Phoenix Fanzine n° 10

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Phoenix Fanzine N° 10 Data di pubblicazione: 30 Settembre 2017 @Phoenix Fanzine 2013-2017 http://phoenixfanzine.wixsite.com/phoenix-rebirth Contattateci su phoenix.fanzine@gmail.com Seguici anche su facebook: https://www.facebook.com/phoenixlafanzine/


Benvenuti

Bella raga!!! Siamo arrivati al NUMERO 10!!! Per chi non mi conoscesse io sono Sparky e insieme a Fiamma sono la mascotte della rivista. Siamo felicissimi che il team di Phoenix si stia allargando semrpe di più, a dimostrarlo c’è questo numero pieno zeppo di storie, così pieno che abbiamo avuto difficoltà a far entrare l’indice in una sola pagina!

Troverete storie vecchie e nuove di autori esordienti ma con una grande passione per il disegno o la scrittura! Per la copertina abbiamo scelto come tema “il rientro a scuola/università” disegnando i protagonisti delle storie in versione scolastica. Ma ora basta parlare! Andate a leggere e fateci sapere cosa ne pensate! Buona lettura.


News

- Anna Catalano fa il suo esordio come Junior con la sua storia “Stupid Changes” - Abbiamo aggiornato il sito dove troverete tutte le schede degli autori e i link delle singole storie, più tante altre informazioni e curiosità - E’ entrato a far parte del team Salvatore Oliviero, fratello della nostra Saphir Vi, con cui collabora nella nuova light novel “Children”


Indice MANGA: Heart Eyes cap 3................................pag 6 (Autrice: “Rin” Elisa Neri) Sangkhum cap 8................................pag 27 (Autore: “Minaca” Francesco Nappi) Solo te cap 2......................................pag 54 (Autrice: Martina Patrizia Olivi) Chrono Story cap 4...........................pag 80 (Autrice: “Saphir Vi” Viviana Oliviero) Lyly ed i demoni di Got cap 2...........pag 106 (Autore: “Ataru”) CONTEST...........................................pag 127

JUNIOR:............................................pag 134 S.c.I.F. cap 1.......................................pag 136 (Autrice: “Cucci” Alessia Tirabassi) Stupid changes cap 0.........................pag 163 (Autrice Anna Catalano) LIGHT NOVEL: Children- il futuro non è nostro cap 1...pag 179 (Scrittore: Salvarore Oliviero Disegnatrice: “Saphit Vi” Viviana Oliviero)



























































































































Risultati contest

COnosciamo I VINCITORI DEL CONTEST A TEMA PIRATI!


Risultati contest Nome: Gilda ‘’Calien’’ Cognome: Profeti Titolo: “Per i sette mari!” Descrizione: Non ha un nome, non ho idea di come mi sia uscita fuori, ma mi piace un sacco. Non sono brava a disegnare i pirati (mai piaciuti, a dire il vero) ma per Phoenix si fa tutto :D Mi sono divertita a disegnarla :3 Nome pagina FB: Prescelti di Einays https://www.facebook.com/PresceltiDiEinays/?ref=br_rs&sw_fnr_ id=2209790665&fnr_t=0 Nome pagina DA: https://calien17.deviantart.com/

TERZA CLASSIFICATA



Risultati

Commento di Yukimoe: Congratulazioni a Cassandra per il secondo posto! Adoro come hai reso Hydra la trovo molto carina. Poi l'ambientazione è davvero molto suggestiva e i colori che hai usato li trovo molto brillanti. Mi ha davvero interessato e meravigliato! Ottimo lavoro e Bravissima.


contest

Nome : Cassandra Cognome : Ferloni Titolo lavoro : “All’arrembaggio sull’infinito” Descrizione : Ho voluto rappresentare Hydra intenta a guardare sulla mappa un tesoro sconosciuto mentre alle sue spalle il sole tramonta, facendo diventare il tutto surreale, come se quel piccolo momento fosse appunto infinito... Nome Pagina : Pencil’ Stroke

SECONDA CLASSIFICATA


Risultati contest Ed ecco a voi colei che ci ha rapiti con il suo disegno! Congratulazioni Giulia!

Nome: Giulia Cognome: Benatti Nome opera: girl flag Descrizione: il disegno rappresenta Saphir in viaggio col suo pappagallino in cerca di avventura azione e soprattutto compagne di squadra con cui condividere le sue pazzie Nome pagina facebook: moe’s art

PRIMA CLASSIFICATA



Junior Eccoci tornati a parlare dei Junior! Nel numero 7 della nostra rivista avevamo annunciato l’apertura di questa sezione, dedicata ai giovani autori dai 15 anni in giù. L’avevamo inaugurata con la nostra cara Cucci, che ora, avendo 16 anni e avendo pubblicato con noi 2 capitoli, è pronta per passare al gruppo dei “Senior”.

Siamo molto orgogliosi di lei e speriamo che anche voi vediate i passi da gigante che ha fatto in questo anno insieme a noi. Nelle prossime pagine troverete il primo capitolo di S.c.I.F!


Prima di proseguire con la lettura delle storie però, abbiamo qualcun’altro da presentarvi: Anna Catalano! E’ entrata nel gruppo il 27 maggio 2017, pronta a mettersi alla prova con la sua storia “Stupid Changes”.

Qui di seguito possiamo vedere la trasformazione che ha subito una bozza iniziale. Che dite, sta imparando?




























Schizzo fatto da Cucci per le Tutor Pan e Miu dopo che si sono lamentate del fatto che loro non hanno mai la fortuna d’inciampare e urtare contro bei ragazzi come Miko.



















Un giorno nella roulette russa Male ai polmoni, la prima sensazione con cui si svegliava nella branda da campo era male ai polmoni. <<Svegliatevi carne da macello! Oggi è il vostro debutto!>>, annunciò una voce roca. Una sirena iniziò a perforare i timpani dei trenta ragazzi presenti nella stanza. Mentre il guardiano di ronda camminava tra i letti frustando i ritardatari, Sol si alzò in fretta e si accodò alla fila indiana che partiva dalla porta e continuava nel corridoio per terminare nel laboratorio centrale. <<Seguite la fila!>>. Diversi uomini in camice bianco davano indicazioni e spogliavano ogni ragazzo dei suoi poveri stracci per consegnargli una divisa da militare verde acido, un colore più allegro non potevano sceglierlo. La fila avanzò lenta e lui venne a sua volta vestito come un lattante e una volta passato il corridoio, si ritrovò davanti una porta bianca. La porta si aprì e un camice bianco lo spedì con un calcio in una stanza bassa e claustrofobica, traforata su tutte le pareti da numerosi buchi. Dopo che una cascata di vapore gli venne gettata addosso per una manciata di secondi la porta si riaprì e lo stesso camice bianco che lo aveva spinto dentro lo cacciò rapidamente fuori. “Bel trattamento”. Sol si avviò verso una porta adiacente, dopo averla varcata, procedette per un nuovo corridoio insieme ad altri ragazzi , quando il panorama si aprì dinanzi a lui sotto forma di una gigantesca sala dal tetto trasparente. Un'enorme folla di bambini urlanti o piangenti saturava l'aria con l’ansia e le ramanzine che i camici bianchi elargivano con generosità a chi non taceva con l'aiuto di un manganello. <<Silenzio ratti di fogna! Oggi siamo qui riuniti per...>>, un coro di latrati e accuse poco amichevoli interruppe un uomo smilzo come un chiodo, in uniforme da ufficiale scientifico. Sol si tappò le orecchie e cercò di respirare lentamente l'aria fetida che il depuratore accademico sotterraneo aveva da offrire, sapeva cosa sarebbe successo ora. Lo smilzo fece un solo cenno e una granaiola di randellate venne distribuita gratuitamente a tutti quelli a tiro dei camici bianchi. Fu tutto ciò


che il coro da stadio ottenne ribellandosi al capo scientifico: una miriade di ossa rotte. Il ragazzo si aprì la strada verso il centro del gruppo spintonando mentre milioni di voci diverse e i calci di chi superava gli ferivano i sensi. Calato un silenzio tombale lo smilzo continuò << Ripeto. Oggi siamo qui riuniti per spedire un altro di voi degradati nello Skyroad e vedere se capita in un mondo interessante e ora i nomi.>> Con un gesto teatrale estrasse un biglietto striminzito dalla tasca e lo lesse ad alta voce. << Sol Kadha! E insieme a lui andranno anche Mila Enderson e Jack Russol.>> <<Cosa?! Il mio turno era domani e perché altri due?>>, risposi scontento. Avrei pure dovuto portarmi due sconosciuti che avrebbero potuto rivelarsi dei pesi morti. <<Perché sei un rifiuto e gli altri due perché siamo stufi di tenerli! Mantenere voi larve costa denaro alla società, non te lo hanno insegnato i tuoi genitori? Ops! Scusa, dimenticavo che ognuno di voi è stato venduto proprio dai suoi parenti. Ah! Ah! Ah!>> Sol sentì montare la rabbia. << Mi hanno insegnato a mandare in quel posto i macachi come te!>> Una randellata sulla schiena lo mandò in un posto pieno di dolore e non fu una cosa piacevole. <<Portatelo al ponte di salto>> Due uomini lo raccolsero di peso e lo trascinarono per la stanza mentre la folla si apriva in due ali. Solo allora poté notare un grosso pannello che divideva in due la camera. Sol venne portato oltre DOC e un terzo camice bianco aprì il pannello a scorrimento. Come una ferita che veniva aperta, rivelò con pressante lentezza un dispositivo circolare, e un cerchio di metallo di almeno 20 metri di diametro, sostenuto da due colonne verticali massicce, si mostrò in tutta la sua magnificenza agli occhi increduli del ragazzo. Quello non era il solito portale di salto quantico, non sarebbe stato spedito nell'ultimo sfintere dell'universo in modo discreto. Questa volta l'accademia sembrava voler fare le cose in grande. <<Forza, accendete i motori! Non ci pagano per perdere tempo, ricordate che oggi il presidente Pluton sta assistendo all'esperimento>>.


Ora era tutto chiaro, se il presidente dell'accademia li stava guardando seduto sulla poltrona del suo ufficio, lo smilzo avrebbe usato ogni marchingegno di grande effetto pur di ingraziarselo. Altri camici bianchi si misero all'opera su alcune console che Sol non aveva notato, dopo alcuni secondi un ronzio sordo si diffuse in tutta la stanza. Una luce azzurrina apparve al centro del portale e si diffuse su tutta la superficie del congegno come acqua su una tela. <<Spedite prima la ragazza.>>, ordinò DOC. <<No! Non voglio! Mandateci Sol, solo Sol merita tutto questo!>>, disse la dodicenne. Sol alzò gli occhi al cielo, come se la stizzita Mila potesse fermare tutto quel macello. Di solito si limitava a fare la bella statuina in un angolo sperduto della sala mensa. <<Buttateci dentro fratello Sol! Lui è stato il primo nominato da DOC.>> Si era perso qualche dettaglio forse, da quando quella isterica e lui erano fratelli? <<Per l'amor del cielo spedite questa lagna nel portale!>>, sbraitò un furente DOC. Un addetto grosso come un armadio la prese per il collo della maglia come un cucciolo di cane e la avvicinò alla rampa che conduceva al portale e le ficcò un gps sul braccio. <<Mettetemi giù! Non lo merito. Non lo merito. Sniff...>> Mila ho una notizia per te, nessuno lo meritava ma questa è la legge. Non potendo tollerare ulteriori piagnistei, DOC fece un unico gesto e una piangente Mila venne scaraventata come un ceppo di legno oltre il portale. Con un ultimo urlo la ragazzina sparì per sempre. <<Bene e ora mandateci Soc! Son o come cavolo si chiama. Non abbiamo tutto il giorno>> Lo stesso addetto di prima si fece strada tra la folla di ragazzini per prendere dall'altro capo della stanza un bastone elettrico. Sol impallidì, ma era tenuto ben saldo dai due uomini di prima. L'armadio umano lo sospinse con l'ausilio dell'attrezzo sulla rampa del portale. <<Aspetta un secondo, mettetegli il gps>>disse DOC. L'uomo estrasse un bracciale nero dall'aspetto austero come la fame e glielo mise sul braccio senza tante cerimonie. Dopo di che continuò a


spingerlo sulla rampa come un condannato al patibolo. Il portale di salto si avvicinava sempre di più, un occhio freddo e alieno che voleva vederlo da vicino solo per il gusto di farlo. In quegli attimi pensò solo a pregare di non finire su un mondo senza vita come Marte. La sua ipotetica fine si fece sempre più vicina, maledisse in silenzio quella canaglia di Mila e giurò che se ne fosse uscito vivo non sarebbe mai più tornato a Steam City con le sue dannate fabbriche. Prese un ultimo respiro e si gettò di corsa nello specchio grigio-azzurro del portale. Sarebbe sopravvissuto, avrebbe ottenuto la cittadinanza comune e avrebbe detto addio a una vita di stenti.


Capitolo 1

Viaggio Si aspettava di cadere in un tunnel psichedelico o un buco nero, ma l'unico buco che percepì fu quello del suo stomaco. Era stata una cosa veloce, un attimo prima era nella sala di salto e quello dopo su un terreno brullo accompagnato da un cielo piovoso. Il portale in cui era precipitato si era chiuso nel momento stesso in cui lo aveva vomitato al suolo. Più che un terreno era una sassaia traforata da arbusti spinosi. La pioggia lo sferzava con violenza, era vivo e stava più o meno bene. Si alzò da terra, vedeva solo grigio ovunque, respirava e il fatto che non gli fosse esplosa la testolina per assenza di gravità era una gran cosa. <<C'è nessuno?>>, gridò al vento. Che idiota! Chi gli avrebbe risposto se era in mezzo al nulla? Pensò all'eventualità di incontrare specie senzienti e cosa avrebbe fatto in quel frangente, ma non ci rimuginò a lungo. Se fossero esistite specie intelligenti con tutti i poveracci che avevano spedito a destra e a manca le avrebbero viste. Sol strappò una grossa foglia di felce per usarla come ombrello, prese una direzione a caso e proseguì sotto la pioggia torrenziale. Le pietre appuntite gli ferivano i piedi nudi, ma cosa costava all'accademia dargli un paio di scarpe? Camminò per un'ora intera senza trovare neanche un topo o un lombrico, e prese atto di odiare definitivamente le piante basse. Il terreno cominciò lentamente a mutare in un pantano verde, che era pure peggio della sassaia. Ogni suo passo era un tripudio di acqua fredda e schizzi di melma. Di tanto in tanto alzava lo sguardo al cielo, ma vedeva solo il grigio delle nubi e alcune ombre svolazzanti, non capì se erano allucinazioni o i morsi della fame. Accelerando il passo per non beccarsi una polmonite, per un miracolo avanzato a chi sa quale dio, vide una vecchia costruzione di pietra mantenuta in piedi da sputi e preghiere.


Era l'occasione buona per ripararsi dal paradiso umido degli amanti del pantano, corse verso la costruzione e guardò da una finestra. <<Ehi! Gente c'è qualcuno?>>, urlò sopra la tempesta. L'unica cosa a rispondergli fu il silenzio. Se ci aveva abitato qualcuno era già andato via o avrebbe trovato il suo cadavere, una delle due opzioni era più allettante dell'altra ma con la fortuna che si ritrovava... Con passo felpato si diresse verso la porta di legno marcio, diede un calcio e questa si sfondò. L'interno era miracolosamente integro, misero ma integro. Un tavolo di quercia torreggiava al centro con alcuni sgabelli, un comodino a cassetti sul fondo marciva in bella vista. Non c'erano vettovaglie, un problema che doveva risolvere se non voleva mangiarsi l'erba del prato, cosa che non sembrava un’idea allettante. Continuando ad agire sostenuto dalla paura di essere in un mondo alieno, si recò bagnato fradicio verso il comodino con la finestra come unica fonte di luce. Voleva abiti puliti e asciutti, avrebbe dato un rene solo per indossare una canottiera in più per tenersi al caldo. Aprì il cassetto del comodino, dentro c'erano: un frutto marcio che non voleva sapere da dove venisse, un indumento pesante grigio topo, un ago di sutura o almeno era quello che lui pensava e una carta geografica malconcia. Si tolse la maglia accademica, si asciugò con la carta gialla, tanto non gli sarebbe servita a niente, e indossò l'abito . Gli dava prurito ma almeno lo teneva al caldo, purtroppo il pantalone dovette tenerselo. Il tessuto sembrava pelliccia autentica e si augurò di non beccarsi le pulci, un lampo lo fece sobbalzare. <<Bravo Sol, qualche ora e già ti sei beccato pioggia, stagni e sei nella cacca fino al collo.>> disse a se stesso. <<Cos'altro? Ah! Si! Sei in chi sa quale sfintere di mondo abitabile ma non sai quale killer psicopatico ci potrebbe vivere dentro, è confortante.>> Rifletté sul fatto che forse stava diventando pazzo. Beh per avere la cittadinanza comune non devo essere sano di mente. Il tetto per fortuna non gocciolava, fece per alcuni attimi mente locale. Doveva chiamare i rinforzi il prima possibile per andarsene da lì, non


sapeva cosa diavolo ci vivesse e sperò con tutto se stesso di non scoprirlo mai. Le sue doti di sopravvivenza si limitavano a intrappolare e mangiare cose non più grosse di un ratto, non c'erano cose più grosse di un ratto a Steam City (escludendo le persone ovviamente ma lui non era cannibale). Decise che la cosa migliore era restarsene lì finché la pioggia non fosse passata, così si rannicchiò sconsolato dietro al tavolo sognando un ratto al vapore e si addormentò.



Qualcosa non andava, Niyol lo sentì ancora prima di atterrare sull'erba bagnata dalla pioggia. Il vento che gli scorreva sotto le ali spiegate lo fece rabbrividire dal muso alla punta della coda. Non gli andava di fare la ronda dopo una tempesta, le correnti nell'acquitrino erano sempre forti dopo un tempaccio del genere e l'unico posto dove ripararsi era la casa abbandonata del vecchio Segenam. Stanco di volare a vuoto virò a destra verso il casolare circolare diroccato, quando all’'improvviso un movimento sospetto attirò la sua attenzione. Una sagoma corvina dalla criniera dorsale arancione con due lunghe orecchie sempre in allerta correva per l'erba alta schizzando ovunque. Niyol non aveva alcun dubbio di chi fosse, allargando le ali allo stremo intercettò la corrente d'aria che stabilizzò la sua direzione e ritraendo le zampe posteriori si gettò in picchiata puntando il cucciolo piantagrane sotto di lui. Aki si alzò sulle zampe posteriori e tese le lunghe orecchie piumate per cogliere la direzione dello strano sibilo che gli ronzava in testa. Era veloce, molto veloce. Scosse la lunga coda e si girò intorno nervoso, non capiva da dove venisse. Nell'acquitrino non c'era nulla che avesse prodotto un suono simile fino a quel momento, giocava spesso in quel pantano quando non si prendeva cura dell'orto di erbe medicinali della madre. Si preparò per ricominciare a correre, ma una forte pressione al dorso arrestò la sua azione sul nascere. Qualcosa lo rigirò sul dorso costringendolo a stare con le zampe all’aria, si guardò il petto e vide una grossa zampa azzurro chiaro che lo teneva fermo. <<Quante volte ti ho detto che non devi venire qui a giocare Aki?>>, lo rimproverò una voce familiare. Era Niyol, il drago di ronda più scorbutico di tutta la Città del Vento, l'azzurro chiaro delle squame e il bianco latte del ventre erano in netto contrasto con i suoi severi occhi nocciola. <<E dai Ni! Volevo giocare all'esploratore!>>, disse il cucciolo. <<Vai a esplorare le lezioni di caccia, lavativo. Stai tutto il giorno a bi-


ghellonare!>> <<Non è vero! Cercavo le erbe per la mamma!>> si voltò offeso. Niyol lo guardò con aria interrogativa <<Nell'acquitrino? L'unica cosa che cresce qui sono i funghi a ombrello e guarda caso sono pure velenosi.>> <<E invece ci sono pure le erbe che servono alla mamma Ni.>>, disse con aria di sfida. <<Mi chiamo Niyol non Ni! E dimmi, quali erbe crescono in questa fogna, sentiamo.>>, ribatté Niyol. <<Ehm… Non me lo ricordo, ma sono sicuro che me le ricorderò se me le lasci cercare.>> e con ciò sparò un sorriso a trentadue denti ad uno scettico drago di ronda. <<Sei una peste piccoletto. Vieni con me al maniero del vecchio Segenam e poi torni da quella poveretta di tua madre. Le farai cadere tutte le scaglie dalla preoccupazione uno di questi giorni.>> concluse con aria rassegnata l'adulto togliendogli la zampa dal petto. Aki si rimise in piedi con una giravolta entusiasta, l'aveva vinta anche stavolta. <<Ni, posso pescare qualcosa per Ma?>>, chiese. <<Poi vediamo Aki, ora cammina forza.>> rispose esausto Niyol. Saltellando da un cespuglio all'altro si diresse ubbidiente alla dimora seguendo l'adulto verso Est. La guardia camminava silenziosamente seguito da Aki, usando le zampe anteriori per guadagnare velocità quando il cucciolo accelerava troppo. La distesa d'erba e acqua bassa non dava alcun fastidio al cucciolo, era nato per guadare fiumi o laghi, che continuò a trottare imperterrito. In fondo cosa doveva temere nell'acquitrino, le rane e le zanzare? Dopo pochi minuti di cammino vide in lontananza una costruzione piramidale bassa costruita in pietra. <<Guarda Ni!>>, urlò entusiasta. <<La vedo anche io. Ehi! Aspetta, non correre cosi! Aspetta!>> Troppo tardi, il cucciolo corse verso la casa con tutte le forze che aveva nelle zampe. All'improvviso si fermò di colpo, c'era uno strano odore nell'aria. <<Cosa c'è Aki? Non eri tu quello che correva come un matto due minuti fa per...>>, disse Niyol prima di interrompere la frase per lo stesso


motivo per cui si era fermato lui. Fiutarono entrambi un odore di cenere puzzolente e di qualcosa che sapeva di estraneo che proveniva dalla casa. Vide Niyol prendere posizione davanti a lui procedendo circospetto verso l'edificio diroccato. Aki si acquattò dietro di lui e avanzarono piano, molto piano. La porta era aperta, la guardia spiccò un balzo per poi incollarsi al muro, il piccolo rimase nascosto nell'erba alta, per quanto una macchia nera potesse nascondersi nel verde. Vide Niyol infilare la testa nell'ingresso, ma si ritrasse immediatamente poiché qualcosa lo colpì dritto sul muso. <<Niyol!>> esclamò in preda all'ansia. Si alzò e corse verso la guardia intenta a ripulirsi il muso da resti di frutta marcia e larve di insetto che gli si erano infilate nel naso. Per fortuna non era niente di grave, ma un pensiero lo fece rabbrividire. C'era qualcuno nella casa e aveva una precisione tale da colpire un adulto centrandone il muso da uno spazio piccolo come l'uscio di una porta. Quale drago poteva fare una cosa del genere, non pensava che avesse lanciato il frutto marcio con la coda, allora come aveva fatto? Usando le zampe? Sol aveva reagito senza pensare dopo aver udito dei rumori, lanciando la cosa schifosa appena un muso squamoso si era affacciato alla porta. Per meglio dire squamoso e piumato, ma se l'intruso avesse cercato di rientrare avrebbe lanciato qualcosa di più pesante, questa volta. Prese una sedia e la ruppe a terra, poi raccolse una gamba ancora integra e prese l'ago di sutura dal cassetto. Conficcò l'ago insolitamente lungo in un foro del pezzo di legno con tutta la forza che poteva ottenendo una lancia rudimentale, ma si punse il dito nell'operazione. Si augurò di non prendere il tetano, ma era pronto per ricevere visite inopportune in qualsiasi momento. Una seconda figura si avvicinò alla prima parlando in una lingua astrusa, forse cercava di ripulire la faccia del compagno. Decise di nascondersi dietro alla gamba destra del tavolo e raccolse un coccio di legno, il muso squamoso si fece rivedere e disse qualcosa nella


sua lingua. Il ragazzo lanciò il coccio di legno nella direzione della voce, l'altro in tutta risposta gridò qualcosa di incomprensibile e chiese qualcosa all'altra figura. Si sporse incuriosito dal suo nascondiglio, che volevano fare? Il suo cervello pensò una serie di casi possibili nel cui veniva stanato in mille modi diversi e poi mangiato crudo, col cavolo che si sarebbe fatto ammazzare! Un anonimo sacchetto nero volò sulla tavola e una polverina verde acqua si diffuse nell'aria facendogli venire le vertigini. <<Ehi! La vuoi smettere di lanciarmi immondizia? Vengo lì e ti riporto a calci dai tuoi genitori cucciolo dispettoso.>> disse qualcuno fuori la porta. Si alzò in piedi con tutta la sua statura da nano anoressico, prima di morire avrebbe venduto cara la pelle. <<No se ti infilo questa su per il didietro ratto di fogna!>> ribatté Sol. Aspetta un attimo! Aveva capito tutto, come era possibile? C'entrava qualcosa la polverina? Si chiese con quale creatura si fosse appena scontrato con quel botta e risposta. Evidentemente la sua reazione di pochi secondi prima aveva suscitato più terrore di quanto volesse, una creatura su quattro zampe che somigliava vagamente a un pipistrello della forgia con scaglie azzurro chiaro e alta due metri buoni apparve nel suo cono visivo. Gli occhi della creatura aliena si spalancarono come lune, pensò per una reazione di paura come per le pupille dei gatti. Ricordava bene però che a Steam City tutto quello che camminava veniva mangiato, quindi non aveva visto molti gatti nella sua breve vita. <<Aki stai dietro di me. In nome del cielo cosa sei tu?>> domandò istericamente l'azzurro. Una creaturina nera saltellò sulla schiena del pipistrellone azzurro in modo un po' troppo entusiasta per i suoi gusti, <<Perché cosa c'è li dentro Ni?>>. Quando rivolse lo sguardo in direzione di Sol si pietrificò. <<Uuuuh! Guarda Ni sembra una scimmietta!>> disse con una voce così acuta che fece sanguinare i timpani del ragazzo.


Era di un colore nero uniforme tranne per le orecchie piumate e le frange che si raccoglievano sulla coda di un arancio mandarino acceso. Sol non lo distingueva bene poiché era accoccolato tra l'incavo dell'ala anteriore e la spalla di quello grosso. Perfetto due creature potenzialmente letali, mentre lui era a digiuno da un giorno e per concludere in bellezza era armato solo di una lancia buona solo come clistere. La cosa peggiore era che si ritrovava in un edificio chiuso senza via d'uscita, la sua solita sfiga nello scegliere l'unico luogo sperduto ancora visitato da alieni. Quello che si chiamava, da come aveva capito, Ni si diede un tono e parlò <<Ascoltami essere, sono la guardia di ronda Niyol. Sei invitato formalmente ad abbandonare questo edificio senza causare danni e lasciare le armi in segno di resa. Non è il tuo posto qui.>> Come se ci volesse un idiota azzurro per sapere che quello non era il suo posto. <<No, ma so qual è il tuo piedipiatti, nel mio cesso! Sentiamo dove dovrei andare secondo te in mezzo ai campi solo perché sostieni di essere chi sa quale autorità?>> replicò Sol. L'altro non gradì molto la risposta per le rime e aprì la bocca mostrando una candida dentatura affilata. Un attimo dopo una vampa cremisi arrostì il tavolo, terrorizzando Sol che cadde all'indietro inciampando in una zona divelta del pavimento. La cosa azzurra disse ancora <<Vattene non ti vogliamo qui!>>. Sol si rialzò infuriato mettendo la punta della lancia a surriscaldarsi sul fuoco, mentre l'altro già si preparava a rigurgitare una nuova pioggia rovente che lo avrebbe carbonizzato definitivamente. Accadde tutto in pochi secondi, la punta della lancia divenne rossa mentre un sibilo preannunciò la nuova ondata di fuoco, il ragazzo scagliò il dardo mirando all'occhio della belva. Per sfortuna Ni si accorse del proiettile in cerca di sanguinario affetto e si voltò mostrando il fianco, così che la lancia si conficcò per pochi millimetri nella zampa posteriore della creatura. Un gridò di dolore si levò nell'aria e l'esserino nero si rannicchiò in fretta e furia in un angolo a tremare. <<Accidenti al demonio!>> urlò di dolore l'azzurro.


<<Dovevi pensarci prima di incendiare la tavola deficiente>>, rispose con un ghigno di soddisfazione Sol, sicuro che da quel momento ci avrebbe pensato due volte prima di riusare il fuoco e, mentre il pipistrello troppo cresciuto cercava di togliersi la lancia con le zanne, si tolse rapidamente la pelliccia marcia che indossava. In breve tempo si portò alle spalle del bestione alto tre metri, gli saltò sulla schiena e fece leva sulla criniera per raggiungere la testa. Proprio in quell'istante però la lancia cadde dal fianco della guardia di ronda che con un balzo di dolore saltò fino al tetto portandoselo dietro. Sol ne approfittò per sganciarsi a metà salto e con un po' di fortuna gli coprì la testa con l'indumento. Aggiungendo il suo peso sul collo di Niyol o come si chiamava lo costrinse ad accasciarsi a terra e poté infine neutralizzarlo prima che creasse ulteriori danni. <<No Niyol! Cattivo non aveva fatto niente perché gli hai fatto male, snif!>> urlò a un certo punto il piccoletto nero. <<Tu non sei occupato a fare la statua da arredamento?>> chiese stizzito. L'altro lo guardò con sdegno e per tutta risposta iniziò a ringhiare. Come poteva farsi seriamente male un bestione altro tre metri con una puntina di ferro? <<Se ci teneva tanto a rimanere sano poteva evitare di farmi prendere un infarto o tentare di cucinarmi al flambé!>> concluse seccato. Il nano da arredamento tacque all'istante, ma continuò a guardarlo in cagnesco come se volesse dimostrare di essere pericoloso. <<Quando la mamma lo saprà verranno qui con la guardia cittadina e tu finirai in prigione mostro.>> lo minacciò. <<Wow! Sta per arrivare la mamma e altri sbirri, incredibile. Con il tempo che ci impiegheranno per arrivare se sono simili a voi due quella carogna di DOC farà prima a mandare una navetta a ripigliarmi.>> E con uno sputo cercò di scordarsi che per chi trovava un mondo abitato veniva ripreso e rimandato in accademia senza onore ne gloria. Un attimo! Si ricordò che il presidente aveva assistito al suo salto quantico. Se avesse fatto una buona impressione spacciando quel posto per deserto forse gli avrebbero dato la sua agognata cittadinanza comune, quei


due seccatori dovevano solo restare chiusi in quella catapecchia per qualche minuto. L'idea era troppo allettante per farsela sfuggire, se addirittura quelli dell'Eliseo lo notavano per lui niente più schiavitù e avrebbe avuto anche un lavoro onesto. <<Ehi, polpettone, sei ancora vivo?>> chiese alla testa incappucciata. Un mugugno di disapprovazione indicava di si, aveva una mezza idea di come portare il piano a termine e se ci fosse riuscito ci avrebbero guadagnato tutti. <<Tu soprammobile come ti chiami?>> chiese. <<Aki! E non sono un soprammobile.>> la sua voce era pure più irritante di quanto ricordasse. <<Si va bé! Prendi la chiave di questo letamaio.>> ordinò. Invece di eseguire gli ordini rimase lì e iniziò di nuovo a tremare, ciò urtò il sistema nervoso di Sol e il rogo alle sue spalle contribuì a fargli salire il sangue al cervello. Non aveva intenzione di sopportare altri inetti come i suoi compagni di accademia e non voleva perdere ulteriore tempo. <<Almeno c'è l'hai una chiave di questo posto? Per l'amor del cielo sei capace di restare semplicemente qui a fare la bella statuina con polpettone per altri cinque minuti!?!>> urlò esasperato. <<Solo se mi dici il tuo nome.>> rispose il piccoletto con aria di superiorità. Lo guardò un attimo perplesso, quei due erano proprio inutili. Confrontandosi con la pulce che aveva di fronte si domandava quale malattia venerea al cervello potesse avere questa razza. <<Il mio nome è Sol ora se ti dessi una mossa a rispondermi anche il salsiccione piromane te ne sarebbe grato.>> Il tremolante Aki si srotolò e andò a controllare la ferita di Niyol ma... <<Spiriti celesti ascoltate la mia preghiera e scacciate il demone che risponde al nome di Sol>>, cominciò a urlare il nano lanciandogli una polverina azzurra profumata. Sol rimase semplicemente basito dalla stupidità della situazione, aveva capito che era idiota ma non pensava fino a questo punto. Ne approfittò per dargli una bella occhiata, non era più lungo di un metro e novanta escludendo la coda, somigliava ad un lungo serpente piu-


mato con quattro zampe ma aveva un'aria in qualche modo infantile. <<Ehi!>> cercò di attirare la sua attenzione. <<Scacciatelo! Scacciatelo!>> continuò imperterrito. <<Oh! Demente.>> <<Scacciatelo! Arf. Arf.>> La polverina era finita finalmente, così come il suo fiato. <<Sniff. Uffa! Perché sei ancora qui? Vattene demone. Via! Via!>> ricominciò Aki con più fervore di prima. Era la scena più ridicola che avesse mai visto, si chiese quando avrebbe capito che non c'era nessun demone. Però, prima che la sua pressione arteriosa schizzasse alle stelle, scese dal lungo collo del pipistrellone e quando il genio cercò di rialzarsi gli stuzzicò la ferita alla gamba. Niyol emise un gridolino irritato rinunciando a fare altri tentativi, un rivolo di sangue color cremisi che non aveva mai visto iniziò a colare lentamente. Sol si stracciò una parte del pantalone con cui era stato spedito oltre il portale e bendò la zampa ferita del piromane e poi gli tolse la pelliccia dalla testa, sarebbe servita li fuori. I due lo guardarono sbigottiti, ma lui non aveva tempo per le spiegazioni. <<Restate qui.>> disse. <<Perché dovremmo e cosa sei tu?>> rispose Niyol di rimando. <<Perché lo dico io, tieni il piccoletto in casa.>> Uscì dal capanno di pietra e si allontanò per mettere più distanza possibile tra lui e l'abitazione, tirò un lungo sospiro per calmarsi, poiché da quel momento veniva la parte difficile. Guardò il cielo e si accorse che quel teatrino gli aveva sottratto quasi tutte le ore di luce e le stelle brillavano luminose. <<Ti piacciono le stelle?>> chiese una voce fastidiosamente familiare. Si voltò sorpreso e vide il frignone nero accucciato nell'erba ad un metro di distanza da lui. <<Non ti avevo detto di restare col tuo papà?>> reclamò stizzito. <<Non è il mio papà! Non vedi che siamo due draghi diversi?>> Si mise in mostra per dimostrarglielo come se non lo vedesse già con i suoi occhi.


<<E poi non obbedisco mai a nessuno io perché sono grande, ormai ho sette anni!>> rispose orgoglioso. Di una cosa però doveva rendergli atto, il nanerottolo aveva fegato per tirar fuori tutta quella sfacciataggine di fronte a uno sconosciuto. <<Senti ora ho da fare, resta se vuoi ma nasconditi.>> disse. Per qualche miracolo il draghetto si acquattò nell'erba alta senza fiatare, almeno il nero della notte lo rendeva indistinguibile dall'ambiente. Sol alzò il braccio dove aveva il gps e premette un tasto nascosto. <<Eliseo in comunicazione, Eliseo in comunicazione mi ricevete?>> Un rumore raschiante emerse dalla ricetrasmittente del congegno per poi trasformarsi in una voce <<Eliseo in ascolto, unità S2 ti riceviamo quale è la natura del messaggio?>> disse con fare annoiato un uomo sulla trentina. <<Unità S2 Sol Katha! Richiedo rientro immediato, trovata dimensione planare abitabile.>> <<S2 è uno scherzo? Guarda che non puoi dichiarare abitabile ogni deserto che voi carne da macello credete la terra promessa.>> Iniziò a irritarsi, <<Ti sembra che sprechi il mio rientro per nulla idiota? Passami qualcuno che sappia fare il suo lavoro adesso!>> urlò al ricevitore. <<Eliseo a S2 sono costretto a declinare la richiesta , non è…>> <<Apri le orecchie ritardato! Qui c'è un piano abitabile e se non mi passi DOC o un tuo superiore stai pur certo che ti farò spedire a raccogliere spazzatura!>> concluse con tutto il fiato che aveva in corpo. <<E va bene, ma io non mi assumo nessuna responsabilità.>> sottolineò il ricevente. Attese alcuni snervanti secondi e poi una voce da cavernicolo gli rispose, <<Qui il presidente accademico con chi parlo?>> Gli si gelò il sangue nelle vene, non si aspettava che rispondesse il presidente in persona, se lo avesse convinto avrebbe vinto la lotteria. <<Parla con S2 signore, richiedo un rientro immediato per il ritrovo di un mondo abitabile>>. <Descrivimelo>> <<Bagnato e erboso signore, molto erboso, ci sono segni di una civiltà senziente.>> Due secondi interminabili passarono prima che il presidente riprendesse


la parola, <<Bene invierò una sonda e io controllerò di persona con la mia navetta.>> <<Si signore>> La comunicazione venne chiusa, ma Sol sapeva che ci avrebbero messo meno di un minuto per arrivare. All'improvviso si sentì tirare i pantaloni, si voltò a controllare e vi trovò Aki intento ad annusarlo. <<Sol perché hai chiamato casa tua? Non puoi andarci con la magia?>> chiese con aria innocente. <<Aki non esiste la magia e casa mia è molto molto lontana da qui.>> rispose stufo. <<Ma tu sei un demone, puoi usare la magia per andare a casa.->>insistette. <<Per la cronaca non sono un demone, il termine è umano. E no, non posso usare la magia perché te l'ho già detto che non esiste.>> disse nel modo più chiaro possibile sperando che avesse finalmente capito. <<Umino? Non ho mai sentito un demone con questo nome.>> rifletté tra se e se il cucciolo. No, non aveva capito un beneamato cavolo di quello che aveva detto. <<Si umini però ora devi rintanarti da qualche parte e non muoverti capito?>> chiese con la flebile speranza che quell'unico neurone che gli funzionava reagisse. Invece il draghetto si piazzò tutto contento seduto accanto a lui, non ci voleva molto a prevedere un mucchio di guai, e tutti erano condensati nel figlio delle peggio zanzare d'estate di nome Aki. Pochi secondi dopo un rumore metallico annunciò l'apertura del canale di lancio, una navetta ovoidale dalla carrozzeria liscia come il sedere di un neonato ne uscì fuori causando più rumore di un trapano.



Aki si appiccicò impaurito alle sue gambe, non aveva ancora trovato una scusa per giustificare la sua presenza. La navetta atterrò, aprì un portellone sul fianco e dieci uomini armati fino ai denti si disposero in due ali ai fianchi della porta. Il presidente uscì per ultimo, un uomo in abito bianco e smoking bianco, evviva la fantasia. L'unica nota di colore era il sigaro cubano che fumava con soddisfazione e il taschino rosso. L'uomo pelato rappresentava il suo biglietto di uscita da una vita da galeotto e voleva giocarsela al meglio. Sol fece un saluto militare e attese che il presidente parlasse. <<Questo sarebbe il tuo paradiso terrestre S2? Non è il massimo direi, cosa dovremmo farcene secondo te? Un rifugio protetto per le zanzare?>> <<Signore il luogo presenta acqua abbondante e vegetazione folta, l'acquitrino in cui ci troviamo è solo una parte del tutto.>> Il presidente fece un altro tiro di sigaro. <<Non è abbastanza, ci servono minerali e rifornimenti S2. Viveri seri e non piantine, hai detto che c'erano segni di civiltà ma io vedo solo una capanna.>> replicò. <<Non ho trovato altro signore, è già un miracolo se sono ancora vivo.>> disse Sol innervosito. <<Di questo me ne frego ampiamente, ma devo ammettere che hai ottenuto dei risultati migliori rispetto agli altri due mocciosi.>> rispose il presidente con aria di sufficienza. <<Se mi è permesso questo cosa vorrebbe dire signore?>> chiese con un familiare pizzicorino alla base del collo. L'omone gettò il sigaro ormai estinto e lo guardò come un collezionista che stava esaminando la sua nuova farfalla da impalare con uno spillo. <<Significa che sono crepati, voi marmocchi venite allevati per la sperimentazione nei salti quantici. Se sopravvivete bene, se morite bene, se trovate un piano abitabile con qualcosa di utile ancora meglio. Il sublime si raggiunge se lo trovate e crepate pure nel processo così risparmiamo sulla bara. Siete solo cavie Sol Katha, la popolazione è troppa e in qualche modo la dobbiamo smaltire>> concluse.


<<Signore, io ho trovato un piano abitabile. Come prestabilito devo essere ammesso alla cittadinanza comune.>> disse determinato, o andava bene o sarebbe morto in ogni caso. <<Bene sarai ammesso alla cittadinanza comune, ora andiamo e discutiamo i dettagli.> Era fatta, quel piano sarebbe stato anche inutile per l'Eliseo, ma gli avrebbe garantito una vita agiata. Il presidente entrò nella navetta e fece cenno di seguirlo, ma appena si mosse i soldati puntarono i fucili nella sua direzione mentre uno squittio spaventato gli ricordò la presenza di Aki. Come aveva fatto a dimenticarsi di quella seccatura? No anzi, come aveva fatto quella seccatura a sparire dai suoi pensieri e dal campo visivo degli altri visto che era proprio lÏ affianco a lui? Questo avrebbe cambiato le cose, un piano abitato comportava alcuni problemi, alcuni problemi burocratici che agli umani non piacevano proprio. Avrebbe scommesso che non sarebbero piaciuti nemmeno ad Aki.


Ringraziamenti Persone che hanno contribuito alla realizzazione di questo numero: Caricamento sul sito, grafica e impaginazione: Claudia Santoro Recio/ Miu Illustrazioni: Martina Patrizia Olivi/ Marty: Copertina, illustrazione news Valentina Plebani/Pan Rayuki illustrazione iniziale Claudia Manca/ Yukimoe CM: illustrazione contest Eco L. Di Angelo: Sparky e Fiamma gijinka Elisa Neri/ Rin: Sparky e Fiamma Autori Manga: Martina Patrizia Olivi FrancescoNappi/ Minaca Ataru Moroboshi Viviana Oliviero/ Saphir Vi Elisa Neri/ Rin Alessia Tirabassi/ Cucci Anna Catalano Autori Light Novel: Salvatore Oliviero (storia) Viviana Oliviero/Saphir Vi (disegni)


Eccoci giunti alla fine!


Ci si becca nel prossimo numero!



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