Anno II - #00tris/Dicembre 2009 - Periodico in attesa di registrazione
12/2009#00tris
Elisabetta Pastore
p. 01 - 14
Francesco Martinelli
p. 02
Scuola delle Arti della Comunicazione
Annika Strøhm - Saba Salvemini
p. 04
http://pierrotweb.wordpress.com
Francesco De Nigris
p. 06
Michele Pinto
p. 07
Rolando Macrini
p. 08
Alessandro De Benedittis
p. 09
Franco Vangi
p. 10
Simona De Sario
p. 10
Alessia Vangi
p. 11
Alice Checchia
p. 12
Celeste Quercia
p. 12
Sofia Leuzzi, Davide Labartino, Marilù Cavallo, Graziana Bucci
p. 13
29 anni, allieva diplomata della Scuola delle Arti della Comunicazione del Teatro delle Molliche di Corato. Laureata in legge, ha approfondito il settore del commercio estero. Oltre a continuare a maturare esperienze nell’ambito legale, ha svolto attività presso un ente pubblico che si occupa di internazionalizzazione delle imprese e ha collaborato con esperti di rischio sul credito. In concomitanza col resto, da qualche anno sta cercando di coltivare le sue doti di scrittura. Ha scritto un’opera teatrale interpretata da Francesco Martinelli dal titolo ‘Fiori di Plastica’; cura la rubrica ‘Pianeta uomo’ sul portale web ‘andrialive’; è in lunga attesa nella trafila dell’editoria per la pubblicazione di un suo libro. Collabora con la libreria ‘Diderot’ di Andria nella realizzazione di eventi culturali, e tiene laboratori di lettura nelle scuole elementari e medie. Appassionata di scienza e filosofia. E’ convinta che il mondo si accenda e si spenga perché esistono le illusioni, ma una volta accortisi di ciò è sempre luce.
Dirige la Scuola delle Arti della Comunicazione. Diplomato attore a Milano, specializzato in regia e in drammaturgia musicale a Prato, in Commedia dell’Arte a Reggio Emilia. Ha studiato con i maestri: Gregoretti, Albertazzi, Biswas, Brivio, Corsetti, Fava. Ha scritto numerose opere teatrali tutte rappresentate. Insegna pedagogia teatrale. Non attende di diventare grande ne aspira a fare qualcosa di diverso rispetto a quello che può fare ora. Periodico di informazione e critica teatrale a cura della
Centro di Educazione Teatrale del Teatro delle Molliche Via Monte Carso, 26 - 70033 Corato (Ba) www.teatrodellemolliche.it
Progetto grafico ed impaginazione Danilo Macina In copertina: “Dall’arido” (Danilo Macina) Stampa digitale a cura di: Graziani Arti Grafiche S.r.l. S.P. 231 km. 31,600 - 70033 Corato (Ba) www.graziani.it
Il contenuto degli articoli riflette esclusivamente il pensiero dell’Autore e non è necessariamente condiviso dalla redazione di Pierròt. L'unico responsabile è l’Autore che ha fornito i materiali, i dati, le informazioni o che ha espresso le opinioni. Qualora il lettore riscontri errori o inesattezze è pregato di rivolgersi a pierrotweb@libero.it che si impegnerà a correggere o rimuovere informazioni che risultino inesatte o che costituiscano violazione di diritti di terzi. Tutto il materiale pubblicato (articoli, foto, illustrazioni, etc.) è coperto da copyright, tutti i diritti sono riservati, può essere pubblicato altrove, non per usi commerciali, dandoci preavviso e comunque citandone sempre la fonte.
Annika Strøhm attrice e regista norvegese. Vive e lavora in Italia da 8 anni. Si è diplomata alla Nordic Theatre Academy del Prof. Jurij Alschitz e con lui ha lavorato in diversi spettacoli. Tra gli altri ha studiato/lavorato con J.P. Dénizon, A. Milenin, G. Borgia, G. Sneltvedt, T. Ludovico. Nel 2007 ha fondato l’associazione culturale Areté Ensemble insieme a Saba Salvemi.
Nato ad Andria dove vive e insegna Educazione musicale. Ha pubblicato i romanzi: “Parole morte” (Oppure, 2001); “Sotto un cielo senza angeli” (Palomar, 2006)
Laureato in giurisprudenza con una tesi sulla liberta’ d’espressione e la censura cinematografica e opera da 10 anni nel campo delle produzioni multimediali. Ha insegnato didattica dell’immagine in decine di scuole, collaborando visivamente a teatro passando attraverso il genere documentaristico, la musicarterapia e l’attivita’ di videojoker in discoteca continua la sua originale sperimentazione artistica.
Regista, Musicista. Presidente del Centro Teatrale Universitario di Viterbo (1999 - 2002) e Direttore Artistico del CUT La Torre di Viterbo (dal 2002) . Studente personale di Ellen Stewart, La MaMa Experimental Theatre Club di New York e La Mama Umbria International di Spoleto.
Allievo attore della Scola delle Arti della Comunicazione. Frequenta l’ultimo anno di studio presso il Liceo Classico di Corato. Si dedica all’arte non per ammazzare il tempo ma per vocazione, non vive di realtà ma di sogni.
Docente di Italiano e Latino presso il Liceo Classico Alfonso Oriani di Corato. Ha esordito nel 1979, in campo letterario, con un’opera teatrale sulle lotte contadine di fine ‘800 in Puglia e si è dedicato alla saggistica storica.
21 anni, diplomata presso il Liceo Classico di Corato, attualmente studentessa universitaria.Allieva del terzo anno della Scuola delle Arti e della Comunicazione. Ha deciso di credere in questa passione, cercando di superare le sue difficoltà, alla ricerca di se stessa.
22 anni, studentessa di lettere presso l’Università degli studi di Bari, curriculum “Cultura letteraria dell’età moderna e contemporanea”. Diplomata presso la “Scuola delle Arti e della Comunicazione” in qualità di attrice. Aspirazioni: fare del teatro il mio mestiere in qualunque forma o manifestazione: “ESSERCI”.
Allieva del primo anno della Scuola delle Arti della Comunicazione.
Anno II - Numero 00tris. Chiuso in redazione il 21 dicembre 2009. Chi volesse inviare articoli, foto, materiale, dare suggerimenti o semplicemente contattarci, può farlo scrivendo a: Pierròt c/o Teatro delle Molliche Via Monte Carso, 26 - 70033 Corato (Ba) o inviando una e-mail a pierrotweb@libero.it.
Allieva del Propedeutico della Scuola delle Arti della Comunicazione. Ha 13 anni e frequenta la 3° media presso la Scuola “L. Santarella” di Corato. Prima di iniziare l’avventura del teatro ha per 6 anni praticato nuoto agonistico. Ha scelto il teatro dopo aver partecipato ad esibizioni condotte da animatori in vacanza, e a recite scolastiche. “Mi piace il teatro perché posso sfogarmi ed esprimere recitando l vari facce della vita divertendomi”.
Articoli di redazione
p. 15 - 16
12/2009 #00tris
Elisabetta Pastore
L’amore degli uomini è pura autoconvinzi-
da imprimergli. La mia unica premura di-
one celebrale, è il frutto della nostra capacità
veniva semplicemente fare centro nel ces-
d’immaginazione tanto fervida e fantasiosa,
tino, pertanto mi limitavo a ridimensionare
o provato varie volte a scrivere un
da esser capace a scardinare i nostri convin-
l’estensione del rettangolo di carta di modo
concetto definito del termine AMORE.
cimenti appena il pensiero si fa trascinare
che non scivolasse via dal canestro. Se
Ho tentato d’aiutarmi con le parole dei
verso un orizzonte più ‘intellettualmente
invece la materia con cui si trovava a con-
poeti ottocenteschi e fiorentini, entrambi
stimolante’.
tatto la mia mano era sottile, fragile, facil-
spacciati per sedicenti esperti conoscitori
Man mano che andavo avanti però, mi
mente modellabile, allora la palla riusciva
dell’espressione, ma nulla ne è venuto fuo-
rendevo conto che diventava per me sem-
di circonferenza più netta. La mia forza, in
ri. Ho sprecato risme di fogli bianchi senza
pre più impossibile riuscire a dire qualcosa
sostanza, e la resistenza della carta, erano
cavarne alcunché: rileggevo e modificavo,
di universalmente attendibile e vero ris-
le variabili che incidevano sulla delicata
limavo, correggevo, cambiavo.
petto all’amore.
operazione di appallottolamento.
Accartocciavo di volta in volta i fogli che
I dubbi mi assalivano come serpi viscide
Ad un certo punto poi è successo che… il
sporcavo di scritte indefinibili, uno ad uno
striscianti su un corpo molle.
canestro si è riempito ed io ho smesso di
li massacravo come fosse la meritata puniz-
Non conosco l’amore - Avevo paura ad am-
scrivere.
ione da infliggere a chi è incapace a realiz-
metterlo, ma era questo forse il vero limite
Ho rovesciato il contenuto del cestino sul
zare ciò che è desiderato. Collezionavo, in
che incontravo.
pavimento, ed ho riflettuto.
quantità sempre maggiore, palle deformi
E’ talmente insormontabile il mistero rac-
Ho provato a definire l’amore, ma ne ho ot-
che si ammonticchiavano nel cestino dei
chiuso in questo vocabolo utilizzato quo-
tenuto di contro solo un mucchio di fogli ac-
rifiuti. L’immondizia cresceva assieme alla
tidianamente in maniera esageratamente
cartocciati irregolarmente, tendenti a qual-
rabbia del non saper fare. Quell’incapacità
inflazionante che ogni mio tentativo mi
cosa di sferico, pieni di punte e di spigoli, per
relativa, la mia coscienza intransigente, la
pareva demagogia di contorno a qualcosa
niente lineari. Ho provato a definire l’amore e
trasformava in incapacità totale. Eppure
che non vuole essere definita.
ne ho ottenuto un ammasso di palle di carta
avevo sfoderato un vocabolario termino-
Intanto le palle di carta deforme cresce-
tutte diverse, tutte eterogenee.
logicofraseologico di non poco conto, ep-
vano, simili, ma non identiche tra loro.
L’amore degli uomini è il tentativo di costruire
pure nulla di ciò che scrivevo era falso in
Ciascuna prendeva una piega, un confine
una sfera che riesce meglio quanto maggiore
assoluto, eppure ogni definizione poteva
a seconda della forza e dell’impeto che io
è la forza esercitata nella pressione della ma-
essere giusta per una giusta situazione.
esercitavo nell’atto dell’accartocciamento.
teria e quanto minore è la resistenza che la
Stranamente accadeva che le accezioni
Così, ad un certo punto non ho pensato
stessa opera.
che concedevo al termine AMORE erano
più all’amore Ho osservato quei piegaz-
L’amore non sarà mai qualcosa di perfetta-
tutte costantemente e paradossalmente
zamenti irregolari, tendenti al cerchio,
mente sferico, non sarà mai qualcosa di pre-
tendenti al pessimo, al nero. Scrivevo cose
mai precisi, mai riusciti esattamente a
cisamente definibile, perché soffre dei limiti
del tipo:
causa dell’imperfezione della mia mano
dati dalla forma umana, soffre dell’assenza
L’amore degli esseri umani è una schiavitù,
nell’aggrovigliarli. Mentre stringevo il
di onnipotenza dell’uomo.
un incastro che rende sola la vita, che limita
foglio, dovevo per forza di cose, regolare
Quello che mi ha intristito maggiormente,
gli interessi nei confronti del resto del mondo,
l’intensità della mia presa in base alla dop-
però, è che d’amore se ne può riempire un
dell’universo interessante.
piezza della carta che avevo sotto mano.
canestro intero, ma il suo contenuto è des-
L’amore è portatore sano di sofferenza poi-
Più era doppia e resistente, più doveva
tinato al macero appena comincia a trab-
ché imbrigliato in meccanismi costrittori e
essere intensa la stretta. Nei momenti di
occare …un po’ come la vita, destinata al
deleteri.
stanchezza, non mi curavo più della forma
macero, appena comincia a traboccare.
H
pierròt
p.01
#00tris 12/2009
Francesco Martinelli
dipppadipadipdipaninnn..”, ma non faceva
intendono uscire dall’edificio per incontra-
in tempo a finire la domanda che veniva
re adulti, né vogliono che adulti entrino
completata con “..azzo. anche oggi vuoi un
nell’edificio. Proseguono la loro mozione
po’ di panino? Fabio il paninazzo!”. Dietro ai
avvertendo che se subiranno aggressioni
cancelli, c’era anche la mamma di Luca,
si faranno esplodere senza alcun preavviso.
Angela, Concetta, Damiana, insomma tutte
Comunque, non c’è da preoccuparsi è un
erano lì fuori, disperate perché non pote-
semplice sciopero. Questo è tutto, la sedu-
vano entrare in quella maledetta scuola.
ta è tolta” Le prime ad applaudire furono le
Nel frattempo erano arrivati anche i papà
vigilesse, che nutrivano una profonda am-
dei bambini. Si doveva attendere il sindaco
mirazione per il sindaco, essendo stato
per avere comunicazioni ufficiali. Il sindaco
proprio lui a volerne l’assunzione conside-
di Piedepiccolo era un ex onorevole nostal-
randole
gico delle attenzioni riservate ai parlamen-
l’estetica dell’arredo urbano, poi gli ausilia-
tari, per cui ogni volta che si muoveva dal
ri del traffico, che, data la loro anziana età,
municipio doveva essere accompagnato
si sforzavano ad applaudire calorosamente
e mamme del borgo di Piccolopiede
con la macchina blu ben lavata. Il lavaggio
per non essere da meno, quindi gli spazzini
alla periferia della città di Piedepiccolo
alle ore 13.50 era oramai chiuso! Un bel
a seguito dell’auto blu, il postino che copri-
si videro respinte dai vigili urbani che vie-
problema. Bisognava provvedere diversa-
va la zona di Piccolopiede, gli assessori co-
tavano di entrare nel plesso del 2° Circolo
mente. Il sindaco clandestinamente fu ac-
munali, che si erano precipitati a sostegno
Didattico “Beduino Cafui”.
compagnato dal messo comunale, sulla
e mostravano evidenti gesti di commozio-
“Ma che succede?” gridava qualcuno con
canna della bici, presso l’azienda della rac-
ne, i responsabili dell’ufficio tecnico ed ur-
rabbia, tutte erano irrequiete, perché nes-
colta dei rifiuti urbani ed una squadra di
banistico del comune che annuivano in-
sun bambino aveva abbandonato la scuola
spazzini si dedicò immediatamente al la-
tenti a fare le relazioni di rito, ed infine
che contava 120 alunni. Maestre, operatori
vaggio dell’auto blu, che da fuori luccicò
colsero la palla a balzo i dipendenti in cassa
scolastici, ausiliari, personale di segreteria
come non mai, ma da dentro puzzava in
integrazione della ditta di scarpe antiscivo-
avevano lasciato il loro posto di lavoro.
modo disgustoso, avendola lavata nella
lo “P&P Piccolo Piede Calzature” che si era-
“Nessun adulto può entrare nell’edificio” ,
zona dei rifiuti umidi. Anche il sindaco si
no dati appuntamento a Piccolopiede per
disse con tono austero il capo dei vigili.
era appuzzonito, se ne accorse subito il
una battuta di funghi, i quali all’unisono si
“Ma mio figlio sta dentro!”, lo aggredì ver-
capo dei vigili che, andandogli in contro,
misero a gridare: “Bambini tenute duro,
balmente la mamma di Vito, il bambino da
avvertì un conato di vomito. “Signore
non mollate!”. In questa atmosfera di gene-
tutti conosciuto come “il padrone dello
mamme e signori papà – iniziò il discorso il
rale entusiasmo, forse troppo esasperata
scivolo” (era stato lui ad insegnare ai com-
sindaco, dopo essersi stirato la giacca con
da qualcuno, gli unici a non manifestare
pagni come salire dal lato opposto). “Lì
le mani, quasi fosse in Parlamento – non è
euforia erano i genitori che se pur tranquil-
dentro c’è pure mio figlio Fabio!”, disse
oltremodo possibile prelevare regolarmen-
lizzati dalle notizie del sindaco, erano al-
un’altra mamma. Fabio era detto “paninaz-
te i vostri pargoli, poiché gli stessi hanno
quanto seccati perché alle 14.45 le mam-
zo”, perché chiedeva sempre il panino agli
deciso in libera adunanza di rifiutare ogni
me casalinghe avevano la puntata della
altri e siccome balbettava lo ingiuriavano
presenza adulta. Vado ad esplicare meglio
trasmissione “Fatti i fatti tuoi” e quel Vener-
così; lui chiedeva: “Mi dddai uuuun ppppò
la loro mozione comunicandovi che non
dì Sinsalabì avrebbe raccontato tutta la
L
p.02 pierròt
indispensabili
per
migliorare
12/2009 #00tris
verità sulla scomparsa del bidè dal panfilo
passava..., e finalmente l’uomo vide i bam-
mente e disse: “L’ultima storia è questa,
dello sceicco Alcatraz durante il suo viag-
bini che sbirciavano dalle finestre dell’edifi-
proprio questa – ripeté - quella del buio e
gio in Puglia, e gli altri dovevano andare a
cio. Lo riconobbero, era il maestro di teatro
della luce. C’è la luce c’è il buio”. Dalle fine-
lavorare. “La vita di mia figlia è la cosa più
di Piedepiccolo, lo salutarono facendo ciao
stre splendevano dei bagliori che si faceva-
importante per me! Io non entrerò. Non
con la mano, lui si alzò prontamente sorri-
no sempre più numerosi: candele, torce,
voglio vederla esplodere.” disse il papà di
dendo con un viso raggiante e a gesti
lampade d’emergenza, persino dei simpa-
Eleonora alla mamma di Gianluca (detto
chiese il permesso di entrare. Per un mo-
tici tubi fluorescenti con delle bandierine
“gormita” perché non era molto bello).
mento sparirono, ma poi Gregorio (ingiu-
che Giacomo (detto “quark” per la sua mor-
“Dobbiamo rispettare i diritti dei nostri fi-
riato “areosol” per via delle sue puzzine)
bosa curiosità per gli animali) riconobbe
gli, lo dice l’Unesco”; mentre precisava
uscì fuori brandendo con la mano un tele-
essere quelli che il papà comprò al Circo. I
questo la madre di Claudio, trovando il
comando e tenendo il dito su un bottone
bambini erano tutti affacciati alle finestre.
consenso della mamma di Sabrina (sopran-
pronto a pigiarlo ed esplodere, aprì il can-
“Ma quello è il mio papà!”- disse con voce
nominata “x factor” perché cantava sempre
cello e disse: “Corri, vieni dentro”. Urla e
commossa Patrizia (chiamata “siono” il per-
canzoni che nessun bambino conosceva),
salti dei bambini accolsero il maestro che si
ché nessuno lo sapeva). “Ci sono i nostri
un papà interruppe con animo: “Chi? Chi
lasciò coinvolgere, abbracciò quattro bam-
genitori là fuori! Ma che stanno facendo?”,
ha detto non esco?” era il papà di Andrea
bini alla volta, salì sui banchi e fece il verso
domandò ingenuamente Pietro (l’unico a
(detto “calzainscarpe” perché non portava i
dello scimpanzè, poi si mise a correre per il
non aver soprannomi perché nessuno lo
calzini) anziano pensionato con difetto di
corridoio fingendo di guidare una astrona-
chiamava mai). “Rimarranno là fuori, al
udito, che aveva capito: non esco anziché
ve, giocò a far il robot e a fare le comiche
freddo, tutta la notte. Finché voi non uscite
Unesco. “I nostri figli hanno il diritto di es-
con cadute, colpi di testa..., e poi lotte gre-
da qui, verranno tutte le notti a vegliare”,
sere liberi, liberi anche da noi. Devono di-
co romane con tutti. Insomma era diventa-
rispose il maestro di teatro. Si muovevano
fendere la loro libertà a costo di farsi esplo-
to il capo dei giochi, giocava meglio dei
nel buio 240 lumi e lumicini che colorava-
dere”. E qui scoppiò il tanto atteso applauso
bambini, e proponeva giochi divertenti.
no di luce la notte. Tutti i bambini decisero
dei genitori che fino ad allora non avevano
“Adesso volete sentire delle storie bellissi-
di terminare il loro sciopero violento e si
dimostrato alcun entusiasmo. Pensando
me? Tutti seduti”. E raccontò, raccontò tan-
ricongiunsero con il mondo degli adulti,
che era giusto così, andarono via. La piaz-
te storie che parevano reali, infatti i bambi-
forse solo per andare a letto, dormire, e
zetta pareva deserta ma non lo era, era ri-
ni commentavano puntualmente. Raccontò
sperare un mondo di bambini. La scuola
masto un uomo seduto per terra con le
storie di guerre, di distruzioni seguite da
pareva vuota ma non lo era, poiché il mae-
spalle appoggiate ad un sedile di pietra.
ricostruzioni; storie di paesi lontani, luoghi
stro di teatro di Piedepiccolo si era attarda-
Pensava: ”Che cosa ne sarà di Piccolopiede
dove il sole brucia la terra e luoghi dove
to per verificar l’effettivo sgombero
se non si vedranno più in giro bambini? E
esiste solo ghiaccio; storie di esseri strani
dell’edificio, e fu dimenticato lì dentro. Si
se non usciranno più come sarà vivere qui?
che vivevano nei boschi, sotto la terra tra le
sdraiò sopra un banco, stando al buio, pen-
- si guardava intorno - Cosa stanno facen-
radici o sopra i rami degli alberi; storie di
sò a lui bambino (veniva chiamato “stolto”
do? cosa si stanno dicendo? A cosa stanno
ultime cene e crocifissioni, di morte che dà
perché diceva di voler diventare un artista),
giocando?...”, sperava che qualcuno di loro
vita eterna. Dopo aver passato l’intero po-
e aspettò la luce del mattino.
facesse capolino da una delle finestre della
meriggio ad ascoltare storie venne il buio
scuola, prima che facesse buio, e l’imbruni-
profondo. Il maestro si mise ad accendere
re a fine Novembre giunge presto. Il tempo
e spegnere i neon del corridoio ripetutapierròt
p.03
#00tris 12/2009
Annika Strøhm
ragazzo prende un pesce grosso e nello
fuoriescono voci e parole terribili. Capisce
sforzo e nel caos tirando su il pesce la
che per salvare se stessa e la nonna deve
monetina casca fuori da un buco della sua
dare la sua monetina alla cassiera. Lo fa e
tasca e cade giù sulla strada. Il ragazzino
così finalmente possono uscire dal super-
non se ne accorge, contento di aver preso
mercato.
un pesce grosso torna a casa cantando. La monetina si trova nella cassa che a volte La monetina sola sulla strada guarda il cielo,
si chiude e diventa buia ed a volte si apre
un uccello, persone che camminano e che
ed entra un po’ di luce. Ogni tanto cadono
la passano accanto o la camminano sopra.
dentro altre monetine, sempre d’argento
Poi all’ improvviso sente una piccola mano
perché lei ovviamente si trova nel vano
morbida e piena di gelato che la prende e
delle monetine d’argento. Nel vano accan-
la mette in bocca, anche quella piena di
to ci sono le monetine d’oro. La monetina
gelato, e la succhia. La monetina chiude gli
d’argento sogna di essere scambiata per
occhi e trattiene il fiato. La mamma vede
una di loro per poter fare il loro stesso viag-
che il bambino ha messo qualcosa nella
gio. Tra nuove amiche d’argento ci si aiuta
bocca, la toglie e la butta via.
l’un l’altra a salire per guardare dall’altra parte, per vedere come stanno le moneti-
La monetina viene poi trovata da una
ne d’oro. Ma quando le monetine d’oro le
ragazzina più grande che la porta a casa
vedono, le sgridano, le spingono e le fanno
na monetina, la più piccola delle
e ne fa una porta fortuna. La lucida ogni
cadere giù.
monetine d’argento, si trova sola sul
giorno. La tiene in una scatola e ogni tanto
Finalmente la monetina d’argento viene
fondo del mare in un luogo un po’ buio ma
la usa come specchio. La monetina sogna
presa dalla cassiera e messa nella mano di
accogliente, vicino agli scogli. Guarda su e
di girare il mondo e passare da una mano
un signore bello, abbronzato, profumato
vede il cielo e le persone che passano una
all’altra, tra gente bella e ricca. Si trova
e con vestiti di seta e carico di gioielli. La
giornata al mare. Vorrebbe essere trovata
però ferma in quella scatola di velluto. Un
monetina tutta contenta pensa che final-
e sogna di diventare una monetina d’oro
giorno la ragazzina porta la scatola con sè
mente arriva il viaggio dei suoi sogni: che
e fare parte della gente ricca e del mondo
quando va a trovare la nonna, una signora
sia venuto il momento di iniziare una nuo-
ricco e passare da una mano ad un’altra di
grossa con un grande sorriso. La ragazzina
va vita tra gente ricca, bella e forte. L’uomo,
donne e uomini belli e forti.
va a fare la spesa con la nonna. Arrivate alla
però, non ha un posto nel suo portafoglio
cassa, alla nonna mancano gli spiccioli e si
per monetine come lei, ma solo per le mo-
Un ragazzo povero pesca, ma invece di un
trovano bloccate mentre la coda di perso-
netine grandi d’oro e per quelle di carta
pesce tira su un pezzo di plastica con la
ne si allunga. La cassiera si innervosisce,
speciale; non sa che farsene di lei, e appe-
monetina d’argento. La monetina è tutta
manca soltanto una piccola moneta d’ar-
na uscito dal supermercato la dà subito a
contenta di essere stata trovata e tirata su
gento. La gente che fa la coda comincia a
un mendicante. La monetina cerca di fare
dal mare. Il ragazzo prende la monetina,
fare commenti, a spazientirsi, e addirittura
resistenza e di fargli capire che vuole resta-
l’asciuga un po’ con le sue mani sporche
a gridare e a spingere. La ragazzina si trova
re con lui, cerca di rimanere appiccicata al
e la mette nella sua tasca. Dopo un po’, il
in mezzo a gente sudata con bocche da cui
palmo della sua mano, ma il signore non se
U
p.04 pierròt
12/2009 #00tris
ne accorge e se ne va.
una scatola. Una donna le prende una per
portare via. Riescono a salvarsi e tornano
una, le buca e le passa su un filo insieme
a casa. La ragazza però ha perso un orec-
Il mendicante trascorre il resto della
ad altre palline. Insieme diventano un bel
chino, con la pallina d’argento, che scende
giornata senza ricevere nient’altro che la
orecchino di palline d’oro e d’argento. Le
lentamente giù fino al fondo del mare. Le
monetina d’argento, è troppo poco per
palline d’oro guardano le palline d’argento
altre palline d’oro e d’argento sono molto
comprare qualcosa, e così la porta a “casa”
e le sue amiche con disprezzo e arroganza.
spaventate, ma la pallina d’argento dice
sua sotto un ponte. La monetina rimane
Gli orecchini vengono messi a due a due in
loro di non preoccuparsi perchè lei quel
con il mendicante per molto tempo. Il
piccole scatole e portate al negozio.
posto lo conosce già bene.
re e tiene la monetina stretta nella mano.
Appesa nella vetrina, la vecchia monetina
Passano i giorni e le palline dal fondo
Un giorno non si sveglia più, è morto. Ven-
che adesso è una pallina d’argento guarda
guardano su verso il cielo e le persone che
gono a portarlo via e la monetina rimane
il mondo, la gente che passa, il cielo, e so-
passano una giornata al mare. Un ragazzo
sul materasso abbandonato in mezzo alla
gna di essere portata via da persone belle,
povero pesca ed invece di un pesce tira su
spazzatura sotto al ponte.
forte e ricche. Un giorno, la scatola con la
un orecchino di palline d’oro e d’argento.
coppia d’orecchini di cui fa parte viene
Il ragazzo prende l’orecchino con le sue
Un giorno vengono a pulire tutto e la mo-
presa e confezionata con un bel fiocco. Il
mani sporche, guarda le palline e scoppia a
netina viene raccolta insieme alla spazza-
regalo viene aperto da una ragazza molto
ridere. Le palline d’oro sono spaventatissi-
tura e portata alla raccolta differenziata. Lì
bella con lunghi capelli castani e dei vestiti
me, si sentono a disagio lì sul palmo sporco
viene separata dai rifiuti e messa insieme
meravigliosi. La ragazza si mette subito gli
del ragazzo. La pallina d’argento, che l’ha
ad altri pezzi di metallo, tra cui altre mone-
orecchini. Ed ecco la pallina d’argento che
riconosciuto, scoppia a ridere anche lei
tine spaventate, d’oro e d’argento. Alla fine
dondola appesa all’orecchio della ragazza.
insieme al ragazzo. Si guardano e ridono
viene separata ancora una volta insieme
Quella sera la ragazza va ad un ballo in
sempre più forte. Le altre palline, passato
alle monetine e ad altri pezzetti d’argento
un palazzo grande, pieno di luci, musica,
lo spavento iniziale, sentendo questa risa-
e messa in un grande contenitore. Improv-
gente bella e ricca. La pallina d’argento tra-
ta bella e forte non possono fare altro che
visamente il contenitore inizia a diventare
scorre una serata magica, danzando nella
ridere anche loro.
sempre più caldo, finchè le monetine e i
sala grande, passeggiando nel giardino,
pezzetti d’argento cominciano a sciogliersi
ascoltando una conversazione d’amore tra
uno dopo l’altro e si uniscono in un picco-
la ragazza e un ragazzo. Poi torna di nuovo
lo lago di argento puro. La monetina non
nella grande sala e vede dall’alto monta-
sente più il proprio corpo, guarda gli altri
gne di cibi deliziosi; pesce, arrosti, frutta,
con cui adesso è tutt’ uno. Si guardano e
torte e dolci di ogni genere. Alla fine della
si consolano a vicenda. Poi scorrono via
serata la ragazza torna a casa con gli amici.
come un fiume lungo un canale, e come
Si fermano sulla strada lungo il mare per
gocce cadono dentro a piccoli fori. La
guardare le onde e la luna. Le onde sono
monetina si trova di nuovo da sola dentro
grandi e ogni tanto spruzzano i ragazzi che
a un piccolissimo spazio oscuro. Il foro si
ridono. Salgono sugli scogli per giocare a
raffredda e alla fine diventano piccole e
sfidare le onde. Un’onda grande li fa cade-
dure palline d’argento e vengono messe in
re e la ragazza deve lottare per non farsi
mendicante dorme tra rifiuti di vario gene-
pierròt p.05
#00tris 12/2009
Francesco De Nigris
che non conosciamo affatto quelle persone,
e affascinante. La bimbetta ti sorride, poi
di loro conosciamo il volto, l’andatura, le
corre a rifugiarsi tra le gambe della mamma,
proporzioni del corpo, il sorriso, se hanno
ma torna e ti indica col ditino l’acquario e
mani tozze oppure esili, se sono curate o las-
inarca le sopracciglia. Ti sorride e tu le sor-
ciate a se stesse, possiamo dire di conoscere
ridi. Perché? Che sarà?
alla perfezione il loro incarnato, ma niente
Sei seduto ad una panchina a goderti l’ombra
più. E’ così che conosco la commessa. Ep-
e a sfogliare il giornale, la panchina è la
pure le sorrido, lei mi sorride e spesso abbi-
stessa ogni giorno, anche le facce che vedi
amo indugiato a chiacchierare. Chiacchiere
sfilare sono ogni giorno le stesse. Hai cono-
frivole, parole leggere, ammiccanti a volte.
sciuto un signore, una mattina ti ha chiesto
Perché? Che sarà?
se poteva dividere con te l’ombra. Viene
In macelleria, mentre aspetti il tuo turno, ti
tutte le mattine e tu lo aspetti. Lui parla e tu
Ah che sarà, che sarà… quel che non ha
scopri incantato davanti ad un acquario nel
lo ascolti. Parla della sua vita passata, degli
giudizio.”
quale pesci variopinti leggeri, di quelli che
anni trascorsi suo malgrado lontano da casa,
Incroci in ascensore una giovane donna dai
chissà da dove arrivano, in chissà quali fiumi
dei Paesi che ha visto e dei posti che ha at-
lineamenti gentili, è sola al momento, anche
hanno sguazzato prima di finire prigionieri
traversato, e tu lo ascolti. I suoi racconti ti
se sai che ha due bimbe graziose. Ti parla e
tra quattro pareti di vetro, condannati a sol-
incantano, come un bambino con le favole, e
tu la osservi, la ascolti, percepisci in lei una
care lo stesso minuscolo mare e a contem-
intanto ti accorgi di guardarlo con ammirazi-
sottile inquietudine, come un’ansia, quasi
plare il medesimo fondale di plastica. Poi ti
one, quasi con orgoglio, come fosse tuo
una giustificazione. La ascolti, la guardi
accorgi che non sei solo, che dietro di te una
nonno. Racconta della guerra, la Seconda,
negli occhi e pensi che ti piace, ma non
bimbetta ha dipinto sul volto il tuo stesso
di un campo di concentramento in India,
glielo dici, non hai intenzione di sciupare
stupore, negli occhi la stessa tua curiosità.
e tu pensi a come il destino abbia portato
con parole inopportune l’esile onda di fidu-
La osservi, ne scruti le espressioni, ti chiedi
quest’uomo ai confini del mondo e adesso è
cia che senti promanare dai suoi occhi. Parla
se sta pensando i tuoi stessi pensieri. Prova
qui, seduto accanto a te a raccontarti la sua
con affanno, come se fosse reduce da chissà
a seguire con un ditino, facendolo scivol-
vita. I vecchi amano raccontare e tu lo sai, un
quale fatica che le taglia il fiato. Continui ad
are sulla parete di vetro, il percorso di un
giorno forse capiterà anche a te raccontare la
osservarla, ad ascoltarla e un inedito pudore
pesciolino blu e rosso che guizza rapido tra
tua vita, anche se al confronto non sarà stata
ti trattiene. Perché? Che sarà?
i resti di una finta anfora e la vegetazione di
una vita avventurosa, e sempre che qualcuno
Alla cassa del supermercato sorridi alla
plastica attaccata sul fondo. Adesso è lei che
sia disposto ad ascoltarti. Il vecchio signore
commessa, è una ragazza che hai imparato a
ti osserva, perché intanto ti sei abbassato al
parla e tu lo ascolti, è pacato nel suo narrare
conoscere per via della frequentazione quo-
suo livello e avvicinato all’acquario. Le sor-
ma tu ti emozioni, ti entusiasmi, e cento do-
tidiana. Anche se a dire di conoscerla ti sem-
ridi e speri fiducioso che la bimbetta ricambi,
mande si affollano nella tua mente. Poi senti
bra una parola eccessiva, ma tant’è, diciamo
ma lei ti guarda disorientata e pensosa: “chi
che quest’uomo un po’ ti appartiene, che ti
di conoscere le persone che incontriamo
sarà mai questa specie di bambino grande
ha restituito un po’ di memoria e credi di
spesso, per strada, sul posto di lavoro, sul
e grosso”. Poi succede. Forse perché il tuo
volergli bene. Perché? Che sarà?
treno dei pendolari, diciamo di conoscerle e
volto, come uno specchio riflette la sua stes-
“Ah che sarà, che sarà… quel che non ha
crediamo che sia così, in fondo ci torna utile
sa fiducia e ingenuità, lo stupore che si ac-
giudizio”.
per non dover essere costretti ad ammettere
comuna di fronte ad uno spettacolo inusuale
“
p.06 pierròt
12/2009 #00tris
Per quanto verosimile sia il detto per cui non c’è miglior medico di se stessi, è altresì provato che non c’è miglior carnefice di noi stessi.
Michele Pinto
Senza nome
pierròt p.07
#00tris 12/2009
Rolando Macrini
con una missione sulle spalle: “trovare una
per esserci: essere a New York City a fare
carrucola!”, ma dopo estenuanti sguardi,
l’artista nel tempio dell’Off-Off Broadway.
vuoti e troppo lungimiranti per una città
Il Teatro è stupido, è solo una questione di input. Freddo pomeriggio NewYorkese sulla 1a strada.
N
on so bene, ma è andata così. Ci trovavamo a New York sulla prima
strada, tra la seconda e la terza, sembra un gioco, ma è vero, la grande mela esisteva davvero. Fino a quel momento avevamo pensato che fosse un’invenzione americana tipo CineCittà nei suoi anni d’oro: una grande città piena di pannelli con le lucette davanti e tutto vuoto dietro. Senz’anima. Così l’avevo trovata, senza idea dell’umana specie, perché troppo intrisa, piena di uomini: una città di uomini e topi, ovunque. Ero andato di mattina a cercare una carrucola; sì, ci serviva una carrucola per lo spettacolo, ma dove trovare una carrucola in una metropoli così? La grande mela piena di vermi. Dove cercarla? Allora mi sono avventurato sulla Bowery, verso sud. Lì per lì non sapevo neanche che esistesse Chinatown (figuriamoci i cinesi), d’altronde non pensavo esistesse neanche New York, figuriamoci i mondi paralleli (crassi e tenui) che custodisse. Continuavo a camminare, la prima passeggiata di una metropoli mai vista né visitata,
p.08 pierròt
così ricca di debolezze materiali, ho ceduto
Il teatro è strano, mai visto, un quadrato di
e mi sono fermato. Ora ho un ricordo sfo-
12x12m completamente nero, con su due
cato del luogo, ma in un corner e con un
lati gli spettatori.
inglese maccheronico, ho chiesto:
Hanno appena riverniciato il pavimento
«Vuere chen ai faind uane ove dis?»
e siamo terrorizzati di rigarlo in qualche
(Where can i find one of this?)
modo.
E poi ho sfoggiato la mia bella carrucola da
(ci siamo accorti solo anni dopo che riverni-
tre chili che ci eravamo portati dall’Italia:
ciano il pavimento per ogni nuova produzio-
d’altronde esistono le carrucole a New
ne, ogni tre settimane quindi).
York? Insomma, io gli mostro, all’omino all’ango-
Cazzeggio nel teatro e girovagando tra
lo, l’aggeggio per avere almeno una vaga
le stanze magazzino nascoste, avviene il
indicazione tipo: “vai di là, vai su” che so, vai
fattaccio; è proprio quando apro la porta
da qualche cazzo di parte, ma lui niente, mi
chiusa, quella che nelle favole non va mai
guarda e mi fa:
aperta, che mi cade giù un pannello in fac-
«hits iour problemm!»
cia, faccio un salto olimpionico e mi sposto
(it’s your problem)
al volo su un lato.
Io non capisco e non capisco perché:
È una quinta da palcoscenico che ora giace
non è possibile
morta esanime e orizzontale sul pavimento
mica si capisce, così, su due piedi, uno che
“imbiancato nero” de La Galleria. Che Gra-
incontri per strada a New york
ma la vita. È una bella quinta nera con le
non si può essere così scortesi, cazzo.
traversine orizzontali, verticali e diagonali
Ma lui nulla, imperterrito ripete:
smorza tensione, un bel lavoro certosino
“it’s your problem”.
che custodisce il segreto del teatro alle sue
Allora me ne vado , ringrazio con lo slang
spalle, la gemma d’oriente, lo smeraldo di
da montanaro e penso, con grazia e col
cristallo della Gerusalemme liberata con
cuore ridotto ad un puzzle da 1000: vaffan-
tutti i Filistei…etc…etc…:
culo america.
c’è appiccicato sopra, col nastro telato universale, quello che può appiccicare un
Bene, c’è freddo fuori, davvero; noi siamo
elefante ad una parete, una lista, nero su
rintanati sottoterra, precisamente ne La
bianco. Mi avvicino e leggo svelto:
Galleria de La MaMa Experimental Theatre
«RICHARD ENTER…
Club e tra 4 giorni siamo in scena con lo
BLUE MACHINE GOES OUT…LINDA
spettacolo “ONE/UNO”. È uno spettacolo
ENTER…,
“figo” ed io ho patito le pene dell’inferno
ME…
TEXT….:
DON’T FORGET
MICHAEL ENTER…»
12/2009 #00tris
E’ chiaro, è tutto chiaro.
speranze, la testimonianza di fede e il bat-
ciarlatano.
La quinta è il palliativo tecnico del teatro
tesimo protestante sotto la neve dei con-
Non sento niente.
ed è il suo pseudonimo; perché custodire
tadini in rivolta condotti al macello? Chi
“Napoli, …, 44, …, quinta che cade,…, il
allora e gelosamente i sogni di una nuova
vuole ancora un bacio sulla fronte? Perché
teatro dei poveri…”.
rivoluzione industriale del mondo e dello
abbracciare la testimonianza di un giovedì
Illusi, siamo stati e lo siamo ancora, finché
spettacolo?
senza lacrime? Perché abbandonarsi qui
stupidi saremo nella lungimirante idea di
Perché pensare di arrivare nella Grande
sotto, giù, senz’aria per capire che cos’è il
passare per stoici santi del mestiere del
mela ed inebriarsi per un attimo di far parte
teatro? Vecchio barbuto di quinte scritte
teatro.
del film di Liza Minelli o di Sergio Leone?
e senza palle? Io che c’entro? È la vita un
Quanta acqua sotto i ponti?
È solo una fortuita coincidenza, penso,
codice?
A chi spetta la nuova rivoluzione men-
ma sento il germe farsi varco ed aprire le
Dove son finiti i sogni di Gloria?
tale!?
porte dell’incostanza umana, varcare la
Ormai è chiaro: “La Gloria abita appic-
La Peste ci ha colto quando abbiamo cono-
soglia dell’impossibilità ed unirla al traf-
cicata su una quinta nel sottosuolo della
sciuto da vicino chi è l’uomo e che cosa sa
fico di tutti i giorni. Perché trasmettere
metropoli”.
farneticare, fabbricare. Quella quinta, in
allora l’arte arrangiata coi suoi trucchetti?
È una grande lezione di vita, una grande
quel freddo senza carrucole di New York ha
Questa quinta caduta dal cielo è la veridica
lezione di stile; una quinta che cade dal
cambiato la vita di molte persone. Ora ne
testimonianza del vuoto che ci circonda
cielo del magazzino sottoterra, è un mago
sono più che mai certo.
e alla quale tutti siamo appesi? I sogni, le
che svela i suoi trucchi ed è già vecchio: un
Alessandro De Benedittis
U
Ci ebb ero insegnato che la p o esia
O ra ci insegnano che la p o esia
Cantava le imprese della Ragione,
Canta gli ascosi misteri dell’uomo
che del creato dava dimostrazione.
D a sempre indiscusso padron del
Ma la ragione divenne un p esante
mondo;
mattone.
,a adesso l’uomo è cieco, adesso
Ci hanno sempre insegnato che la
l’uomo è vuoto!”
p o esia
“S conosciuto, ho imparato che
Era il canto del p op olo, della patria
adesso la p o esia
Ché fossero esempi di civiltà morali.
da cantar non ha più nulla, più
Ma i p op oli non han più patrie:
nessuno che l’ascolta.
n giorno un vecchio, bianco
siam tutti uguali.
S conosciuto, Ho imparato che la
Vagab ondo
Ci hanno sempre insegnato che la
p o esia ormai è mor ta!”
D isse al mondo:
p o esia
“ci ebb ero insegnato che la p o esia
Era il canto della sublime Natura
Mentre riprese il meccanico riviver
cantava i mistici e infiniti D ei
Che respirava al ritmo del verso
della gente,
che da quel canto prendevano vita.
umano;
D etti l’estremo saluto al Vagab ondo
Ma gli dei divennero una statua
ma la natura è secca, sola nel suo
che si sp ense...
sbiadita.
vaso. pierròt p.09
#00tris 12/2009
Franco Vangi
giovanissimi spettatori (bimbi di 8 anni
rinunciare alla fantasia e all’immaginazione:
delle scuole elementari) hanno certa-
sarebbe una deprivazione del loro essere.
mente introiettato a livello emotivo questa
Ci pensano, riflettano i genitori spesso
dimensione. Ma poi contano il contenuto
distratti e angustiati nelle loro frenetiche
e la finalità dell’evento sapientemente
faccende, si impegnino ad entrare, almeno
iò che intriga e colpisce dello spet-
strutturato dalla regista Alessandra Scian-
parzialmente, in questo mondo “altro”
tacolo “La bambina di burro”, rappre-
calepore in ogni dettaglio. Il contenuto?
dell’infanzia.
sentato nell’ambito della manifestazione
E’ quello stesso che il testo “La bambina
È questo l’obiettivo dell’evento: attraverso
presso la biblioteca comunale, è la legge-
di burro e altre storie di bambini strani“
la drammatizzazione veicolare nelle gio-
rezza di piuma tra suggestioni sonore, levi-
intende comunicare: il superamento delle
vanissime menti il piacere della lettura,
tà di gesti, rotondità ma pure angolosità di
grigie abitudini quotidiane proiettan-
allenarli al volo dell’immaginazione, ad-
posture che i due attori (Alessia Vangi e An-
dosi nel mondo colorato della fantasia e
densare nel loro cuore e nella loro mente
tonio Marzolla) hanno espresso nella loro
dell’immaginazione che come ali ci elevano
immagini, metafore, parole che, oltre che
performance: una dimensione surreale che
sulla realtà, offrono stimoli straordinari, vin-
procedimenti linguistici, sono categorie
però non occulta la realtà, un’effervescen-
cono la “pesantezza” dell’esistere. È il magi-
esistenziali che addensano mondi, idee,
za dell’estro capace di far lievitare anche gli
co mondo dei bambini che nella società at-
progetti di vita. L’opposto di questa visione
oggetti quotidiani.
tuale ipertecnologica rischia di dissolversi.
è il grigiore dell’abitudine e, appunto,
E’ stata la “magia” dello spettacolo e i
Ma geneticamente i bimbi non possono
dell’ASSENZA.
Simona De Sario
le loro orecchie alle parole di un autore e
ad occhi aperti, hanno sognato.
i loro occhi ai gesti di un attore, credendo
Tutto aveva un odore incantevole.
a delle orecchie di farfalla e ad una princi-
L’entità dei loro sogni? Questo è un affasci-
pessa di cioccolato. Rimandavano torride
nante mistero, è il loro segreto più grande
i sono attimi che vorresti non finissero
emozioni cosi asciugando la pioggia di
che probabilmente non riveleranno mai a
mai, momenti che sanno di magia.
quella buia giornata d’autunno.
nessuno perche nessuno potrà mai com-
Cinque libri muti, sulla scena attori e im-
Scorrevano le parole. Ed è come se una
prendere fino in fondo, tenuto nascosto
mobili oggetti. Nel pubblico tante piccole
orchestra avesse iniziato a suonare dolcis-
e lontano da pericolose minacce. Ciò che
stelle. Tutto è iniziato cosi.. Ma le loro mani,
sime note in un immenso silenzio,come se
resta a noi è la consapevolezza che questo
i loro sguardi, il loro sorriso.. pubblico
il pennello di un artista avesse iniziato a
affascinante mistero è stata la nostra più
cosi attento e scoppiettante. In ciascuno
lasciar tracce di tenue colore, sempre più
grande, preziosa e sconvolgente vittoria.
un piccolo bussolotto color fuoco che
intenso, su di un gelido bianco.
Poi, in quella buia giornata d’autunno sono
pulsava, sempre più forte,da far vibrare
Curiosando con un genuino coraggio si
tornata a casa, io, fortunata spettatrice di
una biblioteca con le sue pareti bianche e
sono tuffati, hanno viaggiato investendo
un incanto durato un giorno, serbando in
freddissime.
la realtà,spazzando via una quotidianità
me un sentimento di meravigliosa bellezza
E cosi le piccole stelle,hanno riscaldato la
che non appartiene a loro, con un’invisibile
e ripetendo a me stessa: grazie piccole stel-
nostra voce. Hanno racchiuso la loro at-
arma :la fantasia. Cosi quei libri hanno preso
le, grazie bambini!
tenzione nelle pagine di un libro,volgendo
vita, e gli oggetti forma. Hanno esplorato e
C
C
p.10 pierròt
12/2009 #00tris
Alessia Vangi
chi condivide con questo mondo sporadi-
un linguaggio ‘universale’ che certo può
che esperienze, isolate come bagliori in
raggiungere diversi livelli e quindi diverse
un cupo cielo. Per poi giungere a loro, gli
sensibilità. Ma la sua funzione, la sua ar-
artisti che abbandonano la dimensione
monia è rivolta a tutti. Non so se si possa
teatrale per tornare a rivestire i panni della
parlare di un’arte ‘democratica, visto l’uso
quotidianità, sedendosi di fronte al pub-
che si fa del concetto di democrazia nei
blico su di un freddo sgabello, primo rap-
nostri tempi. Tuttavia sono sicura che nella
porto sensibile con la realtà materiale.
sua ‘potenzialità’, nella sua commistione col
Non entrerò nel merito dei contenuti del
‘divino’, l’arte rappresenti quel bagliore di
dibattito visto che ci si occuperà dettagli-
luce improvvisa che, certo, rischiara tutto,
atamente di questo nel libro redatto da
ma stordisce, scuote l’animo di che è abitu-
Elisabetta Pastore, dove, come suggello
ato a quel cupo cielo.
finale dell’operazione, verranno racco-
L’Umanità sta tutta in questa dinamica del
lti e sintetizzati tutti gli interventi sulle
confronto e la storia ce lo dimostra fre-
creazioni. Cercherò piuttosto di farmi
quentemente. Ci sarà un motivo se l’Atene
suggestionare, nella stesura di questo ar-
del v secolo abbia conosciuto una splen-
ticolo, dai volti, dalle mani, dalle voci che
dida e quasi irripetibile fioritura culturale.
hanno animato il confronto. Prima di tutto
Una ‘polis’ che, non dimentichiamolo,
è importante sapere che il ‘passaggio’ dallo
aveva nell’ “agorà” la sua forza politica.
spettacolo al confronto è mediato da un
Del resto la natura dell’uomo è quella di
intervallo che non ha una semplice funzi-
essere un ‘animale parlante’ data la sua
one evasiva, cosa che gli pertiene nella sua
stessa natura sociale. Osservando i dibattiti
natura di ‘collocarsi al centro’. L’intervallo ha
mi rendevo conto di assistere al recupero
anche un’innegabile funzione di stacco, di
di una dimensione primitiva dell’uomo: il
ogito-ergo.sum.
passaggio alla ‘realtà delle cose’, necessario
recupero della ‘parola’, del linguaggio per
Penso-dunque-esisto. In tre parole è
tanto agli attori quanto agli spettatori. La
comunicare. È per questo che le dittature
concentrata l’essenza dell’uomo. Penso-
seconda fase dopo il rientro nel ‘tempio
che coincidono sempre con una deca-
dunque-re-sisto:esisto con forza, mi pro-
degli uomini liberi’, per citare Dario Fo, per-
denza della cultura, impongono la propria
pongo-impongo tra gli altri.
mette un secondo tipo di avvicinamento
egemonia cancellando il pensiero, an-
Il valore filosofico di quello che è accaduto
all’arte mediante l’uso della ragione. Essa
nichilendo la spirito, censurando le libertà.
nei primi due giorni dell’operazione cul-
è utilizzata per spiegare, per entrare nel
Ai posteri l’ardua sentenza.
turale inaugurata sabato 28 novembre (di
vivo dell’opera. Un uso della ragione che
cui parliamo nell’articolo a pag. 16, n.d.r.)
può avere diversi risvolti, a testimoniare
non ha paragoni. Colori che vi hanno
quanto la fruizione dell’opera d’arte sia
partecipato hanno esperienze variegate:
soggettiva ma oggettiva allo stesso tempo.
da chi ritaglia un pezzo o della sua vita per
Soggettiva per quel che riguarda il gusto,
l’arte, o da chi ve la dedica integralmente
oggettiva perché l’arte, a prescindere dal
in tutte le sue forme e manifestazioni, a
fatto che un’opera sia piaciuta o meno, ha
C
pierròt p.11
#00tris 12/2009
Alice Checchia
all’ultimo, non siamo artisti se viviamo la
Shakespeare diceva che siamo fatti della
nostra vita a strascichi...
stessa materia dei sogni. Ebbene, è così.
Alza ancora. Senti il sangue fluire al cervel-
E se questa digressione non soddisfa, beh,
lo. Non pensare.
a questo punto anche io farò ammenda...
Tutto ha un senso e niente ha un senso.
Farò ammenda partendo alla ricerca di
Siamo noi che con le nostre azioni cari-
una comunità libera ed indipendente, al
chiamo di senso gli oggetti.
di là dei confini, al di là del mondo e al di
Lampi e lapilli di certo rendono poco l’idea
là di ogni regola istituzionalizzata e ben
di caos che un artista ha in testa. Niente
precisata. Imbruttirebbe. E credetemi se
può rendere questa idea...
vi dico che ogni risposta soffia nel vento.
usica a palla. Alza. Alza. Alza. Alza.
E’ un uragano, spassa via tutto...
“The answer is blowin’ in the wind”.
Non si deve pensare...
Questo mondo malato, con le stesse storie,
M
Non vi manca il senso, il senso del non
le stesse facce senza espressione, le solite
pensare. Poco senso, canzone. Questa mia
emozioni, ha tanto da raccontare...
digressione è un flusso di pensieri. Punteg-
Vorrei seppellire le tristezze, i dolori e gli
giatura libera.
affanni che provo anch’io per qualcosa di
Credo che ogni artista debba essere più
meglio al di là di quel muro.
che libero. Siamo un solo cuore pulsante
Credo che il Crèdo di un artista sia quello
che man mano si rafforza e pompa sempre
di credere nelle proprie infinite capacità in
più sangue.
quanto egli è più di una donna o un sem-
Credo che ognuno di noi debba vivere fino
plice uomo. E’ molto di più.
Celeste Quercia
A
rte? Cosa?
Arte: attività regolata da accorgimenti tecnici e fondata sullo studio e sull’esperienza Ah...!? p.12 pierròt
Arti meccaniche, illiberali, grafiche, militari,
vita. Saperle interpretare.
marziali, povere, figurative, minori, mag-
L’arte è passione, tristezza, amore, felicità,
giori, ambientali, sacre...
inganno, odio, paura, timore, coraggio,
Ma cosa s’intende per Arte teatrale?
guerra, pace, tranquillità, frenesia, pazzia,
Arte teatrale: l’attività individuale o col-
fetente, fatale, struggente, coinvolgente,
lettiva, da cui nascono prodotti culturali
ok, ko, realtà, fantasia, scienza, cultura, in-
o comportamenti che sono oggetto di
venzione, spirito, avventura, romanticismo,
giudizi estetici.
storia, bel...STOP.
Cos’è per te l’arte?
L’ARTE E’ TUTTO!
L’ARTE E’ TUTTO. Dal quadro d’autore, al semplice sorriso di un bambino. L’arte è saper esprimere tutto. L’arte è far uscire sempre il meglio di te. L’arte è combinare le varie sfumature della
12/2009 #00tris
Sofia Leuzzi, Davide Labartino, Marilù Cavallo, Graziana Bucci
C’era una volta una principessa che mentre
quando la sarcina se ne accorse, cacciò via
andava al suo regno vide passare davanti
il mendicante, lanciando contro di lui dei
ai suoi occhi delle ombre che vietavano
vanni. La sarcina adirata tornò dentro a cu-
il suo cammino. Alla fine non ce la fece
rare il suo naspo. Dopo pochi giorni giunse
più e cominciò a gridare accusandoli di
li un povero che cercava un po’ d’acqua. La
essere degli annichilazionisti. Le ombre
sarcina lo accolse e il povero raccontò della
si trasformarono in autodirezionali autu-
usa vita. Disse di aver appreso nei suoi
mani e si addossarono su di lei facendola
viaggi che tutti coloro che possedevano
morire, e dicendole che aveva fatto male a
e coltivavano un naspo, sarebbero rimasti
provocarli, e che questa è la conseguenza.
soli per tutta la vita. Ad udir ciò, la sarcina,
La morale è che non bisogna avere troppa
gettò via il naspo fuori dalla finestra. Il
confidenza con persone (ora, ombre) per-
povero si congedò e uscito fuori raccolse
ché ci possono essere delle conseguenza.
il piccolo naspo e lo gustò all’ombra di una
Sofia Leuzzi
quercia. Fu così che la sarcinoa decise di non fidarsi degli assetati e di non ospitare
C’era una volta un extraterritoriale che
e nutrire i poveri mendicanti. La morale è
era fluorescente e proveniva dalla città
che fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.
di Loasacee. Un giorno mentre stava par-
Marilù Cavallo
lando con un suo amico di nome Osmosi, quest’ultimo starnutì addosso all’altro che
C’era una volta una bellissima principessa
si ricoprì di maltosio che era una sostanza
triste e malinconica, amante però della
nociva. Allora chiamò una sua amica
natura. Un giorno mentre passeggiava in
strega di nome Penombra che gli fece un
un prato fu abbacinata da un tallo, un tallo
incantesimo e lo guarì. E così visse felice e
così semplice e innocuo che a nessun tras-
disinfettato. La morale è che non bisogna
metteva qualcosa. La principessa ogni qual
avvicinarsi alle persone che hanno una
volta lo vedeva, cresceva in lei una grande
malattia.
voglia di vivere. Quel tallo era ricco di bel-
Davide Labartino
luria ma allo stesso tempo molto puro. Era diverso da tutti gli altri che erano menci. La
In un piccolo quartirolo, viveva una sarcina
cosa più spettacolare è che era nato, in una
buona e disponibile. Coltivava un naspo di
parte del prato chiana, dove non poteva
uriosa è stata una esercitazione di scrit-
cui era molto gelosa. Giunse un giorno un
niente e nessuno aver vita. La principessa
tura svolta dagli allievi del Corso Prope-
mendicante vestito con un umile stracca
da quel giorno divenne allegra e decise
deutico (11-15 anni) per cui dopo aver scelto,
che cercava un posto per passare la notte.
di trasmettere a tutti quel forte e bel sen-
a caso, 7 parole “difficili e strane” sul voca-
La sarcina lo accolse e gli diede una sua
timento. La morale è che nella vita anche
bolario, ignorando il significato, il maestro,
stanza per dormire. Durante la notte, aven-
una cosa piccola può darti una mano a
durante la lezione, ha dato loro il compito di
do fame, il mendicante si recò nel giardino
vivere la vita più serenamente.
scrivere una fiaba in cinque minuti....
per mangiare un dolce frutto del naspo
Graziana Bucci
C
pierròt p.13
#00tris 12/2009
Elisabetta Pastore
super belle e istruttive”
aerei e di elicotteri” “Io sogno di essere
Per imparare bisogna leggere tanto” “Chi
una parrucchiera e di essere felice”
legge vola con la fantasia” “A me piace
“Vorrei diventare un calciatore” “Vorrei
leggere perché ti inventi tante cose”
diventare un pilota di moto” “Voglio es-
“La lettura fa venire tante idee”
sere un supereroe”
gere ti porta nello spazio”
Ho ricevuto in consegna una busta di plastica blu come quelle in cui il fruttivendolo imbuca la frutta prima di consegnarla al cliente del giorno. Apro l’involucro e scopro un frutto diverso da quelli che si trovano nella terra. Svelo il risultato di tante piccole
“Leg-
“E’ più bello
“Vorrei diventare una ballerina” “Vorrei
leggere che scrivere”
pattinare sul ghiaccio”
“Vorrei fare il
“Io sono felice di quello che avete fatto,
diggei”
non ho mai visto uno spettacolo così bel-
“Il mio sogno è diventare una divina”
lo. Quello che mi è piaciuto di più è “A me questa
Le espressioni più tenere passatemi sotto
esperienza mi è piaciuta molto la vorrei
gli occhi sono state quelle poche imbratta-
ripetere”
te di emozioni e null’altro:
“Questo giorno non lo dimenticherò
“Avevo paura di piangere” “Ho provato
mai”
tanta gioia” “Vorrei rimanere così come
la bambina di burro”
sono”
e minuscole menti invitate a pensare, la-
Tanti altri bambini hanno fissanto l’atten-
“Il mio sogno è di volare con voi e i miei
sciato scritto sulle cartoline di Pierròt il 14,
zione sul “mezzo” che gli ha permesso di
amici” “Mi è piaciuto quando la bambina
15, 16, e 17 ottobre 2009 dopo aver assisti-
viaggiare con la fantasia: hanno trasfor-
di pelo volava. Spero di volare anch’io”
to alla lettura drammatizzata “La bambina
mato in propri idoli gli attori che interpre-
“Io vorrei volare” “E’ stata la più bella
di burro e altre storie di bambini strani”.
tavano le storie, hanno espresso la voglia
storia che io volo nel cielo” “Mi viene da
Sono quasi 600 pensieri che ho potuto sfo-
di emularli, di diventare protagonisti, così
piangere”
gliare tra le dita passando di mano in mano
hanno scritto, ed io ho potuto leggere:
“Quando leggo sogno mio nonno”.
la miriade di cartoline.
“Mi piacerebbe essere un attore”
I bambini scriventi hanno 7 - 8 anni e fre-
voglio fare il tuo lavoro” “Io da grande
Questo percorso fatto in sordina nelle loro
quentano tutti la classe terza nelle Scuole
vorrei fare l’attrice”
menti, nell’assoluto rispetto, ho ritenuto
Primarie di Corato.
“A me piace cantare e ballare” “Mi piace-
andasse assolutamente condiviso.
Molti, moltissimi dei loro scritti sono acco-
“Io
rebbe fare l’attrice” “Io vorrei diventare una grande attrice
Grazie a chi …in un posto di “assenti”, con
così potrò cantare ballare e recitare”
voci “assenti”, corpi “assenti”, spazi “assenti”
“Voglio diventare come voi”
ha permesso un momento di presenza,
“Voglio diventare un’attrice”
concedendosi la libertà di pensare.
to ridere” “Queste storie mi sono piaciu-
Non ho mancato di ritrovare pure pensieri
C’E’ NESSUNO? ...NOI CI SIAMO!
te perché mi fanno imparare tante cose”
sui desideri futuri dei piccoli scriventi, que-
“Mi sono piaciute le storie gli attori e le
sta volta frutto di cert’altri modelli di vita
bambole” “Io oggi mi sono divertita”
a loro noti:
“E’ stato bello venire qui questo posto è
“Vorrei diventare un pilota di Ferrari e di
munati da parole innocenti: “Lo spettacolo mi è piaciuto molto grazie” “Siete stati bravissimi vorrei rivedervi” “A me mi è piaciuto quando mi hanno fat-
bello” p.14 pierròt
“Per me queste storie sono state
12/2009 #00tris
La Redazione
Continuiamo a pubblicare la corrispon-
Dopo il confronto del 28 Ottobre, e in se-
denza che il Teatro delle Molliche ha con
guito ad una serie di incontri successivi,
soggetti pubblici e privati. In questo nu-
il Teatro delle Molliche, la cooperativa
mero una lettera di invito ad un confronto
Compagnia delle Formiche, l’Associazione
scritta dal maestro Francesco Martinelli
I.T.A.C.A., la Cooperativa Il Girasole, l’Asso-
indirizzata alla Compagnia delle Formiche,
ciazione Cittattiva, tutti enti che operano a
colleghi professionisti operanti nella città
Corato e l’Associazione Indipendentemen-
di Corato.
te Teatro di Trani, in forma di ATI hanno partecipato al bando pubblico con procedura aperta indetto dal Comune di Corato. Inviata il 26/10/2009
siete invitati il giorno Mercoledì 28 Ottobre alle ore 18.00 nella nostra sede in Via Ruvo, 32 al confronto circa l’opportunità di partecipare alla gara per l’affidamento della gestione operativa del Laboratorio Urbano “Bollenti spiriti” Corato Open Space: i luoghi delle arti e della conoscenza, indetta dal Comune di Corato, con la costituzione di una ATI. Sono certo, avendo condiviso la fase dei forum propedeutici alla definizione del progetto da candidare alla Regione e dell’idea stessa, adottata pienamente dall’Amministrazione Comunale nel Piano Esecutivo di Gestione, che non sarà difficile trovare una forma di accordo per lavorare insieme in modo da mettere in rete le competenze e le esperienze acquisite sul territorio. Ritengo che in questo momento sia necessaria una stretta collaborazione, per poter offrire alla città soluzioni adeguate e di qualità, per consentire una distribuzione di forze ed energie equilibrata ed utile, per dare una risposta positiva a quanto suggerito dall’Amministrazione comunale il cui palese intento è quello di fornire una sostanziale occasione per farci lavorare in sinergia. In attesa di incontrarvi, porgo cordiali saluti. Francesco Martinelli pierròt p.15
#00tris 12/2009
La Redazione
E’ partita il 28 novembre 2009 “Resistenze ‘09: Operazione a sostegno di creazioni ed esistenze con il mecenatismo di una comunità libera ed indipendente“. L’iniziativa, proposta dal “Teatro delle Molliche” e condivisa liberamente da quanti vi aderiscono, è una novità nel panorama artistico attuale. Gli intenti sono contenuti nel “manifesto” che completa il calendario delle esibizioni e che vi invitiamo a leggere. La partecipazione all’operazione, libera ed aperta a tutti, ha richiesto l’iscrizione gratuita all’associazione “Teatro delle Molliche”, un contributo economico e la condivisione del “manifesto”.
MANIFESTO Questo documento consente la propaganda del nostro pensiero. Intendiamo procedere argomentando la definizione di “Resistenze”: operazione a sostegno di creazione ed esistenze con il mecenatismo di una comunità libera ed indipendente. Resistenze. Alludiamo a quei processi di contrarietà finalizzati al perdurare di conflitti generanti lampi e bagliori non necessariamente divampanti. Le “resistenze” sono oramai inevitabili per esistere. Sostegno. L’idea di sostegno si basa esclusivamente sul risultato del nostro lavoro. Decidiamo, per questa operazione, di non procacciarci sponsor e contributi pubblici, poiché riteniamo che la dipendenza ad una logica di mercato per cui si deve un servizio per garantire un tornaconto, è cosa che imbruttisce; ed il confronto con una istituzione pubblica disposta a comprendere quanto stiamo facendo, è anacronistico. Creazioni ed esistenze. Riconosciamo le esistenze in funzione delle creazioni, e adoriamo le creazioni in virtù delle esistenze. Nessuna valutazione delle esibizioni è stata eseguita, nessuna strategia per accattivarsi il pubblico, solo p.16 pierròt
voglia di affermare quanto esiste. Si esibiscono professionisti, amatori, allievi senza alcun pregiudizio e preclusione, scardinando sistemi che facilitano assetti faziosi. Le compagnie, scuole, associazioni di provenienza sono luoghi localizzati sulla cartina geografica, a segnare una nuova geografia fatta di punti vitali. Mecenatismo. Il mecenatismo collettivo è voglia di autonomia, è una forma di autodifesa dall’estinzione, tentativo di instaurare una democratica partecipazione, è strumento necessario per proteggere qualcosa in cui crediamo. Non condividiamo l’assistenzialismo, metastasi dell’indifferenza e del parassitismo, ed il consumismo, da cui deriva la deleteria politica del biglietto che rende quello che facciamo pari ad una merce. Con la decisione di un contributo economico, nessuno compra e nessuno vende. L’obiettivo è il confronto e l’effettivo arricchimento culturale dei partecipanti, perseguendo una nuova idea di pubblico, non più emarginato alla funzione passiva di chi dopo il consueto e convenzionale applauso cessa di esistere. Comunità. La nostra comunità è un insieme di individui che mettono in comune risorse ed energie per salvaguardare un momento essenziale di confronto. Liberi ed indipendenti. E’ la condizione in cui ci sentiamo tutti noi firmatari di questo manifesto, impegnati a svolgere l’operazione “Resistenze” con passione e onestà intellettuale. Allievi, Docenti, Soci della Scuola delle Arti della Comunicazione del Teatro delle Molliche
la Bacheca EVENTI Le esibizioni di “Resistenze ‘09”.
27 Dicembre 2009
28-29 NOV/09 [Creazione] A LUI NON DICEVO NULLA [Esistenze] Pierpaolo Iacopini , Annachiara Mantovani 05-06 DIC/09 [Creazione] C’ERA UN’ALTRA VOLTA [Esistenze] Andrea d’Amore, Lella Mastrapasqua, Enzo Matichecchia, Katiuscia Nazzarini, Mally Papagni, Daniela Rubini 12-13 DIC/09 [Creazione] PROCESO REVERSIBEL [Esistenze] Lee Duarte 19-20 DIC/09 [Creazione] THE PROBLEM – AMOROSE CONFESSIONI di A.R. Gurney jr. [Esistenze] Saba Salvemini, Annika Strohm 09-10 GEN/10 [Creazione] LE NOTTI BIANCHE da F. Dostoevskij [Esistenze] Giuseppe Amato, Chiara Benedetti, Denis Fontanari 16-17 GEN/10 [Creazione] INTERMEZZI DI CERVANTES di M. de Cervantes [Esistenze] Cesare De Maio, Simona De Sario, Carlo Del Vescovo, Vincenzo Losito, Danilo Macina, Alessandra Mazzilli, Erika Memeo, Magda Merafina, Marika Montaruli, Roberto Porcelli, Leonardo Ventura
Concerto di Natale - Cattedrale, Minervino Murge Maestro del coro: Sabino Manzo; Pianista accompagnatore: Pippo Fumarola; Voce recitante: Francesco Martinelli.
14 Gennaio 2010 “L’usignolo e la rosa” di Oscar Wilde; riduzione teatrale di Francesco Martinelli; Musiche di Igor Stravinskij; Interpreti: Mariangela raziano, Francesco Martinelli, Antonio Marzolla, Alessandra Sciancalepore, Alessia Vangi. Spettacolo teatrale per “poveri bambini” nell’ambito del Dicembre Coratino in collaborazione con i Servizi Sociali del comune di Corato. Presso il Teatro delle Molliche alle ore 17,00 (prima replica) e alle 19,00 (seconda replica). Ingresso gratuito consentito a bambini sino a 10 anni accompagnati da un solo adulto.
ATTIVITA’ Letture drammatizzate, teatro di burattini, attività propedeutiche alle storie raccontate, presso la “Libreria Gagliano” di Bari e “Il Ghigno” di Molfetta, a cura di Alessandra Sciancalepore.
PROGETTI PERCORSI DIDATTICI BOSCO “Alla scoperta del bosco incantato”, progetto a cura del Parco Naturale Selva Reale, Ruvo di Puglia e del Teatro delle Molliche. Attività propedeutiche e Letture Drammatizzate tratte dai Fratelli Grimm, Charles Perrault, Hans Christian Andersen. Percorso di analisi del teatro di Shakespeare tramite un’esposizione itinerante di stampe pittoriche ispirate alle sue opere e messa in scena di un’”Antologia di drammi” di William Shakespeare. Interpreti: Antonio Marzolla, Alessia Vangi; Regia: Alessandra Sciancalepore; Produzione: Teatro delle Molliche . PERCORSI DIDATTICI BOSCO è un progetto rivolto alle scuole dell’infanzia, scuola primaria, scuola di primo e secondo grado. Per adesioni al progetto è possibile contattare il Parco Naturale Selva Reale al numero di telefono 080.8971001.
Laboratorio teatrale “Il mistero di Alcesti” di M. Yourcenar”, per allievi sino a 15 anni, svolto presso la sede dell’associazione “Voci Nascoste” di Andria, da Francesco Martinelli (recitazione), Belen Duarte (teatrodanza), Delia Sforza (mascheramento). Laboratorio di teatro, per allievi sino a 10 anni, condotto da Mariangela Graziano, presso la Libreria Dideròt di Andria.
O.F.T. SCUOLE (Osservatorio Formazione Teatrale nelle Scuole) Il Teatro delle Molliche continua l’impegno rivolto all’educazione e formazione artistica delle nuove generazioni promuovendo all’interno delle Scuole pubbliche di ogni ordine e grado i laboratori relativi all’anno scolastico 2009/10. 15 - 16 Dicembre 2009 - ITC “Tannoja” di Corato “Questo è il mio teatro”, esibizione degli allievi dei laboratori artistici condotti da Francesco Martinelli (recitazione), Mariangela Graziano (dizione), Belen Duarte (coreografia), Luigi Palumbo (canto), Tommaso Scarapino (canto), nell’ambito del Progetto per l’Orientamento Scolastico 21 Dicembre 2009 - Scuola Primaria “Oberdan” di Andria “L’abete” di Andersen, esibizione degli allievi del laboratorio teatrale condotto da Francesco Martinelli, nell’ambito del progetto AMSET
http://pierrotweb.wordpress.com il blog di Pierròt Un blog sempre aggiornato, dinamico, ricco di notizie su corsi, spettacoli, concerti, mostre ed eventi di particolare interesse selezionati per voi. Articoli, recensioni, servizi fotografici, video che potrete commentare giorno per giorno. I link utili, le informazioni sui corsi della Scuola delle Arti della Comunicazione e, se volete, il numeri precedenti di “Pierròt “ da leggere direttamente sul vostro PC.