Phoenix Fanzine N° 8 Data di pubblicazione: 28 Febbraio 2017 @Phoenix Fanzine 2013-2017 http://phoenixfanzine.wixsite.com/phoenix-rebirth Contattateci su phoenx.fanzine@gmail.com Seguici anche su facebook: https://www.facebook.com/phoenixlafanzine/
Benvenuti
Bella raga!!! Benvenuti a questo nuovo avvincente numero di Phoenix Fanzine! Per chi non mi conoscesse io sono Sparky e insieme a Fiamma sono la mascotte della rivista. Il progetto è nato per dare visibilità a nuovi autori emergenti e creare un gruppo di supporto per migliorare e crescere insieme come artisti!
Ben detto Sparky! Il tema di questo numero è “Le passioni”, cioè tutto ciò che più amiamo fare. In copertina avete visto alcuni protagonisti facendo cose che amano, proprio come i nostri autori quando disegnano e scrivono. Andando avanti troverete anche un fantastico contest a cui siete tutti invitati a partecipare! Buona lettura.
News
- Pan Rayuki fa il suo esordio con “Protettori del mondo Astrale” - Per la prima volta non daremo i risultati di qualche contest, ma lo indiremo. - La storia di Yukimoe CM “Astrale” è finalmente pronta ma per motivi tecnici non potrà essere presente in questo numero. La troverete sicuramente nel prossimo, quindi continuate a seguirci!
Indice
MANGA: Protettori del mondo astrale cap 1........pag 6 (Autrice: “Pan Rayuki” Valentina Plebani) Solo te cap 1.......................................pag 36 (Autrice: Martina Patrizia Olivi) Sangkhum cap 6..................................pag 57 (Autore: “Minaca” Francesco Nappi) CONTEST............................................pag 82
LIGHT NOVEL: Il Mondo di Edward cap 3....................pag 84 (Storia: “Pyras” Pietro Santoni Disegni: “Miu” Claudia Santoro Recio)
Contest Come detto nell’introduzione, questa volta indiremo il contest nel numero della rivista un mese prima rispetto a quando comparirà nella pagina Facebook. Ci sarà infatti un premio speciale per il primo che invierà un disegno per partecipare entro il 28 Marzo (giorno in cui scriveremo il regolamento anche su Facebook). Per i ritardatari ci sarà comunque tempo fino al 28 Aprile per mandare i lavori e partecipare ai premi normali.
COSA SI VINCE:
- Premio speciale: Il primo che invierà il lavoro entro il 28 Marzo avrà diritto a una commissione da un nostro autore e la sua opera comparirà nel prossimo numero della rivista. -Primo classificato: Il lavoro del vincitore sarà pubblicato nel prossimo numero di Phoenix Fanzine; potrete chiedere a uno dei membri del nostro Team di farvi un disegno a vostra scelta; se avete una pagina facebook, verrà pubblicizzata su 5 pagine. -Secondo e Terzo classificato: I lavori saranno presenti nel prossimo numero della rivista.
TEMA: Le passioni. Intese come un forte interesse per qualcosa che amate fare come disegnare, scrivere, andare a cavallo, dormire ecc... REGOLAMENTO: La gara si divide in 2 categorie, ma potete sceglierne solo una mandando un solo lavoro: - Illustrazione singola: disegna un super eroe inventato da te, con qualsiasi stile e qualsiasi metodo di colorazione - Fumetto: disegna un fumetto di max 4 pagine inventando una storia che giri intorno al tema dei super eroi con personaggi esclusivamente creati da te. Va bene qualsiasi stile e qualsiasi metodo di colorazione SCADENZA: 28 Aprile COME PARTECIPARE: Manda il tuo lavoro per messaggio privato alla nostra pagina facebook o alla nostra email phoenix. fanzine@gmail.com compilando il seguente modulo: Nome: Cognome: Titolo lavoro: Descrizione: Nome pagina facebook: (se ne avete una)
Le opere verranno premiate per l’originalità, la tecnica, la correttezza, l’attinenza al tema e per le emozioni che riuscirà a trasmettere allo Staff.
I lavori di tutti i partecipanti verranno postati sulla nostra pagina facebook dopo l’uscita del prossimo numero dove verranno annunciati e pubblicati i vincitori scelti dal nostro staff. Per qualsiasi chiarimento mandate un messaggio o un’email!
CAPITOLO 3- LA MISSIONE Edward socchiuse gli occhi di fronte al forte bagliore del sole. Il vento estivo, lento e caldo, l’aveva svegliato come una dolce carezza sul suo scosso viso dandogli quel poco di forza necessaria a riprendere coscienza ed alzarsi. Tutto intorno a lui era così limpido e sereno da fargli ricordare le giornate più belle di quelle vacanze che adesso il solo ricordo lasciava un sapore amaro nella sua bocca, soprattutto ora che erano così lontane da intravederle appena. Il suo sguardo si soffermò con orrore sul terreno sottostante: sotto ai suoi piedi non c’era la terra, bensì un’infinita distesa di nuvole che formavano un tappeto bianco sospinto dal vento verso un’ unica direzione. La paura fu tale che le gambe non ressero lo spavento e crollarono a terra. Si sentì nuovamente solo, come quando aveva varcato il portale senza via di scampo, eppure, stare nel buio più totale e in completa solitudine non era parso così male, ma ora era diverso, e non dava più quel senso di pace. Solo paura. Gli eventi dei giorni prima sembrarono ai suoi occhi solo l’antipasto di paura e angoscia che quell’oscura figura dai capelli arancioni pareva servirgli noncurante dei suoi sentimenti, come se provasse un sadico piacere nel vederlo soffrire così. Ci vollero minuti interi di lacrime trattenute e continui tremolii prima che quella briciola di coraggio che teneva dentro di sé gli desse la forza sufficiente ad avere il pieno controllo del suo corpo. Il respiro tornò a poco a poco a farsi regolare. Edward riuscì finalmente a tirarsi su mentre il sudore grondava dalla fronte lasciando a terra intere pozze, ma distolse subito lo sguardo dal terreno per evitare di finire di nuovo nel panico. Ovunque guardasse il panorama, lontano o vicino, non cambiava di una virgola. Pensò che il portale fosse divenuto una sorta di punizione di cui non trovava colpe a tal punto da fargli passare nella testa le peggiori teorie arrivando perfino alla sua morte in quel posto da incubo. Un pensiero stupido, affrettato, eppure in quell’istante parve quella più appropriato. Era tutto così confuso che quel poco che ricordava sembrò
passargli di fronte sottoforma di rapidi flashback che racchiudevano i momenti più salienti da quando era giunto alla villa. Le voci si mischiavano tra loro in un infinito e malinconico eco tra le immagini che passavano intorno a lui fino al momento in cui il braccio che uscì dal portale, in quella tempestosa mattina nella foresta, lo prese con sé non accettando rifiuti. Riuscì perfino a rivedersi dentro al portale in mezzo all’oscurità che, oltre a strapparlo dal suo mondo, prese con sé anche il suo fidato arco, le frecce e la sua borsa con tutto il contenuto e portarlo chissà dove. Edward tese la sua mano tra i singhiozzi cercando di prenderne almeno una, ma il vento lì portò via fino a sparire nel nulla. -Non sei soloUna voce dolce e melodiosa giunse alle sue orecchie quando ormai credeva che quei ricordi fossero ormai andati. Quel sorriso così solare, quella camminata così sicura e con un portamento invidiabile riaccesero una piccolo lume di speranza nel ragazzo: Sua madre. La donna camminò per diversi metri non curante dei continui richiami di suo figlio. -Mamma!- Gridava lui. –Sono qui! Fermati!Edward gli corse dietro afferrandola in salto per i fianchi ma le braccia passarono attraverso cadendo nuovamente. Un’illusione, questo era, eppure in quel momento parve così reale ai suoi occhi. Dovette rassegnarsi. La figura si fermò dopo diversi metri dando le spalle al ragazzo e con lo sguardo fisso sull’orizzonte. -Siamo Blackwell, ricordi?Una voce più roca, più forte e carica di coraggio tuonò a tal punto da far tremare il terreno. Un uomo sulla quarantina dai capelli castani ed un sorriso sereno comparve tra il vento e le nubi camminando, non dando nessun segno di paura o preoccupazione verso Edward, ma il suo sguardo, per un breve istante si posò sul ragazzo che non riuscì a dire neanche una parola. Il suo corpo venne quasi accecato dalla rabbia di essere invisibile di fronte alla sua famiglia da schiacciarlo a terra di nuovo come se la ragazza misteriosa fosse soltanto l’inizio di una tragedia di tali dimensioni.
L’uomo prese la donna per mano lanciandogli un’occhiata colma d’affetto che lei ricambiò con un sorriso più radioso che mai che però non durò a lungo, in quanto venne quasi distrutto dalle lacrime che ben presto rigarono le sue guance fino a cadere a terra, ma fu forte e tornò ad esprimere un sorriso migliore del precedente prima di tornare a fissare il cielo assieme a suo marito. -Papà…- Fu tutto ciò che uscì dalla bocca di Edward di fronte a tale scena. Vederli così felici assieme scacciò per poco la tragedia e l’infelicità che si portava dall’inizio di quell’incubo ad occhi aperti ma non ci volle molto affinché il pensiero della solitudine facesse il suo ritorno. Delle risate vivaci e piene di felicità si espansero nelle nuvole fino a giungere alle orecchie di Edward e ai suoi genitori. -Quelle risate…Più il ricordo si faceva chiaro nella sua mente e più un misto tra gioia e rabbia si animava con foga dentro di lui. si sentì quasi stupido nel provare così tanto odio. Suoni di persone che correvano riuscirono a creare una sorta di dolore nel petto del giovane fino a privarlo del respiro fino ad accasciarsi a terra ma mantenendo lo sguardo vivo tra le lacrime. Un ragazzo sulla ventina dai capelli neri, accompagnato da una ragazzina dai capelli biondi attirarono l’attenzione della famiglia lì riunita a tal punto da riuscire a distogliere i loro sguardi e voltarsi sorridenti verso i due e accoglierli a braccia aperte. Il tutto di fronte all’addolorato Edward. -Jack…Helen…- Singhiozzò. Avrebbe voluto anche lui essere lì ad abbracciarli ed essere uniti come una vera famiglia felice e in sintonia, ma ora lui era invisibile ai loro occhi e sordi di fronte alle sue grida mentre cercava di farsi sentire affinché potesse essere notato, soccorso e amato. I loro abbracci strinsero la sua gola come se stesse venendo strozzato da mani invisibili, le loro parole gioiose furono come grida stridule nelle sue orecchie fino a sanguinare, fino a piangere e provare ad urlare con quel poco di respiro che gli rimaneva in gola. Il loro calore divenne freddezza tempestando il suo corpo, già malridotto, di gelidi brividi dai piedi fino alla testa.
Tutti tornarono a guardare il cielo. -Siamo Blackwell- Dissero tutti. –Ricordati la potenza del nostro nome e il coraggio che infonde nei nostri cuore il solo sentirlo. Sei uno di noi, sei di famiglia. Sei un Blackwell, quindi affronta la paura e sconfiggilaNel bel mezzo del dolore fisico che stava vivendo, un grido emesso a pieni polmoni attirò l’attenzione di tutti i presenti facendo congelare il sangue nelle vene. -Lasciatelo stare!- Fu quello che udirono prima di un grido emesso a pieni polmoni. La ragazza dai capelli arancioni estrasse la lama dal suo fodero fissando il riflesso del suo viso sulla lama avvertendo la brezza, così godibile e fresca sul suo corpo. Gli occhi puntarono quelle cinque persone girate di spallo, digrignò i denti con la rabbia nel volto, ma fu presa dalla compassione di fronte a Edward che si rotolava al suolo soffrendo senza sosta. Con lo sguardo e la mano che aveva libera, decise la prima vittima che avrebbe ucciso. Non voleva usare la spada, parve sempre più dubbiosa sul suo utilizzo arrivando quasi a riporla, ma furono proprio quelle grida dolenti a convincerla ad agire. Allora gridò. E corse vedendo il terrore negli sguardi dei cinque presenti. Quelle persone simboleggiavano il suo legame con il presente che ormai non gli apparteneva più, non era più suo, e con quello anche le persone, i luoghi e gli eventi del passato dovevano essere definitivamente spezzati come una vecchia catena affinché la sua vita abbracciasse ciò per cui era stato convocato in quel luogo sconosciuto. L’unica via era la loro eliminazione. Edward raggelò non appena udì l’urlo in lontananza. Il suo corpo, già debole e tormentato, ricevette l’ennesimo e duro spavento mentre tornò il silenzio, ma anche la paura. E non solo in lui. Anche la sua famiglia avvertì il pericolo nell’aria e le loro facce ne scorsero la causa con il terrore nei loro occhi tenendosi stretti mentre tremavano, piangevano e singhiozzavano chiudendo gli occhi. E Edward con loro. Rylas infilzò la lama della sua scimitarra nel petto di Jack fino a trapassarlo prima di scaraventarlo al suolo ormai privo di vita e con un
rapido colpo di polso, rimosse il sangue dalla lama. Gli altri quattro gridarono di spavento alla vista del cadavere gridando e fuggendo nelle più disparate direzione in cerca di una futile salvezza che parve averli abbandonati e destinati a perire a causa di una lama e della sua portatrice dallo sguardo furioso e i movimenti aggraziati e letali. Il secondo a perire fu il padre. La lama gli tranciò la testa di netto dopo avergli reso entrambe le gambe inutilizzabili. Con le forze che gli rimanevano e il dolore che si era attanagliato, Thomas aveva provato a trascinarsi con le braccia, ma Rylas gli si parò davanti e il suo sguardo cupo fu l’ultima cosa che vide mentre la lama strappava la sua carne come carta. Le ragazze furono le ultime. decine di metri di distanza tenendo sua madre per un braccio incoraggiandola a velocizzare il passo, arrivò quasi a gioire quando, con uno sguardo speranzoso, vide l’assassina fermarsi senza motivo apparente. C’era riuscita. La sua sagoma stava diventando sempre più piccola fino a ridursi ad una sottile linea nera. Poi il un sibilo…e il buio. Rylas si era fermata per un motivo: L’occasione di ucciderle entrambe con un colpo. Emise un profondo respiro impugnando la spada come un giavellotto e chiudendo un occhio, prese la mira nel momento in cui entrambe furono perfettamente allineate nella loro fuga e lanciò. L’affilata lama della sua scimitarra centrò la tempia di Helen sprigionando una nube di sangue prima di prendere in pieno volto anche la madre. La ragazza non tornò a prendere la spada, ma si diresse verso Edward che aveva chiuso gli occhi e si era tappato le orecchie mentre si rotolava a terra. Rylas lo vide aprire gli occhi e gli sorrise rassicurandolo con una carezza sul viso ed aiutandolo ad alzarsi, ma Edward non ricambiò tale sentimento.Vedere I cadaveri a terra e il sangue fu come se quella spada avesse colpito lui e non i suoi cari. Il dolore che fino a poco fa l’aveva immobilizzato a terra era improvvisamente sparito ma non poteva lasciar perdere. -E’ fatta- Esultò Rylas continuando a sorridere. -Li hai uccisi…la mia famiglia, tutti quanti… -
-Non sono reali- Tagliò corto lei –Puoi risparmiarti la tristezza. La tua mente li ha creati affinché non ti sentissi solo, ma assieme alla loro immagine, anche i ricordi più tristi, tornano. Andavano eliminati. Per questo adesso non mostri tristezza. Le catene che ti trattenevano a loro sono ormai spezzate. Ora sei pronto per essere convocatoRylas prese a camminare verso una destinazione ignota mentre il sole illuminava il suo corpo che a poco si frantumò in milioni di particelle luminose sospinte dal vento. Le nuvole si diradarono di scatto lasciando sotto ai suoi piedi un’immensa distese blu mentre la superficie sotto ai suoi piedi prese a tremare come impazzita scaraventando Edward al suolo. Una luce radiosa lo investì fino ad accecarlo portando il suo terrore fino a nuove vette, rischiando lo svenimento, ma il suo corpo non volle assecondare il suo desiderio e rimase vigile in maniera costante mentre il nulla lo investiva circondandolo. Un terrazzo abbellito da arazzi bianchi e blu si fece strada nel mare di bianco facendo tornare di nuovo il limpido cielo senza fine a cui era ormai abituato. Appena mise i piedi su di esso rischiò di perdere l’equilibrio e finire al di sotto delle nuvole. Una mano lo afferrò per un polso quando ormai già metà del suo corpo era fuori dal parapetto e lo tirò all’interno. Edward rischiò di morire di spavento sia per la caduta evitata, che per chiunque l’avesse salvato da morte certa. -C’è mancato pocoL’ennesima voce femminile che raggiunse le sue orecchie con il suo tono sollevato e melodioso fece venire la pelle d’oca al ragazzo che fino a quel momento non aveva avuto il coraggio di voltarsi, ma chiunque fosse gli aveva salvato la e non ringraziare sarebbe parso da maleducati, quindi prese coraggio,trasse un sospiro e si voltò sicuro di trovarsi di fronte Rylas con la sua voce da spaccona e un orgoglio esagerato, ma non fu così. Una donna dai capelli biondi gli stava sorridendo mentre con una mano lo salutava cordialmente insieme ad un sorriso fin troppo gentile. Ai suoi occhi non sembrò essere una cattiva persona, non ai livelli di Rylas, ovviamente, quindi cercò di tranquillizzarsi mentre lo stupore per la sua
apparizione e la sua bellezza lasciarono il ragazzo senza fiato. -Benvenuto, Edward, hai eseguito gli ordini alla perfezione e sei giunto fin qui dinnanzi a me. Ben fattoFu inutile provare a parlare. Dalla sua bocca non usciva neanche un suono e respirava a malapena, quindi preferì tenerla chiusa per evitare pessime figure e provare a capire qualcosa di lei. Anche una minima informazione sarebbe stata preziosa. La donna, sempre cordiale, continuò. -Capisco il tuo stupore di fronte a tutto questo. Cerchi riposte alle tue domande, ciò che già sai non è sufficiente e brancoli nel buio. Ma non devi disperare, sono qui per aiutartiL’unico aiuto che Edward voleva in quel momento era la via più rapida per tornare a casa. Alzò un dito mentre la bocca tremava cercando di dire due parole prima che si chiudesse. -C-chi sei tu? E dove sono?Dire quelle poche parole era stato già un piccolo grande passo per riprendersi, infatti sentì il suo cuore battere in modo più regolare e i suoi polmoni riempirsi nuovamente. -Hai ragione, le buona maniere innanzi tutto.La donna porse un inchino per poi tornare alla presentazione. -Io sono RylasQuando le orecchie di Edward udirono quel suono, la visione di quella ragazza tornò a riempirgli la mente assieme alla sua carneficina compiuta ai suoi danni. Quella era la Rylas che aveva conosciuto ed imparato a temere, non importava quanto il suo gesto fosse stato giusto, era comunque una ragazza violenta e troppo diretta nei suoi scopi che era arrivata perfino a tormentarlo alla villa. Qualcosa non andava. Chiese spiegazioni sui suoi dubbi narrando le sue vicende dalla villa fino a lì con tutti i suoi dubbi e le incertezze che chiudevano interi pensieri senza soluzione logica, ma Rylas era lì per questo. Fu comprensiva e ascoltò tutto il suo racconto parola per parola conoscendo già ogni risposta, ed ora che Edward era di fronte a lei, tutto poteva essere rivelato senza alcun timore. -So a chi ti riferisci, e non hai torto, sono stata io a districare tali dubbi
nella tua mente e nessuna scusa potrà mai perdonarmi, ma ho usato false spoglie per avvicinarmi a te‌volevo conoscere meglio colui che avrei condotto fin quiLe sue mani si alzarono mentre le dita si muovevano sempre piÚ rapidamente fino a quando un vortice di particelle gialle giunse dalle nuvole fino a fermarsi di fronte ai due.
Ne uscì la Rylas che lui conosceva. Non sembrava in vena di uccidere, infatti non portava alcuna spada al fianco, ma indossava un abito da sposa finemente ricamato mentre i suoi lunghi capelli erano racchiusi in una lunga treccia. -Tu conosci lei, ma il nome che porta non gli appartiene. Questa è solo una copia che ho creato affinché sapessi chi è in realtà- Poi si rivolse alla copia. –Avanti, presentatiLa ragazza ne fu più che felice. I suoi occhi non si staccarono da Edward neanche quando si inchinò. Il suo sorriso fu accolto in maniera confusa da Edward che però, iniziando a capire qualcosa, non ne fu spaventato e ricambiò il gesto al meglio che poteva scatenando gioia nella ragazza. -Io sono Auda Valen, principessa della città di Lasyf nel regno del sud. E’ un vero piacere conoscerti, outsider. Lo spirito maggiore ha usato il mio corpo per giungere a te ed affidarti la missione che stai per compiere. Anche la vera principessa ha una missione da compiere: Addestrarti. Ti auguro tutta la fortuna possibileIl vortice la prese per i piedi inghiottendola al suo interno prima che Edward potesse fermarla e porgergli un’infinità di domande che ormai si erano sovrapposte di fronte alla miriade di eventi che si seguivano uno ad uno. Aveva visto le sue lacrime tra le particelle. -Aspetta, cosa intendevi con addestrarmi? Non andartene! Io voglio solo tornare a casa!Il vortice era stato più veloce. Nel silenzio, Rylas aveva seguito tutta la vicenda con un tocco di tristezza. Ciò che stava per dire sarebbe stato un duro colpo per il ragazzo e non sapendo come l’avrebbe presa, dovette prepararsi al peggio quando Edward, con sguardo serio, tornò a posare i suoi occhi su di lei. -Cosa intendeva con “Addestrarmi”?Ormai non poteva più attendere. Rylas indirizzò le sue braccia verso il cielo e le separò di scatto. Come ad un ordine, il mare di nuvole sottostante si spalancò rivelando due immense isole circondate da un mare a dir poco immenso. Una terra che conteneva da montagne altissime ad aridi deserti e foreste che si
stagliavano a vista d’occhio fino a giungere alle città principali collegate da piccole strade che parevano vene. Una visione splendida e spaventosa allo stesso tempo. Ma quella non era la sua amata Inghilterra. -Quella sotto di noi è Coronya, il mondo su cui io vigilo e mi assicuro che la luce regni sovrana. Tuttavia, è da anni che ogni angolo di questa terra è in guerra. Violente guerre macchiano di sangue ogni angolo del pianeta. Noi spiriti non ci immischiamo negli affari degli umani, tuttavia tale situazione non può più andare avanti. E’ tempo che io ti spieghi tuttoDi fronte ai suoi occhi, Rylas mosse le sue mani con movimenti rapidi e violenti mentre dalle sue braccia, nubi di fumo nero si diffondevano a macchia d’olio fino a rendere il mondo sottostante invisibile. Rylas sospirò triste. Una serie di ricordi dolorosi ormai dimenticati erano tornati a farsi sentire, colmi di rimpianti a cui neanche il tempo poteva rimediare. Ma ormai doveva fare il suo ruolo nella missione e intraprese il suo cammino nel fumo a testa alta, ed Edward con lei, anche se con più incertezza. Nella grigia oscurità, il racconto dello spirito iniziò a prendere forma aprendo solchi nel denso fumo. La prima figura fu un accampamento in cui le persone ballavano e cantavano attorno ad un fuoco. “Molto tempo fa, Coronya non possedeva ciò che ha adesso. Nelle due isole che avevo creato per l’umanità, abitavano molte fiorenti tribù, alcune grandi, altre piccole, ma tutte circondate da pace e prosperità. Dopo molti anni, le tribù crebbero e con loro crebbe la sete di conoscenza e innovazione…tale sete li portò a chiedere a me ed agli spiriti minori di illustrargli strumenti migliori per la vita. Gli umani erano sempre stati rispettosi nei nostri confronti, per questo decidemmo di accogliere tali richieste convinti che ne avrebbero fatto buon uso. Tuttavia, nessuno di noi aveva i mezzi per mostrarli e quindi prendemmo una rischiosa decisione…” Man a meno che Rylas raccontava la sua storia, le grida degli umani stridevano nelle sue orecchie fino a farla piangere e nascose tali lacrime
alla vista di Edward che continuava imperterrito, e con passo incerto, a camminargli accanto nella speranza che tale viaggio durasse il meno possibile. Gli chiese perdono, più e più volte dentro di sé lasciando che il solo silenzio uscisse dalle sue labbra. Rylas mosse nuovamente le sue braccia come se stesse invocando qualcosa. Pronunciò qualche parola incomprensibile al ragazzo e lasciò che i suoi gesti dessero la risposta. Dal nulla, numerose stringhe di fuoco si mossero strisciarono dai più oscuri angoli dell’ignoto per poi vorticare e librarsi in cielo. Una dopo l’altra, tutte quante si fermarono componendo nell’insieme un’immagine che riempì gli occhi di Edward di tristezza. Li vide tra le nubi, giocosi ed allegri. I suoi amici che correvano tra le sue strade mentre la musica li teneva per man verso chissà dove. L’immagine che le fiamme avevano creato era la skyline di Londra. I due si ritrovarono all’interno di un parco circondato dai grattacieli della città. Il cielo era cupo e il vento batteva con così tanta insistenza da piegare le fronde più alte degli alberi. Il parco era deserto quel giorno. Con un tempo del genere nessuno avrebbe avuto la brillante idea di uscire. Edward si guardò intorno con fare sorpreso. “Conosco questo parco!” Urlò “E’ Hyde park!” Durante le vacanze estive, la famiglia Blackwell aveva passato due settimane a Londra per visitare per l’ennesima volta la capitale con poco entusiasmo da parte di quasi tutti. Malgrado il poco entusiasmo da parte di tutta la famiglia, erano stati giorni incredibili quelli. Giorni da ricordare con malinconia e sperare che riaccadessero ancora e ancora il più presto possibile. Tra le loro mete più frequentate c’era anche Hyde park, lo stesso parco che stava osservando in quel momento. “Cosa ci facciamo qui?” Chiese non trovando alcun nesso tra i due eventi. Provò a ricordare o a tirare qualche ipotesi ma nulla gli venne in mente al momento, quindi lasciò che Rylas continuasse la sua storia.
“Non c’erano persone con l’intelligenza necessaria a Coronya, quindi scegliemmo una persona non appartenente al nostro mondo. Qualcuno che potesse istruire molte tribù e renderle più forti insieme. Tra tutte quelle persone quel giorno, ne scelsi una che reputai perfetta allo scopo. Rylas alzò il suo braccio indicando l’unica persona presente ad Hyde park in quel terribile giorno di gennaio. Un uomo sulla quarantina stava camminando reggendosi la giacca che portava mentre veniva fatta oscillare dalle violente raffiche dei venti e i suoi capelli castani oscillavano senza meta da una direzione all’altra. Imprecò più e più volte pentendosi di essere uscito quel giorno mentre accelerava il passo verso l’uscita più vicina udendo i primi tuoni. Uno sconosciuto. Quella persona era il vero inizio della storia. “Uno scienziato londinese riconosciuto per le sue idee sulle energie rinnovabili. Incoraggiato dai colleghi ma ritenuto folle dalle cariche più alte. Nonostante le diverse offese che continuava a ricevere sempre più spesso, la sua famiglia e gli amici continuavano a stargli accanto e grazie a loro non smise di inventare. Reputai tale persona adatta allo scopo. E iniziò il mio piano. Come feci con te, iniziai ad apparire nei suoi sogni cercando di spiegare chi fossi e cosa volessi da lui. Inutile dire che ebbe le tue stesse reazioni, Edward. Ci voleva qualcosa di più potente per convincerlo e come biasimarlo? Era uno scienziato, non credeva a spiriti e magie. Allora profetizzai il ritrovamento di un misterioso frammento di roccia che avrei lasciato per lui quel giorno, nella Londra di due anni fa. Il giorno che stiamo vedendo adesso. Quasi all’uscita del parco si imbatté nel frammento che avevo lasciato in quel punto esatto affinché lo prendesse. Dovevo agire in fretta, la mia permanenza nel vostro mondo indeboliva le mie forze sempre più e dovetti accelerare le cose…” Mentre Rylas continuava a raccontare, la scena che stava raccontando si stava realizzando secondo dopo secondo. Malgrado la camminata
sempre più veloce, gli occhi dell’uomo puntarono improvvisamente un oggetto a terra: una piccola roccia dorata dall’innominabile forma. Urlò all’impossibile e si agitò in preda alle peggio mosse. Appena riuscì a calmarsi porse il frammento nella tasca del cappotto e corse via. “Lo condussi nel nostro mondo tramite un portale e lo feci vivere con le tribù del regno del nord, famose per un’indomita resistenza e incredibili cacciatori. Gli indicai il suo scopo e gli promisi il suo ritorno a casa in caso di successo. Ma dopo che completò l’incarico con successo, mi implorò di rimanere qui ed aiutarli più di quanto gli avessi chiesto. Accettai.” Una lacrima gli rigò una guancia mentre col un singolo gesto cancellò l’intero parco facendo sprofondare il tutto nella grigia nube del nulla e proseguirono il viaggio. Avrebbe voluto urlare, implorare perdono ad Edward per averlo coinvolto mentre gli mostrava attraverso le sue parole, l’origine del disastro che portò lo spirito a prendere un ragazzo contro la sua volontà e coinvolgerlo in tutto questo. “Diedi a lui l’accesso al portale e portò molta tecnologia e libri con sé. Istruì tutte le tribù una dopo l’altra ben oltre le loro immaginazioni. Gli insegnò come costruire case più sicure, armi più efficienti e allargando il loro sapere. Passarono anni ed anni e le tribù che avevo visto nascere, si erano trasformate in fiorenti civiltà al comando di intere città. Gli fui riconoscente” Le nubi vorticarono davanti ai loro occhi formando l’immagine di quello scienziato, inginocchiato a terra con lo sguardo pieno di gioia, mentre porgeva una margherita ad una bambina. A sua insaputa, alle sue spalle, una nube nera strisciò ai suoi piedi attaccandosi a lui come delle radici. Scomparve. “Una forza immane di oscurità e caos stava tramando alle mie spalle in attesa del momento giusto in cui agire…ed io, a mia insaputa, gli avevo fornito l’occasione giusta…”
Si udirono urla di guerrieri e strilli disumani mentre fucili sparavano e le armi si scontravano. Lo scienziato si dissolse e al suo posto, ai piedi dei due, comparvero vari cadaveri di soldati, ma non solo. Tra tutti, c’era il cadavere di una donna elegantemente vestita. Uno squarcio gli aveva aperto lo stomaco come una borsa. Ma non erano tutti morti lÏ. Un’altra donna dai capelli color cenere, guardava tale scena con orrore. I suoi occhi celesti posarono lo sguardo sulla sua scimitarra intrisa di sangue, ma non ebbe il tempo di rimpiangere il suo atto, che delle urla tuonarono dal nulla.
“Ha ucciso la regina! Catturatela!” Un manipolo di soldati circondarono la donna puntandola con spade e moschetti. Lei non poté far altro che lasciare la spada a terra e dopo essere stata ammanettata, venne portata via. “E venne la guerra. Una scia di sangue si trasformò ben presto in una carneficina che dura da anni. Il regno del sud, ormai a corto di speranza, pregò me affinché portassi qualcuno degno di fermarlo. Io ho scelto te, Edward, devi agire. Questa è la tua missione. Trova lo scienziato, fermalo e placa la guerra” Ormai agli occhi di Edward tutto fu chiaro. Non c’erano più dubbi, niente bugie o scherzi. Una sola strada si mostrava di fronte a lui. Lui non voleva tutto questo, la sua vita da adolescente si era spezzata come una catena arrugginita. “Non credo di essere in grado, Rylas…” “Ho commesso una scelta sbagliata, una volta, ma adesso sono sicura delle mie azioni, e so che porterai a compimento il tuo incarico” L’oscurità venne scacciata, il sole tornò a splendere, non c’era più tempo da perdere. Sotto di loro, un’intera isola pregava chiedendo aiuto, l’aiuto di Edward. Il ragazzo ricordò il tutto prima dei sogni, di Rylas, di tutto ciò. I sorrisi, le persone, la casa, tutto andato. Non si poteva tornare indietro. Una mano lo prese per il colletto della canottiera. “Lasciami! Lasciami!” Urlava Edward dimenandosi per liberarsi della presa, ma lo spirito aveva una presa troppo salda e fu tutto inutile. I due si guardarono faccia a faccia. Rylas stava piangendo, ma sorrideva. “Vai, mio eroe, e buona fortuna” La mano mollò la presa lasciando Edward cadere nel vuoto urlando a pieni polmoni il giuramento della sua vendetta verso di lei prima di perdere i sensi definitivamente.
Ringraziamenti Persone che hanno contribuito alla realizzazione di questo numero: Caricamento sul sito: Marta Serra/ Calien Grafica e impaginazione: Claudia Santoro Recio/ Miu Illustrazioni: Claudia Santoro Recio/ Miu: Copertina Valentina Plebani/Pan Rayuki illustrazione iniziale Claudia Manca/ Yukimoe CM: illustrazione news e indice Valentina Plebani/Pan Rayuki Sparky e Sparky gijinka Alessia Tirabassi/ Cucci: Fiamma gijinka Cecilia Balestri/ Ceci: Fiamma Autori Manga: Valentina Plebani/Pan Rayuki Martina Patrizia Olivi FrancescoNappi/ Minaca Autori Light Novel: Pietro Santoni/ Pyras (storia) Claudia Santoro Recio/ Miu (disegni)