mirco bergamasco
PHITTED!
a scuola di rugby
PHIT 15 NOV/DIC 2012 ANNO III BIMESTRALE 3,90 euro
5 째1 N
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l'Antartide in barca a vela
20015
Sri Lanka photo story
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E D I T O R I A L E
SNOWBOARDING
SHARE DA BRAVO ESIBIZIONISTA E INDIVIDUALI-
SÌ, È QUALCOSA DI UNICO. DI NOBILE. LO
STA D'ACQUA DOLCE E SALATA, MI ROM-
VEDO DA UNA VITA NEGLI OCCHI DI MOL-
PE DOVERE SPARTIRE CON ALTRI QUALSI-
TI AMICI DI QUEL MONDO; L'HO VISTO
ASI TIPO DI MERITO SUDATO SUL CAMPO.
NEGLI OCCHI DI UN GRANDE DI QUESTO
E CERTO: MI ALLENO, FATICO, MI PREFIG-
SPORT, MIRCO BERGAMASCO; LO VORREI
GO UN OBIETTIVO… E, SE POI LO CEN-
VEDERE NEGLI OCCHI DI MIO FIGLIO.
TRO, È TUTTO MERITO MIO! UN PO' COME
LE FOTO DEL RUGBY PARCO SEMPIONE A
I BAMBINI: “MAMMA, HAI VISTO COSA HO
MILANO, DOVE DA POCO SI ALLENANO I
FATTO?!”. È QUESTO IL BELLO! ALMENO
PICCOLISSIMI, MI HANNO FATTO VENIRE
NELLO SPORT, LASCIATEMI QUESTA MA-
UNA GRAN VOGLIA DI BUTTARE IL MIO
GRA CONSOLAZIONE!
NICOLÒ NELLA “MISCHIA”, A IMPARARE
A PENSARCI BENE PERÒ, QUALCOSA MI
SUL CAMPO CERTI VALORI, ANCOR PRIMA
SONO PERSO. PER ESEMPIO, NON MI È
DI AVERE A CHE FARE CON LE DIFFICOL-
MAI CAPITATO DI DOVER SPARTIRE UNA
TÀ DELLA VITA. GLI SERVIRÀ, NE SONO
GIOIA SPORTIVA CON ALTRI MA, SOPRAT-
SICURO! APPENA POTRÀ (ADESSO HA
TUTTO, MI SONO PERSO L'OCCASIONE DI
SOLO 6 MESI), SARÀ LÌ A PROVARCI.
“CRESCERE” SPORTIVAMENTE CON ALTRE PERSONE.
TORNANDO A ME, NEL TENTATIVO DI
DEVO DIRLO, A MALINCUORE, SPERAN-
CURARE LE MIE DEBOLEZZE INDIVIDUA-
DO CHE IL MIO AMICO RUGBISTA DAVIDE
LISTICHE, HO PENSATO DI CONDIVIDERE
NON SI SOFFERMI SULL'EDITORIALE DI
LE GIOIE ACQUATICHE CON ALTRE PER-
QUESTO NUMERO: RICONOSCO AL RUG-
SONE E HO AGGIUNTO AL MIO ARSENA-
BY, TRA TUTTI GLI SPORT DI SQUADRA,
LE DI TAVOLE DA SURF UNA SCASSATIS-
QUALCOSA DI ASSOLUTAMENTE STRA-
SIMA BARCA A VELA. INSOMMA, ALLA FIN
ORDINARIO. QUEL MODO D'ESSERE CHE
FINE UN EQUIPAGGIO È PUR SEMPRE UNA
ACCOMUNA MOLTI DI “LORO”, QUEL SEN-
SQUADRA!
SO DI LEALTÀ E QUELLA SCHIETTEZZA.
… POI TANTO TIMONO IO! :-)
Federico Riva G L A S S E S H A N D M A D E I N I TA LY W W W. R E T R O S U P E R F U T U R E . C O M SUNLENS BY
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PHIT PARADE < PEOPLE, EVENTI, TECH > Nonsolocalcio: ecco gli “altri” italiani emigrati all'estero. Tardo-autunno: tutti gli appuntamenti sportivi e l'hi-tech per mari e monti...
PHITTED! < RUGBISTA A ME! > Buono, bravo, con la testa sulle spalle (e che spalle!). Ritratto fuori dai denti del campione Mirco Bergamasco, il “bello” del rugby.
PHIT INSIDE <IL RUGBY FA SCUOLA > Centinaia di bambini milanesi al primo corso di minirugby in centro. Che succede? Noi andiamo a curiosare e scopriamo un mondo...
PHIT THERAPY < FISICI PER CASO... > Ma che c'entrano Newton e l'NBA, Einstein e la Coppa America? Ce lo spiega una velista provetta, che di professione fa la scienziata...
PHOTO STORY < SRI LANKA > Viaggio fotografico nella terra che si scrolla di dosso guerre e tsunami col sorriso. Tra piantagioni di tè, elefanti, surfer e pescatori...
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PHITTING AROUND < MAI STRACC II > L'Antartide in barca a vela: seconda parte di un'avventura straordinaria, tra iceberg, venti impossibili, balene e “gente di mare”.
OUTPHIT < DREAMING MOUNTAIN > Comfort, avanguardia e contemporaneità si sviluppano tra il bianco del ghiaccio e i colori del “sogno”...
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PHIT ORCHESTRA < DISCHI VECCHI E NUOVI > Dall'apocalyptic rock dei Muse a quello psichedelico dei Beatles australiani, passando per il profondo blues degli anni Settanta...
PHILMOTION < CINE-NEWS E CULT > Alla fine gli Americani ci “salvano” sempre, almeno nel cinema. In attesa dell'atteso nuovo film di Muccino, una carrellata di “Italiani in America”.
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PHIT & CHIPS < CROSTATINA DI CACHI AL CUCCHIAIO > Un gioco-dessert sano e tutto artigianale, per plasmare forme e consistenze, colori e frutti di stagione...
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SNOWBOARDING FOTO DI TOMMASO RIVA
GENTE CHE VOLA... BURN SLOPESTYLE LIVIGNO
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SNOWBOARDING FELIX BAUMGARTNER RED BULL STRATOS/ RED BULL CONTENT POOL
14 OTTOBRE 2012 - ROSWELL, NEW MEXICO, USA FELIX BAUMGARTNER 39.000 METRI DI ALTEZZA 4 MINUTI E 20 SECONDI DI CADUTA LIBERA VELOCITÀ MAX 1342.8KM/H IL PRIMO UOMO A ROMPERE LA BARRIERA DEL SUONO
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PEOPLE
«Noi italiani non facciamo niente in maniera normale. Facciamo tutto da italiani, e questo non è necessariamente un difetto» DA “ITALIANI CON LA VALIGIA” DI BEPPE SEVERGNINI
"
È un sogno che diventa realtà: ho dimostrato alla gente che alla fine sono uguale agli altri, perché non importa da dove vieni, non importa chi sei… (da un'intervista di Nicola Scevola - “Skysport 24”, maggio 2012)
Alex Liddi (1988, San Remo) Seattle Mariners - MLB, Major League Baseball
"
Il momento chiave è stato un campo estivo in quella che poi sarebbe diventata la mia università (...). Mi fecero calciare e calciare. Poi trascorsero molti mesi... Ma l'ultimo anno di liceo arrivò la chiamata di Cal (la squadra di football dell'Università di Berkeley, ndr). Accettai e cambiò il mio destino. (da un’intervista di Giorgio Marino - “Repubblica”, maggio 2012)
Giorgio Tavecchio (1990, Milano) San Francisco 49ers - NFL, National Football League
"
ITALIANI CON LA VALIGIA... on possiamo che cominciare que-
di vivaio e quelli nel boom della carrie-
di stanza all'estero con il sorrisone
Giuseppe Rossi (Villareal), Domenico
N
sta carrellata di sportivi italiani
di Alex Del Piero all'aeroporto di
Criscito (Zenit San Pietroburgo). Per
vive e gioca a “soccer” in Australia
(spesso con grandissimo successo) nel-
Sydney. Da settembre, “Pinturicchio”
e quel sorrisone all'arrivo la dice un po' tutta: gli “Aussie” sono al settimo cielo, lui di più... Tutti felici e con-
tenti, insomma. Ma questo non è che l'ultimo episodio di un nutrito esodo
oltremanica e oltreoceano. Una for-
ma di “emigrazione” (deluxe, se, come
spesso accade, al posto della valigia di
cartone c'è la Gucci...), che in qualche modo risolleva l'italianità, spesso intrappolata nei suoi stessi stereotipi: la
pizza e la piazza, la Mamma e le don-
ne, la mafia e la pubblica corruzione,
i falli finti e il catenaccio... Una sorta di export del “Made in Italy” sportivo, come avviene per la moda (o il design,
le automobili, l'enogastronomia), con la differenza che in questo caso sono i prodotti stessi ad abbandonare il
mercato italiano. Certo, all'estero c'è più offerta e gli stipendi sono più al-
lettanti, specie a fine carriera. Ma non
è tutto: ce lo confermano il sorrisone
Giocando in Nord America ti può capitare di avere delle occasioni così, non importa l’età: ti invitano a un camp, giochi bene, ti metti in mostra ed ecco fatto. Così ho spianato la mia carriera.
di Del Piero, quello di Gattuso (Zuri-
(da un’intervista di Andrea Valla - “Hockey Time”, novembre 2011)
li di battaglia del calcio nostrano che
Luca Sbisa (1990, Ozieri - SS) Anaheim Ducks - NHL, National Hockey League
ra: Mario Balotelli (Manchester City),
go), di Thiago Motta (PSG), di Nesta, Di Vaio, Ferrari e Corradi (tutti al Montreal Impact) e degli altri caval-
hanno lasciato baracca e burattini per andare a svernare dall'altra parte del mondo. La questione, poi, riguarda
sempre di più anche i giovani freschi
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non parlare degli allenatori, esportati le migliori squadre d'Eurasia: Man-
cini (vincitore della Premier League col Manchester), Roberto Di Matteo
(vincitore della prima Champions del
Chelsea), Luciano Spalletti (vincitore di due campionati russi di fila con lo Zenit). Ma - sorpresa! - uscendo un po'
dallo stereotipo italiota sport=calcio, si trovano esempi sempre più nume-
rosi in insospettabili discipline, dal
volley (il CT della Polonia Andrea
Anastasi) al judo (Ezio Gamba, CT della nazionale russa), passando per le corse (Max Angelelli è il secondo pilota di endurance più vittorioso del circuito Grand-Am) e il basket (Ettore
Messina è vice-allenatore dei Lakers). Seguito a ruota da Marco Belinelli (da questa stagione ai Chicago Bulls) e Danilo Gallinari, Andrea Bargnani
è stato il primo italiano (ed europeo) a essere scelto con il numero 1 a un
draft della NBA dai Toronto Raptors,
dove milita dal 2006. Quest'anno, poi,
è presente almeno un Italiano in tutte le quattro principali leghe americane: oltre all'NBA, quella di football, baseball e hockey (v. box a lato). Non, non
è solo una questione di soldi. Che in
patria vi sia sempre meno spazio per professionalità, qualità della vita e grandi sogni?
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EVENTI
EVENTI
R i s c a tt o?
©WWW.MOUNTAINFILM.COM LINEA CONTINUA FOTO DAMIANO LEVATI
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opo la débâcle olimpica e le tappe europee di Coppa del Mondo, i nuo-
tatori italiani hanno la possibilità di riscat-
tarsi dal 12 al 16 dicembre, in occasione
Spettacol i quotati. . .
di Istanbul. Non aspettiamoci troppo, però:
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dei Campionati Mondiali in vasca corta
i valori in campo non cambiano nel giro di
pochi mesi e la storia ci dice che nelle ultime due edizioni abbiamo portato a casa solo sei
medaglie in totale. C'è chi, per ricominciare, torna indietro: è il caso di Federica Pelle-
aggruppati e protetti dalla “Interna-
zera, Slovenia, Germania e, naturalmente,
costituita a Torino nel 2000, i festival di ci-
tra le foreste e i boschi della Stiria, si svol-
tional Alliance for Mountain Film”
nema montano lungo l'Arco Alpino sono tan-
tissimi, dalla francese Autrans a Bergamo, dal Cervino al Cuneese, passando per Sviz-
Austria. Proprio qui, nella cittadina di Graz, ge dal 1986 l'Internationales Berg und
Abenteuer Filmfestival (13-17 novembre). Per info: www.mountainfilm.com.
«La gente ha paura ad ammettere quanto conti la fortuna nella vita. Terrorizza pensare che sia così fuori controllo... A volte in una partita la palla colpisce il nastro e per un attimo può andare oltre o tornare indietro. Con un po' di fortuna va oltre e allora si vince. Oppure no e allora si perde» da “Match Point” di Woody Allen (2005)
grini che, insieme all'onnipresente Pippo, l'1
mo normanno “scaricato” dopo i due Ori di in patria e rilancia sull'ingaggio... Che acca-
A t u tt o ghi a cc i o ©SEBASTIAN MARKO RED BULL CONTENT POOL
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ncora non sappiamo con certezza se la Campionessa in carica Carolina
Invernali del 2014. Per info: www.fisg.it.
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al 5 al 9 dicembre, torna a Milano l'In-
ternational FICTS Fest, che compie
30 anni. Per info: www.sportmoviestv.
THAILANDIA > 1-18 NOVEMBRE MONDIALI DI CALCIO A 5
lificazione e Tsonga dovrà ancora sudarsi gli ultimi
circuito ATP, chiudendo quest'annata di tennis mon-
ch avranno modo di affrontarsi nella finale di Coppa
nisti del mondo che si sfidano nella finalissima del
Ferrer, Del Potro e Berdych sono vicini alla qua-
punti. Pochi giorni per recuperare, e Ferrer e Berdy-
Davis, dal 15 al 18 novembre in una località della Repubblica Ceca, con la Spagna che cercherà di bis-
grande stile di Murray e Federer, a ottobre numero
sare il successo dello scorso anno e i padroni di casa
to sono certi della partecipazione i succitati quattro
0 subito proprio in finale nel 2009. Per info: www.
che di certo già pensano a vendicare il pesante 5 a atpworldtour.com; www.daviscup.com.
SPAGNA; BRASILE > 11 NOV; 25 NOV
PARIGI > 21-25 NOVEMBRE
MARATONA DI NEW YORK
FINALI MOTOGP + F1
MONDIALI KARATE
USA > 4 NOVEMBRE
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ew York. Ponte di Verrazzano. 4 novembre. Per molti è la corsa più bella, per tanti un sogno che si realizza. Potremmo parlare dei campioni, di quelli che si giocano la vittoria, ma il vero spettacolo sono loro: i 100.000 runners che affolleranno la Grande Mela. Imperdibili, come ogni anno.
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ome da tradizione, con il GP del Brasile (25 novembre) si chiude il Mondiale di Formula 1: alzi la mano chi, a inizio stagione, avrebbe scommesso su un Fernando Alonso così... ! A Valencia, invece, l'11 novembre, si conclude il MotoGP, con l'ultima apparizione di Rossi in sella alla Ducati.
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stagione ha attirato folle per oltre 200.000 persone, al momento la fanno da padroni proprio i Cana-
all'1 al 18 novembre, a Bangkok, nell'insolita cornice thailandese, andranno in scena i Mondiali di Futsal (o calcio a 5), con una formula rinnovata rispetto al passato. Sempre favoritissimo il Brasile, Campione in carica, con Spagna e Portogallo subito dietro e gli Azzurri pronti a dar battaglia.
gioco per le posizioni di testa?! Per info: www.redbull.it.
WWW.UEFA.COM
WWW.NYCMARATHON.ORG
WWW.F1WORLD.IT
WWW.WKF.NET
Ice Breakers. . .
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apete cos'è l'ice cross downhill? Pattini e protezioni da hockey sul ghiaccio, una discesa moz-
zafiato irta e piena zeppa di salti e curve impressionanti, e quattro pazzi scatenati che, a una
velocità di oltre 70km/h, si urtano e si sorpassano fino a che il primo taglia il traguardo, possibil-
mente tutto intero. Il primo giorno di dicembre, presso l'imponente struttura di Niagara Falls, in
Lo s p o r t i n s a la
dal 5 al 12 novembre, per i migliori otto ten-
ppuntamento nella capitale del Regno Unito,
“big”, che hanno vinto uno Slam a testa, mentre
drà? Per info: www.fin.it; www.fina.org.
ghiaccio. La cittadina ospiterà le Olimpiadi
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uno del mondo per 300 settimane di fila. Al momen-
Shanghai 2011. Lui, però, ha già un contratto
il Grand Prix di Pattinaggio di Figura su
Mat ch Bal l
de Djokovic-Murray e Federer-Nadal, dal ritorno in
allenarsi con Philippe Lucas, il biondissi-
cembre a Sochi, in Russia, andrà in scena
©RED-PHOTOGRAPHIC.COM
diale caratterizzata dalla kermesse olimpica, dalle sfi-
settembre ha annunciato di voler tornare ad
Kostner sarà della partita, ma dal 6 al 9 di-
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Canada, prenderà il via il circuito 2012-2013 del Red Bull Crashed Ice World Championship,
che a marzo sbarcherà anche in Europa per la tappa di Losanna, dopo essere passato per Stati Uniti
e Russia e prima della finalissima in Quebec. In questa specialità che nelle quattro gare della scorsa
on c'è bisogno di molte scuse per fare una visitina a Parigi ma, in caso ne aveste bisogno una nuova, i Mondiali di Karate possono essere l'occasione giusta! Se poi amate gli sport da combattimento, è fatta: dal 21 al 25 novembre vedrete all'opera i migliori discepoli dell'antica arte del karate.
desi, ma follia e determinazione - si sa - non hanno confini... Quindi a quando il primo Italiano in
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Siete velisti in cerca di avventura, skipper o semplicemente appassionati di vacanze in mare aperto? Sailsquare, il nuovo social network dedicato a mare e vento, è quello che fa per voi: fate un salto online per capire di cosa si tratta. Finalmente qualcosa di nuovo! Per info: www.sailsquare.com.
STILE PERSONALE HIT vi ha già parlato di Marcel Hirscher, vincitore della Coppa del Mondo di sci nel 2012, tra i pochissimi nella storia a portare a casa il trofeo concorrendo solo in Slalom speciale e gigante. Ebbene, oggi il giovane sciatore austriaco è il primo campione del circo bianco ad avere tutta l'attrezzatura (sci, casco e occhiali) personalizzata con nome e logo e studiata appositamente per le sue eccezionali caratteristiche atletiche, grazie alla collaborazione con Atomic, marchio leader nel settore sciistico. Che sia l'inizio di un nuovo “tailoring style” per tutti gli amanti della neve? La linea firmata da Hirscher,
P PER CHI CI VEDE LUNGO
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Nasce in casa Oakley Canopy, l'innovativa maschera da sci in grado di garantire il più ampio campo visivo possibile, con le giuste proprietà anti-appannanti, il design accattivante caratteristico del brand e un comfort ottimale. Le lenti oversize, infatti, non sono solo l'espressione della moda del momento, ma la risposta alla crescente esigenza di sicurezza e controllo di ogni tipo di sciatore. Fornitore ufficiale del Team USA ai Giochi di Londra 2012, Oakley è la prima azienda produttrice di occhiali sportivi a diventare partner del Comitato Olimpico statunitense (USOC), grazie anche al suo particolare orientamento verso le esigenze più disparate degli atleti. Proprio per loro è stata ideata e allestita presso il Design Museum di Londra la Oakley Safehouse, un “rifugio” su due livelli accessoriato con aree lounge, punti ristoro e location panoramiche con vista sul Tamigi, dove ogni campione olimpico ha potuto ritrovare la carica, rilassarsi e confrontarsi sulle necessità tecniche della propria disciplina. Grazie al nuovissimo modello Radar Lock Edge, poi, gli atleti del team USA sono stati i primi a giovare dell'innovativo sistema Switchlock, pensato per rendere più veloce e semplice il cambio delle lenti, in modo da avere occhiali sempre perfetti in ogni condizione visiva e climatica. Le 107 medaglie vinte a Londra 2012 dagli atleti Oakley la dicono tutta sulla “vista lunga” di quest'azienda americana. Per info: www.oakley.com.
così come tutti gli altri sci, scarponi, caschi e accessori Atomic, possono essere scoperti sul sito dell'azienda, nata proprio in Austria, anche grazie alla passione dei molti dipendenti cresciuti con gli sci “ai piedi” nel cuore delle Alpi. «Per questo l’attrezzatura Atomic permette di vivere un’esperienza importante, che si tratti di sciatori all mountain, freerider o fondisti, che l'obiettivo sia vincere una gara di Coppa del Mondo, affrontare nuove sfide di park & pipe oppure semplicemente divertirsi sulla neve fresca». Per info: www.atomic.com.
SPENDI BENE LA TUA ENERGIA.
CORRERE SOTTO LA PIOGGIA? IL MASSIMO! vete mai provato a correre sotto la pioggia? È una sensazione eccezionale, soprattutto in inverno: sentire il calore crescere dentro il corpo, sfrecciare tra i passanti distratti in cappotto e stivali imbottiti... Oggi Nike, con l'innovativo Nike Shield Pack, pensa proprio a chi non si fa fermare da quelle gocce d'acqua, con una nuova linea di running shoes trattate in modo da poter resistere
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al freddo e alla pioggia, pur garantendo le consuete leggerezza e traspirabilità. Ma c'è anche di più, perché se correre in condizioni avverse è un esercizio per la tempra, farlo al buio, magari fra le strade di una città caotica e impazzita, richiede materiali riflettenti e colori diversi dal “solito” nero... Per info: www.nike.com.
edisoncasa.it
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MIRCO BERGAMASCO
A CURA DI SIMONA CONTALDO INTERVISTA DI FEDERICO RIVA
...rugbista a me! EDUCATO, PAZIENTE, UMILE, CON I MUSCOLI GARBATAMENTE SCOLPITI SUL CORPO E QUEL VISO DA PUTTO PRERAFFAELLITA CHE PIACE A TUTTI: DONNE E MASCHIETTI, MAMME E BAMBINI… NON È GIGANTESCO, NON SE LA MENA E NON FA LA VOCE GROSSA: COSÌ APPARE MIRCO BERGAMASCO INTERVISTATO “ALLO SPECCHIO” (LA NOSTRA TRUCCATRICE STA FACENDO GLI ULTIMI RITOCCHI - POCHI, PER LA VERITÀ PRIMA DEL SERVIZIO FOTOGRAFICO). L’ITALICO “DIO” DEL RUGBY D’OLTRALPE È UN TIPO CON LA TESTA SULLE SPALLE, UN PROFESSIONISTA INNAMORATO DI TUTTO LO SPORT, OLTRE CHE DI SUA MOGLIE, E UN SELF-MADE MANAGER…
“Rugbisti a chi?” è il titolo del servizio di copertina di PHIT13, dedicato a Maurizio Felugo e Valentino Gallo del Settebello, la Nazionale azzurra di pallanuoto per tre volte Campione del mondo. Una frase a effetto pronunciata da questi campioni per prendere provocatoriamente le distanze dal mondo del rugby, cui la pallanuoto è spesso associata. Una punzecchiatura che nasce da una considerazione seria, più volte ribadita su queste pagine da campioni diversi: perché discipline in cui gli Italiani sono davvero fortissimi (vedi pallanuoto o ginnastica ritmica) sono trattate come sport “di provincia” mentre altre, come il rugby, che pure portano a casa risultati meno eclatanti, sono tenute in palmo di mano da media e sponsor? PHIT gira la domanda alla “controparte”: Mirco Bergamasco, uno dei rugbisti italiani più famosi in patria e all'estero (milita da anni nelle squadre di testa del campionato francese) e uno dei più corteggiati dal circo mediatico. Uno che il boom del rugby l'ha vissuto in prima persona (e in primo piano). Ma che, come vedremo, vive da sportivo, non da star. E - sorpresa - in tempi non sospetti è stato persino un canottiere e un ginnasta...
FOTO DI ALESSIO BERETTA STYLIST: MAELA LEPORATI GROOMING: MARIALESSIA COLOMBO
LA PASSIONE NEI CONFRONTI DEL RUGBY IN ITALIA È ORMAI TALE DA ANDARE OLTRE I RISULTATI... PERCHÉ QUESTO È ACCADUTO AL RUGBY, MENTRE ALTRI SPORT, IN CUI PERALTRO SI VINCE MOLTO, SONO ANCORA CONSIDERATI “MINORI”? C'è stata una forte crescita mediatica. Alcuni giocatori hanno iniziato a comparire in trasmissioni televisive o sui calendari, e tutto questo ha mostrato il rugbista sotto un'altra luce. Se prima il rugby era una passione prettamente maschile, adesso il 50% del pubblico è femminile. Le mamme portano i bambini ad allenarsi, e non solo perché noi siamo fisicamente molto allenati, ma anche perché l'atmosfera in campo è sempre amichevole: qualunque sia la partita, c'è un clima di festa e di tranquillità, c'è voglia di stare bene. Insomma, la gente inizia a capire qual è il nostro lavoro... IL VOSTRO LAVORO E I VOSTRI VALORI... Esatto, i valori espressi in campo. Ne abbiamo parlato in un libro io, mio fratello Mauro e lo
psichiatra e coach mentale Mattia Rampin. Si intitola “Andare avanti guardando indietro” e si riferisce alla regola base del rugby come metafora della vita: il nostro è l'unico sport in cui si avanza, passando la palla indietro, come nella vita di tutti i giorni, dove si va avanti grazie alle esperienze del passato. È quello che ti aiuta a fare le scelte giuste. DOPO TUTTO QUESTO BOOM, C'È STATO UN AUMENTO DELLE NUOVE LEVE? Io mi alleno da 15 anni e so che un tempo la frase ricorrente era «non porto mio figlio a rugby perché è pericoloso», mentre oggi quello che si sente dire sempre più spesso è «spero che mio figlio vada a giocare a rugby perché è uno sport completo, coinvolge tutte le parti del corpo e insegna valori positivi!». Questo è un grande passo avanti. E TU NON TI SENTI UN PO' PROMOTORE E AMBASCIATORE DEL RUGBY? È uno sport interessante, perché praticandolo si trovano molte similitudini con la vita di tutti i giorni: il rugby è una scuola di vita, l'unica di-
MIRCO BERGAMASCO VESTE ADIDAS
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CARDIGAN MISSONI T-SHIRT E JEANS ZARA
Se prima il rugby era una passione prettamente maschile, adesso la metà del pubblico è femminile e le mamme portano i bambini ad allenarsi...
sciplina dove puoi pesare 75kg come 115 e comunque giocare insieme a tutti gli altri. EFFETTIVAMENTE MOLTI GIOCATORI NON SEMBRANO AFFATTO DEI RUGBISTI: IL NOSTRO AMICO PINO PATELLI, PER ESEMPIO, È LEGGERISSIMO. LO CONOSCI? Ma certo: è un mito, lui! Abbiamo giocato insieme. Salutatemelo se lo vedete! A PROPOSITO DI GIOCO, COME VA AL RACING MÉTRO? È PRATICAMENTE UNA COLONIA DI ITALIANI A PARIGI! Sì, perché Pierre Berbizier, ex CT dell'Italia e ora direttore sportivo del Racing, ha portato con sé alcuni giocatori in cui credeva molto: Andrea Lo Cicero, Andrea Masi, Carlo Fettuccia, Santiago Dellapé... Il presidente Jacky Lorenzetti è di origine italiana, così come I preparatori atletici Pascal Valentini e Michele Colosi, e il video analyst Simone Santamaria. È uno staff dove c'è molta Italia, diciamo, e io sono l'ultimo arrivato di una lunga serie!
COME PROCEDE IL CAMPIONATO? Siamo sempre fra le prime sei in classifica ed è fondamentale, perché bisogna essere nei primi sei posti del Top14 (il campionato francese, ndr) per poter giocare l'Heineken Cup, che è praticamente la nostra Coppa Campioni. CHE DIFFERENZA C'È TRA IL RUGBY FRANCESE E QUELLO GIOCATO IN ITALIA? In Francia il rugby è uno sport già molto sviluppato, perciò sei un professionista; in Italia, invece, anche se ti alleni come un professionista, sei sempre un semiprofessionista... I due maggiori campionati restano quelli inglese e francese. GLI STIPENDI SONO ADEGUATI AL LIVELLO PROFESSIONISTICO? In Inghilterra so che c'è un “salary cap”, ovvero un budget massimo che ogni squadra può spendere per gli stipendi dei giocatori, perciò più di tanto non si può guadagnare... Quello che sta facendo la Francia, invece, è sviluppare centri di formazione “in casa”.
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In questo modo le squadre saranno obbligate ad avere giovani francesi usciti da scuole nazionali e in possesso di una sorta di certificazione. Il che mette un po' i bastoni tra le ruote agli stranieri, ma è così: se vuoi un posto in Francia, dovrai essere sempre più forte. PASSANDO ALL'ITALIA, COSA È CAMBIATO CON JACQUES BRUNEL COME CT DELLA NAZIONALE? Soprattutto il tipo di gioco: lui cerca una coesione tra mischia e trequarti e un amalgama tra giovani e vecchi. Non si appoggia solo su alcuni, ma su tutti i 15 giocatori. È un lavoro lungo quattro anni, per arrivare alla Coppa del mondo, ma io sono fiducioso, ora speriamo nei risultati: all'Italia manca solo un po' di fiducia!
Il nostro è l'unico sport in cui si avanza, passando la palla indietro, come nella vita di tutti i giorni, dove si va avanti grazie alle esperienze del passato.
LE EMOZIONI SONO LE STESSE A OGNI PARTITA O CAMBIANO DI SQUADRA IN SQUADRA? No, è sempre la stessa adrenalina positiva e devi sempre mettere a disposizione dei compagni il tuo lavoro. Certo, la mente è strana... Quando dovevamo giocare a San Siro contro la Nuova Zelanda, per esempio, ero talmente stressato che non riuscivo nemmeno a parlare, ma - fatalità - mentre andavamo allo stadio l'autobus si è fermato e abbiamo dovuto cambiare mezzo: solo il fatto di dover prendere la borsa, scendere e risalire su un altro automezzo ha “rotto” la tensione e alla fine è andata bene. A PROPOSITO, A NOVEMBRE VI TOCCA REINCONTRARE LA NUOVA ZELAN-
E PER L'ALIMENTAZIONE COME VI GESTITE? Il nutrizionista segue personalmente chi tende a ingrassare e vaglia tutto quello che c'è a buffet, per il resto ognuno sa cosa deve evitare. Di base prima della partita (quattro ore prima, in modo che ognuno abbia tempo di digerire), si mangiano pasta, pollo e verdura . TUO FRATELLO È UN CAMPIONE COME TE, TUO PADRE È STATO UN FLANKER DELLA NAZIONALE, TU QUANDO HAI CAPITO
DA ALL'OLIMPICO PER UNO DEI “TEST MATCH”. COME TI SENTI? Adesso la preparazione è tutta con il club, ma sai che l'allenatore della tua Nazionale ti sta guardando, quindi è un'ottima occasione per far vedere chi sei. Comunque devi restare concentrato sul Campionato, specialmente all'inizio: è un momento importante per conquistare subito il posto e non dover faticare troppo dopo... QUALE ALLENAMENTO PROPEDEUTICO VA PER LA MAGGIORE ADESSO? Al momento è molto in voga la lotta: rubare il pallone, tenerlo, effettuare le prese, essere più forti, far cadere l'avversario... Molte nazionali hanno un allenatore di difesa e spesso impiegano diverse tecniche di lotta a supporto della preparazione.
CHE IL RUGBY SAREBBE STATO LA TUA VITA? Io sul campo da rugby ci sono nato, ma la passione è cresciuta poco a poco. Ho provato anche con il canottaggio, poi a 15/16 anni ho dovuto scegliere: la passione per il rugby era più grande. Quanto a mio padre, lui ci ha lasciati liberi: «fate quello che volete!», ci ha detto. E noi non abbiamo avuto dubbi «rugby!». Pensate che per sei mesi mi sono pure dato alla ginnastica artistica e tuttora ringrazio di averlo fatto, perché mi ha dato maggiore accuratezza nei movimenti.
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MIRCO BERGAMASCO MAGLIONE MISSONI PANTALONI ZARA T-SHIRT H&M
les dieux du stade Ovvero “gli dèi” dello Stade Français Paris, club parigino di punta del campionato francese di rugby. È il titolo del più atteso e conteso calendario maschile, nato nel 2001 da un'idea del presidente della squadra Max Guazzini, per festeggiare uno scudetto inaspettato: far ritrarre i campioni e i loro “divini” corpi in fotografie di nudo e semi-nudo artistico, devolvendo i proventi delle vendite del prodotto in beneficenza. Inizialmente destinato ai tifosi, il calendario, con il suo potente mix di testosterone e bon ton, ha ben presto attratto un pubblico sempre più ampio anche al di fuori dell'ambito sportivo, dalle donne alla comunità omosessuale. Firmato da grandi nomi della fotografia internazionale, oggi il “Dieux du Stade” ospita campioni di tutti gli sport ed è un'icona dell'identità nazionale.
UNA PASSIONE PER LO SPORT IN GENERALE, INSOMMA... Sì, io seguo tutti gli sport e seguo l'Italia in tutte le sue forme. Mi dispiace solo che, come si diceva prima, rispetto alle altre discipline ci sia davvero poca informazione. Ti faccio un esempio: stavo facendo riabilitazione e una ragazza mi dice «sai che le Azzurre della ginnastica ritmica hanno vinto il Mondiale quest'anno?». E io «ah sì?». Non lo sapevo, e la cosa non mi è piaciuta. Mi sono informato e ho visto che hanno una bella storia, da lacrime, ma poca gente lo sa! E TORNIAMO AL DISCORSO DI PRIMA, MA DOVE STA IL PROBLEMA? È un problema di sponsor: chi porta più soldi vuole più visibilità. Nel calcio una squadra fa 60 partite all'anno e lo sponsor ha garantita la massima visibilità, nel rugby già si scende a 40... Figuriamoci nella ginnastica ritmica!
Mirco Bergamasco con la nuova divisa della Nazionale Italiana Rugby
IL TUO IDOLO SPORTIVO? Nutro molto rispetto per i campioni che vincono medaglie olimpiche: mi piacerebbe moltissimo prendere parte a un'Olimpiade! Quando ho visto Igor Cassina vincere ad Atene mi sono emozionato così tanto... HAI SUBITO INFORTUNI PESANTI NELLA TUA CARRIERA? Ho dovuto ristabilizzare le spalle che erano malmesse e “smollate” per una serie di sublussazioni.
Ma adesso sono belle salde! HAI GIÀ DEI PIANI PER IL DOPO-RUGBY? Sì, nel mio tempo libero mi piace molto pensare e organizzare quello che sarà il mio “dopo rugby”. Adesso cerco di lavorare sulla mia immagine, di cui mi sono preso carico personalmente, insieme a mia moglie, dopo alcune brutte esperienze. L'idea per il futuro, invece, è di sviluppare l'immagine di altri atleti e organizzare eventi di qualità, con partner giusti e onesti. Io non faccio che sfruttare questo mio momento fortunato, creando tutti i presupposti perché ciò avvenga... TRE AGGETTIVI PER IL RUGBY? Completo, passionale, sincero. QUANTI CALENDARI HAI FATTO? Otto in tutto, dal 2004 a oggi, sempre in Francia. Il “Dieux du Stade” è stato una mossa fantastica per il rugby: un grande contributo al nostro mondo! COSA VUOL DIRE PER TE ESSERE “PHIT”? Vivere sempre la competizione e avere mia moglie al mio fianco... La competizione è la mia benzina, perché, come disse Jonny Wilkinson, «quando entri in campo puoi dimenticare tutti i problemi: l'unico obiettivo è giocare a rugby». Mia moglie, invece, è la persona che mi dà tranquillità: insieme a lei sto bene, abbiamo un rapporto bellissimo e sincero. È la persona che mi apre la mente... e gli occhi!
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A CURA DI ALESSIA GIORGIA PAGANO FOTO DI TOMMASO RIVA
IL RUGBY FA SCUOLA GIOCANO TUTTI, TIMIDI IN PRIMA FILA. CORRONO, ROTOLANO, SALTANO, SI SPORCANO DI ERBA E FANGO. STANNO A CONTATTO CON I COMPAGNI, LA TERRA E L'ARIA APERTA. IMPARANO SUL CAMPO CHE CI SONO DELLE REGOLE, CHE IL MIGLIOR MODO DI VINCERE È BATTERSI CON LEALTÀ, CHE DOPO UNA CADUTA CI SI RIALZA E DOPO UN PIANTO C'È SEMPRE UN SORRISO... MA, SOPRATTUTTO, SI DIVERTONO E TORNANO A CASA STANCHI E CONTENTI.
Sono i bambini milanesi tra i 6 e i 10 anni iscritti al primo corso di minirugby in centro città e protagonisti, seppur inconsapevoli, di quella che sembra già una piccola grande rivoluzione: la Scuola di Rugby “I Dragoni” inaugurata lo scorso settembre dalla giovane associazione Rugby Parco Sempione all'Arena Civica di Milano e aperta a tutti (maschi e femmine, magrolini o in carne, agitati e tranquilli, attivi o sedentari).
A SCUOLA DI... Un'ora di gioco e movimento diversi dal “solito”, all'aria aperta, ogni venerdì pomeriggio (e, per chi vuole raddoppiare, anche al sabato) fino alla fine di maggio. Con 150 euro di quota associativa annuale, comprensiva di maglia, calzoncini, calzettoni, assicurazione e tesseramento della Federazione Italiana Rugby, i più piccoli possono divertirsi, imparare i rudimenti della palla ovale e ricevere anche qualche prezioso spunto socio-educativo. Nella mission dell'associazione Rugby Parco Sempione, infatti, si legge: «Il R.P.S. ha lo scopo di educare i bambini della città di Milano ai valori del rugby, che possono essere riassunti in cinque fondamenti: il rispetto, il divertimento, la lealtà, la disciplina, il lavoro di squadra». «Eh,
che paroloni!» penserà qualcuno. Be', seguiteci in questo viaggio e vedrete che ci arriveremo come per gioco...
IN NOME DEL RUGBY
Tutto nasce dall'idea di un gruppo di ex giocatori, amatori e professionisti, uniti dall'amicizia e dalla passione per il rugby. Del resto, l'amicizia – o legame, rapporto di fiducia, feeling, empatia, comprensione immediata: chiamatela come volete – è assolutamente naturale per ogni rugbista che si rispetti e, anzi, spesso nasce come d'incanto non appena si scopre di essere (stati) rugbisti, pur trovandosi nei più svariati ambiti e momenti della vita, dall'appuntamento con gli amici all'uscita serale, a 15 come a 60 anni. L'incanto, di fatto, c'entra poco: è una forma di fratellanza molto più reale, viscerale ed “etica”, fondata sulla certezza di avere praticato nel gioco, e quindi di avere in comune nella vita, valori quali la lealtà e il rispetto. «Saranno mica tutti santi questi rugbisti!». Ovviamente no, ma tutti hanno frequentato la medesima “scuola” e molti ne hanno fatto propri gli insegnamenti. Insomma, è come se il rugby fosse un marchio di qualità che poi ci si porta dietro. «Il rugby ti insegna valori che ti restano per sempre, anche quando smetti di giocare»: a parlare è Davide
Fedeli, 36 anni, sales manager, (ex) rugbista, tra i fondatori dell'Associazione Rugby Parco Sempione insieme a Giovanni “Toni” Cimmino e Giorgio Gianni. Ma del nucleo originario fanno parte anche Paolo Mercusa, Angelo Bucci, Andrea Lanuzza, Tommaso Ebhardt e Giovanni Zoja: tutti under 40, lavoratori e, in molti casi, padri di famiglia, con esperienza rugbistiche alle spalle. Oggi nella vita fanno tutt'altro, dal dirigente al programmatore, ma ogni venerdì, dopo una settimana di lavoro, corrono a diffondere la propria passione per la palla ovale. «Ecco perché si dice che, se hai giocato a rugby, rimani un rugbista per tutta la vita», prosegue Davide, che ci farà da Cicerone.
L'ARENA
Ma prima facciamo entrare “in gioco” i bambini. PHIT è andato a trovarli durante uno dei primi allenamenti all'Arena Civica “Gianni Brera”, storico teatro dello sport milanese che fu lo stadio del calcio prima dell'avvento di San Siro ed è tuttora la sede di eventi sportivi, allenamenti di atletica e concerti (tolleranza dei decibel permettendo). Insomma, un campo più che dignitoso per i rugbisti in erba. Ma non è tutto, perché l'Arena si trova in centro città e, proprio per questo, è stata prescelta come sede di allena-
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È un lavoro di team per eccellenza, in cui si attacca e si difende tutti insieme. Per questo si corre sempre alla velocità del più lento.
mento dai ragazzi di R.P.S., che hanno ottenuto il permesso del Comune di Milano: «tutti i campi da rugby milanesi e, di conseguenza, tutte le altre scuole attualmente presenti sul territorio si trovano a Lambrate (zona periferica a est, ndr). Noi, invece, abbiamo voluto delocalizzare e centralizzare il rugby, anche per rendere la vita più facile ai genitori, che così non devono attraversare tutta la città per accompagnare i figli ad allenarsi». Lo scenario, poi, non è da meno: un grande prato, la pista di forma ovale, l'ampia fetta di cielo urbano insolitamente sgombra da palazzi e cemento, gli spalti ad anfiteatro disegnati da Luigi Canonica e tantissimi giovani di ogni età che si muovono, corrono, spendono fiato e allenano i propri sogni. Dulcis in fundo, uno squarcio di sole tra le nuvole biancastre di un pomeriggio di ottobre, che ci regala una luce particolarmente suggestiva... Ma il vero spettacolo sono loro: i bambini.
I NUMERI Fin dall'esterno dell'Arena si intuisce che qui sta succedendo qualcosa: alle 17 meno qualcosa, l'ingresso è circondato da una sfilza di biciclette e motorini a perdita d'occhio. Sono quelli dei genitori dei circa 100 iscritti alla Scuola Rugby a nemmeno un mese dall'inaugurazione. «In previsione dell'apertura – racconta Davide – abbiamo appeso qualche volantino nei parchi, nelle aree giochi e presso le scuole elementari della zona, con su scritto: “Porta i tuoi bambini a giocare a rugby!”. Se all'open day del 15 settembre verranno 20-30 bambini – pensavamo – sarà già un successo...». Invece si presentano in più di 250 contati uno per uno, con una stima finale che sfiora il numero di 300. La curiosità di un paio di importanti quotidiani nazionali e il passaparola fanno il resto, ma è il progetto ad avere in sé i numeri giusti, poiché risponde a una domanda sempre crescente: attività nuove per i propri figli, divertenti, coinvolgenti a livello fisico e mentale, costruttive e possibilmente diverse dal solito calcio... Ecco perché, quando arriviamo all'Arena, è tutto un vociare di bambini che, in coda, a gruppetti, attaccati al cancello, per mano con gli amichetti o con mamma e papà, non vedono l'ora di entrare in campo.
L'ORGANIZZAZIONE Sul prato dell'Arena c'è spazio per tutti, ma per gestire in piena sicurezza un numero così elevato di bambini, i ragazzi dell'associazione Rugby Parco Sempione hanno approntato un'organizzazione semplice quanto efficace. Suddivisi nelle fasce d'età Under 6, Under 8 e Under 10, i piccoli, che arrivano già in tuta o possono cambiarsi negli spogliatoi, indossano una pettorina colorata corrispondente alla propria categoria di
appartenenza e, a gruppetti, vengono accompagnati nella zona del campo in cui si alleneranno. Per ciascun gruppo di massimo una decina di bambini sono previsti almeno due insegnanti, tutti educatori professionisti certificati appartenenti alla Federazione Italiana Rugby.
MINI E MICRORUGBY Una volta affidati agli educatori, dragoni e draghetti, dopo un breve riscaldamento, cominciano a svolgere i primi esercizi-gioco propedeutici al rugby: passarsi la palla ovale all'indietro, di mano in mano, seduti in fila indiana; rotolarsi in una certa direzione (traduzione in adultese di «ora facciamo i rotoloni e le capriole!»); correre a turno per “schiacciare” oltre la linea. I più grandi, nel frattempo, si “buttano” con i primi placcaggi («per fermare un avversario, bisogna prima abbracciarlo») e le partite («in campo c'è un solo arbitro e decide lui!»). E il pratone dell'Arena si anima di urla e colori, in un'ordinatissima confusione, in cui, per una volta, si sente urlare “META!” e non “gol!”. Ci sono i rossi, gli azzurri, gli arancioni e - sorpresa - ci sono pure i gialli. Si tratta dei piccolissimi protagonisti del “microrugby”, l'iniziativa portata avanti in collaborazione con la A.S.R. Rugby Milano e l'associazione Pareidolia, per dare un “assaggio” di rugby anche ai bambini che si trovano al di sotto della soglia federale prevista per praticare lo sport (5 anni), ma che sono comunque accorsi in massa all'open day. «È un'attività ludico-ricreativa che esula completamente dallo spirito di competizione più caratteristico delle categorie maggiori, ma che risulta comunque propedeutica. È un “divertiamoci con la palla ovale”, un invito a...», spiega Gianmaria Zita, presidente di Pareidolia (www.pareidolia.it). Sta di fatto che, ad allenarsi all'Arena accanto ai Dragoni, ci sono anche i “coniglietti” del 2008 e 2009.
CI SI FA MALE? Un altro importante obiettivo della Scuola Rugby Parco Sempione è mettere in comunicazione due mondi apparentemente separati: quello del rugby, con il suo patrimonio di regole, termini, tradizioni, miti, aneddoti e legami “di fratellanza” e il mondo all'esterno, spesso alimentato da luoghi comuni e false credenze, soprattutto nei paesi (l'Italia) in cui non è praticato su larga scala, come accade, invece, in Inghilterra, Francia, Australia e Nuova Zelanda. Tanto per fare un esempio, «chi gioca a rugby si fa male» è una tipica frase fatta dovuta alla scarsa conoscenza della materia, a cui non si può che rispondere con una semplicità che rasenta l'ovvio: a rugby ci si può far male come in qualsiasi altro sport.
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GLI IDEATORI
GIOVANNI “TONI” CIMMINO 37 anni, sposato con due figli, imprenditore, ama definirsi un “filosofo del rugby”. Formatosi alla Scuola ASR di Milano, è oggi vice-allenatore dell'U14/16 del Cesano Boscone Rugby.
GIORGIO GIANNI 38 anni, sposato con due figli, è stato un arcigno flanker nelle squadre del Cesano Boscone e della Bocconi. Ha la ferma convinzione che Milano si meriti uno stile di vita migliore.
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GIOVANNI CIMMINO
GIORGIO GIANNI
DAVIDE FEDELI
MATTEO FOSCHI
CHIARA TOLOT
GIULIA
CLAUDIO CHINDAMO
MATTIA GOBBU FRATTINI
GIACOMO TANCA
36 anni, sposato e papà di due gemelle, si è formato alla Scuola Amatori Rugby. Sales Manager, si invola dalla trasferta neozelandese al terzo tempo di un campo di provincia…
PAOLO MERCUSA 38 anni, sposato con un figlio, tallonatore di livello, è “romano de Roma” della Primavera Rugby. Cammina per la città eterna come se tutti fossero rugbisti e lavora nel mondo della finanza.
ANGELO BUCCI SI DIVENTA VIOLENTI? «I rugbisti sono omoni violenti» è un altro luogo comune che va nella stessa direzione: l'irrealtà. Primo perché i trequartisti hanno spesso (giocoforza) una fisicità agile e snella (v. Mirco Bergamasco a pag. 20). Secondo perché “sport di contatto” non equivale a “violenza” ma, anzi, è l'esatto contrario. Se il corpo a corpo del rugby nelle categorie d'età più avanzate (perciò escluso il minirugby!) si può certamente definire pesante e faticoso, la violenza, l'aggressività e qualsiasi comportamento che miri a fare del male sono puniti con la massima severità, secondo un regolamento dettagliatissimo e rispettato da tutti, per la loro stessa incolumità. Non può che essere così, in un gioco in cui si deve usare il contatto fisico, spingere, far cadere l'avversario e, in una parola, lottare. Perché se si cercasse di fare del male agli altri (o, paradossalmente, di trattarli con delicatezza), si rischierebbe di fare malissimo a se stessi. Naturalmente i falli ci sono, così come qualche tiro mancino, ma ci vuole un gran bel coraggio: il “chi la fa l'aspetti” è garantito. Difficile anche che un rugbista sia
violento fuori dal campo, visto che lo spirito più guerriero e primordiale dell'uomo è interamente sfogato durante la partita. Non è un caso che, come ci racconta Davide, in occasione di un test match a San Siro tra gli All Blacks e la Nazionale azzurra, i giocatori della leggendaria squadra neozelandese abbiano fatto visita ai giovani del Carcere Beccaria, nell'ambito di un progetto di rieducazione sociale promosso dalla A.S.R. Rugby Milano.
IL GIOCO DI SQUADRA
Di forte valenza sociale è anche il gioco di squadra tipico del rugby. «È un lavoro di team per eccellenza, in cui si attacca e si difende tutti insieme, formando una linea che attraversa il campo, non lascia spazi liberi e costituisce, quindi, la migliore barriera contro gli avversari. Per questo si corre sempre alla velocità del più lento», ci spiega Davide. Allo stesso modo, correre in avanti da soli per fame di protagonismo non è quasi mai un'idea brillante, visto che il sostegno della squadra può venire solo da dietro: «bisogna saper leggere come si muove il
proprio compagno, capire come poterlo aiutare, fare in modo che non si isoli». Una questione anche molto tattica, tanto che il rugby è diffusamente definito “una partita a scacchi giocata in velocità”. L'idea del lavoro di squadra, poi, è ancora più evidente nei casi di mischia, quando «otto uomini abbracciati tra loro respirano all'unisono in un sincronismo micidiale, per convogliare le forze in un'unica spinta» o in quelli di punizione laterale, quando si prende in braccio il compagno che cercherà di intercettare la palla, per farlo saltare più in alto. «Tutti possono fare meta; negli ultimi tempi, poi, i ruoli di mischia e trequarti sono sempre più intercambiabili: in campo bisogna saper fare tutto in ogni situazione». Ed ecco perché, gironzolando tra i bambini che si allenano all'Arena, sentiamo dire spesso dagli educatori «venga avanti il più timido!». Il concetto, poi, può tornare utilissimo anche nella vita: «in un curriculum la pratica del rugby vale ormai come un paio di lingue parlate: a un rugbista non bisogna spiegare cosa sono il team building o il lavoro all'americana...».
36 anni, consulente, proviene dalla California d’Italia (la Roma gna) e si è formato alla Scuola Rugby Bocconi. È bravo nei conti e nello sbucare a sorpresa dall’ala. Nella vita fa il consulente.
ANDREA LANUZZA 35 anni, sposato con due figli, viaggia per il mondo al motto «ovunque vada, un rugbista può contare su 15 amici, senza averli mai visti». Stimato ingegnere gestionale, si trova in Oman.
TOMMASO EBHARDT 38 anni, padre di una bambina, è nato e cresciuto rugbisticamente a Treviso. Profondo conoscitore dei meccanismi più reconditi del rugby, nella vita è un giornalista di “Bloomberg”.
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GIOVANNI ZOJA 35 anni, “braccia strappate al rugby”, sogna di vivere in città lo stesso rispetto che si respira nel calcio piazzato della squadra avversaria. È avvocato in uno studio di fama internazionale.
MIGLIORANZA DI THIENE Romano, quasi 40 anni, è ancora una stoica seconda linea. È un grande allenatore nonché il responsabile del settore tecnico dei Dragoni, che segue quotidianamente con enorme passione.
Il R.P.S. ha lo scopo di educare i bambini della città di Milano ai valori del rugby, che possono essere riassunti in cinque fondamenti: il rispetto, il divertimento, la lealtà, la disciplina, il lavoro di squadra.
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LA GERARCHIA A questa forma di eguaglianza “orizzontale” corrisponde un altrettanto rigido regime verticale. «Il capitano è un vero leader, un comandante», ed è l'unico portavoce della squadra che può rivolgersi all'arbitro. Schiamazzi, proteste, resse e insulti dopo una decisione arbitrale: in un campo da rugby non si assisterà mai a scene del genere. «Il capitano deve chiedere all'arbitro il permesso di parlare e, se questi non glielo concede, non resta che ascoltare e stare al proprio posto». Proverbiale è, a questo proposito, il monito che nel maggio del 2012 l'arbitro Nigel Owens diede al vivace Tobias Botes del Benetton Treviso durante una partita contro gli Irlandesi del Munster: «smettila di parlare. Io sono l'arbitro, tu il giocatore. Tu continua a fare il tuo lavoro e io faccio il mio. Questo non è calcio, è rugby». L'allenatore, il capitano, l'arbitro: insomma, a ciascuno il suo.
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RISPETTO, LEALTÀ, DISCIPLINA
Con il medesimo rispetto si trattano gli avversari. Il che non significa andarci piano, ma, anzi, tutto il contrario: «rispettare l'avversario significa dare il massimo, guardarlo negli occhi anche se sei stanco, non regalargli la soddisfazione di cadere». Buttarsi a terra per simulare un fallo, per esempio, è quanto di meno rugbistico si possa concepire. La cosa, poi, continua anche fuori dal campo perché dopo i due tempi di ogni singolo match, in ogni parte del mondo e a ogni livello agonistico e amatoriale, vige il cosiddetto “Terzo Tempo”: una cena-bevuta collettiva tra i giocatori delle squadre che si sono appena scontrate. Perché, come disse l'ex terza linea Marco Bollesan, «il rugby è aggressività. Ma dopo viene la pace più bella del mondo». Naturalmente sperimenteranno il Terzo Tempo in forma di merenda anche i piccoli Dragoni del Parco Sempione...
LA LEZIONE Detto ciò, risulta forse più naturale comprendere perché, con la palla ovale, parole come “RISPETTO”, “LEALTÀ” e “DISCIPLINA” siano all'ordine del giorno. Anzi, per la verità, sono talmente date per scontate da non essere pronunciate direttamente. Vi sembrano concetti altisonanti se associati a dei bimbi delle elementari che semplicemente vanno a fare sport al pomeriggio? Be', ma è questo il bello del (mini)rugby: lealtà, disciplina, rispetto e gioco di squadra si imparano naturalmente, giocando, proprio perché costitutivi del gioco stesso. Mentre finiamo la nostra chiacchierata con Davide Fedeli, il sole tramonta e la lezione volge al termine. I bambini sono ordinatamente riaccompagnati dai loro genitori, stanchi e felici. Non sappiamo se nella vita continueranno a giocare a rugby, ma di sicuro hanno maggiori possibilità di diventare persone migliori. A quando una scuola di minirugby per adulti?
RUGBY A 15 IN 13 PUNTI
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UN GIOCO DI SQUADRA E DI CONTATTO UN CAMPO RETTANGOLARE CON UNA PORTA A “H” UNA PALLA OVALE DUE SQUADRE DA 15 GIOCATORI UNA PARTITA DA 80 MINUTI DIVISA IN DUE TEMPI LO SCOPO È “FARE META”, OVVERO SCHIACCIARE LA PALLA CON LE MANI OLTRE LA LINEA DI FONDO CAMPO AVVERSARIA LA PALLA SI PUÒ PASSARE AI COMPAGNI SOLAMENTE CON LE MANI, ALL'INDIETRO O IN LINEA PASSARE LA PALLA IN AVANTI COMPORTA UN FALLO E UNA “MISCHIA” PER DECIDERE CHI AVRÀ LA PALLA GLI AVVERSARI POSSONO “PLACCARE” CHI HA LA PALLA, FACENDOLO CADERE A TERRA OGNI META CORRISPONDE A 5 PUNTI OGNI META DÀ DIRITTO A UN CALCIO “DI TRASFORMAZIONE” DA EFFETTUARE SOPRA LA TRAVERSA E TRA I PALI DELLA PORTA OGNI META TRASFORMATA VALE 7 PUNTI VINCE LA PARTITA CHI EFFETTUA PIÙ PUNTI
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...altre scuole AMATORI RUGBY MILANO JUNIOR www.amatorirugbymilanojunior.it ASR RUGBY MILANO www.asrugbymilano.it UNION RUGBY 96 ASD www.unionrugby.it CUS MILANO RUGBY www.cusmilanorugby.it
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SNOWBOARDING A CURA DI MICOL DELLA PENNA
Lorenzo Misani Direttore customer relationship and commercial operations.
UN MILIONE E MEZZO DI ITALIANI HA SCELTO EDISON: SCOPRIAMO PERCHÉ Lorenzo Misani è responsabile, in Edison Energia, di tutte le attività successive alla vendita: dall’attivazione dei contratti Luce e Gas, alle misure dei consumi, a tutte le procedure di fatturazione relative alla fornitura e, in generale, del Servizio Clienti.
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UN GOL IMPOSSIBILE, UN SALTO CON GLI SCI, IL NUOVO RECORD DEI 100M: GRAN PARTE DELL'ADRENALINA CHE LO SPORT CI REGALA HA UNA SPIEGAZIONE MATEMATICA. PERCHÉ GLI SPORTIVI NON FANNO CHE SPERIMENTARE SUL CAMPO CIÒ CHE I FISICI STUDIANO SUL PIANO TEORICO. CHE LA SCIENZA SIA DETERMINANTE PER LA PERFORMANCE È RISAPUTO, MA OGGI ANCHE LO SPORT PUÒ DARE UNA MANO AGLI SCIENZIATI... Pensare che la fisica sia solo un cervellotico trip per nerd vecchio stile, secchioni occhialuti e matematici un po’ matti è ormai fuori moda, oltre che fuori luogo. Dall’iPhone 5 al nuovo modello di auto ibrida, dal Tom Tom alle previsioni meteo per il weekend, dallo snowboard di ultima generazione al LED di design: non c’è materiale, azione o innovazione che non faccia i conti coi fondamenti della fisica classica o con le ultime scoperte di quella moderna.
come leggere la bolletta Un'informazione utile che si può ricavare dalla bolletta riguarda la distribuzione dei consumi durante le diverse fasce orarie della giornata e giorni della settimana. Il prezzo è più elevato dalle 8 alle 19 dei giorni feriali e più basso dalle 19 alle 8 dei giorni feriali, nei fine settimana e nei giorni festivi. In bolletta viene infatti riportato, in prima pagina, IL CONSUMO MEDIO ANNUO con il dettaglio di come siano ripartiti i consumi nelle diverse fasce orarie, che si chiamano F1, F2, F3. Verificando se i consumi siano concentrati per almeno i due terzi del totale nelle ore serali, nei fine settimana o nei giorni festivi (fasce F2 e F3), si può capire se convenga o meno un'offerta Bioraria. Se almeno il 67% dei consumi di energia avviene in queste fasce orarie, consigliamo di scegliere un’offerta con tariffa Bioraria, che permette opportunità di risparmio ai Clienti con questo profilo di consumo. Diversamente risulta più adatta un’offerta con tariffa Monoraria.
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cos'è la bolletta digitale?
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FISICI PER CASO... Definita non a caso “la scienza della natura”, la fisica non fa che spiegare in forma matematica, e quindi in un linguaggio universale, tutto ciò che ci circonda. Noi, il nostro cane, il computer, i palazzi, gli alberi, il sole, la Via Lattea, il cosmo intero: tutto esiste, dipende e funziona in base a leggi quali la gravitazione, l’elettromagnetismo e le cosiddette “interazioni debole e forte”, il tutto coadiuvato anche dalla meccanica quantistica. Insomma, la fisica “siamo” noi, anche se il più delle volte non lo sappiamo. Certo, questo lavoro spetta agli scienziati, ma se tutti noi fossimo un po’ più consapevoli (e curiosi!), di sicuro capiremmo meglio come “gira il mondo”, lo apprezzeremmo maggiormente e saremmo magari stimolati a migliorarlo.
MERLINO E IL SURF I fisici, dal canto loro, stanno cercando di to-
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gliersi di dosso quell'immagine polverosa, ermetica e apparentemente distante dalla realtà, che si portano dietro da qualche secolo. Come la scena in cui Merlino cavalca il surf del futuro in pieno Medioevo (“La spada nella roccia”), l'effetto spiazzamento è assicurato: la scienza può rivelarsi inaspettatamente divertente e piena di sorprese. Provate a guardare un documentario sull'universo del genio della fisica moderna Stephen Hawking e resterete attaccati allo schermo come davanti a una serie TV! In questo senso, lo sport si rivela uno strumento prezioso per comunicare la fisica in maniera più chiara, immediata e coinvolgente.
UNA SCIENZIATA IN AZIONE...
«Per capire la fisica, si può partire dall'esperienza personale. Attraverso lo sport, possiamo cercare di trasferire i concetti scientifici, tradizionalmente considerati difficili, in un modo intuitivo e, quindi, più semplice». A parlare è la dottoressa Anna Gregorio, docente e ricercatrice di Astrofisica all’Università di Trieste. Una fisica vera, insomma, che però, quando non insegna come costruire satelliti, si dà alla vela, allo sci e ai viaggi più avventurosi in giro per il mondo. Raggiungendola al telefono, sentiamo in sottofondo le folate del vento: Anna si trova in porto e ha appena sistemato la barca insieme ai compagni del suo team per la regata della Barcolana. «Ho sempre considerato le mie due più grandi passioni, ovvero la
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fisica e lo sport, come mondi in qualche modo “separati”, alla dottor Jekyll e mister Hyde: lo studio e il lavoro da una parte, la vita personale e lo sport dall'altra. Esitavo a mescolarli, perché i fisici sono generalmente considerati un po’ matti... Poi, però, ho realizzato che lo sport è una delle più evidenti applicazioni della fisica sul campo. E per me non c'è stato nulla di più bello».
STARE A GALLA Qualsiasi disciplina sportiva, dallo sci al pattinaggio artistico, passando per il rugby e lo skate, potrebbe dischiudere le porte della fisica persino al più refrattario. Approfittando dell'esperienza velistica di Anna, noi decidiamo di salire in barca con lei. «Il concetto base di ogni barca a vela è, appunto, il galleggiamento – spiega Anna – molto utile anche per aiutare chi ha paura del vento ad avere più confidenza nel mezzo». Una barca ferma, con la parte immersa in acqua (opera viva) e quella fuori dall'acqua (opera morta) è sottoposta a due forze principali: la legge di gravità e la spinta di Archimede. «La prima regola l'attrazione tra due corpi, in questo caso la barca e il globo terrestre, e fa sì che tutti noi restiamo attaccati alla superficie. La seconda spiega che un corpo immerso in un liquido riceve una spinta in verticale pari al peso del liquido spostato». Ecco perché nascondere un pallone sott'acqua è praticamente impossibile. «Più banalmente
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– conclude Anna – la gravità (= spinta verso il basso) e il principio di Archimede (= spinta verso l'alto) sono in perfetto equilibrio, permettendo alla barca di galleggiare».
MA QUANDO CI SI MUOVE... Quando la barca si inizia a muovere, invece, a queste due forze si aggiungono la corrente e il vento che, in prima approssimazione, soffia parallelamente alla superficie del mare incidendo sulla vela. L'imbarcazione comincia a inclinarsi, l'equipaggio si sposta per equilibrare il peso e cerca di regolare correttamente le vele. «Ma anche in questo caso il problema non sussiste, perché le barche a vela sono progettate appositamente per mantenere le condizioni di stabilità delle forze in gioco e, quindi, per non “scuffiare” o capovolgersi in acqua, in maniera molto più sicura di qualsiasi barca a motore». Questo equilibrio si ottiene costruendo lo scafo in due modi: in base alla stabilità di peso o a quella di forma. «Nel galleggiamento ottenuto con la stabilità di peso, l’imbarcazione è generalmente stretta e ha una chiglia molto zavorrata, come il Mascalzone Latino e le altre barche di Coppa America. La stabilità di forma, invece, necessita di uno scafo più largo, come quello delle imbarcazioni a vela usate per la navigazione lacustre». Conclusione? «Sempre che non si usi una deriva (molto piccola e con una chiglia leggera, ndr) per cui “scuffiare” fa parte del gioco, è praticamente impossibile “affondare” con una barca a vela da diporto, a meno che non si rompa la chiglia».
EINSTEIN E IL GPS? «Oggi abbiamo un mezzo fondamentale per
orientarci, tanto più su una barca a vela: il GPS». Ma pochi sanno che, senza la teoria della relatività di Einstein, il Global Positioning System in orbita ci spedirebbe letteralmente “a quel paese”. «La famosa equazione della relatività ristretta “E=mc²” mette in correlazione l'energia e la massa di un corpo sulla base di una costante spaziotemporale: la velocità della luce. Questo significa anche che a bordo dei satelliti GPS in moto a 14000km/h attorno alla Terra, il tempo si dilata, quindi un orologio appare andare più lentamente. Un effetto che compensa solo in parte il fatto che vicino a una grande massa come quella terrestre, secondo la relatività generale di Einstein, il tempo scorre più lentamente che a una distanza maggiore, come quella a cui si trovano i satelliti del sistema GPS (26.500km)». Si tratta di una differenza infinitesimale, ma comunque in grado di falsare i calcoli: ci sarebbe un errore di quasi 15m dopo due minuti e di 11km dopo un giorno. «Grazie a Einstein, però, i precisissimi orologi atomici presenti sui satelliti subiscono le giuste correzioni, in modo da dirci sempre con esattezza dove ci troviamo».
GLI OCCHIALI DA SOLE Ma la fisica ci mette lo zampino anche con le lenti polarizzate, usatissime in barca come in molte attività outdoor. «La luce del sole è costituita da onde elettromagnetiche generalmente non polarizzate, ovvero che non hanno una direzione privilegiata sia verticalmente che orizzontalmente, perché gli elettroni che le hanno prodotte sul Sole oscillano in una direzione casuale. Filtrando i raggi che non hanno una sola specifica direzione, questi tipi di lenti risaltano
riflessi e riverberi che selezionano la polarizzazione della luce, come quelli provocati dalle raffiche di vento sull'acqua». Quindi sono utili a rendere la nostra visione più nitida, a identificare meglio le raffiche di vento e, quindi, a portare la nostra imbarcazione nel migliore dei modi. «Tuttavia – spiega Anna – bisogna capire quando indossare questi occhiali da sole, perché in alcune situazioni possono sortire esattamente l'effetto opposto. Molte apparecchiature, per esempio, tra cui il GPS e gli schermi LCD, emettono radiazioni luminose già polarizzate in un'unica direzione, ma se questa non coincide con quella “selezionata” dalle lenti, viene filtrata e quindi esclusa dalla visione». In pratica, a certe angolazioni, rischiamo di non vedere più la strumentazione di bordo. Vento reale e apparente; portanza e resistenza; velocità, accelerazione e GPS; andature e raggi cosmici: gli spunti sono tantissimi e, senza nemmeno accorgercene, abbiamo già chiacchierato piacevolmente per un'ora... «Credo che la vela, come tutti gli altri sport, sia uno strumento efficace di divulgazione per noi fisici. Se gli iscritti alle facoltà scientifiche e matematiche in Italia sono diminuiti negli ultimi anni, all'Università di Trieste, dove da tempo cerchiamo modi più coinvolgenti per trasmettere l'amore per la disciplina, quest'anno abbiamo più di 90 iscritti». E i numeri sembrano in crescita. Chissà mai che, anche tra i lettori di PHIT, qualcuno non decida che da grande vuole fare lo scienziato...
Anna Gregorio inizia ad approfondire le interrelazioni tra fisica e sport quando è coinvolta nel progetto “Fisica in barca”, promosso nel 2005 dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare in collaborazione con il CERN di Ginevra, e poi ripetuto con successo negli anni successivi. Destinato a studenti e insegnanti delle scuole superiori, il corso ha trasformato l'arcinoto veliero “Adriatica” di Velisti per Caso in una divertente aula di fisica galleggiante. «Una bar-
ca è come un laboratorio naturale – ha commentato Patrizio Roversi – un luogo di sperimentazione e di evidenza per eccellenza di tutte le regole della fisica. Una barca galleggia in base a una regola fisica, naviga di bolina e la cosa si può spiegare attraverso la fisica, usa il GPS, che funziona perché qualcuno ha studiato il problema da un punto di vista fisico, tirando in ballo la teoria della relatività per fare alcune correzioni».
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Sii meno curioso della gente e più curioso delle idee. Marie Curie
LA FISICA E I VELISTI PER CASO
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Classe 1967, triestina di nascita, giramondo per vocazione, Anna Gregorio è Ricercatore e Docente di Fisica presso l’Università degli Studi di Trieste. I suoi interessi sono incentrati nel campo dell’astrofisica sperimentale e delle astro-particelle, con particolare riguardo agli esperimenti da satellite (Planck o AtmoCube). Nel tempo libero, è velista, sciatrice e sportiva a 360 gradi. Ama i viaggi avventurosi (vela, trekking, kayak) e, proprio come un elettrone, non sta mai ferma.
IL PIÙ BEL SATELLITE DELLA MIA VITA di Anna Gregorio, ed. Scienza Express Un viaggio divertente alla scoperta di Planck, il satellite europeo in orbita dal 2009 per osservare l'universo. Con stile e semplicità, Anna Gregorio racconta il lavoro, i sogni “stellari” e l'emozione più grande: il lancio nello spazio.
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SNOWBOARDING TESTI E FOTO DI TOMMASO RIVA
sri lanka IMMENSE PIANTAGIONI DI TÈ, SURF SPOT TRA I MIGLIORI DEL MONDO, ELEFANTI CHE ATTRAVERSANO LA STRADA AL TRAMONTO MENTRE, POCO LONTANO, ENORMI TARTARUGHE SPUNTANO DALLE CALME ACQUE DI SPIAGGE PARADISIACHE. TRATTAMENTI AYURVEDICI DI OGNI TIPO. MARE, COLLINA, MONTAGNA. NO STRESS. POCA SPESA E, SOPRATTUTTO, ENORMI SORRISI PER TUTTI. COSA ACCADRÀ DOMANI? NON SI SA, NON IMPORTA. QUESTO È LO SRI LANKA.
PARCO NAZIONALE DI YALA, SRI LANKA
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Ciani, 24 anni, lo incontriamo a Hikkaduwa, una delle prima città del sud che decidiamo di visitare. Dopo due anni in Italia, a fare le pulizie a Milano, ha deciso di tornare a casa sua e al suo lavoro: l’artista!
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Siamo su una grande roccia alta una cinquantina di metri in mezzo al mare, nella cittadina di Mirissa. Consci che questo tramonto – sembra ovvio ma in fondo non lo è – non si ripeterà mai più...
IL LAGO DI TISSAMAHARAMA. PER ALCUNI ANCHE DOCCIA, LAVATRICE E LAVAPIATTI
i è sempre piaciuta l’idea di partire per un viaggio senza sapere praticamente nulla di quello che succederà. L’unica prenotazione è quella dell’aereo: so quando arriverò all'aeroporto di Colombo, Sri Lanka, e so quando ripartirò per Milano. Tutto ciò che sta in mezzo preferisco accada giorno per giorno, senza decidere nulla, facendomi trasportare. Passiamo la nostra vita in città a prendere decisioni, fare programmi, andare di qua e di là incastrando tutto come un puzzle. Ma quando si tratta di viaggio, almeno per me e Lisa, le cose importanti diventano altre. Che la destinazione sia poco battuta dai turisti (italiani in testa). Che ci sia mare e tanta natura. Che si possa fare sport e, soprattutto, che la fotografia trovi spazio per la sua massima espressione.
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Non in molti hanno idea di che cosa sia lo Sri Lanka (e di dove si trovi). I pochi che hanno vissuto parte dell’India pensano, come me, di approdare su un’isola “indiana”, con tutti i suoi pro e, soprattutto, i suoi contro. “La lacrima dell’India”, la chia-
mano. E immagino sia per la sua forma, perché un altro motivo io non l’ho ancora trovato. Arrivare all’aeroporto di Colombo, infatti, è rinfrescante. Niente India, niente caos: lo Sri Lanka ci accoglie a braccia aperte, con ordine e sorrisi. Lo si capiva già dal viaggio in aereo, che sarebbe stato uno spasso: nel video sulle procedure di sicurezza non ci sono i soliti finti uomini con finti bambini, bensì un simpatico tipo con i baffi lunghi che sorride soddisfatto alla sua vicina di posto! Già, perché gli srilankesi hanno questo strano modo di prendere la vita: come un gioco, come se nulla fosse una cosa seria. Eppure i treni e gli autobus sono in perfetto orario. Non te lo aspetteresti di certo. Prima di partire – devo ammetterlo – abbiamo studiato un pochino; sapevamo che la costa occidentale (dove si trova l’aeroporto) era quella meno affascinante e più “costruita”. Che la parte a sud sarebbe stata desolata in agosto e piena zeppa in novembre. E che all’estremo est, sul lato opposto dell’isola, avremmo trovato quel posto di cui tut-
ti parlavano: Arugam Bay, conosciuto per il surf. Allora ci siamo detti: ok, facciamo un piccolo giro a sud, ma poi andiamo dritti ad Arugam Bay, è lì che dobbiamo essere! Il “durante” sarà la parte migliore del viaggio, come diceva qualcuno. Per questo, quando viaggiamo, siamo sempre restii a programmare ciò che faremo il giorno dopo e l'idea di prenotare un hotel dall'altra parte dell’isola tra un tot numero di giorni ci sembra semplicemente assurda. Magari i miei programmi cambieranno, magari incontrerò persone che mi faranno andare da altre parti. Ma non importa, anzi. Tutto il resto è parte del viaggio stesso, bello perché imprevedibile, assolutamente non organizzato eppure, in qualche modo, sempre sensato. E a questo punto l’attenzione del lettore dà i primi segni di cedimento. Siamo tutti di fretta. Ci piace leggere poco e velocemente. Ci piacciono le immagini. E allora io questo viaggio ho intenzione di raccontarlo così, a modo mio, nella forma che mi riesce meglio. Con le immagini.
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Questo signore ha in mano uno “stick”. È uno “stick fisherman”, un pescatore che ogni mattina all’alba e ogni sera al tramonto, quando il mare lo permette, pesca appeso a un palo conficcato sulla riva, un bastone che viene tramandato di generazione in generazione. Se siete nei pressi di Mirissa, potete andare a fotografare gli “stick fishermen”: loro vi chiederanno in cambio dei soldi, voi cercate di barattare con qualcosa di diverso, sigarette per esempio!
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Un simpatico signore di Ella sta disegnando una mappa che ci condurrà attraverso un sentiero “segreto” (almeno per i turisti) e che, dopo tre ore, ci porterà a Little Adam’s Peak, passando per sterminate piantagioni di tè verde...
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Stiamo diligentemente seguendo le indicazioni del simpatico signore di Ella. Appunto dopo appunto. Ed ecco lo straordinario panorama che i nostri occhi hanno la fortuna di osservare.
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Spesso durante il vostro viaggio verrete fermati da bambini curiosi. Alcuni vorranno soldi, altri si metteranno in posa per una foto, altri ancora vi chiederanno una penna per la scuola o “iscul pen”, come la chiamano loro. Se comprate una bella scorta di Bic prima di partire, farete davvero la gioia di tanti bambini che, anche se sembra impossibile, non possono permettersi di comprare una penna per disegnare, scrivere, imparare. Sorrisi a volontà.
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Spostandovi da sud verso il centro, potete decidere di fare il safari nel Parco Nazionale di Yala. È un'esperienza sicuramente memorabile, ma forse un po’ turistica. Nella parte orientale dell’isola, come scopriremo solo più tardi, ci sono percorsi dove con un semplice tuk tuk, un po' di pazienza e un pizzico di fortuna, potrete scoprire cose che non avete mai visto nella vostra vita.
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Peanuts Farm. Se non amate la calca sulle onde, vi conviene spostarvi verso sud. A venti minuti da Arugam Bay c’è un piccolo paradiso (per ora) incontaminato, dove le onde sono lunghe e facili e dove la pace regna sopra ogni cosa.
I PESCATORI DI ARUGAM BAY SI RILASSANO DOPO UNA LUNGA NOTTE PER MARE
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SURFER: MARCO BELLONE
La meta più ambita dai surfisti in agosto è ovviamente Arugam Bay, sulla costa orientale dell’isola. Qui surfer e pescatori convivono ormai da anni, ammirano l’alba insieme e sguazzano nell’odore fortissimo (quasi nauseante) del pesce! Se avete uno stomaco forte, alzatevi alle cinque del mattino e aspettate che i pescatori tornino dalle uscite notturne. Oppure osservateli mentre escono alle prime luci dell’alba per catturare l’ultimo pesce prima che il mare si svegli. Ne vale davvero la pena!
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Gli autobus dello Sri Lanka sembrano cadere a pezzi da un momento all’altro. Eppure per i viaggi brevi sono la soluzione perfetta. Non costano quasi nulla e sono molto veloci. L’unico problema è la colonna sonora: un mix tra musica indiana e pezzi da discoteca anni 90 che viene pompato a tutto volume da due enormi casse per TUTTA la durata del viaggio...
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Il 26 dicembre 2004, durante i festeggiamenti per il plenilunio (poya), lo Sri Lanka, al tempo già scosso da forti tensioni interne, fu colpito da un violentissimo tsunami che tolse la vita a più di 30.000 persone. Queste case colorate che sembrano rifugi per elfi, in realtà, sono state donate ai senzatetto nei dintorni di Pottuvil, presso la baia di Arugam.
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Siamo nei pressi di Elephant Rock. Tornando da Peanuts Farm, ogni giorno al tramonto, avrete la possibilità di osservare gruppi di elefanti spostarsi lentamente all’orizzonte. A volte quell’orizzonte può ridursi a qualche centinaio di metri di distanza e, se avrete la fortuna e il coraggio di avvicinarvi a piedi nei campi per osservare più da vicino, capirete cosa significa sentirsi impotenti di fronte alla natura. A noi è capitato di vedere due elefanti combattere: siamo rimasti immobilizzati per più di mezz’ora. Il nostro tuk tuk driver, che da 28 anni vive nella zona, dice che siamo stati molto fortunati: nemmeno lui aveva mai visto nulla del genere.
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SNOWBOARDING TESTI DI ANDREA PESTARINI FOTO DI MARIA BONO
MAI STRACC II «Ancora oggi il ricordo di quelle prime immagini mi fa venire la pelle d’oca: non una nuvola in cielo, non un filo d’aria, ma l’Antartide in tutta la sua magnifica bellezza. Avvistiamo terra, i primi iceberg, le balene ovunque...»
NELL'ULTIMO NUMERO ABBIAMO LASCIATO L'EQUIPAGGIO DEL “MAI STRACC” - ANDREA PESTARINI, LA MOGLIE CHICCA E IL GATTO “MOSTRO” - NELLE ACQUE DEL CANAL DI BEAGLE, IN PIENA TERRA DEL FUOCO. ORA IL VIAGGIO PROSEGUE FINO ALLA META FINALE, L'ANTARTIDE, TRA VENTI IMPOSSIBILI E POTENTI CORRENTI, MARINAI E BALENE, ICEBERG E PAESAGGI INDIMENTICABILI... LA PAROLA AL PROTAGONISTA, ANDREA, CHE VIVE SULLA SUA BARCA A VELA DA OLTRE 15 ANNI.
(...) Diversi ghiacciai si gettano in mare dalla Cordigliera e le parole ancora una volta non bastano per descrivere ciò che si vede. All’interno di Seno Pia, il fiordo che nasconde i due ghiacciai più maestosi della zona, troviamo il Toupa semi-sommerso (la barca a vela dei francesi conosciuti qualche giorno prima a Puerto Profondo, ndr). Marie e Yves sono stati tratti in salvo dalla Marina Cilena: è un incidente che non racconterò, è la loro storia e io non ho né il diritto né la fantasia per poterlo fare. Dirò solo che
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il Toupa l’abbiamo recuperato grazie all’abilità di un marinaio eccezionale di nome Pascal, agli sforzi incredibili di altri ottimi navigatori come Giorgio Adrizzi, Brice e Hervé del “Peau d’Orange” e anche ai “nostri” Chicca e Andrea del Mai Stracc, una barca piccola dal cuore grande. Dopo il salvataggio, proseguiamo per Puerto Williams, dove il nostro viaggio nei canali della Patagonia giunge a termine. Due mesi e 15 giorni per più di 1.000 miglia difficili, bagnate, impossibili da dimenticare...
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GENTE COME NOI Dopo qualche giorno di riposo, partiamo per Ushuaia, 25 miglia più a est di Puerto Williams, una cittadina argentina che offre di tutto: supermercati di tipo europeo o americano e buone possibilità di reperire pezzi di ricambio. Ushuaia è situata in un contesto di rara bellezza, ma in sé non è un gran che. Luogo di frontiera prima e città carceraria poi, è stata stravolta dal boom degli ultimi anni, anche se conserva una storia affascinante, raccontata in modo esemplare da Lucas Bridges in “Ultimo confine del mondo, viaggio nella Terra del Fuoco”. Le possibilità di ormeggio sono abbastanza precarie; ci sono il pontile dell'AFASyN o il Club Nautico, ma il ridosso (riparo, ndr) dal vento è inesistente e, in caso di raffiche da est, la baia diventa pericolosissima. Noi ormeggiamo al pontile dell’AFASyN in quarta fila, accanto a barche appena tornate dall’Antartide: tutte in alluminio o acciaio, spesso lunghe il doppio del Mai Stracc e studiate appositamente per la navigazione in
queste acque inospitali. A terra incontriamo marinai incredibili, chi famoso come Isabelle Autissier, chi no, comunque tutti con quel bagaglio di esperienza infinita che solo il Grande Sud può dare. Ritroviamo anche Antonio Guglielmo, un vecchio amico che da anni lavora con la sua barca quaggiù, e conosciamo Moreno, appena rientrato dal suo secondo viaggio in Antartide con “Fortuna”, il suo Ovni 39. Infine ci sono Yves e il Toupa: lui realmente mal messo da un punto di vista psicologico, la barca che ricorda le immagini viste in TV dopo il nubifragio in Liguria (ottobre 2011, ndr)...
RISALIRE DAL FONDO La gente come noi non possiede una casa: è “a bordo” che si raccolgono i ricordi di tutta una vita, le foto, i libri amati, i documenti, le carte e gli oggetti che abbiamo conservato in tanti anni. Tutto il nostro passato, insomma. Per noi le nostre barche sono le nostre case, il nostro mondo, la nostra scelta di
«La gente come noi non possiede una casa: è “a bordo” che si raccolgono i ricordi di tutta una vita, le foto, i libri, i documenti, le carte e gli oggetti che abbiamo conservato in tanti anni.(...) Per noi le barche sono le nostre case, il nostro mondo, la nostra scelta di vita»
«Una tensione non sempre facile da dominare... Soprattutto quando soffia così forte da aver paura che le cime di ormeggio si rompano o quando si vede la struttura del pontile oscillare sotto le raffiche che sdraiano le barche...»
vita. A Marie e Yves, quindi, in un attimo sono andati a fondo non solo una barca ma anche 30 anni di vita. Marie si trova in ospedale in Francia, Yves è distrutto. Mi avvicino, gli parlo e ci mettiamo d’accordo: io aiuterò lui a ricostruire il Toupa, lui aiuterà me pagandomi un poco per il mio lavoro. Decidiamo così di fermarci per passare l’inverno a Ushuaia. Quando arriva, quasi tutte le barche spariscono, per migrare verso climi più ospitali. A bordo del Toupa smontiamo tutto e cominciamo a ricostruire. Riusciamo a salvare il motore e le pompe elettriche, il frigo e la cucina, mentre l’elettronica è ovviamente persa e dobbiamo rifare completamente tutti gli impianti. Buttiamo via tonnellate di cose. A volte abbiamo fino a 30cm di neve in coperta: è quando Ushuaia indossa i suoi abiti più belli. Riusciamo anche ad alare (mettere a terra, ndr) la barca di Yves per intervenire sullo scafo e montare i due timoni nuovi che un saldatore locale ci ha costruito con dell'alluminio navale arrivato dalla Francia. Una volta che l'abbiamo rimessa in acqua, l’emozione è grande, specie quando a motore
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muove i primi passi della rinascita... Marie, al ritorno dalla Francia, quasi non riesce a credere che la sua barca sia realmente andata a fondo.
NUOVA VITA Non lavoriamo solamente, passiamo anche del tempo con chi in Antartide ci va tutti gli anni e cominciamo a raccogliere informazioni... Senza dirlo a nessuno, iniziamo a pensare alla nostra Antartide. Conosciamo anche dei personaggi favolosi, come Ian del "Persimon", un passato da produttore di kiwi, un presente da navigatore di grande esperienza, e gli indimenticabili Antoine e Julie, 20 anni di passione e già diversi attraversamenti dello Stretto di Drake (tra il Sud America e l'Antartide, ndr) effettuati come equipaggio in barche da charter. Antoine e Julie: così giovani e così forti! Passeremo un sacco di tempo insieme e, come sempre in questa vita, le differenze di età quasi non si sentiranno. Nel frattempo, però, l’inverno sta finendo e il Toupa è quasi pronto a rimettersi in viaggio: quando Marie e Yves, ai primi
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di novembre, ripartono verso nord è un'emozione grande per noi e per tutti quelli che ci hanno dato una mano a riportare una barca in vita. Ora c’è da pensare al Mai Stracc e a noi, a prepararci bene per questo incredibile viaggio che ci porterà ancora più a sud, a questo viaggio che mi tira giù dal letto alle 4 del mattino già da qualche mese, creandomi una tensione non sempre facile da dominare... Soprattutto quando soffia così forte da aver paura che le cime di ormeggio si rompano o quando si vede la struttura del pontile oscillare sotto le raffiche che sdraiano le barche ormeggiate...
LA BURIANA Dicembre, e parto con Ian per fare un charter con quattro francesi: Capo Horn e i ghiacciai. Chicca rimane a Ushuaia a bordo del Mai Stracc, ormeggiata a un gavitello. È l’inizio di una settimana durissima, con un tempo sempre pessimo sino al 13, quando diventa impensabile che esista così tanto vento. Noi siamo ormeggiati a Puerto Toro, a metà strada fra Capo Horn e Puerto Williams. Ci troviamo a 20 metri dagli alberi, non si riesce a respirare guardando a prua e non si riesce a stare in piedi in coperta... Chicca, però, è sola a bordo del Mai Stracc, dove le condizioni sono ancora peggiori: a Ushuaia il ridosso non è eccezionale e le montagne accelerano il vento già fortissimo, affondando diverse barche nella notte. Due polacchi muoiono nel momento in cui la loro barca si sfascia sugli scogli. Alla fine, il Mai Stracc supera la buriana perdendo il generatore eolico strappato dalla forza delle raffiche. In capitaneria di porto a Ushuaia registreranno punte di vento a 85 nodi. Io rientro a bordo 10 giorni dopo – nonostante le condizioni meteo proibitive, la crociera è stata un successo – e subito ripartiamo con il Mai Stracc per un giro nel Canal Beagle, prendendo il toro per le corna, senza lasciare che la tensione si trasformi in un’ansia troppo profonda. Il giro è bellissimo, stavolta la meteo (la “finestra meteo”, ndr) ci aiuta, ma decidiamo che per l’Antartide dobbiamo essere in tre. Perciò contattiamo un amico francese conosciuto in Thailandia e incontrato qua e là per il mondo e cominciamo a preparare una cambusa per tre mesi.
SI RIPARTE Il 15 dicembre il Mai Stracc lascia Puerto Williams “prua a sud” verso la terra incognita. Il Drake ci lascia passare senza tartassarci troppo; la finestra è realmente buona, così dopo cinque giorni e mezzo, con una giornata perfetta, atterriamo su “un altro pianeta”. Ancora oggi, a qualche mese di distanza, il ricordo di quelle prime immagini mi fa venire la
pelle d’oca: non una nuvola in cielo, non un filo d’aria, ma l’Antartide in tutta la sua magnifica bellezza. Avvistiamo terra, i primi iceberg, le balene ovunque...Entriamo nell’ancoraggio di Melchiorre che ancora non parliamo: noi tutti ammutoliti, minuscoli, in questa natura enorme che ci soverchia e ci fa sentire meschini. Ormeggiamo con l'àncora e quattro cime legate a cavi d’acciaio che passiamo intorno alle rocce (li abbiamo preparati in navigazione per far sì che le cime non si rovinino lavorando sugli scogli). Scendiamo a terra, camminiamo sulla neve, osserviamo i pinguini che sono buffi e simpatici, facciamo gli scemi scivolando giù dalle colline innevate ma, soprattutto, ci guardiamo intorno stupiti e meravigliati. Da Melchiorre ci spostiamo, poi, a Port Lockroy, un tempo base baleniera, poi centro di ricerca sulle balene e attualmente museo. Sulla spiaggia ci sono ancora gli scheletri di questi incredibili animali. Scendiamo ancora più a sud, attraversando lo Stretto di Le Maire per arrivare a Pleneau e poi le Argentine Island accanto alla base ucraina di Vernadsky: il nostro ancoraggio è più a sud di 65° 15' latitudine sud! Qui facciamo festa con il personale della base, conosciamo le otarie e una famiglia di pinguini “differenti”: gli Adelaide.
IL LIBRO 10 anni di navigazione, 10 anni di vita. Andrea Pestarini racconta delle sue traversate atlantiche. New York, Polinesia e Pacifico Australe. Edizione Il Frangente.
LA NOSTRA ANTARTIDE Ogni ancoraggio e ogni navigazione meriterebbero il capitolo di un libro: la paura, quando con vento forte non capisci se quella è un’onda che si frange piuttosto che un pezzo di ghiaccio da evitare. Oppure quando a motore, sfiorando decine di iceberg nella calma più assoluta, temi di perderti perché «quello è un altro iceberg oppure l’isola che dovrebbe essere proprio lì e che dovremmo lasciare a sinistra?». O, ancora, quando ormai comincia a tornare la notte (in Antartide siamo rimasti due mesi e all’inizio avevamo 24 ore di luce) e dalla dinette sentiamo un boato che ci spinge a uscire in pozzetto di volata: il fronte del ghiacciaio sotto il quale siamo ormeggiati sta crollando in mare, creando uno tzunami di growler (piccoli iceberg, ndr) contro cui il Mai Stracc si strofina per tutta la notte... Senza dimenticare la lunga attesa di una finestra meteo non dico buona, non dico decente, solo cattiva e non cattivissima, che ci permetta di riattraversare il Drake, ritornare nelle acque della Patagonia e doppiare Capo Horn per la seconda volta.
IL MONDO A COLORI... E il momento arriva, il momento di affrontare di nuovo queste 600 miglia che dopo 20 anni passati in mare dovrebbero sembrare poche e che, invece,
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sono infinite: 600 miglia di bolina pesante che diventa durissima vicino a un Capo arrabbiato (non infuriato, per fortuna, anche se i piovaschi di neve sono forti davvero). Poi le ultime 30 miglia a motore per risalire il Canal Beagle e tornare a Puerto Williams. La mattina dell’arrivo siamo felici, incredibilmente felici: due mesi di tensione svaniti di colpo e la consapevolezza che ora l’Antartide non ce la porta via nessuno. È bello ritrovare i colori, vedere gli alberi, camminare nel bosco colorato dall’autunno. Per due mesi abbiamo vissuto in bianco e nero e ora questa profusione di verdi, gialli e rossi! Camminiamo e io racconto la mia Antartide a Chicca, come se non fosse stata accanto a me; a lei capita lo stesso, forse è così per tutti... Alla sera organizziamo un barbecue con gli equipaggi di altre barche; complice il vino, tutti parlano tutte le lingue, tutti ridono e sono contenti. Siamo andati in Antartide e siamo anche stati capaci di tornare indietro! Qualche giorno di riposo e il nostro amico ci lascia per tornare alla sua barca, mentre noi mettiamo la prua verso nord e verso il caldo che dista ancora non poche miglia.
IL RITORNO Risaliamo i canali sino a Punta Arenas abba-
stanza facilmente, ma purtroppo l’ormeggio di fronte alla città è quanto mai inadeguato: spesso c’è troppo vento per poter scendere, a volte ce n’è troppo per poter tornare a bordo. (...) Prima di sboccare in Atlantico, lo Stretto di Magellano ha due strettoie, chiamate Prima e Seconda Angostura e percorse da correnti di marea fortissime. Noi ci troviamo ancorati dopo la Seconda, in attesa della corrente favorevole per attraversare la Prima. Cerchiamo di aiutare le àncore con il motore, ma non riusciamo a impedire al Mai Stracc di “arare” sul fondo. (...) Qualche altra ora di delirio e riusciamo a tornare dietro il ridosso. Ma le difficoltà non sono ancora finite: passata la Prima Angostura, ci ormeggiamo dietro Punta Dungeness, in attesa di un giro di vento da sud ovest. E quando questo arriva, è nuovamente feroce. Seguendo i consigli di un comandante di rimorchiatore, ci dirigiamo all'ancoraggio “Condor”, meglio ridossato. Tre ore per tre miglia, con il motore al massimo e la prua impossibile da tenere al vento, facendo bordi a motore nell’oscurità più assoluta, con Chicca appiccicata allo schermo del Radar e al GPS. (...) A nord di Porto Deseado le cose migliorano: Caleta Horno è un paradiso e finalmente a Mar del Plata termina il Grande
Sud. A Salvador de Bahia, più di 3.000 miglia a nord dell’ancoraggio più a sud raggiunto, termina l’avventura antartica del Mai Stracc, iniziata a Tahiti quasi due anni prima.
UN BILANCIO? Ora sto scrivendo queste righe da una stanza in affitto a Milano. Fuori il grigio novembre lombardo, dentro? Non so. Forse dovrei fare un bilancio, ma non ne sono in grado. I bilanci possono trarli quelli che hanno trovato delle risposte, io continuo ad avere solo domande. È stata un’impresa? Non credo, a meno che vivere la nostra vita non lo sia. Io ho l’enorme fortuna di poter scegliere le mie rotte, appoggiato da una moglie che ancora non mi ha chiesto il divorzio e da una barca che accetta tutte le mie follie, pur essendo stata costruita 35 anni fa. Quindi, non avendo risposte, non mi resta che continuare a cercare: il viaggio non è finito e non finirà. Il 5 dicembre un aereo mi riporterà in Brasile, a casa, a bordo della mia barca. Chicca mi raggiungerà poco dopo, e ripartiremo.
Noi navighiamo, se volete possiamo farlo insieme. www.maistracc.com
NOVEMBRE 2012 30 FIRENZE
NELSON MANDELA FORUM
DICEMBRE 2012 01 02 04 05 07 08 11 12 14 16 17
FIRENZE FIRENZE ore 17:00 ROMA ROMA BOLOGNA PADOVA TORINO TORINO BERGAMO LA SPEZIA LA SPEZIA
NELSON MANDELA FORUM NELSON MANDELA FORUM GRAN TEATRO GRAN TEATRO PALA DOZZA GRAN TEATRO GEOX TEATRO COLOSSEO TEATRO COLOSSEO TEATRO CREBERG TEATRO CIVICO TEATRO CIVICO
GENNAIO 2013 19 21 22 23 25 26 28
LUGANO (CH) MILANO MILANO BRESCIA RIMINI CASTEL DI SANGRO (AQ)
NAPOLI
FEBBRAIO 2013 01 05 06 08 18 20 21 22 23 28
CATANIA PESCARA FROSINONE MONTECATINI (PT) GROSSETO LIVORNO LIVORNO PISA ANCONA UDINE
IL TOUR CONTINUA...
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PALA CONGRESSI TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI TEATRO DI BRESCIA 105 STADIUM PALASPORT TEATRO AUGUSTEO
TEATRO METROPOLITAN TEATRO MASSIMO PALA FROSINONE TEATRO VERDI TEATRO MODERNO TEATRO GOLDONI TEATRO GOLDONI TEATRO VERDI PALA ROSSINI TEATRO NUOVO G. DA UDINE
ANDREA GIACCA NIKE MAGLIONE STONE ISLAND PANTALONI GAZZARINI SCARPE FRANKIE MORELLO MARIA MAGLIA REEBOK MAGLIONCINO CHEAP MONDAY GONNA PAOLO ERRICO LEGGINS ADIDAS BY STELLA MCCARTNEY SCARPE CHEAP MONDAY
dreaming mountain A CURA DI SIMONA CONTALDO FOTO: ALESSIO BERETTA STYLING: MAELA LEPORATI HAIR AND MAKE-UP: ZAIRA FONTANETO MODELS: ANDREA@I LOVE MODELS | MARIA@IMG
MARIA BODY PAOLO ERRICO GIACCHINA MMISSONI GILET LUNGO AVANT TOI LEGGINS NIKE STIVALETTI ROBERT CLERGERIE
ANDREA GIACCONE FRANKIE MORELLO CANOTTA MODEL'S OWN LEGGINS REEBOK SCARPONCINI STONE ISLAND
ANDREA MAGLIONE FRANKIE MORELLO GIACCONE BARK PANTALONI CORTI FRANKIE MORELLO LEGGINS REEBOK SCARPE FRANKIE MORELLO MARIA ABITO MMISSONI PIUMINO ADIDAS BY STELLA MCCARTNEY TUTA MARIOS SCARPE CHEAP MONDAY
ANDREA MAGLIA A COLLO ALTO AVANT TOI PIUMINO SMANICATO STONE ISLAND PANTALONI PROPAGANDA NOIRE
MARIA MAGLIA JUCCA TUTA ROBERTO PIQUERAS ABITO CHEAP MONDAY GIACCA IMPERMEABILE BARK CAPPOTTO IN MAGLIA MMISSONI
ANDREA MAGLIA E PANTALONI GAZZARINI LEGGINS NIKE GIACCA STONE ISLAND SCARPE FRANKIE MORELLO MARIA TOP KOONHOR PIUMINO DIMENSIONE DANZA GIACCA SUZANNE SUSCEPTIBLE PANTALONCINI REEBOK LEGGINS ALESSIA XOCCATO SCARPE CHEAP MONDAY
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A CURA DI TOMMASO RIVA
A CURA DI
FLYING LOTUS Until the Quiet Comes
MUSE 2nd Law
ITALIANS
TAME IMPALA Lonerism
Eclectic
Psychedelic
Bass
Epic
È
davvero emozionante quando succede. Quando capita di mettere su un album e non capire subito tutto al primo secondo di ascolto. E andare avanti, rimanendo dolcemente colpiti da una climax di suoni decisamente drum & bass e da collaborazioni del calibro di Erykah Badu e Thom Yorke. SUPER ALBUM!
N
.B. Questo non è un album da sonnellino! Parliamo dei Muse con le loro colonne sonore da fine del mondo. Sono tre “guerrieri della musica” impeccabili sul palco, potenti come pochi e sempre alla ricerca di suoni nuovi. Pensano “out of the box”, come direbbero gli Inglesi. E spaccano davvero.
I
THE XX Coexist
YOUTH LAGOON The Year of Hibernation
BOBBY BLUE BLAND Dreamer
Drum
Pop
Se il Belpaese torna a far breccia negli States...
ragazzini di Perth hanno fatto molta strada dal loro primo album del 2010. Hanno preso quel rock anni Sessanta e l’hanno reso ancora più potente e psichedelico. Sono quarant’anni indietro o forse dieci avanti? Devono per forza essere la reincarnazione di un Hendrix o di qualche Beatles finito per caso in Australia...
È negli occhi di tutti il Benigni “in tumult” che, durante la cerimonia degli Oscar, salta da una poltrona all’altra sulla testa della Hollywood che conta, per andare a ritirare la statuetta del migliore direttamente dalle mani di Sophia Loren. Ma non di solo «Roberto!» si nutre la passione antica degli USA per il nostro cinema. Basta raccogliere qualche intervista dei registi e degli attori più celebrati: difficile non trovarci citazioni dei soliti Antonioni e Fellini, quando non di maestri “di genere” come Fulci o il Dario Argento che fu. Senza dimenticare Sergio Leone, che a Brooklyn girò il suo capolavoro “C’era una volta in America”, tornato in sala l'ottobre scorso con una versione Director’s Cut restaurata, già presenta-
1991
Polished
Minimalist
hi conosce gli XX dal primo album non si aspetti da questo nuovo disco una cannonata di entusiasmo. La voce di Jamie Smith è come sempre calda e impeccabile; l’album è molto pulito, senza sbavature, ma forse un po’ pretenzioso rispetto al primo. Sicuramente meno originale, a tratti noioso.
C
Pop
Dream
i siamo persi questo disco nel 2011. Non l’abbiamo visto perchè non abbiamo osservato bene. Youth Lagoon è il ragazzo timido della classe, quello innamorato di te che, però, non si fa vedere. Canta quasi da lontano, protetto da semplici e intelligenti riff di chitarra e tastierine dream pop.
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ta a Cannes in una première tutta esaurita. Oggi l'italico testimone è nelle mani di Luca Guadagnino, per il recente caso di “Io sono l’amore”, passato da Venezia al Culinary Cinema di Berlino e proposto per l’Oscar, e di Paolo e Vittorio Taviani, candidati italiani agli Academy Award 2013 con il loro “teatro carcerario”. Ma il più atteso di tutti è di sicuro il prossimo Gabriele Muccino, alla sua terza pellicola a stelle e strisce, con “Quello che so sull'amore”, in uscita a gennaio 2013. Un film sulle seconde occasioni e gli affetti familiari (con un po' di calcio) prodotto e interpretato da Gerard Butler, con Jessica Biel, Catherine Zeta-Jones, Dennis Quaid e Uma Thurman. Che dire…? Wow!
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2006
2008
2011
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orniamo per un attimo nel 1974. Bobby Bland si guadagna il rispetto internazionale per aver conquistato il mondo del blues con la sua voce e il suo sex appeal. “Ain’t No Love in the Heart of the City” vi rimarrà in testa per settimane. Qua parliamo di una perfetta fusione tra Rhythm e Blues.
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MEDITERRANEO
LA VITA È BELLA
LA RICERCA DELLA FELICITÀ
IO SONO L'AMORE
CESARE DEVE MORIRE
Film da Oscar per Gabriele Salvatores che, grazie anche all'interpretazione di Abatantuono, Cederna, Bisio e altri, sbanca l'Academy Awards.
Una sorpresa commovente e divertente, nonostante il tema grave, con cui Benigni, regista e attore, stupisce tutti, conquistando ben tre Oscar.
Il sogno americano visto da Gabriele Muccino, che sbarca in America per dirigere Will Smith. L'incontro tra il nuovo cinema italiano e il grande cinema USA.
Diretta da Luca Guadagnino, la saga di una famiglia dell’alta borghesia che piano si sgretola. Un caso nelle sale USA, un piccolo evento tricolore.
Il “Giulio Cesare” shakespeariano rappresentato con successo sul palcoscenico di un carcere romano ha già vinto l’Orso d’Oro alla Berlinale.
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FOOD
UNA RICETTA DI ROBERTO DI MAURO ATTREZZATURA FORNITA DE MEGACHEF TESTO DI GIORGIA BARONI FOTO DI TOMMASO RIVA
Crostatina di farro e cachi al cucchiaio • FIG. 1 Mettere le mandorle in un mixer di piccole dimensioni insieme a 2 cucchiai d’acqua e 2 cucchiai di olio di mais (con un frullatore più grande, raddoppiare le dosi per agevolare il lavoro delle lame). • FIG. 2 Frullare fino a ottenere una sorta di burro di mandorle cremoso e omogeneo; lasciare compattare in freezer per 30 minuti. • FIG. 3 Nel frattempo, sbucciare i cachi e frullare la polpa. • FIG. 4 Mettere in una ciotola 50g di burro di mandorle e aggiungere 1 cucchiaio di miele fiori d’arancio. • FIG. 5 Unire 3 cucchiai di farina di farro e, sempre mescolando, aggiungere 1 cucchiaio di farina tipo 00, 1 cucchiaio di zucchero di canna
> >
e il lievito per dolci biologico. • FIG. 6 Amalgamare con le mani dal basso verso l’alto, fino a ottenere un impasto compatto. • FIG. 7 Coprire con il cellophane e uno strofinaccio umido e lasciare riposare in frigorifero per circa 1 ora. • FIG. 8 Nel frattempo, preparare le decorazioni per il piatto, tagliando le albicocche secche a listarelle e frantumando le nocciole con un coltello o un batticarne. • FIG. 9 Far scaldare il forno a 170 gradi. • FIG. 10 Dividere l’impasto a piacere (metà impasto = 1 crostatina), spolverare con della farina e stendere con il mattarello. • FIG. 11 Depositare l’impasto in una piccola teglia antiaderente, aggiustando i bordi.
• FIG. 12 Tagliare dai bordi la pasta in eccesso e utilizzarla eventualmente per creare delle decorazioni con gli stampini. • FIG. 13 Bucherellare il fondo e i bordi della teglia con una forchetta. • FIG. 14 Riempire lo spazio cavo con un involucro di riso o legumi secchi avvolti nella carta stagnola (per mantenere la forma della crostatina). • FIG. 15 Far cuocere la crostatina e, a parte, le decorazioni fatte con la pasta avanzata, in forno per 25 minuti a 170 gradi, controllando la cottura di tanto in tanto; 5 minuti prima di sfornare, togliere l’involucro di alluminio. • FIG. 16 Riempire la crostatina con la polpa dei cachi e impiattare, decorando con noci e albicocche secche.
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INGREDIENTI X 2 MIELE FIORI D’ARANCIO: 1 CUCCHIAIO FARINA DI FARRO: 3 CUCCHIAI (35g) FARINA TIPO 00: 1 CUCCHIAIO (15g) LIEVITO PER DOLCI “BIO”: 3g
MANDORLE PELATE: 20 (25g) ACQUA: 2 CUCCHIAI OLIO DI MAIS: 2 CUCCHIAI CACO “VANIGLIA” MATURO: 1
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ZUCCHERO DI CANNA: 1 CUCCHIAIO (20g) ALBICOCCHE SECCHE (decorative): 4 NOCCIOLE (decorative): 20g RISO O LEGUMI SECCHI: 1 pugno
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CONTRIBUTORS
mirco bergamasco
phitted!
a scuola di rugby
PHIT 15 NOV/DIC 2012 ANNO III BIMESTRALE 3,90 euro
Sri Lanka photo story
l'Antartide in barca a vela
5 °1 N
PHIT 15 IN COPERTINA Mirco Bergamasco fotografato da Alessio Beretta
Anna Gregorio
Chef Roberto Di Mauro
Davide Fedeli
Triestina giramondo, ha un curriculum stratosferico come i satelliti di cui si occupa. Docente e ricercatrice di Astrofisica all'Università di Trieste, grande sportiva, quando non è tra le stelle va per mare in barca a vela.
È chef, docente di cucina e consulente gastronomico per importanti ristoranti, magazine e trasmissioni TV. I suoi piatti sono un’armonica fusione di natura, umanità, tradizione ed estro. robertodimauro. blogspot.com.
36 anni, sposato e papà di due gemelle, è cresciuto con la palla da rugby in mano alla Scuola Amatori di Milano e da allora non ha più smesso di giocare. Quando non è in giro per lavoro, è sul campo o a un terzo tempo...
Autorizzazione Tribunale di Tortona: Num. Reg. Stampa 1/2010
PHIT.IT
Direttore responsabile Federico Riva f.riva@phit.it Direttore esecutivo & Fashion director Simona Contaldo s.contaldo@phit.it Art director Federico Riva f.riva@phit.it Photo editor Tommaso Riva t.riva@phit.it Caporedattore Alessia Giorgia Pagano a.pagano@phit.it In redazione: Andrea Zavaglia, Giorgia Baroni, Maela Leporati, Micol Della Penna Philmotion a cura di 35mm (Mattia Pasquini e Paolo Piccioli) Foto di: Alessio Beretta, Damiano Levati, Maria Bono, Red Bull Stratos / Red Bull Content Pool, Red-Photographic.com, Sebastian Marko, Tommaso Riva
IL BLOG Andrea Pestarini, Chicca Bono e "Mostro" Lui inizia a navigare da ragazzino, nel 1994 si classifica secondo al rally atlantico A.R.C e nel 1995 vince le "Colombiadi". È l'anno che gli cambierà la vita, dopo l'acquisto di un Westerley 36, in seguito denominato "Mai Stracc" e mai più abbandonato... Da questo momento in poi, infatti, il mare per Andrea non sarà solo una passione ma anche (e soprattutto) una scelta: a bordo vivrà e lavorerà, grazie alle crociere organizzate per appassionati di vela in cerca di viaggi insoliti. Dopo 15 traversate atlantiche, dal 2002 è il Pacifico ad attirarlo, dal 42esimo parallelo Sud, attraversato in pieno "autun-
no australe" agli iceberg del nord. Sempre alla ricerca di qualcosa di vero e "diverso" (a volte intravisto in qualche atollo polinesiano...), Andrea è probabilmente l'unico italiano ad aver portato la sua barca da 62° Nord a 65°15' Sud e ad aver attraversato quasi tutte le longitudini esistenti. Condivide la vita in mare con la moglie Chicca, impegnata dietro la macchina fotografica, la videocamera e i fornelli, e il fedelissimo gatto "Mostro", membro dell'equipaggio da dodici anni, nato "venezuelano", oggi marinaio. E il viaggio del Mai Stracc continua... Per info: www.maistracc.com.
Illustrazioni di: Giulia Salemi Un progetto grafico di: K-30 info@kappatrenta.com
UNO 61 srl Editore di riviste e periodici Domicilio Fiscale: Tortona, (AL) Strada vicinale Ribrocca 6/5 Redazione : Via Mecenate 76/22 - 20138, Milano codice fiscale e p. iva: 02283960066 web: http://www.unoseiuno.it / mail: info@unoseiuno.it n. R.E.A.: 241990 - C.C.I.A.A.: ALESSANDRIA Autorizzazione Tribunale di Tortona: Num. Reg. Stampa 1/2010 Presidente: Luca Martinotti Amministratore delegato: Federico Riva, Carlo Salvador
Stampa Stampa Tipografica Derthona Tortona (Al) Distribuzione So.di.p.
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Concessionaria esclusiva per la pubblicità CROSS ADV S.R.L. Unipersonale Sede operativa via Marina, 1 20121 Milano tel 02.84577631 info@crossadv.it
PHIT15 è stato chiuso il 15/10/2012. La redazione si impegna a verificare preventivamente la correttezza dei dati riportati, ma non si assume alcuna responsabilità per eventuali errori, omissioni o cambiamenti.
Si ringraziano: Annalisa Di Cataldo; Daniela Firpo; Diego Jirillo; Ibrahem e il suo tuk tuk; Lisa Scappin; Marco Bellone; Marco Contaldo; Roberta Tomelini di RDP; l'associazione Rugby Parco Sempione
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