MAGAZINE
IL MAGAZINE UFFICIALE DI
ANNO 3 - NUMERO 9 MAGGIO 2016
DOSSIER
CIRCO
ALIMENTAZIONE DEI GATTI
GLI ANIMALI NEL FOLKLORE
AGENTI SPECIALI A 4 ZAMPE
SEMPRE PIÙ NAZIONI DICONO NO ALL'UTILIZZO DEGLI ANIMALI
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impronte di stile
Sommario Maggio 2016
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MAGAZINE ON-LINE DI CULTURA ANIMALE ORGANO UFFICIALE DI PETHERAPY LAB ANNO 3 - NUMERO 8 - MAGGIO 2016 EDITORE: Associazione Rapid Dogs Rescue Direttore Editoriale : MARCO SIVERO - Art director, grafica e impaginazione: DANIELE COLZANI Segretaria di redazione: EMANUELA CATTANEO - Redazione: PAOLA LUSSO Hanno collaborato: VALERIA BELLESIA - ANDREA CONTRI - SAMANTA FEINBERG - ESTHER FERRARI - FEDERICA GIANAZZA - MONICA G. GNOCCHI - DANIELA MARIANO - EDGAR MEYER - ENZO MORETTO - ANDREA PERTEGATO - GALINA PETERUKHINA - ORAZIO ROVAI - GIULIANA SABADIN - ROSANNA SACCHETTA - WALLY SAGGIN - TITA SIGNORELLI - MASSIMO VACCHETTA - ALDINOby360 - ALMO NATURE - ANIMAL TALK ITALIA - ASSOCIAZIONE FRECCIA45 - ASSOCIAZIONE PET LEVRIERI ONLUS - BOSCO DELLE FATE DI MONTEGROTTO TERME - BRANDO DESIGN - CASA DELLE FARFALLE DI MONTEGROTTO TERME - CCF CHEETAH CONSERVATION FUND - COLLEZIONE I CUCCIOLI - CENTRO RECUPERO RICCI LA NINNA - DURGA SCUOLA PER OPERATORE OLISTICO KINESIOLOGICO - DOG BLOOD DONORS - ENPA ENTE NAZIONALE PROTEZIONE ANIMALI - FONDAZIONE CETACEA - FORTESAN - GAIA ANIMALI & AMBIENTE ONLUS - GIO'S - GUFYLAND - KEMECO - LA CUCCIA MONFALCONE ONLUS - LAV LEGA ANTIVIVISEZIONE - NEKO CAFÈ - PACO PET SHOP - PATATINO STORE - PEMSLIFE ALEVAMENTO AMATORIALE WELSH CORGIO PEMBROKE - PETERBALD CATS CATTERY FEOLENT - QUATTROZAMPEINFIERA - RADIO VEG - RESCUE DOGS SORAGNA - SHIATSU PETS - TWENTYONE GROUP UAM UMANIMALMENTE - UFFICIO COMUNICAZIONE COOP LOMBARDIA - UFFICIO STAMPA COMANDO GENERALE CARABINIERI
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La fotografia della redazione
NELLE FORESTE ASIATICHE SI POSSONO ANCORA SALVARE LE TIGRI Per le tigri, a rischio estinzione, esiste una possibilità di salvezza. Le foreste asiatiche che li ospitano, colpite nel corso degli anni da massicci disboscamenti per far posto ad agricoltura e infrastrutture, sono infatti in condizione di accogliere il doppio dei 3.200 esemplari attualmente rimasti allo stato brado.
Qui nel corso di questo secolo sono andati persi 80mila km quadrati di foresta, specialmente in Malesia, Sumatra e altre zone interessate dalla coltivazione di palma da olio.
Per riuscire a raddoppiare gli esemplari di tigre nei prossimi sei anni, spiegano gli studiosi, è indispensabile che si ponga fine alle deforestazioni e che si preservino i La buona notizia arriva da uno "corridoi" naturali che collegano le studio pubblicato sulla rivista popolazioni di animali. Science Advances, secondo cui è possibile raddoppiare la popolazione A questo sforzo va aggiunta la di felidi come deciso nel 2010 al lotta al bracconaggio, di cui le tigri summit russo dei Paesi interessati sono vittima perché parte dei loro dalla presenza di tigri. Nel corso corpi viene impiegata nella pseudodel vertice è stato appunto fissato medicina tradizionale asiatica. l'obiettivo "Tx2", cioè il raddoppio degli esemplari entro il 2022. Sulla tutela delle tigri i 13 Paesi asiatici coinvolti sembrano Nonostante le foreste abbiano impegnarsi. Dal summit del 2010 subito un forte declino tra il 2001 e a oggi India, Nepal, Russia e parte il 2014, c'è ancora habitat sufficiente della Cina hanno registrato un a ospitare un numero doppio di aumento degli esemplari. tigri. Per dirlo i ricercatori hanno analizzato le immagini satellitari I progressi fatti saranno presentati relative a 76 aree dove vivono le in una conferenza ministeriale che tigri. si terrà in India a partire dal 12 aprile.
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Attualità della Redazione
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L’IRAN METTE AL BANDO GLI ANIMALI SELVATICI DAI CIRCHI
asta a leoni che saltano attraverso cerchi infuocati. Niente più scimmie su biciclette o elefanti falsamente danzanti o equilibristi. Anche l’Iran ha deciso di mettere al bando l’utilizzo di animali selvatici sotto i tendoni dei circhi. Il Dipartimento dell’Ambiente iraniano ha infatti annunciato che non rilascerà più permessi che consen-
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tano l’utilizzo di animali selvatici nei circhi. La nuova normativa avrà efficacia in tutti e i 31 stati iraniani. Un risultato raggiunto grazie al successo della campagna “No al circo!”, iniziativa lanciata da Animal Rights Watch nel mese di settembre 2014 e sostenuta da Animal Defenders International. Una campagna che ha trovato un
forte riscontro fra la popolazione che, con il passare del tempo, sta prendendo una posizione unitaria contro la crudeltà sugli animali. L’Iran diventa così la nona nazione al mondo ad aver messo al bando gli animali selvatici dai circhi, andando ad allungare la lista composta da Perù, Bolivia, Grecia, Paesi Bassi, Colombia, Slovenia, Paraguay e Cipro. E L'italia? Girate pagina...
LE CAMPAGNE CHE DICONO "NO ANIMALI AL CIRCO"
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Texte: © Animal Rights Watch e. V. Bildnachweis: © Animal Rights Watch e. V. Gedruckt auf Recyclingpapier aus 100 % Altpapier, ausgezeichnet mit dem Umweltzeichen „Blauer Engel“
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ANIMAL RIGHTS WATCH Hirschbachstraße 57 I 73431 Aalen Fon: 0 73 61 - 9 75 46 25 I Fax: 0 73 61 - 9 75 46 21 E-Mail: info@ariwa.org www.ariwa.org I www.v-heft.de I www.biowahrheit.de Spenden: Sparkasse Siegen I BLZ: 460 500 01 I Konto: 1 235 456 IBAN: DE29460500010001235456 I BIC: WELADED1SIE Animal Rights Watch ist als gemeinnützig und besonders förderungswürdig anerkannt. Spenden und Mitgliedsbeiträge sind steuerlich absetzbar.
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Attualità 2
Testo tratto da www.quotidiano.net
IN ITALIA PARTE CONTO ALLA ROVESCIA PER CIRCHI SENZA ANIMALI
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la visione dello sfruttamento degli animali utilizzati, in particolar modo di quelli utilizzati a fini di spettacolo. Nel 1968, quando in Italia fu emanata la normativa attualmente in vigore in tema di circhi, l’Italia riteneva che questi spettacoli avessero una funzione sociale, mentre oggi il 71,4% degli Italiani, secondo l’ultimo rapporto Eurispes, è fermamente contraria allo sfruttamento degli animali nei circhi. Ci auguriamo che anche il mondo del Circo possa cogliere questa storica occasione e che questo Disegno di legge possa essere un’opportunità di riconversione dei Circhi con animali”. Fonte: LAV
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l Disegno di Legge n. 2287 presentato dal ministro dei beni e delle attività culturali Franceschini, in concerto con il ministro dell’Economia e delle Finanze Padoan il 16 marzo 2016, prevede la “Revisione delle disposizioni in tema di attività circensi, specificamente finalizzate alla graduale eliminazione dell’utilizzo degli animali nello svolgimento delle stesse”. Questo farebbe sì che anche l'Italia si allinea ad alcuni altri Stati: ono infatti già 21 i Paesi che in Europa hanno introdotto divieti di utilizzo degli animali nei circhi: da quelli totali (Cipro, Grecia, Malta), a quelli relativi agli animali selvatici (tra gli ultimi ad approvare leggi di questo tipo i Paesi Bassi nel 2015, la Norvegia nel 2014 ed il Belgio, nel 2013), a limitazioni parziali relative ad alcune specie (vedi tabella). Questi progressi della normativa sono dovuti anche a inequivocabili prese di posizione da parte del mondo scientifico. Risale infatti ad agosto 2015 la posizione ufficiale della Federazione Europea dei Veterinari secondo la quale “l’uso di mammiferi esotici, specialmente elefanti e grandi felini (leoni e tigri), nei circhi riflette una visione tradizionale, ma obsoleta, degli animali selvatici. Questi animali hanno lo stesso patrimonio genetico dei loro simili che vivono in natura, e mantengono perciò gli stessi comportamenti istintivi e bisogni naturali” che “non possono essere soddisfatti in un cir-
co itinerante; soprattutto in termini di alloggi e di rispetto alla possibilità di esprimere comportamenti normali” e raccomanda pertanto a “tutte le autorità europee competenti di proibire l’utilizzo di mammiferi esotici nei circhi in quanto non vi è affatto la possibilità che le loro esigenze fisiologiche, mentali e sociali, possano essere adeguatamente soddisfatte”, precisando poi come non ci sia “alcun beneficio di carattere di conservazione, ricerca o educazione che possa giustificare l’uso di animali esotici nei circhi”. “La società continua a cambiare, a evolvere – dichiara la Lav - e con essa
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Attualità 3
Testo tratto da www.nelcuore.org
53 ASSOCIAZIONI DICONO "SÌ" AL CIRCO SENZA ANIMALI
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i' al rilancio e alla valorizzazione dello spettacolo dei circhi, si' all'articolo del Disegno di Legge del Governo che prevede "la graduale eliminazione dell'utilizzo degli animali in attivita' circensi". Lo dicono 53 associazioni e federazioni animaliste e ambientaliste, unite per la prima volta in queste dimensioni - dalla Lav alla Lipu, dalla Lega Italiana per La Difesa degli Animali e dell'Ambiente all'Enpa, da Legambiente alla Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente, da Animal Amnesty ad Animal Equality- per sostenere un cambiamento che sarebbe epocale, dopo decenni di manifestazioni e petizioni. Lo fanno recapitando una lettera a Dario Franceschini, Ministro dei Beni e delle Attivita' Culturali, e ai parlamentari che esamineranno il provvedimento n.2287 di riforma normativa in materia di attivita' culturali. "Le condizioni per l'approvazione di questa Legge ci sono tutte. Sono
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infatti gia' 21 i Paesi che in Europa hanno introdotto divieti vari di utilizzo degli animali nei circhi, fra questi Olanda, Norvegia, Grecia, Belgio, Malta, Cipro, Austria così come diversi nel resto del Mondo fra cui Messico, India e Israele, inoltre il 71,4% degli italiani secondo Eurispes e' eticamente contro l'uso degli animali nei circhi, come anche la Federazione dei Veterinari Europei con motivazioni tecnico-scientifiche". Così, in un comunicato, i presidenti delle 53 associazioni e federazioni animaliste e ambientaliste. "Siamo convinti che le varie previsioni di sostegno enunciate in altre parti del provvedimento, favoriranno nella Delega al Governo per il Codice dello Spettacolo, un passaggio a un'arte circense davvero umana e apprezzata dalla totalità dell'opinione pubblica che da tempo non si riconosce più in un'attivita' che vede invece ancora la prigionia degli animali, circa 2000. Lo sfruttamento a fini di
intrattenimento ed esposizione e' infatti un retaggio del passato, nella societa' contemporanea non e' divertente ne' educativo vedere un animale costretto ad esibirsi negli show e quindi soggetto ad addestramenti, violenze e privazioni. Questo e' ben chiaro anche al mondo circense che, non a caso, negli scorsi mesi aveva anche pubblicamente annunciato la volonta' di costituire un tavolo per la dismissione graduale degli animali dai loro spettacoli. Ora fara' dichiarazioni contrarie ma noi sappiamo che la maggioranza dei circensi, se supportati, e' ben contenta di togliersi questo fardello negativo di manifestazioni continue e attenzione mediatica, puntando sui numeri di giocolieri, trapezisti, clown e alle positive idee del Circo contemporaneo senza animali che riscuote grande successo come insegna il Cirque du Soleil", concludono le associazioni animaliste e ambientaliste.
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Dalla parte degli animali della Redazione
"OGNI ANIMALE HA DIRITTO ALL'ESISTENZA, AL RISPETTO E ALLA PROTEZIONE" PAROLA DI ENPA
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’Ente Nazionale Protezione Animali è la più antica e grande associazione italiana a tutela degli animali, una Onlus (organizzazione non lucrativa di utilità sociale) dalle “spalle forti”, attiva in Italia fin dal 1871, quando, Giuseppe Garibaldi insieme al suo medico il genovese, Timoteo Riboli, e alla nobildonna inglese, Anna Winter, fondano a Torino la Società Protettrice degli Animali. Nel 1913 tutte le associazioni di tutela animale vengono riconosciute ufficialmente dal Regno d’Italia e nel 1938 trasformate in Ente Pubblico dal Parlamento Italiano. Sotto questa veste giuridica, acquisita nel 1954, l’Enpa svolge i compiti di tutela e soccorso di animali, nonché di vigilanza contro i maltrattamenti impiegando dipendenti statali e beneficiando di contributi pubblici. Il 1979 è una data molto importan-
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www.enpa.it te per l’Enpa che, da Ente Pubblico, si trasforma in associazione privata riconosciuta dallo Stato come “ente morale”. A seguito di questo cambiamento l’Enpa rinuncia ai contributi statali ma conserva la competenza in materia di vigilanza contro i maltrattamenti e la possibilità di nominare Guardia Zoofile presso le prefetture. Con la fine del “protezionismo animalista di Stato” Enpa inizia un percorso di profondo rinnovamento, un viaggio coinvolgente durante il quale diventa un’organizzazione moderna, ramificata e profondamente radicata in tutto il Paese, pronta a rispondere con impegno e passione alle sfide che si presentano quotidianamente. Enpa agisce in molteplici modi e ambiti, definiti dal suo Statuto: - provvede alla protezione degli animali e alla connessa tutela e valorizzazione della natura e dell’ambiente; - progetta, promuove e realizza attività d’informazione e campagne per il benessere degli animali; - svolge attività educativa nelle scuole: i bambini di oggi saranno gli adulti di domani; - vigila sul rispetto dei diritti degli animali tramite i propri volontari, nominati Guardie Zoofile;
- incide sulle leggi per ottenere norme più adatte alla protezione degli animali; - realizza e gestisce rifugi per animali bisognosi di cure e assistenza. Sono compiti di grande responsabilità che richiedono dedizione, disponibilità di molti volontari e notevoli risorse economico-finanziarie per affrontare le tante emergenze e necessità quotidiane. Rifugio, cure, cibo e tantissimo affetto. E’ quanto trovano migliaia di animali abbandonati e maltrattati nelle strutture costruite o gestite dall’Enpa, anche in convenzione con enti pubblici, dove ogni giorno moltis-
simi volontari si alternano senza mai risparmiarsi. Volontari che non pensano solo a cani e gatti. In Italia infatti esistono oltre cento impianti, grandi e piccoli, nei quali vengono ospitati anche uccelli, rettili, piccoli e grandi mammiferi: una vera e propria “Arca di Noé”. Molte di queste strutture esistono grazie al contributo di persone speciali che hanno destinato a Enpa lasciti ed eredità; a queste persone va un ringraziamento speciale con l’impegno, sempre onorato, che la loro volontà sia pienamente rispettata. Ogni giorno i volontari si impegnano per realizzare un piccolo, grande miracolo: permettere alla maggioranza de-
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I rifugi brulicano di occhi che se solo avessero il dono della parola potrebbero raccontare le esperienze più indicibili. Adottare a distanza un trovatello significa prendersi cura di lui, creare le condizioni che lo possano aiutare ad essere adottato realmente da una famiglia, curarlo, nutrirlo, assicurargli calore e amore, facendo fronte a tutte le sue necessità e a quelle di tutti degli animali ospitati nello stesso rifugio. Adottare a distanza un trovatello significa donargli una speranza di vita migliore.
gli ospiti di lasciare il rifugio e trovare una famiglia che li riempia d’affetto o tornare al loro ambiente naturale. In alcune grandi città l’Enpa ha allestito e gestisce Centri Veterinari convenzionati nei quali i soci possono trovare cure e assistenza per i loro animali a tariffe agevolate. Questi Centri sono organizzati come vere e proprie strutture di “pronto soccorso” pronte ad accogliere tutti gli animali in difficoltà.
cui possiamo dare una mano a chi ne ha bisogno e non ha voce per chiederlo. ADOTTARE A DISTANZA UN TROVATELLO
SCEGLIENDO ENPA, SCEGLI AMORE, DEDIZIONE, CURE … Piccola o grande che sia, ogni donazione è preziosa, perché può fare la differenza per le migliaia di trovatelli che ogni anno vengono accolti nelle sue strutture. Ci sono tanti modi per dare il proprio contributo: con donazioni generiche a favore dell’attività dell’Enpa nel suo complesso, oppure scegliendo di sostenere uno specifico progetto. Così come tante e diverse sono le occasioni nell’arco della nostra vita in
ENPA ENTE NAZIONALE PROTEZIONE ANIMALI Presidenza - Via Attilio Regolo, 27 - 00192 Roma Tel. 06.3242873 - Fax 06.3221000 enpa@enpa.org - www.enpa.it FACEBOOK enpaonlus - TWITTER enpaonlus www.youtube.com/user/mediaenpa
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RIABILITARE UN EX COMBATTENTE Forse non sai che in Italia i combattimenti tra cani sono un orrore che dilaga. E che le sue vittime aumentano, così come il denaro insanguinato delle scommesse nelle tasche della malavita che li organizza. Allevati nella violenza per la violenza, torturati nella mente e nel fisico, drogati e infine scatenati l’uno contro l’altro a sbranarsi, migliaia di cani muoiono così.
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La sua sopravvivenza è fatta di tanti piccoli 5x1000.
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Enpa ringrazia per questo spazio.
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5x1000 all’Enpa. Un gesto umano al cento per cento. Sostegno al volontariato 80 116 050 586
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Sono pochi quelli che escono da quest’inferno, bisognosi di quell’aiuto che ogni uomo gli deve e che l’Enpa ormai da anni ha per missione. E’ un aiuto che solo uno staff professionalmente qualificato può dare: fatto di amore, ma anche di studio e di ricerca con l’unico obiettivo di far superare gli orrori vissuti sulla propria pelle e donargli una vera famiglia disposta ad amarlo per la vita. DONARE UNA CURA O UNA COCCOLA Un animale che vive in rifugio ne ha passate tante prima di trovare l’affetto e le attenzioni dei volontari Enpa. Con il tuo dono ci permetterai di accudirlo al meglio ed aiutarci ad offrirgli una piccola possibilità di riscatto dalle tante sofferenze. Le necessità sono le più disparate: dal semplice collarino antiparassitario alla sterilizzazione; dalle vaccinazioni basilari alle operazioni per patologie particolari. Così come sono infinite le coccole che si possono donare: un angolo caldo per ripararsi dal freddo inverno, un gioco con cui allietare le ore passate in rifugio, ma anche uno strumento per la toelettatura rappresenta un gran divertimento per alcuni ospiti Enpa.
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ENPASHOP Gli articoli presenti nel catalogo Enpashop sono tutti speciali, non soltanto per la qualità dell’oggetto, ma per l’amore e l’impegno di cui sanno essere testimoni. Dall’abbigliamento ai libri, dalla bigiotteria all’oggettistica per la casa.
BOMBONIERE E BIGLIETTI SOLIDALI Questi uniscono all’evento festoso un sostegno alle attività dell’Enpa trasformando una somma destinata a beni accessori in un contributo concreto e aggiungendo a una giornata speciale un gesto d’amore e solidarietà verso gli animali bisognosi.
LA DONAZIONE OLTRE LA VITA Un grande amore, come un grande impegno per una giusta causa, può essere capace di sopravvivere anche a noi stessi. Il lascito testamentario è un gesto di grande generosità che consente di continuare a vivere in ogni animale difeso, curato e sfamato. 5X1000, UN GESTO UMANO AL 100X100 Una firma, sulla dichiarazione dei redditi, che non costa nulla, ma che può dare tanto, semplicemente indicando il codice fiscale 80116050586 nella casella “Sostegno al volontariato”. DIVENTARE VOLONTARIO Il nostro Ente è composto da una forza inesauribile: i suoi volontari! Sono persone che, come te, amano gli animali e che hanno deciso di dedicare parte del
loro tempo libero alla tutela e al benessere di chi, per difendersi, non ha nemmeno il dono della parola. Se anche tu vuoi scendere in campo, vai sul sito www.enpa.it e nell’area “Le sedi” contatta quella più vicina a te: il gruppo che gestisce la sezione sarà felice di poter contare su nuova linfa ed entusiasmo. DIVENTARE SOCIO E’ l’unione che fa la forza e per un
Ente, che come il nostro, non riceve finanziamenti pubblici, la linfa vitale sono i soci e i sostenitori che attraverso i loro contributi e il loro sostegno morale scelgono di stare dalla parte dei più deboli. Se anche tu credi che tutti gli esseri viventi abbiamo diritto all’esistenza e alla protezione schierati con noi ed entra a far parte della nostra ‘tribù’! Associarsi è semplice, basta contattare la sezione Enpa più vicina a te visitando l’area “Le sedi” sul sito www. enpa.it oppure aderire direttamente tramite l’area “Diventare socio” sul sito www. comunicazionesviluppoenpa.org Maggiori e più specifiche informazioni su tutti i modi per sostenere le attività dell’Enpa sono consultabili su www.comunicazionesviluppoenpa.org
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Fotostorie
testo tratto da idealista.it
IL CARCERE CHE Ăˆ ANCHE UNO ZOO C
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CON ANIMALI ESOTICI ABBANDONATI
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Tutto ha avuto inizio 21 anni fa, quando i dipendenti della prigione Stock Island Detention Center (Florida, Stati Uniti) hanno visto una famiglia di anatre in procinto di essere investita sulla strada che costeggia la struttura penitenziaria. Hanno così deciso di ampliare la recinzione del centro e costruire per loro un piccolo stagno. Quelle anatre sono state i primi residenti dell’oasi naturale custodita da carcerati. Presto si è sparsa la voce e il centro penitenziario ha comiciato ad ospitare gli animali abbandonati, prima della Florida e poi di tutto il Paese. Da dieci anni una delle guardie, l’ex biologa marina Jeanne Selander, si è presa la responsabilità di curare quest’area zoologica e per farlo ha deciso di avvalersi dell’aiuto di un gruppo di carcerati di fiducia, con una certa esperienza con gli animali. A quel tempo erano presenti solo 25 animali, oggi ce ne sono più di 150 e la maggior parte sono esotici. E’ possibile entrare nella prigione per vederli.
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Fotogallery della Redazione
IL PRIMO SALTO DEL CANGURO JOEY
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omenti emozionanti al Paignton Zoo Environmental Park nel Devon, in Inghilterra. Dopo i primi timidi tentativi, il cucciolo Joey prende coraggio e si avventura alla scoperta del territorio saltando fuori dal marsupio della madre.
CANGURO IN LUTTO: LA FOTO DIVENTATA VIRALE Ha fatto in tempo a fare il giro del mondo prima che gli esperti ne dessero la corretta interpretazione: la foto di un maschio di canguro che tiene tra le braccia il corpo, ormai senza vita, di una femmina. Un giovane esemplare assiste alla scena inerme. Lo scatto è stato fatto nel Queensland dal fotografo amatoriale Evan Switzer, 49 anni, che l'ha condiviso su Facebook l'11 gennaio. In poche ore è diventato virale: i quotidiani australiani e i siti di mezzo pianeta hanno ripreso la storia, mostrando le immagini della famiglia di canguri in lutto. Ma la lettura degli etologi è un po' diversa. Senza nulla togliere alla drammaticità della foto, che rimane molto triste, l'intento del maschio non era cullare la compagna ormai morta. Ma sollevarla per tentare un accoppiamento, e proteggere la sua "conquista" da eventuali maschi nei paraggi. Lo spiega sul suo blog Mark Eldridge, principale responsabile della sessione dedicata ai mammiferi dell'Australian Museum. «Il maschio è chiaramente molto stressato ed agitato, le sue zampe anteriori sono bagnate perché ha provato a leccarsele per abbassare la temperatura» spiega. «È anche eccitato sessualmente: la prova è evidente nella foto, proprio dietro allo scroto (è lì che si trova il pene, nei marsupiali). Questo è un maschio che sta provando a sollevare la femmina per potercisi accoppiare. I canguri grigi orientali si accoppiano tutto l'anno, ma sopratutto all'inizio dell'estate (cioè ora, in Australia)». La prima lettura globale dello scatto evidenzia i rischi di un'interpretazione antropocentrica del comportamento animale. Quanto al giovane canguro, «se è vero che esiste un legame molto intenso con la madre, è difficile attriburgli emozioni. Esiste qualche evidenza in più per animali come primati o elefanti, ma non per i canguri». (Fonte: focus.it)
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Focus Alimentazione di Paola Lusso
ALIMENTAZIONE ANIMALE? FACCIAMO UN PO' DI CHIAREZZA
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bbiamo voluto dedicare il focus di questo numero all'alimentazione dei nostri amici animali, per sgombrare il campo dalle tante (e troppe) leggende metropolitane spesso in contraddizione con loro stesse. Per farlo abbiamo intervistato la Dottoressa Marta Rambelli, medico veterinario, esperta di alimentazione del cane e del gatto, che ha compiuto anche diversi percorsi di studio in Omotossicologia, Fitoterapia, kinesiologia applicata e Floriterapia. L’argomento alimentazione interessa molto i proprietari di cani e gatti che troppo spesso non trovano risposte adeguate ai loro interrogativi. Soprattutto per il gatto, più difficile da gestire e da accontentare, si naviga troppo spesso “a vista”. Ci siamo pertanto limitati a domande riguardanti il gatto, rimandando ad un’altra occasione le domande
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sull’alimentazione del cane. - Dopo la trasmissione di “Report” sui mangimi industriali per i nostri pet, è scoppiata la bufera. Ma i cibi industriali sono davvero tutti da demonizzare, o si può fare dei “distinguo” tra marca e marca e tra secco, umido completo e sfilaccetti per lo più prodotti in Thailandia? Mentre ci sono umidi prodotti in Europa che dichiarano “carne a uso umano” per esempio. Qual è la sua opinione in proposito? La puntata di Report sull’alimentazione industriale ha aperto il vaso di Pandora su un argomento piuttosto complesso che ovviamente, per necessità televisive, è stato trattato solo parzialmente, sollevando però dubbi più che leciti e di grande rilevanza rispetto alla salute dei nostri animali. La prima questione riguarda la composizione soprattutto delle croc-
chette, all’interno delle quali, secondo il servizio mostrato a Report, spesso finisce per rientrarci un po’ di tutto, dai cereali contaminati per l’eccessiva presenza di aflatossine, fino alla segatura o alla “sabbietta per gatti”. In proposito credo sia quasi impossibile, anche da parte di noi veterinari, avere certezze sulla reale composizione e qualità dei prodotti che spesso ci troviamo a consigliare. Porto ad esempio un’indagine fatta recentemente da Altroconsumo sul cibo per gatti, sia umido che secco, dalla quale spesso emergono vincenti le ditte da supermercato rispetto a quelle più blasonate e costose di settore. Come in tutti gli ambiti, anche in quello del petfood credo comunque ci siano persone che lavorano con coscienza e serietà, mi viene in mente in primis il collega dott. Sergio Canello (fondatore di una nota azienda mangimistica) che da anni conduce ricerche importanti sulla qualità degli alimenti, anche in ambito umano. Già in tempi non sospetti, durante una conferenza in cui si trattava della relazione fra l’alimentazione e le malattie degenerative in ambito umano, a domanda sul cibo per ani-
mali il dott. Canello ha risposto che, proprio in virtù di ciò che lo aveva portato a ideare una linea di mangimi per animali, ossia cercare di garantire il loro benessere fornendo una possibilità di cibo sano a proprietari con poco tempo a disposizione, non poteva non affermare che il fresco è sicuramente un alimento migliore per i nostri amici a quattro zampe (ovviamente quando non contaminato da residui chimici o farmacologici). Ed è proprio in tal senso che si pone la seconda questione, che a mio parere “taglia la testa al toro” sull’argomento mangimi: la qualità nutrizionale degli alimenti confezionati non potrà mai essere equiparabile a quella di un pasto fresco adeguatamente bilanciato. - Parliamo dell’alimentazione felina. Sembra che sia più complicata rispetto a quella canina, anche perché il gatto ha gusti notoriamente più difficili. C’è una gran voglia di “ritorno alla natura” sia per noi, sia per i nostri animali. Ma io
mi domando: che cos’ha in comune il nostro gatto di appartamento, sterilizzato, che ha un’attività fisica che spesso non và oltre il percorso poltrona-letto-ciotola con l’ipotetico “gatto in natura”? Nell’intenzione in parte egoistica di tenere a stretto contatto il nostro gatto di casa, lo abbiamo costretto a perdere una parte delle abitudini di vita tipiche di un felino selvatico, impedendogli di sviluppare la curiosità e la possibilità di esplorazione che caratterizzano questa specie, rendendolo così più pigro e a volte persino apatico. Questa situazione viene poi peggiorata dal cibo industriale, spesso ricco in cereali (meno costosi) e formulato con additivi e conservanti di vario genere. Ma la nostra goffa gestione di queste bestiole non ha certo cambiato il fatto che si tratta di carnivori stretti e che come tali devono mangiare. Quasi 10000 anni di addomesticamento non sono bastati a trasformare i nostri animali in onnivori!
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La loro anatomia interna e fisiologia rispecchiano esattamente quella di un carnivoro e la dieta ideale per ogni essere vivente è quella stabilita dalla natura a seconda della specie di appartenenza. Conformazione fisica, apparato digerente, dentatura, corredo enzimatico e immunologico: questo sicuramente ha ancora in comune il nostro gatto di appartamento con quello in natura. - Cibo secco (miti da sfatare o verità) : si dice che il gatto “in natura” mangia dalle 10 alle 20 volte al giorno piccole prede e che quindi il gatto ha bisogno di nutrirsi attraverso numerosi spuntini. La maggior parte delle persone è fuori casa 9, 10 ore al giorno ed ecco quindi che la cosa più semplice è lasciare a disposizione una bella ciotola di croccantini. Và bene questa modalità oppure no? Ci sono alternative? R. E’ vero che le abitudini alimen-
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tari del gatto in natura sono basate sulla possibilità di catturare svariate piccole prede durante la giornata ed è altrettanto vero che nel fornirgli noi il cibo dobbiamo cercare di rispettare e andare nella direzione di queste esigenze. Il problema risiede nel fatto che il ph gastrico dei nostri gatti raggiunge valori davvero molto bassi, finalizzati ad un’ottima digestione della carne cruda ed eliminazione di eventuali patogeni presenti in essa. Quando però lo stomaco rimane vuoto per troppe ore, quella che nasce come arma difensiva può divenire offensiva nei confronti della mucosa gastrica, portando i nostri amici a sviluppare delle forme di gastrite di varia intensità. Nella mia esperienza non sono però necessari 20 spuntini, ma è sufficiente suddividere la giornata in 4-5 pasti, il che implica comunque avere la possibilità di essere a casa durante la pausa pranzo. Capisco che non a tutti sia possibile questo ma, a rischio di risultare
impopolare, mi permetto di dire che, prima di prendere qualunque animale, dovremmo interrogarci bene sulla qualità di vita che possiamo consentirgli, in funzione delle nostre abitudini, ricordando che a volte è la rinuncia il più grande gesto d’amore. - Molti lamentano il fatto che comunque il gatto vuole mangiare solo cibo secco. Che fare in questi casi? La prima cosa è armarsi di tanta pazienza! L’ostinazione manifestata dai nostri gatti non è solo un capriccio, ma nasconde alla base un meccanismo difensivo che in natura tende a far evitare agli animali cibi che non riconoscono e che potrebbero essere per loro potenzialmente tossici. Una volta abituati alle crocchette, quindi, oltre ai possibili appetibilizzanti che catturano i gusti dei nostri amici pelosi, di fronte a un cibo nuovo rimane la diffidenza nei confronti di odori e sapori “estranei”. Uno stratagemma spesso consigliato da noi veterinari è
non avesse quindi la disponibilità a seguire un percorso in modo assiduo, sconsiglio di imbarcarsi nell’impresa di un’alimentazione casalinga. - Lei segue chi si rivolge a lei con diete personalizzate e (in assenza di patologie) anche via mail o per telefono o in sinergia col veterinario curante? Sì, mi trovo spesso a seguire percorsi alimentari e di medicina naturale integrata anche a distanza, che devono però essere supportati dalla presenza e collaborazione del veterinario di fiducia, nel caso di particolari problematiche che richiedano un monitoraggio dell’animale a vari livelli.
banalmente mescolare in proporzioni inizialmente esigue e via via sempre maggiori il cibo nuovo a quello abituale, riconosciuto e “sicuro”. Qualora si tratti di crocchette si può provare a triturarle utilizzandole poi per spolverare più o meno abbondantemente il cibo che si vuole proporre in alternativa. Purtroppo però non sempre il nostro impegno sortisce gli effetti sperati… - Si dice che i croccantini aiutano la pulizia dei denti. Che fare in alternativa per mantenere l’igiene orale? Dare la possibilità ai nostri gatti di masticare pezzi di carne di dimensioni adeguate e mangiare “prede con ossa” da noi realizzate dando dei tranci di carne cruda con una parte di ossa adeguate alle fauci del nostro micio, oppure fornendo qualche pesce con la testa. - Parliamo di proteine. Il gatto è un carnivoro stretto, infatti ultimamente il mercato offre molti prodotti grain free. Ma un’alimentazione ricca di proteine và sempre bene? Oppure per gatti anziani e/o sterilizzati sarebbe meglio una dieta meno proteica, visto anche lo scarso dispendio di energie che ha un gatto d’appartamento? Ad oggi non esistono prove (appare anzi un nonsense) che una dieta ricca di proteine possa arrecare problemi in un gatto sano, che per sua
natura è un carnivoro. La pensa così, affermandolo in un suo libro, anche il dott. Giacomo Biagi, professore associato e titolare, fra gli altri, dell’insegnamento di Alimentazione degli animali da compagnia nell’ambito del corso di Laurea in Medicina Veterinaria dell’Università di Bologna. Mi piacerebbe tra l’altro capire con cosa sarebbe opportuno sostituire le proteine nella dieta di questi animali… forse con carboidrati per la cui digestione non hanno un adeguato assetto enzimatico? E con quali conseguenze sullo stato di salute del nostro gatto? - Un breve cenno ad alcune patologie che colpiscono anche gatti giovani: calcoli di struvite o problemi renali anche in giovane età. In genere si passa a diete medicate. Esistono alternative da proporre al proprio veterinario? La dieta biologicamente corretta è sempre un’alternativa valida, ma il proprietario deve essere consapevole che, in corso di patologie, la complessità del piano alimentare è maggiore e spesso può prevedere integrazioni di vario genere. Inoltre, situazioni come ad esempio la presenza di calcoli (ma non solo), vanno monitorate con frequenti indagini, in questo caso sulle urine, che consentano di fare eventuali aggiustamenti del regime alimentare in tempi utili per prevenire stati di riacutizzazione del problema. Per chi
MARTA RAMBELLI
Mi chiamo Marta Rambelli e mi presento volutamente con un non curriculum basato su due lauree certe in ‘Medicina Veterinaria’ nel 2002 e ‘Produzioni Animali e Controllo della Fauna Selvatica’ nel 2011, conseguite entrambe con lode presso l’Università degli Studi di Bologna. Il mio percorso personale e professionale ha toccato svariati aspetti delle arti mediche cosiddette “non convenzionali” attraverso molteplici corsi, perfezionamenti, scuole, esperienze umane, non enumerabili se non per ridurli ad un mero elenco con l’unico scopo di accreditarmi agli occhi di legge. Esperta in medicina olistica e nutrizione del cane e del gatto in particolare, pratico quotidianamente l’integrazione del mio sentire e delle mie conoscenze secondo un’interpretazione in chiave antroposofica delle leggi di natura.
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Orme nell'arte di Tita Signorelli
LE MILLENARIE PITTURE NELLE C
... il nostro viaggio inizia adesso... tra grotte da esplorare e segni da capire ed ammirare in tutta la loro stupefacente bellezza… “ ... da Altamira in poi tutto è decadenza, nessuno di noi è in grado di dipingere così bene” (Pablo Picasso)
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n effetti, guardando l’arte della Preistoria con i nostri occhi moderni, riusciamo a scorgere tutte le caratteristiche che fanno di quell’arte, un’ arte contemporanea... Gli animali sono perfettamente riconoscibili, trasmettono forza, energia, vitalità, spesso sono sfruttate le sporgenze delle rocce per renderli tridimensionali e sono accompagnati da simboli a cui non sappiamo più dare un significato. L’arte del Paleolitico europeo è l'arte rupestre per eccellenza e appare singolarmente concentrata nell’area Franco-Cantabrica, soprattutto nelle eccezionali caverne di Lascaux (19.000 - 15.000 anni fa) e Altamira (15.000 - 11.000 anni fa).
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Le grotte di Lascaux sono un sistema di caverne e vengono allegoricamente chiamate “la Cappella Sistina della Preistoria”. Situate nella Francia sud-occidentale furono scoperte casualmente da quattro ragazzi il 12 settembre 1940. Sulle pareti, ma in particolare sul soffitto, sono rappresentati centi-
naia di animali, cavalli, stambecchi, bisonti e soprattutto l’auroch, cioè l’uro, un grosso bovino, oggi estinto, il quale costituiva una delle basi alimentari più importanti per le comunità paleolitiche che vivevano in quell’area. La tecnica di esecuzione è quella tipica della pittura parietale preisto-
CAVERNE DI LASCAUX E ALTAMIRA
rica: questa tecnica consisteva nello stendere i colori direttamente sulle pareti delle grotte. Non vi era preparazione ad intonaco della parete per cui è inesatto definire “affreschi” queste pitture,
ed è eccezionale che siano sopravvissute fino ad oggi: questo lo si deve probabilmente al fatto che, per eventi sismici, le grotte sono rimaste occluse per millenni provocando una specie di conservazione “sotto
vuoto” prevenendo il deterioramento delle pitture nel tempo. Oltre al fattore artistico è presente anche il possibile significato simbolico legato a fini magici o propiziatori di questa sequenza di figure di
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animali allineati lungo le pareti della grotta di Lascaux e tuttora questo sito archeologico rappresenta per gli studiosi un grosso enigma. A Cantabria, nella costa sud della Spagna, vi è un’altra importante testimonianza dell’arte rupestre. le grotte di Altamira, dichiarate nel 1985 patrimonio universale dall’UNESCO. La grotta originaria è lunga 270 metri e si trova in un punto strategi-
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co della valle. Circa 13.000 anni fa una frana bloccò l’entrata della caverna, preservandone così il contenuto fino alla scoperta casuale avvenuta nel 1879 in seguito al crollo di un albero. Gli archeologi che vi hanno lavorato affermano che i dipinti non sono stati realizzati in un unico momento storico, ma nel corso del tempo, poiché la grotta venne usata come rifugio dalle popolazioni preistoriche
della zona nel corso di vari secoli. I dipinti più famosi sono la composizione creata sul soffitto della camera principale, che rappresenta un branco di bisonti e altri animali (cavalli, cervi, cinghiali, tori). Gli artisti usarono carboncino e ocra o ematite per dipingere, spesso diluendo i colori per produrre tonalità diverse e creare così effetti di chiaroscuro unici nell’arte rupestre. Alcune opere multicolore di Altamira sono ben conosciute nella cultura popolare spagnola: il simbolo del governo autonomo di Cantabria, al fine di promuovere il turismo, raf-
preistorici, mostrati come se fossero persone moderne, ma vestite con pelli di animali, un po’ come gli Antenati. La rock band Steely Dan ha scritto una canzone “The Caves of Altamira” nel loro album "The Royal Scam". Analizzando l’arte rupestre si nota indubbiamente un’attenzione quasi univoca per il mondo animale e la scarsa volontà di rappresentare qualsiasi altro elemento naturale, e questo è spiegabile soltanto se si considera l’ammirazione per gli animali come una forma di culto o di animismo: “la figura dell’essere uma-
figura uno dei bisonti della caverna, Bisonte è una marca spagnola di sigarette e ha come logo uno dei bisonti della grotta.
Il fumetto spagnolo Altamiro de la Cueva, creato nel 1965, è una serie dovuta alle grotte e racconta le avventure di un gruppo di uomini
no appariva trascurabile a paragone con la bellezza e la forza della figura animale… nessun altro elemento appartenente alla realtà riusciva ad ottenere la stessa attenzione degli animali, Il sole, la luna, le nuvole, o qualsiasi altro elemento non vennero mai illustrati…” (Collins 1980)
Tita Signorelli vive ed opera a Torino - Per info: tel 338.3100187 - signorelli.tita@gmail.com
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La comunicazione con gli animali di Andrea Contri - Animal Talk Italia
MINÙ E LA RICERCA DELL'EQUILIBRIO PERDUTO
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uante volte ci capita di guardare negli occhi i nostri amici animali e provare una forte connessione, fatta di energia e amore, capace di farci provare emozioni che a parole non saremo in grado di esprimere: come gli occhi di un piccolo cucciolo appena entrato nella nostra famiglia o il compagno di tante avventure che ormai è un membro fondamentale della nostra vita. A volte però, soprattutto nei momenti di difficoltà, può capitare di provare un senso d’impotenza per l’impossibilità di comunicare con loro per risolvere insieme piccoli e grandi problemi, fisici o comportamentali. In quei momenti ci sentiamo come se la comprensione reciproca venisse a mancare creando,
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in taluni casi, incomprensioni e tensioni nel rapporto quotidiano con loro. Anche in questi momenti però dobbiamo ricordare che i nostri compagni animali comunicano con noi e sono assolutamente partecipi delle dinamiche che si vengono a instaurare e il più delle volte si rendono disponibili a venirci incontro. IL CASO DI MINÙ Questo è stato il caso di Minù, una bellissima gattina di razza comune europea che da un paio d’anni, dopo un’esperienza di abbandono, è entrata a far parte di una nuova famiglia. Fin da subito grazie al suo carattere solare è riuscita ad integrarsi e farsi voler bene trovando finalmente una nuova
casa e nuovi affetti. Nel corso di questi tre anni Minù sporadicamente urinava sul letto e non nella sua lettiera, ma di solito avveniva in corrispondenza dei cambi di stagione e per periodi molto brevi senza altre variazioni nel suo carattere o nel suo comportamento. Da settembre 2013 questo fenomeno ha iniziato a presentarsi quotidianamente e per un periodo prolungato nel tempo causando un forte disagio in famiglia. Per impedirle di sporcare il letto i suoi sono stati costretti a impedirle l’accesso alla stanza, ma allora Minù ha iniziato a utilizzare per i suoi bisogni il divano di casa, fino al punto di rendere necessario sostituirlo.
www.animaltalkitalia.blogspot.it L’INTERVENTO DEL VETERINARIO Non vedendo miglioramenti di alcun tipo anche dopo aver provato a spostare la lettiera sul balcone, i proprietari hanno deciso di rivolgersi alla loro veterinaria che ha innanzitutto escluso problemi medici che sono talvolta alla base di un’eliminazione urinaria scorretta e che andrebbero sempre indagati prima di affrontare il problema dal punto di vista comportamentale. La veterinaria ha quindi suggerito l’utilizzo di diffusori per ambienti a base di feromoni, sostanze che consentono di controllare gli stati di ansia del gatto, di pulire quotidianamente la lettiera, utilizzare un sapone neutro non profumato per lavare le zone sporcate di urina, su cui eventualmente spruzzare uno spray sempre a base degli stessi feromoni. Non essendoci miglioramenti con questo primo intervento, la veterinaria ha prescritto uno sciroppo per il controllo dello stress, che la gatta assumeva volentieri, ma che purtroppo non ha dato i risultati sperati. I proprietari ormai frustrati da oltre tre mesi di quotidiano disagio hanno pensato di affidare nuovamente Minù al gattile per una nuova adozione. Per quanto dolorosa, la separazione sembrava ormai l’unica soluzione possibile che mai si sarebbe ipotizzata, visto lo straordinario rapporto che si era instaurato.
Il contatto con Animal Talk Italia è nato su consiglio della stessa veterinaria che, a conoscenza dell’imminente e dolorosa decisione, ha suggerito un ultimo tentativo prima della soluzione estrema: «Perché non chiedete direttamente a Minù cosa non va e se c’è qualcosa in particolare di cui ha bisogno?» LA COMUNICAZIONE CON MINÙ Utilizzando una fotografia di Minù è stato possibile comunicare telepaticamente a distanza, per chiarire insieme
a lei l’origine del suo disturbo e comprendere se ci fosse qualcosa in particolare di cui avesse bisogno. Attraverso la comunicazione telepatica con gli animali, basata sul principio della trasmissione di amore incondizionato, è infatti possibile un contatto diretto, e non invasivo, con loro attraverso lo scambio recipoco di informazioni. È importante sottolineare che la comunicazione telepatica non deve essere vista in sostituzione del prezioso lavoro fatto dai veterinari, ma utilizzata come un ulteriore strumento che parallelamente ci aiuta a comprendere meglio le emozioni e gli stati d’animo dei nostri compagni. Ho iniziato il contatto con una domanda esplorativa, per sapere da Minù se c’era qualcosa in particolare che voleva comunicarmi. Le prime informazioni che mi ha trasmesso sono state: “Non mi vogliono bene; mi scacciano. So benissimo cosa sta succedendo. Non possono chiedermi di cambiare, non ho fatto nulla di male. A me piace stare con loro”. Fin da subito Minù oltre a trasmettere un forte attaccamento ai sui cari ha sottolineato come fosse perfettamente cosciente di ciò che le stava accadendo. La soluzione estrema dell’affidamento al gattile le causava un senso di smarrimento e impotenza; come se
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in questa decisione ci fosse un’incomprensione di fondo. Minù ha poi trasmesso numerosi riferimenti circa il suo trascorso, come la permanenza in canile, e alla sua quotidianità, tra cui: il suo alimento preferito, l’immagine di una casa molto colorata, un grosso cambiamento in arrivo (una gravidanza) e numerosi riferimenti a una camera da letto. Su quest’ultimo particolare ha trasmesso l’immagine di lei che si appisolava sul letto, per poi essere allontanata e, soffermandosi sul particolare del coprimaterasso, ha espresso come quel tessuto le piacesse in modo particolare e desiderasse dormirci sopra. Proseguendo nella comunicazione ha riferito un evento che le era accaduto pochi giorni prima: “Si sono arrabbiati molto con me, ma io non lo faccio apposta... mi scappa” aggiungendo che “hanno anche provato a coprire il letto con un tessuto impermeabile”. Ha quindi mostrato se stessa mentre veniva sollevata dalla collottola e veniva chiusa fuori dalla porta e invano cercava di rientrare. Tutti particolari confermati poi dai padroni. Durante la comunicazione è stato quindi chiesto a Minù di impegnarsi nel risolvere questa situazione per la sua famiglia e per poterle stare ancora vicino.
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Web: www.animaltalkitalia.blogspot.it FB: www.facebook.com/animaltalkitalia Canale Youtube: Animal talk Italia E-mail: animaltalkitalia@gmail.com Tel. +39 346 22 08674 (inviate sms con contatto mail) Minù, sottolineando nuovamente come le piacesse e il tessuto del letto, ha richiesto che la cassettina igienica fosse collocata più vicina al luogo dove dormiva e che fosse riempita con un materiale diverso. Comunicando l’importanza di non utilizzare più il letto e il divano per i suoi bisogni, le è stato chiesto di sforzarsi nell’utilizzare la lettiera con la promessa che, in cambio, avrebbe ricevuto anche lei un suo spazio, provvisto del tessuto tanto desiderato, dove po-
tersi addormentare. Minù ha poi chiesto di comunicare alla sua famiglia di avere pazienza, trasmettendo una forte paura di sbagliare e l’importanza di poter contare sul loro supporto, mostrando così una predisposizione al cambiamento. L’ultima frase è stato un messaggio di grande amore verso la sua famiglia e la ferma volontà di rimanerle accanto. I RISULTATI Dopo una settimana dalla condivisio-
ne delle informazioni con la famiglia di Minù ho avuto il piacere di conoscerla personalmente per valutare l’evolversi della situazione. Entrando in casa sono rimasto colpito dalla sua serenità, mentre orgogliosa mi aspettava troneggiando sul suo divano accanto alla sua padrona Eleonora. Una volte apprese le informazioni che Minù ha voluto trasmettere, Eleonora si è subito attivata per venire incontro alle sue esigenze: non solo cambiando il tipo di lettiera e riposizionando la stessa in un luogo meno marginale della casa, ma anche realizzando il lettino tanto desiderato! Da quel momento Minù ha riacquistato molta più serenità e fiducia in se stessa, mostrando molto più affetto e attenzione non solo per i membri della sua famiglia, e in particolare verso il bimbo recentemente arrivato, ma anche nei confronti degli estranei che prima per lo più ignorava. Ma l’aspetto più importante era per lei essere ancora in casa a godersi l’affetto della sua famiglia. Infatti, grazie anche al loro supporto e alla determinazione nel voler attuare le sue richieste, ha smesso di urinare sul letto e sul divano utilizzando esclusivamente la lettiera e stravolgendo, favorevolmente, le sue precedenti abitudini. Attraverso la comunicazione telepatica con gli animali è quindi possibile poter contribuire a facilitare la relazione tra noi e loro, condividendo stati d’animo e necessità, con la consapevolezza che i nostri animali non sono solo dei semplici compagni di viaggio ma veri e propri membri della famiglia. Non dobbiamo quindi dimenticarci di comunicare sempre con loro perché attraverso questo scambio reciproco di informazioni è possibile risolvere difficoltà che apparentemente sembrano insormontabili. Questa è stata l’esperienza di Minù ed Animal Talk Italia. Non possiamo mai imporre dei cambiamenti ma porci nella condizione di ascolto e comprensione; aprirci all’altro e insieme ricercare una soluzione. La comunicazione con gli animali deve essere vista come uno strumento in più che non può prescindere dal
ANDREA CONTRI (FONDATORE ANIMAL TALK ITALIA) La natura e il regno animale sono da sempre stati la passione di Andrea Contri. Fin da piccolo ha ricercato un contatto diretto con gli animali grazie alla passione trasmessa anche dagli zii agricoltori dove mucche, asini e galline sono stati i compagni di piacevoli fine settimana. La comunicazione con gli animali si concretizza nel 2008 in Sud Africa, durante un periodo di volontariato con i leoni bianchi dove riceve i primi rudimenti dallo sciamano Linda Turker. Andrea inizia così a coltivare questa passione seguendo un corso sulla comunicazione con gli animali nel 2010 in Inghilterra dove conosce Wynter Worsthorne docente ed autrice di pubblicazioni sulla comunicazione con gli animali di Cape Town, Sud Africa. Fin da subito Andrea ottiene importanti riscontri e conferme delle sue potenzialità attraverso casi pratici nei quali si dimostra in grado di descrivere accuratamente le sensazioni fisiche degli animali analizzati. Gli studi proseguono negli anni successivi in Sud Africa dove Andrea torna regolarmente con l’opportunità di studiare sul campo con diversi animali: balene, leoni, babbuini, pinguini, cavalli allo stato brado e leoni bianchi. Tornato in Italia, Andrea aiuta le persone e i loro amici animali a comprendersi vicendevolmente ad un livello di conoscenza profondo che si instaura grazie alla comunicazione intuitiva con gli animali. Collabora con strutture private fornendo il suo supporto e la sua consulenza per animali sia domestici che selvatici. Ha collaborato con il Jane Goodall Institute South Africa, Global White Lion Protection Trust. Collabora con la rivista "Amici di Paco" e "Cerco Cuccia Disperatamente" dove pubblica articoli sulla comunicazione con gli animali. E' stato ospite presso Radio Laghi, Radio Noi Musica, e del programma "Chiedimi se sono Felice" su Radio24. Corsi effettuati: a) Introduction to Animal Communication, Worthing, UK (2010). Docente: Wynter Worsthorne. b) Lion Talk, Drakenstein Lion Park, Paarl, Western Cape, SA (2011). Docente: Wynter Worsthorne. c) Penguins Talk, Simon’s Town, SA (2011). Docente: Wynter Worsthorne. d) Whales Talk, Hermanus, SA (2011). Docente: Wynter Worsthorne. e) Animal Communication Intensive course, Sacred Star Lion Journey, Tsau! Conservacy, Mpumalanga, SA (2011). Docente: Wynter Worsthorne. f) Advance Animal Comunication Workshop, Costantia (Cape Town), SA (2013). Docente: Wynter Worsthorne e Anna Breytenbach. g) Corso - Impara a parlare con gli animali - Milano, IT (2014). Docente: Amelia Kinkade. h) The Language of Miracles Animal Communication Program Level I, Isola di Man, (2014). Docente Amelia Kinkade. i) The Language of Miracles Animal Communication Program Level II, Isola di Man, (2014). Docente Amelia Kinkade. Certificati: a) Certificato corso base sulla comunicazione con gli animali (2011) rilasciato da Wynter Worsthorne, b) Certificato di abilitazione (2013) rilasciato da Wynter Worsthorne,, c) Certificato corso “The Language of Miracles Animal Communication Program Level I” (2014) rilasciato da Amelia Kinkade, d) Certificato corso “The Language of Miracles Animal Communication Program Level II” (2014) rilasciato da Amelia Kinkade,
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lavoro quotidiano della famiglia che si prende cura dei nostri compagni animali. Minù ci ha insegnato come il prezioso lavoro del veterinario, l’apertura di
Eleonora e una maggiore comprensione derivata dalla comunicazione abbia portato a ristabilire un equilibrio che sembrava essere perduto. Perché se caparbiamente continuia-
- CORSI - Corso base “Introduzione alla comunicazione con gli animali” 21 - 22 Maggio 2016 (Desenzano) - Corso avanzato “Comunicare con gli animali” 30 Aprile - 1 Maggio 2016 (Modena) - Corso “Introduction to animal Communication” 23 Aprile, Springfield (Illinois), USA - Corso base “Introduzione alla comunicazione con gli animali” 1 - 2 Ottobre 2016 (Verdello, BG) - Corso base “Introduzione alla comunicazione con gli animali” 29 - 30 Ottobre 2016 (Catania)
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mo a credere nei nostri sogni prima o poi questi si avverano e scopriamo che comunicare con gli animali è un’altra abilità che è parte integrante di noi. Grazie, Minù.
- SEMINARI - “La Comunicazione con gli animali” giovedì 3 marzo 2016 ore 21:00 presso centro Armonia Yoga (Modena) - “La Comunicazione con gli animali” giovedì 31 marzo ore 21:00 presso Borgo Shanti (Modena) - “Talk to animals” 22 Aprile, Springfield (Illinois), USA “Comunicare con gli animali” giovedì 19 maggio ore 21:00 (Modena) in collaborazione con Associazione Conacreis.
Eventi ad ingresso libero. E’ gradita la prenotazione.
Il centro di recupero delle tartarughe marine ti aspetta. DOVE SIAMO L’accesso al pubblico è: Lato mare: dal cancello a lato della ciclabile fra i bagni 42 e 44 Lato monte: via Torino 7/a, zona Terme di Riccione
RETE REGIONALE EMILIA ROMAGNA PER LA CONSERVAZIONE E LA TUTELA DELLE TARTARUGHE MARINE
Puoi raggiungere il Centro Adria Ospedale delle Tartarughe. Da Riccione e Rimini: Autobus 11 (capolinea Riccione Terme) e 125, fermata Terme Da Cattolica e Misano: Autobus 125, fermata Terme
PROPOSTA 3/ soluzione 2 colori
Fondazione Cetacea Viale Torino 7/A, 47838 Riccione Tel. 0541-691557 fax. 0541-475830 e-mail informazione@fondazionecetacea.org www.fondazionecetacea.org
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Iniziative
di Andrea Pertegato
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"ALIMENTA L'AMORE" E GLI SCATTI DEL CUORE
nche nel 2016 è ripartita alla grande la campagna "Alimenta l’Amore", consolidando la fiducia nel nostro progetto. L’ultima consegna, presso il punto di distribuzione di Milano, è stata anche un’occasione per ritrovarsi, pensare a progetti future, e raccontarsi le ultime novità in un clima sereno e collaborativo. Alcuni dei presenti si sono dati appuntamento il fine settimana di San Valentino al Castello Sforzesco dove Coop Lombardia, in collaborazione con la Lega Nazionale del Cane e Radio Bau di Radio Montecarlo, ha celebrato la giornata degli innamorati in modo davvero originale: ha offerto ai cittadini la possibilità di farsi ritrarre in compagnia del proprio cane, per testimoniare la relazione profonda che lega le persone al proprio pet. L’iniziativa, patrocinata dal Comune di Milano, è stata ospitata sotto il Portico dell’Elefante, nella suggestiva cornice del Castello Sforzesco. Le persone si sono divertite a posare per un ritratto d’autore della fotografa Silvia Amodio, su un vero e proprio set allestito per l’occasione. “L’invito era rivolto a tutti, purché nella fotografia fosse presente anche un cane - ci spiega Alfredo de Bellis, direttore delle politiche sociali -. Infatti si sono presentati, oltre ad alcuni giovani innamorati, molti single di ogni età e tante famiglie a dimostrazione che il nostro invito è stato accolto con lo spirito giusto. Se da una parte abbiamo voluto regalare una giornata spensierata dall’altra, anche grazie a questa partecipazione, ci siamo resi conto, ancora una volta, di quanto la presenza degli animali nelle nostre case sia importante. Per molte persone anziane e sole che vivono in una città grande e frenetica come Milano, un cane o un gatto rappresentano l’unico punto di riferimento affettivo. Per questa ra-
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gione siamo contenti che il progetto Alimenta l’Amore stia crescendo così tanto. Grazie ai consumatori che donano le scatolette nei nostri punti vendita, riusciamo ad aiutare coloro che magari in un momento di difficoltà economica non riescono a provvedere al proprio pet ma non vogliono separarsi da lui. Nei due giorni di set, il Portico dell’Elefante è stato animato dalla
presenza di centinaia di cani testimoniando il successo dell’iniziativa e lo spirito con cui è stata accolta. Il cane è stato il pretesto per osservare non solo il profondo legame tra l’uomo e gli animali, ma anche le dinamiche tra le persone e il senso della famiglia. Uomini e donne di tutte le età hanno dichiarato con la loro presenza la propria idea di amore, quella che
unisce le madri ai figli, i fratelli, persone non più giovanissime, coppie composte da persone dello stesso sesso. Oltre, naturalmente, ai giovani innamorati, dove la presenza del cane sembrava rappresentare le basi per qualcosa di più concreto in futuro. L’iniziativa è stata circoscritta ai cani e siamo consapevoli di aver deluso molti “gattolici” milanesi che avrebbero voluto portare il proprio felino sul set, ma lo spazio aperto non avrebbe garantito la sicurezza necessaria per
lavorare con animali che solitamente preferiscono starsene tranquilli a casa. Anche se in questa occasione abbiamo ritratto solo i cani, il nostro invito è quello di rispettare e amare qualsiasi specie vivente e di accogliere nelle proprie case un animale con gli stessi obblighi morali che sono dovuti ad un essere umano. Un grazie di cuore va al Castello Sforzesco che ha ospitato la manifestazione in una cornice decisamente romantica".
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Design a 4 zampe a cura di Brandodesign
IMPRONTE DI STILE PER UN BENESSERE "MADE IN ITALY"
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spirandosi alla passione per gli animali, per l’ambiente nel quale viviamo, per la natura che ci circonda, Brandodesign pensa al benessere dei nostri animali da affezione. Progetta e realizza cucce, lettini e cuscini senza perdere di vista le qualità distintive dei nostri più fedeli compagni di vita.
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Il progetto nasce da alcuni architetti designers amanti degli animali, i quali, non trovando sul mercato un prodotto di loro gradimento per i propri amici a quattro zampe, decisero di disegnare e realizzare in prima persona degli oggetti in grado di coniugare benessere animale e design.
In altre parole, il loro intento consiste nel creare dei pezzi capaci di rispondere in primo luogo alle esigenze specifiche di cani e gatti e che sappiano, allo stesso tempo, inserirsi elegantemente nell’ambiente in cui viviamo. La ricerca e lo studio di come l’animale si rapporta nei nostri am-
www.brandodesign.it bienti, il rapporto che lo stesso instaura con il proprio padrone, ma anche il rapporto che l’animale ha con il proprio padrone all’interno dello spazio domestico, sono alla base della realizzazione dei prodotti Brando. Essi partono da un’idea, la quale prende forma attraverso la realizzazione di un prototipo atto a valutare il grado di soddisfazione e interazione dell’animale. Solo dopo aver trovato il giusto equilibrio, viene realizzato il prodotto finito. Quest’ultimo deve rispondere alle specifiche necessità dei cani e dei gatti e deve favorire una continua e costante comunicazione tra uomo e animale. Ogni prodotto deve poi garantire uno standard igienico, al fine di assicurare all’animale un ambiente salubre. Per quanto ogni pezzo della collezione Brando presenti delle carat-
teristiche distintive, differenziandosi gli uni dagli altri, possiedono un denominatore comune che li unisce: regalare al nostro cane e al nostro gatto un luogo su misura che li faccia sentire sicuri e protetti. Ma il benessere dei nostri amici a quattro zampe non basta, serve
di più. È per questo che i prodotti Brando rispondono anche a requisiti estetici del vivere quotidiano. Cercano la concretizzazione dei legami che possono instaurarsi tra uomo e animale all’interno dell’ambiente che entrambi condividono; e ciò riporta al design, se per design
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intendiamo ricerca delle forme, dei materiali, delle innovazioni tecniche, delle modalità di produzione, ma soprattutto delle emozioni che l’oggetto suscita. L’attenzione per il dettaglio e l’essenzialità delle linee compositive contraddistinguono i prodotti a marchio Brando. La raffinatezza dei disegni e la qualità dei materiali selezionati mostrano pezzi senza tempo in grado di integrarsi a diversi stili di arredamento e capaci di offrire soluzioni personalizzabili, innovative e raffinate, affinché il made in Italy possa essere riconosciuto senza esitazione.
BRANDODESIGN S.r.l. v. dei Venier, 1/D - 33085 Maniago (PN) +39 0427 737885 - info@brandodesign.it www.brandodesign.it FACEBOOK: brandodesignitalia TWITTER: @brandodesignsrl GOOGLE+: brandodesign S.r.l. PINTEREST: brandodesign
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Animali & Istituzioni
in collaborazione con l'Ufficio Stampa Comando Generale Carabinieri
ADDESTRAMENTO E DEDIZIONE PER 50 ANNI DI ATTIVITÀ
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Il Servizio Cinofili dell’Arma dei Carabinieri è stato istituito il 9 giugno 1956, con sede a Firenze, al fine di assicurare l’impiego di carabinieri conduttori e cani in attività di polizia giudiziaria, di ricerca, di soccorso in aree sensibili e in tutte le operazioni in cui tale intervento fosse stato ritenuto di valido supporto. Un altissimo livello di addestramento caratterizza l’impiego dei Carabinieri conduttori e dei cani, che in circa 50 anni di attività ha registrato innumerevoli, preziosi risultati nel campo della polizia giudiziaria, accanto ai molti episodi di soccorso e di assistenza che hanno trovato risalto nella stampa nazionale. Localizzare e seguire le tracce dei malviventi anche sul fiuto di oggetti o capi di vestiario, ispezionare boschi, località impervie e casolari isolati nel corso di battute e rastrellamenti, inseguire e bloccare soggetti in fuga, coo-
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perare alla sicurezza dei reparti dell’Arma impegnati in particolari condizioni ambientali, nonché ai posti di blocco stradali, alla vigilanza degli Istituti di pena, a particolari servizi di scorta valori, ecco in sintesi i compiti affidati alle
unità del Centro Carabinieri Cinofili. Ma se questa è la casistica del loro impiego normale, ben diversa, perché determinata da impreviste e pressanti circostanze, è quella del loro intervento straordinario, diretto in genere a salvare vite umane, come nel caso di calamità naturali. Se particolarmente accurati sono la scelta e l’addestramento dei carabinieri conduttori, non meno scrupolosi e selettivi sono i criteri di “arruolamento” dei cani di polizia (rimonta), l’addestramento dei quali viene impartito e mantenuto senza soluzione di continuità, sino a quando la menomazione della loro assoluta idoneità non ne determini il trasferimento al ruolo “di guardia”, la cessazione dal servizio. Unità a parte formano i Nuclei Carabinieri conduttori di cani antidroga e quelli del soccorso alpino. Le condizioni ottimali di salute dei cani, oggetto di costante accertamento
sanitario, sono curate attraverso la più razionale alternanza del lavoro e del riposo, la minuziosa igiene del corpo e del ricovero, soprattutto attraverso la loro alimentazione, rigorosamente dosata, secondo che si tratti di cane di polizia o da guardia, nei generi che ne formano parte. Il Servizio Cinofili dell’Arma conta le seguenti Unità: - un “Centro cinofili”, con sede in Firenze, che ha compiti addestrativi ed è posto alle dipendenze del Vice Comandante della Legione Carabinieri “Toscana”; - 21 nuclei cinofili distribuiti sul territorio nazionale e dipendenti dai reparti territoriali ove sono ubicati; - una squadra cinofili per il Nucleo Carabinieri di Castelporziano posto alle dipendenze del Reparto Carabinieri Presidenza della Repubblica; - unità presso la stazione Carabinieri Aeroporto MI-Linate e la Compagnia CC Aeroporti RM-Fiumicino, nonché unità presso taluni reparti del Comando Aeronautica Militare e del Comando Marina Militare. Le unità cinofile, secondo le carat-
teristiche dei cani, sono impiegate in operazioni di polizia giudiziaria, al fine di: - localizzare e seguire tracce di malviventi; - segnalare la presenza di persone
nascoste o di indiziati di reato; - rintracciare oggetti e/o indumenti occultati; - fornire indicazioni, sulla base di oggetti e/o indumenti rinvenuti sul luogo ove sia stato commesso un reato, circa l’eventuale partecipazione al fatto di persone sospette; - localizzare esplosivi e armi occultati; nei servizi preventivi, per: - segnalare la presenza di persone nascoste; - inseguire e bloccare soggetti in fuga; - ispezionare boschi, zone impervie, casolari isolati, anfratti, grotte, etc., nel corso di battute e rastrellamenti attuati per la cattura di latitanti; - garantire la sicurezza di unità che agiscono in particolari condizioni ambientali; azioni di supporto; in operazioni di soccorso, per: ricercare persone travolte da valanghe o da slavine; tale compito é affidato, in particolare, alle unità cinofile che operano a supporto del Centro Carabinieri Addestramento Alpino e presso alcune stazioni ove sono dislocate dette unità; ricercare persone sepolte da macerie, in caso di pubbliche calamità (terremoti, esplosioni, etc..).
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Attualità
della redazione
RIVOLUZIONE NEI CIELI, CANI IN CABINA CON I PADRONI
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a compagnia Delta ha preso una decisione destinata a cambiare per sempre il modo in cui viaggiamo in aereo: i cani non viaggeranno più in stiva, ma potranno restare in cabina a fianco del padrone. La nuova norma arriva dopo ripetuti incidenti che hanno portato alla morte di diversi animali. Nessun problema quindi per i quattro zampe di piccola taglia che potranno soggiornare in cabina insieme al passeggero che li trasporta (in modalità "carry on pet"). Gli esemplari più grandi invece, viaggeranno su altro aereo di Delta Cargo (il servizio "Ship your pet with Delta Cargo"), un velivolo che prevede particolari standard e misure per il trasporto degli animali. "Molti di noi in Delta sono amanti degli animali, sappiamo che sono importanti membri delle famiglie - ha dichiarato Bill Lentsch, senior vice president - airport customer service and cargo operations della compagnia - Questo cambiamento assicurerà un servizio di alta qualità e
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affidabile per gli animali domestici quando i loro proprietari sceglieranno di spedirli con Delta Cargo". Ma come si comportano in materia di cani a bordo le altre compagnie aeree internazionali e nazionali? Di fatto non esiste una regolamentazione unica per l’accesso a bordo di cani e gatti a seguito di un passeggero e ogni singolo vettore ha un proprio protocollo. In particolare, variano le caratteristiche e le dimensioni del trasportino e pure il numero di massimo di pet ammessi sul volo. Cani e gatti di taglia media o grande sono
sempre alloggiati nella stiva pressurizzata in gabbie speciali, all'interno del trasportino che per legge deve permettere all'animale un minimo movimento e di ricevere aria a sufficienza. In questa modalità l'animale deve essere affidato al personale senza guinzaglio o museruola. Nel nostro Paese Alitalia fa viaggiare in cabina gli animali fino a un massimo di 10 chili, gabbia inclusa. Quelli con un peso superiore sono invece alloggiati nella stiva. Ogni aereo però, è attrezzato per accogliere un massimo di due animali alla volta.
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Le case della natura
di Enzo Moretto - Resp. Scientifico Butterfly Arc
QUANTA MERAVIGLIA IN UN BATTITO DI ALI...
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a Casa delle Farfalle di Montegrotto Terme, inaugurata nel 1988, è stata in assoluto la prima struttura museale del genere in Italia e una delle prime realizzazioni nel mondo. Oggi, questa iniziativa fa parte del circuito del MicroMegaMondo di Butterfly Arc, che include anche l’Esploratorium ESAPOLIS a Padova, uno dei più grandi musei viventi degli insetti ed altri invertebrati a livello planetario. Fin dagli inizi visitare la Casa delle farfalle ha significato vivere un momento emozionante a contatto con la natura tropicale e stupende farfalle. L’attività delle Case delle Farfalle realizza il desiderio di quanti sognano di vivere l’emozione e l’avventura di un incontro dal vivo con degli esseri tra i più belli ed effimeri del nostro pianeta, lasciando in cambio un messaggio importante per conoscere meglio la natura e favorire una cultura e una economia sostenibile.
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L’emozione del fascino della natura “a portata di mano” rimane ancora oggi la prerogativa principale della visita alla Casa delle Farfalle: un percorso tra miriadi di farfalle grandi e colorate, provenienti dalle aree Tropicali di massima biodiversità dell’Australia, dell’Asia, dell’Africa e dell’America, libere di volare e di compiere indisturbate il loro straordinario ciclo vitale. Non c’è modo di descrivere adeguatamente le sensazioni che si provano nel vedere in volo queste bellissime farfalle e provare a vivere da vicino il battito leggero delle loro ali, ammirarne i meravigliosi disegni, le forme e i colori, il momento in cui si appoggiano sui fiori e a volte anche sui visitatori, o mentre si corteggiano con danze e piroette, emblemi della leggiadria e dell’eleganza.
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La Casa delle Farfalle non è semplicemente una coinvolgente esperienza sensoriale, è anche un luogo di incontro tra educazione, scienza e divertimento. Qui si possono conoscere, passo dopo passo, la storia naturale, la biologia, i dettagli della metamorfosi delle farfalle, e capire l’importanza della loro capacità di rappresentare interi ecosistemi, così come approfondirne la valenza nel mito come simbolo di amore e immortalità. Inoltre ogni mattina è possibile assistere al miracolo della schiusa dalla crisalide, ammirando così il “compimento della metamorfosi delle farfalle”. Nella Casa delle Farfalle, accanto alle farfalle e alle loro piante, molte delle quali rare, particolari e dai fiori esotici, ci sono numerosi altri rappresentanti della natura straordinaria del nostro pianeta. Tra questi: camaleonti, draghi barbuti dell’Australia, coloratissime rane freccia avvelenata Amazzoniche, insetti stecco e foglia secca, pesci tra i più strani e significativi delle tappe del percorso della vita dal mare alla terra ferma. Il percorso con le farfalle dal vivo comprende tre giardini: l’Eden, l’Amazzonico e l’Indo-Australiano. Sono presenti spazi laboratoriali e mostre sul
mondo delle farfalle, il simbolismo e i colori in natura. Questi, insieme alle mostre e gli spazi interattivi, come i laboratori, la mostra “Aquatica” e la voliera delle falene giganti, il giardino per le farfalle italiane si sviluppano su un’area coperta di oltre 1200 metri quadrati attorniata da oltre 6000 metri quadri di aree verdi con laghetti, alberi e piante spontanee.
Proprio in questa area verde, a tratti simile a una piccola foresta nel cuore della città di Montegrotto Terme, si snoda il Bosco delle Fate, un percorso semplice e mistico che narra ed evoca, con semplici presenze, come sagome e ricostruzioni, elementi legati a racconti magici popolari. Il Bosco delle Fate di Montegrotto Terme, propone, del mondo delle tradizioni magiche, tutto ciò che richia-
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occasioni, come particolari visite guidate ed eventi, diventa il luogo dove prendono vita fate, streghe e gnomi ed è possibile interagire con creature magiche “in carne ed ossa”, lasciandosi trasportare nel Regno Incantato con bolle giganti, face painting, giochi e magici incantesimi. Il Bosco delle Fate non è solo fantasia e magia, è nato anzi con l’intento di fornire una innovativa esperienza di educazione ambientale che utilizza come strumenti il linguaggio delle leggende e dei miti: comprensibile, simbolico ed universale. L’intento è quello di fornire una linea di fuga dal modo di vedere le cose di tutti giorni, di stimolare la fantasia e quella capacità, insita in tutti noi, di cogliere, come nei racconti delle fate, l’attimo di transizione, quello che ci fa vedere quello che prima non riuscivamo a vedere.
ma o racconta il difficile rapporto tra uomo e natura, e offre una ricostruzione filologica di personaggi delle antiche storie del Veneto e dell’Europa. In esso sono riproposti il Nemeton Druidico, la Collina delle Fate e il Magico Labirinto di Pietre, la bocca della verità, e si può incontrare il mitico “Re dei Troll” che racconta bellissime fiabe della tradizione europea. Inoltre, nei giorni festivi e in molte altre
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Questo, nel Bosco delle Fate, significa vedere il Mondo di Mezzo, quello da cui scaturisce ogni ispirazione. Tra le ultime novitĂ del Bosco delle Fate, troviamo il nuovo Carrozzone Gitano con il libro magico e la veggente, in un atmosfera assolutamente unica di fascino e mistero. Casa delle Farfalle e Bosco delle Fate sono luoghi da vivere insieme, con gli amici, la famiglia, con la scuola o in gruppo. Da 28 anni Butterfly Arc si occupa attivamente di progetti educativi, ha progettato molte altre strutture museali e parchi per le farfalle, si impegna in progetti per la conservazione della natura e in ricerche in collaborazione con diverse universitĂ italiane e straniere.
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CASA DELLE FARFALLE E BOSCO DELLE FATE via Degli Scavi, 21 bis - Montegrotto Terme (Pd) Tel/Fax +39.049.8910189 info@butterflyarc.it www.micromegamondo.com
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Il network di chi ama gli animali, vive con gli animali, vive per gli animali. RESTA IN CONTATTO CON NOI Petherapylab petherapylab@gmail.com 53
Animali e diritti
di Edgar Meyer - Presidente Gaia Animali & Ambiente Onlus
UFFICI DIRITTI ANIMALI RIVOLUZIONE NEI COMUNI ITALIANI e medie cittadine, soprattutto del Nord-Italia.
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egli ultimi anni, in Italia, si è assistito alla nascita di una serie di uffici che, all’interno delle amministrazioni di alcuni Comuni, si occupano esclusivamente di animali. Si chiamano in vari modi: Ufficio Diritti Animali, Ufficio Tutela Animali, Ufficio Benessere animale o altro. Sono uno sportello per i proprietari di pets, per le associazioni di volontariato, ma anche talvolta una
sorta di “task force” per gli animali. Il primo è sorto a Roma nel 1994, con sindaco Rutelli. Non è stato solo primo in Italia, ma addirittura in Europa. A ruota sono seguiti quelli di Genova, Venezia, Milano, Torino. Altri Comuni, piccoli e grandi, più recentemente hanno realizzato strutture analoghe. Così, uffici con compiti simili sono nati e nascono anche nelle piccole
DI COSA SI OCCUPANO? Le competenze dell’Ufficio Diritti Animali (Uda) sono varie. I cittadini si rivolgono agli Uda per ricevere informazioni sulle leggi esistenti in materia di tutela degli animali; inviano richieste d’aiuto e/o segnalazioni di casi di maltrattamento, smarrimento e abbandono. Gli Uda svolgono attività di sensibilizzazione contro l’abbandono degli animali e attività di prevenzione del randagismo - anche tramite la sensibilizzazione dei più piccoli, organizzando incontri nelle scuole. E ancora: l’Uda verifica le condizioni dei randagi ospitati presso il canile-rifugio convenzionato, e promuove le adozioni e gli affidi. Sul fronte dei gatti, invece, censisce le colonie feline presenti sul territorio comunale e rappresenta uno sportello a disposizione di “gattare” e “gattari”. Non si occupa solo di cani e gatti, ma anche di tutti gli altri animali che hanno fatto della città il loro habitat naturale: dagli uccelli ai pesci, senza dimenticare conigli, criceti e cavie (sempre più diffusi nelle abitazioni). Insomma, al di là delle competenze specifiche, un buon Ufficio Diritti Animali può essere un punto di riferimento e di sostegno per tutta la cittadinanza per di sviluppare un corretto rapporto tra uomini ed animali in città.
Web: www.gaiaitalia.it - FB www.facebook.com/GaiaOnlus Aiutaci ad aiutarli: - dona il tuo 5 x 1000 a Gaia – Cod. Fisc. Gaia: 97160720153 - iscriviti. La quota associativa annuale è di 15 € - sostieni le attività con una donazione libera (anche piccola) C/C postale: IBAN IT82 E07601 01600 000046940599 C/C bancario: IBAN IT21N0335901600100000119549 presso Banca Prossima – Milano intestato a GAIA Animali&Ambiente Onlus
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EDGAR MEYER Giornalista, presidente di Gaia animali & ambiente Onlus, portavoce di Diamoci la Zampa Onlus, ha lavorato per 5 anni nello staff dell'Assessorato al Territorio, Parchi, Agenda 21, Mobilità ciclistica e Diritti Animali della Provincia di Milano come responsabile dell'Ufficio Diritti Animali (2004-2009), nello staff dell'Assessorato ai Parchi storici, Decrescita e Benessere animale del Comune di Genova con la responsabilità della delega al benessere animale (2010-2012).
Questi uffici sono di due tipi: “interni”, cioè gestiti direttamente dal Comune con uno o più dipendenti propri, oppure “esterni, gestiti da un’associazione per conto del Comune. Se molte città hanno il loro Uda, tantissimi Comuni ancora non l’hanno previsto. Perché non sollecitarli a farlo? COME PROPORRE L’APERTURA DI UN UDA NEL PROPRIO COMUNE? La proposta può essere fatta inizialmente anche da un singolo privato cittadino. Tuttavia generalmente in via ufficiale gli enti pubblici preferiscono avere a che fare con un’associazione del territorio. Le mosse sono le seguenti:
- 1. contattare il sindaco o un assessore o un consigliere di maggioranza, meglio se lo si conosce personalmente - 2. sottoporgli la proposta. Gaia Animali & Ambiente fornisce volentieri a chiunque ne fa richiesta a segreteria.gaia@ fastwebnet.it qualche materiale per chiedere l’apertura di un Uda: bozza di delibera di istituzione, scheda generale e bozza di convenzione. Il risultato cui tutti gli Uffici dovrebbero tendere è riassunto perfettamente nelle parole di Gandhi: “La civiltà di un popolo si misura anche dal modo in cui tratta i suoi animali”.
Direttore della rivista Ecoideare, periodico sulla sostenibilità ambientale, è autore di diverse pubblicazioni, tra cui "Quattrozampe in tribunale. Storie di animali (e uomini) alle prese con la legge" (Stampa Alternativa, 2010), "Il Parco delle meraviglie. Eccellenze di sviluppo sostenibile del Parco Agricolo Sud Milano" (Stampa Alternativa, 2007), "Qua la zampa" (Stampa Alternativa, 2005), "Fido non si Fida. Come difendersi da scatoletta pazza" (Stampa Alternativa, 2001), "Storia ambientale, una nuova frontiera storiografica" (Teti editore, 1999), "I Pionieri dell'ambiente. L'avventura del movimento ecologista italiano" (Carabà, 1995). Consulente per enti pubblici e privati, ha organizzato decine di iniziative, incontri, convegni, dibattiti, presentazioni di libri sui temi di un corretto rapporto uomoambiente-altri animali. Laureato in Lettere moderne presso l'Università degli Studi di Milano, coordina la collana editoriale "Ecoalfabeto - I libri di Gaia" per la casa editrice Stampa Alternativa Nuovi Equilibri.
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Mondo Veg
www.radioveg.it
a cura di Twentyone Group
DARE VOCE A CHI NON CE L’HA RADIOVEG.IT: DALLA PARTE DEGLI ANIMALI
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l primo giorno di primavera del 2015 è nata Radioveg.it, la prima e unica webradio italiana che difende i diritti degli animali e sostiene la scelta Veg. Abbiamo dunque poco più di un anno, ma in questo piccolo lasso di tempo, sulla nostra radio centinaia di voci hanno raccontato – e continuano a farlo - la propria esperienza: animalisti, chef vegani, associazioni, personaggi, giornalisti, ristoratori, gruppi, ma anche tanti, tantissimi semplici cittadini. Tutti uniti da un grande amore nei confronti degli animali e dalla speranza di rendere questo mondo un posto più accogliente anche per loro. MUSICA, MA NON SOLO RadioVeg.it è on air 24 or su 24 (per ascoltarla www.radioveg.it/player) e
naturalmente propone molta musica: abbiamo scelto una colonna sonora ricca di hit e di successi da cantare, un mix che possa rappresentare al meglio il mondo veg che, è dimostrato, ha molta più energia del normale. Tra una canzone e l’altra ci sono i nostri messaggi: invitiamo a consumare più frutta, sorridiamo sui luoghi comuni che girano sul
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mondo veg, riettiamo sul destino che spetta a milioni di animali, invitiamo a riscoprire empatia e umanità. Ogni ora, poi, diamo spazio a interviste, ritratti, incontri con personaggi ma anche con persone comuni: l’importante è sollevare la voce, dare valore alla scelta veg, far capire che gli animali non sono cibo, ma esseri senzienti con diritti e dignità. LE NOSTRE FIRME Radioveg.it è un laboratorio aperto e in continua evoluzione. Sulla nostra frequenza trovano spazio molte voci, esperienze e percorsi di vita che vogliono aiutare chi ascolta a capire meglio. Tra le tante nostre firme vogliamo ricordare: - Marco Urbisci, autore del volume
“DEA – Dieta Energia Alta” – riflessioni e consigli per una scelta alimentare crudista e fruttariana - Stefania De Peppe, appassionata di moda etica è anche la curatrice del
blog ethical-code.com - Lorenzo Ferrante, chinesiologo e membro del Comitato Scientico di Associazione Vegani Italiani Onlus, autore del volume “Sano e vegano” – alimentazione e postura, cibo e movimento alla ricerca del benessere - Annamaria Manzoni, psicologa e psicoterapeuta, ipnositerapista e grafoanalista, autrice del libro “Sulla cattiva strada” – la relazione tra esseri umani e animali, alla ricerca di un cambiamento radicale, senza più violenza - Paola Cipriano, psicologa, conduce gruppi di sostegno e fa consulenze a domicilio per neo mamme per arontare la sindrome di depressione post parto. Ascoltarci è facile: basta collegarsi al sito www.radioveg.it/ player oppure scaricare le nostre App, disponibili in formato Ios e Android. Raccontiamo un’altra realtà, 24 ore su 24: scoprite un mondo dove gli animali non si maltrattano, non si uccidono e non si mangiano.
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Diritti & Doveri di Federica Gianazza e Monica G. Gnocchi - Avvocati del Foro di Milano
IL MALTRATTAMENTO DI ANIMALI. LA PREVISTA DALLA LEGGE E I R
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e è vero, come è vero, che “La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali” (Mohandas Karamchand Gandhi), l’Italia negli ultimi decenni ha fatto passi da gigante. Già negli anni Novanta, il Legislatore aveva emanato norme a tutela degli animali. La L. 14 agosto 1991, n. 281, in difesa degli animali di affezione, all’art. 1 testualmente dispone “Lo Stato promuove e disciplina la tutela degli animali di affezione, condanna gli atti di crudeltà contro di essi, i maltrattamenti ed il loro abbandono, al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e di tutelare la salute pubblica e l’ambiente”. La L. 22 novembre 1993 n. 473 (“Nuove norme contro il maltrattamento degli animali”) introduceva nel codice penale all’art. 727 il reato di “Maltrattamento degli animali”. Il progresso normativo più importante, ad oggi, si è avuto però, finalmente, solo con la legge n. 189 del 20
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luglio 2004, contenente “Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate”, che ha introdotto nel libro secondo del codice penale il titolo IX bis, rubricato “Dei delitti contro il sentimento per gli animali”, nel quale sono accorpate una serie di disposizioni normative a tutela degli animali, ormai riconosciuti nel nostro ordinamento come esseri senzienti e in quanto tali meritevoli di un diverso rilievo giuridico. L’introduzione di queste nuove norme fu una grande conquista per le numerose associazioni a difesa dei diritti degli animali e per tutti coloro che amano gli animali e che non possono tollerare gesti di crudeltà nei loro confronti A seguito della novella introdotta dalla L. n. 189 del 2004, le condotte che configurano maltrattamento o che comportano l’uccisione di animali non sono più considerate nell’alveo dei delitti contro il patrimonio, come
è tutt’oggi ancora previsto dall’art. 638 c.p. (Uccisione o danneggiamento di animali altrui), ma rientrano in un titolo del codice penale a loro specificamente dedicato e istituito dal Legislatore a tutela del “sentimento per gli animali”. È dunque diverso il bene giuridico
FATTISPECIE DELITTUOSA RIMEDI ESPERIBILI tutelato: non più il mero valore patrimoniale dell’animale in quanto “cosa”. Oggi viene in rilievo l’interesse morale da parte dell’uomo alla sopravvivenza dell’animale e l’offesa al valore affettivo che si crea nel rapporto tra uomo e animale. Quindi, si tutela l’animale in sé, senza alcuna differenza, almeno in linea di principio, tra animali d’affezione, domestici e selvatici. Sono, inoltre, punite le condotte in danno di un animale, non solo quando siano poste in essere da terzi, ma anche quando a compierle sia lo stesso proprietario. Tra le norme di nuova introduzione, la fattispecie delittuosa che si verifica con maggiore frequenza è il maltrattamento in danno degli animali, che merita quindi un approfondimento specifico. Per maltrattamento di animali si intende qualunque condotta idonea a cagionare all’animale una qualsivoglia lesione, intesa nel suo più ampio ed esteso significato: sottoporre l’animale a trattamenti che procurino un danno per la sua salute ovvero somministrargli sostanze stupefacenti o vietate ovvero sottoporre l’animale a sevizie o comportamenti o fatiche o lavori insopportabili per le sue carat-
teristiche etologiche. Tali condotte, quindi, sono oggi previste e punite dall’articolo 544-ter del codice penale vigente, che testualmente prevede al primo comma quanto segue: “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche” è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. La stessa pena si applica, ai sensi del secondo comma della norma, a “chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi”. Ai sensi del terzo comma dell’art. 544-ter c.p., la pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma derivi la morte dell’animale: si contempla, quindi, un’ipotesi di reato aggravato dall’evento. Muovendosi proprio nella nuova direzione di una tutela globale del sentimento degli animali, la giurisprudenza è consolidata e pacifica nell’affermare che per integrare il reato di cui all’art. 544-ter c.p. non occorrono lesioni necessariamente fisiche, ma è sufficiente la sofferenza degli animali (Cassazione Penale, sent. n. 38789/2015); pertanto, non solo costituisce reato, secondo il nostro ordinamento vigente, tenere legato un cane ad una catena molto corta senza un adeguato riparo dalle intemperie, ma, altresì, chiudere l’animale nella propria autovettura con una temperatura esterna elevata e per un lasso di tempo sufficiente tale da creare presunte sofferenze allo stesso. Altresì, si ritiene rientri nel novero delle condotte vietate le forme di addestramento che implicano l’impiego di strumenti in grado di recare un danno alla salute dell’animale.
In giurisprudenza si trovano alcuni esempi dell’applicazione pratica della norma. Così, la Corte di Cassazione ha chiarito che “l’uso del collare coercitivo di tipo elettrico “antiabbaio” integra il reato di maltrattamento di animali di cui all’art. 544-ter, in quanto idoneo a produrre gravi sofferenze immotivate agli animali” e “costituisce trattamento dannoso poiché la somministrazione di scariche elettriche per condizionare i riflessi dell’animale ed indurlo tramite stimoli dolorosi a comportamenti desiderati produce nell’animale effetti collaterali quali ansia, depressione ed aggressività” (Cass. sez. pen.
24 gennaio 2007, n. 15061). La Suprema Corte si è di recente pronunciata anche in relazione a un caso attinente pratiche di zooerastia (ovvero il costringere animali ad avere rapporti sessuali con esseri umani), ritenendole rientranti nella fattispecie delittuosa del maltrattamento di animali. La Cassazione ha confermato la condanna precedentemente inflitta per maltrattamento di animali e lesioni in primo e secondo grado, per una vicenda giudiziaria nella quale un allevatore e proprietario di una pensione per cani, aveva tenuto i cani reclusi in condizioni di grave sporcizia, senza cibo né acqua, provocandone seria denutrizione e disidratazione e, in alcuni casi anche la morte, e per
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aver tenuto, con alcuni dei suoi cani, comportamenti odiosi e incompatibili con le loro caratteristiche etologiche, avendoli costretti ad avere rapporti di natura sessuale con una donna, allo scopo di videoregistrarli e realizzare un film zoo-pornografico (Corte di Cassazione, sent. N. 5979 del 13 dicembre 2012). A tale riguardo, la Cassazione, richiamando l’articolo 544 ter c.p., nella parte in cui prevede come reato di maltrattamento il fatto di colui che, tra l’altro, sottoponga l’animale “a sevizie o comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche”, ha precisato che “la nozione di «insopportabilità»” va rapportata “alle caratteristiche etologiche dell’animale senza che si possa pretendere che la stessa debba necessariamente conseguire a comportamenti che travalichino, sovrastandole ed annullandole, le capacità «fisiche» dell’animale”. Così argomentando, la Corte ha concluso affermando che la nozione di “insopportabilità” deve dunque “arrivare a ricomprendere nel proprio perimetro anche quelle condotte che […] siano insopportabili nel senso di una evidente e conclamata incompatibilità delle stesse con il «comportamento animale» della
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specie di riferimento come ricostruito dalle scienze naturali, in tal senso dovendo infatti intendersi il concetto di caratteristiche etologiche impiegato dalla norma”. Con la conseguenza di ritenere “la corretta attribuzione alla condotta di specie, consistita nella coazione all’accoppiamento con una donna finalizzata alla realizzazione di un film pornografico, della qualificazione di «maltrattamenti», non potendo esservi dubbio sulla assoluta contrarietà di una simile condotta alle caratteristiche etologiche del cane” e di “ricondurre all’interno della norma le pratiche di «zooerastia» o «zoopornografia» senza necessità di una apposita, specifica, previsione”. Si tenga presente, comunque, che anche la semplice condotta omissiva (cioè non fare ciò che si dovrebbe invece fare) può portare ad una condanna in sede penale: infatti una recente pronuncia ha chiarito che il mancato soccorso di un animale appena investito può concretamente qualificarsi come una condotta penalmente rilevante (Cassazione Penale n. 29543/2011). In merito a ciò, va chiarito che, per avere rilievo giuridico, un comportamento omissivo presuppone sempre
che l’agente sia titolare dell’obbligo giuridico di impedire il verificarsi dell’evento lesivo. Per un esempio di condotta omissiva rilevante sotto il profilo penale, si richiama, la sentenza n. 854, emessa dal Tribunale di Verona in data 26 aprile 2010, che ha ritenuto rilevante il comportamento del proprietario di un animale, per non aver prestato le cure necessarie al proprio cane. In particolare, la bestiola, impaurita dallo scoppio di fuochi d’artificio, nel tentativo di scappare, scavalcando la recinzione, si procurava accidentalmente una brutta ferita ad una zampa che gli causava la morte pochi giorni dopo, poiché il suo proprietario non gli prestava le cure necessarie. La corte scaligera condannava il proprietario del cane, in quanto egli aveva “l’obbligo giuridico di accudire giornalmente il cane, e aver soprasseduto alle adeguate cure di cui lo stesso necessitava denota una volontà di maltrattamento sia pure sotto il profilo della volontaria omessa condotta cui l’imputato era giuridicamente tenuto quale proprietario dell’animale”. Il reato di maltrattamento di animali
è procedibile d’ufficio e, quindi, chiunque può denunciare un fatto illecito alle autorità competenti, dando avvio alle indagini e, ove ne ricorrono le condizioni, ad un rinvio a giudizio della persona autore del reato. Cosa fare, quindi, se si vuole segnalare un caso di maltrattamento? Prima di tutto rivolgersi a qualsiasi organo della Polizia Giudiziaria, segnalando un caso di illecito previsto dalla legge e richiedendo l’intervento non solo per accertare il reato ma anche per impedire che questo si protragga ad ulteriori conseguenze, oltre che per i provvedimenti cautelari del caso (es. sequestro e successivo affidamento agli enti preposti). Inoltre, presso molti comuni italiani, è stato istituito lo Sportello per i diritti degli animali, aperto al pubblico per informazioni e segnalazione. Inutile dire, poi, che molte associazioni, quali a titolo meramente semplificativo ma non esaustivo, l’OIPA (Organizzazione Internazionale Protezione Animali) e la LAV (Lega Anti Vivisezione), affiancano, senza però sostituire le Forze di Polizia, i privati cittadini che vogliano segnalare casi
di maltrattamento, intervenendo ove necessario. Nel caso in cui il denunciante sia anche proprietario dell’animale maltrattato, egli è considerato persona offesa dal reato, avendo subito la lesione a un proprio interesse, e ha, quindi, diritto a chiedere il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali. Ciò può avvenire in sede penale, nell’ambito del processo eventualmente instauratosi in seguito a rinvio a giudizio dell’autore dei maltrattamenti, oppure in sede civile, con un’autonoma azione giudiziaria. In tutti questi casi è comunque opportuno rivolgersi a un legale, per avere una migliore assistenza sia in sede penale, ove l’interesse principale del proprietario dell’animale è che l’autore del reato sia condannato alla pena prevista dalla legge, sia dal punto di vista civilistico, per ottenere il giusto indennizzo. Prima dell’emanazione della recente novella normativa, sia in dottrina che in giurisprudenza si è molto dibattuto sulla possibilità per le associazioni a difesa degli animali di essere riconosciute come persone offese quando la lesione riguardi un interesse diffuso o collettivo (in senso positivo, Cassazione Penale n. 34095/2006). A risolvere il dubbio è intervenuto l’art. 7 della legge n. 189 del 2004, che attribuisce agli enti ed associazioni senza scopo di lucro, individuati nell’art. 19 quarter delle disposizioni di attuazione e tran-
sitorie del codice penale (ai quali sono state riconosciute, in forza di legge, finalità di tutela degli interessi lesi dal reato), la possibilità di esercitare, in ogni stato e grado del procedimento, i diritti e le facoltà attribuiti alla persona offesa dal reato (quale la costituzione parte civile). Peraltro, nel caso di condanna ovvero nel caso in cui l’imputato scelga il rito del patteggiamento, l’art. 544 sexies c.p. prevede il sequestro e la successiva confisca obbligatoria dell’animale maltrattato, affidato, successivamente, all’associazione o all’ente che ne faccia richiesta e che sia stata debitamente individuata con decreto ministeriale. Tale strumento processuale può essere considerato fondamentale per garantire la concreta applicazione della normativa. A seguito di recenti interventi normativi, che hanno, in parte, toccato anche l’attuale disciplina del maltrattamento di animali, sono sorti alcuni equivoci riguardanti la punibilità del reato, che sembrava essere stata rimessa in discussione dal Legislatore. Sul punto, va chiarito quanto segue. Il Decreto Legislativo 16 marzo 2015 n. 28 ha apportato una modifica profonda del sistema delle regole sostanziali e procedurali, prevedendo una possibile e potenziale applicazione del principio di non punibilità per “tenuità del fatto” (che non significa comunque assoluzione) per quei reati per i quali è prevista la pena detentiva non superiore nel massimo a cinque anni,
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Federica Gianazza e Giorgio
ovvero la pena pecuniaria, sola o congiunta alla predetta pena (art. 131 bis codice penale). Se un reato rientra potenzialmente in siffatta previsione di pena (come il reato di maltrattamento di animali), si potrebbe essere erroneamente indotti a pensare che automaticamente vada dichiarata la non punibilità per “particolare tenuità del fatto”. Così non accade in quanto non vi è alcun automatismo. È pur vero che la ricorrenza delle condizioni previste dalla legge è oggetto di valutazione discrezionale da parte del giudice, ma il Legislatore ha voluto, altresì, specificare nella stessa norma quanto segue: “l’offesa non può essere ritenuta di particolare tenuità (…) quando l’autore ha agito per motivi abietti o futili, o con crudeltà, anche in danno di animali”. Si noti, infine, che, anche nel caso in cui si pervenisse a una sentenza di assoluzione per tenuità del fatto e, quindi, per non punibilità (che non significa assoluzione nel merito), il sequestro eseguito nei confronti dell’animale oggetto di maltrattamento permarrebbe. Si ritiene, quindi, che l’applicazione di queste nuova norma non possa comportare un totale indebolimento della tutela penale degli animali, che,
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contrariamente, negli ultimi dieci anni ha avuto una grande evoluzione. Questo grazie anche ad importanti sentenze che ne hanno chiarito la portata normativa; si pensi alla storica sentenza del caso “Green Hill”, le cui condanne sono state recentemente confermate in appello, ovvero alle diverse sanzioni inflitte nel mondo circense. Normativa che non ha visto modifiche anche a seguito dell’approvazione di due decreti legislativi (n. 7 e 8 del 15 gennaio 2016), in attuazione della legge n. 67 del 28 aprile 2014, i quali introducono l’abrogazione di una serie di reati ritenuti di minor allarme sociale. Considerata quindi la disciplina vigente nel nostro paese, è molto importante de-
nunciare sempre tempestivamente il maltrattamento di un animale. Qualsiasi segnalazione, anche anonima, infatti, può salvare tante vite innocenti.
Monica G. Gnocchi e Obelix della Leia
Articolo a cura degli Avvocati del Foro di Milano Federica M. Gianazza (f.m.gianazza@avvocatogianazza.it) e Monica G. Gnocchi (gnocchi@deglex.it)
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Dossier di Paola Lusso
CANI E GATTI NELLA MITOLOGIA E NEL FOLKLORE POPOLARE
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n questa puntata analizzeremo alcune figure di cani e gatti (animali più vicini a noi) protagonisti della mitologia e del folkore popolare. MAFDET Mafdet è una delle divinità egizie più antiche: il suo culto si affermò fin dalla prima dinastia (intorno al 3000 a.c.) ma venne poi sostituito da quello della dea Bastet. Il suo nome significa “Colei che corre veloce”. Era considerata la dea della giustizia, custode delle stanze riservate ai faraoni e delle biblioteche, nonchè protettrice contro i morsi degli animali velenosi. E dato che gli scorpioni e i serpenti venivano uccisi dai gatti, Mafdet fu sempre raffigurata nelle sembianze di donna con testa di gatta. Nei dipinti e nelle sculture appare
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talvolta con i capelli intrecciati, terminanti con code di scorpione oppure con serpenti sulla testa. Il suo titolo era quello di “Signora della casa della vita”. Infatti, le biblioteche dei templi, dove si conservavano i sacri papiri e dove gli scribi e i sacerdoti imparavano la loro professione, erano chiamate “Case della vita” e la dea soprintendeva al loro funzionamento. Un’altra prerogativa di Mafdet era quella di ispirare il faraone riguardo alle condanne da emettere; presiedeva la Sala delle sentenze dove criminali e nemici venivano decapitati con “l’artiglio del Mafdet"; ed infatti i dipinti spesso la ritraggono come un felino posto a lato del boia. Si diceva che strappasse il cuore degli ingiusti e lo consegnasse ai piedi del faraone, proprio come fanno
i gatti quando si presentano al loro padrone con una preda che hanno ucciso. In più le veniva affidato il giudizio delle anime nell’aldilà. Il popolo la invocava anche per i suoi poteri di guarigione. OTRO Ortro è una creatura mostruosa della mitologia greca, fratello di Cerbero, della Chimera e dell’Idra di Lerna. Figlio della serpentiforme Echidna, accoppiandosi con la madre generò la Sfinge ed il Leone di Nemea. Appariva come un enorme cane con due teste e un serpente al posto della coda. Insieme al pastore Eurizione, figlio di Ares (il dio della guerra; Marte per i latini), era a guardia della mandria di buoi di Gerione (fortissimo gigan-
L’opera letteraria più famosa di Arthur Conan Doyle, “Il mastino dei Baskerville”, è proprio basata sulla leggenda del Black Dog. Nel terzo libro della saga di Harry Potter (cioè “Harry Potter e il prigionero di Azkaban”), parte della trama ruota attorno alla figura del “gramo”, il peggiore di tutti i presagi di morte che si presenta all’occhio umano sotto forma di un grosso cane nero, ispirato appunto al mito del Black Dog. Compare anche in molti testi di canzoni, non solo popolari ma anche pop e rock come in un album dei Led Zeppelin.
te con tre busti, tre teste e due sole braccia). Fu ucciso da Ercole, a colpi di clava, in una delle sue famose dodici fatiche. BLACK DOG Il “Black Dog” o “Cane nero” è una creatura notturna del folclore britannico considerato un fantasma messaggero dell’oltretomba, di cattivo auspicio. Viene descritto come un essere soprannaturale a forma di grosso cane, con occhi rossi fiammeggianti e pelo irsuto di co-
lore nero o verde fluorescente. Le storie relative a questo essere sono diffuse in tutto il territorio inglese, dalla Cornovaglia alla Scozia, al Galles e nelle isole. Si muove solo di notte, nella campagna, compiendo lunghi balzi. Chi ha la sventura di incontrarlo e di essere inseguito, non può sfuggirgli, e la sua fine è inevitabile. Questo mostro discende dalla demonologia medievale, che spesso vedeva in animali come gatti, cani e caproni, le varie forme in cui si manifestava il demonio.
GATTO MAMMONE ll “Gatto Mammone” è un personaggio magico della tradizione popolare che ha le fattezze di un enorme
gatto terrificante, dedito a spaventare le mandrie al pascolo. Il suo nome deriva dall’unione di gatto (che nel medioevo era considerato animale del diavolo) con quello di “mammona” (che in lingua aramaica significava “attributo del demonio”). Secondo altre interpretazioni, deriverebbe, invece, dall’arabo e avrebbe il significato di “benedetto/di buon auspicio”; in tal caso, avrebbe una funzione positiva, di protezione dagli spiriti maligni, che sono terrorizzati dalla sua presenza, in quanto è im-
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mune ai loro incantesimi. Nella prima ipotesi, è un essere mostruoso, grande, nero, con espressioni bestiali e demoniache. Nella seconda, è rappresentato come un semplice gatto nero con una grande M bianca sulla fronte. In entrambi i casi, è dotato del dono della invisibilità e si nasconde negli angoli bui, mostrandosi solo a chi più gli aggrada. Il suo mito affonderebbe le radici nell’antico Egitto, in cui i gatti erano animali sacri, simbolo di fertilità; ma con l’arrivo del cristianesimo, questi riti pagani sarebbero stati prima demonizzati (per scoraggiarne il culto) e poi relegati, come maschere, nel carnevale che precede la quaresima (per ridicolizzarli ed allontanare la paura popolare). Il gatto mammone divenne, successivamente, un mostro immaginario delle fiabe, usato per spaventare i bambini e farli desistere dai loro capricci. MERA Nella mitologia greca compare la figura di Mera, il cane di Icario ed Erigone. Secondo la leggenda, il dio Dioniso (Bacco, per i latini) per ricompensare un favore, donò a Icario un ceppo di vite e gli insegnò l’arte di fare il vino ma gli ordinò di far assaggiare quel nettare ad altri uomini. Icario obbedì, servendolo ad alcuni pastori che subito si ubriacarono. Pensando di essere stati avvelenati, lo uccisero per vendicarsi. Allora, il suo cane, di nome Mera, corse latrando dalla figlia Erigone, le afferrò le vesti con i denti e la trascinò sino al luogo dove giaceva il cadavere di suo padre Icario. E qui, Erigone si uccise per il dolore; e Mera rimase accanto ai corpi dei suoi padroni, a vegliarli fino alla morte. Dioniso, per onorare tanta fedeltà, pose la sua immagine tra le stelle: così Mera divenne la costellazione del “Piccolo cane” o “Cane minore”. Formata da due stelle: “Procione” e “Gomeisa” è visibile alla sera, tra dicembre e maggio, e la sua posi-
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zione equatoriale fa sì che si possa osservare da tutte le aree della terra.
ANUBI È raffigurato inizialmente come un cane dal pelo rossiccio viene poi rappresentato con il corpo di uomo e la testa di cane, nera perchè questo è il colore della putrefazione, del bitume usato nella mummificazione ed anche del fertile limo del Nilo, simbolo di rinascita. Questa forma mista uomo-animale non vuol dire che gli egizi adorassero un dio semiumano ma, semplicemente, che vedevano nel cane randagio del Nilo la forma terrena del dio. Quarto figlio di Ra (il dio-sole), concepito con la dea Hesat dalla testa di vacca, protettore delle necropoli, aveva il compito di accompagnare l’anima del defunto davanti al tribunale supremo della dea Osiride, illuminando il cammino con la luna tenuta nel palmo della mano. Era lui che pesava il cuore del morto che doveva essere leggero come una piuma, a riprova di una vita retta vissuta onestamente, requisito indispensabile per accedere all’aldilà. La leggenda narra che imbalsamò le spoglie di Osiride (dea della morte) facendo di essa la prima mummia e diventando così il dio protettore dell’imbalsamazione. Per questo, gli imbalsamatori erano suoi sacerdoti ed indossavano una
maschera con le sue sembianze, divenendo sua personificazione terrena. CERBERO Nella mitologia greca Cerbero era un mostro a guardia dell’ingresso dell’Ade: il mondo degli inferi. Era un cane tricefalo, e le tre teste simboleggiavano la distruzione del passato, del presente e del futuro. Aveva la coda di drago e il suo corpo era ricoperto di velenosi serpenti che, ad ogni suo latrato, facevano sibilare le loro lingue. Il suo compito era di impedire ai vivi di entrare ed ai morti di uscire. Nell’ultima, delle sue proverbiali dodici fatiche, Ercole è costretto ad affrontarlo a mani nude e lo sconfigge, non lo uccide ma, dopo averlo portato a Micene per mostrarlo ad Euristeo, lo riporta nell’Ade. Lo ritroviamo anche nella Divina Commedia a vigilare l’ingresso del terzo cerchio dell’inferno: quello dei golosi. Viene descritto con gli occhi rossi, il ventre gonfio e le zampe artigliate, con le quali graffia i dannati e li squarta.
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Nella mitologia, Cerbero è un simbolo di avidità, ingordigia e discordia a causa delle lotte tra le sue teste. Quando vede Dante e Virgilio, apre le bocche e mostra loro le zanne senza tener fermo un solo muscolo; allora, Virgilio gli getta in gola due pugni di terra che egli si affretta a mangiare come quei cani che, desiderosi del pasto, abbaiano e si interrompono solo dopo averlo ottenuto. JAPANESE BOBTAIL Il Japanese Bobtail è considerato dai giapponesi un gatto portafortuna. Nell’iconografia viene spesso rappresentato seduto con una zampa alzata: un gesto che è considerato di buon auspicio. Sono chiamati Manekineko o “gatti che fanno un cenno”, e in questa posizione sono spesso ritratti in stampe o statuette ed esposti nelle case giapponesi per dare il benvenuto ai visitatori. Il tempio Gotokuji, a Tokyo, ha la facciata decorata con le immagini di questo gatto, con una zampa alzata in segno di saluto verso i pellegrini. I gatti forniti di coda lunga sono consi-
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derati invece dei “nekomata”, ovvero una sorta di spirito o demone maligno. Una leggenda, circa l’origine della coda corta tipica della razza, racconta che, mentre lui dormiva, questa prese accidentalmente fuoco; il povero animale si svegliò di soprassalto e comiciò a correre a destra e sinistra
per tutta Tokyo, spargendo ovunque le fiamme ed appiccando incendi. L’imperatore, allora, come misura preventiva ordinò che a tutti i gatti fosse mozzata la coda, in modo che l’incidente non si ripetesse; da qui l’origine del suo nome Bobtail che in inglese vuol dire appunto “coda tagliata”.
Il Cheetah Conservation Fund opera per salvare il mammifero più veloce del Pianeta
Visita i GHEPARDI del CCF
Otjiwarongo, Namibia
P.O. Box 1755 Otjiwarongo, Namibia Tel.: +264 (0) 67 306225 Fax: +264 (0) 67 306247 ccfinfo@iway.na www.cheetah.org Per prenotare le attività visit@ccfnamibia.org è nata l'Associazione "Cheetan Conservation Fund Italia" Per info e iscrizioni bvonhoe@cheetah.org
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Il gatto del mese di Galina Peterukhina
L'ELEGANTE INTELLIGENZA DEL PETERBALD
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Il Peterbald (chiamato anche “Sphynx di San Pietroburgo”) è un gatto di origine russa, con pelliccia rada o nulla, nato dall’accoppiamento tra esemplari di tipo siamese/orientale e gatti nudi russi che è stato riconosciuto nell’Assemblea generale FIFe il 25/26 maggio 2006. Tutto ha inizio nel 1987, quando per le strade della città russa Rostov Na Donu fu trovata una micia – che viene chiamata Varya (o Varvara) – che aveva una strana pelliccia, molto rada, che dopo alcuni mesi venne persa del tutto, lasciando la micia completamente nuda. Ciò era dovuto ad una mutazione genetica casuale. Accoppiando tale gatta si evidenziò che il gene di tale mutazione non era recessivo (come
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quello del gatto Sphynx) ma dominante. Un’allevatrice di nome Irina Nemykina (Nemykina Myth Cattery) si occupò di avviare un attento programma di allevamento. Ne risultò un gatto nudo battezzato come Don Sphynx (razza a tutt’oggi riconosciuta). A quel punto alcuni allevatori di Siamesi ed Orientali iniziarono ad accarezzare l’idea di creare un gatto nudo con l’eleganza di un siamese. Fu cosi che nella città di Petersburg (San Pietroburgo), nel 1993, sotto la supervisione della Dr.ssa Mironova, questi allevatori iniziarono ad accoppiare i Don Sphynx con gatti di tipo Siamese e Orientale. Solo nel 1994 nasce dunque la prima cucciolata di quelli che furono
chiamati Petersburg Sphynx e in seguito Peterbald, gatti che morfologicamente e caratterialmente hanno tutte le caratteristiche dei siamesi e orientali (da cui discendono) ma che, come il Don Sphynx, hanno una pelliccia molto sottile e fragile che in alcuni esemplari tende a diradarsi fino a scomparire. Oggi gli unici accoppiamenti accettati per un Peterbald sono: con un altro Peterbald o con gatti di tipo Siamese/Orientale. Si cerca di selezionare la razza in direzione dei moderni tipi di orientali e siamesi, vale a dire un lungo muso, grandi orecchie, zigomi piatti, un elegante corpo e lunghe gambe. CARATTERE E PERSONALITÀ I Peterbald sono gatti estremamente intelligenti, attivi, curiosi e affettuosi. Agili, rapidi, muscolosi, come i cani, amano il gioco da riporto e tantissimi altri giochi. Vi seguirà ovunque, sempre con il massimo interesse verso quello che state facendo. Il loro comportamento e la loro lealtà e fiducia sono più simili a quelli di un cane, che a quelli di un gatto è possibilissimo abituarli al guinzaglio e portarli sempre con sè, dal momento che si affezionano molto di più al padrone, che alla casa in cui vivono (e questo é ciò che rende il
carattere dei Siamesi/Orientali/Peterbald del tutto unico rispetto alle altre razze). Il Peterbald ha un carattere d’oro, dolcissimo. Sono dei veri e propri compagni di vita, molto presenti, legati in maniera quasi morbosa al loro padrone, che seguono ovunque e adorano alla follia:da lui ricercano continuamente attenzioni,coccole e manifestazioni d’affetto, e amano stare in braccio. Decisamente non adatti a chi cerchi un gatto abbastanza indipendente e meno “appiccicoso”. La voce dei Peterbald é più dolce di quella dei Siamesi ed Orientali, ma comunque abbastanza pressante: “parlano molto” col padrone, che impara a capirli perfettamente grazie ai loro differenti vocalizzi a seconda delle diverse situazioni ed esigenze. Socializzano bene con altri gatti e con cani; sono dolcissimi e pazienti coi bambini. Gli occhi del Peterbald sono misteriosi, a mandorla, e di colore verde o blu; ammirandoli ci si perde nella loro profondita, e il loro sguardo sa raggiungere la tua anima. Molti appassionati dei gatti sia-
mesi/orientali e dei gatti nudi, sono stati rapiti da questi occhi, innamorandosene profondamente. Il Peterbald non é il classico gatto indipendente; al contrario, é estremamente legato al suo padrone: per lui é essenziale comunicare col suo padrone, essere accarezzato, e ricevere parole gentili. In risposta, il proprietario riceverà tutto l’amore di questi gatti meravigliosi. Il Peterbald aspetterà sempre dietro la porta il suo umano, che torna dal lavoro, chiederà le coccole ogni mattina, dormirà accoccolato vicino vicino al suo umano sotto le coperte e abbracciato a lui. Molti paragonano il Peterbald a un essere etereo, extraterrestre. In effetti il loro insolito muso lungo, le loro orecchie grandi, il loro corpo snello, le loro lunghe dita, e la mancanza di pelliccia fanno proprio sembrare questi gatti creature non di questo mondo. Il Peterbald sará sempre pronto a comunicare con voi e a condividere con voi il suo calore, non solo quello del suo corpo, ma anche quello del suo carattere.
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1) NUDO
TIPI DI MANTELLO Il Peterbald è caratterizzato da diversi possibili tipi di mantello, dal completamente nudo a un mantello folto e leggermente riccio. 1) NUDO Il Peterbald completamente nudo ha una pelle morbida, calda e quasi appiccicosa, con un discreto numero di rughe su tutto il corpo. Talvolta i cuccioli nascono gia completamente nudi, e in questo caso spesso (ma non sempre) hanno gli occhi aperti gia alla nascita e sono senza baffi. 2) FLOCK Il mantello flock è cortissimo e molto diradato (talvolta può essere un po’ più consistente nelle estremità: orecchie, muso, zampe e coda) Anche solo a qualche metro di distanza il gatto sembra spesso nudo, e solo a distanza molto ravvicinata si possono cogliere i sottilissimi e cortissimi pelettini sparsi sul corpo. Al tocco, il mantello flock è morbido e vellutato, come la buccia di una pesca. 3) VELOUR Il mantello velour è leggermente più lungo e più folto di quello flock. A prima vista, spesso il mantello velour e flock non sono ben distinguibili tra loro, e non sono quasi mai distinguibile tramite immagini foto-
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2) FLOCK
grafiche; la differenza diventa palese solo al tatto: il mantello flock è quasi impercettibile al tatto, e si avverte solo una pelle vellutata. Il mantello velour si avverte come corta e morbida pelliccia tipo ciniglia, di cui si può avvertire lo spessore, sebbene comunque anche l’aspetto di un gatto Velour sia in ogni caso abbastanza simile, a quello di un gatto quasi nudo. 4) BRUSH È un mantello molto particolare: corto e leggermente ricciuto e lanoso tipo astrakan e lievemente riccio/ ondulato. Il gatto Brush ha sempre i baffi ricci, che lo distinguono dal Peterbald normal coat. A volte i Brush possono perdere 3) VELOUR
il pelo sul corpo, mantenendolo sulle zampe e sulla coda - questi gatti vengono a volte chiamati “fur-point”. Un Peterbald Bruch può avere delle zone a pelo più corto e leggero. 5) NORMAL COAT (STRAIGHT COAT) È il mantello normale. Questi gatti non possiedono il gene della nudità. Hanno i baffi e il pelo dritti, come un gatto normale. Pertanto il loro aspetto è come quello di un siamese/orientale, sebbene comunque questi gatti siano di razza Peterbald. I Peterbald normal coat non possono partecipare alle mostre feline, ma possono essere utilizzati per la riproduzione nell'allevamento della razza Peterbald.
4) BRUSH
5) NORMAL COAT (STRAIGHT COAT)
LA CURA I gatti “Sphynx” sono abbastanza semplici da mantenere e pulire. Però ci sono alcune caratteristiche per il possesso di qualsiasi Sphynx che bisogna sapere, che sia Peterbald, Sphynx Canadese o il Don Sphynx. Cura della pelle Sphynx Una caratteristica distintiva degli Sphynx è quella delle secrezioni di grasso sulla pelle (una sostanza del colore ceroso – rosso marrone) da non imputarea ghiandole sudoripare, come spesso erroneamente pensano gli altri, ma ghiandole sebacee della pelle. Queste ghiandole, formano una protezione lubrificante per la pelle. Troppe secrezioni abbondanti possono voler dire, che lo Sphynx mangia male (es. il cibo molto grasso) oppure si sente male. È necessario scoprire il motivo ed eliminarlo. Per farsi che la pelle degli Sphynx rimanga sempre in buone condizioni è necessario detergerlo con una spugna umida o con dei fazzoletti particolari non contenenti alcol. Questo grasso può essere viene rimosso anche tamponando la pelle del gato con un asciugamano impregnato nell’acqua calda. Per gli Sphynx è consigliato utilizzare dei detergenti neutri studiatiper gli animali con la pelle sensibile op-
pure shampoo con Ph= 5,5 per bambini che non irrita gli occhi. Dopo il bagno è bene che il gatto venga asciugato completamente, in modo che non si ammali. Agli Sphynx, come agli altri gatti piace riscaldarsi al sole. Allo stesso tempo si abbronzano molto velocemente; attenzione però che la pelle delicata degli Sphynx può bruciarsi ed essere ricoperta di vesciche. Inoltre, la luce solare diretta può provocare malattie gravi della pelle (tra cui il tumore): I proprietari esperti proteggono i loro Sphynx dalla luce solare diretta, preferendo bagni di aria nella luce diffusa. Il risultato dell’abbronzatura dei gatti senza peli è molto resistente e dura a lungo. Cura delle orecchie Grazie ad aumento del metaboli-
smo, nelle orecchie dello Sphynx, (che sono dei localizzatori molto sensibili) si formano le secrezioni scurepiù spesso che nelle altre razze. Le orecchie dello Sphynx devono essere pulite con dei tamponi di cotone o prodotti particolari (evitando di usare farmaci) facendo molta attenzione a non danneggiare il condotto uditivo. Cura degli occhi Gli occhi dello Sphynx sono lo specchio dell’anima e di conseguenza necessitano di particolari attenzioni. Negli angoli degli occhi il muco si accumula in quantità moderate e va rimosso con un tampone di cotone asciutto o inumidito nel tè (nero o verde). Solitamente, la secrezione oculare dello Sphinx è trasparente, brunastro o gelatinoso. Se gli occhi del vostro Sphynx sono infiammati, arrossati e
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presentano del pus (bianco-grigio, giallo-verde), è necessario contattare il veterinario. Cura delle unghie Gli "artigli" devono essere tagliate ogni 10-14 giorni circa. avendo l'accortezza (come per tutte le razze feline) di eliminare solo le punte bianche utilizzando una pinza, clipper per le unghie o taglia unghie. Le unghie dei gatti si tagliano sempre prima di visitare il veterinario e prima di una mostra. Generalmente, questa procedura é molto importante per gli Sphynx, specialemnte quando convivono più esemplari perchè qualsiasi graffio sulla pelle degli Sphynx lascia dietro di sè una traccia. Inoltre, deve essere pulito il loro letto ungueale, perchè tra le pieghe delle unghie si accumula grasso di sego.
PETERBALD CATS CATTERY "FEOLENT" ALLEVAMENTO AMATORIALE DI GATTI PETERBALD Riconosciuto WFC 5492-2013 www.peterbald.it feolentcattery@gmail.com FB Peterbald Sphynx Cats Cattery Feolent Rif: Peterukhina Galina +39-388.69.23.894
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Il cane del mese di Esther Ferrari
PEMBROKE WELSH CORGI "PICCOLO" GRANDE CANE
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l Pembroke Welsh Corgi, meglio conosciuto come “il cane della regina”, è una razza appartenente al gruppo 1 (cani da pastore e bovari), ha un’aspetto simpatico un carattere speciale ed è molto affettuoso ed espansivo. LE ORIGINI Quando e come questa razza sia stata introdotta in Inghilterra non
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è stato esattamente stabilito. Alcuni sostengono che il Corgi Pemborke sia imparentato con il Vastgotaspets, razza svedese da pastore, che presenta numerosi aspetti simili, importata nell’isola britannica dai Vichinghi. Secondo altri, invece, l’origine del Corgi è autoctona, poich è in Inghilterra si è trovata notizia in documenti storici del X secolo di un
“curre” o “cur dog”, vocabolo che significa appunto cane da lavoro e il cui suono è molto simile alla pronuncia gallese del termine Corgi. La zona di origine e di maggior diffusione della razza resta comunque il Galles, il nome gallese del Pemborke è “Ci Sodli”, che significa garretto, per indicare la caratteristica abitudine di mordere i garretti alle mucche.
Nelle fattorie gallesi il Corgi svolgeva il compito di cane da pastore guidando la mandria al pascolo, sorvegliandola di notte, riconducendo i soggetti che se ne erano allontanati; durante il trasferimento del bestiame al mercato lo accompagnava lungo il percorso pronto a difenderlo dai numerosi pericoli frequenti nelle zone selvagge. Il suo aspetto in quei tempi era senza dubbio piuttosto diverso da quello che possiamo osservare oggi. Variava nel tipo e nella taglia a aveva pelo ruvido, ma possedeva lo stesso temperamento attuale. Ma se da un lato la caratteristica di mordere i garretti era utile nella guida dei bovini, si rivelava un grave errore se applicata alle pecore. Nel 1880 i pastori del Cardiganshire (oggi Ceredigion), per ovviare a questo problema, pensarono di incrociare il Corgi con il Welsh Collie, altra razza da pastore utilizzata nel Galles e da questo incrocio si ritiene abbia avuto origine la varieta’ Cardigan, che conserva tra le sue caratteristiche il mantello blue merle comune appunto a tutte le varieta’ della razza Collie. Il Corgi, nonostante le sue doti e le sue capacita’ non comuni, sarebbe rimasto un cane da fattoria se il suo destino non avesse previsto un giorno l’incontro con una bambina molto particolare.
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Nel 1933, l’allora duca di York, poi re Giorgio VI, acquisto’ un cucciolo di questa razza, Rozavel Golden Eagle, per regalarlo alla figlia Elisabetta. A questo primo soggetto se ne aggiunsero presto molti altri dando vita all’allevamento della famiglia reale conosciuto con l’affisso Windsor. Da allora i Corgi sono divenuti per definizione “i cani della regina”: quando si parla di Welsh Corgi Pembroke molte persone non danno segno di intendere di che razza si tratti, ma quando si parla di “cani della regina” ecco che il viso dell’ascoltatore si illumina del sorriso di chi si sente perfettamente al corrente dell’argomento. CARATTERISTICHE Il Welsh Corgi Pembroke è un vi-
vace, curioso ed intelligentissimo piccolo cane, con una caratteristica testa da volpe, gambe piuttosto corte e senza coda. Ma l’aggettivo “piccolo” va riferito solo alla sua taglia, poichè il carattere è quello di un cane grande, di un cane da lavoro. Sono piccoli grandi cani: piccoli e quindi pratici per la loro dimensione grandi di cuore e di carattere. Da buoni cani da pastore ti camminano a fianco, per ore, su e giu’, con le loro corte zampette, ovunque; da buoni compagni riposano vicino al fuoco, per ore, molto meglio se su una poltrona o un divano. In ogni caso vivono “con te”. Sono cani da lavoro, di sana e robusta costituzione, esenti da particolari patologie e che ben si adatta-
no sia alla vita in appartamento che a quella di campagna. Non necessita di attivita’ fisica particolarmente intensa, anche se è piuttosto difficile stancarlo. Il suo pelo corto richiede pochissime cure, pur rappresentando un’ottima protezione contro il freddo e l’umido, dotato com’ è di un fitto sottopelo. La sua origine, d’altra parte, è quella di un cane da lavoro: è stato usato, e lo è ancora oggi anche se in misura sempre piu’ ridotta, come pastore di mucche, famoso per la sua particolare caratteristica di mordere i garretti dei bovini e subito dopo appiattirsi al suolo per evitarne il calcio. Le sue capacita’ lavorative, pero’, non finiscono qui : il Corgi è un ottimo cacciatore di topi e conigli e talvolta anche di fagiani e pernici, puo’ essere addestrato all’obbedienza e alle prove di agility, e resta per natura un ottimo cane da guardia.
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orecchie, lo stop è moderatamente pronunciato. La canna nasale deve misurare i tre quinti della lunghezza del cranio. Il muso va leggermente affusolandosi. Il tartufo è nero. Occhi: ben inseriti, rotondi, di media grandezza, di colore marrone amalgamandosi con il colore del mantello. Orecchie: diritte, di media grandezza,leggermente arrotondate. Una linea ideale tracciata dalla punta del naso che passi traverso l’occhio se estesa passa attraverso o vicino alla punta dell’orecchio. Mandibola: forte con perfetta, regolare e completa chiusura a forbice; quindi la chiusura deve creare una buona angolazione anche nella mandibola. Collo: di buona lunghezza. Arti anteriori: l’avambraccio è corto e il piu’ diritto possibile, l’avambraccio ben inserito nel petto. Buona ossatura degli arti fino ai piedi. Gomiti ben aderenti al corpo, nè scollati nè legati. Spalle ben inserite ed angolate a 90° con l’avambraccio. Tronco: di media lunghezza, con torace ben affusolato. Non corto di rene. Visto dall’alto, dorsale livellata. Petto ampio e profondo, ben disceso Anche i soggetti cosiddetti “da esposizione” mantengono inalterate queste caratteristiche, contrariamente a quanto è accaduto a molte altre razze che, selezionate solo in base a caratteristiche morfologiche, hanno si raggiunto alti livelli di perfezione estetica, ma hanno perso nel contempo qualita’ di carattere e di attitudine al lavoro. LO STANDARD DI RAZZA Aspetto generale: basso sugli arti, forte, di costituzione robusta, vivace e attivo, deve dare l’impressione di sostanza e resistenza in un volume limitato. Esprime intelligenza e attitudine al lavoro. Temperamento socievole e amichevole, mai nervoso o aggressivo. Testa e cranio: testa che nell’aspetto e nella forma ricorda quella della volpe, con espressione vivace e intelligente. Il cranio è abbastanza largo e piatto tra le
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tra gli arti anteriori. Arti posteriori: Posteriore forte e flessibile, ben angolata la coscia. Arti posteriori corti con buona ossatura fino ai piedi. Visti posteriormente i garretti sono diritti. Piedi ovali, le dita sono forti, ben arcuate e serrate. Le due dita centrali sono leggermente avanzate rispetto alle dita esterne. I cuscinetti sono forti e ben arcuati, unghie corte. Coda: corta preferibilmente naturale. Tagliata: corta. Non tagliata: inserita nella linea dorsale. Portamento naturale sopra la dorsale quando in movimento o in allerta. Andatura e movimento: andatura sciolta e vivace, nè lassa nè legata. Gli anteriori si muovono bene in avanti senza troppa elevazione, in unisono con buona spinta dei posteriori. Mantello: di media lunghezza, diritto con fitto sottopelo, mai morbido, ondulato o duro. Colore uniforme in fulvo, sabbia, nero focato con o senza marcature bianche sulle gambe, collo e petto. è ammesso un po di bianco su testa e fronte Taglia e peso: altezza al garrese tra 25,4 e 30,5 cm. Peso: per i maschi da 10 a 12 kg; per le femmine da 10
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a 11 kg. Nota: i maschi devono avere due testicoli ben discesi nello scroto. CONCLUSIONI E CONSIDERAZIONI SUL WELSH CORGI PEMBROKE Si potrebbe parlare a lungo del pembroke ma per motivi di spazio vi elenchero’ solo un maggior cambiamento ed un difetto evidente della razza. 1) Dal 2007 in Inghilterra e successivamente nel 2011 in Italia, entra in vigore il divieto del taglio della coda; divieto che ha portato molti allevatori a ricercare il gene del “natural bobtail” ovvero della coda corta naturale, in alternativa alla classica coda della volpe. Questi soggetti “n/b” (natural bobtail) si ottengono accoppiando soggetti con la coda a soggetti naturalmente senza, ma è tuttavia fortemente sconsigliato tentare accoppiamenti n/b x N/b per il timore di gravi patologie, anche se in paesi nordici come Svezia e Norvegia vi sono alcuni tentativi. Purtroppo alcune volte il risultato si traduce in una mezza coda o un moncone di piu vertebre, ma sempre corta. 2) Parlando di difetti (se di difetti
possiamo parlare in qualsiasi animale) invece, quello piu evidente e’ il FLUFF: il gene del pelo lungo naturale; i soggetti FLUFF hanno pelo lungo, morbido e lanoso, quindi totalmente differente dal tipico mantello di cani “nati” per guidare mandrie in Galles dove le condizioni metereologiche lo trasformerebbero in uno straccio puzzolente. Benche’ non apporti “danni fisici” il FLUFF non e’ un mantello comodo neppure per il nostro amico dato che sia il calore estivo che le condizioni invernali lo affliggono in misura maggiore; ne consegue che i proprietari di questi soggetti a volte tosano per praticita’ e per gestire al meglio il benessere del cane. In genere gli allevatori consigliano di NON RIPRODURRE questi soggetti in quanto il gene del fluff verrebbe portato avanti nelle future generazioni! Consiglio sempre a chi vuole avvicinarsi alla razza ed acquistare un corgi di rivolgersi ad allevatori seri che hanno a cuore il futuro e la tutela della razza.
Esther Ferrari Giuliani
"QUELLA VOLTA CHE IN OLANDA MI INNAMORAI DEL CORGI..." Photo by Antonella Cristofori
M
i chiamo Esther Ferrari Giuliani, abito nelle campagne della provincia di Bologna con mio marito, 3 figli e 20 cavalli. Abbiamo una piccola azienda agricola e produciamo frutta di stagione. Il mio amore per il Corgi inizia nel 1993, quando visitando mia zia in Olanda, conobbi queste magnifiche e fatate creature! Da allora fu un colpo di fulmine che a tutt’oggi mi colpisce! Il mio è un allevamento amatoriale con lo scopo di promuovere questa meravigliosa e versatile razza lavorando sulla qualità sia caratteriale che morfologica, visto che in Italia si tende ad escludere l’uno dall’altro dando come risultato bei soggetti che hanno brutti caratteri o viceversa. I miei cani nascono, crescono e vivono in famiglia con i miei figli giocando in podere; sono molto esigente e pignola perciò vado a cercare i migliori soggetti per le mie femmine assicurando così ai futuri proprietari dei “ragazzi”i di cui andare fieri. Visto il mio serio lavoro il WELSH CORGI CLUB OF CUMBRIA (Galles UK) mi sostiene, Il che per me è un enorme riconoscimento da un club di razza cosi valoroso ed affermato. Nel 1994 arrivo la mia prima corgi DESIRHANG AMARIGE, purtroppo però
era una Fluff (pelo lungo fuori standard). Perciò la feci sterilizzare ed anche se a tutt’oggi vive con me (alla veneranda età di 14 anni compiuti) non ha mai calcato i ring. Vista la mia esperienza con l’allevamento italiano mi rivolsi alla madre patria del Corgi (Gran Bretagna) e contattai un paio di allevatori seri. Con mia grande fortuna arrivò nel 1999
PEMSLIFE ALLEVAMENTO AMATORIALE DI WELSH CORGI PEMBROKE Riconosciuto ENCI FCI www.corgilife.com estherglauco@yahoo.it FB Esther Ferrari Via Cassola 13/2 MONTEVEGLIO (BO) +39 329.75.14.859 RETMARI ENCHANTRESS (BONNY nella foto sotto), fu lei la mia capostipite e anche se purtroppo oggi non c’è più posso contare sui suoi figli e nipoti!! Nel 2000 tramite Margaret arrivo WHISTLEWAY JUSTIN THYME (TIMMY nella foto qui sopra) il mio maschio. Timmy e Bonny mi hanno dato meravigliosi cuccioli, con i quali sono riuscita ad ottenere altri bei soggetti. Non voglio annoiarvi oltre perciò mi fermo qui sperando di avervi dato un idea chiara ma concisa della mia passione per questa meravigliosa razza.
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Dossier Ricci di Massimo Vacchetta
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IL CENTRO RECUPERO RICCI "LA NINNA"
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l Centro Recupero Ricci “La Ninna” si trova a Novello, in provincia di Cuneo nelle Langhe ed è una sezione staccata del CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) di Bernezzo, specializzata nella cura dei ricci. L’idea di creare un luogo dove curare e assistere i ricci è nata in seguito al ritrovamento di una riccetta orfana di pochi grammi Ninna, presa in cura dal veterinario Massimo Vacchetta che tutt’oggi si occupa della gestione del Centro. Sorpreso dalla voglia di vivere di questo esserino anche se piccolissimo, solo e affamato, senza mamma perché investita da un’auto, ha voluto ridarle la possibilità di crescere e tornare in natura, visto che come spesso accade è l’uomo il
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colpevole che con l’agricoltura moderna e i pericoli creati dalla civiltà umana ha allontanato il riccio dai suoi vasti spazi vitali.
Ecco perché oggi vive nei nostri giardini, orti, parchi e dintorni. COSA FACCIAMO Sono molti i ricci purtroppo che per cause diverse hanno bisogno di essere portati al Centro: cuccioli trovati senza mamma perché morta per vari motivi (investita, avvelenata, intrappolata, ferita..), ricci feriti, ammalati, denutriti o magari sani ma troppo piccoli per poter superare l’inverno fuori a causa del freddo e della scarsità di cibo, non avendo il peso o il tempo necessario per potersi preparare al letargo. Il lavoro al Centro è basato tutto sul volontariato. Il veterinario si occupa di curare i ricci malati, di allattare i cuccioli giorno e notte, monitorando nel frattempo tutti i
ricci che ancora non possono essere liberati. Quando un riccio è guarito viene rimesso in libertà, mentre per quelli che hanno vissuto poco o niente in natura (es. i cuccioli orfani) quando raggiungono il giusto peso (intorno ai 600/700 gr) vengono messi in semi libertà, cioè tenuti in recinti all’aperto per 2/3 settimane, tempo necessario per potersi adattare al nuovo ambiente, al clima esterno, a riprendere “confidenza” con quello che sarà il loro habitat; tutto sarà dettato dal loro istinto di cacciatori anche se vissuti in cattività; in questo periodo di transizione si continua a prendersi cura di loro mettendo cibo, acqua e una casetta dove rifugiarsi. Fase finale: il riccio viene liberato (il riccio è un animale selvatico, tutelato e protetto dallo Stato da diverse leggi, per cui non è possibile detenerlo, ne trasformarlo in un animale da compagnia). Acqua, cibo e riparo verranno mantenuti in caso di ritorno. Quando si tratta di un riccio disabile e quindi non in grado di sopravvivere libero (es. riccio cieco, senza arti, impossibilitato a cercare cibo e a difendersi) viene tenuto nei recinti esterni dove è stato ricreato il suo habitat, assistito con cibo e cure. COSA FARE QUANDO SI INCONTRA UN RICCIO Quando si trova un riccio bisogna sempre valutare se è realmente in pericolo per evitare di sottrarlo inu-
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www.lacasadeiricci.org
tilmente al suo habitat naturale (potrebbe ad es. trattarsi di una mamma in cerca di cibo, spostandola o portandola via, i suoi cuccioli morirebbero aspettando il suo ritorno nella tana). Vanno soccorsi: - i ricci che in settembre/ottobre non hanno raggiunto il peso minimo sufficiente per superare il letargo: gr 600/700, morirebbero nel sonno perché mancano le riserve di grasso da bruciare durante l’inverno o vagherebbero in cerca di cibo senza trovare nulla e morirebbero di stenti; - i ricci feriti, malati (si corica su un fianco, barcolla, trascina le zampe o fatica a camminare, ha occhi, naso e bocca pieni di muco, ha parecchi parassiti esterni o uova/larve di mosca), disidratato (aspetto di sacchetto sgonfio);
- i ricci orfani in cerca della madre (dai 200gr in giù); - i ricci che girano di giorno (il riccio è un animale che caccia di notte, di giorno dorme); - i ricci che si trovano in zone di pericolo (pozzi, tombini, strade trafficate, piscine, reti, trappole per topi, cantiere di lavoro); questi possono essere presi e spostati ma mai troppo distante dal luogo dove vengono trovati in quanto il riccio è un animale territoriale, conosce perfettamente il luogo dove abita e spostandolo di tanto andremo a metterlo in un’ulteriore situazione di pericolo perché cercherebbe in ogni modo di ritornare in quei luoghi. Non toccare mai i nidi con cuccioli… La mamma quasi sempre abbandona la cucciolata se viene disturbata, o peggio potrebbe ucciderli! Dopo aver portato a casa il riccio contattare subito il Centro di Recupero più vicino per avere le giuste istruzioni su come comportarsi nell’immediato soccorso, soprattutto se si tratta di ricci cuccioli o feriti. Nell’attesa il riccio deve essere sistemato in una scatola di cartone abbastanza alta, mettendola in un luogo caldo e tranquillo con fogli da cucina sul fondo; se si tratta di cuccioli o se al tatto sono freddi, mettere a fianco una borsa dell’acqua calda avvolta in un asciugamano. Lo si lascia tranquillo al buio, senza somministrare alcun tipo di alimento (MAI LATTE DI MUCCA) o farmaco, se
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antibiotici e altri farmaci quando è necessario. Per questo prendersi cura di un riccio neonato non è una cosa facile ed è per questo motivo che bisogna contattare immediatamente il Centro di Recupero. Se si tratta di un riccio giovane o adulto non ferito si può dare cibo solido: crocchette per gatti di alta qualità, cibo umido per gatti, carne macinata o pollo cotti, pezzetti di mela ecc. Il riccio in natura si ciba di insetti e tornando in libertà sarà capace, anche se vissuto in cattività per mesi, di cacciare.
PRONTO SOCCORSO RICCIO La prima cosa da fare dopo aver messo al sicuro il riccio è chiamare il Centro Recupero Ricci o animali selvatici, o gli enti preposti più vicini. Le cose che vi verranno chieste saranno: - il peso e le dimensioni dell’animale (fondamentale per sapere come intervenire) - presenza di ferite, presenza di uova, larve o corpi estranei - presenza evidente di parassiti esterni (zecche…) - vitalità del riccio (se si chiude, se cammina, se barcolla…) - il colore degli aculei (da questo si capisce anche l’età del riccio) - luogo dove è stato ritrovato Nel caso troviate un riccio cucciolo al di sotto dei 130/150 gr. mai somministrare cibo solido né latte di mucca. Va somministrato in giuste dosi un latte apposito ESBILAC ogni 2/3 ore giorno e notte, massaggiandolo dopo i pasti per favorire l’emissione di feci ed urine, tenuto continuamente sotto controllo con l’aggiunta di vitamine,
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PICCOLI AIUTI CHE POSSIAMO DARE AI RICCI IN NATURA Lasciare in giardino un angolo pieno di rami e foglie che userà per costruirsi il nido o per riposare durante il giorno; il riccio va in letargo
COME AIUTARCI Noi crediamo in quello che facciamo, purtroppo però la buona volontà e il tempo non bastano. Per questo © Photo by Bruno Murialdo (2)
non dopo aver contattato un centro specializzato, averlo reidratato se necessario e scaldato.
mache e insetti intossicati morirebbero anche loro; - mettere alla sera acqua fresca in una ciotola bassa e stabile fuori in giardino; - mettere crocchette per gatti in una casetta-mangiatoia, costruita con una cassetta in legno con un’apertura di 10cm x 10cm per evitare che il cibo vada mangiato solo da gatti o cani; - se si devono spostare cataste di legna o effettuare lavori in giardino, stalle o fienili, accertarsi che non ci siano tane di riccio con cuccioli; in caso contrario rimandare i lavori dopo lo svezzamento portando nei pressi del nido acqua e cibo, la mamma potrà usufruirne senza allontanarsi troppo o esporsi al pericolo; - accertarsi sempre che sotto ai cespugli, ai rovi, ai mucchi di rami e foglie non ci siano ricci prima di usare decespugliatori o di utilizzare aspiratori.
nei mesi freddi, si prepara un riparo accatastando rami e si addormenta; - non utilizzare lumachicidi, pesticidi e diserbanti, nutrendosi di lu-
abbiamo bisogno del vostro prezioso aiuto. Per aiutarci potete inviare cibo (per maggiori info tel. al 337 352301 op-
CENTRO RECUPERO RICCI "LA NINNA" Via Regina Margherita 1 12060 Novello –(CN) Tel. 337-35.23.01 - www.lacasadeiricci.org ninnaeisuoiamici@libero.it FB Centro Recupero Ricci "La Ninna"
pure contattateci sulla nostra pagina facebook www.facebook.com/Centro-Recupero-Ricci-Ninna-e-i-suoi-amici-1524744747757170) oppure fare una donazione a: Massimo Vacchetta Centro ricc, 1 - 12060 Novello (CN) Banca d'Alba filiale di Roddi Iban: IT59 W085 3027 2200 0042 0100 812 PROGETTO "ADOTTA UN RICCIO" Una volta scelto il riccio da adottare a distanza tramite le nostre storie e le foto pubblicate o conosciuti direttamente al centro, con un versamento tramite bonifico di € 25 mensili, per quanti mesi uno decide, il "genitore adottivo" partecipa alle spese di mantenimento quali cibo, farmaci e tutto l'occorrente che ser-
ve per consentire al riccio la sua degenza al centro fino alla liberazione, quando questa è possibile. In cambio noi inviamo via e-mail la sua carta di identità, un attestato di adozione, la sua storia, alcune foto, di tanto in tanto aggiornamenti fino alla liberazione alla quale si può partecipare.
Se si tratta di un disabile continueremo a mandarvi informazioni, potendo venire a trovarlo previo appuntamento. IBAN IT59 W085 3027 2200 0042 0100 812 CAUSALE: Adotta un riccio OPPURE dare la vostra disponibilità al 337 352301 per diventare volontari e venire ad aiutarci al centro per pulire le gabbie, distribuire cibo, avendo la possibilità di acquisire parecchie informazioni su questi esserini indifesi ma molto importanti per il nostro ecosistema. In ogni caso vi chiediamo di comunicarci sempre tramite la pagina Facebook con messaggio privato il vostro aiuto per avere la certezza che vada a buon fine. Grazie di cuore!!
"L'INCONTRO CON NINNA MI HA CAMBIATO LA VITA" Una sensazione di tenerezza estrema mi pervase. Il piccolo pesava non piu’ di 25 grammi, aveva gli occhi chiusi, il corpicino glabro ed una striscia di aculei bianchi sulla schiena. Il suo aspetto era di una dolcezza infinita. La signora disse che era necessario darle del latte di capra 2 volte al giorno.
A quel tempo non sapevo nulla di ricci. Il mattino dopo, quando tornai in ambulatorio, sentii un un pigolio flebile flebile provenire dalla sala degenze. Allora mi precipitai dentro, aprii la scatola, presi in mano la creatura e la sentii fredda. Il pianto straziante di quell’esserino fece breccia nel mio © Photo by Bruno Murialdo
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utto inizio’ nella primavera di 3 anni fa. A quel tempo, dopo 20 anni di libera professione come veterinario specializzato sui bovini, ero diventato avvezzo alla sofferenza ed al dolore dei miei pazienti. La routine del lavoro, una serie di delusioni sentimentali mi avevano costretto ad erigere uno scudo protettivo. Ero costantemente alla ricerca di un cambiamento che sembrava non arrivare mai. Accettai di collaborare con un collega in un ambulatorio di piccoli animali. Era verso la fine di maggio quando Andrea mi chiese di sostituirlo per un week end. Quel fine settimana feci un incontro che cambio’ la mia vita per sempre. Al passaggio di consegne il collega mi disse che c’era una ospite particolare in sala degenza, un riccio cucciolo.. Il piccolo era stato trovato in giardino da una signora ed era probabilmente un orfano.. Appena aprii la scatola da scarpe in cui la creatura era contenuta ebbi un sussulto.. Un esserino grande non piu’ di un pollice faceva capolino dalla matassa di trucioli di carta..
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cuore come una lama. Improvvisamente provai un senso di immensa compassione. Non potevo lasciarla in quelle condizioni, sarebbe morta in breve tempo. La portai a casa, la scaldai con una bottiglia dell’acqua calda e cercai tutte le informazioni necessarie su internet. Fu cosi’ che entrai in contatto con 2 persone straordinarie, il collega veterinario Gerard e sua moglie Giulia, entrambi molto esperti di ricci. Mi dissero che serviva un latte in polvere particolare, Esbilac, che aveva le caratteristiche giuste per crescere i ricci. Purtroppo pero’ quel latte non
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era reperibile da nessuna parte in quel week end e sarebbe stato spedito solo il martedi’ successivo. Inizio’ allora una lotta per mantenere Ninna in vita fino al momento della consegna . Ogni 3 ore tornavo a casa per darle il latte di capra e cambiare la bottiglia dell’acqua calda, di notte scendevo 2 volte. Dopo ogni pasto le massaggiavo i genitali e la pancia per farla defecare ed orinare come si fa con i bambini. Ero diventato sua mamma, quella che aveva perso.. Malgrado il mio sforzo enorme per nutrirla, Ninna perdeva peso sempre di piu’. Vedevo la sua energia svanire velocemente ed il corpo indebolirsi con il passare delle ore ma ero determinato a non mollare, a dare tutto me stesso per salvarla. Riuscii a tenerla in vita fino al martedi’ quando arrivo’ il latte speciale. Da quel momento in poi le cose cambiarono, Ninna inizio’ a crescere e rinforzarsi. Mi ci volle piu’ di un mese di notti insonni per tirarla su... Ero un uomo felice finalmente.. Io avevo salvato Ninna ma in realta’ era lei che aveva salvato me... Nei mesi successivi feci con lei esperienze indimenticabili. Avevo preparato un recinto in giardino per riadattare Ninna alla natura prima della liberazione. Ogni sera tornato dal lavoro la prendevo e la porta-
vo nei prati. Passavo con lei ore ed ore a seguirla nella sua incessante indagine del mondo attraverso il naso, i ricci sniffano ogni cosa con il loro potente olfatto. Conobbi il mondo piccolo piccolo del sottobosco, fatto di esserini minuscoli ma straordinari. Capii quanto bella sia la vita nella sua semplicita’ ed immediatezza, per noi che abbiamo tutto e non siamo mai soddisfatti di nulla. Capii quanto faccia bene al cuore occuparsi di qualcun altro meno fortunato di noi. Capii il valore dei sentimenti anche nei confronti di esseri diversi da noi ma non per questo meno importanti. Il semplice profumo di un fiore, uno sguardo alla luna e soprattutto la presenza di quell’esserino mi riempiva la vita. Una di quelle notti accadde un fatto che consolido’ ulteriormente il mio legame con Ninna. Eravamo fuori per una delle nostre solite passeggiate notturne, Ninna era avanti a me di circa 30 metri, tutto sembrava calmo, solo il fruscio del vento accarezzava il prato. Improvvisamente Ninna si irrigidi’ come paralizzata, dal fosso a pochi metri di distanza si levo’ un grugnito che mi fece rabbrividire. Dopo meno di un secondo un grosso tasso balzo’ rapidamente fuori e prese a correre minacciosamente verso di lei. Percepii una sensazione di estremo pericolo e presi a correre forte
forte come non mai in vita mia. Malgrado lo svantaggio arrivai miracolosamente prima, mi frapposi tra i due, tirai su Ninna tra le mie braccia e feci da scudo. Ero disposto a tutto per proteggerla proprio come si fa con una figlia. In quel momento il mio cuore e quello di Ninna batterono forte forte all’unisono.. Ma i tempi di Madre Natura spesso non coincidono con quelli dei sentimenti. Quell’estate passo’ veloce e venne il momento di liberare Ninna, di dirle addio. Una morsa mi serrava il cuore, da una parte il dolore del distacco, dall’altra la consapevolezza che Ninna era un animale selvatico e lasciarla andare sarebbe stato il regalo piu’ bello che potevo farle. La mia debolezza ebbe il sopravvento e quell’anno tenni Ninna con me. Le preparai un recinto in soffitta con una bella casetta piena di paglia, dove Ninna ando’ in letargo e dormi’ da novembre a marzo. Era ancora con me, ero egoisticamente felice. L’anno successivo maturai la convinzione di creare un centro di recupero dei ricci in virtu’ della grande passione che ara sbocciata in me grazie a Ninna. Fu allora che il destino pose sula mia strada un’altra persona straordinaria, Luciano Remigio, il fondatore del CRAS di Cuneo. Quest’uomo di quasi 80 anni di eta’.
dopo aver dedicato tutta la sua vita al salvataggio e cura degli animali, ancora oggi scende di notte per andare a recuperare un capriolo ferito. Remigio mi accolse con grande entusiasmo e mi aiuto’ ad ottenere l’autorizzazione a curare e riabilitare i ricci. Fu cosi’ che nacque il centro recupero ricci ‘La Ninna’ di Novello. sezione distaccata del Cras di Cuneo. Cosi a partire dal mese di luglio 2014 iniziarono ad arrivare i primi ricci in difficolta’. Costruii un grande recinto in giardino per riadattarli alla natura prima di liberarli. Inizio’ allora un andirivieni dei nostri piccoli pazienti. Ogni volta che prelevavo un riccio per da liberare incontravo lo sguardo triste di Ninna. Gli altri potevano correre verso la liberta’, lei invece ancora prigioniera. Finche’ un giorno di settembre, dopo mesi di indecisione, presi coraggio e la portai in un giardino meraviglioso dell’alta Langa, dove una
cara amica, Susanna si sarebbe presa cura di lei. Assieme a Ninna liberai un altro amatissimo riccio, Ninno, trovato nel giardino di mia madre che era ancora cucciolo. Sistemammo le loro casette in mezzo al verde, e vicino preparammo 2 grandi mangiatoie. Avrebbero avuto cibo e riparo necessari. Non li rividi mai piu’, anche se la primavera successiva la fattoria fu invasa da tanti piccoli ricci. I loro figli, forse.. Di tanto in tanto salgo lassu’, passeggio fino al limite tra un grande prato e il bosco che piega su una verdeggiante vallata, mi siedo, attendo che la brezza si calmi e poi sottovoce la chiamo e dopo un po’ lei arriva. Nel mio cuore lei arriva... Per questo numero il mio racconto termina qui e vi dò appuntamento alla prossima uscita per raccontarvi tutto (ma proprio tutto) sul riccio europeo e la bellissima storia di Zoe...
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Associazioni della redazione
TUTTI CON FRECCIA45!!!
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reccia 45 è un’associazione No Profit per la protezione e difesa animale nata a Mandello del Lario nel 2008 dal sodalizio di alcuni volontari che prestavano opera al canile di Lecco, dove erano allora ospiti due cagnolini (“FRECCIA” e “45”) cui l’associazione decise di dedicare il proprio nome. L’attività di volontariato è svolta senza scopo di lucro e senza alcun legame politico, e nell’interesse collettivo si propone di combattere ogni forma di sfruttamento e violenza sugli animali. In pochi anni Freccia 45 è divenuta ben presto un riferimento nazionale nella lotta alla vivisezione e si presenta oggi come una realtà unica nel panorama italiano, con il supporto di un proprio Ufficio Legale composto da 7 specialisti in materie giuridiche ciascuno competente in ambito differente. Tramite la partecipazione ad eventi di grande notorietà (MiVeg, ParmaEtica), l’esposizione di banchetti infor-
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mativi, l’adesione a manifestazioni, presidi, cortei, l’organizzazione di cene, eventi di beneficienza, raccolta pappe ed interventi di consulenza atti a perfezionare la diffusione di regolamenti in materia di tutela e benessere animale, l’associazione si è battuta per promuovere il riconoscimento ed il rispetto dei diritti di tut-
ti gli animali attraverso una visione del mondo antispecista, per attuare iniziative volte a combattere la vivisezione ed ogni forma di sperimentazione e per svolgere campagne di sensibilizzazione ed informazione nella lotta al randagismo, con più di 200 fascicoli legali aperti per maltrattamenti, richieste di sequestro e se-
FB FRECCIA45.ORG
gnalazioni alle autorità e l’invio in 8 anni di 170 quintali di aiuti alimentari e medicinali ai canili più bisognosi. Dall’aprile 2008 i volontari di Freccia 45 hanno realizzato molti sogni e messo in salvo moltissimi animali: sono stati recuperati e fatti adottare oltre 500 animali, tra cui 271 provenienti dai laboratori di vivisezione. In merito alla lotta contro la sperimentazione animale, il sodalizio ha
dato vita al Rifugio “Gli Ultimi”, situato alle porte di Parma, che ospita mediamente più di un centinaio di animali l’anno salvati dai laboratori e numerose sono le attività promosse per la riabilitazione di animali sottratti ai centri di ricerca: spiccano su tutte le indagini nei confronti di Green Hill per la detenzione dei beagle da vivisezione, la campagna contro Harlan per la detenzione dei macachi da vivisezione conclusa con la clamorosa vittoria nella dismissione da parte di Harlan delle attività di fornitore di primati e l’avvio nel marzo 2013, tramite la Sezione Verona, del presidio permanente più lungo d’Italia verso APTUIT (partner di GLAXOSMITHKLINE) per la detenzione di 32 beagle sempre da vivisezione. Freccia 45 ha inoltre supportato e tutt’ora supporta le attività di I-Care Network, che ha salvato oltre 17mila animali tramite la promozione di metodi innovativi privi di sofferenza ed
è l’unica Associazione d'Italia che può verificare con volontari alle dogane ogni animale a scopo di vivisezione che entra nel territorio nazionale. Per contribuire alle numerose iniziative a sostegno della difesa di chi non ha voce, è possibile effettuare una donazione sul conto dell’associazione (intestato a Freccia 45, iban IT44B0521622900000000002277, Banca Credito Valtellinese filiale di Lecco) o acquistare una delle magliette a tema animalista dalla piattaforma https://worthwearing.org/store/freccia45. Nella prossima pagina potrete legere la storia Bingo, ospite di Freccia 45.
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Storie
a cura di Freccia45
BINGO, UN NOME UN DESTINO
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ingo, simil lupoide di 2 anni circa, è stato trovato da cucciolo vagante nelle campagne siciliane della provincia di Siracusa. Probabilmente picchiato o investito senza soccorsi, è stato tratto in salvo da alcune volontarie del luogo nel maggio del 2014, a circa 2 mesi dalla sua nascita, le quali notarono la sua impossibilitatà ad utilizzare la zampa anteriore sinistra perchè presumibilmente ricalcificatasi malamente dopo la frattura. Fu visitato da molti veterinari e il verdetto è sempre stato lo stesso: amputazione necessaria e presunta diagnosi di un problema neurologico. Dopo un lungo viaggio da sud a nord, sottoposto a controlli di nuovi veterinari, si è scoperto che non sussistevano danni neurologici come pensato, ma la causa della deformazione della sua zampa era “semplicemente” una saldatura delle ossa non debitamente curata entro i tempi necessari per salvarne la normale funzionalità. L'associazione lo sta ospitando in
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provincia di Pavia da circa 1 anno e mezzo. Bingo è castrato, in regola con i vaccini e con i trattamenti antiparassitari, ama la compagnia dei suoi simili, dei gatti e in particolar modo degli esseri umani. E' autosufficiente, autonomo, allegro come tutti i cani di giovane età e abbaia persino poco; gli piace passeggiare, ma non necessita di lunghe sgambettate (anche perché poi si stanca). Non ci capacitiamo della difficoltà nel trovare un'adozione definitiva per un cane che a tutti gli effetti è un quadrupede, anche se deambula come un tripode; per questo motivo, finchè qualcuno non chiamerà per lui, continueremo a mantenerlo nella
struttura che lo accoglie, nonostante le cospique spese. E' adottabile fisicamente in tutto il nord, preferibilmente in Lombardia e regioni limitrofe, oppure a distanza, facendo i "genitori-in-colletta": più mamme e papà avrà, meno graverà sui conti di ciascuno e tanto più affetto avrà da donare in cambio! Ecco di seguito le coordinate bancarie per effettuare un versamento: Intestazione: FRECCIA 45 - IBAN: IT44B0521622900000000002277 Banca: Credito Valtellinese – Filiale di Lecco (LC) - Causale QUOTA ADOZIONE A DISTANZA x BINGO Non esitate a contattare l'Associazione per saperne di più: adozioni@ freccia45.org - 366-35.66.015
FRECCIA 45 - ASSOCIAZIONE NO PROFIT Per info: 331 84.43.166 - Per adozioni: 366-35.66.015 Segnalazione maltrattamenti: 334-93.43.115 www.freccia45.org - info@freccia45.org FB FRECCIA45.ORG
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Attività Progetti
di cura a ElenadiMasson UAM - Umanimalmente
PET THERAPY, NUOVA DISCIPLINA CON GRANDI POTENZIALITA'
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’equipe a 2 zampe e quella a 4 zampe di UAM lavorano in perfetta sinergia, e da questo scambio e crescita reciproca nascono le migliori potenzialità della pet therapy. Un gruppo di professionisti a 2 zampe di diversi ambiti socio-sanitari - medici, psicologi, medici veterinari, logopedisti, neuropsicomotricisti - con una successiva specializzazione in pet therapy offre le proprie conoscenze e competenze al servizio dell’associazione UAM Umanimalmente - Associazione per la Relazione Uomo Animale Mente, con sede a Grugliasco, alle porte di Torino. UAM è specializzata in pet therapy con cani, e grazie alla preparazione di Happy, Coral, Ares, Kuki, Nina, Miki, Pongo, Lucky e altri amici a quattrozampe in fase di preparazione, porta le terapie e le attività assistite con gli animali in tanti ambiti: disabilità fisica e psichica, malattie degenerative, attività educative nelle scuole e nei centri per la disabilità, attività di riabilitazio-
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ne post-traumatica e integrazione sociale rivolte a varie categorie di persone fragili. LA PET THERAPY TRA METODO E INNOVAZIONE L’approccio di UAM si inserisce in
una cornice zooantropologica cognitivista, che attribuisce all’animale emozioni, aspettative, capacità di problem solving e di creare proprie rappresentazioni della realtà. Proprio per questo, le terapie con gli animali riescono ad attiva-
www.umanimalmente.it re uno scambio affettivo, diventano uno stimolo alla comunicazione e un rinforzo positivo e gratificante; favoriscono la presa di coscienza delle proprie emozioni e infondono fiducia in sé; sono un supporto alle relazioni sociali e contribuiscono a creare un clima disteso e collaborativo. UAM coinvolge i pazienti con approcci divertenti, inediti e capaci di entrare in risonanza con le loro risorse emotive e cognitive e di attivare reazioni positive piccole o grandi, a seconda del quadro clinico personale. Oltre alla professionalità dei protocolli sociosanitari che vengono rigorosamente applicati, c’è tanta creatività nei progetti di UAM. Basti pensare al progetto “Dance...Dog dance” in collaborazione con l’associazione Baldanza di Torino e finanziato dalla Città di Torino, un’attività per l’integrazione sociale di persone disabili attraverso incontri di danze popolari insieme ai cani, che proprio in questi giorni prende il via con la seconda edizione. TUTTO INIZIÒ DALLA PASSIONE PER GLI ANIMALI, E NON SOLO UAM è nata il 5 maggio 2009 dall’incontro di energie e di passioni di un gruppo di professionisti
che frequentavano il Master Universitario di II livello in Pet Therapy a Torino. Miriam Borra (nella foto di gruppo la prima a destra), psicologa, psicoterapeuta, educatrice cinofila diplomata con Angelo Vaira e attuale
presidente di UAM, aveva intuito la possibilità di un futuro lavorativo differente, che unisse la sua passione per gli animali con nuovi orizzonti per le attività terapeutiche rivolte a persone con vari tipi di problematiche. Anche Deborah Catalano, (nella foto sopra in compagnia di Coral) vicepresidente UAM, medico veterinario, al tempo ricercatrice presso la Facoltà di Veterinaria dell’Università di Torino, ha colto l’occasione per dare un indirizzo nuovo alla sua professione ed oggi si dedica completamente ai progetti e al benessere dei cani coinvolti nelle attività UAM di pet therapy. Oggi intorno a UAM ruota uno staff in crescita, quasi tutto al femminile, e un team a quattrozampe accuratamente selezionato e preparato. Ogni intervento necessita del cane con la personalità più idonea a seconda del tipo di persona con cui si interagisce: dolce, empatico e paziente per i bimbi con gravi disabilità e gli anziani; vivace, socie-
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vole e perfettamente disciplinato per i progetti nelle scuole; equilibrato e carismatico per tutte le situazioni in cui ci si confronta sulle regole e sui significati del vivere nella società. Per questo UAM non sceglie una razza in particolare ma considera i cani in base alla propria attitudine personale e alla capacità di apprendere. Oltre ai golden e e ai labrador retriever l’equipe UAM conta su barboncini e meticci di varia corporatura. UAM. UN NUOVO APPROCCIO ALLE ATTIVITÀ ASSISTITE CON GLI ANIMALI Già dalle prime attività e nei progetti con diversi tipi di pazienti, l’equipe UAM si era resa conto che l’impostazione classica dell’operatore che guida il cane e gestisce l’intervento con il paziente spesso era inadeguata, data la delicatezza del quadro clinico di molti pazienti e la necessità di tenere sotto controllo molte variabili contemporaneamente. Ha così introdotto il modello con due operatori, che ora è stato as-
sunto come standard dalle Linee Guida Nazionali approvate il 25 marzo 2015: il referente di intervento, che prende in carico l’utenza e il coadiutore del cane, che guida il cane co-terapeuta nel migliore svolgimento dell’attività per il maggior beneficio del paziente e il suo benessere. PROFESSIONE PET THERAPY Attualmente UAM rappresenta un’alternativa altamente professionalizzante sia per i professionisti in ambito sanitario che vogliano specializzarsi in pet therapy sia per le persone che vogliano trasformare la loro passione per i cani
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in un mestiere coinvolgente e utile. Le attività formative dell’associazione sono riconosciute dalla Regione Piemonte, ma molte persone da fuori regione hanno scelto UAM come riferimento per il loro percorso di specializzazione professionale in pet therapy. Seguiteci il prossimo mese, vi spiegheremo come diventare operatori di pet therapy con la scuola UAM!
ASSOCIAZIONE UAM UMANIMALMENTE www.umanimalmente.it info@umanimalmente.it Tel. 331-4642747
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Professione Benessere
di Daniela Mariano - Operatore Shiatsu certificato Apos e DBN NR A01815
QUANDO LO SHIATSU INCONTRA IL MAGICO MONDO DEI BORDER COLLIE
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ari lettori, eccomi a voi con una nuova storia. Anch’io non pensavo che il mondo dei Border e lo shiatsu si potessero incontrare fino a quando non ho conosciuto Phoebe, una a splendida border rossa (ritratta nella foto qui sotto nella specialità Obidience). Presentava una specie di
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movimento a scatto quando saltava, da esami fatti non risultava nulla anche se questa specie di zoppia risultava evidente quando era in esercizio e non quando giocava in libertà. Il problema era toccarla perché ho scoperto che normalmente non amano molto il contatto anche se sono af-
fettuosi. Provo a trattarla e mi da dai punti di associazione lungo la schiena il punto associato al Meridiano di Fegato in pieno. Il cane non aveva problemi di Fegato ma in qualche modo era arrabbiata per una situazione che viveva. Inizio a trattarla, le prime volte era un andare e venire i continuazione poi dalla quarta volta in poi si addormenta va e soprattutto la zoppia non c’era più. È diventata molto più coccolona e il suo sguardo é molto più sereno. Poi ho incontrato Gill, e Kobe due border giovani molto esuberanti ed iperattivi, quasi incapaci di rilassarsi, anche qui con grande pazienza e lavoro fatto in comune con i loro proprietari, sono diventati molto più gestibili e Kobe è diventato un cane per la Pet Therapy. Stessa cosa con Chef e Kenia, all’inizio è sempre complicato riuscire a mettersi in contatto con loro, poi quando si riesce a fare delle pressioni quasi
FB SHIATSUPETS
sempre lungo il Meridiano di Triplice Riscaldatore quasi improvvisamente si addormentano e si rilassano quasi trovassero un po’ di quiete per poi ripartire attivi e dinamici ma molto più concentrati. Infatti è come se le pressioni per mettessero loro di riequilibrare il loro stato di iperattività pur senza snaturare la loro capacità di essere dinamici gioiosi e pronti ad apprendere sia che siano dietro ad un gregge, impegnati in gare di obidience oppure nella pet therapy. Devo dire che sono stati impegnativi ma avere Phoebe che dopo qualche mese che non mi vedeva mi è salita in braccio e si è accucciata per me è stata una bella emozione.
SHIATSU PETS Daniela Mariano Tel. 388-0621612 www.shiatsupets.com FB SHIATSU PETS lo Shiatsu per il benessere dei nostri amici animali
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Professione Benessere - 2 di Valeria Bellesia
KINESIOLOGIA PER ANIMALI DOMESTICI CURIAMO ANCHE I NOSTRI AMICI IN MODO NATURALE
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’andamento dei consumi e gli studi sugli stili di vita ci dicono che sempre più persone hanno lasciato, o stanno lasciando, la medicina tradizionale per affidarsi alle cure naturali. Questo è dovuto all’aumento della consapevolezza di se stessi e del-
la propria salute, l’alimentazione, lo stile di vita e un approccio responsabile ai sintomi e ai disturbi stanno acquisendo sempre più importanza per tutti. Anche quando è necessario affidarsi al medico, sempre di più si interagisce con lui responsabilmente.
In questo processo sociale di responsabilizzazione nei confronti della propria salute, siamo sempre di più a scegliere le cure naturali e l’omeopatia, al posto dell’allopatia. E’ diventato un comportamento comune interpellare Naturopati, Omeopati, Kinesiologi, Operatori
Olistici...con l’intento di tenersi il più possibile lontani da antibiotici e cortisone. Abbiamo sempre di più dimestichezza con preparati fitoterapici, con la floriterapia, con i rimedi omeopatici, con gli integratori e con le tecniche di riequilibrio. I professionisti sono tanti e crescono sempre: in ogni nostra città
possiamo trovarne di ottimi. Così come è altrettanto facile accedere ai rimedi naturali, dato il gran numero di erboristerie, negozi naturali, la reperibilità online: persino le farmacie ora hanno il reparto non allopatico! Insomma, pare che la nostra società abbia proprio scelto di curare se stessa e i propri figli in modo naturale, grazie anche all’ampia possi-
bilità di scelta di curarsi naturalmente che ha a disposizione. Purtroppo per i nostri amici animali non è ancora così semplice fare questa scelta, tenerli lontani da veterinari interventisti e allopatici, mantenerli in salute in modo naturale, agendo anche personalmente, proprio come facciamo con i nostri figli.
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FB DURGA Uno dei motivi è che esistono al momento ancora pochi operatori (vet e non-vet) che si occupino in modo naturale non allopatico di animali. Un altro motivo è che il nostro gattino non ci sa dire se ha male alla pancia indicando la zona dello stomaco o dell’intestino come farebbe nostro figlio, ovvero i suoi sintomi sono molto più difficili da interpretare. In questo ci viene in aiuto la Kinesiologia, una tecnica straordinaria che da decenni è impiegata in tutto il mondo e da qualche tempo anche sugli animali. La Kinesiologia si basa sul Test Muscolare, ovvero, attraverso un protocollo molto preciso di indagine si impiega la funzionalità muscolare per avere delle risposte, positive o negative, dal corpo. Praticamente si interrogano i muscoli, come se avessimo a disposizione sul corpo tanti led di allarme acceso/spento, una mappa di sensori. Con questa tecnica si possono individuare disequilibri funzionali di organi, sistemi e apparati, a livello corporeo, emotivo e psichico. Per riportare l’equilibrio e la corretta funzionalità, la kinesiologia impiega una
gamma davvero importante di tecniche diverse e permette anche di verificare anche l’idoneità di rimedi e alimenti.
La cosa davvero interessante per noi è che il Test Muscolare può essere impiegato sulla persona, quando questa è reattiva e cosciente, oppure tramite il cosiddetto Sostituto, di fatto un intermediario grazie al quale è possibile testare ad esempio anche bambini piccoli, persone che non possono muoversi o, appunto, animali. La Kinesiologia diventa dunque uno strumento efficacissimo da impiegare in veterinaria, sia ad uso professionale, sia in casa per i propri animali. Inoltre, essendo che la Kinesiologia agisce anche sul piano emo-
Valeria Bellesia dirige la "Scuola di Kinesiologia Durga" di Torino e condotta dai kinesiologi Chiara Mattea e Alessio Rossin. "Touch for Animal" è il corso della Scuola dedicata alla kinesiologia per animali domestici.
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tivo, può essere impiegata anche per stati di ansia, stress, iper attività, aggressività... o per rafforzare (e ridurre i tempi) l’educazione e l’istruzione, soprattutto nei casi di soggetti adulti con problematiche pregresse (abbandono, maltrattamenti, lavoro o impieghi forzati...). In casa la kinesiologia è un’ottima alleata: il sapere di poter calmare il proprio animale durante i botti, ad esempio, trattare i tatuaggi e le cicatrici, seguirlo adeguatamente dopo un intervento chirurgico, accertarsi dell’alimentazione, impiegare i Fiori di Bach, riequilibrare vari malesseri... In veterinaria, o comunque in uso professionale, la Kinesiologia offre
LA TECNICA DEL SOSTITUTO La Tecnica del Sostituto è un elemento fondamentale in kinesiologia ed in particolare in Veterinaria in quanto è indispensabile in assenza di partecipazione attiva del soggetto a cui si applica il Test Muscolare, ovvero quando è impossibile ottenere una risposta volontaria al test attraverso la partecipazione consapevole, ad esempio nel caso di bambini piccoli, di persone in coma, diversamente abili o, appunto, di animali. In pratica, viene impiegata una persona che si presta a fungere da sostituto per il test sull’animale, semplicemente toccandolo, ad esempio appoggiando una mano sulla spalla dell’animale. Testando il sostituto in contatto con l’animale, il kinesiologo ottiene di fatto la risposta dell’animale (o più in generale del soggetto che non può essere attivo).
protocolli di indagine e tecniche di riequilibrio appropriati e davvero efficaci, facilmente integrabili con le proprie discipline. Per fortuna sono sempre di più i
veterinari che si approcciano alla Kinesiologia e Naturopati e altri operatori per umani che si dedicano agli animali grazie all’impego della Tecnica del Sostituto kinesiologico.
Scuola per Operatore Olistico Kinesiologico accreditata SIAF / N° SC-69/11 e A.Co.I. ai sensi della Legge 4/2013 Formazione professionale erogata dall'Associazione Culturale OASI Via Pinelli, 23 - 10144 TORINO - 335/7513020 - 011/7600736 Orario di Segreteria aperta al pubblico: LUN/VEN 17,00/19,00 o su appuntamento www.durgatopos.it - info@durgatopos.it
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Progetti di Marco Sivero
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A SALSOMAGGIORE LA PET THERAPY È IN CORSIA
l progetto presentato lo scorso 9 aprile, nasce dalla collaborazione dell'Associazione Rescue Dogs di Soragna con la Coop. Aurora Domus gestore della Casa di Riposo "Sacra Famiglia" di Salsomaggiore Terme. Rescue Dogs da oltre tre anni sul territorio si occupa del recupero di animali domestici e selvatici in stretta collaborazione con vari Comuni della Provincia di Parma nonché con la collaborazione della Facoltà di Veterinaria dell'Università di Parma, del rilascio nel loro ambiente naturale e nel corso di questi anni ha effettuato oltre 1300 interventi. Capitanata da Jayr Zurolo anima della stessa, consta oggi di 110 Operatori Volontari costantemente formati oltre ad un nutrito numero fra essi di Guardie Zoofile, attiva h24 7gg/7gg fornisce un ottimo supporto ed è e deve essere di esempio a molte altre situazioni sul territorio italiano. GLI ANZIANI RESIDENTI IN RSA: INTRODUZIONE Il benessere psicofisico degli anziani che risiedono in una residenza sanitaria assistenziale risulta particolarmente compromesso per svariati motivi. In primo luogo gli anziani possono presentare vari disturbi e difficoltà relazionali, psicologiche, emozionali e/o fisiche derivanti dalle patologie e disabilità da cui sono affetti. Questo quadro clinico, già di per sé delibitante, può peggiorare ulteriormente nel caso di anziani che risiedono, spesso non volontariamente, in una struttura socio-assistenziale. Infatti, gli ospiti delle RSA risentono del distacco dai familiari e dalla propria casa in cui hanno vissuto la maggior parte della loro vita e provano un senso di solitudine e abbandono; inoltre, si sentono disorientati per la perdita delle consuetudini e dei punti di riferimento della vita quotidiana e si trovano costretti a riordinare e modificare le proprie abitudini.
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Gli anziani in RSA presentano quindi difficoltà di dialogo, sia all’interno del gruppo che con il personale di servizio; si chiudono in se stessi; sono passivi, apatici e privi di motivazioni; sono spesso demotivati e poco collaborativi durante lo svolgersi delle attività di animazione. Ma è proprio l’animazione che cerca di ravvivare lo spirito delle persone con lo scopo di migliorare la qualità di vita. In ogni persona vi è un equilibrio dinamico tra le componenti fisiche, psicologiche e sociali che ne influen-
zano lo stato di salute e benessere. Tuttavia, l’animazione tradizionale, come i giochi di gruppo o la lettura dei quotidiani, non riesce a colmare del tutto il disagio provato dagli anziani, così le stesse case di riposo ricercano continuamente nuovi stimoli che possono attivare ulteriormente il desiderio di partecipazione e dialogo. È il caso della pet therapy o meglio le Attività Assistite da Animali che spezzano una quotidianità non sempre entusiasmante offrendo un diversivo alle attività di routine.
REALIZZAZIONE DELLE ATTIVITÀ ASSISTITE DA ANIMALI (A.A.A.) IN RSA L’attività viene condotta dall’educatore cinofilo insieme al suo animale con la collaborazione dell’animatrice, quest’ultima conosce gli ospiti della RSA che potrebbero essere interessati o trarre benefici da questo tipo di attività, viene data la disponibilità di un educatore dell’Associazione Rescue Dogs a titolo di coadiutore. Gli ospiti, destinatari dell’attività, vengono individuati dall’animatrice con la collaborazione di personale medico-infermieristico e della Responsabile del progetto i quali devono accertarsi che non presentino fobie o manifestino possibili atteggiamenti di aggressività nei confronti degli animali; andrebbe evitato il contatto con l’animale nel caso in cui la persona presenta allergie specifiche, ferite aperte o la presenza di possibili porte d’accesso per infezioni come cateteri venosi, tracheotomie, PEG. L’attività viene effettuata su piccoli gruppi composti da circa quindici persone senza particolari problematiche o depressi, mentre questa pratica viene realizzata a parte per coloro che presentano demenze senili. L’animatrice, insieme al conduttore cinofilo, individuano gli utenti che sono da stimolare maggiormente sul profilo del dialogo e dei ricordi o chi necessita maggiormente di un contatto corporeo, cioè l’attività è direttamente proporzionale alle possibilità ed esigenze dell’anziano.
Gli ospiti, la maggior parte dei quali è in genere sulla sedia a rotelle, vengono disposti in cerchio in modo che siano facilitati a seguire l’attività, in un ambiente abbastanza ampio della struttura (soggiorno, palestra o nella bella stagione in giardino), una o al massimo due volte alla settimana dalla durata di un’ora o un’ora e trenta a seduta. La cadenza settimanale degli interventi può inoltre creare aspettative notevoli, in grado di stimolare il dialogo tra gli ospiti anche in assenza dell’animale stesso e vi è una maggior motivazione a partecipare agli incontri successivi per poter interagire ancora con gli amici animali. Gli animali maggiormente impiegati in queste attività sono i cani in quanto vengono considerati quelli meglio
adatti ad interagire con l’uomo e capaci di eseguire prontamente le istruzioni impartite dal conduttore. Nel caso di malati gravi o soggetti che hanno sempre partecipato all’attività ma costretti a letto è possibile condurre l’animale nella stanza del malato, sempre nel rispetto delle norme igieniche e sanitarie. Oppure, su indicazione dell’animatrice, è possibile entrare nella stanza di un ospite di RSA che non disdegna la presenza del cane ma non vuole condividere se stessa con il gruppo. Nelle RSA vengono realizzate le Attività Assistite da Animali finalizzate a rendere più piacevole la permanenza di una persona nella struttura che si trova a risiedere e quindi per migliorare la qualità della vita. Nel caso di un gruppo compo-
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sto da persone non particolarmente compromesse, il cane viene condotto dall’educatore cinofilo vicino agli ospiti e vengono invitati ad accarezzarlo, spazzolarlo, chiamarlo per nome, impartigli piccoli ordini o comandi e a giocare con lui. In questi anziani, che interagiscono con gli animali, riemergono e condividono ricordi passati rivivendo emozioni da tempo accantonate e riscoprendone di nuove. La presenza dell’animale permette di attivare un dialogo e l’educatore cinofilo, utilizzando un linguaggio semplice, ha la possibilità di ampliare la conversazione raccontando la storia dell’animale che porta in visita presso la struttura e gli ospiti possono mostrare nelle sedute successive di aver appreso alcune informazioni. Tutto ciò è un ottimo esercizio di memoria. Queste attività apportano numerosi benefici e vantaggi per gli anziani: la presenza degli animali costituiscono una novità interessante e possono divenire un facile argomento di conversazione tra gli ospiti e quindi uno stimolo al dialogo, diminuendo così i sentimenti di solitudine.
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Infatti, vi è una maggior disponibilità a interagire con gli altri membri del gruppo di attività e con il personale di servizio e permette di arricchire il dialogo con la famiglia. Il contatto fisico con l’animale favorisce una sensazione di morbidezza e calore che gli ospiti non provano durante la settimana e il semplice accarezzare o spazzolare l’animale favorisce il rilassamento del tono muscolare in situazioni di atrofia e rigidità causate da patologie (es. morbo di Parkinson). A volte, avendo un animale vicino, coloro che ormai ritengono di non riuscire a fare più un certo movimento, si sentono invogliati a muoversi o alzarsi per accarezzarlo, allo stesso modo, la passeggiata al guinzaglio stimola maggiormente la persona a muoversi. Migliora il sentimento di autostima quando gli ospiti vedono che il cane risponde ai loro comandi (terra, seduto) e il gioco del riporto della pallina produce benefici psicosomatici, libera l’accumulo di tensioni e di energie, consentendo uno stato di calma, inoltre il gesto del lanciare la pallina
induce un movimento fisico. La comunicazione uomo-animale allontana i pensieri negativi poiché la semplicità del linguaggio, con la sua cadenza e le sue ripetizioni, produce un effetto rassicurante in chi parla; l’interazione tra l’uomo e l’animale avviene quasi esclusivamente attraverso la comunicazione non verbale, costituita da comportamento cinetico, espressioni del viso, atteggiamenti, olfatto, tatto, gesti ma anche toni di voce diversi. Il cane esprime chiaramente con la mimica del suo corpo quando vuole essere accarezzato o quando vuole giocare in quanto l’animale comunica in modo diretto, lineare, semplice le sue emozioni, infatti, fornisce una risposta festosa e gratificante immediata all’atto di una carezza. Ciò rende l’interazione uomo-animale più facile e rilassata al contrario di quella tra persone. ANZIANI CON DEMENZA SENILE O MORBO DI ALZHEIMER Diversi studi dimostrano l’utilità della pet therapy anche nel trattamento delle demenze senili: semplici
sequenze, come dare un ordine, premiare un comportamento adeguato e accarezzare attivano numerose competenze cognitive, di abilità e memoria che con questa patologia tendono ad inaridirsi. È anche il caso di persone affette dal morbo di Alzheimer nei primi stadi. Questa è una demenza degenerativa che provoca contemporaneamente un rallentamento delle capacità cognitive (memoria, giudizio, orientamento); una perdita di abilità nell’eseguire le attività della vita quotidiana e una disorganizzazione della personalità che provocano una grande agitazione e difficoltà di interazione. La presenza regolare e costante di un animale ha un effetto calmante e il paziente, occupandosi dell’animale, recupera quei comportamenti acquisiti nel passato, come il semplice spazzolare, l’accarezzare e il nutrire procurano in lui un senso di valorizzazione e favoriscono le reminiscenze. In queste circostanze sarebbe più adatta una Terapia Assistita da Animali in modo da concentrare il progetto interamente sul singolo individuo.
La semplice presenza degli animali possono scatenare reazioni emotive intense così è possibile stabilire un dialogo con le persone affette da demenza senile. I ricordi autobiografici relativi al possesso di un animale sono maggiormente accessibili al repertorio delle esperienze passate della persona con deficit cognitivo e sono invogliate a raccontare episodi della vita passata. Gli ospiti molto compromessi psichicamente (come soggetti affetti dal morbo di Alzheimer nello stadio avanzato) non si muovono quasi più, sono chiusi in se stessi, isolati e si esprimono in modo incoerente. In questi casi si predilige la comunicazione non verbale che andrà a sostituire la comunicazione verbale. I pazienti rimangono sensibili al contatto fisico e vengono quindi aiutati e stimolati in semplici attività come l’accarezzare e sentire il calore e la morbidezza della pelliccia dell’animale che gli può procurare un senso di sicurezza e di calma, oppure, sentirsi leccare le mani provoca un sorriso o un piccolo gesto che li fa uscire dall’apatia o dalla condizione di ansia, anche se solo per un attimo.
Si crea così una relazione affettiva tra il cane e il paziente che fa emergere emozioni positive. CONCLUSIONI La prescrizione, la progettazione e l’attuazione di un simile intervento di tipo educativo e/o ricreativo, richiede la presenza di un équipe multidisciplinare, a seconda del paziente e della patologia da trattare. I meccanismi d’azione fondamentali di questo tipo di intervento sono: a) il rapporto uomo-animale, affettivo ed emozionale, in grado di arrecare non solo benefici emotivi e psicologici, ma anche fisici, quali l’abbassamento della pressione sanguigna, il rallentamento del battito cardiaco; b) la comunicazione uomo-animale, che si basa su una forma di linguaggio molto semplice, cadenzato, con ripetizioni frequenti, tono crescente e interrogativo, che produce un effetto rassicurante, sia in chi parla, sia in chi ascolta; c) la stimolazione mentale, che si verifica grazie alla comunicazione con l’altro, alla rievocazione di ricordi, all’intrattenimento, al gioco, fattori
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che riducono il senso di alienazione e isolamento; d) il tatto, il contatto corporeo, il piacere tattile permettono la formazione di un confine psicologico, della propria identità, del proprio Sé e della propria esistenza; e) l’elemento ludico, cioè il gioco e il divertimento, che portano benefici psicosomatici. Le persone, giocando, possono liberare le proprie energie e ricavare sensazioni di benessere e di calma; f) la facilitazione sociale, la presenza di un animale, spesso, costituisce un’occasione di interazione con altre persone; g) la responsabilità, proporzionale alla propria età e alle proprie possibilità, nella cura di un eventuale animale di proprietà; h) l’attaccamento, il legame che si viene a creare tra uomo e animale può, almeno in parte, compensare la mancanza eventuale di quello interumano, e, comunque, favorire lo sviluppo di legami di attaccamento basati sulla fiducia, che potranno, in seguito, essere anche trasferiti ad altri individui; i) l’empatia: la capacità di identificarsi con l’animale, nel tempo, viene trasferita anche alle relazioni con gli altri esseri umani; j) l’antropomorfismo: l’attribuzione di alcune caratteristiche umane all’animale, può rappresentare un valido meccanismo per superare un eventuale egocentrismo e focalizzare la propria attenzione sul mondo esterno; k) il senso di comunione con la natura. OBIETTIVI GENERALI A breve termine: nascita di interessi in persone che spesso ne sono prive. A medio termine: miglioramento dello stato generale di salute fisica e
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psicofisica negli anziani coinvolti e miglioramento della loro qualità di vita, valutazione posologia somministrazione farmaci rispetto al periodo pre-incontri A.A.A. A lungo termine: implementazione del progetto in altre realtà della Cooperativa e sul territorio. Diffusione del biocentrismo in alternativa all’antropocentrismo con il rafforzamento della cultura del rispetto verso i non umani. Si potrebbe anche ipotizzare di ottenere un miglioramento del tono dell’umore dell’intera istituzione, in quanto di regola anche il personale ed i ricoverati non direttamente partecipanti alle attività vengono coinvolti dal clima festoso che accompagna l’ingresso nella struttura degli animali.
OBIETTIVI SPECIFICI (OLTRE A QUELLI SOPRACITATI) Nel corso degli incontri, gli operatori di AAA, tramite il contatto con gli animali, guideranno gli anziani in un percorso di attività assistite finalizzate al recupero delle capacità relazionali/ comunicative: a) Stimolazione della memoria a BT e a LT, recupero e rielaborazione del vissuto; b) Aumento dell’autostima attraverso l’acquisizione di alcune capacità legate alla gestione e cura dell’animale; c) Sostegno emozionale tramite il legame affettivo, rassicurante e stimolante che si sviluppa con l’animale; Incoraggiamento della relazione con gli altri all’interno del gruppo in un clima di serenità e cooperazione.
Petherapylab
petherapylabmagazine@gmail.com
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Associazioni di Marco Sivero
GLI ANGELI DI "RESCUE DOGS" DI SORAGNA
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’Associazione Onlus Rescue Dogs, nata nel Marzo 2013 per volontà del fondatore Jair Zurolo (nella foto sotto) e grazie a un’operazione di totale autofinanziamento, ha sede a Soragna, in provincia di Parma e rappresenta attualmente l’unica realtà sul territorio in grado di realizzare salvataggi, soccorsi e recuperi di ogni tipo di animale, 24 ore su 24, colmando in tal modo le gravi lacune istituzionali in quest’ambito: come sappiamo, chiunque trovi un animale ferito, disperso o comunque in difficoltà, molto raramente riesce anche solo a trovare qualcuno che gli presti attenzione (e dopo infiniti giri di telefonate e rimpalli). L’associazione dispone invece di un numero attivo e realmente funzionante 24 ore su 24, grazie a un turn over di 110 volontari, perfettamente strutturato e predisposto per riuscire a coprire tutto l’arco della giornata. I volontari iniziano l’attività sul campo dopo aver seguito corsi altamente qualificati, con figure quali veterinari, esperti in materia giuridica, rappresentanti delle unità sanitarie locali, addestratori, vigili del fuoco, guardie forestali. La formazione prevede quindi un corso presso l'università di scienze
veterinarie di Parma e Bologna oltre a un periodo di affiancamento con i volontari più esperti, per poter in breve tempo diventare autonomi e percepire l'abilitazione. I volontari sono attualmente 110 e hanno realizzato finora piu di 1300 interventi e imprese delle più ardue, come il recupero di un cane all’interno di un’auto completamente distrutta, dopo un incidente mortale. Ma non mancano costantemente salvataggi di ogni specie, come rapaci, rettili, roditori. Insomma, le competenze sono tali da poter garantire l’intervento in ogni caso, per tutte le richieste di aiuto e in pochissimo tempo (nella prassi dei soccorritori viene sempre precisato il tempo di arrivo). Attualmente dotati di tre mezzi di soccorso, tra cui un’ambulanza perfettamente dotata di tutto il necessario per il soccorso animale, i Rescue Dogs sono diventati un fondamentale punto di rierimento anche per le stesse strutture istituzionali che dovrebbero ufficialmernte farsi carico di interventi
simili. Sembra l’uovo di Colombo, ma finora nulla del genere esisteva e tuttora l’esistenza di quest’Associazione suscita incredulità: trovare un animale ferito e sapere di avere sicura assistenza era utopia, fino a poco tempo fa e lo è tuttora pressoché ovunque in Italia, rimane pertanto solo da sperare che simili realtà crescano a dismisura e che l’attività dei Rescue Dogs, anziché cadere nelle reti infernali delle competizioni associazionistiche, riesca invece a proliferare, grazie a reali e concreti appoggi istituzionali, che ne permettano anche la creazione di distaccamenti.
Per informazioni, richiesta di apertura di Centri Rescue Dogs in tutta Italia: rescue.dogs@libero.it www.rescuedogs.it Tel. 3886443131
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Stop al greyhound racing! Stop alla caccia coi galgo! foto di Massimo Mantovani
Associazione Pet Levrieri ONLUS
Adotta un levriero rescue, aiuta chi si batte contro lo sfruttamento dei greyhound e dei galgo Per adozioni, informazioni e donazioni: Informazioni generali: info@petlevrieri.it - Adozioni: adozioni@petlevrieri.it - Donazioni: donazioni@petlevrieri.it contatti: +39 338 9541011 - +39 345 4543054
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Associazioni della Redazione
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NUOVA SEDE E NUOVE SFIDE PER "LA CUCCIA ONLUS"
a Cuccia onlus opera da quasi 30 anni sul territorio della provincia di Gorizia , in Friuli Venezia Giulia. Ha come finalità la tutela degli animali e tra le molte attività, una delle più consistenti è quella di arginare il fenomeno del randagismo. Concretamente si occupa di accogliere le cucciolate abbandonate, di alimentare, curare e sterilizzare i gatti delle colonie feline e di realizzare campagne pro adozione dei gatti e dei cani abbandonati. L'associazione ospita anche cani e gatti ceduti o sequestrati, si occupa della loro riabilitazione e ne favorisce l'adozione. Ecco i numeri gestiti dall'associazione negli ultimi 5 anni: - 2356 gatti entrati in rifugio per cure, sterilizzazioni, abbandoni o cessioni - 1430 sterilizzazioni di gatti appartenenti alle colonie feline - 304 cani entrati in rifugio per abbandono, cessione o sequestri. Attualmente sono ospiti una settantina di gatti e 10 cani. Inoltre La Cuccia è sempre pronta a portare avanti segnalazioni di mal detenzione o maltrattamento. E' intervenuta in molti casi per ottenere il miglioramento delle condizioni di
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vita dell’animale o addirittura il sequestro dell'animale. L’associazione si occupa infine di molte iniziative
che hanno la finalità di sensibilizzare adulti, ragazzi e bambini per promuovere un comportamento che
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tuteli il benessere degli animali (corsi di formazione, lezioni nelle scuole, manifestazioni, partecipazioni con banchetti informativi a sagre, il calendario dell’associazione). La sede attuale è costituita da tre container, due prati recintati, 4 box per cani e da un'oasi felina. La Cuccia opera da quasi trent'anni: la sua storia è complessa e la sua esistenza è dipesa dalla determinazione dei suoi volontari e dal sostegno di tanti La Cuccia opera dal 1987 in favore degli animali. La prima sede era stata data dal Comune di Monfalcone, in precariato e con la promessa di costruire una sede definitiva. Per 22 anni La Cuccia è stata in questa sede, incidendo in modo indelebile nel territorio nella lotta contro il randagismo dei cani e dei gatti. Scaduto il precariato, La Cuccia e tutti i suoi animali sono stati costretti ad abbandonare la sede storica. Dopo un’accesa campagna “No alla chiusura della Cuccia” portata avanti da tanti cittadini (8000 firme in due settimane), la Cuccia è stata trasferita in un'altra sede precaria che ci ospita attualmente da 7 anni. Visto che dal pubblico una sede
tardava ad arrivare, La Cuccia ha deciso di trovare autonomamente un terreno e di realizzare la sede definitiva con i propri finanziamenti e le proprie forze. E così è stato! E' stata organizzato una grande campagna “Salviamo la Cuccia”. Sono arrivati aiuti da privati, tra cui la Principessa della Torre e Tasso che ha organizzato un concerto nel suo castello per procurarci dei fondi, dalle Fondazioni Cassa di Risparmio di Gorizia e di Trieste, dalla Regione, dalla Provincia e da vari Comuni: sono stati raccolti i soldi necessari all'acquisto di un terreno nel Comune di Staranzano, di cui La Cuccia è proprietaria dal 6 giugno 2013. A settembre 2015 il Comune ha rilasciato il permesso di costruire. A marzo 2016, 30 anni dopo il suo inizio,
La Cuccia ha dato il via ai lavori per una nuova sede, costruita a misura dei suoi ospiti! La Regione finanzierà in parte l'opera, ma la Cuccia ha bisogno di tanti aiuti per realizzare questo grande sogno! E da questo dipende il futuro dell'associazione e della sua attività a tutela degli animali. Se vuoi fare un'offerta, ecco le co-
LA CUCCIA DI MONFALCONE ONLUS Via Sacchetti, 2 - Staranzano (GO) Tel. sede: 388.16.10.404 (dalle 10 alle 12), Per adozioni, informazioni, urgenze: 348.63.82.042 Per informazioni: info@lacucciamonfalcone.it Per segnalazioni: lost4zampe@gmail.com www.lacucciaidimonfalcone.it FB La Cuccia di Monfalcone
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ordinate (La Cuccia è ONLUS: le offerte mediante bonifico sono detraibili) IBAN IT 17 K 0634 0646 3007 4000 1116 4H oppure CONTO CORRENTE POSTALE 12202495. Un altro modo per aiutare l'associazione è destinarle il cinque per mille indicando il codice fiscale 90005780318 nell'apposito spazio. Abbiamo cambiato tante vite, ognuna di queste ha lasciato un segno indelebile che ci ha riempito di speranza e ci ha dato la forza per continuare. Ne abbiamo scelto alcudue tra le tante... e tante ne racconteremo ancora. LA STORIA DI DELFINA Vivevano una per l’altra, isolate dal mondo, rifiutando qualsiasi relazione sociale; entrambe anziane, erano a proprio agio solo nella loro casa, che condividevano da anni. Non avevano amici né parenti che frequentavano, erano sempre e solo loro, insieme. Poi un giorno l’anziana signora se ne è andata, in casa vicino alla sua amata cagnolina. E lei non si è mossa da quella stanza per 5 giorni, non ha abbaiato, in silenzio aspettava che si alzasse, per la solita carezza, la solita ciotola o forse sperava solo di spegnersi anche lei e raggiungerla subito. L’hanno trovata i parenti. Un nipote ha chiamato La Cuccia per il recupero della cagnolina. Non voleva lasciare quella stanza, si rifugiava sotto il let-
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to, cercava addirittura di mordere per non andare via da quello che era il suo amato mondo. Ma non c’era alternativa, con calma e pazienza i volontari dell’associazione l’hanno avvolta in una coperta, in un abbraccio. E’ arrivata in Cuccia. Nessuno sapeva il suo nome, così è stata chiamata con il nome della padrona, Delfina. E’ stata in una stanza presso il rifugio
con il suo dolore e la sua paura per tre giorni, acciambellata su un pezzo di stoffa portato via insieme a lei da quella casa. Dopo vari appelli, Delfina ha trovato una splendida famiglia che si è occupata di lei offrendole un di nuovo amore e una nuova vita. LA CARICA DEI 159 Sono arrivati una sera, prima 70 poi tutti gli altri. Si tratta di cuccioli di razza sequestrati a persone senza scrupoli che li trattano come oggetti di poco conto. Ammassati nei camion, piccoli, troppo piccoli, sporchi, malnutriti e assetati. Per i volontari è stata una corsa contro il tempo, nottate in bianco, tanto dolore e tantissima rabbia per quelli che non ce l'hanno fatta. L'associazione si è occupata di accogliere alcuni cuccioli provenienti dall'est e sequestrati dalle Guardia Forestale e dalla Finanza. Dopo tre settimane di cure assidue, 130 cuccioli sono stati tutti felicemente adottati.
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Attivitàdi vita Storie di Samanta Elena Masson Feinberg
FORREST E LA SPERANZA DI VEDERLO CAMMINARE
U
n cucciolo di cane della grandezza di una mano. Quell’innocenza e quella purezza di un essere così indifeso che ancora profuma di latte materno, il solo desiderio di volerlo proteggere. Ed invece, quel cane imperfetto che non riusciva a stare in piedi, è stato abbandonato una sera d’estate dentro una scatola di scarpe, sul freddo e sporco pavimento di un bagno pubblico di Roma. Così l’ho trovato... e così è iniziata la nostra avventura. L’abbiamo chiamato Forrest, aveva appena 20 giorni. Il collo a penzoloni, le zampe anteriori ipertese, le zampe posteriori che non rispondevano a nessuno stimolo, i
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suoi occhi che non vedevano il mondo. “Abiotrofia cerebellare congenita”, questa la diagnosi. Passava le sue giornate in clinica, disteso su di un fianco. Presto sono arrivate le crisi convulsive, che lo indebolivano sempre più, e a detta dei medici le possibilità di farcela iniziavano a scarseggiare. Abbiamo deciso di trasferirlo in una clinica specializzata in neurologia in Toscana, dove presto le crisi convulsive sono sparite grazie a dei farmaci specifici. Ma i suoi sintomi neurologici e la totale mancanza di equilibrio non accennavano a migliorare
e per lui la possibilità di avere una vita “normale” sembrava un’ipotesi così lontana... Forrest voleva vivere e noi non ci siamo arresi. Siamo partiti alla volta di Lodi per tentare una terapia innovativa: il trapianto di cellule staminali al cervello. Ad oggi Forrest ha fatto 2 trapianti e, grazie alla fisioterapia e alle cure costanti e quotidiane della volontaria che lo segue, Vanessa A., le sue condizioni generali sono molto migliorate. Le sue zampe sono diventate forti, riesce a tenere il collo dritto proprio come un cane “normale”, i deficit alla vista sono spariti. Rimane il problema dell’equilibrio, che stiamo cercando di affrontare grazie ad un carrellino su misura. Un ringraziamento speciale va a Valeria F. che mi ha accompagnata in questa difficile avventura sin dal principio e senza la quale tutto questo non sarebbe stato possibile. La strada per noi è ancora in salita, ma ce la faremo!
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Attività Curiosità
di Rosanna Elena Masson Sacchetta
LA SCELTA DEL NOME
M
iao a tutti voi a*mici, in questo numero vi voglio miagolare dell’importanza della scelta del nome del vostro amico a 4 zampe. Innanzitutto voglio sottolineare che dando un nome ad un animale lo si fa “uscire” dall’anonimato e gli si dà un ruolo, per esempio: succede spesso di vedere in una cucciolata di micini randagi che alcuni di loro vogliono interagire con l’uomo, avvicinandosi timidamente e curiosamente. Dandogli un nome gli riconosciamo un’identità. E’ fondamentale riconoscere che gli animali comunicano con gli uomini attraverso le emozioni, le immagini e le sensazioni. Considerando quanto sopra non è difficile capire l’importanza della scelta del nome per
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il vostro amico a 4 zampe, perché quando pronunciate il suo nome emanate delle emozioni, anche inconsce, che si collegano all’immagine che avete del nome e lui farà di
tutto per essere fedele alle vostre emozioni ed immagini. Il nome al proprio animale lo si dà dal momento in cui entra nella vostra vita che sia cucciolo, adulto o anziano, perché lui da quel momento avrà come riferimento voi e il vostro mondo interiore. Ovviamente se adottate un cane già adulto o anziano e il nome che gli è stato dato “vi risuona” non è necessario cambiarlo. Un consiglio importante è non dare mai ad un nuovo animale il nome che aveva l’animale che l’ha preceduto o di un altro animale che avete avuto nella vostra vita: ogni animale che entra nella vostra vita è unico e vi porta emozioni e gioie nuove. Alla prossima... Miao!!!
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Storie
di Wally Saggin
I MIEI PERSONAL TRAINER HANNO QUATTRO ZAMPE!
G
iornali e trasmissioni parlano di benessere e dai loro servizi (quasi quotidiani) si evince che sia molto importante fare attività fisica. Recenti ricerche dicono che sarebbero sufficienti 30 minuti al giorno per avere degl’ottimi benefici ma vi siete mai chiesti se avere animali per casa ci porti, seppur inconsciamente, a fare attività fisica? Abito in un piccolo appartamento ed ho un cagnolino, tre gatti ed una tartaruga d’acqua. Snoopy, il cagnolino, ha 17 anni e mezzo, il che vuol dire che da oltre 17 anni lo porto giù a fare i suoi bisogni e la classica passeggiatina. Scendere con Snoopy non è la classica cosa che potete immaginare, anzi, tutt’altro. Scendere con Snoopy significa fare i gradini due a due, arrivare alla porta d’ingresso con la mano già pronta a premere il pulsante d’apertura e poi alla velocità di un razzo correre fino ad arrivare ad una quarantina di metri più in là dove, finalmente, lui può rilassarsi e fare i suoi bisognini. D’inverno le passeggiatine sono brevi mentre nella bella stagione mi
Snoopy
fa compagnia per otto o nove km. La cosa comica è che durante tutto questo tragitto non fa una sola goccia di pipì e poi quando ci troviamo ad un metro dalla porta d’ingresso ecco che... Con i gatti il tipo di ginnastica invece è diverso. Per esempio con Silvestro significa corrergli dietro per farlo andar via dal pavimento appena
lavato dove lui, immancabilmente, va a zampettare (termine che uso io per dire che lascia le sue impronte sul bagnato). In pratica: io lavo, lui passa di soppiatto e zampetta, poi io gli corro dietro per farlo uscire dalla stanza lavata e lui a sua volta rizampetta ed io poi devo rilavare. Più ginnastica di così... Pando invece è ossessionato Pando
Silvestro
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dall’idea di inseguire Minou. E’ il suo primo pensiero al mattino appena apre gli occhi ed è l’ultimo alla sera prima di addormentarsi. Diversi anni fa l’abbiamo fatto sterilizzare perchè ci avevano detto che così non avrebbe più dato fastidio a Minou. Ci abbiamo pensato su e poi abbiamo accettato il suggerimento. Inseguire Minou ogni volta significa veder volare soprammobili a destra e a manca e quindi abbiamo pensato che, magari, in tal modo avremmo salvato anche un bel po’ di oggetti. Ricordo che eravamo preoccupati perchè avevamo paura che l’intervento avrebbe trasformato Pando in una sorta di gatto da divano, senza più la sua voglia di giocare anche con noi. Insomma un gatto senza vitalità. Tra le due cose però scegliemmo comunque di provare a tranquillizzarlo un po’ pensando anche al benessere di Minou. Beh, non ci crederete mai ma non è cambiato nulla. Pando fa le stesse medesime cose. Appena sveglio rincorre Minou, poi mangia due croccantini e ritorna ad inseguire Minou, lei, come dico sempre io, non corre ma vola e volando si ritrova sempre a cozzare tra un soprammobile e l’altro che vola a sua volta. Non è mai difficile trovare Pando per casa, basta semplicemente sentire il ringhiare di Minou per sapere
che lui è nascosto lì vicino. Talvolta lei lo avvisa e sembra quasi dirgli di non avvicinarsi altrimenti... Lui però non molla, la insegue, la fa volare e se per caso lei si gira allora il segno di Zorro è assicurato sul naso di Pando. Devo dire però che tutto sommato lui ha le sue regole. Per esempio, se Minou dorme lui non la aggredisce ma le si avvicina lentamente, mooolto lentamente e poi la sfiora leggermente ma quando lei apre gli occhi e se lo trova lì sembra quasi di vedere una mina in esplosione. Qual è il mio ruolo in tutto questo? Semplice correre dietro a Pando per dirgli di non correre dietro a Minou che però purtroppo a quel punto ha già disfatto mezza casa. Il top lo raggiungono quando Silvestro insegue Pando per giocare che a sua volta insegue Minou. Ecco a quel punto sento che sto facendo allenare i miei riflessi. Sì, perchè non è mica facile riuscire a non spaccarsi
una gamba mentre faccio le faccende domestiche con loro che mi tagliano la strada di continuo per inseguirsi. L’unico animaletto a casa mia che non mi fa fare attività fisica è Tarta, la mia tartaruga ma solo perchè è una tartaruga d’acqua. Insomma sapete che noia sarebbe senza animaletti? Niente attività fisica nè per noi, nè per loro. Non c’è niente da fare, da qualsiasi verso si guardi la cosa questi esserini sono davvero utili per tutti. Solo un accorgimento: nel caso mettete i vostri soprammobili in altro, taaanto in alto!
Minou
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Solidarietà
di Orazio Rovai e Giualiana Sabadin
BRICIOLE PER I CUCCIOLI
S
iamo a Novara, dove Claudia Cisari e Simona Bertazzoni, due amiche con in comune un grandissimo amore per gli animali e in particolare per i gatti, hanno dato vita ad una iniziativa che si sta dimostrando estremamente positiva e premiante per portare aiuto ai loro amatissimi felini. La loro è stata una idea molto semplice per raccogliere fondi da destribuire dove c'è maggior bisogno in ogni parte della penisola. In pochi mesi; l'iniziativa è partita dallo scorso Settembre, sono stati raccolti poco meno di 1.000 € già destinati a persone conosciute e fidate che si occupano in maniera diretta ai bisogni di nutrimento e cure di colonie feline presenti sul territorio. Tutto quanto viene catalogato e registrato, pubblicato sui social network e documentato con foto e scontrini in modo trasparente. L'iniziativa ha assunto il nome di
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BRICIOLE PER CUCCIOLI - ”L'idea – riferiscono Claudia e Simona – ci è venuta seguendo una community su Facebook dove alcuni bambini stanno da tempo portando avanti un'identica iniziativa. Abbiamo attivato pure noi una pagina simile sul social network, poi siamo passate alla pratica contattando più di un esercente a Novara e dintor-
ni per posizionare le nostre cassette della raccolta”. Il sistema escogitato è davvero il più semplice ed originale allo stesso tempo. “I centesimi di euro, quelli che spesso creano più fastidio che utilità, pesano nel portafogli e non si riesce mai a smaltire facilmente per noi sono preziosissimi - ci confidano – e diventano le briciole che raccogliamo premurosamente. Abbiamo quindi posizionate bene in vista le cassettine in prossimità delle casse degli esercizi commerciali contattati e poi basta metterci le monetine e il gioco è fatto”. Inizialmente c'è stata qualche diffidenza sullo sviluppo dell'iniziativa ma dopo pochissimo tempo si è verificato l'opposto, il successo delle raccolte ha prodotto nuove richieste dei commercianti e si sono anche allargati i confini dei punti di raccolta arrivando anche a Vigevano. Alcuni esercizi hanno riferito ad esempio che ci sono bambini che trascinano i genitori, anche abitualmente, presso le cassettine per mettere le loro monetine per i cuccioli e così facendo invogliano anche i grandi. Le nostre amiche sono felici di poter dare tutti i mesi un aiuto a chi si occupa dei gatti, certo non si tratta di grandi cifre e non si può arrivare ovunque ma è ad una iniziativa come questa, che ci permette di contribuire quasi senza accorgerci, che dobbiamo plaudire e incoraggiare per una sempre più larga diffusione.
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Tra una coccola e l'altra di Emanuela Cattaneo
IL GATTO CHE AGGIUSTAVA I CUORI - Rachel Wells Come ogni gatto, Alfie adora passare le sue giornate sonnecchiando sul divano davanti al camino. Un po' di carezze, un po' di fusa rumorose, ed è felice. Ma all'improvviso è costretto a lasciare la casa in cui è cresciuto, e si ritrova solo e sperduto per le strade di Londra. Tutto cambia quando arriva in Edgar Road, una via piena di verde e di bellissime villette a schiera. Alfie capisce subito che solamente lì può sentirsi di nuovo a casa. Solamente lì può trovare una nuova famiglia. Eppure gli abitanti del quartiere non sono pronti ad accoglierlo. Concentrati sui loro problemi, non hanno tempo per occuparsi di lui. Fino a quando scoprono che non è un gatto come gli altri. Giorno dopo giorno, si accorgono di quanto abbiano bisogno di lui. Il loro nuovo amico è pronto ad aiutarli, a provare a cambiare le loro vite, a riaccendere le loro speranze. Perché Alfie è in grado di aggiustare quello che il destino a volte ha rotto e di ascoltare la melodia silenziosa dei loro cuori. Editore: Garzanti - Pagine: 310 Prezzo: 16,90 euro IL MAIALE NON FA LA RIVOLUZIONE - Leonardo Caffo Oggi non è più possibile vivere moralmente ignorando la violenza efferata ai danni degli animali, oggetto di consumo e sfruttamento, in nome dello specismo. Per capire cosa ne è, oggi, di tutto il dolore degli animali che ne deriva, bisogna scrivere non da animalisti, ma da animali. La domanda diventa quindi: che cosa penserebbe un maiale se avesse avuto la possibilità di indicarci la strada per quella rivoluzione che è la sua liberazione - ovvero la liberazione animale? Questo libro è una confutazione appassionata e rigorosa di tutte le filosofie che relativizzano il dolore animale, con uno sguardo sempre attento alla società (dai cani liberati di Green Hill in Italia, alla crescente sensibilità verso gli animali). Editore: Sonda - Pagine: 160 - Prezzo: 14,00 euro PET THERAPY GLI ANIMALI CHE CURANO - Giulia Settimo Affiancata sempre più spesso alle terapie tradizionali in ambito medico e psicologico, la pet therapy considera il malato nella sua interezza psicofisica, e fornisce risposte ai suoi bisogni. Dai disturbi comportamentali alle patologie fisiche e psichiche, dai traumi alle diverse forme di disabilità, sono moltissimi i casi in cui si può ricorrere con successo alle attività e alle terapie assistite dagli animali. Molteplici sono anche i luoghi in cui la pet therapy trova applicazione: ospedali, ricoveri per anziani, comunità minorili, scuole, carceri, fattorie sociali. La comunicazione non verbale ma profondamente emotiva con l'animale è in grado di attivare insospettabili risorse in chi ricorre alla terapia, permettendogli di godere di enormi benefici e di perseguire sempre, anche quando la guarigione o il superamento completo del disagio non sono possibili, un maggiore benessere globale. Editore: Red! - Pagine: 94 Prezzo: 12,90 euro
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BIRDGARDENING COME REALIZZARE IL GIARDINO DEGLI UCCELLI Antonio Romagnoli BirdGardening è il termine inglese per una modalità tutta da scoprire per un approccio nuovo con la Natura. Si tratta di realizzare un ambiente adatto agli uccelli all'interno di un giardino di casa e/o anche in un terrazzo di medie dimensioni. Dal punto di vista socio-culturale ed educativo, il BirdGardening porta alla creazione di un legame emozionale tra noi e la natura, agendo per la salvaguardia nella conservazione della biodiversità in ambiente urbano. Questo agile e illustratissimo manuale di Antonio Romagnli spiega cosa è il BirdGardening e soprattutto ne spiega le modalità per procedere in modo autonomo. Editore: Arianna Editrice - Pagine: 48 - Prezzo: 7,90 euro
Il gusto della lettura di Emanuela Cattaneo
LA FORCHETTA DEI 5 SAPORI - Felicia Sguazzi Sappiamo però realmente gustare il cibo, assaporando i singoli sapori in tutte le loro sfumature? L'autrice ha messo a frutto anni di passione e di ricerca culinaria e di vita e ha compiuto per noi un viaggio nel mondo dei sapori, creando, impiattando e fotografando oltre 110 ricette. Sono buone e originali, suddivise a seconda del sapore dominante: amaro, aspro, dolce, salato e... umami, il quinto sapore, presente in natura molto più di quanto si crede. Tutte naturali, vegetali e senza glutine. Scegliendo le ricette, attingendo dai singoli capitoli si possono creare i propri menuiniziando con un antipasto aspro, proseguendo con un primo piatto dolce, a cui far seguire secondo e contorno amari e umami, per finire in bellezza con un dessert ai mix di sapori. Editore: Sonda - Pagine: 240 - Prezzo: 19,90 euro CUCINA VEGETARIANA E VEGANA - Santi Borgni L’alimentazione a base vegetale, prima di essere una scelta salutista, o ecologista come sta emergendo negli ultimi anni, trova fondamento in una visione che rifiuta ogni forma di violenza come mezzo di sopravvivenza e di relazione con il mondo. Trova, quindi, significato solo in quanto parte di uno sguardo più ampio, olistico, che abbraccia le profondità dell’io e le complessità della relazione con gli altri esseri viventi – umani, animali, vegetali – e con l’ambiente. L’esperto di cucina naturale Santi Borgni, in questo libro, ci guida nel mondo dell’alimentazione vegetariana e vegana: ci indica l’importanza che essa ha nel dare un prezioso contributo a un cambiamento verso l’integrazione con l’ambiente, tra culture diverse e per una gestione più consapevole della salute. L’autore, oltre a presentare le sue 300 deliziose ricette, dà preziosi consigli e informazioni su materie prime da utilizzare, spezie e erbe per insaporire i piatti, metodi di cottura, principi nutrizionali. Editore: Macro Edizioni - Pagine: 416 - Prezzo: 20,00 euro
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3) FRONTLINE COMBO ANTIPARASSITARI PER CANE E GATTO
Frontline Combo CANE elimina pulci, zecche e pidocchi masticatori e previene la contaminazione dell’ambiente in cui vivono gli animali trattati dagli stadi immaturi delle pulci - Disponibile per taglie da 2 a oltre 40 Kg - da 7,50 a 28,88 euro (tutta la linea è in promozione con uno sconto del 25%)
Frontline Combo GATTO è una soluzione antiparassitaria per applicazione topica cutanea che elimina le pulci dal tuo gatto e lo protegge dalle reinfestazioni per 4 settimane - Disponibile in confezioni da 1 o 3 pipette - da 7,13 a 18,15 euro (tutta la linea è in promozione con uno sconto del 25%)
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Frontline TRI-ACT è utile per il trattamento e la prevenzione di infestazioni da pulci e/o zecche dove sia necessaria l'attivita' repellente (anti-feeding) nei confronti di flebotomi, mosche cavalline e/o zanzare Frontline TRI-ACT è un prodotto ESCLUSIVAMENTE per cani, in spot-on con effetto repellente Disponibile per taglie da 2 a 60 Kg - da 20,55 a 29,63 euro (tutta la linea è in promozione con uno sconto del 25%)
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