Anno 4 Numero 1

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Editore Demas Srl - anno IV numero 1 - VIETATA LA VENDITA

Magazine

PIA A O C TUIT A GR

Mangiare sano

Fra patè e bocconcini pregi e virtù dei mangimi umidi

Dopo l’operazione Come prendersi cura del cane fuori dalla sala operatoria

Passione felina

Gravidanza e salute, i consigli per accudire e far belli i nostri gatti


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Editoriale

Un 2012 senza paura

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i ritroviamo per il nostro appuntamento del nuovo anno con PetNet Magazine, la rivista del mondo animale e non solo. Sono trascorse le vacanze natalizie che ci auguriamo siano state serene per tutti i nostri amici a “due” e quattro zampe. Ci attende un altro lungo periodo di attività intensa e impegnativa dopo una breve pausa dalle abitudini quotidiane. Molti di noi hanno trascorso questo periodo con il proprio pet, decidendo di condividere con lui anche questi momenti. Scelta pienamente da condividere in quanto anche i nostri piccoli amici soffrono per un distacco e lo manifestano in maniera evidente. La ripresa della vita frenetica quotidiana ci deve però far sempre tenere presenti coloro che sono sempre schierati al nostro fianco indipendentemente dai nostri problemi e che sono felici di una nostra semplice carezza. Siamo all’inizio di un anno, il 2012, che si presenta con molte incertezze, gravato da problemi obiettivi riguardanti la nostra economia, anche se enfatizzati in maniera estremamente negativa del tam tam dei media, che giornalmente ci sfornano un vero e proprio bollettino di guerra. Ciò ci induce ad un atteggiamento di paura ed incertezza nel futuro che non può che giocare a sfavore dello sviluppo della società. è forse venuto il momento, così come si è verificato in altri momenti difficili attraversati dal nostro Paese, di ritrovare uno slancio e una volontà di ripresa comune nell’interesse soprattutto dei nostri giovani e delle generazioni future. La nostra azienda è intenzionata a fare la sua parte ed a lavorare alacremente in un settore che non dobbiamo considerare “superfluo”. Demas infatti da un lato serve con il farmaceutico il mondo dell’allevamento animale e dall’altro commercializza un’ampia gamma di prodotti essenziali per la salute ed il benessere dei nostri piccoli amici, ormai da considerare come membri effettivi delle nostre famiglie. Desideriamo quindi essere sempre al fianco dei nostri clienti, anche attraverso internet, grazie al quale in ogni momento della giornata è possibile consultare il nostro portale, e l’area Pet Net, dove potete trovare utili indicazioni, informazioni e suggerimenti. Fabrizio Foglietti, Managing Director Demas

EDITORE Demas Srl Cir.ne Orientale 4692 00178 - Roma - Tel. 06.41.79.05 info@demas.it - www.demas.it ANNO 4 - NUMERO 1 Gennaio / Febbraio 2012 Tribunale civile di Roma N.363/2009 del 02.11.2009 DIRETTORE RESPONSABILE Carlo Liguori

COMITATO DI REDAZIONE Alessandro Ciorba Fabrizio Foglietti Francesco Foglietti Antonello Castelli Cristina Foglietti Filippo Foglietti GRAFICA IMPAGINAZIONE STAMPA DSE Srl Via Antonino Pagliaro, 58 00133 Roma Tel. 06-72630409

Demas Srl è titolare esclusiva di tutti i diritti di pubblicazione e diffusione. L’utilizzo anche parziale da parte di terzi è vietata. La Direzione non si assume la responsabilità per eventuali errori presenti negli articoli pubblicati nè delle conseguenze dirette e indirette che possono causare. Alcune delle foto presenti su PetNet Magazine sono state prese da Internet. Chiunque abbia legittimi diritti di copyright sulle immagini, può contattare l’indirizzo: petnetmagazine@gmail.com

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Sommario 10

Scatolette e dintorni

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Gatti, attenti al mantello

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Golf, calma passione

6 Animali Domestici Quando la gatta è incinta Pulce e tenia: due sgraditi alleati 10 Nutrizione Scatolette e dintorni

Trasfusioni per i nostri pet 20 Chirurgia Veterinaria Il management del cane nel periodo postoperatorio 23 Le avventure di Giulius La Settimana Bianca

L’alimentazione del coniglio 14 I consigli del toelettatore Gatti, attenti al mantello 16 L’angolo dell’esperto La pancreatite: un serio pericolo 18 Info Utili

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31 L’angolo della fitoterapia Thymus Vulgaris 32 Comportamento Possibili cause dell’aumento dell’aggressività nel cane 34 Omeopatia Un aiuto per l’età geriatrica


36

Il riccio africano

38

L’asino: dal latte alla pettherapy

40

Abano Terme

35 Fotogrammi Golf, calma passione

44 A tavola con la veterinaria Ravioloni alle erbe

36 Animali Esotici Il riccio africano

45 Curiosità Stranezze dal mondo animale

38 Lavorare con gli animali L’asino: dal latte alla pet-therapy

In ricordo di Cita, lo scimpanzé di Tarzan Il gatto che viaggia in autobus

40 Viaggiando Abano Terme 42 L’angolo della lettura Il mio primo vero amico

007 in azione contro il patè di fegato d’oca 49 Pet Quiz 50 Pet Oroscopo

43 Gli animali e la legge A proposito di animali esotici

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Animali Domestici

Quando la gatta è incinta

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uando la gatta si trova nel periodo della gravidanza il proprietario dovrebbe seguire alcune regole fondamentali in modo tale che gestazione e parto si svolgano nella maniera migliore. Dopo il buon esito dell’accoppiamento la gatta diventa più tranquilla e ciò è da porre in relazione con il gioco ormonale e al prevalere del progesterone sugli estrogeni. Questo ormone ha, infatti, la particolarità di rendere la gatta particolarmente rilassata, quasi pigra, tanto da favorire il riposo dell’animale nell’ultimo periodo della gravidanza. Un altro fattore significativo è rappresentato dall’accentuazione dell’istinto materno e, così prima e dopo il parto, si acuiscono i meccanismi di difesa ed aggressività connessi con la maternità. La gravidanza dura mediamente 63-65 giorni, anche se sono considerati fisiologici scostamenti di pochi giorni prima o dopo. I gattini che dovessero nascere prima del 62 giorno sono generalmente considerati prematuri e devono essere sottoposti a particolari attenzioni. Durante la gravidanza l’animale mostra un aumentato appetito e in questo caso il proprietario deve evitare di assecondare troppo la gatta per non sovralimentarla e di conseguenza favorire l’insorgenza di uno stato di obesità, il quale potrebbe costituire un fattore negativo durante il parto a motivo di una riduzione del tono muscolare. Dovremo, perciò, attenerci a delle strette regole nutrizionali, meglio alimentarla con un mangime, grazie al quale modulare l’apporto calorico in funzione dei vari periodi in cui si articola la gravidanza, evitando pasti troppo ricchi, non equili-

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brati per quanto attiene al mix di proteine, grassi, carboidrati, vitamine, sali minerali, ecc. Anche le modalità di somministrazione del cibo devono essere modificate, per cui con l’avvicinarsi della data del parto è opportuno nutrire la nostra piccola amica più volte al dì, con piccole quantità. Con la gravidanza non cambiano solo le abitudini comportamentali della micia, ma si possono osservare significative variazioni morfologiche: si ha un aumento di volume dei capezzoli, che assumono un colore rossastro e divengono sporgenti. L’addome aumenta di volume, il veterinario a una data età con la palpazione sarà in grado di rilevare lo stato di gravidanza oppure potrà sottoporre l’animale a un’indagine ecografica, mediante la quale metterà in evidenza anche con precisione il numero di feti presenti. La palpazione sarà possibile mediamente sino al 30 giorno di gestazione, oltre questa data l’aumento di volume dell’utero non renderà tanto agevole l’operazione. In prossimità del parto la gatta comincia a cercare un luogo tranquillo dove dare alla luce i suoi piccoli. è opportuno preparare una cesta in cui la futura mamma possa comodamente trovare alloggio; questa dovrà essere posizionata in un luogo tranquillo e riparato e sarà bene proteggere il fondo con carta o lenzuolini di cotone, da cambiare quando sporchi. Durante la gravidanza è buona regola evitare di sottoporre l’animale a trattamenti farmacologici, ad esempio con antiparassitari per parassiti interni od esterni o antibiotici e, ove ciò si renda necessario, dovrà essere fatto sotto stretto controllo veterinario. A.C.


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Animali Domestici

I

gatti che abitano con noi devono essere sempre sottoposti a opportuni controlli veterinari, meglio se semestrali. Vale sempre il concetto che prevenire è meglio che curare e ciò, se attuato correttamente, si traduce da un lato in un migliorato benessere del nostro amico a quattro zampe e dall’altro in un significativo risparmio economico. Tra gli agenti di malattia che frequentemente possono colpire i nostri cani e gatti dobbiamo sempre tenere presenti i parassiti esterni e interni. Varie sono le parassitosi intestinali che possono colpire il nostro amico micio, ma fortunatamente esami periodici delle feci compiuti presso il nostro veterinario di fiducia, trattamenti farmacologici specifici e un’attenta igiene dell’ambiente ove solitamente il gatto vive ci mettono al riparo da spiacevoli sorprese. La parola tenia, cioè la presenza nell’intestino di un verme a forma piatta, che si distingue da tutti gli altri che possono colpire il gatto e che hanno generalmente una forma rotondeggiante, ha spesso creato apprensione nel proprietario di un piccolo felino per le supposte possibilità di passaggio dell’infestione dall’animale all’uomo. Tralasciando in questa sede le caratteristiche del ciclo riproduttivo del parassita che, allo stadio adulto, è localizzato in corrispondenza dell’intestino tenue del gatto, è da sottolineare come giochi un ruolo significativo per il perpetuarsi del ciclo stesso la presenza di un ospite intermedio rappresentato dalla pulce del gatto. L’accertamento di questa parassitosi si fonda sul rinvenimento di porzioni di tenia emesse con le feci. Queste sono di colore biancastro, dotate di mobilità, se appena fuoriuscite, mentre, se sono da tempo presenti nell’ambiente esterno, acquistano una colorazione giallastra ed una morfologia a chicco di riso. Possiamo rinvenire questi frammenti di parassita nelle feci del gatto, ma anche sul mantello o su altre superfici, come ad esempio il cuscino del cestino dove questi dorme. Per una conferma definitiva del nostro dubbio il veterinario potrà esaminare al microscopio un campione di feci, che, talora, potrà anche contenere le uova che si sono liberate da frammenti del parassita adulto. Sfortunatamente non si ha un’emissione continua del parassita, per cui è consigliabile che il proprietario, anche se il fatto può non risultare così piacevole, controlli in maniera abbastanza costante la lettiera per visualizzare eventuali presenze indesiderate. è quindi opportuno sottolineare come il rinvenimento di frammenti di tenia testimoni la presenza di pulci nel soggetto o un loro precedente passaggio in caso di trattamento pregresso. Il riscontro della tenia è perciò nello stesso tempo un campanello di allarme che ci dice come il gatto alberghi o abbia ospitato pulci. Si dovrà, pertanto, a questo punto intervenire con uno specifico trattamento antiparassitario mirato nei confronti della tenia, ma nello stesso tempo sarà opportuno mettere in atto una contemporanea azione nei confronti delle pulci al fine di impedire una possibile reinfestazione in tempi brevi del nostro caro micio. A.C.

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Pulce e tenia: due sgraditi alleati


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Nutrizione

Scatolette e dintorni Prof. Alessandro Ciorba

L’

industria mangimistica ha messo in commercio una vasta gamma di alimenti appetibili e adeguati sotto il profilo nutrizionale per l’animale e nello

stesso tempo accattivanti sotto il profilo dell’aspetto esteriore della confezione per il proprietario, che è colui che decide dell’acquisto di un prodotto piuttosto che di un altro.

GLi alimenti umidi

funzione di una formula precedentemente studiata, i componenti dopo macinazione e triturazione sono dosati e miscelati tra loro, sottoposti a un preriscaldamento e inseriti nelle scatolette, che sono successivamente chiuse e sterilizzate in grandi autoclavi. I prodotti in scatola possono essere presentati sotto due forme principali: i patè e i bocconi. Tutto il processo produttivo è sottoposto ad un attento controllo di qualità dall’arrivo delle materie prime al confezionamento. Sull’etichetta il consumatore trova una serie di indicazioni, obbligatorie e rispondenti ad una normativa europea, nelle quali sono fornite informazioni sulla denominazione del mangime, i tenori analitici, il peso netto ed il volume, le istruzioni per l’uso, la categoria animale cui è destinato. Le diverse denominazioni con le quali il prodotto è chiamato ad esempio con, al gusto di, tutto, ecc. fatte seguire dall’indicazione di una particolare specie animale come salmone, agnello, gamberetti, ecc., corrispondono ai quantitativi in percentuale che di quella particolare materia prima devono essere contenuti nel prodotto finito. Attualmente si trovano in commercio scatolette di varie dimensioni con una sorprendente varietà di gusti soprattutto dedicati alla specie felina, notoriamente più sensibile alle variazioni di gusto. Sono caratterizzate da un’elevata appetibilità per l’elevata concentrazione di determinate materie prime come i grassi o le proteine. Il proprietario dell’animale deve prestare attenzione a dosare opportunamente il quantitativo giornaliero da somministrare per evitare fenomeni di consumo esagerato di cibo e non realizzare dei mix con altri alimenti, potendo così indurre squilibri nutrizionali. è a tal fine opportuno che il proprietario di un cane o di un gatto chieda consiglio al proprio veterinario di fiducia per un migliore approccio al tema alimentazione onde evitare la comparsa di determinati eventi patologici, che frequentemente sono da ricollegare ad errori nutrizionali.

Gli alimenti così detti umidi sono impiegati soprattutto nell’alimentazione del gatto. Hanno un contenuto in umidità intorno al 70 - 85%, si presentano sotto varie forme: bocconi, patè, spezzatino e sono proposti sotto forma di lattine, bustine, vaschette, salamotti, ecc. Questo tipo di alimenti ha una serie di vantaggi: • è in grado di assicurare il fabbisogno nutrizionale quotidiano dell’animale; • è di facile e lunga conservazione a motivo del processo di sterilizzazione cui sono sottoposte ad esempio le scatolette; • è facilmente dosabile dal momento che è inscatolato in confezioni preventivamente tarate; • non richiede alcuna cottura o l’aggiunta di integrazioni di sali minerali e di vitamine; • ha un ridotto rischio sanitario, dal momento che le temperature raggiunte durante la lavorazione sono capaci di inattivare una gran quantità di agenti infettivi; • nella produzione è possibile impiegare materie prime fresche o congelate; • il suo uso consente di eliminare gli sprechi teorici e pratici dell’alimentazione casalinga. L’industria al fine di ottenere un prodotto di buona qualità si pone nella condizione di conoscere: ► valore nutritivo, composizione chimica, conservabilità e salubrità delle materie prime impiegate nel processo produttivo, ► esigenze nutritive, gustative, comportamentali degli animali cui è destinato l’alimento. Le materie prime più frequentemente utilizzate per la fabbricazione degli alimenti umidi sono la carne ed i sottoprodotti della macellazione di diverse specie animali, i sottoprodotti della lavorazione del pesce, i cereali, le verdure, i sali minerali, le vitamine e l’acqua. La qualità del prodotto finito dipende innanzi tutto da quella delle materie prime impiegate. La fabbricazione avviene in

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Nutrizione

Attualmente si trovano in commercio prodotti dalla sorprendente varietĂ di gusto


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empre più presente nelle case come animale da compagnia, il coniglio è un amico docile e affettuoso. È quindi importante che chi decide di ospitarne uno in casa ne conosca le peculiarità di specie, così da assicurargli un’esistenza longeva e il più possibile sana. Diversamente da cani e gatti, i conigli sono erbivori obbligati: in natura infatti si nutrono principalmente di piante erbacee, foglie e radici. Anche in casa quindi il coniglietto necessita di una dieta erbivora particolarmente ricca in fibre. La base della corretta alimentazione del coniglietto infatti deve essere il fieno, che costituirà il 60-65% totale della dieta. Le fibre lunghe di cui il fieno è costituito inducono una corretta masticazione, consentono il giusto e costante consumo dei denti e favoriscono la motilità intestinale, prevenendo episodi di coliche e costipazioni . Il fieno deve essere di buona qualità, non deve emanare odore di muffa al momento dell’apertura della confezione ed essere composto principalmente da erbe miste. Per i coniglietti in crescita è bene orientarsi su fieni a più elevato contenuto di calcio come erba medica o trifoglio, mentre per i conigli adulti andranno bene i fieni a base di graminacee. L’alimentazione corretta del coniglio deve comprendere anche una componente di verdure fresche. Se il coniglietto non è abituato al loro consumo queste devono essere fornite con pazienza, partendo da piccole quantità e aumentandone la razione un po’ al giorno fino a che non diventino una apprezzata abitudine. Le verdure fresche devono essere del tipo più fibroso, come radicchio rosso, cicoria, sedano, ecc. Spinaci, cavoli, broccoli vanno offerti sporadicamente e in quantità moderata. Contrariamente all’opinione comune, la classica insalata lattuga ha un valore nutritivo modesto e quindi dovrebbe essere evitata. Il mangime in pelletts può essere aggiunto alla dieta in quantità modesta (un cucchiaio al giorno circa) e scelto tra le varietà più ricche di fibre e povere di zuccheri. L’acqua deve essere lasciata sempre a disposizione in una ciotolina o in un abbeveratoio a goccia. Ci sono infine gli alimenti che devono essere assolutamente evitati: si tratta in genere di tutti quei cibi ricchi di zuccheri che oltre a condurre all’obesità, inducono un’attività fermentativa intestinale che disturba l’attività dei batteri ciecali con ripercussioni negative sulla salute del coniglio. Questi alimenti da non somministrare sono: pane, biscotti, dolci, cereali e snack commerciali con yogurt o miele e palline colorate.

L’alimentazione del

coniglio


Nutrizione

Dott.ssa Veronica Croce Medico Veterinario

L’alimentazione corretta del coniglio deve comprendere anche una componente di verdure fresche

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I consigli del toelettatore

Gatti, attenti al mantello

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olti gatti di razza e no sono a pelo lungo e meritano una particolare attenzione per evitare l’insorgenza di noiosi disturbi che possono anche con il tempo dar luogo a problemi di maggiore rilevanza. Il mantello del gatto, che tanto spesso accarezziamo, è anche una delle aree del corpo animale sotto il nostro facile controllo. Una sua variazione dalla normalità ci può indurre a pensare che il nostro micio non sia in piena forma. è opportuno quindi l’uso sistematico del pettine onde eliminare la formazione di nodi, che certamente sono in primo luogo antiestetici, ma che possono anche rappresentare un problema di natura sanitaria, potendo dare luogo all’insorgenza di alterazioni di tipo infiammatorio a carico della cute sottostante. Nei gatti in questione è poi utile il ricorso ad una toelettatura programmata, fornendoci di forbici a punta smussa e provvedendo ad eliminare, per esempio, gli accumuli di pelo in corrispondenza della zona perianale, che durante la defecazione potrebbero far sì che materiale fecale ristagni in loco provocando un vero e proprio tappo a livello di sfintere. Nel gatto possiamo evitare di praticare bagni frequenti a meno che non si tratti di eseguire terapie dermatologiche, su consiglio veterinario, che prevedano l’utilizzazione di shampoo medicati a motivo della presenza di forme patologiche della cute provocate da germi, funghi o parassiti. Diverso è il discorso per i gatti che vengono portati a partecipare a gare di bellezza; in questo caso il

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proprietario ricorre a lavaggi con particolari shampoo in funzione delle caratteristiche del mantello del gatto, a frequenti spazzolature con talco o anche a bagni a base di crusca per rendere più soffice il manto. Sono fondamentalmente operazioni di stampo prettamente estetico, che non rispondono a precise indicazioni igienico sanitarie. In ogni caso è da sottolineare l’importanza di un attento e sistematico controllo del pelo del gatto al fine di rilevare la presenza di alterazioni a carico dello stesso, che possono rappresentare il segnale di affezioni a livello locale, ma anche di processi patologici di ordine generale. A.C.


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L’angolo dell’esperto

La pancreatite: un serio pericolo

Prof. Alessandro Ciorba Università degli Studi di Perugia

Gentile Professore, Sono preoccupato per il mio cagnolino meticcio. Ho notato che vomitava spesso e non voleva mangiare anche se gli davo i suoi cibi preferiti. L’ho portato dal mio veterinario, che ha fatto una serie di esami del sangue ed una ecografia e mi ha detto trattarsi di una pancreatite, ma che, avendola scoperta in tempo, la situazione era sotto controllo. Vorrei avere qualche notizia su questo problema. Guido M. (Castel San Pietro - BO) La pancreatite è l’infiammazione di un’importante ghiandola, il pancreas, situato in cavità addominale in prossimità dello stomaco e che svolge importantissime funzioni. Il pancreas ha due funzioni principali: • produce il succo pancreatico, che serve per metabolizzare il cibo ingerito; • produce ormoni, quali, ad esempio, l’insulina e il glucagone, che servono a controllare i livelli di glucosio (un particolare tipo di zucchero) nel sangue e regolano i meccanismi grazie ai quali l’organismo assorbe e utilizza gli alimenti. Una pancreatite può presentarsi in forma acuta o cronica e la sua frequenza nel cane e nel gatto non è ben nota, dal momento che spesso non è prontamente individuata, ma si ritiene che si presenti più spesso di quanto supposto in passato.

Cause

Nella maggior parte dei casi l’infiammazione del pancreas si manifesta in maniera del tutto singolare, nel senso che non si riesce ad individuarne la causa precisa come invece può verificarsi nel caso di una malattia provocata da un germe, un virus o un parassita. In molti casi è da mettere in relazione con un’alimentazione non idonea. Diversi sono i fattori di rischio che possono provocare l’insorgenza di una pancreatite e sono rappresentati da: traumi quali incidenti automobilistici; interventi chirurgici; anestesia; infezioni parassi-

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tarie causate ad esempio nel gatto da un particolare parassita il Toxoplasma; l’uso di determinate sostanze farmacologiche; disfunzioni ormonali; profondi squilibri nutrizionali. Si è anche pensato che potesse avere un’origine ereditaria, ma sino ad oggi non è stata dimostrata alcuna predisposizione di tipo genetico, anche se è noto che nello schnauzer nano sia più alta l’incidenza della pancreatite rispetto ad altre razze di cani. I fattori in grado di indurre infiammazione del pancreas esercitano un grave danno a carico di questo organo, in quanto provocano l’attivazione precoce e la fuoriuscita del succo pancreatico, ricco di particolari sostanze dette enzimi, capaci di causare una sorta di autodigestione del tessuto e tale evento innesca il processo infiammatorio.

Sintomi e diagnosi

I segni clinici di pancreatite nel cane non sono specifici e risultano ancora più vaghi nel gatto. Nel cane i sintomi più comunemente riferiti sono rappresentati da: vomito, debolezza, dolorabilità addominale, febbre, diarrea, disidratazione; nel gatto: abbattimento, disidratazione, perdita di appetito, abbassamento della temperatura corporea (ipotermia). In caso di ostruzione delle vie biliari può comparire una colorazione giallastra (ittero) delle mucose di occhi e bocca. Il vomito ed il dolore addominale, che rappresentano una costante di questa affezione nell’uomo, sono riportati solamente nel 35% dei cani

e nel 25% dei gatti. Il vomito può essere sporadico e di modesta entità oppure frequente. Talora il dolore addominale diviene evidente solo dopo che sia stata intrapresa la terapia. Per individuare l’affezione morbosa in questione è necessario sottoporre l’animale a esami del sangue, radiografie e/o ecografie addominali.

Terapia

Per un trattamento di successo è importante ricorrere prontamente al consiglio del medico veterinario ed intervenire precocemente anche e soprattutto nei confronti delle gravi complicazioni che una pancreatite può indurre. Di particolare importanza è l’adozione di specifiche misure nutrizionali, in grado di ridurre l’attività del pancreas e nello stesso tempo di fornire una corretta quantità di principi nutritivi. Si dovrà avere cura di alimentare opportunamente cani e gatti che non vomitano, mentre a quelli che vomitano non dovrà essere somministrato niente per bocca. L’alimentazione può essere sospesa, senza gravi complicazioni, per alcuni giorni nei cani, ma nei gatti devono essere adottate adeguate strategie nutrizionali onde evitare l’insorgenza di problemi patologici a carico del fegato. è opportuno scegliere una dieta a basso contenuto in grassi. In questi casi il più delle volte si ricorre all’uso di diete particolari, presenti in commercio, altamente digeribili, con un adeguato contenuto proteico di alto valore biologico.


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Un aiuto in più nella scelta del veterinario di fiducia: le strutture certificate. Districarsi nelle offerte di servizi è sempre piu’ difficile, piu’ che mai se in gioco non c’è un oggetto ma la salute di un essere vivente, del nostro compagno di vita a 4 zampe. Ecco perché chi ha un pet deve essere messo in grado di avere degli strumenti di giudizio comprensibili ed immediati senza dover necessariamente essere esperto conoscitore del settore e delle questioni tecniche. Oggi proprietari hanno un aiuto in più nella difficile scelta di chi dovrà prendersi cura dei loro amici pelosi! Quale? Cercare quelle strutture che si sono messe in gioco e hanno chiamato un ente terzo “super partes” a dichiarare che il lavoro vene svolto nel rispetto di specifici requisiti, in spazi adeguati e con strumentazioni adeguate! Questo è il meccanismo su cui si basano le certificazioni volontarie, come la ISO 9001, una certificazione “di sistema” che attesta che la struttura ha individuato e gestisce in modo ottimale tutti i processi aziendali, o la certificazione “Buone Pratiche veterinarie” basata sul manuale di Buone Pratiche Veterinarie, redatto da ANMVI (Associazione Nazionale medici veterinari Italiani) con il patrocinio della FNOVI (Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani) e dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. Secondo questo schema certificativo i servizi erogati dalla struttura vengono suddivisi in varie aree (area medica, area chirurgica, diagnostica per immagini, pronto soccorso e medicina d’urgenza, ricovero e degenza, laboratorio) e la struttura ottiene la certificazione solo per le aree che sono totalmente conformi, sia strutturalmente che organizzativamente al manuale BPV…..una bella garanziLe strutture certificate mettono a disposizione della clientela una carta dei servizi, che illustra in modo completo e trasparente quali sono i servizi erogati e le specie curate, in funzione delle reali competenze dei veterinari e della tipologia di strumentazione posseduta. noltre la carta dei servizi fornisce informazioni sullo staff della struttura, sulla gestione dei pazienti durante visite e ricovero, modalità di accesso alla struttura e alle prestazioni, richiesta di preventivi e tutto quello che può essere utile sapere della struttura.

Obbiettivo fondamentale delle strutture che selgono di certificarsi è il rapporto trasparente con la clientela, che prevede l’impegno dei veterinari nell’informare i proprietari in modo completo e dettagliato rispetto ad ogni procedura eseguita. Il Cliente ha a disposizione cartella cliniche ,refertazioni ed esami eseguiti, inoltre le strutture predispongono un sistema di archivio delle cure prestate ai piccoli pazienti. Le certificazioni danno garanzia circa l’adeguatezza della struttura rispetto ai servizi erogati…..perchè non basta essere “belli e puliti” per lavorare bene, occorre avere adeguata preparazione, procedure stabilite, organizzazione precisa, compiti assegnati e srumenti e macchinari sempre efficienti. Questo è quello che l’ente di certificazione attesta al rilascio dei certificati! Cercando strutture certificate ISO 9001 e Buone Pratiche Veterinarie i proprietari potranno trovare l’eccellenza nella medicina veterinaria, e dunque il meglio per i loro amati pelosi! Seguendo il motto “la loro salute la nostra missione” un gruppo di veterinari Italiani ha fondato un network di strutture, Gruppocvit, che oggi è presente su scala nazionale con un centinaio di affiliati. Tutte le strutture veterinarie affiliate a Gruppocvit hanno scelto di rispettare i requisiti delle norma ISO 9001 e del manuale Buone Pratiche Veterinarie, preferendo così l’eccellenza delle certificazioni nella Medicina Veterinaria. Il Gruppo è sottoposto a verifiche e controlli de parte dell’ente di certificazione, riconosciuto a livello nazionale e internazionale, che verifica l’adeguatezza dei servizi, delle prestazioni, delle strutture e del personale. Un modo in più per garantire tranquillità e serenità ai proprietari che affidano alle cure di questi professionisti i loro beniamini. Gruppocvit è formato da realtà diverse tra loro, che vanno dall’ambulatorio, alla clinica, all’ospedale veterinario.

Per trovare la struttura più vicina visitate il sito www.gruppocvit.it


Info Utili

Trasfusioni per i nostri pet

A

nche i cani e i gatti potranno diventare donatori di sangue e salvare la vita a molti dei loro simili: nella Sezione di Medicina Interna del Dipartimento di Patologia, Diagnostica e Clinica Veterinaria della Facoltà di Medicina Veterinaria di Perugia sono stati attivati l’emoteca e il centro emotrasfusionale. Si tratta del primo centro pubblico dell’Italia Centrale, adibito alla preparazione e stoccaggio di sangue intero fresco e conservato, nonché di emocomponenti a uso autologo, attivato ai sensi della “Linea Guida relativa all’esercizio delle attività sanitarie riguardanti la medicina trasfusionale in campo veterinario”, recepita dalla Giunta Regionale Umbra con apposita delibera (n.34 del 21/10/2008). Il Centro emotrasfusionale nasce allo scopo di fornire un servizio rivolto ai pazienti dell’Ospedale Veterinario Didattico della Facoltà, ai cittadini e ai loro amici animali nonché ai colleghi libero professionisti. Il sangue intero e gli emoderivati sono infatti necessari in molteplici condizioni: avvelenamenti, emorragie, interventi chirurgici, disordini della coagula-

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zione, neoplasie, malattie emoprotozoarie ecc., che mettono a rischio la vita degli animali. I soggetti donatori devono essere sani, avere un peso superiore ai 25 Kg (per i cani) e 5 Kg (per i gatti) e un’età compresa tra 1 e 8 anni. Presso la struttura, al donatore vengono effettuati gratuitamente: • visita clinica; • esame emocromocitometrico; • gruppo sanguigno; • proteine plasmatiche, albumina, urea, AIP, ALT; • ricerca microscopica per Babesia spp. su buffy coat • PT, aPTT, fibrinogeno; • esami sierologici nei confronti di Leishmania infantum, Ehrlichia canis, Dirofilaria immitis, Rickettsia rickettsii FIV, FeIV, FIP e Mycoplasma haemofelis (nel gatto). Il proprietario dell’animale donatore riceverà anche una fornitura di mangime offerta da una ditta mangimistica. Il check-up eseguito ha lo scopo di controllare e rendere più sicuro il sangue trasfuso all’animale malato e limitare quindi reazioni avverse. Il donatore, su volontà del proprietario, potrà essere sottoposto a controlli periodici gratuiti.


Stagione della Prevenzione 1- 31 marzo 2012

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Anche quest’anno A.N.M.V.I. e Hill’s promuovono la prevenzione e ti offrono UNA VISITA VETERINARIA GRATUITA per tenere sotto controllo la salute del tuo cane o del tuo gatto. Ti aspettiamo dal 1 al 31 marzo 2012, nelle cliniche veterinarie aderenti, con tante novità e un programma ancora più ricco.

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Chirurgia Veterinaria

Dott. Filippo Cinti

Medico Veterinario Dottorando di Ricerca - Sezione Chirurgia Veterinaria, Area Ricerca e Sviluppo Foschi S.r.l

Il management del cane nel periodo postoperatorio

L

a gestione del proprio animale nel periodo postoperatorio risulta spesso per il proprietario un momento difficile, complicato anche dal fatto che i nostri amici a quattro zampe non comunicano direttamente le loro esigenze. Diversi sono i tipi di intervento e diversi sono gli accorgimenti da adottare per far trascorrere nel miglior modo possibile questo momento al nostro animale. Interventi chirurgici più comuni come la sterilizzazione (ovariectomia/ovarioisterectomia) o la castrazione (orchiectomia), non necessitano di un lungo ricovero presso la struttura veterinaria e l’animale può essere dimesso lo stesso giorno dell’intervento. I principali accorgimenti da adottare in questi particolari momenti consistono in: • Copertura antibiotica per almeno una settimana. • Se non compare vomito, mettere a disposizione l’acqua dopo 8-12 ore e il cibo dopo 12-24 ore dall’intervento. • Analgesici possono essere somministrati in caso di necessità. • Mantenere il collare elisabettiano, fino a rimozione dei punti (10-14 giorno post chirurgia). • Se avete in casa altri animali controllare che questi non vadano attorno (es., leccamento) alla ferita dell’animale operato fino a rimozione punti. • Cambio della dieta per il controllo del peso, in quanto dopo queste chirurgie l’animale tende al sovrappeso. • Limitare il movimento al guinzaglio fino alla rimozione dei punti (10-14 giorni post chirurgia). • Non applicare continui disinfettanti sulla ferita e non andare a rimuovere personalmente i punti. Le maggiori complicanze possono riguardare la deiscenza della ferita, irritazione dei margini della sutura, infezioni ed emorragie. In queste situazioni rivolgersi sempre al Medico Veterinario. Inoltre, nel primo giorno post chirurgia il vostro animale può mostrarsi leggermente abbattuto e non voler mangiare, questo può presentarsi sia a causa dell’anestesia sia dello stress subito nella giornata dell’operazione. Se la

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condizione persiste informare il proprio Veterinario. Diversa e più attenta deve essere la gestione di pazienti che hanno subito un intervento ortopedico, come l’osteosintesi di fratture di ossa lunghe quali: omero, radio, femore e tibia. Si ritiene che solo poche fratture siano considerate un’emergenza chirurgica, come quelle vertebrali, delle ossa del cranio, costali complicate e delle fratture esposte. La chirurgia, in ogni caso, non dovrebbe mai iniziare prima della corretta valutazione e stabilizzazione del paziente traumatizzato. La media indica che la maggior parte delle fratture chiuse delle ossa lunghe dei nostri animali, senza coinvolgimento articolare, dovrebbero essere riparate entro 4-6 giorni dal trauma, meglio se entro le 48 ore se il paziente viene considerato stabile. Invece nell’uomo, se il paziente è stabilizzato, la chirurgia è consigliata entro le 2448 ore dal trauma. Nel cane e nel gatto prima dell’intervento è importante immobilizzare temporaneamente l’arto fratturato attraverso una fasciatura, per evitare ulteriori complicazioni. Questa osteosintesi può essere eseguita con diverse tecniche tra cui l’utilizzo di placche e viti oppure l’utilizzo di fissatori esterni. La scelta della tecnica dipende dal tipo di frattura, dalla confidenza del chirurgo veterinario con quella particolare tecnica e a volte anche dal costo dell’impianto. Per questi animali i principali accorgimenti riguardano: • Copertura antibiotica per almeno una settimana. • Antiinfiammatorio non steroidei (FANS) per una settimana. • Analgesia postoperatoria per i primi 3-4 giorni. • Collare elisabettiano, fino a rimozione dei punti e/o del fissatore esterno. • Protezione del fissatore esterno con imbottitura e fasciature, per evitare traumatismi al cane e al proprietario. • Controllo della fasciatura. La quale, è applicata più frequentemente quando si utilizza la tecnica placca e viti permettendo di ridurre l’edema e agevola l’appoggio post operatorio dell’arto. • Mantenere quotidianamente pulita la superficie di contatto tra chiodi e cute con soluzioni e pomate antisettiche. • Si raccomanda il confinamento, limi-

tando le attività alle passeggiate al guinzaglio, fino a quando si presenteranno i segni radiografici dell’avvenuta unione ossea. • Mantenere la mobilità articolare, di gomito e ginocchio, attraverso movimenti passivi in estensione e in flessione (per fratture di omero o femore). • Recarsi periodicamente dal Medico Veterinario per i controlli radiografici. • Se sul paziente è stata applicato un fissatore esterno va esaminato dopo 2 e 6 settimane e poi ogni 4-6 settimane fino a guarigione ossea e rimozione degli impianti. • Se sul paziente è stata invece applicata una placca e viti, l’animale va controllato ogni settimana per 2-3 settimane, e poi ogni due settimane. Se necessario, le placche vanno rimosse a distanza di 3 o 4 mesi dal riscontro radiografico della guarigione ossea. Mentre la rimozione è inevitabile nelle fratture delle ossa lunghe dei pazienti giovani. Le maggiori complicanze postoperatorie possono essere rappresentate da: “rottura” della sutura, infezioni, emorragie, contratture muscolari, mobilizzazione dei monconi e lesioni nervose. La maggior parte di queste complicanze possono però essere prevenute o trattate successivamente l’intervento. Sottolineiamo che nell’immediato postoperatorio, è importante controllare il movimento del vostro animale, non fare corse e muoversi sempre con il guinzaglio per i primi mesi post chirurgia o fino a quando non abbiamo un riscontro radiografico di avvenuta guarigione ossea. Inoltre, se è applicato un bendaggio bisogna verificare la sua tenuta, in quanto uno scivolamento dello stesso può causare un così detto effetto ‘’laccio emostatico’’ influendo sulla circolazione (ostacolo del ritorno venoso) creando gravi conseguenze all’arto. In questi casi si raccomanda di portare l’animale dal Medico Veterinario, il quale sostituirà la fasciatura, oppure, se siete impossibilitati nel raggiungere al più presto l’ambulatorio veterinario rimuovete voi stessi il bendaggio. Il management del postoperatorio è sicuramente impegnativo per il proprietario il quale però con i consigli e l’aiuto del proprio Medico Veterinario potrà gestirlo senza grossi problemi.


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Thymus Vulgaris Nome Scientifico: THYMUS VULGARIS Habitat: Pianta originaria delle zone occidentali del Mediterraneo. In Italia è presente in quasi tutto il territorio, allo stato spontaneo o coltivato, nei luoghi aridi, dal piano ai 900 metri Descrizione: Piccolo arbusto molto ramificato con steli legnosi e molte piccole foglie grigioverdi, lineari o strettamente lanceolate, revolute al margine, fortemente aromatiche. I fiori, biancastri, rosei o lilla, sono riuniti in verticillastri che sbocciano all’ascella di brattee lanceolate. Fiorisce nel periodo da maggio ad agosto. Parte usata: Sommità fiorite. Storia: Il Thymus vulgaris è una pianta officinale già conosciuta e utilizzata nell’antichità per le sue proprietà beneifiche il cui nome nome deriva dalla parola greca thymus, che significa “coraggio e forza”: la pianta, infatti, ha proprietà irrobustenti e stimolanti. I guerrieri dell’antica Grecia facevano un bagno nel timo prima di andare in battaglia, mentre nel Medioevo i soldati erano soliti adornare le loro armature con corone di Thymus vulgaris intrecciato. Il Thymus vulgaris è una pianta da sempre conosciuta per le sue proprietà officinali: sia la badessa Hildegard von Bingen sia l’alchimista Albertus Magnus la ritenevano un ottimo rimedio contro la tosse e l’insonnia. Preparazioni consigliate: Il Timo viene usato come aroma in cucina, si raccolgono i fiori e le foglie che vengono usati per insaporire minestre e carni. È pianta mellifera molto visitata dalle api, che ne ricavano un ottimo miele, considerato il migliore nella Grecia classica (miele del Monte Imetto). Composizione chimica: oli essenziali e principi attivi quali timolo e carvacrolo. Proprietà terapeutiche: • Antimicrobica, grazie alla presenza del timolo. • Battericida, l’olio essenziale possiede proprietà antibatteriche dovute essenzialmente ai fenoli e in particolare al timolo e al carvacrolo. • Antimicotica grazie al timolo. • Espettorante, la pianta è da tempo usata nelle patologie da raffreddamento. • Antitosse, è un ottimo calmante per la tosse. • Fungicida, efficace nei confronti di vari miceti dello strato superficiale della pelle. • Attività antispastica, grazie ai flavonoidi, responsabili dell’attività antispastica sulla muscolatura liscia di vari organi (bronchi, stomaco, intestino). • Antiossidante grazie al suo contenuto in flavonoidi. • Attivo nei confronti di meteorismo e stipsi grazie al contenuto di timolo. A.C.

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Comportamento

Possibili cause dell’aumento dell’aggressività nel cane 3° Parte Dr. Sergio Canello Medico Veterinario - Responsabile Ricerca e sviluppo Sanypet

Esistono le razze pericolose?

Non esiste una razza pericolosa in sé, ma la dissennata selezione e riproduzione di soggetti MD crea le condizioni della loro effettiva creazione. E non è il caso di negare l’evidenza: il problema esiste, solo che dobbiamo agire più sull’uomo che sul cane, evitando nel modo più assoluto di portare alla riproduzione cani dall’indole Molto dominante (MD). Gli allevatori, da questo punto di vista, debbono prendersi le loro responsabilità, facendo riprodurre solo soggetti equilibrati. Solo in questo modo è possibile ritornare alla fisiologia caratteriale del cane, quella che la natura ha creato.

Nei tre casi in precedenza descritti, appare chiaro a chiunque che il cane è solo una vittima della situazione e non ha alcuna responsabilità, qualunque tipo di padrone gli tocchi in sorte. Si afferma che molto dipende dall’atteggiamento del padrone, ed è effettivamente così, ma in tal modo lavoriamo sugli effetti e non sulle cause. Trovare persone con un buon grado di autostima e di autorevolezza, nel mondo attuale, è diventato obiettivamente difficile. Piuttosto che cercare di far diventare autorevoli i proprietari e di dargli dei patentini (comunque utili), dobbiamo concentrarci su come collaborare con gli allevatori sul tema della selezione e su come eliminare le cause che scombinano l’attività dei neurotrasmettitori, prima fra tutti l’alimentazione.

Standard di razza e aggressività Chiariamo subito un concetto fondamen-

tale: l’aggressività del cane nei confronti degli elementi della famiglia in cui vive e nei confronti dei loro conoscenti o visitatori può avere una spiegazione logica solo se l’animale ha l’indole da soggetto Molto dominante (MD). Questi soggetti, fino a

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qualche decennio fa molto rari, hanno delle caratteristiche comportamentali tali da rappresentare, in ogni caso, un pericolo per l’uomo. Infatti, sono soggetti che, nella stragrande maggioranza dei casi, assumono con grande facilità e fin da piccoli il comando del proprio gruppo familiare e considerano il territorio ove vivono il “loro territorio”. Logica conseguenza di ciò, metteranno in riga chiunque voglia imporre loro qualcosa e difenderanno il territorio (giardino o casa) da chiunque vedranno come potenziale invasore, anche fratelli o amici intimi dei cosiddetti padroni di casa. Facile fotografare questa situazione nelle scene cui assistiamo quotidianamente a casa nostra o di chiunque possieda un cane. Nelle situazioni normali, quando il cane ha riconosciuto e accettato la dominanza dei proprietari, accoglierà scodinzolando e facendo le feste a chiunque “venga in pace”, mentre ringhierà o abbaierà alle persone sconosciute. Nelle situazioni opposte, sarà il cane a decidere, secondo le proprie simpatie, chi può e chi non può entrare in casa, magari prendendosela col fratello del “padrone” e accettando tranquillamente persone a lui sgradite. Queste situazioni sono facilmente verificabili quando il “padrone” deve chiudere il cane o tenerlo al guinzaglio quando viene un ospite. Ugualmente, un soggetto molto dominante sarà capace di abbaiare e ringhiare a persone che, anche quotidianamente, passano davanti alla ringhiera di casa, mentre un cane “normale”, una volta identificato l’estraneo come non pericoloso, smette dopo pochi giorni la fastidiosissima sceneggiata ignorando il fatto. I pastori tedeschi, giustamente descritti proprio dal Fioroni come il prototipo del cane equilibrato (quando lo erano), sono molto spesso i più terribili in questa “specialità”, arrivando a organizzare dei veri e propri agguati, nascondendosi dietro le siepi fino all’ultimo momento e comparendo improvvisamente abbaiando furiosamente e facendo prendere degli spaventi terribili al povero passante!


Comportamento

L’aggressività, in un animale che vive a stretto contatto con l’uomo, deve, quindi, essere vista in modo assolutamente negativo. Essa può essere giustificata solo in casi di autodifesa da situazioni oggettivamente pericolose per la sua vita. Tutti i soggetti che presentano manifestazioni di paura o aggressività ingiustificate dovranno essere tolti dall’attività riproduttiva. Spesso, purtroppo, i criteri di scelta sono basati sulla bellezza e, in caso di soggetti particolarmente “belli”, troppi addetti del settore fanno finta di non vedere, facendo riprodurre esemplari deviati che, fatalmente, aumenteranno la percentuale già alta di cani squilibrati.

Tutti capibranco!

Negli ultimi decenni si è assistito, infatti, a un netto aumento del livello di aggressività nel cane. Sotto gli occhi di tutti le aggressioni, con esiti talvolta mortali, da parte di cani di razze e taglie diverse nei confronti di altri cani, cuccioli o adulti e, fatto molto più grave e preoccupante, nei confronti dell’uomo. Paradossalmente (vedremo che il fatto non è paradossale ma perfettamente comprensibile) gli attacchi più gravi avvengono assai spesso nell’ambito della famiglia nella quale vive il cane, proprio nell’ambiente apparentemente meno logico. Tuttavia, l’interpretazione di questo fenomeno diventa comprensibile quando, a un esame del caso, si evidenzia che è un soggetto capo-branco che si sente padrone dell’ambiente nel quale vive e considera tutti gli elementi della famiglia suoi “sudditi”. Logico, nella sua visione, mettere in riga chi sgarra, umano o “cucciolo” di umano che sia. Quello che è meno logico è che la dimostrazione della sua leadership avvenga con modalità palesemente sproporzionate e particolarmente violente. Infatti, nelle regole del branco, il capo, nei confronti dei suoi sottoposti, esercita, quando occorre, pure azioni dimostrative, senza arrivare a ferire in modo grave e senza mai uccidere anche chi aspira a occupare il suo posto (“cane non mangia cane”). I frequenti episodi di violenza gratuita da parte di troppi cani nei confronti dei membri della famiglia, (spesso con attacchi al collo o al viso, gravissimi dal punto di vista etologico), impone un’analisi obiettiva e non preconcetta di tali fenomeni.

La fisiologia dell’aggressività

La premessa è che esperienze non cambiano il carattere, ma possono modificare il comportamento. Se andiamo ad analizzare quali sono le cause più comuni che inducono un cane ad essere aggressivo, vedremo che ogni cane si comporta in un certo modo per l’interazione fra

due componenti, quella genetica e quella ambientale. La prima, che si manifesta nell’indole individuale, è rappresentata, oltre alle logiche somiglianze morfologiche, dalle caratteristiche comportamentali ereditate dai genitori. La componente ambientale sarà fortemente influenzata dalla convivenza con persone o altri animali, dall’educazione che riceverà e dal territorio nel quale dovrà vivere, anche se le doti caratteriali non potranno in alcun modo essere completamente trasformate. Se il cane geneticamente ha stampato un corredo da capo-branco, non potremo mai pretendere di farlo diventare un gregario.

Chi si prende un soggetto dominante deve sapere che si assume una bella responsabilità.

Per evitare di scegliere un cucciolo “sbagliato” (almeno per le proprie caratteristiche), esistono comunque vari test che possono valutare la “reattività” del soggetto. Il test caratteriale di Campbell, come tutti i test, non potrà dare risposte certe, ma rappresenta uno screening importante per capire con “chi si ha a che fare”. Nel campo del comportamento canino, si sentono mille pareri diversi, ma è importante chiedere a se stessi se si vogliono avere risposte scomode ma vere, oppure risposte rassicuranti e che ci fanno sentire bene, ma false. Quanto bello è sentirsi rispondere da un “esperto” che le razze pericolose non esistono, che i metodi gentili sono quelli ideali! Ma se poi non è vero, chi ci ripagherà di situazioni assai sgradevoli che dovremmo affrontare col proprio cane e come reagiremo alla lettura che un cane ha aggredito e magari ucciso un adulto o addirittura un bambino? Ci chiuderemo gli occhi e continueremo a sostenere che è sempre colpa delle persone? è sufficiente guardare le statistiche riguardanti le visite al pronto soccorso per lesioni da morsi per rendersi conto che il problema non può essere trattato con frasi fatte o con superficialità. Il punto è che, se valutiamo le cucciolate con il test di Campbell, ci troviamo a osservare che l’ottanta per cento dei cuccioli va a collocarsi nella fascia dei “molto dominanti” e “dominanti”, e che i cani “sottomessi” sono, conseguentemente, molto pochi. Domanda: ma se, correttamente, gli esperti ci consigliano di scegliere i soggetti con il profilo psicologico più equilibrato (non più del 20%), gli altri chi li deve prendere?

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Omeopatia

Un aiuto per l’età geriatrica

Dr.ssa Silia Marucelli Medico Veterinario

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a testa maestosa, le orecchie dritte e lo sguardo fiero, questa é la prima immagine che Max mi ha dato di sé la prima volta che é entrato in clinica. Non curante della sua evidente disabilità, che lo indeboliva sugli arti posteriori, si faceva largo tra gli altri cani rivolgendo ad ogni maschio che incrociava una ringhiata che sottolineava l’alta posizione gerarchica in cui mostrava e sapeva di trovarsi. Max aveva una patologia neurologica a livello della colonna vertebrale che gli impediva di camminare in modo corretto rendendogli difficile alzarsi ed avanzare senza perdere l’equilibrio. Era stato trattato con farmaci tradizionali, ma con il passare del tempo l’effetto era diventato insignificante. Quando l’ho conosciuto aveva 11 anni. Con lui ho utilizzato sia l’omeopatia sia l’agopuntura ottenendo un rapido miglioramento dei sintomi. Come sempre per la scelta del rimedio ho tenuto conto dei sintomi fisici e delle peculiarità caratteriali di Max. Il suo rimedio costituzionale è stato utile anche in altre occasioni per trattare sintomi acuti come una congiuntivite comparsa un paio di anni dopo. Dall’inizio della terapia Max é dignitosamente vissuto altri tre anni e non ha mai smesso di ringhiare ai cani maschi che incontrava. Da quando l’ho conosciuto non è più stato necessario utilizzare alcun farmaco di natura chimica. Prendeva il suo rimedio omeopatico tutti i giorni e faceva una seduta di agopuntura quasi tutti i mesi. La disabilità degli arti posteriori é un problema molto comune nei cani di grossa taglia e le cause possono essere sia di origine osteo-articolare sia neurologica. In entrambi i casi ci troviamo ad assistere alla progressiva perdita di forza dei nostri amici fino all’impossibilità, nei casi più gravi, di alzarsi. Questo per chi vive con un cane e lo conosce è un momento molto doloroso. Nella mia esperienza clinica ho potuto constatare che le medicine non convenzionali come l’agopuntura e l’omeopatia possono essere di grande aiuto. L’obiettivo è quello di bloccare il progredire della patologia e quando è possibile farla regredire in modo da non trovarsi nella condizione di avere davanti un cane ancora vitale con lo sguardo vigile, ma che non riesce più ad alzarsi. Se invece riusciamo a ritardare il verificarsi di questa situazione sarà la natura e la vecchiaia come evento fisiologico a spengere l’energia vitale dei nostri amici.

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Si faceva largo tra gli altri cani rivolgendo ad ogni maschio che incrociava una ringhiata che sottolineava l’alta posizione gerarchica in cui mostrava e sapeva di trovarsi


Fotogrammi

Paola Foresi

Golf, calma passione

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Animali Esotici

Il riccio africano

I

l riccio africano è un mammifero insettivoro. Le due specie più diffuse sono quello Europeo (Erinaceus europaeus) e quello Africano (Atelerix albiventris). Il riccio Africano proviene dalle savane delle regioni dell’Africa orientale e centrale. I ricci sono predatori notturni molto attivi, che arrivano a percorrere molti chilometri alla ricerca di insetti, vermi e lumache, trascorrendo le ore del giorno nascosti in cavità ed anfratti. Il corpo, lateralmente e dorsalmente, è ricoperto di un mantello modificato: i peli che si sono trasformati in aculei dritti, lisci, elastici e ben attaccati alla cute sottostante che è priva, in questa zona, di ghiandole sebacee. La gestazione ha una durata di circa 40 giorni, al termine della quale i piccoli nascono pelosi, con occhi ed orecchie chiusi; le spine iniziano a spuntare dopo poche ore. In caso di pericolo l’animale si “appallottola” e gli aculei si alzano! Sia i maschi che le femmine sono territoriali e solitari, incontrandosi solo nel periodo dell’accoppiamento. Sebbene i giovani animali allevati insieme possano tollerarsi a vicenda, una volta raggiunta la maturità sessuale divengono aggressivi verso i loro simili. Essendo il riccio un abile scalatore, nuotatore, scavatore, e un costante camminatore, la gabbia dovrà essere a prova di fuga e sufficientemente grande. L’utilizzo di gabbie in legno è sconsigliato in quanto i ricci producono delle feci molli che ne rendono difficile la pulizia. Essenziale sarà mettere a disposizione

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dell’animale uno o più nascondigli. Il fondo utilizzato dovrà essere assorbente, morbido, non polveroso e sostituito con frequenza. È stata dimostrata la loro capacità di riconoscere il padrone e, con molta pazienza, è possibile insegnargli dei comandi semplici e far loro accettare di essere manipolati. La temperatura ottimale per i ricci è compresa tra i 24° e 29°C. Se la temperatura scende sotto il limite minimo, i ricci entrano in uno stato di torpore simile al letargo, che sarà però sconsigliato in cattività; nel periodo autunnoinverno sarà quindi opportuno spostarli in un ambiente riscaldato mediante l’utilizzo ad esempio di un tappetino caldo o di una lampada in ceramica. Si dovrà inoltre monitorare il tasso di umidità, che non dovrà essere eccessivo. I ricci presentano gusto ed udito ben sviluppati, mentre la vista è essenzialmente monocromatica e possiedono un discreto corredo di vocalizzazioni. In cattività il cibo secco “light” per gatti risulta l’alimento di base più bilanciato che dovrà però essere razionato nell’arco della giornata per prevenire un aumento eccessivo di peso (1-2 cucchiai/die). Discorso diverso andrà fatto per le femmine in riproduzione e per i giovani in accrescimento a cui il cibo dovrà essere lasciato sempre a disposizione, e sarà raccomandata la somministrazione di alimenti ricchi in calcio. In aggiunta all’alimento principale, si potranno somministrare quotidianamente con parsimonia alimenti umidi (cibo umido per cani/gatti), frutta, verdura e qualche insetto (grilli, camole), che potranno essere utilizzati

Dott. Gianluca Deli Referente “animali esotici” presso la Clinica Veterinaria Zoospedale Flaminio


come forma di arricchimento ambientale nascondendoli e stimolando così la ricerca del cibo . Una dieta bilanciata non dovrebbe richiedere l’integrazione di vitamine e mine-

rali. Eventuali cambiamenti nell’alimentazione dovranno essere fatti molto lentamente e con estrema attenzione. L’acqua dovrà essere sempre lasciata a disposizione.

È stata dimostrata la loro capacità di riconoscere il padrone e, con molta pazienza, è possibile insegnargli dei comandi semplici 37


Lavorare con gli animali

L’asino: dal latte alla pet-therapy

L’

asino ha origini probabilmente nord africane, dove viveva il suo antenato selvatico (Equus asinus africanus): si hanno documentazioni della sua presenza in Siria, in Mesopotamia, in Persia. Le più antiche testimonianze storiche atte a dimostrare la presenza di allevamenti asinini sono delle raffigurazioni su bassorilievo risalenti al 2500 a.C. ritrovate in Egitto. Quando è entrato a far parte della vita dell’uomo l’asino era da principio un animale da lavoro, veniva adoperato per il tiro, per il basto e per la sella, ma ben presto venne utilizzato anche per la mungitura: il suo latte, infatti, era tenuto in grande considerazione presso i popoli antichi. I Greci addirittura lo utilizzavano come rimedio di elezione in svariate malattie. Ippocrate (Kos circa 460 a.C. Larissa circa 377 a.C.) suggeriva l’impiego del latte di asina in diversi casi: dolori al fegato, epistassi, infezioni, dolori articolari, febbri, edema, avvelenamenti e ferite. Anche i Romani utilizzavano il latte di asina per via delle grandi virtù terapeutiche. Messalina, moglie dell’imperatore Claudio si prendeva cura del suo aspetto utilizzando maschere ottenute di fette di pane imbevute nel latte di asina. Poppea, moglie di Nerone, usava mantenere la sua bellezza facendo il bagno nel latte di asina, così come Cleopatra, regina dell’Antico Egitto, era solita immergersi nel latte d’asina per mantenere intatta la sua bellezza e conservare lo splendore della propria pelle.

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Bisognerà attendere il Rinascimento per una prima vera considerazione scientifica del latte d’asina da parte dei saggi del tempo. Francesco I di Francia (14941547) seguì una cura a base di latte di asina che risultò essere, in base ai suoi racconti, miracolosa. Attualmente la comunità scientifica eredita da tale tradizione storica l’importanza del latte di asina, studiandone le potenzialità al fine di utilizzarlo con giusto metodo. In virtù della sua notevole somiglianza con il latte umano, quello d’asina è stato utilizzato da sempre come alimento sostitutivo del latte materno, qualora questo non fosse disponibile. Ma altrettanto importante caratteristica, a cui si deve in gran parte l’interesse per questo alimento è la ipoallergenicità, se confrontato soprattutto con il latte vaccino: infatti, circa il 2,5% dei bambini manifesta reazioni allergiche al latte vaccino durante il primo anno di vita. Gran parte della ipoallergenicità del latte d’asina è dovuta, oltre che ad una minor concentrazione di proteine, anche alle loro caratteristiche: si è potuto evidenziare con studi approfonditi che molte proteine del latte d’asina differiscono notevolmente da quelle vaccine e presentano spesso somiglianze con quelle umane. Ma giocano un ruolo influente in tal senso anche gli acidi grassi polinsaturi, in particolar modo quelli della serie 6 e 3, il cui rapporto ottimale nel latte d’asina garantisce caratteristiche immunomodulatorie utili a combattere i fenomeni allergici. Alcuni costituenti del latte d’asina (lisozima, acidi grassi della serie 6 e 3 e lattosio) lo rendono inoltre un alimento funzionale, adatto all’alimentazione pediatrica, a quella geriatrica e, ancora, nel

Tipo di latte

Residuo secco %

Grasso %

Proteine totali %

Caseine %

Albumine %

Lattosio %

Valore energetico

Donna

12,43

3,28

1,03

0,4

0,4

6,69

2855,5

Asina

9,62

1,21

2,00

0,7

0,6

6,23

1939,4

Bovina

12,38

3,46

3,3

2,5

0,23

4,71

2983,0

Dott. Andrea De Gregori Medico veterinario libero professionista


recupero degli infartuati cardiaci, nelle diete ipocolesterolemiche, nella regolarizzazione della flora gastroenterica, nella prevenzione di malattie cardiovascolari, infiammatorie autoimmuni, nella terapia dell’arteriosclerosi e dell’osteoporosi. Il latte d’asina, oltre che per le sue doti terapeutiche e di bellezza, viene anche adoperato per produrre un formaggio di

nicchia che però, data la modesta produzione, risulta essere molto costoso. In conclusione, allevare asini rappresenta un’attività rilevante, che offre buone prospettive di sviluppo connesse alle sue differenti destinazioni, non più legate all’obsoleta idea di allevamento. Infatti, trattandosi di un animale robusto e instancabile, si adatta bene al tipo di allevamento semibrado, riducendo

in tal modo i costi gestionali. Inoltre, attualmente l’asino trova anche un impiego nel sociale, precisamente nella onoterapia e nella pet-therapy, attività che affiancano la medicina tradizionale, in cui l’animale è promotore della relazione. Per tutti i motivi elencati occorre

rilanciare questo settore zootecnico che offre una molteplicità di prospettive, non più ancorate ad un contesto meramente rurale, ma ad uno scenario futuro che va dal sociale all’alimentazione e, perché no, alla cosmesi.

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Abano Terme Viaggiando

CENNI STORICI

Abano Terme, posta alle pendici dei Colli Euganei, è caratterizzata dalla presenza di sorgenti termominerali note sin dall’antichità. Questo fenomeno è da porre in relazione ad un circuito geotermico della durata di circa 50 anni, che prende inizio nelle piccole Dolomiti dove l’acqua fredda confluisce in un percorso sotterraneo, che, attraversando banchi di rocce, acquisisce le tipiche proprietà termali e si conclude nel bacino euganeo. Le origini delle cure termali risalgono all’VIII secolo A. C., quando gli antichi abitanti della zona si recavano al vicino lago sacro per compiere riti legati al recupero della salute. Nel territorio di Abano si sono susseguite nel tempo l’occupazione longobarda, carolingia e sassone che hanno sconvolto la vita di queste terre. I primi documenti su Abano risalgono al X secolo e descrivono la presenza della pieve di San Lorenzo, posta nell’area

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dell’attuale Duomo, che si sosteneva grazie alla comunità agricola presente nel territorio. Alla fine dell’XI secolo fu fondato un monastero benedettino sul colle di San Daniele che realizzò opere di bonifica del territorio che aumentarono le superfici delle aree coltivabili a frumento, frutteti, orti o semplicemente a pascolo. Dal XII secolo Abano si sviluppa come centro rurale, soggetto all’autorità vescovile padovana. In più occasioni la cittadina fu fatta oggetto di incursioni dovute alla rivalità tra i signori di Padova, Da Carrara e i signori di Verona, della Scala. Successivamente la conquista della terraferma da parte della Repubblica di Venezia portò a mutamenti nel sistema della proprietà fondiaria che vede subentrare il patriziato veneziano nei territori confiscati ai nobili padovani. Così nel 1500 ad Abano giunse prima la nobile famiglia Malipiero che realizzò importanti

interventi di bonifica del territorio ed una splendida villa in stile palladiano ed in seguito la famiglia veneziana dei Mocenigo tra i cui esponenti ci furono dogi, ambasciatori e gran capitani. Durante il 1700 i suoi membri si prodigarono per bonificare un vasto territorio ricavandone terreni che furono destinati alla coltivazione della vite del frumento e del granoturco col quale si faceva la polenta, alimento base della popolazione contadina. I Mocenigo realizzarono una villa, ancor oggi apprezzabile, che comprendeva oltre alle dimore per i i braccianti, ai magazzini e luoghi per l’attività agricola anche un’osteria ed una fornace di mattoni. L’influenza veneziana nel territorio portò alla realizzazione dell’importante complesso monastico di Monteortone ed alla ristrutturazione del convento di San Daniele, la cui cura fu affidata ai frati agostiniani, che possedevano ampie proprietà terriere. L’affermazione dell’Illuminismo e de-


Viaggiando

gli interessi legati alla natura portarono nel Settecento ad una riqualificazione del termalismo cui furono dedicati una grande quantità di studi che portò a riscoprire questa pratica terapeutica. Si avviò così nella zona del Montirone, ricca di sorgenti naturali, un’attività di ristrutturazione edilizia di edifici per bagni. La nobile famiglia padovana dei Dondi dall’Orologio, proprietaria in Abano di un consistente patrimonio fondiario e di due ville delle quali una nel centro del paese e oggi sede del Museo Civico, realizzò lo stabilimento termale di maggiori dimensioni. Alla metà dell’ottocento gli stabilimenti attivi ad Abano erano 8. Con l’unificazione italiana fu realizzato il palazzo municipale, mentre l’occupazione principale della popolazione continuava ad essere quella agricola, l’unica realtà industriale era rappresentata dalla fornace di mattoni. Tra la fine dell’ottocento e i primi del novecento il passaggio della ferrovia nel Comune di Abano ed il collegamento tramviario della cittadina con Padova incrementarono l’afflusso turistico. Le vicende finali della prima guerra mondiale portarono Abano a rivestire un ruolo di primo piano dal momento che il generale Armando Diaz, nel 1917 dopo la disfatta di Caporetto, trasferì il Comando Supremo delle Forze Armate nella cittadina, allestendo il proprio quartier generale nell’albergo Trieste, che dopo la guerra si chiamò Trieste -Vittoria. Inoltre ad Abano furono anche stampati i volantini che Gabriele D’Annunzio lanciò su Vienna decollando nei pressi della vicina villa Zaborra, oggi Museo dell’Aria. Nel dopoguerra la tradizionale attività legata alle cure termali conobbe un intenso sviluppo dovuto alle nuove conoscen-

ze tecnologiche che permisero l’apertura di pozzi artificiali nei pressi dei quali furono realizzati numerosi stabilimenti termali. Nel 1926 fu approvata una legge che aboliva la gestione privata delle risorse termali e stabiliva un nuovo regime regolato dal sistema delle concessioni pubbliche. Nel secondo dopoguerra fu sviluppata una politica sanitaria di tipo assistenziale che permetteva la fruizione delle terapie termali ad un vastissimo pubblico. L’incremento delle presenze aumentò in modo vertiginoso, furono aperti numerosi pozzi artificiali e costruiti nuovi stabilimenti, la città conobbe un rapido sviluppo urbanistico. Alla fine degli anni cinquanta gli stabilimenti segnalati erano 54. La tradizionale occupazione agricola degli abitanti si ridusse a vantaggio delle nuove opportunità offerte dall’attività alberghiera e commerciale. Le indiscutibili proprietà terapeutiche dei trattamenti termali e l’abilità degli imprenditori turistici locali hanno reso possibile una continua crescita della città termale.

DA VEDERE

La città è divisa in due centri: uno storico (Abano vecchia o centro) e l’altro prettamente turistico (Abano Nuova). Il centro storico si è sviluppato attorno al Duomo di San Lorenzo. Nella zona del Duomo sono stati costruiti gli edifici che ospitano gli uffici comunali e la biblioteca cittadina. Prossima al Duomo è la monumentale “Piazza del Sole e della Pace” (o Piazza della Meridiana). Nel territorio comunale vi sono numerose ville patrizie, la maggior parte in mano a privati: Villa Rigoni Savioli, Villa Bassi Rathgeb; Villa Mocenigo Mainardi; Villa Sette

alla Stazione; Villa Treves de’ Bonfili; Villa Colpi, Villa Adele; Villa Bugia; Villa Bembiana; Villa Trevisan Savioli; Villa Cittadella Vigodarzere. Nella parte turistica di Abano, sorta nella zona delle prime sorgenti, vi è la Pinacoteca del Montirone, in cui si possono ammirare opere di artisti del Settecento veneziano. In località Monteortone, ai piedi dell’omonima collina, sorge il santuario della Beata Vergine della Salute, che ospita un pregevole ciclo di affreschi ed un grandioso organo a tre tastiere, tra i più grandi del Veneto. Il santuario sorse nel 1428 a seguito di un fatto miracoloso. Durante una delle periodiche epidemie di peste l’uomo d’armi Pietro Falco era solito ritirarsi in preghiera in un boschetto ai piedi del Monteortone per trovare ristoro ai propri malanni. Nel maggio del 1428 gli apparve la Vergine, che lo invitò ad immergersi in un vicino laghetto; qui sarebbe guarito ed avrebbe trovato un quadro con la propria immagine. Tale opera, di autore anonimo dei primi del Quattrocento, è tuttora custodita nell’abside dell’altare maggiore. Nei dintorni di Abano Terme si trovano il monastero di San Daniele di Padova e la villa Gottardo, ex Cittadella Vigodarzere, dove si rifugiò Ugo Foscolo per scrivere il celebre romanzo epistolare “Le ultime lettere di Jacopo Ortis”. A pochi chilometri da Abano si trova anche l’abbazia di Praglia, monastero benedettino fondato nell’XI secolo.

DA GUSTARE

I piatti tipici della cucina veneta: Risi e bisi (risotto con piselli) Baccalà Seppie nere Aringa affumicata con la polenta Pasta e fagioli.

Dove alloggiare con il tuo amico cane o gatto A testimonianza dell’amore e del rispetto per gli animali è possibile soggiornare nelle località menzionate con i nostri amici a quattro zampe. Su Internet potete facilmente trovare gli indirizzi utili. Buon Week-end Ciorba

da Alessandro

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L’angolo della lettura

Il mio primo vero amico UN’EMOZIONANTE STORIA DI SPERANZA E CORAGGIO, UN INNO A QUELLA MISTERIOSA CAPACITÀ CHE HANNO I CANI DI TRASFORMARE IL CUORE UMANO

G

eorge ha soltanto dodici anni quando si trova ad affrontare un dolore più grande di lui: il papà è morto in un tragico incidente, e la madre, non riuscendo a sopportare la perdita, si è trasferita altrove per ricominciare una nuova vita, lontano dai ricordi. George rimane così con i nonni nella fattoria di famiglia. Siamo nel 1962 e il Kansas è nella morsa di una terribile bufera di neve che dura ormai da settimane. Ma George ancora non sa che proprio quel difficile inverno gli riserverà una bellissima sorpresa: la scoperta del suo primo vero amico. Si chiama Tucker, ed è l’esuberante cane del vicino di casa, un meraviglioso setter irlandese dal pelo rosso e dal muso simpatico. Grazie a lui, George diventerà grande e riuscirà a superare il periodo più buio della sua vita. Ora che sono passati tanti anni da quell’inverno, George, ormai adulto, abita ancora in quella fattoria. Gli fanno compagnia i ricordi e la nostalgia per quel cane così speciale. Il mio primo vero amico è la toccante storia dell’amore di un bambino per il suo grande amico a quattro zampe, un racconto che commuoverà i lettori di tutte le età. Perché l’amicizia, a volte, ha il potere di risanare le ferite del cuore, e di aiutare a crescere davvero. IL MIO PRIMO VERO AMICO di Greg Kincaid Sperling & Kupfer Pagg. 180 - Euro 16,90 Uscita: 2 novembre 2011

Greg Kincaid è un avvocato specializzato in diritto di famiglia. Vive in una fattoria del Kansas con la moglie, cinque figli, tre cavalli, due cani e due gatti. Per Sperling

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& Kupfer ha pubblicato Un cane di nome Nat. Il suo sito internet è www.gregkincaid.com


Gli animali e la legge

Dott.ssa Alessia Liverini Dott.ssa Francesca Bellini Medico Veterinario Dirigente Veterinario SUMAI ASL RMF ASL RMA

I

l termine “esotico” è riferito a specie di mammiferi, uccelli, rettili e anfibi non autoctone nel nostro Paese, ma comprende anche animali per noi non propriamente esotici (come per esempio il coniglio, proveniente dall’Europa e da anni naturalizzato nel territorio nazionale), che non possono essere definiti come animali da compagnia, alla stregua del cane e del gatto e che per questo motivo vengono anche denominati “non convenzionali”. Il flusso commerciale di questi animali mostra un business di dimensioni inimmaginabili, infatti, si stima un traffico mondiale da venticinque milioni di euro: alle importazioni legali si deve aggiungere il traffico clandestino, che ha portato alcune specie a rischio di estinzione. Se si vogliono catturare i piccoli, vengono uccise le madri mentre, per catturare gli adulti, i piccoli vengono lasciati morire di fame. La detenzione di un animale esotico, si configura come un vero e proprio “status symbol” ed è così che questi esseri viventi si vedono sradicati dai loro habitat naturali per essere inseriti nelle nostre società, soltanto per soddisfare il desiderio o la moda del momento. La prima vera norma nazionale su tali animali risale al 1992, con la legge 150, che recepisce la Convenzione di Washington e che vieta il commercio di specie pericolose per la salute e l’incolumità pubblica, di specie in via di estinzione e di specie che, una volta catturate o trasportate, rischiano di morire. Tale legge è però messa in atto nel 1996, quando il Ministero dell’Ambiente redige un vero e proprio elenco e al divieto di commercio si aggiunge l’obbligo della denuncia. Tale periodo stabilisce la fine (o quasi) del traffico degli animali esotici nelle case, ma il rovescio della medaglia è la dere- sponsabilizzazione e l’abbandono dei soggetti che non hanno i requisiti per essere detenuti e che comporta, in caso di loro sopravvivenza nei nuovi habitat, un forte impatto ambientale, alterando gli ecosistemi originari, modificando la morfologia della zona con ripercussioni negative a livello di flora e di fauna. Le specie “esotiche” si trovano a competere con quelle autoctone, che rischiano di venire

A proposito di animali esotici sopraffatte, con conseguente squilibrio ecologico. Possono poi provocare patologie all’uomo e ad altri animali, oltre a determinare notevoli danni economici, soprattutto all’agricoltura. L’attuale scenario normativo denota incongruenze sia a livello di procedure autorizzative sia per la carenza di personale qualificato ed esperto del settore. La gestione degli animali esotici dovrebbe essere affidata ad un unico ente istituzionale, invece al momento vengono gestiti dal Ministero dell’Ambiente, i controlli vengono effettuati dal Corpo Forestale dello Stato ed inoltre, con la legge 150/92, è stata istituita la Commissione scientifica. Ulteriore problema si pone in caso di sequestro di tali animali, in quanto i centri di accoglienza convenzionati con il ministero dell’Ambiente sono soltanto due (uno in provincia di Bologna ed uno in provincia di Perugia). Pertanto i soggetti sequestrati vengono assegnati in custodia giudiziaria a zoo, circhi equestri ed agli stessi detentori, rischiando di vanificare gli scopi di tutela del patrimonio faunistico in via di estinzione stabilito dalla Convenzione di Washington. Il commercio e la detenzione delle specie esotiche vanno disincentivati: non si tratta di specie domestiche, atte a vivere all’interno di appartamenti, nè in teche o in gabbie, non sono neppure in grado di sopportare lo stress dovuto alla cattura e al viaggio. Inoltre molti richiedono cure particolari e non si affezionano al proprietario come i tradizionali animali da compagnia. Stiamo assistendo ad un fenomeno socio-culturale in cui la scienza ed il progresso sono “al servizio” dei desideri dell’uomo ed è così che l’ingegneria genetica ha creato ibridi “su misura”, a richiesta di clienti in grado di finanziarli pur di possedere un animale nuovo, diverso, non comune. Inoltre, ad oggi non sono ancora conosciute le ripercussioni ambientali o biologiche determinate da queste creazioni ad hoc. Quello che è certo è che, mentre da un lato prende forma una nuova sensibilità di massa, che individua l’animale non più come semplice “cosa”, ma come essere senziente, dall’altro l’uomo si ostina a non riconoscergli una dignità propria e ad utilizzarlo, ahimè, come un oggetto di vanità che rispecchia la tendenza del momento.

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A tavola con la veterinaria

Ravioloni alle erbe

Barbara Becheroni Medico veterinario

Ingredienti • 500 gr di semola rimacinata • Acqua qb • 600 gr di ricotta • Un mazzo di borragine • Un mazzo di biete selvatiche • 150 gr di Parmigiano o grana grattugiato • Pepe nero • Noce moscata

U

na volta ogni tanto possiamo cimentarci nell’impresa di preparare i ravioli in casa. Così potremo capire la differenza che esiste rispetto a quelli che ci propina quotidianamente l’industria. Naturalmente occorre un po’ di tempo libero, il giusto stato d’animo, la disposizione a fare quel goccio di fatica in più. La soddisfazione, però, è impagabile. In questa ricetta propongo due tipi di erbe selvatiche: la borragine e le biete. Nei mercati rionali di alcune città è possibile scovarle, altrimenti ripiegate sui più comuni spinaci o sulle biete coltivate. Chi è abituato a fare passeggiate in campagna e conosce le erbe commestibili, può invece arricchire il ripieno con altre essenze, come il finocchietto e gli asparagi spinosi. La ricotta deve essere lasciata scolare in modo che perda il più possibile della parte liquida. Si può usare a piacere quella vaccina o quella di pecora.

Preparazione

V

ersare la semola rimacinata in una ciotola di dimensioni sufficienti. Aggiungere pochissima acqua per volta e impastare a mano. L’impasto deve risultare duro e asciutto. Lasciare riposare l’impasto avvolto in uno strofinaccio. Dopo aver lavato con cura la verdura, farla cuocere in una casseruola unendo un pizzico di sale e poca acqua. A cottura ultimata porre la verdura in un colino a maglie abbastanza fini e lasciare scolare. Cercate di eliminare più acqua possibile schiacciando la verdura con un cucchiaio.

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Tritare molto finemente la verdura e porla in una terrina. Unire la ricotta, il parmigiano, la noce moscata e il pepe nero e mescolare per rendere il composto omogeneo. Eventualmente aggiustate di sale. Tirate la pasta con l’apposita macchinetta. Usando una tazza rovesciata (esiste però un attrezzo adatto) dovete ottenere dei cerchi di pasta di circa dieci centimetri di diametro. Abbiate cura di riempire immediatamente questi cerchi e di chiuderli subito, altrimenti la pasta si secca e non si riesce più a stringere i margini come si

deve. L’ideale sarebbe che una persona tira la pasta e un’altra riempie i ravioli. La dose di ripieno necessaria per ogni raviolo va valutata in base alle dimensioni del cerchio di pasta. Consiglio di fare dei ravioli semplici piegando a metà il cerchio. Cuocere i ravioli in acqua salata e servire col burro fuso e la salvia. Con un po’ di pratica riuscirete ad ottenere dei ravioli fantastici. L’ideale è prepararli insieme a una persona con cui sia piacevole parlare, riuscirete così a trascorrere il vostro tempo discorrendo e creando un manicaretto davvero indimenticabile.


Curiosità

Stranezze dal mondo animale

R

ecentemente è stato premiato in California il cane più brutto del mondo, Princess, un esemplare di chihuahua, occhio sinistro semichiuso, groppa curva e zampe piegate, forse risultato di un non ben riuscito incrocio, dal pelo grigio, marrone e nero, adottato da una signora che l’aveva trovata abbandonata per strada. Il primato per il cane più piccolo del mondo spetta a Dancer, un chihuahua, a pelo lungo, di un anno, che, misurato dai rappresentati dei Guinness dei Primati, è alto 12,7 cm e pesa 510 grammi. Il primato per il cane più alto del mondo spetta ad un alano dal mantello blu, noto con il nome di Giant George, alto 2 metri e 20 cm dal naso alla coda e ben 109.2 cm a quattro zampe, pesa 111 Kg e mangia 50 kg di mangime al mese. Esiste anche il gatto più piccolo del mondo, il cui record risale al 2004, si chiama Mr. Peebles e vive nell’Illinois. Pesa meno di mezzo chilo ed è stato adottato da una clinica veterinaria. Può dormire nel palmo di una mano, è molto affettuoso con tutte le persone presenti all’interno

della clinica. Il mondo animale non è però costituito solo da cani e gatti, ma da tante altre specie di animali. Così sapete quale uccello fa l’uovo più grande? È lo struzzo. L’uovo di struzzo è ovale, misura dai 15 ai 18 cm, ha un diametro di 10 o 15 cm e pesa tra gli 800 e 1.500 grammi. Gli uccelli più piccoli sono i colibrì, il più piccolo è lungo solo 5 cm e pesa 1,6 grammi. Il rettile più grande è il coccodrillo marino, raggiunge fino agli 8 metri di lunghezza ed un peso di 2.000 Kg. La più grande lucertola è invece il varano gigante con 3,5 m di lunghezza e 130 Kg di peso. Altra notizia curiosa riguarda i ragni: possono avere sino a otto occhi. è l’unica eccezione presente in natura. Gli animali più longevi che possono vivere fino e anche più di 100 anni sono la testuggine raggiata e lo storione; vivono 65 anni e più l’anguilla, l’elefante e il corvo; vivono 50 anni e oltre l’alligatore, l’orbettino e lo scimpanzè. A.C.

Dancer Giant George Princess

Colibrì Coccodrillo marino Uovo di struzzo

Mr. Peebles

Varano gigante

Storione 45


Curiosità

In ricordo di Cita, lo scimpanzé di Tarzan

L

a notizia della scomparsa è giunta lo scorso sabato 24 dicembre, proprio alla vigilia di Natale, dalla Florida, e in particolare dal Suncoast Primate Sanctuary di Palm Harbor, una specie di buen ritiro per scimmie, dove l”attrice” ha serenamente passato i suoi ultimi 50 anni, lontano dalle luci della ribalta. Cheetah (in italiano Cita, anche se il vero nome era Jiggs Jr), il celebre scimpanzé compagno di avventure del Tarzan storico, interpretato dal campione olimpico di nuoto Johnny Weissmuller, ha vissuto molto di più dei suoi simili, 80 anni esatti. Il suo personaggio era stato creato dagli sceneggiatori del terzo film della serie. Nel libro di Edgar Rice Burroughs non c’era traccia di una particolare scimmia, ma la novità contribuì al successo del film. Sono venute alla mente degli spettatori non più giovani e dei tanti bambini che, durante le feste, hanno potuto rivedere in tv le celebri pellicole le numerose scene in cui Cita è stata coprotago-

nista. La direttrice del Suncoast Primate, un paradiso per animali famosi dove s’insegna pianoforte e si favorisce lo sviluppo degli istinti artistici degli ospiti, ha ricordato numerosi episodi della vita quotidiana di Cita, capace di muoversi in posizione eretta, dotata di una inusitata sensibilità nei confronti degli esseri umani che la circondavano tutti i giorni e lieta di veder ridere la gente. Il cinema soprattutto statunitense è stato ricco di star scimmie. Come non ricordare il mitico King Kong, che s’innamora a prima vista di una bella bionda o Max, intellettuale e complicato psicologicamente da stabilire una stretta relazione con Charlotte Rampling in Max mon amour. E poi non possiamo tralasciare di ricordare tra gli altri la serie del Pianeta delle scimmie, la versione cartoon di Tarzan, le prime immagini di 2001 Odissea nello spazio, dedicate all’alba dell’umanità e affidate alle espressioni degli scimpanzé. A. C.

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Curiosità

Il gatto che viaggia in autobus

I

gatti sono noti per la loro innata indipendenza e anche se amano vivere pigramente in famiglia, i più fortunati serviti e riveriti, conservano il loro spirito di indipendenza. è questo il caso di un vecchio gatto dalle singolari abitudini che vive in Gran Bretagna. Il suo nome è Dodger, porta il nome del personaggio di Oliver Twist che rubacchiava per vivere e da questi non ha preso solo il nome, ma anche il carattere. Questo gatto infatti ha una particolare abitudine: tutte le mattine sale sull’autobus e si fa un giretto per il piccolo paese di Bridport a Charmouth, nel Dorset, riesce a recuperare un po’ di cibo dai compagni di viaggio e se la dorme completamente tranquillo sui sedili riscaldati dal sole e dal calore dei passeggeri. E un fatto inconsueto per un onesto suddito di sua maestà britannica: non paga mai il biglietto. Alla fine della sua passeggiata in autobus torna sempre dalla sua padrona, Fee Jeanes, una signora di 44 anni che ha la sua casa proprio in prossimità della fermata

dell’autobus. La signora ha raccontato ai giornalisti, che le hanno chiesto quando e come fosse nata questa passione del suo gatto, come si fosse trasferita in quella casa un anno e mezzo fa, come Dodger avesse iniziato ad andare alla stazione perché la gente gli dava qualche avanzo e come avesse cominciato la sua avventura in bus allorché si era reso conto che l’interno del bus è caldo come quello delle serre . La proprietaria del gatto ha poi raccontato un particolare episodio. E cioè che Dodger si era fatto un viaggio di ben 10 miglia. Lo era venuto a sapere da un amico che l’aveva visto e l’aveva chiamata. Così quel giorno spaventatasi, stava per mettersi in auto per cercare il gatto, che invece proprio in quel momento scendeva tranquillo dal bus. Non era successo niente di drammatico, Dodger si era semplicemente addormentato. I cittadini però ormai lo conoscono e, quando lo vedono, avvertono la proprietaria pensando che abbia perso la strada di casa. A.C.

Innovet sostiene a distanza Luna: una femmina di Cane Corso in difficoltà

I

nnovet, azienda veterinaria leader in Italia nel settore della protezione articolare, ha in questi giorni formalizzato l’adozione a distanza di Luna, femmina di Cane Corso gravemente displasica proveniente da un allevamento di Asti che ha chiuso. Sfruttata negli anni per la riproduzione, Luna è affetta da una displasia grave ad entrambe le anche, presenta i legamenti crociati

rotti e numerosi tumori mammari. Oggi Luna è stata strappata ad un triste destino dalla “Cane Corso Rescue Italia”, un gruppo di volontari impegnati nel recupero di esemplari in difficoltà appartenenti a questa razza. Innovet ha deciso di affiancare i volontari sostenendo i costi veterinari (asportazione dei tumori mammari e la sterilizzazione) e di mantenimento in pensione di Luna finché non verrà trovata una famiglia disposta ad adottarla. Inoltre Innovet ha già inviato alla pensione dove si trova la canina, una scorta di Condrostress® al fine di migliorare la salute delle sue articolazioni già affette da artrosi. Per seguire gli aggiornamenti riguardanti Luna vai su www.facebook.com/innovet.it. Innovet è una giovane “innovation company” italiana, da tempo impegnata nel generare idee, progetti e prodotti ad elevato contenuto innovativo nel settore della Veterinaria, volti a fornire al Medico Veterinario strumenti utili a migliorare la qualità della vita ed il benessere degli animali da affezione.

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Curiosità

007 in azione contro il patè di fegato d’oca

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oger Moore, uno dei più famosi James Bond della storia del cinema, è sceso in campo insieme a un gruppo di altre persone celebri contro il foie gras di Fortnum and Mason. è quest’ultimo un famoso riferimento gastronomico della capitale inglese e la campagna intrapresa da Moore and company è finalizzata a non far vendere più il costoso patè di fegato d’oca. La Peta (People for the Ethical Treatment of Animals) ha lanciato in tutto il mondo questa iniziativa, ripresa da Roger Moore e volta a far sì che gli allevatori francesi non sia più remunerati per nutrire a forza le oche. Questa vendita, a detta del celebre attore, costituirebbe un elemento di pubblicità negativa per un negozio famoso a livello internazionale. Il fegato d’oca, che si può acquistare presso Fortnum and Mason, è prodotto in due fattorie francesi che, così come riferito dal prestigioso marchio inglese, sono state selezionate a motivo del fatto che rivolgono particolare attenzione al benessere animale. Le oche in queste fattorie sono allevate all’aperto fino all’età di 15 settimane, in gruppi di non più di 450 esemplari, ospitate in recinti a cielo aperto e non sono alimentate sino al punto che non possano più muoversi a motivo dell’eccessivo peso raggiunto. In questa particolare guerra contro la vendita del patè di fegato di oca, Fortnum and Mason in Inghilterra è rima-

sta l’ultima frontiera. Infatti, in conseguenza della pressione mediatica, i grandi magazzini Selfridges non vendono più il fegato d’oca dal novembre 2009, seguiti dai supermercati di lusso Waitrose e Sainsbury’s, House of Fraser e Harvey Nichols. Negli Stati Uniti nel luglio 2012 il divieto di vendita di questo prodotto alimentare entrerà in vigore per legge nei ristoranti e negozi dello stato di California dopo che tra 2006 e 2008 il foie gras era stato proibito a Chicago. Da un certo tempo nei negozi di alta gastronomia è possibile trovare un diverso patè d i fegato, realizzato con una metodologia ritenuta non coercitiva. Si tratta della pateria de sousa, prodotta da uccelli allevati in Spagna e indotti a mangiare a dismisura. Secondo i più raffinati esperti del settore questo particolare tipo di fegato non è in grado di essere al pari del vero patè francese. Secondo Fortnum and Mason il suo prodotto è unico, il massimo del piacere e reperibile tutto l’anno, anche se un po’ caro (25 sterline per due fette !). A.C.

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La paracetamolo e un:

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2

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La vitamina E esercita un azione:

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Nel cucciolo il numero dei denti e pari a:

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32

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36

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26

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La cistite e un infiammazione di:

a

8

asma

La cataratta si verifica piu spesso in cani:

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7

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diabete

,

a

6

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bronchite

Il radio e un osso di:

a

5

disinfettante

,

,

a

4

c

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L insulina e usata nella cura di

a

3

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antibiotico

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cuore

,

cervello

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vescica

,

L anchilostoma e un parassita di:

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pelle

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intestino

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pelo

Le risposte corrette:

1)a 2)b 3)a 4)c 5)c 6)a 7)c 8)b

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Pet Oroscopo

L’Oroscopo Ariete

Toro

Gemelli

PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE… Guarda la cuccia ed è vecchia! Guarda la scodellina ed è vecchia! Guarda il suo paltò ed è fuori moda! Ma insomma come fa un cane ad iniziare bene il 2012 con tutte queste disgrazie! …E PER GLI AMICI UMANI Per il momento non diremmo che è un periodo negativo anche se forse non vi sembrerà così per via di quei conti da pagare. è vero che non vedrai la fortuna di Plutone almeno fino alla metà del 2012 ma non demordere: la Luna guarda il tuo vicino!

PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE… La tensione è alle stelle? Sentite tutto il peso del firmamento avverso sulle zampe del vostro animale? E se bastasse una dose di coccole e di crocchette extra!?! …E PER GLI AMICI UMANI Tutti vi hanno detto che quest’anno sarà terribile per via delle congiunzioni astrali e dello spreed alle stelle e non avete più voglia di uscire da casa? Una domanda: ma avete mai pensato che è possibile vivere bene anche senza dare ascolto a tutte queste chiacchiere?

PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE… Volete che il 2012 sia un anno meraviglioso per il vostro animale nato nel segno doppio dei Gemelli ma alle volte un po’ diversi? Bene leggete il testo sotto! …E PER GLI AMICI UMANI Pronti per il riscatto? Bene perché il 2012 sarà l’anno dove riuscirete finalmente a dire basta! Basta alle maledette doppie punte! Basta alle unghie che si spezzano! Basta alla carnagione smorta! Insomma basta alla cattiva alimentazione: mangiate meglio e vedrete che meraviglioso anno vivrete!

Cancro

Leone

Vergine

PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE… Il vostro cane guaisce ogni volta che passate davanti a uno specchio? Forse è arrivato il momento di cambiare toelettatore e trovarne uno più adatto al suo pedigree. …E PER GLI AMICI UMANI Non vi guardate indietro altrimenti il rischio è che non vediate quello che vi accade davanti! Se poi lo stramitico Marte entra tutto gongolante nella quarta casa – che sarebbe la vostra – be’ non rimane altro da fare che lasciarsi andare.

PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE… Presto presto chiudete la gabbietta prima che il vostro amato uccellino scappi per cercare un nuovo proprietario più attento alle sue esigenze. …E PER GLI AMICI UMANI Non dimenticate mai che il disegno che le stelle hanno in serbo per la nostra vita siamo noi a tracciarlo! Come? Non vi ricordate dove avete messo la penna? Ma nel cassetto segreto è ovvio!

PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE… Dopo tutto quello che avete fatto per il vostro amico gatto, non vi fermerete certo davanti all’acquisto dell’ultimo accessorio per rendere la sua cuccia veramente unica? …E PER GLI AMICI UMANI Per quanto riguarda l’oroscopo dell’anno, l’Orsa Maggiore non vi guarderà con favore nella prima parte dell’anno (finché è in Ariete). Fortunatamente l’Orsa Minore andrà in Toro e questo comporterà un netto miglioramento per i nati in Vergine.

Bilancia

Scorpione

Sagittario

capriccio. …E PER GLI AMICI UMANI L’Orsa Minore andrà in Toro e questo comporterà un netto miglioramento per i nati in Bilancia! Se avete qualche amico della Vergine ditegli invece che l’Orsa Maggiore non li guarderà con favore nella prima parte dell’anno (finché è in Ariete).

PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE… No e poi no! Non date da mangiare gli scarti al vostro amico peloso. Non solo non è chic ma è anche pericoloso per la sua salute! …E PER GLI AMICI UMANI In questo momento lo scorpione non vive uno dei suoi periodi migliori ma voi potreste essere l’eccezione alla regola. Attenzione però a tenere sotto controllo la spia della vostra caldaia. Potrebbe succedere che vada in blocco e allora potrebbero essere guai!

PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE… Guardatevi da chi vi suggerisce rimedi assurdi per curare l’alopecia del vostro amatissimo carlino. A muoverli non è solo l’ignoranza ma anche l’invidia! Portatelo dal vostro veterinario di fiducia. …E PER GLI AMICI UMANI Ad avere Venere in ottava sarebbe il vostro mese fortunato. Peccato però che voi abbiate Mercurio in sedicesimo, Marte in quarta e Giove non ci pensa proprio ad entrare nella casa. In attesa che Venere entri nel vostro segno vi consigliamo di frenare le vostre attese.

Capricorno

Acquario

Pesci

PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE… Per chi ha dei dubbi sul miglior modo di iniziare l’anno con il vostro coniglietto un consiglio: comprate una gabbietta più grande e pulitela più spesso! …E PER GLI AMICI UMANI Per i nati nella decade prima della terza attenzione: il Sole c’è e sta in Ariete e se la vede contro Saturno che se ne sta poco soddisfatto in Vergine. Le cose miglioreranno quando uno dei due cambierà idea.

PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE… Gli aspetti del Sole non sono negativi in questo momento. La scelta di lasciare la vecchia cuccia per la nuova potrebbe rivelarsi controproducente visto che il nostro amico non sa vedersi in nessun’altra “casa” a meno che la nuova non sia veramente al top! …E PER GLI AMICI UMANI Questo mese per voi sarà particolarmente fortunato, Venere vi farà passare gli ostacoli con facilità! Se avevate in mente di fare qualcosa di speciale è il momento!

PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE… Un mese d’amore, perché con Saturno in Cancro e il cuore nella gabbietta accanto, il vostro amico non farà altro che darsi da fare! Aspettatevi mesi pieni di cucciolate. …E PER GLI AMICI UMANI Per chi ha Giove fra i piedi questo non è un gran bel periodo. Dobbiamo aspettare che il pianetone esca dalla nostra casa. Solo questo creerà un aspetto positivo anche grazie al sestile primeranico del Toro. Che aprirà il periodo fortunato.

PER GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE… Con la Luna calante riempite ancora di più il vostro furetto di coccole e non dimenticate di soddisfare qualche suo piccolo

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