EDV 161 - Una relazione autentica. Chiamati a diventare una comunità di credenti

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EDV

Periodico della Comunità il Piccolo Gruppo di Cristo

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n°. 161 - anno XXXV

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Luglio 2014

esperienze di vita

UNA RELAZIONE

AUTENTICA

Chiamati a diventare comunità di credenti nella corresponsabilità

EDITORIALE Andare oltre le apparenze. Amare nel quotidiano

ATTUALITà Un progetto chiamato famiglia: affidarsi a Dio

IN COMUNITà Testimoni per contagio


Sommario

Quali sono i valori di corresponsabilità all’interno di una comunità di credenti? Dove “comunità” sta a indicare diverse realtà: la relazione di coppia, la relazione con il Signore, la famiglia, la comunità in generale, anche quella del PGC, la società. Valori quali la misericordia, l’ascolto, il silenzio, il dialogo, la fraternità.

EdV • luglio 2014

EDITORIALE

CHIESA NEL MONDO

pag.4 Andare oltre le apparenze. Amare nel quotidiano Giancarlo Bassanini

pag.10 Da tutto il mondo a Roma per ripensare l’amore tra uomo e donna e i suoi frutti

ATTUALITà

pag.6 Accogliere ciò che il Signore ci chiede

Luigi Crimella

Ireos Della Savia

IL VOLTO DEI SANTI

pag.8 Un progetto chiamato famiglia: affidarsi a Dio Saverio Caminiti e Simona Vallecoccia

Buona estate! La redazione augura a tutti i “lettori” una buona estate!

pag.13 La direzione spirituale come relazione di amicizia Rosalba Beatrice

redazione EDV

info PGC

Giovanni Cattaneo Luigi Crimella Rosalba Beatrice Paolo Cattaneo Giorgia Evangelisti Vilma Cazzulani Donatella Zurlo

Il Piccolo Gruppo di Cristo Via San Pietro, 20 20832 Desio, MB

PROGETTO GRAFICO Paolo Cattaneo edv@piccologruppo.it

www.piccologruppo.it SEGRETERIA segreteria@piccologruppo.it segreteria.pgc (+39) 0362 621651 (+39) 0362 287322


Appuntamenti della Chiesa Universale 15/8 - Festa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria 14/9 - Esaltazione della Santa Croce 5-19/10 - Sinodo dei Vescovi

IN COMUNITà

pag.15 Gli sposi e i consacrati

pag.26 Un consiglio itinerante Augusta Signorelli

pag.17 Effettivi... in revisione! Mikiko Moriguchi L’ANGOLO DEI LIBRI

pag.18 Chi salva una vita salva il mondo intero Vilma Cazzulani

pag.22 Testimoni per contagio Giacomo Galli

pag.24 Lettera del Responsabile generale al Vescovo di Gozo

pag.28 Una lettura per tutti i gusti. Alcune recensioni da non perdere Vilma Cazzulani e Donatella Zurlo

in RETE

pag.30 Chiesa e Internet. Storie, novità e applicazioni dal mondo della rete

Pensiero SpirItuale Papa Francesco, visita Pastorale alle Diocesi di Campobasso-Bolano e Isernia-Venafro, 5 luglio 2014 Un’altra sfida è emersa dalla voce di questa brava mamma operaia, che ha parlato anche a nome della sua famiglia: il marito, il bambino piccolo e il bambino in grembo. Il suo è un appello per il lavoro e nello stesso tempo per la famiglia. Grazie di questa testimonianza! In effetti, si tratta di cercare di conciliare i tempi del lavoro con i tempi della famiglia. Ma vi dirò una cosa: quando vado al confessionale e confesso - adesso non tanto come lo facevo nell’altra diocesi -, quando viene una mamma o un papà giovane, domando: “Quanti bambini hai?”, e mi dice. E faccio un’altra domanda, sempre: “Dimmi: tu giochi con i tuoi bambini?” La maggioranza risponde: “Come dice Padre?” – “Sì, sì: tu giochi? Perdi tempo con i tuoi bambini?”. Stiamo perdendo questa capacità, questa saggezza di giocare con i nostri bambini. La situazione economica ci spinge a questo, a perdere questo. Per favore, perdere il tempo con i nostri bambini!


EDITORIALE

il signore si rende presente nelle difficoltĂ della nostra vita

Andare oltre le apparenze. Amare nel quotidiano di Giancarlo Bassanini [responsabile generale]

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UNA RELAZIONE AUTENTICA


Carissimi, non potete immaginare la gioia che mi avete arrecato con le vostre preghiere, le vostre telefonate e i vostri messaggini. Il riacutizzarsi della mia malattia è una occasione per approfondire la nostra relazione. Gesù da gloria al Padre quando è in croce e il Padre glorifica Gesù quando Egli è in croce. In questo tempo in cui molti di noi sono ammalati, quindi in croce, noi stiamo dando gloria al Padre. Non siamo abbandonati da Dio, al contrario siamo da Lui benvoluti. Quello che stiamo vivendo è un tempo di grazia. La malattia è per la gloria di Dio, anche se a volte ti umilia e ti abbassa. Nell’umiliazione e nell’abbassamento ti rendi conto che il Signore ti sta cambiando; la tua forza si trasforma, per grazia, in capacità di amare e di vedere te stesso e gli altri con gli occhi di Dio. Vedi i tuoi sbagli - tanti - fatti anche in buona fede, ma pur sempre sbagli. Ti rendi conto che devi accettarti come un mistero e accogliere gli altri come un mistero da venerare e mai, mai giudicare. In questa trasformazione sperimenti che Dio tramite Gesù e lo Spirito Santo ti è sempre vicino e instilla nel tuo cuore la sua Parola che si fa carne della tua carne, che è la Verità della tua vita e che diventa lampada per i tuoi passi nel buio e luce per il tuo cammino incerto. Nelle lunghe ore di attesa nei reparti oncologici, accanto a tante persone rese fragili dalle cure che dovrebbero guarirle, Lui è lì con loro e con te, pronto a colmare con la sua discrezioUNA RELAZIONE AUTENTICA

ne la tua solitudine e a parlarti con la eloquenza del suo silenzio. E lì tra Lui e te, tra gli altri e te, si approfondisce una relazione che non ha più bisogno di parole, ma che diviene presenza soave e dolce. Allora comprendi che ti attende l’eternità. Di fronte al pensiero che potrebbe rattristarti di dover lasciare,magari nelle difficoltà, le persone che ami, moglie, figli, sorelle e fratelli nella carne e nello spirito, i figli dei tuoi figli di cui vorresti vedere la crescita nella maturità e che ami con tutta la tenerezza di cui sei capace, ti sovviene il pensiero gioioso che li potrai seguire meglio guardandoli dalla finestra del cielo, in attesa, in quel luogo senza tempo, di poterli riabbracciare nella pienezza dell’Amore vero, trasfigurati e redenti. A volte ti sembra di vivere già, ma non ancora, in quella vita che non tramonta. Le tue debolezze e il tuo peccato persistono ancora, ma non ti bloccano più, perché le metti nelle sue mani come all’offertorio, e i tuoi fallimenti diventano materia per fargli fare le grandi cose che solo Lui sa compiere. Vai oltre le apparenze e comprendi che non giudichi più, anzi: tutto scusi, tutto perdoni e ti viene il dubbio che, forse, stai imparando ad amare nel quotidiano. Vorresti gridare, ma la voce non ti esce, è soffocata dentro, ma canta dal profondo del cuore all’Abbà, al Figlio e allo Spirito Santo, al Dio trino che è Amore, un canto d’amore. Con gli occhi della fede guardi tutti i volti che non hai saputo amare e chiedi perdono e invochi il perdono e ricominci a tentare di amarli nel quotidiano, andando oltre alle apparenze.

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ATTUALITà

ALCUNi PENSIERI DEL FONDATORE SULL’ANNO DEDICATO ALLA VITA CONSACRATA

Accogliere ciò che il Signore ci chiede di Ireos Della Savia [fondatore del Piccolo Gruppo di Cristo]

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UNA RELAZIONE AUTENTICA


Sua Santità Papa Francesco ha annunciato che il prossimo anno sarà dedicato alla vita consacrata. Questo annuncio mi ha invitato a pregare maggiormente per i consacrati di tutto il mondo, per i vari ordini religiosi, per le monache e i monaci di clausura, per i componenti degli Istituti secolari, per il Piccolo Gruppo di Cristo, per gli sposi consacrati privatamente. Può sembrare ancora lontano l’inizio del 2015, ma, osservando come volano i giorni della mia vita, sento il bisogno di prepararmi a questo straordinario evento. Se per primo mi sento personalmente chiamato a migliorare profondamente la mia dedizione a Dio, non mi sfugge il desiderio di pregare per tutti i consacrati e in special modo per il Piccolo Gruppo di Cristo. Nel mio intimo mi sono soffermato a riflettere sul percorso che lo Spirito Santo, fin dall’inizio della fondazione e a tutt’oggi, ci ha indicato, guidandoci con la sua continua presenza, aiutandoci ad aspettare e ad accogliere ciò che ci donerà e ci chiederà per il futuro. Per poter essere sempre disponibile chiedo a Dio di darci le sue grazie e ai nostri fratelli, che già sono in Cielo, di pregare per noi, per poter sempre accogliere e fare la volontà divina, per pregare profondamente con tutto il cuore, per accettare con gioia di realizzare le virtù che caratterizzano i voti di povertà, castità e obbedienza. Occorre impegnarsi con cuore grande ed amarci, rispettarci, sostenerci nelle virtù evangeliche, specialmente quelle più difficili da realizzare. È essenziale che non manchi mai in noi l’impegno a stare vicino agli ammalati per aiutarli nelle loro necessità. Desidero che sia visibile la nostra serenità e la gioia di essere utili ai bisognosi.

Cerchiamo di diminuire il nostro tempo di svago, di rilassamento, per offrirne di più a chi ne ha bisogno. Ricordiamoci che Gesù ci guarda sempre e ci ricorda che lui è morto in croce per noi, per la nostra salvezza, per sostenere le nostre difficoltà. A suo tempo il Papa ci darà i suggerimenti per vivere bene la nostra consacrazione, ma io penso, per me e per voi, che già fin d’ora dobbiamo restare accanto e dentro il cuore del Signore. Il Calvario non è stato solo il trono di Gesù crocifisso, ma fa parte anche del nostro quotidiano. La croce più che essere il luogo dell’offerta sacrificale è il centro del vero amore. È chiesto anche a noi di amare Dio e il prossimo non solo con le parole, ma con fatti concreti. “Eccomi, Signore, fa’ di me quello che tu vuoi. Non donarmi il superfluo, ma solo l’utile, il necessario. Dammi la capacità di pregare bene con il cuore innamorato di te e infiammato d’amore per ogni creatura umana. Aiutaci a rispettare non solo la terra, ma anche tutto l’universo da te creato. Tu, Signore, hai percorso la Galilea, la Samaria, la Giudea. Sei salito sui monti, hai attraversato il lago di Tiberiade e hai chiesto ai tuoi discepoli di annunciare il Vangelo in tutto il mondo. Guida e aiuta anche noi a non restare chiusi nelle nostre famiglie e nel Gruppo, ma ad uscire e diffondere la vocazione a coloro che cercano di amarti di più, siano essi celibi per il Regno o sposati con il sacramento del matrimonio.

ci permettono di donarci a Dio con un animo più grande, più generoso, ma anche ad aprire il nostro cuore per non venir meno nell’aiutarci reciprocamente. Cerchiamo di usare dei risparmi per aiutare i bisognosi di Terra Santa, gesto tanto gradito da Papa Francesco e dal Patriarca latino di Gerusalemme, S.E. Foud Twal. Immacolata Maria, Madre di Gesù e madre nostra, tu conosci le nostre debolezze, i nostri difetti e i nostri peccati. Ti invochiamo di aiutarci a essere veri e fedeli discepoli del Signore e con lui lodare totalmente Dio trino. Angeli e Santi, che vivete nella gloria celeste, vi preghiamo di aiutarci a imitare Gesù e a crescere nelle virtù evangeliche per rendere splendente la Chiesa. Fratelli e sorelle del Gruppo, che già siete nella gloria eterna, pregate per noi affinché non venga meno l’impegno di crescere nelle virtù cristiane e il prossimo anno dedicato alla vita consacrata diventi una profonda occasione per lasciare che Gesù e Maria ci facciano santi.

Con stima e affetto cerchiamo di essere sereni testimoni cristiani per le coppie di fatto, le famiglie in difficoltà e le persone emarginate. Per tutti abbiamo speranza! Alcuni stanno attraversando momenti difficili di malattia, altri impegnati con bambini piccoli da allevare, altri con lavori incerti. Queste difficoltà UNA RELAZIONE AUTENTICA

Altare della cappellina nella casa di Desio del PGC

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ATTUALITà

INTERVISTA a una coppia di sposi e consacrati DELLA COMUNITÁ DI ROMA

Un progetto chiamato famiglia: affidarsi a Dio di Saverio Caminiti e Simona Vallecoccia Ogni persona è chiamata da Dio per crescere nella santità e per fare comunione con ogni uomo. Perché secondo voi un giorno il Signore, il Suo amore, la Sua tenerezza, incontrandovi personalmente e in coppia, vi ha chiamato ad essere “famiglia” attraverso il sacramento del matrimonio? Perché vi ha scelti ulteriormente come consacrati nel Piccolo Gruppo di Cristo? Nella Genesi la creazione dell’uomo e della donna, la loro unione e complementarietà costituisce l’espressione visibile dell’Amore di Dio; tuttavia, rimane un mistero il motivo per cui Dio voglia manifestarsi o comunicare amore alle sue creature. Anche nelle nostre vite, pur riconoscendo il progetto d’amore di Dio su di noi, che ci ha custodito dal fidanzamento al nostro “sì” al matrimonio come sacramento e continua ad accompagnarci tuttora, ci rendiamo spesso conto che il Signore vede più lontano di noi riguardo alle ragioni della nostra unione: “Come il cielo sovrasta la terra, così le mie vie sovrastano le vostre vie”. Rispetto alla vocazione al matrimonio per la quale il Signore ci ha scelti, la consacrazione per noi non è stato altro che affidare a Lui questa chiamata e fidarci che non ci avrebbe lasciati soli in nel nostro ministero matrimoniale, sostenendoci con la sua Grazia sia nei momenti felici, sia nei

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UNA RELAZIONE AUTENTICA


momenti dolorosi della nostra vita. L’amore di Dio per ogni uomo è inesauribile. L’abbandono fiducioso a Lui, la docilità allo Spirito di Dio nel vostro percorso vocazionale, sia nelle prove della vostra vita che nei momenti di gioia, ha trasformato e trasforma la vostra modalità di amare, vi fa un uomo nuovo e una donna nuova, fino a riscoprire dentro di voi la perfezione dell’Agape? L’esperienza d’amore con il Signore trasforma l’amore umano di un uomo e una donna nell’amore divino di Dio, che è Perfezione, Agape, Amore eterno e incondizionato. Dio solo è perfetto, ma noi creature mortali, tuttavia, abbiamo la certezza che l’amore scambiato davanti a Lui diviene eterno, purificato, caritatevole. Un uomo e una donna che si guardano con gli occhi di Dio, che si offrono l’un l’altra a Dio, come noi abbiamo inteso fare durante l’offertorio del nostro matrimonio, costituiscono la Speranza del mondo di oggi povero d’amore, ma, allo stesso tempo, avido e bisognoso di riceverlo. L’uomo e la donna che si amano sono la culla che Dio sceglie per generare una nuova vita, accolta come un dono scaturito dal dono. Nella vostra esperienza di genitori cristiani, nella dimensione della piccola Chiesa domestica, con semplici parole o con l’esempio di gesti ordinari, come partecipate all’opera educativa dei vostri figli che si fa servizio alla fede e aiuto loro offerto perché un giorno possano adempiere alla vocazione ricevuta da Dio? Essere genitori cristiani può apparire ed essere realmente impegnativo, tanto da far sembrare più semplice cedere alla tentazione che debbano essere altri ad educare i nostri figli: insegnanti, catechisti, mass media... Noi con i nostri bimbi, pur se sono

ancora piccoli ed in un’età “facile” da gestire, crediamo che essere degli esempi concreti di vita cristiana possa accompagnarli da ora nel loro cammino di crescita nella fede, facendogli sperimentare la relazione con Dio come una relazione di profonda amicizia. Questa familiarità con Dio, d’altronde, i nostri figli ce l’hanno dal Battesimo ed è sufficiente che noi li aiutiamo a riconoscerla e a coltivarla. Ci viene in mente quanto sono contenti i nostri bimbi di ricevere “gli amici” quando ci riuniamo per il nucleo e non vogliono andare a letto per dire “le preghierine” insieme a noi. Ricercando la virtù dell’umiltà siete stati chiamati a favorire la comunione degli uomini nel mondo e nella Chiesa. In relazione alle vostre possibilità come vi mettete a disposizione nella Comunità e nella Chiesa locale, sia individualmente che in coppia? Più che dei veri e propri impegni, nella nostra vita ci siamo sentiti chiamati ad alimentare la nostra crescita spirituale riunendoci con alcune famiglie della nostra parrocchia per spezzare il pane della Parola di Dio con semplicità nel quotidiano. Questo servizio ci coinvolge sia come famiglia, sia come coppia, cercando di viverlo con spirito di condivisione, chiedendo l’uno il sostegno e la preghiera dell’altro. Quello della comunione di vita è uno stile che ha caratterizzato sempre i nostri impegni, sia parrocchiali, sia all’interno della Comunità, consci che i talenti di entrambi possano essere valorizzati dalla condivisione. Quando, ad esempio, Saverio era ministro straordinario dell’Eucarestia, ci recavamo insieme dai malati per portare loro un esempio di come l’Amore di Dio può incarnarsi in una coppia. Sempre come coppia abbiamo condiviso la responsabilità di accompagnare il Cenacolo Evangelico di Roma, ripercorrendo quello che era stato il nostro cammino iniziale di avvicinaUNA RELAZIONE AUTENTICA

mento al PGC. Concludiamo con una dimensione più ampia. Papa Francesco, in una lettera indirizzata alle famiglie in occasione dell’ “Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi”, in programma dal 5 al 19 ottobre 2014, convocata per discutere sul tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione” e con lo sguardo rivolto verso l’incontro mondiale delle famiglie che si svolgerà a Philadelphia nel 2015, invita le famiglie a pregare, affinché la Chiesa possa compiere un vero cammino di discernimento e adottare i mezzi pastorali adeguati per aiutare le famiglie ad affrontare le sfide attuali con la luce e la forza che vengono dal Vangelo. Come vi sentite chiamati e convolti in questo progetto universale di amore e di servizio reciproco nella Chiesa? Tornando al nostro servizio parrocchiale ad un gruppo di famiglie della periferia romana, ci sembra che condividere con loro momenti di confronto sulle sacre scritture, momenti di preghiera, ma anche esperienze di vita concreta che toccano ogni essere umano nei suoi sentimenti più profondi e più veri, possa essere uno strumento efficace per creare spazi di apertura e di disponibilità verso la comunità cristiana allargata. Ciò può aiutarci a non cedere alla tentazione della società odierna e di alcuni cristiani di chiudersi nella propria piccola chiesa domestica che perderebbe così le sue potenzialità evangelizzatrici.

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CHIESA NEL MONDO

papa francesco ha convocato per ottobre IL SINODO STRAORDINARIO SULLA FAMIGLIA

Da tutto il mondo a Roma per ripensare l’amore tra uomo e donna e i suoi frutti di Luigi Crimella 10

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“Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione” è il titolo del documento di lavoro (“Instrumentum laboris”) predisposto in Vaticano in vista del Sinodo dei Vescovi che si terrà il prossimo autunno. Il Papa, nel convocare questo Sinodo, ha voluto indicare a tutta la Chiesa l’importanza e anche la gravità della odierna condizione delle famiglie che, nei vari continenti, vivono difficoltà e problemi mai così profondi e sconvolgenti. Basta richiamare aspetti quali il crescente numero di separazioni e divorzi, anche tra coloro che si sono sposati in chiesa; oppure, l’aumento esponenziale di coppie che scelgono di convivere; e ancora, le dichiarate difficoltà di numerose coppie a seguire gli insegnamenti della Chiesa in materia di contraccezione; come pure il rinvio sempre più doloroso da parte dei giovani della scelta matrimoniale, dettato spesso da instabilità o precarietà economica, per confermare il quadro negativo. Senza contare aspetti quali la richiesta di accedere alla comunione sacramentale da parte di separati e divorziati risposati, oppure di vedere riconosciute le “unioni civili” o i matrimoni tra omosessuali, come anche il persistere della poligamia e dei matrimoni combinati in diversi contesti africani o asiatici. Quelli elencati sono soltanto alcuni dei fattori di incertezza e instabilità che oggi colpiscono la famiglia, riversandosi a cascata sulle nuove generazioni, sulla società nel suo complesso, e anche sulle politiche dei governi che si trovano di fronte, specie nei paesi più industrializzati, a un crollo demografico senza precedenti. Ecco allora che giunge come un evento provvidenziale questo Sinodo straordinario, voluto da Papa Francesco perché la Chiesa si interroghi e offra risposte di natura pastorale a un

momento delicato dell’umanità, che sembra come di fronte a un bivio: o continuare su una strada di valorizzazione della famiglia, oppure aprire a condizioni e nuove forme di unione i cui esiti non è detto che siano proprio positivi e umanizzanti. La novità dei questionari – Anzitutto una spiegazione sul metodo sin qui seguito per costruire la base dei lavori sinodali. Come spiega nella presentazione del testo il segretario generale del Sinodo dei Vescovi, card. Lorenzo Baldisseri, “l’Instrumentum Laboris nasce dalle risposte al questionario del Documento Preparatorio, reso pubblico nel mese di novembre 2013, strutturato in otto gruppi di domande riguardanti il matrimonio e la famiglia, cui è stata data ampia diffusione. Le risposte, numerose e dettagliate, prosegue - sono pervenute dai Sinodi delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, dalle Conferenze Episcopali, dai Dicasteri della Curia Romana e dall’Unione dei Superiori Generali. Sono pure giunte direttamente alla Segreteria Generale risposte – dette osservazioni – da un numero significativo di diocesi, parrocchie, movimenti, gruppi, associazioni ecclesiali e realtà familiari, nonché quelle di istituzioni accademiche, specialisti, fedeli ed altri, interessati a far conoscere la propria riflessione”. Quindi siamo tutti chiamati, in quanto fedeli dell’unica Chiesa, a prendere molto seriamente un documento di questo genere che è frutto del convergente desiderio da parte di migliaia di credenti di ogni parte del mondo di offrire un contributo qualificato, approfondito e soprattutto sincero e aperto su temi delicati quali la sessualità, l’amore, i rapporti tra genitori e figli, le nascite, la vita, e così via. Da dove si parte - Evidentemente la famiglia deve stare molto a cuore al Papa se in numerose occasioni ne UNA RELAZIONE AUTENTICA

parla, offrendo delle piccole perle di saggezza umana (prima che cristiana) come quando ha detto che per custodire e far crescere l’amore al suo interno dovremmo riscoprire tre piccole cose: “chiedere permesso, ringraziare e chiedere perdono”. Sembrano suggerimenti quasi banali, ma le vicende di tante separazioni dolorose partono spesso proprio dalla mancanza di semplicità e umiltà nella relazione tra marito e moglie. E’ sempre valido il suggerimento di non lasciar mai tramontare il sole sopra un litigio o una incomprensione, senza essersi chiesti reciprocamente scusa. Ma questo non basta di fronte a una condizione generalizzata di precarietà esistenziale vissuta oggi dalle famiglie, specie da quelle più giovani. La prova è data non solo dall’elevato numero di separazioni e divorzi, già richiamato, ma anche dalla difficoltà, psicologica prima che sociale ed economica, di molti giovani ad assumere la decisione di “voler” costruire una famiglia, con tutto ciò che una tale determinazione comporta. Il concetto di “per sempre”, che un tempo veniva dato per scontato quando si parlava di matrimonio, oggi è relativizzato e la durata di una relazione sponsale non viene più riferita a un impegno reciproco dei due contraenti, per il quale sia implicito anche un certo “sforzo” per superare le difficoltà, ma piuttosto alla presenza o meno del “sentimento” che ha motivato la nascita del rapporto stesso. Così si rimane insieme non “finché morte non ci separi”, ma “finché sento amore per te”. Quando questa sensazione viene meno - si dice - non c’è più motivo per far durare una relazione che è già finita in radice: meglio separarsi. La famiglia oggi nella “società liquida” - E’ il trionfo della spontaneità, della leggerezza dei sentimenti, del loro essere (ce ne accorgiamo tutti) alquanto “ballerini”. Comprendiamo

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che con una simile impostazione, per la famiglia cambia completamente il quadro di riferimento e anche il ruolo che essa può giocare, sia rispetto ai suoi componenti, sia nella società. Mentre un tempo la famiglia era sinonimo di stabilità, perché assicurava dei riferimenti pressoché incrollabili (salvo rare eccezioni viste molto male sul piano pubblico), oggi essa diviene un fattore come gli altri della struttura sociale. E come gli altri (lavoro, cultura, politica ecc.) non ha più i caratteri della solidità, bensì quelli fluidi di una società in continuo divenire (si parla di “società liquida”, cioè il contrario di solida). Così appare sempre più difficile parlare di famiglia quale fattore di “sviluppo integrale” della personalità dei suoi membri, primi tra tutti i figli che avrebbero il diritto di ricevere una formazione umana a 360 gradi. Ciò si riflette anche sulla pastorale che la Chiesa può organizzare per aiutare le famiglie nel loro difficile compito di sostegno all’amore tra i coniugi e verso i figli. A questo riguardo il Sinodo dovrà molto interrogarsi sulla preparazione al matrimonio, nei diversi contesti continentali e culturali; su come educare a una visione cristiana della sessualità e della genitorialità; sulla spiritualità coniugale e familiare. Alcuni dei temi “caldi” del Sinodo - Sono già stati citati sommariamente all’inizio alcuni dei fattori più delicati dell’etica che investono la famiglia, le relazioni tra i sessi, la morale in genere. Il Sinodo è atteso su temi quali il riconoscimento delle unioni omosessuali, la poligamia, la chiusura delle coppie alla vita, la pratica dell’aborto anche tra i credenti, la promiscuità sessuale sin da giovanissimi, l’incesto (in certe aree del mondo), la pedofilia, l’abuso dei bambini, il turismo sessuale, la prostituzione minorile, la diffusione della pornografia tra i giovanissimi grazie alle tecnologie

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internet. Si potrebbero citare anche la vita frenetica delle società più avanzate, l’eccessiva estensione degli impegni lavorativi, la precarietà occupazionale, la mancanza di leggi in favore della famiglia e della vita, le migrazioni, il consumismo, il fenomeno del “figlio ad ogni costo” e la procreazione artificiale. Si tratta di una panoramica quanto mai vasta e complessa, in parte differenziata per continenti, aree geografiche, livelli sociali e culturali, ma al tempo stesso in via di progressiva omologazione su scala globale. In sostanza assistiamo a un avvicinamento progressivo, seppure molto lento e marcato da resistenze anche forti, tra le diverse visioni etniche e culturali, così che la Chiesa è chiamata contemporaneamente ad una inculturazione locale ma anche a tener presente il quadro di fondo che muta rapidamente e che fa sempre più rassomigliare, a partire dalle giovani generazioni, gli adolescenti cinesi a quelli rumeni, gli argentini a quelli bosniaci. Basta girare un po’ il mondo per accorgersi di come l’orizzonte culturale dell’umanità vada sempre più rassomigliando. Il “metodo” nuovo di Papa Francesco - E’ questo quadro che attende i Vescovi e i delegati invitati al Sinodo. Temi quali la comunione ai divorziati risposati o il riconoscimento (anche religioso, in qualche modo) delle unione omosessuali, hanno una loro eccezionale notorietà, quasi fossero gli unici. Ma in realtà ciò che attende la Chiesa è un qualcosa di ben più ampio e profondo. Se una qualche pista di interpretazione preliminare del Sinodo è possibile estrarre dal testo dell’ “Instrumentum laboris”, forse la si può collegare non tanto ai singoli contenuti lì presentati, ma allo stile pastorale complessivo che ispira il cammino di questo Sinodo. Infatti, sono noti a tutti i continui richiami di Papa Francesco UNA RELAZIONE AUTENTICA

alla “misericordia”. Mentre nella visione cristiana più tradizionale si è sempre proceduto con un annuncio del Vangelo, da cui veniva fatta derivare tutta una impostazione etica e quindi una precisa morale comportamentale, con la messa al centro da parte del Papa del tema e dello stile della “misericordia”, ecco che si profila una piccola rivoluzione. Prima di proclamare il Vangelo e di suggerire una “morale”, il Papa sembra dirci che dobbiamo accostarci alla famiglia così come oggi essa è. Ci chiede di camminare insieme, di offrire aiuto concreto e disinteressato. Si tratta dell’insegnamento della Chiesa vista come “ospedale da campo” che cura i feriti senza chiedere loro se sono in regola con la dottrina cristiana: prima li aiuta a guarire e poi semmai si parla di comportamenti, di peccati, di perdono. Questo nuovo schema è basato sulla “compassione”, sul patire-con e aiutare chi ha bisogno a venirne fuori. E oggi la famiglia mostra un grado elevatissimo di difficoltà. Non si chiede più di annunciare “dall’alto” una dottrina e una morale, ma di offrire un aiuto umano, di prossimità sincera ed affettuosa. Poi, una volta superate le difficoltà, si potrà condividere la bellezza del Vangelo, riconoscendoci tutti “poveri” dal punto di vista della risposta che sappiamo dare al messaggio annunciato da Gesù. Quindi come cristiani siamo chiamati a fare nostre queste indicazioni, che sono di metodo più che di sostanza: il Vangelo non cambia ed è difficile pensare che il Papa o il Sinodo vogliano mutare in radice una bimillenaria tradizione che sin qui ha assicurato una esperienza sana e anche santa dell’amore tra l’uomo e la donna. Invece ci viene chiesto di cambiare le disposizioni del nostro cuore. E questa è un’opera alquanto più complessa. Quindi lasciamoci interrogare dal Sinodo, iniziando a riflettere sui documenti sin qui disponibili.


IL VOLTO DEI SANTI

Giorgio La Pira, servo di Dio nel quale si coglieva la presenza di Cristo

La direzione spirituale come relazione di amicizia di Rosalba Beatrice

Tutte le nostre relazioni umane e i nostri legami affettivi non possono non prescindere dalla nostra Fede, la nostra amicizia con Dio rende tutti i nostri rapporti più accoglienti e comprensivi, disinteressati, in altre parole ci rende capaci di amare. “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e riconosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.” ( 1 Gv 4,7) “Il Signore cerca avidamente anime che sappiano raccogliere in sé i preziosi canti, le immacolate armonie, le invisibili bellezze con cui Egli ha ornato per noi l’universo intero…” per questo ricordiamo Giorgio La Pira, servo di Dio nel quale si coglieva la presenza di Cristo. Non solo un intelligentissimo laico, ma un uomo politico per la costruzione del mondo, che ha fatto la scelta radicale della povertà evangelica, rinunziando per sé e i suoi cari a qualsiasi possesso e perfino ad una casa, fuggendo ogni tentazione di potere e di interesse

personale, operatore di pace e testimone del Vangelo. Giorgio La Pira, siciliano di origine, nasce a Pozzallo il 9 gennaio 1904, si trasferì a Firenze come studente e dove divenne, poi, professore; eletto alla Costituente contribuì in modo decisivo alla stesura dei primi articoli della costituzione, insieme a Dossetti e Lazzati. Apparteneva, fin dalla sua fondazione nel 1928, all’Istituto Secolare della Regalità di Cristo al quale rimase fedele per tutta la vita. Distribuendo il suo stipendio ai poveri si era fatto ospitare per lungo tempo in una cella di un convento domenicano, che considerava l’unica sua casa terrena. Sempre sorridente e con una cordialità solare, la fede autentica di Giorgio La Pira risplendeva agli occhi di tutti. Chiedeva l’aiuto della preghiera ai monasteri femminili di vita contemplativa spiegando loro il senso profondo di ogni iniziativa politica, queste lettere erano state raccolte e pubblicate in un volume da Giuseppe Lazzati. Una sua parola molto ricorrente è sicuramente Grazia, come UNA RELAZIONE AUTENTICA

significato della potenza dello Spirito del risorto che vince con la sua azione stravolgente sul male. Di lui affascinava la coerenza, la gioia di vivere, servo di Dio e di nessun altro e tuttavia servo di tutti, la Pira che si fermava con tutte le persone più umili, profeta attentissimo ai piccoli e liberissimo davanti ai grandi e ai potenti. Giorgio La Pira diceva: “La finalità della mia vita è essere nel mondo il missionario del Signore e quest’opera di apostolato va da me svolta nella condizione e nell’ambiente in cui il Signore mi ha posto, pur nelle difficoltà, amarezze, incomprensioni. In lui la cultura si fece carità o meglio utilizzò la cultura al servizio della carità politica. Nella Evangelii Gaudium, Papa Francesco scrive: “Chiedo a Dio che cresca il numero di politici capaci di entrare in un autentico dialogo che si orienti efficacemente a sanare le radici profonde e non l’apparenza dei mali del nostro mondo! La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima,

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è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune.” La santità, spiegava La Pira, è l’imitazione di Cristo, la totale e completa ricapitolazione di ogni realtà in Cristo. La sua vita contemplativa, di preghiera, di meditazione e studio si incanalava nella vita attiva. Con la convinzione che la preghiera avesse una forza determinante nello svolgimento della storia umana si rivolgeva alle “sequestrate di Dio” nei monasteri, con ossessiva ripetizione alle claustrali, perché cantieri di orazione, isole di silenzio e solitudine per la costruzione della città di Dio. La preghiera è il fondamento e il presupposto di ogni autentico apostolato. La Pira parla spesso di amicizia spirituale come grazia, essa si fonda e si sviluppa nell’adesione in Cristo, è un “nodo” che si rafforza quanto più si mantiene vivo il legame con Cristo infatti fa già sperimentare qualcosa della beatitudine eterna, della Comunione dei Santi. L’affetto soprannaturale si consolida e si sviluppa in un clima di preghiera che non deve mai venire meno. Nel pregare l’uno per l’altro, nello stare accanto al tabernacolo, l’amicizia spirituale si rinsalda. E’ portarsi reciprocamente nel cuore attraverso la preghiera che permette una mutua sollecitazione verso le cime più alte, verso l’unione con Dio. Pregare, raccogliersi, significa vivere già in terra come si vive in Cielo, ricchi di carità, felici di quella gioia infinita che da Dio deriva. Nelle lettere a Paola Ramusani, Giorgio La Pira si considera innanzitutto un “fratello nel Signore chiamato a offrire un aiuto nel cammino di santificazione ed un aiuto ad accogliere la chiamata del Signore.” Egli cerca di testimoniare e mostrare la bellezza della vita consacrata, l’intima esperienza dell’amicizia con Cristo. “C’è una sete così viva di amore nell’anima nostra, un bisogno intenso

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di unione che Dio solo può saziare. L’anima nostra ha fame di infinito; e questa fame di infinito è saziabile da un solo pane. Dio solo, per sempre. La perla è Cristo presente nel cuore e nella mente; è tutta la Trinità che ha preso possesso dell’anima nostra, è la dolcezza profonda che sperimentiamo nelle sacre solitudini dello spirito quando, all’alba e al tramonto, ci inabissiamo nei silenzi di Dio; è la presenza sentita di Dio che fa esaltare il cuore di gaudio e ci fa esclamare col salmista: Signore, quando apparirò infine al tuo cospetto? Come si percepisce questa presenza? Con l’orazione che è fiamma di desiderio e di amore, con la carità diffusiva che cerca di radicare in altre anime questo albero benedetto della grazia di Cristo. Il cristianesimo è un anticipo di questa divina esperienza di amore che ci renderà un giorno felici per sempre. Portando Dio nell’anima saremo ricchi di una ricchezza che non teme il tempo ed i pericoli del tempo: ed avremo di che distribuire, a larghe mani, ai nostri fratelli. Il Signore ci tenga sempre uniti in quell’unità di preghiera che è infrangibile nel tempo perché è già unità di eterno! Basta raccogliersi, basta tornare nel segreto intimo dell’anima per trovare la gioia purissima del Padre che ci ama, del Figlio che in noi si racchiude, dello Spirito Santo che soavemente ci consola. Gioia della vita è l’esperienza del “gusto” di Dio: la gioia del raccoglimento, dell’adorazione, dell’intima contemplazione”. L’accompagnamento spirituale è rappresentato da questo tipo di testimonianza: richiamare la gioia della Fede, mostrare la bellezza dell’incontro da persona a persona con Dio. Esperienza che reca gioia e pace, ma che non esenta da prove, da oscurità, da incomprensioni. L’aiuto di La Pira nell’accompagnamento spirituale mira ad indicare la via giusta per crescere nell’unione con Dio, dare incoUNA RELAZIONE AUTENTICA

raggiamento nei momenti delle scelte e delle difficoltà. L’essenziale è per La Pira la permanenza nell’amicizia di Cristo che richiede un’apertura del cuore, una resa incondizionata al Signore, un abbandono senza riserve, senza lasciarsi turbare dalle proprie debolezze da quelle imperfezioni che non mancano nel corso della vita spirituale. La Pira esorta a percorrere “con decisa energia” e con delicato amore questa divina ascesa, ma senza far leva primariamente su uno sforzo volontaristico, bensì sull’affezione profonda a Cristo, che attira con una amicizia rispettosa, delicata. La Pira sollecita Paola a non perdere mai la pace che nasce dalla consapevolezza di sapersi amati senza riserve dal Signore, il cui sostegno dona una fortezza che permette di prendere decisioni radicali nella piena donazione di sé a Dio. Paola è invitata a spezzare “dove c’è da spezzare”, poiché “anche le piccole cose possono impedire il volo della carità verso Cristo”. “Le invoco dal Signore la grazia di un amore che ha una sola misura: quella di non averne alcuna”. “Il Signore sia la sua sola “passione” ed il Suo tutto. Doni con generosità la carità buona dell’amicizia, il viatico puro della consolazione: farà così, come il Signore: passava e sanava. Non è forse questo il segno che Dio abita in noi? Come sto? Come il Signore vuole, quindi bene”! Giorgio La Pira fu inaspettatamente chiamato a sé dal Signore, il 5 novembre 1977, lasciando in eredità il dono più grande: quello di condividere la sua speranza (spes contra spem) e di considerare la malattia mortale come una terrazza spalancata sull’eternità. Da Preghiera e vita, La direzione spirituale come relazione di amicizia nel carteggio La Pira-Ramusani.


IN COMUNITà

cosa ci dicono l’anno della Vita Consacrata e l’anno dei sinodi sulla famiglia

Gli sposi e i consacrati Per la prima volta il Papa dedica un anno alla vita consacrata. Dal 21 novembre 2014 (giornata per la vita monastica) al 21 novembre 2015 (50° anniversario del decreto conciliare “Perfectae caritatis” la Chiesa sarà sollecitata a valorizzare la particolare testimonianza dei religiosi e delle religiose (circa 900.000; in gran parte donne, i maschi sono 180.000). “Svegliate il mondo! Siate testimoni di un modo diverso di fare, di agire, di vivere!” Con queste parole Papa Francesco ha indicato l’orizzonte e il compito dei consacrati nell’incontro con l’Unione dei superiori maggiori (USG) tenutosi il 29 novembre 2013. Più della radicalità è la profezia a caratterizzare i consacrati. “La radicalità evangelica non è solamente dei religiosi; è richiesta a tutti”, così come tutti devono seguire il Signore in modo profetico. E’ un periodo che coinciderà con i lavori sinodali sulla famiglia (il primo a ottobre di quest’anno, il secondo nell’autunno del 2015). La sovrapposizione dei tempi rimanda a una più profonda percezione spirituale. Da tempo ci stiamo abituando a considerare la prossimità fra le due vocazioni: quella famigliare e quella religiosa. Rovesciando uno schema di secoli che vedeva la preminenza del cosiddetto stato di perfezione sul lai-

La coincidenza temporale dell’anno della Vita Consacrata (novembre 2014 novembre 2015) con i lavori sulla famiglia affidati ai due sinodi (ottobre 2014 e autunno 2015) suggerisce di mettere a tema la relazione fra le due vocazioni. E il reciproco sostegno. cato e sull’esperienza famigliare, l’attuale coscienza della vita consacrata guarda alla famiglia come l’ “altro da se”, come in uno specchio. Si può certo dire, in avvio, che la condizione di estremo pericolo oggi le accomuni: la crisi della famiglia richiama per molti aspetti quella della vita consacrata. In ambedue i casi i fallimenti e gli abbandoni sembrano tanto incomprensibili quanto sistematici.

Crisi e prospettive Ma oltre alla crisi comune vi sono anche elementi di reciproco sostegno. Una prima suggestione è la funzionaUNA RELAZIONE AUTENTICA

lità delle due vocazioni ad esprimere il “già e il non ancora” della fede. Così si esprime il sinodo sulla nuova evangelizzazione nel suo messaggio al popolo di Dio: “La vita famigliare è il primo luogo in cui il Vangelo si incontra con l’ordinarietà della vita e mostra la sua capacità di trasfigurare le condizioni fondamentali della esistenza nell’orizzonte dell’amore. Ma non meno importante per la testimonianza della Chiesa è mostrare come questa nel tempo ha un compimento che va oltre la storia degli uomini e approda alla comunione eterna con Dio. Di questo orizzonte ultraterreno dell’esistenza umana sono particolari testimoni nella Chiesa e nel mondo quanti il Signore ha chiamato alla vita consacrata, una via che, proprio perché totalmente consacrata a Lui, nell’esercizio della povertà, castità e obbedienza, è il segno di un mondo futuro che relativizza ogni bene di questo mondo. Un secondo elemento è espresso dal card. W. Kasper nella relazione al concistoro del 20 febbraio scorso: “Poiché il celibato liberamente scelto diventa una situazione sociologicamente riconosciuta a se stante, anche il matrimonio a causa di questa alternativa non è più un obbligo sociale, bensì una libera scelta. Così il matrimonio e il celibato si valorizzano e si sostengono a vicenda (come avviene

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nella nostra comunità da oltre cinquant’anni), oppure ambedue insieme entrano in crisi”. Si potrebbe dire che la vita consacrata ricorda ai coniugi che il loro matrimonio è una scelta: potevano farne una diversa. E poiché è una scelta, tale deve continuare ad essere, giorno dopo giorno. Un terzo elemento riguarda le modalità con cui stanno fiorendo da alcuni decenni le nuove fondazioni (monastiche, apostoliche,movimentiste) e con cui si sta ampliando il riferimento spirituale alle famiglie religiose di più lunga tradizione (il coinvolgimento dei laici nel riferimento al carisma). Quasi tutte le nuove comunità e molto spesso anche le nuove fondazioni religiose hanno sia la parte femminile che maschile, sia la parte celibataria che sposata. Le famiglie stanno entrando nella pratica della vita monastica e comunitaria. Sappiamo tutti delle difficoltà pratiche, giuridiche, psicologiche e di governo che questo talora induce, ma è una tendenza piuttosto evidente nel suo dato di fondo. Il principio domestico e quello monastico si stanno molto avvicinando. In conclusione possiamo dire che la vita consacrata ricorda agli sposi la via dell’interiorità, che si contrappone al ripiegamento su se stessi e al proprio desiderio; e insieme mette in guardia dal pericolo della dissipazione, ricordando l’importanza della testimonianza e dell’apostolato. Gli sposi ricordano ai consacrati che la scelta di Dio per dare figura della sua relazione con l’umanità è quella sponsale. Chiediamo alla Spirito Santo che la coincidenza di questi due eventi porti copiose grazie anche alla nostra comunità che contempla in se stessa sia la presenza dei celibi che degli sposi e per di più, entrambi gli stati di vita sono congiunti dal dono della consacrazione.

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PREGHIERA PER VIVERE IN COMUNIONE OGNI VOCAZIONE Con animo sereno ti lodiamo, Dio Padre creatore dell’universo, Figlio redentore dell’umanità, Spirito santificatore e perfetto consigliere di ogni creatura. Ti ringraziamo perché dimori in mezzo a noi e per l’amore misericordioso che hai per ogni persona. Gesù, Agnello immacolato, l’averci chiamato per nome nel tuo regno di salvezza ci ha permesso di metterci intorno alla mensa della tua parola e del tuo corpo. Aiuta noi { consacrati } ad accogliere il tuo sangue per essere purificati da ogni imperfezione e rendere evidente a ogni creatura la tua bontà infinita. Aiutaci ad imitare la tua verginità di cuore, specchio radioso di luce divina, la povertà vissuta in un costante contributo di carità e l’obbedienza come assoluta fedeltà al volere del Padre. Le nostre persone a te offerte siano consumate in una orante e costante adesione alle realtà trascendenti e nella condivisione con le necessità di ogni creatura povera, sperduta, incompresa, ammalata. La nostra comunione con ogni uomo sia sincera, leale, fraterna secondo l’amore che esiste in te, Santissima Trinità. Proteggi il nostro cammino e sorreggici in ogni difficoltà: sii il nostro Pastore e il nostro Maestro per aiutarci a seguirti ed imitarti in ogni circostanza. La preghiera e la carità siano il primo contributo di comunione tra tutte le vocazioni da te suscitate, così che tutti noi { consacrati }, facendo la tua volontà, rendiamo splendente la Chiesa e con gioia ci inginocchiamo per lodare la tua gloriosa maestà. Amen.

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IN COMUNITà

le parole e le riflessioni dell’incaricata generale dell’aspirantato del pgc

Effettivi in revisione…! di Mikiko Moriguchi

Quest’anno, con gli aspiranti di Milano, abbiamo provato a sperimentare una “nuova forma” di Revisione (quella che da sempre segue il momento dell’Istruzione, e che ne rappresenta tradizionalmente un po’ la verifica). Essa ha visto la partecipazione di vari effettivi che, a seconda del tema affrontato durante l’Istruzione, hanno portato la loro preziosa esperienza e testimonianza. E’ stato sicuramente un grande aiuto per rendere più concreti e “friendly” concetti e contenuti altrimenti un po’ difficili e all’apparenza lontani. Occorre

dire che il tema affrontato quest’anno dagli aspiranti, quello del “Padre nostro” e quindi della preghiera, si è particolarmente prestato a questa forma di Revisione con gli effettivi. La presenza alle varie Revisioni prima di Toni, poi di Giancarlo, Ireos, Enrico, Cinzia e Francesco, Hiroki e Donatella, e infine di Letizia e Marco, ha sicuramente permesso di entrare ancor di più nel vivo delle tematiche proposte di volta in volta dalle Istruzioni e, inevitabilmente, dalle voci e dal vissuto di questi fraUNA RELAZIONE AUTENTICA

telli effettivi (ognuno con la propria storia e caratteristiche), sono emersi i tratti costituivi della nostra spiritualità; non tramite concetti astratti, ma “vite vissute”. E’ stato molto bello percepire l’entusiasmo, l’amore e la gratitudine che questi fratelli effettivi vivono per il dono della propria vocazione nel PGC. Nel racconto dei propri anni vissuti da aspiranti, sembrava a volte di ascoltare chi, sposato, ricorda con una certa nostalgia gli anni del fidanzamento, con gli immancabili aneddoti ed episodi significativi. Ho avuto l’impressione che certe frasi, parole, esperienze dette da loro nella semplicità ma con il cuore e la vita, siano valsi più che tanti grandi discorsi e che siano stati colti così anche dagli aspiranti. Inoltre, è stato un modo, anche per quest’ultimi, di sentirsi accompagnati da tutta la nostra Comunità del PGC e quindi di sperimentare in modo più autentico e percettibile la comunione. Questa modalità potrebbe servire anche in futuro per mantenere un maggiore contatto tra aspiranti ed effettivi, ora che le Comunità sono divise e minori risultano le possibilità di incontro. Ringrazio, anche da parte di tutti gli Aspiranti di Milano, questi fratelli effettivi che si sono così prontamente resi disponibili per questo prezioso servizio. Confido nella preghiera di tutti e chiedo a ciascuno di rivolgere a Maria una particolare richiesta di intercessione per tutto l’Aspirantato e le nuove vocazioni. Infine, credo che, anche per gli effettivi, queste Revisioni abbiano costituito un momento di particolare “revisione”, cioè un’occasione per far memoria della propria storia con il Signore, rendergli lode e non dimenticare l’ “Amore di un tempo”…

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IN COMUNITà

dialogo con don stefano stimamiglio che ci presenta il suo ultimo libro

Chi salva una vita salva il mondo intero di Vilma Cazzulani

Tra gli amici del Piccolo Gruppo di Cristo ce n’è uno caro sia ai milanesi che ai trevigiani: è don Stefano Stimamiglio, sacerdote della Società San Paolo, che abbiamo risentito in occasione dell’uscita del suo primo libro, intitolato Chi salva una vita salva il mondo intero Vita di padre Georg Sporschill, il gesuita che ha raccolto il “testamento” di Martini. In Italia Sporschill è noto perché coautore con Carlo Maria Martini del libro Conversazioni notturne a Gerusalemme. Don Stefano, che cosa ha di speciale la sua vita, tanto che per raccontarla lo hai raggiunto In Romania, prima a Bucarest e poi in Transilvania? La sua è una vita incredibile che vale la pena di raccontare. Georg Sporschill, gesuita austriaco entra

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a vent’anni in seminario e a trenta nella Compagnia di Gesù. Durante il percorso di formazione teologica, nel 1967 arriva a Parigi e ci vive per un anno, partecipando attivamente ai moti del maggio ‘68. Ha un grande ideale di giustizia, irrorato di spiritualità. Cresciuto in una famiglia religiosa, vive in quegli anni anche la contestazione nei confronti della Chiesa. Uscito dal seminario, fa un percorso di studi pedagogici e dopo la laurea comincia a lavorare nel campo del disagio sociale nella sua regione, il Voralberg. A trent’anni conosce un gesuita, padre Wolfgang Feneberg, che lo aiuta a guardare dentro di sé per capire a che cosa è chiamato: decide di lasciare tutto, all’epoca aveva anche una fidanzata, ed entra nei Gesuiti. Dopo il suo noviziato a Innsbruck si trasferisce a Vienna e, mentre dirige UNA RELAZIONE AUTENTICA

la rivista Entschluss, entra in contatto con il cardinale Franz König, l’allora arcivescovo della città, che ha una grande stima di lui. Questi gli propone di aprire per conto della Caritas viennese diverse case di accoglienza per barboni, tossicodipendenti ed ex carcerati. E lui, che è da sempre attirato da situazioni di disagio sociale estremo, dopo due anni di esperienza in parrocchia comincia a dedicarsi a questo particolare apostolato a tempo pieno per i sei anni successivi, non senza l’aiuto di volontari e giovani ex parrocchiani. Nel frattempo, nell’82 ha conosciuto il cardinale Carlo Maria Martini, da due anni arcivescovo di Milano, invitato a Vienna da König a tenere una conferenza sui carcerati. Martini rimane colpito da questo giovane confratello che si occupa di persone ai margini della società. Alla


fine del 1989 cade in Romania il regime di Ceauşescu che, preso da manie di grandezza, pretendeva che tutte le donne rumene avessero almeno quattro figli, tassandole pesantemente in caso contrario. Nei mesi che seguono la caduta del regime, lo Stato non è più in grado di gestire gli orfanotrofi, che raccolgono migliaia di bambini che i genitori a causa di questa legge ingiusta non sono in grado di mantenere. I ragazzini scappano in massa e finiscono per strada, si rifugiano nelle fogne di Bucarest, dove riescono appena a sopravvivere. Cominciano a drogarsi con l’aurolac aspirando l’aria in quei particolari sacchetti ricoperti internamente di vernice, che servono a conservare parti meccaniche, per intontirsi e non sentire il freddo, la fame e la puzza. Che cosa ha a che fare Sporschill con la caduta di Ceauşescu in Romania? Dopo un anno dalla caduta del regime, il provinciale dei Gesuiti chiama Sporschill e gli chiede di trasferirsi a Bucarest per vedere quel che si può fare con questi ragazzi e padre Georg, che non sa una parola di rumeno, obbedisce. Dopo qualche mese parte in treno e arriva nell’ottobre ’91 con tre volontari alla Gara de Nord, la stazione ferroviaria dove frotte di ragazzini assalgono abitualmente i passanti per avere un’elemosina. Si trova circondato come un qualsiasi straniero che si suppone abbia denaro e ha paura, ma una bambina del gruppo gli si avvicina, lo prende per mano e gli dà coraggio. Comincia così per padre Georg un percorso che dura dal ’91 al 2011: con l’aiuto di volontari locali e di benefattori apre molte comunità di accoglienza riunite in un’associazione che chiama Concordia, formando degli operatori di strada (streetworkers) che raggiungono i bambini nei canali sotterranei della città; ci sono ragazzini che accettano di entrare in comunità, altri, reduci dall’esperien-

za in orfanotrofio, invece rifiutano di tornare in una casa perché non vogliono sottoporsi, loro che sono abituati ormai allo stato brado, a delle regole rigorose. Dopo qualche tempo, crescendo in comunità, i ragazzini più svegli cominciano a dare una mano a padre Georg lavorando qualche ora da streetworker: fanno, cioè, da “testimonial” con gli altri bambini che sono ancora in strada o nelle fogne per indurli a seguirli nelle comunità di Concordia. Sporschill apre anche una fattoria a un’ottantina di chilometri da Bucarest, dove fa lavorare i ragazzini con la terra, con gli animali, mette su laboratori di falegnameria, di ceramica, di musica, di inglese, di tedesco… Tutto questo con l’intenzione di dare loro una formazione, perché conseguano un diploma professionale di falegname, cuoco, panettiere, cameriere, ecc. Tale diploma, riconosciuto dallo Stato, li metterà in grado di lavorare e badare a se stessi una volta uscita dalle comunità di Concordia. È un percorso di formazione individualizzato, in cui si insegnano le regole della vita comune e s’impara la condivisione, si vive l’impegno domestico, lo studio e il gioco. Grande importanza nelle comunità hanno la preghiera e la Parola,

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calate nella vita di ogni giorno da padre Georg che è anche uno studioso della Bibbia. Molti ragazzini rumeni accettano il percorso, altri escono. A un certo punto apre anche il Centro sociale San Lazzaro, nella periferia di Bucarest, un luogo intermedio tra la strada e la comunità: un posto di prima accoglienza aperto giorno e notte, dove i ragazzi hanno a disposizione docce, sono rivestiti, rifocillati e curati, portati eventualmente in ospedale, e dove viene fatta la proposta di fermarsi. Liberi in qualsiasi momento di andarsene: questa è la condizione perché non scappino; la stabilizzazione è molto delicata, infatti, e dura qualche mese. Ci sono ancora oggi bambini che vivono nei canali fognari? Si, ma oggi il problema è ormai molto contenuto. Chi ha deciso all’epoca di restarci oggi è diventato grande e difficilmente uscirà: all’epoca, invece, erano migliaia i bambini che vivevano per strada e potevano avere dai dieci ai quindici anni. Rimangono quindi quei “vecchi” bambini oggi diventati adulti. Nel frattempo, si è superata in Romania questa emergenza, il Paese è entrato nella Comunità Europea e sono sorte strutture sociali di affido e

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comunità alloggio, simili alle nostre, che si prendono cura dei bambini di famiglie in difficoltà. Dal 2004 in poi Padre Georg apre nuove comunità in Moldavia, l’ex Repubblica sovietica dove la popolazione è molto povera, composta in prevalenza di bambini e anziani, mentre gli adulti sono emigrati all’estero in cerca di lavoro. A chiamarlo sul posto è il vescovo cattolico di Chisinau, la capitale, e ad aiutarlo è Taisia Voronina, moglie del Presidente della Repubblica Moldava. Oggi le comunità moldave di Concordia accolgono trecentocinquanta bambini. Nel frattempo, padre Georg nel 2007 organizza un pellegrinaggio in Terrasanta e Sporschill rivede Martini, ma è nel 2011 che questo gesuita dà ancora una svolta alla sua vita. Si rende conto infatti che dopo vent’anni l’epoca di fondazione è finita: le comunità di Concordia ormai funzionano da sole, con personale rumeno assunto, con ragazzi volontari tedeschi e rumeni che lavorano insieme ad ex-ragazzi di strada, benefattori austriaci e tedeschi che aiutano coi loro beni dall’estero. Così nel novembre di quello stesso anno Georg Sporschill lascia Bucarest e con Ruth Zenkert, la sua più stretta collaboratrice dai tempi di Vienna, che per seguirlo aveva abbandonato un lavoro in banca, raccoglie l’ultima sfida: i bambini Rom stanziali della Transilvania. Il motto per lui è sempre lo stesso: “andiamo dove c’è l’emergenza, dove nessuno va”. Si trasferisce quindi nel centro della Romania, a una ventina di chilometri da Sibiu, in un villaggio chiamato Hosman, dove la situazione è diventata drammatica dopo l’unificazione delle due Germanie e fonda la Comunità Elijah (Elia). Da dove nasce e in che cosa consiste quest’emergenza Rom? Questa situazione è sconosciuta ai più in Europa e non ne parla nessuno. Cominciamo col dire che i Sassoni erano gli abitanti di origine tedesca di

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questi luoghi fin dall’anno mille; gente dotata di grandi capacità imprenditoriali, vissuta a fianco dei Rom per ottocento anni. Nel 1990 i Sassoni lasciano all’improvviso queste terre ed emigrano in Germania perché il governo Kohl promette loro un passaporto tedesco, un lavoro e una casa, in una parola il benessere. Così in un anno lasciano le case e chiudono le imprese e le attività nelle quali trovavano lavoro i Rom. Questa gente zingara, odiata dagli stessi Rumeni, da allora vive alla giornata, in monolocali sporchi e cadenti, con pareti di legno o mattoni, costruiti su terra battuta: il forno sempre acceso, in dieci-dodici per stanza e in una condizione di promiscuità sessuale che favorisce gli incesti e il degrado materiale e morale. La miseria, l’assenza di prospettive di vita, che si riscontra in questi villaggi della Transilvania, è peggio di quella delle favelas brasiliane. Ogni tanto arrivano camion di aiuti con cibi, detersivi e ciò di cui avrebbero bisogno, ma quasi tutto finisce in discariche a cielo aperto perché i Rom, non educati, non sanno neppure utilizzare ciò che ricevono. A richiamare padre Sporschill sul posto è uno dei pochi Sassoni rimasti in loco, il pastore evangelico Eginald Schlattner. Che fanno Ruth e padre Georg in questa situazione? Cominciano lavando i bambini, dando loro vestiti puliti e insegnando agli adulti a lavare gli abiti e l’igiene personale. L’aggancio vero però è attraverso la scuola di musica: canto, violino, piano, fisarmonica e clarinetto. La sporcizia è il primo problema da risolvere, ma l’educazione inizia con la musica che loro hanno nel sangue ed è la chiave per conquistare i bambini. È attraverso la musica che i volontari riescono a dare loro una certa disciplina. Finora si sono inseriti in tre villaggi: Hosman, Tichindeal e Nou. A guidare il progetto ora è Ruth, mentre Georg funge da braccio destro della donna, più giovane di lui di una deciUNA RELAZIONE AUTENTICA

na d’anni. Lui ne compirà 68 a luglio. Che cosa pensi di lui e come spieghi quest’amicizia tra Sporschill e Martini? Credo che Padre Georg rappresenti un ponte tra i poveri e l’Europa ricca, tra i ragazzi austriaci che vengono a fare il servizio civile e un anno di volontariato e i ragazzi Rom. Il suo è un lavoro di mediazione ed è per questo che Martini lo amò, perché vide in lui un uomo di Chiesa profetico. Dell’amicizia tra i due tratta l’ultima parte del libro che ho scritto. Sporschill rivede Martini nel 2007 quando lo va a trovare al Biblico di Gerusalemme durante un pellegrinaggio. Il cardinale emerito vi si era trasferito nel 2002, terminato il suo incarico a Milano. La scoperta è che in realtà Martini aveva sempre seguito questo confratello nelle sue esperienze, anche attraverso amici viennesi che lo tenevano informato. Vedeva in lui l’incarnazione della Chiesa profetica, che si sporca le mani, che rinuncia ai privilegi, che i soldi dei benefattori li usa davvero per i poveri. Quando si rivedono decidono di scrivere insieme un libro che sarà poi intitolato “Conversazioni notturne a Gerusalemme”, in cui Martini risponde a domande sulla Chiesa poste dai giovani volontari di Concordia, attraverso la mediazione di Sporschill. L’idea non è originale, è già collaudata da un libro che Sporschill scrisse con Karl Rahner, gesuita e teologo del Concilio Vaticano II, che padre Georg conobbe nel 1977 quando era novizio a Innsbruck. Conversazioni notturne a Gerusalemme esce nel 2008 in Germania e non fa scalpore, ne fa da noi invece, e molto, in Italia. Oggi con Papa Francesco sarebbe più capito anche da noi. Il libro tratta con metodo dialogico delicati argomenti ecclesiali e altri più inconsueti, anche di carattere sessuale o la stessa enciclica Humanae Vitae di Paolo VI o, ancora, la famiglia e che cosa fare con le


coppie separate. Tutti temi che Papa Francesco, a un anno e mezzo dal suo insediamento, affronterà a ottobre nel Sinodo straordinario sulla Famiglia. Don Stefano, tu accenni nel libro anche alle ultime settimane di vita del Cardinale, quando Martini ha cercato Sporschill per redigere insieme quello che è diventato il suo testamento spirituale. Sì il libro scritto insieme nel 2007 sancisce un’amicizia tra i due; padre Georg gli presenta poi Federica Radice Fossati, figlia di Carlo, assessore all’urbanistica a Milano ai tempi di Tognoli e delle pressioni dei palazzinari sul Comune. Suo padre trovò in Martini un sostegno spirituale; lei, sposata a un austriaco, tre figli, e trasferita a Vienna, diventa una delle ultime figlie spirituali di Martini. Padre Georg è con lei al capezzale di Martini negli ultimi giorni di vita di Carlo Maria, per richiesta esplicita del Cardinale attraverso il segretario don Damiano Modena. Padre Georg trascrive durante l’ultima visita lo sfogo in cui Martini si dispiace dei ritardi della Chiesa, delle case religiose vuote, di riti e abiti pomposi, della mancanza e necessità di uomini che siano vicini ai poveri e ai giovani, come Madre Teresa e fratel Ettore. Il testo, approvato dal Cardinale, è pubblicato dal Corriere della Sera all’indomani della sua morte, il 1° settembre 2012, e costituisce il suo testamento spirituale. “E tu cosa puoi fare per la Chiesa?”. È questa la domanda che Martini fa a lui e, attraverso di lui, a ognuno di noi. Ed è anche la domanda che tu rilanci nel libro... Sì. Vorrei suscitare un esame di coscienza, in me prima che negli altri. Non “autoflagellante”, però. Che ognuno si domandasse, per esempio: “Posso dare una mano come catechista? Pregare un po’ di più? Vivere di più la comunione spirituale tra fra-

te, perché manchiamo di una prospettiva eterna. Credo che Sporschill sia un testimone di questa realtà escatologica, che non un “al di là” lontano dal verificarsi, ma è qualcosa di molto “incarnato”, nei poveri in questo caso. Ognuno di noi deve scoprire la propria vocazione: perché è nato e a che cosa è chiamato. Anch’io, che lavoro al centro di Milano e in un bel palazzo, devo domandarmi che cosa faccio per i poveri, qual è la mia chiamata rispetto a questo.

telli e sorelle? Posso dare un’offerta in più?”. Mi colpisce sempre ciò che è scritto nell’Apocalisse in riferimento ai salvati (14,13): “Le loro opere li seguono”. Quello che noi “facciamo”, anche “siamo”. La nostra azione ci trasforma sempre, nel bene come nel male. Alla fine della vita saremo giudicati sulle nostre azioni e non in modo moralistico. Noi “saremo” quello che avremo “fatto” nella vita. Ci presenteremo al cospetto di Dio come siamo, e saremo in base a quello che abbiamo fatto nel bene e nel male. E la nostra eventuale purificazione sarà data da questo. Dobbiamo riflettere sulla nostra vita attuale nella prospettiva eterna, questo è ciò che manca fortemente nell’attuale società. Siamo tutti legati al momento presen-

Che cosa intendi per Chiesa “incarnata”? La Chiesa s’incarna se ogni battezzato spende il proprio tempo, la propria fatica, se investe del proprio per il povero; i poveri sono i dispersi nelle metropoli, quelli lontani dalla fede, perché non trovano nei preti e negli educatori dei testimoni credibili di una cosa bella, perché se non è bella non interessa a nessuno, ma noi fatichiamo a esprimere la Bellezza. In Brasile, in America Latina la Chiesa è più incarnata, da lì viene il nuovo, dai confini del mondo, da lì viene la profezia. Da noi la Chiesa rischia l’autoreferenzialità, ci si parla addosso; parlarsi addosso è anche convincersi di idee, di complotti che possono anche esserci: ma ci fermiamo lì o ci sporchiamo davvero le mani, diventando nel nostro piccolo educatori, spendendo del tempo per gli altri?

Per i nostri bambini Don Stefano riporta in Appendice alcune preghiere di Concordia, ve ne proponiamo una. Mio buon Dio, tu sei come un papà, come una mamma. Tu ci sei per i tanti bambini che non hanno genitori. Ti prego per i piccoli che ci hai affidato. Manda loro un angelo che li protegga, li consoli e li guidi. Guariscili da ogni umiliazione. Dà loro un tetto sotto cui le loro speranze diventino realtà. Fa che i nostri bambini diventino persone portatrici di pace. Mio buon Dio Ti prego: dona fiducia, dà vigore alla mia speranza, rendi forte il nostro amore. Amen: in te siamo al riparo.

UNA RELAZIONE AUTENTICA

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IN COMUNITà

comunità iN CAMMINO. “Signore, prendici DOVE siamo e METTICI dove Tu ci vuoi”

Testimoni per contagio di Giacomo Galli “Quello che avete incontrato ha un nome, si chiama Piccolo Gruppo di Cristo! Questa è la strada su cui vi invitiamo a camminare, per scoprire

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sempre di più chi risponde veramente al nostro desiderio di felicità”. Mi piace partire dalla meta e percorUNA RELAZIONE AUTENTICA

rere a ritroso il cammino fino a me, perché, come ogni viaggio ben organizzato insegna, se hai ben chiaro dove vuoi arrivare, allora puoi ponderare bene le tappe da percorrere per colmare la distanza che ti separa dall’arrivo, puoi chiedere a qualcuno che ti accompagni e ti puoi attrezzare con tutto ciò che serve per compiere il percorso. La frase di apertura é la nostra meta. È la sintesi del momento culminante di quel cammino nato dal desiderio di testimonianza e che si concretizza al punto tale di non poter più essere custodito solo nel proprio cuore ma che chiede con forza di es-


sere chiamato per nome. Che bello arrivare a pronunciare queste parole un giorno! Ma andiamo con ordine, perché questa, appunto, é la fine. A dire queste parole, eccezion fatta ovviamente per “Piccolo Gruppo di Cristo”, è stato Fernando, un professore di un liceo a Santiago del Cile. 12.000 km lo separano da Desio ma sembra parlare proprio per noi, usando parole che ardentemente desideriamo far uscire un giorno dalle nostre labbra.. Fernando sta parlando a un gruppetto di studenti che frequentano il suo liceo, a casa di uno di essi, durante una festa di fine anno scolastico. Li ringrazia per l’anno passato insieme, per le amicizie nate, per la disponibilità e la fedeltà dei ragazzi ai gesti proposti, e poi piazza la stoccata dando un Nome ad un’esperienza che già tutti avevano ormai nel cuore, con le parole che ho citato in apertura. Il nome, nel caso di Fernando e di quei ragazzi, si chiama Comunione e Liberazione ma, diciamoci la verità, il nome di qualsiasi strada che conduce al Signore ci starebbe a pennello. È strano, stavo leggendo un libro scritto da un sacerdote della Fraternità San Carlo di Roma mentre ero in volo per la Finlandia ed ora, tre giorni dopo, sul volo di ritorno, mi trovo a scrivere questi pensieri, anch’essi nati dalla lettura di un articolo sul loro mensile e spinto dal desiderio di non dimenticarli una volta atterrato e tornato alla mia quotidianità. Mi correggo: non è strano, è bello! Si, perché “strano” significherebbe che non è normale voler custodire nel proprio cuore certe emozioni, certe parole, certi desideri. Invece tutto ciò DEVE essere normale nella mia vita di tutti i giorni, con tutti coloro che incontro, in tutti i luoghi più disparati. Il viaggio a ritroso prosegue inevitabilmente con una domanda: come

fare per trovarci alla nostra “festa di fine anno scolastico”?

gno/accompagnamento/doposcuola/ animazione/...??

Pochi minuti fa stavo leggendo la testimonianza di Emilia, una ragazza universitaria di Taiwan, e pensavo a quante persone incontrino il movimento al liceo, grazie ai professori, quanti all’università, attraverso i compagni e gli incontri proposti, etc. Volti, cuori e menti desiderose di un incontro! Cuori affamati di concretezza, di amore, di piedi ben piantati a terra sui quali poter contare, nonostante tutto. Quante occasioni di incontro esistono già senza necessità di sforzarsi ad inventarle. Quante occasioni per farsi prossimi e stare con gli altri, “vivere” con loro e testimoniare silenziosamente quello che sperimentiamo. Quanto desiderio si legge in quei giovani cuori, aperti all’incontro con un “Bella Storia”; la nostra Bella Storia, per esempio. La proposta del Gruppo é diversa, certo, ma passa necessariamente dal contagio pelle-apelle. Non può essere trasmessa in altro modo; fortunatamente, aggiungo. Di fatto quindi implica la necessità di una presenza o, per dirla in termini opportunistici, la necessità di essere nel posto giusto, al momento giusto, con le persone giuste.

Attività diverse certo, perché ciascuno di noi ha un carisma diverso, ma a gruppetti, per affinità di carismi, non potremmo pensare di spenderci per essere testimoni vivi con le opere prima ancora che con le parole? Non cito a caso questi esempi di opere. Da tempo infatti mi risuona nel cuore la beatitudine “Beati gli operatori di Pace, perché saranno chiamati Figli di Dio”, ed è proprio su quel “saranno chiamati...” che mi soffermo ripetutamente. La frase implica il riconoscimento da parte degli altri del mio essere Figlio di Dio e per “essere riconosciuti” occorre aver testimoniato, aver operato, essere stati Operatori di Pace per l’appunto. Tutto ciò sarebbe quasi superfluo precisare che non è per vanagloria ma piuttosto una cartina tornasole che ci fa capire che la strada missionaria intrapresa è quella giusta.

Continuando il mio cammino a ritroso, mi domando allora quale possa il mio “posto giusto”. I miei pensieri vanno a quando Letizia e Alberto Cattaneo ci invitavano a verificare seriamente i nostri impegni nelle diverse realtà secolari ed interrogarci, mettendo il cuore nelle mani del Signore, su come io vivo oggi la mia presenza in parrocchia, per esempio, piuttosto che altrove. Dove, seguendo la chiamata del Signore, potrei spendermi per annunciare con la mia vita la bellezza della Sua sequela? E se il nostro “posto giusto” fosse spendersi insieme in diverse attività concrete? Opere di caritativa/sosteUNA RELAZIONE AUTENTICA

Trovo inoltre che questo passaggio della beatitudine abbia molta affinità con il nostro “affinché i fratelli, tramite la nostra umile e fedele presenza, possano incontrare Te e, nella fede, vederti e amarti” e, attingendo a piene mani dalla preghiera del cammino mi trovo quindi a dire: “Signore, prendici DOVE siamo e METTICI dove Tu ci vuoi”. Un passo (indietro) alla volta, eccomi giunto all’inizio del cammino da percorrere: è il momento di partire! Non ho la presunzione di aver identificato correttamente le tappe da percorrere, ma di una cosa sono certo: di avere i giusti compagni di cammino! Come al solito mi sono dilungato troppo, abbiate pazienza, ve ne prego; come Cristina sa bene, con me ce ne vuole molta. Vi abbraccio tutti e vi custodisco nel cuore in comunione di preghiera

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IN COMUNITà

IN VISTA DELL’EREMO. LETTERA DEL RESPONSABILE GENERALE AL VESCOVO DI GOZO

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IN COMUNITà

è

bello

conoscersi

fratelli

in

Cristo

e

fratelli

umanamente

Un consiglio itinerante di Augusta Signorelli

Carissimi, come in una grande famiglia ci si comunica la gioia di un incontro e quella di un bel “viaggio”, desidero raccontarvi l’esperienza vissuta nella tre giorni di Gozo. Non voglio annoiarvi con una cronaca minuziosa degli avvenimenti, ma esprimervi alcune riflessioni. L’isola di Gozo è bella, ospitale, il mare e il vento la fanno da padroni. Il primo incontro è con la terra: è un’isola con vie strette, case arabeggianti, rocce a picco sul mare, tramonti mozzafiato. Bella, che ti invoglia a trascorrere giorni rilassati di vacanza. Il secondo incontro è con la gente, in particolare con Francesco e Simona, due giovani con il sorriso fisso sul volto, “la gioia che è sul volto di chi incontra il Signore”, che mi hanno fatto ripensare a quanto è semplice e comunicativo il sorriso. La loro gioia per la nostra presenza, l’attenzione alle nostre persone.

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Il terzo incontro è con il “grande capo” e i consiglieri; che gioia riconoscersi fratelli in Cristo e fratelli umanamente! Trovo l’idea di Giancarlo, di un consiglio itinerante, grandiosa, perché si sperimenta la Grazia e la Sua presenza in mezzo a noi. Il “movimento” che ci fa uscire da noi stessi, dalle nostre case per incontrare gli altri, per riconoscere nei fratelli il Suo volto. Per poter abbracciare, riannodare fili, conoscere fratelli nuovi, per dire con la nostra vita ogni giorno “Eccomi” ovunque siamo. Il quarto incontro è quello con il Vescovo di Gozo, una persona gentile, con un sorriso contagioso. Molto ospitale e curioso, ha chiesto molte cose sul Piccolo Gruppo e così abbiamo dialogato con lui per quasi un’oretta; ci ha parlato dei cristiani delle sue comunità esprimendo preoccupazione, ma anche una forte speranza. Ci ha lasciato invitando Giancarlo e la Comunità a tornare. Chissà!...

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Da ultimo, ma solo in ordine cronologico, un grandissimo grazie a Nadia ed Andrea che ogni mese e mezzo si recano a Gozo. Mi hanno trasmesso il loro entusiasmo, la loro fatica per la “missione”. Sarebbe bello se ogni tanto qualcuno della Comunità li accompagnasse. Papa Francesco, nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, ci dice: “La prima motivazione per evangelizzare è l’amore di Gesù che abbiamo ricevuto...”, e ancora: “il Vangelo risponde alle necessità più profonde delle persone”, infine ci sollecita: “Il missionario è convinto che esiste già nei singoli e nei popoli, per l’azione dello Spirito, un’attesa anche se inconscia di conoscere la verità su Dio. L’entusiasmo nell’annunziare il Cristo deriva dalla convinzione di rispondere a tale attesa”. A Gozo abbiamo riaffidato il Piccolo Gruppo nella sua interezza alla Madonna di Ta Pinu, chiedendo a Lei, che è la nostra Mamma, di coprirci con il Suo manto per proteggerci come ha fatto con il Santo Giovanni Paolo II.


Santuario di Ta Pinu - Gozo

Per il bello sguardo Signore, guarda e proteggi me e tutti noi; guarda i miei limiti e aiutami a superarli; guarda le mie infedeltà e perdonami; guarda il tuo amore e abbi misericordia; guarda la mia confusione e diradala; guarda la mia debole fede e rinforzala. Fammi guardare dentro il mio cuore e riconoscere lealmente chi sono. Purifica il mio sguardo e aiutami a superare antipatie e giudizi.

Illumina il mio sguardo perché mi accorga di come vivo la mia vocazione. Il nostro reciproco sguardo mi apra a ogni persona e mi trattenga dal ritenermi migliore degli altri. Il mio sguardo sia il tuo sguardo, per te, con te, in te. Sia gloria al Padre onnipotente, al Figlio Gesù Cristo Signore, allo Spirito Santo Amore, nei secoli dei secoli. Amen.

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L’ANGOLO DEI LIBRI

una lettura per tutti i gusti. ALCUNE RECENSIONI DA NON PERDERE di Vilma Cazzulani e Donatella Zurlo Da più di trent’anni Chapman si interessa di coppia e di famiglia con la professionalità di uno specialista e con la profondità di un uomo di fede. Quali sono le caratteristiche di una famiglia sana, in cui si può dire che ci si vuole bene? A questo interrogativo l’autore tenta di dare una risposta individuando cinque elementi fondamentali che creano dinamiche familiari robuste e soddisfacenti. E come possiamo costruire questi elementi qualora la nostra famiglia non ne fosse provvista? Qui viene il bello del testo: oltre ad una capacità di analisi che parte dall’esperienza e che tiene conto della dimensione anche spirituale, vi sono indicazioni pratiche ed esercizi concreti che coinvolgono i figli. Si tratta di un libro utile non solo alla famiglia che ricerca una sempre maggiore armonia in casa ma anche ai gruppi familiari e agli operatori pastorali. I cinque segni dell’amore familiare / Gary Chapman / 2006 / Elledici / € 16,00 “L’umiltà è il vestito di Dio. Chiunque riveste questo mantello, nel quale il Creatore si è rivelato, riveste lo stesso Cristo”. (Isacco di Siro). Uno dei più autorevoli maestri del nostro tempo, Andrè Louf propone un percorso per comprendere che cos’è l’umiltà a partire dalla scrittura e attraverso l’esperienza patristica. L’umiltà / Andrè Louf / 2000 / Qiqajon Edizioni / € 7,00

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In questa rubrica troverete testi che raccolgono il pensiero del Papa e della Chiesa, utili per vivere la nostra vocazione. Libri che ci aiutano a capire il mondo in cui viviamo. Talvolta anche segnalazioni di film che fanno discutere. Quindi non fateci mancare suggerimenti, proposte e critiche. Questo testo, scritto da un laico sposato, è una piccola scuola di preghiera che conduce a riconoscere la presenza di Dio in noi e che, attraverso uno stile da conversazione amichevole, ci invita a scoprire il nostro personale cammino di oranti e a tracciare un percorso secondo i ritmi di ciascuno. Il libro è costituito da sette grandi percorsi. Nei primi due si affrontano le domande relative al contenuto (cos’è la preghiera, perché pregare, come pregava Gesù) e agli ostacoli (come trovare il tempo, la perseveranza, le risposte di Dio). I percorsi successivi affrontano la questione dell’espressione corporea, della contemplazione (come sviluppare un’attenzione piena d’amore nei riguardi di Dio?), della celebrazione liturgica. Gli ultimi due percorsi indagano l’importanza dell’Eucaristia e della preghiera in coppia e in famiglia. Di grande aiuto sono gli esercizi pratici e le meditazioni poste alla fine di ogni capitolo. Guida pratica alla preghiera cristiana / Jacques Gauthier / 2011 / Elledici / € 15,00 Chiara Zappa racconta la minoranza cristiana in Turchia, formata di armeni , greci e siriaci e resa più consapevole dopo il martirio di don Andrea Santoro e monsignor UNA RELAZIONE AUTENTICA

C’è un rapporto stretto tra Eucaristia e santità. Da bravi cristiani sappiamo ciò che accade in questo “misterioso scambio”, ossia che Dio si dona alla Sua creatura e la eleva, la trasforma, la rende divina. Dalla scuola al vissuto c’è però differenza. I santi sono coloro che oltre a “sapere” “vivono” profondamente la dimensione eucaristica. Ezio Bolis, sacerdote della diocesi di Bergamo, visita dieci santi che illustrano il mistero eucaristico non tanto con i discorsi della teologia, ma con la loro esperienza. Tommaso D’Aquino, Caterina da Siena, Carlo Borromeo, Jean-Joseph Surin, Pier Giuliano Eymard, Antoine Chevier, Charles de Foucauld, Geltrude Comensoli, Francesco Spinelli, Giovanni XXIII: il libro parla di loro, uomini e donne santi che hanno fatto dell’Eucaristia il centro e che hanno colto in essa la vera forma della vita cristiana. Eucaristia fonte e nutrimento di ogni santità / Ezio Bolis / 2014 / Centro Eucaristico / € 13,00

Luigi Padovese. Il Paese, sotto gli occhi dei riflettori dopo le proteste di Gezi Park, è in realtà un mosaico di popoli e culture; tra le minoranze musulmane, i curdi e gli aleviti. Mosaico Turchia Viaggio in un Paese che cambia / Chiara Zappa / 2014 / Edizioni Terra Santa / € 14,90


Giuseppe Caffulli, che è direttore della rivista Terrasanta, non vuole in questo libro fare un omaggio al Papa, raccontandoci i santi che gli sono cari, quanto piuttosto aprire una finestra sulla Chiesa in America Latina, che noi europei non conosciamo. Francesco viene da quella “fine del mondo”e in quella terra, irrorata dal sangue di tanti martiri, sia preti che laici, è cresciuto. Alcuni sono santi canonizzati, altri non sono sugli altari, ma le loro vite spese tra la gente di quel continente, specie per i più poveri, ci propongono una via alla santità popolare. Il libro rilegge sul loro esempio alcune esortazioni dell’Evangelii gaudium e ci fa capire meglio, sull’esempio di questi uomini e donne, sia del passato che nostri contemporanei, dove l’attuale Papa vuole portare la Chiesa. L’ultimo capitolo è dedicato alla Vergine di Lujan, cioè a Maria, la Madre che c’insegna con pazienza e tenerezza una fede che è cammino sulle orme di Gesù. I santi di Papa Francesco / Giuseppe Caffulli / 2014 / Edizioni Terra Santa / € 8,90

Due donne pakistane: Asia Bibi, cristiana condannata a cinque anni di prigione per delitto di blasfemia, e Malala, sopravvissuta a un attentato e celebre a soli 13 anni per il blog nel quale documentava il regime dei talebani, contrari al diritto all’ istruzione per le donne. Lei è candidata al Nobel per la pace. Asia Bibi, Malala e le altre. Storie di donne nella “Terra dei puri” / Michela Coricelli / 2014 / Edizioni San Paolo / € 13,00

Un prete ci ha consigliato questo libro come un manuale serio e completo sulle possessioni diaboliche e l’esorcismo, sostenendo che è utile perché molti giovani sono attirati dal mondo esoterico, dalla magia e dall’occulto. Spesso partecipano a sedute spiritiche senza sapere i rischi che corrono. Così come molti adulti pensano: Dio no, l’oroscopo sì, la Chiesa no, la magia sì. L’autore, Francesco Bamonte, che è un religioso dei Servi del Cuore Immacolato di Maria, esorcista, membro dell’Associazione Internazionale degli Esorcisti, aiuta le persone cadute vittime dei maghi o coinvolte in pratiche occulte e medianiche di varia natura. Nel primo capitolo, propone la posizione cristiana rispetto al demonio, con riferimento ai Vangeli e agli interventi dei Papi sull’argomento. A seguire trovate preziose testimonianze di esperti e di persone che hanno vissuto queste esperienze. Possessioni diaboliche ed esorcismo-Come riconoscere l’astuto ingannatore / Francesco Bamonte / 2006 / Paoline Editoriale Libri / € 14,50

Carlo Nesti è un giornalista sportivo che fa del calcio una metafora della vita vissuta come una partita, con goal segnati o subiti, scatti e tempi supplementari. L’importante è ricordare di essere guidati da un Allenatore. Il successo è capire come giocare, tendendo l’orecchio spirituale verso di Lui, per ascoltare che cosa ci chiede. Un libro agile e coinvolgente. Il mio allenatore si chiama Gesù / Carlo Nesti / 2014 / San Paolo / € 10,00

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“Non c’è nulla di più consolante del sapere che il nostro corpo risorgerà, che la morte e la conseguente separazione dalle persone care non è l’ultima parola”. Con queste parole il cardinal Martini ci aiuta a vincere la paura della morte e in questo libro ci parla di vita, di fede e della speranza cristiana. La scommessa è che ogni uomo, aggrappandosi a Gesù e dopo un sincero camino di conversione, può guardare con fiducia al destino che lo attende. I titoli dei capitoli sono già un inno alla vita: ...parole di vita eterna, la forza della consolazione di Gesù, la rivelazione della bellezza che salva, l’alba di un mondo nuovo, lo stupore dell’eterno mattino, il giorno della nascita in Dio, Il Signore sta alla porta. Il testo, passo dopo passo della Sacra Scrittura, ci accompagna con semplicità e chiarezza a conoscere le Realtà ultime che un tempo si chiamavano i Nuovissimi. Il testo si chiude con alcune preghiere. Credo la vita eterna / Carlo Maria Martini / 2012 / San Paolo Edizioni / € 9,90

L’autore è parroco di una periferia, il Parco verde, a Caivano, in provincia di Napoli. Prima di diventare prete faceva l’infermiere. Racconta la sua gente, avvelenata dalle discariche abusive e dall’immondizia, bruciata a cielo aperto. Anni d’inchieste e niente di fatto. Dopo la denuncia dei familiari di bambini e adulti morti per tumore, i primi risultati. Non aspettiamo l’Apocalisse. La mia battaglia nella Terra dei fuochi / Maurizio Patriciello-Marco De Marco / 2014 / Rizzoli / € 17,00

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in RETE

chiesa e internet. storie, novità e applicazioni dal mondo della rete

Smartphone. In Presentata la tasca l’atlante nuova versione di delle comunità “The Pope App” Il presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, mons. Claudio Maria Celli, accompagnato dal suo collaboratore Thaddeus Jones, ha mostrato a Papa Francesco la nuova versione di “The Pope App”, l’app per smartphone e tablet che riunisce tutti i media del Vaticano. Trovare gli orari delle Messe più vicine grazie alla geolocalizzazione, vedere le attività delle chiese della zona o ancora i tesori artistici custoditi al loro interno? Con ParrocchieMap.it è possibile riuscirci, in modo rapido. Dallo smartphone come dal pc: basta essere collegati a Internet. «Parrocchie Map è un servizio attivo da quattro anni che è stato creato come integrazione nella comunicazione tra diocesi e parrocchia. L’obiettivo è stato costituire un vero e proprio atlante web delle parrocchie». In altre parole un unico portale – disponibile anche in versione mobile all’indirizzo m.pmap.it – che raccoglie i dati fondamentali delle comunità cristiane sparse lungo la Penisola. Su ParrocchieMap, infatti, «i parrocchiani possono trovare gli orari non solo delle Messe ma anche degli incontri e di tutte le attività, mentre chi è lontano geograficamente o anche il turista può sapere a quale parrocchia appoggiarsi o quali opere d’arte ammirare». In aggiunta alla consultazione online c’è un servizio sms attraverso il quale è possibile richiedere l’orario delle Messe, del giorno stesso o di quello successivo.

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The Pope App ora si presenta con una nuova versione più accessibile e più chiara. Celli “possiamo far sì che in ogni momento l’uomo e la donna di oggi possano avere a disposizione

Imparare insieme a «vivere» i social network

Capire come abitare la Rete e sapersi districare nel flusso comunicativo di Internet. Una sfida non facile ma da intraprendere per centinaia di laici, sacerdoti e religiosi che hanno partecipato al ciclo di incontri «La Rete: come viverla?» promossa dall’Associazione Webmaster Cattolici. «L’atUNA RELAZIONE AUTENTICA

sul proprio cellulare o sul proprio tablet le meditazioni, le parole del Papa, i suoi gesti”. L’App mette insieme i contenuti e le news prodotte da ogni media della Santa Sede e del Vaticano: Radio Vaticana, Centro Televisivo Vaticano, Agenzia Fides, L’Osservatore Romano, la Sala Stampa della Santa Sede e gli ultimi testi pubblicati su vatican. va. E’ multimediale: ha video, dirette streaming e le milgiori fotografie. Tutto in un’unica app. tesa più forte è stata quella di comprendere il fenomeno web per saperlo gestire», spiega Andrea Canton, collaboratore WeCa per il ciclo di incontri 2014. Inoltre, aggiunge Canton, «tra i religiosi si è percepito molto la curiosità di capire come funzionano e come gestire i social network come Facebook e Twitter». Non a caso è stata creata una pagina fan dell’Associazione WeCa che si è rivelata uno spazio per discutere sui temi affrontati. Se da un lato i social media possono rappresentare uno spazio di condivisione e di partecipazione collaborativa, dall’altro il sito parrocchiale resta fondamentale perché si rivela uno spazio importante dove è possibile reperire le informazioni utili come per esempio l’orario delle Messe, ma anche le indicazioni sulle attività pastorali e sulle proposte di una parrocchia.


ESPERIENZE DI VITA, LA RIVISTA è ON LINE Gli appartenenti al Piccolo Gruppo di Cristo hanno la possibilità di accedere al sito internet www.piccologruppo.it e poter leggere la rivista “Esperienze di Vita” direttamente in rete, cioé senza avere materialmente tra le mani la stessa rivista in formato cartaceo. Anche un qualunque visitatore del sito internet può farlo. Naturalmente occorre che qualcuno lo guidi a conoscere il sito e lo invogli a leggere le pagine della rivista. La rivista in formato cartaceo che ognuno di noi riceve può diventare un dono a qualche familiare, amico o conoscente che possa avere un interesse per il discorso religioso e di vita evangelica, e che magari si intende avvicinare al “Gruppo”.

FLASH SPIRITUALI È attivo il servizio mail di “pensieri spirtiuali”, brevi testi che riportano pensieri e scritti dal mondo della Chiesa o della Comunità il Piccolo Gruppo di Cristo. Un modo semplice e diretto per meditare. Il servizio è attivo il lunedì, mercoledì e venerdì. Per iscriversi o per qualsiasi necessità scrivete a edv@piccologruppo.it

NEWSLETTER Per tutti c’è la possibilità di iscriversi al sito internet www.piccologruppo.it e ricevere aggiornamenti sulle proposte e il cammino della Comunità.


DAl 16 al 18 maggio 2014 il consiglio generale del piccolo gruppo si è recato a gozo. è stata l’occasione per incontrare il vescovo di gozo, monsignor mario grech.

“è edificante constatare il vostro amore per cristo e per la chiesa” monsignor mario grech

www.piccologruppo.it


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