LEOPOLDO CASSESE Leopoldo Cassese, personaggio poliedrico ed intellettuale di finissima cultura, dirigerà l’Archivio di Stato di Salerno dal 1934 al 1960, data della sua scomparsa prematura. Fin dall’inizio caratterizzerà il proprio impegno in maniera innovativa rispetto alle concezioni ereditate, proiettando la sua azione ben oltre il chiuso recinto in cui di norma era contratta e relegata la vita di un archivio provinciale. E’ utile innanzitutto ricordare che Cassese era laureato in lettere con un’esperienza, seppure breve, di docenza nella scuola. E in verità ciò non risulterà indifferente all’impronta immediatamente assunta nel suo impianto progettuale circa il perseguimento di un più stretto rapporto tra archivio e ricerca storica. L’affermarsi dell’indirizzo idealistico, da tempo in voga, aveva accentuato la tendenza a prendere le distanze dalla paziente ricerca e dallo studio rigoroso delle fonti, introducendo obiettivamente- con l’utilizzo di una tale metodologia- unilateralismi squilibrati e parzialità. Invece il giudizio storico, secondo Cassese, per essere sempre più scientifico e fondato, avrebbe dovuto essere ancorato alle fonti ed alla certezza della loro autenticità, da lì ripartendo per ulteriori e progressivi avanzamenti. A Salerno , secondo Cassese, in verità “ mancava una vera tradizione di studi scientifici” e soprattutto c’era l’assenza di “ un vero ambiente culturale” Ciò era dovuto, come osserverà Italo Gallo, soprattutto all’accentramento ed alla centralizzazione quasi totale delle varie iniziative culturali nella città di Napoli, che in tale campo- anche per la sua storia secolare- svolgeva una funzione monopolizzatrice, ed all’assenza di un’Università locale. Limite grave, che in parte verrà colmato solo più avanti nel tempo, con la nascita dell’Istituto Superiore Magistero. A giudizio di Cassese, invece, tra archivista e storico, tra chi sistemava ed interpretava fondi archivistici stabilendone genesi e provenienza, riconoscendoli ed inquadrandoli correttamente nel loro ambiente storico, rintracciandone i nessi giuridici con altri archivi, e lo storico che invece doveva lavorare per interpretare con correttezza i contenuti dei documenti in relazione a valori, non astratti ma concreti, inerenti l’affidabilità della ricostruzione critica storica, andava stabilito un filo di stretto dialogo e di collaborazione permanente. Come opportunamente sostiene Giuseppe Palmisano, nella visione di Cassese l’Archivio- ordinato o riordinato con metodo storico- è sempre una forza attiva, che suscita il fruire continuo di giudizi storici. L’archivistica in tal senso si caratterizza come disciplina autonoma, distinta ma non separata dalla storia. Insieme a quest’ultima, ed unitamente alle altre discipline affini, essa compone un sistema culturale unitario. L’Archivio è un fatto sociale tipico e complesso: tipico in quanto si riferisce ad una particolare attività, complesso in quanto rispecchia rapporti molteplici: Lavoro di equipe, reversibilità tra storia e documento. Documento e storiografia vanno considerati pertanto e necessariamente come “un sistema culturale unitario”. E tuttavia, quella laboriosa attività nel suo costante divenire non avrebbe dovuto procedere in maniera seccamente distante e separata rispetto alla realtà circostante ed alla sua evoluzione. Tenace il contrasto- a tal proposito- rispetto ad ogni concezione, di netta distinzione e di separatezza, e forte ed immediato l’ impulso e la proiezione del lavoro di ricerca ben al di là del chiuso recinto in cui di norma si restringeva la vita di un archivio provinciale. Fatto storico e documento non sono “ forze contraddittorie e discordi. Spirito da una parte e materia sorda dall’altra che, mediante lo svolgimento dialettico degli opposti- vengono ridotti all’unità- ma (…) elementi reversibili i quali formano insieme un omogeneo durante il quale il documento assolve ora il compito di stimolo risuscitatore di situazioni storiche e ora di prova o conferma di individuali acquisizioni”. 1 In gioventù Leopoldo Cassesea aveva iniziato a frequentare Carlo Muscetta e Guido Dorso ai quali per tutta la vita lo legherà una profonda amicizia. E’ pertanto del tutto possibile che tali intense e culturalmente fruttuose frequentazioni personali abbiano concorso a far maturare ed ad accrescere 1
L. Cassese, Del Metodo storico in archivistica, in “ Società”, XI, 1955, 5.