La bisnonna che sparava agli indiani

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Piero Petroni

LA BISNONNA CHE SPARAVA AGLI INDIANI

Storie degli avoli

Edizione in Proprio



Piero Petroni

LA BISNONNA CHE SPARAVA AGLI INDIANI Storie degli avoli

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© Aprile 2007 1ª stampa: Marzo 2008 2ª stampa: Dicembre 2010 Progetto grafico: Caterina Petroni ~2~


INDICE

1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15.

La nonna nata per caso in America La nonna nata, non si sa dove, in America Il viaggio Carbone Giulio Polmonari, un'altra storia Illinois, o no? Storia di indiani Storia di ferrovie, miniere e cittĂ E-mail Arcipreti che litigano Ma allora, la bisnonna sparava agli indiani? 1893-1894 Proviamo a ricostruire tutta la storia Vineland Il piccolo Arturo al babbo Antonio

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Tutti gli americani, indiani esclusi, ad un certo punto della loro storia, sono stati immigranti.

Muhamad Yunus – Il banchiere dei poveri - pag. 57

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1 La nonna nata per caso in America Quando ero piccolo ero molto orgoglioso di avere una nonna nata in America e me ne vantavo anche con gli amici. Quando mi chiedevano, per prendermi in giro, se fosse nata a Nuova York, io rispondevo piccato: "No, a Detroit!". Che fosse nata a Detroit era l'unica cosa che sapevo della presenza della nonna in America. Alla domanda, più seria, del perché la famiglia della nonna fosse in America, non sapevo che cosa rispondere. In effetti le poche volte che avevo provato a chiederle di raccontarmi qualche cosa dell'America, la nonna aveva sempre risposto, tagliando corto: "Non mi ricordo niente, ero troppo piccola." La nonna Caterina era la seconda di 8 fratelli. Giuseppina, la primogenita, era nata a Lizzano nel 1898. La nonna Caterina e la sorella Elide erano nate in America nel 1900 e nel 1904. I successivi fratelli Dino, Arturo, Anselmo, Lino e Lidia erano nati a Lizzano tra il 1907 ed il 1920. Quindi la famiglia dei bisnonni Antonio Riccioni e Carolina Marcacci è stata in America più o meno 7 anni, fra il 1899 ed il 1906. Perché sono partiti? Dove sono andati? Che cosa hanno fatto laggiù? Perché sono tornati? Alla prima domanda credo che sia molto facile rispondere. Sono decine di migliaia le persone che sono partite dalle nostre montagne con la speranza di trovare condizioni di vita migliori. ~9~


“Se il suolo non basta alla esuberante popolazione, se il lavoro vien meno, e la ristrettezza delle opere agricole ed industriali minaccia il disagio economico, che sorgente di infiniti mali in ogni ordine, l‟emigrazione diviene una provvidenza”1. Da una indagine fatta da Giusi2, che accompagnava Lucia3, negli archivi dell‟Arcivescovato a Bologna, risulta che Antonio Riccioni, nato a Gabba da Sabbatino e Cittera, fosse di precarie condizioni economiche, tant‟è che nel registro è indicato, senza mezzi termini, come “miserabile”. Sembra invece che Carolina, nata a Grecchia, fosse di famiglia più agiata. Il bisnonno Antonio è sempre stato descritto come un tipo avventuriero, fiero, risoluto: le foto che lo ritraggono in posa con cane e fucile da caccia confermano in pieno tale aspetto. La bisnonna Carolina sembrava non essere da meno: raccontano che, tornata dall‟America, si presentasse volentieri sulla piazza di Lizzano cavalcando il suo destriero, anche senza sella. L‟idea dell‟America, di andare in un paese nuovo, da scoprire, poteva effettivamente essere adatta a loro. In merito a dove siano andati e a che cosa abbiano fatto laggiù, le notizie sono veramente poche. È davvero strano che da tutto il gruppo degli 8 fratelli, dei rispettivi consorti, figli e nipoti si sia solo riuscito a sapere che il bisnonno era minatore, la bisnonna gestiva la mensa dei minatori e che erano nella città del carbone, Carbonville. Evidentemente l‟America era un argomento del quale non era molto gradito parlare.

Don Meotti, parroco di Gaggio, Querciola 1899. Da “Salviamo l‟emigrante” di M. Cecchelli. 2 Figlia di Arturo. 3 Nipote di Giuseppina. 1

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Perché sono tornati? E‟ questa la risposta più difficile da dare. Vediamo qualche ipotesi. 1. Ipotesi di Isotta4: i bisnonni hanno fatto i soldi, tant‟è che, una volta tornati, si sono comperati il bar a Lizzano. – Commento: È possibile fare i soldi con il solo lavoro di minatore o di gestione della mensa? Forse, sarebbe meglio dire che, in rapporto alle condizioni di vita tipiche dell‟Appennino di quei tempi, hanno messo da parte quel po‟ di soldi che ha permesso loro di comperare il bar a Lizzano. 2. Ipotesi contraria: i bisnonni non hanno fatto i soldi, ovvero si sono resi conto che il lavoro nelle miniere non dava possibilità di migliorare sensibilmente il livello di vita e, pertanto, hanno preferito tornare a casa. – Commento: Come sono poi riusciti a comperare il bar a Lizzano? 3. Teoria di Mirella5: il tarlo del ritorno, ovvero i nostri montanari sono talmente attaccati alla loro terra che, prima o poi, ritornano. – Commento: vero per alcuni, ma altri sono rimasti là. 4. Ipotesi più probabile: le tre di cui sopra messe

assieme, più qualche cosa che ancora non sappiamo.

Servono altre notizie. Bisogna indagare. In ogni caso, in America i bisnonni ci sono rimasti molto poco. Il mio orgoglio di bambino nel vantare una nonna nata in America ne risentirà parecchio, ma devo ammettere che la presenza della nonna in America sia stata molto fugace, che sia nata là quasi per caso.

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Figlia di Giuseppina. Mirella Vai.

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Caterina Riccioni

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2 La nonna nata, non si sa dove, in America “Dove è nata la nonna Caterina? Beh, a Detroit.” Paolo conferma quello che sapevo. “Fra le vecchie carte della nonna ci dovrebbero essere le sue carte di identità.” “Sì, le ho già trovate, ma come luogo di nascita c‟è scritto solo America o U.S.A..” “Eppure mi ricordo di aver visto da qualche parte il nome di una città.” Magari è proprio Carboville. Detroit è nel Michigan, proviamo a vedere se nel Michigan esiste un posto che si chiami Carbonville. Convinto di poter risolvere la cosa molto in fretta, consulto il mio preziosissimo atlante stradale Rand McNally. Niente. Nessuna Carbonville nel Michigan. Nemmeno Carbon, Carbon City, Coal City o similari. Speravo di poter limitare le indagini a soli strumenti cartacei, atlanti, lettere, registri, senza ricorrere a mezzi informatici, ma mi rendo conto che sarebbe come voler andare a Roma a piedi invece che prendere l‟Eurostar. E l‟Eurostar, in questo caso, si chiama Internet o, se preferite, Google. In pochi secondi Google mi dà una risposta inconfutabile: ci sono varie città con nomi simili in altri stati USA, ma nessuna vicino a Detroit e nemmeno nel Michigan. Che cosa posso pensare? Che la nonna si sia sbagliata? Che la città non fosse Detroit? Che Carbonville fosse solo un nome generico per indicare un paese con miniere di carbone? Una ricerca con queste “non informazioni” è praticamente impossibile. Mi servono altre notizie.

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Google. Dopo vari tentativi infruttuosi, compare sul sito Emigrazione Emilia Romagna un resoconto di un viaggio effettuato da una delegazione del Consiglio Regionale “sulle tracce dei nostri montanari che, sbarcati a New York, si dirigevano principalmente verso le miniere di carbone dell‟Illinois”. La delegazione, lasciata Chicago, si è diretta verso la zona delle coal mines dove si trovano i paesi di Toluca, Mark, Cherry, Dalzell, Ladd, LaSalle, Spring Valley. Dopo varie visite “…la comitiva si è recata nei cimiteri di Cherry e Ladd dove, nelle centinaia di blocchi di arenaria che trapuntano vasti prati verdi, sono incisi nomi a noi comuni: Bernardi, Taglioli, Passini, Ori, Biagi, Cioni, Gandolfi, Palmieri, Giacomelli, Sabatini….”. Chissà che non sia una pista buona. Una rapida ricerca combinata fra il Rand McNally e Google Earth e saltano fuori due paesini: Carbon Hill e Coal City. In verità non sono molto vicini a Cherry e Ladd, ma sicuramente sono, o erano, zone di miniere di carbone. Che la nonna invece di Detroit sia nata vicino a Chicago, nell‟Illinois? “Caterina! Quel film che abbiamo visto l‟altra sera su Sky, con quell‟attore nero con le orecchie a sventola…” “Intendi Will Smith?” “Esatto… e con quell‟attrice scuretta che vorrebbe assomigliare a Jennifer Lopez, ma non ci riesce…” “Vorresti dire Eva Mendes?” “Brava, proprio lei….. che lui porta lei sulle moto d'acqua lungo l‟Hudson e le fa vedere il registro degli immigrati in cui è riportato il trisnonno di lei….” “Sì… e che lei si arrabbia perché il trisnonno era un delinquente del quale la famiglia non voleva più sentire parlare? ~ 14 ~


“Brava, hai capito tutto... ma dimmi, che film era? Io non me lo ricordo!” “Per forza! Non puoi ricordartelo, hai dormito per quasi tutto il tempo!” Effettivamente, quella sera, avevo dormito parecchio davanti alla tv, ma il film Hitch era veramente molto brutto. La scena del registro dell‟avolo immigrato però me la ricordavo, anche se non avevo inteso bene dove si svolgesse. Dunque, erano a New York, una grande struttura lungo l‟Hudson, documenti di immigrazione… potrebbe essere Ellis Island. Chissà se quei registri possono essere consultati anche da qualcun altro, oltre a Will Smith. Google: Ellis Island – Cerca. Forse da un qualche sito potrei sapere dove sono conservati i famosi registri e se sono consultabili direttamente. Come al solito le possibilità dell‟informatica superano quelle della mia immaginazione. Al sito www.ellisisland.org non c'è l'indicazione di dove siano conservati i registri, ma ci sono proprio i registi, archiviati su file e consultabili direttamente. E gratuitamente. Basta registrarsi, digitare il nome della persona che si cerca e compare una lista di nomi più o meno simili con le relative provenienza e date di sbarco. E anche la copia dell‟originale pagina del registro. Quasi non ci credo. In realtà la ricerca è molto più complicata di quello che sembrava a prima vista. Infatti nei registri originali tutti i nomi sono ovviamente scritti a mano, da qualcuno che quasi mai conosceva la lingua originaria delle persone che sbarcavano (tranne i britannici, ancora ovviamente). Spesso gli emigranti non sapevano né leggere né scrivere e non potevano quindi controllare che il proprio nome fosse scritto bene. Chi ha fatto il lavoro di trascrizione dai registri ai files ~ 15 ~


(lavoro mostruoso, oltre 20 milioni di nominativi e relativi dati) spesso ha letto male il nome scritto cento anni prima o, di nuovo, lo ha trascritto male. Risultato: come indicato più volte nelle istruzioni di ricerca del sito, bisogna provare e riprovare, cercando possibili storpiature dei nomi ricercati e, soprattutto, ci vuole un po‟ di fortuna. Infatti, a conferma di quanto sopra, i primi tentativi sono del tutto infruttuosi. Nessun Antonio Riccioni, ma una marea di Antonio Riccio, Ricco, Ricchi. Nessuno però da Lizzano o Gaggio Montano. Una Giuseppina Riccioni, ma proveniente da Napoli. Qualche Carolina Riccioni o similare, ma nessuna da Lizzano o dell‟età giusta. Una Carolina Marcacci di Gaggio Montano, ma alla data dello sbarco, nel 1901, aveva 3 anni. Probabilmente una nipote omonima. Provo a cambiare metodo. Cerco tutti i Riccioni (con qualsiasi nome proprio) registrati nei 3 anni nei quali i bisnonni possono avere viaggiato: 1898,1899,1900. Compare una Rita Riccioni di anni 30, proveniente da Lizzano. Che fosse una sorella di Antonio? Che Lino e Luciana abbiano voluto dare alla figlia il nome di questa zia? Apro la pagina dell‟original ship manifest. La Rita del 1899 compare nell‟ultima riga del foglio, assieme ad un gruppetto di persone di Lizzano e Gaggio, tutte dirette proprio nell'Illinois, a Ladd: Palmieri, Torri, Cioni, Farneti, tutti nomi noti, ma nessun bisnonno. Chissà se… nel foglio successivo...? Intuizione? Diciamo fortuna. Eccole! Mariani Carolina di anni 24 e Mariani Giuseppina di anni zero, da Lizzano.

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Il cognome Marcacci era stato trascritto male diventando Mariani. Ecco perché con la ricerca automatica diretta non riuscivo a trovarle6. Quindi la bisnonna Carolina, con la piccolissima figlia Giuseppina, arriva a Ellis Island il 17 Settembre 1899, sul piroscafo La Bretagne, dopo una traversata di 8 giorni, dal porto francese di Le Havre. Dichiara di essersi pagata il viaggio da sola, di possedere 20 dollari e di andare a New York dal marito Antonio (che evidentemente l'aveva preceduta qualche mese prima). Ottimo. La pista dell‟Illinois prende seriamente corpo. Mi rimane solo un dubbio: perché tutti nel gruppo dei belvederiani dichiarano di andare a Ladd, Illinois, compresa la presunta cognata Rita, mentre Carolina indica New York come destinazione? Che il marito fosse venuto dall‟Illinois per accoglierle a New York?

In realtà anche il cognome Mariani era stato trascritto male nell'archivio elettronico, diventando Marumi. Vedi Documenti pg. 89. 6

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3 Il viaggio Le grandi industrie americane di acciaio, carbone e vetro mantenevano agenti in giro per l'Europa per reclutare manodopera. Chi accettava di andare a lavorare in America, spesso pensava di farlo solo per pochi mesi, per poi ritornare a casa e comperare un pezzo di terra. Prima di partire, molti si sposavano, lasciavano la novella sposa nel paese natio e vivevano in maniera modesta in America, mandando tutti i risparmi a casa. Era abitudine abbastanza comune per Italiani, Greci e Slavi partire in primavera per l'America e ritornare in Europa per Natale. Questi lavoratori stagionali erano chiamati "bird of passage". Chi invece si fermava in America e faceva venire le proprie famiglie era chiamato "Greenhom". Ben 34 milioni di europei si stabilirono in America prima del 1921, anno in cui fu imposta una limitazione all'ingresso di immigranti. Fino al 1906 uno straniero poteva diventare cittadino americano semplicemente facendo un giuramento. In quell'anno invece fu promulgata una legge che prevedeva una procedura pi첫 complessa che durava non meno di 5 anni. Dopo essere stato per almeno 2 anni negli Stati Uniti, uno straniero poteva fare una richiesta (declaration of intent) davanti ad un tribunale. Tre anni pi첫 tardi ne doveva fare una seconda (petition for naturalization) e comparire davanti ad una commissione a cui dimostrare di saper parlare inglese e di avere nozioni della storia e della costituzione americana. Solo allora poteva ottenere il Certificate of Naturalization. Fu a causa di questo esame che molti immigranti rimandarono per anni la richiesta di ~ 19 ~


cittadinanza. Fino al 1922, le mogli straniere di uomini naturalizzati diventavano automaticamente cittadine americane, mentre le mogli americane di uomini non naturalizzati diventavano automaticamente straniere, anche se rimanevano negli Stati Uniti. Abbandonati i velieri, dal 1880 l'Atlantico era attraversato su battelli a vapore. Le compagnie di navigazione europee pubblicizzavano in Europa le rosee opportunità di lavoro e la qualità della vita in America ed offrivano pacchetti di viaggio comprensivi dei biglietti di nave e treni e di una serie di servizi "speciali". Ad esempio la Compagnie Generale Transatlantique offriva il trasporto in treno fino al porto di Le Havre, dove gli emigranti subivano un trattamento completo, comprendente visita medica, antisettico, bagno, taglio di capelli, vaccinazione e quarantena. Dopodiché potevano essere imbarcati per l'America. Il bagaglio, preso in carico in partenza, veniva "fumigato" con il vapore prima di essere imbarcato (trattamento che il più delle volte distruggeva il contenuto). La White Star e la Cunard fornivano un servizio simile nel porto di Liverpool, la Holland-America a Rotterdam, e la Hamburg-America ad Amburgo. Le compagnie di navigazione dovevano selezionare con attenzione i passeggeri per evitare di subire una multa di 100 dollari per ogni persona rifiutata dalla US Immigration. A volte erano i membri della famiglia già in America a comperare il biglietto dalle compagnie di navigazione per chi doveva venire dall'Europa. La US Immigration richiedeva che ogni nave tenesse un registro di imbarco (ship manifest) con nomi e dati di ogni passeggero. In ogni pagina dovevano essere registrati 30 passeggeri, indicando età, sesso, occupazione, cittadinanza, destinazione finale, da chi fosse stato pagato il biglietto, se era già stato in America in precedenza, ed eventuale causa di ~ 20 ~


morte durante il viaggio. L'attraversata dell'Atlantico con la nave a vapore richiedeva da 6 a 12 giorni, decisamente meglio dei 2 o più mesi che erano necessari ai velieri prima del 1880. La maggior parte degli emigranti prenotava la „steerage" class, ad un costo di circa 25 dollari, corrispondenti a 2 o 3 settimane di lavoro per un minatore. La cabina di seconda classe costava invece 45 dollari; la prima classe era riservata a pochi eletti. Gli scompartimenti "steerage" erano ricavati sul ponte più basso della nave, vicino ai motori ed ai comandi del timone. Ad ogni passeggero veniva assegnata una branda numerata (a castello), con materasso di tela imbottito di fieno, un salvagente che serviva anche da cuscino, una ciotola di latta e le posate per mangiare. Il pranzo veniva "servito" da grossi pentoloni nello stesso scompartimento. Ogni scompartimento accoglieva da 100 a 400 persone. Queste erano le condizioni tipiche di viaggio dei primi anni del 1900, già molto migliorate rispetto a quelle della fine del 1800. Solo dal 1910, nelle navi più nuove, la steerage class fu sostituita con cabine di terza classe a 4 o 6 cuccette ed una sala ristorante con tanto di tavoli, piatti e posate. In questi anni i porti di arrivo negli Stati Uniti erano New York, Boston, Philadelphia, Baltimore, San Francisco, New Orleans, Key West, Galveston e Seattle. Chi non riusciva ad entrare legalmente cercava un ingresso illegale dal Canada o dal Messico. Nel 1890, le autorità municipali di New York decisero di chiudere la stazione di sbarco di Castle Garden a Battery Park che aveva accolto gli immigranti arrivati dal 1855. Questo perché la struttura era troppo accessibile dalla città ed i passeggeri, appena arrivati, venivano troppo facilmente assaliti da ladri, trafficanti e falsi agenti. Dal Gennaio 1892 entrò in funzione la nuova struttura di Ellis Island (poi ~ 21 ~


distrutta da un incendio il 15 giugno 1897, ricostruita in mattoni e riaperta il 17 Dicembre 1900). Le navi a vapore attraccavano generalmente al molo di Hoboken sulla riva dell'Hudson opposta a Manhattan. I passeggeri della prima e della seconda classe passavano i controlli a bordo della nave o direttamente negli uffici sul molo; l'extra costo pagato permetteva loro di evitare il trattamento al quale erano destinati i passeggeri delle steerage class. Questi, appena sbarcati, venivano dotati di un cartoncino puntato sul bavero della giacca, riportante il nome della nave ed il numero di registrazione, e caricati in massa su un ferryboat, per attraversare l'Hudson River verso Ellis Island. Ad Ellis Island venivano esaminati dai 2.000 ai 4.000 immigranti al giorno. Il 27 Marzo 1907 fu stabilito il record record assoluto con 16.050 passeggeri arrivati nel giro di 24 ore. Quella volta, ma non solo quella, migliaia di persone aspettarono giorni sulle navi prima di sbarcare e svariate ore sul ferryboat. Vi furono non pochi passeggeri, soprattutto bambini, che morirono sul ferryboat per il freddo polare dell'Hudson River. All'arrivo a Ellis Island iniziava la sequenza delle ispezioni sanitarie. Se il primo medico sospettava una qualche patologia segnava con il gesso il bavero della giacca della persona: "B" for back, "C" for

conjunctivitis, "Ct" for trachoma, "E" for eyes, "F" for face, "Ft‟ for feet, "G" for goiter (gozzo), "H" for heart, "K" for hernia, "L" for lameness, "M" for vaginal infection, "N" for neck, "P‟ for physical and lungs (polmoni), „Pg" for pregnant, "S" for senility, "Sc" for scalp, “SI” for special inquiry, “WOP” without papers, and "X" or "X circled" for mental illness. Gli immigranti "marcati" venivano rinchiusi in un'altra sala per un esame più dettagliato. Per alcune gravi malattie, ad esempio la tracoma, malattia degli occhi molto contagiosa, diffusa nel sud dell'Europa, era prevista l‟immediata "deportation" (ritorno a casa), per altre era invece previsto ~ 22 ~


un periodo di quarantena. Mediamente il 2% dei passeggeri veniva rimandato a casa, mentre le persone trattenute o in quarantena, o perché senza soldi, o perché sospettate di qualche cosa di illegale, erano circa il 20%. Ellis Island disponeva di vari servizi per alloggiare fino a 2.000 “trattenuti”: i dormitori, i bagni, la mensa, un ospedale, un reparto isolamento, la nursery, la lavanderia, la scuola, la biblioteca ed un playground. I costi per “l‟ospitalità” venivano addebitati alle compagnie di navigazione. Nella storia di Ellis Island sono state ben 3.000 le persone morte mentre erano "trattenute". Qualche immigrante più furbo inventò il metodo di far sparire il segno col gesso rivoltando la giacca all'interno, ed evitando così la seconda ispezione sanitaria. Chi riusciva a passare le ispezioni mediche accedeva alla Sala del Registro. Qui, a tutti, con l‟aiuto di un interprete americano, veniva posta una serie di domande, decisive per ottenere o meno l'ammissione.7 Hai già un contratto di lavoro? Dichiarando di non avere un lavoro, si poteva essere rimandati a casa in quanto potenziali disoccupati, che potevano finire a carico dello Stato. Dichiarando di avere un contratto di lavoro, si passava alla domanda successiva: Chi ha pagato il tuo biglietto? Lo scopo di questa domanda era di scoprire se un immigrato, non avendo soldi a sufficienza, si fosse fatto mandare il biglietto di viaggio da una società in America, a fronte dell'impegno a lavorare per la stessa, sottopagato, per un periodo tale da rimborsare quanto anticipato. Questa pratica era illegale, per cui ogni risposta non esauriente in tal senso comportava la deportation imediata. Quanti soldi hai con te? Per quanto riguarda l‟ammontare dei soldi che dovevano essere posseduti, il giudizio era discrezione del funzionario dell‟immigrazione, almeno fino al 1909 quando fu stabilito che il minimo per poter essere ammessi negli Stati Uniti era 7

Film “Il Padrino parte II” – Vedi Documenti pg. 100.

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25$. Alle donne non sposate che viaggiavano da sole, veniva chiesto Chi provvederà a te? Alla risposta "Il mio fidanzato" la donna veniva trattenuta finché il fidanzato non fosse effettivamente venuto a prenderla. In molti casi, veniva preteso che il matrimonio fosse celebrato direttamente ad Ellis Island.8 Una volta accontentato il funzionario del registro, l‟immigrante passava all‟ufficio cambio valuta, dove spesso era facile vittima di ulteriori angherie. Finalmente arrivava poi alle "Stairs of Separation." La scala a destra portava alla stazione ferroviaria dove si poteva proseguire verso le varie città americane, quella a sinistra portava al ferryboat per New York e quella al centro portava alle aree di detenzione. Al piano terra c‟era anche la sala riconsegna bagagli e le Immigrant Aid Societies, organizzazioni sociali che davano assistenza per trovare lavoro, per contattare familiari, per cercare bagagli persi, per fornire vestiti, o per indicazioni sul viaggio verso l‟interno degli Stati Uniti. Spesso, a chi era appena arrivato, davano semplicemente un foglietto stampato che diceva: "To the conductor: please show bearer

where to change train and where to get off, as this person does not speak English".

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Film “Nuovo mondo” – Vedi Documenti pg. 101.

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Ellis Island

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4 Carbone Il carbone nell‟Illinois fu scoperto nel 1864 da un contadino che stava scavando un pozzo per l‟acqua nei pressi di Braidwood. Nei 50 anni successivi furono migliaia le persone che vennero da quelle parti nella speranza di trovare proprio nel carbone migliori condizioni di vita. Non appena fu confermato che l'estensione dei giacimenti di carbone appena scoperti era tale da garantire uno sfruttamento intensivo per svariati anni, le più grandi società industriali americane fecero a gara per accaparrarsi vasti appezzamenti di terreno. Ciascuna aprì le proprie miniere e costruì le proprie città per alloggiare i minatori che cominciarono ad affluire in massa dalla costa est degli Stati Uniti prima, e dall‟Europa poi. Nacquero così Ladd, Spring Valley, Dalzell e altre con nomi che non lasciavano dubbi sulla loro origine: Coal City, Carbon Hill, Diamond (da "black diamond," carbone) e South Wilmington (dal nome della società proprietaria, la Chicago Wilmington and Vermillion Coal Company). La crescita dell‟industria estrattiva andò di pari passo con lo sviluppo di una vasta rete ferroviaria che permetteva alle compagnie minerarie di portare il carbone a costi contenuti nelle città industriali. Il carbone di Braidwood era destinato soprattutto a Chicago. La vita era estremamente difficoltosa per i minatori e le loro famiglie. Il lavoro sottoterra era pericoloso, sporco e spesso disumano. Nei tunnel profondi non si poteva stare in piedi perché la volta era troppo bassa; bisognava scavare per 10 ore al giorno, caricare il materiale su piccoli vagoni e spingerli fino alla zona in cui venivano attaccati ai muli che, a loro volta, li tiravano fino alla coclea che trasportava tutto in superficie. ~ 26 ~


L‟aria era umida e impregnata di polvere che rendeva tutto nero, faccia, mani e polmoni.9 I minatori usavano puntelli e centine di legno per sorreggere la volta, ma spesso queste strutture precarie cedevano intrappolando, ferendo o uccidendo chi stava lavorando. Esplosioni, incendi e inondazioni erano l'incubo di chiunque dovesse scendere ogni giorno nei pozzi. E purtroppo ogni tanto accadevano. Nel Febbraio 1883, 74 persone rimasero uccise nel "Diamond Mine Disaster", quando un pozza d'acqua formata da neve in disgelo improvvisamente precipitò nei tunnel sottostanti. Nel Marzo del 1905 un‟esplosione uccise 49 minatori a Ziegler. Il 13 Novembre 1913 un incendio causato da una torcia caduta sul fieno del quale si stava cibando un mulo, causò la morte di 259 persone nella miniera di Cherry, pochi chilometri a nord di Ladd. A parte le lamentele per i salari troppo bassi che, ovviamente, erano all'ordine del giorno, la maggiore preoccupazione dei minatori era il totale controllo che le compagnie minerarie avevano su di loro. La maggior parte delle città minerarie era di proprietà delle compagnie; gli operai venivano pertanto alloggiati in case date in affitto dal datore di lavoro ed erano obbligati a rifornirsi presso i “company stores”, sempre di proprietà del datore di lavoro, di tutto quanto avessero bisogno, dal cibo, agli attrezzi di scavo, all‟olio per le lampade. Il tutto anche a credito, ma con prezzi non certo a buon mercato. Le buste paga venivano consegnate ogni mese, ma la compagnia tratteneva sempre 2 settimane "a garanzia", che il minatore perdeva se abbandonava il lavoro senza preavviso. Non di rado i minatori ricevevano le paghe non in dollari, ma in "scrip",

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Black lung o silicosi era la malattia tipica di chi aveva lavorato nelle miniere. Ne morirono i 3 fratelli Vai, Enrico, Ido e Ciro, una volta ritornati a Lizzano.

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una specie di miniassegni che potevano però essere utilizzati solo per comperare cibi o attrezzi nel company store.10 I minatori era pagati a cottimo, ossia in base alle tonnellate di carbone estratte. Le compagnie avevano gioco facile a fregare gli operai asserendo che nel materiale estratto c‟erano troppe rocce o argilla. Prima del 1898, il carbone in arrivo da sottoterra veniva vagliato per separare blocchi grandi e piccoli. I minatori venivano pagati solo per i blocchi grandi, mentre la compagnia vendeva poi anche quelli piccoli. La busta paga era condizionata anche dall‟andamento del clima e dell‟economia. Molti minatori si trovavano disoccupati nelle stagioni calde, quando la domanda di carbone per il riscaldamento calava, e nei periodi di crisi dei mercati, quando le fabbriche riducevano la produzione. Da un‟indagine fatta nel 1899, risultava che il reddito lordo medio annuale di un minatore nell‟Illinois era di 380 dollari. Nonostante questa situazione di precarietà di occupazione, le compagnie minerarie continuavano ad incentivare l‟arrivo di nuova manodopera dall‟Europa, in modo, questa era l‟accusa dei minatori, da creare un surplus di forza lavoro, che garantisse il mantenimento di bassi salari. Per cercare di combattere tutti questi soprusi, i minatori costituirono le Union. Nei loro primi anni di vita queste organizzazioni dovettero affrontare soprattutto problemi di sopravvivenza: non solo i loro affiliati, i minatori, erano poveri, e solo pochi potevano permettersi di pagare la quota di associazione, ma soprattutto erano di etnie diverse. Organizzare e mettere d‟accordo Americani, Inglesi, Irlandesi, Scozzesi, Gallesi, Francesi, Tedeschi, Boemi, Polacchi, Tedeschi, Italiani, Belgi, che avevano lingue diverse, usi e costumi differenti, confessioni religiose contrastanti e pregiudizi nazionali insanabili, era un compito 10

Vedi Documenti pg. 106.

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improbo. La miseria era l‟unica cosa che avevano in comune. Solo nel 1890 si riuscì a creare the United Mine Workers of America, unendo le varie organizzazioni che erano sorte in Ohio, Pennsylvania, Illinois, e Indiana. La UMW fu il primo sindacato industriale americano e rimase il più potente per molti decenni del „900. Le prime azioni delle Union furono molto “democratiche”, ma con risultati assolutamente nulli. Dal momento che i minatori costituivano la stragrande maggioranza della popolazione in molte aree dell‟Illinois, riuscirono ad eleggere i loro rappresentanti nelle municipalità locali, i quali a loro volta riuscirono a fare approvare leggi che prevedevano sensibili miglioramenti nelle condizioni di vita e di paga dei minatori. Le compagnie ignoravano sistematicamente tali leggi, ben sapendo che ogni ricorso ad un tribunale sarebbe stato, come in effetti fu, a loro favorevole. I giudici infatti non erano nominati da minatori e, pertanto, proteggevano senza mezzi termini gli interessi del mercato. Mezzi di rivendicazione ben più diretti, quali gli scioperi, spesso anche violenti, presero presto il sopravvento, anche se comportavano sofferenze terribili per i minatori. Durante gli scioperi del 1874, 1877 (della durata di nove mesi), 1889, 1894 e 1897, non ricevendo alcun salario, furono in molti a doversi arrangiare pescando, cacciando, o con lavori precari in qualche fattoria. Molti se ne andarono da altre parti. Con gli scioperi, effettivamente, le Union riuscirono ad ottenere qualche risultato (un aumento di paga e la riduzione a dieci ore di lavoro nel 1897), ma le contromosse delle compagnie minerarie furono sempre estremamente pesanti e decise. Polizia e guardie private (Pinkerton detectives) furono spesso chiamate per impedire la ricorrente distruzione di macchinari o di mezzi ferroviari che avveniva durante gli scioperi. Ed altrettanto spesso si arrivava a sparatorie fra le parti contrapposte. Nel 1889 la polizia organizzò una ~ 29 ~


perquisizione a tappeto in tutte le case dei minatori per sequestrare tutte le armi in loro possesso. The blacklist. Ogni minatore sospettato di appartenere ad unâ€&#x;organizzazione sindacale veniva licenziato ed inserito in una lista che veniva fatta circolare fra le varie compagnie minerarie. Chiunque finisse in tale lista poteva dimenticare di lavorare da quelle parti. The yellow dog contract. Alcuni contratti di assunzione prevedevano una clausola con la quale il minatore si impegnava a non avanzare alcuna rivendicazione: “ He will

not stop work, join any "strike," or combination, for the purpose of obtaining or causing the company to pay the miners an advance of wages or pay beyond what is specified in this contract, nor will he in any way aid, abet, or countenance any "strike," combination, or scheme, for any purpose whatever, during the time specifiedâ€?. The injunction. La compagnia mineraria spesso ricorreva ad un tribunale per fare dichiarare lo sciopero illegale. A quel punto gli scioperanti venivano arrestati. Strikebreakers, or scabs. Lâ€&#x;altro metodo comunemente usato era quello dei crumiri. Gli operai che entravano in sciopero venivano licenziati ed altri venivano chiamati a prendere il loro posto.11

11

Nel 1874 una cinquantina di immigrati danesi fu assoldata per rimpiazzare operai in sciopero a Braidwood. Nel 1877 fu la volta di 300 neri dal West Virginia. Nel 1897 le compagnie di Carbon Hill costruirono una recinzione fortificata attorno alle miniere e ai relativi alloggi per proteggere un nutrito gruppo di crumiri cinesi.

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5 Giulio Polmonari, un'altra storia Giulio Polmonari, nato a Lizzano nel 1890, fu adottato dalla mia bisnonna Emilia Petroni perché rimasto senza genitori. Visse con i miei nonni nella casa di Lizzano, facendo il fornaio, fino a quando si trasferì in America, a Vineland, New Jersey, dove aprì una "italian bakery". Laggiù sposò Margherita Zucca, da cui ebbe un figlio, Pete, il quale a sua volta ebbe due figli. Provo a cercare sul sito Ellis Island la registrazione dell‟arrivo di Giulio Polmonari. A parte i soliti errori di trascrizione, risulta essere arrivato a New York il 14 Ottobre 1913, da Le Havre; 23 anni, altezza 5‟7” (1,70 in metri), occhi neri, 30 dollari ed era diretto a Vineland New Jersey, dal padre Pietro Polmonari. Nuova ricerca: Pietro Polmonari. Due risultati possibili. Il primo Pietro, da Gaggio, arriva a New York il 25 Febbraio 1904 da Genova (è la prima volta che trovo qualcuno delle nostre parti che si imbarca a Genova), married, laborer, non sa né leggere né scrivere; è diretto a Hartshorne Indian Territory, dal nipote Fortunato. Che cos‟è Hartshorne Indian Territory? Il secondo Pietro, da Lizzano: sbarca ad Ellis Island il 17 Dicembre 1900 proveniente da Napoli (è la prima volta che trovo uno delle nostre parti che si imbarca a Napoli), con la nave Florio, assieme alla moglie Francesca Vai (1873) ed ai figli Adele (1896), Dino (1897) e Maria (1900). Vanno a Vineland dallo zio-cognato Alfonso (Vai o Polmonari?). Ho trovato la famiglia di Giulio Polmonari!

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Avevo sempre pensato che fosse rimasto orfano. In effetti quello che mi era sempre stato detto è che era rimasto senza genitori, non che i genitori fossero morti. Il Pietro Polmonari che nel 1904 va in quel posto sconosciuto, Hartshorne, dal nipote Fortunato, non c'entra niente con il Polmonari che va a Vineland nel 1900. Il primo infatti è nato nel 1857 e viene da Gaggio, il secondo è nato nel 1864 e viene da Lizzano. Si tratta quindi di due omonimi. Sulla stessa nave trovo anche Giuseppe Vai, la moglie Sabina Guglielmi ed i figli Agnese ed Alfredo, di Lizzano, che vanno a Vineland dai figli/fratelli Amalia e Pio. Che siano i genitori di Francesca e quindi i nonni di Giulio? Pensavo che Giulio fosse orfano e lo ritrovo con una grande famiglia. Capisco i Belvederiani che andavano nell‟Illinois. Lì c‟era il carbone. Ma a Vineland, New Jersey, che cosa c‟era da giustificare un trasferimento familiare così imponente? E perché i genitori hanno abbandonato a Lizzano il povero Giulio di 10 anni?

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Giulio Polmonari con la moglie Margherita ~ 33 ~


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6 Illinois, o no? “Mamma, hai detto che saresti andata a Lizzano questo fine settimana?” “Sì, Sono già su.” “Mi dovresti fare un piacere, anzi tre. 1. Cercare la data di nascita del bisnonno Antonio sulla lapide al cimitero. 2. Chiedere a Rita notizie della presunta prozia andata in America nel 1899. 3. Chiedere a Luciana12 e a Tina13 di fare uno sforzo di memoria per ricordare qualche nome o particolare dei racconti dei loro suoceri.” “Piero, ecco quello che sono riuscita a sapere.” 1. Non c‟è la data di nascita del bisnonno. C‟è però scritto che quando è morto, nel 1942, aveva 77 anni (bene, ora sappiamo che è nato tra il 1865 e il 1866). 2. Né Rita né Luciana hanno mai sentito nominare una prozia Rita. Luciana dice che Lino aveva voluto chiamare Rita sua figlia perché era nata pochi giorni prima della festa di Santa Rita (questo non esclude che la Rita del 1899 potesse essere una prozia). 3. Da Tina ho saputo ben poco. Dice che sua suocera non parlava quasi mai dell‟America. L‟unica cosa che raccontava ogni tanto è che teneva sempre pronto il fucile per sparare agli indiani che cercavano di portarle via il pranzo che preparava per minatori (che

ci facevano gli indiani nell‟Illinois all‟inizio del „900?).

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Moglie di Lino. Moglie di Arturo.

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4. Rita ha detto che sa benissimo dove è nata la zia Elide, perché c‟è scritto sulla licenza commerciale del negozio di Porretta14: Elide Riccioni è nata a Fort Smith, Illinois. (ottimo, confermata la teoria!). 5. Luciana crede che un figlio di Carolina e Antonio sia morto durante la loro permanenza in America e che possano averne persi anche altri in gravidanza. Carolina non voleva più stare laggiù perché le morivano i figli (un‟ulteriore ipotesi sui motivi del

ritorno - Ipotesi di Luciana: la bisnonna non voleva più stare là perché le morivano i figli, ovvero, indipendentemente dall‟avere fatto i soldi o meno, si sono resi conto che le condizioni di vita nel campo di una miniera non erano quelle che avevano immaginato prima di partire).

Elide Riccioni è nata a Fort Smith, Illinois (ottimo, confermata la teoria!). La conferma della teoria è durata il tempo di aprire di nuovo il RandMcNally e Google: non esiste alcun Fort Smith nell‟Illinois. Ne esiste uno in Arkansas, al confine con l‟Oklahoma. Che cosa c‟entra l‟Arkansas? Anche la zona dell‟Arkansas vicino a Fort Smith è piena di miniere di carbone. Guarda caso c‟è anche una Coal City. Bisogna trovare la registrazione di arrivo ad Ellis Island del bisnonno Antonio tra il 1898 e il 1899 e vedere dov‟era diretto. Ora posso sfruttare la data di nascita. Provo a cercare tutti gli italiani arrivati in qual periodo il cui nome iniziava per A, il cui cognome iniziasse per RIC e che fossero nati nel 1865 o 1866. 14

È il negozio Elmi Calzature, che la zia Elide Riccioni sposata Elmi aveva venduto alla nipote Rita Riccioni.

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Un solo risultato: Antonio Riciconi, 33 anni, di Lizzano in Belvedere, sposato, minatore, arrivato a New York il 4 Settembre 1898, da Le Havre, con la nave La Champagne. Ottimo! Trovato!15 Vediamo dove era diretto: ad Hartshorne (più due sigle illeggibili), posto in cui dichiara di essere già stato in precedenza per 3 anni! Allora il bisnonno in America c‟era già stato un‟altra volta. Ad Hartshorne. Ma dov‟è Hartshorne? L‟immancabile accoppiata RandMcNally + Google sentenzia: non è nel Michigan (ormai lo avevo abbandonato), non è nell‟Illinois (accidenti), ma non è nemmeno in Arkansas (e allora?). La storia dei Polmonari. Uno dei Pietro, quello di Gaggio, dichiarava di andare ad Hartshorne Indian Territory. Controllo le due sigle illeggibili sull‟original ship manifest del bisnonno Antonio: potrebbero effettivamente essere “In. Ter”. Che cos‟è Hartshorne Indian Territory? Questa volta è solo Google che riesce a dare una risposta: Choctaw Nation detta anche Hartshorne Indian Territory è il nome di una delle 5 nazioni indiane che furono create dal Governo degli Stati Uniti prima della costituzione dello Stato dell‟Oklahoma nel 1907. Oklahoma? In effetti esiste una cittadina chiamata Hartshorne, vicino all‟ennesima cittadina di Coal City, ad un‟altra chiamata Carbon e ad una contea Coal. Alla faccia della fantasia! Inoltre, Hartshorne non è lontano da Fort Smith, Arkansas. “Piero?” 15

Vedi Documenti pg. 90.

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“Ciao Mamma.” “Ho una notizia importante! Sono stata a Lizzano, all‟anagrafe in Comune. Dopo varie insistenze, un impiegato molto fiscale ha dato un'occhiata nei vecchi registri (per consultarli ci vorrebbe la domanda in carta da bollo…). Ha detto che la nonna Caterina risulta nata in America, nello stato dell‟Alabama!” Nelle vecchie carte della nonna Caterina avevo già cercato. Provo fra quelle della famiglia Petroni; chissà, se ci fosse un certificato di stato di famiglia, o qualche altro documento simile... Niente. Ci sono svariati atti di compravendita di fabbricati e terreni a Lizzano, la maggior parte comunque troppo vecchi. Cerco fra carte più recenti:  Ministero delle Finanze, avviso di accertamento del valore di un terreno oggetto di compravendita… Petroni Alberto… e Riccioni Catterina, nata ad Harbshorne il 24/8/1900.  Ministero delle Finanze, avviso di accertamento del valore di un altro terreno oggetto di compravendita… Petroni Alberto… e Riccioni Catterina, nata ad Harbshorne (stato dell‟Indiana U.S.A.) il 24/8/1900.  Contratto di compravendita di un altro terreno… Petroni Alberto... e Riccioni Catterina, nata ad Harbshorne, Indiana (U.S.A.) il 24/8/1900. Tornando dall‟America, i bisnonni avranno avuto qualche documento da cui risultava che la figlia Catterina era nata nell‟Hartshorne Indian Territory il 24/8/1900. Arrivati in Italia, registrandosi all‟anagrafe di Lizzano, Hartshorne sarà diventato Harbshorne e Indian Territory sarà diventato Stato dell‟Indiana. Quindi l‟Indiana non c‟entra niente. E l‟Alabama? Non ne ho idea. Ma sono praticamente sicuro che la nonna sia nata in mezzo agli indiani. ~ 38 ~


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7 Storia di indiani Nel 1820 il governo degli Stati Uniti, per favorire la "American expansion", decise che tutte le tribù indiane ad est del Mississippi, ma poi anche in Kansas, Texas, Arizona, California, Idaho e Washington, dovessero essere trasferite in una vasta area, allora battezzata Indian Territories ed oggi nota come Oklahoma. Nei 10 anni successivi, svariate tribù furono così costrette ad epiche marce forzate, soffrendo la fame, il freddo e tutte le possibili malattie. Il più famoso di questi "resettlement" fu quello dei Cherokee, conosciuto come il “Trail of Tears”. All'arrivo nella nuova patria, ogni tribù si trovava ad aver perso, bene o male, un quarto della propria gente. Una volta stabilitesi nei nuovi territori, alcune tribù, i Kiowas, i Cheyennes, i Comanches e gli Apaches, mantennero i modi di vivere tipici indiani e continuarono ad abitare nelle tende ed a cacciare i bufali. I Choctaws, i Cherokees, i Creeks, i Seminoles e i Chickasaws, abbandonarono invece in fretta i "costumi selvatici" per adottare modi di vivere tipici dell'Europa e dell'America. Costruirono città, con negozi, uffici e scuole, crearono fattorie e piantagioni. Molti indiani si diedero agli affari. Le 5 tribù stabilirono anche forme di governo, con costituzione scritta, diventando rapidamente nazioni: le Five Civilized Tribes. Fra le forme di “civiltà” adottate dai bianchi spiccava il diritto al possesso degli schiavi. Molte tribù possedevano schiavi neri già da tempo e non mancarono di trascinarseli dietro durante i resettlement; molti altri furono comperati successivamente, perché lavorassero nelle nuove piantagioni. I governi delle Five Civilised Tribes impararono in fretta ~ 40 ~


come andava gestita la materia, tant‟è che, ben presto, promulgarono una “segregation law” con la quale i neri venivano obbligati ad abitare esclusivamente in all-black township16. La prosperità nei Territori Indiani crebbe continuamente, fino allo scoppio della guerra civile. Nel 1861 un'alleanza fu firmata fra la Confederazione degli Stati del Sud e ciascuna delle Five Civilized Tribes per sancire una serie di vantaggi reciproci. I primi vedevano nei Territori Indiani una preziosa riserva di risorse vitali: carne, cavalli, pelli, sale e grano. Gli indiani, da parte loro, avevano gli stessi interessi economici degli stati confederati sul mantenimento della schiavitù e pertanto ne condividevano pienamente la relativa azione politica. Durante la Guerra Civile, molte battaglie furono combattute nei Territori Indiani fra soldati dell‟Unione, Confederati ed Indiani. Al termine delle ostilità, nel 1865, il territorio era completamente saccheggiato. La popolazione indiana era drasticamente diminuita di numero, i vari eserciti avevano bruciato praticamente tutti gli edifici costruiti negli anni precedenti, la maggior parte del bestiame era stato macellato per nutrire i soldati confederati ed i profughi. Le tribù furono ulteriormente punite per aver aiutato i Confederati: i loro territori furono notevolmente ridotti, i loro governi indeboliti. Il caos del dopoguerra e la mancanza del law enforcement17 erano condizioni ideali per chiunque avesse qualche conto aperto con la legge. Rapinatori, ladri di bestiame e banditi vari accorsero a frotte verso i Territori Indiani. Tra i nomi più famosi: Belle Starr, la regina dei banditi, Jesse e Frank Paesi o quartieri di città destinati ai soli neri. Ad esempio: Boley, Foreman, Red Bird e Rentiesville. 17 L‟insieme delle leggi e dell‟apparato che deve farle rispettare. 16

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James, i quattro fratelli Younger e Ned Christie, il Cherokee Bandit. Nessun‟altra frontiera americana hai mai visto un massa così elevata di fuorilegge come quella che si rifugiò nei Territori Indiani in quegli anni. Ad un certo punto le tribù indiane non riuscirono più a mantenere il controllo della situazione e dovettero chiedere aiuto al Governo Federale, il quale prese la palla al balzo e mandò laggiù uno squadrone di oltre 200 sceriffi agli ordini del giudice Isaac Charles Parker. Tanto per complicare ulteriormente la situazione, il Governo degli Stati Uniti pensò di riprendersi la parte ovest dei Territori Indiani, quella assegnata a Kiowa, Comanche ed Apache, per proseguire i “resettlement” di nuove tribù indiane da altre aree degli Stati Uniti.18 Ovviamente i Kiowa, i Comanche, i Cheyenne e gli Apache si arrabbiarono non poco e cominciarono ad attaccare selvaggiamente fattorie ed altri insediamenti bianchi. Testi di storia ufficiali riportano che fra il 1868 e il 1874, molte battaglie furono combattute nell‟ovest dell‟Oklahoma fra le tribù indiane e i soldati Americani. In una delle più famose, nel Novembre 1868, il tenente colonnello George Custer, al comando del suo Settimo Cavalleria, sconfisse lungo le rive del Washita River un gruppo di Cheyenne condotti dal grande capo Black Kettle. Una versione 19 politicamente meno corretta dice che quella del Washita River non fu un‟epica battaglia, ma un massacro. I soldati americani attaccarono di sorpresa, all'alba, l'accampamento dei Cheyenne, uccidendo 100 uomini e prendendo prigioniere Tra il 1867 ed il 1873 arrivarono Wyandots, Peorias, Miamis, Ottawas, Modocs, Delawares, Shawnees, Kaws, Osages, Sac, Fox, Potawatomis, Iowas, Kickapoos, Ponca, Otoe, Missouria, Pawnee, Nez Perce, Tonkawa, Keechi, Anadarko, Ioni, and Waco. 19 Film “Piccolo grande uomo” – Vedi Documenti pag. 112. 18

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50 donne con i loro bambini. Tra i guerrieri uccisi c'era anche il capo Black Kettle, che quattro anni prima era riuscito a sfuggire ad un massacro simile eseguito dal Terzo Reggimento a Sand Creek, nel Dakota.20 In ogni modo, nel 1874, il Governo degli Stati Uniti decise di porre fine a queste battaglie ed inviò un esercito di tali dimensioni che in pochi mesi Cheyenne, Kiowa e Comanche si arresero21. Per un certo periodo sembrò che i Territori Indiani potessero diventare anche Territori dei Neri. In effetti la presenza di neri in questa regione era consistente. C'erano già gli schiavi degli indiani e molti altri arrivarono, fuggendo dalle piantagioni degli stati del Sud. Ex schiavi, ora liberi, cercavano qui delle terre da poter comperare e coltivare. Si formarono nuovi paesi abitati solo da gente di colore 22. Nel 1870 furono creati i Buffalo Soldiers, due reggimenti di cavalleria composti solo da soldati neri. Ma gli interessi economici che si profilavano nei Territori fecero passare in fretta l‟idea di una Nazione dei neri. Anzi, passò in fretta anche quella delle Nazioni Indiane. Una volta sconfitti gli indiani irriducibili e riconquistate le loro terre, il Congresso cominciò a rimuovere gli ostacoli che potevano rallentare l‟insediamento dei bianchi. Costruite varie linee attraverso i Territori Indiani, le compagnie ferroviarie cercavano di favorire tutto quello che poteva aumentare il traffico di merci, il numero di passeggeri e i profitti. Favorita la politica di nuovi insediamenti e monopolizzato il trasporto delle mandrie, arrivò il carbone. Film “Soldato blu” – Vedi Documenti pag. 113. Nel 1876 i Sioux guidati da Toro Seduto e Cavallo Pazzo vendicarono i fratelli Cheyennes sterminando il Settimo Cavalleria ed il suo comandante George Custer a Little Big Horn – Vedi pag. 108. 22 Ad esempio Jack Fork Mountain, a sud di Hartshorne e Paradise, poco più a nord. 20 21

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Prima dell'avvento dei treni, i Territori Indiani erano attraversati da grandi piste lungo le quali venivano portate le mandrie dagli allevamenti del Texas alle stazioni ferroviarie del Kansas. L'East Shawnee Trail attraversava il Red River a Colbert‟s Ferry e arrivava a Baxter Springs. Il West Shawnee Trail portava ad Abilene, il più importante mercato di bestiame del Kansas. Il Chisholm Trail era la più grande autostrada del bestiame di tutto il Far West: attraversava la parte centrale dei Territori Indiani. La quarta pista era la Dodge City, o Great Western Cattle Trail. Con la costruzione delle ferrovie, gli allevatori trovarono decisamente più agevole e conveniente trasportare tori, buoi e vitelli sui comodi carri bestiame.23 Le miniere di carbone furono un‟altra industria chiave di questo periodo, promossa ancora dalle compagnie ferroviarie per garantirsi il combustibile per le locomotive a vapore. La più importante area carbonifera fu creata nella Choctaw Nation attorno al paese di McAlester. Minatori e loro famiglie arrivarono nei Territori Indiani da Grecia, Germania, Russia e Polonia, ma soprattutto dall‟Italia. Secondo la legge, solo i membri delle tribù potevano essere proprietari di terre o edifici. Gli indiani trovarono così un modo molto redditizio di guadagnare soldi senza fare troppa fatica: vendendo permessi di residenza con i quali i nuovi venuti, pionieri, neri o minatori che fossero, acquisivano il diritto alla proprietà. Il mercato dei permessi di residenza fu una delle cause che pose fine all'autonomia delle tribù indiane. Oltre alle compagnie ferroviarie, ci fu anche un gruppo di promotori privati che esercitò forti pressioni sul Congresso affinché nuovi insediamenti nei Territori Indiani fossero svincolati dalle leggi indiane. Questi promotori, chiamati 23

Film “Il fiume rosso” – Vedi pag. 114.

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Boomers, fecero una grande campagna pubblicitaria negli Stati Uniti e anche in Europa, descrivendo le ricche terre e le altre risorse del Giardino dell‟Eden, ovvero quello che sarebbe poi diventato, di lì a poco, lo stato dell‟Oklahoma. I Boomers riuscirono a fare arrivare ai confini dei Territori Indiani un gran numero di pionieri, intere famiglie pronte ad acquisire nuove terre. Bisognava solo che a Washington fosse completato il gioco. E a Washington lavorarono bene. Il Congresso decise a un certo punto che il sistema delle Nazioni Indiane era stato un fallimento, che per favorire una vera integrazione con il resto degli Stati Uniti il governo autonomo delle tribù doveva cessare e il titolo di proprietà delle terre doveva essere revocato. Ad ogni membro delle tribù fu assegnato un lotto di 160 acri. Tutta la terra rimanente fu dichiarata “surplus” e poteva essere aperta a nuovi insediamenti. Inizialmente il provvedimento fu applicato solo alle terre dell‟ovest, poi fu la volta delle Five Civilized Tribes. Il 22 Aprile 1889 fu corsa la prima Land Run24: la sera di quel giorno 50.000 pionieri avevano conquistato il proprio pezzo di terra. Seguirono numerose altre Land Run, e anche delle lotterie25, finchè, nel 1907, tutte le riserve indiane erano state revocate ed assegnate a nuovi insediamenti. A quel punto i Territori Indiani erano spariti ed era nato l‟Oklahoma, il quarantaseiesimo stato degli Stati Uniti.26 2 milioni di acri nelle Unassigned Land. La Land Run del 1889 fu riservata ai neri. Altre furono “corse” tra il 1891 e il 1895 nella parte centrale dei Territori Indiani, nelle riserve dei Cheyenne, degli Arapaho e dei Kickapoo e nel Cherokee Outlet. Le assegnazioni successive (le riserve dei Kiowa, Comanche, Apache), vennero fatte tramite lotteria. Film “Cuori ribelli” – Vedi pag. 115. 26 Spesso l'Oklahoma è chiamato "the Sooner State" e i suoi abitanti "the Sooners". Letteralmente il termine significa quelli arrivati prima e si riferisce ai settlers che si insediarono nelle Unassigned Land prima che il Presidente Harrison ne dichiarasse ufficialmente l'apertura nel 1889. 24 25

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8 Storia di ferrovie, miniere e città La prima miniera nei Territori Indiani fu aperta nel 1872 a Krebs dalla Osage Coal and Mining Company, una subsidiary della Missouri Kansas & Texas Railroad. Effettivamente tutte le prime società minerarie dipendevano da compagnie ferroviarie. L'abbinamento treno-carbone era strategico per entrambe le società. Le ferrovie, attraverso le loro subsidiaries, producevano il combustibile necessario per far funzionare le loro locomotive, oppure lo trasportavano per venderlo ad altre compagnie. Per le società minerarie la ferrovia era il modo migliore, se non addirittura l'unico, per commercializzare il materiale estratto. Un'occhiata allo sviluppo delle ferrovie nei Territori Indiani è quindi importante per capire come si sono formati i paesi e le città. La Missouri Kansas & Texas Railroad (MK&T) aveva completato nel 1872 la costruzione della linea ferroviaria fra Dallas e Kansas City. Questa linea, chiamata anche Katy Railroad, passava per il crossing point delle due principali piste di carovane dirette in Texas e in California27, dove si trovava un general store posseduto da J. J. McAlester (da cui il nome della città che sorse negli anni successivi). Nel 1890 fu completata la linea, conosciuta come Frisco, fra la città di Paris nel Texas e St. Louis, che permetteva il collegamento con le grandi città della East Cost.

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La Texas Road che portava a Dallas e la California Trail che, da Fort Smith, portava appunto in California, passando da Albuquerque, New Mexico.

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Fra il 1887 ed il 1890 la Choctaw Coal and Railway Company realizzò la linea East-West di collegamento fra la Katy Railroad e la Frisco, da McAlester a Wister, seguendo la vena carbonifera. La maggior parte delle piccole città che sorsero lungo questa linea deve la propria esistenza al carbone: Krebs, Alderson, Dow, Haileyville, Hartshorne, Wilburton, Ola-Lutie, Panola, Red Oak. Un ulteriore ramo ferroviario (The Nellie) fu costruito nel 1895 dalla MK&T da McAlester verso Krebs, Buck, Simpson e Carbon, per essere poi completato negli anni successivi per raggiungere Paradise, Richville, Adamson e Wilburton. Nel 1887 la Rock Island and Pacific Railroad (RI&P) fu autorizzata dal Congresso degli Stati Uniti a entrare nei Territori Indiani per completare la propria linea che, partita da Chicago nel 1852, proseguendo nella zona carbonifera dell'Illinois (Joliet, LaSalle, Ladd, Spring Valley), attraversava il Mississipi a Rock Island28, collegando Iowa City29, raggiunta Kansas City nel 1879, doveva arrivare a Dallas. La nuova linea fu completata nel 1892, passando da

Il ponte, costruito con grandi sforzi, crollò pochi giorni dopo l'apertura a causa dell'urto di un‟imbarcazione contro uno dei piloni. 29 I cittadini di Iowa City, nel timore che la ferrovia non passasse per la loro città, offrirono alla compagnia ferroviaria un premi di 50.000 dollari se un treno fosse riuscito ad arrivare nella loro stazione entro la mezzanotte del 31 Dicembre 1855. La RI&P accettò la sfida. Il 31 Dicembre, con una temperatura di 30 gradi sottozero, mancavano ancora 300 metri da completare. Con un lavoro forsennato, gli operai riuscirono a completare il binario un'ora prima della mezzanotte. La locomotiva, pronta per entrare in stazione, però non si mosse: era bloccata dal gelo. Gli operai, a cui doveva andare parte del premio, non si persero d'animo: con l'aiuto di tutte le persone presenti, utilizzando catene e leve metalliche, riuscirono a trascinare a mano la locomotiva dentro la stazione pochi secondi prima dello scoccare del nuovo anno. 28

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El Reno, che a sua volta fu collegato a McAlester con un ulteriore ramo della Choctaw Coal and Railway.30 La Forth Smith and Western Railroad (FS&W) fra il 1899 ed il 1903 realizzò invece il tratto ferroviario che correva a nord della zona di McAlester, tra Fort Smith e Gutrie. Ai fini della nostra storia:  Fin dal 1879 Ladd era collegata via ferrovia con Hartshorne.  La RI&P di Chicago era molto presente e attiva nei Territori Indiani.  Hartshorne era direttamente collegata con Fort Smith e con New York. Nel 1894, la Osage Coal and Mining Company, che abbiamo detto essere una subsidiary della Missouri Kansas & Texas Railroad, aveva 896 minatori alle proprie dipendenze, con miniere a Krebs, McAlster, Savanna, Alderson, Carbon, Bache, Craig and Dow. Nello stesso anno, la Rock Island & Pacific gestiva invece altre miniere a Hartshone, Wilburton, Gowen, Lutie, Turkey, Creek, Haileyville and Witteville, con 932 operai. Altre 155 persone erano impiegate da compagnie più piccole, proprietarie di una o due miniere. Nel 1898 le società minerarie erano già diventate 19. Nei primi anni del '900, l'estrazione del carbone nella Choctaw Nation era diventata un'attività molto lucrosa: alle compagnie ferroviarie si erano affiancati altri investitori privati che, pur avendo miniere più piccole, utilizzando macchinari e metodi di estrazione più efficienti, riuscivano a 30

La Choctaw Coal and Railway Company fu assorbita dalla Rock Island & Pacific nel 1904.

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competere con i grandi gruppi già insediati.31 Fra questi c'erano: Degan e McConnell con miniere a Wilburton; William Busby, che creò la Great Western Mining Company; D.M. Hailey che invece sviluppò le attività estrattive a Ola e ad Haileyville. Con lo sviluppo della tecnologia estrattiva e l'impiego di macchinari sempre più efficienti, si venne a creare un surplus di manodopera. Molti minatori esperti preferirono allora abbandonare le grandi compagnie e "mettersi in proprio", prendendo la concessione di piccole aree non ancora sviluppate. Cinque persone in una miniera di questo tipo potevano agevolmente estrarre e vendere il carbone, il tutto a prezzi molto più bassi rispetto alle grandi compagnie e senza problemi di concorrenza. Infatti le piccole imprese si limitavano a servire il mercato locale utilizzando i camion, mentre le grandi compagnie continuavano a trasportare il carbone con i treni verso mercati più lontani. La produzione di carbone rimase stabile fino al 1922, quando i derivati del petrolio cominciarono ad essere preferiti per il riscaldamento e come combustibile per i treni. La lunga serie di scioperi fra il 1924 ed il 1927 e la Grande Depressione del 1929 decretarono la fine delle grandi compagnie minerarie. Le ferrovie cessarono tutti gli investimenti nell'estrazione del carbone; molte di loro, avendo un‟attività strettamente connessa con il commercio del carbone, furono costrette a chiudere anche le attività ferroviarie e ad abbandonare le linee: the close of an era of railroad supreme reign. Daniel Morris Hailey nacque in Louisiana nel 1841. Persi i genitori in tenera età, si trasferì a New Orleans per studiare medicina. Prestato servizio nell'esercito confederato come 31

Ad esempio, spesso piccoli investitori privati comperavano proprietà adiacenti, collegavano i pozzi con tunnel e condividevano l'impianto di estrazione.

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infermiere da campo, si ritrovò alla fine della guerra civile a scegliere se tornare agli studi nel mondo civile o lasciarsi tentare dal favoloso west. La proposta di un amico di andare ad insegnare in una nuova scuola ad Oak Ridge gli fece prendere la decisione di avventurarsi nei Territori Indiani. Due anni dopo sposò una sua allieva, la sedicenne Hellen, nata nella Choctaw Nation. Con il matrimonio, Mr Hailey acquisì il diritto ad aprire attività commerciali, e non perse tempo. Trasferitosi in un piccolo villaggio all‟incrocio fra le due principali piste di carovane per il west, la Texas Road e la California Trail, aprì un drugstore con annesso "ambulatorio" medico, proprio di fronte al general store di un altro tipo intraprendente: James Jackson McAlester, anch'egli reduce dall'esercito sudista. I due capirono subito, e fu la loro fortuna, che avrebbero fatto meglio ad associarsi, piuttosto che a farsi concorrenza. Nel 1872, seguendo le indicazioni di un geologo che aveva studiato i Territori Indiani prima dello scoppio della guerra civile, i due individuarono l'esatta ubicazione di una vena carbonifera. Acquisiti i diritti di sfruttamento dell'area, Hailey e McAlster noleggiarono un vagone dalla Missouri Kansas & Texas Railroad, la compagnia che stava completando, nelle vicinanze, la prima linea ferroviaria nei Territori Indiani. Estrassero con mezzi di fortuna una quantità di carbone tale da riempire il vagone e trasportarono il tutto alla sede della compagnia ferroviaria perchè lo analizzasse. Il responso non poteva essere migliore: carbone di qualità eccellente. Fu l'inizio della fortuna dei due compari. Vendettero i diritti di sfruttamento della miniera numero 5 di Krebs alla Osage Coal and Mining Company, riuscendo ad inserire, tra l'altro, l'obbligo da parte della Missouri Kansas & Texas Railroad di realizzare una stazione ferroviaria proprio davanti ai negozi McAlster e Hailey. Dopodichè decisero di ripetere la speculazione pochi chilometri più a sud, a Savanna. Anche ~ 50 ~


questa volta l'esito fu più che soddisfacente e Mr Hailey aprì un nuovo drugstore con annesso "ambulatorio medico”, proprio davanti alla nuova stazione ferroviaria. Nel 1898 il Congresso degli Stati Uniti stabilì che le concessioni rilasciate dai governi delle Nazioni Indiane non avevano più valore e andavano rinegoziate, dando la precedenza ai bianchi che avessero già contribuito allo sviluppo dell'attività estrattiva in tali aree. Dr. Hailey (che nel frattempo si era auto insignito del titolo di Dottore) prese la palla al balzo: invece di continuare a fare operazioni speculative, abbandonò le attività medico-commerciali e si buttò a capofitto nell'industria mineraria, questa volta da solo. Fondò la Hailey-Ola Coal Company ed aprì due nuove miniere, con annessi campi residenziali e servizi per le comunità. Per non essere da meno dell'ex socio J. J. McAlester, in onore del quale era stata ribattezzata la città che si era sviluppata attorno alla stazione e al suo general store, Dr. Hailey pretese che il primo insediamento creato fosse a lui stesso dedicato e che il secondo cambiasse il nome originario indiano in quello della figlia preferita. Fu così che, nel 1901, nacque Haileyville e che Ola, che in lingua Choctaw significava rattlesnake (serpente a sonagli), fu trasformata in Lutie32. Inizialmente la manodopera impiegata nelle miniere era costituita esclusivamente da immigrati provenienti dalle isole britanniche. Fra gli anni 1880 e 1890 la forte richiesta di personale aprì la porta ad altre aree dell'Europa continentale e gli italiani ne dettero, senza dubbio, il maggior contributo.

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Hartshorne e Wilburton devono invece i loro nomi a due pezzi grossi delle ferrovie: Dr Charles Hartshorne e Miss Elisha Wilbur. Furono così battezzate rispettivamente nel 1890 e nel 1891.

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Il Teatro dell'Opera e le bande musicali erano alcuni degli inconfondibili segni della presenza italiana nell'area. Il Teatro dell'Opera di Krebs fu costruito inizialmente in legno. Il 16 Gennaio 1902 un violento incendio lo distrusse completamente, assieme a molti altri negozi ed edifici della via principale. Nel 1903 fu pertanto ricostruito: assieme alla St. Joseph's Catholic Church, fu il primo edificio ad essere realizzato in mattoni. Il Teatro dell'Opera di Krebs fu, per molto tempo, l'unico palcoscenico nel raggio di centinaia di miglia dove si rappresentavano spettacoli e concerti. L‟Italian Band di Krebs aveva invece un suo palco nel centro del paese e doveva competere con altre quattro bande, sempre italiane, degli altri paesi vicini. Nei weekend, molte famiglie facevano uso della linea tranviaria (the streetcar) che collegava i paesi di McAlester, Krebs, Alderson, Bache, Dow, Haileyville e Hartshorne, per partecipare alle varie feste dove le bande italiane erano l'attrazione principale. I giornali erano molto diffusi: a Krebs ne venivano stampati cinque, il Krebs Eagle, il Krebs Cyclone, il Krebs Banner, il Krebs Advertiser e l'Oklahoma Miner; a Wilburton tre, il Wilburton Gazette, il Wilburton Free CSilver ed il Wilburton News. Il pozzo numero 11 di Krebs fu teatro di uno dei più gravi disastri nelle miniere di carbone dei Territori Indiani e dell'Oklahoma. Nel 1892 un'esplosione uccise almeno 100 persone, fra le quali molti ragazzi di non più di 12 anni. Tutti furono sepolti in una tomba comune a nord di McAlester33. In queste miniere vi furono anche altri gravi incidenti: Alderson - 29 Aprile 1901: esplosione, 6 morti. Hartshorne - 28 Dicembre 1901: frana, 6 morti. Dow - 15 Gennaio 1902: incendio, 10 morti. Carbon - 13 Aprile 1903: esplosione, 6 morti. Wilburton - 30 Aprile 1905: esplosione, 13 morti. Una lapide all‟ingresso di quello che rimane della vecchia miniera riporta i nomi dei minatori morti. 33

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1700 minatori hanno perso la vita in 60 anni di attivitĂ delle miniere della zona.

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9 E-mail E-mail a: paolopetroni@yahoo.com Aggiornamento sulla “Storia degli avoli”: L'ipotesi che il bisnonno abbia fatto anche una capatina in Brasile è già tramontata, anzi non è mai esistita. Si è trattato di un errore (clamoroso, vista la sua nota precisione) di Giorgio Filippi che, in un vecchio articolo sulla Musola, ha scambiato due lettere ed i relativi firmatari. Sono andato all'Archiginnasio e ho trovato l'originale della rivista. La lettera proveniente dal Brasile non c'entrava niente con quella scritta da un gruppo di Belvederiani (tra cui appunto Antonio Riccioni) nel Febbraio del 1904 da DOW, miniera 4 miglia ad ovest di HARTSHORN. Saluti, Piero. E-mail da: paolopetroni@yahoo.com Piero, peccato! C'era già chi sosteneva che la mia insana passione per la musica brasiliana derivasse da qualche bizzarro patrimonio genetico raccolto dai bisnonni di passaggio laggiù... Ho ricevuto risposta da un impiegato dell'anagrafe dell'Arkansas, mi dice di non avere trovato traccia della nascita di Elide a Fort Smith, AK. Dice che Fort Smith era l'unica città ad avere un registro delle nascite indipendente dallo stato, ma che quell'anno l'impiegato ha preso delle lunghe vacanze... ~ 56 ~


Nessuna risposta dall'Oklahoma Genealogical & Historical Society, che diceva di avere accesso ai registri dei minatori di quella che sembrava essere la compagnia mineraria della zona, l’Osage Mining Co. Mi sono iscritto ad Ancestry.com, dove ho accesso ai registri del censimento del 1900. I registri dei territori indiani sono suddivisi in townships, senza ulteriori specifiche; ho trovato quelle della Pittsburgh County ma sono una decina e vanno lette una per una... ci vorrà un po' di tempo. Magari con questa informazione di Dow posso fare una ricerca più accurata. A presto, Paolo E-mail da: paolopetroni@yahoo.com Piero, c'è voluto un po` di tempo per capire come usare le funzionalità di ricerca automatica, ma alla fine ce l'ho fatta! Antonio Riccioni, minatore (Anton Marcinie secondo la trascrittura), la moglie Carolina Marcacci (Caroline Marcacci) e la figlia Giuseppina (Gussie) sono registrati dal censimento del 1900 come abitanti di Ola, Choctaw Nation, Indian Territory. Con loro abitano (denominati come boarder, pensionanti) James Bennetti (Brunetti?) di 28 anni, Giuseppe Marchioni (Joseph Marchioni) di 19 anni, di professione fabbro (blacksmith) e Domenico Palmieri (Dominic Palmieri) di 26 anni. Allegati: - la pagina originale del censimento (mai ricevuta); - la trascrizione della stessa pagina34; 34

Vedi Documenti pag. 103.

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- l'intestazione originale della pagina del censimento. Ho anche seguito le tracce di Rita Riccioni, e l'ho trovata a Hall (vicino a Ladd), contea di Bureau, Illinois, sposata a un tal D. Filippini. Ho anche trovato la sorella Pasquina Muratori (quella da cui doveva andare, secondo il registro di Ellis Island) sposata a Safino (?). Muratori, con 3 figli, una serva in casa di nome Giacomelli, e dei pensionanti dai nomi familiari, come Farneti, Torri, Margelli e Palmieri. Vicini di casa, Cioni, Piacenti, Galletti e così via... con un po’ di pazienza il censimento del 1900 si rivela pieno di informazioni interessanti. A presto, Paolo. E mail a: paolopetroni@yahoo.com) Ennesima puntata Con le informazioni raccolte credo che possiamo dire con certezza che la nonna Caterina è nata il 24 Agosto 1900 a OLA, CHOCTAW NATION, HARTSHORNE INDIAN TERRYTORY, secondo la denominazione del tempo, e a LUTIE, WILBURTON EAST, LATIMER COUNTY, OKLAHOMA, secondo la denominazione attuale, in una casa poco distante, e probabilmente simile, a quella che oggi ospita il Lutie Miner Museum on Hwy 270 and Museum Road35. Ho seguito le indicazioni che hai trovato su Rita Riccioni nel Census. Ho trovato che Serafino Muratori di anni 39 di Lizzano ha viaggiato sulla nave La Bretagne partita da le Havre ed arrivata ad Ellis Island La casa che ospita ora il Lutie Miner Museum è l‟ultima rimasta del vecchio campo della miniera. E‟ difficile che sia proprio quella in cui abitavano i bisnonni Antonio e Carolina ma, in ogni caso, è assolutamente simile. Vedi Documenti pag. 104. 35

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il 17/9/1899 (la stessa di Rita, Carolina e Giuseppina), assieme a Philippini Oreste di Sambuca di anni 25, Gualandi Rosa di anni 27 di Gaggio ed il figlio Gualandi Adelfo di anni 2. Lo stesso Serafino ha fatto un altro viaggio nel 1910. C'era anche di una indicazione di una Serafina Muratori che aveva fatto un viaggio nel 1893. Visto che l'anno di nascita corrispondeva con quello del Serafino di Lizzano, sono andato a vedere il registro. Ho trovato che sulla nave Obdam arrivata ad Ellis Island il 18 ottobre da Boulogne, viaggiava un nutrito gruppo di belvederiani diretti a Ladd, Illinois, tra cui Erminio Capitani, Giovan Antonio Polmonari (che sia un parente di Giulio?), Silvio Brasa, Giuseppe e Fosca Cioni, Pietro Piacenti, Gaetano Franchi, Desiderio Biolchini con la moglie Filomena e la figlia Letizia, Domenico Roda, Aurelio Ferrari, le sorelle Leopolda, Isolina e Rosa Michelini, Silvio Bernardi, Virgilio Castelli e Francesco Samoggia. Poi c'era Serafino Muratori, che non era una donna, ma un "merchant". C'erano anche Pasquina Riccioni di anni 21 e un nome impronunciabile che altro non era che il bisnonno Antonio Riccioni di anni 2836. Quindi il bisnonno Antonio ha fatto il primo viaggio nel 1893 e, prima di andare in mezzo agli indiani, era andato anche lui nell'Illinois. Proseguo con le ricerche Saluti, Piero

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Il nome impronunciabile si è scoperto poi essere Nicioni. Dall'età dichiarata, 28 anni e 7 mesi, risulta che Antonio fosse nato nel Marzo del 1865. Vedi Documenti pag. 91.

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10 Arcipreti che litigano La lettera scritta dal gruppo di belvederiani di Dow era riportata su “La coltura rurale”, periodico pubblicato nei primi anni del 1900 dal parroco di Gaggio Don Emanuele Meotti, personaggio molto sensibile e attivo verso tutto quanto poteva migliorare le condizioni della propria gente. Don Meotti fu uno dei primi in Italia a valutare, in tutta la sua gravità, il fenomeno migratorio, che nelle nostre montagne aveva già assunto allora aspetti di esodo di massa. Lo Stato Italiano e la Chiesa avevano posizioni differenti verso l‟emigrazione. Lo Stato Italiano, che a quei tempi era in enormi difficoltà politiche, economiche e finanziarie, era portato a vedervi più che altro un modo per liberarsi da elementi ritenuti facinorosi, e quindi politicamente pericolosi, e da disgraziati privi di lavoro e di ogni mezzo di sussistenza e che, per questo, potevano convertirsi in un serio pericolo contro l‟ordine e la tranquillità dello Stato. Con queste preoccupazioni lo Stato Italiano ben vedeva l‟emigrazione e poco o nulla faceva per proteggere quanti emigravano. L‟atteggiamento della chiesa poteva essere visto sotto tre aspetti: 1. Quello Cristiano: di fianco ai vantaggi dell‟emigrazione, la Chiesa vedeva la sofferenza delle persone e tutta una serie di pericoli, dall‟allontanamento dalla devozione religiosa fino all‟empietà e l‟ateismo; 2. Quello politico: gli emigranti dovevano essere assistiti perché c‟era il pericolo che diventassero socialisti; 3. Quello economico: andando oltreoceano per fare fortuna, i nostri buoni e laboriosi compatrioti, se ben ~ 60 ~


assistiti, mandavano laute rimesse per onorare la loro terra e la loro religione. Una delle iniziative intraprese dalla Chiesa fu quella di dedicare o erigere santuari dedicati alla protezione degli emigranti. Nel territorio del Belvedere fu dedicato a questo scopo l‟oratorio della Querciola. Qui ogni anno, grazie alle offerte e alle collette che arrivavano dall‟estero, veniva celebrata la Festa degli Americani. Nonostante l‟oratorio di Querciola ricadesse sotto il vicariato foraneo di Lizzano, tutta la cerimonia era gestita ed organizzata da Don Meotti, che godeva della simpatia e della fiducia di chi partiva. Le cose andarono avanti in questo modo finché fu arciprete a Lizzano Don Giulio Pacchi, che si disinteressava della cosa. Ma nel 1899 successe al Pacchi Don Alfonso Montanari, che credette bene di non lasciar correre le cose come nel passato. Il nuovo arciprete volle far valere il prestigio della sua giurisdizione, rivedere un po‟ la contabilità e disporre egli per primo delle funzioni dell‟oratorio. Per Don Meotti questo era inaccettabile, non poteva certo perdere il controllo di quello che aveva tenacemente creato. La festa del 1900 fu pertanto l‟ultima che venne celebrata alla Querciola. Don Meotti convinse tutti i propri sostenitori che era ora di avere un nuovo santuario, tutto per loro, e si volse a fabbricare un oratorio sulla Serra di Ronchidoso. Grazie anche alla raccolta di cui è testimonianza la lettera da Dalzell, Illlinois, con cui un nutrito gruppo di belvederiani (nessuno però di Lizzano) inviò a Don Meotti 500 lire, nel 1903 l‟arciprete poté inaugurare il nuovo santuario dedicato alla Sacra Famiglia emigrata in Egitto. L‟oratorio della Querciola perse la propria importanza in quanto i contributi dei fedeli rimasero solo di tipo spirituale. Ma Don Montanari non rimase con le mani in mano. Divenne anche lui Apostolo degli Emigranti del nostro Appennino, ~ 61 ~


tant‟è che, dopo anni di richieste all‟Arcivescovado di Bologna, riuscì a farsi mandare negli Stati Uniti per una visita pastorale ai suoi parrocchiani (Vineland 1914)37. Il viaggio si rivelò molto proficuo dal punto ecumenico, ma anche da quello meramente economico, tant'è che pochi anni più tardi Don Montanari potè dare inizio ai lavori di costruzione della nuova grande chiesa di Lizzano.38

Da “La Musola” n. 35, pag.70-72 e “Salviamo l‟emigrante” di M. Cecchelli, pag. varie. 38 Ai lati del portone principale della chiesa di Lizzano due lapidi riportano i nomi di Fanny Vai e Pietro Polmonari, padre di Giulio. La famiglia Polmonari, evidentemente, aderì in maniera munifica all'iniziativa di don Montanari. 37

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Vineland, 1914. Giulio Polmonari, Don Alfonso Montanari e Giuseppe Vai di fronte alla “Polmonari Italian Bakery�

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11 Ma allora la bisnonna sparava agli indiani? Non solo agli indiani, anche ai neri. Tina racconta che durante guerra, quando gli americani arrivarono a Lizzano, Carolina fece scendere tutti i figli in cantina, prese la doppietta e si mise di guardia, perché aveva visto che fra i soldati c‟erano anche dei neri39. Dall‟intervista di James Gray al Pioniere George Smith che visse ad Hartshorne dal 1886:

“Quale ricordo mi è rimasto più impresso di quei tempi? Sicuramente, la volta che ho ballato con Belle Starr. Non che fossi innamorato di lei, capite, ma solo l‟idea di vederla e di ballare proprio con lei… era una gran bella donna, veramente molto bella, gentile, sicura di sé... E portava la pistola al cinturone, la notte che ballai con lei”40. Nell'ultimo quarto dell‟800, la vita nei territori indiani era un‟immagine classica da Far West, con pionieri, indiani e fuorilegge che convivevano tutt‟altro che pacificamente. Bisognava lottare per conquistare un pezzo di terra, ma bisognava lottare ancora di più per difenderlo da chi te lo voleva portare via. Ogni bianco, nero o mezzosangue che acquisiva un pezzo di terra dava l'idea di essere un criminale fuggito da vecchie storie. E la maggior parte lo era veramente. Poi c‟erano i neri e chi i neri, gli ex schiavi, non li voleva assolutamente. Gente che andava in giro di notte a cavallo, con tuniche e cappucci bianchi, con torce e bandiere confederate. 39 40

A quell'età credo che i figli sapessero comunque difendersi bene da soli! Vedi Documenti pag. 110.

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Poi c‟era il giudice Isaac Charles Parker, con i suoi 200 sceriffi, che il Congresso aveva mandato ad “aiutare” gli indiani ed i pionieri contro i fuorilegge. Il giudice Parker che aveva insediato il suo tribunale a Fort Smith in Arkansas, allora estrema propaggine degli Stati Uniti, una sorta di “ultima casa accogliente” prima del selvaggio West, tanto per copiare una definizione da Tolkien. Poi c‟era l‟esercito, con il suo 10th Regiment, conosciuto come i Buffalo Soldiers, che cacciava gli indiani ribelli e i ribelli messicani. Poi c‟erano le ferrovie e le miniere che pionieri, indiani, neri e fuorilegge combattevano assieme, perché avevano capito che, nel nome del progresso, stavano portando loro via quello che, bene o male, si erano faticosamente conquistati. Poi c‟erano il Whiskey ed il Choc (Choctaw liquor) che rendevano tutti più focosi.

“Hartshorne was a tough village”.

Una traduzione un po‟ libera di questa frase, ma forse la più efficace è: “Bisognava essere dei duri per vivere ad Harshorne”. Se, come dicono, la bisnonna gestiva la mensa dei minatori, vuol dire che aveva a che fare ogni giorno con gente di questo tipo. Per cui non c‟è nessun dubbio che fosse abituata ad imbracciare spesso il fucile contro chiunque volesse darle fastidio. Bianchi, neri o rossi che fossero.

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Corriere della Sera Domenica 4 Marzo 2007 I Cherokee, seconda maggiore tribù degli "indiani d'America" dopo i Navajo, hanno deciso di ricorrere alle urne per decidere se è dei loro chi ha nelle vene sangue di ex schiavi neri: un aspro confronto che ha fatto finire i pellerossa al centro di accuse di razzismo. I 250mila membri della "Nazione Cherokee" in Oklahoma sono chiamati a pronunciarsi sulla proposta di cancellare un trattato vecchio di 141 anni e di modificare la Costituzione della tribù, per fare i conti con l'annosa questione dei discendenti dei "Freedmen", gli ex schiavi neri diventati uomini liberi dopo la fine della Guerra Civile nel 1865. Un appuntamento elettorale che ha fatto riemergere le memorie di un'epoca in cui un popolo messo in ginocchio dall'arrivo degli europei, i Cherokee, opprimeva a sua volta gli africani tenuti in schiavitù. I neri, nel 1838-39, seguirono i loro padroni Cherokee nella tragica marcia forzata imposta dal governo americano: dalle terre della tribù in North Carolina e Georgia all'attuale Oklahoma. Dopo la fine della schiavitù, i Freedmen rimasero nella tribù, in alcuni casi sposando donne indiane. Ma ora gli eredi dei guerrieri pellerossa vogliono limitare ai solo purosangue la cittadinanza nella Nazione indipendente in cui vivono, nelle riserve dell'Oklahoma. «Quello che vogliamo - ha detto il capo tribù Chad Smith - è un diritto basilare a determinare come si diventa cittadini. Abbiamo pagato duramente nella storia per ottenere questi diritti». In ballo non ci sono solo questioni razziali, ma anche di denaro. La Nazione ha un budget annuale di 350 milioni di dollari, in buona parte finanziato dal governo federale; la cittadinanza dà diritto a benefici che non spettano agli altri americani, come l'assistenza medica, scuole e case pagate dal governo di Washington. Inoltre, i Cherokee hanno una fetta cospicua di guadagni nella grande torta dei ~ 66 ~


casinò e delle scommesse che ogni anno distribuisce 22 miliardi di dollari fra le tribù indiane d'America. Quale che sia l'esito del voto, non si fermerà la battaglia dei 25.000 membri della tribù che rischiano di perdere la cittadinanza per avere qualche goccia di sangue di schiavi. Lo scontro è destinato a proseguire nei tribunali, dove è già stato discusso più volte in passato. I Freedmen hanno già vinto nel 2003 una guerra giudiziaria contro i Seminole che volevano escluderli come i Cherokee. Nell'83 la tribù Cherokee decise di negare il diritto di voto ai Freedmen, che reagirono ricorrendo al tribunale e ottenendo ragione: di qui è partita la contromossa del referendum.

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12 1893-1894 Il bisnonno Antonio ed i suoi compaesani arrivano in America durante uno dei periodi peggiori della storia economica della nazione, una sorta di preludio a quello che poi accadde nel 1929, durante la Grande Depressione. A seguito di una crisi generale dei mercati nazionali, la gente corse a ritirare i propri depositi bancari, chiedendo la conversione delle monete (silver notes) in oro. Il limite minimo delle riserve in oro nazionali fu presto raggiunto e le banche non poterono più far fronte alla crescente richiesta. Da qui l‟appellativo dato al periodo: the Panic of 1893. Le conseguenze furono gravissime: il prezzo dell‟argento crollò, molte banche fallirono, come pure un alcune compagnie ferroviarie ed altre importanti imprese industriali. Il tasso di disoccupazione arrivò al 25%. Ulteriore effetto fu una lunga serie di scioperi che proseguì per tutto il 1894, culminando in quello che passò alla storia come the Pullman Strike. Mr. George Pullman fu l‟inventore dei vagoni letto. Li produceva dal 1881 in uno stabilimento vicino a Chicago, Illinois. A fianco dello stabilimento aveva fatto costruire un villaggio modello dove alloggiava tutti i suoi operai e le loro famiglie. In tutto circa 12.000 persone. Fino al 1893, Mr. Pullman era considerato un benefattore. L‟anno successivo era diventato “un‟ulcera della nazione”. The Panic of 1893 non aveva risparmiato la Pullman Car Company. A fronte alla drastica riduzione degli ordini, Mr. Pullman corse ai ripari licenziando 2500 operai e riducendo la paga oraria del 25% e le ore lavorative del 50% ai 3000 rimasti. Gli operai proclamarono uno sciopero ad oltranza che bloccò totalmente l‟attività della compagnia, ma capirono ~ 68 ~


subito che con questo sciopero “normale” non avrebbero mai avuto successo. Chiesero quindi aiuto all‟ARU (American Railway Union), il neonato sindacato nazionale dei lavoratori delle ferrovie. L‟ARU prese la palla al balzo: a sostegno della lotta dei lavoratori di Chicago, proclamò il National Boycott: tutti i vagoni letto della Pullman Car Company sarebbero stati sganciati dai treni in partenza e, se le compagnie ferroviarie avessero licenziato qualche operaio come ritorsione, allora tutti i dipendenti di quella compagnia sarebbero scesi in sciopero. Tre giorni dopo 50.000 operai delle ferrovie erano in sciopero ed il sistema dei trasporti nazionale era praticamente paralizzato. La vittoria degli operai sembrava ormai cosa fatta. E invece così non fu. La contromossa di Mr. Pullman fu immediata: fece arrivare una serie di squadre di strikebreakers per riattivare la produzione industriale. Gli scioperanti persero la testa e reagirono in maniera violenta, come Mr. Pullman si aspettava: fecero deragliare locomotive, divelsero binari, incendiarono depositi di treni. Il passaggio da un‟azione pacifica ad una violenta tolse l‟appoggio dell‟opinione pubblica agli scioperanti e diede al Governo la scusa per inviare l‟esercito a ripristinare l‟ordine. In pochi giorni tutto ritornò come prima. Ovvero peggio di prima. Altri 1000 operai, ovviamente i promotori dello sciopero, vennero licenziati e blacklisted; ai rimanenti 2000 venne concesso di riprendere il lavoro, senza alcuna modifica delle condizioni salariali e solo dopo aver firmato lo yellow dog contract. A seguito del Pullman Strike del 1894, le Union Americane decisero di cambiare strategia di azione. Le azioni dirette non bastavano più, bisognava acquisire un vero peso politico.

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13 Proviamo a ricostruire tutta la storia Antonio Riccioni nasce nel Marzo del 1865 a Gabba da Sabbatino e Cittera, famiglia di modeste condizioni economiche. Potrebbe avere 2 sorelle: Rita, più giovane di 3 anni, e Pasquina, più giovane di 6 anni. Carolina Marcacci nasce a Grecchia nel 187441; la sua famiglia è benestante. La situazione economica del territorio del Belvedere è la stessa di tanti altri comuni dell‟Appennino: terre dure da coltivare, poco lavoro, gente che in inverno va in Maremma per guadagnare qualche soldo. Per qualche decina d‟anni, c‟erano state le ferriere di Porchia e di Panigale che avevano dato lavoro e una certa prosperità, ma ora anche queste sono praticamente chiuse. Non sappiamo che cosa abbia fatto Antonio fino all‟età di 28 anni. Potrebbe essere rimasto sempre sull‟Appennino. Potrebbe essere andato in altre miniere in Italia o in Francia. Non sappiamo se Antonio e Carolina si siano già “fidanzati” prima dei vari viaggi oltre oceano. Dal 1888 è parroco di Gaggio Don Emanuele Meotti, persona molto sensibile ai problemi dei propri fedeli ed in particolare di chi deve andarsene per lavorare. E‟ possibile che Antonio si consigli con Don Meotti e riceva tramite lui notizie da chi è già all‟estero.

Qualche altro belvederiano era già andato in America in quel tempo?

La prima traccia di un Lizzanese nell'Illinois è del 1886. Si tratta di Bernardo Petroni (nato nel 1857), che evidentemente si trova bene laggiù, tant'è che lo ritroviamo 41

Secondo il Census 1900.

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ancora a Ladd nel 1901, assieme al nipote Goffredo Biagi. E' possibile che Bernardo, o qualcun altro che è con lui, mandi informazioni sulla situazione in America, che contribuiscano a consolidare l'idea che da quelle parti c'era lavoro, duro sì, ma pagato, e anche bene. Una giornata di lavoro può rendere tra le 10 e le 15 lire; rimanendo qualche anno nelle miniere, considerato il costo del viaggio (un migliaio di lire fra andata e ritorno), e altre spese occasionali, rimane sempre un bel gruzzolo, che al ritorno può permettere di comperare un po‟ di terra o una casa. Ad un certo punto Antonio decide di partire. Si trova con altri belvederiani, si forma un nutrito gruppo. Nella zona delle montagne emiliane gira un tipo che, a dire la verità, sta simpatico a pochi, ma è quello a cui bisogna rivolgersi per comperare i biglietti della nave. E' uno che promette un viaggio organizzatissimo: treno fino alla Francia, nave fino a New York, poi ancora treno; bagaglio preso in consegna in partenza e restituito intatto all'arrivo, nessun problema di documenti. I nostri amici non si fidano molto di questa promessa, tutto troppo facile. Ma in ogni modo, non c'è alternativa. Finalmente, quindi, nell'Ottobre del 1893, Antonio parte da Boulogne, sulla nave Obdam della HollandAmerican Line, destinazione Ladd, Illinois. Arriva ad Ellis Island il 18 Ottobre. Nel gruppo ci sono sia minatori, giovani e meno giovani, sia ragazze, giovani, non sposate. Tra questi anche Pasquina, presunta sorella di Antonio, e Serafino Muratori, che ritroveremo, 7 anni dopo, sposati, con 3 figli ed una domestica.

Chissà se le autorità portuali hanno preteso che le ragazze "single" si sposassero per poter entrare in America? Magari anche Pasquina e Serafino hanno celebrato il loro matrimonio ad Ellis Island. ~ 71 ~


La maggior parte del gruppo si ferma effettivamente a Ladd, Spring Valley e Braidwood. Per alcuni invece le condizioni trovate nell‟Illinois non sono soddisfacenti. Il 1893 è un anno drammatico per l‟economia americana, molte banche e industrie chiudono i battenti, il tasso di disoccupazione è altissimo ed esiste una situazione fortemente conflittuale tra imprenditori, operai e Unions, che porterà a numerosi scioperi anche violenti, specie nell‟anno successivo. E le miniere dell‟Illinois non sfuggono a questa situazione. Almeno tre di loro, Antonio Riccioni, Silvio Brasa e Aurelio Ferrari, decidono di andarsene. La Rocky Island & Pacific Railroad Company, proprietaria della ferrovia che da Chicago, passando per Ladd, porta verso le nuove frontiere del selvaggio West, è particolarmente attiva in quelli che sono chiamati i Territori Indiani. Costruisce ferrovie e gestisce nuove miniere di carbone. E incoraggia la gente a cercare laggiù nuove opportunità. Da molti, il paese è descritto come “Giardino dell‟Eden”. Può darsi che effettivamente le condizioni di vita siano migliori laggiù. Che avendo bisogno di manodopera, le compagnie minerarie siano meno dure con i propri dipendenti. Forse anche il clima è più accettabile. Basta andare alla stazione e un treno ti porta direttamente a Hartshorne, Dow, Wilburton oppure Ola. I tre hanno uno spirito avventuroso, sono cacciatori, sono montanari. Partono. Antonio Riccioni passa tre anni nei Territori Indiani, a Dow.

In quegli anni si svolgono le Land rush, con cui migliaia di pionieri “conquistano” un loro pezzo di terra, ma nessuno dei Belvederiani vi partecipa. Sono minatori, vogliono fare i minatori, ogni altra possibilità è meno interessante che tornare a casa, sull‟Appennino. ~ 72 ~


Evidentemente Antonio si trova bene laggiù. Tanto bene che pensa che possa essere un ottimo posto anche per una famiglia. Nel 1897 torna in Italia. Ma è un ritorno breve, probabilmente solo per convincere “qualcuno” che in America si sta bene, che è un posto adatto per far crescere una famiglia, che il lavoro è duro, ma ci sono le possibilità di avere qualche cosa che i monti dell‟Appennino fanno fatica a darti. Carolina si convince. Antonio e Carolina si sposano. Il 19 Marzo 1898 nasce Giuseppina. Antonio va a trovare Don Meotti. E‟ possibile che i due prendano accordi su una forma di corrispondenza che permetta di avere una comunicazione diretta Gaggio– Territori Indiani, molto utile per entrambi. Antonio non può rimanere, deve andare a preparare l‟arrivo della sua nuova famiglia. Il 24 Agosto 1898 riparte da Le Havre con il paquebot La Champagne e arriva ad New York il 4 Settembre. Questa volta non passa da Ellis Island, la struttura infatti è inagibile a causa dell‟incendio dell‟anno precedente. Viene comunque sottoposto alle varie ispezioni. Aveva dichiarato di possedere 15 dollari, ma quando gli chiedono di mostrali, ne ha solo 13. Non sappiamo se possa essere stato un problema. Antonio torna nei territori Indiani. I vecchi amici Silvio Brasa ed Aurelio Ferrari sono ancora a Dow, nel campo minerario della Rocky Island & Pacific Railroad Company. Probabilmente ritiene che non sia il caso di fare abitare la sua famiglia in questo campo, già piuttosto "vecchio", dove ci sono solo minatori e non altre famiglie. Gli consigliano di provare a farsi assumere dalla Hailey Ola Coal Company, una nuova società costituita da Daniel Morris Hailey, un intraprendente affarista locale che ha ~ 73 ~


aperto una miniera ad Ola, pochi chilometri oltre Wilburton. In effetti il campo minerario è nuovo, meglio servito, e ci sono anche case grandi che possono ospitare la sua famiglia e anche dei pensionanti. Antonio si decide, compera una casa. Poi manda un telegramma in Italia. Il 7 Settembre 1999 partono anche Carolina e la piccola Giuseppina. Assieme a loro viaggia di nuovo un gruppo di compaesani. Tra questi ci sono la (presunta) cognata Rita Riccioni, l‟altro (presunto) cognato Serafino Muratori e Oreste Filippini, di Sambuca, diretto a Ladd dal cugino Domenico Filippini (che ritroveremo, l‟anno dopo, marito di Rita Riccioni). Il viaggio sul paquebot La Bretagne da Le Havre a New York dura 8 giorni. All‟arrivo Carolina dichiara di avere con sé 20 dollari.

Non so perché Carolina e Giuseppina abbiano viaggiato con il cognome Marcacci anziché Riccioni. Anche nel Census 1900 Carolina e Giuseppina figurano con il cognome Marcacci. Anche Antonio ha un cognome”strano” (Marcinie) che sembra derivare più da Marcacci che da Riccioni.

Tutto il gruppo va a Ladd. Carolina e Giuseppina vanno invece a Ola, Territori Indiani. Nella casa di Ola, dove dimorano come pensionanti anche James Brunetti, Giuseppe Marchioni, fabbro, e Domenico Palmieri, nasce, il 24 Agosto 1900, Catterina. Dopo di loro molti altri belvederiani “cambiano destinazione”, dall‟Illinois passano ai Territori Indiani. Nel 1903 ritroviamo tanti cognomi noti tra Ola, diventata Lutie, e la vicina Dow: Cioni, Castelli, Lenzi, Piacenti, Brunetti, Gandolfi, Gualandi, Nasci, Tonielli, Zaccanti. Ci sono anche altri tre Riccioni: Raffaele, Giuseppe e Luigi, fratelli di Gaggio. Può darsi che il canale di comunicazione con Don Meotti abbia funzionato bene. ~ 74 ~


Nei campi minerari, oltre al company store e alla canteen (mensa), spesso ci sono il saloon, una sala di ritrovo, una cappella, una bottega da fabbro (blacksmithery) e una scuola. Antonio fa il minatore. Carolina gestisce la mensa. Visto il tipo di gente che bazzica da quelle parti, fuorilegge, banditi, ladri di bestiame, sceriffi, indiani ubriaconi, neri arrabbiati e bianchi razzisti, è comprensibile che Carolina sia sempre pronta con la carabina contro chi cerca di rubarle il mangiare che prepara per i suoi minatori. Giuseppina va a scuola? Caterina no, è troppo piccola. Antonio va a caccia; con il fucile che si è comperato, un nuovissimo Colt Ligthning Rifle42, a 8 colpi calibro 47, quello con la canna ottagonale, non ha timore nemmeno di affrontare bufali o bisonti nelle praterie indiane. Tutte le cittadine minerarie da Hartshorne a McAlester sono collegate da un regolare servizio di tram elettrico. Come molte altre famiglie, è possibile quindi che la famiglia Riccioni vada nei giorni di festa a sentire le varie bande italiane che si esibiscono per le strade locali. Magari vanno anche all‟Opera, al teatro di Krebs. E‟ possibile che Antonio sia uno dei promotori (magari supportato dall‟Italia da Don Meotti) dell‟Italian Mutual Aid Society Dante Alighieri di Dow, associazione che si prefigge lo scopo di aggregazione sociale ed assistenza economica agli iscritti. Può essere accettato in questa associazione solo chi sia nato in Italia, o abbia almeno il padre italiano, sappia parlare italiano e sia residente a Dow da almeno 3 mesi. Durante la loro permanenza nei Territori Indiani, si verificano ben cinque gravi incidenti nelle miniere della zona. È possibile che qualcuna delle vittime fosse un loro conoscente o amico. In questo periodo nasce Dino, il primo figlio maschio della famiglia Riccioni, ma purtroppo muore ancora piccolo. 42

Vedi Documenti pag. 116.

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Qualche tempo dopo, Carolina è di nuovo incinta. Per non correre nuovi rischi decide, cosa abbastanza inusuale per quei tempi, di andare a partorire in ospedale. Allora Antonio e Carolina prendono il treno che collega Lutie a Fort Smith, dove c‟è il migliore (leggasi l‟unico) ospedale della zona. Quindi Elide nasce nel mese di Aprile del 1904 a Fort Smith, Arkansas. Il quarto figlio, Dino, nasce il 25 Luglio del 1907 a Lizzano. Quindi, a un certo punto se ne vanno dall‟America e tornano in Italia. Vendono la casa ai due pensionanti Palmieri e Brunetti, che rimarranno qui con le loro famiglie per tutta la vita. 43 Antonio non si fida a tornare in Italia con dollari in cartamoneta. E se poi non me li cambiano? Non si fida nemmeno di trasferimenti bancari o di lettere di credito. Per lui vale quello che si vede e che si può toccare con mano. Va quindi a Wilburton allo sportello della First National Bank 44 dove si fa convertire tutti i suoi risparmi in monete d'oro. Il direttore della banca lo mette in guardia da possibili furti o gabelle che potrebbero essere richieste dagli agenti di frontiere, in America o in Italia45, ma Antonio è irremovibile: parte con le tasche piene di dollari in oro. Perché sono tornati? E‟ possibile che Carolina un bel giorno abbia detto ad Antonio: “Caro marito, hai quasi 40 anni, una moglie, 3 figli e un cane. E‟ ora che tu smetta di rischiare la vita tutti i giorni in miniera. Questo posto dove ci hai portate sarà emozionante e avventuroso, ma non mi sembra ideale per far crescere i nostri figli. Continuando tu a fare il minatore e io a dar da Sono infatti sepolti nel cimitero cattolico di Wilburton. Vedi Documenti pag. 107. 45 Cosa che infatti poi avviene all'arrivo in Europa. 43 44

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mangiare ai minatori, non credo che diventeremo mai ricchi. E se un domani il carbone dovesse esaurirsi, che cosa ci staremmo a fare quaggiù? Un po‟ di soldi siamo riusciti a metterli da parte e credo che potremmo comperarci qualcosa a Lizzano che ci dia da vivere discretamente. E poi, mi mancano tanto le nostre montagne...”. E' possibile che Antonio abbia risposto: "Cara moglie, tu hai perfettamente ragione, il tuo ragionamento non fa una piega. Viene da una persona pratica, coscienziosa, con le idee chiare su che cosa sia bene fare e che cosa no. Il mio discorso è diverso. Mi chiedo quale sarebbe il significato del nostro ritorno: vorrebbe dire che abbiamo già ottenuto quello che volevamo quando siamo partiti, oppure che non ci siamo riusciti? Quello che dici è vero; un giorno le miniere di carbone potrebbero esaurirsi. Ma ci sono talmente tante opportunità in questo paese per chi abbia un po' di iniziativa, che non credo che avremmo tanti problemi. Di fare il minatore, lo sai bene, è un pezzo che sto pensando di smetterla. Ho già trovato tre o quattro amici che ci starebbero con quell'idea di organizzare un'attività di lavori di costruzione. Contractor, li chiamano quelli che fanno questo mestiere; si può guadagnare bene. Anche a me piacerebbe tornare, un giorno, a Lizzano. Un giorno, non adesso. La nostalgia è un qualcosa che mi sa di vecchio, adatto a chi pensa di aver già dato abbastanza e non ha più voglia di continuare. Le nostre montagne sono bellissime, ma qui è diverso, è una questione di dimensioni, di spazi, è tutto talmente grande. Io qui sto bene, mi sento nel mio ambiente”. E' possibile che Carolina abbia così concluso: “Non è questione di avere vinto o perso. Bisogna essere realistici. Uno parte con certe idee, con certe aspettative. Ma sono solo idee e aspettative. Mi sembra assolutamente sensato e indice di saggezza, ad un certo punto, verificare gli ~ 77 ~


obiettivi che uno si era posto e chiedersi che cosa si vuole veramente ottenere. L'hai detto tu: ritornare è più difficile che partire. Dobbiamo essere ancora più forti di dieci anni fa e tornare a casa nostra”. Racconta Giorgio Filippi, sulla Musola numero 15, che le suore, una volta trasferitesi nel nuovo edificio sulla strada principale, vendettero il fabbricato sulla piazza di Lizzano a Gustavo Sabbatini, marito di Ernesta Petroni (tanto per infilarci in mezzo un altro ramo della famiglia). Gustavo Sabbatini trasformò il vecchio convento in un fornitissimo negozio di ferramenta, con annesse officine da fabbro e idraulico. Il tutto fu poi venduto ad Antonio Riccioni che per qualche anno continuò lo stesso commercio, poi trasformò i locali in un bel bar, gestito dalle figlie.

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14 Vineland In un certo momento a Vineland, oltre ai Polmonari, c‟era una moltitudine di Vai. Giuseppe e la sua famiglia, arrivati nel 1900. I tre fratelli Enrico, Umberto e Ciro che avevano girato tutte le miniere dell‟Europa e degli Stati Uniti. I vari figli, Giovanni, Luisa, Egle, Aldo, Maria, Renato, Romeo (padre di Mirella), Antonio, Pietro, Mary, Giulietta ed Elena. C‟era anche Umberto, detto Annibale, figlio di Liduina, che faceva il fornaio. Continuo a chiedermi che cosa siano andati a fare a Vineland tutte queste persone. Capisco l‟Illinois, i Territori Indiani, là c‟era il carbone, ma a Vineland? “Uno strano paese piantato

su una terra che sembra sabbia e gli abitanti sono tutti lizzanesi”, come dice, nel 1928, Giulia Baruffi.46

Qualcuno potrebbe farmi una osservazione: “Se non lo sai tu che sei stato due volte a Vineland”. Sì, è vero, sono stato ospite dei Polmonari nel 1973, dopo l‟esame di maturità, e nel 1980, dopo la laurea. Ho avuto modo di incontrare quasi tutti i discendenti dei primi lizzanesi che arrivarono agli inizi del „900. Mi hanno fatto conoscere il loro modo di vivere e il loro Paese. Da Vineland sono poi andato a New York, Washington, Philadelphia, Los Angeles e San Francisco. Confesso di non aver mai nemmeno pensato di chiedere ai cugini d‟America i motivi che avevano spinto i lori avi ad abbandonare il paese natio per andare a vivere oltreoceano. Altri tempi, altri interessi. 46

La Musola n. 27 pag 47.

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15 Il piccolo Arturo al babbo Antonio "Babbo, ma com‟era l'America?" "Pensa ad una terra grande, ma grande grande... poi pensala di nuovo, ancora più grande, molto più grande... poi pensala un'altra volta ancora più grande di prima... La riesci a immaginare, Arturo?" "Si, babbo; era davvero così l'America?" "No, l'America non era così, era molto più grande!"47

47

Raccontata da Giuliano, figlio di Arturo.

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La prima foto è stata scattata a Gabba al ritorno del gruppo dall'America (*). Carolina è ovviamente riconoscibile (l'unica donna) e a questo punto anche Antonio (con il fucile). Gli altri non hanno ancora trovato un posto nella storia, anche se sono stati riconosciuti Eliseo Castelli (l'uomo in piedi al centro con i baffoni) ed Enrico Marcacci, fratello di Carolina, il secondo in piedi da destra.

Nota aggiunta alla seconda edizione Dicembre 2010: (*) Questa informazione si è poi rivelata non esatta. Vedi Storie degli Avoli 3.

Queste pagine, senza pretese, sono state scritte per ricordare chi ha avuto il coraggio di ritornare. Ogni osservazione, correzione, o ulteriore "ricordo" sarà ben gradito, e magari permetterà di fare un aggiornamento della storia.

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Bibliografia Their Journey to America di Dave e Patricia Lustra A brief historical overview of the Chicago, Rock Island and Pacific Railroad Chronicles of Oklahoma di Robert L. Williams Histoire maritime de la Compagnie Generale Transatlantique Early days of coal mining in northern Illinois di Richard Joyce The Pullman strike of 1894 di Andrea Rohde Salviamo lâ€&#x;immigrante di Marco Cecchelli La Musola del Rugletto dei Belvederiani

Foto non originali: www.ellisisland.org www.rootsweb.com www.krebsmuseum.com www.forum.tutvillage.com http.maps.yahoo.com www.emigrazione.it www.ancestry.com www.unofficial.net www.uberti.com ~ 85 ~


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DOCUMENTI

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The passengers’ lists

First Name: Last Name: Ethnicity: Last Place of Residence: Date of Arrival: Age at Arrival: Gender: Marital Status: Ship of Travel: Port of Departure: Manifest Line Number:

Carolina Marumi Itali Lizzano Sep 17, 1899 24y F M La Bretagne Havre 0001

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First Name: Last Name: Ethnicity: Last Place of Residence: Date of Arrival: Age at Arrival: Gender: Marital Status: Ship of Travel: Port of Departure: Manifest Line Number:

Antonio Riciconi Italian, White Lizzano Belvedore Sep 04, 1898 33y M M La Champagne Havre 0026

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First Name: Last Name: Ethnicity: Last Place of Residence: Date of Arrival: Age at Arrival: Gender: Marital Status: Ship of Travel: Port of Departure: Manifest Line Number:

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Antonio Nicioni Italy Oct 18, 1893 28y 7m M Obdam Boulogne 020


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Paquebot La Bretagne Compagnie Générale Transatlantique 1886 - 1912

Fiche technique Materiaux de la coque: acier Type de navire: paquebot acier gréé en 4 mâts Type du propulseur: 1 hélice Nom du chantier de construction: Compagnie Transatlantique Longueur (en mètres): 150,00 Largeur (en mètres): 15,76 Jauge brute (en tonneaux): 6754 Port en lourd (en tonnes): 2969 Puissance du moteur (en chevaux): 9000 Vitesse en service (en noeuds): 17,5

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Paquebot La Champagne Compagnie Générale Transatlantique 1886 - 1915

Fiche technique Materiaux de la coque: acier Type de navire: paquebot acier gréé en 4 mâts Type du propulseur: 1 hélice Nom du chantier de construction: Compagnie Transatlantique Longueur (en mètres): 150,00 Largeur (en mètres): 15,76 Jauge brute (en tonneaux): 6726 Port en lourd (en tonnes): 2884 Puissance du moteur (en chevaux): 9000 Vitesse en service (en noeuds): 17,5

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Obdam (ex British Queen) Holland-America Line 1880 - 1915

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4 sorelle: La Champagne, La Bourgogne, La Gascogne e La Bretagne Nel 1884, i francesi della Compagnie Generale Transatlantique decisero di conquistare una grossa fetta del mercato del trasporto degli emigranti europei verso il Nord America. Dettero pertanto inizio ai lavori di costruzione di quattro nuovi piroscafi identici, battezzati La Champagne, La Bourgogne, La Gascogne e La Bretagne, da destinare alla rotta Le HavreNew York. Le quattro sorelle ebbero destini diversi. La Gascogne, nei 26 anni in cui prestò servizio, si comportò sempre onorevolmente. Per la Bretagne si può parlare solo di inizio e fine poco gloriosi; durante la cerimonia del varo, si arenò infatti sul fondo del porto, mentre colò a picco a causa di una tempesta durante l'ultimo viaggio, quando era già destinata alla demolizione. Anche la Champagne fece la figuraccia di arenarsi sul fondo del porto, durante la cerimonia del varo. Ma per lei questo fu un segno premonitore di cattiva sorte. Nel 1887, La Champagne entrò in collisione e fece affondare il piroscafo Ville De Rio De Janeiro. Nel 1898, a seguito di un'avaria dei motori, rimase alla deriva per 5 giorni nell'Atlantico del Nord; un'altra nave accorse in suo aiuto, riuscendo a rimorchiarla verso l'Europa, con tutti i passeggeri a bordo. Nel 1912, entrò in collisione con il piroscafo Desna. Nel 1915, infine, durante una tempesta, si incagliò all'entrata del porto di Saint-Nazaire, si spezzò in due tronconi e venne demolita. Il destino peggiore toccò invece alla Bourgogne. Il 2 luglio 1898, all'uscita del porto di New York, in presenza di una fitta nebbia, entrò in collisione con il veliero Cromartshire. A causa dello scontro, tutte le scialuppe di salvataggio di tribordo divennero inutilizzabili. Un'ora dopo, La Bourgogne affondò trascinando con sé 500 persone. 184 naufraghi furono invece salvati dal Cromartshire stesso e poi trasferiti sul piroscafo Grecian, giunto in soccorso.

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Film Il Padrino parte II (The Godfather part II) Regia Francis Ford Coppola Cast Al Pacino Robert De Niro Diane Keaton John Cazale Robert Duvall Talia Shire Gastone Moschin Sofia Coppola Anno 1974

Corleone, ragazzetto siciliano, raggiunge gli Stati Uniti e, per un errore dei funzionari dell'immigrazione, prende il nome di Vito Corleone. Vito si fa strada nella Little Italy, crea un impero del crimine (case da gioco, prostituzione) che trasmette al figlio Michael. Nel 1958 Michael è costretto a meditare sul futuro della famiglia: il fratello lo tradisce, alcuni rami dell'organizzazione tentano di rendersi autonomi, il Senato lo cita, Cuba passa dal governo di Batista a quello di Fidel Castro, la moglie si procura un aborto. È qualcosa di diverso da un seguito: racconta non solo quello che viene dopo il 1°, ma anche quello che lo precede. Il n° 1 s'incorpora nel n° 2, e ne viene continuamente evocato. Forte del successo, Coppola ha mano libera nel mettere a fuoco le ambizioni di trasformare un gangster-film in una tragedia moderna, una grande metafora sull'America dopo la fine del “sogno”. Ottenne sei premi Oscar (film, regia, sceneggiatura, R. De Niro, scenografie, musica). ~ 100 ~


Nuovomondo (The golden door) Regia Emanuele Crialese Cast Vincenzo Amato Francesco Casisa Charlotte Gainsbourg Filippo Pucillo Aurora Quattrocchi Anno 2006

Inizi del Novecento. Sicilia: una decisione cambierà la vita della famiglia Mancuso, scegliere di lasciarsi il passato alle spalle e iniziare una vita nuova nel Nuovo Mondo. Salvatore vende tutto per portare i figli e la vecchia madre in un posto dove ci sarà più lavoro e più pane per tutti. Salvatore Mancuso è uno delle migliaia di emigranti italiani che misero in gioco tutto. Non è un eroe, è un uomo semplice ma guidato da una lucida consapevolezza che lo spinge ad affrontare il lungo e pericoloso viaggio attraverso l'oceano, per giungere a New York agli albori del XX secolo. Non va in cerca di grandi fortune, né di gloria. Trovare un lavoro e una casa per i suoi familiari sono il suo unico obiettivo. Una sottile e allo stesso tempo fitta atmosfera di mistero avvolge l'intero viaggio: dai riti prima della partenza, alle cure che la madre di Salvatore riserva agli abitanti del villaggio affetti da strane patologie, riconducibili ad arcane presenze e spiriti, che da sempre accompagnano la vita dei contadini siciliani. Niente spaventa i Mancuso, nemmeno le minuziose analisi fisiche e psicologiche a cui gli immigrati dovevano essere sottoporsi una volta sbarcati, che sentenziavano il diritto a rimanere nel Nuovo Mondo o l'obbligo a tornare nel Vecchio. ~ 101 ~


Hitch Regia Andy Tennant Cast Will Smith Eva Mendes Kevin James Amber Valletta Michael Rapaport Adam Arkin Kevin Sussman Anno 2005

Alex Hitchens, detto Hitch, è un famoso consulente sentimentale per uomini che desiderano conquistare la donna dei loro sogni ma non sanno come fare. Nonostante i suoi consigli gli abbiano procurato fama e ricchezza, Hitch non riesce a metterli in pratica per se stesso, cosÏ, mentre alla sua porta bussa il mite contabile Albert, in cerca di aiuto per conquistare la bella Allegra Cole, il celebre consulente si ritrova coinvolto sentimentalmente con Sam Melas, giornalista esperta di cronache mondane, a sua volta decisa a screditare le teorie di Hitch.

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Censimento dell’anno 1900

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Lutie Coal Miners Museum

Located in Latimer County Oklahoma within the city limits of Wilburton East on Hwy. 270 and Museum Road, in the last remaining Hailey Ola Coal Company house built in 1901. For viewing information call 918-465-2216 or 2114 Viewing by appointment only for family groups, church groups, school groups, or bus groups. Open 10:00 a.m. to 4:00 p.m. on Miners Day (1st Saturday in May). No charge to view. The Museum is a lasting tribute to the early day coal mining era in which Wilburton was founded. A monument rests outside the Museum listing the miners who lost their lives in mining accidents. The inside is full of artifacts that are analogous to the era of 1880 to 1930. At least one of every artifact that was used in the mining of coal of this era may be found as well as a map of Lutie and location of mines. After eighteen (18) years of operation the museum has had visitors from thirty-eight (38) states and seven (7) foreign countries and thousands of viewers. The Museum has never received any public money. A good bit of work, some monetary donations, and many artifacts were donated by friends and family members who wanted to see the story of their forefathers survive, but 100% of the cost has been borne by the Pate family and friends.

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Uno “Script” emesso dalla Hailey – Ola Coal Company. Poteva essere speso solo allo “store” di Lutie.

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First National Bank di Wilburton (1905) Nella vetrina centrale è affissa una locandina delle linee di navigazione americane i cui biglietti erano venduti dalla banca stessa.

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George Armstrong Custer 5 dicembre 1839 New Rumley Ohio 25 giugno 1876, Little Big Horn, Montana Figura mitica di tante storie del Far West, Custer era veramente generale o solo tenente colonnello?

Ammesso all'Accademia militare di West Point nel 1857, Custer dimostrò Ammesso all'Accademia militare di West Point nel 1857,ilCuster dimostrò subito suo carattere subito il suo carattere testardo, ribelle, orgoglioso, permaloso e poco testardo, ribelle, incline allo studio. Risultò brillante ultimo del suo corso (34° su 34) ma, a orgoglioso, permaloso guerra di secessione ormai iniziata, fu immediatamente inviato al fronte nei e poco incline allo ranghi dell'esercito nordista, dove fece una rapida carriera. Già all'età di 23 studio. Risultò anni gli fu conferito un "General brevet", il grado di generale, valido però brillante per il solo periodo di durata del conflitto. Spesso avventato,ultimo abituato del ad suodicorso (34°inferiorità su 34) attaccare sempre il nemico, anche in condizioni evidente ma, a guerra di numerica, Custer non dimostrò particolare immaginazione nella tattica militare, limitandosi a sfruttare il criterio di attacco frontale normalmente secessione ormai insegnato presso le scuole militari dell'epoca. Usciva generalmente iniziata, fu vittorioso dagli scontri con il nemico, ma sempre a fronte di gravissime immediatamente perdite fra i propri soldati. Malelingue arrivarono a dire che era salito ai inviato al fronte nei vertici della carriera militare «camminando sulla schiena dei suoi soldati ranghiinettitudine dell'esercito caduti in battaglia». Tuttavia, di fronte alla manifesta di altri nordista, dove generali nordisti, i giornali dell'epoca si "appropriarono" della figurafece di rapida George Armstrong Custer, facendone l'eroe per una eccellenza. Finitacarriera. la guerra civile, tutti gli ufficiali con "brevet" temporaneo furono retrocessi al grado Già all'età di 23 anni gli fu conferito un ~ 108 ~ "General brevet", il grado di generale, valido però per il solo


che, per progressione di carriera, loro competeva. George Armstrong Custer si ritrovò capitano. Questa onta durò poco: infatti, nel 1866 gli fu assegnato il comando del neonato reggimento del 7° Cavalleggeri, a Fort Riley, con il grado di tenente colonnello. Meno di un anno dopo Custer fu processato dalla Corte Marziale e giudicato colpevole di abbandono del posto di comando (non disdegnava di andare a trovare la moglie abbandonando il reparto, anche in territorio nemico), crudeltà verso i propri soldati e mancato intervento in difesa di civili attaccati dai nativi americani. Fu così sospeso dal grado e dall'attività militare per un anno. Il 24 settembre 1868 venne reintegrato in servizio e, due mesi dopo, con il suo 7° Cavalleggeri, si rese protagonista del massacro del Washita River. Anche in questo caso Custer venne duramente criticato, non per quello che aveva fatto agli indiani, ma per non esser voluto intervenire in difesa di commilitoni che, rimasti isolati, erano stati a loro volta barbaramente uccisi. Anche nell'ultimo episodio della sua carriera Custer dimostrò scarso acume tattico. Con soli 250 uomini, tutti provenienti da una marcia forzata di 24 ore nella neve, non esitò infatti ad attaccare un accampamento con non meno di 10.000 indiani, lungo il fiume Little Big Horne. Nessun soldato americano sopravvisse, nemmeno il tenente colonnello Custer.

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La malfamata Belle Starr 5 febbraio 1848, Carthage Missouri 3 febbraio 1889, Efaula Indian Territories Amorale e passionale avventuriera soprannominata "the Bandit Queen".

Una vita da leggenda. La giovinezza passata in compagnia delle bande dei fratelli James e Youngers. Fuggitiva in Texas e California. Due mariti uccisi in sparatorie. Boss di una remunerativa organizzazione dei Territori Indiani dedita al furto di bestiame e contrabbando di armi e whiskey. PiÚ volte arresta e processata, una sola volta in prigione per 7 mesi. Chi non poteva comperare con il denaro, lo corrompeva con il suo fascino... Muore a 41 anni colpita da una fucilata alla schiena. Il suo assassino non è mai stato trovato.

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Piccolo grande uomo (Little Big Man) Regia Arthur Penn Cast Dustin Hoffman Faye Dunaway Chief Dan George Martin Balsam Richard Mulligan Anno 1970

Dal romanzo di Thomas Berger, sceneggiato da Calder Willingham: all'età di 121 anni Jack Crabb racconta la sua vita avventurosa nel West. Figlio di pionieri trucidati dagli indiani è allevato dai guerrieri Cheyenne, catturato in uno scontro è reintegrato nell'universo dei bianchi da cui è, però, terribilmente disilluso e disgustato. Diventato di volta in volta commerciante, pistolero, truffatore, ubriacone e scout del generale Custer, partecipa alla fatidica battaglia del Little Big Horn. Western anomalo e, in un certo senso, unico, ha qualcosa del racconto filosofico francese del Settecento (non lontano dal Candide di Voltaire) e del romanzo picaresco spagnolo. La smitizzazione del West e dei suoi miti (bianchi) è radicale nella sua continua (e un po' prolissa) mistura tragicomica; la simpatia per i pellerossa, il rispetto per la loro cultura, la denuncia del loro genocidio non scadono quasi mai nel (melo)dramma didattico. Merita una citazione la stupenda sequenza della strage di Cheyennes nell’accampamento innevato.

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Soldato blu (Soldier Blue) Regia Ralph Nelson Cast Donald Pleasence Candice Bergen Peter Strauss Anno 1970

Dal romanzo Arrow in the Sun di Theodore V. Olsen: un soldato federale, scampato a un micidiale attacco dei pellerossa, e una ragazza che ha vissuto coi Cheyenne, assistono al massacro di Sand Creek del 1864, compiuto dalle giacche blu, nel quale muoiono cinquecento indiani fra cui donne e bambini. Aperto e chiuso con un massacro, è un western violento che denuncia l'inferno delle guerre indiane, nascondendo le sue ambizioni di apologo sul Vietnam. È famoso, o famigerato, per la truculenta carneficina conclusiva che non esclude stupri né evirazioni. Le copie in circolazione sono spesso alleggerite dei particolari più raccapriccianti.

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Il fiume rosso (Red river) Regia Howard Hawks Cast John Wayne Walter Brennan Montgomery Clift John Ireland Anno 1948

Tom Dunson guida la propria mandria di ottomila capi dal Texas verso il Missouri attraverso la pista Kischolm e il Fiume Rosso. Durante il viaggio, il figlio adottivo Matthew si ribella alla sua autorità e i deu si affrontano in un combattimento selvaggio una volta arrivati ad Abilene. Chi volesse porre Il fiume rosso in cima alle sue preferenze non sbaglierebbe. Il film è epico senza sconfinare nella convenzione hollywoodiana. È rivoluzionario nello svolgimento del racconto, specie quando rappresenta la spietatezza di Dunson. La stessa ferocia che Wayne sfodera in Sentieri selvaggi. Tutto il racconto è il paradigma della letteratura western, Ford compreso.

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Cuori ribelli (Far and away) Regia Ron Howard Cast Nicole Kidman Cyril Cusack Barbara Babcock Tom Cruise Anno 1992

Alla fine dell'Ottocento Joseph, figlio di un contadino irlandese, e Shannon, figlia del padrone sfruttatore, per ragioni diverse, ma spinti dal medesimo impulso di ribellione, s'imbarcano per l'America verso una nuova vita. La storia si divide in tre atti che si svolgono in Irlanda, a Boston e nell'Oklahoma. Hanno il loro culmine nella storica corsa del 16 settembre 1893 (Cherokee Strip Land Race) per la conquista delle terre vergini, pi첫 volte rievocata al cinema. Megafilm in Panavision Super 70 da 60 milioni di dollari, in cui s'alternano il meglio e il peggio del cinema hollywoodiano a grande spettacolo. Il peggio prevale. Nemmeno un Oscar. Tom Cruise con bicipiti da culturista.

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The Colt Lightning rifle

Il primo modello del 1884 ottenne un tale successo che, in venti anni, ne furono costruiti ben 185.000 esemplari, in tre differenti versioni, in grado di utilizzare pallottole di calibro dal 20 al 50-95 Express.

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In merito a dove siano andati e a cosa abbiano fatto laggiù, le notizie sono veramente poche; è davvero strano che da tutto il gruppo degli otto fratelli, e dei rispettivi consorti, figli e nipoti, si sia solo riuscito a sapere che il bisnonno era minatore, la bisnonna gestiva la mensa dei minatori e che erano nella città del carbone, Carbonville. Evidentemente l’America era un argomento del quale non era gradito parlare. Perché se ne sono andati?

Piero Petroni, classe 1955, ingegnere di professione è ormai da alcuni anni sulle tracce degli avoli tra le montagne dell’Appennino bolognese e delle vicissitudini che li hanno portati oltreoceano. Questo è il primo di una serie di tre libri.


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