ARTis numero otto [Digital_Edition]

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PERIODICO DEL

nunc illuc et utroque sine ordine, curro, alta puellares tardat harena pedes interea toto clamanti litore "Theseu!" reddebant nomen concava saxa tuum et quotiens ego te, totiens locus ipse vocabat; ipse locus miserae ferre volebat opem Mons fuit; apparent frutices in vertice rari; hinc scopulus raucis pendet adesus aquis adscendo; vires animus dabat;

Centoventi anni del LiceoArtistico “Gentile Mazara”: un traguardo importante, ma anche un nuovo punto di partenza Tante cose sono cambiate nel corso di questi anni, tanti artisti sono cresciuti e si sono affermati, tanti alunni si sono formati ed hanno scelto strade diverse da percorrere. Rimangono immutati alcuni aspetti, che legano gli studenti di ieri e quelli di oggi: la creatività, la passione per l’arte, lo sguardo al passato, fonte di ispirazione e patrimonio inestimabile da consultare e conoscere, e l’attenzione verso le novità, le prospettive

Questo è il tema del n. 8 diART sul quale hanno lavorato gli studenti di tutte le classi del Liceo, in stretta collaborazione con i loro docenti. Un lavoro di squadra che li ha portati a sviluppare nuove competenze e che ha consentito loro di conoscere ed entrare a contatto con le professionalità comeAndrea Sedici, Franco Coccopalmeri, Mauro Cianti che hanno deciso si investire le proprie energie e di riportare il proprio know out nella terra d’origine

ART numero otto prova a raccontare le prospettive di un territorio e le riflessioni sul mondo dell’arte cittadina. Lo fa con originalità creando uno spazio aperto per gli studenti che raccontano la loro scuola, le esperienze e il loro modo di vivere l’arte

Non poteva mancare uno spazio dedicato ai 120 del LiceoArtistico “Gentile Mazara” che vanta radici antiche e importanti: era infatti il gennaio 1903 quando iniziarono i corsi dei quella che era allora la scuola diArti e Mestieri. Una scuola che, tra cambiamenti e nuovi ordinamenti, ha attraversato più di un secolo, intrecciando la sua storia con quella di uomini che l’hanno cambiata e fatta crescere Tra questi senz’altro il maestro Italo Picini, già docente e preside dell’ex Istituto d’Arte sulmonese, di cui quest’anno ricorrono i centodue anni dalla nascita

C’è un suo ricordo tra queste pagine, così come c’è un omaggio al suo fondatore, il barone Gentile Mazara, Picini gli dedicò un busto che di recente è stato ritrovato e ricollocato all’ingresso del Liceo

tango strataque quae membris intepuere tuis incumbo lacrimisque toro manante profusis "pressimus" exclamo "te duo, redde duos! venimus huc ambo; cur non discedimus ambo? perfide, pars nostri, lectule, maior ubi est?"

Questa edizione diART più delle altre, dialoga con il territorio a testimonianza di una scuola che è parte integrante della sua realtà. I nostri studenti hanno indagato tutte le prospettive artistiche che lo animano: penna e registratori alla mano, hanno intervistato orafi, designer, stilisti, collezionisti e pittori, provando a raccontare la vivacità culturale che caratterizza la Valle Peligna. Hanno interagito con gli amministratori della Città, cui va un sentito ringraziamento, per riflettere sulle politiche culturali cittadine ART , dunque, è il ritratto di una scuola che vive le emergenze, le opportunità e le “sfide” che la società pone. I nostri ragazzi raccontano in queste pagine anche il loro confronto con il mondo del lavoro e con tematiche di stringente attualità, dalla violenza di genere alla guerra in Ucraina, con le quali quotidianamente si confrontano

ART numero otto però è anche e soprattutto spazio di speranza, riflessione ed energia, energia positiva e costruttiva, quella che ogni giorno la scuola è chiamata ad alimentare negli studenti, cittadini di oggi e del futuro

ART numero otto A.S. 2022/2023
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1 Illa relicta feris etiam nunc, improbeTheseu vivit. Et haec aequa mente tulisse velis? Mitius inveni quam te genus omne ferarum; credita non ulli quam tibi peius eram Quae legis, ex illo,Theseu, tibi litore mitto unde tuam sine me vela tulere ratem, in quo me somnusque meus male prodidit et tu, per facinus somnis insidiate meis Tempus erat, vitrea quo primum terra pruina spargitur et tectae fronde queruntur aves; incertum vigilans ac somno languida movi Thesea prensuras semisupina manus: nullus erat. referoque manus iterumque retempto perque torum moveo bracchia: nullus erat excussere metus somnum; conterrita surgo membraque sunt viduo praecipitata toro protinus adductis sonuerunt pectora palmis utque erat e somno turbida, rupta coma est Luna fuit; specto siquid nisi litora cernam; quod videant oculi, nil nisi litus habent nunc huc,
atque ita late aequora prospectu metior alta meo inde ego-nam ventis quoque sum crudelibus usavidi praecipiti carbasa tenta Noto aut vidi aut fuerant quae me vidisse putarem; frigidior glacie semianimisque fui nec languere diu patitur dolor. excitor illo, excitor et summaThesea voce voco "quo fugis?" exclamo "scelerate revertereTheseu! flecte ratem! numerum non habet illa suum!" Haec ego. quod voci deerat, plangore replebam; verbera cum verbis mixta fuere meis si non audires, ut saltem cernere posses: iactatae late signa dedere manus candidaque imposui longae velamina virgae scilicet oblitos admonitura mei iamque oculis ereptus eras. tum denique flevi; torpuerant molles ante dolore genae quidpotiusfacerent,quammemealuminaflerent, postquam desieram vela videre tua? aut ego diffusis erravi sola capillis, qualis ab Ogygio concita Baccha deo; aut mare prospiciens in saxo frigida sedi, quamque lapis sedes, tam lapis ipsa fui saepe torum repeto qui nos acceperat ambos, sed non acceptos exhibiturus erat et tua quae possum pro te vestigia
[ ] OVIDIO Heroides, Epistula X (AriadneTheseo) Pablo Picasso, L’Étreinte [L’abbraccio]
editoriale]
Caterina
Fantauzzi
Dirigente Scolastico

Buon compleanno LiceoArtistico!

Sono trascorsi centoventi anni da quando il Barone Gentile Mazara decise di donare alla città di Sulmona una somma di denaro per l’Istituzione della Scuola diArti e mestieri. Da allora quanta strada è stata fatta, quanti maestri e quanti artisti sono passati tra questi banchi, eppure l’entusiasmo, la creatività, la ricerca della bellezza sono rimaste immutate.

Il LiceoArtistico è dunque una delle scuole più antiche istituite in città, una scuola che ha avuto un ruolo importantissimo nella salvaguardia della tradizione artigianale e artistica locale e per questo motivo si inserisce perfettamente nel contesto e nel panorama di una città d’arte come la nostra. Fu dunque il Barone Gentile Mazara, appartenente ad un’antica e illustre famiglia Sulmonese, a mettere a disposizione del Comune una cospicua somma per l’istituzione della Scuola d’Arti e mestieri. Correva l’anno 1901. Le secolari tradizioni di Sulmona non erano affatto spente: tra gli artigiani era sempre vivo il sentimento del bello, manifestato nella varia produzione degli oggetti e nel tentativo di realizzare opere originali. La Giunta Comunale, approvata ad unanimità la proposta dell’istituzione di una scuola diArti e mestieri, stabilì che questa comprendesse quattro sezioni: falegnami e intagliatori, muratori e scalpellini, fabbri e meccanici, pittori e decoratori. Il primo corso ebbe inizio nel gennaio 1903 nei locali dell’ex Convento di Santa Caterina. Le iscrizioni raggiunsero il numero di 108. Nell’anno 1904/1905 la scuola aprì con tre classi, successivamente se ne aggiunse una quarta. Nel 1906 il Consiglio Comunale decise che la scuola di Sulmona dovesse presentarsi come una semplice scuola di disegno applicato alle industrie, con prevalenza del disegno artistico e con l’inserimento di vari indirizzi. La Scuola d’Arte di Sulmona fu premiata con la medaglia di bronzo alla mostra didattica delle scuole industriali e commerciali a Roma. I corsi da quattro furono portati a cinque, con le seguenti materie: Ornato e decorazione pittorica; Disegno protettivo, architettonico e di costruzione; Disegno geometrico elementare,Aritmetica e geometria; Plastica; Italiano, Storia e Geografia. Gli iscritti del primo anno di formazione furono 116. Negli anni successivi la scuola migliorò il suo ordinamento e, avendo ottenuto un contributo straordinario di duemila lire dalla locale banca popolare cooperativa, potette imprimere maggiore impulso al funzionamento dei suoi laboratori, tanto che, partecipando alla mostra internazionale delle industrie e del lavoro diTorino, vinse una medaglia d’argento. Nel 1912 trovò sede definitiva all’interno del fabbricato del “Cuore di Gesù”, trasformato dal Comune, con l’aggiunta di un vasto padiglione per la lavorazione del legno. Il terremoto del 15 gennaio 1915 danneggiò gravemente il fabbricato e, per questo, fu necessario sospendere le lezioni per tutto l’anno. La scuola riaprì il 3 gennaio 1916 solo per le tre classi superiori. Le lezioni ripresero in tutte e cinque classi nel 1917- 1918. In un momento di grande crisi economica per via della prima grande guerra e degli effetti che ancora perduravano a causa del terremoto, nel 1921 iniziarono le pratiche per la classificazione della scuola. La nostra divenne Regia Scuola professionale Gentile Mazara.Tra il 1923-1924 il macchinario del laboratorio di falegnameria venne sistemato nell’ex convento di Santa Chiara. In quegli anni la scuola realizzò la balaustra in ferro battuto per il monumento ai caduti. Negli anni ’20 e ’50 la scuola partecipò inoltre a molte mostre riscuotendo notevoli successi: 1925, mostra Nazionale dell’Arte moderna a Roma; 1927, mostra artistica all’Aquila con lavori di legno e ferro battuto; 1928, mostra aTripoli, con l’invio di due alunni e una spesa di cinquecento lire; medaglia d’oro alla seconda fiera nazionale di Francavilla al Mare. Negli ultimi decenni la scuola ha avuto un'altra importante modifica: quello che era l’Istituto d’arte è diventato un Liceo. Alcune discipline sono state sostituite, qualche ora di laboratorio si è persa, ma l’anima della scuola è rimasta intatta. Oggi sono tanti i ragazzi che scelgono il nostro Liceo e che, pur continuando a coltivare la passione ed il talento per l’arte, ottengono una formazione completa non solo in ambito artistico, ma anche scientifico e umanistico.

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Francesca Del Castello, VA
ART numero otto A.S. 2022/2023 PERIODICO DEL A N N I D I I S T R U Z I O N E A R T I S T I C A

Cappella Mazara - Storia di un monumento

All'interno del cimitero di Sulmona, lungo il viale monumentale, si trova la Cappella dei Baroni Mazara. I lavori per la sua realizzazione iniziarono nel 1906, su progetto dell'ingegnere Domenico Poilucci, per poi essere portati a termine nel 1910. L'ingegnere ha fatto ricorso alle migliori maestranze locali dell'epoca per riuscire a realizzare un'opera degna della famiglia che l'aveva commissionata. Basti pensare che tra gli artisti coinvolti ha operato lo scultore Giovanni Granata a cui si deve la realizzazione di un angelo di marmo, posizionato al lato del cancello principale, di due statue che posano sui sarcofagi all'interno della cappella rappresentanti la Carità segreta e l'Angelo della Morte, lo stemma di famiglia, sorretto da due puttini di marmo, lo scheletro di bronzo che sovrasta lo stemma stesso. La Cappella è stata venduta al Comune di Sulmona il 20 novembre 1997 da Pier Paolo D'Agostino Orsini, ultimo erede della famiglia Mazara e da allora la storia della Cappella è stata davvero travagliata. Certo, le condizioni nelle quali versano molte tombe di sulmonesi illustri sono oggi davvero preoccupanti, oggetto di un degrado che sembra inarrestabile. Di recupero e valorizzazione si parla da tanto tempo: l'idea di intervenire sulla Cappella dei Baroni Mazara, il Pantheon sulmonese, comincia ad essere oggetto di discussione nei primi anni Ottanta, quando lo stupendo monumento marmoreo appariva al termine di un viale di cipressi, incantevole, prima che le radici rovinassero a terra le lastre pregiate che lo rivestivano.

L'occasione era data dalla vendita del palazzo di famiglia in Largo Mazara, al quale era necessariamente abbinato il monumento funebre. Si avvertì il desiderio di rivalutare il luogo dove collocare fisicamente personaggi illustri che sono nati a Sulmona. Dal 2000, anno in cui furono trafugati alcuni elementi architettonici e storico-artistici, si è tornati a parlare di interventi di restauro. Sembra che occorrano ben 400.000 mila euro per rimettere in piedi l'edificio e riportarlo all'antico splendore. "Certo per tenere in piedi un monumento importante occorrono tante energie e numerosi fattori - spiega Franco Casciani, assessore ai lavori pubblici del Comune di Sulmona. - Una struttura non rimane in piedi in eterno.All'interno del cimitero abbiamo diverse tombe di personaggi illustri, sebbene purtroppo nel corso del tempo si sia persa un po' l'attenzione verso di loro. Speriamo che in un futuro prossimo si possa tornare ad investire sul recupero e la conservazione di questo patrimonio così importante per la città ".

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Ilaria La Porta, VA La

Una voce autorevole: interviene

Di Piero, Sindaco di Sulmona

In occasione del centoventesimo anniversario dell’Istituzione del Liceo Artistico Gentile Mazara, abbiamo deciso di intervistare il Sindaco della nostra città.

Quest’anno la nostra scuola si prepara a celebrare i 120 anni dalla sua istituzione, cosa significa per lei e per la città di Sulmona avere un luogo dove i giovani crescono a contatto con l’arte?

Penso che il LiceoArtistico di Sulmona, formatosi sulle basi dell’ex Istituto d’arte Gentile Mazara, sia un motivo di orgoglio per la città e per l’amministrazione comunale. Come il Barone Mazara aveva compreso il valore ed il peso dell’arte e dell’artigianato più di un secolo fa, così anche noi dobbiamo e possiamo credere che il valore della nostra città si fondi sull’arte e sull’artigianato. L’arte rappresenta l’espressione massima della civiltà ed educare i giovani, sensibilizzarli con lo studio e l’approfondimento delle discipline artistiche, credo che sia un contributo notevole allo sviluppo delle nuove generazioni.

Sulmona ha un ricco patrimonio non sempre conosciuto dai cittadini e poco comunicato al di fuori. Cosa si potrebbe fare per valorizzare la nostra città?

Sulmona vanta un patrimonio artistico importantissimo che deve necessariamente valorizzare. Nel contempo anche l’attività artistica rappresenta un punto di forza oltre al patrimonio monumentale che la città possiede. La tutela e la valorizzazione dei monumenti e degli artisti richiedono un impegno costante ed anche l’impiego di risorse che l’amministrazione deve mettere a disposizione per fare in modo che Sulmona sia percepita sempre di più come Città d’arte. Effettivamente dobbiamo agire affinché i cittadini possano conoscere meglio la loro terra e le potenzialità che essa offre per poter diventare essi stessi volano di promozione nel momento in cui i turisti italiani e stranieri, sempre più numerosi, visitano la nostra città. Quali sono i progetti che intende portate a compimento per rendere ancora di più la nostra Sulmona un “città d’arte”? La strada da percorrere è lunga, ma stiamo mettendo in campo una serie di iniziative importanti anche per la valorizzazione della città al di fuori del contesto regionale; proprio a riguardo, il 6 dicembre ho partecipato ad un convegno alla Camera dei Deputati dov’è stato presentato un libro sull’Abruzzo con uno spazio importante dedicato proprio alla città di Sulmona. Un’occasione dunque per parlare della nostra città in un contesto nazionale di grande rilievo e che garantisce una notevole risonanza. Sulmona ha sempre avuto tanti artisti che si sono affermati anche oltre i confini regionali e nazionali. Qual è il panorama dei giovani artisti locali? Cosa intende fare per loro?

Il LiceoArtistico Mazara ha visto alternarsi generazioni di studenti: molti di essi hanno avuto importanti affermazioni anche in campo nazionale e internazionale nei vari settori, dalla pittura, alla scultura, all’oreficeria. Ed è un motivo di orgoglio. L’Amministrazione è particolarmente vicina alla scuola ma soprattutto agli studenti e si impegnerà il più possibile per la loro valorizzazione. Oggi in città e più in generale nella Valle Peligna, operano tanti artisti che espongono in contesti importanti. Il loro contributo per la diffusione della conoscenza del nostro territorio è importantissimo.

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Parvati Verrocchi Renzulli, IVA Gianfranco

Due busti a confronto: l’omaggio al Barone Mazara di Granata e Picini

“Ah… se l’avessimo scoperto due mesi prima, l’avremmo acquistato noi!”. È stata questa la reazione di alcuni docenti del Liceo Mazara nel momento in cui, navigando in rete, si sono accorti che era stato da poco battuto all’asta un busto in terracotta realizzato dal Granata, raffigurante proprio lui, il Barone Gentile Mazara, quel Barone Gentile Mazara, finanziatore dell’antica scuola diArti e Mestieri di Sulmona, divenuto poi LiceoArtistico. Il Liceo possiede già, nella collezione dell’Istituto un altro busto ritraente il Barone Mazara, realizzato dal maestro Italo Picini, artista che ha ricoperto un ruolo importante nella storia della nostra scuola, prima come Docente e poi come Preside, ampliandone tra l’altro, il numero di specializzazioni con gli indirizzi di ceramica e tessitura artistica. Ci siamo messi alla prova ponendo a confronto le due sculture e la mano dei due artisti notandone analogie e differenze. Lo scultore Giovanni Granata, nato il 3 aprile a Sulmona nel 1875 e deceduto a Roma il 29 Maggio 1947, iniziò il suo apprendistato nella bottega di Costantino Barbella, scultore abruzzese di rilievo. Nei primi anni del 1900 si stabilì a Roma, partecipò alle mostre della Società degli amatori e cultori di belle arti, dove espose molte sue opere tra cui la scultura “Il montanaro abruzzese” già presentata alla X Biennale di Venezia nel 1912. Il suo stile fu molto apprezzato, definito leggiadro ed elegante, spesso caratterizzato dal ricorso al piccolo formato, tipico della produzione Liberty di primo Novecento. Queste caratteristiche sono riscontrabili anche nel suo busto del Barone Mazara. In quest'opera troviamo un certo dinamismo dato dalla torsione del collo che posiziona il volto a tre quarti. Lo sguardo coglie il carattere determinato del Barone, dando così valore espressivo al soggetto. Il busto, datato 1908, è stato realizzato in terracotta, con dimensioni cm 50x30x20. Rispetto al busto realizzato dal Granata, la scultura di Picini, del 1939, presenta un'austera staticità, mostra uno sguardo severo e freddo; la posa è rigida, le spalle sono più evidenti e la fine del busto è più definita. La scultura è realizzata in terracotta patinata, con dimensioni maggiori rispetto all’altro (cm 62x63x40).

Picini, artista che ebbe un ruolo significativo per la storia dell'arte abruzzese, nacque a Bugnara il 9 novembre 1920. Frequentò la scuola d'arte di Sulmona prima e l'istituto d'arte di Firenze poi; le sue opere vennero esposte alla XXIV Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma.Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, lavorò come professore presso l'Istituto d'Arte di Sulmona di cui diventò Preside, concentrandosi anche sul rilancio della tessitura artistica abruzzese. Dal 1976 al ’79 insegnò presso l'Accademia delle belle arti all'Aquila. È morto a Sulmona il 12 ottobre 2016, all'età di 95 anni.

Stili diversi, analoga sensibilità e coincidenza di intenti dei due artisti che hanno voluto esaltare un personaggio importante della storia locale.

La nostra scuola è fortunata ad annoverare nella sua collezione uno dei due busti, quello del Maestro Picini. Ci auguriamo che in un prossimo futuro possa recuperare anche l'opera del Granata, così da poter omaggiare il nostro mecenate!

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Andrea Cococcia, Rebecca Colaiuda, Cecilia Tarullo, VB

Omaggio a Italo Picini

Arte e letteratura. Dai maestri di ieri agli allievi di oggi. Gli alunni del Liceo Artistico “Mazara” sono stati tra i protagonisti dell’evento “Buon compleanno, maestro!”, organizzato dall’Archeoclub di Sulmona, per i 102 anni della nascita di Italo Picini, già docente e preside del nostro istituto. L’evento si è tenuto nel mese di novembre nella pinacoteca provinciale cittadina che all’artista sulmonese è intitolata. Gli studenti Denise Marcovecchio,Andrea Fasciani e SameeraAbdiu, coordinati dalla professoressa Giovanna Ruscitti, hanno illustrato a tutti gli intervenuti il percorso artistico di Picini e hanno intervistato alcuni tra i suoi più importanti allievi: Nunzio Di Placido, Ernesto Oliva e Clara D’Antonio. In particolare, hanno messo in evidenza il ruolo strategico che Italo Picini ebbe per quello che ai suoi tempi era l’Istituto d’arte di Sulmona, favorendo la nascita di nuovi indirizzi e specializzazioni. Contribuì alla formazione di tantissimi artisti che ancora oggi rappresentano un solido punto di riferimento culturale per il nostro territorio.Tanti gli spunti di riflessione emersi nel corso dell’iniziativa, che ha voluto celebrare la ricorrenza della nascita del già professore e preside Picini come di certo anche a lui sarebbe piaciuto, cioè attraverso le sue opere e la sua vicenda artistica, alla presenza, tra gli altri, anche del nipote Marco. Nel dialogo tra gli studenti di oggi e gli allievi di ieri dell’illustre concittadino è emersa una carrellata di ricordi, di esperienze e aneddoti che gli intervistati non hanno lesinato e hanno condiviso con piacere con tutti i presenti. La porta della loro memoria è stata aperta soprattutto da una domanda: qual è stato l’insegnamento più importante che avete ricevuto dal maestro? «Parlare di Picini non è facile, è stato un grande preside ed una persona di cultura di altissimo livello, ma soprattutto non aveva segreti per i suoi allievi, con i quali condivideva il suo sapere»: le prime parole sono state quelle di Nunzio Di Placido, a cui hanno fatto seguito quelle degli altri allievi. «Molte cose», hanno aggiunto, «si imparano strada facendo, ma le basi solide su cui costruire il resti ce le ha insegnate lui. Da lui abbiamo, ad esempio, imparato le tecniche pittoriche e non era facile». «Aquei tempi, infatti, non si avevano le possibilità di oggi», ha proseguito il maestro Di Placido, «tutto il materiale ce lo fabbricavamo noi, soprattutto i colori. Era difficile procurarseli, lui ci ha insegnato a fabbricarceli da soli. “Basta sapere cosa vuoi fare e cosa devi fare la base è sempre uguale”, ci ripeteva. Ci ha insegnato tutto, dall'acquerello, all’affresco, al mosaico, tecniche particolari che lui ricavava da delle sue combinazioni di colore.Alui dobbiamo davvero tanto. Il maestro non teneva nulla per sé, bastava chiedere e lui spiegava tutto. Non lasciava indietro nessuno. Ha segnato la vita di ciascun allievo in maniera indelebile». Alla stessa serata hanno preso parte anche alcuni studenti del liceo classico “Ovidio” Matteo Marrese , Beatrice Marzolini eTommasoTronca, che, coordinati dalle docenti Cristina Martinelli e Sabrina Cardone e accompagnati al flauto da Cecilia Bonaventura, hanno letto alcuni brani tratti dal romanzo “Una vita violenta” di Pier Paolo Pasolini, di cui ricorre in questo anno il Centenario della nascita. Insomma due modi diversi di leggere la cultura, in una stessa serata, in cui i più giovani hanno potuto fare tesoro dell’esperienza e dell’insegnamento dei grandi maestri, apprezzando, da un lato la loro “lezione” e dall’altro le potenzialità offerte loro dalla contemporaneità, veloce e multiforme, ma al contempo ricca di risorse che sta a loro cogliere e coltivare, anche attraverso lo studio, la dedizione e l’impegno.

6 ART numero otto A.S. 2022/2023 PERIODICO DEL
Sameera Abdiu, Franca Di Nardo, IIA

La bellezza dell’arte.

L’ottocento, l’Abruzzo e il collezionismo

Pasquale Del Cimmuto, nato a Pescocostanzo nel 1951, è stato sindaco del suo paese natale e ha svolto per quarant’anni la professione di chirurgo negli ospedali abruzzesi, coltivando contemporaneamente la passione per l’arte e la letteratura. Ha pubblicato articoli, note critiche, recensioni, libri e alcune raccolte di poesie

Da studentesse del LiceoArtistico “Mazara”, ciò che, tra i suoi molteplici interessi, ha catturato la nostra attenzione è stata la sua passione per l’arte in generale e la scultura in particolare. Di questo abbiamo deciso di parlare con lui

Dottor

Sappiamo

La scultura è un’arte poco conosciuta rispetto alla pittura che viene più praticata, seguita e commercializzata. La scultura è una forma artistica tradizionale che rappresenta la vita di tutti i giorni, le emozioni, la spiritualità e lo fa con un atteggiamento costruttivo che si concretizza in forme che vengono fuori da diversi tipi di supporto materiale, dal marmo, al bronzo alla terracotta ecc. Per questo è più complesso realizzare un’opera scultorea. La lavorazione del marmo, poi, mi affascina particolarmente

Ritiene dunque che la scultura sia ambito artistico da approfondire? Quali strumenti e metodologie risultano necessarie per procedere nella ricerca?

Certamente. I pittori dell’Ottocento hanno avuto una formazione al novanta per cento napoletana: in passato chi voleva formarsi in termini accademici, doveva frequentare l’Accademia delle BelleArti a Napoli Ancora oggi gli scultori e gli artisti, anche abruzzesi, si formano nell’Accademia delle BelleArti a Roma, Bologna e Firenze Gli scultori hanno seguito la traccia di Barbella, che ha usato tematiche non riconducibili solo a quelle popolari del Realismo e del Verismo, ma anche a nuove dottrine dell’arte come il Simbolismo, l’Art Nouveau e lo stile Liberty. Gli scultori abruzzesi hanno saputo riportare uno stile morbido, accattivante e simbolista derivato proprio dalla cultura della propria terra e da quella napoletana Alcuni scultori del Novecento hanno inoltre conservato un tratto artistico figurativo, fondamentale

Sono vere entrambe le cose: collezionare è passione, è riflessione, è una scelta che nasce dall’anima. Si fa riferimento a dati oggettivi. C’è gente che colleziona pittura rinascimentale: come si fa a dargli torto? Gli artisti italiani di quel periodo sono straordinari per la bellezza delle opere, l’emozione che trasmettono. Però non mi sento di criticare neanche chi colleziona arte contemporanea Ad esempioAlberto Burri ha fatto combustioni, Fontana dei tagli su tela… all’inizio apparivano cose incomprensibili, poi il tempo le ha consegnate alla storia. Io mi sono lasciato guidare dal sentimento. Ho ritrovato negli artisti abruzzesi dell’Ottocento una corrispondenza con le mie aspettative, i miei gusti e le mie tendenze. Mi sono ispirato alle collezioni dei grandi musei. È sempre bello collezionare l’arte perché migliora la nostra vita, ci permette di riflettere sulla realtà umana e rendere più sopportabili anche quelle condizioni essenzialmente materiali su cui si basa la società moderna

7 ART numero otto A.S. 2022/2023 PERIODICO DEL Secondo lei, quali elementi gli scultori abruzzesi hanno conservato della loro origine e cultura e trasferito negli orientamenti artistici del loro tempo? Pensa che l’influenza delle scuole napoletana e romana sia stata importante per gli scultori abruzzesi? Questa indeterminatezza, questo fascino misterioso della materia la rendono senz’altro un’arte straordinaria e da approfondire. Gli strumenti sono quelli tradizionali, quindi lo studio e la conoscenza dei grandi scultori e del mondo in cui essi hanno operato, procedendo in maniera diligente e rigorosa No, francamente è una notizia per me nuova. So dell’esistenza di questo busto, ma non so di questo passaggio all’asta L’Ottocento fa un po’la parte della Cenerentola, perché inizialmente è stato bistrattato, dato che è stato visto come il secolo di passaggio tra la durezza ispiratrice e rappresentativa del Settecento e l’”esplosione” del Novecento, quando prendono vita molti grandi movimenti artistici, filosofici, culturali e sociali. L’Ottocento merita una totale rivalutazione, perché è un secolo di grande ricchezza e vivacità culturale. Per quanto riguarda l’Abruzzo abbiamo da considerare un altro
elemento fondamentale, quello della scuola del “Convento Michetti” a Francavilla, nel quale si riunivano vari artisti, tra i più importanti del secolo e non solo, come Francesco Paolo Michetti, Gabriele d’Annunzio, Francesco PaoloTosti e Costantino Barbella
collezionare
oppure
è un appassionato di arte, ma soprattutto
in particolare di questo settore?
per riallacciare il nodo che c’è fra l’arte dell’Ottocento e le nuove avanguardie Cosa significa oggi
arte? Ritiene che sia giusto investire su artisti emergenti, contemporanei,
il mercato lascia ancora largo spazio all’arte del passato? Lei
di scultura. Che cosa la affascina
Sara Di Rosa, Sara Nuttini, VB Ha notizia del busto del Barone Mazara realizzato dal Maestro Giovanni Granata, a cui è intitolata la nostra scuola, recentemente battuto all’asta?
che il suo campo di interesse è l’arte del XIX secolo L’Ottocento è stato un secolo di grande complessità e ricchezza culturale e artistica. Dopo altalenanti periodi di silenzio e di parziale recupero, secondo lei si può constatare un rinnovato interesse per questo periodo?
Del Cimmuto, come è nata la sua passione per l’arte? Come tutte le passioni, sono cose che si hanno dentro e ad un certo punto della vita vengono fuori, esplodono

È stato definito “uno degli ultimi romantici, con i piedi ben piantanti per terra e con lo sguardo rivolto verso il futuro”. ÈAndrea Di Nino, art director di Andrea Sedici, artista giovanissimo ma con un ricco curriculum ed una vasta esperienza alle spalle. Dall’infanzia trascorsa nell’atelier di famiglia alla collaborazione con GiorgioArmani che gli ha dato un bagaglio professionale e culturale non indifferente fino al lancio del proprio marchio, lo stilista Made inAbruzzo, anzi, made in Valle Peligna, ha quell’animo sensibile che ha affascinato noi studenti del LiceoArtistico. Lo abbiamo incontrato e non nascondiamo l’emozione e le sensazioni provati in occasione della nostra intervista.

Sicuramente la domanda più frequente che le viene posta è relativa alla scelta del “Sedici” accanto al suo nome. Da dove deriva questo numero? Ha per lei un significato particolare?

La scelta del sedici deriva da una situazione molto speciale che mi ha fatto decidere di cambiare vita, di lasciare la GiorgioArmani e di tornare a lavorare e a vivere qui. È un fatto molto privato di cui solitamente non parlo, che però ha delineato un cambio netto nella mia vita. Quindi, in risposta alla domanda: non c’è stato un vero e proprio ragionamento nella scelta di questo nome, ma è un numero molto significativo per me. E poi il Sedici oltre ad essere il giorno della mia nascita, si può trasformare in “se dici… sì al tuo abito”. Quando una donna trova il suo vestito da sposa, infatti, dice “sì, è proprio lui”. E così ho avuto l’idea di dare al mio brand questo nome.

Il suo curriculum ci interessa molto. Ci racconti qualcosa di lei! Sono cresciuto nell’atelier di famiglia in cui venivano prodotti abiti per alcune aziende che hanno fatto la storia del bridal come Costantino, Loretta, Essedì, Radiosa, Meg. Ho trascorso l’infanzia tra tessuti pregiati in un atelier in cui le sarte lavoravano a mano, costruivano i modelli, elaboravano ricami e mi sono innamorato del profumo della seta. Fin da piccolo amavo stare in atelier e sfogliare le riviste da sposa. Era come immergersi in un mondo fatato. Un modo di approcciarsi alla moda completamente diverso rispetto a quello attuale della comunicazione istantanea dei social network. C’era l’attesa, la trepidazione dell’arrivo del magazine e poi finalmente con la rivista tra le mani ammiravo gli abiti delle grandi maison internazionali.Alivello di studi ho conseguito una prima laurea alla Bocconi di Milano nel corso Discipline economiche e sociali ed un Master in Gestione di brand di lusso. Dopodiché ho frequentato la Marangoni e poi mi sono specializzato con un Master avanzato.Tutto il mio percorso di studi è stato arricchito da varie esperienze lavorative che mi hanno offerto una formazione completa.

Noi sappiamo che il periodo che preferisce è quella che va dal 1910 al 1930; quindi piume, stoffe leggere e volumi fluidi. Quale caratteristica fondamentale deve avere secondo lei un abito da sposa?

Un abito da sposa deve rispettare la personalità della ragazza. Il compito dello stilista è quello di valorizzare la sua silhouette ed i suoi canoni stilistici, rispettando però un equilibrio tra la tradizione e i codici estetici attuali, quindi rivisitando il passato in chiave moderna. La caratteristica principale che un abito da sposa deve avere è, per me, la portabilità. Dunque l’abito deve essere leggero e destrutturato, senza costrizioni, seguendo il flusso percettivo dell’estetica generale.

Lei progetta e realizza solamente abiti da sposa oppure ha in mente anche altri progetti come collezioni di haute couture da portare in passerella?

Ci sono molti progetti in campo, in particolare l’idea di aprire una scuola di arti e mestieri qui nella Valle Peligna. una sorta di università per insegnare ai ragazzi l’arte del cucito e le tecniche del fatto a mano (progetto molto lungimirante e ambizioso). Questo porterà anche ad un’evoluzione stilistica in ambito di haute couture.

Quali sono le difficoltà che ha riscontrato durante il suo percorso di studi? Potrebbe dare consigli agli studenti su come affrontare gli ostacoli che si potrebbero incontrare? Qual è il suo motto? Nel settore della moda gli ostacoli sono molteplici e costanti. Credo che la strategia vincente sia avere una visione di lungo periodo, quindi non accantonare le proprie scelte alle prime difficoltà e ragionare mediante step. Il mio motto è quello di essere sempre determinati e caparbi, seguire il flusso della passione, ma allo stesso tempo costruire uno schema strategico senza mai perdere di vista i propri obiettivi.

8 ART numero otto A.S. 2022/2023 PERIODICO DEL
Fabiana Alberico, Norma Battaglini, VA

Fiocchi di neve, tradizione ed innovazione:

Quando la tradizione si fonde con l’innovazione e il territorio con la sua storia e le sue radici diventano fonte di ispirazione, l’arte raggiunge livelli elevati e colpisce le corde del cuore. È questa la filosofia che ispira Franco Coccopalmeri, il titolare dell’omonimo laboratorio di oreficeria nel centro di Roccaraso, una piccola fucina di idee che nascono non perdendo di vista la tradizione. Lì ha creato gioielli per personaggi famosi, eventi sportivi e culturali di livello nazionale e internazionale. Ha realizzato gioielli simbolo di vari Comuni e manifestazioni varie. Coccopalmeri espone in mostre, musei e pinacoteche. Della sua produzione si sono occupati varie testate giornalistiche regionali, nazionali ed estere. Ogni anno gli amanti del gioiello d’arte attendono con curiosità l’uscita del Fiocco di neve, creazione che viene realizzata traendo ispirazione dalla creatività e dell’unicità della natura che genera cristalli unici, disegni che magicamente diventano gioiello. Incuriositi ed attratti abbiamo deciso anche noi di intervistare il giovane artista che ha davanti a sé una lunga strada sicuramente piena di soddisfazioni e che rappresenta un esempio significativo per i giovani che decidono di investire sul territorio.

Sarebbe interessante conoscere la sua formazione, se vi è una tradizione familiare o una passione che sovrasta l’ereditarietà, se nel suo paese natale vi è stata una influenza, un clima favorevole alla nascita di questa passione.

La passione è stata determinante. Fin da piccolo, quando entravo con i miei genitori nelle botteghe di arte orafa, provavo dentro di me una grande emozione. Crescendo, ho sentito un forte desiderio di trasformare questa passione in un lavoro. Mi sono diplomato all’Istituto d’Arte di Chieti e ho proseguito gli studi all’International Gemological Institute nella sede italiana di Cavalese, inTrentino. Ho poi fatto pratica nel laboratorio di arte orafa del Maestro Carlo Duro a Sulmona, fino a quando ho aperto la mia attività a Roccaraso. Quando le cose si fanno con entusiasmo, avviene una crescita spontanea a livello artistico e professionale.

Quanto l’oreficeria attinge alle altre forme d’arte, mescolandosi con esse e arricchendosi?

Il confine tra le arti non è una linea netta, perché i generi, gli interpreti, le idee si contaminano a vicenda. Se considerassimo le arti come compartimenti stagni impermeabili, toglieremmo alle opere la possibilità di generare nuovi stili, di sviluppare nuove prospettive. Basta dire, solo per fare un esempio che mi riguarda da vicino, che il nuovo gioiello che sto per presentare, quindi una forma d’arte figurativa, è nato da un’ispirazione musicale, quindi relativa ai suoni. Seguitemi sui social e a fine mese vedrete di cosa si tratta!

E come con il tempo e il lavoro è stato in grado di coniare una propria identità unica e riconoscibile?

Io provo continuamente a definire una mia identità. Bisogna porsi degli obiettivi e tra questi ho quello di contribuire all’evoluzione dell’arte orafa, cercando nuovi linguaggi, ma senza dimenticare tecniche e stili dei grandi Maestri del passato. Se poi sto riuscendo in questo intento, è una cosa che lascio giudicare agli altri. Ma posso dire che mi fa tanto piacere ad esempio quando la mia idea dei fiocchi di neve a edizione limitata viene definita dagli addetti ai lavori come una nuova tradizione dell’arte orafa.

Quali sono i processi di lavorazione e cosa è cambiato in questi anni rispetto alla tradizione, nelle tecniche, nei materiali e nella resa finale?

Lo sviluppo tecnico e tecnologico permette uno sviluppo delle attrezzature, ma alla base di tutto ci sono tecniche che restano invariate attraverso i secoli. Ed è importante custodire ogni abilità tramandata di generazione in generazione per permettere di proseguirne la tradizione. Ognuno poi può sfruttare queste tecniche per realizzare al meglio le proprie opere e per definire il proprio stile. Io prediligo figure essenziali, gioielli che esprimono dei significati attraverso le forme, spesso con riferimenti al nostro territorio. Di volta in volta si può pensare alla tecnica più adatta, che sia più o meno moderna. L’importante è metterci il cuore, perché fare le cose con amore è un concetto che non passa mai di moda.

9 ART numero otto A.S. 2022/2023 PERIODICO DEL
Davide Ferreri, IIIB

Passato e presente nell’arte orafa abruzzese

“Il metallo prezioso, acquistato con le fatiche assidue di più generazioni, custodito per anni ed anni nel forziere profondo, rimesso in luce ad ogni nuovo giorno di sponsali…” così Gabriele d’Annunzio nel Trionfo della Morte (1894) si soffermava a descrivere l’uso che le genti abruzzesi facevano dell’oro, molto spesso unica ricchezza e ornamento delle instancabili contadine tratteggiate dalle pennellate veriste del Patini. L’oreficeria abruzzese ha origini che risalgono al XIII secolo quando molti artigiani nella nostra regione per la realizzazione di grandi opere artistiche. L’Abruzzo diventa dunque testimonianza importante della diffusione della scuola orafa; da allora di bottega in bottega, di generazione in generazione, i segreti e le tecniche sono state tramandate e sono giunte fino a noi a testimonianza di un passato importante e di un futuro che vi affonda le radici con orgoglio. Abbiamo deciso di intervistare Gianluca Domenicano, insegnante presso il nostro Liceo.

Può raccontarci quale è stato il ruolo della sua famiglia nel mondo dell’arte orafa e come la tradizione è riuscita a conservarsi viva nel tempo?

La famiglia Domenicano, originaria di Pescocostanzo, è attiva dal 1650-1700; siamo ormai alla quinta generazione di orafi. Quella di proseguire la tradizione è stata una mia scelta, influenzata dalla forte passione e da ciò che in casa vedevo tutti i giorni, grazie a mio padre e mio zio. Mi piaceva osservarli al lavoro e cercavo in ogni istante di imparare da loro le tecniche e i segreti del mestiere. Così ho deciso di studiare presso il LiceoArtistico, un tempo l’Istituto d’Arte di Sulmona, ed ho proseguito gli studi presso l’Accademia delle BelleArti all’Aquila. La mia famiglia svolge un lavoro di tradizione, di autenticità nel rispetto dell’antico, aperto però anche alla contemporaneità. Gli schizzi per i lavori che vengono realizzati, sono originali del ’700, conservati su un taccuino dove il fumo delle candele comprimeva i due stampi e ne generava la filigrana da una parte e i disegni tramati dall’altra.

Suo padre è stato per tanti anni docente di Oreficeria presso il nostro Liceo. Come vedeva il rapporto fra la professione e l’insegnamento? Quale parte dell’esperienza professionale maturata nelle botteghe veniva trasmessa agli studenti? Mio padre ha incominciato ad insegnare intorno al 1965, professore dell’istituto d’Arte qui a Sulmona. Io stesso ho vissuto l’esperienza di essere allievo di mio padre, accorgendomi di come, per certi versi, il filtro fra la scuola e la professione non era così marcato. Voglio dire che gli insegnamenti vertevano sull’atto pratico, erano propedeutici al lavoro che poi si andava a svolgere in bottega. Ricordo un’esperienza bellissima: ci fu nel 2012 un’iniziativa a scuola. Progettammo delle croci da regalare ai cardinali e ai vescovi del Vaticano. Forse per la prima volta, noi alunni ci sentimmo apprezzati e nello stesso tempo soddisfatti. È importante unire la teoria e la pratica nell’esperienza laboratoriale, entrambe si completano.

Ormai da qualche anno l’Oreficeria non si insegna più preso il nostro Liceo e la tradizione potrebbe finire. Lei quale meccanismo attuerebbe per riportare in voga questa bellissima arte? Il problema sono i costi elevati per coprire le spese dei laboratori o di un allontanamento culturale da parte delle nuove generazioni? Per quanto riguarda questa domanda, bisogna riflettere sul cambiamento avvenuto anni fa con il passaggio da “Istituto d’Arte” a “LiceoArtistico”. Sono state attuate delle scelte specifiche e, l’arte orafa, a Sulmona, è stata tolta dalle materie di insegnamento dalla scuola. Ma siamo ancora in tempo per intervenire e recuperare: mantenere un laboratorio ha un costo elevato, ma sicuramente sostenibile. Se si sceglie di tornare a valorizzare l’oreficeria, il budget a disposizione, naturalmente, aumenta e i finanziamenti crescono. Le nuove generazioni si lasciano magari spaventare dalla forte impronta relativa alla tradizione, ma nella tradizione possono esserci unicità e modernità. Basta conoscere bene le tecniche, la storia e quanto è stato prodotto in passato per poter rileggere la tradizione con una nuova predisposizione mentale. Nel mio lavoro provo sempre a rintracciare l’unicità della modernità. L’oreficeria non può e non deve essere vista, erroneamente, come solo artigianato. È una nobile arte ed è parte della nostra storia!

10 ART numero otto A.S. 2022/2023 PERIODICO DEL
Davide Ferreri, IIIB

Se il PCTO è molto più di un PCTO!

Quando il gioco si fa esperienza ne derivano crescita ed apertura mentale.

E questo è ciò che ci lascia un’esperienza accattivante ed innovativa come quella fatta con il MAXXI dell’Aquila. Il progetto MAXXI opera sul territorio ormai da 6 anni, coinvolgendo più di 3600 ragazzi, che vi hanno lavorato con un bilancio positivo e facendo un’esperienza divertente. L’iniziativa si svolge in due sedi distaccate: l’Aquila e Roma.Tuttavia, molti sono i progetti che si realizzano al di fuori del museo MAXXI e che portano gli addetti al PCTO a lavorare anche in molti altri posti d’Italia. Lo studio, la conoscenza, i viaggi, la curiosità sono una componenti fondamentali per la formazione di un individuo ed i social, se usati con intelligenza, aiutano a scoprire località e paesaggi altrimenti sconosciuti: partendo da questo assunto, noi alunni delle classi 3A e B del LiceoArtistico Mazara abbiamo imparato a far conoscere un pezzettino del nostro territorio a chi oggi vi si avvicina con gli occhi di un turista 2.0, che non si accontenta di una visita fugace ma che preferisce interagire, scavare e scoprire di più sui luoghi che lo accolgono… 2.0 perché all’immagine del turista con carta geografica e macchina fotografica in mano, se ne sostituisce una dell’uomo che fa del suo smartphone una porta aperta verso un mondo di nuove conoscenze. In questo interessante percorso siamo stati accompagnati da due professionisti che lavorano all’interno del museo MAXXI, Susanna e Federico. Grazie alla loro guida, durante i nostri incontri siamo stati aiutati nell’organizzare le ricerche e indirizzati sulle modalità di creazione della “caccia al tesoro” virtuale inerente al nostro territorio. La preparazione degli enigmi ci ha “costretto” a pensare in maniera più trasversale, ad uscire dalle nostre conoscenze e a cercare di guardare l’ambiente nel quale viviamo con gli occhi di un estraneo.Abbiamo dato inizio a questo progetto tramite incontri in webinar, durante i quali ci siamo presentati e conosciuti. Con la domanda “Che cos’è un museo?” a noi rivolta, abbiamo dato il via al nostro incontro. Gli esperti ci hanno dato la possibilità di esprimere tutti i nostri pensieri riguardo a questo concetto e pian piano abbiamo scoperto tutte le ricchezze e meraviglie che si nascondono in un museo. Gli incontri in webinar sono stati due, dopo i quali, nelle giornate del 9 e 10 novembre, abbiamo avuto il piacere di avere nella nostra scuola i rappresentanti del MAXXI. Susanna e Federico hanno coinvolto tutti noi ragazzi in alcune attività interattive che si sono rivelate molto interessanti e costruttive. L’11 novembre, a conclusione del progetto, siamo andati noi al museo MAXXI di L’Aquila dove abbiamo potuto apprezzare il valore delle opere di arte contemporanea.

Terminato il progetto, ci siamo messi anche nei panni di un giornalista ed abbiamo intervistato i due esperti:

Ci sono dei progetti futuri per il museo MAXXI?

Sì ce ne sono in continuazione, ci sono tantissimi uffici che lavorano in contemporanea e non tutti su un unico obiettivo: ogni ufficio progetta, riflette su quanto è di sua competenza; poi se ne parla tutti insieme, si fanno delle riunioni e si decide qual è la linea da seguire e si aprono con le collaborazioni. Un'altra cosa che facciamo è ricercare partner di lavoro che ci affianchino in ogni progetto che portiamo avanti.Ad esempio, per la realtà aumentata si è parlato di ISIA, in Lazio lavoriamo con la Regione Lazio.

Che cosa vi sentite di consigliare oggi a noi giovani?

Studiare senza perdere tempo! Non aspettate che succeda qualcosa, ma andatevi a cercare le cose: coltivate le vostre passioni e fate ciò che vi rende felici. Leggete libri, guardate i film e serie tv… tutto ciò che fa esperienza. Viaggiate il più possibile, senza porvi confini, anche andando alla scoperta di luoghi a voi vicini, che non avete mai visitato, e che potete cogliere l’occasione di conoscere in una giornata. I social per voi rappresentano una grande opportunità: vi aiutano nella scoperta di nuovi luoghi e nella comunicazione con i vostri coetanei. Imparate a maneggiarli con cura, appropriandovi di tutto ciò che c’è di positivo.

11 ART numero otto A.S. 2022/2023 PERIODICO DEL
Stefano De Crescentis, Mirta Rapone, IIIA

L’ignoto

e

la

sfida creativa degli

studenti del polo liceale «Ovidio» alla triennale di Milano

Non potevano mancare l’appuntamento con la creatività del “MABArt” gli studenti del polo liceale “Ovidio” di Sulmona. Quest’anno sono volati a Milano per la 23aTriennale di architettura e cultura contemporanea e qui hanno preso parte al progetto “MABArt – Residenze artistiche digitali nella scuola italiana”. Si tratta di un percorso di formazione e innovazione dedicato a tutti gli ordini di scuola, dalla primaria alla secondaria di secondo grado. L’Istituto superiore sulmonese, non nuovo a questa importante iniziativa, ha partecipato con sei studenti, in rappresentanza di tutti gli indirizzi, accompagnati dal professor Guerino Sciulli. Nell’ambito dellaTriennale, gli studenti hanno visitato la mostra tematica “Unknow Unknows” dedicata all’ignoto, a cura di Ersilia Vaudo, astrofisica e Chief Diversity Officer dell’Agenzia Spaziale Europea. Poi, insieme a studenti di tutta Italia e ai loro docenti, si sono trasferiti nei locali della Bicocca di Milano dove, per due giorni, hanno lavorato sullo stesso tema, in gruppi misti, divisi per ordini di scuola. Obiettivo: produrre a loro volta un’opera dedicata al tema dell’ignoto. Anche gli stessi docenti sono stati chiamati a mettersi alla prova. Dopo due giorni di intensa attività, la presentazione dei progetti e dei prototipi.Tra i vincitori delle scuole secondarie di secondo grado, anche una studentessa del polo liceo classico “Ovidio”: Federica Giancola. Insieme al suo gruppo si unirà agli altri che verranno fuori da un’analoga iniziativa che sarà realizzata nel corso della biennale di Venezia.Tutti i vincitori voleranno poi in Europa proseguire la sfida all’insegna della creatività e dell’innovazione.

12 ART numero otto A.S. 2022/2023 PERIODICO DEL
La Redazione

2022

Tra le personalità presenti alla cerimonia di consegna del Premio Ovidio giovani 2022, quest’anno abbiamo avuto il piacere di incontrare Mauro Cianti, sulmonese, amministratore delegato dell’azienda di jeans “Don the Fuller”. Dopo molti anni e una lunga esperienza come dirigente nel jeans internazionale e in alcune delle più prestigiose maison di moda del mondo come Ralph Lauren,Armani, Dolce e Gabbana, Gucci, solo per ricordarne alcune, Cianti ha fondato la sua azienda di jeans tutta abruzzese, con sedi qui a Sulmona e a Corropoli (TE), ma famosa e apprezzata in tutto il mondo. Non è la prima volta che lo incontriamo ed ogni momento è per noi un’occasione di crescita. Gli abbiamo posto tante domande che ci hanno consentito di conoscere più a fondo la mission del suo brend e il suo intervento è stato entusiasmante. “Ricevere premi allevia la fatica- ha affermato- ottenerlo nella propria città è importante perché i premi, di solito, non si ricevono a casa! E sono molto lusingato di leggere nella motivazione che mi è stato conferito anche il mio contributo alla crescita dei giovani sulmonesi. Ma mi chiedo e vi chiedo: cosa possiamo fare ancora insieme di concreto? Noi nel nostro piccolo possiamo agire contribuendo alla salvaguardia del paese. E’incredibile quanto sia stretta la correlazione tra cultura / istruzione e sviluppo economico. Ecco, nei luoghi dove maggiore è il livello di istruzione, maggiore è lo sviluppo economico. Voi avete l’opportunità di collaborare con docenti di qualità che vi garantiscono una vivacità culturale e siete fortunati in questo.Allora cogliete l’occasione. Il mondo sta cambiando, va verso le sostenibilità; dovremmo capire che bisogna lasciare il mondo ai nostri figli, migliore di come lo abbiamo trovato o almeno come lo abbiamo trovato noi. Quindi come possiamo essere cittadini attivi muovendoci in questa direzione? Girando per la mia azienda vedo che c’è molto scarto, molti tagli di jeans. Ragioniamo insieme in termini di upcycling, facciamo in modo che gli scarti diventino una risorsa. Perché non creiamo a Sulmona un’associazione di studenti che abbia come capofila il Liceo Artistico Mazara e che coinvolga tutto il polo umanistico, mettendo in gioco tanti cervelli che creano? Il vostro pensiero non è ancora inquinato dalla vita, voi avete un pensiero libero. Creiamo oggetti con il materiale che prendo dalle mie aziende. Possiamo poi venderli su canali innovativi! Gli studenti daranno il loro contributo all’upycling: io posso fornirvi la materia prima, voi ci mettete le idee.Andremo a fare qualcosa di importante per la scuola, per la città e per l’ambiente”. Proposta interessante e da cogliere al volo. Grazie Mauro Cianti!

13 ART numero otto A.S. 2022/2023 PERIODICO DEL
Mauro Cianti, La Redazione il Premio Ovidio Giovani

Gli alunni del liceo artistico “Mazara” in azione per dire NO alla violenza contro le donne. Lo hanno fatto con gli strumenti che meglio conoscono: le matite, i colori e la creatività. Gli studenti di due classi dell’indirizzo figurativo, infatti, hanno realizzato, durante lo scorso anno scolastico, un progetto grafico a sostegno dei servizi antiviolenza del territorio, gestiti della Cooperativa Horizon Service di Sulmona. Preceduto da una riflessione sulle tematiche legate alla violenza di genere, il progetto ha preso poi forma concreta attraverso una serie di schizzi e bozzetti che, una volta definiti, sono stati trasferiti suT-shirt. Quest’anno la seconda fase dell’iniziativa: le magliette, realizzate dai ragazzi, sono state esposte nelle vetrine dei negozi del centro storico cittadino lo scorso 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Non solo un gesto simbolico, però.Tra le diverse proposte grafiche realizzate dagli studenti del liceo artistico “Mazara” ne sono state selezionate alcune da parte della cooperativa cittadina che si occupa anche dei servizi antiviolenza presenti sul territorio. Da qui sono nateT-shirt e shopperine messe in vendita durante le iniziative di Ad alta voce! a Sulmona tre giornate di dibattiti, proiezioni, teatro e musica contro la violenza di genere” organizzate dalla Horizon Service nel mese di dicembre. Chiunque lo desideri può ancora acquistare magliette e borse per dare una mano concreta ai servizi a sostegno delle donne vittime di violenza. Si è trattato di un’esperienza davvero formativa per gli studenti che, guidati dalle docenti Claudia Colangelo e Zoraida Palozzo, hanno avuto la possibilità non solo di riflettere da una prospettiva diversa su una tematica molto importante quale la violenza di genere, ma anche di vedere trasformato un proprio lavoro in un concreto strumento di solidarietà. Una solidarietà che fa bene non solo a chi la riceve, ma anche a chi la realizza.

14 ART numero otto A.S. 2022/2023 PERIODICO DEL
Dalla creatività degli studenti un aiuto concreto alle donne vittime di violenza La Redazione

Я пам’ятаю як моя мама, щоб я не панікувала, спокійно зайшла до мене в кімнату і сказала що я не піду в школу, тому що наше та сусідні міста, обстрілює армія РФ. Я пам‘ятаю як я чула звуки пролітаючих у небі літаків або гелікоптерів та звуки вибухів (від чого я почала боятися звуків салюту або інших гучних звуків). Я дуже переймалася за маму та тата, я боялася що в наш дім попаде снаряд. Також я боялася за своїх друзів. У дім моєї кращої подруги потрапив снаряд і уся її кімната згоріла. Ми 10 днів спали у коридорі під матрацом, тому що якщо попадуть уламки від стелі, у разі попадання снаряду, то щоб не пошкодити себе. Я та мої рідні були в окупованому місті, під обстрілами. Потім я зі своєю бабусею та моїми двоюрідними братами змогли виїхати із окупованого міста, мої батьки, тітка та двоюрідна сестра залишилися у місті, які потім також виїхали, але у інше місце

де була евакуаційна машина. Один чоловік нас підвіз до мосту( який на той час був розбомблений, зруйнований) і на цьому мосту нам українські захисники допомагали перебиратися з іншої сторони на другу, за що ми їм дуже вдячні. Потім ми їхали на потязі до Львову а у Львові ми перебували ще 10-12 годин на холоді, але там були невеликі палатки з обігрівачем

Усе своє життя я прожила весело та щасливо. Я росла, вчилася, займалася спортом, розвивалася, відкривала щось нове для себе та проживала своє життя в задоволення. Я часто гуляла зі своїми подругами з класу або з групи Тхеквондо, часто ходила гуляти по іншим містам з мамою та татом, або своїми двоюрідними сестрою та братами. Мені подобалося моє життя, життя не в самотності. Я була щасливою, проте 24 лютого зламало мене. Перший час я дуже сумувала за Україною, але весь останній час я сумувала ще більше. Я сумувала за батьками, друзями та рідними які залишилися в Україні. Я намагалася починати своє життя в Італії спочатку та радіти життю, але мені все одно сумно, за тих у кого загинули під час війни батьки або діти, в яких більше немає дому, у яких більше немає життя. Мені боляче освідомлювати те що відбувається в моїй країні. Вже 10 місяців як я не була в рідному місті та вже 10 місяців не бачила своїх батьків. Боляче те що друг нашої сім’ї загинув на війні, це дуже ранило серце нашої сім’ї. Я не хочу жалітися проте хочу щоб інші знали як почуває себе людина у якої в країні війна. Я намагаюся радіти, тому що завдяки Героям України, я, мої батьки та рідні живі. Мені складно та сумно але я більше не хочу падати духом бо я людина сильного та незалежного народу. Тому я дуже вдячна що я у безпеці, та мої рідні і я живі Еліна Ржевська, IA

15 ART numero otto A.S. 2022/2023 PERIODICO DEL Моє історія життя до та після 24 лютого Історія евакуації з міста: спочатку був евакуаційний потяг до Києва, у який ми майже сіли але російська армія почала обстрілювати залізниці, ми вже бачили дим, потім ми побіжали в укриття а з укриття ми перебіжали у
церкву
sttuto d Istruzione Superore OV IDIO 16
Dirigente Scolastico Dott.ssa Caterina Fantauzzi Referenti proff. Giovanna Ruscitti, Riccardo Pagliaro collaborazione prof.ssa Annalisa Civitareale
Ржевська
ART numero otto A.S. 2022/2023 PERIODICO DEL La mia mano, una tela, il cuore si rivela. D i p i n g o , s e g u o i l m i o i s t i n t o l a m i a m e n t e u n l a b i r i n t o , n e l l a m a n o i l p e n n e l l o s t r i n g o . L a n i m a s i r i v e l a I l t e m p o s i c o n g e l a . T u t t o c o s i s u r r e a l e , q u e l l a g o n i a c h e m i a s s a l e . S o l a , c h i u s a n e l l a m i a s t a n z a l a r t e l a m i a u n i c a s p e r a n z a . , , ,
Redazione Articoli: Sameera Abdiu, Fabiana Alberico, Norma Battaglini,Andrea Cococcia, Rebecca Colaiuda, Francesca Del Castello, Stefano De Crescentis, Franca Di Nardo, Sara Di Rosa, Davide Ferreri, Ilaria La Porta, Sara Nuttini, Mirta Rapone,Еліна (Elina Rzhevska), Cecilia Tarullo, Parvati Verrocchi Renzulli,
Sara
Sara Villanucci
Villanucci

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