varierà tra il n° 6 ed il n° 11. Per quanto riguarda i galleggianti è bene scegliere modelli bodied con corpo in
balsa e asta in penna di pavone, che abbiano un riporto in pavone più sottile, oppure in sarcanda per facilitare la lettura della discesa della lenza.
L’azione di pesca
Nella pesca in calata, come già descritto, si adoperano lenze molto frazionate e spesso costituite da numerosi pallini; tali montature vanno gestite con molta cautela perché qualsiasi movimento maldestro potrebbe provocarne l’ingarbugliamento e quindi renderle inservibili. Si raccomanda, quindi, di lanciarle sempre in maniera morbida e progressiva evitando strappi o forzature e di frenarne la caduta appena prima dell’impatto con la superficie. E’ inoltre indispensabile cercare di non disperdere eccessivamente la pasturazione su di una superficie troppo ampia, a tal proposito è bene segnare sul filo la distanza di pesca con un pennarello o con un fiocchetto di cotone colorato e cercare di mirare un punto di riferimento sulla riva opposta, in modo da lanciare sempre nella stessa direzione e alla stessa distanza e ivi concentrare il getto della fionda.
Una volta lanciata la lenza e affondato il filo, il galleggiante emergerà per tutta la parte che verrà tarata dal peso dei piombi e, man mano che la montatura acquista fondo, si immergerà gradualmente sino a fine corsa, quando emergerà solo la punta fluorescente. Se durante il percorso un pesce intercetterà la nostra insidia, il galleggiante ce lo segnalerà prontamente 63
Scorrevole si…ma non troppo!! con un repentino affondamento oppure con una parziale riemersione. Ovviamente si può regolare la profondità di pesca in modo da arrivare con l’amo sul fondo e aspettare un’abboccata anche con la lenza completamente in pesca, se invece ci rendiamo conto che i pesci abboccano durante le prime fasi di discesa, una volta terminata la calata conviene recuperare ed effettuare un nuovo lancio. La grammatura dei waggler può spaziare dai 5 ai 20 gr a seconda della distanza da raggiungere e delle condizioni atmosferiche presenti.
La pasturazione
■ Ormai il trapano ricaricabile munito di frusta è di uso comune tra i pescatori al colpo: si risparmia tempo, fatica e si ottiene un composto ben miscelato e privo di grumi che non necessita di setacciatura. Sopra: le pasture di Van den Eynde Turbo nella versione Classic, Black e Super Cup insieme al pane belga e all’additivo Big Fish, prodotti ottimi per breme e gardon ma graditi anche dagli altri ciprinidi.
L’azione di pesca va debitamente supportata da una buona pasturazione a base di sfarinati ed esche: le pasture da utilizzare devono essere bagnate in modo da sfaldarsi durante la discesa verso il fondo formando una colonna di particelle in cui stazioneranno le prede. In alcuni casi è opportuno saturare d’acqua il composto in modo da far esplodere la pallina al primo contatto con la superfi-
Montature morbide e fluttuanti alla ricerca di smaliziati pesci sospesi a mezz’acqua… 64
cie, facendo però attenzione che non ci sia corrente accentuata, pena lo spostamento della nuvola di particelle verso valle e conseguente perdita del branco di pesci dal tiro di lenza. Insieme agli sfarinati è bene offrire ai pesci anche delle esche quali potrebbero essere casters, mais, bigattini ecc. In questo caso si deve prestare attenzione alla consistenza del composto che deve sfaldarsi facilmente ma deve anche poterne ospitare una certa quantità. Per la pesca in calata si può pasturare anche con i soliti bigattini incollati a patto che essi vengano agglomerati in modo non eccessivamente tenace e limitando l’apporto di quarzite al minimo indispensabile per poter essere lanciati a fionda, se si può evitare la ghiaia è anche meglio perché, come per la pastura, anche l’incollato deve sfaldarsi nei primi strati d’acqua, sono quindi da preferire le colle a base di gomma arabica anziché le maltodestrine. Nei casi in cui l’azione di pesca si effettui a corto raggio, niente di meglio che qualche buona fiondata di larve sfuse per richiamare i pinnuti.
Conclusioni In definitiva, per poter vagliare al meglio tutti gli strati d’acqua della nostra postazione di pesca è bene far scendere la nostra montatura più lentamente possibile, compatibilmente con le condizioni ambientali, un espediente che contribuisce a rallentare la calata può essere quello di lasciar chiuso l’archetto del mulinello dopo aver effettuato il lancio. Usare calamenti leggeri, anche 0,50 gr di piombo totale, per esplorare 7-8 mt d’acqua e anche più produce spesso catture che, con montature appena più pesanti, non avremmo modo di effettuare.
CARPFISHING
Il carpfishing, si sa, è sinonimo di grandi carpe e ognuno di noi spera, prima o poi, di imbattersi nel pesce della vita, il record, la cattura da ricordare per sempre. Questo prestigioso traguardo, però, solo in rare occasioni viene raggiunto casualmente, bensì è il frutto di un lungo percorso tecnico, passione e... Testo e foto di Alfonso Vastano 66
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oglia di vincere, dimostrare a sé e agli altri che possiamo farcela: tutto ciò fa parte della natura dell’uomo e rappresenta la vera essenza dello sport. La pesca non fa eccezione e la ricerca continua delle grandi emozioni spinge i pescatori di tutto il mondo, quale che sia la tecnica praticata, sia in acqua dolce che in mare, a ricercare il big fish, l’unico in grado di appagarci fisicamente e psicologicamente facendoci vivere emozioni indimenticabili, dove le scariche di adrenalina ci scuotono ed aumentano il nostro piacere. Tutto ciò ci appaga notevolmente, in primo
luogo perché abbiamo vinto una grande sfida con la natura e con noi stessi, ma principalmente perché, è inutile negarlo, in ognuno di noi alberga una certa dose di protagonismo che, quando è sano e non esageratamente spiccato, rappresenta il sale della vita. In sostanza, le motivazioni per andare alla ricerca del pesce di grossa taglia, quello in grado di farci realizzare il grande sogno, sono molte ma… Attenzione, affinché il tutto
non svanisca e il sogno non si trasformi in un “incubo” è necessario preparare tutto con cura maniacale senza lasciare nulla al caso altrimenti, parafrasando un detto purtroppo assai reale nella pesca sportiva, “sono sempre i migliori che se ne vanno”, potremmo rimanere con il classico “palmo di naso”, ma principalmente con una grande amarezza e la consapevolezza che non è certo che ci venga offerta un’altra opportunità.
Il sogno continua Il carpfishing, si sa, più di ogni altra disciplina incarna questo spirito e la ricerca della grande carpa rappresenta l’obiettivo principale, una meta che spinge gli appassionati a frequentare i laghi ed i fiumi di tutt’Italia e spesso anche all’estero alla ricerca e nella speranza di coronare il grande sogno. Detto questo, il vero pescatore ama cimentarsi con le difficoltà relative alla propria tecnica e anche nella nostra disciplina prova grande soddisfazione quando riesce a raccoglierne i frutti, indipendentemente dalla taglia. Tuttavia, per alcuni carpisti l’obiettivo primario è esclusivamente la ricerca del
record e la speranza è sempre quella che nella propria “trappola” cada una carpa o un amur di grosse dimensioni. Una passione così forte per le grandi emozioni, col tempo, può trasformarsi, per chi la coltiva in modo radicale, in una vera e propria mania, al punto che esistono pescatori che girano il mondo in lungo e in largo nella speranza di migliorare il proprio record personale, ma principalmente quello assoluto di categoria. Tutto questo è lecito e, come abbiamo detto più volte, fa parte dell’essenza del carpfishing; tuttavia, in alcuni casi limite questo ambito traguardo genera in alcuni pescatori comportamenti eticamente discutibili che nulla hanno a che spartire con lo spirito della nostra disciplina. Mi riferisco alla gelosia e all’eccesso di campanilismo riguardo ai posti di pesca, che in alcuni casi più gravi si esprime con azioni deplorevoli o addirittura illecite. Se pur grave, però, il rischio più grande non è questo, ma piuttosto quello di ingenerare nei giovani carpisti uno spirito sbagliato: ovvero quello che considera catture importanti, degne di merito, solo quelle che riguardano i pesci di grossa taglia.
■ In alcune situazioni per mettersi al riparo dall’attacco di piccoli pesci, è preferibile impiegare boilies di grosso diametro.
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The big dream
Due per tutti Come accennato in precedenza, moltissimi sono i nodi che si possono realizzare nella costruzione dei nostri terminali, ma pochi offrono elevate garanzie di tenuta. In poche parole, molti di loro possiedono un carico di rottura assai inferiore a quello della lenza con cui sono realizzati, da ciò deriva che, se il nostro terminale è costruito con un nylon dello 0,40 mm per esempio, avendo effettuato un nodo alla girella che assicura una tenuta dell’ottanta per cento, sarà come se stessimo usando un finale dello 0,32 mm. Credo che a questo punto i numeri parlino da soli e che ogni altra considerazione sia superflua. Di seguito, riportiamo la giusta esecuzione di due nodi la cui tenuta supera abbondantemente il 90% del carico di rottura della lenza impiegata e che rappresentano soluzioni validissime in grado di soddisfare tutte le esigenze che s’incontrano durante la realizzazione dei nostri terminali: la legatura dell’amo, la giunzione del finale alla girella e la giunzione dello shock leader. l’esecuzione non sempre facile dei nodi rappresentati richiede una buona manualità, molta pratica e tanta passione. Se lo riteniamo importante, però, e posso assicurare che lo è, dedichiamo un po’ del nostro tempo ad esercitarci affinché la loro realizzazione diventi facile e veloce. Ne saremo ampiamente ripagati, magari non perdendo una magnifica preda, uno di quei pesci che popolano i sogni di tutti noi pescatori.
■ Un bellissimo tramonto, un controllo agli avvisatori e alla frizione e un’altra notte “magica” ha inizio, nella speranza che…una grossa crapa si interessi alla nostra esca.
Un grosso rischio che l’enfatizzazione del record può rendere reale: è capitato e purtroppo capiterà ancora, vedere giovani carpisti snobbare catture di carpe di oltre 10 kg considerandole “pescetti”, un evento che deve far riflettere tutti ma principalmente chi come me ha la fortuna e il piacere di fare questo lavoro e che dovrebbe prestare la massima attenzione ai messaggi che direttamente o indirettamente lancia con i propria articoli, senza considerare che spesso molti giovani carpisti “pendono dalle nostre labbra”. In definitiva, tutti siamo alla ricerca del pesce dei “nostri sogni”, ma non facciamocene una malattia se ciò non avviene e impariamo a godere di ciò che questa stupenda disciplina ci regala indipendentemente dalla taglia delle nostre catture. 68
Occhio ai particolari In alcuni casi la fortuna ci assiste e, quando meno ce lo aspettiamo, il suono dei nostri avvisatori preannuncia la cattura di un pesce di grosse dimensioni, magari nell’ambito di una battuta dove non era previsto. Detto questo, eccetto casi rari, il record viene sempre dopo un lungo lavoro e rappresenta il frutto di lunghe e attente osservazioni, valutazioni tecniche e conoscenza approfondita dei luoghi. Inoltre, trattandosi della cattura di pesci di grossa taglia, anche l’attrezzatura deve essere adeguata, scelta con la massima cura e sempre in perfetta efficienza, senza lasciare nulla al caso. Una cura particolare, poi, va posta nella scelta della minuteria che deve essere adeguatamente resistente, in grado di sostenere le forti sol-
Cosa non si deve fare Molti sono gli atteggiamenti scorretti e le cose che non dobbiamo fare quando siamo alla ricerca di un grosso pesce, ma tra tutti sicuramente l’errore più grave che possiamo commettere è quello di sottovalutare l’avversario, sia sotto il profilo della scaltrezza che le grosse carpe acquisiscono con la maturità, sia nella scelta dell’attrezzatura che deve essere sempre al massimo. Infine, ricordiamoci che durante il recupero è necessario mantenere la massima calma, evitando di farci sopraffare dalla furia di portare a termine il combattimento: rimaniamo con i nervi saldi e non facciamoci prendere dall’euforia… almeno fino a quando il pesce non è al sicuro sul nostro materassino.
Una piacevole eccezione Sicuramente diverso l’obiettivo di chi si dedica all’agonismo. In questo caso, anche se si tratta di carpfishing, le carpe di grossa taglia durante una competizione sono rare e in ogni caso non si mira mai direttamente alla loro cattura. Il motivo è ovvio e assolutamente scontato: le gare si vincono sulla quantità del pescato e sul numero delle catture, va di conseguenza che una pesca troppo selettiva che si avvale di attrezzature e strategie specifiche per la cattura di grossi esemplari può essere troppo rischiosa e compromettere l’andamento di tutta la gara. Non per questo i garisti provano meno soddisfazione, anzi, l’adrenalina che si sprigiona durante una gara è tale che ogni cattura, anche se riguarda un pesce di pochi chili, regala momenti esaltanti. Del resto, questo è il “succo” dell’agonismo: l’eterna sfida con sé stessi, con la natura e con gli altri. Il carpfishing non fa eccezione e, anche se si tratta di una disciplina assai particolare, bene si presta anche all’agonismo a patto che si sia disposti a dividere “gioie e dolori” con il proprio compagno perché, per chi non lo sapesse, le gare in questo caso si svolgono a coppie e quindi occorre un grande affiatamento per poter affrontare insieme tutte le difficoltà che in una competizione, specialmente se di alto livello, si incontrano. Il tutto si complica allorché ci troviamo ad affrontare un Campionato del Mondo dove tutti i membri della Nazionale devono riuscire a “spogliarsi” dei propri individualismi e fondersi in un'unica squadra: questo rappresenta spesso il vero segreto che determina il successo di un Team.
lecitazioni a cui necessariamente verrà sottoposta durante il recupero. Nello specifico è necessario utilizzare girelle di sicura e provata affidabilità, ami altrettanto robusti ed efficaci e fili, sia quelli impiegati per bobinare che quelli destinati alle nostre montature e terminali, di ottima qualità e di diametro adeguato. Infine, ma non certo per importanza, mai come in questo caso è necessario prestare la massima attenzione nella scelta e realizzazione dei nodi, altrimenti le brutte sorprese non mancheranno e potremmo vederci beffare
proprio dal cedimento di una di queste legature. Purtroppo sono molti i pescatori, anche carpisti, che non prestano a questo argomento la giusta attenzione non conoscendo il valore reale del carico di rottura del nodo impiegato, una mancanza che può costare cara e farci perdere il pesce della nostra vita. In sostanza, quando ci accingiamo ad insidiare grosse carpe o famelici amur, la scelta dei nodi deve ricadere su quelli in grado di garantire oltre il 90% del carico di rottura del filo impiegato.
■ Sogno di tutti i carpisti, il big fish rappresenta il punto di arrivo, l’obiettivo più ambito nella nostra disciplina e non solo. Spesso, però, per raggiungere questo prestigioso obiettivo c’è bisogno di tanta passione e grande dedizione.
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ESCHE NATUR e tipologia d’inne
Seppure la bella stagione non è la più propizia per i piccoli ambienti lacustri quali cave e laghetti per le trote, l’argomento degli inneschi è di attualità e merita una riflessione fondamentale. Specie nelle condizioni più estreme, infatti, è assolutamente necessario saper eseguire un corretto innesco, conoscere tutti i tipi di esca e sapere qual è la più efficace in base alla situazione in cui ci troviamo. Testo di Emanuele Di Sanza - Foto di Daniel Menegoni 70
Re sco ALI
1a Parte
I
l caldo afoso e l’assenza di quella tipica ossigenazione autunnale/invernale che è il corroborante vitale al metabolismo delle trote in laghetto costringe molti ambienti ad una pausa di riflessione in attesa di momenti sicuramente più idonei e di stagione. Tuttavia, nulla è perduto e non sono poche le attività che in determinate ore della giornata e persino in notturna e con speciali illuminazioni permettono agli appassionati dello “striscio” di perdurare ancora nella pesca preferita. Le trote d’immissione, si sa, risentono fortemente delle temperature relative al primo strato superficiale e ineludibilmente si bloccano, s’impigriscono, rallentando l’attività predatoria limitandola prevalentemente a stretto contatto con i ripari del fondo o nelle vicinanze di risorgive, ingressi d’acqua fresca o correnti subacquee. E’ un momento di stasi, ma è anche un momento utile per rinverdire alcune modalità essenziali che serviranno più avanti allorquando il richiamo dei salmonidi lacustri si farà più incessante e agonistico. Una panoramica ampia e ben chiara di quello che serve a questa pesca è senz’altro una gradevole lettura e un’utile guida per il pescatore neofita ma anche per i più smaliziati che possono trovare argomenti d’interesse. In questo articolo prenderemo in esame le prime due esche: la camola del miele e la camola della farina.
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Esche naturali e tipologie d’inneschi Testa contro testa L’innesco doppio viene chiamato “testa contro testa” e va effettuato inserendo la punta dell’amo nella prima camola dalla coda e facendola uscire a 1/3 del corpo per poi entrare di nuovo e fuoriuscire subito prima della testa: successivamente viene inserita la seconda camola dalla testa e si fuoriesce su una delle zampette. Per innescare le ca-
La camola del miele La camola del miele è la larva di una farfalla che depone le uova negli alveari e che, dopo la schiusa, ne divora la struttura cerosa non risparmiando il miele e le stesse larve delle api. Le camole del miele vengono prodotte in varie colorazioni e sono facilmente reperibili in tutti in negozi che vendono articoli per la pesca. Vengono commercializzate in piccoli contenitori di plastica e conservate tra “rotelle” di cartone o segatura dove riescono a vivere alcune settimane senza particolari cure. La camola del miele viene utilizzata praticamente in ogni fase della gara.
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Le fasi della gara Le fasi della gara 1 – Partenza: pesca su tanto pesce Si innesca una sola camola dalla testa e si fa uscire l’amo a metà del corpo. Questo tipo di innesco è molto rapido e in acqua possiede una sufficiente rotazione ma durante la fase di lancio dobbiamo fare attenzione a non “forzare”, altrimenti rischiamo di strappare la nostra esca. 2 - Pesca sulla corta distanza con zavorre leggere Si innesca una camola “cucita” in caso di acqua chiara o leggermente velata, oppure due camole di piccole o medie dimensioni in caso di acqua torbida, in modo da rendere più visibile il nostro innesco. 3 - Pesca sulla media e lunga distanza Si effettua l’innesco singolo di una camola “cucita” perché durante la fase di lancio è più resistente rispetto all’innesco doppio che rischia di strapparsi e quindi di non avere una corretta rotazione in acqua. 4 - Pesca su trote apatiche Quando dobbiamo pescare le trote svogliate che sembrano non essere interessate alle normali camole o ai caimani possiamo innescare una o due camole colorate, ad esempio due camole rosse o verdi, oppure possiamo effettuare delle combinazioni cromatiche, cioè inneschiamo una camola rossa e una verde o una verde e una bianca, ecc… tenendo sempre presente che le combinazioni più scure, ad esempio verde e rosso, è bene utilizzarle principalmente in acque trasparenti, dove la visibilità per le trote è ottimale, invece nei laghi dove l’acqua è più torbida è consigliabile la scelta di combinazioni cromatiche più chiare per avere un maggior contrasto di colore con l’acqua e quindi maggiore visibilità. E’ importante quindi che il “garista” sia munito di camole di vari colori per poter effettuare le varie combinazioni cromatiche e di conseguenza per avere una maggiore possibilità di stimolare anche le trote più apatiche e indifferenti. Nelle foto alcuni esempi di combinazioni cromatiche.
mole del miele bisogna impiegare un amo a gambo medio o lungo, ad esempio quando dobbiamo effettuare un innesco singolo possiamo utilizzare una serie 4 Tubertini del 6, invece, in caso di innesco doppio, possiamo utilizzare un amo più grande, quindi la serie 4 Tubertini del 5.
Cucitura della camola del miele Per l’innesco singolo della camola è consigliabile effettuare una vera e propria cucitura, com’è illustrato nelle immagini: Si inserisce l’amo appena sotto la testa della camola trapassandola da parte a parte e facendola scorrere sul filo. Si reinserisce nuovamente l’amo appena sotto la testa della camola e lo si fa fuoriuscire poco prima della coda. A questo punto possiamo tirare leggermente il filo e sulla testa della camola si creerà una strozzatura che eviterà alla camola stessa di scivolare sul gambo dell’amo e questo permetterà al nostro innesco di roteare perfettamente anche dopo molti lanci.
La camola della farina Il Tenebrio Molitor o più comunemente camola della farina è una larva di coleottero che può essere mantenuta a temperatura ambiente con crusca, pane secco, insalata, crocchette per cani o biscotti. Questo tipo di camola è facilmente reperibile nei negozi che vendono articoli per la pesca oppure in quelli che vendono articoli per gli animali. La camola della farina viene utilizzata quando bisogna pescare delle trote apatiche che non hanno intenzione di attaccare la solita camola del miele o il caimano bian-
co. Questa esca, avendo una colorazione scura, sarebbe opportuno utilizzarla solo quando l’acqua del lago in cui stiamo pescando è particolarmente limpida: infatti, solo in questo caso può essere facilmente individuata dalla trota. L’amo da utilizzare deve essere di piccole dimensioni, ad esempio il 7 della serie 4 o il 10 della serie 20 Tubertini. Per effettuare l’innesco bisogna utilizzare una sola camola della farina calzata dalla coda e facendo fuoriuscire la punta dell’amo appena sotto la testa. Questo tipo di innesco garantisce un’ottima rotazione in acqua.
Cosa non si deve fare Utilizzare esche artificiali nelle gare ufficiali in quanto sono severamente proibite. Pescare con un innesco non “curato”, altrimenti non si riesce a stimolare la trota e di conseguenza non la si induce ad attaccare la nostra esca. Pescare trote di piccole dimensioni, 90/110 gr, con inneschi voluminosi perché impiegherebbero troppo tempo per ingoiare l’esca e si rischierebbe di ferrare a vuoto. Utilizzare combinazioni cromatiche scure in presenza di acqua particolarmente torbida in quanto le trote potrebbero non notare la nostra esca o avere difficoltà a inseguirla. Non sostituire la tipologia di esca quando non percepiamo più nessuna mangiata perché spesso le trote si stancano di inseguire lo stesso tipo di esca, quindi innescando un’esca alternativa potremo stimolarne nuovamente l’istinto predatorio.
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TROTA TORRENTE
La corona, la spirale e il torrente segreto
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a ragazzo mi incuriosiva ed emozionava andare alla ricerca di torrenti o piccoli affluenti fuori dal giro abituale. Quando stimavo che una valle potesse contenere un corso d’acqua interessante, la fantasia si scatenava facendomi sognare posti incantevoli e trote meravigliose, tuttavia devo ammettere che nella stragrande maggioranza dei casi i sogni sono rimasti tali. Una volta, però, uno di questi torrenti mi lasciò veramente esterrefatto: era impervio e primitivo, con gole rocciose, vegetazione rigo-
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gliosa, tronchi e rami riversi sull’acqua quasi volessero nasconderlo e proteggerlo dalla vista dell’uomo. Una conformazione che crea innumerevoli tane per delle trote arrivate fin lì probabilmente dopo averlo risalito per chilometri, uno spettacolo mozzafiato che ancora oggi me lo concedo solo due o tre volte all’anno proprio per non violare un ambiente di questo genere e per non infastidire troppo quelle meravigliose creature che lo abitano. Le prime volte che ci pescavo catturavo solo qualche trotella e pensavo che, malgrado la
L’autore ci accompagna nel suo “torrente segreto” a caccia di belle fario difficili da interpretare e da stanare. Tecnica da veri esperti, conoscenza delle attrezzature e montature particolari sono efficacemente spiegate in questo ineludibile appuntamento con la trota in acque correnti. Testo e foto di Carlo Bergamelli
ogni appoggio trovavo trote e tutte di taglia...ma dove erano nelle mie uscite precedenti? E’ incredibile, ma da allora mi sono reso conto di quanto sia importante la preparazione e la tecnica: prima di quel giorno affrontavo il torrente con “leggerezza”, dopo, quando ero consapevole della quantità delle trote presenti, non mi limitavo a pescare, ma pretendevo di catturare e per farlo ho dovuto sfruttare tutte le malizie e ancora oggi ci sono giorni che per catturare qualche trota bisogna “sputare sangue” anche se in fin dei conti non vengo mai via senza aver accarezzato qualche bella pinnuta.
Trote al naturale La pesca alla trota con esche naturali non è sicuramente fra le tecniche più facili, specialmente se eseguita in torrenti di piccole dimensioni; manovrare la lenza fra ostacoli vari come vegetazione esterna e interna, sassi, detriti è molto rischioso e, se non si ha una padronanza
della canna, ci si imbatte continuamente in incagli che compromettono inevitabilmente la buona riuscita dell’azione di pesca. Vi potrà sembrare un paradosso, ma l’attrezzo ideale per affrontare al meglio una situazione del genere è una canna con una lunghezza minima di 7/8 mt e, con torrenti più aperti, 10 mt. Ma come, torrente piccolo canna lunga e fiume grande canna corta? Direi proprio di sì ed è per questo che, manovrando canne lunghe in luoghi “sporchi”, si richiede maggiore attenzione, dimestichezza e più esperienza. In un classico fiume si può pescare tranquillamente in passata con spazi notevoli e dove di solito è l’acqua che accompagna la montatura: nel torrente siamo noi a decidere dove appoggiare la nostra esca manovrandola sotto il cimino della canna, facendola passare tra i
stupenda conformazione del torrente, di pesce ce ne fosse poco; la canna troppo corta, la mia inesperienza e specialmente la furbizia delle trote facevano si che il risultato fosse alquanto scarso. Tuttavia, in un giorno di mezza estate, dopo un temporale che aveva reso impescabile il fiume Serio, mi sono ricreduto, in quel poco tratto che sono riuscito a risalire ad 75
La corona, la spirale e il torrente segreto ■ Scorrere il torrente in grande silenzio evitando inutili rumori, cercare il punto d’appoggio ideale per raggiungere agevolmente le zone ideali con le nostre esche, questa la tattica vincente.
vari punti dove riteniamo possa esserci una tana o una postazione di qualche trota o eseguendo piccoli lanci sottobraccio per raggiungere quell’appoggio scoperto che altrimenti, avvicinandoci troppo, rischieremmo di vanificare allarmando le eventuali trote presenti. Quest’azione è molto difficile e richiede più preparazione e malizia della pesca su fiumi dove già il fatto che ci sia tanta acqua ci aiuta ad essere meno invasivi, meno visibili.
Nulla è casuale La maggior parte delle volte siamo propensi a pescare con la montatura a noi più abituale, quella con cui abbiamo più dimestichezza e magari giustifichiamo il fatto che non catturiamo niente con la più banale
delle frasi “se hanno voglia mangiano anche così”… niente di più sbagliato. Per carità, capita la giornata veramente negativa dove sembra che non esista nemmeno un pesce sulla faccia della terra, ma nella stragrande maggioranza dei casi correggendo l’azione di pesca, e come azione intendo tutto comprese le esche, si ottiene qualche risultato. Questo per dire che la superficialità è sinonimo di insuccesso e non solo nella pesca; analizzando le varie caratteristiche del corso d’acqua possiamo individuare il tipo di piombatura ideale, o per lo meno quella che si adatta di più alle differenze che ci si presentano. Se abbiamo delle correnti veloci, delle spianatine con corrente media e delle buche con acqua ferma, è ovvio che non cambiamo montatura per ogni condizione, in questi casi dove il torrente è vario è meglio avere una montatura con qualche grammo in più per
non vanificare l’azione di pesca dove l’acqua è alta con turbolenze o veloce e compensando il peso maggiore sorreggendola sottocanna dove il fondo è basso o l’acqua è ferma. Ho menzionato 4 tipi di montature, ma mi soffermerei sulle due che ritengo siano le più complete e le più usate: la corona e la spirale.
La corona Ne esistono di molti tipi, io di solito uso corone da 15/20 pallini del 4 su 60/80 cm dello 0,22 mm, o concentrate in punta per una ricerca capillare, o con i pallini più distanti, ma in qualsiasi caso con un maggior peso verso il basso per diminuire il rischio di attorcigliamento della corona nei movimenti aerei, per una pesca in passata o in acque lente. Nel caso ci sia poca acqua, una coroncina di 10 pallini del 3,25 è sempre redditizia. Il finale varia tantissi-
Come costruire una corona ■
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Prendere un’asta di legno lunga circa 110 cm e alle due estremità o alla lunghez za stimata della corona da realizzare fissare due chiodi. Ad un chiodo applicare un gancio e nell’altro una molla. Legare una girella doppia (io le uso con moschettone) ad un pezzo di filo dello 0,22 mm e collegarla al gancio: all’altro capo applicare una girella o fare un’asola in maniera che, agganciata alla molla, il filo resti teso. Segnare sull’asta con un pennarello indelebile la posizione dei pallini delle varie corone. Fissare i pallini con una pinzetta a becchi lunghi seguendo la sequenza indicata. Così facendo avremo sempre corone identiche.
mo, in torrente di solito uso dello 0,16 mm lungo dai 25 ai 30 cm. I pregi della corona sono molti, ma sicuramente è la sua morbidezza che ha conquistato l’affetto di molti pescatori. E’ sufficiente andare a vedere una competizione alla trota fario in torrente per rendersi conto che è in assoluto la montatura più usata. Tuttavia, competizioni a parte, la corona aiuta ad attenuare alcuni errori che il pescatore può commettere durante l’azione di pesca, tipo la poca sensibilità durante l’abboccata. Avendo distribuito il proprio peso su di una lunghezza notevole, la trota, durante l’abboccata, sposta una quantità limitata del peso totale, limitando il rischio che sputi l’esca. Questa sua morbidezza gli permette anche di essere trasportata dall’acqua in maniera naturale raggiungendo così zone particolari, come ad esempio sotto i massi, sotto i rami, sotto l’erba o nei giri d’acqua con turbolenze. Oltre ai pregi, la corona ha anche alcuni difetti: non si adatta ad ambienti particolarmente sporchi, la sua lunghezza impedisce di raggiungere postazioni dove il raggio d’azione è limitato da ostacoli aerei; essendo una piombatura da sorreggere non è adatta alla pesca fuori canna dove si ha la necessità o dove c’è il rischio di appoggiare la montatura sul fondo; durante le ferrate a vuoto o i disincagli improvvisi è alta la possibilità, se non si ha una certa padronanza dell’attrezzo, che si attorcigli su se stessa o sulla canna.
La spirale Per parlarvi in forma completa della spirale avrei bisogno di troppo spazio: mi limiterò comunque a spiegarvi solo perché secondo il mio punto di vista la spirale è in assoluto la piombatura più adatta per affrontare un torrente molto difficile come quello che vedete nelle foto di questo articolo. La
Montature e fattori contingenti Montature per affrontare un torrente ce ne sono veramente tante: la corona, la biglia, la spirale, le olivette da montagna. Individuare il tipo e il peso giusto è molto importante e determina, di conseguenza, il buon esito della battuta di pesca. La scelta deve tener conto di molti fattori che sono: ■ la conformazione del torrente ■ se è infrascato o se è libero da ostacoli aerei Corona ■ la quantità e la colorazione d’acqua ■ la stagione in cui ci troviamo ■ il tipo di trote presenti ■ il momento, se le trote sono in caccia oppure apatiche Distanza in “cm” da un pallino all’altro (dal centro del pallino) Corona 15 pallini, concentrata in punta 0,8 - 1 - 1,3 - 1,5 - 2,0 - 2,7 - 3,5 - 4,5 - 6,0 - 6,5 - 7 - 7,5 - 8 - 8,5 Corona morbida 2 - 2.7 - 3 - 3.5 - 4 - 4.5 - 5 - 5.5 - 6 - 6.5 - 7 - 7.5 - 8 - 8.5 Peso indicativo di corone con 15 pallini: Piombo n° 4,00 - peso gr 5,70 Piombo n° 3,75 - peso gr 4,50 Piombo n° 3,50 - peso gr 3,75 Piombo n° 3,25 - peso gr 2,95
montatura che ho usato è molto semplice: la spirale di 4 gr viene infilata sulla lenza madre dello 0,25 mm fermata da una girella doppia (io la uso con il moschettone), un finale di circa 25 cm dello 0,16 mm e un amo Katana del 6. Al contrario della corona, la spirale ha una forma molto tozza, ma nello stesso tempo, essendo allungata, offre un certo volume che aiuta ad evitare buona parte degli incagli. Il grandissimo vantaggio della spirale è che, oltre alla pesca sotto canna dove viene sorretta, avendo la fortuna di scorrere sul filo, può essere usata, anzi a volte “deve” essere utilizzata, appoggiata al fondo, in maniera che l’esca venga trasportata dall’acqua anche in caso che la spirale si blocchi perché ferma-
ta da un ostacolo o dal proprio peso. Questa azione gliela dobbiamo permettere noi, lasciando il filo molle per qualche istante, per poi richiamarlo lentamente con la mano. In queste condizioni se la trota prende l’esca e ritorna nella propria postazione non trascina con sé il piombo, evitando così che lo senta con il rischio che molli la presa. La spirale ci permette di avere un raggio d’azione molto più ampio perché affronteremo buche con acqua alta e/o schiumosa con rocce o sassoni, lasciando letteralmente cadere la nostra montatura nella zona dove riteniamo che la corrente accompagni l’esca fin sotto l’eventuale tana, consapevoli che sicuramente arriverà sul fondo; spianatine o appoggi
da affrontare ad una certa distanza, lanciando sottobraccio e accompagnando il percorso della spirale, alzando la canna o lavorando con il filo in mano, aprendo il raggio del braccio o avvolgendo il filo tra le dita; appoggi difficili ostruiti da ostacoli aerei tipo rami o vegetazione o detriti, infilandoci il cimino sotto, dopo avere recuperato il filo, fino ad avere la spirale, se ci fosse bisogno o il segna filo (se si usa) a ridosso del puntalino. Come già anticipato, avrò occasione di parlarvi meglio delle potenzialità della spirale, secondo me non ancora capite da molti pescatori. In questa uscita nel “torrente segreto” mi sono fatto accompagnare da uno specialista di pesca in torrente, Massimo, facendogli giurare di mantenere
il segreto. Malgrado non fosse un pomeriggio particolarmente pescoso, dopo diverse catture sui 20/25 cm Massimo è riuscito ad agganciare una “bollinata” sui 40 cm, ma dopo una decina di secondi, accompagnata da qualche parolaccia, la trota si è slamata, facendogli schizzare la montatura fuori dall’acqua. La causa può essere il fatto che ferriamo istantaneamente appena sentiamo la tocca, altrimenti le più furbe sputano e, specialmente per non fare ingoiare l’amo, schiacciamo anche l’ardiglione per non danneggiare queste stupende creature durante la slamatura. Invito anche tutti voi a considerare questi accorgimenti sempre, ma in special modo in luoghi incontaminati come il “mio” torrente segreto.
■ Spesso sono le trote di piccole dimensioni ad interessarsi alle nostre esche, ma non è raro incappare in esemplari di buona taglia, anche se averne ragione non è sempre facile e qualche volta l’ambita preda si slama durante il combattimento.
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SPINNING
Di tutto un po’: tre pesci in punta di canna Cimentarsi in un pomeriggio qualsiasi nella paciosa tranquillità di un fiume del piano a pesca di cavedani o di qualche trota d’immissione, sfruttando un’attrezzatura intermedia e leggera e anche con la sorpresa dell’ultima cheppia ancora in circolazione. Un mix di spinning fatto di piccole cavallette a galla, alternate ai classici cucchiai ondulanti e rotanti. Testo e foto di Francesco Capomassi
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■ L’occasionalità di un’uscita qualsiasi, in un tratto di pesca tranquillo e senza grandi aspettative, regala spesso diverse catture specie in quelle aree a ridosso dei torrenti e dove le acque si aprono lentamente al piano. Cavedani, soprattutto, ma anche trote d’immissione e le ultime cheppie rimaste in zone di frega.
A
h pingue ciprinide di sempre con il quale sicuramente siamo un po’ tutti cresciuti, pescando un rudimentale spinning fatto di semplici lanci e recuperi, spesso con vecchi cucchiaini semi-arrugginiti e piccoli minnows original da tre o cinque centimetri. Sempre quelli, niente di più che una blanda attrezzatura, ma tanta voglia di riuscire a sorprendere nel suo habitat un pesce dal carattere molto diffidente e fortemente attento al territorio e all’esterno, ovvero a tutto quello che cade dall’alto, fuori dall’acqua. Ed è proprio su questo punto che si basa tutto un atteggiamento di pesca che il lanciatore deve necessariamente tenere conto se per qualche verso pensa di poter riuscire ad irretire un po’ di bei soggetti dalla tana del 79
Di tutto un po’: tre pesci in punta di canna
■ Piccoli tube jig, esche di gomma e mini jig, sono delle alternative molto valide per cercare di lavorare in acque piuttosto basse, con la necessità di sondare le piccole buche a ridosso dei massi affioranti o i tratti ciottolosi e appena mossi dalla corrente. Una tipicità della stagione calda e
bozzo. Il cavedano è uno di quei pesci che può risolvere da sempre tutti i gap negativi che la trota riesce a rifilare in una sola battuta di pesca, quasi si potrebbe dire che, visto che non mangiano le trote, il cavedano vale pur sempre un proseguo di battuta. Ci sono tratti di fiume, infatti, che s’inerpicano e assumono perciò connotazioni abbastanza torrentizie e che contemplano, in effetti, anche la presenza della trota che non lesina assolutamente di cacciare in queste acque intermedie o tutto al più ci si va a trovare per ragioni d’immissioni o di trascinamenti dalle piene; tutte queste zone rappresentano ovviamente dei percorsi che si battono meglio, sia perché comodamente fruibili con i mezzi, sia perché generalmente non offrono passaggi particolarmente impegnativi da affrontare o impenetrabili. Un altro aspetto molto interessante è che nei tratti più pianneggianti e che non distano molti chilometri dalle foci c’è ancora la sorpresa della cheppia che si è fermata qui per la riproduzione e che condivide queste aree con il cavedano. La cattura di questo pesce non è da secondo
piano, anzi, molto spesso si cerca proprio di allamarne qualcuna di cui si conosce la presenza nei classici slarghi mediamente bassi e accarezzati da una fresca corrente d’acqua. Ma se anziché cercare cheppie, fario e iridee del piano s’intende battere la strada del cavedano, ecco che in questo l’abbondanza di pesce non manca e tutti i percorsi e gli snodi del fiume che scorrono in basso o nei primi tratti pedemontani sono assolutamente da esplorare, certi che la presenza del ciprinide non può essere da meno.
Furbo e divertente Il Cavedano nelle acque stagnanti dei laghi o dei canali è una presenza ancora più difficile da conquistare rispetto alla migliore situazione delle acque correnti dove il ciprinide è molto più a suo agio durante questa stagione in ragione del fatto che queste permettono una certa continuità di catture proprio in ragione del “mosso”, che spesso non consente una capacità decisionale immediata, ma più istintiva. Le esche artificiali passano in corrente abbastanza velocemente e lo spazio a disposizione per studiare la preda si riduce nei limiti di un solo attacco immediato e,
Cosa non si deve fare Nell’utilizzo di queste particolari esche, la presenza di una piccola corrente d’acqua, limitata però ad una discesa molto tranquilla, assume un aspetto fondamentale per dare alle cavallette quell’apparenza vitale essenziale e che serve ad ingannare il cavedano di quel tanto che basta. Pur infatti con il corretto movimento del polso che trasmette in canna quel colpetto che serve ad imprimere all’imitazione il movimento di nuoto superficiale, difficilmente in acque ferme si riesce ad ottenere lo stesso stato di apparenza “vitale” che si ha in acque di movimento e che non lasciano al sospettoso ciprinide quel breve lasso di tempo che gli serve per dire … che lo stiamo fregando! Sono dunque da scartare le acque completamente ferme, chiare e dall’aspetto vitreo: un campo di pesca che è molto proficuo ad una mosca secca a galla piuttosto che ad una cavalletta di plastica, seppure bella e ben fatta. 80
Paletta e non solo La paletta dell’artificiale serve unicamente a far impennare la cavalletta verso il muso, come se volesse improvvisamente entrare in acqua; in alcuni modelli, infatti, questa è posizionata molto dritta stile “shallow”, perché qualora ce ne sia bisogno l’esca può naturalmente flottare al di sotto del primo strato superficiale come un normalissimo minnow, ma se non si vuole utilizzare questa alternativa allora è meglio darle una lieve limata con un foglio di carta abrasiva riducendola di quel tanto che basta per evitare questa possibilità, anche nel caso che si strattoni un po’ troppo. L’alternativa ancora più valida è data dai modelli che hanno l’incavo nel muso come i normali popper; in questo caso vanno fatti lavorare con controllata moderazione in modo che pattinino sempre sul pelo dell’acqua sfruttando diversamente, in questa occasione, i bacini d’acqua calmi come le lanche e le cosiddette “morte” ad ampie curve che si aprono dopo la corrente, ma che sono sempre interessate da un sottile movimento che porta cibo lungo la riva o le massicciate.
se vogliamo, d’istinto; altrimenti se il cavedano, come spesso avviene, si prende la briga d’inseguire l’esca, il più delle volte lo fa senza per questo finire l’attacco. Ecco perché diventa molto importante guadagnare una buona sensibilità nel manovrare l’esca che comunque deve essere sempre presentata e mossa con accortezza e naturalità; si lancia a monte della corrente, ad esempio, e si recupera mantenendo l’artificiale vivo e a contatto di canna, evitando che proprio la corrente ne smorzi l’azione, lasciandola scendere come un semplice pezzetto di legno. Il cavedano è molto sospettoso e furbo; specie nelle
chiare acque estive quasi sempre piuttosto basse; dove in genere si effettuano le battute, le condizioni acquatiche sono di molto a vantaggio del pesce che si ritrova nella situazione ideale per osservare l’ambiente circostante, tenere bene a mente tutta zona di competenza e scorgere ogni eventuale anomalia. Ritornando per un momento al tipico corso d’acqua quasi torrentizio caratterizzato dall’alveo non troppo alto e con le acque chiare, la battuta di pesca al cavedano si tramuta necessariamente in una battuta “ultralight”, fatta cioè di attrezzi molto leggeri, fini e che trasmettono sensibilità nell’azione di spinning.
Le cavallette Le piccole cavallette da 3-4 cm sono in questo caso una scelta che funziona molto bene e che non manca di suscitare emozioni; pesano davvero pochi grammi e si utilizzano quasi sempre a galla. In pratica, la cavalletta deve essere lanciata a monte di una corrrente d’acqua non eccessiva, lasciata scivolare in acqua e appena attivata di tanto in tanto (vedi disegni grafici), quanto basta per evidenziarne la presenza e soprattutto l’atteggiamento di nuoto in acqua, come se stesse tentando di riprendere il volo da un momento all’altro; è chiaro come in questa specia-
le passata a galla l’attrezzatura, nel suo complesso, sia sensibilmente importante determinandone, infatti, tutta l’azione di pesca. Ci vuole una canna di circa 2,10 mt molto leggera e che lanci non più 7/10 gr, quindi con un cimino fine e sensibile che si fletta quel tanto che basta per non strappare via dall’acqua l’esca ma ne assecondi appena il movimento, perché in questa passata è molto importante che la cavalletta non scappi via, ma si muova a piccoli strattoni sullo strato superficiale creando nel contempo quei piccoli circoletti d’acqua che attirano fin da subito l’attenzione del cavedano.
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MOSCA - SALMASTRO
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La regina di Preda sempre ambita e ricercata, la spigola rappresenta l’agognata cattura di ogni pescatore di mare o di acque salmastre che ne sogna l’improvviso attacco, sia di giorno che di notte. Lunatica, subdola eppur vorace e aggressiva, è una predatrice che a mosca regala elettrizzanti emozioni, in un ambiente unico e affascinante per molteplici aspetti: la foce. Testo e foto di Stefano Passarelli
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a spigola o branzino rappresenta sicuramente la preda più ambita per chi è solito frequentare e pescare nei pressi di foci più o meno estese, offrendo concrete possibilità di cattura anche agli appassionati del “fly fishing”. La spigola (Dicentrarchus Labrax), appartiene alla famiglia dei serranidi ed è presente nel Mediterraneo, nel Mar Nero e nell’Atlantico orientale. Possiede un corpo lungo ed affusolato, leggermente compresso: la testa robusta termina con una bocca molto ampia munita di minutissimi denti: estremamente marcata la linea laterale piuttosto evidente ad occhio nudo. La spigola è un pesce che ama e predilige le acque con bassa salinità: lagune, estuari, foci, ma anche basse spiagge solcate da piccoli corsi d’acqua dolce. Sono proprio questi i luoghi dove in pieno inverno, da dicembre a tutto febbraio, il branzino si raduna in grandi branchi per la riproduzione. In questo delicato periodo il predatore difficilmente risalirà i corsi d’acqua, mantenendosi piuttosto nelle zone limitrofe dove, soprattutto nelle ore crepuscolari, meglio se in concomitanza con le prime due ore dopo l’acme di ma-
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La regina di foce
Attrezzatura esterno foce fondale sabbioso Canne da 9’- 9’6” (2,74 – 2,92 mt) piedi per coda 8 – 9 ad azione rapida accoppiate a mulinelli di tipo “direct drive”, in grado di contenere la coda, più i 100 mt di backing da 20 lb. Per quanto riguarda le code, sicuramente le intermedie a profilo decentrato sono le più idonee per la pesca su sabbia. Il finale a profilo conico sarà di lunghezza compresa tra gli 8’ ed i 9’ (2,43 – 2,74 mt) con punte da 10 o 12 lb; vanno benissimo i classici finali da bonefish o da bass caratterizzati entrambi da accentuate conicità. ■ ARTIFICIALI Ottimi i Clouser minnow; questi artificiali, nati dalla fantasia di Bob Clouser, si rivelano ancora una volta eccellenti anche in questa tipologia di pesca: gli occhi piombati invertono il baricentro di questo streamer facendolo lavorare con la punta dell’amo rivolta verso l’alto. Questo ci consente di far lavorare in maniera corretta il nostro artificiale radente al fondo anche in presenza di alghe e deposito detritico. Da non sottovalutare imitazioni di granchi e piccoli pesci (baitfish) realizzate con fibre sintetiche e testa in epoxy stile surf candy e similari.
rea, concentrerà la sua attività di caccia. Mare in fase di scaduta avanzata con frangenti morbidi ed una buona corrente secondaria, rappre-
sentano tuttavia quanto di meglio per entrare in contatto con gli esemplari di taglia maggiore. In queste situazioni il fondale scavato e reso
Una valida mosca da utilizzare in foce
morbido dal moto ondoso mette a nudo invertebrati, granchi, molluschi e piccoli pesci in balia della corrente, innescando ed esaltando
l’attività predatoria del serranide. Gli artificiali utilizzati dovranno sondare con estrema attenzione i canali che percorrono parallela la spiag-
Ecco in breve il dressing del grande Lefty Kreh, vera icona vivente del fly-fishing in acqua salata. Materiali: ■ amo: Mustad 34007 / Tiemco 800s o similari dal n°4 al n°1 ■ coda: hackless di spalla di gallo black ■ sottocorpo: holografic fiber argento ■ corpo: calf tail oppure bucktail nero ■ schiena: holografic fiber verde oliva ■ occhi: prismatici di misura compresa tra i 2 e i 5 mm ■ testa: epossidica 30 mn E.P ■ filo di montaggio: 6/0 unithread Esecuzione 1 Fissato l’amo sul morsetto, portiarsi in avanti con il filo di montaggio 2 quindi fissare una hackle per parte; 3 completare la coda con alcune fibre olografiche argento; 4 realizzare il sottocorpo con le stesse fibre; 5 realizzare il corpo con il calf tail; 6 realizzare la schiena con le fibre olografiche verde oliva; 7 con abbondante filo di montaggio realizzare la testa; 8 fissare gli occhi con una goccia di colla;
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Attrezzatura interno foce Pescando all’interno delle foci possiamo alleggerire la nostra attrezzatura. Canne da 9’ (2,74 mt) a 10’’ (3,04 mt. per code 6 o 7 risultano perfettamente bilanciate al contesto ambientale nel quale svolgiamo la nostra azione di pesca. Due le tipologie di canne maggiormente utilizzate: punta fast “intermediate” con running line galleggianti per la maggior parte delle situazioni. Punta sinking da 200 grani con running line galleggiante da utilizzare quando dobbiamo raggiungere fondali importanti o in presenza di forte corrente. I finali saranno ancora una volta i classici bonefish da 8’ o 9’ con punte da 10 a 12 lb. ■ ARTIFICIALI Imitazioni di mugginetti e piccole anguille, ma soprattutto artificiali molto sinuosi ed in grado di lavorare al meglio trasportati dalla corrente ci consigliano l’utilizzo di strips di coniglio (zonker), marabou, ma anche fibre sintetiche da miscelare opportunamente per donare ai nostri streamers la giusta luminosità. Rabbit candy, fur strip clouser, half and half, per non discostarci dai grandi classici; ma se proprio vogliamo scegliere uno streamer su tutti uno slim declive opportunamente adattato alle nostre acque sarà sicuramente gradito dalle italiche spigole.
gia e prima di entrare in acqua, curando con attenzione i lanci sul gradino di risacca…le più belle sorprese arrivano spesso proprio da lì.
Le stagioni migliori In primavera, terminate le fatiche riproduttive, questi pesci si distribuiscono in maniera
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piuttosto uniforme lungo le coste, concentrando però sempre di più la propria attività predatoria all’interno delle foci. Con il sopraggiungere
dell’estate e per tutto l’autunno gli ambienti salmastri e soprattutto le foci di notevoli dimensioni vengono elette a dimora fissa dal branzino. In questo limbo, dove si mescolano acque dolci e salate, prende vita un ecosistema variegato e complesso dove pesci come carpe e cavedani condividono il loro spazio vitale con muggini e spigole. Tutto è regolato dai flussi di marea, con il sopraggiungere della fase montante i pesci risaliranno il corso dei fiumi allontanandosi in maniera considerevole dal mare. Viceversa, in fase di bassa i pesci riscenderanno il corso d’acqua portandosi nei pressi della foce stessa. Questi, pertanto, saranno i ritmi che scandiranno l’azione di pesca, muovendo in sincronia con i movimenti stessi della marea. Le due ore prima del culmine di massima e le due ore successive di discesa sono senza dubbio le migliori per tentare la spigola. Viceversa, il culmine dell’alta, il cosiddetto punto d’acqua o momento di stasi e le fasi avanzate di bassa difficilmente regaleranno esemplari di taglia. Pescando 85
La regina di foce
■ Catturare una bella spigola è sempre un evento importante, se poi lo si fa’ pescando a mosca il tutto acquista un “sapore” speciale e l’emozione è veramente indescrivibile.
da terra va sondato con attenzione il sottoriva, soprattutto i tratti con vegetazione palustre e le naturali anse del fiume, si lancia a monte e dunque si esegue una vera e propria “passata” cercando di non perdere mai il contatto con l’artificiale, pronti a ferrare al primo stop. Alquanto
frequentemente le sponde dei fiumi di grande e media portata vengono adibite a rimessaggio per barche e piccoli pescherecci, trasformandosi di notte in veri hot spot. Soprattutto in prossimità di fonti di luce, piccoli muggini e latterini si radunano in branchi ed al loro seguito le spigo-
le; solitamente si tratterà di esemplari di taglia media, molto aggressivi e propensi a predare nei pressi della superficie: gurgle e crease flies si riveleranno spesso la scelta vincente. Potendo usufruire di un imbarcazione, chiaramente il nostro specchio di azione si amplierà notevolmente
Manufatti sommersi, formazioni calcaree...questi gli hot spot migliori 86
consentendoci di sondare e pescare ogni angolo promettente. L’utilizzo di un buon ecoscandaglio ci permetterà di localizzare variazioni repentine di fondale ed eventuali ostacoli presenti su di esso. Manufatti sommersi e banchi di formazioni calcaree rappresentano dei veri hot spot, dietro questi ostacoli si troverà di sicuro qualche spigola di taglia, posizionata controcorrente, in attesa che il fiume le offra un sostanzioso pasto.
PESCA IN FOCE Nella pesca in foce, a parte rari casi, predatori e grufolatori sembrano non crearsi grossi problemi per procurarsi il cibo: vermi e crostacei sono la base della loro alimentazione, ma per la loro ingordigia, a volte pagano lo scotto. Testo di Alessandro Righini - Foto di Alfonso Vastano
VERMI in foce 88
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a foce, ambiente stupendo dove il mescolarsi delle due acque, quella dolce dei fiumi e quella salata del mare, sembra creare una situazione particolarmente favorevole all’insediamento di svariate specie ittiche, specialmente quando queste sono ancora allo stadio giovanile, ma possiamo ritrovarvi anche soggetti già allo stadio adulto ed a volte le sorprese superano le aspettative. I pescatori di foce e di laguna, ambiente di importanza ittica non trascurabile, rivolgono le loro attenzioni a specie decisamente importanti e che possono ben figurare anche nel piatto come spigole, orate, mormore e cefali. Molte sono le esche con cui insidiare le nostre potenziali prede: crostacei, vermi, molluschi, e comunque tutto ciò che possa stimolare l’appetito dei nostri pesci. Sapere quali esche impiegare nei vari ambienti di foce è importante, ma forse lo è altrettanto conoscere come conservarle.
Il gambero Il gambero è una delle esche vive più usate per insidiare in foce la spigola e, praticamente, il suo impiego si estende a tutta la Penisola: dal Veneto alla Calabria, dalla Campania alla Liguria, isole comprese. La pesca con il gambero av-
viene prevalentemente in notturna; si sfruttano, infatti, la sua lieve fosforescenza e le vibrazioni emesse una volta innescato per attirare le spigole che, per puntualizzare, lo cacciano di notte essendo di giorno nascosto tra le rocce del fondo o nelle crepe delle banchine portuali. Se vogliamo però essere precisi, potremmo dire che, ad esempio, alla foce del Po e a scendere lungo tutta la costa fino a Rimini, il gambero viene impiegato con il galleggiante e, a quello che ci è dato da sapere, anche con discreti risultati. Molti sono i luoghi ideali per pescare con il gamberetto vivo: l'interno dei porti, le scogliere artificiali esterne delle dighe, le lagune, le fiumare. Con esso possiamo praticare sia le tecniche di superficie, impiegando quindi il galleggiante, come a fondo. In quest'ultimo
caso, però, dobbiamo stare molto attenti durante la fase di lancio: va effettuato in maniera assai morbida e con zavorre leggere per non perdere l'esca durante la spinta e non ucciderla al momento del suo impatto con l'acqua. Possiamo impiegare gamberi di tutte le dimensioni, scartando magari quelli troppo piccoli, mentre quelli anche piuttosto grandi andranno benissimo. Possiamo tranquillamente impiegare sia gamberi di fiumara che di mare, meglio comunque utilizzare quelli catturati sul luogo di pesca con un guadino grande e a maglia fitta oppure con i classici retini a mano. Dovremo usare ami proporzionati alla misura dei gamberi: un amo troppo piccolo rischia di non avere una buona presa su
un gambero grosso, mentre un amo grosso appesantisce troppo l'esca e ne limita i movimenti. Un amo a filo discretamente sottile di misura dal 6 al 4 risulta essere l’ottimale. L'amo andrà appuntato nella parte terminale del corpo, in prossimità della coda, passandolo semplicemente da parte a parte.
La tremolina Di facile reperibilità nei negozi, la tremolina di fango rappresenta una valida esca sia innescata singola, sia a grappolo, cioè più vermi appuntati
■ Sicuramente una delle esche più efficaci, il gambero rappresenta un boccone assai gradito alla quasi totalità dei pesci presenti in foce, anche se i risultati migliori si ottengono nella pesca delle spigole.
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Vermi in foce
Conosciamo i nostri vermi Tra le esche più impiegate nella pesca in mare vi sono i vermi. Finiti i tempi in cui molti di noi si procuravano da soli gli anellidi andando a scavare sotto i sassi o nel fango delle lagune, oggi ci si rivolge sempre più spesso al prodotto confezionato. Di vermi esca ne possiamo trovare diversi, ognuno dei quali adatto ad una particolare tipologia di pesca o ad una specie ittica piuttosto che ad un’altra, così nasce l’esigenza di saperne di più anche su come regolarsi sugli acquisti, su come conservarli, sul quantitativo di esca che troviamo nelle confezioni ed infine su quale tipo di amo, a seconda della tecnica, sarebbe opportuno far ricadere la nostra scelta. Per questo motivo abbiamo riassunto le varie informazioni in una serie di schede tecniche che prendono in considerazione le caratteristiche più interessanti dei vari vermi esca presenti sul mercato. ■ MURIDDU Nome comune Caratteristiche fisiche Confezionamento Conservazione Reperibilità ■ TREMOLINA Nome comune Caratteristiche fisiche Confezionamento Conservazione Reperibilità Prede catturabili Ami consigliati ■ ARENICOLA Nome comune Caratteristiche fisiche Confezionamento Conservazione Stagionalità Prede catturabili Ami consigliati
■ COREANO Nome comune Caratteristiche fisiche Confezionamento Conservazione Reperibilità Prede catturabili Ami consigliati
■ AMERICANO Nome comune Caratteristiche fisiche Confezionamento Conservazione Reperibilità Prede catturabili Ami consigliati
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Muriddu - bacone - verme o palo - mascone spagnolo Corpo appiattito di colore bruno con sfumature arancioni e rossicce, elastico, gommoso e di buona consistenza 30 gr per confezione: da 6 a 10 vermi a seconda della taglia 3 - 7 giorni a 12°- 14° Tutto l’anno Tremolina - tremolina francese - renicola Corpo cilindrico leggermente appiattito di colore arancio tendente al rosso ed al bruno. Lunghezza del corpo 5/10 cm 40 gr per confezione: da 25 a 35 vermi 3 - 7 giorni in frigorifero 10°- 14° Tutto l’anno Sparidi - cefali - pesci di fondo - grufolatori anguille pesci piatti - spigole A gambo lungo o medio, anche con micro ardiglioni ferma esca Sablon - verme rosso - arenicola Corpo cilindrico leggermente appiattito di colore rosa con sfumature cangianti dall’arancione al rosso, elastico, gommoso di diametro dai 3 ai 5 mm e corpo di lunghezza variabile da 10 a 25 cm 23 gr per confezione: da 3 a 6 vermi a seconda della taglia 3 - 10 giorni a 15°- 10 Buona disponibilità da maggio a settembre Orate - pagelli - spigole - pesci piatti di sabbia - saraghi ombrine - mormore A gambo lungo o medio, possibilmente a filo sottile per non sciupare il verme, anche con micro ardiglioni ferma esca. In genere sono impiegati ami di tipo Aberdeen a curvatura rotonda e punta dritta Coreano - Verme duro d’Asia Corpo semi cilindrico e di dura consistenza. La colorazione varia dal verde chiaro al bruno, spesso con riflessi kaki o arancio. Lunghezza del corpo da 10 a 15 cm 27 gr per confezione: da 10 a 20 vermi a seconda della taglia 4 - 10 giorni a 8°- 10° Tutto l’anno Orate - pagelli - spigole - pesci piatti di fondo - saraghi ombrine mormore - pesci di scoglio A gambo lungo o medio, anche con micro ardiglioni ferma esca. In genere ottimi quelli a becco d’aquila con punta rientrante. Per orate e saraghi sono da preferire quelli a filo battuto. Nel caso si pescasse con il galleggiante sono indicati gli ami estremamente leggeri e a curvatura rotondeggiante Americano - canadese - verme di sangue Corpo semi cilindrico di dura ed elastica consistenza di colore rosa arancio. La sua lunghezza commerciale varia dai 5 ai 35 cm 5 vermi per confezione in lettiera di sabbia o 125 vermi in lettiera di alghe 5 -15 giorni in frigorifero 5°- 7° Tutto l’anno Saraghi - orate - cefali - pesci di scoglio - mormore - pesci piatti - spigole - pagelli A gambo lungo o medio, anche con micro ardiglioni ferma esca. Per le prede più importanti sono da preferire quelli a filo battuto con punta rientrante
per il capo sullo stesso amo. La si può impiegare sia di giorno come di notte ed è assai gradita da un po’ tutti i pesci della foce poiché in essa trovano un succulento e morbido boccone. Ha come grande difetto, se così si può definire, un alto indice di gradimento da parte di tutti i pesci che popolano mare, foci e lagune. E’ un verme piuttosto fragile e spesso se ne perde la coda in fase di lancio.
Il coreano Il coreano è un verme che possiamo facilmente reperire nei negozi di articoli da pesca. Di solito una scatola contiene circa una trentina di grammi di esca, la cui taglia può variare moltissimo a seconda della stagione e della qualità usata dalla ditta distributrice. L'im-
piego di questa esca per la pesca della spigola risale ormai a diversi anni fa e ha dato un po' ovunque degli ottimi risultati. I luoghi migliori per l'impiego di questo anellide sono le fiumare, le foci e le lagune o comunque laddove sussistono condizioni di pesca in corrente. I vermi, una volta innescati, assomigliano moltissimo alle anguilline, cibo di cui la spigola è ghiotta, ed esercitano un potere attirante notevole con il loro continuo movimento sinuoso. L'impiego di tale esca risulta essere eccezionale specialmente nel periodo autunnale quando le piccole ceche, anguille allo stadio giovanile, si avvicinano alla costa ed entrano nei fiumi e nei canali. Il suo impiego per la pesca alla spigola è consigliato solamente in notturna anche se, come ben sappiamo, nella pesca non esiste la “regola certa” e quindi anche se impiegato di giorno può dare i suoi risultati. Purtroppo tale esca non è selettiva e molti altri pesci, in questo caso disturbatori, se ne cibano; tra essi troviamo i cefali, gli sparli ed i ghiozzi. In caso di mangianza, quindi, per una seria battuta potrebbero essere necessarie anche quattro o cinque scatole di esca. I vermi vengono innescati per la testa su ami del numero 10-6, a seconda della misura dell' esca.
sciupa esca. Sembra che le migliori ore di rendimento siano in concomitanza con l'alba ed il tramonto ed in prossimità dello sbocco a mare. L’americano viene generalmente innescato intero utilizzando un apposito ago da innesco per non rovinarlo durante tale fase.
L’arenicola In alcune spiagge o lagune l'arenicola è l'unica esca che offre risultati; per molti, infatti, è insuperabile e insostituibile. E' un verme filiforme di colore arancio bruno con riflessi cangianti. Viene impiegata sia nella pesca a fondo che con at-
trezzature leggere. E' usata sia con mare calmo come con mare mosso in entrata nella foce, di giorno e di notte, ma, essendo anch'essa come tutti i vermi un' esca non selettiva, è consigliabile impiegarla in condizioni di scarsa mangianza, specialmente pescando dagli arenili. E' un'esca molto fra-
L'americano Il verme di sangue, così è conosciuto nel suo paese di origine a causa dei copiosi fiotti di plasma che fuoriescono quando lo si innesca, proviene dal Canada e da altre località degli States. E’ un verme piuttosto gommoso, di color arancio-bruno, che si acquista nei negozi da pesca in scatoline contenenti cinque o sei soggetti. Viene prevalentemente impiegato nella pesca a fondo e in zone di scarsa mangianza da parte di pesci
■ Ricca di sangue, assolutamente insostituibile nella pesca delle mormore, l’arenicola è sicuramente l’anellide più utilizzato nella pesca a fondo. Per ottenere buoni inneschi e non rovinare il “prezioso” verme, però, è necessario impiegare un ago molto sottile.
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Vermi in foce
Cosa non si deve fare In questa occasione non vi sono dei particolari consigli tecnici a cui attenerci, piuttosto l’unico suggerimento che possiamo dare, anche se sinceramente non crediamo ve ne sia più bisogno, consiste nel non abbandonare lungo le sponde delle nostre lagune, porti canale e comunque foci in genere, le scatole vuote delle nostre esche: lasciare i nostri rifiuti è un gesto di inciviltà e maleducazione. gile e per essere innescata al meglio richiede l'uso dell'apposito ago e il montaggio su ami a filo tondo e sottile, facendo su di essi un boccone piuttosto voluminoso impiegando, se necessario, anche due vermi.
Il bigattino
■ L’ambiente in prossimità delle foci dei fiumi è sempre molto ricco di vegetazione e di vita e quindi anche di pesci; in sostanza, luoghi ideali dove dar sfogo alla nostra passione.
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La larva di mosca carnaria, impiegata nelle acque interne da tantissimi anni, è diventata ormai una delle esche più diffuse anche per la pesca in mare. Le piccole e mobilissime larve sembrano essere graditissime a molti pesci, soprattutto dalle spigole e da tutti gli sparidi. La pesca con il bigattino può essere praticata sia con tecniche di fondo che di superficie. Nel primo caso vengono montate lenze con i pasturatori all'interno dei quali vengono messe le larve che fungeranno, con la loro fuoriuscita, da pastura. Nella pesca di superficie, invece, potremo
sbizzarrirci con la scelta dei galleggianti, utilizzando quelli classici da passata, quelli all'inglese, quelli piombati tradizionali e impiegando lenze morbidissime e terminali sottili, in alcuni casi del diametro di un ... capello. Il bigattino, infatti, è un'esca piccola e leggera e non darebbe il meglio di sé se montata su lenze poco mobili e posizionata su ami di grande misura. Gli inneschi ideali per la spigola si hanno con: una sola larva su un amo del 18-20, con due larve su ami del 16-18, con tre larve su ami del 14-16. Naturalmente gli ami dovranno essere robusti ma al tempo stesso leggerissimi. Il bigattino rende moltissimo sia in mare aperto come in foce, in notturna, con condizioni di mare calmo o poco mosso, ma può essere assai catturante anche impiegato di giorno, meglio se con acque un po' velate o torbide.
■ Seppie e calamaretti, due esche che in alcune situazioni possono essere utilizzate con successo nella pesca in foce, specialmente quando siamo in presenza di una forte mareggiata.
Il calamaretto e la seppiolina In alcune foci rendono benissimo i piccoli calamari e le sepppioline. Sono esche da innescare intere e funzionano
egregiamente nelle tecniche di pesca a fondo praticate nei porti canale o direttamente alla foce di piccoli corsi d'acqua, specialmente quando una mareggiata fa rompere le onde all'ingresso di essi, tan-
to che si potranno avere i risultati migliori proprio in condizioni di mare mosso o molto mosso. Tale innesco dovrà essere eseguito con ami abbastanza grandi, da 1/0 a 4/0, a seconda della taglia
delle esche impiegate e si potrà provarlo sia di giorno come di notte, ma sarà proprio durante le ore del buio che darà il meglio di sé. I periodi ottimali di pesca sono quelli autunnali ed invernali.
ITINERARIO TECNICO
Verde
TURANO...
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Un paesaggio da cartolina fa da splendida cornice a questo itinerario. Andiamo a scoprire insieme le bellezze di questo angolo di Sabina... Testo e foto di Fernando Bernardini
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crivendo del Turano mi tornano in mente gli anni in cui proprio qui si svolgeva il famoso Trofeo Lupa Capitolina, competizione di livello nazionale alla quale partecipavano i migliori agonisti di allora. Erano gli anni ‘70 ed in questo bacino artificiale, creato dallo sbarramento dell’omonimo fiume, si davano battaglia le più grandi società di quel periodo, con la pesca rivolta soprattutto all’alborella e alla savetta, vere e proprie regine del Turano. Purtroppo, però, com’è successo in molti altri siti del nostro bel Paese, queste due specie sono drasticamente diminuite ed una loro cattura risulta, ormai, solo un evento occasionale. Siamo nella provincia di Rieti, scenario naturalistico perfetto per il la-
go del Turano, vero e proprio gioiello incastonato in un paesaggio che ancora si mantiene inalterato nel tempo e che lascia spazio alle nostre passioni o al semplice turismo. Il Turano fa parte, insieme al lago del Salto, di un sistema che alimenta la centrale elettrica di Cotilia e i due laghi sono collegati da una galleria lunga circa 9 km che passa sotto le montagne, regolamentando i livelli dei due bacini.
Le prede Dopo questa breve premessa servita a descrivere un po’ le caratteristiche geografiche del Turano, ora veniamo all’aspetto che più ci interessa, la nostra passione. Le specie ittiche prevalenti sono breme e cavedani
■ E’ possibile affrontare il lago del Turano con varie tecniche di pesca, ma quella all’inglese è sicuramente la più redditizia.
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■ Canne equipaggiate con differenti tipi di lenze pronte per ogni situazione.
che rendono le gare veramente agguerrite. Inoltre, sono presenti persici reali, carassi, tinche, carpe, scardole, lucci, black bass, aspi e, come già menzionato, savette e alborelle. Ed ancora, seppur in modeste quantità, esemplari di trota lacustre.
Tecniche e attività agonistica Le tecniche maggiormente impiegate sono l’inglese, la canna fissa, lo spinning, praticato soprattutto con l’ausilio di imbarcazioni, e il carpfishing che risulta meno vincente in questi luoghi, ma che può riservare emozioni veramente forti. Nel settore agonistico il Turano si colloca al vertice di un’ipotetica classifica di rendimento, risultando il più omogeneo e continuo tra i campi gara di tutto il centro Italia, essendo molto tecnico e ampio, dove un buon piazzamento, spesso, è frutto della bravura del pescatore e non del sorteggio di un picchetto fortunato. Nei periodi tra maggio e settembre meglio informarsi prima sugli eventi agonistici che si svolgono, anche se il lago è abbastanza grande per tutti. Le zone adibite a campo gara sono denominate: grano, giallorossi, ginestre, mulino, curvoni, frati, sindaco e nella cartina è possibile vedere la loro collocazione. 96
Le lenze Ora diamo uno sguardo veloce alla parte tecnica, esaminando un po’ quali sono le caratteristiche che devono avere le lenze adatte al Turano per quanto riguarda la tecnica più usata: l’inglese. Qui parliamo esclusivamente di inglese scorrevole, visto che la profondità media, a circa 30 mt da riva, è di 6/7 mt, o con l’ausilio di un “pallettone” o con la “spallinata”, lenza costituita di soli pallini. Nelle competizioni il pesce che dà più regolarità è la breme di circa 200/300 gr, che ha la caratteristica di posizionarsi su differenti strati d’acqua in base al periodo, alla corrente ed alla nostra pasturazione. Io sono
Lenze inglesi
solito iniziare la mia sessione di pesca, sia competitiva che amatoriale, con una lenza a pallini montati in modo inverso di come si usa di solito, ovvero più raccolti sulla parte bassa, verso la girella del finale ad aprire verso l’alto. Questo espediente mi aiuta a comprendere su quale fascia d’acqua sono posizionati i pesci, eseguendo una ricerca continua durante tutta la sua scesa verso il fondo: infatti, appena questa montatura entra in acqua, inizia subito una lenta discesa che, in caso di abboccata, si arresterà, determinando una fulminea starata del galleggiante in quanto i pallini non appesantiscono più la lenza ed è proprio in questo mo-
mento che si dovrà eseguire un’altrettanto veloce ferrata. A questo punto la breme è sicuramente rimasta attaccata. Per questa pesca la misura dei pallini può variare a seconda della presenza di corrente, ma mediamente una spallinata con pallini del 10 può andare bene. Una volta individuata la fascia d’acqua in cui stazionano i pesci, preferisco usare una lenza con pallettone, più rapida della precedente, aumentando così il ritmo delle abboccate. Nel corso della sessione occorre però ripetere spesso questa operazione, ogni qualvolta le mangiate diminuiscono, a causa del cambiamento di fascia d’acqua da parte dei pesci. Con l’utilizzo del pallettone, però, consiglio vivamente di articolare la lenza sempre con l’inserimento di una serie di pallini, almeno 10, per poter essere sempre in costante contatto con la parte di lenza attiva, anche se sarà tale per i soli 2,5 mt della sua lunghezza, mentre per i restanti scenderà velocemente grazie all’utilizzo del pallettone, da 3 a 10 gr, escludendo così le eventuali abboccate per questa fase di calata. Altrimenti si può impostare la pescata sempre con la lenza a pallini, sia rovesciata che con gli stessi montati equidistanti tra loro, mirata anche alla ricerca di cavedani.
Notizie utili
Recettività e negozi
Per raggiungere il lago del Turano bisogna uscire al casello Carsoli della A24 Roma/L’Aquila e seguire le indicazioni per Rieti/Lago del Turano. La provincia è quella di Rieti, quindi per poter pescare in questo bacino occorre munirsi dell’apposito tesserino provinciale, reperibile in loco, che ha il costo annuale di 20 euro per i non residenti e di 10 euro per i residenti nella provincia, oltre alla normale licenza di pesca per acque interne. C’è in piedi un progetto della FIPSAS di prendere in gestione tali acque, ma ancora questo non è accaduto. Raccomando di non transitare con le auto fuori dalle carreggiate, se non si vuole incorrere in una sonora multa da parte degli organi competenti. Inoltre, c’è una zona, dove il fiume s’immette nel lago, dove è vietata la pesca, ma è debitamente segnalata. Infine è possibile praticare altri sport come la canoa, lo sci d’acqua, il trekking e l’equitazione.
I finali e gli ami
I galleggianti
Per quanto riguarda i finali da utilizzare, bisogna tenersi comunque bassi con i diametri vista la numerosa presenza di cavedani molto restii nell’abboccare ad una lenza grossolana. Invece gli ami rivestono una funzione primaria come sempre nelle pesche a distanza come l’inglese e si può pensare di utilizzare un amo a curvatura larga di misura non superiore al 16 per quanto concerne la pesca delle breme e scendere con una misura ridotta e di tipo classico, ad esempio il 20, per la pesca al cavedano, sempre per rispettare la furbizia di questo ciprinide.
Ho lasciato per ultimo la parte riguardante i galleggianti da impiegare per questo bellissimo spot di pesca proprio perché questi ricoprono una funzione fondamentale per pescare correttamente al Turano con l’inglese, soprattutto con una lenza costruita con tanti pallini. Dovranno avere un insert in sarcanda in modo che risultino più leggeri nella parte superiore, dando così una notevole accelerazione alla fuoriuscita dello stesso nel momento in cui il pesce blocca la scesa della lenza verso il fondo. Un’altra soluzione potrebbe essere quella di modificare i galleggianti comuni tagliandoli in testa ed inse-
La zona è ricca di agriturismi, alberghi e ristoranti, quindi non sarà difficile trovare una sistemazione, comunque ne segnaliamo alcuni: RISTORANTI - PIZZERIE ■ La Riva del Lago - cucina paesana, specialità di lago - Tel. 0765 716151 - 338 3039112 ■ Bar Maria - con piccola cucina, dal panino alle fettuccine - Tel. 328 1963963 ■ Lontero - cucina locale - Tel. 0765 723029 AGRITURISMI ■ Ferramosca - cucina casareccia, possibilità di pernottamento Tel. 0765 935032 ■ Stella del Turano - bed&breakfast - Tel. 0765 716394 - 331 7467845 Negozio di pesca ■ Tutto Sport di Rita Proietti, Madame le carp Dov’è possibile reperire esca e tesserini - Tel. 0765 716316
rendoci delle aste in carbonio con segnalatore, espediente che risulta molto efficace per la pesca della breme.
La pasturazione La pasturazione, vista la presenza di più specie ittiche, cambia a seconda della situazione o del periodo in cui siamo. Nel periodo invernale, per esempio, il lancio di sfarinati è totalmente inutile, mentre è molto efficace l’utilizzo del bigattino incollato, situazione che cambia con l’avvicinarsi
del periodo primaverile/estivo dove lentamente si possono integrare le farine specifiche per la pesca del pesce d’oltralpe. Spesso un giusto equilibro tra i due metodi di pasturazione determina una buona riuscita nella nostra sessione di pesca. Quale che sia la vostra pesca preferita, colpo, spinning, carpfishing, non ha molta importanza, il Turano sarà in grado di emozionarvi anche con i suoi paesaggi e la sua gastronomia, dove la semplicità è il vero punto di forza di questo territorio.
■ Galleggiante da pallettone. Di lato, aste in carbonio per poter modificare i propri galleggianti e l’autore intento nella preparazione della pastura.
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ITINERARIO ESTERO
Viaggio in un luogo affascinante ma allo stesso tempo selvaggio e crudele, dove l’uomo sperimenta ancora una volta la sua piccolezza davanti al creato. Viaggio in cui ogni minuto che passa la catena della vita si rinnova costringendo non solo gli animali ma anche l’uomo stesso a parteciparvi. Di Antonio Varcasia e Mauro Sanna
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I
l fiume Kunchui scorre imperturbabile davanti al mio sguardo mentre la sua apparente quiete è interrotta ogni tanto da sporadiche bollate. Lungo l’argine del fiume, dove la Taiga Siberiana allarga il suo soffocante abbraccio fatto di intricate ed impenetrabili foreste, le orme dei veri padroni del luogo rimangono scolpite sulla sabbia dando di continuo la sensazione di essere segretamente osservati. Sono pensieri ricorrenti quando sotto una pioggia fitta cerchi di leggere il fiume e di non essere impreparato quando il dorso di un bel silver o keta delfina è a pochi metri da te. Sembrerà strano, ma i due personaggi della contesa sono gli unici nel raggio di diversi chilometri che non hanno nessuna voglia di mangiare. Uno perché ha lo stomaco chiuso dall’ennesima scarica di adrenalina e l’altro perché intento nel raggiungere la sua meta definitiva, il rivolo natale dove lasciare, come migliaia di generazioni che l’hanno preceduto, il seme della sua stirpe. In questo luogo affascinante, ma allo stesso tempo selvaggio e crudele, l’uomo sperimenta ancora una volta la sua piccolezza davanti al creato, in cui ogni minuto la catena della vita si rinnova e non solo gli animali, ma anche l’uomo stesso, sono costretti a parteciparvi. Sette mesi all’anno è ricoperta da un candido manto bianco e dal ghiaccio ed i meno quaranta gradi sono un ostacolo per qualsiasi essere vivente: orsi, lupi e caribù sono a loro volta prede e predatori. Il fiume gelato è paradossalmente la strada migliore per i cacciatori di pellicce e i veicoli cingolati che vengono giù dalle miniere del Nord carichi di preziosi minerali e diamanti che diventeranno incantevoli gioielli per affascinanti signore della lontana Mosca dove il consumismo materialista ha ormai soppiantato il regime che guardava al mondo in rosso: nella città più cara del mondo vecchi colbacchi ornati di falce e martello sono solo patacche da vendere ai numerosi turisti, così come i cornicioni di alcuni palazzi mostrano capitelli ornati dei simboli dell’ormai lontano impero bolscevico. Il contrasto di un mondo ancora troppo complicato è impietoso per il cacciatore che aspetta lottando con il freddo nella taiga il passaggio del cibo che consentirà di tirare avanti per qualche settimana, magari finché lo sciogliersi delle nevi non gli permetterà di poter finalmente pescare e il risveglio della natura anche di poter vivere con più tranquillità. Anche se una volta sciolto il ghiaccio ci sarà da lottare contro i nemici più piccoli e insidiosi: le zanzare! Durante tutto questo il fiume prenderà vita progressivamente e, se in tarda primavera è dimora pressoché esclusiva di temoli e salmerini artici, poi diventerà il regno del salmone che ne farà una strada preferenziale per la sua risalita in uno spettacolo unico al mondo.
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Siberia: soli nella taiga
Ai confini del mondo Sebbene grazie al cielo ci siano molti luoghi al mondo dove poter insidiare i wild salmon del Pacifico, sono pochi quelli vedono meno di cinquanta persone all’anno che li pescano senza nessun altro concorrente di orsi bruni e compagnia. Devo dire che è stato questo, insieme all’appeal di una regione da sogno e fuori dai normali circuiti di pesca, a portarmi qui con Mauro Sanna, ospiti del solitario Camp
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Ekaterina che Robert Weztzel gestisce da oltre quindici anni su questo fiume. Personaggio introverso e apparentemente in completa sintonia col mondo in cui vive dove spesso e malvolentieri si trova ad avere a che fare con orsi e lupi, Robert si scioglie la sera quando, accanto ad una bottiglia di vodka insieme alla moglie Irina, ci racconta la Siberia che non possiamo vedere, quella nascosta nella taiga e quella dei primi anni in cui venne in questo posto sperduto dalla
Germania alla ricerca di un luogo dove coltivare le sue passioni per la caccia e la pesca, in un luogo totalmente inospitale e non solo per l’aspetto climatico ambientale, ma anche per la burocrazia e corruzione dell’estrema periferia dell’impero.
Storie di ordinaria Siberia Aveva piovuto di santa ragione per trentasei ore, troppo perché il paradiso incantato in cui
avevamo vissuto fino ad allora non venisse perturbato. Nonostante il freddo e la pioggia battente Robert ci aveva detto di andare a pesca perché solo Dio sapeva cosa sarebbe venuto giù con la piena dalle montagne. Prima che l’acqua si sporcasse del tutto, insieme a pochi altri temerari, eravamo andati in uno degli spot più interessanti, ovvero una delle ultime pool in cui i salmoni rallentavano il loro incedere prima di ripartire nel loro viaggio finale. La pool è abbastanza
grande e presenta una morfologia tale da poter essere pescabile sia a mosca che a spinning. Come spesso succede quando si parla di salmoni, sono uno degli ultimi “barbari” a volerli insidiare con spoons e jigs. Una delle cose che mi hanno dato soddisfazione su questo fiume è proprio la possibilità di insidiare questo pesce con entrambe le tecniche, cosa non spesso possibile da altre parti sia per il numero di pescatori che per la conformazione dei fiumi ed i livelli d’acqua e di
corrente. Tuttavia, Robert ha in gestione il fiume per oltre duecento chilometri e lo rende disponibile per massimo dodici pescatori alla volta, cosa davvero interessante sia per prevenire l’overfishing, sia per garantire all’angler un’atmosfera unica. Già, chi, anche se amante della compagnia, non riconosce di provare una sottile sensazione di piacere nel pescare nel silenzio, ascoltando i rumori della natura e magari sobbalzando quando dalla taiga occhi altrettanto spaventati ti scrutano per un attimo prima di ritornare ai loro rifugi. Mentre lancio sotto una pioggia battente penso a tutte queste cose, il recupero è ormai cadenzato per l’esca che sto usando da una mezz’oretta, un ondulante della Gibbs che monta un amo singolo in coda dressato sapientemente da Mauro in fucsia e rosa, colori che pare vadano molto di moda da queste parti, almeno sottacqua insomma. Siamo all’inizio della stagione ed il fiume ha una sua ben chiara fisionomia e cui ciascuna specie occupa una sua precisa posizione, come ci insegna il nostro ami■ Negli oltre 200 km in gestione del lodge Ekaterina si possono pescare oltre a ben quattro specie dei salmoni del Pacifico (Silver, Pink, Sockeye e Chum) anche Salmerini e Temoli artici.
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Siberia: soli nella taiga
■ Sul fiume Kuntchui è possibile pescare sia a mosca che a spinning i pesci già segnalati e anche quello che costituisce una vera e propria rarità endemica, ovvero il Kundcha (East Siberian char) Salvelinus leucomaenis, rarissimo pesce con una splendida livrea che può raggiungere anche dimensioni notevoli.
co Tarcisio Michael Sanna che simpaticamente chiamiamo lo zio per via del cognome identico a quello di Mauro e segno di non lontane generazioni sarde costrette ad espatriare in Germania dove vive tuttora ed esercita la professione di istruttore di pesca a mosca.
La geografia del fiume Nell’immediato sottoriva vivono i salmerini che stanno per entrare in frega e per questo risultano estremamente territoriali e aggressivi verso qualsiasi cosa passi delle loro parti. In questa zona si trovano due di102
versi tipi di salmerino, il dolly varden ed una specie autoctona, il kundcha. Questa specie viene a sua volta distinta in due sottoclassi e cioè il kundcha anadromo (dal mare risale le correnti delle acque dolci), che può raggiungere un peso di circa 18 kg, ed il kundcha non anadromo (resta nelle acque del fiume), che raggiunge un peso di circa 3,5 kg. Inoltre, nelle gelide acque del Kuchtui si trovano anche i temoli artici che possono raggiungere i 50 cm di lunghezza. Per quanto riguarda i salmoni, i primi a risalire sono anche qui i pink: a volte un po’ sottovalutati forse
per la loro abbondanza periodica, i rosa sono dei pesci davvero belli per la loro livrea e il loro senso acrobatico in cui la regola “Pink for Pink” può essere presa decisamente alla lettera, anche se è ovvio che niente nella pesca è scontato e le sorprese sono l’ordinarietà. Nel bel mezzo del letto del fiume dove ancora la corrente non è fortissima e la profondità consente il loro passaggio indisturbato viaggiano i keta, così come sono conosciuti i chum da queste parti. Nei canaloni dove le acque scorrono veloci e profonde passano invece, in questo periodo, i silver
che risalgono ancora veloci. Fra qualche settimana, finita la risalita dei pink e keta, i silberlachs allargheranno il loro territorio a gran parte del fiume dove sarà quindi possibile pescarli con molta più semplicità. Anche se il record di 81 silver in un giorno da parte di un pescatore tedesco è da considerarsi un evento eccezionale, è anche vero che a fine luglio ed agosto i silver sono i veri padroni di questo fiume e ne fanno uno dei punti di forza di questo lodge a livello assoluto. Il primo periodo delle risalite consente invece di poter effettuare una pesca forse quantitativamente minore ma con una qualità dei pesci e una varietà di questi notevole. Nel Kuntchui sono infatti presenti, oltre alle specie di salmoni suddetti, anche i sockeye e di tanto in tanto sono segnalate catture sporadiche di king salmon. La geografia e la totale assenza di altre strutture di pesca in tutta la regione non consentono purtroppo di poter capire meglio come venga frequentata dai cinque re del pacifico la zona che viene racchiusa dal Mare di Ochosk. Anche la pesca in mare, che potrebbe essere molto redditizia, non è praticamente esercitata né a livello professionale, né tantomeno sportivo. Informazioni di servizio e segnalazioni scientifiche indicano come questa zona potrebbe essere un ottimo spot per la pesca del pacific halibut e di altri pesci di mare insidiati oltreoceano e Robert, messo in allerta, ci sta lavorando, anche se chiarisce: “Qua siamo in Siberia” ossia come le cose a volte seguano il ritmo delle stagioni, con una burocrazia difficile da superare.
Accendete il caminetto Non ho avuto molte occasioni per pensare da quando sono arrivato, molto del mio tempo è stato assorbito da attività che da tanto avevo
Notizie utili dimenticato, in cui lo stare seduto nel mio ufficio a lavorare magari per mail o al telefono è stato bruscamente sostituito dall’organizzare il nostro rifugio nel camp che ho condiviso con Mauro. Ricordarsi di accendere la stufa a legna dentro la spartana ma utile casetta di legno è essenziale quanto lavare e mettere subito ad asciugare tutto ciò che dopo una giornata sul fiume è regolarmente bagnato. Ricordarsi di spegnere le luci e di caricare le batterie della macchina fotografica prima che si spenga il generatore, riassestare muscoli ed ossa nella spartana sauna mentre si commenta con gli amici la giornata di pesca e prima di una doccia tonificante alla Terence Hill. Una lauta cena a base di piatti in cui “the catch of the day” potrebbe non essere pesce e un paio di bicchieri di vodka vi introdurranno al meglio in quella che non è una esperienza per angler abituati a comodi resort e piñacolade ghiacciate al loro rientro. No signori, qua siamo in Siberia, ci sono dei posti dove salmoni XL aspettano probabilmente solo voi, ma fate un po’ di palestra e ricordate di tirar bene la zanzariera: se non si dorme stanotte è colpa vostra!
Contrariamente ad altre locations in cui accanto ai comodi viaggi organizzati dai tour operators è possibile con un po’ di sforzo e buona volontà costruirsi un viaggio di pesca “fai da te”, in Russia non è praticamente possibile, cosa che del resto avrete realizzato da soli dopo aver letto il breve nostro articolo. Visto, voli complessi, burocrazia e a volte corruzione sono cose complesse che non è facile gestire se non si è esperti e tantomeno edotti di quella lingua totalmente incomprensibile che è il russo. Invece, la cosa migliore se siete davvero interessati è farvi una chiacchierata con Tarcisio Sanna che in Italiano vi darà delucidazioni più approfondite sulla logistica e la pesca sul fiume Kuchtui. Purtroppo spesso è necessario prenotarsi molto prima, in quanto i 12 posti disponibili vengono esauriti presto, complici alcuni aficionados che ormai hanno eletto il letto del fiume siberiano quale loro residenza estiva. Per quanto riguarda la stagione, questa è strettamente dettata dal clima e soprattutto dalle risalite, per cui i viaggi (5 in tutto) si concentrano fra l’ultima settimana di luglio e la seconda di settembre. I primi viaggi sono quelli dove c’è, come detto, più varietà di prede insidiabili, mentre gli ultimi sono perfetti per chi vuole “autodistruggersi” combattendo Silver uno dietro l’altro. Per maggiori informazioni potete contattare: Tarcisio Michael Sanna, Sonnenstr. 3, D-95448 Bayreuth, Germania Tel. +49 (0) 921 - 54565 Cellulare: +49 (0) 173 - 8914487 tmsanna@arcor.de Ekaterina Lodge - http://www.tourist-ekaterina.de
Agonismogare LA PAROLA ALLA FEDERAZIONE dove la Federazione ha creato un impianto per vedere e toccare i pesci “La Vasca tattile”. E’ stata inoltre realizzata una pubblicazione in braille dove è descritto il pesce che si sta toccando e come è fatto. E’ stata fatta una visita anche all’impianto ittiogenico di Tosi, gestito dalla Federazione, dove i ragazzi hanno potuto vedere la riproduzione dei salmonidi e le vasche di accresci-
terminare il proS tagettoperorganizzato dalla F.I.P.S.A.S. Regionale Toscana con la collaborazione della Regione Toscana che ha visto la Federazione impegnata con lezioni presso i vari Istituti scolastici con l’apporto di docenti e Istruttori Federali per divulgare la conoscenza della natu-
ra, dell’acqua e la sua importanza. Lo scopo era quello di divulgare la conoscenza dei pesci con particolare attenzione alle specie ittiche che si trovano nelle nostre zone e promuovere la pesca sportiva. Una parte delle scolaresche ha fatto una gita presso il CTE di Torri, nel Comune di Rignano,
CALENDARIO AGONISMO LUGLIO Date e campi di gara possono essere suscettibili di cambiamenti, verificare sempre il sito on line della FIPSAS. PESCA ALLA TROTA CON ESCHE NATURALI Campionato italiano individuale under 22 di pesca alla trota in torrente ■ 4-5 luglio fiume Brembo - BG Campionato italiano individuale under 18 di pesca alla trota in torrente ■ 4-5 luglio fiume Brembo - BG Campionato italiano individuale under 14 di pesca alla trota in torrente ■ 4-5 luglio fiume Brembo - BG Club azzurro di pesca alla trota in torrente ■ 4-5 luglio torrente Caffaro - BS PESCA AL COLPO Campionato italiano individuale di pesca al colpo ■ 25-26 luglio canale navigabile Spinadesco - CR Campionato italiano individuale di pesca promozionale ■ 25-26 luglio fiume Tevere Umbertide - PG Trofeo di eccellenza nord ■ 5 luglio canale Fissero - MN Trofeo di serie a/1 per squadre di società di pesca al colpo ■ 5 luglio canale navigabile Spinadesco - CR Trofeo di serie a/2 per squadre di società di pesca al colpo ■ 5 luglio cavo Lama - MO Trofeo di serie a/3 per squadre di società di pesca al colpo ■ 4-5 luglio fiume Arno - PI Trofeo di serie a/4 per squadre di società di pesca al colpo ■ 12 luglio fiume Tevere Umbertide - PG Trofeo di serie a/5 per squadre di società di pesca al colpo ■ 19 luglio fiume Tevere Umbertide - PG Trofeo di eccellenza centro ■ 12 luglio b. Fiastra - MC
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mento degli stessi. Nella stessa giornata i partecipanti sono andati a pescare con l’aiuto di istruttori FIPSAS presso il Lago federale di S. Clemente situato a S. Clemente nel comune di Reggello. Una bella esperienza che ha interessato molto gli alunni e ha dato stimoli nuovi a tutta la FIPSAS Toscana e in particolar modo al direttivo che ha fermamente creduto nell’importanza della divulgazione per la creazione anche di nuove leve che sono il futuro della nostra associazione. Alla fine del progetto sarà fatto un DVD che raccoglierà i momenti più significativi delle varie manifestazioni. Vinicio Berti Presidente Regionale FIPSAS Toscana
Trofeo di eccellenza sud - girone “a” ■ 5 luglio fiume Tevere Umbertide - PG ■ 19 luglio L.S. Giorgio La Molara - BN Campionato italiano individuale di pesca “a ledgering” ■ 12 luglio fiume Arno Arezzo - AR Campionato italiano individuale di pesca al colpo - cat. Master ■ 25-26 luglio fiume Ombrone - GR ■ 27-28 giugno fiume Arno, Arezzo - AR Campionato italiano individuale di pesca al colpo - cat. Donne ■ 25-26 luglio fiume Tevere Umbertide - PG Club azzurro seniores di pesca al colpo ■ 18-19 luglio canale navigabile Spinadesco - CR CARP FISHING E PESCA AL SILURO Campionato italiano a coppie di carp fishing ■ 17-18-19 luglio circondariale Ostellato – FE – semif. Nord ■ 17-18-19 luglio b. Bomba - CH – semif. Sud Club azzurro di carp fishing a coppie ■ 31 luglio, L. Corbara, (TR); PESCA CON LA MOSCA Club azzurro di pesca con la mosca ■ 4-5 luglio t. Vermenagna - CN PESCA CON ESCHE ARTIFICIALI - SPINNING - BASS FISHING Prove di sel. interregionali per il camp. Italiano a coppie di bass fishing da natante 2009 ■ 19 luglio canale Brian - VE ■ 19 luglio Emilia Romagna ■ 19 luglio lago di Massaciuccoli - LU ■ 19 luglio Umbria ATTIVITA’ INTERNAZIONALI ACQUE INTERNE Campionato del Mondo Pesca con la mosca Under 18 ■ 22-26 luglio Chotebor - Repubblica Ceca
1° Prova Campionato di pesca al colpo femminile sotto la pioggia carassi, di taglia tra 50 e 200 E' iniziata l’edizione 2009 del gr., e qualcuna ha avuto la for-
Campionato Italiano di pesca al colpo femminile e la prima prova si è svolta a Cavo Lama a Novi di Modena (MO), nel campo gara denominato “Ponte Ascona”. Il maltempo incessante non ha minimamente scoraggiato le 32 atlete ed anche il pesce ha risposto bene, infatti i settori sono stati vinti con una media di 6 kg., mentre la media generale è stata di 3 kg. e mezzo. I pesci che hanno abboccato con più sollecitudine alle esche delle concorrenti sono stati i
tuna di portare in nassa qualche carpetta. Il regolamento prevedeva la tecnica libera, ma la maggior parte delle agoniste ha optato per la pesca a roubaisienne alla massima lunghezza consentita, ovvero 11,50 mt. Le lenze maggiormente impiegate variavano da 0,50 a 3 gr., secondo le convinzioni personali delle atlete. Alcune hanno anche provato ad insidiare qualche pesce utilizzando l’inglese, il tutto con buoni risultati visto che i carassi, in questo perio-
Classifica CL. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
COGNOME Pollastri Ricotti Rossetti Marchiodi Camporesi Zanobini Baldisseri Tagliaferri Conforto Colombo
NOME Simona Sheila Laura Claudia Milena Veruska Katia Franca Stefania Graziella
CATEG. S S S S S S S S S O
PN. PESO (G) 1,00 6,840 1,00 6,690 1,00 5,880 1,00 5,550 2,00 6,020 2,00 5,500 2,00 3,750 3,00 5,500 3,00 4,490 3,00 3,390
do, erano in frega e quindi stazionavano anche nelle cannette sulla sponda opposta. Prima assoluta si è piazzata Simona Pollastri che, con 6840 gr., ha vinto il settore “D”, se-
SOCIETÀ Lenza Emiliana (Tubertini) A.P.P.S. Lenza Aglianese (Maver) A.P.S. Gloria (Milo) Team Sarfix Crevalcore Polisportiva Oltrarno (Colmic) S.P.S. Il Vairone (Maver) A.P.S. Le Aquile (Colmic) A.P.S. Cavedano Genzano (Fly) S.P.S. Paco (Daiwa) Polisportiva Dorando Pietri
PROV. (BO) (PT) (AT) (BO) (FI) (RE) (FO) (RM) (RE) (MO)
conda assoluta Sheila Ricotti che si è aggiudicata il settore “B”, terza Laura Rossetti che ha vinto il settore tecnico “C” e quarta Claudia Marchiodi che ha trionfato in un vero e proprio settore di fuoco e in un picchetto non molto favorevole (A6). Da segnalare “l’entrata in gioco” di alcune nuove concorrenti, tra l’altro molto giovani, e da non dimenticare la sempre impeccabile organizzazione della società SPS La Bilancella di Bruno Lugli e il preciso lavoro svolto dal Giudice di Gara Giancarlo Cassanelli. Daniela Ferrando
3a prova eccellenza nord 2009
a terza prova dell'eccellenza nord si è svolta in un insolito Cavo Lama a Novi di Modena; le continue variazioni di livello
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del canale hanno dato vita ad una gara estremamente difficile con scarsa pescosità e di conseguenza non sempre regolare come cat-
ture. Vince la prova il Gatto Azzurro di Reggio Emilia con 8 punti seguito dai campioni d'Italia in carica della Lenza Emiliana Tubertini con 11 punti e, a 12 punti, dalla rinata Longobardi Milo e dal Gpo Tubertini. La gara si è svolta nel campo centrale con prevalenza di pesca all'inglese sulla tre quarti del canale e poche palle di bigattini incollati e pastura; sicuramente il canale non è che il lontano parente di quello splendido campo gara che nel 2007 ha visto svolgersi sulle sue sponde il campionato europeo e dunque una
partenza così sofferta del più importante e frequentato campo di gara d'Italia non fa sperare nulla di buono per il futuro. Comunque, prima di andare sull'Arno pisano a fine maggio c'è da segnalare che in testa alla classifica, dopo la terza prova, c'è la squadra “b” della Ravanelli Trabucco davanti alla Lenza Emiliana Tubertini e all'Oltrarno Colmic. Fanno infine notizia gli ottimi piazzamenti in classifica del Gatto Azzurro Sarfix, del Tca Firenze Sarfix, del Team Vicenza Faps e dei giovani pescatori padovani Maver di Paolo Bettella.
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Agonismogare DENTRO L’AGONISMO La corazzata azzurra scalda i motori! passi ci stiamo A grandi avvicinando alle com-
petizioni internazionali di pesca al colpo. I campionati nazionali a squadre ben presto si fermeranno e i nostri agonisti più blasonati vestiranno una sola maglia, quella azzurra. In giro per l’Europa ci aspettano pesci da catturare e avversari da superare e con qualcuno, i sudditi della Regina Elisabetta, abbiamo una vendetta alieutica sportiva da compiere. Brucia ancora l’esito del mondiale del 2008 a Spinadesco, ma bruciano ancora di più le parole che gli inglesi hanno speso sui loro giornali nazionali quando hanno commentato che
“battere gli Italiani in Italia” è la più grande soddisfazione raccolta negli ultimi anni. Capiamo che la nazionale britannica è formata da grandi campioni, ma quella italiana non è certamente da meno e nelle prossime sfide i nostri ragazzi lo dimostreranno di sicuro. D’altra parte gli inglesi in ogni campo sono abituati a non avere paura di nessuno, ma ultimamente ho letto in alcune interviste sulla stampa inglese che l’unico Team che temono è proprio quello azzurro. Chi non avrebbe paura di campioni del calibro di Ballabeni, Defendi, Falsini, Sorti, Gabba e Fini? Io nei panni degli inglesi
non dormirei sonni olandesi tranquilli quando in settembre questi sei “tritapesci” si presenteranno ad Almere sul Bacino di Vaart. Ma la storia continua perché ci sono altri appuntamenti internazionali dove l’Italia può dominare e
J A C O P O FA L S I N I
L’inghilterra presenta i suoi assi responsabili tecnici della Federazione pesca inglese hanno selezionato la formazione del Team England Drennan che dovrà rappresentare l’Inghilterra ai prossimi appuntamenti agonisti internazionali ed in particolare a quello che andrà in scena il 5 e 6 settembre ad Almere in Olanda, vale a dire il Campionato del mondo senior per Nazioni di pesca al colpo. Lo squadrone inglese, medaglia d’oro tre volte durante gli ultimi quattro anni, vuole conti-
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nuare a raccogliere altri successi anche se sul campo di gara olandese saranno diverse le formazioni che si contenderanno l’ambito titolo. La squadra inglese ha nei suoi agonisti affermati una quantità immensa di esperienza, anche se gli avversari che più di altri teme sono la Francia e l’Italia. Inoltre l’Inghilterra dovrà fare i conti anche con la nazionale di casa e del vicino Belgio in quanto riusciranno a sfruttare decisamente meglio di altri il fattore “acque amiche”. La squadra inglese, ricordiamolo Campione del mondo in carica, è composta da: Will Raison, campione del mondo individuale corrente; Alan Scotthorne, campione del mondo individuale per ben cinque volte; Steve Gardner agonista di grande esperienza internazionale; Sean Ashby, 4 volte medaglia d’oro ai campionati del mondo; Stuart Conroy, an-
ch’esso 4 volte medaglia d’oro ai campionati del mondo; Des Shipp, 3 volte medaglia d’oro al campionato del mondo. Il Commissario tecnico Mark Downes dice della squadra che ha selezionato: “questi 6 pescatori sono i più rispettati nel mondo, hanno grandi qualità individualmente, ma si rafforzano quando pescano in gruppo raggiungendo alti livelli di professionalità”. Il secondo Commissario aggiunto, Addy, rincalza: “abbiamo chiamato le stesse persone maggiormente titolate perché squadra che vince non si cambia. Ogni anno questi ragazzi ottengono risultati eccezionali grazie all’esperienza acquisita. Noi certamente arriveremo a questi campionati del mondo ed agli europei come i favoriti e saremo per tutti la squadra da battere”. I campionati europei che quest'anno si sono svolti
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di Alessandro Scarponi www.matchfishingitaly.blogspot.com
alzare al vento il nostro amato tricolore. Il 23 e 24 maggio è andata in scena la Coppa Latina in Belgio, dove sulle acque di Re Baldovino hanno pescato Friggeri, Bruni, Boni, Fini, Genovesi e Orecchia. Un buon allenamento la nostra nazionale lo svolgerà nell’ambito della
GIANLIUIGI SORTI
in Slovenia su un fiume rapido e potente a fine giugno hanno visto la squadra del Team England Drennan pescare con la seguente formazione: Will Raison, Alan Scotthorne, Sean Ashby, Steve Hemingray, Steve Gardner e Darren Cox. Dick Clegg, Direttore internazionale di pesca al colpo infine aggiunge: “La selezione delle rappresentative inglesi non è stata difficile visto i tanti successi che questi atleti hanno ottenuto in tanti eventi internazionali. Abbiamo creato le basi per avere una squadra fortissima ben sei anni fa e da allora siamo cresciuti tanto migliorando nell'abilità e nello spirito di squadra. Con tale consistenza di qualità sarà dura fare dei cambiamenti nel corso dei prossimi anni. Le squadre selezionate hanno esperienza internazionale da vendere e ancora una volta dimostreranno che la pesca al colpo inglese sarà la migliore del mondo!”.
classica “Italia-Francia”, sfida che ha visto i nostri cugini transalpini soccombere parecchie volte. In Slovenia, invece, il 27 e 28 giugno si sono sfidati i nostri avversari nell’Europeo della pesca al colpo e lì hanno pescato i 5 nazionali del 2008 con Rodolfo Friggeri al posto di Stefano Bosi. La nazionale azzurra è formata da un gruppo di super campioni di 11 elementi così selezionati: Ro-
FERRUCCIO GABBA
berto Orecchia campione italiano 2008 in carica; i primi 5 della classifica del Club Azzurro, Marco Genovesi, Andrea Fini, Alessandro Bruni, Andrea Boni, e Rodolfo Friggeri, e 5 per scelta tecnica provenienti dalla nazionale del 2008 ovvero Umberto Ballabeni, Stefano Defendi, Jacopo Falsini, Gianluigi Sorti e Ferruccio Gabba. La nazionale che disputerà il Campionato del mondo per nazioni
ANDREA FINI
salirà in Olanda nel mese di agosto per uno stage conoscitivo e per mettere a punto le scelte tecniche migliori. I tifosi che non hanno la possibilità di seguire in Olanda i nostri eroi potranno accontentarsi, se così si può dire, di tifare azzurro nell’ambito di altri eventi internazionali. Il campionato del mondo femminile si svolgerà a Reggio Emilia sul canale Fiuma, il Campionato del mondo gio-
UMBERTO BALLABENI
vani si svolgerà in Portogallo e nel 2010 sul canale Fissero Tartaro, mentre i Giochi mondiali della pesca, evento che coinvolge tutte le specialità della pesca con l’amo, si svolgerà nel 2011 proprio in Italia. Il “mondialino” per Club invece è andato in programma in Slovacchia il 13 e 14 giugno. E allora sosteniamo i nostri atleti e la nostra bandiera gridando forza Azzurri e forza Italia!
S T E FA N O D E F E N D I
Agonismogare PESCA AL COLPO, CONOSCIAMO UN CAMPIONE
Alla scoperta di Will Raison
chiacchiere da viciD ueno con il campione del mondo in carica Will Raison, attuale colonna portante della nazionale inglese. “Intanto voglio salutare tutti gli amici pescatori italiani; ho 35 anni ed abito a sud di Londra e dal 1998 sono membro della nazionale inglese con il Team England Drennan. I successi internazionali più importanti che ho raggiunto sono stati la vittoria individuale al Campionato Europeo 2005 e il titolo individuale ai recenti campionati del mondo in Italia. Inoltre sono stato più volte componente della squadra nazionale inglese campione del mondo. I miei record personali di catture in una gara di pesca sono stati i seguenti: 203 kg di carpe catturate durante una gara di 5 ore e 75 chili di breme sempre in una gara di 5 ore in un lago in Danimarca. Da diversi anni sono sponsorizzato dalla Daiwa e dalla Sensas. Ho iniziato a pescare molto giovane grazie a mio padre, anch’esso agoni108
sta, e miei idoli a cui ho sempre guardato con ammirazione per imparare tanti segreti sono stati Steve Gardner e Bob Nudd. Addirittura Steve pesca nella mia squadra, il Team Dorking Daiwa. Questi due campioni in Inghilterra sono dei miti e anche adesso sono grandi modelli di riferimento per me e per tanti giovani. Ho un ottimo rapporto di amicizia con il francese Jean Desquè che è anche un uomo Sensas. Con Jean almeno una volta all'anno andiamo a pescare insieme sia in Francia che in Inghilterra, in particolare nell’impianto di Golden Valley, impianto di pesca molto noto in Inghilterra. Con tutti i pescatori della squadra nazionale ho un buon rapporto, anche se viviamo sparsi un po’ in tutta l'Inghilterra. Con qualcuno, come ad esempio Alan Scotthorne e Des Shipp, partecipiamo anche a vari campionati d'inverno. Abbiamo un rapporto amichevole tra di noi che cerchiamo di mantenere
anche in squadra. Mio padre ha un ruolo importante nella mia vita perché lui, oltre ad essere il mio personale supervisore, è anche l’amico che mi sa consigliare sempre bene perché è lui che mi ha introdotto nel mondo della pesca. D’altra parte non può che essere così visto che nella mia famiglia tutti sono pescatori compreso mio nonno che è stato un famoso pescatore. Mio padre è anche un noto agonista che gareggia a livello locale e regionale. Questa esperienza di competizioni regionali, insieme a quella internazionale, mi permette di avere un buon successo anche sul piano imprenditoriale così com’è successo in Italia con persone come Trabucco, Milo e Tubertini. Grazie alla pesca e ai contratti di sponsorizzazione posso dire di vivere bene, ma abbiamo altre attività sempre legate alla pesca come la gestione del lago di Gold Valley che porto avanti insieme a mio padre. Ho molti "obblighi" commerciali con i miei partner Daiwa e Sensas e molti giorni all’anno devo dedicarli a loro. Sono da sempre un estimatore e utilizzatore di pasture Sensas che conosco molto bene e mi permettono di avere successo in molte competizioni. La mia pastura favorita è senza dubbio la Sensas "lago". Sono cresciuto facendo gare con la canna inglese lunga 3,90 mt e la mia canna preferita che utilizzo sempre con piacere è la Daiwa Spectron M2. Questa canna soddisfa tutte le mie esigenze in termini di qualità, azione e flessibilità. Sicuramente questa canna non è tra le più economiche presenti sul mercato, tuttavia è un
prodotto di alta qualità realizzata in Scozia. Possiedo un’auto molto capiente per andare a pescare la cui targa è unica e originale al tempo stesso perché riporta le lettere del mio cognome. Una volta me l’hanno rubata e mi è dispiaciuto molto perché era un regalo di mio padre. Un anno è fatto di 365 giorni ed io almeno 200 di questi li passo a pescare, ma ci sono anche giorni in cui devo preparare le lenze sempre rigorosamente in acqua. Ogni settimana sono in gara almeno tre volte, mercoledì, sabato e domenica giorni tipici in Inghilterra dedicati alle competizioni di pesca. Per me la pesca è uno stile di vita e non c'è una competizione che non prepari sempre con meticolosità. Alla fine della stagione agonistica internazionale preferisco trascorrere con la mia squadra un periodo di pesca in un lago. Questi giorni per me sono sempre molto rilassanti e mi fanno stare bene. Il lago dove di solito andiamo è situato all’interno di un parco e, mentre io vado a pesce durante il giorno, la mia ragazza va a fare shopping o fare qualcosa di propria iniziativa. Le serate si trascorrono insieme con la squadra o con i nostri familiari e partner, tutti insieme con armonia e amicizia. La società Daiwa per me è come una famiglia, ci unisce un forte senso di solidarietà e di amicizia. Fuori dalla pesca non ho altri interessi perché questa passione mi assorbe tutto il tempo. Però ho appena costruito una casa e quando posso mi guardo la mia squadra di calcio del cuore che è il Tottenham”. Un saluto a tutti gli amici da Will Raison”.
5° campionato italiano spinning a coppie
l momento tanto atteso dalle 50 coppie di agonisti dello spinning torrente presenti a Beduzzo (PR) sulle rive del torrente Parma è così arrivato e dunque si è svolta in provincia di Parma la quinta edizione del Campionato Italiano di Spinning a coppie trota torrente. Organizzato dalla A.P.D.S. Agonistica Val D’Enza e patrocinato dalla FIPSAS, questa fase finale del quinto campionato spinning a coppie ha avuto come teatro della manifestazione agonistica il torrente Parma in località Corniglio dove le 50 coppie accre-
I
ditate alla fase finale di questa specialità si sono date battaglia per la conquista del primo posto e del titolo di campioni d’Italia. Padrino della manifestazione Francesco Antonio, dirigente federale FIPSAS responsabile trota torrente esche naturali - spinning. Numerose erano le squadre provenienti da buona parte della penisola, addirittura dalla lontana Sardegna, esattamente dalla provincia di Nuoro dove mai si potrebbe immaginare che la pesca alla trota sia un’attività in crescita grazie anche a scenari naturali unici
di assoluto valore che purtroppo pochi conoscono in quanto si tende sempre ad associare alla Sardegna il mare ignorando la parte montuosa dell’isola che è a dir poco incantevole ed incontaminata e ricca di acqua dolce. La fine della manifestazione agonistica ha visto prevalere in maniera netta solo tre coppie che poi sono quelle che hanno composto il podio finale. Dato però che tutte e tre le coppie in questione hanno vinto rispettivamente le due prove nei settori a loro assegnati, la differenza per l’assegnazione di titolo e medaglie l’hanno fatta le trote complessivamente catturate. Coppia regina della manifestazione agonistica è risultata essere quella composta dai fratelli Colusso, Alfred e Ivan,
militanti nel Valdossola Fishing team (Grossi Faps) che con due primi di settore e 42 trote si sono aggiudicati l’oro e il titolo di Campioni d’Italia 2009. Al secondo posto si è attestata la coppia composta dal bolzanino Herrmann Arno e dal bergamasco Scuri Giambattista, militanti nell’Angler’s Club di Bolzano, che con una altrettanto ottima prova condita da due primi di settore e 34 trote, hanno conquistato la meritata medaglia d’argento. Bronzo alla terza coppia, composta da Banal Antonio e Caldonazzi Walter, militanti nel club Team Trento. Anche loro con due primi di settore, ma con qualche trota in meno, solo 24, riescono comunque a conquistare un ottimo ed onorevole gradino del podio.
VetrinaPescaIn BF Express 10 - Best Fisher
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a cura della Redazione
Il BF Express 10 della Best Fisher commercializzato da Leader Pesca è un piccolo mulinello di taglia 1000, mediamente leggero e ideale per una comoda passata in fiume con fili di diametro ridotto e anche per la pesca in cave e laghetti. Ha il corpo in grafite, archetto tubolare rinforzato, manovella pieghevole con impugnatura gommata, frizione posteriore con morbida ghiera antiscivolo, una bobina in allumino forgiato più una di ricambio di tipo normale alleggerite con le tipiche forature nel bordo inferiore. Lo scatto di chiusura è buono e la scorrevolezza d’insieme si avvale di 7 cuscinetti a sfera. Velocità di recupero 5,5:1, taglie disponibili: 10/20/30. Capacità del filo 0,18 mm/215 mt - 0,20 mm/175 mt - 0,25 mm/110 mt.
Leader Pesca S.r.l. Via Monte Stallonara 195 - 205 00050 - Pontegaleria - Roma Tel e fax 06 65003085 www.leaderpesca.it info@leaderpesca.it
Extrusion - P-Line La P-Line presenta un filo innovativo che è il risultato di una ricerca durata molti anni al fine di trovare un filo perfetto in tutte le sue caratteristiche tecniche. A questo progetto ha partecipato un team di grandi pescatori e una squadra di preparatissimi ingegneri che hanno coordinato le loro capacità per ottenere questo risultato. Extrusion è il risultato della mescola di tre diversi tipi di nylon con un processo speciale di estrusione, aggiungendo poi un additivo per la resistenza all'abrasione. P-line ha dato vita a quello che è il copolimero tecnologicamente più avanzato nel mondo della pesca. Il risultato ottenuto è un filo sensibile con una straordinaria resistenza alle abrasioni, unita ad un livello di elasticità ridottissimo 110
e ad una superficie esterna priva di impurità così da favorire la scorrevolezza nei lanci senza, ovviamente, tralasciare il carico di rottura lineare e al nodo. L’ additivo contro l'abrasione fa sì che Pline Extrusion. sia inattaccabile da rocce, cozze, canne, rami ecc... fattori che si rivelano devastanti per i tradizionali fili. L’allungamento di Extrusion è inferiore a qualsiasi altro filo di circa il 40% e questo permette di avere un contatto ancora più diretto con il pesce aumentando la sensibilità del pescatore e limitando al minimo il tempo di reazione nella ferrata. In questo modo il numero delle catture aumenta. Grazie a queste caratteristiche Extrusion si può considerare , al momento, il filo più completo presente sul mercato.
P-line Europe S.r.l. Loc. Bolognana - Via di Fondovalle - 55027 - Gallicano - LU Tel. 0583 709036 - Fax 0583 707488 - www.p-line-europe.com pline@inwind.it
Secchio per esche vive - Carson Due comodi secchi per il trasporto del vivo e anche di quelle particolari esche che in genere necessitano di essere collocate in un ambiente solido, con l’aggiunta di acqua o liquidi. Sono nel classico materiale plastico semi-rigido, con il comodo cestello interno che dispone della maniglia di sollevamento e lo sportello di contenimento superiore già collegato. Sono disponibili sia in forma ovale che circolare; entrambi hanno l’accesso nella parte superiore. Vengono presentati con due diverse capacità, 7 e 12 lt, o anche con il secchiello trasparente, sempre per il vivo, da 5 lt.
Carson snc Strada del Francese 97/2C 10156 Torino Tel. 011 4501668 Fax 011 4503625 info@carson.it www.carson.it
Avenger 30 - Okuma L’Avenger 30 della Okuma commercializzato da Adinolfi è un mulinello particolarmente studiato per lo spinning e per il lancio in genere: si evidenzia per una elegante linea tipica delle serie che ne esalta la compattezza del corpo, oltreché per le soluzioni tecniche che vi sono state introdotte. Il mulinello è robusto e tenace grazie alla realizzazione al tornio del pignone centrale in ottone. Ha sei cuscinetti a sfera inseriti nelle parti più sottoposte ai movimenti meccanici, sistema anti-ritorno infinito, frizione in testa con sistema giapponese a multi dischi lubrificati, bobina di ricambio in grafite, sistema brevettato EOS, guarnizione anti ingresso acqua, Hydro Block. Scorrevolezza e fluidità degli ingranaggi si avvertono bene ad ogni giro di manovella; lo scatto di chiusura dell’archetto è efficace, preciso e solido.
Adinolfi S.p.A. Via Brennero 10 - Monza Tel. 039 2300745 Fax 039 2300028 info@adinolfi.com www.adinolfi.com
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VetrinaPescaIn Pasture fondo - Antiche Pasture Questi prodotti per la pesca sono da sempre una scelta di qualità e di professionalità che indubbiamente evidenziano la conferma dell'impegno e della grande passione che continua ad animare lo staff di Antiche Pasture nel processo di miglioramento e di creazione, con la produzione di pasture ed altri tipi
di esche per la pesca sportiva da competizione e non, sia per il fiume che per il lago e il mare. Sono tutti prodotti che sono stati realizzati in collaborazione con esperti pescatori per creare una linea specifica per il Carpfishing. Di fatto sono stati a lungo testati e sperimentati i componenti
dei nuovi prodotti giungendo ad ottenere risultati veramente efficaci. La produzione artigianale è sinonimo di qualità e freschezza degli ingredienti che vengono macinati, miscelati, aromatizzati e colorati con procedimenti semplici e manuali. Queste pasture sono ideali per il fiume e si presentano tutte con
una grana media; Fondo Bianca Fiume Formaggio, è appunto ricca di formaggio con in più canapa e arachide tostata ed è ideale per cavedani, savette e barbi; Fondo Gialla è ricca di biscotto e pastoncino e risulta perfetta per carpe, carassi e breme; Fondo Rossa ha una aggiunta rispetto alla precedente di farina di frutta ed è addizionata con aroma di fragola. Le confezioni disponibili sono da 1/3/25 kg.
Antiche Pasture Viqa G. Galilei 8 Zona industriale S.Agostino 51100 - Pistoia Tel. 0573 934775 - Fax 0573 935248 www.antichepasture.com antichepasture@virgilio.it
Ami Akura - Trabucco Ce ne sono davvero per tutti i gusti e ogni esigenza di ami Akura commercializzati dalla Trabucco. Sono ben 37 le serie disponibili e tra queste troviamo ami a paletta, ad occhiello, con micro ardiglione,
forgiati, senza ardiglione, a gambo storto e nelle colorazioni nickel, black nickel, oro e bronzo. Tra le varie serie la 3000 è a curvatura larga con gambo medio semi-forgiato e colore black nickel. La punta è
affilata chimicamente per un’elevata penetrazione e ha un micro ardiglione. E’ perfetto per l’innesco di bigattini, ver de vase, mais e vermi caster. Il 3000G è invece dorato, a gambo medio semi battuto,
con curvatura larga e ardiglione ad alta tenuta sempre con la punta affilata chimicamente. Adatto alla pesca di ciprinidi e soprattutto per l’innesco del mais. La serie 6315 è nichelata e a filo tondo medio fine. La curvatura è tonda ed ha un micro ardiglione. E’ perfetto sia in mare che in fiume e soprattutto per l’innesco di bigattini, vermi e mais. Infine il 6000, black nickel, a filo tondo medio fine, gambo lungo e curvatura larga. E’ specifico per breme, carpe, gardon e cavedani. La quantità per busta è di 15 ami.
Trabucco Srl Via Atene 7 Zona CEPIM Interporto 43010 Bianconese di Fontevivo - PM Tel. 0521 618000 - Fax 0521 617032 www.trabucco.it info@trabucco.it
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Polo Piquet e cappellino - Artico Artico è un’azienda specializzata in canne da pesca prodotte con una vasta gamma di materiali molto affidabili, robusti e ben rifiniti. Si avvale dell’esperienza di noti campioni del settore agonistico, specie in ambito trota torrente e trota lago, ma il catalogo annovera una serie di prodotti nuovi per lo spinning in mare, il vertical jigging, ma anche canne da passata, roubaisienne, spinning e casting in acque interne. La parte abbigliamento per la bella stagione presenta questa fresca polo piquet in cotone morbido che è disponibile nelle taglie S,M,L,XK,XXL e nel colore canna di fucile. Completa la dotazione per il pescatore ma anche per il tempo libero un elegante cappellino di colore blu, molto fresco e dal tipico taglio baseball. Due capi dalla grande praticità e versatilità che possono essere indossati in ogni momento della giornata.
Artico Srl Via Malignani 2 33170 - Pordenone Tel. 0434 598205 Fax 0434 572889 www.artico.it info@artico.it
Fanatic Spinning - Mivardi La Mivardi è un’azienda che nasce nella Repubblica Ceca ed esporta in Italia accessori per la pesca di alta qualità. Caratterizzano questa ditta innovazione,
esperienza, qualità e affidabilità perché tutti i suoi prodotti sono coperti da garanzia e da un servizio rapido di riparazione. Canne, mulinelli, fili, buffetteria e
accessori per tutti i tipi di pesca sia in acqua dolce che in mare sono i prodotti proposti dalla Mivardi. La Fanatic Spinning è una canna per la tecnica indica-
ta costruita in due sezioni. E’ in carbonio e materiali compositi e la sua caratteristica è quella di avere un’azione fast per ferrate perfette. E’ disponibile in due lunghezze, 2,40 e 2,70 mt e tre range d’azione, 10/25 gr, 15/40 gr, 30/60 gr. In Italia il distributore ufficiale è Ivan Cappellari.
Tel. 335-314475 ivan.capellari@tin.it
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Maree
Le tabelle sono realizzate in collaborazione con Navionics
Luglio 2009 ■ I valori riportati nelle tabelle si riferiscono alle ore del culmine di alta marea in alcune località italiane. Essendo, però, estrapolati esclusiva-
mente da componenti astronomici, possono essere soggetti a piccole variazioni dovute a fenomeni meteorologici, e in particolare alla pressio-
ne atmosferica ed al vento. A tale proposito, quindi, è possibile rilevare sul luogo piccole differenze rispetto ai valori riportati. Le maree di seguito
GIORNO
IMPERIA
GENOVA
LA SPEZIA
LIVORNO
1/M 2/G 3/V 4/S 5/D 6/L 7/M 8/M 9/G 10/V 11/S 12/D 13/L 14/M 15/M 16/G 17/V 18/S 19/D 20/L 21/M 22/M 23/G 24/V 25/S 26/D 27/L 28/M 29/M 30/G 31/V
03:57 - 17:38 04:49 - 18:34 05:49 - 19:26 06:33 - 20:22 07:18 - 20:44 07:58 - 21:19 08:34 - 21:55 09:14 - 22:27 09:45 - 22:55 10:20 - 23:31 10:53 - ----00:03 - 11:33 00:37 - 12:22 01:11 - 13:16 01:55 - 14:21 02:49 - 16:16 03:45 - 17:27 04:53 - 18:39 06:00 - 19:31 06:59 - 20:26 07:51 - 21:10 08:39 - 21:54 09:31 - 22:38 10:17 - 23:20 11:09 - ----00:0 - 11:58 00:41 - 12:58 01:24 - 14:13 02:12 - 15:22 03:05 - 17:10 04:05 - 18:19
03:33 - 16:49 04:28 - 17:54 05:17 - 18:54 06:05 - 19:30 06:46 - 20:11 07:26 - 20:55 08:02 - 21:20 08:38 - 21:55 09:12 - 22:30 09:49 - 23:03 10:29 - 23:37 10:59 - ----00:11 - 11:57 00:47 - 12:45 01:33 - 14:05 02:25 - 15:32 03:17 - 16:48 04:25 - 17:52 05:28 - 19:06 06:24 - 19:50 07:16 - 20:35 08:04 - 21:23 08:56 - 22:07 09:52 - 22:50 10:38 - 23:30 11:29 - ----00:12 - 12:22 01:00 - 13:34 01:41 - 14:57 02:32 - 16:22 03:45 - 17:35
02:57 - 16:38 04:01 - 17:46 04:53 - 18:54 05:45 - 19:22 06:30 - 19:59 07:14 - 20:36 07:54 - 21:07 08:30 - 21:47 09:08 - 22:15 09:45 - 22:46 10:25 - 23:17 10:57 - 23:51 11:51 - ----00:29 - 12:45 01:01 - 13:48 01:57 - 15:20 02:49 - 16:40 04:05 - 17:47 05:08 - 18:47 06:11 - 19:34 07:08 - 20:22 08:00 - 21:06 08:52 - 21:50 09:40 - 22:32 10:34 - 23:13 11:25 - 23:58 12:18 - ----00:28 - 13:26 01:24 - 14:37 02:16 - 16:10 03:13 - 17:23
03:41 - 17:13 04:45 - 18:18 05:40 - 19:06 06:32 - 19:42 07:10 - 20:28 07:54 - 20:59 08:30 - 21:32 09:06 - 22:07 09:45 - 22:38 10:20 - 23:17 10:59 - 23:47 11:39 - ----00:25 - 12:27 01:03 - 13:33 01:37 - 14:44 02:29 - 15:57 03:37 - 17:11 04:49 - 18:27 05:56 - 19:14 06:52 - 20:03 07:47 - 20:51 08:39 - 21:42 09:24 - 22:22 10:13 - 23:02 11:09 - 23:48 11:58 - ----00:24 - 12:58 01:16 - 14:13 01:57 - 15:21 02:57 - 16:43 04:05 - 17:50
GIORNO
Porto EMPEDOCLE
MESSINA
TARANTO
1/M 2/G 3/V 4/S 5/D 6/L 7/M 8/M 9/G 10/V 11/S 12/D 13/L 14/M 15/M 16/G 17/V 18/S 19/D 20/L 21/M 22/M 23/G 24/V 25/S 26/D 27/L 28/M 29/M 30/G 31/V
12:34 - 23:43 13:22 - ----00:44 - 13:54 01:28 - 14:50 02:06 - 15:12 02:46 - 15:43 03:10 - 16:11 03:42 - 16:35 04:13 - 17:05 04:44 - 17:31 05:17 - 18:01 05:57 - 18:31 06:31 - 19:04 07:23 - 19:43 09:09 - 20:29 11:22 - 22:22 12:48 - 23:37 13:45 - ----00:57 - 14:15 01:45 - 14:55 02:37 - 15:33 03:13 - 16:12 04:01 - 16:46 04:42 - 17:24 05:26 - 17:50 06:18 - 18:35 06:50 - 18:50 08:06 - 19:28 10:30 - 19:22 12:31 - 23:23 13:19 - -----
08:24 - 21:50 09:56 - 23:05 10:53 - 23:50 11:44 - ----00:23 - 12:18 00:56 - 13:02 01:27 - 13:40 01:56 - 14:06 02:23 - 14:37 02:51 - 15:05 03:22 - 15:25 03:51 - 15:56 04:19 - 16:36 05:03 - 17:01 05:47 - 18:09 06:49 - 19:31 08:24 - 21:47 10:07 - 22:59 11:15 - 23:57 12:11 - ----00:34 - 12:57 01:15 - 13:41 01:55 - 14:18 02:34 - 14:58 03:15 - 15:38 03:54 - 16:14 04:34 - 16:48 05:14 - 17:34 06:08 - 18:18 06:44 - 21:03 09:49 - 23:10
11:46 - ----00:00 - 12:38 01:00 - 13:30 01:44 - 14:06 02:24 - 14:43 02:58 - 15:14 03:27 - 15:42 04:00 - 16:10 04:31 - 16:41 04:59 - 17:09 05:27 - 17:37 06:07 - 18:04 06:51 - 18:31 07:53 - 19:07 08:49 - 20:29 10:30 - 22:26 11:52 - ----00:05 - 12:53 01:09 - 13:41 02:01 - 14:24 02:47 - 15:08 03:27 - 15:46 04:14 - 16:26 04:42 - 17:02 05:30 - 17:42 06:18 - 18:14 06:50 - 18:48 08:02 - 19:32 09:26 - 21:20 11:31 - 23:55 00:11 - 12:38
114
CIVITAVECCHIA
trascritte sono ad esclusivo utilizzo per la pesca sportiva. Le ore di previsione sono espresse tenendo conto dell’ora solare del nostro fuso orario, quindi durante i mesi estivi, quando è in vigore l’ora legale, è necessario aggiungere un’ora ai dati della tabella.
NAPOLI
CAGLIARI
PALERMO
04:01 - 17:17 05:12 - 18:26 06:08 - 19:14 06:57 - 19:58 07:42 - 20:40 08:22 - 21:15 08:58 - 21:48 09:34 - 22:19 10:09 - 22:55 10:41 - 23:27 11:21 - 23:59 11:59 - ----00:33 - 12:43 01:03 - 13:33 01:57 - 14:37 02:53 - 15:57 04:01 - 17:15 05:16 - 18:27 06:19 - 19:31 07:19 - 20:15 08:12 - 21:06 09:04 - 21:50 09:44 - 22:34 10:36 - 23:16 11:22 - ----00:0 - 12:02 00:41 - 13:06 01:24 - 14:13 02:16 - 15:18 03:16 - 16:43 04:33 - 18:02
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BRINDISI
ORTONA
ANCONA
TRIESTE
VENEZIA
12:14 - 23:12 13:10 - ----00:36 - 13:50 01:40 - 14:22 02:18 - 14:56 02:58 - 15:27 03:30 - 15:54 04:08 - 16:18 04:39 - 16:49 05:15 - 17:13 05:51 - 17:37 06:31 - 18:04 07:15 - 18:31 08:13 - 19:07 09:05 - 19:27 11:22 - 21:02 12:21 - 23:17 13:16 - ----00:57 - 13:56 01:53 - 14:36 02:47 - 15:16 03:35 - 15:54 04:18 - 16:30 05:02 - 17:02 05:46 - 17:42 06:34 - 18:14 07:26 - 18:42 08:42 - 19:28 10:10 - 20:20 11:58 - 22:00 12:59 - -----
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