JCQ_1-2_2013

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Spirito di Dio, ma dovrà essere in ascolto degli uomini. Autorità esercitata perciò in comunione con la comunità. Certo l’autorità viene da Dio, ma come tutti gli altri anche questo carisma deve essere sempre verificato. L’autorità dovrà essere vissuta, ad ogni livello, in modo che nessuno ne abbia paura. Non dobbiamo poi dimenticare che tutta la comunità ha autorità: è la comunità che influisce sulle idee di coloro che esercitano l’autorità e sul loro modo di esercitarla. Perciò se è vero che il vescovo fa la sua diocesi, è ancora più vero che è la diocesi che fa il suo vescovo. E ciò vale anche per la parrocchia. È in fondo la comunità che forgia in qualche maniera il modo di esercitare l’autorità: se siamo poco seri di fronte all’autorità, corriamo il rischio di sciupare il dialogo; se tutto attendiamo da essa, si arriverà ad una inevitabile rovina. Chi ha autorità e chi ubbidisce sono allo stesso livello e devono tendere allo stesso fine: la ricerca della verità, la scoperta della volontà di Dio. Ma la ricerca della verità è secondaria davanti all’amore, anzi l’autentica verità è l’amore. Tutto questo, nella Chiesa, è impossibile comprenderlo senza entrare nel mistero della croce: per qualcuno sarà un’esperienza dolorosa, sarà una chiamata alla croce per essere, con Cristo, salvatori del mondo. fratel Gian Carlo

Q JesusCaritas

«Tutto quello che vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non imitatene le opere, perché dicono e non fanno» (cfr. Mt 13,1ss.). «Il più grande tra voi divenga vostro servo …» (Lc 22,26). Gesù non esclude l’autorità, anzi si presentava alla gente come uno che ha autorità, ed essa gli veniva riconosciuta da quelli che lo seguivano, anche se nessuno gliela aveva giuridicamente affidata, come era invece avvenuto per gli scribi e i farisei. Gesù nel Vangelo mette sempre in guardia i discepoli dall’errore dell’autoritarismo. Il primo atteggiamento di chi ha autorità è l’obbedienza e l’apertura per gli altri, una continua attenzione a tutto ciò che li condiziona, per scoprirvi il disegno di Dio su ciascun fratello. È vero che troppo spesso l’autorità è invece vissuta come un limite, come una diminuzione per gli altri: questo è proprio il potere che Gesù ha escluso tra i suoi discepoli: «voi siete tutti fratelli». Spesso, purtroppo, si crea della confusione per il fatto che l’autorità si pone all’inizio di tutto. Mentre anche la Costituzione conciliare sulla Chiesa Lumen gentium ci ricorda che ciò che esiste per primo è il popolo di Dio, la comunità cristiana, la Chiesa. Solo in seguito esistono i capi per la comunità. Il popolo di Dio attende che coloro che hanno autorità siano, prima di tutto, semplici cristiani; anzi desidera che siano uomini come tutti e che non abbiano paura di dimostrarlo. Chi ha autorità deve ricordarsi che tutto in lui viene dallo Spirito Santo. Autorità non equivale a privilegio di comando: è invece una responsabilità e il timore di non confondere se stessi con lo Spirito d’amore. L’autorità deve poi ricordarsi che lo Spirito Santo alita anche nelle comunità fraterne dei fedeli: essa, perciò, non è l’unica depositaria dello

(Charles de Foucauld)

anno VII / numero 1-2

puntini di sospensione sospensione

Apparteniamo completamente soltanto all’attimo presente.

15 gennaio 2013

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Quotidianità


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