Regione Toscana, Società della Salute Nord Ovest, Centro Regionale Informazione Documentazione. In collaborazione con ANCI Toscana e CESVOT. Conferenza regionale sulla disabilità. BUONE PRATICHE E PROGETTI SULLA DISABILITÀ IN TOSCANA CAMPI BISENZIO (FI) - 23 e 24 GENNAIO 2015.
BUONE PRATICHE E PROGETTI SULLA DISABILITÀ IN TOSCANA
a cura di Andrea Valdré
La pubblicazione “Buone Pratiche e progetti sulla disabilità in Toscana” è stata realizzata con il finanziamento della Regione Toscana, Area di coordinamento “Politiche di solidarietà sociale e integrazione socio-sanitaria” nell’ambito della Conferenza Regionale sulla Disabilità 2015. COORDINAMENTO GENERALE
Andrea Valdré
COORDINAMENTO EDITORIALE
Serena Landi per la Cooperativa Socialeinrete PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE
Cooperativa Socialeinrete HANNO COLLABORATO
Beatrice Benesperi, CRID Chiara Bondielli, CRID David Burgalassi, CRID Adriana Ferrara, CRID Sara Madrigali, Regione Toscana Claudia Magherini, Regione Toscana Cristina Preti, Regione Toscana Barbara Trambusti, Regione Toscana Antonella Vassalle, Regione Toscana Laura Zecchi, SDS Fiorentina Nord-Ovest UN PARTICOLARE RINGRAZIAMENTO A:
ANCI TOSCANA CESVOT
UN RINGRAZIAMENTO AI CURATORI DELLE SCHEDE REGIONALI:
Alessandro Tanini, Angela Dondoli, Anna Amodeo, Anna Aramini, Anna Maria Nastasi, Antonella Vassalle, Barbara Trambusti, Cristina Bianchi, Cristina degl’Innocenti, Daniela Matarrese, Donatella Degani, Francesca Giovani, Gabriele Grondoni, Gianluca Giovannoni, Laura Bartolini, Lorenzo Bacci, Loriana Pecorini, Luca Mori, Marco Tagliaferri, Maria Chiara Montomoli, Massimo Baragli, Paola Garvin, Patrizia Pepe, Sabina Stefani, Sandra Traquandi, Sandro Tacconi, Sara Madrigali, Sara Mele, Saverio Montella, Silvana Luzi, Simone Tarducci, Stefano Romagnoli.
Copia fuori commercio. Vietata la vendita. Copyright 2015 © Regione Toscana
INDICE
p. 7 Premessa - Andrea Valdré p. 9 Introduzione - Stefania Saccardi, Vicepresidente della Regione Toscana PROGETTI p. 13 Percorsi di cura integrati pubblico-privato non profit p.
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ASL 1 Massa e Carrara 18 La funzione della famiglia nella costruzione di un percorso personalizzato “vincente” ASL 2 Lucca 21 Progetto “Verso le autonomie possibili” ASL 2 Lucca 25 Progetti “Stasera esco”, “Provo a vivere da solo”, “Casamica”, “Gli anni in tasca”, “Agricoltura sociale”, “Fondazione di partecipazione” SDS Val di Nievole 32 Progetto “Voci e urla dal tessuto” Comune di Prato 37 Progetto “ISI” Interventi e Servizi Integrativi, Sostegno educativo domiciliare nei percorsi per l’autismo SDS Pratese 43 Costruiamo insieme un nuovo futuro… Percorsi di autonomia per disabili SDS Alta Val di Cecina 3
p. 52 Progettazione accessibile: progetto formativo di approfondimento
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destinato agli studenti del corso dei Geometri dell’Istituto Tecnico per Geometri “F. Niccolini” (Volterra) SDS Alta Val di Cecina 55 Mappatura delle barriere architettoniche nei Comuni dell’Alta Val di Cecina SDS Alta Val di Cecina 59 I disabili entrano in campo. Pratiche e metodi per la realizzazione di interventi di agricoltura sociale SDS Val d’Era 75 È anche questione di metodo. La partecipazione nell’ambito della disabilità SDS Val d’Era 84 Oggi con Noi SDS Pisana 88 Sostegno a percorsi di vita autonoma SDS Pisana 89 Free Time SDS Pisana 90 L’Aquilone magico: crescendo, cantando, creando, comunicando SDS Pisana 91 IESA per la disabilità SDS Pisana 93 Per una scuola inclusiva SDS Pisana 97 Promozione dell’autonomia lavorativa nell’ambito della disabilità SDS Pisana 102 Documento progettuale finalizzato alla stesura del Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche (P.E.B.A.) Comune di Siena 113 Stasera Cucino Io Zona Distretto del Valdarno 116 Reti territoriali di opportunità Zona Distretto del Valdarno 122 La Fabbrica di Cioccolato Zona Distretto del Valdarno 128 Casa di Pinocchio, centro polivalente integrato per disabili Zona Distretto della Val di Chiana Aretina
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p. 136 Una scommessa per la vita indipendente di persone
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con disabilità intellettiva che nasce dai portatori d’interesse Zona Distretto Aretina 139 Tempo libero, no tempo vuoto (2014) SDS Grossetana 142 Progetti di stage scuola-lavoro per studenti disabili Provincia di Firenze 144 Inserimento lavorativo: la legge 68/99. Lavorare Insieme per far lavorare tutti Provincia di Firenze 151 Disabilità, partiamo dalla “A” di anagrafe ASL 10 Firenze 156 Progetto “ConTatto”: progetto di stimolazione multisensoriale per persone affette da grave disabilità Zona Distretto Firenze 158 Let’s Work: laboratorio preformativo professionalizzante nel settore della pelletteria Zona Distretto Firenze 160 Fare Squadra: “Tempi Moderni” per investire sulle politiche attive del lavoro SDS Fiorentina Nord-Ovest 164 Progetto “Casa Scuola Viola” SDS Fiorentina Nord-Ovest 168 Buone Prassi Lavoro e Agricoltura Sociale SDS Fiorentina Nord-Ovest 170 Le Idee per la Salute: percorso partecipativo sulla disabilità SDS Fiorentina Nord-Ovest 174 La Fondazione Polis, Dopo di Noi SDS Fiorentina Nord-Ovest 176 Facciamo Centro SDS Fiorentina Sud-Est 182 Progetto “Indaco”, Teatro con l’Altro SDS Mugello 190 Pensami Adulto. Scuola di autonomia, il progetto appartamento Zona Distretto Empolese 193 Servizi residenziali e semiresidenziali per il sostegno alla domiciliarità SDS Empolese
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p. 197 I suonatori di Brema, amici di sempre, semplicemente insieme p. p. p.
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SDS Valdarno Inferiore 203 Progetto “Ideas” in Versilia ASL 12 della Versilia 208 Progetto “SportHabile”: lo sport per tutte le abilità Regione Toscana 215 Il nuovo ruolo del CRID Centro Regionale di Informazione e Documentazione Regione Toscana 221 Cani d’ausilio per disabili motori Regione Toscana 224 Volontariato e disabilità: il sostegno del Cesvot Regione Toscana
p. 227 SCHEDE REGIONALI
Progetti, Attività e Interventi promossi dalla Regione Toscana in tema di disabilità Regione Toscana
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PREMESSA
Il volume che qui presentiamo è la raccolta di progetti e buone pratiche sul tema della disabilità e rappresenta uno dei materiale a supporto della Conferenza Regionale sulla Disabilità del 23 e 24 gennaio 2015. Naturalmente i tempi della ricerca non hanno permesso a tutte le Zone di inviare tutte le azioni e progetti realizzati, né sarebbe stato possibile pubblicare tutti i contributi, quindi non dobbiamo considerare questa raccolta come completa perché certamente vi sono progetti importanti che non compaiono in questo volume. Ma crediamo che la lettura di questo lavoro possa fornire spunti e contributi molto utili per chi opera nel settore della disabilità. Questa raccolta di progetti si articola in una prima parte che comprende contributi che provengono dalle ASL, Zone Distretto, Società della Salute e altri soggetti. Crediamo che anche da questa semplice raccolta di buone pratiche, possa emergere il risultato straordinario di integrazione, qualità progettuale raggiunto dall’azione delle Società della Salute, soprattutto grazie ai percorsi partecipativi e di grande coinvolgimento del monto associativo e del terzo settore. Nella seconda parte abbiamo inserito, sotto forma di semplici e sintetiche schede, le azioni promosse dai diversi settori della Regione Toscana, nel campo della disabilità. Anche in questo caso colpisce la ricchezza e la varietà degli interventi che la nostra Regione produce. Un sentito ringraziamento a tutti i Comuni, Aziende Sanitarie, Società della Salute e Associazioni che inviando i loro progetti, hanno reso possibile questa pubblicazione. Andrea Valdré 7
INTRODUZIONE
Nell’ambito dell’organizzazione della Conferenza Regionale sulla Disabilità 2015 abbiamo chiesto al territorio, ASL, Zone distretto e Società della Salute, di rappresentarci progetti e buone pratiche sul tema della disabilità. Il volume che qui presentiamo è quindi la raccolta di questi contributi, che quindi accompagna e arricchisce la Conferenza Regionale sulla Disabilità, fornendo un panorama molto variegato delle iniziative e progettualità sul tema della disabilità. Il tema della dell’inclusione sociale, quale azione di contrasto alla discriminazione e la marginalizzazione di qualsiasi individuo, al fine di migliorare la qualità di vita, l’accessibilità, fruibilità ed usabilità degli ambienti è da sempre al centro delle politiche sociali della Regione Toscana. Ci sembra quindi opportuno inquadrare anche questo piccolo lavoro di raccolta di progetti e buone pratiche nel contesto più generale delle politiche sociali della nostra regione. La Regione Toscana favorisce l’opportunità di vita autonoma e l’integrazione sociale delle persone con disabilità individuando le soluzioni più efficaci e idonee per accrescere i livelli di accessibilità e fruibilità del territorio. Le politiche regionali sulla disabilità ruotano intorno ad alcune aree di priorità strategiche: • Accessibilità • Assistenza • Semplificazione accesso 9
• Lavoro • Progetti di vita (scuola, dopo di noi, ecc.) • Vita Indipendente
Le priorità sopra elencate si sviluppano seguendo alcuni macro obbiettivi. • Sostegno all’autonomia personale, tramite l’abbattimento delle barriere fisiche e non, per garantire la fruibilità degli spazi, dei servizi, del lavoro e del tempo libero. Si vuole far si che ogni persona disabile abbia una propria vita personale, con un proprio “piano personale”, voluto dall’utente stesso ove possibile. • Sostegno alla famiglia, coinvolgendola nel progetto di vita costruito per il familiare disabile, senza più lasciarla sola a prendersi cura di lui, armonizzando i tempi di cura e lavoro della famiglia, sperimentando nuovi sistemi di vita extrafamiliare e di autonomia della persona disabile e di cura di esso dopo la scomparsa dei familiari od il venir meno delle loro possibilità di tutela e assistenza. • Istruzione, formazione e lavoro come strumenti fondamentali per costruire percorsi di autonomia, piena inclusione sociale, valorizzazione delle potenzialità di ciascuno. • De-istituzionalizzazione e personalizzazione dei percorsi assistenziali per le persone in condizioni di gravità, anche attraverso la riorganizzazione del sistema dei servizi integrati e la semplificazione amministrativa dei processi di valutazione delle condizioni psicofisiche della persona. Le politiche verso la persona disabile devono essere quindi in grado di sviluppare la loro efficacia non in base ai singoli percorsi organizzativi e socioassistenziali, ma sulla base delle aree di bisogno prioritarie con le quali confrontarsi. Diventa decisivo assicurare un quadro unitario delle opportunità offerte alla persona disabile, garantite con una forte regia da parte del territorio. La centralità della persona disabile e dei suoi bisogni viene rispettata ed esaltata di fronte a politiche territoriali in grado di mettere in moto azioni efficaci sui temi dell’accessibilità, della semplificazione delle procedure di accesso, dei progetti di vita, di lavoro, di apprendimento scolastico, oltre che di offerte assistenziali innovative ed aggiuntive. Siamo certi che la lettura di questo lavoro possa fornire all’amministratore pubblico, e agli operatori del settore, un valido strumento di conoscenza per migliorare ancora il lavoro per la persona con disabilità. 10
L’impegno della nostra regione sulle politiche sulla disabilità, non solo in termini economici, rappresenta una eccellenza a livello nazionale, pur nella consapevolezza che c’è tantissimo ancora da fare e che permangono molte criticità aperte, dobbiamo essere soddisfatti e orgogliosi del lavoro che centinaia di dirigenti, operatori, professionisti, volontari esprimono attraverso questi progetti, per migliorare le condizioni di autonomia e benessere a chi è meno fortunato. A tutti va il nostro più grande riconoscimento. Stefania Saccardi Vicepresidente della Regione Toscana
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PERCORSI DI CURA INTEGRATI PUBBLICO-PRIVATO NON PROFIT ASL 1 MASSA E CARRARA SOGGETTO PROMOTORE
ASL 1 Massa e Carrara PARTNER
AIAS Onlus Massa Carrara ANFFAS Onlus Massa Carrara INTRODUZIONE
Nel territorio della Asl 1 di Massa e Carrara, sia per la Zona Apuane che per la Zona Lunigiana per quanto di competenza della Società della Salute Lunigiana, c’è una lunga tradizione di collaborazione tra pubblico e privato non profit, in particolare con le associazioni AIAS Onlus ed ANFFAS-Onlus. A partire dal 2003, con la sperimentazione, supportata dalla regione Toscana, da parte della ASL1 di un centro per la cura dei disturbi dello spettro autistico in età infantile, si è sviluppata una collaborazione con ANFFAS per dare continuità ad un servizio che aveva dato risultati oltre le aspettative. L’ottica di una sussidiarietà solidale tra pubblico e privato non profit, basata sulla condivisione degli obiettivi di servizio pubblico, ha fatto nascere un primo protocollo d’intesa con chiarezza di ruoli e funzioni e, successivamente, delle prassi operative che hanno dato continuità al servizio nel rispetto delle risorse date e nella chiarezza dei percorsi per l’utenza. La tipologia di approccio e le buone prassi si sono poi sviluppate nel tempo prevalentemente nell’ambito delle disabilità fisiche, psichiche e sensoriali 13
con particolare riguardo alle disabilità intellettive e/o relazionali ed ai disturbi psicopatologici. OBIETTIVO
L’obiettivo è quello di disegnare un modello di collaborazione tra pubblico e privato non profit sui percorsi per la disabilità fisica, psichica e sensoriale, con riferimento particolare alla disabilità intellettiva e/o relazionale e/o disturbi psicopatologici, che governi gli inevitabili e necessari processi di cambiamento del sistema in un’ottica prioritaria di tutela dei diritti delle persone e di risposte appropriate, efficaci, efficienti ed omogenee su tutto il territorio della Asl1, mantenendo un’ attenzione alla compatibilità economica delle azioni da intraprendere. Strumento di tale disegno è lo sviluppo di un forte partenariato pubblicoprivato non profit nel campo dei servizi alle persone con disabilità con i Centri di Riabilitazione accreditati AIAS Onlus ed ANFFAS Onlus. Il comune obiettivo di organizzare la presa in carico e la cura delle persone attraverso l’organizzazione di percorsi integrati chiari e condivisi ha sviluppato modalità operative finalizzate al raccordo funzionale ed alla collaborazione tra i servizi territoriali aziendali (UFSMA, UFSMIA, UFRRF), che hanno mantenuto la titolarità della presa in carico globale della persona con disabilità o disturbi psicopatologici, ed i centri di riabilitazione accreditati gestiti da AIAS ed ANFFAS. Si è così sviluppato un modello di Centro Integrato di Servizi caratterizzato, sotto il profilo strutturale e funzionale, per la tipologia plurima delle prestazioni erogate e per la completezza dei percorsi assistenziali messi a disposizione delle persone con disabilita fisiche,psichiche e sensoriali. Lo strumento di Governo Clinico integrato ha reso possibile un uso corretto delle risorse a disposizione sul territorio e un’ organizzazione strutturata a rete dell’offerta riabilitativa, quanto più omogenea possibile sul territorio aziendale, con una definizione chiara e precisa dei criteri di accesso, indipendentemente dal soggetto erogatore, alle prestazioni di riabilitazione e una precisa mappatura dei soggetti erogatori. Lo sviluppo del modello locale è avvenuto in coerenza con le indicazioni della Regione Toscana che troviamo, principalmente, nei seguenti atti: • Piano sanitario regionale 2005-2007 • Piano sanitario regionale 2008-2010 • Piano Sanitario e Sociale Integrato regionale (PISSR) 2012/2015 • DGR Toscana 551/2011 14
• DGR Toscana 841/2012 • ”Piano di Indirizzo per la Riabilitazione”
(approvato dalla Conferenza Stato–Regioni nel 2011) All’interno del progetto possiamo individuare tre sotto obiettivi da valutare quali indicatori: OBIETTIVO 1 definizione delle modalità operative per il raccordo funziona-
le e la collaborazione, nella individuazione dei percorsi assistenziali e riabilitativi dei singoli utenti, tra i Servizi territoriali aziendali, che mantengono la titolarità della presa in carico globale della persona con disabilità, ed i centri accreditati AIAS Onlus ed ANFFAS Onlus; ESITO Realizzazione di protocolli e procedure che regolano i rapporti tra gli attori dei percorsi di cura ferma restando la titolarità della presa in carico globale in capo alla ASL1; OBIETTIVO 2 individuazione e proposta di ulteriori tipologie di prestazioni
e percorsi assistenziali rispetto a quelli attualmente previsti, con maggiore articolazione delle risposte in base alle specifiche necessità degli utenti; ESITO Contrattualizzazione di prestazioni riabilitative diurne organizzate in maniera flessibile, per l’autismo e le psicopatologie, in base al progetto riabilitativo individualizzato; OBIETTIVO 3 definizione e sviluppo dei servizi residenziali e semiresiden-
ziali sulla base di percorsi assistenziali per le persone in eta’ adulta differenziando fra soggetti che necessitano di alta intensita’ di supporto e soggetti che necessitano di intensità di supporto minore, orientati ad una maggiore partecipazione alla vita comunitaria (lavoro, abitazione, tempo libero, vita indipendente); ESITO • Realizzazione di percorsi di inserimento lavorativo per persone adulte con disabilità intellettive • Sperimentazione di modello per l’avviamento al lavoro delle persone con autismo • Realizzazione di moduli riabilitativi in appartamento per la preparazione alla vita indipendente • Presentazione congiunta di progetti per la vita indipendente DESCRIZIONE DELL’ ESPERIENZA E RISULTATI RAGGIUNTI
E’ stato disegnato, e realizzato, un appropriato sistema di offerta che riconosce la centralità della persona e dell’interesse pubblico, con il contributo del settore non profit come sopra indicato, secondo criteri di appropriatezza, efficacia ed efficienza, evidenziando il ruolo di programmazione e di titola15
rità della presa in carico che compete al servizio pubblico e valorizzando la notevole esperienza, le buone prassi sul campo ed i contenuti valoriali degli Enti non profit che gestiscono i Centri di Riabilitazione. L’esperienza, che si è consolidata nel tempo ha permesso la nascita, di fatto, del Centro Integrato di servizi, caratterizzato dal fatto di essere composto da strutture funzionalmente collegate, afferenti a gestori diversi (ASL, AIAS, ANFFAS), in grado di garantire l’erogazione di servizi residenziali, diurni e ambulatoriali secondo gli adeguati percorsi di cura e di presa in carico stabiliti e garantendo continuità e chiarezza ai percorsi di cura. Il progetto si è sviluppato attraverso una serie di azioni mirate alla realizzazione dei percorsi integrati che hanno portato al disegno di un modello organizzativo ed operativo del Centro integrato di servizi completo di funzioni ed ambiti di intervento che possa essere un modello ripetibile in altre zone. Il modello si basa sulla realizzazione di una serie di elementi dei quali si elencano i piu’ significativi: • Procedura per la gestione ambulatoriale dei disturbi dello spettro autistico • Procedura per la gestione dell’adolescente con autismo nella fase di passaggio nell’età adulta • Procedura per la gestione di Adolescenti/Preadolescenti con disturbi psicopatologici • Procedura per la gestione dei Disturbi del Controllo Motorio • Procedura per la gestione del neonato a rischio di sviluppare un disturbo neuropsichiatrico • Procedura per la gestione dei Disturbi Specifici del Linguaggio e dell’Apprendimento • Protocollo per la presa in carico di persone adulte con disabilità • Protocollo integrativo tra UFSMIA ed UFSMA Società della Salute Lunigiana ed ANFFAS per la gestione dei percorsi per l’autismo in Lunigiana • Protocollo, tra ASL1, Comuni, Provincia, AIAS ed ANFFAS, per l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità • Protocolli d’intesa (3), dal 2004 a tutt’oggi, tra ASL1 ed ANFFAS dove si descrivono gli impegni reciproci, i rispettivi ruoli e responsabilità, e si individua ANFFAS come Centro di Riferimento così come previsto dalla DGRT 841/2012 • Protocollo d’intesa tra UFSMIA Apuane e AIAS Codifica, nel contratto e protocollo con ANFFAS 2012/2014, di ulteriori tipologie di prestazioni con maggiore articolazione delle risposte • Convenzione per la formazione congiunta dei professionisti ASL, AIAS ed ANFFAS 16
• Individuazione condivisa di strumenti di valutazione, sia con AIAS che
con ANFFAS, all’interno sia dei singoli percorsi di cura condivisi che dei progetti individuali • Sperimentazione, su progetto europeo, di percorsi per l’inserimento lavorativo per persone con disturbi dello spettro autistico • Presentazione condivisa di progetti per la vita autonoma • Presentazione condivisa di progetti per attività domiciliari in favore di bambini con disturbi dello spettro autistico o con disabilità con particolare attenzione alla famiglia ed alla scuola • Condivisione progettualità edifici realizzati, ed in corso di realizzazione, da ANFFAS finalizzati a Centro Integrato di Servizi e Centri per minori con Disturbo dello Spettro Autistico CONCLUSIONI
In anni di grandi difficoltà è sembrato opportuno, e necessario, riunire le forze per dare risposte chiare e sostenibili a categorie di persone particolarmente fragili della nostra società. La collaborazione tra la ASL1 e le realtà non profit AIAS ed ANFFAS che hanno una lunga storia sul territorio, finalità di servizio pubblico e valori di solidarietà, ha permesso di sviluppare un modello in grado di realizzare percorsi condivisi di cura con le risorse esistenti. Il disegno del modello realizzato con quanto esistente sul territorio, l’evidenza dei risultati raggiunti sui singoli percorsi di cura, sempre supportata da valutazioni oggettive effettuate con strumenti scientifici condivisi ed i positivi livelli di misurazione della soddisfazione dell’utenza, ad oggi, confortano sulla bontà del modello e sulla sostenibilità e ripetibilità dello stesso.
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LA FUNZIONE DELLA FAMIGLIA NELLA COSTRUZIONE DI UN PERCORSO PERSONALIZZATO “VINCENTE” ASL 2 LUCCA
SOGGETTO PROMOTORE
ASL 2 Lucca
Le famiglie con figli disabili, depositarie di conoscenze, competenze e risorse ma anche con propri problemi, spesso importanti ed impegnativi, rappresentano dei soggetti importantissimi con cui creare sinergie per arrivare ad una migliore comprensione della “disabilità” e la costruzione di percorsi il più possibile personalizzati e adeguati. “Il centro diurno può e deve diventare uno spazio aperto, un momento di passaggio, di incontro e scontro, di scambio di relazioni e di esperienze di vita. Una sorta di trampolino di lancio, un ponte tra un prima (ad esempio, un passato di normalità per alcuni, un destino da ‘diverso’ predefinito per altri) e un dopo inteso come seconda possibilità di essere nel mondo e di sentirsi persone vive, protagoniste, attive al di fuori delle logiche dei Centri” (Zanini, 2005). Il centro diurno rappresenta oggi una risorsa molto importante per le persone con disabilità medio - grave e per la sua famiglia e un’interessante esperienza su questo argomento è quella che è stata effettuata nei Centri Diurni (CD) per disabili dell’Azienda USL 2 di Lucca - Zona Distretto Piana di Lucca. In questi CD da diversi anni vi è un rapporto proattivo costante e 18
programmato con le famiglie coinvolte nella definizione e nella eventuale revisione dei percorsi individualizzati, sia attraverso incontri individuali che attraverso incontri di gruppo (assemblee). Gli incontri con i familiari si devono svolgere con modalità e periodicità differenti, essenziali per garantire che il servizio possa procedere in sintonia con le esigenze delle persone a cui si rivolge. Questo significa una progettualità del servizio e individuale che si aggiorna ed adegua costantemente, che non rimane legata agli stessi schemi. Gli operatori presenti nelle strutture e le equipe multidisciplinari aziendali devono essere in grado di mettere in campo nuove o diverse competenze, con un impegno progettuale di ampio respiro che mette in discussione le certezze assodate. Tutto ciò naturalmente richiede un impegno costante e uno sforzo notevole per permettere il confronto continuo fra tutti i soggetti coinvolti o coinvolgibili come il nucleo familiare e richiede anche tempo, che non viene direttamente impiegato per gli utenti del servizio, ma che è “investito” per preparare gli incontri e monitorare l’andamento dei progetti che devono essere sempre adeguati ai bisogni e alle esigenze dei singoli. Tra i problemi più importanti inerenti la disabilità che attanagliano gli operatori dei CD e le equipe multidisciplinari aziendali abbiamo: 1. il delicato passaggio dal “dopo di noi” a quello del “durante noi” o “in-
sieme a noi”. Ovvero, le strategie da mettere in campo nel “dopo”, quando i genitori non ci saranno più, devono essere costruite prima con un percorso di accompagnamento e attraverso una progettazione comune.
2. il tema della valutazione ed esplicitazione dei Servizi, ovvero: come pos-
siamo rendere più comprensibile e “diffusibile” la documentazione relativa agli interventi realizzati nei servizi; come quantificare la “produttività” degli attuali modelli di gestione, in termini di efficacia, efficienza e qualità; come evidenziare i bisogni a cui si dà risposta attraverso il servizio.
AZIONI • Offrire spazi dedicati al confronto e al dialogo con i genitori, dove rileg-
gere vissuti e comportamenti ed eventualmente migliorare competenze ed acquisire comportamenti più adeguati. • Definire una presa in carico complessiva del gruppo genitore/figlio-i, con momenti di intervento dedicati al singolo e con momenti e azioni comuni. 19
• Fornire strumenti e una formazione mirata agli operatori nei diversi
servizi per un’attenta lettura dei contesti in cui operano al fine di indirizzare con maggiore efficacia gli interventi in base alle caratteristiche personali e genitoriali ed alle modalità relazionali. • Diffondere una cultura genitoriale, per far emergere bisogni e difficoltà spesso non espresse o latenti ma presenti e disturbanti. • Progettare servizi innovativi per rispondere in maniera efficacace anche in situazioni di forte conflittualità genitore/figlio. Redatto Dott.ssa Emilia Lucchesi Resp. Settore “Handicap” Zona Distretto Piana di Lucca Dott.ssa Valeria Massei Dirigente Medico Zona Distretto Piana di Lucca Verificato e approvato Dott. Luigi Rossi Direttore Zona Distretto Piana di Lucca
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PROGETTO VERSO LE AUTONOMIE POSSIBILI ASL 2 LUCCA SOGGETTO PROMOTORE
ASL 2 Lucca
All’interno del Centro Diurno Socio Riabilitativo per disabili “Carlo Del Prete” (CD) dell’Azienda USL 2 di Lucca è attivo dal 17 novembre 2014 il progetto “Verso le autonomie possibili”. Il CD, che accoglie persone con disabilità di età compresa tra i 18 e i 64 anni per le quali è attivo un modulo per 24 persone, ha voluto avviare o meglio “riprendere”, perchè già sperimentato in passato, un percorso di “educazione all’autonomia” con l’obiettivo di stimolare e sostenere la crescita dei giovani disabili, educarli all’autonomia fino ad arrivare all’abitare in autonomia. Il percorso è strutturato su tre anni e si connota come un vero e proprio corso formativo. Viene seguito e monitorato da esperti dell’equipe multidisciplinare dell’Azienda Sanitaria in accordo ed integrata con membri esperti del Gestore (Cooperativa P.). Attualmente, il percorso viene seguito da quattro giovani con disabilità e, al termine dei tre anni di attività finalizzate a sviluppare le competenze necessarie e le autonomie possibili, si prevede che i ragazzi riusciranno a: • COMUNICARE IN MODO EFFICACE, • ORIENTARSI NEL TERRITORIO,
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• ACQUISIRE UN CORRETTO E SICURO “COMPORTAMENTO STRADALE”, • CONOSCERE ED UTILIZZARE IL DENARO, • CONOSCERE ED UTILIZZARE I SERVIZI PUBBLICI. LA FILOSOFIA DEL PROGETTO AUTONOMIA autosufficienza
indipendenza
autodeterminazione
PERCHÉ • Per preparare i ragazzi a “cavarsela da soli “ sapendo però che è anche pos-
sibile chiedere aiuto. • Per permettere ai ragazzi di saper riconoscere i propri desideri e di organizzarsi autonomamente per poterli realizzare. • Per sostenere i ragazzi e aiutarli a diventare adulti.
COME • Attraverso un lavoro di gruppo all’interno del quale sperimentarsi e speri-
mentare rapporti tra pari: confrontandosi, decidendo, imparando ad accettare le differenze ed a esprimere il proprio punto di vista, ecc. • Tramite la relazione fondata su chiarezza e correttezza con gli educatori • Attraverso il rapporto con la realtà, tra la fatica quotidiana e la soddisfazione di “fare da soli”. QUANDO
da ottobre a giugno, il martedì e il giovedì dalle 10,30 alle 13,00 AREE DEL PERCORSO
(cinque aree educative)
A) COMUNICAZIONE OBIETTIVI
1. essere in grado di fornire i propri dati personali 2. saper salutare e rispondere ad un saluto 3. essere in grado di chiede informazioni 4. saper raccontare un evento, ecc. 5. saper ascoltare 6. essere in grado di rispettare i turni (in fila al cinema, in banca, ecc.) 22
B) ORIENTAMENTO NEL TERRITORIO OBIETTIVI
1. imparare ad orientarsi (cercare e riconoscere i punti di riferimento) 2. superare la necessità/”atteggiamento” di dover essere sempre accompagnati e/o guidati C) COMPORTAMENTO STRADALE OBIETTIVI
1. sapersi muoversi correttamente in strada 2. saper attraversare in modo sicuro (strade, piazze) 3. comportarsi correttamente ai semafori D) USO DEL DENARO OBIETTIVI
1. saper utilizzare in maniera consapevole il denaro 2. riuscire a riconoscere e conteggiare i vari tagli di denaro 3. riuscire a leggere i prezzi, a fare acquisti in autonomia E) USO DEI SERVIZI OBIETTIVI
1. saper riconoscere ed utilizzare i servizi di uso comune e i negozi 2. utilizzare i mezzi pubblici quali l’autobus, il treno, ecc. 3. riconoscere e utilizzare i negozi, supermercati ecc. 4. saper usare il telefono METODOLOGIA DI LAVORO • creazione di rapporti “fra pari” basati sul rispetto reciproco • coivolgimento in attività interessanti e motivanti per i ragazzi e lavorando
in piccoli gruppi
• coinvolgimento personale in ogni attività (decisioni condivise, assunzione
di responsabilità sostenibili nell’organizzazione delle varie proposte, ecc)
• strategie personalizzate e “cucite” addosso ad ogni singolo ragazzo, con-
siderando i suoi bisogni, le competenze, le potenzialità, i desideri diversi. Il percorso deve essere disegnato considerando e valorizzando queste differenze personali. 23
• definizione di obiettivi personalizzati che permettano, passando dalle abi-
lità possedute, fanno compiere un passo in avanti verso l’autonomia. Redatto Dott.ssa Emilia Lucchesi Resp. Settore “Handicap” Zona Distretto Piana di Lucca Dott.ssa Valeria Massei Dirigente Medico Zona Distretto Piana di Lucca Verificato e approvato Dott. Luigi Rossi Direttore Zona Distretto Piana di Lucca
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PROGETTI
“STASERA ESCO” “PROVO A VIVERE DA SOLO” “CASAMICA” “GLI ANNI IN TASCA” “AGRICOLTURA SOCIALE” “FONDAZIONE DI PARTECIPAZIONE” SDS VAL DI NIEVOLE La condivisione di un percorso tra la Società della Salute della Valdinievole, i soggetti del Terzo Settore e le associazioni del territorio, fatto di innovative e sperimentali esperienze sulla disabilità ha portato, in questi anni, alla creazione di un gruppo di soggetti che, associati, hanno sviluppato e gestito i diversi progetti, dove ognuno ha responsabilità, funzioni, compiti e competenze ben precise. Il gruppo è composto da due associazioni di famiglie con figli disabili “Tuttinsieme” di Pieve a Nievole e “Azzurra” di Uzzano, le cooperative sociali “La Fenice” di Montecatini Terme e “La Spiga di Grano” di Ponte Buggianese e l’associazione Pubblica Assistenza di Uzzano. INTRODUZIONE
Sul territorio della Valdinievole vi sono attualmente 5 centri semiresidenziali per persone disabili di età compresa tra i 18 e i 64 anni: n. 4 centri socio riabilitativi e n. 1 centro intermedio per complessivi 82 posti (con liste d’attesa). Da circa 5 anni si è avviata la sperimentazione di un progetto, a valenza territoriale, denominato “Stasera esco”, rivolto a persone disabili adulte per attività di tempo libero e di socializzazione, con l’intento di dare risposte, il più possibile personalizzate, alle esigenze dei giovani disabili di vivere esperienze nuove al di fuori della famiglia. Il progetto, collegato al precedente, che si è sviluppato subito dopo, denominato “Provo a vivere da solo” ha permesso alle persone disabili di sperimentare una prima attività residenziale, durante i fine settimana, iniziando prima con soggiorni giornalieri (dalla mattina alla sera) e in seguito, con il pernottamento. 25
I progetti iniziati sperimentalmente dalle associazioni delle famiglie dei disabili hanno ricevuto un contributo, sia in termini economici che organizzativi della Società della Salute che ha permesso di estenderne la frequenza a molti altri soggetti. Nel corso del 2013 è iniziata, inoltre, l’esperienza di un progetto denominato “Gli anni inTasca” con l’intento di costruire uno spazio educativo per ragazzi/e disabili di età compresa tra i 16 e i 20 anni che si trovano a vivere una fase “critica” di transizione data dalla conclusione del periodo scolastico e dal passaggio alla maggiore età e conseguentemente a nuovi percorsi che, purtroppo, molte volte, non sono così chiari o immediati e gestiti in continuità. Infine nel corso del 2014 la sperimentazione si accresce di un ulteriore progetto denominato “CasAmica” dal nome dell’appartamento, sito nel comune di Montecatini Terme, che offre un ulteriore ambiente, per portare avanti attività educative e formative per lo sviluppo delle autonomie personali e sociali dei giovani disabili che vi partecipano. Sempre nel corso dell’anno 2013 è iniziato in modo sperimentale un progetto di “Agricoltura Sociale” rivolo ai ragazzi disabili e fasce deboli. Inoltre nell’anno 2011 abbiamo iniziato il percorso per la costituzione di una “Fondazione di Partecipazione” che ha visto il coinvolgimento delle Associazioni, delle Amministrazioni Locali, delle Cooperativa Sociali e di singole persone. E’ maturata l’idea di costituire una Fondazione di Partecipazione come un ulteriore strumento della Valdinievole per offrire percorsi di tutela, assistenza e accompagnamento delle persone disabili. Abbiamo scelto questa direzione poiché la FdP si caratterizza per essere particolarmente adatta alla gestione dei progetti «Dopo di Noi», in quanto consente agli enti pubblici e ai soggetti privati del territorio (famiglie, Istituti di credito, associazioni di volontariato) di unire le proprie capacità, esperienze, risorse personali ed economiche per la realizzazione di uno scopo comune e immodificabile: assistere e accompagnare persone portatrici di handicap verso la realizzazione di soluzioni residenziali, dove la persona possa condurre percorsi graduali di autonomia. Tutti i progetti sono sviluppati in maniera integrata e cercano di fornire risposte sempre più mirate e personalizzate in base ai bisogni, che si evolvono nel tempo, e alle aspettative sia delle persone disabili che vi partecipano, che delle loro famiglie. OBIETTIVI
Gli obiettivi, comuni a tutti i progetti, sono la creazione e/o il consolidamento di percorsi di autonomia al di fuori del contesto familiare per per26
sone adulte diversamente abili offrendogli la possibilità di conoscere nuovi ambienti, sia strutturali che relazionali, e al contempo, fornire alla famiglia momenti di sollievo assistenziale ed un sostegno nel percorso di “distacco” e “separazione”. Il fine è quello di potenziare le opportunità di socializzazione e la realizzazione di contesti alternativi a quello familiare, sviluppare l’autonomia personale ed affettiva in un ambiente diverso da quello conosciuto, preparando gradualmente il diversamente abile, ma anche la sua famiglia, al momento del distacco. Altro obiettivo è quello di permettere ai partecipanti al progetto, l’occasione di vivere il proprio tempo libero in modo attivo e partecipe, consentendo la scelta tra le varie attività proposte sulla base dei propri interessi e predisposizioni personali. DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
Il progetto “Stasera esco”, rivolto a persone disabili di età compresa tra 18 e 60 anni, è organizzato su 40 moduli, tra uscite serali ed attività pomeridiane, nell’arco dell’anno. Sono previsti, per ogni modulo, gruppi di 10/12 partecipanti per le attività pomeridiane, 6/8 partecipanti per le uscite serali. Le attività e le uscite programmate rispondono al bisogno di socializzazione dei giovani disabili che abitano il territorio, stimolandone il protagonismo e offrendogli la possibilità di aggregarsi, stringere nuove amicizie, o semplicemente di divertirsi. Il progetto “Provo a vivere da solo”, rivolto a persone disabili di età compresa tra 18 e 60 anni, si articola per 31 weekend, nell’arco dell’anno, presso una struttura (Casa della Speranza) e per 25 weekend, presso un’altra (Casa della Spiga) per un totale di 14 soggetti coinvolti ogni fine settimana. Si tratta di sperimentare, in piccolo gruppo, percorsi di autonomia, al di fuori del contesto familiare, gettando le basi, “nell’oggi”, per quello che sarà “il domani”, il cosiddetto “dopo di noi”. Si configura sempre più come un percorso globale, rivolto non solo alla persona disabile che partecipa alle attività, ma all’intero nucleo familiare, senza il quale non è possibile progettare la vita futura di un suo componente. Sono previsti, infatti, anche incontri tematici, con personale esperto, ed incontri di confronto e condivisione con le associazioni dei familiari. Il progetto “Gli anni in Tasca”, rivolto a giovani disabili di età compresa tra 16 e 20 anni. Il progetto intende realizzare una gamma di percorsi individualizzati e condivisi rivolti sia all’adolescente con disabilità sia dal rispettivo nucleo familiare. 27
L’intento è di renderli entrambi protagonisti nella scelta delle azioni e degli obiettivi d’intervento, nello specifico il compito educativo degli operatori coinvolti ha tra le priorità e peculiarità la necessità di porre la famiglia al centro del processo di sviluppo dell’autonomia personale e affettiva del proprio figlio, come risorsa che si costituisce come “ponte” tra il figlio e il personale educativo sulla base del principio educativo della continuità. Il giovane diversamente abile vive spesso tra le quattro mura domestiche, nella condizione di rinuncia ad attività di socializzazione o ricreative adeguate alla sua condizione psicofisica, oltre che alla sua generica fase evolutiva. Lo scopo primario del progetto è di dare continuità allo sviluppo delle abilità residue presenti in ogni ragazzo/a, cercando di mantenere intatte le capacità cognitive e le abilità di base già acquisite e implementare quelle comunicative e relazionali, garantendo un contesto protetto ma al tempo stesso ricco di opportunità di integrazione e di socializzazione. E’ stato previsto un percorso teso a raggiungere gli obiettivi di crescita e individuazione dei ragazzi che si realizza attraverso due momenti diversi e integrati quali le uscite sul territorio ( percorsi naturalistici, cinema, cene in vari locali sul territorio di appartenenza, partecipazione ad eventi culturali ) e su attività di laboratorio ( artistici, musicali, motori ) da svolgersi presso la sede con la partecipazione di tecnici esperti. Il progetto è iniziato nel maggio 2013 con un gruppo di 7, tra ragazzi e ragazze, diversamente abili individuati a seguito di colloqui con i referenti sanitari e sociali che li avevano in carico e condividendo con le famiglie la progettualità. Lo spazio d’incontro, dove si incontravano due volte la settimana con orario pomeridiano o serale a seconda delle attività, era messo a disposizione da comune di Chiesina Uzzanese. La programmazione delle attività, redatta dall’equipé degli operatori della cooperativa La Fenice, ha previsto tempi lenti e lunghi di conoscenza e di ambientazione viste le caratteristiche del gruppo dei ragazzi, prevalentemente nell’area dell’autismo. A una verifica, a ottobre 2014, a circa un anno e mezzo di attività, si è potuto costatare che la frequenza di questo gruppo di ragazzi/e, è stata costante nel tempo, volontaria, che si sono consolidate relazioni e, a livello dei singoli ragazzi/e, si sono notati dei progressi rispetto alle relazioni e alla comunicazione. L’equipé degli operatori, stabile, ha mantenuto costanti rapporti con gli specialisti sanitari, neuropsichiatri, sia di monitoraggio che di verifica dell’andamento complessivo dei ragazzi, stabilendo con le famiglie buoni rapporti di fiducia. Ad Aprile 2014 grazie alla collaborazione con l’associazione “Tuttinsieme”, 28
che a messo a disposizione la struttura “ Casamica” a Montecatini Terme, è stato possibile estendere ad altri 10 ragazzi e ragazze e alle loro famiglie la proposta del progetto. Uno degli obiettivi che saranno perseguiti nel prossimo anno sarà di poter ampliare gli spazi d’incontro, dislocandoli in altri Comuni del territorio della Valdinievole, per favorire il coinvolgimento di altri ragazzi/e, ritenendo che il riferimento territoriale facilita la partecipazione dei ragazzi/e e delle loro famiglie, favorendo il lavoro sulle autonomie e sugli aspetti relazionali legati agli ambienti di vita dei ragazzi stessi. “CasAmica” è un piccolo appartamento utilizzato per soggiorni giornalieri ( la giornata del sabato o la giornata della domenica) con attività rivolte allo sviluppo delle autonomie e della socializzazione delle persone disabili, sul modello dei suddetti progetti, per piccoli gruppi 4/5 partecipanti. L’appartamento inoltre offre un servizio di accoglienza temporanea a persone disabili, intervenendo con una soluzione residenziale breve (max 8 giorni) in caso di emergenza o momentanea impossibilità da parte dei familiari ad assicurare l’assistenza al proprio parente disabile. Il servizio si configura principalmente come intervento di sollievo e di emergenza in casi di eccezionale gravità, ad integrazione delle attività diurne svolte nei Centri Socio Riabilitativi della Valdinievole. La formazione dei gruppi delle persone diversamente abili che frequentano i vari progetti viene organizzata sulla base delle caratteristiche e potenzialità individuali, sulla reciproca conoscenza ed amicizia, sulla compatibilità dei soggetti, sulla loro scelta delle attività proposte. Viene presentato alle famiglie un programma mensile con le frequenze sia dei fine settimana, che delle attività sportive e ricreative, delle uscite serali o dei percorsi di autonomia per gli adolescenti. Le associazioni di famiglie sono promotrici dei progetti, collaborano alla loro stesura ed adeguamento, apportano volontariato; sono membri del gruppo di coordinamento per la programmazione e monitoraggio delle attività, per il controllo della spesa e della qualità del servizio fornito in collaborazione con i servizi preposti della Società della Salute della Valdinievole. La funzione di regia della Società della Salute capace di amplificare i risultati e promuoverne la messa a sistema, si caratterizza per la sua dimensione strategica di centro di coordinamento, in grado di interfacciarsi con le diverse realtà, di mettere insieme le diverse esperienze, di unificare in un quadro omogeneo le esigenze di cambiamento. La Società della Salute recepisce la segnalazione del bisogno da parte delle famiglie, elabora il piano assistenziale personalizzato ed il progetto comples29
sivo, in base ai singoli bisogni, attraverso le proprie strutture organizzative articolare sul territorio (UVM disabili, servizio sociale, etc.). Definisce, in accordo con gli altri soggetti (associazioni di famiglie, cooperative sociali), le ammissioni e le dimissioni delle persone disabili partecipanti ai progetti. Alle famiglie, al momento della domanda viene richiesto un impegno di condivisione sia degli obiettivi del percorso, sia di compartecipazione economica. RISULTATI RAGGIUNTI
Ad oggi, i vari progetti accolgono circa n. 60 persone disabili adulte offrendogli una esperienza di sviluppo delle proprie autonomie e di affrancamento dalla famiglia, mentre per le famiglie è diventato un importante momento di sollievo dal carico assistenziale, ed ha prodotto, a cascata, un miglioramento del clima familiare grazie all’appagamento dei bisogni di indipendenza dei propri figli ormai adulti. Questi progetti hanno intercettato la voglia di indipendenza e il bisogno di vivere esperienze tra pari, e sono stati un primo approccio, graduale, verso l’acquisizione di autonomie personali, relazionali e di emancipazione dalla famiglia. Vi sono state solo pochissime rinunce volontarie dall’inizio ad oggi, mentre la richiesta di partecipazione è sempre aumentata, è presente una lista d’attesa. E’ stato possibile intercettare, attraverso questi progetti, anche il bisogno di certi nuclei familiari che non si erano mai avvicinati o rivolti ai servizi. Inoltre è cresciuta la partecipazione attiva delle famiglie, sono aumentati gli iscritti alle associazioni, è aumentata la consapevolezza che ognuno, associazione, cooperativa, ente, volontario, e singola famiglia, o cittadino deve “fare la sua parte” deve portare il proprio contributo, per migliorare, arricchire, ampliare le varie progettualità e sevizi. CONCLUSIONI
E’ necessario quindi prevedere la possibilità di poter sperimentare percorsi nuovi, sviluppare risposte diversificate pensate e create per consentire alle persone disabili, che hanno vissuto sempre in famiglia, di proseguire la propria vita senza gravi sconvolgimenti una volta rimaste sole, potendo mantenere almeno in parte le proprie abitudini di vita quotidiana. E’ necessario passare da una logica di un sistema basato su “servizi scatole”, a risposte più flessibili che iniziano quando la persona disabile ha ancora presente la famiglia della e non quando siamo già nella fase dell’emergenza. E’ necessario prevedere luoghi meno standardizzati sulla loro destinazione 30
di utilizzo dove si possono organizzare varie e diverse tipologie di servizi, da laboratori occupazionali, iniziative di socializzazione, soggiorni giornalieri… Tutto questo, con una maggiore flessibilità può ampliare la platea degli utenti e permettere dei risparmi al sistema.
Per quanta riguarda la Società della Salute della Valdinievole i responsabili di tali progetti sono: Dott.ssa Patrizia Baldi Medico Responsabile della U.F. Integrazione Socio-Sanitaria, tel. 0572-460826, email: p.baldi@usl3.toscana.it Dott.ssa Lorena Paganelli Coordinatore Sociale Responsabile della A.F. Socio-Assistenziale tel. 0572-460475, email: l.paganelli@usl3.toscana.it
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PROGETTO VOCI E URLA DAL TESSUTO COMUNE DI PRATO SOGGETTI PROMOTORI
Fondazione Museo del Tessuto Società Cooperativa Sociale Kepos Comune di Prato (Patrocinio) PRESENTAZIONE
Il Museo del Tessuto di Prato è una tra le maggiori istituzioni europee dedicate alla valorizzazione del tessuto antico e contemporaneo. Nasce nel 1975 all’interno dell’Istituto Tecnico Tullio Buzzi, la scuola tecnica per eccellenza della città, come supporto alla formazione nel settore della progettazione tessile. Dal 2003, occupa parte degli spazi restaurati della Ex Cimatoria Campolmi, antico opificio tessile che oggi rappresenta uno dei più importanti esempi di archeologia industriale della Provincia di Prato. Il museo, oltre a valorizzare e promuovere l’arte tessile attraverso le proprie attività scientifiche ed espositive, riserva una particolare attenzione all’organizzazione di servizi integrati nel campo della didattica per le scuole, per le famiglie e per gli individui adulti. In questo ambito, si ritiene di particolare rilevanza la progettazione di percorsi specifici per soggetti in condizione di svantaggio e con disabilità, con l’obiettivo di fornire strumenti utili per l’accesso alle risorse culturali del territorio, avvicinarli all’ambiente museale ed infine generare nuovi stimoli per l’interazione e integrazione sociale. 32
KEPOS ONLUS SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE
La Cooperativa Sociale Kepos nasce nell’anno 2003, dall’incontro di diverse professionalità (pedagogisti, psicologi, animatori, tecnici e volontari) che hanno riscontrato l’esigenza di offrire una risposta di qualità ai bisogni delle disabilità, con particolare riguardo a quelle motorie. La Kepos si propone di operare per la crescita globale e il miglioramento della qualità della vita delle persone disabili, favorendo l’integrazione sociale, l’autonomia personale, il sostegno alle famiglie, attuando un percorso integrato duraturo e funzionale che ne valorizzi le potenzialità. Svolge la propria attività tramite diverse tipologie di servizi: un Centro diurno per persone disabili, convenzionato con l’Azienda Usl4, Laboratori tematici svolti sia durante le attività del Centro Diurno che in altre fasce orarie, interventi educativi domiciliari. La Bottega di Kepos è l’insieme delle attività artistiche svolte all’interno del Centro Kepos e rivolto ad un gruppo di ragazzi disabili. Ragazzi con gravi difficoltà motorie sia agli arti inferiori che superiori e per la maggioranza non deambulanti. Ragazzi per lo più con difficoltà cognitive e con scarsa o addirittura assente capacità di linguaggio verbale. I laboratori offrono la possibilità di esercitare abilità espressive attraverso la sperimentazione di varie tecniche e materiali. Ogni creazione è accompagnata da un titolo e un pensiero scritto. La Bottega di Kepos non conosce barriere comunicative. Quando il linguaggio verbale è assente o non è di facile comprensione, la C.A.A. (Comunicazione Alternativa Aumentativa) aiuta tutti i ragazzi ad esprimere quello che sentono dentro. “Uscire fuori” diventa possibile attraverso simboli, foto, computer, tavole alfabetiche per la comunicazione con lo sguardo, i sì ed i no pronunciati con gli occhi o con il solo dito pollice alzato. Gli strumenti utilizzati – pennelli, cavalletti, leggii.- vengono scelti ed adattati sulla base delle abilità e l’autonomia di ciascuno. PREMESSA CONTESTO E MOTIVAZIONI
Da quest’anno, nell’intento di rafforzare l’interazione con il settore sociale, il Museo ha intrapreso la collaborazione con la cooperativa Kepos con la finalità di strutturare percorsi ad hoc per pubblici con disabilità avvicinandoli ai propri spazi ed al proprio patrimonio. La prima esperienza sarà indirizzata agli utenti del centro diurno di Kepos, che verranno sensibilizzati all’arte tessile attraverso il coinvolgimento in azioni pratiche. DESTINATARI FINALI DELLE AZIONI DI PROGETTO
Utenti del centro Kepos
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OGGETTO DEL PROGETTO FINALITÀ GENERALI • Incentivare le diverse abilità di ciascuna persona • Sperimentare relazioni positive con gli altri • Liberare le proprie emozioni attraverso la produzione artistica • Esercitare abilità espressive ed artistiche attraverso la sperimentazione di
varie tecniche e materiali • Ricercare e riconoscere le emozioni attraverso l’uso del materiale e dei colori scelti • Stimolare le capacità sensoriali • Stimolare la creatività e la fantasia • Aumentare l’autostima • Favorire una sempre maggiore autonomia, sia nella scelta dei materiali che nella produzione di un’opera.
OBIETTIVI • La partecipazione, l’interesse e il coinvolgimento • L’acquisizione graduale di alcune conoscenze di base • L’impegno e la capacità di lavorare in gruppo • Lo sviluppo di una comunicazione interpersonale • L’elaborazione di un proprio vocabolario espressivo “aperto” alla contami-
nazione positiva tra l’esterno e il proprio mondo interiore ATTIVITÀ PREVISTE FASE 1
Novembre 3/4 incontri al Museo del Tessuto: visita guidata e laboratorio. Durante i laboratori i ragazzi avranno modo di decorare una shopping-bag, sperimentando diverse tecniche di stampa. I lavori verranno presentati alla Festa di Natale prevista il 13 dicembre. FASE 2
Da Gennaio a Maggio 2015 (incontro quindicinale) Esperienza sensoriale: con-tatto con le stoffe. Ogni utente dovrà scoprire la caratteristica del tessuto che si avvicina di più al suo carattere/personalità. (Fase di ascolto e stesura di una testimonianza scritta/registrata) Partendo da un pezzo di stoffa di cotone, i ragazzi potranno rappresentare quella caratteristica emersa durante l’esperienza tattile, adottando anche le tecniche di stampa conosciute nel mese di novembre e utilizzando la metodologia della Kepos. 34
Completata questa fase, come in un atto liberatorio e segnale di presenza, le tele verranno strappate in tante striscioline dagli utenti stessi. I frammenti si trasformeranno in fili di trame da inserire in una rete da cantiere per la creazione di un arazzo. FASE 3
Maggio 2015 Presentazione del progetto con evento finale previsto a fine Maggio Parallelamente allo svolgimento dei laboratori, il Museo si impegna a cercare uno sponsor o fornitore per la creazione dei foulard (nati dalle precedenti esperienze artistiche dei ragazzi) con l’obiettivo di una ricaduta commerciale che contribuisca alla sostenibilità del centro Kepos. Il Museo inoltre mette a disposizione il proprio spazio commerciale per la vendita dei prodotti realizzati dagli utenti e si propone di organizzare una raccolta fondi in occasione dell’evento finale del progetto. TEMPI
L’attività viene proposta da Novembre 2014 a Maggio 2015 METODOLOGIA
Presentazioni di vari materiali e tecniche, laboratorio espressivo con realizzazione di un elaborato finalizzato alla memorizzazione dell’esperienza fatta. MEZZI E STRUMENTI: STRUMENTALI, LOGISTICI, ORGANIZZATIVI SEDE Museo del Tessuto o Società Cooperativa Kepos
Gli incontri saranno concordati in base alle esigenze dell’utenza coinvolta RISULTATI ATTESI
Informativo, espressivo. FIGURE PROFESSIONALI COINVOLTE
L’attività verrà svolta dalla Dott. Francesca Serafini, Educatrice della Sezione Didattica del Museo MONITORAGGIO, VALUTAZIONE E DOCUMENTAZIONE
Un’attività di verifica, condotta per tutta la durata del percorso, sarà volta a valutare la qualità del progetto, la sua validità come proposta educativa con 35
particolare attenzione alla tipologia e alla modalità di trasmissione delle informazioni, all’efficacia del laboratorio didattico-espressivo. • Distribuzione di un questionario per la rilevazione della qualità della pro-
posta educativa da somministrare agli utenti al termine dell’attività. • Stesura di una relazione finale • Analisi statistica dei dati emersi con la somministrazione del questionario SVILUPPI NEL FUTURO
Possibilità di presentazione del materiale raccolto a Convegni e possibilità di pubblicazioni.
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PROGETTO ISI
INTERVENTI E SERVIZI INTEGRATIVI SOSTEGNO EDUCATIVO DOMICILIARE NEI PERCORSI PER L’AUTISMO SDS PRATESE SOGGETTO PROMOTORE
Società della salute Pratese SOGGETTO GESTORE
Azienda Usl 4 Prato
SOGGETTO ATTUATORE
Opera S. Rita Fondazione Onlus INTRODUZIONE / CONTESTO
Il sistema pubblico dei servizi sociosanitari della Zona Distretto/ Società della salute Pratese, ha messo in atto nel tempo numerosi interventi volti a sostenere la persona disabile e la sua famiglia, predisponendo ed ampliando la rete dei servizi per il mantenimento ed il recupero delle autonomie, la riduzione delle conseguenze invalidanti della disabilità, la promozione dell’inserimento sociale e della partecipazione, il sollievo alla famiglia e la prevenzione del burn-out del contesto familiare. Servizi ed interventi hanno carattere abilitativo-riabilitativo e sono fortemente orientati al raggiungimento e/o al recupero della massima capacità funzionale nelle autonomie personali del soggetto, all’estensione e qualificazione dei servizi domiciliari, di ospitalità diurna, temporanea e residenziale . I programmi di intervento avviati hanno l’obiettivo di realizzare progetti personalizzati di sostegno alla persona disabile e alla sua famiglia, e si so37
stanziano in una rete di offerta composta da servizi di supporto alla domiciliarità , servizi di Vita Indipendente, servizi integrativi e di socializzazione, strutture semiresidenziali e residenziali differenziate per intensità assistenziali e target di utenza. In questo quadro si colloca l’intervento specifico “Progetto ISI “Sostegno educativo domiciliare nei percorsi per l’autismo”. L’intervento in oggetto – attivo nell’Area Pratese dall’anno 2002, proviene dalle progettualità del privato sociale ex Piani di Zona, e successivamente dei Piani Integrat di Salute, sostenute con appositi finanziamenti della L.R. 41/2005. Dal 2007 il Progetto ISI si è consolidato come un vero e proprio servizio tramite la convenzione con Az.Usl 4, mantenendo caratteristiche e finalità specifiche per il target di utenza individuato. Il servizio è gestito dai Servizi Sociali Az.Usl 4, in stretta integrazione con servizi per la Salute Mentale Infanzia adolescenza e Salute mentale Adulti. L’intervento è coordinato ed attuato dalla Fondazione Opera S. Rita onlus di Prato - presente da quasi 70 anni sul territorio pratese per l’assistenza a minori in difficoltà - e da circa 20 anni molto attiva anche sul versante delle disabilità gravi , con particolare riguardo ai percorsi per l’autismo. Il progetto è infatti finalizzato alla costruzione di percorsi domiciliari personalizzati per persone con disabilità, con particolare riferimento a utenza con quadro clinico di autismo/disturbo generalizzato dello sviluppo, gravi limitazioni della comunicazione e dell’autonomia sociale, rilevante impegno di accudimento da parte della famiglia. Offre un servizio educativo domiciliare svolto da personale specializzato, con progetti ed obiettivi individualizzati. L’intervento si integra con l’insieme dei servizi e percorsi per l’autismo presenti nella Zona pratese, costituiti da servizi dedicati a carattere ambulatoriale, sanitario/riabilitativo, diurno e residenziale, che vede la Fondazione Opera S. Rita come uno dei principali partner del servizio pubblico. Per la realizzazione del Progetto ISI sono presenti sinergie di rete tra sistema pubblico, soggetto attuatore ed associazioni attive sul territorio nell’ambito dell’autismo. Oltre alla Fondazione Opera S. Rita ed ai Servizi sociosanitari dell’Azienda usl 4 - sono infatti coinvolte: • Associazione delle famiglie di soggetti autistici “Orizzonte Autismo” Prato • Associazione “Fantasia” (Federazione nazionale delle associazioni a tutela delle persone con Autismo e Sindrome di Asperger) • Associazione “Autisme Europe” 38
DESTINATARI E TARGET DI UTENZA
Soggetti con quadro clinico di autismo/disturbo generalizzato dello sviluppo, compromissione della rete sociale e relazionale, in fascia di fascia di età minore o giovane /adulta (indicativamente da 8 a 35 anni). OBIETTIVI • Offrire un servizio specializzato per l’acquisizione e la generalizzazione di
competenze del soggetto ed il supporto educativo alla famiglia • Fornire strategie per la gestione e la riduzione di comportamenti problematici • Utilizzare le risorse dei contesti naturali della persona con disabilità per migliorare la qualità di vita e fare esperienze al di fuori delle routine familiari • Offrire opportunità ai genitori e ai fratelli di apprendere negli abituali contesti di vita strategie di gestione e di aumento di competenze • Prevenire /ritardare richieste di inserimento in strutture residenziali • Offrire sollievo alle famiglie e diminuire il rischio di burn-out; • Facilitare e permettere l’integrazione sociale dei soggetti con autismo; • Valorizzare la rete sociale ed i legami con la comunità; • Ottimizzare le sinergie operative e le risorse messe a disposizione da sistema pubblico / 3° settore/ famiglie / rete locale delle associazioni nel percorso autismo. DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
Il servizio si struttura attraverso l’offerta di supporto educativo ai soggetti con disabilità coinvolti nel progetto ed alle loro famiglie, attraverso interventi educativi individualizzati, della durata media di 4 ore settimanali, svolti da personale qualificato dell’Opera S. Rita. Si svolge presso il domicilio degli utenti, in contesti di socializzazione o comunitari. Gli interventi – attivati su invio dei Servizi sociosanitari e richiesta delle famiglie – prevedono progetti personalizzati di natura temporanea, con cicli di 6/12 mesi rinnovabili .Gli obiettivi individualizzati sono definiti e periodicamente verificati dagli operatori sociosanitari territoriali (Servizio Sociale, Neuropsichiatria Infantile, Psichiatria) psicologi ed educatori dell’Opera S. Rita, famiglie. Sono possibili anche interventi in piccoli gruppi, supervisionati da operatori formati, così da integrare l’intervento individuale e promuovere ulteriormente la possibilità di interazione e di socializzazione entro una cornice ludica e di esplorazione dei contesti territoriali. 39
Il servizio offre interventi specializzati di tipo cognitivo-comportamentale, integrati con strategie di intervento specifiche sulla comunicazione come la C.A.A. (Comunicazione Aumentativa Alternativa) o l’uso del Sistema Pecs, organizzati secondo i criteri adottati nella presa in carico delle persona autistiche - fra gli altri dal programma TEACCH di Schopler Usa e dai programmi delle NAS (National Autistic Society, UK): • strutturazione del tempo, dello spazio e del materiale di lavoro, • intervento specifico sulla comunicazione, • intervento specifico sui problemi di comportamento, • valutazione delle emergenze e delle predisposizioni individuali per mezzo di test, • programmazione individualizzata
Oltre agli interventi diretti all’utenza svolti da educatori con formazione specifica, sono previste ulteriori professionalità dell’Opera S.Rita per il coordinamento e la supervisione dei progetti (psicologo clinico, psicologo esperto con formazione specifica di tipo cognitivo-comportamentale). Il servizio non prevede compartecipazione al costo da parte dell’utenza ed è finanziato con risorse regionali finalizzate. RISULTATI RAGGIUNTI
Dall’anno di avvio del progetto (2002) sono stati complessivamente coinvolti circa 30 soggetti e le loro famiglie, con un’utenza media annuale di circa 16 /17 utenti. Attualmente gli utenti attivi sono 17. Pur rilevando che la durata media degli interventi è spesso superiore ai 6/12 mesi previsti dal ciclo, per difficoltà di dimissione legate alla gravità e complessità della patologia, si sottolineano alcuni importanti risultati, con performance mantenute o addirittura migliorate nel tempo: • Mantenimento a domicilio di tutti i 30 soggetti complessivamente coinvol-
ti nei 12 anni di validità del progetto. • Incremento del turn over degli utenti dal 5 al 10% annuo. • Incremento dell’attività di verifica integrata tra operatori dei servizi, operatori del’ Opera S. Rita e le famiglie, pari al 100% dell’utenza in carico. • Piena integrazione dell’intervento con le altre progettualità/servizi attivati per l’utente. • Graduale ampliamento e differenziazione dell’attività di socializzazione e animazione effettuate e in base all’età dei soggetti. 40
• Attivazione delle risorse di crescita e delle autonomie personali in soggetti
di elevata gravità.
IL SERVIZIO È CARATTERIZZATO DA ELEVATA FLESSIBILITÀ E DIFFERENZIAZIONE DEGLI INTERVENTI IN BASE AI BISOGNI SPECIFICI DELL’UTENTE E DELLA SUA FAMIGLIA - SONO INFATTI ATTIVI AD ESEMPIO: • interventi di parent training per soggetti di età inferiore a 10 anni svolti
all’interno del contesto familiare e finalizzati all’incremento delle competenze genitoriali nella relazione e nella comunicazione; • interventi di regolazione del comportamento e modifica degli aspetti ritualistici, di supporto alle dinamiche familiari entro il contesto domiciliare; • affiancamento del soggetto in contesti ludico/formativi, quale forma di sostegno alle opportunità di accesso dell’utenza a gruppi sportivi, palestre cittadine, luoghi di socialità. La presenza dell’operatore permette la “traduzione” delle richieste del contesto sociale, facilita l’adattamento e la regolazione del comportamento; • graduale estensione di nuove occasioni di socialità tramite uscite condivise tra più utenti del servizio (cinema, pizzeria...); • la Fondazione Opera S. Rita ha inoltre messo a punto un sistema di monitoraggio degli eventi critici specifico per il servizio ed effettua annualmente indagini di soddisfazione degli utenti con un ritorno del 78%, con esito positivo. CONCLUSIONI
Il progetto si connota come un intervento qualificato fornito in forma diretta dal sistema pubblico della Zona Pratese. Nel corso del tempo, si è pienamente integrato nei percorsi sociosanitari dedicati all’autismo. Si rileva una crescente emersione di nuovi bisogni, con conseguente incremento della domanda potenziale da parte delle famiglie. Occorre pertanto potenziare il sistema delle risposte, differenziandone l’intensità. Il Progetto ISI mostra che anche tramite interventi di natura sociale/educativa e di intensità non elevata si possono fornire risposte qualificate, durevoli nel tempo ed orientate alle maggiori gravità. Il buon esito e la replicabilità del progetto è legato alla qualificazione delle professionalità coinvolte, alla specializzazione del percorso, alle connessioni attivate entro la “filiera autismo” tra Servizi pubblici, soggetti attuatori qualificati, reti associative, famiglie, all’essere parte integrante di un “sistema di cura”. 41
Responsabili / Referenti Azienda Usl 4 Prato Cecilia Lombardi tel 05747807898; e-mail: clombardi@usl4.it Opera S. Rita Fondazione Onlus Francesca Faggi tel.0574/21245; e-mail: info@operasantarita.it
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COSTRUIAMO INSIEME UN NUOVO FUTURO… PERCORSI DI AUTONOMIA PER DISABILI SDS ALTA VAL DI CECINA SOGGETTO PROMOTORE
Società della salute dell’Alta Val di Cecina PARTNER
Associazione Mondo Nuovo onlus, Associazione di famiglie che si trovano ad affrontare da singole, con enormi difficoltà e resistenze, il problema della disabilità ad ogni livello. con lo scopo di “affrontare e contribuire a risolvere i problemi dei portatori di handicap, siano essi fisici, psichici e/o sensoriali. Cooperativa sociale Idealcoop onlus che gestisce servizi socio-sanitari, assistenziali ed educativi diretti alla persona e rappresenta una parte integrante di una rete territoriale di servizi volti alla promozione del benessere sociale e allo sviluppo dell’autonomia dei cittadini in tutte le fasce di età. INTRODUZIONE CONTESTO DI RIFEERIMENTO
Gli art. 2 e 3 della Costituzione Italiana rappresentano il primo riferimento normativo per il riconoscimento di pari dignità e diritto di cittadinanza per tutti i cittadini. L’Art. 2 sancisce il riconoscimento dei diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. L’Art. 3 riconosce che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lin43
gua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali e che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Nel maggio del 1998 il Parlamento ha approvato la Legge 162, che modifica e aggiorna alcune parti della L.104/92: per la prima volta una legge nazionale dispone la necessità di garantire il diritto alla vita indipendente. La L.R.T. n.41 art.55 comma 2 prevede: • la realizzazione di progetti innovativi e servizi finalizzati alla realizzazione di modalità di vita indipendente, di soluzioni abitative autonome e parafamiliari, di comunità alloggio protette per le persone disabili gravi privi di sostegno familiare; • i servizi di informazione, sollievo e sostegno ai familiari delle persone disabili; • le forme di coordinamento stabile con soggetti istituzionali e soggetti del terzo settore coinvolti nelle attività di istruzione scolastica, formazione professionale, inserimento lavorativo delle persone disabili; • le forme di agevolazione per l’accesso a trasporti, servizi culturali, ricreativi e sportivi; • le forme di agevolazione per la diffusione di strumenti tecnologici atti a facilitare la vita indipendente, l’inserimento sociale e professionale; Lo stato di handicap consiste in una minorazione che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa è tale da determinare un processo di svantaggio sociale e di emarginazione. Lo stato di handicap viene riconosciuto in seguito all’analisi, da parte di un’apposita commissione di valutazione, dei singoli casi che abbiano inoltrato domanda di riconoscimento; tale condizione dà diritto ad ottenere le prestazioni (cura e riabilitazione, inserimento ed integrazione sociale, scolastica o lavorativa della persona handicappata, ecc.) erogate dai servizi sanitari e socio-assistenziali previste dalla legge 104/92 (legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate). E’ stato possibile ricostruire il quadro completo di tutti i soggetti della Zona che sono stati riconosciuti come portatori di handicap. TABELLA
Numero dei soggetti accertati ai sensi dell’art.4 L. 104/92 suddivisi per tipologia di handicap e fascia di età (Le tipologie di handicap vanno ricavate dai verbali delle commissioni ai sensi della L. 104/92) 44
ANNO 2013
Questo dato è molto importante in quanto comprende sia coloro che sono in carico al servizio, cioè per i quali sono stati attivati programmi riabilitativi, sia coloro che non lo sono ma che rappresentano l’utenza potenziale. SOGGETTI DESTINATARI POTENZIALI DELL’INIZIATIVA
N° 24 Soggetti riconosciuti disabili ai sensi della L.104/92 preferibilmente di età compresa fra i 20 ai 45 anni e a lieve entità assistenziale residenti nella Zona Alta Val di Cecina che hanno già intrapreso percorsi educativoriabilitativi. CARATTERISTICHE PECULIARI DEL PROGETTO 1. Creare le condizioni affinché la persona disabile sia posta nelle condizioni
di prendere decisioni riguardanti la propria vita e la capacità di svolgere la propria scelta; 2. Tutelare e garantire il diritto a piani individualizzati di intervento, riconoscendo il giusto ruolo dei familiari. 3. Prevedere il coinvolgimento di famiglie, Istituzioni e soggetti della Comunità Locale attraverso l’individuazione di risposte coordinate ed integrate che tengano conto delle caratteristiche individuali di ognuno e non rappresentino un’artificiale sommatoria di soluzioni standardizzate. PROGETTAZIONE OPERATIVA AZIONI DEL PROGETTO • Cicli di incontri a tema volti a sensibilizzare le famiglie affinché possano
acquisire la convinzione necessaria e gli strumenti indispensabili per rendere possibile esperienze di vita autonoma del figlio disabile. • Ciclo di incontri formativi e di auto-formazione rivolti agli operatori finalizzati all’apprendimento di una nuova modalità di presa in carico. • Sperimentare interventi, che all’interno dei progetti individualizzati, siano improntati al raggiungimento di una maggiore autonomia. 45
DESCRIZIONE DELLE FASI DI LAVORO
Il percorso ha previsto una durata triennale; per questo motivo il progetto è stato suddiviso in tre moduli. MODULO N.1 IL MODULO1 SI È ARTICOLATO IN DUE FASI 1) Autoformazione degli operatori finalizzata alla condivisione delle finalità
del progetto e alle nuove modalità di presa in carico; 2) Sensibilizzazione delle famiglie, indispensabile per acquisire la convinzione e gli strumenti per rendere possibile questa esperienza di vita autonoma. Parallelamente a questi interventi è stata portata avanti una campagna di informazione e di pubblicizzazione del progetto, attraverso i mezzi stampa locali ed una assemblea pubblica. Dove è stato presentato il percorso nelle sue fasi ed è stata proposta la tematica della Fondazione di Partecipazione con la prospettiva della sua costituzione. AZIONE 1 AUTOFORMAZIONE DEGLI OPERATORI
Realizzati n. 3 incontri di auto-formazione per operatori dei servizi destinati all’assistenza delle persone disabili (assistenti sociali, educatori professionali, OO.SS, terapisti della riabilitazione, psicologo, psichiatra), al fine di condividere a pieno le finalità del Progetto ed individuare le tematiche da affrontare con le famiglie di soggetti disabili. AZIONE 2 SENSIBILIZZAZIONE DELLE FAMIGLIE
Realizzati incontri preliminari fra servizi e Associazione Mondo Nuovo onlus (Associazione di famiglie con problemi di disabilità) per l’individuazione delle modalità più idonee al coinvolgimento delle famiglie. Con le famiglie sono stati affrontati temi riguardanti la vita quotidiana con le sue problematiche e criticità, le autonomie da raggiungere, aspetti legati alla convivenza fra più persone (conoscenza dell’altro, accettazione delle diverse abitudini, problemi di carattere sessuale derivanti dalla convivenza fra ragazzi e ragazze, ecc). In tali incontri i genitori hanno avuto quindi l’opportunità di esprimere sentimenti, timori, dubbi, perplessità ed aspettative legate al distacco dal proprio figlio. Sono stati condotti n. 7 incontri a cadenza quindicinale per la sensibilizzazione di un gruppo di famiglie (14-16 persone), con l’obiettivo di far ac46
quisire loro la convinzione necessaria e gli strumenti per rendere possibile esperienze di vita autonoma del figlio disabile. Gli operatori si sono resi sempre disponibili ad organizzare ulteriori incontri su tematiche proposte dalle famiglie. MODULO N.2
Nel Modulo 2 è stata affrontata concretamente la realizzazione di un percorso di autonomia per le persone disabili, nel rispetto delle “volontà” degli interessati e delle famiglie, percorso che è stato pienamente condiviso durante lo svolgersi del Modulo 1. AZIONE 1 INDIVIDUAZIONE DEI SOGGETTI DISABILI INTERESSATI ALLA SPERIMENTAZIONE
Individuazione di 8 soggetti interessati alla sperimentazione (soggetti riconosciuti disabili ai sensi della L.104/92 preferibilmente di età compresa fra i 20 e i 45 anni e a lieve entità assistenziale residenti nella Zona Alta Val di Cecina), con il coinvolgimento degli interessati, delle famiglie e dei servizi. La partecipazione alla sperimentazione è scaturita spontaneamente da parte delle famiglie, dopo il lungo percorso di condivisione intrapreso. E’ stato necessario individuare dei criteri di compartecipazione delle famiglie. AZIONE 2 BANDO PUBBLICO
E’ stato pubblicato un bando rivolto ai soggetti del Terzo Settore, contenente le seguenti richieste: 1. messa a disposizione e gestione di un appartamento per il soggiorno, a rotazione, di 4 utenti diversamente abili, in turni di due settimane; 2. messa a disposizione degli operatori (educatori professionali, O.S.S.) necessari a portare avanti il progetto. Il progetto sperimentale è partito con un unico appartamento per tutta la Zona; tale scelta è motivata dal fatto che, essendo questa una esperienza pilota, si è reso necessario verificarne la fattibilità. Vista però la vasta dislocazione del nostro territorio, è prevista la successiva individuazione di un secondo appartamento, in modo da averne a disposizione uno nel Comune di Volterra e uno nel comune di Pomarance, per consentire ai soggetti disabili di vivere questa esperienza nel proprio territorio di residenza. 47
AZIONE 3 INCONTRI ORGANIZZATIVI
Sono stati previsti incontri organizzativi/formativi e di supervisione tra i Servizi dell’Azienda Usl 5 - Zona Alta Val di Cecina e gli Operatori coinvolti nella sperimentazione, finalizzati alla predisposizione dei piani di intervento individualizzati. AZIONE 4 IMPIEGO DEGLI OPERATORI • La presenza degli operatori (E.P., O.S.S.) è stata definita sulla base delle
esigenze individuali dei soggetti inseriti. • E’ comunque stata prevista una presenza degli operatori nei seguenti momenti della giornata: sveglia e colazione; pranzo; gestione tempo libero; cena; notte. AZIONE 5 AVVIO ESPERIENZA PILOTA DI VITA INDIPENDENTE • Sistemazione dell’alloggio, conoscenza del coinquilino, graduale e perso-
nalizzato inserimento nell’appartamento del soggetto disabile, con il supporto degli operatori e della famiglia rispettivamente formati e motivati; • Supporto dei servizi all’avvio dell’esperienza di vita indipendente, in relazione alle esigenze e alle necessità dei soggetti inseriti; • Verifiche periodiche: inizialmente settimanali e poi quindicinali sull’andamento della sperimentazione. • Costituzione di gruppi di auto aiuto con le famiglie dei partecipanti. OBIETTIVI GENERALI E SPECIFICI DELL’INIZIATIVA PROPOSTA
Gli obiettivi generali della proposta, sono finalizzati a migliorare la risposta ai bisogni delle famiglie con soggetti portatori di handicap della Zona Alta Val di Cecina, attraverso risposte adeguate e calibrate al bisogno esistente rilevato, nell’ottica dell’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse disponibili. Ciò ovviamente in condivisione con i soggetti interessati e in coerenza con la programmazione sociosanitaria regionale. GLI OBIETTIVI SPECIFICI QUINDI SONO • Offrire delle “risposte” che aiutino le famiglie a pensare in maniera più
serena al futuro del proprio figlio disabile; • Offrire risposte residenziali alternative alle tradizionali strutture esistenti che garantiscano un’indipendenza protetta. 48
GLI OBIETTIVI SPECIFICI CHE L’INIZIATIVA INTENDE REALIZZARE SONO • Offrire risposte di “sollievo” per le famiglie durante la vita quotidiana; • Permettere alla persona disabile di fare esperienze di vita indipendente
come chiunque altro; • Realizzare interventi integrati mirati all’acquisizione di nuove autonomie e abilità, indirizzati ad una migliore integrazione sociale attraverso esperienze al di fuori di ambienti protetti; • Favorire esperienze socializzanti ed educative fuori dal contesto familiare. QUANTIFICAZIONE DEI RISULTATI IN TERMINI DI RISPOSTA AL BISOGNO IDENTIFICATO CON PROPOSTA DI UN SET DI INDICATORI CHE PERMETTA IL MONITORAGGIO E LA VALUTAZIONE DEI RISULTATI PREVISTI
Nel corso dello svolgimento del progetto monitoreremo l’efficacia degli interventi attraverso un costante confronto con i partecipanti e gli operatori. All’interno del progetto è prevista una fase valutativa che tenga conto sia di indicatori di tipo quantitativo che di ordine qualitativo al fine di poter effettuare un’analisi approfondita dell’intervento attuato. INDICATORI QUANTITATIVI • n° soggetti disabili coinvolti nel progetto/n° tot soggetti disabili presenti nel territorio *100 • n° soggetti coinvolti realmente nelle attività/n° soggetti che hanno aderito *100 • n° attività realizzate /n° attività previste *100 INDICATORI QUALITATIVI • Livello di soddisfazione dei ragazzi relativi alle attività svolte • Livello di soddisfazione delle famiglie • Incremento delle abilità di ognuno
Inoltre le attività del progetto come prima suddetto, saranno oggetto di incontri periodici di confronto e approfondimento per il monitoraggio e/o la valutazione degli esiti della sperimentazione, da parte dei soggetti individuati dalla Regione Toscana, anche con controlli presso la sede fisica delle stesse sperimentazioni. CONCLUSIONI / POTENZIALE DI CRESCITA
Il progetto si configura come innovativo poiché sul territorio dell’Alta Val di Cecina non esiste un servizio analogo con una previsione di continuità, in grado di rispondere in maniera concreta ad un bisogno espresso da famiglie di ragazzi disabili. 49
L’attenzione rivolta ai soggetti si esplicita attraverso la predisposizione di progetti assistenziali personalizzati, con interventi sia individuali che collettivi, con la partecipazione a iniziative culturali, ricreative e socializzanti, favorendo così l’interazione con l’esterno ed il mantenimento delle relazioni amicali e parentali, attraverso il raccordo con la rete dei servizi esistenti sul territorio, la collaborazione con le famiglie, la partecipazione del volontariato. NELLO SPECIFICO • Il lavoro di strutturazione dell’ambiente della casa nella forma che facilità
autonomie domestiche e comunicative tra i residenti e’ utilizzabile per periodi più lunghi che comprendono la gestione non solo del tempo libero ma anche degli impegni scolastici o lavorativi. • La possibilità si apre verso situazioni stabili e accoglienza di persone in stato di difficoltà gestionale all’interno della propria famiglia. • La casa diventa un luogo di apprendimento di abilità spendibile anche in altri luoghi. • La metodologia adottata si ispira ad un approccio cognitivo comportamentale basato su una “strutturazione” dell’ambiente educativo, che permette ai giovani di raggiungere una maggiore comprensione del contesto e sviluppare forme di autonomia. • L’autonomia che si cerca di sviluppare prevede che per la maggior parte dei soggetti sarà sempre necessaria una supervisione delle attività quotidiana, pur nell’intento che questa vada a diminuire progressivamente nel corso di anni. L’indipendenza che si persegue è quella dalla famiglia, per soddisfare il più possibile le esigenze di una relazione tra adulti, genitori e figli. • Un intervento intensivo e programmato, che favorisce la promozione di comportamenti adattivi e la conseguente riduzione di quelli problematici. • La sperimentazione di contesti di vita reale, che permette ai giovani di apprendere nuove abilità, imparando a coordinare le proprie attività con gli altri. RISULTATI ATTESI
La presenza di un ambiente strutturato e l’opportunità di vita comune mediata favoriscono: • apprendimento di autonomie legate al quotidiano (organizzazione casa e pasti) • fruibilità dei luoghi sociali (svolgimento di attività ricreative in contesti pubblici) • condivisione di spazi comuni, rispetto dei turni di lavoro (analisi dei compiti quotidiani) • gestione degli imprevisti e delle situazioni inattese, con introduzione di novità (analisi delle situazioni problema e soluzioni) • l’acquisizione di abilità relazionali, comunicative, la generalizzazione dei comportamenti ed il loro consolidamento per affrontare ambienti diversi. 50
SVILUPPI FUTURI
Il presente progetto intende connotarsi come fortemente replicabile, nel suo contesto applicativo, in altre realtà. In particolare saranno sviluppati i termini di elaborazione dei processi applicativi, operativi e di intervento, verranno modellizzati gli schemi di interfacciamento con tutti i soggetti coinvolti. Molto di questo lavoro risiede nella capacità di raccogliere, organizzare e codificare i dati di feedback operativo segnalati dagli operatori/familiari/utenti. Perciò, e nel segno di una ricerca fattiva della esemplarità del presente progetto, verranno potenziate le attività di monitoraggio e sistemizzazione dei termini analitici raccolti, fino al limite di realizzazione di un insieme di dati e modelli organizzativi per la assicurazione di una efficace replicabilità. Responsabile struttura proponente Dr.ssa Sabina Ghilli Direttore società della Salute dell’Alta Val di Cecina 0588/91651 s.ghilli@usl5.toscana.it Responsabile del Progetto Dr.ssa Stefania Nencioni Resp.le Responsabile U.F. Ass.za Sociale Terr.le 0588/91875 s.nencioni@usl5.toscana.it
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PROGETTAZIONE ACCESSIBILE:
PROGETTO FORMATIVO DI APPROFONDIMENTO DESTINATO AGLI STUDENTI DEL CORSO DEI GEOMETRI DELL’ISTITUTO TECNICO PER GEOMETRI “F. NICCOLINI” (VOLTERRA) SDS ALTA VAL DI CECINA SOGGETTO PROMOTORE E PARTNER
“Protocollo di intesa in materia di abbattimento barriere architettoniche” tra Regione Toscana, Società della Salute Alta Val di Cecina, Azienda USL5 di Pisa, Comune di Castelnuovo Val di Cecina, Comune di Montecatini Val di Cecina, Comune di Pomarance, Comune di Volterra, Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “F. Niccolini” di Volterra, Associazione Mondo Nuovo di Volterra, del 31 agosto 2007. INTRODUZIONE
Gli intenti che hanno mosso i sottoscrittori del citato protocollo d’intesa con lo scopo di intraprendere azioni comuni sistematiche finalizzate al superamento delle barriere architettoniche erano prevalentemente orientati al perseguimento di due finalità: • avviare un percorso teso ad elaborare, programmare ed attuare in modo organico interventi ed azioni in materia di abbattimento delle barriere architettoniche presenti negli edifici, luoghi e spazi aperti al pubblico, nel territorio dell’Alta Val di Cecina; • promuovere un percorso diretto al raggiungimento della piena consapevolezza dell’operare a favore dell’accessibilità e dell’inclusione, nei tecnici, negli amministratori e nella collettività. In particolare per questo secondo aspetto si è creduto di dover intervenire nella fase iniziale di preparazione e formazione dei nuovi tecnici, integrando 52
fino dal secondo grado della istruzione secondaria le curricolari tematiche di natura tecnica presenti nel corso di studi. L’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “F. Niccolini”, storica istituzione della città di Volterra da decine di anni forma i tecnici non laureati per cui rappresenta il principale “serbatoio” dal quale gli enti locali, gli studi privati oltre che l’Università, per coloro che decidono di proseguire negli studi, reclutano i nuovi tecnici che andranno ad operare sul territorio. OBIETTIVO
In fase di avvio dell’esperienza, l’obiettivo è stato quello di organizzare ed erogare un intervento formativo con lo scopo di fornire le coordinate di un nuovo approccio progettuale basato sulla definizione di un profilo di utenza ampliato ed inclusivo e sullo proposizione di elementi, tecniche e modalità di progettazione accessibile. In seguito, dopo la positiva esperienza fatta, il risultato atteso è divenuto quello di mantenere stabile il progetto formativo all’interno del corso di studio per geometri. DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
Così come stabilito nei reciproci impegni sottoscritti nel protocollo d’intesa, i soggetti che hanno attivamente partecipato alle attività di mappatura delle barriere architettoniche sono: • la Società della Salute dell’Alta Val di Cecina, che ha svolto un ruolo di coordinamento; • l’Azienda USL 5 che ha fornito il personale tecnico, precedentemente formatosi nei corsi regionali, per l’attività di docenza ; • l’Istituto Tecnico per Geometri “F. Niccolini” di Volterra, che si è occupato della organizzazione e della erogazione dell’intervento formativo presso i propri studenti. Il corso è organizzato, di norma, in 3 incontri (lezioni frontali) della durata di 3 ore ciascuno, nei quali si affrontano i seguenti argomenti: • il quadro normativo, • le esigenze dei profili di utenza deboli e disabili, • le barriere fisiche, • le barriere percettive; • i PEBA (Piani Eliminazione Barriere Architettoniche); • dai PEBA ai Piani per l’accessibilità. 53
Completano l’iniziativa incontri con esperti, esercitazioni in aula e sul territorio oltre che il lavoro di preparazione e di elaborazioni successive svolte in classe dagli studenti direttamente con i propri docenti. RISULTATI RAGGIUNTI
Il progetto formativo, che ha preso avvio nell’anno scolastico 2007-2008, è giunto alla ottava edizione ed ha formato nel corso di questi anni, sui temi delle barriere architettoniche e sulla progettazione accessibile, oltre 100 studenti. Diversi di loro hanno proposto il tema dell’accessibilità e dell’inclusione all’esame di maturità, fra gli elementi caratterizzanti il loro percorso di studi. Il progetto è stabilmente presente nel Piano dell’Offerta Formativa (POF) dell’Istituto. CONCLUSIONI
Le considerazioni che si possono fare a proposito dell’esperienza descritta sono di segno positivo; il coinvolgimento e la partecipazione degli studenti all’iniziativa sono stati (e sono) costanti e proficui. L’inserimento stabile del progetto formativo nella programmazione scolastica dell’Istituto spinge a fare una riflessione sulla possibilità di inerire direttamente nei normali percorsi di studi, l’insegnamento di un approccio progettuale inclusivo, integrato nelle curricolari materie tecniche di studio, così da sviluppare il tema, non come episodico e decontestualizzato, ma in modo strutturato e organico al percorso formativo. In questo caso, appare opportuno intervenire nella formazione specifica del corpo docente, non tanto (e non solo) come attore nei processi progettuali, ma quanto come (co)responsabile della formazione dei nuovi progettisti. E’ senz’altro da sviluppare inoltre, in questi percorsi formativi, il coinvolgimento e l’intervento delle associazioni dei disabili, non potendosi limitare la trattazione ai soli elementi di natura tecnica e costruttiva, ma dovendosi necessariamente (e preventivamente) confrontare con i bisogni e le esigenze del più ampio profilo di utenza possibile, in modo empatico e collaborante.
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MAPPATURA DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE NEI COMUNI DELL’ALTA VAL DI CECINA SDS ALTA VAL DI CECINA SOGGETTO PROMOTORE E PARTNER
“Protocollo di intesa in materia di abbattimento barriere architettoniche” tra Regione Toscana, Società della Salute Alta Val di Cecina, Azienda USL5 di Pisa, Comune di Castelnuovo Val di Cecina, Comune di Montecatini Val di Cecina, Comune di Pomarance, Comune di Volterra, Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “F. Niccolini” di Volterra, Associazione Mondo Nuovo di Volterra, del 31 agosto 2007. INTRODUZIONE
Nella nostra legislazione il primo riferimento ai P.E.B.A. (Piani per l’eliminazione delle barriere architettoniche) si trova nella Legge Finanziaria n. 41/1986; successivamente, la “Legge Quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate” (n. 104/1992) stabilisce, che i PEBA siano modificati con integrazioni relative all’accessibilità degli spazi urbani, facendo assumere agli stessi il valore di strumento guida per elevare le condizioni di fruibilità dell’intero organismo urbano: della rete dei percorsi, degli spazi e degli edifici pubblici che su di essi si aprono. La normativa della Regione Toscana, sin dalla L.R. 47/1991, dispone la realizzazione di programmi operativi d’intervento per l’abbattimento delle barriere architettoniche e prevede l’istituzione dell’Osservatorio Regionale della Mobilità e Accessibilità, con l’attivazione di azioni di monitoraggio da parte degli enti coinvolti. In aggiunta, la L.R. 23/2001 fissa l’obbligo da parte dei Comuni di dotarsi della Mappa dell’accessibilità Urbana quale condizio55
ne necessaria per l’accesso ai finanziamenti regionali finalizzati al superamento delle barriere architettoniche ovvero relativi ai programmi di edilizia sovvenzionata o agevolata. Infine, con l’art. 6 del D.P.G.R. 74/2006, si vincola l’erogazione dei finanziamenti regionali a favore di enti pubblici che presentano progetti di superamento della barriere architettoniche, alla esistenza del P.E.B.A. Nonostante quanto detto si è però osservato come i P.E.B.A. non siano ancora una realtà nei Comuni dell’Alta Valdicecina. Come esperienza precedente è da ricordare quella realizzata dall’associazione Mondo Nuovo resasi promotrice di una prima mappatura delle barriere architettoniche presenti negli edifici pubblici del solo Comune di Volterra. OBIETTIVO
Tra gli impegni del protocollo sottoscritto nel 2007 vi era quello di individuare e porre in essere azioni orientate a facilitare agli enti pubblici coinvolti il percorso finalizzato alla redazione ed alla adozione dei Piani di eliminazione della barriere architettoniche. L’esperienza si è posta come obiettivo quello di operare una mappatura delle barriere architettoniche e, più in generale, degli elementi di conflitto tra l’uomo e l’ambiente presenti negli edifici pubblici ed in quelli di uso pubblico presenti nei capoluoghi dei Comuni sottoscrittori del protocollo e nelle rispettive frazioni, da mettere a disposizioni delle amministrazioni dei Comuni dell’Alta Valdicecina impegnate nella redazione ed adozione dei PEBA. DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
Così come stabilito nei reciproci impegni sottoscritti nel protocollo d’intesa, i soggetti che hanno attivamente partecipato alle attività di mappatura delle barriere architettoniche sono: • la Società della Salute dell’Alta Val di Cecina, che ha svolto un ruolo di coordinamento; • l’Associazione Mondo Nuovo onlus in qualità si soggetto attuatore dell’iniziativa, che ha curato, per il tramite di tecnici incaricati e di neo-diplomati presso l’Istituto “F. Niccolini” che avevano ricevuto una specifica formazione, il rilievo e la schedatura delle barriere architettoniche; • l’Istituto Tecnico per Geometri “F. Niccolini” di Volterra, che si è occupato della restituzione e della digitalizzazione dei dati raccolti. In una prima fase si è operato per il rilievo e la schedatura, su modelli appositamente predisposti, delle barriere individuate presenti negli edifici pub56
blici ed in quelli di uso pubblico nei 4 comuni dell’Alta Val di Cecina (Volterra, Montecatini VC, Pomarance, e Castelnuovo VC). In seguito le classi quinte del Corso per Geometri degli anni scolastici 200910, 2010-11 e 2011-12 hanno rielaborato quanto rilevato restituendo la mappatura sia in formato cartaceo che su supporto informatico interattivo. Tutto il materiale prodotto è stato consegnato, in occasione di presentazioni pubbliche dell’iniziativa, agli amministratori dei comuni co-firmatari del protocollo. RISULTATI RAGGIUNTI
Poiché le attività di restituzione e digitalizzazione del materiale prodotto sono state svolte dall’Istituto Tecnico per Geometri “F. Niccolini” di Volterra, da varie classi, nel corso di successivi anni scolastici, il raggiungimento dei risultati ha necessariamente seguito la tempistica dettata dallo svolgimento delle attività didattiche dell’Istituto. • Nell’anno scolastico 2007-2008, sono stati eseguiti i rilievi necessari alla mappatura; • Nell’anno scolastico 2009-2010 è stata completata e digitalizzata la mappatura delle barriere architettoniche nei Comuni di Castelnuovo Val di Cecina e Montecatini Val di Cecina; • Nell’anno scolastico 2010-2011 è stata completata e digitalizzata la mappatura delle barriere architettoniche nel Comune di Pomarance; • Nell’anno scolastico 2011-2012 è stata completata e digitalizzata la mappatura delle barriere architettoniche nel Comune di Volterra. CONCLUSIONI
Si rileva il raggiungimento degli obiettivi proposti dal protocollo d’intesa in merito all’effettuazione e la restituzione digitalizzata della mappatura delle barriere architettoniche presenti negli edifici e spazi pubblici e di uso pubblico dei Comuni dell’Alta Val di Cecina. Risulta peraltro che le amministrazioni comunali abbiano solo parzialmente recepito ed utilizzato il lavoro fatto, non traducendolo direttamente negli strumenti urbanistica vigenti, che hanno continuato a trattare il tema delle barriere architettoniche (nei documenti e negli elaborati dei piani urbanistici) più come mero adempimento formale richiesto dalla normativa, che come strumento di programmazione urbana e territoriale. Altresì, l’occasione di un così condiviso protocollo d’intesa poteva essere colta per la redazione e l’adozione di piani coordinati (se non di un unico piano di Zona), tenuto conto che i servizi per la collettività, presenti nella Zona, 57
sono distribuiti in modo diffuso e discontinuo sul territorio e che l’accessibilità degli stessi si ottiene operando oltre che “a scala” comunale anche a quella intercomunale e sulla rete dei collegamenti. In ultimo, l’associazione sottoscrittrice del protocollo: “Mondo Nuovo”, ha animato, promosso e coordinato l’attuazione dell’esperienza, ma non vi è stata la possibilità di coinvolgimento dei soci, direttamente “sul campo”, come portatori diretti di esperienza, di bisogni e di esigenze nella rilevazione e nella mappatura delle barriere architettoniche.
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I DISABILI ENTRANO IN CAMPO
PRATICHE E METODI PER LA REALIZZAZIONE DI INTERVENTI DI AGRICOLTURA SOCIALE SDS VAL D’ERA SOGGETTO PROMOTORE
Società della Salute della Val d’Era / Azienda Usl 5 di Pisa PRINCIPALI PARTNER ISTITUZIONALI
Unione Val d’Era, Università di Pisa, ASL 5 di Pisa ( in particolare U.F. Salute Mentale Adulti, U.F. Infanzia e adolescenza, Ser.T, U.F. Servizio sociale territoriale), Provincia di Pisa, Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Pisa del Ministero di Grazia e Giustizia. BREVE INQUADRAMENTO
Le attività relative all’agricoltura sociale nel territorio della provincia di Pisa hanno preso l’avvio in Val d’Era nel lontano 2004, ormai dieci anni fa, ed è quindi necessario in questo contesto fare una breve introduzione storica. Grazie all’intuizione di uno psichiatra del Servizio di Salute mentale della Azienda usl 5 di Pisa Zona Val d’Era, il dott. Mauro Gallevi, all’interno della programmazione della Società della Salute, fu realizzato il Progetto “Il Giardino dei semplici”, centrato sulla coltivazione delle piante officinali al cui termine due persone con disabilità mentale vennero assunte dall’Azienda agricola Bio Colombini a tempo indeterminato, altre due proseguirono l’esperienza come terapia occupazionale sempre nella stessa azienda; altri due pazienti, infine, iniziarono un tirocinio e poi vennero assunti con contratto di lavoro a tempo determinato presso l’azienda vitivinicola S. Ermo di Casciana Terme. 59
Nel 2008 poi, la Società della Salute della Val d’Era fece un passo avanti nella stabilizzazione del progetto con l’approvazione del Protocollo di intesa sulla “Promozione dell’Agricoltura Sociale come strumento atto a favorire coesione sociale, sostenibilità e partecipazione nei processi di sviluppo” che portò alla costituzione di un “Tavolo per l’agricoltura sociale” volto alla promozione di interventi e metodologie per lo sviluppo della multifunzionalità in agricoltura. Nel 2009, a conclusione di un percorso partecipato, con il coordinamento scientifico dell’Università di Pisa, Dipartimento di Scienze Veterinarie, la Società della Salute della Val d’Era pubblicò le “Schede sintetiche per la descrizione dei servizi in agricoltura sociale”, contribuendo così, tra i primi in Italia, alla codifica e formalizzazione dei servizi e degli interventi che possono essere sviluppati all’interno dell’agricoltura sociale. Nel 2010 un ulteriore passo in avanti fu la realizzazione di un Elenco zonale delle aziende agricole impegnate in agricoltura sociale nel quale, dietro richiesta, sono inserite tutte quelle aziende agricole che fanno, a vario titolo, inserimenti di persone a bassa contrattualità. L’elenco continua ad essere in vigore, è incrementato costantemente ed aggiornato annualmente. In questo stesso anno, grazie a finanziamenti specifici, presero l’avvio anche progetti di tipo socio-riabilitativo rivolti a minori, con due associazioni del territorio esperte negli interventi con animali (asini e cani terranova). Attualmente, dopo dieci anni di attività di agricoltura sociale e molti interventi realizzati, riteniamo di poter provare a delineare quali siano le “pratiche” più innovative poste in essere, con un nostro tentativo di “tipizzazione”, e quali siano i metodi da noi utilizzati, principalmente riguardanti la costruzione del “sistema” di agricoltura sociale. DESTINATARI
Destinatari del progetto sono disabili fisici e psichici, minori e adulti oltre a ex tossicodipendenti in fase di reinserimento sociale, detenuti in regime di esecuzione penale esterna. Proviamo a tracciare un quadro sintetico ma esaustivo della presenza dei disabili in Val d’Era. Il quadro completo di tutti i soggetti della zona Val d’Era che sono stati riconosciuti come portatori di handicap è riportato nella tabella 1. TABELLA 1 Numero dei soggetti accertati ai sensi dell’art.4 L. 104/92 suddivisi
per tipologia di handicap e fascia di età (Le tipologie di handicap vanno ricavate dai verbali delle commissioni ai sensi della L. 104/92). 60
ANNO 2013
Nella tabella 2 sono invece riportati alcuni indicatori relativi alla disabilità in Val d’Era confrontati con i corrispondenti valori regionali. TABELLA 2 Alcuni indicatori rispetto agli utenti disabili dei servizi sociali e
socio sanitari in Val d’Era.
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Numerosi sono gli interventi sociali e socio sanitari territoriali attivati sul territorio a favore della diabilità. Elenchiamo di seguito i servizi erogati in Val d’Era a favore di utenti disabili per tipologia: ETÀ SCOLARE • Centri di socializzazione e attività laboratoriali varie (Poliedro, Cigno D’Oro e Progetto Solidarietà ecc.) • Coinvolgimento in attività e programmi di agricoltura sociale • Assistenza all’autonomia scolastica • Servizio Educativo territoriale • Servizio di Aiuto alla persona (diretta e indiretta) • Attività di Piscina e di terapia occupazionale ETÀ ADULTA • Centri di socializzazione e attività laboratoriali varie (Poliedro, Cigno D’Oro e Progetto Solidarietà ecc.) • Terapia occupazionale • Inseri-
menti terapeutici e lavorativi, soprattutto nelle attività di agricoltura sociale • Progetti di Vita Indipendente • Inserimenti in Centri Diurni per Disabili • Inserimento in Comunità Alloggio e altre strutture
Di seguito riportiamo in sintesi il numero degli utenti, suddivisi per tipologia di servizio, della zona Val d’Era nel 2013:
OBIETTIVI OBIETTIVO GENERALE
Sperimentazione di un possibile modello di “governance territoriale” finalizzata alla promozione e realizzazione di una società fondata sui principi di sostenibilità ecologica e solidarietà sociale. 62
OBIETTIVI SPECIFICI I. Migliorare le condizioni di salute e favorire la socializzazione degli utenti
dei servizi di Salute Mentale Adulti e dell’ infanzia e dell’adolescenza II. Migliorare le competenze pre -lavorative degli adulti in carico ai servizi con problemi mentali, o con disabilità III. Favorire il reinserimento lavorativo di adulti ex tossicodipendenti o detenuti con misure di pena alternative alla detenzione IV. Favorire la qualità dell’alimentazione dei cittadini della Val d’Era attraverso lo sviluppo di attività di “filiera corta” V. Contribuire a cambiare gli stili di alimentazione della popolazione della Val d’Era a partire dagli alunni delle scuole primarie e dai loro genitori L’esito di un progetto con una finalità così ampia è molto difficile da valutare. Il Dipartimento di Scienze veterinarie dell’Università di Pisa, in collaborazione con l’ Università di Torino, sta portando avanti un lavoro scientifico complesso, in parte già pubblicato, sulla valutazione in agricoltura sociale, i cui risultati saranno utilizzabili a breve. Già nel volume Agricoltura sociale in Val d’Era. Dall’esperienza dei pionieri alla formalizzazione di un modello di lavoro (2012), realizzato dall’Unione Val d’Era nell’ambito del Progetto ACTI.VE (Action Verte) finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, erano indicate sette dimensioni nelle quali possono essere classificate le ricadute dell’agricoltura sociale e cioè: 1. l’impatto sui fruitori diretti 2. l’impatto sulle famiglie 3. l’impatto sui portatori di progetto 4. l’impatto sulle politiche pubbliche 5. l’impatto sui consumatori e sui cittadini 6. l’impatto sulle reti di relazioni locali 7. l’impatto sulla capacità di innovazione locale
Seguendo la classificazione indicata sopra abbiamo raccolto alcuni dati di risultato dell’attività di agricoltura sociale nel 2014. Nel raccogliere questi numeri ovviamente non abbiamo certo la pretesa di misurare alcun “impatto” ma abbiamo la consapevolezza che di come la raccolta dei dati numerici sia fondamentale per qualsiasi tipo di ulteriore valutazione.
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INDICATORI DI ESITO/PROCESSO
Spesa complessiva nel 2014, finanziata dalla Società della Salute, esclusi gli inserimenti socio terapeutici e lavorativi: € 15.000,00. DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
Come accennato dal titolo proviamo qui a descrivere sia alcune pratiche di agricoltura sociale attive in Val d’Era che i metodi adottati per la realizzazione di un sistema pubblico di agricoltura sociale. La descrizione dell’esperienza sarà raccolta nei seguenti paragrafi: V.1 le pratiche di agricoltura sociale rivolte ai destinatari diretti V.2 le pratiche innovative di agricoltura sociale rivolte ai destinatari diretti V.3 le pratiche relative al sistema V.4 i principi ispiratori e metodi V.5 i progetti attivi nel 2014
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V.1 LE PRATICHE DI AGRICOLTURA SOCIALE RIVOLTE AI DESTINATARI DIRETTI
Già nel 2008 la Delibera di Giunta della Società della Salute della Val d’Era n°36 del 22 ha indicato le attività di agricoltura sociale. che prioritariamente i servizi dovevano impegnarsi a realizzare e cioè: 1. Inserimenti socio terapeutici 2. Inserimenti lavorativi 3. Interventi di riabilitazione con minori ed adulti (orticultura, pet therapy, onoterapia) 4. Centri agri sociali 5. Educazione alimentare negli Istituti comprensivi. Le pratiche elencate sopra, ad eccezione della 3° e della 4° non sono certo utilizzate esclusivamente in agricoltura. Esse possono essere considerate “classiche” dal mondo dei servizi socio sanitari poiché sono comunemente utilizzate come strumenti fondamentali per raggiungere quegli obiettivi di autonomia possibile previsti nei Piani Abilitativi Riabilitativi Globali predisposti dai servizi. Grazie al sistema di Agricoltura sociale siamo stati però in grado di capire come siano vissute queste pratiche dalle aziende che accolgono gli inserimenti. “Occorre imparare a gestire conflitti che magari non si erano mai presentanti con gli altri lavoratori, sia che appartengano al nucleo familiare, sia che si tratti di dipendenti. Serve una buona capacità di relazione, di mediazione, di sensibilità per capire che cosa queste persone sanno fare. (…) Rispetto ad un dipendente, il rapporto con queste persone deve essere mediato dalla consapevolezza dei loro limiti oggettivi. Per questo è fondamentale il supporto dei servizi sociosanitari che affianchino le aziende in una fase che non appartiene necessariamente al loro bagaglio culturale ed esperienza” (Agricoltura sociale in Val d’Era Dall’esperienza dei pionieri alla formalizzazione di un modello di lavoro. Autori Vari, giugno 2012 ed. Bandecchi e Vivaldi p. 62). Emerge chiaramente da queste parole come sia fondamentale per l’azienda che riceve l’inserimento, avere un appoggio professionale e costante da parte del sistema e, anche, che gli inserimenti in agricoltura sociale hanno particolari possibilità di riuscita. Le aziende agricole della Val d’Era, infatti, per loro particolari caratteristiche (aziende piccole, spesso a conduzione familiare, con coltivazioni principalmente orticole non estensive, con la possibilità di lavorazioni manuali senza macchinari pericolosi, con attività diversificate) sono particolarmente adatte ad accogliere persone con problemi di disabilità e di salute mentale. 65
V.2 LE PRATICHE INNOVATIVE DI AGRICOLTURA SOCIALE RIVOLTE AI DESTINATARI DIRETTI
A queste pratiche classiche, nel corso del 2013 e del 2014, sono state affiancate altre, di carattere innovativo, grazie agli “incroci” tra servizi e associazioni e tra associazioni diverse, resi possibili dalla pratica del Tavolo di agricoltura sociale. L’ideazione di questi progetti innovativi, infatti, è avvenuta sempre a margine dei lavori del Tavolo o delle sottocommissioni, con il contributo decisivo dei servizi e delle aziende/associazioni presenti. 1. Interventi di riabilitazione sociale destinati agli ospiti della struttura per
minori di Pontedera. Si è trattato di utilizzare una parte del giardino della struttura per minori per realizzare un orto, con l’assistenza di un consulente, con finalità sia di tipo educativo che pratico, per l’autoconsumo. 2. Interventi di socializzazione destinati ai rifugiati inseriti nel Progetto SPRAR della zona. Grazie alla collaborazione con l’ASHA, concessionaria di alcuni orti del comune di Pontedera, situati sull’ incile dell’Era e fino a quel momento lavorati principalmente da pensionati, è stata data l’opportunità ai rifugiati inseriti nel Progetto SPRAR della zona di realizzare, con l’aiuto di una esperta, un orto sinergico. Il progetto è di particolare interesse perché intreccia diverse tipologie di utenti dei servizi e, soprattutto, riconosce un ruolo attivo ad una associazione di disabili. 3. Agri lavoro estivo per studenti. Grazie alla collaborazione con il locale Istituto agrario alcuni studenti sono stati messi in contatto con le aziende facenti parte del sistema di agricoltura sociale e da queste selezionati per partecipare al progetto di lavoro estivo e formazione sul campo. Le aziende hanno ricompensato il lavoro dei ragazzi attraverso l’acquisto dei voucher della Provincia. 4. Intervento per la diffusione della pratica agricola nella cittadinanza. Con il coinvolgimento dell’associazione Giratempo, che gestisce la banca del tempo di Pontedera, e l’ASHA è stato messo a disposizione di un gruppo di cittadini che aveva fatto domanda, un orto e una persona esperta nella sua coltivazione. V.3 LE PRATICHE DI AGRICOLTURA SOCIALE RELATIVE AL SISTEMA V.3.1 ATTIVITÀ DI AMPLIAMENTO DELL’ELENCO DELLE AZIENDE AGRICOLE DI AGRICOLTURA SOCIALE
Le aziende agricole sono l’elemento fondamentale del sistema, insieme, come le due facce di una medaglia, ai servizi socio sanitari. E’ fondamentale quindi 66
che le aziende siano costantemente coinvolte nelle attività e che il sistema si preoccupi di sensibilizzare continuamente il territorio affinché sempre più aziende siano interessate ad attivarsi in agricoltura sociale e si iscrivano all’Elenco zonale. Dal 2011 dunque una commissione, composta dal coordinatore del Tavolo di agricoltura sociale ( Unione Val d’Era) un operatore dei servizi ASL e un operatore della Società della Salute, grazie anche all’attivazione di uno stage lavorativo da parte della provincia di Pisa, si è occupata di individuare nuove aziende sul territorio sensibili e interessate all’ agricoltura sociale. Questa commissione si è incaricata di prendere contatti e realizzare i relativi sopralluoghi per conoscere di persona i titolari delle aziende e illustrare a voce la valenza e il fine dell’agricoltura sociale. La prassi della commissione prevede che, durante il sopralluogo, sia consegnato al titolare il Modulo di iscrizione all’Elenco zonale nel quale indicare che tipo di opportunità l’azienda può offrire al sistema e, contemporaneamente, rilevare i bisogni dell’agricoltore, che il sistema potrebbe soddisfare. Sulla base dei dati raccolti tramite questo modulo di iscrizione si riesce a tenere aggiornato l’elenco dei posti disponibili per inserimenti socio terapeutici o lavorativi, ed a coordinare, evitando sovrapposizioni, l’attività dei servizi stessi. V.3.2 ATTIVITÀ DI SOSTEGNO ALLA VENDITA DEI PRODOTTI DI AGRICOLTURA SOCIALE.
Coerentemente con quanto indicato sopra e con gli obiettivi del Progetto è il sistema nel suo complesso, compresi quindi gli enti pubblici, che si fa carico di sostenere le aziende agricole che fanno parte del sistema. Nel corso degli anni dunque sono state realizzate le seguenti attività principali: • Costituzione della Cooperativa agricola Val d’Era Insieme “Mauro Gallevi” • Apertura di un negozio • Sostegno alla diffusione dei Gruppi di Acquisto Solidali • Introduzione dei prodotti di agricoltura sociale, freschi e confezionati, all’interno della grande distribuzione • Sostegno alla diffusione di catering che utilizzano i prodotti di agricoltura sociale • Una minima atti-
vità di marketing realizzata anche con il supporto di strutture aziendali. Ad esempio: utilizzo della mailing list aziendale in occasione della vendita dei cesti natalizi, utilizzazione dell’ Ufficio Stampa della ASL per la promozione di iniziative pubbliche sia a carattere seminariale che commerciale; utilizzo dell’atrio dell’ Ospedale Lotti per la vendita dei cesti di Pasqua e Natale 67
V.4 I PRINCIPI ISPIRATORI V.4.1 Il lavoro di rete e la partecipazione inclusiva alla definizione di pro-
grammi oltre che, in alcuni casi, alla presa di decisioni vera e propria è stata la filosofia che ha orientato da subito il lavoro. Il costante e intenso lavoro di rete è stato effettuato soprattutto grazie al Tavolo dell’agricoltura sociale, che è stato ed è ancora, pur se in fase di cambiamento, uno strumento di conoscenza, comunicazione e coordinamento oltre che di costruzione di un’identità e di una comune sensibilità rispetto al tema. Insieme alla presenza dei Servizi territoriali di Salute Mentale Adulti e di Salute Mentale infanzia e adolescenza, dell’Ambulatorio di Medicina omeopatica e Centro omeopatico materno - infantile della ASL 5 di Pisa e del Servizio Sociale dei Comuni, il Protocollo è stato sottoscritto da: • Provincia di Pisa, Assessorati alle politiche sociali e all’agricoltura e Cen-
tro per l’ impiego • Scuola superiore Sant’Anna • Coordinamento Toscano produttori biologici • Centro Interdipartimentale di ricerche agroalimentari Avanzi dell’Università di Pisa • Istituto zooprofillatico Toscana-Lazio • Associazione Ulisse di Pontedera • Associazione O.R.I.S.S. di Lari • Confederazione Italiana Agricoltori provinciale • Regione Toscana – ARSIA • Università degli Studi di Pisa, Dipartimento di Veterinaria • Ufficio Esecuzione Penale Esterna, Ministero di Grazia e Giustizia Della rete costituita attraverso questo Protocollo fanno parte anche numerose aziende agricole del territorio, alcune associazioni di promozione sociale o di volontariato, una cooperativa sociale di tipo B. Una delle caratteristiche di questa che è, a tutti gli effetti, una rete di governance territoriale, è il fatto di essere ibrida. Ogni diverso nodo della rete ha propri principi, proprie modalità di funzionamento, propri legittimi interessi. Ognuno dei soggetti indicati sopra ha una propria motivazione alla partecipazione al Tavolo e, con il tempo, ha avuto la prova di poter ottenere tramite l’impegno nel sistema, un riscontro reale rispondente ai propri interessi. In sostanza l’esperienza concreta di governance locale attraverso l’ utilizzo di uno strumento di coordinamento e governo come il Tavolo, ha mostrato 68
come la cooperazione tra enti diversi possa produrre sviluppo locale quando, secondo una strategia da più parti definita win-win, il raggiungimento dello scopo di uno è la base per il raggiungimento della strategia di tutti. V.4.2 LA COSTRUZIONE DI UN SISTEMA FORMALE E DURATURO.
In Val d’Era, dopo alcuni anni di attività, è stata sentita l’esigenza che le azioni di agricoltura sociale, nate da una intuizione e in un contesto di informalità, si trasformassero in un sistema maggiormente formalizzato. L’ intento della Società della Salute della Val d’Era e dell’ Unione Val d’Era in qualità di coordinatore del Tavolo dell’agricoltura sociale, non era tanto quello di avere un maggior controllo o imporre regole, quanto quello di condividere con tutti i partecipanti un comune orizzonte di valori e un comune sistema di regole come garanzia di correttezza per tutti. La redazione di alcuni documenti ha consentito ai diversi servizi sociali e socio-sanitari del territorio di avere un approccio comune e comuni strumenti di lavoro nel rapporto con le aziende, relativamente agli inserimenti terapeutici o lavorativi. Nel tempo dunque, oltre al Protocollo di intesa già citato e all’Elenco delle aziende agricole, sono stati scritti e sottoscritti i seguenti documenti: • Carta dei principi: per condividere formalmente obiettivi e visioni tra tutti i soggetti aderenti alla rete: aziende agricole, associazioni e agenzie e soggetti pubblici; • Codifica dei servizi: a seguito di un percorso di riflessione partecipato tra servizi pubblici, associazioni, aziende agricole e università è stata definita e riconosciuta una casistica di tipologie di servizi e attività organizzate di agricoltura sociale; • Procedura per gli inserimenti nelle aziende da parte dei servizi: documento condiviso tra aziende, servizi sociosanitari e Centro provinciale per l’Impiego. V.5 I PROGETTI ATTIVI NEL 2014 A) laboratori pratici, realizzazione di orti • Progetto “Coltivando e vivendo l’orto nella comunità familiare per mino-
ri”, con i minori della struttura di Via Colombo a Pontedera. • Progetto “Orti sociali” presso gli orti dati in gestione dal Comune di Pontedera all’Ass. Sport Handicap e con la collaborazione di altre due associazioni del territorio: Associazione Giratempo ( la Banca del Tempo) e Tutti giù per terra, con un gruppo di rifugiati e richiedenti asilo facenti capo al Progetto SPRAR e una famiglia inviata dai servizi sociali territoriali. 69
B) attività di stage presso aziende agricole del territorio per studenti e giovani • Progetto “Agri-lavoro estivo per studenti“, quindici giorni di lavoro estivo
e formazione sul campo. • Progetto “Stage formativo” per gli studenti dei primi due anni dell’Istituto Agrario di Pontedera, nel mese di giugno.
C) attività a valenza terapeutica • Progetto “Guid-abile - Beati gli ultimi”, per minori affetti da disturbi dello
spettro autistico ( anni 12 – 18). Attività con asini. • “Progetto di terapia assistita da animali.” Per minori affetti da disturbi dello spettro autistico ( anni 3 – 16). Attività con cani terranova. • Progetto “Percorsi naturali, biologici e sinergici”, per adulti pazienti UFSMA che frequentano il Centro Diurno La Luna Azzurra. D) attività destinate alla cittadinanza • Progetto “Orto sinergico” coinvolgimento della cittadinanza in attività
per gli adulti ed i bambini in collaborazione con l’Associazione Giratempo e L’Associazione Sport Handicappati. • Vendita dei prodotti delle aziende agricole che fanno parte del sistema di agricoltura sociale all’interno del punto vendita di Pontedera “Val d’Erainsieme”. • Vendita prodotti trasformati delle aziende agricole che fanno parte del sistema di agricoltura sociale all’interno della COOP di Pontedera, Ponsacco e Porta a mare (Pisa). • Esperimento vendita prodotti orticoli freschi all’’interno della COOP di Pontedera e della COOP di Porta a Mare a Pisa. • In occasione dell’ inaugurazione del pollaio sociale biologico si è tenuto una seminario sullo stato dell’arte e le prospettive dell’agricoltura sociale in Val d’Era alla presenza, tra gli altri, del sindaco di Casciana Terme Lari, del Direttore Generale della ASL 5 di Pisa e del Resp. UF. Salute Mentale adulti • Redazione della procedura di utilizzazione del logo di agricoltura sociale in Val d’Era. RISULTATI RAGGIUNTI
I risultati raggiunti dal progetto di Agricoltura sociale della Val d’Era, paradossalmente, possono essere distinti in risultati attesi e risultati inattesi. Analizzando bene le cose, infatti, ci siamo resi conto che alcuni dei risultati raggiunti non erano stati programmati ma si sono verificati, quasi involontariamente, a partire dalle molte relazioni intessute e dal molto lavoro realizzato. 70
I PRINCIPALI “PRODOTTI” REALIZZATI DAL SISTEMA I. la nascita della Cooperativa Sociale di tipo B Val d’Erainsieme nel 2009, che
coordina l’attività commerciale che fa riferimento al sistema di agricoltura sociale II. l’apertura di un negozio a Pontedera, con l’inserimento lavorativo a tempo indeterminato di un soggetto a bassa contrattualità III. il passaggio da “progetto” a “servizio” di alcune attività con l’inserimento della voce relativa nei bilanci ASL e Unione Val d’Era IV. l’inserimento dei prodotti di agricoltura sociale all’interno della grande distribuzione, segnatamente la COOP di Pontedera, che ha aperto la strada, ma anche quelle di Ponsacco e Pisa (Porta a mare) con un inserimento socio terapeutico permanente e altri temporanei per la preparazione dei cesti per i regali di Pasqua e Natale. Ciò consente di destinare parte del ricavato della vendita per alimentare un fondo destinato a finanziare, in maniera virtuosa, nuovi progetti/inserimenti in agricoltura sociale. V. Collaborazione permanente tra associazioni e aziende agricole e servizi pubblici VI. Nascita di un gruppo di agricoltura sociale dell’Azienda USL 5 di Pisa. Dal 2009 più di 200 utenti dei servizi di Salute Mentale Adulti, Infanzia e Adolescenza, Servizio sociale, Ser.T e U.E.P.E. inseriti nelle attività. Circa 20 inserimenti lavorativi di cui oltre la metà si sono trasformati in assunzioni a tempo indeterminato e determinato. Nel mese di dicembre 2014 la Società della Salute e l’Unione Val d’Era ha effettuato gli incontri annuali del monitoraggio dei progetti indicati sopra, con i risultati presentati in sintesi nella tabella a pag. 73. CONCLUSIONI
Il sistema di agricoltura sociale in Val d’Era ha fatto molti passi in avanti nella direzione di un suo consolidamento ed espansione ma ancora molto è da fare. Si è intrapresa la strada che ha portato a considerare le attività di a.s. non più come progetti ma come servizi territoriali veri e propri sui quali i servizi socio sanitari hanno iniziato a fare affidamento. Alcune delle prospettive di sviluppo future sono legate a nostro avviso a: 1. un maggior coinvolgimento delle confederazioni agricole operanti in Val
d’Era per ampliare sempre di più il numero delle aziende e diffondere anche nelle associazioni di categoria la sensibilità rispetto a questo tema, come in passato è stato per il biologico; 2. l’ ampliamento dei punti vendita nella grande distribuzione; 71
3. ampliamento delle tipologie di attività, in particolare sperimentare gli
“agri asili” e aumentare il numero delle fattorie sociali; 4. il conseguimento di un volume di produzione tale da poter far fronte alle richieste del sistema pubblico ( mense scolastiche, ospedaliere ecc.); 5. l’ attivazione un portale elettronico per l’e.commerce di filiera corte e di agricoltura sociale; 6. coinvolgere in maniera sistematica i gruppi di acquisto solidale; 7. mettere a punto un valido e snello sistema di monitoraggio dell’impatto dell’agricoltura sociale sugli utenti, sui servizi e sul territorio.
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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA • Determina del Direttore della S.d.S. VDE n° 2 del 10.01.2008 - Protocollo
di intesa sulla promozione della agricoltura sociale come strumento atto a favorire coesione sociale, sostenibilità e partecipazione nei processi di sviluppo locale; • Delibera della Giunta della S.d.S. VDE n° XX del 22 .12.2008 Adozione della linea di intervento Agricoltura Sociale – Approvazione del documento “Progetto agricoltura sociale in Val d’Era”; • Carta dei valori dell’agricoltura sociale in Val d’Era; 73
• Delibera della Giunta della S.d.S. VDE n° 6 del 06.02.2012 approvazio-
ne del Protocollo di intesa sulla promozione della agricoltura sociale come strumento atto a favorire coesione sociale, sostenibilità e partecipazione nei processi di sviluppo locale e, contestualmente, del Progetto di agricoltura sociale “promozione dell’agricoltura sociale in Val d’Era attraverso l’ampliamento dei canali distributivi”, Regolamento di partecipazione al Progetto; • Determina del Direttore dell’ Unione Val d’Era n° 20 del 04.02.2014 Approvazione nuovo elenco aggiornato delle aziende agricole sociali della Val d’Era • Quaderni INEA 2013. Coltivare salute: agricoltura sociale e nuove ipotesi di welfare. Atti del Seminario svoltosi a Roma presso il Ministero della Salute il 18 ottobre 2012; • Agricoltura sociale in Val d’Era. Dall’esperienza dei pionieri alla formalizzazione di un modello di lavoro. Autori Vari, giugno 2012 ed. Bandecchi e Vivaldi. • www.sdsVal d’Era.it • www.Val d’Erainsieme.it • www.unione.Val d’Era.it/progettisociali
Responsabile del Progetto Patrizia Salvadori, Direttore della Società della Salute della Val d’Era Estensore del documento Melania Ceccarelli, Staff del Direttore della Val d’Era 74
È ANCHE QUESTIONE DI METODO LA PARTECIPAZIONE NELL’AMBITO DELLA DISABILITÀ SDS VAL D’ERA SOGGETTO PROMOTORE
Società della Salute della Val d’Era / Azienda Usl 5 di Pisa PRINCIPALI PARTNER ISTITUZIONALI
Gruppo genitori disabili che frequentano i Centri Diurni; Associazione autismo Pisa onlus – sezione Val d’Era, Fondazione Il Gabbiano Blu onlus BREVE DESCRIZIONE DEL CONTESTO TERRITORIALE
La popolazione della zona Val d’Era è di 123.755 abitanti (al 1.01.2014 Fonte ISTAT) distribuita in tredici Comuni per lo più di piccole dimensioni, sotto i 10.000 abitanti. Fanno eccezione i Comuni di Pontedera (28.915), Ponsacco (15.609), Santa Maria a Monte (13.197), Casciana Terme Lari (12.536) e Calcinaia (12.142). La Val d’Era è vasta 619.5 kmq ed ha una densità di 188 abitanti per kmq (Fonte Sito Regione Toscana/Enti locali associati e Osservatorio sociale provinciale). Questi dati sintetici ci parlano di un territorio ampio, frazionato amministrativamente in molti piccoli comuni, con una densità abitativa media bassa e, in alcuni casi, come ad esempio i comuni di Lajatico (18) e Chianni (23), anche bassissima. Dal punto di vista socio economico, la zona ha vocazione sia agricola che industriale, infatti mentre nella città di Pontedera si trova una delle principali aziende italiane, la PIAGGIO, che impiega 7.688 dipendenti, compreso l’indotto (Fonte comunicato Stampa GRUPPO PIAGGIO anno 2014) la maggior parte degli altri comuni, soprattutto quelli situati nelle favorevoli 75
zone collinari hanno una economia basata sulla coltivazione della vite con la conseguente produzione di vini, alcuni dei quali di eccellente qualità, di olivi e quindi olio, alberi da frutto, ortaggi. Dal punto di vista dei servizi socio sanitari la Zona Val d’Era è suddivisa in 4 presidi distrettuali localizzati a Pontedera, per la città di Pontedera, Ponsacco a cui afferiscono anche i Comuni di Casciana Terme Lari e Chianni, La Rosa di Terricciola a cui afferiscono anche i Comuni di Capannoli, Lajatico, Palaia e Peccioli e Bientina a cui afferiscono anche i Comuni di Buti, Calcinaia e Santa Maria a Monte. Dal punto di vista del governo politico amministrativo del territorio un elemento molto importante, che ha confermato una storica vocazione alla collaborazione tra enti locali, è stata, nel 2008, la costituzione dell’Unione Val d’Era, ente locale per l’esercizio associato di servizi e funzioni costituita tra tutti i comuni della zona con ha l’obiettivo di contrastare una possibile debolezza territoriale, causata proprio dall’alto numero di piccoli centri. DESTINATARI
Destinatari del progetto sono le persone disabili nel loro complesso: minori e adulti, disabili fisici, psichici o sensoriali, le loro famiglie e le associazioni di rappresentanza e tutela. Proviamo a tracciare un quadro sintetico ma esaustivo della presenza dei disabili in Val d’Era. Il quadro completo di tutti i soggetti della zona Val d’Era che sono stati riconosciuti come portatori di handicap è riportato nella tabella 1. TABELLA 1 Numero dei soggetti accertati ai sensi dell’art.4 L. 104/92 suddivisi per tipologia di handicap e fascia di età (Le tipologie di handicap vanno ricavate dai verbali delle commissioni ai sensi della L. 104/92), vedi pag. 59. Nella tabella 2 sono invece riportati alcuni indicatori relativi alla disabilità in Val d’Era confrontati con i corrispondenti valori regionali. TABELLA 2 Alcuni indicatori rispetto agli utenti disabili dei servizi sociali e socio sanitari in Val d’Era, vedi pag. 59. Numerosi sono gli interventi sociali e socio sanitari territoriali attivati sul territorio a favore della diabilità. Elenchiamo di seguito i servizi erogati in Val d’Era a favore di utenti disabili per tipologia: ETÀ SCOLARE • Centri di socializzazione e attività laboratoriali varie (Poliedro, Cigno D’Oro e Progetto Solidarietà ecc.) • Coinvolgimento in attivi-
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tà e programmi di agricoltura sociale • Assistenza all’autonomia scolastica • Servizio Educativo territoriale • Servizio di Aiuto alla persona (diretta e indiretta) • Attività di Piscina e di terapia occupazionale ETÀ ADULTA • Centri di socializzazione e attività laboratoriali varie (Poliedro, Cigno D’Oro e Progetto Solidarietà ecc.) • Terapia occupazionale • Inseri-
menti terapeutici e lavorativi, soprattutto nelle attività di agricoltura sociale • Progetti di Vita Indipendente • Inserimenti in Centri Diurni per Disabili • Inserimento in Comunità Alloggio e altre strutture Nella tabella a pag. 60 è riportato in sintesi il numero degli utenti, suddivisi per tipologia di servizio, della zona Val d’Era nel 2013. BREVE INQUADRAMENTO DEL PROGETTO
“Nelle amministrazioni pubbliche i processi di tipo inclusivo sono frequenti. Capita spesso che un sindaco o un assessore, trovandosi di fronte a una questione complessa, decida di convocare i soggetti interessati, di avviare le trattative per un accordo di programma, di riunire diversi partner, di coinvolgere le associazioni che operano in un quartiere o anche i comuni cittadini che vi risiedono. In questi casi il processo che viene messo in atto può essere definito inclusivo, perché esso cerca, appunto, di includere un certo numero (più o meno ampio) di soggetti interessati a quel problema e di farli partecipare alle scelte. Nei processi inclusivi gli interventi pubblici sono progettati a più voci.” ( Da A più voci. Amministrazioni pubbliche, imprese, associazioni e cittadini nei processi decisionali inclusivi. Manuale Dipartimento della Funzione pubblica. Presidenza del consiglio dei ministri a cura di Luigi Bobbio, Edizioni scientifiche italiane. 2004) La Società della Salute della Val d’Era ha, al suo interno, due organismi di partecipazione, costituiti in base alla L.R.T n° 40 e s.m.i.: il Comitato di partecipazione e la Consulta del terzo settore. Il primo composto dai rappresentanti della comunità locale, espressione di soggetti della società che rappresentano l’utenza che usufruisce dei servizi, nonché espressione dell’associazionismo di tutela e di promozione e sostegno attivo, purché non erogatori di prestazioni. Nel secondo organismo, la Consulta del Terzo settore, invece, sono rappresentate le organizzazioni del volontariato e del terzo settore presenti in maniera rilevante nel territorio e operanti in campo sanitario e sociale. Di questi due organismi fanno parte anche associazioni rappresentative di persone con disabilità e cooperative che operano nel settore. 77
IN PARTICOLARE LE ASSOCIAZIONI PRESENTI IN TALI ORGANISMI E/O ATTIVE SUL TERRITORIO • Comitato genitori Centri diurni per disabili della Val d’Era • Associazione “Il Cigno d’Oro” di Buti, raggruppa genitori con figli disabili • Autismo Pisa Onlus – sezione di Pontedera • Associazione “Stada Facendo”, che raggruppa le famiglie di persone che
frequentano il Centro Diurno Psichiatrico “La Luna Azzurra” • ASHA Pisa • ANMIL • UILDM
Il territorio della Val d’Era ha un tessuto di associazioni e cooperative sociali fortemente integrato, attento e partecipe alla programmazione e all’organizzazione dei servizi e questa è una condizione di partenza favorevole per realizzare quei processi decisionali pubblici inclusivi di cui parla Luigi Bobbio nel “Manuale”, citato sopra. E’ vero infatti che molte amministrazioni pubbliche sentono la necessità di un rapporto più stretto con i cittadini, i destinatari finali cioè delle loro attività, ma spesso questa necessità si risolve nella messa in pratica di alcune attività scollegate fra di loro, poco incisive, a rischio non solo di fallimento ma di esiti controproducenti. Nella nostra esperienza ci sono almeno due elementi determinanti: la presenza di un tessuto sociale ricettivo e di un progetto complessivo. La Società della Salute della Val d’Era, nel corso del tempo, ha operato una attività di conoscenza, soprattutto tramite i servizi sociali territoriali rilevando una carenza di tipo quantitativo nel numero delle associazioni costituite a favore o da disabili. Come certamente accade anche in altri territori, le famiglie delle persone disabili e i disabili stessi, per motivi vari che qui non è il caso di esaminare, hanno difficoltà ad assumere un ruolo attivo nei confronti dell’ istituzione. L’istituzione però non può “pensare” i servizi senza il contributo fondamentale degli utenti cui questi servizi sono destinati. Questo è tanto più vero se si fa riferimento al principio di “sussidiarietà orizzontale” (comma 4 dell’ art. 118 della Costituzione “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale1, sulla base del principio di sussidiarietà”). In considerazione di quanto accennato sopra quindi la Società della Salute della Val d’Era nell’ambito delle sue competenze e funzioni istituzionali, ha deciso di agire nella direzione del coinvolgimento continuo delle associazio78
ni e dei gruppi già formati nella programmazione e gestione dei servizi, secondo il “metodo della palla di neve”, grazie al quale il gruppo si ingrandisce al realizzarsi delle attività con l’obiettivo finale di costituire un Tavolo zonale veramente rappresentativo di tutte le diversità nell’ambito delle disabilità. La Società della Salute, come prima cosa, ha attivato un Tavolo permanente con il Coordinamento dei rappresentanti dei genitori e familiari degli utenti dei Centri diurni della Val d’Era. Il Tavolo ha iniziato affrontando argomenti specifici riguardanti il funzionamento dei Centri Diurni ( come ad esempio la riorganizzazione dei servizi e del personale dei centri diurni a seguito delle riduzione del Fondo sociale, l’organizzazione delle varie attività/iniziative sul territorio, le vacanze estive ecc… ). Tuttavia l’argomento principale del Tavolo è ben presto diventato il tema del “con noi e dopo di noi”. Questo tema, che accomuna tutti i tipi di disabilità, stimola tutti, famiglie, genitori e istituzioni competenti, a trovare soluzioni e risposte alla domanda che assilla in primo luogo le famiglie: “ Che ne sarà di nostro figlio quando Noi non ci saremo più o non saremo più in grado di assisterlo perché anziani o malati?”. OBIETTIVI 1. Favorire l’aumento del capitale sociale del territorio 2. Favorire il protagonismo delle persone disabili e delle loro famiglie 3. Coinvolgere il più ampio numero possibile di familiari di disabili, rappre-
sentanti delle varie realtà del territorio, nei processi di partecipazione alla definizione degli obiettivi delle politiche socio sanitarie territoriali inerenti la disabilità. INDICATORI DI ESITO
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RISULTATI ATTESI • Aumento di almeno cinque unità dei partecipanti al Tavolo disabilità. • Predisposizione di almeno tre progetti condivisi dal Tavolo disabilità di cui
uno riguardante il “con noi e dopo di noi”. DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
Il modo migliore per descrivere la nostra esperienza di partecipazione nell’ambito della disabilità è quello cronologico. Dal marzo 2006 i familiari degli utenti dei quattro centri diurni del territorio della Val d’Era hanno adottato la pratica di eleggere un rappresentante per ogni centro, con funzioni di collegamento tra utenti e responsabili dei servizi socio-sanitari della zona Val d’Era, finalizzato principalmente a migliorare il funzionamento e la gestione dei centri stessi. Inizialmente, infatti, il gruppo si incontrava solo con i responsabili dei servizi sociali di zona; dall’ inizio del 2012, il gruppo di genitori ha iniziato ad incontrarsi, invece, anche con gli organi di direzione della Società della Salute della Val d’Era unitamente ad una rappresentanza di amministratori del territorio. PRIMA TAPPA Inizio 2012. All’interno di questo nuovo percorso la funzione
del gruppo dei rappresentanti si è evoluta naturalmente verso un più ampio ambito di rappresentatività: da essere portavoce dei problemi e di “ciò che non va” nei centri, a elemento propositivo e innovativo nei confronti dei servizi stessi. In questa fase il gruppo focalizza immediatamente il tema del “dopo di noi” fino ad arrivare ad effettuare alcuni sopralluoghi in altre realtà della Toscana e anche fuori Regione volti a approfondire le modalità organizzative attualmente funzionanti sul tema. SECONDA TAPPA Il “nuovo gruppo” ( con l’integrazione della direzione della
Società della salute e di alcuni amministratori), ad un certo punto ha sentito il bisogno di coinvolgere maggiormente il territorio e ha organizzato per il giorno 22 Maggio 2012 una giornata studio dal titolo “ con noi e dopo di noi”. La giornata è stata molto partecipata ed ha consentito di affrontare per la prima volta e pubblicamente un tema delicato ma fondamentale per tutte le famiglie. TERZA TAPPA Metà 2013. Da gruppo a Tavolo disabilità. Operiamo questa
distinzione tra gruppo e Tavolo perché ci sembra che, proprio intorno alla metà del 2013, sia la Società della Salute che il gruppo dei rappresentanti dei genitori abbiano maturato il bisogno, e preso la decisione, di formalizzare 80
maggiormente la presenza di un organismo di partecipazione tematico, simile a quelli che da alcuni mesi la Società della Salute aveva attivato all’interno di un indipendente processo partecipativo finalizzato alla ideazione di programmi relativi ai suoi vari settori di interesse costituendo alcuni tavoli: minori e nuovi bisogni, anziani, nuove povertà. In quella occasione si era scelto di non costituire il tavolo disabilità perché, essendo stato nel frattempo avviato il percorso partecipativo che stiamo descrivendo, si temeva di forzare la situazione non rispettando i tempi fisiologici di un gruppo già costituito. Ecco dunque che, alla fine del 2013, il gruppo ha iniziato a ritrovarsi come Tavolo, ampliando i suoi partecipanti. E’ a questo punto che il gruppo dei genitori ha proposto al Tavolo tre proposte di progetti “con noi e dopo di noi”: uno relativo alla possibilità di sperimentare livelli sempre maggiori di autonomia in un appartamento nel centro di Pontedera messo a disposizione da una famiglia; il secondo riguardante una casa famiglia con appartamenti monolocali annessi; il terzo chiamato il borgo delle diverse abilità. Nello stesso tempo le Istituzioni locali (Comune di Buti, Società della Salute della Val d’Era e Azienda USL 5 ) hanno formalizzato attraverso la sottoscrizione di un protocollo d’intesa e un accordo di programma l’impegno a destinare a forme innovative di convivenza e di aggregazione in nuclei appartamento l’immobile attuale sede della RSA di BUTI una volta che gli anziani oggi presenti verranno trasferiti nella nuova RSA di Bientina. In tale immobile è previsto anche il trasferimento del Centro Diurno per Disabili “Il Girasole” attualmente collocato a Santa Maria a Monte in spazi non più adeguati alle attività. Per questo c’è l’impegno di tutti a reperire le risorse necessarie per destinare a tale finalità l’immobile attuale sede della RSA di Buti. QUARTA TAPPA Inizio del percorso di partecipazione vero e proprio. Dalla
fine del 2013 la società della Salute si è posta l’obiettivo di allargare il numero dei componenti del Tavolo disabilità. Nel frattempo, sulla base di un programma concordato, il Servizio sociale della zona Val d’Era tra il 2013 e il 2014 ha realizzato incontri sul territorio con i familiari degli utenti in carico per informarli del lavoro in corso. Durante questi incontri i primi a coinvolgersi sono stati i genitori dell’Associazione Autismo Pisa onlus – sezione Val d’Era, i quali quindi oltre ad aver fatto subito domanda di iscrizione al Comitato di partecipazione della Società della Salute, hanno iniziato a partecipare alla riunioni del Tavolo. In questa fase la Società della Salute ha fatto propria una delle idee proposte dal Tavolo riguardante la sperimentazione di periodi di vita autonoma e l’ha 81
trasformata in una progetto presentato alla Regione Toscana, in conformità con a delibera di giunta regionale 594/2014. QUINTA ED ULTIMA TAPPA Nei mesi di ottobre e novembre 2014 sono stati
realizzati due incontri di sensibilizzazione e informazione sul territorio, uno nel Comune di Pontedera e uno nel Comune di Capannoli con il coinvolgimento degli amministratori locali, sindaci e assessori, dei responsabili delle UF Salute Mentale Adulti e Servizio Sociale, e del Direttore generale della ASL 5. A questi incontri hanno partecipato nel complesso circa 80 persone con una presenza di circa 40 famiglie diverse ad incontro. Anche questi incontri avevano come tema “con noi e dopo di noi”. Il primo risultato concreto dei due incontri è stata la partecipazione alla successiva riunione del Tavolo della disabilità, il giorno 9 dicembre, di quattro familiari che fino ad ora non si erano coinvolti. Il coinvolgimento ed il coordinamento delle azioni a favore della disabilità in Val d’Era sta sviluppando una sensibilità e un attenzione al tema anche tra i singoli cittadini e associazioni non prettamente legate alla disabilità che intendono mettere a disposizione “le proprie risorse” a favore della disabilità in Val d’Era in un progetto condiviso con le Istituzioni e le famiglie. RISULTATI RAGGIUNTI LA CONDIVISIONE DI TUTTE LE AZIONI AVVIATE.
La consapevolezza che solo insieme Istituzioni (Comuni, Az. USL e Società della Salute), Famiglie e un territorio sensibilizzato è possibile affrontare il tema “con Noi e dopo di Noi”, ciascuno fornendo il proprio contributo, compreso le famiglie, compatibilmente alle proprie possibilità. CONCLUSIONI
In questa fase il gruppo sta lavorando su più livelli: 1) A livello psicodinamico il gruppo di persone che costituisce il Tavolo deve
ancora integrarsi e imparare ad utilizzare un metodo di lavoro che gli consenta di presentare proposte efficaci finalizzate a rispondere ai differenti bisogni del territorio; inoltre deve imparare anche a cercare e focalizzare la propria attività sempre più sulle cose che accomunano, tralasciando quelle che dividono. 2) A livello organizzativo il Tavolo sta lavorando alla definizione di due progetti riguardanti il “con noi e dopo di noi”. 82
Per il futuro riteniamo che questa o altre modalità, in ogni caso volte ad ottenere un forte coinvolgimento degli utenti dei servizi già nella fase di loro programmazione, sia la modalità più efficace per governare il sistema socio sanitario della zona.
Responsabile del Progetto Patrizia Salvadori, Direttore della Società della Salute della Val d’Era Estensore del documento Melania Ceccarelli, Staff del Direttore della Val d’Era 83
OGGI CON NOI
IL DIRITTO ALL’ADOLESCENZA E ALL’ETÀ ADULTA, ALLA FATICA DELLA CRESCITA E ALLA GIOIA DELLO STARE INSIEME. AFFIDAMENTI FAMILIARI: IL DIRITTO A RELAZIONI AFFETTIVE E PROTETTIVE ANCHE PER GLI ADULTI.
SDS PISANA INTRODUZIONE
La società della salute pisana ha da tempo istituito il Tavolo della disabilità, organismo di partecipazione che si è dato il compito di promuovere la realizzazione di progetti finalizzati al superamento delle barriere fisiche e culturali, e di incrementare la realizzazione di ogni azione e attività utili al miglioramento della qualità della vita delle persone disabili e delle loro famiglie. Al Tavolo partecipano le associazioni del terzo settore, il privato sociale, i servizi socio-sanitari e le associazioni rappresentative delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Grazie a questa significativa opportunità del territorio, è stato possibile stabilire un fattivo rapporto di Partenariato con tutte le realtà interessate secondo il modello di empowerment e di welfare di comunità; in particolare interessa qui evidenziare il progetto complessivo riferito al “Durante e dopo di noi” articolato in fasi diverse a seconda delle necessità, delle potenzialità e del livello di autonomia acquisito e acquisibile, che ha coinvolto e reso protagoniste nel tempo le associazioni rappresentative delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Sul territorio della zona pisana vengono proposti da anni modelli di percorsi di autonomia che consentono ai partecipanti di sperimentare e accrescere i prerequisiti indispensabili all’acquisizione delle competenze per la costruzione di una vita indipendente, in misura adeguata alle capacità/potenzialità della persona e del contesto di riferimento: conoscenza ed uso del denaro, utilizzo dei mezzi pubblici, conoscenza del territorio, comportamento in pubblico; dove possibile vengono attivate la sperimentazione del progressivo distacco e la cre84
scita esponenziale di autonomia, parallelamente al decrescere delle azioni di supporto e di sostegno secondo un modello sostenibile e trasferibile di vita autonoma calibrata sulle possibilità di ciascuno. Crediamo opportuno sottolineare come la progettualità nata “dal basso” renda possibile coinvolgere un numero alto di volontari e di famiglie, consenta un reale empowerment non soltanto della singola situazione, ma dell’intera comunità, e costituisca la base per relazioni solidali e di fiducia anche da parte di famiglie e singole persone maggiormente diffidenti e poco disponibili. Allo stesso modo, i progetti di affidamento familiare di persone con disabilità costituiscono un percorso complementare indispensabile per sostenere quelle situazioni in cui il contesto familiare non è più presente o lo è in modo non più o non sufficientemente adeguato alle esigenze della persona; l’affidamento in questi casi previene l’istituzionalizzazione e mantiene quei legami affettivi e relazionali indispensabili al benessere e alla costruzione dell’autostima necessaria ad intraprendere, quando possibile, percorsi anche parziali di autonomia. Preme anche ricordare come le progettualità prese qui in esame mantengano sempre ferma l’attenzione al benessere della persona, e ritengano un indicatore fondamentale del successo del progetto l’appagamento delle aspettative personali anche in termini di serenità e felicità. I progetti a cui si fa riferimento, oltre a quello più recente di affidamento familiare, sono attualmente quattro, e coinvolgono complessivamente circa cento persone con disabilità, adolescenti ed adulti; attivano circa ottanta volontari a fronte di trenta unità di personale con orario prevalentemente part-time e articolano attività durante tutto l’anno con brevi interruzioni, garantendo ampia flessibilità e proponendo iniziative anche in orario serale e nei fine settimana. Tra le attività proposte, oltre alle esperienze di periodi di soggiorno in coabitazione autonomi, segnaliamo inoltre periodi di soggiorno-vacanza prevalentemente durante i mesi estivi e week end lunghi che adolescenti e giovani adulti trascorrono in autonomia dalle famiglie; i percorsi infine prevedono l’organizzazione di attività di tempo libero tipiche di ogni adolescente o giovane adulto: partecipazione a concerti, serate in discoteca, feste, cene in pizzeria, restituendo alle persone con disabilità anche grave un ruolo che non stride con l’età anagrafica e si inserisce con piena dignità in contesti sociali e ricreativi non esclusivi ed escludenti, rompendo il circuito unicamente assistenziale che spesso definisce queste persone quali “eterni bambini”. Le caratteristiche di welfare generativo e di comunità dei progetti hanno permesso di attivare risorse pari a circa 190.000 euro, a fronte di 37.000 euro 85
impegnate nel bilancio della Società della salute; per quanto non si ritenga secondario il profilo di sostenibilità economica e di contenimento della spesa pubblica, ancor più importante si ritiene il ruolo giocato nella crescita di un contesto competente ed inclusivo, nel coinvolgimento responsabile delle famiglie e degli interessati, nella partecipazione viva di volontari che sono in parte coetanei dei giovani inseriti. La prossima tappa del progetto complessivo prevede un più incisivo coordinamento dei singoli percorsi, un ulteriore impulso verso percorsi di completa autonomia, e lo stabile coinvolgimento di commercianti, esercenti, semplici cittadini dei quartieri interessati al fine di procedere verso un contesto cittadino solidale, competente e realmente inclusivo. Obiettivo della Società della salute è la progressiva istituzione di un “Centro”/Tavolo per una Comunità competente e di sostegno; la rete di partenariato sarà strumento essenziale per la costituzione del “Centro”/Tavolo: per la programmazione, il supporto, la diffusione di modelli di vita indipendente, per il coinvolgimento delle famiglie, dei paesi, dei quartieri, delle associazioni di volontariato,delle guide informali di comunità. Il Centro/Tavolo avrà frai suoi compiti quello della Formazione di tutor per la vita indipendente e di volontari, e costituirà un supporto fondamentale per la individuazione e la sensibilizzazione di famiglie disponibili all’affidamento. La ricerca di case-appartamento ed il contestuale lavoro di sensibilizzazione dei quartieri e dei paesi, oltre all’attivazione di tutor, guide informali di comunità, sostegno del volontariato e del terzo settore, costituiranno la fase successiva per una comunità inclusiva diffusa che accompagni e sostenga il definitivo progetto di vita indipendente. SOGGETTO PROMOTORE
Associazione ANFFAS – articolazione di Pisa, in coprogettazione con la Società della Salute pisana. DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
Il progetto, rivolto a persone con disabilità intellettiva, ha l’obiettivo di educare all’autonomia: ciò significa favorire la crescita delle persone disabili rafforzando la loro capacità di voler e sapere scegliere e di costruire relazioni esterne alla famiglia, nella prospettiva di un adeguato inserimento sociale e lavorativo. Le persone disabili sono accompagnate in un percorso che consente loro di vivere concretamente esperienze di autonomia abitativa, misurando le pro86
prie capacità psicologiche e pratiche nel gestire parti consistenti del proprio tempo e del proprio spazio, nonché ludico ricreative, gestendo attivamente il proprio tempo libero. Il progetto, inoltre, sostiene e accompagna le famiglie nel percorso di crescita dei propri figli coinvolgendole praticamente e responsabilmente nel processo di acquisizione di autonomia. L’articolazione “Oggi con noi” prevede un percorso di apprendimento avanzato per realizzare concretamente periodi più lunghi di “vita autonoma” che, con opportuni supporti, costituiscano momenti di reale “addestramento” e verifica sul campo delle capacità psicologiche e pratiche di saper gestire parti consistenti del proprio tempo e del proprio spazio. Partecipano a questo percorso gruppi di 4/5 persone affiancate da 1-2 operatori e un volontario. Le modalità operative prevedono di programmare periodi diversificati di permanenza in relazione alle diverse abilità finora acquisite. Il progetto, inoltre, sostiene e accompagna le famiglie nel percorso di crescita dei propri figli coinvolgendole praticamente e responsabilmente nel processo di acquisizione di autonomia. Di seguito, presentiamo in schede riassuntive gli altri progetti fin qui attuati.
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SOSTEGNO A PERCORSI DI VITA AUTONOMA IL DIRITTO ALL’ADOLESCENZA E ALL’ETÀ ADULTA, ALLA FATICA DELLA CRESCITA E ALLA GIOIA DELLO STARE INSIEME. AFFIDAMENTI FAMILIARI: IL DIRITTO A RELAZIONI AFFETTIVE E PROTETTIVE ANCHE PER GLI ADULTI.
SDS PISANA SOGGETTO PROMOTORE
Associazione Italiane Persone Down di Pisa, in coprogettazione con la Società della Salute pisana. DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
Il progetto, rivolto a persone disabili con handicap valutato medio e mediograve di età compresa, per i primi tra i 12 e i 29 anni e tra 20 e 40 per i secondi, ha l’obiettivo di educare all’autonomia: ciò significa favorire la crescita delle persone disabili rafforzando la loro capacità di voler e sapere scegliere e di costruire relazioni esterne alla famiglia, nella prospettiva di un adeguato inserimento sociale e lavorativo. Le persone disabili vengono accompagnate in un percorso che consentirà loro di vivere concretamente esperienze di autonomia abitativa, misurando le proprie capacità psicologiche e pratiche nel gestire parti consistenti del proprio tempo e del proprio spazio, nonché ludico ricreative, gestendo attivamente il proprio tempo libero. Il progetto, inoltre, intende sostenere e accompagnare le famiglie nel percorso di crescita dei propri figli coinvolgendole praticamente e responsabilmente nel processo di acquisizione di autonomia.
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FREE TIME
IL DIRITTO ALL’ADOLESCENZA E ALL’ETÀ ADULTA, ALLA FATICA DELLA CRESCITA E ALLA GIOIA DELLO STARE INSIEME. AFFIDAMENTI FAMILIARI: IL DIRITTO A RELAZIONI AFFETTIVE E PROTETTIVE ANCHE PER GLI ADULTI.
SDS PISANA SOGGETTO PROMOTORE
UNITALSI Pisa, con il contributo della Società della salute pisana. DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
Il progetto Free Time all’interno dell’Unitalsi di Pisa ha un aspetto prettamente ludico-ricreativo. Il progetto è articolato su 3 pomeriggi, dalle 16 alle 18.30, che i ragazzi trascorrono essenzialmente in allegria e spensieratezza: giocando, facendo attività manuali o facendo semplicemente due chiacchiere... All’interno di un mese possono essere programmate attività extra nei fine settimana, come cene o concerti, oppure periodi di brevi vacanze.
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L’AQUILONE MAGICO: CRESCENDO, CANTANDO, CREANDO, COMUNICANDO
IL DIRITTO ALL’ADOLESCENZA E ALL’ETÀ ADULTA, ALLA FATICA DELLA CRESCITA E ALLA GIOIA DELLO STARE INSIEME. AFFIDAMENTI FAMILIARI: IL DIRITTO A RELAZIONI AFFETTIVE E PROTETTIVE ANCHE PER GLI ADULTI.
SDS PISANA SOGGETTO PROMOTORE
Associazione dei Care givers pisana, con il contributo della Società della salute pisana. DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
Il progetto si articola in percorsi di espressività, arte, musica; nasce come proposta progettuale principalmente di familiari, direttamente coinvolti nei percorsi. Tra le proposte vi sono anche attività di tempo libero che coinvolgono i nuclei familiari, oltre a iniziative che prevedono la partecipazione autonoma degli adolescenti e dei giovani adulti con disabilità. Grazie a questo progetto si è formato un coro che vede la partecipazione di ragazzi, giovani, adulti, con o senza disabilità (un coro “a più voci”) che ha effettuato diversi spettacoli aperti al pubblico. Sono state inoltre allestite mostre e vendita di manufatti artistici. Con il corso di musica vengono sviluppate tematiche di attualità attraverso le canzoni e l’utilizzo di altre forme espressive. Con il seminario di introduzione al teatro vengono messe a disposizione di ogni ragazzo tecniche e materiali di lavoro che stimolano la fantasia. Con l’arteterapia vengono sviluppate le loro espressioni emotive attraverso la manualità.
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IESA PER LA DISABILITÀ
IL DIRITTO ALL’ADOLESCENZA E ALL’ETÀ ADULTA, ALLA FATICA DELLA CRESCITA E ALLA GIOIA DELLO STARE INSIEME. AFFIDAMENTI FAMILIARI: IL DIRITTO A RELAZIONI AFFETTIVE E PROTETTIVE ANCHE PER GLI ADULTI.
SDS PISANA SOGGETTO PROMOTORE
Società della salute, Azienda USL 5 zona pisana, in collaborazione con il Tavolo della disabilità. DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
L’affidamento ha lo scopo di offrire alla persona disabile un contesto relazionale idoneo a promuovere il suo benessere psico-fisico, qualora la famiglia e i parenti si trovino nell’impossibilità di provvedervi o nel caso di loro assenza. L’inserimento può avvenire attraverso una modalità a tempo parziale o a tempo pieno, e presuppone una attenta analisi dei bisogni della persona e delle caratteristiche del suo contesto familiare e/o istituzionale, nonché di alcuni indicatori allo scopo di permettere l’individuazione del nucleo familiare più idoneo. L’inserimento etero familiare, che scaturisce dal progetto riabilitativo individuale elaborato dall’équipe territoriale (GOM), è finalizzato a favorire un successivo percorso di vita in autonomia; il reinserimento nella famiglia di origine o in altre strutture quali gruppo appartamento, comunità alloggio, ecc.;gli interventi alternativi all’istituzionalizzazione precoce. I soggetti minori e adulti, con disabilità fisica psichica e sensoriale che possono essere inseriti sono persone che si trovino prive di nucleo familiare idoneo, sia in via temporanea che definitiva, persone a rischio di istituzio91
nalizzazione o persone per le quali sono previsti progetti di deistituzionalizzazione. E’ importante che le persone interessate non presentino scompensi psicopatologici acuti con gravi problemi comportamentali. Alla famiglia affidataria, individuata grazie a specifici indicatori tra quelle che hanno dichiarato la propria disponibilità a seguito di percorsi di sensibilizzazione ed informazione, viene erogato un contributo mensile misurato sull’impegno richiesto, che può variare dalle 500 euro alle 1.300 euro mensili. Alla famiglia affidataria, che si impegna tra l’altro a mantenere i rapporti con la famiglia di origine dove esistente e a sottoscrivere il progetto terapeutico riabilitativo, viene inoltre garantito un percorso di sostegno e di supporto specifico. Il progetto, di recentissima istituzione, ha finora permesso l’affidamento di due giovani adulti, altrimenti destinati a percorsi di progressiva istituzionalizzazione.
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PER UNA SCUOLA INCLUSIVA
SDS PISANA DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
Promuovere reali condizioni per assicurare effettive opportunità d’integrazione scolastica e d’inclusione sociale rappresenta uno degli obiettivi primari dei servizi di tutela delle persone con disabilità della Società della salute della zona pisana. Il raggiungimento di tale obiettivo intende soprattutto promuovere una cultura dell’integrazione che richiede impegno, ricerca, responsabilità e innovazione da parte di tutti i soggetti coinvolti, e quindi la realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi scolastici, educativi, sanitari e sociali così come richiamato nella normativa vigente. In questo senso, una scuola che persegue l’integrazione è una scuola migliore per tutti perché determina forme più avanzate di crescita culturale e personale, impattando positivamente anche nella più vasta comunità sociale e civile; è una scuola che si percepisce parte sostanziale di un processo che educa all’autonomia , all’indipendenza e alla realizzazione personale. La disabilità, infatti, rappresenta una ragione di confronto e di impegno dell’intera comunità: non può essere assunta con comportamenti di delega o di rinuncia, ma con atteggiamenti di reciproca responsabilità, nel rispetto di quanto definito nel Piano Educativo Individualizzato (PEI). La solitudine e la perdita di reti comunitarie impoverisce anche la scuola come istituzione primaria di accoglienza, ponte indispensabile tra persona e comunità. Il rischio di “isolazione” riguarda la scuola ma anche la clinica e 93
le politiche sociali: con costi ed errori alti, scadimento della qualità, e spesso maggiori spese, nonostante tutti i tentativi di contenerle. Complica questa situazione l’effetto di anni duri in cui le famiglie dei ragazzi con disabilità hanno vissuto una gestione precaria e corporativa dei sostegni e sembrano oggi portati (per legittima difesa) a chiedere solo “sostegni in più”. Ma ogni sentenza dei tribunali è una sconfitta economica e culturale per tutti. Attualmente, la Società della salute pisana segue, insieme con la Azienda USL 5, oltre 750 studenti con disabilità, sostenendo una spesa di 1.200.000 euro annua per garantire personale di assistenza specialistica a supporto dei progetti educativi individualizzati condivisi con le scuole e le famiglie. IL
PROGETTO
Attraverso la sperimentazione vorremmo provare a trovare una soluzione, pur parziale, alla drammatica carenza di stabilità, e continuità delle figure di riferimento per gli studenti. L’individuazione e condivisione di metodologie e una diversa organizzazione che coinvolga una definita rete di scuole e tutti i soggetti che a vario titolo si occupano di inclusione scolastica ci sembra possa inoltre attivare le tante risorse latenti che oggi esistono dentro e fuori la scuola, facendo in modo che allo studente, per realizzare la sua piena integrazione, arrivi di più, non di meno. Inoltre, riteniamo di poter sviluppare una maggiore specializzazione tecnica di alto profilo, puntando alla valorizzazione di quelle competenze tecniche che molti insegnanti di sostegno e molti assistenti specialistici si sono costruiti in questi anni sul campo, con tante attività successive ai loro corsi di specializzazione, con master, corsi di perfezionamento, seminari, convegni. Sappiamo bene che sono davvero tante le figure competenti e capaci anche di trasmettere ai colleghi queste competenze: ma bisogna garantire loro ruolo, motivazione, appartenenza. AZIONI
Nella sperimentazione, un gruppo di insegnanti di ruolo (che non sono diventati curricolari a tutti gli effetti: le “funzioni strumentali”), un gruppo di assistenti specialistiche (una per autonomia scolastica con esperienza e competenze specifiche), di collaboratori scolastici, di insegnanti curricolari, insieme con i Dirigenti scolastici e gli operatori del GOM individuati per la sperimentazione, nonché rappresentanti di associazioni di famiglie, assumeranno il ruolo di specialisti “facilitatori” per l’inclusione, itineranti su più scuole in rete, per dare supporto tecnico ai colleghi. 94
Significa poter contare su un gruppo di figure esperte che possa contribuire a costruire quelle competenze educative, di assistenza, di comunicazione e didattiche di cui c’è bisogno, attraverso l’acquisizione di metodologie e tecniche speciali ed inclusive. La lettura dei «bisogni» fatta in modo equo garantisce risposte adeguate, integrando le competenze e le risorse che derivano non solo dalla lettura dei bisogni sulla base di un modello individuale medico ma anche integrando modelli psicosociali, pedagogici, educativi. LINEE DI AZIONI DELLA SPERIMENTAZIONE
La sperimentazione si può realizzare nel corso dell’anno scolastico 2015/2016 e si propone di raggiungere obiettivi di apprendimento e partecipazione per tutti gli alunni, introducendo strategie di lavoro strutturalmente inclusive, che abbiano cioè al loro interno la normale possibilità di differenziare attraverso: 1. Pluralità di obiettivi e materiali di apprendimento, differenziati per livello
e difficoltà ma anche per modalità di attività con cui l’alunno lavora e dimostra di aver acquisito l’obiettivo. Ad esempio, schede di lavoro facilitate o rese più difficili, alternative di lavoro che utilizzino altri linguaggi espressivi e altri canali sensoriali. 2. Attività didattiche mediate dai compagni, come le varie forme di apprendimento cooperativo e tutoring. 3. Attività didattiche «laboratoriali». Ciò non deve assolutamente significare, ovviamente, creare laboratori e progetti fuori dalla classe per gli alunni più in difficoltà; significa invece costruire per tutta la classe percorsi di apprendimento molto attivi e orientati a un prodotto reale, di evidente rilevanza e valorizzazione sociale, dai laboratori più tradizionali di costruzione di video, spettacoli, viaggi, orti, ecc. a quelli più tecnologicamente avanzati, ad esempio la costruzione di un sito internet. In queste situazioni di apprendimento basato su problemi e materiali reali si può più facilmente progettare per competenze e realizzare varie forme di differenziazione. Il coinvolgimento in questa fase di Istituti tecnici,professionali e Licei d’arte intende facilitare innanzitutto questo approccio di non isolazione. 4. Una buona documentazione delle attività, arricchendo così il patrimonio metodologico della scuola e agevolando sempre di più il lavoro negli anni successivi. Uno dei punti di maggiore inefficienza del sistema italiano di integrazione scolastica, denunciato da tutti, è infatti quello della scarsa continuità degli interventi, dovuta principalmente alla maggiore precarietà degli insegnanti di sostegno, spesso unici depositari della progettazione indivi95
dualizzata. La nostra proposta dovrebbe portare a guadagnare in continuità, non solo radicando conoscenze e progettazione in tutti i componenti del team docenti o del consiglio di classe ma garantendo alcuni operatori stabili e più radicati nella scuola (gli assistenti specialistici). 5. Un altro elemento di efficienza sarà rappresentato dall’ottimizzazione dell’incontro positivo tra bisogni e risorse, nel senso che con un embrione di organico di rete, un’organizzazione più flessibile e maggiori competenze tecniche sarà più facile che a specifici bisogni di un alunno con una particolare condizione, ad esempio di autismo, si possano far corrispondere competenze adatte, attivate più velocemente rispetto a un’organizzazione tradizionale, normalmente più rigida. La sperimentazione prevede il coinvolgimento di alcune scuole secondarie di secondo grado, tutte dotate di Laboratori che rientrano nel Piano di studi curricolare, e di due Istituti Comprensivi, uno sito nel capoluogo ed uno sito nella periferia della Zona. Le scuole secondarie di II grado costituiranno un nucleo di rete per l’inclusione, così come si impegneranno a fare i due IC; ad ogni nucleo di rete afferiranno: • gli insegnanti di sostegno assegnati ad ogni scuola • gli assistenti specialistici, che saranno funzionalmente assegnati alla rete • i tutor delle scuole • gli eventuali operatori del servizio civile Ogni nucleo farà riferimento al Gruppo di coordinamento per l’inclusione, composto dalle figure strumentali del sostegno, dal coordinatore degli assistenti specialistici, da collaboratori scolastici, da un operatore dell’UFSMIA, dall’Ufficio Servizi e Tutela Disabilità del Servizio Sociale, e della Riabilitazione, AZIONI DA REALIZZARE DA GENNAIO A SETTEMBRE 1. Promuovere una riunione con i Dirigenti Scolastici degli Istituti indivi-
duati al fine di istituire un gruppo di lavoro congiunto sulla sperimentazione. 2. Coinvolgere la Cooperativa di riferimento in un percorso che tenda alla formazione degli assistenti-educatori, funzionali ai percorsi sperimentali anche individuali su metodi già attivi sul nostro territorio, secondo la sperimentazione. 3. Costituzione del gruppo di coordinamento per l’inclusione.
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PROMOZIONE DELL’AUTONOMIA
LAVORATIVA NELL’AMBITO DELLA DISABILITÀ SDS PISANA DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
Servizi per gli inserimenti lavorativi e socio-terapeutici o sistemi di economia civica? Questo è il tema che si pone per la promozione dell’autonomia lavorativa nell’ambito della disabilità. Il che equivale a porsi la domanda se il tema del lavoro e della dignità dell’uso del tempo e delle abilità per le persone disabili sia un problema dei servizi o possa e debba diventare un tema per i territori nelle loro diverse componenti. Sul territorio della Società della salute della zona pisana abbiamo un cantiere aperto da tempo, grazie al quale si tenta di coniugare diversi gradi di autonomia lavorativa e di vita possibili con risposte appropriate e rispettose della dignità della persona, del ruolo sociale che questa può assumere, della sostenibilità di un sistema di economia civica. A questo proposito, a fini esemplificativi, accenniamo a tre progetti che a pirno titolo possono inserirsi in questo ampio filone: gli inserimenti socioterapeutici e l’Atelier Le ortiche, concludendo infine con i progetti di agricoltura sociale. Possono accedere agli inserimenti a valenza socio riabilitativa le persone di età 18-64 anni con disabilità così come individuate ai sensi della L. 104/1992 e successive modificazioni ed integrazioni. Gli inserimenti socio terapeutici sono finalizzati a sostenere il percorso di integrazione sociale ed il raggiungimento di autonomie personali. E’ un percorso abilitativo-riabilitativo effettuato all’interno del normale mercato del 97
lavoro, in ambienti lavorativi e/o occupazionali che si rendono disponibili ad inserire persone proposte dai servizi sociali . Viene stipulata una convenzione apposita della durata di due anni, e sottoscritto un contratto individuale nel quale vengono definiti sede di lavoro, orario, decorrenza e scadenza e mansioni previste. L’impegno richiesto non può essere superiore a quattro ore giornaliere per cinque giorni a settimana. La persona inserita è coperta da assicurazione INAIL e da una polizza RC per eventuali danni a terzi, entrambe a carico dell’Azienda USL. Per ogni soggetto inserito il Piano personalizzato prevede un contributo forfettario mensile a titolo di sostegno e incentivazione a carico dell’Ente proponente. La posizione giuridica del soggetto inserito non è quella di lavoratore, pertanto l’inserimento non conferisce al soggetto diritti né di ordine economico né di ordine giuridico nei confronti dell’Ente di accoglienza. Tuttavia ben sappiamo che l’obiettivo del progetto è quello di potenziare le capacità residue dei soggetti inseriti attraverso un progressivo avvicinamento al mondo del lavoro con lo scopo anche di verificare e sviluppare le potenzialità di un inserimento lavorativo vero e proprio. Naturalmente non tutte le persone inserite svilupperanno capacità lavorative tali da consentire di ricoprire in futuro un posto di lavoro, ma come non ri-sottolineare quanto gli inserimenti socio terapeutici contribuiscano a rendere possibili esperienze di vita nei contesti di vita sociale contrastando il rischio di isolamento e il mantenimento di competenze e autonomia? Questi contribuiscono altresì a rivitalizzare anche la creatività e le capacità di accoglienza dei contesti di vita e dei luoghi in cui si produce, dando loro una possibilità di esprimere potenziali di accoglienza, di condivisione, di innovazione. A tal proposito un pò di dati : nel biennio 2013 /2014 sono stati effettuati circa 40 inserimenti socio terapeutici, di cui 4 si sono trasformati in contratto di lavoro a tempo indeterminato e uno lo sarà nel corso del mese di gennaio 2015. L’“Atelier le ORTICHE” viene svolto all’interno del Laboratorio SPES di Uliveto Terme. Si avvale dell’apporto di volontari dell’associazione e di educatori del terzo settore con il supporto fondamentale di un’esperta in arti figurative. La finalità di questo laboratorio è quella di favorire e promuovere le potenzialità espressive e comunicative dei ragazzi attraverso la pittura, vista come mezzo per esternare le proprie sensazioni utilizzando tecniche diverse che si ispirano anche a grandi pittori, per ricreare vere e proprie opere artistiche. Nello specifico si sperimenta con creatività, abbinando giochi di colori e ma98
teriali di recupero più svariati, sviluppando un prodotto finale di assoluta bellezza e unico nel suo genere. Gli obbiettivi raggiunti e raggiungibili sono elevati, e il gruppo di dieci ragazzi con disabilità medio grave che da tre anni partecipa all’atelier risponde, con entusiasmo, a questo stimolante laboratorio “artigiano”. Una tappa fondamentale del nostro percorso, che ci ha aperto nuove strade e dato nuovi stimoli, è stata la partecipazione e il riconoscimento con premiazione speciale per il secondo anno di seguito al Concorso “Scenari d’Innovazione “ organizzato da ARTEX, centro per l’artigianato Artistico e Tradizionale della Toscana, in collaborazione con Confartigianato Imprese Toscane e CNA Toscana, nato per favorire l’innovazione delle produzioni artistiche e tradizionali della nostra Regione tramite l’incontro tra scuola e le imprese, allo scopo di rendere le produzioni Toscane più competitive con le richieste di mercato. Ad oggi abbiamo tre diverse produzioni in corso grazie alla collaborazione con altrettante aziende: Il primo si chiama “Borsallegra” ed è sviluppato con l’Azienda Integra di Quarrata, consiste nella realizzazione di borse decorate con opere fatte dai ragazzi ispirate ai lavori dell’artista Enrico Baj. Il secondo si chiama “Giococolore” in collaborazione con la ditta Pisana Flowerssori specializzata in arredamento per bambini: si tratta di creare degli speciali ausili che facilitano la pittura per ragazzi con disabilità motorie. Il terzo si chiama “Inventastorie”, in collaborazione con la ditta artigiana “Elementi” di Pistoia: consiste nella creazione di un teatrino fatto in legno dove vengono fatti scorrere su speciali binari personaggi costruiti dai ragazzi; una particolare illuminazione crea infine delle luci e ombre che vengono proiettate sul muro durante il racconto della storia. Questi tre progetti sono stati presentati al concorso “Scenari Innovazione” e saranno presentati ufficialmente al Macef di Milano in occasione del “Salone Internazionale della casa”. Il laboratorio SPES grazie al pool di educatori, volontari e esperti e a tutta la rete di servizi di cui si avvale, ha permesso di sviluppare un valido percorso 99
di alta integrazione, di valorizzazione dei ragazzi che vivono questa esperienza non più da utenti ma bensì da artisti, “da veri protagonisti”. Non per ultimo si sottolinea l’eccellenza di un valido percorso innovativo di welfare generativo che mira a trasformare tutte queste attività Socio Riabilitative in opportunità “produttive per se stesse e per l’intera Comunità”. In questo ambito vorremmo segnalare tra le pratiche a forte innovazione l’agricoltura sociale. La recente normativa Toscana (LRT 26 febbraio 2010, n. 24) cui sembra dover seguire in tempi relativamente brevi anche una normativa di livello Nazionale, ha definito l’agricoltura sociale come “l’attività svolta dagli imprenditori agricoli di cui all’articolo 2135 del codice civile e/o dai soggetti di cui all’articolo 17, comma 2, della l.r. 41/2005 , anche in forma associata tra loro, qualora integrino in modo sostanziale e continuativo nell’attività agricola la fornitura di servizi attinenti alle politiche sociali”. Siamo in un ambito che potremmo collocare nell’abito del cosiddetto “welfare generativo”: un insieme di pratiche e di modelli di intervento che, nel coniugare la necessità di innovare il sistema dei servizi sociali e sanitari attraverso l’attivazione di sinergie con ambiti considerati lontani, quando non decisamente separati, si pone l’obiettivo di dare valore alla persona come portatrice di capacità e non solo di bisogni. Le pratiche agricole in realtà sono state tradizionalmente caratterizzate da un alto tasso di inclusività, prevedendo nella filiera produttiva non poche mansioni che possono effettivamente valorizzare le competenze di persone con diversa abilità. Non a caso la riflessione scientifica ha da tempo definito queste pratiche come “retro-innovazione”, sottolineando il recupero, nel quadro di un contesto di welfare e socio economico cambiato, di queste cartteristiche”accoglienti” del mondo agricolo. Tutto ciò, a fronte di una relazione non casuale con il sistema dei servizi e un attento sistema di valutazione e appropriatezza, può non solo esprimere progetti di valenza terapeutica in senso stretto, ma pratiche produttive e di valorizzazione delle capacità lavorative vere e proprie. Il valore aggiunto di questa scelta sta nel procedere alla valorizzazione di pratiche , ampiamente esistenti sul territorio Toscano, che coniugano la redditività dell’impresa, la produzione di cibo buono e la capacità di inclusione, mobilitando sia le risorse professionali dei servizi che le risorse del territorio. Le migliori pratiche in questo ambito, particolarmente riguardo alla disabilità, tendono infatti a costruire sistemi di economia civica all’interno 100
dei quali le aziende agricole e zootecniche, i servizi socio sanitari, il mondo della cooperazione sociale, si alleano con i cittadini consumatori e con il terzo settore formando sistemi che “concorrono” all’efficacia delle pratiche di agricoltura sociale. In generale in questo ambito la chiave sta nella valorizzazione dei territori e nella codificazione di quanto già avviene cercando di favorire l’incontro e lo scambio di esperienze: l’elemento premiante sta nell’integrazione tra sistemi e nell’uso integrato di strumenti provenienti da politiche diverse. Quindi non centri diurni agricoli , ma vere esperienze di agricoltura sociale declinate secondo i bisogni, le scelte, le attitudini delle diverse persone diversamente abili, con un ruolo forte del mondo agricolo nelle sue diversi componenti, del terzo settore e delle professionalità sociali e sanitarie dei servizi con un occhio alle politiche territoriali, ai consumatori e alle strategie di programmazione europee 2020.
101
DOCUMENTO PROGETTUALE FINALIZZATO ALLA STESURA DEL PIANO PER L’ELIMINAZIONE DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE (P.E.B.A.) COMUNE DI SIENA SOGGETTO PROMOTORE
Comune di Siena
INTRODUZIONE
Con Delibera di C. C. n.131/2010 veniva adottato il Regolamento Urbanistico del Comune di Siena approvato con successivo atto Deliberativo C.C. n.2/2011. Fra gli elaborati che lo costituiscono vi è anche lo Studio sull’accessibilità in ambito urbano composto da un “Censimento delle Barriere architettoniche in ambito urbano” e la “Relazione e programma di intervento per l’abbattimento delle barriere architettoniche” studio propedeutico al Piano per l’Abbattimento Barriere Architettoniche (P.E.B.A.) Nel rispetto delle “Linee Guida per la Redazione dei Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche” e della “Sperimentazione degli indirizzi operativi per l’attuazione dei Piani per l’Accessibilità”, è stato costituito il Laboratorio Comunale per l’Accessibilità che coordinerà ed indirizzerà la progettazione e successiva realizzazione degli interventi anche attraverso reperimento dei finanziamenti pubblici e l’elaborazione del Piano per l’Abbattimento delle Barriere Architettoniche (P.E.B.A.). Successivamente la G.C. n 395 del 01.10.approva le Linee Guida del Laboratorio. OBIETTIVI GENERALI
Come prima fase per la redazione del PEBA sono state definite le Schede di rilevazione che sono state strutturate, tenendo conto dell’archivio degli inter102
venti già presente nel Regolamento Urbanistico. La struttura semplice delle schede migliora la gestione del lavoro di analisi che potrà essere effettuato da operatori diversi anche con bassi livelli di specializzazione. Tale percorso è stato condiviso con i Tecnici della “Osservatorio Comunale per l’Handicap” e ha prodotto in sintesi le Schede di Rilievo che analizzano lo stato di fatto alla data del censimento di “Edifici” di proprietà Comunale (Scheda Rossa), di “Ambiti”, cioè spazi di uso pubblico, (Scheda Blu), e di “Connessioni”, collegamenti pedonali fra gli oggetti dei due gruppi precedente, (Scheda Ocra) attribuendo delle classi di valore agli “oggetti” analizzati. Il metodo di rilevazione è stato validato, in prima istanza, con la redazione di circa 60 schede riferite a vari Lotti Funzionali. Il metodo è stato sintetizzato in un documento denominato O.V.A.I. (Obbiettivo Valutazione Accessibilità Inclusiva) che è stato presentato al Centro Regionale Informazione Documentazione (CRID) accessibilità e inclusione sociale della Regione Toscana in data 25.07.2013. DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
Il territorio è stato suddiviso in Lotti Funzionali Urbani che interessano i quartieri limitrofi al Centro Storico, ARU (Aree a particolare Rilevanza Urbanistica) compresi all’interno del perimetro definito Periferia Prossima e si aggiungono poi i tre settori della ZTL che rappresentano i Lotti Funzionali Urbani più interni. La perimetrazione degli altri quartieri e ambiti urbanizzati del territorio comunale completa l’individuazione dei Lotti Funzionali Urbani. All’interno di ognuno dei 40 LFU sono individuati gli “oggetti”, edifici, ambiti e connessioni sui quali sarà effettuato il rilievo per definire la “mappa dell’accessibilità” e la predisposizione della programmazione degli interventi. In prima fase sono state analizzate complessivamente 60 situazioni distinte in 20 schede di edifici, 20 schede di ambiti e 20 schede di connessioni. Nelle schede di rilievo ogni domanda è formulata in modo che si debba rispondere SI o NO, la somma dei NO e dei valori numerici preordinato e la media fra questi fornisce l’indice da inserire nella tabella CALCOLO LIVELLI DI ACCESSIBILITÀ utile anche per definire il CALCOLO DELLA STIMA DELLE PRIORITÀ per il necessario “dialogo” con le previsioni “Piano Triennale dei Lavori Pubblici”. Intervengono a questa definizione anche valori numerici riferiti alla Categoria dell’oggetto e alla qualità dell’utenza, parzializzata o generalizzata. L’elenco degli interventi necessari è quindi individuato dalla lista dei NO; eliminare i NO rappresenta il percorso virtuoso verso l’obbiettivo segnalato dalla stessa consistenza dei NO. 103
LA SCHEDA ROSSA: “EDIFICI”
Il frontespizio contiene le “generalità” dell’oggetto e gli elementi di sintesi. Gli argomenti di indagine sono divisi in sette capitoli per la considerazione che ogni elemento “pesa” in maniera differente e peculiare nella analisi e di conseguenza nella sintesi: A Accesso B Percorso Interno C Collegamenti Verticali D Servizi Igienici E Parcheggio Riservato F Accessibilità verso l’edificio. LA SCHEDA BLU: “AMBITI”
Gli argomenti di indagine sono divisi in un unico capitolo per la considerazione che ogni elemento osservato “pesa” in maniera analoga e con la medesima peculiarità nella analisi e di conseguenza nella sintesi. LA SCHEDA OCRA: “CONNESSIONI”
Gli elementi di indagine sono divisi in argomenti da analizzare in maniera puntuale con riferimento alla esatta localizzazione (tratti o numeri civici di riferimento). L’assenza di marciapiede non necessariamente costituisce un elemento di negatività in quanto si valuta la sicurezza dell’effettiva possibilità di circolazione, ad esempio; ad esempio: il Centro Storico di Siena è generalmente privo di marciapiedi strutturati, il concetto di “marciapiede virtuale” ben analizzato costituisce la sintesi più efficace. Gli altri elementi sono divisi per, “ostacoli fissi” e “ostacoli temporanei”, quest’ultimi evidenziati al momento del “passaggio per la rilevazione”: si ritiene che un veicolo posizionato sul marciapiede sia un ostacolo rilevante quasi come un “restringimento fisico”. La somma delle “criticità ambientali” rilevate, per valore 1 puntuale o aggregato, fornisce l’indice da inserire nella tabella “calcolo livelli di accessibilità” utile anche per definire il “calcolo della stima delle priorità” per il necessario “dialogo” con le previsioni “Piano Triennale dei Lavori Pubblici”. In questo caso l’elenco degli interventi necessari è quindi individuato dalla somma dei valori, abbassare il valore totale rappresenta il percorso virtuoso verso l’obbiettivo segnalato dalla stessa consistenza del “totale attuale”. LE TAVOLE GRAFICHE REDATTE rappresentano, sia nei Lotti Funzionali Urba-
ni presi in esame, e successivamente e progressivamente nell’intero ambito Territoriale i livelli di Accessibilità secondo le qualifiche e le visualizzazioni desunte direttamente dalle schede di Rilevamento - Accessibile, Parzialmente Accessibile, Parzialmente Inaccessibile, Inaccessibile, per ogni Oggetto - “edificio”, “ambito”, “connessione” analizzato. Così come i livelli di 104
accessibilità Accessibile, Parzialmente Accessibile, Parzialmente Inaccessibile, Inaccessibile per gli ipovedenti. La sommatoria rappresentata costituisce quindi la mappa completa dei livelli di accessibilità degli “oggetti” che, raggruppati, costituiscono l’intero ambito Territoriale e qualificati individualmente danno a questo la “classe di valore” aggregata. Il collegamento dinamico fra la Cartografia e la Scheda produce un aggiornamento in tempo reale delle condizioni relative rappresentando dinamicamente gli effetti della realizzazione degli interventi di eliminazione dei NO (scheda Rossa e Blu) e delle Criticità Ambientali (scheda Ocra), secondo l’elencazione contenuta nelle stesse schede. L’impostazione della relazione dinamica fra scheda e cartografia consente di analizzare e rappresentare il territorio per tematismi specifici rappresentati da ogni Categoria: Impianti sportivi, Servizi sociali, Servizi sanitari, Servizi religiosi, Servizi pubblici, Servizi culturali, Ristorazione, Ricezione/Centri sociali, Ricettività, Istruzione, parcheggi, Parchi urbani, Percorsi pedonali, Attraversamenti semaforizzati, Attraversamenti presso rotatorie, Altri attraversamenti, marciapiedi, piazze, Attrezzature collettive, Terminal Bus, (schede rossa e blu), oltre agli elementi di “connessione” (scheda ocra). La tavola sotto riportata individua edifici (scheda rossa), ambiti (scheda blu) e connessioni (scheda ocra) nei Lotti Funzionali Urbani 3 e 22 (vedi mappa alla pagina seguente). RISULTATI
Il riepilogo, riportato nelle tabelle alle pagine seguenti, evidenzia gli esiti della rilevazione nelle complessive n.60 Schede sperimentali al fine di validare la funzionalità della scheda di analisi e, contestualmente iniziare operativamente l’elaborazione del Piano Degli edifici analizzati 10 sono risultati accessibili, 2 parzialmente accessibili e 8 inaccessibili; la priorità di intervento, si escludono gli edifici accessibili da questa valutazione, si presenta alta in 3 casi e media negli altri 7. Relativamente agli ambiti nessuno è risultato accessibile, degli altri 16 sono risultati parzialmente accessibili, 3 parzialmente inaccessibili e 1 inaccessibile; la priorità di intervento, si presenta alta in 3 casi e media negli altri 17. Delle connessioni analizzate 10 sono risultate accessibili, 6 parzialmente accessibili, 2 parzialmente inaccessibili e 2 inaccessibili; la priorità di intervento, si escludono le connessioni accessibili da questa valutazione, si presenta alta in 2 casi, media in 5 casi e bassa negli altri 3. 105
106
SCHEDE ROSSE
ACCESSIBILE
PARZ. ACCESSIBILE
PARZ. INACCESSIBILE
INACCESSIBILE
PRIORITÀ BASSA
X
X
LFU13/E20 LFU13/E18
X
LFU15/E10
X
LFU22/E07
X
LFU22/E16
X
LFU20/E03
X
LFU17/E01
X
LFU13/E15
X X
LFU13/E08
X X
X
LFU03/E01
X
LFU03/E03
X
LFU03/E04
X
LFU03/E05
X
LFU22/E09
X
LFU22/E10
X X X X
LFU13/E20 3
X X
LFU02/E01 10
X
X
LFU22/E11 LFU22/E12
PRIORITÀ ALTA
X
LFU15/E08
TOTALE
PRIORITÀ MEDIA
0
107
X
X
X
7
8
0
2
SCHEDE BLU
ACCESSIBILE
LFU15/A02
PARZ. ACCESSIBILE
PARZ. INACCESSIBILE
INACCESSIBILE
PRIORITÀ BASSA
X
PRIORITÀ MEDIA X
LFU02/A01
X
X
LFU22/A03
X
X
LFU28/A01
X
X
LFU22/A01
X
X
LFU03/A01
X
X
LFU03/A02
X
X
LFU22/A04
X
X
LFU03/A03
X
LFU03/A04
X
X
LFU03/A05
X X
X
LFU03/A06
X
X
LFU21/A01
X
X
LFU22/A05
X
X
LFU22/A02
X
X
LFU13/A08
X
X
LFU13/A06
X
X
LFU13/A07
X
X
LFU13/A05
X
X
LFU13/A04 TOTALE
X 0
16
PRIORITÀ ALTA
X 3
1
108
0
17
3
SCHEDE OCRA
ACCESSIBILE
PARZ. ACCESSIBILE
LFU13/S01
X
LFU22/S01
X
LFU03/S01
X
LFU13/S02
X
LFU13/S03
X
LFU22/S02
X
PARZ. INACCESSIBILE
INACCESSIBILE
PRIORITÀ BASSA
PRIORITÀ MEDIA
X X X
LFU22/S03
X
X
LFU22/S04
X
X
LFU22/S05
X
X
LFU03/S02
X
LFU03/S03
X
LFU13/S04
X
LFU13/S05
X
LFU13/S06
X
LFU13/S07
X
X
LFU02/S04
X
LFU02/S03
X
LFU02/S02
X
LFU02/S01
X
LFU01/S01 TOTALE
PRIORITÀ ALTA
X
X 11
5
X 2
2
109
2
4
3
CONCLUSIONI
Una considerazione dalla quale ricavare una stima con metodo aritmetico prospetta un totale di 615 oggetti nel totale dei 40 LFU. Il lavoro si propone l’obiettivo di predisporre uno strumento metodologico e gli indicatori in grado di guidare l’ Amministrazione, attraverso il Laboratorio per l’Accessibilità, alla redazione e alla adozione del P.E.B.A. secondo gli indirizzi definiti dalla normativa nazionale, dalla normativa della Regione Toscana, in accordo con le associazioni di categoria e nel rispetto delle linee guida. Tale strumento, dovrà tener conto delle esigenze operative di chi deve elaborarlo e gestirlo, degli obblighi normativi da rispettare, del coordinamento con gli strumenti urbanistici vigenti e con i piani di dettaglio, della necessità di coinvolgere le associazioni dei disabili e ulteriori soggetti interessati alle problematiche in oggetto. Si ritiene che l’efficacia del P.E.B.A. debba essere valutata non solo e non tanto per la quantità di informazioni che reca, ma soprattutto in funzione della sua reale incisività nei processi di trasformazione degli habitat. Il P.E.B.A. diventa inoltre uno strumento programmatorio dell’Amministrazione per gli interventi di adeguamento da effettuare nel programma triennale dei Lavori Pubblici dove convogliano gli interventi in base ai diversi livelli di priorità risultanti dalle schede redatte. Con il lavoro da elaborare, si intende superare l’approccio per il quale il P.E.B.A. viene concepito come quadro descrittivo, più o meno esauriente, più o meno analitico, più o meno vincolistico, delle opere da effettuare per superare le barriere architettoniche in una data realtà locale confondendo l’attività di programmazione con quella di interventi puntuali.; il P.E.B.A. dovrà definire obiettivi di qualità - procedurali e prestazionali - lasciando ai progettisti la libertà di definire, nei diversi scenari, le modalità di intervento e le possibili soluzioni. Attraverso una impostazione attenta sia alle esigenze che alle prestazioni, in pratica, il P.E.B.A. aspira ad andare ben oltre il superamento delle barriere architettoniche comunemente intese: aspira ad orientare i processi di trasformazione degli habitat nel rispetto delle esigenze umane e dei fattori di contesto. In tal modo, non solo sarà possibile mettere in luce la presenza o meno di servizi, ambienti e attrezzature (ad esempio, servizi igienici pubblici, aree gioco per bambini, zone “30”, ecc.), ma anche valutare la loro attitudine a soddisfare le esigenze e le aspettative delle persone ‘reali’. 110
L’ELABORAZIONE DELLA RICERCA SI SVILUPPERÀ SECONDO LE SEGUENTI FASI: FASE I Analisi dello stato di fatto FASE II Programmazione degli interventi: • operare in termini di rete e di percorsi, perché il piano sia inteso come
visione globale dell’accesso ai servizi ed alle opportunità offerte dal contesto urbano e non come sommatoria di singoli episodi; • gradualità degli interventi, per consentire all’Amministrazione di definire le priorità degli interventi in base al loro grado di criticità e priorità rispetto alle esigenze della popolazione e alle proprie risorse disponibili. Un P.E.B.A., infatti, si attua per fasi coordinate secondo una logica di processo che tende verso un obiettivo chiaro e si sviluppa nell’ambito di un quadro di riferimento definito; • partecipazione al processo decisionale, affinché i processi di trasformazione degli habitat siano condivisi dagli abitanti e associazioni interessate, in particolare da coloro che esprimono particolari esigenze di tipo motorio o percettivo; • modulabilità del piano in base al contesto di intervento, per consentire un ragionevole adattamento dello strumento di pianificazione nei diversi contesti ambientali e sociali.
111
STASERA CUCINO IO ZONA DISTRETTO DEL VALDARNO SOGGETTO PROMOTORE
Comune di Terranuova Bracciolini PARTNER
Arkadia Onlus, Associazione di Promozione Sociale Circolo ARCI Terranuova Bracciolini INTRODUZIONE
Il Progetto si rivolge a persone con disabilità medio-grave non ancora in grado di effettuare un percorso formativo propedeutico all’inserimento nel mondo del lavoro. Nasce nel 2009 nel Comune di Terranuova Braccioli dove negli ultimi anni si è sviluppata una nuova proposta di intervento verso le persone portatrici di disabilità tesa allo sviluppo di progetti più che alla mera risposta assistenziale. Ed è in questo periodo che nasce la collaborazione con l’Associazione ARKADIA. Si cominciano a sviluppare numerosi interventi/ progetti diversificati a seconda delle difficoltà e dell’età dei partecipanti. Il progetto “ Stasera Cucino Io” rappresenta una di queste azioni. Il progetto nasce con il finanziamento del Fondo UNRRA, ed è tutt’oggi attivo e potenziato grazie alla compartecipazione economica dei Comuni del Valdarno Aretino, che hanno persone partecipanti. Il progetto mira all’acquisizione di autonomie personali in vari ambiti della vita quotidiana e al potenziamento delle capacità relazionali e compor113
tamentali, attraverso l’acquisizione di competenze professionali legate al mondo della ristorazione: scelta ed acquisto alimenti, preparazione impasti, lavaggio, taglio e preparazione verdure, sistemazione tavoli, servizio ai tavoli, riordino sala, uso della macchina del caffè espresso, etc. OBIETTIVI • Acquisizione e potenziamento delle autonomie personali • Potenziamento
delle Capacità relazionali e comportamentali all’interno di un gruppo e nei vari ambiti di vita sociale allargata • Acquisizione competenze e conoscenze professionali relative al mondo della ristorazione • Apprendimento delle normative igienico sanitarie e la loro applicazione (conseguimento attestato HACCP) • Inserimento, laddove possibile, di persone disabili nel mondo del lavoro presso strutture terze. DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
Per due volte la settimana 12 ragazzi si recano presso il circolo Arci di Terranuova Bracciolini dove ha sede il corso. Il gruppo, dopo un accurato studio del menu da realizzare, viene suddiviso in due sottogruppi, sala e cucina. Il gruppo sala si occupa di fare la spesa, preparare la sala in maniera appropriata ad un ristorante, servire i pasti e riassettare il luogo di lavoro. Il gruppo cucina si occupa della preparazione e la presentazione dei piatti precedentemente concordati e di riordinare il luogo di lavoro. La ripetizione dei processi non solo permette ai partecipanti di acquisire le conoscenze, ma potenzia anche le capacità professionali, che sono state sperimentate in questi anni in numerose “ occasioni di lavoro”, grazie alla disponibilità di varie attività produttive della zona. L’immagine positiva che ne è scaturita ha prodotto l’invito al Salone del Gusto di Torino ( nelle edizioni 2010 e 2012) come esperienza di eccellenza della Regione Toscana, dove tutti i partecipanti hanno potuto cucinare e servire i loro piatti. La partecipazione al progetto consente ai ragazzi di frequentare tutte le attività proposte da Arkadia Onlus come i laboratori di socializzazione ed integrazione, i progetti socio-sportivi, di agricoltura-sociale, e tutte le attività di svago per il tempo libero. RISULTATI RAGGIUNTI
Dal punto di vista delle autonomie personali tutti i ragazzi hanno avuto un notevole miglioramento: • Raggiungimento della sede del corso in maniera autonoma utilizzando i trasporti pubblici 114
• Relazione attiva con la comunità di Terranuova • Conoscenza e corretto utilizzo dell’uso del denaro.
Dal punto di vista delle competenze professionali: • Tutti i partecipanti hanno conseguito l’attestato HACCP; • Una ragazza al termine del percorso è stata assunta a tempo indeterminato presso una mensa scolastica; • Due ragazzi sono stati inseriti in un percorso di terapia occupazionale in ambito ristorativo; • Tutti i partecipanti periodicamente hanno la possibilità di sperimentare le competenze acquisite grazie alla realizzazione di iniziative da parte di locali del territorio CONCLUSIONI
L’esperienza è significativa nella vita e nel benessere generale dei partecipanti; la possibilità di essere veri protagonisti del percorso in tutte le sue fasi, anziché spettatori passivi, ha potenziato la loro autostima e costituito una valida spinta motivazionale al miglioramento delle autonomie personali e sociali. Il progetto potrebbe estendersi anche a in altre sedi. Sono stati intrapresi i primi contatti per replicare l’esperienza anche in altre sedi Arci del territorio, oltre che la possibilità di aprire un punto ristorativo dedicato.
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RETI TERRITORIALI DI OPPORTUNITÀ ZONA DISTRETTO DEL VALDARNO SOGGETTO PROMOTORE
Conferenza dei Sindaci del Valdarno Aretino, USL8 SOGGETTO ATTUATORE
Koiné cooperativa sociale di Tipo A Onlus INTRODUZIONE
L’esperienza che viene presentata da Usl8, Conferenza dei Sindaci del Valdarno aretino e Koinè è la storia di una importante implementazione del sistema dei servizi per le persone disabili nel territorio specifico, che nel corso di 2 anni, ha consentito di passare da un’offerta rigida e limitata ad piccolo gruppo di utenti “storici” ad un’offerta differenziata che ha permesso di ampliare in senso quantitativo e qualitativo le opportunità di inserimento sociale delle persone disabili mediante il coinvolgimento pro-attivo dei soggetti sociali del territorio. Con un percorso di ricerca azione partecipato dai destinatari ed in cui ci si è avvalsi della collaborazione scientifica del Prof. Giovanni Devastato ( Koiné ha attivato allo scopo una convenzione con l’Università La sapienza di Roma ) si è dato corso alla creazione di una rete differenziata di opportunità di socializzazione e di impegno lavorativo ( da borse lavoro a terapie occupazionali sino a veri e propri inserimenti lavorativi ) nella cui realizzazione, produzione e riproduzione sono parte protagonista ed attiva una vastissima platea di organizzazioni sociali, culturali e di terzo settore del territorio, il 116
cui impegno è codificato nel “ Patto sociale per la disabilità “ ed in una serie di accordi bilaterali sottoscritti dalla Usl, dalle Amministrazioni Locali e da moltissime realtà sociali ed associative del territorio. Il percorso di ricerca – azione, che è naturalmente tutt’ora in corso, ha permesso di incrementare il numero degli utenti presi in carico di 38 unità ( da 76 a 114 ; + 50% ) a iso costi per la finanza pubblica e l’utenza e, nel contempo, e questo risultato è di notevole rilievo, di generare le condizioni per l’ulteriore sviluppo e differenziazione dell’offerta agendo la leva della partecipazione attiva dei soggetti sociali alla produzione-riproduzione di opportunità abilitative, di socializzazione, di integrazione sociale ed inserimento lavorativo. In relazione alle caratteristiche che lo connotano, il processo appare paradigmatico dell’utilità di porre in atto approcci di innovazione sociale ed è del tutto coerente con la nozione di sociale di iniziativa proposta dal PISSR Toscano. OBIETTIVI FINALITÀ DEL PROGETTO
Il progetto ha preso origine da una lettura attenta della situazione locale che, in breve, poteva così essere riassunta: A. il forte impegno delle Amministrazioni Locali e della Azienda Usl8 aveva
permesso di dare luogo ad una offerta qualificata di servizi di tipo semiresidenziale e di territorio essenzialmente mirati a disabili in condizioni di gravità e con elevato bisogno di cura e sostegno relazionale; B. la natura dei bisogni delle persone prese in carico e dell’offerta ad esse
rivolta generava una forte rigidità della spesa in un contesto caratterizzato dallo stratificarsi dei tagli ai trasferimenti ai Comuni ed alle Regioni da parte dello Stato; C. in costanza di pesanti difficoltà del sistema pubblico ad incrementare e a
differenziare la spesa, veniva a generarsi l’incremento della domanda inevasa e, in particolare, un forte aumento della richiesta inevasa di servizi abilitativi, per la socializzazione e l’integrazione sociale rivolti a disabili giovani, con un effettivo potenziale di sviluppo di capacità autonome e di inserimento lavorativo. A partire dalla rilevazione di questi fattori critici, la Conferenza dei Sindaci ed Usl8 si sono proposti di intervenire strutturalmente sull’ “ex-ante“ utilizzando le risorse (già impegnate nella gestione del centro diurno Ottavo Giorno) “liberate” dalla modifica-riduzione dei parametri introdotta dal Dpgr 117
n.15-r/2008. In particolare, nella gara di appalto indetta per la gestione del Centro Diurno Ottavo Giorno, veniva introdotta l’innovativa creazione di un team di educatori da impegnare nella creazione di una rete di opportunità territoriali, con l’intento di utilizzare quella parte di risorse come “attivatore-moltiplicatore” di risorse sociali piuttosto che come meri erogatori di servizi “frontali all’utenza”. L’idea di fondo, coerente con la lettura delle caratteristiche delle comunità locali del valdarno aretino, che da sempre si caratterizzano per lo spessore del capitale sociale locale, per il grado di forza della rete sociale e per la diffusione e condivisione dei valori di solidarietà ed inclusività , era quella di coinvolgere la rete sociale nella sua interezza nella creazione di una rete di opportunità di abilitazione, socializzazione, inserimento, integrazione di giovani disabili facendo evolvere l’approccio delle Amministrazioni Locali dal piano ( puramente ) gestorio a quello della promozione di comunità ed il contenuto professionale degli educatori e degli operatori da “gestori di servizi“ a “gestori di partnership sociali impegnate nella produzione – riproduzione di opportunità”. INDICATORI DI ESITO-PROCESSO
Il percorso può sinteticamente rappresentarsi come: 1. La rete delle opportunità territoriali, costituita mediante il complesso
processo di ricerca-intervento, ha portato alla stipula di un Patto Sociale per la disabilità della Zona Valdarno ha coinvolto attivamente 73 organizzazioni economico sociali e di terzo settore della zona e permesso di generare più di 165 opportunità di integrazione sociale, socializzazione e impegno formativo/lavorativo per altrettanti disabili giovani. 2. Nel corso di due anni gli utenti presi incarico sono passati da 28 utenti
del CD Zonale + 48 utenti in Terapia occupazionale (non rivalutate da anni) a 114 utenti! DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
A partire dalla condivisione e dalla condivisione dello schema di ricercaazione elaborato da Koiné, si è proceduto alla creazione di un “ gruppo di pilotaggio dell’azione “ composto da Usl8 ( che ha svolto la Direzione ), Koiné ( che ha effettuato la gestione di tutte le azioni ) e Prof. Devastato ( che ha svolto le funzioni di consulenza di Koiné e la formazione del gruppo degli operatori ). 118
IL PERCORSO DI LAVORO SI È CONCRETAMENTE SVILUPPATO IN: 1. Definizione del protocollo di ricerca ovverosia : finalità generali, obiettivi
specifici, risorse da impiegare, tempi di attuazione, approcci al monitoraggio, risorse impegnate nelle azioni di monitoraggio in itinere ed ex post. 2. Condivisione del protocollo di ricerca con Conferenza dei Sindaci e presentazione ai portatori di interesse ovverosia alle realtà sociali del territorio. 3. Concretizzazione del percorso di ricerca azione: • Mappatura ed individuazione delle aziende che operano in Valdarno divise per settore, numero di occupati, classe dimensionale disponibili all’inclusione lavorativa dei disabili; • Definizione di un quadro di attuazione della Legge n. 68 e delle collaborazioni in essere tra le singole imprese ed i servizi sociali e sanitari locali per lo sviluppo di percorsi di “ borsa lavoro”; • Definizione di procedure per l’attivazione degli strumenti avvicinamento al mondo del lavoro tirocini formativi di osservazione, tirocini di formazione, terapie occupazionali, inserimenti lavorativi in collaborazione con l’Amministrazione Provinciale; • Costruzione di un profilo del sistema dell’associazionismo e del volontariato locale e mappatura di tutti i soggetti attivabili nel progetto; la costruzione di un profilo del sistema delle organizzazioni culturali (formali ed informali) che operano nel territorio si è avvalsa molto utilmente del sostegno degli Assessorati dei diversi Comuni della Zona; • Definizione di procedure per l’attivazione degli strumenti di inserimento per percorsi abilitativi e di socializzazione nelle realtà sociali locali; 4. Sottoscrizione del Patto Sociale: la fase istruttoria di generazione di rapporti, di rafforzamenti di legami e di condivisione cognitiva e progettuale è culminata nella sottoscrizione di specifici Protocolli operativi che oggi costituiscono una base formale e procedurale alla filiera della azioni: Il patto “Accordo sociale di territorio” non è solo una generica enunciazione di principi o una retorica esposizione di intenti, ma lo strumento attraverso il quale i sottoscrittori si assumono degli impegni concreti sulla base di attività individuate e riconoscibili. 5. Avvio degli inserimenti: l’avvio degli inserimenti è avvenuto già in corso di ricerca e, naturalmente, ha subito un forte incremento dopo la sottoscrizione del Patto. Nei percorsi di inserimento, gli educatori della rete Territoriale svolgono la funzione di sostegno, accompagnamento, verifica e di punto di contatto tra il soggetto ospitante, la persona diversamente abile destinataria e le agenzie pubbliche coinvolte, incluso l’Amministrazione Provinciale 119
per gli inserimenti lavorativi. Nel processo è risultata di particolare utilità ed “impattanza” la capacità di Koiné (soggetto gestore) di attivare collaborazioni operative tra i propri gruppi di lavoro che si occupano stabilmente di politiche attive del lavoro, mediazione degli inserimenti lavorativi, preformazione e gestione dei servizi alla disabilità. RISULTATI RAGGIUNTI 1. La rete delle opportunità territoriali, costituita mediante un complesso
processo di ricerca-intervento che ha portato alla stipula di un Patto Sociale per la disabilità della Zona Valdarno ha coinvolto attivamente oltre 73 organizzazioni economico sociali e di terzo settore della zona e permesso di generare più di 165 opportunità di integrazione sociale, socializzazione e impegno formativo/lavorativo per altrettanti disabili giovani. 2. Nel corso di due anni – gli utenti presi incarico sono passati da 28 utenti del CD Zonale + 48 utenti in Terapia occupazionale (non rivalutate da anni) a 114 utenti! 3. Sono stati ridefiniti tutti i PARG dei “vecchi” utenti (48) con la condivisione delle famiglie e degli utenti (ove possibile). 4. Sono stati fatti (nuovi Parg) ben 108 nel corso dell’anno 2012-2014 nuovi utenti in particolare giovani al termine del percorso scolastico. 5. È stata attivata la collaborazione con la Provincia e definita un procedura di avviamento all’inserimento al lavoro. 6. È stato adottato un protocollo operativo Ausl8 – conferenza dei sindaci – koinè. 7. È stata effettuata positivamente la Ricerca intervento (mappatura delle organizzazione di territorio, questionari, focus group, convegno, report di ricerca etc.). 8. È stata prodotta una Mappatura delle opportunità che può fungere da punto di ri-partenza e di sviluppo di nuove opportunità. 9. Si è giunti alla condivisione ed alla firma del Patto sociale con le organizzazioni sociali. 10. Diversificazione degli ambiti di inclusione: • 10 utenti: Scuole medie e superiori con mansioni di segreteria, pulizie interne ed esterne e aiuto nelle mense • 9 utenti: Enti pubblici Comune USL 8 con mansioni di segreteria, biblioteche, magazzini, urp ecc • 14 utenti: Attività produttive esercizi commerciali et che vanno dal bar alle S.P.A 14 utenti con varie mansioni dal servizio al tavolo a mansioni di segreteria associazioni e enti religiosi misericordia auser arci; 120
• 4 utenti: koinè in Rsa montevarchi, Castelfranco ottavo giorno; • 4 utenti: Betadue; • 8 utenti: Cooperative essenzialmente presso mense, pulizie e verde urbano; • 2 utenti: sindacati patronati CGIL Terranuova, CISL San Giovanni. 11. Estensione delle opportunità di inclusione al tempo libero e alla socia-
lizzazione 12. Mappatura delle barriere architettoniche di tutte le associazioni o enti sottoscrittori, delle aziende in cui sono in essere le convenzioni 13. Realizzazione del progetto AFA progetto cognitivi 14. Risposte a persone con disabilità acquisita da traumi, incidenti, malattie degenerative 15. Sviluppo di ulteriori piste di lavoro (progetti di vita indipendente) CONCLUSIONI
Il percorso ha conseguito tutti i risultati attesi ma è in continuo divenire, per sua stessa natura e ci si attendono quindi, ulteriori sviluppi. In particolare, a partire dai risultati conseguiti e dalla rilevazione dei bisogni delle persone disabili, è allo studio un intervento complesso volto a strutturare una offerta di sostegno educativo, relazionale, per l’integrazione sociale per i disabili (giovani e non) con un effettivo potenziale di integrazione sociale, inserimento lavorativo, partecipazione alla vita della comunità, autonomia abitativa, che consiste nella creazione di opportunità di vita indipendente che assicuri la possibilità di compiere esperienze di vita fuori dalla famiglia. Nel progetto presentato al Ministero delle Politiche Sociali e da esso recepito ( che quindi prenderà il via sin dal prossimo mese di gennaio ) si darà corso a: A. un centro di servizi per la vita indipendente, che funga da pernio organizzativo della rete sociale impegnata pro attivamente nella generazione e gestione di opportunità di integrazione sociale, socializzazione, inserimento lavorativo per disabili; B. un laboratorio abilitativo, che permetta di dare corso alle azioni propedeutiche alla vita indipendente ed alla autonomia abitativa; C. un gruppo di appartamenti per la vita indipendente.
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LA FABBRICA DI CIOCCOLATO
ZONA DISTRETTO DEL VALDARNO SOGGETTO PROMOTORE E PARTNER
“La Fabbrica di Cioccolato” nasce come progetto sperimentale, integrato tra Koinè cooperativa sociale di tipo A Onlus e Usl8 Zona Valdarno (Unità Funzionale Salute Mentale Infanzia e Adolescenza), con la partnership della Conferenza dei Sindaci del Valdarno e l’Unione dei Comuni dei tre Colli. Il Servizio è attivo da aprile 2013; si trova a Bucine, in locali della coop. Koinè, al piano superiore dell’asilo nido Campanellino. INTRODUZIONE
La Fabbrica di Cioccolato è uno spazio per l’individuazione precoce dell’alterato sviluppo psico - fisico nei bambini 0-5 anni; è un Servizio di libero accesso, gratuito ed è sufficiente telefonare per prendere un appuntamento. Il Servizio, in questa fase sperimentale è aperto un giorno alla settimana, dalle 8.30 alle 13.30 (l’attività frontale è dalle 9.00 alle 12.30). Si occupa di prevenzione primaria e secondaria nell’ambito di alterati sviluppi psico-fisico nei bambini 0-5 anni. OBIETTIVO • Offrire un adeguato ed accurato livello di prevenzione per predire il ri-
schio di patologie; • Favorire un’accuratezza diagnostica precoce per definire percorsi assistenziali agevolati per l’utenza, costruendo una rete integrata con i Servizi territoriali; 122
Garantire un intervento tempestivo ed adeguato nelle situazioni a rischio; Ridurre qualitativamente le situazioni di disagio; Offrire un sostegno alle famiglie; Aiutare i genitori ad essere attivi e partecipi dello sviluppo del figlio, attraverso un orientamento alle risorse presenti nel territorio. • • • •
La Fabbrica di Cioccolato si propone di incrementare qualitativamente e quantitativamente gli esiti attraverso un elevato e accurato grado di prevenzione, individuazione del disagio, precocità dei trattamenti e facilitazione di percorsi assistenziali - riabilitativi. DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA LA SEDE
La sede del Servizio ha un ruolo importante nel percorso, viste le peculiarità che le appartengono: ha caratteristiche architettoniche di una civile abitazione, è in una zona residenziale di Bucine, adiacente la struttura c’è la scuola primaria dell’infanzia, è, con accesso indipendente, al piano superiore di un asilo nido; questi elementi danno alla struttura un senso accogliente, configurandola come una struttura territoriale per bambini e famiglie in un contesto urbano che di per sé è frequentato da bambini e famiglie. L’interno è costituito da una sala all’ingresso (utilizzata per colloqui e incontri con i genitori); un corridoio che da accesso a un bagno per adulti e uno per bambini; una grande ludoteca usata principalmente da educatore professionale e logopedista con i bambini e genitori; una stanza usata dagli specialisti psicologo e neuropsichiatra infantile per colloqui clinici e anamnestici. L’arredamento è stato pensato a “misura di bambino”, il Servizio è dotato inoltre di materiale strutturato e non, utile sia al raggiungimento degli obiettivi che a rendere l’ambiente confortevole e accogliente per i bambini (e i genitori). L’EQUIPE
La Fabbrica di Cioccolato inizialmente si è avvalsa di un’equipe composta di tre figure professionali: Neuropsichiatra Infantile, Logopedista e Educatore Professionale; dopo tre mesi è stata inserita in equipe anche la figura dello Psicologo, ampliando così la multi professionalità dell’equipe che lavorando in maniera integrata realizza valutazioni multidisciplinari complesse attraverso l’osservazione delle varie aree di sviluppo del bambino. L’organizzazione del Servizio produce però anche un più ampio livello d’integrazione, oltre allo specifico delle competenze clinico - professionali: l’equipe, infatti, è composta di due figure professionali dipendenti USL8 (Neuropsichiatra In123
fantile e Logopedista), due figure professionali socio - dipendenti della coop. Koinè (Educatore Professionale e Psicologo), da un Referente del Servizio per la Koinè e un Responsabile del progetto USL8. Un obiettivo strategico de La Fabbrica di Cioccolato è la ricerca e la promozione di un’integrazione fattiva tra più Servizi, tra quelle figure “chiave” che hanno un ruolo privilegiato nell’osservazione e l’accompagnamento del bambino nel suo sviluppo. L’integrazione e la collaborazione multi professionale con i Servizi all’infanzia (asili nidi, scuole primarie dell’infanzia), pediatria di base, servizi sociali comunali può produrre una rete integrata di figure professionali in grado di intercettare precocemente condizioni di disagio favorendo l’accesso a La Fabbrica di Cioccolato per l’individuazione e l’intervento precoce nelle situazioni di alterato sviluppo psico - fisico. IL PERCORSO
Il primo contatto Già in precedenza l’apertura del Servizio sono stati fatti incontri con educatori degli asili nidi, con i pediatri del Valdarno e questo percorso d’informazione del Servizio e collaborazione/integrazione professionale è tuttora in divenire; questo per far si che i Servizi che sono parte attiva del percorso, dello sviluppo del bambino possano intercettare precocemente possibili situazioni di disagio e favorire l’accesso a La Fabbrica di Cioccolato. Molti (l’obiettivo è tutti) dei Servizi per l’Infanzia hanno a disposizione una brochure informativa che presenta brevemente il Servizio ed indica le modalità di accesso, è sufficiente telefonare ad un numero di cellulare dedicato (non è necessaria nessuna richiesta o impegnativa del medico e l’accesso è gratuito); durante il contatto telefonico al genitore vendono spiegate le modalità operative del Servizio e vengono fatte alcune domande specifiche al fine di compilare una scheda per un primo inquadramento del problema/disagio espresso; successivamente viene concordato l’appuntamento per il primo accesso (al momento non sono stati mai superati i 20 giorni di attesa). Il primo accesso (la valutazione) L’accesso a La Fabbrica di Cioccolato prevede (inderogabilmente) la presenza di almeno un adulto; l’orario di permanenza previsto è dalle 9:00 alle 12:00. Sono previsti 1–2 incontri in cui l’equipe effettua una valutazione (utilizzando materiale strutturato e non) complessiva dello sviluppo del bambino in diverse aree: linguaggio, relazioni (con i pari e con gli adulti genitori e non), comportamento, motorio, autonomie; in vari contesti : individuale e di piccolo gruppo. Viene effettuata l’anamnesi del bambino con i/il genitore e som124
ministrato un test standardizzato: GMDS ( Griffiths Mental Devolopment Scales). L’equipe multi professionale agisce direttamente nell’incontro con bambini e genitori in maniera integrata, permettendo sia di avere direttamente un approccio multidisciplinare sia accogliendo l’intera famiglia in un percorso integrato fin da subito, evitando il vissuto della valutazione settoriale del Servizio clinico diagnostico usuale. Possibili percorsi Successivamente alla valutazione viene fatta una restituzione della valutazione a i genitori con delle indicazioni che possono sostanzialmente essere espresse in tre “percorsi”: 1) Viene consegnata (letta e spiegata) ai genitori una relazione scritta della valutazione che può contenere (se necessarie) indicazioni alla famiglia volte a sostenere e favorire lo sviluppo psico – fisico del bambino. 2) Viene condiviso con i genitori un breve percorso all’interno della Fabbrica di Cioccolato (da 2 a 6 incontri) in cui verranno mostrate, spiegate a i genitori modalità di gestione del disagio/bisogno volte alla riduzione quantitativa e qualitativa di questo; inoltre possono esser fatti bravi trattamenti intensivi al bambino per favore la ripresa o lo sviluppo di capacità, strategie che favoriscano il corretto sviluppo psico – fisico. Al termine del percorso verrà rilasciata (letta e spiegata) una relazione scritta che indicherà la valutazione, il percorso fatto, le indicazioni consigliate dall’equipe e la data del follow-up. 3) Viene consegnata (letta e spiegata)ai genitori una relazione scritta della valutazione con l’indicazione della necessità di un accesso ad un servizio specialistico (es. Unità Funzionale Infanzia e Adolescenza) che la Fabbrica di Cioccolato si occuperà di curare e favorire. IL FOLLOW-UP
Il foolow-up viene previsto a 3, 6, 9 o 12 mesi a seconda dell’età del piccolo e del disagio emerso; può essere ripetuta anche più di una volta sempre di monitorare la reale riduzione quantitativa e qualitativa della problematica emersa e l’adeguato sviluppo psico–fisico. CONCLUSIONI PERCHE’ LA FABBRICA DI CIOCCOLATO? 1) La Sede, essendo stata realizzata “a misura” di bambino risulta essere ac-
cogliente per i piccoli e meno angosciante, rispetto ad altri Servizi territoriali, per i genitori; producendo un clima, già nel primo contatto con la struttura, favorevole per la valutazione specialistica; 2)L’EQUIPE multi professionale 125
che lavora in maniera integrata e simultanea permette l’osservazione accurata e in tempi contenuti delle aree di sviluppo di un bambino, riducendo lo stress del bambino nell’affrontare la valutazione e l’ansia genitoriale nell’accompagnare il figlio in questo percorso; 3)IL SETTING (sede, strutturazione degli incontri, equipe multi professionale, strumenti, materiale, percorso, obiettivi) produce (quando necessario) brevi trattamenti mirati per favorire la ripresa del regolare sviluppo evolutivo e favorisce, al bisogno, l’accesso a Servizi specialistici. Oltre quelli formali (questionario di gradimento del servizio) sono pervenuti numerosi feedback positivi da parte delle famiglie rispetto al Servizio. Gli elementi positivi sottolineati sono stati: • La sede e la sua vicinanza (anche fisica) a scuole per la prima infanzia; la strutturazione degli spazi e degli interni assimilabili a luoghi per bambini e non a luoghi di cura. • I ridotti tempi di attesa per il primo incontro. • La semplicità della modalità di accesso. • La strutturazione/organizzazione degli incontri che ha prodotto la percezione di semplicità e naturalezza pur mantenendo un alto grado di specializzazione delle figure professionali. È quindi significativo riflettere su: • come i servizi specialistici per bambini dovrebbero essere realizzati per favorire un clima di collaborazione e, per quanto più possibile, naturalezza (utile al percorso del bambino)? • I Servizi di prossimità, quando realizzati, vengono utilizzati, quindi sono una sentita esigenza delle persone (almeno nel momento in cui sono presenti). • La struttura, gli interni, gli arredi possono essere considerati un primo “intervento” ? • Che effetto produce un luogo per bambini piuttosto che un luogo per tutti? • La natura specialista di ogni professione può restare tale anche in presenza di un’organizzazione e gestione del Servizio più “informale”, con una strutturazione meno rigida. Questo che effetto produce nelle famiglie e nei bambini? E negli operatori? • Che significato ha l’assenza (fisica e organizzativa) di una sala di attesa? COME IMMAGINIAMO IL FUTURO? • Il grado di collaborazione con le scuole (sempre maggiormente richiesto) • L’importanza di un Servizio di primo accesso ma in collegamento con
Servizi specialistici di II° livello (U.F.S.M.I.A.) • I bambini e le loro famiglie con bisogni devono “adattarsi” all’offerta di aiuto oppure è l’offerta di aiuto che deve adattarsi a loro? • Per l’esperienza prodotta in questo primo anno è sufficiente il tempo settimanale di attività della Fabbrica di Cioccolato? 126
RISULTATI RAGGIUNTI • Da aprile 2013 a novembre 2014 hanno avuto accesso al servizio 42 bam-
bini con le loro famiglie, di cui: • oltre il 60% ha avuto 4 o più incontri; • il 55% all’acceso aveva 2-3 anni e il 43% aveva 4-5 anni; • il problema espresso alla domanda era relativo all’area del linguaggio per • il 60%; mentre dopo la valutazione sono emerse problematiche relative al comportamento, alla relazione con i coetanei e con i genitori in oltre il 75% dei casi; • il 55% , dopo la valutazione, ha fatto un trattamento al servizio; • il 25% dei bambini è stato successivamente inviato ad un centro specialistico di II° livello; • dopo il trattamento alla Fabbrica di Cioccolato il 60% dei bambini ha evidenziato un miglioramento nell’area del comportamento, il 50% nell’area della relazione con i genitori; • nel 65% dei casi è stato effettuato/programmato il follow-up. CONGRUENZE DELLA SPERIMENTAZIONE • III Piano biennale nazionale di azioni e di interventi per la tutela
dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva • Schema di priorità tematiche per il IV “Piano nazionale di azione di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva” • Programma UE, EASI • P.O. Regione Toscana 2014-2020 Fondo Sociale Europeo (Asse B, Obiettivo Specifico B.2.1) • P.O. Regione Toscana 2014-2020 FASR (P6: “adoperarsi all’inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico delle zone rurali)
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CASA DI PINOCCHIO
CENTRO POLIVALENTE INTEGRATO PER DISABILI
ZONA DISTRETTO DELLA VAL DI CHIANA ARETINA
DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
La CASA di PINOCCHIO è un centro integrato - diurno e residenziale - per disabili progettato e gestito per dare risposta a bisogni presenti nel territorio dei Comuni di Cortona, Castiglion Fiorentino, Foiano, Lucignano e Marciano, ovvero Asl8 –ZONA VALDICHIANA. Il centro è gestito dalla cooperativa Koinè che ha concorso alla progettazione e all’investimento per la realizzazione dell’immobile; l’attività si distingue per essere la conseguenza di un lungo processo di partecipazione tra gli Enti locali, l’Azienda Usl8, le famiglie e le organizzazioni di terzo settore del territorio. Il Centro Integrato è autorizzato, con provvedimento dal Comune di Castiglion Fiorentino, per le caratteristiche di servizio Diurno e Residenziale è un servizio pubblico convenzionato con: • Conferenza dei Sindaci Zona Valdichiana Aretina - Cortona Capofila - per il Centro Diurno Disabili Zonale per n.20 posti • Azienda USL 8 Arezzo: per la CAP (Comunità Alloggio Protetta) per n.10 pl. L’azienda AUSL 8 individua nel Centro Integrato un servizio chiave delle attività rivolte a disabili nel territorio della Valdichiana e ne sostiene direttamente le funzioni attraverso: • Nomina il coordinatore del Centro Diurno • Parziale co-finanziamento delle attività del centro diurno, in accordo con la Conferenza dei Sindaci • Titolare della convenzione con Koinè per la gestione della Comunità Alloggio Protetta e del laboratorio delle autonomie 128
con finanziamento delle Quote Sanitarie relative. Per quanto riguarda questo ultimo aspetto la Convenzione sottoscritta tra AUSL 8 e KOINE’ presenta una caratteristica peculiare rispetto ad altre operanti nella stessa AUSL: la CAP Casa di Pinocchio è infatti un servizio che – grazie all’integrazione fisica e progettuale delle attività residenziali e diurne – riesce, nel pieno rispetto dei parametri minimi definiti dal reg. Reg. 15/r/2008, a recuperare economie e ad uscire con costi inferiori allo standard, ovvero a € 61,97 a contro € 135 di quota sanitaria. L’Asl 8, con il supporto della Conferenza dei Sindaci, ha favorito l’avvio della CAP ed ha, a tale scopo, sensibilizzato l’Istituto Privato di Riabilitazione “Madre della Divina Provvidenza” di Agazzi a trasferire nella CAP n°5 utenti residenti nella Asl 8 in particolare provenienti dalla zona Valdichiana, conseguendo al contempo lo scopo di avvicinare gli utenti al territorio di provenienza, favorire una diversa (migliore) qualità della vita delle persone, recuperando economie utili alla Asl stessa. Tra Koinè e Istituto Agazzi è in essere una specifica positiva collaborazione che fa parte del più generale processo di sviluppo e di articolazione territoriale dell’Istituto. SERVIZI EROGATI NEL BIENNIO 2012-2014 UN’ISTANTANEA DELLA SITUAZIONE ESISTENTE CENTRO DIURNO ZONALE DELLA VALDICHIANA ARETINA PER 20 DISABILI (ATTIVO DAL NOVEMBRE 2007)
Aperto dal lunedì al venerdì per 9 ore giornaliere, il centro ha l’obiettivo di favorire il processo di crescita e d’integrazione sociale di persone disabili, fornendo valide occasioni per sviluppare e migliorare le capacità relazionali, l’autonomia funzionale e i legami che l’individuo instaura con la comunità. Il centro, attraverso Progetti individualizzati (PEI) svolge una funzione socio-educativa, mirata che guarda al recupero delle capacità fisiche, intellettuali e al potenziamento del livello interrelazionale e d’inserimento sociale. Utenti per fasce d’età: Il 50% degli utenti appartiene a fasce d’età comprese tra 41 e 56 (e oltre con 1 utente over 65). Gli utenti più giovani in età compresa tra sono 21 e 40 anni sono 11 con un prevalenza di utenti giovanissimi tra i 21 e 25 di recente ingresso (ingressi full time e parti time stabiliti in prevalenza dal Comune di Cortona a seguito dei posti liberati per effetto dell’inserimento nella Cap di n° 2 utenti). 129
COMUNITÀ ALLOGGIO PROGETTA PER 10 POSTI (ATTIVO DAL 2 MAGGIO 2012)
All’interno del Centro, sono previsti spazi dedicati alla residenzialità. La CAP si rivolge a persone disabili prive di adeguato sostegno da parte della famiglia, e ha lo scopo di promuovere benessere di ogni singolo, attraverso l’attenzione alla sfera affettivo relazionale, ed il rispetto delle diverse inclinazioni personali e la cura degli aspetti emotivi. La CAP Casa di Pinocchio è stata attivata dal 02.05.2012 in base alla convenzione in essere con la AUSL8 Arezzo e alla collaborazione con l’Istituto Agazzi. Dal 02.05.2012 sono stati trasferiti alla CAP Casa di Pinocchio 4 utenti provenienti da Istituto Agazzi ed 1 da Villa le Mimose. Successivamente - su istanza dell’UFAI Zona Valdichiana - sono stati inseriti altri due utenti residenti nella Zona Distretto Valdichiana. Dal19.06.2014 è stato inserito, l’8° utente e dal 28.10.2014 il 9° utente. Ad oggi quindi nella CAP sono presenti n° 9 ospiti di cui: • 3 residenti in altre zona socio sanitarie Ausl 8 (1 Valtiberina, 2 Arezzo) trasferiti da Istituto Agazzi. • 2 residenti in Valdichiana trasferiti, n.1 da Istituto Agazzi e n. 1 da RSA Villa Mimose. • 4 residenti in Valdichiana inseriti dalla Zona Distretto Coordinatore Sociale Ufai Valdichiana con provvedimento di urgenza a seguito del precipitare di situazioni familiari (decesso dei genitori, presenza di familiari con patologie psichiatriche in atto). Con l’inserimento dell’ultimo utente resta la possibilità in n.1 PL di dare risposta a richieste di ricovero h 24 per motivi di urgenza/emergenza/sollievo: i bisogni di questo tipo sono molto significativi basti pensare che nel corso di 1 anno mezzo ( giugno 2012 dicembre 2013) sono state ben 7 gli utenti che hanno fatto ricorso alla CAP per ricovero di emergenza per 153 giornate. LABORATORIO PER LE AUTONOMIE E LA VITA INDIPENDENTE (ATTIVATO DAL 2 MAGGIO 2012 AL NOVEMBRE 2013)
Nel periodo suindicato le famiglie e gli utenti del Centro Diurno hanno potuto fruire di n.2 posti letto nella CAP, per fare “esperienze di vita indipendente”. I due pl disponibili sono a disposizione delle famiglie anche per necessità particolari (es. sollievo, infermità temporanea, altro…) che richiedono di delegare 130
ad altri l’assistenza della persona disabile. Da giugno 2012 a dicembre 2013 si sono avute 475 presenze, di cui 153 per emergenze (riferite a 7 situazioni familiari distinte). Dopo la prima fase di avviamento del Servizio, da Gennaio a Luglio 2013 si è avuto un impiego tendenziale di circa 40/45 giornate al mese. Da settembre 2013 le rimanenti giornate vengono utilizzate solo per situazioni d’emergenza e/o sollievo familiare, concordato e programmato con il Servizio Sociale. Ad oggi residuano circa 300 giornate finanziate. L’aver dato al progetto un carattere esplicitamente emergenziale penalizza fortemente alcuni obiettivi del laboratorio. Difatti nel tempo gli utenti partecipanti hanno acquisito una maggiore “autonomia” scoprendo e maturando il piacere di sentirsi adulti e di saper stare anche lontani dal contesto familiare. Inoltre, la possibilità di prolungare la permanenza con il pernottamento ha favorito l’ opportunità di organizzare ulteriori progetti potenziando l ‘offerta del servizio mirato alla socializzazione, l inclusione e integrazione. Abbiamo potuto così programmare uscite sul territorio, per condividere momenti comuni. L’improvvisa interruzione del progetto, di fronte a quello che nel tempo era diventato un “gesto quotidiano” ha determinato la “mancanza” nella vita dell’utente di potenziare e ampliare gli obiettivi prefissi dal progetto stesso. Ad oggi gli utenti ne fanno continua richiesta. Anche le famiglie manifestano la necessità di continuare l’ esperienza positiva, non solo per avere un sollievo per le situazioni di difficoltà e/o emergenza, ma soprattutto per incentivare le autonomie del proprio figlio, in tutti gli aspetti della vita individuale e relazionale. QUADRO SINTETICO DEI NUOVI BISOGNI BISOGNI DI TIPO RESIDENZIALE
La Comunità Alloggio Protetta, n.11 mesi (novembre ‘13 – ottobre ’14) è giunta a incrementare il n° di ospiti con l’inserimento di utenti per i quali - si è rivelata una risposta essenziale – ai bisogni di ricovero per ragioni di emergenza dovuti da oggettive difficoltà delle famiglie di origine. La CAP ha affrontato (e risolto risolvere) utilmente la domanda di supporto connessa all’improvviso decesso delle figure parentali o, in un caso, dalla assoluta incapacità di provvedere da parte del familiare superstite, svolgendo né più né meno che il compito per cui – anni fa - è stata progettata e realizzata con il concorso dei Comuni e dell’Ausl. 131
Il beneficio della integrazione della CAP con il Centro Diurno ha consentito alla AUSL di conseguire un evidente risparmio: a differenza di altre CAP la Casa di Pinocchio applica le seguenti rette: • € 61.97 retta sanitaria • € 19.00 retta sociale a carico delle famiglie
Per la quota residua i costi sono assorbiti dai Comuni del Territorio per effetto delle sinergie che si creano con la gestione del centro diurno zonale integrato. Ad oggi sono occupati 9 dei 10 posti letto e ciò costituisce elemento di concreta preoccupazione fortemente connessa all’evidente elevato grado di complessità e problematicità delle famiglie degli utenti del Centro Diurno in particolare gli utenti “anziani” o non più giovani: come mostra la tabella ben 6 utenti del diurno hanno età superiore ai 50 anni, con genitori la cui età anagrafica sfiora e spesso supera gli 80 anni: vi sono inoltre n° 4 casi di utenti già in carico a fratelli che più volte hanno manifestato difficoltà oggettive a prendersi cura del congiunto a causa di impegni di lavoro, delle normali cicliche scelte di vita (nascita dei figli, trasferimenti et… ). Altri sono inseriti in famiglie fragili e fragilissime (vedi genitori giovani ma immigrati, privi del padre con madre in precarie condizioni et). Per questa ragione si ipotizza a breve la riorganizzazione degli spazi destinati alla CAP portando a n.12 i posti letto complessivi, che potrebbe essere effettuata in tempi molto rapidi , così che con ulteriori n.2 pl la CAP potrebbe agevolmente dare risposta al bisogno di accoglienza di altri utenti frequentanti il C.D. BISOGNI DI UN SERVIZIO DIURNO ABILITATIVO PROGETTATO PENSANDO AI GIOVANI
Nel territorio è molto forte la presenza di disabili giovani usciti o in uscita dal percorso scolastico: si tratta di ragazzi di circa 19-21 anni di età che hanno compiuto un percorso di integrazione scolastica, spesso fino alle scuole superiori, con esiti positivi talvolta, ma con l’impossibilità di avviare progetti di avviamento alla formazione e alla preformazione professionale. Sono giovani, solo nel Comune di Cortona sono 22 i ragazzi frequentanti la Scuola Superiore Istituto Comprensivo Luca Signorelli, mentre negli altri comuni della zona risultano iscritti alle Superiori ben 40 ragazzi per un totale nella zona di 62 giovani disabili, per i quali le famiglie nutrono aspettative in 132
termini di offerta di servizi diverse da quelle che il Centro Diurno zonale. Le famiglie chiedono in primo luogo un progetto, uno spazio ed un gruppo di riferimento adatto alla giovane età di ragazzi, che hanno 20 anni e che a scuola hanno compiuto una buona esperienza – almeno sotto il profilo relazionale e dell’integrazione sociale. Per questa ragione abbiamo ipotizzato una diversa articolazione anche delle attività del centro diurno utilizzando allo scopo una struttura adiacente alla Casa di Pinocchio anche essa di proprietà di Koinè, destinata ad asilo nido fino a pochi mesi fa e che potrebbe diventare un servizio nuovo e di nuova concezione, per i giovani disabili del territorio della Valdichiana. Il nuovo Centro, una bella struttura in bio architettura sufficientemente ampia (150 mq) e ben organizzata collocata all’interno di un giardino attrezzato, potrebbe essere avviato molto facilmente: i lavori di adattamento consistono nella realizzazione di n° 2 bagni e potrebbero essere realizzati velocemente per poter offrire una concreta risposta già dai primi mesi dell’anno 2015. La scelta della tipologia delle attività e dei programmi abilitativi si deve – ovviamente - basare metodologicamente sui bisogni personali e sulle inclinazioni soggettive degli utenti, tuttavia possiamo riferirci a esperienze ben avviate dal nostro contesto dalla nostra stessa cooperativa: è il caso del Centro CLA di Arezzo di cui la ASL ben conosce il livello qualitativo ed il gradimento da parte delle famiglie. L’idea è quella di proporre la realizzazione di attività che puntino in modo peculiare e strutturato alla abilitazione personale e sociale attraverso: • percorsi stabili (uso del denaro, dei mezzi pubblici, sviluppo delle competenze di tipo didattico etc.); • laboratori periodici, ovvero attività sportive ed espressive (teatro, musica, arte terapia, danzaterapia, pet therapy), attività che implicano concentrazione ed applicazione propedeutica allo svolgimento di piccoli compiti e che favoriscano la crescita e l’apprendimento del “saper fare” piccole cose e commissioni (cucinare, occuparsi della casa, coltivare piante in vaso, svolgere compiti e applicazioni per attività di raccolta fondi); • attività di socializzazione e di uso del tempo (feste, concerti etc.); • labotarorio per le autonomie finalizzato allo svolgimento di esperienze di vita indipendente. Nel nuovo Centro Diurno “Girasole” potrebbero essere accolti tutti i “giovani” ragazzi dell’attuale diurno (in tutto sono 5 i ragazzi quelli fino a 25 anni e 8 se comprendiamo i ragazzi fino a 35 con disabilità media) unitamente ad 133
altri nuovi utenti da definire in accordo coni comuni, le famiglie e gli specialisti di riferimento. I due centri potrebbero soddisfare la nuova domanda dei giovani utenti e dando risposta alle famiglie che oggi non inseriscono il proprio figlio al CD casa di Pinocchio perché viene considerato (e di fatto lo è) un centro per disabili adulti e in quanto tale non rispondente al bisogno di ragazzi più giovani. La gestione del centro potrebbe essere finanziata attraverso una diversa articolazione della convenzione in essere con i Comuni, assegnando parte del personale impiegato nel CD Casa di Pinocchio (in misura corrispondente al n° di utenti giovani che passerebbero dal Cd casa di Pinocchio al CD Girasole ovvero 5/7 ragazzi), ovvero mediante la partecipazione delle famiglie. Il contenuto innovativo del nuovo progetto potrebbe essere oggetto di una richiesta di fondi alla Regione Toscana e potrebbe costituire il nucleo di una candidatura per la progettazione nell’ambito dei bandi FSE di prossima uscita. BISOGNI DEI BAMBINI PICCOLI E DELL’ETA’ EVOLUTIVA (0-18): SERVIZI PER LA RIABILITAZIONE E LA PRESA IN CARICO PRECOCE
Nel territorio è presente una domanda molto forte dei genitori di figli disabili in età evolutiva (0-6 anni; 6-14 anni; 14-18 anni) che richiedono servizi specialistici funzionali alla abilitazione, riabilitazione attraverso una presa in carico precoce che possa favorire lo sviluppo del bambino e migliorare il grado di recupero delle potenzialità (autonomia funzionale, linguaggio, motricità, relazionalità et) nei primi anni di vita. Con il termine dell’età evolutiva diminuiscono le potenzialità di apprendimento e di recupero che invece nei primi anni di vita possono se opportunamente sostenute con interventi mirati specialistici produrre importanti risultati che potranno ovviamente produrre un maggiore benessere per l’intera vita del disabile e indirettamente della sua famiglia. Le risposte che offre la Ausl 8 sono ritenute insufficienti ed insoddisfacente: ciò che causa disagio non è la qualità del servizio erogato, ma le lunghe (talvolta lunghissime) liste di attesa presso gli unici centri convenzionati collocati per di più nella zona Aretina (Istituto Medaglia Miracolosa Viciomaggio e Istituto Agazzi) fatto che costringe al trasferimento con gli evidenti disagi del caso viaggi. In molti casi i bambini non riescono a fare più di un ciclo di trattamento (logopedia, psicomotricità et), molti rinunciano al servizio pubblico per l’impossibilità di mezzi per il trasferimento. I più avveduti scelgono servizi convenzionati fuori dalla AUSL o servizi privati a pagamento, con ricadute dirette anche nella spesa Ausl (rimborsi, “fughe” etc.). Per questa ragione è stata ipotizzata dalla cooperativa l’organizzazione di un centro specialistico per la presa in carico precoce di bambini disabili (ad 134
esempio disturbi dell’apprendimento, disturbi del comportamento e della sfera emozionale, ritardi di linguaggio, quadri neurologici e disgenetici, disturbi dello spettro autistico, ritardo evolutivo) che con il supporto di professionisti esperti possa offrire nel territorio della Valdichiana i seguenti servizi: • Logopedia (individuale o in piccolo gruppo). • Psicomotricità (individuale o in piccolo gruppo). Inoltre nel centro, possono essere realizzati percorsi specialisti ulteriori quali: • Gruppi Riabilitativi condotti da Educatori Professionali • Coping power (per i disturbi del comportamento) metodo Lockman • Musicoterapia • Metodo ABA. Il centro potrebbe offrire inoltre consulenza psicologica, attività ludiche di animazione e socializzazione per i bambini e le famiglie facilitando l’organizzazione di attività di supporto sociale ai genitori. L’équipe di lavoro multidisciplinare sarebbe composta da: • psicologo • psicomotricista • logopedista • musicoterapeuta • educatore professionale. Il centro potrebbe diventare una struttura di servizio in collegamento con i servizi specialistici del territorio in particolare con il Servizio Sociale il DSM della zona Distretto Valdichiana svolgendo attività coerenti con i piano individuali personalizzati. Ovviamente il servizio potrebbe offrire risposte aggiuntive su istanza delle famiglie che potrebbero acquistare direttamente pacchetti differenziati e diversificati nel tempo. Il centro deve disporre della necessaria autorizzazione al funzionamento e pertanto deve rispondere ai requisiti per l’accreditamento delle attività sanitarie L.R. 51/2009 e del reg. regionale 61/r 2010, allegato D.1.B. 8 (ambulatori). Il centro/ambulatorio è diretto da un Medico Responsabile e deve adottare per ciascun utente il relativo Piano Terapeutico e Riabilitativo Individuale. La gestione del centro potrebbe essere finanziata attraverso: • recupero di fondo sanitario destinato a servizi similari convenzionati presenti in altre zone; • recupero dei fondi Usl destinati al rimborso del trasporto; • intervento delle famiglie La sede individuata si trova a Camucia invia Falcone e Borsellino n° 5 – zona adiacente a Distretto Socio sanitario, facilmente accessibile e dotata di parcheggi. I locali sono di recente costruzioni rispondenti alle norme per il funzionamento di Asilo Nido (Nido Margherita) e pertanto facilmente adattabili alla nuova destinazione (rifacimento n° 2 bagni). 135
UNA SCOMMESSA PER LA VITA INDIPENDENTE DI PERSONE CON DISABILITÀ INTELLETTIVA CHE NASCE DAI PORTATORI D’INTERESSE ZONA DISTRETTO ARETINA SOGGETTO PROMOTORE
Fondazione Riconoscersi Onlus INTRODUZIONE
Da diversi anni si parla delle Fondazioni di partecipazione come strumento per poter affrontare il tema del “Dopo di noi” in modo nuovo e condiviso con la presenza di tutti i soggetti interessati. Molto spesso si sono costituite strutture calate dall’alto dove la partecipazione dei portatori d’interesse è spesso solo consultiva. Quando abbiamo iniziato il processo per la costituzione della nostra fondazione, siamo partiti dall’esigenza delle associazioni di disabili di fare rete e di iniziare a parlare non solo di “Dopo di noi” ma di “Durante noi” con la convinzione che anche le persone con disabilità intellettiva hanno il DIRITTO all’autodeterminazione ed a una vita indipendente. OBIETTIVO
Il nostro obiettivo è molto semplice anche se visto oggi può sembrare non facile da raggiungere. E’ scritto nella Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dallo stato Italiano e in particolare: Articolo 19 . Vita autonoma ed inclusione nella comunità Gli Stati Parti di questa Convenzione riconoscono l’eguale diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella comunità, con la stessa libertà di scelta delle 136
altre persone, e prendono misure efficaci e appropriate al fine di facilitare il pieno godimento da parte delle persone con disabilità di tale diritto e della piena inclusione e partecipazione all’interno della comunità, anche assicurando che: a) le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, sulla base di eguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione abitativa; b) le persone con disabilità abbiano accesso ad una serie di servizi di sostegno domiciliare, residenziale o di comunità, compresa l’assistenza personale necessaria per permettere loro di vivere all’interno della comunità e di inserirsi al suo interno e impedire che esse siano isolate o vittime di segregazione; c) i servizi e le strutture comunitarie destinate a tutta la popolazione siano messe a disposizione, su base di eguaglianza con gli altri, delle persone con disabilità e siano adatti ai loro bisogni. Facciamo notare che in questo articolo non si fanno differenze sulle tipologie di disabilità e che in quanto convenzione ratificata dal nostro paese è a tutti gli effetti operativa. Chiaramente parlando di vita indipendente non ci riferiamo solo alla residenzialità ma a progetti di vita che considerino il diritto al lavoro, quello alla casa e quello in generale all’autodeterminazione delle persone con disabilità intellettiva. DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
Dopo oltre un anno di lavori di focalizzazione degli obiettivi e di preparazione dello statuto, siamo arrivati alla costituzione della Fondazione di partecipazione “Riconoscersi” Onlus nel giugno del 2013 con le seguenti peculiarità: La fondazione è costituita da: Fondatori Promotori, di cui fanno parte le associazioni di familiari di persone disabili e che hanno il controllo della fondazione Fondatori, di cui fanno parte enti pubblici e privati che condividano gli obiettivi e partecipano al raggiungimento degli stessi. I Partecipanti, le persone fisiche che vogliono contribuire agli scopi delle fondazione. Al momento della costituzione hanno partecipato 7 Associazioni di familiari alle quali se ne sono aggiunte altre 3 successivamente, 9 fra cooperative di tipo A,B e Istituzioni. Hanno dato successivamente la loro adesione la USL8 di Arezzo, la Conferenza dei sindaci del Valdarno, la conferenza dei sindaci della Valdichiana, la 137
Provincia di Arezzo, Il comune di San Giovanni Valdarno. Come si può facilmente vedere intorno a questo progetto si sono riuniti moltissimi soggetti, tutti con la volontà di raggiungere degli obiettivi importanti, spogliandosi dalla volontà di controllare, ma lavorando per un fine comune. RISULTATI RAGGIUNTI
Chiaramente siamo solo all’inizio di questo cammino, ma dei risultati si stanno già raggiungendo. Il primo è stato quello di far sedere intorno ad un tavolo, soggetti che in passato non avevano mai avuto l’opportunità e la volontà di dialogare in modo unitario. Nei mesi scorsi sono stati presentati dei progetti nell’ambito della delibera regionale 594 e sul bando del ministero del Lavoro e Welfare, da parte di soggetti aderenti alla fondazione e ai quali la fondazione stessa ha contribuito all’elaborazione. Al momento non possiamo dire di aver raggiunto dei risultati per le persone con disabilità intellettiva, ma pensiamo di essere sulla giusta strada per raggiungerli. Il solo fatto di aver creato un punto di riferimento nel nostro territorio per la “Vita indipendente delle persone con disabilità intellettiva” può considerarsi un risultato raggiunto.
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TEMPO LIBERO NO TEMPO VUOTO 2014 SDS GROSSETANA SOGGETTO PROMOTORE
Fondazione Il Sole O.n.l.u.s.
DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
“Tempo libero, No tempo vuoto” è un progetto che da circa quindici anni caratterizza le attività della Fondazione il Sole Onlus e dell’Associazione grossetana genitori bambini portatori di handicap (Aggbph). Le finalità del progetto sono integrazione e autonomia delle persone con disabilità. I ragazzi e le ragazze che partecipano al progetto in questione trovano accoglienza e complicità nel gruppo di loro pari costituito da volontari e figure professionalmente formate: una psicologa, una animatrice di comunità, due addetti all’assistenza di base e 10 volontari del Servizio civile regionale. I ragazzi diversamente abili che partecipano a questo progetto, sono organizzati in piccoli gruppi di 6-10 persone che si ritrovano generalmente tre/ quattro volte alla settimana per un paio d’ore a uscita (l’organizzazione è elastica e dipende dal tipo di uscita programmata), nel corso delle quali si sperimentano in attività che scandiscono le giornate dei loro coetanei: potranno ad esempio fare merenda, andare al cinema, recarsi a fare acquisti, andare a cena fuori, passeggiare nel centro storico e stare in compagnia degli amici in pizzeria o al pub. Le attività descritte sono sempre caratterizzate da un approccio educativo teso a far acquisire autonomia e capacità di relazione a seconda dei contesti. Per cui, ad esempio, durante il momento conviviale della merenda/aperitivo, 139
la persona con disabilità viene stimolata a scegliere autonomamente ciò che vuole acquistare e a pagare da sola con il proprio denaro, imparando le regole di comportamento e di relazione con gli addetti alla vendita attraverso la mediazione degli operatori che in veste di amici fungono da facilitatori; come in caso di difficoltà di comunicazione verbale o di altro genere. Detto in altre parole, “Tempo libero No tempo vuoto” ha come obiettivo quello di dare alle persone con disabilità le competenze relazionali che sono alla base dei rapporti amicali e sociali, per favorire i processi di reale integrazione all’insegna della maggiore autonomia possibile, consentendo la libera espressone della propria soggettività e autodeterminazione. Gli operatori che interagiscono con i ragazzi, inoltre, svolgono in parallelo una funzione didattico-educativa nei confronti dei diversi contesti relazionali della città, “abituando” gli abitanti alla presenza delle persone con disabilità. Il tutto avviene generalmente in un clima di empatia e serenità che con naturalezza consente di rimuovere pregiudizi, barriere culturali e diffidenze che molto spesso impediscono relazioni stabili fra persone disabili e normodotate. Generalmente nel caso in cui una nuova persona con disabilità si unisce al gruppo, dopo pochi mesi è possibile verificare cambiamenti positivi rispetto al grado di autonomia, all’umore, all’autostima e alla sua capacità di relazionarsi con gli estranei. Da sottolineare che a questo tipo di attività partecipano indifferentemente persone con disabilita psichica e cognitiva, con multidisabilità o con problemi psichiatrici; il problema della socializzazione e della scarsità di relazioni umane è infatti trasversale ai diversi tipi di disabilità. I genitori, inoltre, notando tali cambiamenti, spesso tendono a cambiare atteggiamento nei confronti dei propri figli e a praticare condotte e modalità educative che consolidino i successi raggiunti, migliorandone qualità della vita e assecondandone lo spirito di autonomia. Capita così che una madre chieda di portare la propria figlia a fare shopping, anziché sostituirsi alla ragazza nella scelta dei vestiti che indosserà. O che dei genitori chiedano che un sabato sera il proprio figlio festeggi il compleanno con il suo gruppo di amici del “Tempo libero, no tempo vuoto”, anziché solo con il gruppo ristretto dei parenti; ma anche che alcuni ragazzi arrivino da soli al luogo dell’appuntamento del gruppo senza essere accompagnati dai genitori, che notando i miglioramenti del proprio figlio in termini di autonomia, scelgono di dargli fiducia. 140
MODALITÀ OPERATIVE DEL PROGETTO
Pianificazione di occasioni ricreative e di socializzazione con il coinvolgimento diretto dei ragazzi, chiamati a esplicitare i propri bisogni e gusti. Ogni iniziativa deve rispondere anche all’obiettivo di entrare in rapporto con spaccati cittadini, così da farli entrare in contatto con la disabilità intesa come condizione normale di vita per favorire l’integrazione sociale. Il fine ultimo è quello d’incoraggiare l’autonomia personale, coltivare e favorire le relazioni per prevenire in maniera efficace il rischio di emarginazione. Nello specifico i ragazzi coinvolti nel progetto vengono sollecitati a sviluppare le abilità in loro possesso, sia fisiche che psichiche, con l’obiettivo di conquistare il più elevato livello di autonomia rispetto alla propria condizione, emancipandosi per quanto possibile dalla dipendenza completa dagli altri. Questo percorso viene monitorato e valutato sulla base di periodiche relazioni tenute dagli operatori. Determinante è che i percorsi di socializzazione si svolgano in ambienti differenti fra loro, cercando di variare la routine quotidiana. ORGANIZZAZIONE E COORDINAMENTO
Gli operatori sono costantemente monitorati e organizzati dai responsabili dell’attività con anni di esperienza nel settore. Vengono svolti incontri settimanali di verifica, controllo e sostegno agli operatori. PARTECIPANTI
30 persone con disabilità, occupate per 8 ore (3-4 volte a settimana) in uscite strutturate per 36 ore/mese. I gruppi sono composti da 6-10 persone. OPERATORI DEDICATI AL PROGETTO
1 Psicologa referente del Progetto 1 Animatrice di comunità 2 Addetti all’assistenza base 10 Volontari del Servizio Civile Regionale COSTI
Personale 35.000 € lordi/anno Trasporto 3.000 € anno
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PROGETTI DI STAGE SCUOLA-LAVORO PER STUDENTI DISABILI PROVINCIA DI FIRENZE SOGGETTO PROMOTORE
Provincia di Firenze, Direzione Lavoro, Collocamento Mirato PARTNER
Istituti di istruzione secondaria superiore della provincia di Firenze. INTRODUZIONE
Sono progetti presentati da Istituti di scuola secondaria superiore della Provincia di Firenze che abbiano tra i propri alunni studenti disabili iscritti negli elenchi della legge 68/99, che siano valutati idonei per intraprendere un percorso di inserimento formativo-lavorativo caratterizzato dalla necessaria gradualità; sono realizzati attivando una stretta collaborazione tra la scuola, il Collocamento Mirato, l’azienda ospitante, avvalendosi del supporto di tutors dedicati.. La provincia di Firenze attraverso un avviso pubblico, finanzia i progetti con risorse economiche dedicate alla disabilità. OBIETTIVO
Il percorso ha finalità formative e mira a creare le condizioni favorevoli ad un concreto inserimento lavorativo. 142
SCOPI VALORE AGGIUNTO PER LO STUDENTE DISABILE • valorizzare e stimolare le potenzialità lavorative; • consentire una valutazione del livello di educazione al lavoro dello studente; • prevenire il rischio di abbandono scolastico; • costituire un valido strumento di prevenzione di prolungati periodi di
disoccupazione.
VALORE AGGIUNTO PER L’AZIENDA • effettuare un inserimento graduale del disabile, concordando con la scuola
un percorso formativo mirato • assolvere all’obbligo di assunzione attraverso un percorso condiviso • attivare una esperienza di alto valore sociale, formativo e valutativo FINALITÀ
Accompagnamento all’inserimento lavorativo di persone disabili in uscita dalla scuola. INDICATORI DI ESITO/PROCESSO
Attivati 14 progetti che hanno coinvolto 62 studenti Dei quali ad oggi: 24 sono assunti (8 apprendisti – 16 a Tempo ind.) 10 sono attualmente in tirocinio formativo legge 68/99 14 in corso o in fase di attivazione 16 interrotti/falliti/inidonei RISULTATI RAGGIUNTI ANDAMENTO STAGE
Il 60% dei progetti di stage scuola-lavoro attivati si è concluso con un concreto inserimento lavorativo. 143
INSERIMENTO LAVORATIVO: LA LEGGE 68/99 LAVORARE INSIEME PER FAR LAVORARE TUTTI PROVINCIA DI FIRENZE SOGGETTO PROMOTORE
Azienda Sanitaria 10 Firenze Direzione Assistenza Sociale PARTNER
Il progetto è stato promosso dalla Provincia di Firenze, Direzione lavoro, in collaborazione con Azienda Sanitaria 10 di Firenze U.F. Assistenza Sociale – Dipartimento della Prevenzione – Dipartimento di Salute Mentale, SdS di Firenze – SdS del Mugello – SdS Nord-Ovest- SdS Sud-Est GRUPPO DI LAVORO
Provincia di Firenze: Francesca Giolli (Responsabile Collocamento Mirato) Azienda USL 10 Firenze: Pietro Maria Galliani (Assistente Sociale) Ilaria Pratesi (Medico,Psichiatra) Rossella BellagambiCarla Sgarella (Medici del Lavoro). INTRODUZIONE
Il collocamento mirato rappresenta una delle novità di maggiore rilievo introdotte dalla nuova normativa riguardante l’inserimento dei soggetti disabili nel mondo del lavoro, trattato all’articolo 11 della L.68/1999. La finalità del collocamento mirato è quella di favorire l’inserimento del disabile nel mondo del lavoro valutando in modo adeguato le capacità lavorative, in modo da poter alla fine riuscire ad individuare le mansioni che lo stesso soggetto è in grado di svolgere. 144
Questa finalità può essere raggiunta stipulando convenzioni tra datore di lavoro e gli uffici provinciali predisponendo un preciso programma finalizzato all’inserimento del soggetto disabile nel mondo del lavoro. Cosa dice la Legge n. 68 del 1999 sul Collocamento Mirato: Art. 6 (Servizi per l’inserimento lavorativo dei disabili e modifiche al decreto legislativo 23 dicembre 1997, n. 469). Gli organismi individuati dalle regioni ai sensi dell’articolo 4 del decreto legislativo 23 dicembre 1997, n. 469, di seguito denominati “uffici competenti”, provvedono, in raccordo con i servizi sociali, sanitari, educativi e formativi del territorio, secondo le specifiche competenze loro attribuite, alla programmazione, all’attuazione, alla verifica degli interventi volti a favorire l’inserimento dei soggetti di cui alla presente legge nonché all’avviamento lavorativo, e all’attuazione del collocamento mirato. OBIETTIVO
La Finalità del progetto è quella di sperimentareun azione di Integrazione istituzionale tra Enti e Servizi, partendo da un piano Operativo. OBIETTIVO GENERALE
Definire i criteri e sperimentare un approccio comune dell’intero “sistema di welfare”, allo scopo di realizzare il diritto e l’accesso al lavoro per i disabili, attraverso: • la creazione di reti informative capillari; • la realizzazione di iniziative di coinvolgimento di tutti i servizi che hanno
un ruolo nella vita sociale e lavorativa del disabile; ma anche con il coinvolgimentodi tutti i servizi che hanno un ruolo nella vita sociale e lavorativa del disabile; • con azioni volte a favorire “buoni inserimenti” e il mantenimento del posto di lavoro. SCOPI • La Direzione dei Servizi Sociale dell’Azienda USL 10 di Firenze, mette a
disposizione di questo progetto, un monte ore di Assistenti Sociali sufficiente per garantire le riunioni operative dei GOTZ e del CTP. In generale sono impegnati in questa organizzazione 5 AASS per i GOTZ di Firenze, Zona Nord-Ovest, Zona Sud-Est e Zona Mugello ed un Assistente Sociale per l’attività del CTP. 145
• La presenza dell’Operatore Socio-Sanitario, consente un immediato coin-
volgimento del servizio territoriale che ha in carico il lavoratore, favorendo la costruzione di progetti individualizzati e personalizzati sulla necessità sociopatologico del soggetto. • La tempestività d’intervento e la collegialità dell’azione di supporto, rappresentano per gli attori in campo, lavoratore ed azienda ospitante, una garanzia sulla tenuta dell’inserimento. DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA 1. COMITATO TECNICO PROVINCIALE (CTP)
E’ costituito ai sensi dell’art. 6 della L. 68/99 nell’ambito delle Commissioni provinciali per le politiche del lavoro con compiti relativi alla:“Valutazione delle residue capacità lavorative e definizione di strumenti e prestazioni atti all’inserimento a al controllo dello stato di invalidità” Il CTP è un organismo istituzionale che ha lo scopo prioritario di facilitare la definizione congiunta di tutti gli strumenti atti alla valutazione delle residue capacità lavorative e all’inserimento al lavoro delle persone con disabilità. Il CTP è costituito dal funzionario del Collocamento Mirato, dall’Assistente Sociale (ASL) con competenza nelle problematiche di inserimento al lavoro, dal Medico del Lavoro (ASL) e nella realtà fiorentina dal Medico Psichiatra (ASL) in considerazione della problematicità e complessità della disabilità mentale. FINALITÀ • Valutazione casi segnalati dai Centri per l’Impiego e/o dai Gruppi Tecnici Operativi di Zona (GTOZ) e raccordo con gli stessi • Valutazione delle residue capacità lavorative, definizione degli strumenti e delle prestazioni atti all’inserimento e alla predisposizione dei controlli periodici sulla permanenza delle condizioni di inabilità (art. 6, comma 2, lett. b e art. 8, comma 1, legge 68/99)• Coordinamento e supervisione dei tutors • Coordinamento tecnico delle attività periferiche. MODALITÀ OPERATIVE • Il CTP si riunisce di norma due volte la settimana presso la sede del Servizio Collocamento Mirato della Provincia. Valuta e approva, dopo visione della RC (Relazione Conclusiva) e la permanenza dello stato invalidante, l’inserimento al lavoro del disabile predisponendo, là dove necessario limitazioni, o richiedendo la valutazione del Medico Competente a tutela del lavoratore • Dispone approfondimenti su situazioni difficili. Esprime parere sulle richieste delle persone inserite o dei datori di lavoro, qualora insorgano particolari difficoltà nella prosecuzione dell’inserimento lavorativo • Tiene i contatti con le aziende in convenzione nelle quali siano sorti problemi con lavoratori disabili. 146
2. GOTZ
Il GOTZ è l’acronimo per Gruppi Operativi Tecnici di Zona, ovvero gruppi di lavoro composti da più multi-professionali che operano nel settore dell’inclusione lavorativa. La loro composizione vede la presenza di un operatori dei Centri per l’Impiego (CPI) che risulta il coordinatore del GOTZ, dagli Operatori dei Servizi Sociali e Sanitari: un Assistente Sociale ed un Medico del Lavoro. Nella riunioni operative il gruppo di lavoro si avvale della partecipazione di altri operatori socio-sanitari sociali coinvolti sulle problematiche del caso; e possono essere inviati anche altri attori quali (insegnanti, educatori, datori lavoro ecc.) FINALITÀ La finalità prioritaria è la promozione dell’inserimento e dell’integrazione lavorativa dei soggetti disabili “deboli” e nel caso particolare disabili psichici e la gestione della disabilità complessa incontrata dagli operatori dei CPI o dagli operatori MODALITÀ OPERATIVE • Definizione dei progetti individuali di inserimento lavorativo • Individuazione di Specialisti e Operatori territoriali necessari per il singolo caso • Collaborazione, per i casi complessi, con CTP per la definizione del progetto di inserimento individuale • Avvio e verifica della gestione del progetto, attivando le risorse disponibili • Raccogliere le segnalazioni provenienti dai Servizi Territoriali di Zona e dai centri per l’impiego • Valutare i casi segnalati al gruppo operativo, individuando eventuali specialisti e/o Operatori territoriali utili per un miglior affronto della situazione • Definisce i progetti individuali di inserimento lavorativo. • Collabora con il C.T.P. per la gestione di casi particolarmente complessi residenti sul proprio territorio di competenza • Definizione di progetti individuali di inserimento, avvio e verifica degli stessi. RISULTATI RAGGIUNTI PRIME INDICAZIONI OPERATIVE PER L’ATTIVITA’ DEI GOTZ
Si ricordano i compiti dei GOTZ così come riportato nell’Atto Dirigenziale dell’Amministrazione Provinciale di Firenze n. 1756 del 22.05.2007 e recepito dalle quattro Società della Salute dell’Azienda USL 10 di Firenze. Si sottolinea che di norma, per la generalità dei casi, i servizi devono fare riferimento non ai GTOZ ma ai referenti dei disabili dei C.p.I. , in collaborazione col quale si vaglieranno le possibilità di incrocio tra le domande relative a disabili il cui collocamento appare meno problematico e le offerte in preselezione e solo dopo valutazione con quest’ultimo saranno individuati i casi che, per tipo di patologia o per motivi di altro genere, necessitano di una valutazione attraverso il GTOZ. 147
RACCOGLIERE LE SEGNALAZIONI PROVENIENTI DAI SERVIZI TERRITORIALI DI ZONA E DAI CENTRI PER L’IMPIEGO
Il GOTZ si occupa esclusivamente di disabili iscritti alle liste della Legge 68/99, al proprio centro per l’impiego per i quali esiste una segnalazione in merito a difficoltà di collocare il soggetto in un ambito lavorativo. Questa segnalazione deve di norma arrivare dal Centro per l’impiego di competenza del lavoratore, in tal senso anche i servizi socio – sanitari territoriali dovrebbero concordare tale segnalazione con il referente per la disabilità del Centro per l’Impiego competente territorialmente. Il Coordinatore GOTZ predispone la raccolta della documentazione agli atti del C.M. relativa al disabile segnalato. Al GOTZ potrebbero essere segnalati, da parte del C.T.P. lavoratori già in servizio per i quali sono state avviate procedure di verifica della condizione lavorativa; ad esempio lavoratori disabili in forza per i quali siano segnalate da parte dell’azienda problematiche relative al mantenimento del posto di lavoro. VALUTARE I CASI SEGNALATI AL GRUPPO OPERATIVO, INDIVIDUANDO EVENTUALI SPECIALISTI E/O OPERATORI TERRITORIALI UTILI PER UN MIGLIOR AFFRONTO DELLA SITUAZIONE
Le modalità operative attraverso le quali si esplica l’attività di valutazione deve necessariamente essere rimandata ad ogni gruppo operativo, in quanto tali modalità dipendono da fattori sia tecnici ma principalmente di contesto: • numero di casi segnalati • numero di incontri che il singolo GOTZ riesce a garantire • livello di coinvolgimento dei Servizi Socio-sanitari referenti • tipologia ed entità della problematicità dal disabile. In linea generale il lavoro del GOTZ dovrebbe basarsi sull’analisi della documentazione, favorendo l’incontro con gli operatori referenti del singolo caso: operatore per la disabilità del Centro per l’impiego, Operatore dei colloqui d’orientamento, Operatori socio–sanitari. Il GOTZ, in ultima istanza, valuterà se è opportuno convocare il lavoratore a seguito della constatata impossibilità di ottenere informazioni utili alla propria valutazione. Nell’eventualità che il GOTZ valuti la documentazione relativa al soggetto non corrispondente all’attualità delle condizioni del disabile, il GOTZ può richiedere al C.T.P. di predisporre la richiesta alla commissione competente di revisione del profilo socio-lavorativo, della definizione della diagnosi funzionale o della relazione Conclusiva. 148
DEFINISCE I PROGETTI INDIVIDUALI DI INSERIMENTO LAVORATIVO
A seguito del processo di valutazione del caso segnalato il GOTZ potrebbe trovarsi in quattro diverse condizioni operative: 1.1 valutazione di un soggetto momentaneamente NON COLLOCABILE
per il quale quindi si procede ad una segnalazione al C.T.P. che ne prende atto ne definisce la MOMENTANEA NON COLLOCABILITÀ ed invia la persona ai servizi socio-sanitari territoriali (potrebbe essere utile predisporre una breve relazione o una scheda di invio); 1.2 il GOTZ svolge un’azione di Consulenza per il C.P.I. competente, su
richiesta del referente per i disabili;
1.3 valutazione di un soggetto COLLOCABILE CON PROGETTO INDIVI-
DUALE D’INSERIMENTO attraverso la scheda di segnalazione si predispone l’invio della proposta d’inserimento al Referente del C.M. per attivare la mediazione con le aziende per i profili e le modalità indicate dal GOTZ. Nell’attività di ricerca dell’incrocio domanda-offerta è prevista la collaborazione diretta tra operatori del GTOZ e referenti di zona del C.M. Tale collaborazione potrà prevedere la presenza di questi ultimi alle riunioni dei GOTZ, da concordare anche sulla base dei casi valutati, ciò consentirà di condividere la conoscenza delle varie opportunità aziendali attivabili; e valutare la possibilità di prevedere visite da parte del Medico del Lavoro per una migliore valutazione delle caratteristiche ambientali e delle mansioni. Individuata l’azienda ospitante il referente del C.M. rimanda la scheda di segnalazione, contenente il percorso operativo emerso dal lavoro congiunto. Il Coordinatore GOTZ nella riunione immediatamente successiva ne dà comunicazione al gruppo e si avviano procedure da seguire al fine di concretizzare l’avviamento al lavoro ad esempio: • visita preventiva del medico del lavoro nell’azienda individuata • predisposizione per l’accompagnamento del lavoratore da parte degli operatori dei servizi socio-sanitari territoriali • incontro preliminare tra l’eventuale tutor e gli operatori del GOTZ o dei Servizi Socio-Sanitari; 1.4 valutazione di un soggetto COLLOCABILE ma la condizione particolar-
mente complessa richiede interventi di mediazione attivabile con il contributo del C.T.P., al quale il GOTZ invierà la segnalazione del caso, allegando la documentazione raccolta in fase di istruttoria (es. relazioni socio-sanitarie); 149
COLLABORA CON IL C.T.P. PER LA GESTIONE DI CASI PARTICOLARMENTE COMPLESSI RESIDENTI SUL PROPRIO TERRITORIO DI COMPETENZA
Oltre a quanto già indicato nel punto C.4 la collaborazione con il C.T.P. è sicuramente da prevedere ogni qualvolta il GOTZ ritiene di dover attivare procedure amministrative istituzionali, ad esempio invio alla definizione di un nuovo profilo socio – lavorativo e/o di una nuova diagnosi funzionale e la relazione Conclusiva. DEFINIZIONE DI PROGETTI INDIVIDUALI DI INSERIMENTO: AVVIO E VERIFICA
A seguito di dell’avvio del percorso d’inserimento il GOTZ predispone un percorso di verifica* del progetto promosso, anche con la collaborazione degli operatori socio-sanitari coinvolti sul caso. (*) indicativamente almeno bimestrale in caso di tirocinio o tempo determina-
to, almeno semestrale in caso di inserimento lavorativo a tempo indeterminato LEGENDA
G.O.T.Z. Gruppo Operativo Territoriale Zonale C.T.P. Comitato Tecnico Provinciale C.M. Collocamento Mirato di Firenze C.P.I. Centro per l’Impiego Territoriale INDICATORI DI ESITO/PROCESSO
Il CTP è ad oggi un organismo stabile e riconosciuto nell’ambito dell’inserimento lavorativo dei disabili. Il suo ruolo di mediazione tra le istanze, è ricercato sia dal lavoratore disabile tramite il Collocamento Mirato, che dalle Aziende, nella mediazione con la Commissione Medico Legale dell’USL. (in particolare per le vertenze Art. 10 Legge 68/99 – verifica dello stato invalidante e compatibilità alle mansioni). Il CTP è anche organo di supporto all’attività del Collocamento Mirato stesso e dei GOTZ, nel dirimere la casistica più complessa, in particolare nelle situazioni di difficoltà nel mantenimento del posto di lavoro. Infine il CTP è diventato in questi anni l’interlocutore attraverso il quale proporre progetti innovativi atti a favorire l’inserimento lavorativo dei disabili, si ricorda il protocollo per l’attivazione dei percorsi attraverso l’Art. 12Bis, la sperimentazione dei Tirocini di Osservazione con il DSM dell’Azienda Usl 10 di Firenze, l’avvio di Laboratorio di Pelletteria su Firenze, l’avvio del Progetto di Agricoltura Sociale a Bagno a Ripoli.
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DISABILITÀ, PARTIAMO DALLA “A” DI ANAGRAFE ASL 10 FIRENZE SOGGETTO PROMOTORE
Azienda Sanitaria 10 Firenze Direzione Assistenza Sociale PARTNER
Il progetto è stato promosso dall’Azienda Sanitaria 10 di Firenze U.F. Assistenza Sociale – Zona Firenze, e co-finanzianato dall’Osservatorio Sociale della Provincia di Firenze. L’attività di elaborazione analisi dei dati e la produzione del CD è stata realizzata dall’Istituto di ricerca Eurema. La raccolta dei dati cartacei è stata condotta dalla Cooperativa Sociale“B”Oasi della speranza. Si ringraziano gli uffici amministrativi della Medicina Legale e il Dipartimento Tecnologie e Sistemi Informativi. GRUPPO DI LAVORO
Lucia Malavolti (Responsabile U.O. Medicina Legale) Pietro Maria Galliani (Assistente Sociale Azienda USL 10 Firenze - Responsabile Scientifico) Anna Salvadori (Dipartimento Tecnologie e Sistemi Informativi) Roberta Pini (Eurema - Ricercatrice statistica). INTRODUZIONE
Una preziosa fonte di dati per stimare il numero di disabili è costituita dalla certificazione dell’handicap (L.104/92). Presso ogni ASL sono istituite apposite Commissioni che rilasciano le certificazioni, tale procedura non è sempre informatizzata. L’ASL 10 di Firenze ha adottato un sistema di regi151
strazione automatica su supporto informatico a partire dal 2005, ed è per questo che per arrivare a definire l’anagrafe sulla disabilità è stato promosso un lavoro di informatizzazione degli archivi cartacei. Il lavoro di informatizzazione degli archivi cartacei ha coinvolto le dislocazioni territoriali ASL dove si riuniscono le Commissioni di accertamento handicap: Firenze, Sesto Fiorentino, Figline Valdarno, Borgo San Lorenzo, Bagno a Ripoli e Scandicci. Per ogni cartella sono state rilevate le seguenti informazioni: dati anagrafici, esito riferito all’ultima visita (persona in stato di handicap, handicap in situazione di gravità, non handicap) e tipo di minorazione (fisica, psichica/intellettiva, sensoriale). L’attività di informatizzazione degli archivi cartacei ha prodotto un database di 6.772 soggetti. I dati raccolti sono confluiti nel sistema informatizzato di CARIBEL nell’ottobre 2012. La procedura di inserimento ha riconosciuto 1.349 soggetti non presenti in archivio a fronte di 5.423 persone che erano già presenti nei sistemi informativi. OBIETTIVO
Il lavoro realizzato ha contribuito alla costituzione dell’anagrafe sulla disabilità e ha permesso di analizzare la disabilità nel territorio di competenza dell’ASL di Firenze, generando un data base reale della popolazione residente in possesso della certificazione dello stato di handicap. DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA SCOPI
In Italia, come anche in altri paesi, non si è ancora giunti a un sistema organico e completo in grado di quantificare e descrivere i diversi aspetti della disabilità. Inoltre la definizione di disabilità non è universale. Essa infatti cambia a seconda della rilevazione statistica e di chi la effettua. L’Istat ha adottato, per la definizione di disabilità, la classificazione ICF proposta dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e riconosciuta su scala internazionale. Lo scopo generale dell’ICF è quello di fornire un linguaggio standard e unificato. Il punto focale di tale classificazione è la sequenza di definizioni che porta dalla menomazione all’handicap. La menomazione è il danno biologico derivante da malattia o incidente; la disabilità è l’incapacità di svolgere le normali attività della vita quotidiana, l’handicap è lo svantaggio sociale che deriva dall’avere una disabilità. Le commissioni medico Legali delle Aziende USL, ad oggi non utilizzano il metodo ICF, per le loro valutazioni, questo non rende immediatamente comparabili i risultati. 152
Per rilevare il numero di persone disabili in Italia, data la sensibilità dell’argomento trattato e una certa reticenza rilevata a parlare soprattutto di disabilità psichica, l’ISTAT utilizza le stime ottenute dall’indagine campionaria sulla Condizione di Salute e il ricorso ai servizi sanitari. L’indagine permette di stimare le persone disabili di 6 anni e più che vivono in famiglia per tipo di disabilità e arriva a produrre stime a livello regionale. L’Istat ha stimato che in Italia le persone con disabilità sono 2milioni 600 mila, pari al 4,8% circa della popolazione di 6 anni e più che vive in famiglia (2004/2005). In base alla tipologia di disabilità identifica: confinati (a letto o in casa) il 2,1%, il 2,3% presenta disabilità di movimento, il 3% ha difficoltà nello svolgimento delle attività quotidiane mentre le difficoltà sensoriali (sentire, vedere, parlare) interessano l’1,1%. Dall’analisi per età emerge che circa l’80% ha oltre 65 anni. FINALITÀ • Realizzazione di una “anagrafe” della popolazione disabile • Realizzazione di sistema informativo compatibile con gli standard mag-
giormente utilizzati (ISTAT), per poter effettuare monitoraggio e valutazione sul pianeta handicap • Documentazione dei percorsi socio-sanitari della popolazione con disabilità. INDICATORI DI ESITO/PROCESSO
La L.104/92 detta i principi dell’ordinamento in materia di diritti, integrazione sociale e assistenza della persona in stato di handicap. L’articolo 3 identifica i soggetti aventi diritto: 1. E’persona handicappata colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione. 2. La persona handicappata ha diritto alle prestazioni stabilite in suo favore in relazione alla natura e alla consistenza della minorazione, alla capacità complessiva individuale residua e alla efficacia delle terapie riabilitative. 3. Qualora la minorazione, singola o plurima, abbia ridotto l’autonomia personale, correlata all’età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione, la situazione assume connotazione di gravità. Le situazioni riconosciute di gravità determinano priorità nei programmi e negli interventi dei servizi pubblici. 4. La presente legge si applica anche agli stranieri e agli apolidi, residenti, 153
domiciliati o aventi stabile dimora nel territorio nazionale. Le relative prestazioni sono corrisposte nei limiti ed alle condizioni previste dalla vigente legislazione o da accordi internazionali. L’Istat ha stimato che in Italia le persone con disabilità sono 2milioni 600 mila, pari al 4,8% circa della popolazione di 6 anni e più che vive in famiglia (2004/2005). In base alla tipologia di disabilità identifica: confinati (a letto o in casa) il 2,1%, il 2,3% presenta disabilità di movimento, il 3% ha difficoltà nello svolgimento delle attività quotidiane mentre le difficoltà sensoriali (sentire, vedere, parlare) interessano l’1,1%. Dall’analisi per età emerge che circa l’80% ha oltre 65 anni. RISULTATI RAGGIUNTI
Sono state elaborate e analizzate tutte le domande di accertamento dello stato di handicap (104/92) registrate nel sistema informatico dell’ASL 10 di Firenze. Dopo una fase di verifica e pulizia degli archivi sono state esaminate tutte le cartelle ed è stato considerato l’ultimo esito definito. Tali passaggi ci hanno permesso di individuare 30.758 persone che si trovano in stato di handicap (dicembre 2012), pari al 3,7% della popolazione residente nei comuni di competenza dell’ASL 10 di Firenze. CONCLUSIONI
Ora che l’Anagrafe delle Disabilità è stata costituita, ed il sistema Caribel riesce ad alimentarla e correggerla in automatico, non resta che utilizzarla per avviare incroci ed interrogazioni da parte di Enti, Organizzazioni ed Associazioni che intendono avviare progettazioni sul tema della Disabilità. Prima di progettare un intervento, sia essenziale sviluppare un’adeguata conoscenza della natura del problema sul quale si vuole agire, pena lo scollegamento del servizio offerto dalle reali esigenze della popolazione e l’insorgere di problematicità nell’implementazione dell’intervento proposto, che possono portare anche al suo completo fallimento (Rossi &Freeman, 1992). In diverse occasioni sono stati definiti programmi inadeguati proprio a causa della non corretta identificazione dei bisogni della popolazione. In altri casi l’intervento non è stato mai attivato semplicemente perché la popolazione cui l’intervento era indirizzato o non esisteva, o non era interessata a quello specifico servizio, oppure non era stata correttamente identificata o, infine, aveva delle aspettative che non potevano essere corrisposte dall’iniziativa proposta. L’efficace ed efficiente programmazione dei servizi è, quindi, strettamen154
te connessa al fatto che i servizi e i progetti attivati si sviluppino seguendo con attenzione l’evolversi dei bisogni della popolazione. La congruenza tra domanda ed offerta è indubbiamente un criterio importante per valutare la qualità della rete dei servizi di un ambito territoriale su cui progettare, ad esempio, un Piano di Zona. Il rischio che si corre, qualora l’offerta rimanga invariata negli anni senza cogliere l’evoluzione della domanda in atto nell’ambito geografico di riferimento, è quello di piegare le esigenze dell’utente, e più ancora del cittadino in senso lato, alle proposte già attivate dai servizi andando spesso incontro a delle inevitabili diseconomie.
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PROGETTO CONTATTO
PROGETTO DI STIMOLAZIONE MULTISENSORIALE PER PERSONE AFFETTE DA GRAVE DISABILITÀ ZONA DISTRETTO FIRENZE SOGGETTO PROMOTORE
Villa Monteturli PARTNER
Cooperativa Sociale Elleuno INTRODUZIONE LABORATORIO DI STIMOLAZIONE SENSORIALE
Attivazione di momenti di stimolazione sensoriale attraverso olfatto, udito, vista, tatto. Il contesto è la struttura sanitaria Villa Monteturli, i destinatari, gli utenti della stessa, disabili gravi affetti da encefalopatie congenite od acquisite. OBIETTIVI • Facilitare il coinvolgimento con stimolazioni personalizzate • Integra-
zione nel percorso degli operatori con un coinvolgimento attivo ed emotivo • Creazione di un clima di socializzazione e partecipazione • Mantenimento delle capacità motorie DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
L’esperienza si articola in 4 incontri mensili della durata di 40 min ciascuno. Vengono proiettate immagini stimolanti accompagnate da musiche rilassanti. Approccio “tocco terapeutico” attraverso leggeri massaggi . L’olfatto 156
viene stimolato attraverso alcuni profumi naturali, come piante aromatiche ed incensi, il tutto con luci soffuse. Il setting è la palestra. Le figure coinvolte sono: l’educatore professionale, l’operatore socio assistenziale, l’animatrice, la psicologa. RISULTATI RAGGIUNTI
Abbiamo osservato un diffuso benessere negli utenti e non solo, il piacere di stare insieme, l’attenzione di ciò che accade intorno, la produzione di risposte, feedback seppur parziali od occasionali, la tendenza al sorriso e la distensione del viso. CONCLUSIONI
Lo scopo principale del progetto è quello di rendere visibile il potenziale attivo nelle persone con disabilità grave, scoprire ed esplorare le competenze emotive e le possibilità espressive. I cambiamenti richiedono tempo e soprattutto un’acquisizione delle capacità di osservare le piccole reazioni, di registrare ogni minuscolo feedback, di “sentire” che qualcosa sia avvenuto tra il prima e il dopo un incontro. E’ un progetto in continua evoluzione, aperto, che con il tempo potrà divenire sempre più efficiente. Redatto da: Giuseppina Cristiano e Gilda Carina Conte
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LET’S WORK
LABORATORIO PREFORMATIVO PROFESSIONALIZZANTE NEL SETTORE DELLA PELLETTERIA ZONA DISTRETTO FIRENZE SOGGETTO PROMOTORE
Provincia di Firenze PARTNER
Riferimenti istituzionali e collaborazioni: Azienda sanitaria n.10 di Firenze-Area fiorentina; SOS SMA 1,2,3,4,5 Firenze; Collaborazioni con: Hypatia Associazione di donne in volontariato (Fi); Cooperativa il Cenacolo (Fi); Formazione Co&so Network (Fi); Servizio Polis (Fi). INTRODUZIONE
La Cooperativa Sociale il Girasole dal 1999 offre servizi innovativi volti a migliorare la qualità della vita delle persone dando risposte ai nuovi bisogni, alle fragilità, alle esigenze legate alla residenzialità e alle autonomie individuali. L’obiettivo che guida Il Girasole si traduce in un motto: “una risposta concreta per reinserirsi nel mercato del lavoro e nella società”. Tra le sue attività la cooperativa ha attivato a giugno 2012 il progetto LEaTherS WORK – Let’s Work, laboratorio Preformativo professionalizzante nel settore della pelletteria rivolto a persone con disabilità e/o disagio psicosociale con l’obiettivo prioritario di prepararle all’inserimento lavorativo. Il progetto è frutto di una progettazione congiunta tra la Cooperativa Il Girasole e la ditta Martini Group, in collaborazione con la Provincia di Firenze.
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OBIETTIVO
Attivare un canale informale di Formazione nel settore della pelletteria che consenta anche l’osservazione delle residue capacità lavorative e delle attitudini lavorative. SCOPI
Formare professionalità da proporre al mercato del lavoro in un settore che richiede personale da assumere e che non ha subito eccessiva flessione nonostante il periodo di crisi. FINALITÀ
Inserimento lavorativo di persone disabili e/o svantaggiate. INDICATORI DI ESITO/PROCESSO
Due lavoratori disabili che hanno appreso i rudimenti della pelletteria, sono stati inseriti in aziende del territorio, con regolare contratto lavorativo. RISULTATI RAGGIUNTI
Il gruppo attualmente è composto da circa 12 persone di età compresa tra i 20 e i 50 anni con problematiche diversificate quali: disabilità, disagio psicosociale, psichiatrico, persone appartenenti a categorie svantaggiate inseriti con Tirocini di Osservazione, Progetto “Tirocini Giovani Sì” e IST, iscritti al collocamento mirato ai sensi della L.68/99. Si aggiungono inoltre 3 persone provenienti dalla categoria di Richiedenti Asilo Politico. CONCLUSIONI
I Servizi Sociali Territoriali hanno collaborato individuando e segnalando i propri utenti, monitorando il percorso di tirocinio che si è concluso con l’ assunzione di due persone in aziende di pelletteria del territorio fiorentino e un’attivazione con Progetto “Tirocinio Giovani Sì”. L’attività preformativa professionalizzante si svolge in laboratorio attraverso la lavorazione di commesse di varie aziende di pelletteria del territorio. (Martini Group, Pelletteria Zagli, Pelletteria Bisbag, Pelletterie Maurizio). L’incremento dei soggetti che effettuano periodi formativi nel settore della pelletteria, consente di dare concrete risposte alle richieste pressanti delle aziende del settore.
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FARE SQUADRA: “TEMPI MODERNI” PER INVESTIRE SULLE POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO SDS FIORENTINA
NORD-OVEST
SOGGETTO ATTUATORE
Socialeinrete s.c.s. PARTNER
SdS zona Fiorentina Nord-Ovest; COALA - Coordinamento per le Arti e i Lavori Assistiti; Tessitura Toscana Telerie INTRODUZIONE
“Fare Squadra” è un programma di iniziative che si propone l’attivazione di interventi concreti per investire sulle politiche attive del lavoro. Offrire opportunità di lavoro a ragazzi e ragazze svantaggiati significa anche favorire la capacità del territorio di “generare” opportunità formative e lavorative nuove. In tal senso, risulta indispensabile entrare in un’ottica che valorizza il lavoro di squadra, attraverso la costruzione di una rete di relazioni e collaborazioni con i diversi soggetti che operano nella nostra comunità. Per questo, “Fare squadra” punta a coinvolgere tutte queste realtà, quali luoghi ed occasioni di crescita, attorno ad un percorso che favorisca la sperimentazione di esperienze formative, lavorative e socializzanti per i nostri concittadini svantaggiati. Il progetto “Tempi Moderni” rappresenta l’espressione concreta degli obiettivi che stanno alla base di questo programma di interventi. Una “sperimentazione lavorativa” che deve configurarsi come una vera e propria opportunità formativa per il soggetto in un contesto lavorativo vero e proprio, ma in un ambiente “tutelato”, nel quale non prevalga però 160
la dimensione assistenzialistica ma, piuttosto, la dimensione partecipativa e socializzante all’interno di un percorso progettuale potenzialmente evolutivo. Un percorso complesso ed articolato, nel quale le dinamiche relazionali, le occasioni di socializzazione, lo sviluppo di autonomie e l’individuazione di capacità e abilità individuali hanno giocato un ruolo da protagoniste, offrendo la possibilità di sperimentarsi nello sviluppo e consolidamento di competenze tecniche specifiche, affiancati e sostenuti in questo cammino di crescita personale da figure professionali esperte. Ciò ha garantito la possibilità ad ognuno di loro di affrontare questo percorso di crescita in totale sicurezza e serenità all’interno di contesti diversi e, per questo, ricchi di stimoli e funzionali allo sviluppo delle singole potenzialità. OBIETTIVO GENERALE
Il progetto nasce dalla consapevolezza che alla fine del percorso scolastico i ragazzi con disabilità psicofisica e le loro famiglie vengono a trovarsi in una situazione di solitudine che, spesso, vanifica gli sforzi di inserimento e di integrazione faticosamente conquistati, visto che molte delle politiche di supporto sembrano fermarsi al momento del raggiungimento della maggiore età. Ecco perché è stato pensato un progetto capace di contribuire concretamente a dare la possibilità alle ragazze e ai ragazzi coinvolti di favorire percorsi di sperimentazione utili alla costruzione di competenze e autonomie fondamentali per la loro vita sociale ma anche “professionale”, dando significato e valore al loro impegno, ai loro desideri e alle loro ambizioni, proprio a partire dalle loro “diverse abilità”. Tutto questo, al fine di valorizzare l’individuo come persona capace di essere e di fare, ma anche il lavoro come risorsa per l’individuo e come luogo di relazione e scambio e, quindi, di inclusione sociale. Per il raggiungimento degli obiettivi individuati e la buona riuscita del percorso formativo proposto non è possibile prescindere dalla costruzione di progetti individualizzati di accompagnamento ed avvicinamento al mondo del lavoro, finalizzati a sviluppare e consolidare le competenze tecniche e l’identità sociale di ciascuno e a favorire l’accesso all’esperienza lavorativa, attraverso la messa in atto di una serie di processi specifici ed interventi socio-educativi individuali capaci di influire positivamente sul livello di autostima, autodeterminazione e di favorire il potenziamento delle risorse personali. DESCRIZIONE DEL PROGETTO / AZIONI
“Tempi Moderni” è un progetto condiviso tra la SdS zona Fiorentina Nord Ovest, l’associazione COALA di Sesto Fiorentino e la Cooperativa Socialein161
rete, Dall’incontro di queste volontà nasce la collaborazione con l’azienda locale Tessitura Toscana Telerie, un’azienda leader nella produzione di tessuti e biancheria per la casa e nella loro distribuzione anche fuori dall’Italia che, fin da subito, ha creduto nella possibilità di realizzare un così ambizioso progetto, affidando una linea della produzione al laboratorio Altre Mani, mettendo concretamente una parte della sua lavorazione “nelle mani” dei ragazzi di “Tempi Moderni” (nello specifico la decorazione di biancheria per la casa) e affidando i lavaggi, gli stoccaggi ed il confezionamento della sua merce alla nostra lavanderia semi-industriale. E’ sulla base di questi presupposti, che è stato ideato un progetto di sperimentazione lavorativa per giovani svantaggiati capace di consentire loro di affacciarsi al mondo del lavoro ed entrando concretamente ad essere parte della catena produttiva, con la garanzia di essere supportati e stimolati nel valorizzare le proprie attitudini e risorse nel più completo rispetto della propria persona e della propria individualità. RISULTATI RAGGIUNTI
Il carattere innovativo del progetto, trova espressione nella creazione di una linea specifica di biancheria per la casa (in modo particolare i canovacci), realizzata proprio dai ragazzi di “Tempi Moderni”. Infatti, l’azienda Tessitura Toscana Telerie a seguito di un processo di confronto interno tra direttore e staff commerciale ha valutato positivamente il campionario realizzato dai nostri ragazzi sotto la supervisione del marchio AltreMani, sia in termini di ideazione del disegno che di rifinitura della lavorazione. E’ stato quindi realizzata la collezione Joyosphera all’interno del catalogo dell’azienda partner. Una linea specifica all’interno della produzione classica dell’azienda, della quale una parte della produzione è stata realizzata da ragazzi e ragazze disabili, successivamente controllata ed eventualmente rifinita da Altre Mani. Il progetto e la collezione sono stati presentati ufficialmente nel mese di ottobre 2014 in occasione dell’evento Maison Object a Parigi, la vetrina internazionale più accreditata sui complementi di arredo, produzioni ed oggettistica per la casa. Lo staff commerciale dell’azienda leader ha avviato trattative importanti con i buyer di alcune catene di distribuzione, sia europee che statunitensi. A seguito di tali trattative, oggi i prodotti della collezione Joyosphera sono presenti in molti punti vendita statunitensi della catena Vietri. Le royalty riconosciute saranno destinate alla sperimentazione di forme salariali alternative, che la cooperativa intende riconoscere ai ragazzi a conclusione del percorso realizzato e che per loro potrà essere uno strumento incentivante di gratificazione, motivazione ed espressione del riconoscimento di una meritata dignità lavorativa. 162
CONCLUSIONI
Al di là dell’esito commerciale, peraltro motivo di orgoglio e soddisfazione per tutti i partecipanti al progetto, la realizzazione della collezione Joyosphera rappresenta un risultato straordinario, soprattutto in un’ottica che supera la visione assistenzialistica e colloca la persona svantaggiata in un contesto lavorativo reale centrato sulla qualità della produzione e, di conseguenza, sulla sua concreta possibilità di vendita. Un progetto che concilia inclusione e responsabilità sociale, ma anche qualità italiana della produzione, rappresenta motivo di soddisfazione trasversale che ci conferma quanto sia importante e funzionale l’utilizzo di attività produttive vere e proprie (e non laboratoriali) per la sperimentazione di percorsi formativi e di avvicinamento alla dimensione lavorativa in un’ottica di spendibilità futura.
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PROGETTO CASA SCUOLA VIOLA SDS FIORENTINA
NORD-OVEST
PREMESSA
L’Associazione CUI I Ragazzi del Sole Onlus si costituisce nel 1986 per volontà di alcuni genitori di ragazzi con disabilità, allo scopo di tutelarne i diritti e organizzare attività per migliorare la loro qualità di vita e quella dei familiari. L’associazione ha sede a Scandicci ma opera anche nei Comuni della SdS Nord-Ovest (Scandicci, Sesto F., Campi B., Lastra a S., Signa, Calenzano, Fiesole e Vaglia) e nel Comune di Firenze. Già dagli anni ’90 il CUI ha iniziato a realizzare attività di socializzazione per le persone con disabilità, attraverso l’organizzazione di alcuni gruppi di volontariato che hanno permesso ai ragazzi, e permettono tuttora, di trascorrere alcune ore in compagnia di volontari. Dal 2001 sono stati progettati interventi per abituare le persone con disabilità intellettiva al distacco momentaneo dalla famiglia, il “Durante Noi”. Da quell’anno è iniziata la realtà dell’appartamento chiamato Casa Viola, abitazione situata a Scandicci. Questa esperienza è stata fortemente richiesta dai genitori per affrontare serenamente il “Dopo di Noi” (quando i familiari non saranno più in vita). SOGGETTI COINVOLTI
Nel progetto Casa Viola sono coinvolti, a vario titolo, la SdS Nord-Ovest, la SdS di Firenze, il Comune di Scandicci, la Cooperativa Sociale Il Girasole, l’Anpas Nazionale (con la quale l’associazione è affiliata). 164
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
L’appartamento Casa Scuola Viola, situato a Scandicci in Vicolo Busoni n.8, è stato concesso alla nostra Associazione in comodato d’uso, dal Comune di Scandicci, nel 2001, per sperimentare percorsi di vita indipendente rivolti ad adulti con disabilità intellettiva; lo scopo è quello di sviluppare e potenziare le autonomie dei ragazzi, imparare a vivere con altre persone (e quindi l’importanza di rispettare le regole per una buona convivenza), socializzare e confrontarsi con il gruppo di pari, abituarli ad un futuro distacco dalla famiglia, che avverrà alla morte dei genitori. L’ingresso in Casa Viola e l’inizio del percorso avvengono a seguito di segnalazione dei servizi sociali o su esplicita richiesta delle famiglie. La gestione organizzativa ed educativa è affidata alla Cooperativa Sociale “Il Girasole” che mette a disposizione educatori in struttura, una figura di coordinamento, che gestisce i rapporti con i servizi sociali e le famiglie e una psicologa, che affianca il coordinatore nei colloqui per l’accettazione e la condivisione del progetto e conduce gruppi psicologici con i ragazzi. A seguito di un primo periodo di osservazioni, vengono redatti i progetti educativi individualizzati per identificare le effettive possibilità di autonomia emerse e si ipotizzano le opportunità future più idonee. Due volte al mese vengono organizzate riunioni d’equipe multidisciplinari per la verifica degli obiettivi e la programmazione delle attività; periodicamente si effettuano incontri con servizi sociali, referenti educativi delle strutture in cui sono inseriti i ragazzi (centri diurni o inserimenti lavorativi), familiari e volontari dell’Associazione. Sono coinvolti nel progetto anche volontari del Servizio Civile Regionale o Nazionale e volontari dell’Associazione che, per 2 sere a settimana, preparano la cena insieme ai ragazzi e condividono con loro momenti di socializzazione; quando possibile, sono presenti tirocinanti dell’Università di Firenze, delle scuole superiori, con le quali l’Associazione è convenzionata, o delle scuole di psicoterapia convenzionate con la Cooperativa. Nel corso degli anni sono state date risposte anche a numerose emergenze dei familiari, accogliendo il disabile per un periodo più lungo rispetto al suo percorso abituale, evitando così inserimenti in strutture non conosciute. L’Associazione mette a disposizione un pulmino e un’auto per le uscite sul territorio e per il trasporto da Casa Viola all’abitazione e viceversa degli utenti, se necessario. 165
OBIETTIVO
L’obiettivo che il progetto si pone, è quello di abituare i ragazzi con disabilità al distacco momentaneo dalla famiglia, verificando le loro possibili autonomie ed elaborando un percorso personalizzato condiviso con i servizi sociali di riferimento e la famiglia. Altri obiettivi sono: abituarsi alla convivenza, la gestione di un appartamento, sviluppare autonomie relative alla cura della persona e degli ambienti, gestione della cucina (preparare un menù, fare la spesa e cucinare), offrire momenti di confronto, di socializzazione e di svago; inoltre dare sollievo alle famiglie e rispondere a emergenze. MODALITÀ DI SVOLGIMENTO
L’organizzazione della casa scuola prevede diversi tipi di turnazione, ognuna della quali ospita gruppi di quattro o cinque ragazzi: un turno lungo di dodici giorni, dal lunedì al venerdì della settimana successiva; un turno corto di una settimana, dal lunedì al venerdì; il solo weekend, dal venerdì alla domenica o dal sabato alla domenica. Queste turnazioni vengono programmate in base ai piani educativi e ai bisogni delle famiglie, ma sono fortemente condizionate dai finanziamenti concessi dalle istituzioni pubbliche e da soggetti privati. I ragazzi, dopo aver svolto le normali attività (centri diurni o inserimenti lavorativi), accedono a Casa Viola, dalle ore 15.00 in poi, secondo i loro diversi orari. All’entrata è presente un’educatrice della Cooperativa, affiancata da volontari del servizio civile regionale o nazionale e tirocinanti delle scuole superiori, dell’Università o delle scuole di psicoterapia (se attivati). Il pomeriggio i ragazzi, in base ad un cartellone presente in struttura (che ha l’obiettivo di incoraggiare le loro autonomie gestionali) svolgono le diverse attività previste per la giornata: preparazione del menù, uscita per fare la spesa, cura della persona, attività di gruppo, pulizie ecc; verso le 19.00 inizia la preparazione della cena, anche in questo caso servendosi di un cartellone, precedentemente compilato dai ragazzi stessi, su cui sono indicate le persone e i turni che spettano per quella giornata (preparare, apparecchiare, sparecchiare, fare la lavastoviglie e spazzare). La mattina l’educatrice e il volontario del servizio civile rimangono fino all’orario diuscita degli utenti che si recano nei luoghi di inserimento. I giorni di sabato e domenica sono dedicati alla cura della persona, dell’ambiente e alle uscite sul territorio. Una volta al mese sono coinvolti nella serata in discoteca che l’Associazione organizza. 166
DESTINATARI DEL PROGETTO
Persone diversamente abili con disabilità di tipo intellettivo medio-lieve e medio-grave. RISULTATI ATTESI IN SINTESI • migliorare la qualità di vita delle persone con disabilità; • stimolare le autonomie (cura della persona, dell’ambiente, sapersi muove-
re sul territorio, gestione di una casa); • favorire la relazione e la socializzazione con il gruppo di pari e con il territorio; • aumentare l’autostima dell’utenza, per favorire il potenziamento delle loro abilità. RISULTATI OTTENUTI
I ragazzi con disabilità che partecipano al progetto Casa Viola con regolarità, hanno dimostrato di saper mettere in atto, anche al di fuori della struttura, le autonomie apprese e quelle potenziate; i familiari hanno infatti constatato che i figli aiutano e si rendono più utili in casa, mentre prima dell’esperienza in Casa Viola ciò non avveniva. Molti hanno raggiunto gli obiettivi previsti dal PEI e sarebbero pronti ad una situazione di residenzialità; altri necessitano di continuare ancora il percorso. Le richieste di accesso al progetto, da parte dei servizi sociali e delle famiglie, continuano ed è stata creata una lista d’attesa.
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BUONE PRASSI LAVORO E AGRICOLTURA SOCIALE SDS FIORENTINA
NORD-OVEST
Slow Food Scandicci e CUI - I Ragazzi del Sole da diversi anni hanno instaurato una stretta collaborazione: si sono realizzati eventi comuni, anche se sporadici (proiezione di film, laboratori di educazione alimentare come il progetto “Le mani in pasta”, ecc.), organizzazione di cene per la raccolta di fondi. NEL 2009 abbiamo elaborato insieme una bozza di progetto di utilizza-
zione dell’area adiacente ex-villa Doney, un progetto educativo-didattico di educazione ambientale, alimentare e del gusto che, via via, negli anni si è maggiormente articolato, grazie anche alle nuove esperienze fatte. NEL 2012 siamo riusciti a mettere in contatto il CUI e il Centro il Faro (centro diurno operante alla Baracca di Vingone) con un’altra osteria di Slow Food, il Canto del Maggio di Terranova Bracciolini. Qui Simona Quirini porta avanti da alcuni anni il progetto “Stasera cucino io” con nove ragazzi disabili che hanno intrapreso un percorso didattico e sensoriale, imparando a conoscere il territorio, i suoi prodotti, le ricette tradizionali. Nell’ottobre al Bistrot del mondo-Da Bobo all’Acciaiolo, locale gestito da Slow Food Scandicci, tramite l’omonima srl, abbiamo affrontato l’impegno di una cena “comune”, aperta a tutti, coinvolgendo direttamente i ragazzi nella gestione della serata (cucina, piatti, sala). Da qui è nata l’dea di concretizzare, presso il Bistrot, un progetto lavorativo per una di loro e oggi Tania Margheri ha un contratto lavorativo. I rapporti con il Centro il Faro si sono fatti più stretti e, insieme, abbiamo evidenziato bisogni ed esigenze, legati alla loro programmazione dei percorsi di 168
orientamento lavorativo (e in cui potevamo dare un contributo come Slow Food.) A LUGLIO 2013, con la guida del nostro socio “nonno ortolano” Valdemaro Peruzzi, e grazie all’esperienza maturata in anni di realizzazione del Progetto Slow Food “Orto in Condotta”, abbiamo cominciato a preparare, nello spazio esterno del “Centro” un orto. Gli operatori, da tempo, avevano piantato alcune cose con i ragazzi, ma con l’aiuto di “un esperto” come Valdemaro avremmo potuto realizzare il progetto di un orto vero e proprio, un orto comunitario, che stimolasse l’interesse e la partecipazione dei ragazzi, facendogli acquisire anche gli elementi necessari per poter inserirsi, un domani, in un’attività agricola. Sempre tenendo conto delle stesse finalità, nel 2013 abbiamo preparato un progetto, Dall’orto alla tavola con l’obiettivo di incrementare possibilità di socializzazione e integrazione, e favorire l’orientamento al lavoro di persone con disabilità cognitiva. LA FILOSOFIA Difendere la cultura del cibo buono, pulito e giusto come portatore di piacere, cultura, tradizioni, identità e integrazione nella comunità locale. GLI OBIETTIVI Riprendere contatto con la terra, imparando a coltivarla in modo responsabile, a conoscerla e a trarne prodotti buoni e sani da mangiare. Salvaguardare la biodiversità e un cibo tradizionale, sostenibile e di qualità. Acquisire competenze in ambito agricolo e nella pratica alimentare. A NOVEMBRE 2013 si è svolto a Firenze il 1° meeting dei partner del progetto “Community Based Living and Learning” (finanziato dalla Commissione Europea), con l’obiettivo di scambiare le buone pratiche esistenti in Europa per favorire la vita autonoma di persone con disabilità. Hanno partecipato i partner della Finlandia, Austria, Polonia e Regno Unito. Il gruppo si è poi recato a Scandicci per far visita a un laboratorio socio educativo nel settore della pelletteria e quindi a pranzo al Bistrot del Mondo, dove i ragazzi del corso di cucina hanno organizzato e servito in sala. A MAGGIO 2014, a conclusione della prima fase del corso, al Bistrot del mondo, è stata realizzata una cena, preparata dai ragazzi, dagli operatori e dai volontari, per presentare agli amici, ai parenti, ai soci Slow Food e alla cittadinanza, il frutto del loro lavoro. Nello stesso mese Slow Food Scandicci, C.U.I. e Humanitas hanno partecipato al Bando del Comune di Scandicci per l’“Assegnazione Area A Verde presso Villa Doney per realizzazione Progetto Orti in Città”. L’ANNO 2015 ci vedrà impegnati nel proseguimento delle attività dell’orto alla Baracca, in alcune attività di cucina legate alla raccolta dei prodotti e nell’inizio dei lavori per il Progetto Villa Doney di cui abbiamo avuto l’assegnazione. 169
LE IDEE PER LA SALUTE PERCORSO PARTECIPATIVO SULLA DISABILITÀ
SDS FIORENTINA
NORD-OVEST
SOGGETTO PROMOTORE
SDS Fiorentina Nord-Ovest PARTNER
ReteSviluppo S.C. Consulta del Terzo Settore - SDS Comitato di Partecipazione - SDS INTRODUZIONE
Percorso partecipativo promosso dalla Società della Salute Fiorentina Nord Ovest e sostenuto dall’Autorità regionale per la partecipazione della Regione Toscana per individuare le priorità in tema di disabilità e non autosufficienza da inserire nella programmazione degli interventi e servizi a livello locale (Piano Integrato di Salute). Si tratta di una esperienza originale ed innovativa in materia sociosanitaria. Dal mese di dicembre 2010 fino a marzo 2011 si sono svolti rispettivamente l’incontro pubblico di presentazione aperto a tutta la cittadinanza, cinque incontri partecipativi di discussione e progettazione con l’utilizzo delle metodologie partecipative del world cafè e della future search conference, momenti di rielaborazione delle proposte fatte dai partecipanti da parte del personale della SdS, un incontro conclusivo. Hanno partecipato 160 cittadini dei Comuni di Campi Bisenzio, Scandicci, Calenzano, Fiesole, Sesto Fiorentino tra i quali 31 soggetti portatori di disabilità, 80 cittadini singoli non appartenenti ad associazioni. 170
Fondamentale il ruolo di Rete Sviluppo S.C . Questo Istituto di ricerca si occupa di attività di ricerca in campo socio-economico ma anche di facilitazione di processi partecipativi nell’ambito delle politiche pubbliche, fungendo da raccordo tra le istanze dei cittadini e la progettualità espressa dalle Pubbliche Amministrazioni, in un’ottica di attivazione della comunità locale nei confronti delle scelte e strategie adottate per lo sviluppo dei territori. DESCRIZIONE
Il progetto è stato preparato attraverso un percorso preliminare di incontri con i responsabili dei servizi sociali e con gli organismi di partecipazione per l’inquadramento della tematica e l’organizzazione complessiva del progetto e presentazioni. Le iscrizioni dei partecipanti sono state raccolte attraverso la compilazione di appositi moduli predisposti dagli organizzatori posizionati in prossimità dei totem collocati negli URP degli otto comuni della SdS, presso le sedi dell’Asl, presso l’ufficio informazioni della SdS ed in occasione della presentazione del percorso di partecipazione. Parallelamente sono stati estratti casualmente utenti/beneficiari/soci dagli elenchi forniti dalle associazioni/cooperative del territorio. E’ stata incentivata la partecipazione delle persone interessate alla tematica (in particolare i familiari di diversamente abili, anche appartenenti ad associazioni). Da precisare che questa è stata la prima esperienza nella regione Toscana di partecipazione in cui si è cercato esplicitamente un coinvolgimento diretto della cittadinanza su un tema come quello della salute. ORGANIZZAZIONE DEGLI INCONTRI PARTECIPATIVI
Tutti gli incontri sono stati articolati in tre fasi: nel corso della prima fase si è proceduto alla presentazione del percorso partecipativo ovvero delle fasi specifiche, delle modalità, delle metodologie partecipative e dell’oggetto con riferimento ai dati numerici, ai servizi e ai progetti attivi sul territorio. La seconda fase è stata quella relativa alla costituzione di piccoli gruppi di discussione con la somministrazione ai partecipanti di tre domande. Nel corso della terza fase si è svolta un’assemblea plenaria tra tutti i partecipanti che hanno avuto modo di vedere quanto emerso e di declinare in maniera più specifica gli aspetti discussi nei piccoli gruppi di conversazione. L’attenzione è stata rivolta soprattutto alla terza domanda riferita al futuro e alle priorità da perseguire. 171
METODOLOGIA
La metodologia utilizzata è stata quella del World Cafè e della Future Search Conference. Sono stati costituiti dei gruppi di conversazione di persone intorno a piccoli tavoli che hanno provveduto ad individuare un “padrone di casa”. Sono state somministrate tre domande in tre turni di conversazioni di 15-20 minuti ciascuno. I gruppi hanno scritto sui post it disponibili su ogni tavolo. Al termine di ogni turno di conversazione, il “padrone di casa” è rimasto al tavolo, mentre gli altri partecipanti si sono spostati nel ruolo di “ambasciatori di significato” negli altri tavoli. Il “padrone di casa” ha riassunto brevemente ai nuovi ospiti del tavolo quanto emerso nel gruppo precedente. Attraverso il “movimento”, si è così favorito lo scambio di idee e di punti di vista. Le risposte sonostate trascritte sul PC e proiettate sullo schermo; in questa maniera i partecipanti hanno potuto vedere quanto emerso negli altri tavoli. Successivamente si è svolta una conversazione che ha coinvolto l’intero gruppo in plenaria con l’obiettivo di condividere gli aspetti emersi e di individuare delle priorità sulla materia oggetto dell’incontro ponendo l’attenzione in particolare sulla terza domanda. IL CLIMA DEGLI INCONTRI
Gli incontri partecipativi hanno visto una partecipazione molto buona della cittadinanza: a Campi Bisenzio hanno partecipato 34 cittadini, a Scandicci 33, a Calenzano 26. La partecipazione numericamente inferiore si è riscontrata nell’incontro svoltosi a Calenzano, comune con un bacino di cittadini molto inferiore rispetto agli incontri precedenti (che coinvolgevano due comuni ciascuno) e con un numero di associazioni e cooperative sul territorio molto circoscritto. Nei primi due appuntamenti, gli incontri si sono protratti per un tempo superiore a quello previsto. Il terzo incontro è stato concluso in perfetto orario rispetto alle previsioni. Nonostante la complessità del tema ed il fatto che l’argomento in discussione fosse molto specifico, vi è stata una partecipazione molto buona dei cittadini non associati ma soprattutto dei familiari di persone diversamente abili e degli utenti dei servizi, soci o aderenti alle associazioni del territorio. La metodologia utilizzata ha consentito ai partecipanti di produrre risposte che non fossero riferite a loro interessi particolari o specifici ma di concentrarsi soprattutto sugli indirizzi generali e collettivi. Nonostante questo, nelle risposte presenti nel report, sono ovviamente presenti anche richie172
ste che afferiscono più ad una dimensione personale ed indotte da esigenze particolari. Nel corso degli incontri, gli intervenuti hanno preso pian piano confidenza con la metodologia utilizzata portando all’attenzione dei tavoli alcune tematiche importanti che hanno incentivato una discussione su molti aspetti riportati in questo report. Complessivamente i partecipanti hanno mostrato interesse per la metodologia partecipata esprimendo la loro soddisfazione per la volontà della Società della Salute di cercare il coinvolgimento diretto dei cittadini. È stata sollevata la necessità di tradurre gli aspetti emersi in indirizzi concreti ed operativi che dovrà prendere la Società della Salute cosicché il percorso partecipativo fornisca delle risposte agli interrogativi e alle questioni individuati. La presenza di un clima complessivamente tranquillo e disteso ha permesso che la discussione si sia potuta sviluppare al meglio e ha consentito di far emergere suggerimenti e proposte utili. QUESTE SONO LE TRE DOMANDE INTORNO ALLE QUALI SI È SVILUPPATO IL PERCORSO PARTECIPATIVO: 1) Definiamo il concetto di diversabilità. Chi sono i diversamente abili? 2) Rispetto alla vostra esperienza anche personale, quali sono i bisogni che
sono stati soddisfatti e quali quelli non soddisfatti o non presi in considerazione sulla diversabilità? 3) Pensando soprattutto al futuro, quali sono i bisogni legati alle diversabili-
tà? Quali le priorità secondo la vostra opinione?
Naturalmente lo spazio a disposizione non consente una illustrazione delle risposte e delle informazioni che ne sono emerse, possiamo però confermare che il contributo in termini di idee e proposte ha rappresentato un elemento di grande rilevanza ai fini della programmazione e dell’azione di governo della Società della Salute, l’assemblea del Consorzio SDS ha mantenuto l’impegno di aver inserito nella propria programmazione le priorità emerse dal percorso partecipativo.
173
LA FONDAZIONE POLIS, DOPO DI NOI
SDS FIORENTINA
NORD-OVEST
SOGGETTO PROMOTORE
Società della Salute Fiorentina Nord-Ovest PARTNER
Comuni di Calenzano, Campi Bisenzio, Fiesole, Lastra a Signa, Scandicci, Sesto Fiorentino, Signa, Vaglia. DESCRIZIONE
La Fondazione “POLIS, Patto di Cittadinanza per una Vita in Autonomia”, è stata costituita dalla Società della Salute e dagli otto comuni della Zona Fiorentina Nord Ovest (Scandicci, Lastra a Signa, Signa, Sesto Fiorentino, Calenzano, Campi Bisenzio, Fiesole, Vaglia) mossi dalla necessità di rafforzare le politiche volte ad assicurare all a persona con disabilità nuovi percorsi di vita, tesi a emanciparla dalla stretta dipendenza dalla famiglia, soprattutto in vista del momento in cui il nucleo familiare non è più in grado di occuparsene. La Fondazione nasce, infatti, il 27 giugno 2011, dopo una lunga e partecipata discussione iniziata nel 2007 che ha coinvolto le famiglie e le associazioni interessate con l’obiettivo di rappresentare la nuova frontiera dell’integrazione fra pubblico e privato dedicata alle persone disabili e alle loro famiglie. Riguardo al tema del “dopo di noi”, la Regione Toscana, con il Piano Integrato Socio-Sanitario 2007/2010, ha posto una particolare attenzione a questa tematica, dando impulso alla nascita di “fondazioni di partecipazione” costituite da soggetti pubblici e privati, con la proposta di un 174
modello di statuto realizzato con il contributo della scuola S. Anna di Pisa e successivamente rielaborato per la nostra fondazione con il concorso della Fondazione Devoto e dell’Avvocato Massimo Bigoni. La costituzione, decisa dai Comuni con la relativa dotazione economica e la conseguente maggioranza di componenti di parte pubblica nel CdA raccolse un’ampia maggioranza di pareri positivi degli stakeholder, ma non l’unanimità. Pertanto, nel suo momento costitutivo, la Fondazione POLIS è nata con un impegno forte delle Istituzioni a trasformare, trascorsa la prima fase di avvio, la composizione del consiglio di amministrazione dalla maggioranza di parte pubblica alla maggioranza di parte privata. Il completamento del Consiglio di Amministrazione è avvenuto il 25 febbraio 2012 attraverso i lavori delle assemblee dei soci partecipanti e dei soci fondatori. In ciascuna assemblea è stato eletto un rappresentante che a nome dei soci di riferimento è stato nominato nel consiglio di amministrazione della fondazione. Nell’anno 2012 sono state approvate modifiche statutarie. Nel giugno 2013 è stato rogato il nuovo statuto e nell’ottobre è stato nominato il nuovo CdA. ASPETTI GIURIDICI E ORGANIZZAZIONE INTERNA
La forma giuridica della fondazione consente dal punto di vista operativo di gestire i patrimoni necessari non solo alla promozione/realizzazione di progetti finalizzati all’integrazione e all’autonomia, ma anche alla costruzione o gestione di patrimoni immobiliari destinati al “dopo di noi”. La Fondazione Polis potrà gestire, da statuto, lasciti testamentari, donazioni e contratti di mantenimento, beni immobili e capitali da destinare alla cura e all’assistenza delle persone con disabilità e costituire in via accessoria e strumentale attività anche commerciali finalizzate al perseguimento degli scopi statutari. La Fondazione potrà: • stipulare ogni atto o contratto tra cui l’assunzione di prestiti e mutui, l’acquisto in proprietà o in diritto di superficie, di immobili e la stipula di convenzioni nell’ambito dell’oggetto statutario • amministrare i beni immobili a qualsiasi titolo acquisiti • ricevere lasciti, testamentari, donazioni, contratti di mantenimento, atti di destinazione e trust. La Società della Salute Fiorentina Nordovest condivide il modello proposto dai progetti avviati dalla Fondazione Polis quali opportunità offerte ai cittadini con disabilità nell’ambito delle politiche per il Dopo di Noi. Attualmente la Fondazione Polis è pienamente attiva attraverso numerosi progetti, tra i quali ad esempio il progetto “Casa Sarti” a Sesto a Sesto Fiorentino. 175
FACCIAMO CENTRO
SDS FIORENTINA
SUD-EST
SOGGETTO PROPONENTE E PARTNER
“Facciamo Centro” è un progetto che nasce con l’obiettivo di far interagire, al fine di un arricchimento reciproco, gli ospiti e gli operatori dei vari Centri di Socializzazione della Zona Fiorentina Sud-Est gestiti, su delega dei Comuni, dalla ASL 10 Sud Est. La voglia di aprirsi a spazi di scambio e conoscenza tra i Centri si è anche concretizzata e articolata nella realizzazione di altri momenti di apertura con il territorio. Nello specifico, con riferimento al progetto che si vuole raccontare di seguito, il soggetto proponente è stato il Centro di Socializzazione L’Abbraccio gestito dalla ASL 10 che si avvale della Misericordia di Tavarnelle Val Pesa. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con la Casa Famiglia Mejer (gestita dalla Misericordia di Tavarnelle) e della Scuola Materna. INTRODUZIONE
Il Centro di Socializzazione L’Abbraccio è un centro diurno, semiresidenziale ed è situato nel comune di Tavarnelle Val di Pesa. Ospita 12 persone con handicap grave, in uscita dall’obbligo scolastico. La struttura è autorizzata al funzionamento ed è accreditata secondo la normativa vigente. Nel Centro vengono espletate sia attività socio-educative, sia attività abilitativo-riabilitativo nell’ambito di un progetto individualizzato di intervento, globale ed unitario, nel quale i diversi approcci e le diverse professionalità concorrono, con la propria specificità, verso un obiettivo comune e coerente. 176
Le attività terapeutiche ed occupazionali, presenti nel Centro, costituiscono parte integrante ed azione di recupero e di riabilitazione, finalizzate al mantenimento e/o miglioramento dell’autonomia personale, della capacità relazionale e delle capacità emergenti e potenziali dei singoli utenti. Il progetto nasce dalla convinzione che la fiducia nei potenziali umani, la costruzione di una relazione paritaria tra le persone (disabili, operatori e volontari) sia alla base di una relazione affettiva che apre ogni essere umano alla comunicazione, con ogni forma di linguaggio o modalità espressiva. Alla base c’è la ricerca di un linguaggio universale comprensibile a grandi e piccoli. La scelta di utilizzare la fiaba come anello di congiunzione tra le due generazioni, è stata naturale. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con gli alunni, le insegnanti ed i genitori della scuola materna. I lavori si sono articolati, nei vari anni, tra laboratori che si prefiggevano l’obiettivo di condividere momenti di vita insieme, di attivare scambi di emozioni e percezioni, o con la finalità di mettere in scena una favola (es. Pinocchio, i Tre Porcellini) usata come spunto e pretesto per condividere un progetto, riconoscere le capacità di tutti (perché ognuno ha dato il proprio contributo con le proprie abilità per raggiungere lo stesso fine), apprezzare il risultato finale ma soprattutto riflettere e sensibilizzare le persone su argomenti quali la diversità e le diversità dei contesti familiari partendo, ad esempio dal tema proposto nella fiaba dei Tre Porcellini. La scelta di lavorare su quest’ultima storia è stata motivata dall’interesse delle maestre verso il tema della famiglia, già affrontato a scuola durante l’anno. In questa esperienza la collaborazione da parte dei bambini è stata molto attiva: loro stessi hanno portato il libro in modo da lavorare sulla stessa traccia ed hanno proposto come realizzare alcune scenografie ma soprattutto sono riusciti a coinvolgere anche i genitori. OBIETTIVO
L’obiettivo principe che sottostà a questo progetto si può ritrovare nella volontà di abbattere i tabù, gli stereotipi, la stigmatizzazione che purtroppo ancora oggi, nonostante gli enormi sforzi fatti, rilega la persona disabile in un “ghetto” contrapposto a quelle che sono tutte le realtà considerate “normali”. A seguito di ciò si creano paure false nei confronti del disabile. Paure che dipendono solo dalla non conoscenza e non da un reale bisogno di “difesa” (per questo “false”) ma che poi hanno delle ripercussioni importanti e vere sulle 177
persone disabili e sulla capacità delle persone di riconoscere le peculiarità altrui attribuendo a queste il valore positivo che si meritano. Educare i bambini ad interagire e a rapportarsi con il disabile in modo gioioso e giocoso permette di far superare le paure e dà quegli strumenti di conoscenza e capacità critica che serviranno per diventare un futuro cittadino adulto più sensibile. Per la realizzazione di questo progetto gli obiettivi sono stati: • il superamento delle resistenze da parte dei genitori attraverso il nostro “stare insieme”; • integrazione attraverso la rappresentazione della favola come linguaggio universale; • valorizzazione del tema della famiglia sulla base del modello vissuto in “Casa Famiglia”. L’obiettivo più caro è quello di dimostrare come i bambini, con molta naturalezza e spontaneità, si approcciano alla diversità a differenza degli adulti, condizionati dai nostri pregiudizi e paure. E’ grazie a questo che si può realizzare una vera integrazione. Il modello di famiglia che è stato voluto rappresentare con la favola dei Tre Porcellini è quello che realizza lo stile di vita della Casa Famiglia e di alcuni ospiti del Centro di Socializzazione, ovvero una famiglia allargata, una famiglia “diversa” dove tutte le persone che vi ruotano sono alla pari (abitanti, operatori, volontari, amici, parenti, ecc.), dove non ci sono gerarchie di ruoli ed ognuno è un punto di riferimento e di sostegno per l’altro. DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
Il lavoro è stato realizzato in collaborazione tra i disabili, gli operatori, i volontari che supportano il Centro di Socializzazione, i bambini, le maestre ed i genitori. I vari attori coinvolti hanno partecipato alle riunioni, alla realizzazione delle scenografie e alla realizzazione della storia. Per quanto riguarda la costruzione delle scenografie, grande impegno e tempo è stato dedicato alla scelta degli animali della fattoria, alla realizzazioni dei disegni e pannelli, alla selezione dei costumi e degli accessori ed infine alla divisione dei ruoli da interpretare. Gli operatori hanno lasciato ai ragazzi la libertà di scegliere quale personaggio interpretare e come esprimerlo. Ognuno ha avuto il piacere di personalizzarlo ed arricchirlo in base alle proprie modalità espressive. 178
LE SCENE SONO STATE SUDDIVISE IN 5 SPAZI ALL’INTERNO DEL CENTRO
I Scena: La fattoria. I bambini sono stati accolti nell’aia della fattoria ricreata nel salone centrale, con il laghetto delle papere, il pollaio con galline e pulcini, contornati da disegni raffiguranti la campagna e la vita contadina. I personaggi presenti nella fattoria erano: i tre porcellini con mamma porcella, il fattore e la fattoressa, la massaia intenta a preparare la merenda per i bambini per tutto il percorso. II Scena: la foresta e l’incontro con il lupo. Nel chiostro del Centro è stato ricreato la foresta dove i bambini hanno incontrato vari personaggi, il picchio che ha offerto loro degli strumenti musicali, il gufo; una serie di suoni cupi e tenebrosi hanno annunciato l’incontro con il lupo. I bambini hanno seguito un percorso prestabilito che li ha portati ad attraversare un tunnel, un fiume per poi ritrovarsi di fronte all’arrivo della sagoma del lupo. III Scena: casa di paglia. L’intera classe di bambini è stata suddivisa in tre gruppi corrispondenti alle tre case: l’attesa del lupo è stata vissuta con grande trepidazione ed entusiasmo, tanto è vero che i bambini sembravano impazziti di gioia. L’arrivo del lupo alla casa di paglia è stato preannunciato da “ululati” e questo ha creato una maggiore eccitazione. Dopo la distruzione della I casa tutto il gruppo a corsa si è trasferito verso la casa di legno. IV Scena: casa di legno. La stessa scena si è ripetuta per la casa di legno dove si è accentuata la tensione. V Scena: casa di mattoni. In un fluire di emozioni diverse i bambini si sono lasciati andare ad una catarsi finale fatta di urla, salti, paura e senso di vittoria per aver sconfitto il lupo. A conclusione del percorso i bambini hanno cercato il lupo correndo all’impazzata per il centro mentre il lupo compariva e scompariva dalle vetrate fuori al centro. A conclusione della drammatizzazione sono stati offerti ai bambini dolci e pasta fritta fatti espressamente durante la mattina dalla massaia e dalla fattoressa. Dopo è stato creato un cerchio nella sala e sono state cantate le canzoni dei Tre Porcellini per poi concludere con grande entusiasmo e voglia di rincontrarsi. RISULTATI RAGGIUNTI
A differenza della storia di Pinocchio messa in scena l’anno, i bambini non sono stati solo spettatori ma hanno collaborato alla realizzazione di alcune scenografie e questo ha intensificato ancora di più il legame che si è creato. Grande è stata la libertà con cui i bambini e gli ospiti del Centro di Socializzaizone e della Casa Famiglia sono entrati in sintonia, dando vita ad un 179
clima di festa e di vivacità che ha coinvolto tutti, tanto da motivarci a portare avanti questa collaborazione ormai consolidata. CONCLUSIONE
Il messaggio che questa favola ha lasciato è che certe resistenze da parte dei genitori dei bambini riscontrate nella preparazione di Pinocchio sono state superate: l’aver vissuto insieme questa esperienza ha contribuito a far capire il valore dell’integrazione e cooperazione con la diversità. Da questa esperienza si è consolidata la collaborazione con le scuole del territorio tanto che quest’ultime la inseriscono nella loro programmazione annuale. Questa esperienza, a seguito della quale si sono creati altri momenti di scambio e condivisione, ha la presunzione di aver stimolato la sensibilità delle persone e aver contribuito al porre al centro le capacità ed abilità che si trovano nelle diversità. Si auspica, infatti, che i bambini che hanno partecipano a queste esperienze, riescano a vedere da altri punti di vista il prossimo, anche quello diverso ma dal quale si può avere tanto in uno scambio di arricchimento reciproco. L’esperienza, all’interno del progetto Facciamo Centro, vuole essere di stimolo e riferimento perché anche altri Centri possano trarre spunto per creare reti di condivisione e collaborazione con le scuole per formare i bambini al rispetto, al riconoscimento delle peculiarità ed abilità in modo da superare quegli stereotipi, quei pregiudizi e paure che sono di ostacolo allo sviluppo di un convivere civile e proficuo.
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PROGETTO INDACO
TEATRO CON L’ALTRO SDS MUGELLO SOGGETTO PROMOTORE
Associazione Genitori Mugello Alto Mugello contro l’emarginazione Onlus SOGGETTI PARTNER
Società della Salute Mugello, Comune di Vicchio, Comune di Borgo San Lorenzo, Circolo Territoriale Vespignano, Auser Territoriale Firenze, Auser Toscana, Auser Nazionale, Auser Vicchio, Regione Toscana, Toscana fondazione spettacolo, Provincia di Firenze, CESVOT, Ente Cassa di Risparmio di Firenze, Associazione AVIS Mugello, Centro Documentazione don Lorenzo Milani e Scuola di Barbiana, Associazione Sport. Arcobaleno Circolo ARCI, Vicchio Folk Band, Università dell’età libera Mugello, Scuola secondaria di primo grado di Vicchio e Marradi e Scuola secondaria di secondo grado Borgo San Lorenzo. DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
Nel 1995 un gruppo di volontari dell’Associazione Genitori Mugello Alto Mugello contro l’emarginazione, attraverso lo strumento dell’espressione teatrale ha dato inizio a un percorso di integrazione tra normalità e disabilità, offrendo a persone diversamente abili un’occasione concreta di crescita comune. Nel 2003 il progetto è diventato più strutturato con un finanziamento del CESVOT, sulle problematiche che accomunano il vissuto delle persone portatrici di gravi disabilità: il senso di solitudine, separazione, carenza di strumenti e canali comunicativi, mancanza di una rete di relazioni che ne 182
supportino l’integrazione nella società. Appariva chiara la necessità di creare una rete di solidarietà in grado di dare voce e visibilità a chi vive un forte disagio ,offrendogli la possibilità di sviluppare capacità e linguaggi per essere ascoltato e considerato una risorsa per la comunità e non solo un problema a cui porre rimedio. Nasce così il Progetto INDACO - teatro con l’altro - che ha permesso la prima realizzazione dei laboratori teatrali. La sperimentazione ha costituito un percorso di crescita rivoluzionario e stupefacente per tutti, in cui le persone cosiddette “normali” hanno cominciato ad apprendere dalle persone diversamente abili nuove modalità relazionali e capacità comunicative, tenacia e motivazione nell’affrontare la sfida per il superamento di difficoltà, capacità creative, fantasia, ingegno, umorismo vitalità. Negli anni il progetto INDACO - teatro con l’altro - trasforma il TEATRO, presentando 4 diversi spettacoli a platee mugellane e fiorentine, in un mezzo per il riconoscimento della diversità che c’è in ogni essere umano, consentendo alle persone con difficoltà di carattere fisico, psichico e sociale di acquisire autonomia e di esprimersi con gioia, senza limiti di sorta. Attualmente il Progetto INDACO, inserito da diversi anni con un finanziamento nel Piano di zona della SdS Mugello, coinvolge 20 adolescenti e adulti con disabilità o grave disagio, provenienti da tutto il Mugello, oltre a circa 40 volontari stabili. La sua forza risiede, nella capacità di lavorare in “Rete” e attivare le risorse dalla Comunità Locale e non solo. Il nuovo spettacolo teatrale “Miracolosamente non ho smesso di sognare” è stato presentato per la prima volta nel 2014 al Teatro di Vicchio, messo a disposizione dal Comune. Nello spettacolo ciascuno dei partecipanti, esercitando la propria attività ha contribuito a costruire una realtà scenica che rivela una verità esistenziale libera da tutto ciò che è apparenza. L’esperienza maturata ha infatti dimostrato che l’espressione teatrale è effettivamente strumento di comunicazione d’elezione per dar voce alle persone portatrici di svantaggio, troppo spesso confinate nelle zone d’ombra della nostra società. Lo spettacolo rappresenta la fase finale di attività laboratoriali organizzate settimanalmente durante tutto l’anno, compreso il periodo estivo. FINALITÀ, OBIETTIVI SPECIFICI IL PROGETTO SI PROPONE DI RAGGIUNGERE I SEGUENTI OBIETTIVI: A) offrire alle persone svantaggiate, attraverso l’utilizzo delle tecniche te-
atrali e creative, uno strumento di conoscenza e scoperta di sé, di crescita individuale ed un potente canale di comunicazione con il mondo sociale. Il progetto si propone di articolare un percorso che permetterà agli utenti di sviluppare capacità relazionali, atteggiamenti e mentalità facilitanti una vita 183
sociale più completa ed in grado di cogliere tutte le opportunità presenti sul territorio, migliorare le loro capacità di autonomia, contrastare processi di emarginazione o autoemarginazione. Ci si attende che nel complesso questo lavoro possa migliorare la qualità della vita dei singoli e dei familiari; B) sviluppare un percorso di gruppo non ghettizzante, in cui volontari e per-
sone svantaggiate lavorino insieme e costruiscano relazioni significative, in nome dell’integrazione e della collaborazione fra soggetti aventi pari diritti e pari opportunità; C) sperimentare nuove modalità di intervento, basate su tecniche teatrali,
che riconoscano alle persone con disabilità specifiche competenze in ambito comunicativo e relazionale, tali da trasformarli, nel confronto con i cittadini, in attivatori di un processo di riflessione, consapevolezza, cambiamento e miglioramento della qualità dei rapporti interpersonali; D) garantire finalmente alle persone svantaggiate diritto di parola e parte-
cipazione alla vita pubblica, ampliando la loro possibilità di essere visibili e presenti, con orgoglio e dignità, nei luoghi e negli spazi che tradizionalmente sono monopolio delle persone normodotate;
E) ampliare la rete di sostegno e solidarietà fra associazioni, circoli ricre-
ativi, cooperative, Scuole e Enti Pubblici per la condivisione di linguaggi, esperienze, risorse umane, spazi per sedimentare forme di lavoro comune fra gli attori sociali della comunità locale, al fine di sostenere e valorizzare i cittadini portatori di svantaggio sociale;
F) rafforzare il ruolo delle associazioni di volontariato più attive nel territo-
rio, puntando al trasferimento delle competenze e dell’esperienza acquisita nella prima edizione del progetto, nell’ambito non solo artistico ed educativo, ma anche gestionale ed organizzativo. Mobilitare un maggiore numero di volontari, coinvolgendo la popolazione anziana, grazie alla collaborazione delle Associazioni AUSER Vicchio, e ASSOCIAZIONE territoriale AUSER Firenze, AVIS, Associazione documentazione Don Lorenzo Milani e scuola di Barbiana, CESVOT; G) promuovere la cultura dell’integrazione e dell’inclusione sociale, propo-
nendo al territorio spettacoli teatrali, performances e eventi di animazione espressiva realizzati dalle persone svantaggiate, ampliando l’opera di sen184
sibilizzazione alle problematiche ed ai vissuti delle persone appartenenti alle fasce deboli della società alla popolazione di tutta la Zona del Mugello e dell’Alto Mugello. VALORE INNOVATIVO DEL PROGETTO PER IL TERRITORIO CONSISTE: 1) nell’offrire occasioni di crescita, relazione e partecipazione ai cittadini
portatori di disabilità e svantaggio, con interventi che vogliono superare lo spirito meramente assistenziale che caratterizza le attuali politiche di intervento, che rispondono certamente a bisogni essenziali, ma lasciano al “diverso” solo spazi settoriali e ghettizzanti. Il “Teatro con l’Altro” vuole collocarsi in una prospettiva di empowerment della persona e della Comunità Locale, con la promozione delle risorse di ogni cittadino e favorendo in modo sostanziale il protagonismo dei soggetti a cui si rivolge. Attraverso la rappresentazione teatrale progettata, creata, realizzata attravero la forte rete costruita nel tempo. Il progetto permette loro di dar voce alle proprie istanze con linguaggi nuovi ed attiva modalità innovative di informazione, sensibilizzazione e comunicazione con la cittadinanza relativamente alle problematiche e alle difficoltà che quotidianamente i più deboli devono affrontare; 2) nel garantire finalmente alle persone svantaggiate diritto di parola e par-
tecipazione alla vita pubblica, ampliando la loro possibilità di essere visibili e presenti, con orgoglio e dignità, nei luoghi e negli spazi, i palcoscenici ed i teatri di tutto il Mugello, area fiorentina e regione Toscana, che tradizionalmente sono monopolio delle persone normodotate; 3) nella sperimentazione di un percorso collaborativo con le Scuole, finaliz-
zato a trasmettere alle giovani generazioni, attraverso la realizzazione degli spettacoli in ambito scolastico, con la diffusione di materiali formativi videoregistrati, i valori dell’accoglienza, dell’aiuto reciproco, della solidarietà e della diversità; 4) nel portare in luoghi informali (circoli ricreativi, centri giovani, impianti
sportivi) le performances elaborate all’interno dei laboratori;
5) nella trasferibilità di competenze professionali e/o sociali all’interno dei
contesti di lavoro e di vita delle persone coinvolte;
6) nell’ampliamento e nello sviluppo della rete di solidarietà fra gli attori
sociali della comunità locale creatasi per la realizzazione della precedente 185
edizione e nelle modalità partecipate di lavoro sperimentate fra tutti i soggetti, che fanno della co-progettazione, della condivisione di risorse, del reciproco sostegno e trasferimento di esperienze e competenze il loro punto di forza. Con il coinvolgimento di associazioni aventi sede in Comuni diversi, con la partecipazione di tutte le Scuole del Mugello e Alto Mugello, con l’adesione concreta dei Comuni e della stessa Società della Salute, il Progetto Indaco acquista rilevanza zonale, amplificando il proprio raggio d’azione e la propria opera culturale di sensibilizzazione e promozione del valore delle diverse abilità; nella sperimentazione di nuove metodologie di lavoro che valorizzano i saperi e il saper essere delle persone portatrici di svantaggi fisici, psichici e sociali, riconoscendo loro un ruolo importante nella promozione di valori umani (l’accoglienza, la vicinanza, la relazione, la solidarietà) che l’individualismo a cui spinge la società dei consumi ci porta a dimenticare. Gli sviluppi dell’esperienza Teatro con l’Altro hanno portato coloro che sono entrati in contatto con il Progetto a guardare al mondo delle persone diversamente abili e gravemente svantaggiate da una prospettiva nuova e diversa, come ad una fascia della popolazione in grado di educarci, a cui vale la pena di restituire orgoglio e dignità. ATTIVITÀ PREVISTE PER IL 2015
Laboratori teatrali attivi una volta la settimana per tutto l’anno. Nei mesi estivi attuazione di laboratori scene e costumi, oggettistica, fotografia, con mostra finale durante la manifestazione “fiera calda” di Vicchio. Sono previsti varie rappresentazioni da svolgersi nel Teatro Comunale di Vicchio, nei teatri del Mugello, Alto Mugello, Val di Sieve, in alcuni teatri nel Comune di Firenze (Teatro Puccini e Teatro Florida). Inoltre inizierà nel 2015 la rassegna regionale CESVOT. Nel corso dell’anno si preparerà materiale audio visivo fotografico che documenterà il lavoro di tutti i laboratori. I laboratori si susseguono ininterrottamente nel periodo gennaio-dicembre ogni mercoledì pomeriggio e sabato mattina. I laboratori estivi relativi alla realizzazione di tutto quello che serve per lo spettacolo teatrale: scene, costumi, e anche oggettistica per i mercatini che creano occasioni di ulteriore integrazione nel contesto sociale, si svolgeranno sia presso il circolo di Vespignano che presso idonea struttura nel centro del Comune di Vicchio, messa a disposizione da famiglia privata. Si prevede anche ulteriore collaborazione con il Festival della Salute mentale, Azienda Sanitaria di Firenze e SDS Mugello. 186
187
188
Fotografie Giovanni Toccafondi http://toccagio.wix.com/giovannitoccafondiph tutti i diritti riservati Š 2014 Referente del progetto Tiziana Lorini tel. 055.8448510; e-mail: tiziana.lorini@gmail.com 189
PENSAMI ADULTO
SCUOLA DI AUTONOMIA, IL PROGETTO APPARTAMENTO ZONA DISTRETTO EMPOLESE SOGGETTO PROMOTORE
Associazione Noi da Grandi SOGGETTI PARTNER
Cooperativa Colori INTRODUZIONE
Nel corso di questi anni le problematiche riguardanti le persone con disabilità hanno stimolato la necessità di ricercare soluzioni sempre più idonee che, per quanto possibile, evitassero il rischio di “istituzionalizzare” e la conseguente separazione di queste persone dai normali contesti di vita familiare e sociale. Molte esperienze, in questi anni, sono state avviate nel nostro paese che hanno dato risposte, sia sul tempo libero, sia sul residenziale, sui centri diurni e nell’ambito scolastico. L’obiettivo del progetto è quello di far vivere al soggetto disabile contesti normali di vita quotidiana “dentro” la comunita’ sociale e non “fuori”. Lo sforzo deve essere quello di coniugare in maniera intelligente le risposte professionali, economiche e familiari della nostra comunita’ locale. L’associazione “Noi da ...Grandi” nasce su iniziativa di un gruppo di genitori di ragazzi disabili che pensano al futuro dei propri figli e a coloro che sono rimasti soli e/o in condizioni di non autosufficienza; intende essere il pun190
to di riferimento di tutti i genitori che si preoccupano del futuro dei figli e intende intervenire in maniera efficace sul problema della residenzialità in alternativa alle strutture residenziali. Il progetto nasce dunque come risposta a questo grande bisogno di promuovere la vita autonoma ed indipendente delle persone disabili, pur nell’idea di un contesto semi-protetto determinato dalla presenza di figure professionali. L’obiettivo generale e’ quello di creare un ambiente confortevole, tranquillo, dove si sviluppano e potenziano le abilità che ogni ragazzo ha, dove poter invitare gli amici e dove ritrovare ed esprimere i propri ritmi e le proprie abitudini. OBIETTIVO
La scuola di autonomia mira a preparare i ragazzi con disabilità alla vita autonoma, nell’ottica del durante noi per il dopo di noi, come passaggio fondamentale per i ragazzi tra la vita in famiglia e la vita indipendente, ma che non sia solo legata alla perdita improvvisa della famiglia di origine ma come diritto inalienabile di ciascun individuo. L’OBIETTIVO DEL PROGETTO CONSISTE IN: • Offrire ai ragazzi opportunità ed esperienze di crescita personale all’inter-
no di una “casa” dove ognuno possa imparare ad effettuare le attività quotidiane come lavare i piatti, andare a comprare il pane, prepararsi e preparare gli indumenti ecc. nell’ottica di migliorare la qualità della vita. • Offrire alle famiglie “sollievo” per un fine settimana al mese. DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
Il progetto coinvolge 24 ragazzi con disabilità psicofisica e le loro famiglie. I 24 ragazzi si alternano in gruppi di 6, dal venerdì alla domenica, in un appartamento, seguiti da personale specializzato. Il giovedì è previsto un laboratorio di autonomia, progetto “Faccio io”, aperto dalle ore 16 alle ore 19, tenuto da un educatore e da personale volontario, incentrato sul saper comunicare, sull’uso del denaro e la fruizione dei servizi e sulla storia dei singoli partecipanti per l’acquisizione di una maggiore consapevolezza della propria condizione, conoscere i propri difetti, smontare tabù e allontanare eventuali sensi di colpa. Ad oggi il progetto viene realizzato in un appartamento di circa 160 mq, al secondo piano con ascensore, con tutti i requisiti della civile abitazione e con bagno e cucina attrezzati per le disabilità motorie. 191
RISULTATI RAGGIUNTI
Il progetto ha valorizzato e potenziato la relazione, la collaborazione con le famiglie e il lavoro di rete (qualsiasi intervento non può essere globalmente funzionale se non si inserisce e si appoggia alle varie risorse territoriali presenti, i servizi sociali, i comuni, la Asl). E’ stato tangibile il miglioramento di: • comunicazione verbale • comportamento stradale • orientamento • capacità di svolgere attività domestiche • autonomia nella svolgere attività domestiche • autonomie personali e sociali • uso del denaro • fruizione in negozi, servizi e mezzi di trasporto CONCLUSIONI
Il progetto nasce dall’idea che la vita autonoma non deve essere qualcosa che ci “capita”, che nasce da un’emergenza come la perdita dei genitori, ma un diritto di ogni cittadino … “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che (…) impediscono il pieno sviluppo della persona umana…” e mira ad evitare emarginazione e ghettizzazione al fine di far vivere alla persona disabile contesti normali di vita quotidiana “dentro” la comunità e non fuori. La volontà perseguita è quella di potenziare e replicare questa esperienza.
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SERVIZI RESIDENZIALI E SEMIRESIDENZIALI PER IL SOSTEGNO ALLA DOMICILIARITÀ SDS EMPOLESE SOGGETTI PROMOTORI E PARTNER
Unione dei Comuni Circondario Empolese Valdelsa SdS di Empoli Azienda Usl 11 Empoli INTRODUZIONE
Il territorio della SdS di Empoli è dotato di un numero di strutture, residenziali e semiresidenziali, a gestione diretta, molto alto, come di seguito indicato, per un totale di 33 posti residenziali e 200 posti diurno. Il numero di cittadini disabili presi in carico è superiore al numero dei posti in quanto la frequenza flessibile permette di inserire più utenti, pur rispettando il numero giornaliero di posti previsto dall’accreditamento. n. posti
strutture residenziali disabili sds di empoli
comune
comunità alloggio protetta “villa fucini"
empoli
10
rsd la ginestra
castelfiorentino
20
posti residenziali per l'emergenza
empoli/castelfiorentino tot.
3 33 n. posti
strutture semiresidenziali disabili sds di empoli
comune
diurno cerbaiola
empoli
50
empoli
23
montelupo f.no
18
diurno educazione motoria
“san
rocco”
diurno arco in cielo camaioni
193
diurno il girasole
cerreto guidi
20
diurno la ginestra
castelfiorentino
20
diurno villa balli
castelfiorentino
23
diurno papiro
certaldo
25
diurno casa di vesntignano
fucecchio
21
tot.
200
La Casa di Ventignano è un centro diurno sperimentale per minori e giovani adulti con diagnosi di autismo nell’ambito dei percorsi di abilitazione–riabilitazione del Dipartimento Salute Mentale. SERVIZI DISABILITÀ
FUCECCHIO: 1X + 1X + 1X + 1X CERRETO GUIDI: 1X + 1X + 1X VINCI: 1X + 1X CAPRAIA E LIMITE: 1X + 1X MONTELUPO: 1X + 1X + 1X EMPOLI: 1X + 1X + 2X + 3X + 1X + 1X MONTESPERTOLI: 1X + 1X + 1X CASTELFIORENTINO: 1X + 1X + 2X + 2X + 1X CERTALDO: 1X + 1X + 1X + 1X MONTAIONE: 1X + 1X + 2X GAMBASSI TERME: 1X + 1X + 1X
OBIETTIVO
+ 1X
La rete di strutture residenziali e semiresidenziali del territorio ha obiettivi plurimi. Accanto all’obiettivo di supporto e integrazione della famiglia si sviluppano due direttrici di attività, una sulla abilitazione e socio - riabilitazione delle persone inserite, l’altra sulla valorizzazione delle capacità residue e rappresentazione del ruolo sociale. 194
L’obiettivo perseguito attraverso la rete dei centri ed alla modalità in cui vengono strutturati gli inserimenti in tali strutture, consiste in: • offrire alle persone disabili esperienze di abilitazione, riabilitazione sociale e
percorsi personalizzati finalizzati al recupero e mantenimento delle autonomie residue, che si realizzano concretamente nella produzione di oggetti artistici; • promuovere il valore sociale delle produzioni realizzate nei laboratori e
l’immagine sociale che ne deriva attraverso la diffusione di queste sul territorio, sia negli oggetti che nelle rappresentazioni artistiche; • offrire sostegno e sollievo alle famiglie con modalità diverse, modulate
sulla gravità della disabilità e sulla rete familiare;
• garantire tutela assistenziale nelle disabilità gravi. DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
Gli inserimenti nelle strutture, anche in quelle residenziali, è organizzata in modo da sostenere le famiglie e promuovere la domiciliarità, attraverso progetti individualizzati con inserimenti residenziali temporanei, per alcuni giorni alla settimana o al mese, con una forte integrazione con i centri diurni e le attività di laboratorio (teatro, ceramica, agricoltura, mosaico, filmati, decoupage, falegnameria, stamperia, collage, recupero oggetti da restaurare) e attraverso un raccordo con il progetto del “Tempo Libero”. Vista la filosofia dell’intervento sui centri diurni e l’orientamento alla promozione delle autonomia, la SdS di Empoli intende promuovere progetti di laboratori protetti con la collaborazione di privato o privato sociale attraverso strumenti di pianificazione del territorio prevedendo un accompagnamento in autonomia con la collaborazione delle associazioni e con piano imprenditoriale di minima proporre la realizzazione di laboratori aperti al territorio collegati con percorsi di inserimento lavorativo per persone svantaggiate. RISULTATI RAGGIUNTI
La rete dei servizi residenziali e semiresidenziali sopra descritta riesce a garantire una buona presa in carico: nell’arco dell’anno 2013 risultano inserite 220 persone disabili nei centri diurni (di cui 26 nella Casa di Ventignano) e 78 in strutture residenziali. La modalità di inserimento flessibile (part-time verticale e orizzontale) permette, infatti, di offrire servizi nell’arco della giornata per i diurni e della settimana e del mese per i residenziali a più persone, 195
utilizzando i posti accreditati in modo ottimale, evitando il più possibile, quando le condizioni familiari lo permettono, l’istituzionalizzazione, con l’obiettivo principale di sostenere la domiciliarità. Grazie a questa modalità di gestione la SdS di Empoli non ha lista di attesa. CONCLUSIONI
Con la progettazione dei laboratori protetti ci auguriamo di poter aggiungere un tassello mancante alla rete dei servizi per la disabilità, ritenendo che la promozione dell’autonomia lavorativa, laddove possibile, sia un elemento fondamentale che mira ad evitare emarginazione e ghettizzazione al fine di far vivere alla persona disabile contesti normali di vita quotidiana “dentro” la comunità e non fuori.
196
I SUONATORI DI BREMA, AMICI DI SEMPRE, SEMPLICEMENTE INSIEME SDS VALDARNO INFERIORE PREMESSA
Azione “contenimento del disagio”, attività finalizzate alla socializzazione e al raggiungimento di un’autonomia personale, mediante l’utilizzo e la gestione di strumenti della vita quotidiana all’interno della dimensione di gruppo. SOGGETTO PROMOTORE
Società della Salute Valdarno Inferiore in collaborazione con la cooperativa La Pietra d’Angolo (Consorzio CO&SO), gestore dell’appalto di assistenza domiciliare; la Cooperativa Elfo (Consorzio Metropoli), gestore dell’appalto di assistenza educativa domiciliare; l’associazione famiglie H., che raccoglie genitori di ragazzi con disabilità e l’Auser territoriale Valdarno Inferiore. INTRODUZIONE
Negli anni la società ci ha dimostrato come il problema dell’aumento delle persone sole si accompagna spesso a una serie di problemi sociali e sanitari a cui un welfare sociale attento deve saper fronteggiare e gestire. Oggi, una fascia sempre più significativa di popolazione, potendo contare sempre meno sulle reti familiari, amicali e lavorative, un tempo fattori di garanzia sociale, è impreparata ai cambiamenti a cui si trova far fronte, molto più che nel passato, e quindi esposta a situazioni di rischio e vulnerabilità sociale soprattutto nelle situazioni di disabilità e di mancanza di familiari di riferimento. Fare la spesa, pagare una bolletta, comprare il giornale, prendersi cura del proprio corpo e del proprio benessere, prendere l’autobus, ecc. sono ambiti, 197
relazioni, usi di oggetti che una persona vive tutti i giorni e nei quali trova il senso della propria esistenza. Il vivere quotidiano diventa il piano in cui si misura la “qualità’ della vita”. La vita quotidiana deve essere il luogo di risposta ai propri bisogni Il Servizio Sociale della SdS Valdarno Inferiore ha quindi avviato una riflessione sulle modalità più opportune con le quali sostenere persone sole con handicap medio lievi o che vivono in famiglie fragili, non solo adulti ma anche adolescenti e giovani adulti, senza cadere nella trappola dell’assistenzialismo e del paternalismo, ma dando invece opportunità a chi non è in grado di far sentire la propria voce. Questo perché sul territorio sono presenti una serie di servizi rivolti a soggetti con handicap grave (Centri Diurni, strutture residenziali, Progetto Vita indipendente, progetto Home Care Premium oltre ai servizi di supporto domiciliari, educativi, specialistica scolastica, trasporti sociali etc) ma poco è organizzato e attivo per i soggetti in situazione di disabilità medio lieve soli o con situazione di marginalità sociale e familiare (sia adulti che adolescenti). La solitudine è una condizione molto diffusa; quindi la proposta di attività di socializzazione, a sostegno di interventi individualizzati, può, a nostro avviso, sostenere queste persone nella riorganizzazione e riproduzione di legami relazionali significativi dove i propri sogni e le proprie aspettative possono essere rimessi in gioco nella comunità in cui vivono, con i propri amici, compagni di scuola etc. Il gruppo diventa quindi il passaggio dalla sfera individuale a quella collettiva non solo negli aspetti di disagio e solitudine ma soprattutto nella condivisone-ricerca di una nuova dimensione del vivere quotidiano. La scommessa è stata dunque quella di creare uno spazio che agisca non nella logica di un servizio che seleziona i bisogni ma nell’accoglienza, ricercaazione delle necessità di far sentire importante dei cittadini, dei ragazzi delle donne che troppo spesso si sentono di serie “B”, e che invece diventano i primi attori dello spazio comune legato dalla condivisione di un progetto. LE FINALITÀ
Le finalità del progetto sono quelle di prendere in carico alcuni cittadini adulti e adolescenti disabili in carico al Servizio sociale e: • Attivare processi di cambiamento che possano far emergere in ognuno la capacità e le competenze per poter affrontare i propri disagi quotidiani e migliorare le modalità con le quali affrontarli, anche insieme ad altri, con il sostegno degli operatori domiciliari, di educatori, e di volontari del servizio civile. 198
• Osservare le dinamiche relazionali di questi cittadini che conosciuti solo
in ambiente domiciliare, possono riservare delle sorprese nel momento in cui si ritrovano in ambienti diversi e con altre persone. Questo alla luce delle loro spesso fragilità nelle relazioni, delle loro paure ad uscire in ambienti nuovi ecc. • Animazione non solo come attività ma anche e soprattutto come stile relazionale e metodologico. GLI OBIETTIVI DEL PROGETTO • Facilitare le relazioni, creando opportunità di incontro affinché le persone su-
perino la dimensione di piccole isole solitarie e si costituiscano “in arcipelago”. • Favorire l’espressione della personalità, stimolando l’espressività, creando occasioni e rimettendo in primo piano le loro competenze. • Scoprire e riscoprire la dimensione creativa, tutti noi abbiamo bisogno di produrre il proprio segno creativo per riaffermare il sé. • Usare il tempo , ovvero si tratta di vivere il tempo con la consapevolezza di agire nel quotidiano, assaporando il significato dei propri vissuti e concedendosi alternative sulle quali operare scelte, definire progetti; non si tratta, di contro, di occupare o riempire il tempo immersi in una dimensione di passività dove tutto quel che accade è accettato con indifferenza. • Essere strumenti di proposta per la comunità e per l’amministrazione. • Sperimentare il mix di competenze e saperi di educatori, domiciliari e volontari del servizio civile in modo da riuscire a mettere in capo una nuova formula in grado di soddisfare esigenze educative, di accoglienza di divertimento di prevenzione del benessere ecc. LA METODOLOGIA UTILIZZATA • Essere accoglienti permettendo alle persone di potersi ritrovare e ricono-
scere all’interno del progetto. • Individuare spazi, luoghi dove i cittadini si sentano a loro agio, dove chi frequenta deve avere la sensazione di sentirsi a casa propria. • Chiacchierare, parlare, ascoltarsi, attraverso relazioni non asettiche ma capaci di trasmettere interesse e partecipazione, voglia di comunicare e di fare insieme; attraverso gli incontri in sede, e poi in un secondo momento con uscite sul territorio, il gruppo diventa il soggetto della relazione educativa attraverso la relazione, il gioco, la cura dell’ambiente e delle persone. STRUMENTI UTILIZZATI • Ogni attività viene ripresa tramite una documentazione fotografica e fil-
mata per aiutare a ripercorrere la strada fatta e le esperienze messe in campo. 199
• Sono organizzati momenti di uscite sul territorio, pranzi, visite guidate. • Ogni singolo partecipante viene contattato telefonicamente o direttamen-
te tramite gli operatori domiciliari o l’assistente sociale di riferimento. E’ garantito un servizio di trasporto presso la sede o il luogo preventivamente deciso nella programmazione. OPERATORI COINVOLTI • Servizio Sociale Professionale • Educatrici professionali • Assistenti domiciliari • Servizio civile volontario • Volontari Associazioni LUOGO SEDE E DATA E TEMPI
Il progetto si realizza nel territorio dei quattro comuni del Valdarno Inferiore (San Miniato, Castelfranco di Sotto, Montopoli, Santa Croce) e si svolge presso il centro Vocintransito di San Miniato e il centro Liberaetà di Castelfranco di Sotto. Il progetto prosegue in continuità da circa 3 anni. IL PROGETTO SI REALIZZA ATTRAVERSO: • un incontro settimanale pomeridiano, dalle 16,00 alle 18,30 per il gruppo degli adulti • un incontro di piccolo gruppo dalle 17,00 alle 19,00 per il gruppo dei giovani adulti • due incontri settimanali dalle 15,00 alle 18,30 per il gruppo di adolescenti • gite e uscite organizzate in base ai partecipanti attività.
200
DESTINATARI • Adulti con disabilità medio-lieve e senza gravi problemi di deambulazione; • Adolescenti con disabilità medio-lieve senza problemi di deambulazione. INDICATORI DI RISULTATO • La presenza dei cittadini agli incontri. • Il grado di soddisfazione del gruppo all’attività somministrata tramite
momenti di brainstorming. • Risultati individuali di messa in gioco di ogni persona. • Minori casi di isolamento e solitudine. • Diminuire la loro fragilità nelle relazioni. • Aumento del loro benessere psicofisico. • Aumento della capacità di fare gruppo tra di loro. CONCLUSIONI
L’esperienza legata alla partecipazione di un piccolo gruppo può diventare un “sperimentazione” per altre esperienze di gruppo per soggetti adulti svantaggiati o con difficoltà di pari opportunità sul territorio. Sicuramente c’è bisogno da parte del Servizio sociale una maggiore lettura del territorio 201
per comprendere ed organizzare nuovi tipi di risposta a nuove esigenze della cittadinanza nell’ottica del lavoro di comunità. La produzione di progetti che basano i propri fondamenti su relazioni e legami sociali significativi rappresenta, quindi, una sfida in un ambiente che spesso è disgregante e frammentario ma che se ricomposto può diventare un terreno di incontro e crescita di uomini, donne e bambini in una società fatta di persone e di vite condivise. Il rischio è quello di mettere insieme persone che spesso sono emarginate dalla famiglia, dal gruppo dei pari e dalla società e che quindi hanno grandi difficoltà relazionali e affettive. Bisogna tenere un buon equilibrio nel gruppo in modo da rispettare la sfera privata e di contatto fisico che ciascuno di questi cittadini richiede in una realtà che spesso li mette difronte a sfide e richieste per loro impossibili da soddisfare.
202
PROGETTO IDEAS IN VERSILIA
ASL 12 DELLA VERSILIA PREMESSE
Il progetto “IDEAS” è nato dalla forte sinergia tra la Cooperativa Kaleidoscopio e l’Associazione Semplice…mente Genitori Onlus, grazie anche alla collaborazione del Servizio di Neuropsichiatria Infantile dell’ASL 12 Versilia. Questi diversi attori sociali sono stati capaci di coadiuvare le richieste provenienti dalle famiglie e dalle Associazioni locali, relativamente alla necessità di strutturare interventi mirati riabilitativi rivolti a bambini e adolescenti affetti da Disturbi dello Spettro Autistico ad alto e basso funzionamento e Sindrome di Asperger. L’idea è quindi successivamente diventata dialogo, il dialogo scambio, lo scambio progetto e il progetto ricerca per ulteriori approfondimenti. La Cooperativa Kaleidoscopio è quindi riuscita insieme all’Associazione Semplicemente Genitori a creare un gruppo di lavoro sull’autismo composto da educatori esperti nell’ambito delle disabilità neuropsichiche, sotto il coordinamento del Dott.re Solari, dell’Università di Genova. Da qui hanno preso vita una serie di interventi terapeutico-riabiliattivi piloti a carattere sperimentale finalizzati al raggiungimento di un miglioramento delle capacità espressive e comunicative di bambini e ragazzi con diagnosi di Autismo agendo proprio in quelle aree di sviluppo che sono spesso compromesse da questo tipo di disabilità: abilità sociali, riconoscimento delle modalità espressive non verbali, capacità di interagire a diversi livelli comunicativi e capacità di esprimere i propri stati interni (emozioni, sentimenti, bisogni ecc). 203
INTERVENTO DRAMMATICO ESPRESSIVO PER BAMBINI E RAGAZZI AD ALTO FUNZIONAMENTO
Il primo intervento (Intervento Drammatico Espressivo Asperger’s Syndrome) si è svolto a Viareggio da novembre 2012 a giugno 2013, presso la sede della Cooperativa Kaleidoscopio. Si è trattato della prima esperienza di adattamento della terapia socio – drammatica di Lerner (SDARI , 2011) a bambini appartenenti a questa fascia di età (7-11 anni) per cui si è deciso di applicare uno strumento di controllo atto a verificare l’efficacia dell’intervento relativamente ai “comportamenti problema” rilevati inizialmente nei soggetti partecipanti. L’intervento terapeutico, della durata di 7 mesi, si è strutturato in 2 incontri mensili di 1 ora e mezzo ciascuno, per ogni gruppo, per un totale di 14 incontri. Tutti gli incontri sono stati videoregistrati col consenso dei genitori, a scopi scientifici di studio. I soggetti coinvolti nel progetto pilota sono stati 9 bambini di età compresa tra i 7 e i 10 anni: 5 bambini con Disturbo dello Spettro Autistico ad Alto Funzionamento, 1 bambino con Disturbo di Iperattività e 3 bambini normodotati. L’azione terapeutica intrapresa fa riferimento all’ Intervento Affettivo Relazionale di Socio-Dramma (Lerner e collaboratori) pubblicato nel 2012 sulla rivista “Autismo e disturbi dello sviluppo” (Ed.Erickson). In tale articolo, gli autori presentano una esperienza condotta con ragazzi con Sindrome di Asperger e con un gruppo di controllo, secondo il Modello del Teatro dell’Improvvisazione. I risultati della ricerca dimostrano chiaramente l’efficacia di questo modello di psicoterapia. Per questo è stata adattata (Solari e Macchiavelli , 2012) tale metodologia anche a soggetti italiani, con le dovute variazioni per i più piccoli. Lo strumento utilizzato è stato la SRS (Social Responsiveness Scale), una scala che misura il comportamento sociale, elaborata da John N. Constantino e Christian P. Gruber nel 2005 e adattata alla popolazione italiana nel 2010 (Giunti - OS, Editore – Firenze). Si tratta di uno strumento ampiamente sperimentato, opportunamente validato per l’Italia, che permette di rilevare dati relativamente a 5 sottoscale: consapevolezza sociale, cognizione sociale, comunicazione sociale, motivazione sociale e manierismi autistici. Con questo strumento è stato quindi possibile rilevare il livello evolutivo di ogni soggetto. Infatti i genitori dei bambini coinvolti nel programma hanno compilato il questionario in questione a inizio e fine trattamento, in modo da poter verificare i possibili cambiamenti e la loro consistenza. Dall’analisi dei dati è emerso un miglioramento nelle competenze sociali su tutte e cinque le scale e in tutti i soggetti del campione, risultato altamente 204
positivo considerata la brevità dell’intervento. Gli stessi genitori hanno riferito di aver percepito quei miglioramenti ottenuti dal trattamento e rilevati con il questionario. Un secondo Progetto di Interventi Drammatico Espressivi per bambini con Disturbo dello Spettro Autistico ad Alto Funzionamento (IDEAS) è stato realizzato nel periodo compreso tra il dicembre 2013 e giugno 2014 ed ha riguardato 5 bambini con Disturbo dello Spettro Autistico ad Alto Funzionamento. Questi hanno partecipato a 14 incontri di 2 ore ciascuno. Anche in questo caso, gli esiti sono stati valutati attraverso i risultati dei Questionari SRS. In questo caso i miglioramenti socio – relazionali sono avvenuti in maniera ancora più omogenea della prima volta. Questi progetti, con gli esiti definiti in maniera scientifica, sono stati presentati anche al Congresso Internazionale di Rimini , nel novembre 2014, organizzato dal Centro Studi Erickson. Inoltre stanno per essere pubblicati dalla Rivista “Autismo e disturbi dello sviluppo”, edizioni Erickson, numero 1 – 2015, nel settore “Ricerche Italiane”. Un terzo Progetto IDEAS per ragazzi con Disturbi dello Spettro Autistico ad Alto Funzionamento avrà inizio nel mese di gennaio 2015. Riguarderà 6 ragazzi di età compresa tra i 10 ed i 13 anni e si svolgerà per sei mesi , fino a giugno 2015, per 2 incontri mensili. Gli esiti saranno valutati sempre attraverso i questionari SRS, ma anche con test di personalità e grazie al raffronto con il gruppo di controllo, al fine di realizzare una ricerca scientifica strutturata in maniera completa. Intervento per lo sviluppo delle abilità socio-cognitive e di autonomia per adolescenti con Disturbi dello Spettro Autistico e dello Sviluppo (Basso Funzionamento) Nell’estate del 2014 ha preso avvio la terza sperimentazione, che ha visto coinvolti ragazzi di età compresa tra i 14 e i 18 anni con Disturbo dello Spettro Autistico e dello Sviluppo a Basso Funzionamento con livelli intellettivi inferiori alla norma. La sperimentazione , della durata di 11 settimane, dal 10 giugno al 31 agosto 2014, è stato realizzato con l’intento di verificare le reali esigenze socio – cognitive dei cinque ragazzi e di sperimentare talune metodiche specifiche ed individualizzate di trattamento. Ciò al fine di predisporre, per loro, un successivo progetto analitico di intervento. Sono stati effettuati 205
22 incontri di 1ora e mezzo ciascuno, durante i quali i ragazzi hanno svolto attività socio – cognitive, di autonomia ed abilitative, definite sulla base delle reali esigenze e possibilità dei soggetti partecipanti, in riferimento ai rilievi attuati (colloqui coi genitori e verifiche coi ragazzi), nonché verifiche in itinere, cosi da precisare progetti strutturati per obiettivi integrati. I risultati della sperimentazione hanno quindi permesso di strutturare un intervento, attualmente in corso, con cadenza bisettimanale, finalizzato a migliorare le rispettive competenze socio – cognitive e di autonomia (individuate per ogni ragazzo), attraverso attività espressive, grafiche, rappresentative e con l’utilizzo della comunicazione aumentativa, secondo i più recenti metodi cognitivocomportamentali. Gli esiti verranno valutati con appositi strumenti di verifica e presentati alla Comunità Scientifica. L’intervento si è inserito in una più ampia progettualità che ha riguardato una serie di programmi terapeutici, in parte già avviati come quello Drammatico Espressivo e in gran parte da avviare, al fine di rispondere alle esigenze delle persone con Disturbo dello Spettro Autistico e delle loro famiglie residenti nel territorio della Versilia.
206
PROGETTO SPORTHABILE LO SPORT PER TUTTE LE ABILITÀ REGIONE TOSCANA PREMESSE
Finalmente dopo tanto combattere anche in Italia lo sport per disabili è arrivato ad un livello di considerazione analogo a quello delle altre nazioni importanti. E finalmente si è capito che la pratica sportiva oltre ad essere uno dei migliori veicoli di riabilitazione fisica e funzionale, è anche uno strumento di inclusione eccezionale, capace di indurre il disabile ad affrontare la vita di relazione. Fare sport, in molti casi, significa ritrovare il proprio protagonismo. E pensare che proprio a Roma nel 1960 in occasione delle Olimpiadi Estive, per la prima volta in coda ad esse, fu organizzato un evento internazionale, in cui atleti disabili fisici di 23 nazioni da tutto il mondo, cimentandosi in 8 discipline sportive e, con l’ausilio di rudimentali carrozzine da agonismo, dettero il via alle Paralimpiadi. Dopo quella esperienza, dalle fusioni di alcune Associazioni Sportive per Disabili, presenti ed attive sul territorio nazionale, nacque prima la F.I.S.Ha. (Federazione Italiana Sport Handicappati), poi la F.I.S.D. (Federazione Italiana Sport Disabili) che per la prima volta, sotto la presidenza del prof. Antonio Vernole, raggruppò tutti i portatori di handicap, fisici (paraplegici, tetraplegici, poliomielitici e amputati), sensoriali (sordi e ciechi) e mentali (cerebrolesi, down, intellettivi), infine il C.I.P. Comitato Italiano Paralimpico, una sorta di CONI per disabili, con tutte le varie Federazioni Olimpiche e Paralimpiche affiliate e con vari Enti di Promozione ed Associazioni Benemerite riconosciute. Un organizzazione esemplare, che ci viene studiata 208
a livello internazionale, e che ha portato risultati strabilianti di gestione ed organizzazione, consentendo, attraverso gli organi territoriali periferici, di ottenere risultati importanti per la popolazione disabile. Cip Toscana ha conosciuto in questi ultimi anni una rinnovata operatività, a da una operosa collaborazione con Regione Toscana e Coni Regionale è nato il “Progetto SportHabile”, un progetto approvato anche dalla F.A.N.D. (Federazione delle Associazioni Nazionali Disabili) e dalla F.I.S.H. (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). AZIONI
Fatte queste dovute premesse, è fondamentale capire che il fenomeno dello sport per disabili è un fenomeno talmente complesso che non può essere affrontato se non a 360°. Solo così si potrà crescere veramente e mettere in essere tutte le azioni possibili affinché, con il sostegno delle Istituzioni in generale e dell’Ente Regione in particolare, si possano diffondere in modo significativo tutti i benefici derivanti dal portare i disabili alla pratica sportiva, ma prevenendo i fenomeni che sovente gravitano attorno alla disabilità, dall’improvvisazione all’incompetenza, fino talvolta, anche a un vero e proprio malcostume. SportHabile nasce per creare Centri di Avviamento allo Sport Paralimpico aperti ai disabili, regolamentando un processo che consenta a tutti di avvicinarsi al mondo dello sport con il giusto approccio e la giusta competenza, ottenendo magari anche finanziamenti pubblici, che però siano controllati e verificati nella loro destinazione ed utilizzo. Inoltre la creazione di un Albo Regionale SportHabile consentirà a Cip e Coni di verificare in primis la presenza dei requisiti necessari e in secundis di monitorare continuamente quelle strutture, per verificare che non vi siano modificazioni né nell’atteggiamento di accoglienza né nei servizi offerti. L’iscrizione in questo Albo sarà dunque la garanzia che le cose siano fatte veramente per bene e che il disabile sia al centro di un processo di cui lo sport è in fondo solo l’innesco. L’auspicio è che tutti coloro i quali mettono risorse a disposizione della disabilità, tengano conto di questo Albo e che prima di investire del denaro, specialmente se pubblico, si assicurino che i destinatari delle risorse siano soggetti iscritti all’Albo Regionale SportHabile. CENTRI SPORTHABILE
I criteri per richiedere l’attivazione di un Centro sono solo 5 e molto semplici: A) le strutture devono essere totalmente accessibili (impianti, servizi e spogliatoi) e privi di barriere architettoniche e sensoriali in funzione della disabilità prescelta, 209
B) occorre avere nelle vicinanze uno o più parcheggi riservati, C) poter offrire un istruttore qualificato in grado di assistere i neo-sportivi
almeno per uno start-up iniziale, D) fornire gratuitamente, laddove serve, l’attrezzatura necessaria per poter provare quella disciplina sportiva (carrozzine speciali, attrezzatura tecnica ecc.), e) offrire una o più prove gratuite delle disciplina sportiva. I tecnici incaricati di CIP e CONI effettueranno i sopralluoghi necessari per verificare la presenza di tutti i requisiti richiesti per il tipo di disabilità prescelta. Ogni Centro infatti può decidere di aprirsi ad una o più disabilità (fisica, sensoriale e intellettivo-relazionale) e dotarsi degli strumenti necessari a quel tipo di menomazione. E’ possibile rivolgersi anche a più disabilità, ma in quel caso dovranno essere attivati gli adattamenti conseguenti soprattutto in termini di barriere architettoniche. I tecnici incaricati, grazie ad una scheda molto dettagliata predisposta in collaborazione con il C.R.I.D. Regionale, redigeranno un resoconto che va molto oltre alla verifica dei semplici requisiti richiesti da SportHabile, in modo da avviare così un censimento dettagliato sia delle strutture degli impianti sportivi che della porzione di città circostante, arrivando ad indagare anche se la struttura sia servita pubblicamente e, eventualmente, come si configuri e si espleti il servizio in essere. Una volta riconosciuta la presenza dei cinque requisiti, il Centro può essere iscritto all’Albo Regionale SportHabile a cura di CIP Toscana e ricevere la targa con il proprio numero di registrazione nell’Albo. Grazie al riconoscimento sarà possibile fare richieste economiche specifiche all’Ufficio Sport della Regione Toscana chiedendo contributi per l’acquisto dell’attrezzatura necessaria alla pratica della disciplina sportiva in essere in quella struttura specifica. L’intervento dovrà essere rendicontato e non potrà essere per effettuare l’abbattimento delle barriere architettoniche che è invece di competenza dei proprietari della struttura dove si trova il Centro. La scheda di rilevazione corredata da alcune foto sarà inserita nell’apposito sito dove tutti gli utenti, grazie a semplici domande scisse le une dalle altre (sport interessato, quale disabilità e quale provincia) potranno trovare la struttura a loro più vicina o più congeniale e valutarla dettagliatamente stando comodamente seduti di fronte el proprio computer (www.sporthabile.it). SERVIZI AGGIUNTIVI DEL PROGETTO SPORTHABILE
Tutto questo lavoro non avrebbe senso se non riuscissimo a dargli lo sbocco adeguato informando i portatori di handicap dell’opportunità che questo 210
progetto offre per la pratica sportiva. Per questo viene fatto anche un lavoro capillare di Informazione svolto nei 18 “Sportelli InformHabile” che CIP Toscana, in collaborazione con svariati Enti, ha sparso un po’ per tutta la Regione. In particolare ve ne sono all’interno degli uffici INAIL di Firenze, Prato, Lucca, Viareggio, Pisa, Livorno, Carrara, Aulla, Grosseto (in apertura Arezzo, Piombino e Pontedera), nelle strutture riabilitative dell’Unità Spinale di Firenze e del Centro Riabilitazione Motoria di Volterra (in apertura a Villa Il Sorriso a Firenze), in alcune associazioni di categoria (ANMIC Pistoia, APICI Montecarlo, Porcari, Villa Basilica, Altopascio), all’URP di Prato (in apertura anche a Massa), nell’Università di Siena (in apertura anche a Pisa). In questi sportelli oltre ad avere tutte le informazioni relative ai Centri SportHabile, è possibile avere anche materiale divulgativo e informativo sull’attività di CIP Toscana. Naturalmente l’attivazione di numerosi Centri ha creato una domanda di formazione da parte di coloro che in concreto relazioneranno poi con i disabili. Il CIP Toscana anche con la stretta collaborazione della Scuola dello Sport del CONI Regionale e dell’Università degli Studi di Firenze (Facoltà di Scienze Motorie) ha così avviato i svariati “Corsi FormHabile” aprendosi su quattro fronti : il primo di formazione dei formatori dei docenti sportivi (Scuola dello Sport del CONI), il secondo direttamente dei docenti sportivi (delle Associazioni e Federazioni Sportive), il terzo dei docenti scolastici o dei futuri tali (MIUR e Università di Firenze), il quarto di Enti Specifici (in particolare INAIL Regionale per gli assistenti sociali, gli infermieri ed i medici). In sostanza tutti coloro i quali decidono di (o devono) confrontarsi a vario livello con il mondo della disabilità possono avere da questi corsi grande giovamento, perché spesso molti di questi soggetti, quando ce l’hanno, hanno una preparazione modesta se riferita allo sport. Sovente sono estremamente preparati in altri campi ma sanno poco o niente da una parte delle possibilità e dei benefici che la pratica sportiva può offrire e dall’altra dei relativi rischi. Se poi li conoscono, ne hanno sovente una visione incompleta e generalmente legata ad un’unica disciplina sportiva, che magari necessita di adattamenti di cui non ne conosco a fondo le ragioni o i motivi tecnici. Lo sport ha in se anche un aspetto spettacolare che è quello che ne garantisce il successo, ed anche lo sport-handicap, se viene presentato ad un alto livello, può essere altrettanto spettacolare. Per questo CIP Toscana ha deciso di muoversi anche nell’ambito delle “Manifestazioni Sportive”, organizzando e promuovendo sia eventi nazionali con lo svolgimento di Campionati Italiani, 211
sia eventi internazionali per offrire ai frequentatori dei Centri SportHabile l’opportunità di vedere l’eccellenza in competizioni sportive primarie, senza dover necessariamente percorrere molti chilometri. Vengono poi organizzate anche gare promozionali dove lo scopo più che competere è stare insieme e, confrontandosi con gli altri, poter verificare anche il livello raggiunto nella pratica della disciplina prescelta. BENEFICI DEL PROGETTO
Complessivamente il Progetto SportHabile si ripromette con lo sport di intervenire nel recupero fisico, psicologico e sociale dei diversamente abili, diffondendo i benefici effetti che questo comporta, sia per gli attori - i disabili, che attraverso il gioco, possono tornare protagonisti, sia per gli spettatori, coloro che li osservano, e che entrando in relazione con essi, da una parte contribuiscono alla normalizzazione dei rapporti, dall’altra ricevono vere e proprie iniezioni di civiltà. Inoltre sovente vi è pochissima conoscenza da parte degli stessi attori – i disabili, delle proprie residue possibilità o differenti abilità e mai o quasi mai, questa conoscenza è propria e profonda da parte degli spettatori, specialmente quando non hanno rapporti con la disabilità. Invece la pratica sportiva, specialmente quella che definiremo “competitiva non agonistica” è un vero toccasana per gli attori – disabili, perchè : A) il rapporto che i tutori, siano essi familiari, amici o parenti, hanno con la disabilità non sempre è neutro, a volte è di sofferenza interiore e di disagio, a è volte di disponibilità e spirito di servizio per fornire al proprio caro quell’aiuto che si ritiene fondamentale per lui. Entrare nella dimensione ludicomotoria tipica dello sport, cambia il tipo di relazione portandola verso una nuova dimensione di normalità. B) la ricerca del superamento dei propri limiti di diversamente abili in una dimensione ludica, consente di ottenere risultati riabilitativi sorprendenti; C) la competizione dà quello stimolo in più, frutto della ricerca di emulazione di un proprio simile (anche di handicap) che, seppur non in presenza di agonismo esasperato, contribuisce a consolidare la auto stima e l’auto convinzione nel superamento degli ostacoli; D) la pratica sportiva avviene in ambiente non protetto, che pur se curato affinché non vi siano barriere architettoniche, non può offrire le “sicurezze” tipiche di un ambiente protetto che, proprio per questo, inibisce la crescita e la normalizzazione della diversità; E) l’allenamento si svolge a stretto contatto con altri sportivi di ogni età, estrazione sociale, economica e culturale e costringe il disabile ad un serrato 212
confronto con il mondo esterno, di quei normodotati che spesso rappresentano per il disabile la dimostrazione della sua diversità. F) A loro volta costoro si trovano a relazionare con il disabile in un ambiente differente dall’abituale e, spesso per la prima volta, percepiscono la disabilità in una dimensione ben diversa da quella sanitaria. In sostanza, nei campi di atletica, nelle piscine, nelle palestre, per la prima volta il disabile non è un malato ma uno sportivo, un atleta con qualche difficoltà. Questa fondamentale differenza è il primo passo fondamentale, verso quel processo di integrazione che farà di un disabile che fa sport semplicemente uno… sportivo, sia esso ciclista o tennista, sciatore o schermidore, pongista o calciatore e dunque uno normale. RISULTATI RAGGIUNTI
Il Progetto è stato presentato ufficialmente nel Novembre del 2010 alla presenza dell’Assessore Salvadori della Regione Toscana, dei vertici del CIP Nazionale e Regionale, del CONI Regionale, di FAND e FISH regionali, del Miur e dell’Università di Firenze. Riferendosi ai Centri SportHabile, ad oggi sono stati approvati decreti della Regione Toscana per una contribuzione a favore dei 69 Centri SportHabile di circa 400.000 euro e dopo le verifiche dei requisiti SportHabile, proprio in questi giorni sono in corso i sopralluoghi dei tecnici CIP e CONI con la scheda del CRID per riempire il format da allocare nel nuovo sito in corso di realizzazione. In occasione del Premio Pegaso saranno ufficialmente consegnate le Targhe SportHabile ai Centri SportHabile dell’Area Metropolitana delle Province di Firenze Prato e Pistoia. AL MOMENTO I CENTRI SPORTHABILE DEFINIBILI MONO DISABILITÀ, SONO COSÌ DISTRIBUITI:
18 Centri si rivolgono esclusivamente alla Disabilità Fisica, 6 Centri si rivolgono esclusivamente alla Disabilità Intellettiva-Relazionale, 17 Centri si rivolgono esclusivamente alla Disabilità Sensoriale, poi abbiamo però anche dei Centri che potremo definire “multi disabilità” e in particolare : 20 Centri accolgono sia la Disabilità Fisica che quella Intellettiva-Relazionale, 2 Centri accolgono sia la Disabilità Fisica che quella Sensoriale, 6 Centri accolgono tutte le Tre Disabilità. Dando poi un’occhiata alla diffusione nelle 10 Province Toscane, i Centri SportHabile sono così distribuiti : Firenze ha 20 Centri, Pistoia ne ha 8, Lucca, Siena e Pisa 7, Livorno 6, Prato e 213
Massa Carrara 4, Grosseto ed Arezzo 3. Infine gli sport che è possibile praticare sono molti, in particolare : Atletica (2 Centri), Attività Motoria (1 Centro), Attività Subacquea (1 Centro), Baseball (1 Centro), Basket (1 Centro), Bocce (11 Centri), Calcio a 5 (1 Centro), Calcio Balilla (1 Centro), Canottaggio (1 Centro), Ciclismo (11 Centri), Danza Sportiva (1 Centro), Equitazione (4 Centri), Ginnastica (1 Centro), Judo (1 Centro), Hockey in carrozzina (1 Centro), Nuoto (8 Centri), Scherma (5 Centri), Sci (1 Centro), Showdown (1 Centro), Tennis (4 Centri), Tennis-Tavolo (2 Centri), Tiro con l’Arco (2 Centri), Torball (1 Centro), Vela (6 Centri). Ed è solo l’inizio di questo progetto pilota, seguito attentamente dal CIP Nazionale e che molte altre regioni cercano di proporre ai propri governi territoriali.
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IL NUOVO RUOLO DEL CRID CENTRO REGIONALE DI INFORMAZIONE E DOCUMENTAZIONE REGIONE TOSCANA SOGGETTO PROMOTORE
Società della Salute Fiorentina Nord-Ovest CRID PARTNER
Società della Salute Pratese INTRODUZIONE
Il CRID - Centro Regionale di Informazione e Documentazione per l’Accessibilità - nasce nel 2008 per la sperimentazione di una serie di attività in materia di accessibilità e di superamento delle barriere finalizzata alla costituzione di una base informativa per l’attività di programmazione e gestione degli interventi in materia di abbattimento delle barriere architettoniche così come previsto dall’art. 4ter della L.R. 47/1991. Negli ultimi anni l’attività del CRID si è consolidata su alcune attività particolarmente efficaci quali: 1. la raccolta e la sistematizzazione nonché diffusione di informazioni sull’accessibilità a livello regionale; 2. la gestione di un sito web www.centroaccessibilita.it per diffondere le attività svolte e più in generale una cultura dell’integrazione; 3. l’attività di counseling, anche online, rispetto all’adattamento degli spazi domestici per privati cittadini con disabilità; 215
4. l’attività di counselling, anche online, agli operatori degli uffici comunali
che operano nel campo dell’urbanistica ed a coloro che gestiscono strutture aperte al pubblico per renderle accessibili a tutti; 5. la divulgazione e l’aggiornamento di una base di dati consultabile ed aggiornabile; 6. l’attività di sostegno alla stesura dei PEBA dei comuni interessati al fine di un proprio dimensionamento nell’area territoriale della SDS Fiorentina Nord Ovest; 7. programmazione e coordinamento di percorsi formativi per una cultura dell’accessibilità destinati al territorio; 8. programmazione e coordinamento di attività di ricerca nell’ambito delle funzioni previste per l’Osservatorio Regionale ed azioni sperimentali di interesse Regionale da attuarsi per mezzo di risorse tecniche e fondi specifici oltre a quelli indicati dal presente Accordo; 9. coordinamento delle attività sul territorio al fine di individuare strategie e strumenti per una reale diffusione della cultura dell’accessibilità e per l’inclusione delle persone con disabilità; 10. l’ampliamento delle proprie funzioni di informazione e di ricerca documentale anche riguardo alle politiche sulla disabilità più in generale, ad esempio sulle politiche dell’inserimento al lavoro, della salute e del benessere ambientale, della sicurezza e della prevenzione degli incidenti domestici. 11. l’inserimento stabile in un sistema ampliato di soggetti in rete, soggetti sociali, politici, economici, culturali che contribuiscono a disegnare il profilo sociale del territorio offrendo formazione e aggiornamento culturale in tema di accessibilità; 12. la gestione della segreteria, delle richieste in arrivo, consulenze ed i verbali degli incontri, schedati, protocollati e resi fruibili alla consultazione; 13. il coordinamento delle attività sul territorio al fine di individuare strategie e strumenti per una reale diffusione della cultura dell’accessibilità e per l’inclusione delle persone con disabilità; 14. partecipazione al network interregionale, finalizzato alla condivisione di esperienze tra realtà di diversi territori. Per network si intende un sistema (o rete) di centri di eccellenza collegati tra loro per il trasferimento e la condivisione di dati, esperienze e strumenti. Per perseguire questi obiettivi sono state individuate le seguenti azioni: • Supporto alla Regione e Comuni con idonei strumenti e interventi finalizzati a rimuovere barriere fisiche e percettive. • Pianificazione e realizzazione di interventi formativi dei tecnici dei comu216
ni sulla normativa dell’accessibilità, le buone pratiche e più in generale per una cultura dell’accessibilità. • Mantenere e rendere disponibile una banca delle buone pratiche nel campo del superamento delle barriere architettoniche, per una cultura dell’accessibilità, della domotica e adattabilità domestica. • Fornire assistenza e consulenza al settore privato su progettazione e realizzazione di interventi volti al superamento delle barriere architettoniche e di ostacoli alla vita indipendente. L’attività del CRID si è concentrata sul Coordinamento delle attività sul territorio che puntano ad una maggiore diffusione della cultura dell’accessibilità, che individui strategie e strumenti per l’applicazione concreta di azioni verso un’accessibilità diffusa e l’inclusione delle persone con disabilità. Per tali finalità, il Centro si avvale dell’Accordo di collaborazione stabilito fra la Giunta della Regione Toscana con la Società della Salute Nord Ovest. Si tratta di un servizio di documentazione sui vasti temi dell’accessibilità, che offre l’opportunità di entrare in relazione con altri servizi simili che perseguono, oltre all’obiettivo dell’accessibilità, quello della usabilità dei tempi e degli spazi dell’abitare la città e l’ambiente domestico, ovvero, in una sola parola: l’Inclusione. Dall’esperienza del CRID, i tempi sono quindi maturi per elaborare una vera e propria politica dell’accessibilità della Regione Toscana, che possa collocare velocemente la nostra regione ad un buon livello di accessibilità e sostegno alla adattabilità dei luoghi di vita e di lavoro. Sussistono infatti oggi le condizioni, con un impegno relativamente modesto, di portare la nostra Regione all’avanguardia anche nel settore dell’accessibilità. Già attualmente, grazie al lavoro del CRID, la nostra regione è all’interno di un network CERPA, gestito da C.E.R.P.A. Italia Onlus, che unisce Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Provincia Autonoma di Trento dove operano strutture simili: • CRIBA/CAAD (Emilia-Romagna); • CRIBA (Friuli Venezia Giulia); • la Cooperativa sociale Independent L. (Provincia Autonoma di Trento). Con la recente Delibera GRT n. 1043/2014, il CRID è coinvolto in una innovativa sperimentazione che verrà sviluppata in due soli ambiti territoriali: la Zona Fiorentina Nordovest e la Zona Pratese. 217
Il progetto si basa sulle seguenti considerazioni: 1. 1. Il problema dell’accessibilità e soprattutto la necessità di garantire alle persone con disabilità condizioni quanto più accettabili di vita indipendente al proprio domicilio, al lavoro e sui trasporti e tempo libero, necessita di una attenzione, di un approccio e quindi di una politica regionale più sensibile, moderna e avanzata. 2. Le politiche per l’accessibilità non possono prescindere da un attento esa-
me e coordinamento con tutte le altre azioni che la Regione Toscana sviluppa e realizza sul territorio, FNA, Fondo Vita Indipendente, Fondo per l’eliminazione delle Barriere Architettoniche, contributi ex L.R. 45/2012, ecc. le quali a livello locale devono necessariamente integrarsi. 3. Gli interventi per l’accessibilità e la Vita indipendente nel produrre una
migliore qualità della vita, una maggiore dignità e autonomia, hanno ricadute anche molto vantaggiose per il sistema sanitario e sociale in quanto riducono significativamente la spesa per assistenza, fornitura di ausili istituzionalizzazione ecc. 4. L’utenza e gli operatori stessi segnalano l’esigenza di una maggiore inte-
grazione dei percorsi socio-sanitari nel campo della Non Autosufficienza e disabilità, ciò significa che abbiamo il dovere di rafforzare, a livello di Zona distretto, di UVM/UVH buone pratiche di massima facilità di accesso e di informazione alle persone con disabilità e alle famiglie, sui loro diritti e sulle regole di accesso al sistema di presa in carico della persona.
Sulla base di queste considerazioni la Regione Toscana con le Linee Guida della Delibera 1043, intende fornire al CRID il mandato di sviluppare una attività mirata su alcuni aspetti delle politiche per l’accessibilità che rappresenta anche la sperimentazione di un nuovo modello organizzativo basato su una maggiore integrazione e un efficace coordinamento tra le altre azioni rivolte alle persone con disabilità. ARCHITETTURA DEL SISTEMA
Dovrà essere costruita una rete di servizi, tra loro fortemente connessi e coordinati, che operano su due livelli. Un primo livello centrale, con funzioni di coordinamento e consulenza soprattutto verso il sistema pubblico, anche attraverso un rapporto strutturato con l’Università di Firenze, Facoltà di Architettura per tutta una serie di interventi territoriali. Un secondo livello 218
“territoriale” destinato ai soggetti beneficiari. IL LIVELLO CENTRALE AVRÀ LE SEGUENTI FUNZIONI 1. Fornire informazione, valutazione, consulenza sulle problematiche con-
nesse al superamento delle barriere architettoniche; 2. Dotare chi ha funzioni di controllo del territorio di strumenti che uniformino verso l’alto la qualità degli interventi; 3. Supportare La Regione e i Comuni nella predisposizione di strumenti per la programmazione e l’aggiornamento dei propri organici; 4. Divenire un punto di riferimento territoriale per la sperimentazione di interventi e nuove soluzioni nel campo dell’autonomia L’utenza del CRID sarà costituita sostanzialmente da Pubbliche amministrazioni, Aziende di trasporto pubbliche, Ordini Professionali e Professionisti nei settori dell’edilizia e del design, Aziende UU.SS.LL, Operatori sociali e sanitari, Associazioni di volontariato. L’ufficio centrale coordina e forma gli uffici periferici. La gestione dell’ufficio centrale è affidato al Consorzio SDS Fiorentina NordOvest in qualità di Ente gestore del CRID che ne cura la conduzione amministrativa, il coordinamento con la Regione Toscana, gli Uffici Periferici, l’Università e il C.E.R.P.A. Italia Onlus. IL LIVELLO TERRITORIALE
Non si tratta di costituire nuove strutture. Si dovranno integrare a livello di Zona distretto le Unità di Valutazione Multidimensionali (UVM) con personale “tecnico” fornito, supportato e coordinato dal CRID. Le Equipe così costituite forniscono in primo luogo un servizio di informazione e consulenza rispondendo prevalentemente a richieste dirette pervenute tramite contatto personale. L’obiettivo delle consulenze è favorire la permanenza delle persone al proprio domicilio, rispondendo alla crescente domanda di supporto nell’individuazione di soluzioni per l’accessibilità, la fruibilità e la vivibilità delle abitazioni private. Su tale funzione si innesta una seconda innovativa attività : unificare in un unico percorso integrato, percorsi di presa in carico e di valutazione attualmente separati e gestiti con criteri diversificati. Il Fondo per la Non autosufficienza, il Fondo per il superamento delle Barriere Architettoniche, i contributi ex L.R. 45/2012, il Fondo Vita Indipendente, sono alcuni esempi di percorsi che impattano con un target molto simile, la persona con disabilità, che spesso solo a livello territoriale vengono a sintesi. 219
Ad esempio agli utenti beneficiari del Fondo Vita Indipendente può essere fornita, oltre al contributo mensile, una consulenza per il superamento delle barriere nel proprio domicilio. Il Coordinatore delle UVM, così come previsto dalla L.R. 66/2008, effettua la valutazione multidimensionale del bisogno e definisce il Progetto Assistenziale Personalizzato con indicazione delle prestazioni sociosanitarie appropriate e convoca se necessario le professionalità specialistiche in relazione ai casi in esame. Se il caso affrontato in UVM è particolarmente complesso dal punto di vista delle risposte necessarie a realizzare per la persona con disabilità un progetto di autonomia e di inclusione sociale, la struttura richiede la collaborazione del CRID che, a sua volta, attiva la propria rete di collaboratori ed esperti. La consulenza di secondo livello in tema di ausili e supporto alla vita indipendente può venire svolta dagli uffici preposti. L’Equipe formata dai componenti della UVM integrati dai collaboratori e dagli esperti messi a disposizione dal CRID, in aggiunta alla risposta di tipo assistenziale proposta, concede quindi contributi finalizzati al superamento di ostacoli e barriere alla autonomia nell’ottica di offrire soluzioni rispondenti il più completamente possibile alle esigenze della persona. La sperimentazione, di durata semestrale, sarà attuata nelle zone distretto SdS Fiorentina Nord-Ovest e SdS Pratese su una popolazione totale di 462.700 abitanti. Dalle verifiche e rendicontazioni della sperimentazione potranno emergere importanti indicazioni per decidere sulla eventuale estensione a livello regionale del servizio e la messa a regime del modello organizzativo.
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CANI D’AUSILIO PER DISABILI MOTORI
REGIONE TOSCANA SOGGETTO PROPONENTE
Regione Toscana – Scuola Nazionale Cani Guida per Ciechi. www.regione.toscana.it/scuolacaniguida e-mail: scuola.cani.guida@regione.toscana.it INTRODUZIONE
Nel 2008 la Scuola Cani Guida di Scandicci, struttura della Regione Toscana, ha avviato il progetto sperimentale denominato “Melampo”, che prevedeva la creazione delle competenze necessarie per implementare all’interno della SNCG l’addestramento e la consegna di cani d’ausilio per disabili motori. La potenzialità di questo uso sociale dei cani per collaborare all’indipendenza motoria è riconosciuta a livello internazionale e generalmente vengono impiegati nella quotidianità, ad esempio, per aprire e chiudere porte e sportelli, riportare telefoni cellulari e cordless, accendere e spegnere luci, raccogliere oggetti caduti in terra, caricare cestelli della lavatrice, chiamare a comando il soccorso di altre persone o premere il pulsante della teleassistenza. OBBIETTIVI
Il progetto è durato 24 mesi e si è svolto in due fasi; la prima prevedeva la formazione di un gruppo di istruttori (tre) in questo particolare tipo di addestramento, la conoscenza approfondita delle caratteristiche della disabilità motoria, lo sviluppo di tracciati tecnici per pianificare l’iter addestrativo; la seconda ha riguardato la selezione di tre persone con disabilità motoria 221
ed in possesso di un cane, con cui realizzare la formazione del team uomocane. Obiettivo fondamentale del progetto è stato quello di fornire al disabile non solo l’animale formato, ma anche farlo partecipare attivamente alla formazione del proprio assist dog conferendogli nel contempo le abilità necessarie ad addestrare attraverso il metodo gentile (clicker training). Tale metodo di addestramento è basato esclusivamente sull’impiego di incentivi premianti il corretto comportamento dell’animale, ed esclude tassativamente l’uso di qualsivoglia forma di punizione. BENEFICI ATTESI 1. La realizzazione delle competenze e la sperimentazione della creazione
di team uomo-cane rappresenta non solo una forte utilità per i disabili che possono giovarsene, ma anche una innovazione di alto valore etico e sociale, in quanto mirante non solo all’aumento dell’autonomia del disabile stesso, ma anche alla contemporanea realizzazione di un rapporto affettivo con l’animale. 2. Realizzare inoltre una maggiore qualificazione professionale degli operatori che istruiscono i team. 3. Sviluppare un percorso assistenziale diverso da quelli comunemente attivati nella realtà locale in quanto viene offerta una valida alternativa alla domotica “fissa”. Infatti le esigenze di mobilità del disabile si manifestano non solo in ambienti che possono essere adattati alle tecnologie domotiche, ma anche sul territorio dove il team uomo-cane rappresenta un’ottima offerta di autonomia. DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
Il gruppo di lavoro era costituito dal Dott. Ciceroni, veterinario comportamentalista della ASL di Firenze, da un fisiatra con esperienza di riabilitazione, gli istruttori della Scuola ed il personale sanitario, fisioterapisti, della struttura di Villa il Sorriso. Tre persone con disabilità motoria ed i loro rispettivi cani di famiglia sono stati accompagnati lungo il percorso di formazione; sono stati forniti gli strumenti conoscitivi e pratici per poter interagire al meglio con il proprio cane, conferendogli le abilità necessarie per addestrarlo con il metodo gentile, il tutto supervisionato dagli istruttori della Scuola. Tutti e tre i team formati all’interno di questa fase sperimentale hanno raggiunto gli obiettivi attesi costituiti dalle abilità apprese durante l’addestramento. L’enfasi posta sull’aspetto relazionale con il proprio animale ha quindi allargato il concetto tradizionale di ausilio inteso solitamente come strumentale. 222
CONCLUSIONE
Terminato il progetto con risultati positivi, si è ritenuto opportuno che la Scuola integrasse tale addestramento di cani per persone con deficit motorio tra le proprie attività, così come è stato recepito dal nuovo regolamento della Scuola approvato con DPGR 58/R del 2013.
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VOLONTARIATO E DISABILITÀ: IL SOSTEGNO DEL CESVOT REGIONE TOSCANA Il Cesvot – Centro Servizi Volontariato Toscana è un’associazione di volontariato fondata sul principio della cittadinanza attiva e responsabile, attenta alla partecipazione e aperta alla cultura della solidarietà. Il Cesvot opera dal 1997 secondo la normativa nazionale di riferimento che prevede l’utilizzo di fondi messi a disposizione dalle fondazioni bancarie. Ad oggi è gestito da 33 associazioni di volontariato di valenza regionale ed è presente su tutto il territorio regionale con 11 Delegazioni territoriali. La sua struttura permette un contatto diretto con tutte le associazioni di volontariato del territorio, anche quelle più piccole e decentrate. Il sistema è reso efficiente dall’interazione continua tra struttura centrale, Delegazioni e associazioni locali attraverso uno scambio di informazioni e competenze. Offre servizi di formazione, consulenza, assistenza alla progettazione e svolge attività di ricerca, documentazione, promozione e informazione a favore delle oltre 3500 associazioni di volontariato presenti in Toscana. Il Cesvot si attiene ai principi stabiliti nel Decreto ministeriale 8 ottobre 1997 che determina la nascita dei centri di servizio in Italia. Lo scopo del Cesvot è pertanto quello di “sostenere e qualificare l’attività di volontariato. A tal fine eroga le proprie prestazioni sotto forma di servizi a favore delle organizzazioni di volontariato iscritte e non iscritte nei registri regionali”.
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Fin dalla sua istituzione, Cesvot ha sostenuto le attività delle associazioni di volontariato toscane impegnate nell’ambito della disabilità offrendo risorse e competenze utili a qualificarne gli interventi, a rafforzarne il lavoro di rete e le sinergie con le istituzioni pubbliche. In Toscana sono circa 250 le associazioni di volontariato che operano a sostegno delle persone con disabilità, alle quali si aggiungono 100 associazioni attive nell’ambito della salute mentale. In questi ultimi tre anni, a fronte di una crisi socio-economica che ha colpito soprattutto le fasce più deboli della popolazione e tra queste anche le famiglie di persone disabili, l’impegno del Cesvot ha rappresentato per tante associazioni toscane l’opportunità di mantenere i propri presidi di solidarietà sul territorio e nelle comunità. Ecco alcuni dati significativi: dal 2011 Cesvot ha finanziato 61 corsi di formazione per un impegno di € 330mila, progettati e realizzati direttamente dalle associazioni su tematiche attinenti la disabilità. Negli ultimi due anni con il bando “Percorsi di Innovazione” Cesvot ha finanziato 38 progetti promossi dal volontariato toscano per un importo complessivo di € 923mila. I progetti sono stati realizzati dalle associazioni attivando collaborazioni con enti pubblici e del privato sociale. Cesvot ha inoltre promosso sul territorio percorsi per sviluppare reti di associazioni su tematiche di particolare interesse per l’integrazione delle persone con disabilità, come l’agricoltura sociale e il “durante e dopo di noi”. I percorsi hanno visto la realizzazione di ricerche, monitoraggi, focus group con associazioni e istituzioni, condivisione di buoni prassi, assistenza progettuale e consulenza specialistica, creazioni di reti. In modo particolare, grazie al sostegno di Cesvot, nel 2013 si è costituito il Coordinamento toscano delle associazioni impegnate nel durante e dopo di noi, che ha preso il nome di “Dipoi”, al quale aderiscono 40 associazioni e fondazioni della Toscana. Particolare attenzione è stata prestata alla formazione sul tema dell’amministratore di sostegno, un importante istituto giuridico per il supporto di chi versa in condizioni di grave disagio. Inoltre Cesvot ha offerto supporto alle associazioni della disabilità nella gestione della comunicazione interna ed esterna attraverso consulenze mirate, pubblicazioni, supporto alla convegnistica.
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Nel 2015 Cesvot continuerà a qualificare le associazioni toscane impegnate nell’ambito del durante e dopo di noi con specifici interventi di formazione e consulenza, così come continuerà a sostenere l’azione di informazione e condivisione di buone prassi nell’ambito dell’agricoltura sociale. Infine realizzerà una ricerca-azione sul tema “disabilità e accesso al lavoro”. In particolare la ricerca cercherà di individuare il ruolo del volontariato organizzato nel facilitare e promuovere l’accesso al lavoro delle persone con disabilità, ciò anche allo scopo di offrire proposte di intervento che possano orientare il lavoro delle associazioni e delle istituzioni.
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INTRODUZIONE Le pagine che seguono hanno lo scopo di illustrare, in estrema sintesi, quelli che sono stati i vari interventi in tema di disabilità promossi dalla Regione Toscana in questi ultimi anni. Di ogni progetto o attività viene fornita una presentazione schematica che ne evidenzia gli elementi di base: la denominazione, la normativa di riferimento, gli altri soggetti coinvolti oltre alla Regione Toscana, una succinta descrizione dell’intervento promosso, in che periodo si è svolto, a quanto ammontano le risorse regionali stanziate per il progetto, quali sono stati i risultati raggiunti. Uniche eccezioni a questo schema, in virtù della loro peculiare storia, le presentazioni della Stamperia Braille e della Scuola nazionale cani guida per ciechi. Gli esiti di questa ricognizione sono chiaramente condizionati dalla vastità e trasversalità della tematica, affrontata dalle varie articolazioni degli uffici della giunta regionale in attuazione delle particolari normative di ogni ambito e pertanto riconducibile a più soggetti promotori, e dalla diversità degli interventi, rispondenti ciascuno a progettualità specifiche, riferite a svariate tipologie di atti e adempimenti; il quadro d’insieme che ne emerge, estremamente sfaccettato e vario, consente di valutare la complessità del lavoro svolto dalla macchina regionale e la ricchezza tematica e propositiva delle azioni realizzate.
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Questa prima rilevazione rappresenta l’avvio di una sistematica operazione di raccolta di informazioni sui vari interventi regionali in tema di disabilità, allo scopo di costituire una banca dati informativa e conoscitiva il più possibile ordinata e omogenea. Questo lavoro rappresenta quindi il primo passo per la costituzione di un nucleo informativo destinato ad essere costantemente integrato e aggiornato per essere portato a conoscenza di operatori e cittadini attraverso il C.R.I.D., Centro regionale di informazione e documentazione appositamente creato per il servizio di diffusione dei dati e di consulenza in tema di accessibilità e, più in generale, in materia di disabilità.
229
SANITÀ
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
PRS 2008/2010 punto 5.3.4. Sperimentazione di un sistema di monitoraggio come azione facilitante del processo di strutturazione dell’attività fisica adattata. ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
DGR 595 del 30.05.2005 - DGR 459 del 03/06/2009 DGR 1090 del 05.12.2011 ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
Aziende USL toscane e in particolare l’azienda USL 11 di Empoli SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
/
DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Avviare la sperimentazione di un sistema di rilevazione ed elaborazione dati adeguato a consentire un governo regionale dei percorsi AFA a bassa ed ad alta disabilità, con particolare attenzione alle modalità di erogazione dei programmi medesimi in modo da permettere sia di tracciare la situazione attuale, sia di coglierne successive evoluzioni, al fine di assicurare la corretta impostazione dei relativi atti di programmazione sanitaria. PERIODO DI SVOLGIMENTO
Anno 2011 e successivi
RISORSE REGIONALI STANZIATE
20.000,00 euro (anno 2011) RISULTATI RAGGIUNTI
Monitoraggio costante della attivazione dei corsi AFA e degli accessi.
230
SANITÀ
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Sperimentazione di un sistema di monitoraggio della appropriatezza nei percorsi assistenziali per le persone con gravi cerebro lesioni acquisite e per le persone in stato vegetativo o di minima coscienza al fine di strutturare specifiche offerte di cura e assistenza. ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
DGR 599 del 13/07/2009 - DGR 698 del 01/082011 PSSIR 2012-2015 punto 2.3.4.3 ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
ARS – Aziende UU.SS.LL.
SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
A.TRA.C.TO. Onlus Associazione traumatizzati cranici toscana DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
• Strutturazione di specifiche offerte di cura e assistenza per le persone con grave cerebrolesione acquisita o in stato vegetativo o in stato di minima coscienza, da organizzare nell’ambito dei servizi aziendali • Realizzazione di un sistema di rilevazione dati • Costituzione di un idoneo gruppo di lavoro con l’obiettivo di effettuare una valutazione tecnico-scientifica della sperimentazione avviata e di presentare ipotesi coerenti per implementare i percorsi assistenziali per le persone con GCA, SV e SMC • Costituzione di un archivio, con il supporto di ARS, inerente le GCA, gli SV e gli SMC, anche al fine di gestire una rete di monitoraggio sistematico degli stessi unificata a livello regionale. PERIODO DI SVOLGIMENTO
Anno 2009 e successivi
RISORSE REGIONALI STANZIATE
60.000,00 euro (anno 2011) RISULTATI RAGGIUNTI
• Adeguamento posti letto codice 75 a livello regionale • Implementazione di posti letto per SV • Attivazione monitoraggio a livello regionale • Supporto a progetti sperimentali in alcune aziende usl (Livorno, Arezzo, Firenze) anche in raccordo con le associazioni di familiari. 231
SANITÀ
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Approvazione di protocolli d’intesa tra Regione Toscana e coordinamento centri di riabilitazione extraospedaliera toscani. ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
DGR 551 del 04/07/2011 – DGR 841 del 24.09.2012 ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
Aree Vaste - Aziende USL
SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
IRCSS Stella Maris, ASIR, IRCSS della Fondazione Don Gnocchi DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Stipulare una nuova intesa tra la Regione Toscana ed il Coordinamento dei Centri di Riabilitazione toscani, per confermare e migliorare ulteriormente l’offerta dei percorsi riabilitativi e delle opportunità assistenziali disponibili nell’ambito della disabilità fisica, psichica e sensoriale, con particolare riferimento alle disabilità intellettive e/o relazionali ed ai disturbi psicopatologici. PERIODO DI SVOLGIMENTO
Area vasta nord ovest: Fondazione Casa Cardinale Maffi Onlus di Livorno: inizio sperimentazione entro il 30 giugno 2013, ANFFAS Onlus di Massa e Carrara: inizio sperimentazione entro il 1 gennaio 2013 Area vasta centro: Fondazione Opera Diocesana di Assistenza S. Luigi di Firenze: inizio sperimentazione entro il 1 gennaio 2013, Area vasta sud est: Istituto Madre della Divina Provvidenza di Arezzo: inizio sperimentazione entro il 31 ottobre 2012 RISORSE REGIONALI STANZIATE
Nessun onere
RISULTATI RAGGIUNTI
Definizione di bozze di modelli gestionali per la attivazione di centri integrati di servizi.
232
SANITÀ
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Determinazioni in merito alle prestazioni sanitarie, protesiche aggiuntive ed economiche da erogare a favore degli invalidi di guerra, per servizio e categorie assimilate per l’anno 2015. ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
DGR 884 del 20/10/2014
ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
Aziende USL
SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
/
DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Erogazione di prestazioni sanitarie specifiche preventive, ortopediche e protesiche, agli invalidi per causa di guerra, categorie assimilate e invalidi per servizio. PERIODO DI SVOLGIMENTO
Dal 1996 e rinnovato con nuove successive determinazioni fino all’atto sopracitato RISORSE REGIONALI STANZIATE
Nessun onere
RISULTATI RAGGIUNTI
Mantenimento di un livello di assistenza per particolari categorie di cittadini.
233
SANITÀ
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Assistenza protesica: sostegno allo sviluppo dei laboratori ausili aziendali per la comunicazione, l’apprendimento ed il controllo ambientale, ai fini del miglioramento dell’offerta assistenziale a persone con grandissime disabilità. ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
DGR 823 del 26/02/2011 – DGR 1218 del 28/12/2012 DGR 1015 del 02/12/2013 ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
USL n.1 di Massa, n.3 di Pistoia, n.4 di Prato, n.5 di Pisa, n.6 di Livorno, n.8 di Arezzo, n.9 di Grosseto e n.10 di Firenze SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
/
DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
La programmazione sanitaria regionale ha previsto la costituzione fin dal PSR 2002-2004, da parte delle aziende Usl, di centri di consulenza e documentazione sugli ausili ad alta tecnologia per persone in situazioni di non autosufficienza o disabilità grave. In particolare è stata prevista la realizzazione di laboratori aziendali preposti alla sperimentazione e valutazione degli ausili elettronici ed informatici correlati ai settori della comunicazione, dell’apprendimento e del controllo ambientale, individuando il ricorso alle tecnologie facilitanti le autonomie personali come momento fondante del progetto riabilitativo individuale. Viene confermato il ruolo primario dei laboratori ausili aziendali nell’attività di ricerca, valutazione e prescrizione dei dispositivi protesici ad alta tecnologia. PERIODO DI SVOLGIMENTO
Fin dalla fine degli anni ’90 e in particolare anni 2011-2012-2013-2014 RISORSE REGIONALI STANZIATE
150.000,00 euro per ogni anno RISULTATI RAGGIUNTI
Consolidamento degli 8 laboratori ausili aziendali.
234
SANITÀ
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Interventi di assistenza protesica a favore di persone affette da alopecia. Definizione di un contributo economico per l’acquisto di una parrucca. ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
DGR 738 del 16.10.2006 - DGR 308 del 07.05.2007 – DGR 463 del 16.06.2008 – DGR 230 del 30.03.2009 - DGR 588 del 07/06/2010 - DGR 412 del 03/06/2013 - DGR 277 del 24.03.2014 ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
Aziende USL
SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
Associazioni territoriali toscane di donne DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
La Giunta Regionale Toscana ha riconosciuto il ruolo significativo rappresentato dalle parrucche negli aspetti relazionali e interpersonali e l’importanza di tali ausili nelle fasi di recupero della qualità di vita; ha ritenuto infatti di garantire, fin dall’anno 2007, nell’ambito delle prestazioni di assistenza protesica, come intervento extra LEA, l’erogazione di un contributo annuo per l’acquisto di una parrucca alle persone con alopecia dipendente da interventi sanitari correlati alla patologia oncologica, o a altre patologie individuate da specifici atti regionali. Il contributo annuo massimo è attualmente di 300,00 euro pro-capite. PERIODO DI SVOLGIMENTO
Dal 2006
RISORSE REGIONALI STANZIATE
Anno 2010: 450.000 euro; anno 2011 e successivi: 500.000 euro RISULTATI RAGGIUNTI
Livello di assistenza aggiuntivo garantito a tutte le persone residenti in Toscana con patologie oncologiche o altre gravi forme di alopecia.
235
SANITÀ
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO Assistenza protesica: erogazione di ausili ad alta tecnologia, tra i quali puntatori oculari, a persone con gravissime disabilità ai fini della facilitazione della comunicazione e dello sviluppo delle autonomie personali. ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO Intervento avviato nell’anno 2008. Ultimi interventi: DGR 200 del 28.03.2011 – DGR 466 del 28/05/2012 – DGR 777 del 23/09/2013 ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI Aziende USL SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI / DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO La Giunta Regionale ha stabilito che tra gli interventi che si configurano quali prestazioni di assistenza protesica siano da ricomprendere anche quelli relativi alla fornitura di ausili ad alto contenuto tecnologico,tra i quali i “puntatori oculari” o tecnologie “eye tracking”, con l’obiettivo di agevolare e incentivare la comunicazione interpersonale e la possibilità di mantenere una soddisfacente vita di relazione anche nelle fasi più acute e invalidanti della patologia. Ai fini della prescrizione di ausili al alto contenuto tecnologico si conferma il ruolo dei laboratori ausili aziendali per la comunicazione, l’apprendimento e il controllo ambientale istituiti dalle aziende Usl di Firenze, Prato, Livorno, Pistoia, Pisa, Arezzo, Massa e Grosseto, che assicurano, tramite il lavoro di un’equipe multidisciplinare, una competente valutazione dei bisogni inerenti agli ausili ad alta tecnologia da erogare. PERIODO DI SVOLGIMENTO Dal 2008, ogni anno RISORSE REGIONALI STANZIATE Minimo di 350.000 euro, massimo di ca 500.000 euro/anno RISULTATI RAGGIUNTI Erogazione di importantissimi ausili per la comunicazione interpersonale non compresi attualmente nei LEA ma che consentono una soddisfacente vita di relazione a persone con gravissime disabilità (SLA – Lesioni midollari alte – distrofie – SM).
236
SANITÀ
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Interventi di assistenza riabilitativa e protesica nell’infanzia e nell’adolescenza: approvazione del progetto presentato dall’Azienda USL 10 di Firenze. ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
DGR 859 del 13/10/2014
ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
Azienda USL 10 di Firenze
SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
Centro di Rieducazione Ortofonica di Firenze (CRO) DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Descrizione del progetto/dell’attività/dell’intervento: Riduzione dei tempi di attesa per la riabilitazione logopedica, prevedendo la prosecuzione del programma riabilitativo nel contesto sociale nel quale il bambino vive coinvolgendo attivamente, oltre alle figure professionali della Asl e del CRO, anche i familiari e i docenti. PERIODO DI SVOLGIMENTO
Anno 2014
RISORSE REGIONALI STANZIATE
Anno 2014: 50.000 euro RISULTATI RAGGIUNTI
/
237
SANITÀ
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Azioni di semplificazione e razionalizzazione delle procedure per l’erogazione delle prestazioni sanitarie e di assistenza protesica. ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
DGR 606 del 22/07/2013
ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
Aziende USL
SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
/
DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
• Semplificazione e razionalizzazione delle modalità erogative delle prestazioni di assistenza protesica rese ai cittadini toscani, anche adattando al contesto organizzativo toscano le previsioni del D.M. n.332/99 (LEA relativi all’assistenza protesica); • Conferma, delle procedure semplificate già in essere per l’accesso alle prestazioni di assistenza protesica approvate con atti regionali (prescrizione di alcuni semplici ausili da parte del MMG, semplificazione dell’accesso alle visite per la prescrizione di ausili, definizione di modalità rapide per la riparazione di ausili, indicazioni di specifici riferimenti per l’effettuazione di procedure pubbliche di acquisto di disposi viti protesici). PERIODO DI SVOLGIMENTO
Dal 2009 in poi
RISORSE REGIONALI STANZIATE
Nessun onere aggiuntivo a carico del bilancio regionale né a carico del bilancio delle aziende sanitarie RISULTATI RAGGIUNTI
Semplificazione e sburocratizzazione delle procedure erogative dell’assistenza protesica
238
SANITÀ
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Sperimentazione interventi a sostegno della funzione assistenziale domiciliare per le persone affette da SLA
ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
DGR 721 del 03.08.2009 - DGR 18 del 17.01.2011 – DGR 1053 del 28.11.2011 DGR 113 del 11/12/2012 – DGR 382 del 27/0//2013 - DGR 723 del 25.08.2014
ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI Aziende USL
SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
Associazione AISLA regionale e nazionale
DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Promozione di azioni sperimentali da parte delle Aziende USL toscane finalizzate ad implementare l’offerta di assistenza a persone con gravissime patologie progressivamente invalidanti. La sperimentazione si rivolge alle persone affette da malattie dei motoneuroni ed in particolare da sclerosi laterale amiotrofica (SLA) che si trovano nella fase avanzata della malattia, tramite un intervento mirato di assistenza domiciliare che permette alle stesse di essere assistite in modo qualificato all’interno del proprio contesto familiare e di mantenere una soddisfacente vita di relazione. La programmazione regionale ha assicurato la presenza quotidiana di un care-giver dedicato, in alternativa al ricovero residenziale o semiresidenziale in struttura sanitaria o sociosanitaria. L’intervento si realizza mediante l’erogazione alle persone residenti in Toscana in situazione di non autosufficienza e affette da malattie dei motoneuroni ed in particolare da SLA, assistite presso il proprio domicilio, di un assegno di cura mensile fino del valore di euro 1.500,00 recentemente aumentato a 1.650,00 euro.
PERIODO DI SVOLGIMENTO Dal 2009 ogni anno
RISORSE REGIONALI STANZIATE
Anno 2009: 1.000.000 euro, Anno 2010: 3.000.000 euro. Dall’anno 2011 l’intervento viene garantito con risorse del FNA.
RISULTATI RAGGIUNTI
Assistenza domiciliare garantita a oltre 180 persone l’anno, tramite la presenza di un care giver dedicato (familiare o soggetto esterno alla famiglia) che consente alle medesime persone di rimanere presso il proprio domicilio invece di essere ricoverate presso strutture sanitarie o socio sanitarie.
239
SANITÀ
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Approvazione progetto presentato dalla Azienda USL 6 di Livorno per la sperimentazione di attività di assistenza sanitaria residenziale alle persone in stato vegetativo o in stato di minima coscienza da realizzare presso una struttura della Fondazione Cardinal Maffi. ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
DGR 464 del 28/05/2012
ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
Azienda Usl 6 di Livorno
SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
Fondazione Cardinal Maffi
DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Realizzazione di un servizio residenziale dedicato all’assistenza sanitariariabilitativa per persone in stato vegetativo o in stato di minima coscienza prolungati. PERIODO DI SVOLGIMENTO
Dall’anno 2012
RISORSE REGIONALI STANZIATE
Nessun onere
RISULTATI RAGGIUNTI
Sperimentazione di una struttura intermedia ad alto livello di intensità assistenziale che consente la dimissione di persone in SV dal codice 75 ospedaliero e di preparare il rientro delle stesse al proprio domicilio o in SUAP.
240
SANITÀ
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Sviluppo della rete integrata dei servizi di riabilitazione: approvazione linee di indirizzo regionali per i setting di riabilitazione ortopedica in fase di post acuzie. ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
DGR 677 del 30.07.2012
ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
Aziende USL
SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
Strutture che operano nell’ambito del SSR DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Approvazione del documento “Linee di indirizzo per i setting di riabilitazione ortopedica in fase di post-acuzie e sperimentazione dei percorsi erogativi indicati nel documento. PERIODO DI SVOLGIMENTO
Sperimentazione di 1 anno prorogata dal PSSIR 2009-2015 RISORSE REGIONALI STANZIATE
Nessun onere
RISULTATI RAGGIUNTI
Maggiore appropriatezza nell’utilizzo dei vari setting riabilitativi negli interventi in elezione di protesi di anca, ginocchio e di spalla e negli interventi in elezione per frattura di femore.
241
INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO Fondazioni di Partecipazione – Dopo di Noi
ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO L. R. n. 41/2005, PSSIR 2012-2015
ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI SDS, AUSL e comuni
SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI Associazioni Disabili
DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
La fondazione partecipata è un istituto di diritto privato che si caratterizza per la presenza di uno scopo, definito al momento della sottoscrizione dell’atto costitutivo da parte dei soci fondatori e immodificabile nel tempo (si badi bene: anche da parte degli stessi fondatori), e per la partecipazione di una pluralità di soggetti (i quali possono essere sia pubblici che privati), che condividono le finalità della fondazione di partecipazione e vi partecipano apportando beni mobili, immobili, denaro, servizi. Inoltre, chi partecipa a vario titolo alla fondazione, gestisce e controlla l’utilizzazione del proprio contributo attraverso la partecipazione agli organi interni. Si configura pertanto quale strumento idoneo a diffondere sul territorio la realizzazione e gestione di soluzioni abitative e progettuali assistenziali altre rispetto alle tradizionali strutture residenziali, consentendo una proficua ed armonica collaborazione tra pubblico e privato. Tale istituto è stato individuato dalla Regione quale strumento idoneo a favorire la realizzazione di servizi e strutture che possano rispondere alle esigenze “dopo di noi”, nelle quali si attui, cioè, una progettazione “partecipata” dei programmi di assistenza che vi si intendono realizzare da parte delle famiglie, in prima istanza, ma anche del privato sociale presente sul territorio. Il PISSR 2012-2015, così come i Piani precedenti, prevedono azioni a sostegno del “dopo di noi” quale strumento per il raggiungimento della massima autonomia ed integrazione della persona disabile nel contesto di vita familiare e sociale. Tali azioni rappresentano il naturale proseguimento del cosiddetto “sempre con noi” cioè le diverse risposte fornite alla complessità dei problemi dei disabili, fra cui forme di convivenza ed aggregazione per ricreare ambienti di dimensione familiare, sistemi di vita extra familiari non solo per i bisogni di tipo assistenziale ma anche esistenziali e di socializzazione, programmi di residenzialità e semi-residenzialità per situazioni non altrimenti gestibili a domicilio.
PERIODO DI SVOLGIMENTO Ultimi 3 anni
RISULTATI RAGGIUNTI
Costituzione di cinque fondazioni.
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INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO Progetto Regionale Autismo
ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
D.G.R.T. n. 1066 del 15/12/2008 “Linee di indirizzo per la diagnosi precoce e la presa in carico multi professionale dei disturbi dello spettro autistico”; D.G.R.T n. 699 del 3/08/2009 “Screening per la valutazione dello sviluppo della comunicazione e della relazione”; D.G.R.T n.724 del 01-09-2014 “I disturbi dello spettro autistico. Presentazione progetti delle Aziende USL per la promozione dell’appropriatezza e il miglioramento della qualità nella presa in carico multiprofessionale”
ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
Aziende USL – ANCI - Ufficio Scolastico Regionale Uffici regionali del settore “Istruzione ed Educazione”
SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
Associazioni di utenti e familiari del territorio regionale
DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
I disturbi dello spettro autistico (DSA) sono caratterizzati da una grave compromissione dello sviluppo la cui specificità comporta la necessità di risposte articolate e complesse. La Regione e le Ausl toscane sono impegnate nell’affrontare efficacemente le problematiche dell’assistenza delle persone con DSA. Obiettivi principali sono: l’individuazione precoce del disturbo, la presa in carico della persona attraverso una valutazione funzionale multi-professionale e interdisciplinare e la definizione di un progetto terapeutico-riabilitativo individualizzato che tenga conto dei bisogni specifici della persona e della famiglia, che garantisca interventi abilitativi tempestivi, intensivi ed individualizzati e che tuteli la continuità di cura, in particolare nel passaggio dalla minore alla maggiore età. Le “Linee di indirizzo per la diagnosi precoce e la presa in carico multi professionale dei disturbidello spettro autistico” (DGRT 1066/2008), individuano i livelli di intervento che costituisconola rete regionale dei servizi per la diagnosi e la cura dei disturbi dello spettro autistico; la rete è volta a assicurare i livelli assistenziali ambulatoriali, domiciliari, semiresidenziali, residenziali e ospedalieri. Per l’individuazione precoce dei DSA la DGRT 699/2009 “Screening per la valutazione dello sviluppo della comunicazione e della relazione” formalizza l’accordo con i pediatri di famiglia per l’utilizzazione, per tutti i bambini toscani al bilancio di salute del 18° mese, di strumenti diagnostici utili a identificare precocemente i casi sospetti di DSA. Il progetto di screening avviato in Toscana ha rappresentato una novità assoluta in ambito internazionale.
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Fondamentale per la cura e l’assistenza è l’integrazione tra servizi sanitari e sociali, istituzioni educative ed il mondo della scuola per migliorare l’integrazione scolastica dei minori anche favorendo la realizzazione di protocolli pedagogici ed educativi e lo sviluppo di esperienze di formazione al lavoro in continuità tra il percorso di istruzione e quello di formazione professionale, a tal fine è in corso di definizione un Protocollo di Intesa tra Regione Toscana, Ufficio Scolastico Regionale e ANCI. Altrettanto importante l’integrazione tra istituzioni pubbliche e privato sociale. Le Ausl toscane hanno sviluppato la rete di servizi per la diagnosi e trattamento dei DSA, con particolare attenzione ai soggetti minori di età, l’offerta dei servizi evidenzia però ancora la presenza di aree di miglioramento. Al fine di riqualificare e potenziare gli interventi e garantire risposte assistenziali appropriate la Regione, con la DGRT 724/2014, ha destinato specifiche risorse alle Ausl per lo sviluppo di progetti innovativi a carattere biennale che, alla luce dei risultati ottenuti, saranno messi a regime dalle Aziende Usl proponenti. I progetti sperimentali proposti dalle Ausl sono volti a: • assicurare interventi multiprofessionali tempestivi, mirati, specialistici ed intensivi in età evolutiva, il mantenimento in età adulta delle abilità acquisite ed il raggiungimento della maggiore autonomia possibile anche attraverso esperienze di vita separata dalla famiglia di origine; • favorire il coordinamento degli interventi per garantire continuità per l’intero ciclo di vita; • potenziare l’attività di supporto alla famiglia e di formazione dei familiari come partner attivi (parent training, parent to parent e gruppi di automutuoaiuto); • rafforzare le competenze degli operatori per favorire l’impiego di metodi e strumenti basati sulle migliori evidenze scientifiche disponibili • migliorare il raccordo tra servizi socio sanitari, educativi, di formazione e lavoro. I progetti prevedono specifici indicatori per il monitoraggio e la valutazione.
PERIODO DI SVOLGIMENTO
Realizzazione della rete integrata di servizi per la diagnosi precoce e la cura: dall’anno 2008. Collaborazione tra istituzioni scolastiche e dell’ambito socio-sanitario per l’inclusione scolastica e azioni integrate per orientamento, formazione e lavoro: dal 2014 Progetti delle Aziende USL (DGR724-2014): dall’anno 2014.
RISORSE REGIONALI STANZIATE € 700.000 anno 2014 € 700.000 anno 2015
RISULTATI RAGGIUNTI
Le Ausl toscane hanno sviluppato la rete di servizi per la diagnosi e trattamento dei DSA. Ogni Ausl ha presentato un progetto sperimentale biennale ed è in corso di adozione il DD che li approva e destina le risorse.
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INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO Centro Regionale Informazione e Documentazione
ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
D.G.R.T. n. 1073 del 15/12/ 2008, D.G.R.T. n. 1157 del 28/12/2010, D.G.R.T. n. 279 del 10/04/2012, D.G.R.T. n. 1187 del 23/12/ 2012, D.G.R.T. n. 1043 del 25/11/2014
ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI Società della Salute Fiorentina Nord-Ovest
SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI /
DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Nel 2008 è stato costituito il “Centro documentazione regionale sull’accessibilità”(CRID) per la sperimentazione di una serie di attività in materia di accessibilità e di abbattimento delle barriere architettoniche finalizzata alla costituzione di una base informativa per l’attività di programmazione e gestione degli interventi in materia di abbattimento delle barriere architettoniche così come previsto dall’articolo 4 ter della l.r. 47/1991. Nel 2010 è stato deciso di far proseguire l’attività del “Centro di documentazione” per validare l’attività sperimentale del primo biennio e per renderla funzionale e fruibile alle esigenze del territorio. Nel 2013 è stato approvato un accordo tra Regione Toscana e SdS Fiorentina Nord-Ovest finalizzato a permettere il proseguimento dell’attività del Centro Regionale di Informazione e Documentazione sull’accessibilità (CRID) per la gestione, il supporto ed il coordinamento di una serie di attività concernenti la messa a disposizione di risorse tecniche e la diffusione di una cultura dell’accessibilità, oltre che la raccolta di materiale ed informazioni utili al miglioramento delle condizioni di vita dei soggetti con disabilità, anche attraverso l’uso di nuove tecnologie. Nel 2014 sono state approvate le Linee Guida sulla sperimentazione di un nuovo modello regionale per il potenziamento dei servizi in materia di disabilità.che coinvolge anche la SdS Pratese con le quali la Regione Toscana ha inteso fornire al CRID il mandato di sviluppare una attività mirata su alcuni aspetti delle politiche per l’accessibilità che rappresenta anche la sperimentazione di un nuovo modello organizzativo basato su una maggiore integrazione e un efficace coordinamento tra le altre azioni rivolte alle persone con disabilità. L’obiettivo della sperimentazione è quello di favorire la vita di relazione e l’integrazione sociale delle persone con disabilità fisica, psichica e sensoriale, anche attraverso il potenziamento e la personalizzazione degli interventi finalizzati a migliorare le opportunità di vita indipendente, la permanenza nel proprio ambiente di vita e la maggiore autonomia possibile delle persone con disabilità.
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PERIODO DI SVOLGIMENTO Dal 2008
RISORSE REGIONALI STANZIATE
€ 125.000 anno 2008, € 75.000 anno 2009, € 150.000 anno 2010, € 270.000 anno 2011, € 200.000 anno 2012, € 220.000 anno 2013, € 150.000 anno 2014.
RISULTATI RAGGIUNTI
Il Centro Regionale di Informazione e Documentazione, denominato CRID, quale punto di riferimento regionale, per i Comuni e le Amministrazioni Toscane, in linea con la L.R. n.47 del 1991 art. 4-ter, L.R. 41/2005 e D.G.R. 923/2008, permette di gestire, supportare e coordinare una serie di attività concernenti la diffusione di una cultura dell’accessibilità oltre che informazioni utili al miglioramento delle condizioni di vita dei soggetti con disabilità anche attraverso l’uso di nuove tecnologie. Le attività principali sono la raccolta documentazione e divulgazione dell’informazione, la sensibilizzazione e la consulenza, la ricerca e lo sviluppo di azioni locali.
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INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO Progetto per l’assistenza continua alla persona non autosufficiente
ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
L.R. 66/2008 e D.G.R.T. n. 370 del 22/03/2010
ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI Tutto il territorio regionale.
SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI /
DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
La legge regionale 66/2008, “Istituzione del Fondo Regionale per la Non Autosufficienza”, rappresenta l’elemento cardine attraverso il quale la Regione Toscana ha inteso accompagnare l’organizzazione di un sistema locale di welfare in grado di migliorare qualità, quantità e appropriatezza delle risposte assistenziali a favore delle persone non autosufficienti, disabili e anziane, promuovere la realizzazione di un sistema improntato alla prevenzione della non autosufficienza e della fragilità e favorire percorsi assistenziali che realizzano la vita indipendente e la domiciliarità. Un sistema, capace di rispondere a bisogni accertati e finalizzato al miglioramento delle condizioni di vita delle persone non autosufficienti e delle loro famiglie, che si caratterizza per la certezza della prestazione, l’appropriatezza e la tempestività dell’intervento, l’ampliamento della rete di servizi e interventi, le procedure d’accesso facilitate e garantite, la definizione delle forme di assistenza e di compartecipazione alla spesa e la sottoscrizione di un patto interistituzionale per il governo integrato del Fondo. Schematicamente il “progetto regionale per l’assistenza continua alla persona non autosufficiente” ha come obiettivo specifico la realizzazione di un sistema di assistenza di tipo universalistico che consenta il pieno riconoscimento dei diritti di cittadinanza e la garanzia della prestazione socio-sanitaria appropriata al non autosufficiente o al disabile mediante: • l’istituzione ed il rafforzamento dei “punti insieme” che garantiscano l’accoglienza • l’informazione sulle opportunità e le tipologie di assistenza, l’accesso al sistema di valutazione e presa in carico della persona non autosufficiente • l’accertamento della condizione di non autosufficienza attraverso strumenti di valutazione multidimensionale delle condizioni funzionali della persona, validati sul piano scientifico internazionale e ispirati ai principi generali della International Classification of Functioning, Disability and Health (IFC - Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute) • la definizione delle modalità di presa in carico della persona non autosufficiente attraverso la formulazione di un piano personalizzato di assistenza che individui “gli obiettivi e gli esiti attesi in termini di mantenimento o miglioramento delle condizioni di salute della persona non autosufficiente, disabile e anziana e le prestazioni sociosanitarie da erogare, individuate sulla base degli indici di valutazione delle condizioni di bisogno” (LR 66/2008, art. 12, comma 1).
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Un progetto personalizzato nel quale le risorse individuali, familiari, di contesto ambientale sono considerate essenziali per rispondere alle esigenze delle persone e integrate alle prestazioni e ai servizi garantiti dal pubblico con l’obiettivo primario di favorire la permanenza della persona non autosufficiente all’interno del proprio domicilio o del nucleo familiare • la definizione di un sistema di servizi integrati a livello di Zona-distretto capace di estendere e potenziare la mappa delle offerte assistenziali e di garantire la certezza dell’accesso ai servizi coniugando la rapidità delle risposte con l’appropriatezza e la qualità degli interventi • la strutturazione di un modello organizzativo che preveda l’articolazione della funzione di indirizzo, di governo e di programmazione in capo alla Società della salute, mentre al Punto unico di accesso (PUA), in quanto luogo di integrazione socio-sanitaria dal punto di vista operativo, professionale e gestionale, spetta assicurare la valutazione in tempi certi, la presa in carico e l’erogazione delle prestazioni.
PERIODO DI SVOLGIMENTO Dal 2008
RISORSE REGIONALI STANZIATE
€ 27.023.700 anno 2008 • € 70.551.445 anno 2009 • € 74.103.175 anno 2010 € 80.763.040 anno 2011 • € 74.800.000 anno 2012 • € 79.800.000 anno 2013 € 79.800.000 anno 2014
RISULTATI RAGGIUNTI
Dall’istituzione del fondo per la non autosufficienza con la legge regionale n. 66/2008, c’è stato un forte incremento dell’assistenza domiciliare diretta ed indiretta a conferma della finalità dell’istituzione stessa del Fondo. I dati risultanti dai flussi informativi, infatti, riportano che nel 2009, primo anno di assegnazione del Fondo, si è assistito ad un forte incremento percentuale rispetto al 2008 (circa il 70%), mentre, negli anni a seguire, sempre a parità di risorse assegnate, tale incremento ha registrato un trend più graduale a conferma della stabilizzazione della presa in carico della popolazione anziana ultrasessantacinquenne e della copertura del bisogno presente sui territori. In particolare, per l’anno 2013, le segnalazioni effettuate ai Punti Insieme sono state complessivamente 114.329 corrispondenti a circa il 13,1% della popolazione residente toscana ultra sessantacinquenne. Mensilmente ci si attesta intorno ad una media di 9.500 segnalazioni. Da tali segnalazioni sono derivate 92.188 prese in carico corrispondenti al 10,5% della popolazione residente toscana ultra sessantacinquenne e pari al 94,4% dei residenti non autosufficienti ultra64enni in Toscana secondo i dati sulla popolazione forniti da ISTAT e l’Indagine Multiscopo ISTAT (97.675). Le prese in carico sono state caratterizzate per il 13% da un bisogno socio sanitario complesso che ha portato quindi ad una valutazione da parte della Unità di Valutazione Multidisciplinare (UVM) con relativa stesura di un Piano Assistenziale Personalizzato (PAP) per un totale di 11.963 PAP redatti. Le restanti prese in carico hanno portato ad una risposta assistenziale di tipo sociale o sanitario semplice.
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INTEGRAZIONE SOCIO-SANITARIA
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO Progetto Regionale Vita Indipendente
ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
D.G.R.T. n. 794 del 02 agosto 2004, D.G.R.T. n. 146 del 27 febbraio 2012, DD n. 103 del 18 gennaio 2013, D.G.R.T. n. 68 del 4 febbraio 2013
ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI Tutto il territorio regionale
DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Per “Vita Indipendente” si intende la possibilità, per una persona adulta con disabilità grave, di autodeterminarsi e di poter vivere come chiunque avendo la capacità di prendere decisioni riguardanti la propria vita e di svolgere attività di propria scelta. Ciò che differenzia l’intervento di Vita Indipendente da altre azioni più di carattere assistenziale, si concretizza soprattutto nella modificazione del ruolo svolto dalla persona con disabilità che abbandona la posizione di “oggetto di cura” per diventare “soggetto attivo” che si autodetermina.Questo obiettivo presuppone l’esistenza di un progetto globale di vita, con il quale, alla persona con disabilità, viene assicurata la possibilità di determinare, anche in collaborazione con il sistema dei servizi e sulla base della valutazione dell’U.V.M. (Unità di Valutazione Multidisciplinare) il livello di prestazioni assistenziali di cui necessita, i tempi, le modalità attuative (che possono prevedere varie tipologie di intervento, sia disgiuntamente che in connessione tra loro), la scelta degli assistenti personali e la gestione del relativo rapporto contrattuale.Questo è l’elemento caratterizzante dei percorsi di vita indipendente ed una modalità innovativa nel sistema dei servizi socio-assistenziali: la persona con disabilità sceglie e assume direttamente, con regolari rapporti di lavoro, il/i proprio/i assistente/i, ne concorda direttamente mansioni, orari e retribuzione e ne rendiconta, secondo quanto indicato dal presente allegato, la spesa sostenuta a questo titolo. Appare evidente, quindi, come anche il reperimento e la preparazione dei propri assistenti personali, diventino elementi fondamentali al fine di concretizzare un vero progetto di Vita Indipendente.
PERIODO DI SVOLGIMENTO
Dall’anno 2004 (fase sperimentale). Dal 2012 il progetto è a regime
RISORSE REGIONALI STANZIATE
€ 240.000 anni 2004-2006-2006 • € 404.989anno 2007 • € 240.820 anno 2008 • € 326.039 anno 2009 • € 2.000.000 anno 2010 • € 3.016.578 anno 2011 • € 5.200.000 anno 2012 • € 8.028.706 anno 2013 • € 9.000.000 anno 2014.
RISULTATI RAGGIUNTI
Passaggio da 24 beneficiari nel 2004 (fase sperimentale) a 806 nel 2014 con estensione su tutto il territorio regionale
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SOCIOSANITARIO SOCIALE
LA STAMPERIA BRAILLE E LA SCUOLA NAZIONALE CANI GUIDA PER CIECHI Riferimenti: L.R. n. 41/2005 art. 55 e 55 Bis “Politiche per le persone disabili” e “Scuola Nazionale Cani guida per ciechi e Stamperia Braille” DPGR n. 58/R del 21.10.2013 “Regolamento per la disciplina delle attività della Scuola nazionale cani guida per ciechi” P.S.S.I.R. 2012/2015 - Scuola Nazionale Cani guida per ciechi e Stamperia Braille: azioni di sostegno per la disabilità visiva “La Regione Toscana attraverso la Scuola Nazionale Cani guida per ciechi e la Stamperia Braille garantisce i diritti dei disabili visivi, la tutela della loro condizione e il loro inserimento sociale finalizzato al raggiungimento di un benessere che migliori la qualità della vita, nel suo contesto familiare, scolastico, ludico e sociale.”
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LA STAMPERIA BRAILLE IL CODICE BRAILLE
Il codice Braille è il metodo di scrittura e lettura ideato appositamente per i non vedenti intorno alla metà dell’Ottocento dal francese non vedente Louis Braille, è perfettamente adatto alle caratteristiche della percezione tattile e non può essere sostituito, per l’istruzione di base dei non vedenti, da altri mezzi (audiocassette e strumenti informatici di vario tipo). Gli elementi essenziali sono il puntino in altorilievo e lo spazio non punteggiato, ossia la distanza tra un puntino e l’altro. Il puntino in altorilievo ha forma e dimensioni particolari, in funzione delle possibilità percettive del polpastrello. La sua forma semisferica ha un’altezza di circa 0,5 millimetri ed un diametro alla base di circa 1 millimetro. Lo spazio vuoto tra due puntini che fanno parte di uno stesso segno è di circa 2,2-2,5 millimetri; tra due puntini di lettere diverse la distanza è di circa 3,5 millimetri. Disponendo in tutti i modi possibili i sei puntini si possono ottenere 64 combinazioni, che sono appunto i 64 segni del sistema Braille. LE ATTIVITÀ DELLA STAMPERIA BRAILLE
La Stamperia Braille, inaugurata il 30 maggio 1926 alla presenza del Principe Umberto di Savoia, fin dalle origini si è occupata della trascrizione in braille di opere scolastiche, letterarie, musicali e riviste, trascritte per bambini e adulti non vedenti. Dal 1979, dopo lo scioglimento dell’istituto per Ciechi Vittorio Emanuele II, al quale era annessa e con l’approvazione delle nuove Leggi in materia di diritto allo studio e di integrazione scolastica, la Stamperia Braille e le competenze ad essa legate sono state trasferite alla Regione Toscana. La Stamperia Braille della Regione Toscana è una struttura che principalmente nasce come luogo di produzione dei testi in braille ma, con il passare degli anni, ha ampliato la propria attività anche ad altri tipi di prodotti. A tal fine vengono svolte le seguenti attività realizzando prodotti universalmente riconosciuti come altamente professionali e rispondenti ai bisogni dei non vedenti: • trascrizioni in braille di testi scolastici a favore degli studenti non vedenti della Toscana per il proprio percorso scolastico fino al conseguimento del di251
ploma di scuola media superiore o della qualifica professionale, oltre a stampa da catalogo di testi letterari e musicali; • promozione dei diritti dei disabili visivi, tutela della loro condizione e del loro inserimento sociale attraverso la produzione di ausili e servizi innovativi di supporto alla loro autonomia in campo culturale, motorio e di integrazione sociale attraverso la produzione di testi, mappe tattili, pannelli, didascalie ecc.. che favoriscano l’accessibilità anche a musei, giardini, luoghi pubblici e di lavoro; • realizzazione di libri tattili per bambini con tavole a rilievo, illustrazioni a colori e uso di materiali particolari. I libri sono pensati per l’utilizzo ed il gioco di bambini sia non vedenti che vedenti; stimolare l’integrazione già in età prescolare è risultato molto utile per facilitare l’accettazione della disabilità visiva. • collaborazione con le associazioni di tutela dei disabili visivi, ed in particolare con l’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti (UICI) ma anche con Enti, Università, Comuni, Musei e Fondazioni per la soluzione dei problemi legati all’accessibilità e all’integrazione; • produzioni di varia natura come listini prezzi, menù per ristoranti, istruzioni per le compagnie aeree ecc.. su richiesta dei non vedenti o di altri soggetti che producono servizi in generale. REALIZZAZIONI DI MAPPE TATTILI E TESTI CON IMMAGINI A RILIEVO
Ruolo importante nella produzione della Stamperia Braille rivestono sia la produzione di mappe tattili, ovvero la rappresentazione di percorsi utilizzabili dai non vedenti all’interno di musei, parchi, aeroporti ecc., sia la produzione di testi con immagini a rilievo le cui più importanti realizzazioni, effettuate nel tempo, vengono illustrate qui di seguito: - Museo del Bambino – Siena: Tavole tattili tratte da “La gabbianella e il gatto”, per una mostra permanente, e una giornata di laboratorio per bambini sulla realizzazione di tavole tattili. - Museo Paleontologico – Università degli Studi di Firenze: cartellini con didascalie per alcuni dei reperti fossili da toccare. - Mappa del Centro Visite e del Museo del Lago di Massaciuccoli - Museo Nazionale Alinari della fotografia - Firenze: 20 tavole tattili che riproducono fotografie dell’esposizione permanente sulla storia della fotografia. Inoltre mappa tattile del nuovo Museo con percorso per non vedenti 252
evidenziato. Con il Museo Nazionale Alinari sono stati realizzati nel tempo vari progetti volti a rendere fruibile ai disabili visivi una parte di produzione museale. Il primo, nell’anno 2006, ha permesso la riproduzione in rilievo di alcune foto presenti al Museo per permettere l’accessibilità dei non vedenti. L’ultimo progetto, denominato “Vedere con le mani: percorsi tattili per le scuole” ha mirato ad integrare in modo operativo studenti vedenti con studenti non vedenti per valorizzare le differenze e trovare così la possibilità per decodificare informazioni e sensazioni. - “Luglio bambino” – Campi Bisenzio (FI): riproduzione di tavole tattili della storia illustrata di “Cappuccetto bianco, rosso ecc..” di Bruno Munari, oltre alla riproduzione di tavole tattili dal libro della “Pimpa”. - Museo Archeologico – Firenze: catalogo in Braille con illustrazioni in rilievo per percorso non vedenti. - Mostra “Da Petra a Shawbak” – Palazzo Pitti, Firenze: catalogo in Braille con illustrazioni in rilievo per la mostra. - Mostra commemorativa Dicembre 2008: realizzazione di tavole tattili riproducenti la piazza del Duomo prima e dopo il terremoto del 28/12/1908; - Giardino dei Semplici – Firenze: Mappa tattile in due tavole del giardino, con indicazione del percorso delle piante aromatiche e cartellini in Braille con i nomi delle piante. - Museo degli Uffizi: per mostra “Uffizi da toccare” didascalie nel percorso per non vedenti. - Palazzo Strozzi: didascalie e brochure per mostra di sculture da toccare in Sala Gessi e Sala Lettura. - Parco di Empoli: testi in Braille su lastra di alluminio per tavole esplicative del percorso naturalistico per non vedenti all’interno del parco - Bibbia di Marco Polo – Prato: Tavole tattili più la riproduzione della Bibbia per mostra itinerante e relative didascalie, più catalogo della mostra trascritto in braille in Italiano e Inglese. - Giardino dei Semplici – Firenze: Mappa di una serra calda con supporto in braille trasparente su fondo a colori e didascalie in Braille su alluminio. - Museo della Battaglia di Anghiari: Catalogo in braille per mostra - Comune di San Casciano Val di Pesa: “La porta degli Dei la porta degli uomini”: Catalogo in braille per mostra. - Museo dell’Accademia Etrusca e della città di Cortona: per mostra “Cortona arcaica città di principes, il dominio della piana verso Arezzo: le tombe principesche del Sodo” : catalogo in braille della mostra. - Orto Botanico di Lucca: mappe tattili, una generale e una del percorso sensoriale, più cartellini con didascalie per piante del percorso tattile. 253
- Giardino dei Semplici – Firenze: mappa del percorso inerente le piante aromatiche per non; - Bibbia di Marco Polo: nuove tavole per mostra permanente in Cina, padiglione italiano Esposizione Internazionale. - Scavi Casciana Terme: realizzazione di cartello in braille per esterno realizzato su lastra in alluminio, oltre alle didascalie per interno. - Museo dei Ferri Taglienti – Scarperia: realizzazione di piccole didascalie in Braille per ausili tattili del percorso interno al museo. - Museo di Montelupo: realizzazione di didascalie in braille per il percorso museale delle ceramiche. - Mostra Progetto Accessit – Pisa – Cantiere Navi Antiche: realizzazione di didascalie in braille e mappa del percorso.
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LA SCUOLA NAZIONALE CANI GUIDA PER CIECHI LA STORIA DEL CANE GUIDA
L’uso del cane come sostegno morale ed ausilio di mobilità per i non vedenti è antichissimo. N. Coon nella sua “Breve storia del cane guida per ciechi” (The Seeing Eye Inc. New Jersey 1959) riferisce di un disegno scoperto sulle pareti di una grotta risalente all’epoca paleolitica raffigurante un cieco con il suo cane e di un affresco proveniente da una villa romana di Pompei custodito nel Museo Nazionale di Napoli con lo stesso soggetto. La storia moderna del cane guida passa attraverso varie fasi nelle quali si cerca di concretizzare l’intuizione che il cane può diventare, se opportunamente istruito, un eccezionale strumento di mobilità. In Germania negli anni venti del Novecento, furono forniti circa 500 cani a reduci della prima guerra mondiale che avevano perso la vista. Furono aperti diversi centri nel paese, tra cui uno a Postdam. Questa Scuola viene visitata nel 1927 da una signora svizzera, Dorothy Eustis, che possedeva un allevamento di cani a Vevey e nota per le sue capacità di addestratrice. La signora rimane molto colpita da questo nuovo impiego del Pastore Tedesco e pubblica su un giornale americano un entusiastico articolo che fa intravedere orizzonti fino ad allora inimmaginabili. Fra i lettori dell’articolo vi è Frank Morris. Morris a 16 anni ha perduto la vista per un incidente, ha un carattere forte e volitivo e lavora come agente assicurativo andando in giro a vendere polizze facendosi accompagnare da un ragazzo che a volte non si presenta agli appuntamenti. Intesse una fitta corrispondenza con Dorothy alla quale chiede, implora, che si tenti di addestrare un cane che lo liberi da ogni dipendenza. Nel 1928, dopo un periodo di preparazione in Svizzera, torna in patria con il suo Buddy, il cane guida che conquisterà l’America. Nel 1929 viene fondata la prima scuola cani guida in America, “Seeing Eye”, ancora oggi fra le più grandi ed attrezzate scuole nel mondo. LA SCUOLA NAZIONALE CANI GUIDA PER CIECHI
Esiste un documento che fissa al 25 settembre 1929 la consegna dei primi tre cani guida da parte della Scuola. L’Unione Italiana Ciechi, che era stata 255
fondata a Genova nel 1920, prese contatto con la Scuola svizzera della Sig. ra Eustis ed iniziò una collaborazione che portò alla nascita della Scuola di Firenze. Alla fine degli anni ’50 la Scuola si spostò dalla sede di via del Gignoro all’attuale sede di Villa Martini in via dei Ciliegi a Scandicci. L’area tecnica della nuova sede si compone ora di una serie di percorsi delimitati da siepi, quattro canili ed una dependance che riunisce vari locali e servizi. La dependance fu donata alla Scuola dall’allora Sindaco di Firenze (1962) Giorgio La Pira. In attuazione del DPR 616/77, la Scuola è stata attribuita dal 1° aprile 1979 alla Regione Toscana. LE ATTIVITÀ DELLA SCUOLA
Le funzioni e le attività della Scuola sono disciplinate dal Regolamento emanato con DPGR n. 58/R del 21.10.2013 in attuazione dell’art. 55 bis della L.R. n. 41/2005. Compito istituzionale primario della Scuola cani guida di Scandicci, unica nel mondo in quanto scuola completamente pubblica, è quello di fornire cani addestrati alla guida di persone non vedenti. Questo comporta varie attività quali: allevamento e selezione di cani di razza Labrador e Golden Retriever – Affidamento di cuccioli a famiglie volontarie collaboratrici con la scuola per lo svolgimento del programma di educazione e socializzazione – Corsi di Orientamento e Mobilità, finalizzati all’acquisizione delle tecniche necessarie al migliore utilizzo del cane guida – Addestramento di cani guida – Corsi di istruzione all’uso del cane guida agli allievi non vedenti. Negli ultimi anni sono state introdotte nuove attività come lo svolgimento di programmi di Attività e Terapie Assistite dagli Animali (Pet-Therapy) e l’addestramento di cani d’ausilio per disabili motori. ALLEVAMENTO La Scuola dispone di un proprio Programma di Riproduzione
che ha avuto inizio nel 1999 con la determinante collaborazione della Facoltà di Veterinaria dell’Università di Pisa. Attualmente la Scuola dispone di n. 7 riproduttori con una produzione media annua di 30 cuccioli. AFFIDAMENTO Nel primo anno di vita i cuccioli vengono affidati a famiglie
volontarie che collaborano con la Scuola per consentire che i cani assimilino le corrette regole educative e comportamentali abituandoli alle realtà urbane e sociali. Attualmente collaborano circa 60 famiglie. Il programma di socializzazione prevede di norma rientri periodici dei cuc256
cioli presso la scuola (una settimana al mese) per controllare il corretto svolgimento del programma, correggere eventuali problemi comportamentali insorti e rendere dolce e graduale il reinserimento finale nella Scuola una volta giunti all’anno di età. ADDESTRAMENTO All’età di 12-14 mesi il cane viene inserito nel programma
di addestramento che dura in media 6 mesi. I metodi utilizzati escludono qualsiasi azione coercitiva e sono basati esclusivamente sul rinforzo positivo, che consiste nel far aumentare la frequenza di un comportamento desiderato, premiandolo, e ignorando eventuali comportamenti non attesi, senza costrizioni di sorta. Le attività di addestramento sono quotidiane, e prevedono la compilazione di un tracciato tecnico in cui vengono annotate le progressioni fatte dal cane e viene controllato il grado di addestramento. Attualmente i cani addestrati e consegnati sono circa 24 all’anno. CORSI I corsi di orientamento e mobilità (O.M.) sono una attività introdotta
dalla Scuola nel 2004. Uno dei motivi più ricorrenti che fanno ritardare l’assegnazione del cane guida è la limitata capacità del richiedente a muoversi autonomamente nello spazio. Per ovviare a tale inconveniente viene quindi richiesto al non vedente di frequentare un corso di O.M. che dura 10 giorni, è residenziale, ed indirizzato alle persone che non trovano nella propria zona residenziale un sostegno di questo tipo. In media si tengono due corsi l’anno, ogni corso è di 6/7 persone. I corsi di istruzione all’uso del cane guida sono della durata di due settimane, ogni corso prevede la partecipazione di 12 persone, con attività di assistenza continuativa. VISITE DELLE SCUOLE La sede della Scuola ospita ogni anno numerose visite
di scolaresche sia delle scuole elementari che medie di Firenze e provincia. E’ questa un’occasione per sensibilizzare i giovani ai problemi della disabilità visiva, alla rimozione delle barriere sia fisiche che sociali che ne ostacolano l’integrazione ed anche all’educazione di un corretto rapporto con gli animali. Da qualche anno sono stati avviati interventi educativi presso scuole medie finalizzati a far acquisire una maggiore conoscenza degli animali da compagnia, in particolar modo il cane, degli animali da servizio e da assistenza e allo sviluppo dell’empatia verso il mondo naturale. AMPLIAMENTO SERVIZI OFFERTI PER ALTRE DISABILITÀ Dal 2007 la Scuola ha
allargato le sue funzioni realizzando servizi ed attività di ausilio per altre 257
disabilità. Ha introdotto: gli interventi di Attività Assistite da Animali (Pet-therapy), che sono costituite da interventi di tipo educativo, ricreativo e/o terapeutico finalizzati al miglioramento della qualità della vita. I Programmi si rivolgono a persone ospiti di strutture pubbliche o private convenzionate di varia tipologia (RSA, Centri di riabilitazione, Ospedali, Case-Famiglia, ecc.). Con la Fondazione Stella Maris di Calambrone sono stati realizzati progetti di ricerca per validare scientificamente gli interventi terapeutici assistiti da animali, ricerche con la partecipazione anche della Facoltà di Veterinaria dell’Università di Pisa per monitorare il benessere degli animali impiegati negli Interventi; i servizi di educazione e addestramento di cani d’ausilio per disabili motori, una realtà consolidata in vari paesi europei, ma pressoché sconosciuta in Italia. E’ stata la prima sperimentazione avviata da una struttura pubblica e attualmente il servizio è offerto ai residenti nel territorio regionale. AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE DEL PERSONALE Negli ultimi anni l’ag-
giornamento del personale tecnico è avvenuto partecipando a corsi specialistici sulle tecniche di rinforzo positivo e addestramento dolce (Clicker Training), sulla conoscenza dello sviluppo comportamentale del cucciolo (Puppy Class), sulla formazione di conduttori per la Pet Therapy in collaborazione con AIUCA, con la partecipazione a Master di primo livello presso la Facoltà di Veterinaria dell’Università di Pisa (Master in Educazione cinofila e Master in Pet Therapy) e con la formazione specifica per il personale che ha partecipato al progetto di formazione dei cani d’ausilio per disabili motori. Con I.Ri.Fo.R.,Istituto per la ricerca, formazione e riabilitazione dell’Unione Italiana dei Ciechi e Ipovedenti, sezione di Firenze, è stato svolto un corso di aggiornamento su varie tematiche relative all’Orientamento e Mobilità dei non vedenti. E’ in programma l’avvio di corsi di Autonomia personale indirizzati a disabili visivi toscani. SVILUPPO DI ALTRI AUSILI Il cane guida rimane a tutt’oggi, assieme al bastone
bianco, il principale ausilio alla mobilità per le persone non vedenti. Nel tempo si è cercato di sviluppare altre tipologie di ausili, in particolare elettronici, ma sono sempre risultati complementari e secondari. Un particolare interesse si sta comunque evidenziando in questi ultimi tempi sui navigatori GPS che, uniti al bastone o al cane guida, possono fornire dettagliate informazioni utili all’orientamento del non vedente. Un gruppo di lavoro, in collaborazione con IRIFOR, si è occupato di verificare l’attuale disponibilità sul mercato di ausili elettronici per la mobilità dei non vedenti, allo scopo di pervenire alla creazio258
ne di un Centro di documentazione e sperimentazione presso la Scuola. Un altro gruppo di lavoro all’interno della Scuola, parallelamente, ha avviato un progetto relativo al cane da accompagnamento per ipovedenti. RAPPORTI CON ALTRI SOGGETTI Dal 1997 la Scuola è membro della Federa-
zione Internazionale delle Scuole Cani Guida; è quindi accreditata in base agli standard stabiliti dalla Federazione stessa. Con il Comune di Scandicci, dove ha sede la Scuola, recentemente è stato realizzato il progetto per la sistemazione dell’area antistante la Scuola prevedendo inoltre percorsi facilitati, attraverso l’uso di segnalazioni tattiloplantari (Loges) per i non vedenti e altre forme di disabilità. Dal 2000 la Scuola ha in essere un protocollo di intesa con la Facoltà di Veterinaria dell’Università di Pisa e l’ENCI (Ente Cinofilia Italiano) all’interno del quale si sono sviluppate varie attività di ricerca, la prima in ordine di tempo riguardava una ricerca genetica per la selezione delle linee di sangue dei riproduttori. In seguito è stato avviato lo screening generalizzato di tutti i cani riguardo patologie ereditarie come displasia anca e gomito e malattie congenite oculari. La Facoltà di Veterinaria di Pisa ha partecipato anche alla ricerca con la Fondazione Stella Maris, per quanto riguarda il controllo del benessere animale e dello stress nei cani utilizzati nelle attività assistite. Con l’Università di Parma e l’Università di Milano la Scuola ha collaborato in una ricerca tesa a stabilire il grado di attaccamento nei cani guida e che mostrava come i cani, nonostante abbiano subito nel corso dell’affidamento e dell’addestramento il distacco da varie figure di riferimento, non presentassero poi problemi di attaccamento nei confronti del non vedente. Con l’Università di Bologna si è svolta una ricerca mirante a stabilire i livelli di stress indotti nei cani durante l’affidamento e l’addestramento, in confronto ad un gruppo di riferimento costituito da cani da compagnia, rilevando che tali livelli rientravano nella norma. Con l’Azienda Sanitaria di Firenze la collaborazione si è concretizzata all’interno del Progetto “Cani d’ausilio per disabili motori”. Frequenti i rapporti con associazioni come Lions e Rotary Club che hanno voluto contribuire, con varie modalità, alle attività della scuola sia con donazioni di cuccioli che finanziando ricerche o acquistando attrezzature.
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SOCIALE
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Vedere con le mani: percorsi tattili per le scuole ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
Decreto n. 6616 del 29.12.2010
ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
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SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
Fondazione Fratelli Alinari
DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Creazione di un percorso didattico-museale con l’obiettivo di: • rendere accessibile ai non vedenti la fotografia; • creare un’esperienza di integrazione tra studenti senza disabilità visiva e studenti non vedenti/ipovedenti; • valorizzare le differenze (le mani dei non vedenti sono abituate all’uso tattile per decodificare dalla realtà informazioni e sensazioni); • offrire agli studenti vedenti un momento formativo per una maggiore educazione immaginativa ed estetica (conoscenza della forma attraverso l’uso dei sensi vicarianti la vista). Il progetto è integrativo di una precedente collaborazione per l’allestimento nell’anno 2006 di un percorso fruibile dai non vedenti all’interno del Museo Nazionale Alinari della Fotografia di Firenze con opere realizzate dalla Stamperia Braille di trasposizione in rilievo di alcune fotografie storiche del catalogo Alinari. PERIODO DI SVOLGIMENTO
Dal 29 dicembre 2010 al 30 aprile 2012 RISORSE REGIONALI STANZIATE
20.000 sul bilancio 2010 RISULTATI RAGGIUNTI
Coinvolgimento di circa 170 classi tra scuole elementari, medie inferiori e superiori del territorio toscano.
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SOCIALE
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Progetto di studio: “Interazione uomo-animale, tutela degli operatori , degli animali e dei fruitori di progetti di assistenza animale (Pet Therapy)” ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
D.G.R. 1130 del 11.12.2012 e decreto 1447 del 19.04.2013 ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
Dipartimento di Clinica Veterinaria della Facoltà di Veterinaria dell’Università di Pisa, Regione Toscana – Scuola nazionale cani guida per ciechi SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
IRCCS Fondazione Stella Maris – Dip.to Clinico di Neuroscienze dell’Età Evolutiva DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Valutare l’efficacia a lungo termine della Terapia Assistita con gli Animali come terapia d’accompagnamento nel trattamento di soggetti in età evolutiva (età prescolare) con Disturbi dello Spettro Autistico (DSA) e Ritardo Mentale (RM). Il progetto è integrativo di un precedente studio pilota i cui risultati sono stati presentati nel 2010 a Stoccolma al 2th International IAHAIO Conference on Human-Animal Interactions. PERIODO DI SVOLGIMENTO
Maggio 2013 - Giugno 2014
RISORSE REGIONALI STANZIATE
17.000 sul bilancio 2013 RISULTATI RAGGIUNTI
I cani sono opportunità di stimolazioni multisensoriali e le azioni di interazione con il cane (passeggiata al guinzaglio, riporto oggetti, spazzolare, dar da bere e mangiare, ecc.) attivano processi di apprendimento e memoria. La Terapia Assistita con gli Animali risulta efficace in quanto è in grado di mobilitare competenze relative alle abilità quotidiane, cognitive e motorie.
261
SOCIALE
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
“Studio di fattibilità dello strumento cane da accompagnamento per le persone con ipovisione” ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
Decreto n. 4586 del 07.09.2010
ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
Regione Toscana - Scuola nazionale cani guida per ciechi SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
I.R.I.F.O.R. Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione Onlus, Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Firenze, Centro Regionale per l’Educazione e la Riabilitazione Visiva di Firenze DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Progetto di studio finalizzato a verificare: • se lo strumento cane è funzionale alla mobilità autonoma delle persone ipovedenti • quali caratteristiche dovrebbe avere il cane di accompagnamento e che tipo di addestramento specifico il cane dovrebbe ricevere • che tipo di competenze logistiche e di orientamento e mobilità deve possedere la persona • a quali tipologie visive meglio si adatta lo strumento cane d’accompagnamento PERIODO DI SVOLGIMENTO
Novembre 2010 – Aprile 2012 RISORSE REGIONALI STANZIATE
20.000 sul capitolo 22040 del Bilancio 2010 RISULTATI RAGGIUNTI
La Scuola nazionale cani guida per ciechi può assegnare il cane guida a persone con cecità totale e con cecità parziale (non inferiore a un ventesimo); non assegna il cane guida a coloro che ricadono nella definizione di ipovedente grave, medio e lieve in quanto possono avere una mobilità sicura e funzionale attraverso altri training e strumentazioni (residuo visivo, bastone bianco, riabilitazione visiva). 262
SOCIALE
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
“Studio sugli ausili di orientamento e mobilità secondari” ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
Decreto n. 4587 del 07.09.2010
ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
Regione Toscana - Scuola nazionale cani guida per ciechi SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
I.R.I.F.O.R. Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione Onlus, Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Firenze, Centro Regionale per l’Educazione e la Riabilitazione Visiva di Firenze, Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Progetto di studio finalizzato a verificare: • quali ausili esistono sul mercato europeo e mondiale e valutazione degli strumenti • quali e quante competenze necessitano per utilizzarli in sicurezza • costituire un Centro di documentazione che renda disponibili e aggiornabili i dati inerenti ai materiali PERIODO DI SVOLGIMENTO
Novembre 2010 – Aprile 2012 RISORSE REGIONALI STANZIATE
20.000 sul capitolo 22040 del Bilancio 2010 RISULTATI RAGGIUNTI
Esistono tantissimi esperimenti e progetti e soprattutto prototipi. Gli ausili esistenti utilizzano tecnologie basate sui sensori ad ultrasuoni e ad infrarossi per il rilevamento degli ostacoli. Inoltre ci sono ausili che sfruttano la tecnologia satellitare (GPS) per l’orientamento e la navigazione. Nessun dispositivo può essere considerato un ausilio primario ma deve essere utilizzato in concomitanza con il bastone bianco o il cane guida. Gli strumenti di localizzazione sono da consigliare a persone che già padroneggiano una mobilità autonoma e il training iniziale deve essere svolto in un ambiente interno, calmo e tranquillo. 263
SOCIALE
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Concessione di contributi regionali a enti pubblici per l’eliminazione delle barriere architettoniche con riferimento ad edifici o spazi che insistono sul territorio toscano. ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
L.R. 66/2011 - DGR 795/2012 - DD 5775/2012 - DD 3587/2013 ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
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SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
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DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Approvati con graduatoria in seguito a bando n. 85 interventi di eliminazione delle barriere architettoniche aventi ad oggetto: a) interventi di riqualificazione di edifici e spazi; b) acquisto e messa in opera d’impianti ed attrezzature idonee a favorire l’accessibilità e la fruibilità degli edifici e degli spazi; c) adeguamento di postazioni di lavoro a seguito di assunzioni protette. I beneficiari sono: Comuni (in massima parte), Aziende sanitarie, Asp, Province, Unioni di Comuni. Molti interventi prevedono l’abbattimento delle barriere in scuole, musei, edifici comunali, centri storici. PERIODO DI SVOLGIMENTO
Da settembre 2013 in poi
RISORSE REGIONALI STANZIATE
3.000.000 euro
RISULTATI RAGGIUNTI
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264
SOCIALE
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Abbattimento barriere architettoniche in alloggi ERP ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
Delibera G.R. 1065 del 28.11.2011 ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
Soggetti gestori L.R. 77/98 (ex A.T.E.R.) - Comuni SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
Residenti in alloggi ERP - portatori di handicap DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Approvazione indirizzi e criteri e destinazione delle risorse ai soggetti gestori per interventi di abbattimento delle barriere architettoniche in edifici di edilizia residenziale di proprietà pubblica. PERIODO DI SVOLGIMENTO
Dal 31 marzo 2012 (data ultima per la presentazione dei piani operativi da parte dei soggetti gestori). Lavori in corso di realizzazione alla data odierna. RISORSE REGIONALI STANZIATE
Euro 2.104.157,75 per trasferimento delle residue disponibilità della programmazione 92/95 delibera CIPE del 16.3.1994 RISULTATI RAGGIUNTI
Rendicontati lavori eseguiti alla data del 31.7.2014 euro 415.550 (pari a circa il 20% delle risorse ripartite).
265
SPORT
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Progetto FirenzeHabile
ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
Decreto Dirigenziale n. 3527 del 28/07/2014 ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
CONI Toscana e Comitato Paralimpico SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
Centro Spazio Reale, federazioni e associazioni sportive dilettantistiche DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Obiettivo del progetto è rendere Firenze una fonte di opportunità per chi ci si avvicina allo sport paralimpico, non solo per mettersi in evidenza a livello agonistico, ma anche per offrire un’opportunità di integrazione, sostegno, valorizzazione di valori ed identità. Quindi, a fianco di eventi agonistici, il progetto vuole lavorare anche nella formazione di tecnici e preparatori che aiutino lo sviluppo dello sport paralimpico. Questo consentirà di rendere Firenze e la Toscana luogo dove istruttori ed insegnanti possano sviluppare sempre maggiori attività e sinergie che fungano da attrattore di eventi e d luogo di opportunità per gli sportivi e per i cittadini toscani con disabilità. PERIODO DI SVOLGIMENTO
Dal 2013 ed è ancora in essere RISORSE REGIONALI STANZIATE
150.000 € interamente sull’anno 2014 RISULTATI RAGGIUNTI
Realizzazione di otto fra progetti di attività di livello nazionale e cicli di formazione per tecnici e operatori.
266
SPORT
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Progetto SportHabile
ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
Decreti Dirigenziali
ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
CRID Toscana, CONI Toscana e Comitato Paralimpico SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Gruppo Toscano giornalisti sportivi dell’Unione Stampa Italiana e circa 100 associazioni sportive dilettantistiche DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
SportHabile ha per obiettivo di creare una rete territoriale di centri dove i disabili, grazie a personale competente e qualificato e ad appositi ausili, possono rivolgersi per fare sport o avvicinarsi ad una disciplina sportiva. La funzione che il progetto svolge è creare una rete dove sia consentito agli appassionati, o a coloro che vogliono avvicinarsi alla pratica, di poter provare gratuitamente e, conseguentemente, scegliere la pratica di una disciplina sportiva all’interno di una gamma di offerte maggiore possibile. PERIODO DI SVOLGIMENTO
Dal 2010
RISORSE REGIONALI STANZIATE
250,000 € stanziati dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena nell’anno 2008, accettate dalla Regione con deliberazione 24/11/2009 n. 976 RISULTATI RAGGIUNTI
Attivazione già avvenuta di 60 centri, attivazione di n.12 sportelli informativi, prevista la prossima attivazione di altri 40 centri in corso di verifica.
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EDUCAZIONE ISTRUZIONE UNIVERSITÀ
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Piani di gestione delle diversità nelle scuole toscane di ogni ordine e grado ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
DGR 530/2008 “Per una scuola antirazzista e dell’inclusione”, Decreto Dirigenziale n° 3870/2009 e Decreto Dirigenziale n° 574/2012 ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
Università, Istituzioni scolastiche, Enti locali SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
Terzo settore, Agenzie formative DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
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PERIODO DI SVOLGIMENTO
Dal 2010 al 2014
RISORSE REGIONALI STANZIATE
2010-2011: stanziati € 1.249.108,00 destinati alle 3 aree sovraprovinciali AR-GR-SI, FI-PO-PT-Circondario, PI-LU-LI-MS 2012 – 2014: stanziati € 1.333.718,00 destinati alle 3 aree sovraprovinciali AR-GR-SI, FI-PO-PT-Circondario, PI-LU-LI-MS RISULTATI RAGGIUNTI
1. Sono state realizzate attività formative per un totale di: 6 corsi di perfezionamento post laurea e 310 moduli formativi tematici 2. Hanno partecipato alle attività formative e di consulenza circa 5.000 utenti (dirigenti scolastici, docenti, personale ATA, operatori della scuola) 3. Il 18% delle Istituzioni scolastiche presenti sul territorio toscano ha messo in atto/ sperimentato/ adottato un Piano di Gestione delle Diversità
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EDUCAZIONE ISTRUZIONE UNIVERSITÀ
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Progetti Educativi Zonali – P.E.Z. ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
D.G.R. n. 301 del 29/04/2013 per anno educativo/scolastico 2013/2014 (con D.G.R. n. 515 del 20/06/2014 confermati per a.s. 2014/2015) ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
Conferenze zonali per l’educazione e l’istruzione, Comuni e Unioni dei comuni (responsabili dei progetti, programmano gli interventi e percepiscono i finanziamenti regionali). Istituzioni scolastiche, ASL, Province, Università, etc. SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
Soggetti privati titolari e gestori di servizi educativi per la prima infanzia, altri soggetti attuatori (cooperative, associazioni, esperti, etc) DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
I Progetti Educativi Zonali (P.E.Z.), permettono la realizzazione di attività rivolte ai bambini e ragazzi dai 3 mesi ai 18 anni di età e intervengono sia nell’ambito dell’infanzia (per sostenere e qualificare il sistema dei servizi per la prima infanzia, sostenere i bambini con bisogni educativi speciali, promuovere la continuità educativa, coordinare i servizi e formare il personale), sia nell’ambito dell’età scolare (per prevenire e contrastare la dispersione scolastica, promuovendo l’inclusione di alunni disabili e stranieri e contrastando il disagio scolastico, nonché per promuovere esperienze educative/socializzanti durante la sospensione del tempo scuola). Per la parte dei progetti specificatamente rivolta alla disabilità, va ricordato che: • nell’ambito dell’infanzia può essere attivato o potenziato il personale integrativo, come possono essere realizzate attività rivolte ai bambini anche con il coinvolgimento delle famiglia • nell’ambito dell’età scolare possono essere realizzati laboratori dedicati all’inclusione destinati all’intero gruppo classe in cui è presente un alunno con disabilità certificata, attività didattica d’aula in compresenza, recupero disciplinare, supporto alla genitorialità, ecc. Agli interventi di questo tipo deve necessariamente essere destinato almeno il 25% dei finanziamenti.
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PERIODO DI SVOLGIMENTO
Anno educativo/scolastico 2013/2014, (secondo anno di attività dei P.E.Z. avviati a partire dall’a.s. 2012/2013). L’intervento è confermato per l’A.S. 2014/2015. Va ricordato che i P.E.Z. raccolgono, in parte, l’eredità dei precedenti Piani Integrati di Area –P.I.A. che fin dal 1994 hanno lavorato anche per l’inclusione della disabilità. RISORSE REGIONALI STANZIATE
A.s. 2012/2013 € 11,85 milioni complessivi, di cui per inclusione scolastica disabili € 1,61 mil; a.s. 2013/2014 € 11,85 milioni complessivi, di cui per inclusione scolastica disabili € 1,49 mil; a.s. 2014/2015 € 8,6 milioni complessivi (con possibile integrazione di ulteriori risorse pari a 3,2 milioni €). RISULTATI RAGGIUNTI
Nel 2013/2014: oltre 78.000 contatti con gli allievi per l’inclusione della disabilità, quasi 2.000 laboratori per oltre 30.000 ore, per la compresenza in aula più di 1.000 docenti curriculari e 244 di sostegno oltre a circa 50 esperti, ecc (dati dettagliati pubblicati su “Dal nido alla scuola superiore, i dati della Toscana a supporto della programmazione educativa territoriale”.
270
EDUCAZIONE ISTRUZIONE UNIVERSITÀ
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Contributi agli enti locali per inclusione studenti disabili iscritti alle scuole secondarie di secondo grado ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
DPEF 2014, DGRT 968/2013, DGRT 103/2014, DGRT 595/2014, DD 6190/2012, DD 5518/2013, DD818/2014, DD3310/2014 ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
Province toscane, Comuni.
SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
Associazioni di volontariato che effettuano il trasporto studenti nella Provincia di Siena DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Sono stati assegnati alle Province, per interventi di inclusione degli studenti disabili iscritti alle scuole secondarie di secondo grado, relativi al trasporto scolastico e all’assistenza socioeducativa, sia per l’anno scolastico 2013-2014 che per l’anno scolastico 2013-2014, 1.250.000 euro, utilizzando come parametro per la distribuzione i dati forniti dall’Ufficio Scolastico Regionale sulla distribuzione degli studenti disabili per Province. Con lo stesso parametro era stato finanziato attraverso le province il solo trasporto nell’anno scolastico 2012-2013. PERIODO DI SVOLGIMENTO
L’attività è in corso. Avviata, in collaborazione con le province, una verifica sia delle scelte sulle attività finanziate che sulle modalità di realizzazione. RISORSE REGIONALI STANZIATE
2012 500.000 euro, 2013 1.500.000 euro, 2014 1.500.000 euro, 2015 già impegnati 500.000 euro, disponibili altri 500.000 RISULTATI RAGGIUNTI
I destinatari diretti degli interventi sono stati circa 1250 nell’anno scolastico 2013-2014, molti studenti disabili sono stati beneficiari sia di interventi di trasporto che di assistenza. Il quadro è però in fase di approfondimento, perché in alcune zone ci sono stati residui significativi di risorse, in altre ci sono richieste crescenti. 271
EDUCAZIONE ISTRUZIONE UNIVERSITÀ
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO Sistema regionale Diritto allo studio universitario
ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
Delibera della giunta regionale 514 del 23 giugno 2014 Indirizzi all’Azienda DSU Toscana per l’assegnazione dei benefici del DSU (Ogni anno la Giunta delibera gli indirizzi)
ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI Azienda regionale DSU
DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
L’intervento si inquadra nell’ambito del sistema regionale per il diritto allo studio degli studenti universitari. Sono previsti servizi a supporto dell’accesso all’istruzione universitaria destinati alla generalità degli studenti e interventi a carattere selettivo come le borse di studio, l’alloggio o i contributi straordinari destinati a studenti con specifici requisiti di reddito e merito. Per gli studenti disabili (con handicap riconosciuto ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, o con invalidità non inferiore al 66%) sono previste una serie di agevolazioni per accedere ai benefici del DSU. Si ricordano le principali: • requisito di reddito: l’ISEE per accedere alle borse di studio è fissato in 22 mila euro annui (in luogo dei 19 mila fissati per la generalità degli studenti) • requisito di merito: è previsto un numero minore di CFU per mantenere la borsa di studio • il posto alloggio è assegnato con priorità rispetto agli altri studenti borsisti • è riconosciuta la possibilità di beneficiare del contributo affitto in luogo del posto alloggio stesso • è riconosciuta la possibilità di monetizzare il servizio mensa • l’Azienda DSU può applicare le stesse tariffe agevolate o prevedere la gratuità del servizio mensa per l’eventuale accompagnatore dello studente con disabilità • gli importi ordinari della borsa di studio sono incrementati per un importo pari a 2.000,00 euro al fine di agevolare la fruizione dell’attività didattica e di studio. Oltre alla borsa di studio, l’Azienda regionale può in casi particolari documentati concedere un contributo straordinario agli studenti disabili anche in assenza dei requisiti di reddito o di merito previsti per l’accesso alla borsa di studio. In tale caso possono essere concessi un contributo monetario di 1000 euro, la mensa gratuita e l’alloggio in caso di studenti non in sede. L’Azienda fornisce agli studenti disabili ampio accesso alle informazioni intese ad orientarli nei percorsi universitari nonché a quelle relative ai servizi ed alle risorse disponibili ed alle relative modalità di accesso.
PERIODO DI SVOLGIMENTO L’azione è attivata ogni anno.
RISORSE REGIONALI STANZIATE
Per le borse di studio ed i servizi connessi, le risorse trasferite dalla Regione all’Azienda regionale DSU (di provenienza regionale e statale) sono oltre 40 milioni annui, non è però rilevato il dato riferito ai soli studenti disabili.
272
FORMAZIONE E LAVORO
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Diritto al lavoro e disabilità. Esperienza della Regione Toscana nell’attuazione di misure di politica attiva per l’inserimento/reinserimento lavorativo e buone prassi delle province. ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
L.R. 26 luglio 2002 n. 32. Regolamento regionale 8 agosto 2003 n. 47/R. Regolamento regionale 4 febbraio 2004 n. 7/R. Delibera G.R.1122 del 12 dicembre 2011 linee guida per la gestione del Fondo nazionale diritto al lavoro disabili. Decreti Dirigenziali di ripartizione delle risorse Fondo nazionale occupazione disabili alle Province . Delibera G.R. 558 dell’8 luglio 2013 modalità di gestione e criteri di ripartizione alle province del Fondo regionale per l’occupazione dei disabili Decreti Dirigenziali di ripartizione delle risorse del Fondo regionale Decreto Dirigenziale 5293 del 12 novembre 2012. Delibera G.R. 543 del 30 giugno 2014-11-14 Decreto dirigenziale 3110 del 14 luglio 2014-11-14 ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
Province, CPI
SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
Aziende, lavoratori, Cooperative sociali di tipo B DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Esperienza della Regione Toscana in tema di misure di politica attiva attraverso:la predisposizione di linee guida di intervento, la valutazione della destinazione delle risorse nonchè la concessione di contributi ai datori di lavoro per promuovere l’inserimento lavorativo dei soggetti diversamente abili ai sensi della L. 68/99 iscritti al collocamento mirato; Tali contributi sono erogati con le risorse del Bando POR FSE approvato con D.D. n.5293 del 12.11.2012 e n. 3110 del 14.07.2014, del Fondo nazionale per l’occupazione dei disabili di cui agli artt. 11 e 13 L. 68/99 e del Fondo regionale per l’occupazione disabili ci cui all’art. 14 L. 68/99 e art. 26 L.R. 32/02. Buone prassi e progetti innovativi i alcune Province.
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PERIODO DI SVOLGIMENTO
Bando Regionale POR FSE dal 2012 al 2014. Progetti provinciali nell’arco della attuale legislatura. RISORSE REGIONALI STANZIATE
Fondo regionale per l’occupazione dei disabili: anno 2009 euro 4.002.293; anno 2010 euro 3.551.322, anno 2011 euro 3.317.632, anno 2012 euro 3.547.055, anno 2013 euro 3.327.837. RISULTATI RAGGIUNTI
1. Esperienza del bando regionale POR FSE si è concretizzata nell’erogazione di contributi a n. 140 disabili nell’arco temporale 2012-2013; 2. Avviamenti effettuati con i benefici della L.68/99: anno 2010 n.1.601, anno 2011 n. 1.489, anno 2012 n. 1.375, anno 2013 n.1.229.
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FORMAZIONE E LAVORO
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Avvisi regionali per il finanziamento di progetti formativi ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
LR 32/2002 - REG 47/R/2003, DGR 1179/2011 e s.m.i. ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
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SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
Agenzie formative accreditate in quanto soggetti attuatori degli interventi DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Lo schema tipo di avviso per la concessione di finanziamenti ex art. 17 lett. a) e c) della LR 32/2002 a progetti formativi a valere sul POR Toscana Ob. Competitività regionale e occupazione 2007-2013 prevede, tra le priorità generali nella valutazione dei progetti, quanto segue: “I progetti dovranno tener conto del campo trasversale d’intervento del FSE dato dalla parità di genere e dalle pari opportunità, come indicato nel POR Ob. Competitività regionale e occupazione della Regione Toscana, in particolare nella descrizione della strategia. In via generale tale priorità può essere perseguita come segue: • parità di genere: [...]; • pari opportunità: con riferimento alle persone in condizioni di disagio sociale e di disabilità, nell’attuazione di tutti gli Assi particolare attenzione dovrà essere posta affinché pari opportunità e possibilità siano date ai soggetti più deboli, svantaggiati ed emarginati, secondo un approccio di mainstreaming, anche dando loro priorità di accesso, laddove compatibile con le finalità e caratteristiche degli interventi.” PERIODO DI SVOLGIMENTO
Programmazione POR FSE 2007/2013 RISORSE REGIONALI STANZIATE
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RISULTATI RAGGIUNTI
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275
FORMAZIONE E LAVORO
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO Tirocini non curriculari
ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
LR 32/2002 - REG 47/R/2003, DGR 256 del 02/04/2012, DD avvisi n. 3367 del 29/07/2014 e n. 3501 del 06/08/2014
ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI Centri per l’impiego
SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI Imprese che ospitano i tirocinanti
DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
La Regione Toscana offre ai giovani la possibilità di prepararsi al mondo del lavoro con un’adeguata formazione attraverso lo strumento dei tirocini formativi, disciplinati dalla L.R. 3/12 al fine di “garantire il più ampio e corretto utilizzo di questo strumento come occasione di formazione a stretto contatto con il mondo del lavoro”. Si distinguono quattro diverse tipologie di tirocinio: di formazione e orientamento; di inserimento al lavoro; di reinserimento al lavoro e i tirocini di inserimento o reinserimento al lavoro destinati a categorie di soggetti svantaggiati. Per i soggetti disabili e per i soggetti svantaggiati appartenenti alle categorie di cui all’art. 17ter comma 8 della Legge1, sono state stabilite alcune norme di maggior favore che riguardano l’attivazione e lo svolgimento dei tirocini. Caratteristiche specifiche per disabili e svantaggiati: Durata: la durata del tirocinio è estesa fino a 24 mesi, rispetto ai sei mesi previsti ordinariamente (art. 17 ter, comma 8); Età: non c’è limite d’età per il rimborso (può superare i 30 anni). Ripetibilità: il tirocinante può svolgere più di un tirocinio per ciascun profilo professionale (art.17 quater comma 3) e può essere ospitato più di una volta presso lo stesso soggetto ospitante (art. 17 quater comma 3); Non computabilità nel numero massimo dei tirocini attivabili presso un soggetto ospitante, ovvero i tirocini attivati nei confronti di soggetti disabili e svantaggiati non vengono computati nel numero massimo dei tirocini attivabili nell’anno solare presso lo stesso soggetto ospitante (art. 86 nonies, comma 3, lett. a) del Regolamento); Rimborso: totale (500 euro): i soggetti che ospitano tirocinanti disabili o soggetti svantaggiati hanno diritto ad un contributo regionale di 500 Euro mensili; il rimborso potrà avvenire ogni 4 mesi; Incentivo assunzione a tempo indeterminato e determinato non inferiore a due anni più alto (rispettivamente 10.000 e 5.000 euro)
PERIODO DI SVOLGIMENTO Dal giugno 2011 ad oggi.
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RISORSE REGIONALI STANZIATE
I fondi utilizzati sono FSE. Nel corso del 2013, ad esaurimento delle risorse del POR FSE 2007/2013, i tirocini sono stati finanziati con risorse regionali. 2011 totale tirocini 1.135.200 euro, di cui disabili L.68/99 euro 56.000 2012 totale tirocini 6.831.400 euro, di cui disabili L.68/99 euro 1.058.300 e svantaggiati L.381/91 euro 276.900 2013 totale tirocini 13.835.700 euro, di cui disabili L.68/99 euro 2.540.900 e svantaggiati L.381/91 euro 1.419.050.
RISULTATI RAGGIUNTI
• 2011 tirocini totali n. 995, di cui disabili L.68/99 n. 16, di cui svantaggiati L.381/91 n. 0 • 2012 tirocini totali n. 4256, di cui disabili L.68/99 n. 344, di cui svantaggiati L.381/91 n. 115 • 2013 tirocini totali n. 7490, di cui disabili L.68/99 n. 748, di cui svantaggiati L.381/91 n. 531
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AGRICOLTURA
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO Bando Agricoltura sociale: PAR Misura 3.6.11 / PRAF Misura A.2.14 C
ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
DGR 6 febbraio 2012, n. 71 “L.R. 1/06; Delib C.R. 98/08. Piano Agricolo Regionale 2008 - 2010. Conclusione nell’anno 2012 di alcune misure del PAR per il completamento delle attività avviate nel corso del 2011”, DECRETO 17 aprile 2012, n. 1684 “Piano Agricolo Regionale - direttive per l’attuazione della scheda PAR 6.3.11 di cui alla DGR n. 976 del 14/11/2011 - Agricoltura sociale - bando 2012” DECRETO 16 ottobre 2014 n. 4631 “L.1/2006 Misura A.2.14m azione c PRAF 2014 Agricoltura sociale. Approvazione elenco beneficiari finanziati per la seconda annualità.”
ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI /
SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
1) Imprenditori agricoli ai sensi dell’art. 2135 del codice civile; 2) Cooperative sociali di tipo B che esercitano attività agricola; 3) Enti (con esclusione di enti pubblici) e associazioni che svolgono assistenza a persone con disabilità e/o svantaggio e che svolgono attività agricola anche non professionale
DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Si finanziano progetti di accoglienza di persone con disabilità e/o svantaggio ai sensi dell’art. 4 L. 381/91, per il miglioramento della loro autonomia e capacità tramite lo svolgimento di esperienze in attività rurali. Ogni progetto è costituito da uno o più moduli. Ogni modulo è rappresentato da una persona accolta. La persona deve essere affiancata da un accompagnatore che si prende cura della sua accoglienza. Ogni accompagnatore può seguire al massimo cinque persone. Sono ammesse le seguenti spese per ogni persona accolta: • Sostegno economico erogato alle persone accolte, fino ad un massimo di 14.400 euro per un triennio • spese per l’accompagnatore, fino ad un massimo di 6.000 euro per un triennio • spese per assicurazioni e acquisto di materiali ed attrezzature, compresi eventuali D.P.I. (dispositivi di protezione individuale) necessarie per le attività, per un massimo di 3.000 euro per un triennio. Nel caso di progetti con durata inferiore al triennio gli importi di cui sopra si riducono proporzionalmente. Il contributo pubblico al progetto consiste in un contributo a fondo perduto fino a un massimo del 90% della spesa dichiarata ammissibile.
PERIODO DI SVOLGIMENTO
Dal 2012 a tutt’oggi, ancora in corso.
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RISORSE REGIONALI STANZIATE
Risorse regionali stanziate per il progetto/l’attività/l’intervento (suddivise per anno) Risorse stanziate prima annualità: euro 2.000.000 Risorse stanziate seconda annualità: euro 800.000
RISULTATI RAGGIUNTI
Nr. progetti 133 (beneficiari). Totale persone accolte: 362. Sono stati finanziati tutti i tre anni dei progetti presentati relativi all’accoglienza di persone con problemi di autismo e il primo e il secondo anno dei progetti di accoglienza di tutte le altre persone con disabilità e/o svantaggio, fino ad esaurimento delle risorse disponibili. In molti casi l’attività avviata è stata determinante per tante delle persone accolte che erano a casa senza alcuna possibilità di inserimento. La flessibilità di applicazione del bando ha consentito la partecipazione di persone prima escluse dagli interventi della formazione, borse lavoro, tirocinio o altro, spesso troppo stringenti per certe casistiche di svantaggio.
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TURISMO
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
“Turismo Senza Barriere” – informazione online sull’accessibilità delle strutture ricettive all’interno del sistema regionale “turismo.intoscana.it” ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
Decreto n.5881 del 13 dicembre 2013 ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI
Provincia di Pistoia
SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
/
DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Creazione di un database con informazioni sull’accessibilità delle strutture ricettive, dei musei e dei percorsi turistici; aggiornamento della sezione dedicata “Turismo senza Barriere” all’interno del portale regionale del turismo www.turismo.intoscana.it. Al momento sono oltre 1200 le schede di strutture ricettive presenti e oltre 650 schede relative alle attività possibili sul territorio toscano. Ogni scheda contiene informazioni specifiche sulla fruizione dello stesso. L’ultima parte del progetto, ancora da realizzare, consiste nella creazione di un database specifico dedicato agli stabilimenti balneari Questo progetto è integrativo di un precedente progetto finanziato dalla Fondazione Monte Paschi di Siena negli anni 2011/2012 PERIODO DI SVOLGIMENTO
Dal 1° gennaio 2014, ancora in corso. RISORSE REGIONALI STANZIATE
40.000 euro sul bilancio 2013. RISULTATI RAGGIUNTI
Il sistema è operativo e presente sul portale del turismo.
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MOBILITÀ
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Contratto di servizio per il trasporto pubblico ferroviario di interesse regionale e locale 2009 - 2014
ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
Legge Regionale n. 42/98 e smi (Norme per il trasporto pubblico locale), Regolamento Ferro n. 8/r del 2005 , Regolamento Gomma n. 9/r del 2005 .
ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI /
SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
Direzione Regionale di Trenitalia, RFI
DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
All’interno del Contratto di Servizio vigente è presente l’art. 18, riportato nel seguito: Art. 18 (Piano per il miglioramento della accessibilità) 1. Le Parti si impegnano, a partire dal 2010, a definire e concordare periodicamente un piano operativo delle azioni per migliorare l’accessibilità dei servizi ferroviari per le persone con ridotte capacità fisiche e sensoriali di cui alla legge 5 febbraio 1992, n.104, coinvolgendo a tal fine, per quanto di competenza, il Gestore dell’Infrastruttura. 2. il piano riguarderà in particolare: • L’informazione al pubblico sia a terra che a bordo del treno, in particolare: • l’informazione stampata a terra e a bordo che dovrà essere redatta e collocata in modo da consentirne la migliore leggibilità, e dovrà contenere i riferimenti utili all’accesso ai servizi per clientela disabile; • l’informazione vocale a terra e a bordo che dovrà risultare comprensibile nella dizione e nel livello sonoro; • il miglioramento del sistema di accoglienza ed assistenza per disabili nelle stazioni; nella individuazione e determinazione delle suddette azioni verranno opportunamente coinvolte le rappresentanze degli utenti e dei consumatori e le associazioni disabili. 3. Il nuovo materiale acquisito nell’ambito del programma di investimenti di cui all’art.14 e i treni composti con le vetture oggetto di ristrutturazione, dovranno risultare conformi a quanto previsto dal D.P.R.n.503/1996 e dallaL.R. 09/09/1991 n.47 e successive modificazioni ed integrazioni.
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PERIODO DI SVOLGIMENTO
L’attuale Contratto di Servizio è stato sottoscritto il 30 dicembre 2010 ed ha validità fino al dicembre 2014.
RISORSE REGIONALI STANZIATE Vedi tabella nella pagina seguente.
RISULTATI RAGGIUNTI
Vedi tabella nella pagina a fianco. Nonostante le carenze ancora evidenti, con la stretta collaborazione fra Regione Toscana e Trenitalia, la nostra regione si colloca ai primi posti per il trasporto dei viaggiatori disabili. I viaggi dei clienti disabili che richiedono il servizio con carrello elevatore sono sui nostri treni regionali in costante aumento: nei primi dieci mesi del 2014 hanno registrato un incremento del 43% e raggiungeranno i 5 mila entro la fine dell’anno. Oggi circa il 60% dei treni elettrici e il 55% di quelli diesel sono attrezzati per il viaggio di persone a ridotta mobilità, una percentuale destinata ad aumentare grazie all’arrivo di ulteriori vetture Vivalto e ai nuovi treni diesel Pesa. Pochi giorni fa è stata presentata la prima vettura Vivalto (materiale doppio piano per treni ad alta frequentazione) con toilette migliorata rispetto al progetto originale, a seguito delle indicazioni fornite da Massimo Toschi, consulente del presidente della Regione per i diritti dei disabili, i cui suggerimenti sono stati il motore dell’operazione. I nuovi bagni, evoluzione delle precedenti toilette per disabili, garantiscono una maggiore stabilità della carrozzina – ottenuta attraverso la realizzazione di una nicchia in vetroresina per l’alloggiamento delle ruote - e un migliore sostegno alla persona – grazie all’ottimizzazione degli spazi, al riposizionamento di alcuni accessori e all’applicazione di mancorrenti fissi e ribaltabili. Particolare attenzione è stata dedicata anche alla sicurezza, con l’attivazione di un nuovo pulsante di emergenza all’interno della toilette, e all’accessibilità dalla vettura, con la riduzione delle dimensioni del mancorrente del corridoio, per un più agevole passaggio della sedia a rotelle. Le modifiche, suggerite dalla Regione Toscana e realizzate da Trenitalia insieme ad Ansaldo Breda, saranno adottate da tutti i nuovi Vivalto in fase di realizzazione negli stabilimenti della società costruttrice. Anche le carrozze già consegnate e oggi in servizio saranno gradualmente adeguate ai nuovi standard. In Toscana questa operazione verrà eseguita direttamente nelle officine Trenitalia dell’Osmannoro. Entro il 2015 saranno almeno 20, in Toscana, i complessi Vivalto attrezzati con i nuovi bagni.
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MOBILITÀ
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO Attività ispettiva sul trasporto pubblico locale
ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
Legge Regionale n. 42/98 e smi (Norme per il trasporto pubblico locale), Regolamento Ferro n. 8/r del 2005 , Regolamento Gomma n. 9/r del 2005 , Regolamento servizi tramviari n. 70/r del 2012. DGR n° 697 del 4 agosto 2014 (Approvazione schema convenzione per l’utilizzo in avvalimento del personale degli Enti Locali da parte della Regione Toscana per lo svolgimento di attività di vigilanza ex art. 24 comma 3 lettera b) L.R. 42/1998.
ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI Province e Comuni
SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
Aziende di trasporto operanti sul territorio regionale, Direzione Regionale di Trenitalia, RFI.
DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
• Ai sensi dell’art 24 LR 42\98 (norme per il trasporto pubblico locale) esiste da anni un “gruppo regionale ispettivo di vigilanza sul TPL” con compiti di vigilanza sulla qualità dei servizi erogati dalle aziende di trasporto che operano servizi di TPL in Toscana. • Il gruppo è attualmente composto da 47 ispettori in servizio presso vari uffici regionali, che compatibilmente con le loro mansioni “ordinarie” di ufficio effettuano (in media 1 o 2 volte al mese a seconda dei casi) ispezioni. Attualmente il gruppo ispettivo è impegnato quasi esclusivamente nel controllo del rispetto di standard qualitativi previsti dal contratto di servizio Regione\Trenitalia per i servizi di TPL ferroviario in Toscana (contratto del 30\12\2009), mentre i controlli sulle aziende di trasporto automobilistico sono effettuati di regola dalle amministrazioni provinciali. • Tra i controlli previsti dal Contratto, oltre a quelli a bordo treno, vi è anche il controllo di alcune prestazioni che Trenitalia deve assicurare nelle stazioni FS, quali apertura biglietterie, funzionamento emettritrici automatiche ed obliteratrici, informazioni varie ecc. A tal fine gli ispettori regionali esaminano almeno 80 stazioni ogni semestre; nel corso di queste visite gli ispettori non si limitano a controllare il rispetto dei suddetti aspetti di competenza di Trenitalia, ma “osservano” lo stato generale della stazione, comprese eventuali carenze o problemi relativi all’accesso alle stazioni da parte di disabili, e l’ufficio che si occupa del coordinamento delle ispezioni le segnala a Trenitalia, affinché questa le riporti alla società RFI (gestore dell’infrastruttura ferrovia e delle stazioni, società del Gruppo FSI con la quale la Regione Toscana non ha un contratto di servizio come con Trenitalia) per una azione di sensibilizzazione o ripristino di eventuali guasti. Nel corso degli ultimi anni sono state riportate numerose segnalazioni, in diverse stazioni; le segnalazioni più frequenti riguardano di solito problemi di accessibilità per i disabili alla stazione (presenza scalini, carenza rampe, più raramente guasti ad
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ascensori) ed a volte scarsità di bagni per disabili. Vi è da aggiungere che nell’anno 2010 sono state rilevate 4 casi di mancato funzionamento delle pedane per disabili a bordo dei treni di Trenitalia. Per quanto riguarda il controllo sui servizi automobilistici, ricordato che adesso effettuati di regola dalle amministrazioni provinciali, nel periodo gennaio\marzo 2010, anche a seguito di reclami pervenuti in regione, venne effettuata dagli ispettori regionali una campagna di controllo sul funzionamento delle pedane per disabili (ove presenti) a bordo dei bus facenti servizio TPL in Toscana: vennero controllati circa 80 mezzi, riscontrando quasi 30 casi di mancato funzionamento, il che dette luogo alle previste attività sanzionatorie a carico delle aziende.
PERIODO DI SVOLGIMENTO
Il nucleo ispettivo è attivo con continuità dal 2000
RISORSE REGIONALI STANZIATE /
RISULTATI RAGGIUNTI
Le attività del nucleo ispettivo, oltre per la verifica dei parametri di qualità previsti nel Contratto di Servizio, dai quali, con il calcolo di specifici indici, si arriva alla determinazione di penali contrattuali, permettono di evidenziare ulteriori carenze o criticità, anche a seguito di segnalazioni di utenti, a loro volta segnalate a Trenitalia e RFI. La scheda di rilevazione delle stazioni, utilizzata dagli ispettori nella loro attività, si è via via affinata, con specifico riferimento all’accessibità al servizio di trasporto.
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MOBILITÀ
TITOLO / DENOMINAZIONE PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Contact Center della Mobilità e Numero Verde per la gestione dei reclami e segnalazioni degli utenti del trasporto pubblico locale.
ATTI REGIONALI DI RIFERIMENTO
Legge Regionale n. 42/98 e smi (Norme per il trasporto pubblico locale), Regolamento Ferro n. 8/r del 2005 , Regolamento Gomma n. 9/r del 2005 , Regolamento servizi tramviari n. 70/r del 2012. Legge regionale n. 100/98 (Tariffa agevolata)
ALTRI SOGGETTI ISTITUZIONALI COINVOLTI Province e Circondario Empolese Valdelsa
SOGGETTI PRIVATI COINVOLTI
SC.a.R.L. Aziende di trasporto operanti sul territorio regionale, Direzione Regionale di Trenitalia
DESCRIZIONE DEL PROGETTO / ATTIVITÀ / INTERVENTO
Il Contact Center è la sede del processo continuo di ascolto e di acquisizione di informazioni a supporto dei diversi utenti per il miglior funzionamento dei processi interni e per la verifica delle attività svolte da tutti i soggetti interni ed esterni che influenzano la qualità del servizio del trasporto pubblico locale. Il Contact Center persegue la finalità di rispondere ai problemi dell’utenza raccogliendo e gestendo reclami, rilasciando informazioni, e richieste degli utenti e veicolando loro le risultanze dei processi interni di verifica e decisione dell’Area di Coordinamento Trasporto Pubblico Locale conseguenti alle loro istanze. In quest’ambito gli obiettivi del Contact Center sono: 1) acquisire i reclami e i suggerimenti dei cittadini rendendoli disponibili ai processi interni all’Area di Coordinamento Trasporto Pubblico Locale per la conseguente attivazione di controlli sul territorio e degli eventuali processi decisionali e azioni correttive; 2) gestire i reclami e attivare i necessari processi di trasferimento nei confronti dei soggetti gestori del TPL, dell’Ufficio Unico e degli Enti locali competenti. 3) rilasciare informazioni sulle agevolazioni tariffarie previste dalla normativa Legge regionale n.100 del 1998 in favore di particolari categorie: • agli invalidi civili e del lavoro con invalidita’ superiore o uguale al 67%; • agli invalidi di servizio con menomazione ascritta dalla I alla VIII categoria; • ai soggetti privi della vista e sordomuti di cui agli articoli 6 e 7 della Legge 2 aprile 1968, n. 482; • alle persone disabili riconosciute in situazione di gravita’,ai sensi degli articoli 3 e 4 della Legge 3 febbraio 1992, n.104;
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• agli invalidi minori di 18 anni che beneficiano dell’indennita’ di accompagnamento di cui alle Leggi 28 marzo 1968, n. 406, 11 febbraio 1980, n. 18 e 21 novembre 1988, n.508 oppure dell’indennita’ di frequenza di cui alla Legge 11 ottobre 1990, n. 289; • ai mutilati e invalidi di guerra. Nello svolgimento delle proprie attività, il Contact center cura e gestisce le segnalazioni provenienti dall’utenza disabile, sollecitando ed intervenendo in modo attivo nei confronti dei gestori dei servizi e degli enti locali competenti sui servizi di trasporto pubblico locale.
PERIODO DI SVOLGIMENTO
Il Contact Center è attivo dall’anno 2005
RISORSE REGIONALI STANZIATE /
RISULTATI RAGGIUNTI
• Raccolta di segnalazioni e indicazioni da parte dell’utenza su temi legati all’accessibilità ed utilizzo dei servizi di trasporto pubblico locale. • Individuazione delle criticità in base alla tipologia dei servizi (gomma, ferro e marittimi), per tipologia di problematica riscontrata (accessibilità, informazione, comfort, funzionamento mezzi e dispositivi di ausilio per trasporto disabili). • Veicolazione, confronto e risoluzione delle singole segnalazioni pervenute in collaborazione con gli enti competenti e le aziende di trasporto interessate. • Rilascio di informazioni sulle agevolazioni previste per le categorie della L.R. 100/98.
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