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Study for a Commemorative Batik: assimilating Arnold, evicting Emmett, merging into Neue Expressionismus
Study for a Commemorative Batik: assimilating Arnold, evicting Emmett, merging into Neue Expressionismus
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Il lavoro rielabora l’atteggiamento ambivalente ed ambiguo della cultura visiva occidentale e post-coloniale verso la questione del nero: su un fondale che richiama i toni del Toile de Jouy, un trama di tessuto importata dal colonialimo olandese nelle Indie, sul quale si articola il reticolato stradale di Harlem e del Bronx, si alternano il volto di Arnold riprodotto nello stencil di Zibe e quello di Emmett Till, nella trasfigurazione pittorica “Open Casket” di Dana Schutz, entrambi portavoci di verità diametralmente opposte: un giovane nero, simbolo dell’affrancamento dal destino del ghetto attraverso la pietas del capitalista di successo, che si rovescia in un altro giovane nero, trucidato dal razzismo latente della provincia americana benpensante e perbenista.
Il dipinto della Schutz è stato al centro di un’interessante discussione durante la sua esposizione alla Withney Biennale del 2017: questo dipinto provoca la reazione di diversi artisti di colore e afro-americani, tra i quali Parker Bright, che rimane in piedi di fronte al dipinto con una una t-shirt sulla quale vi è stampata la scritta “Black Death Spectacle”.
Altri artisti afro-americani chiedono non solo la rimozione, ma addirittura la distruzione del dipinto.
A questo punto viene spontaneo chiedersi come e secondo quali mezzi espressivi la cultura occidentale assorbe e rigurgita le questioni razziali, di inclusione della differenza e al contempo la negazione delle diversità.
Emmett e Arnold sono due ragazzi-effige dell’adolescente nero nella cultura americana, o meglio, occidentale.
Uno è reale, l’altro è un personaggio verosimile di una sit-com degli anni ’80.
Emmett è l’emblema della violenza brutale e secolare contro la diversità perpetuata dall’occidente, contrapposto al nucleo famigliare proposto dalla serie TV, all’interno del quale i due fratelli neri, salvati dai bassifondi di Harlem, si amalgamano con lo stereotipo dell’uomo bianco di successo e capitalista con i capelli e gli occhi chiari.
Arnold fa inoltre parte dell’immaginario visivo del writer Zibe che ha decorato decine di muri in Italia e in Europa con l’effige del sorriso di Arnold, trasformando il suo volto in un logo dai molteplici significati. Di solito è associato a contesti legati allo sfruttamento delle identità e delle differenze nel sistema capitalistico occidentale.
Questo lavoro è inserito all’interno della pubblicazione “Forme tessili iconiche e coordinate culturali - Relazioni tra Arte e Design e valorizzazione di caratteri transculturali nell’ambito tessile” a cura di Lucie Decker nella sezione progettuale “Dimensione Rituale/ il Paterrn Commemorativo” per il Politecnico di Milano - Dipartimento di Design and Culture (area di ricerca: Design for Cultural Heritage).