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SOTTANA ATTO II
from PINK BASKET N. 21
by Pink Basket
COVER STORY - DI GIULIA ARTURI
“SONO TORNATA A SCHIO, CHE PER ME È CASA: ERA IL MOMENTO GIUSTO”. GIORGIA RACCONTAIL SUO NUOVO RUOLO DI COMUNICATRICE, ANCHE AL DI FUORI DEL BASKET. LA QUARANTENA, L’EUROLEGA, LA NAZIONALE, LE DOLOMITI, I MIGLIORAMENTI DOPO I 30 ANNI E INFINE DUE NOMI DA TENER D’OCCHIO: “PANZERA E ORSILI MI HANNO IMPRESSIONATO”
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“What can we do better to help change”. Cosa possiamo fare di meglio per aiutare il cambiamento. Se lo chiede LeBron James nell’ultimo filmato della Nike relativo alle imminenti elezioni americane. È la stessa domanda che Giorgia Sottana si pone, a 31 anni, dopo oltre 20 stagioni di carriera, in relazione a diversi temi: di basket e fuori dal basket. Intanto conoscere sé stessi, ci racconterà: e prima lo facciamo meglio è. E poi “Il basket è uno solo”, argomenta in un video postato nel nuovo ruolo di comunicatrice, in cui si è calata con convinzione. Ma anche Giorgia Sottana è unica, e non solo per il suo talento in campo. È diventata una coscienza critica del nostro ambiente, una persona che non si accontenta, che scrive, che sperimenta, che si espone. La ritroviamo a Schio, da dove era partita per la Turchia e la Francia: con le idee più chiare e la stessa determinazione.
Dopo tre anni lontano dall’Italia, come hai vissuto il tuo ritorno?
“È stato bello, perché penso sia avvenuto nel momento giusto: avevo il desiderio di tornare a casa tanto quanto in passato avevo voglia di provare un’esperienza diversa. Schio per me significa veramente Casa: qui sto bene ed è stato piacevole tornarci essendo io una persona diversa rispetto a quando sono partita. Vivo un ambiente che già conoscevo in maniera differente, con nuove prospettive”.
Cos’è casa per te?
“Innanzitutto dove ci sono le persone che amo di più, la mia famiglia, le amicizie. Collego molto l’idea di casa alle persone e non al luogo. Lo stesso vale qui a Schio, dove ho creato dei legami che so che dureranno per sempre”.
Come si affronta una stagione sportiva quando il futuro si presenta molto incerto?
“Dal punto di vista del campo, del giocare, la sto vivendo serenamente. A livello irrazionale sicuramente il pensiero c’è: sarà una stagione un po’ difficoltosa, non c’è la solita certezza che domani si giocherà. La preoccupazione si può riferire di più a livello sistemico, perché comunque la pallacanestro è il nostro lavoro e non ci sono misure di aiuto, come può essere la cassa integrazione, che ci supportano quando le cose vanno male”.
A livello fisico riprendere dopo uno stop così lungo che sensazioni suscita?
“Ho superato due lunghi infortuni in carriera e per me non è stato un vero e proprio stop forzato. Sicuramente è stato tutto stranissimo: una stagione finita presto, niente Nazionale. Un’estate veramente inconsueta dunque, ma non mi sono mai davvero fermata. È stato sicuramente bello tornare a giocare in squadra, ritrovare il gruppo dopo un periodo inusualmente solitario per tutti”.
Quest’anno l’Eurolega si giocherà in piccole bolle. Che ambizioni può avere Schio?
“Con il roster che dovevamo avere, avrei azzardato che era una Schio che poteva puntare alle Final Four. Stefanie Dolson si è infortunata e bisognerà capire come si ricalibrerà la situazione e da chi verrà sostituita, ma in ogni caso siamo una buona squadra (dopo che l’intervista è stata realizzata Schio ha annunciato la firma di Natalie Achonwa ndr). La bolla dove siamo inserite penso sia accessibile: a parte Ekaterinburg, le altre squadre sono alla nostra portata. Certo è una cosa strana, perché giocare tre partite di altissimo livello un giorno sì e uno no non sarà facile. Però secondo me si può puntare a fare bene, ad avere ambizioni”.
Mi racconti del tuo ultimo progetto editoriale, IAm Magazine? Com’è nata l’idea?
“È nata in quarantena, da qualcosa che avevo già in testa, ma che non avevo avuto mai il tempo di realizzare. Cerco dei protagonisti con cui è piacevole parlare e con i quali posso condividere dei pensieri. Quello che più mi preme è raccontare e mostrare la persona, non solo l’atleta: siamo giocatrici e giocatori, ma dietro c’è un mondo di passioni da scoprire. Per ora sono stata fortunata, sono entrata in contatto con personaggi veramente di spessore, che sono disponibili a condividere i loro interessi”.
Ora che ti stai confrontando con atleti di altri sport, al di là del basket c’è una disciplina che ti affascina particolarmente?
“Sono un’appassionata del mare e di tutto ciò che è outdoor. Per esempio, nell’ultimo numero di IAm Magazine la protagonista è la surfista Belinda Baggs: è stato molto interessante capire come si vive uno sport in un contesto completamente diverso da quello a cui sono abituata, e scoprire cosa c’è dietro alla comunità che lo accompagna. Perché alla fine è questo il bello. Sarebbe importante che esistesse una comunità di persone e di idee a sostegno dello sport. Cosa che è molto difficile creare. Tornando alla tua domanda, mi intrigano molto tutte le attività un po’ estreme o comunque vissute all’aria aperta”.
Scrivi e informi gli altri: attraverso quali media ti tieni aggiornata?
“Cerco di tenermi informata non tanto consultando i media, ma piuttosto cercando le notizie che mi interessano attraverso i social, poi da lì mi indirizzo sui vari siti di riferimento. Quindi sicuramente di primo acchito i social, ma sono comunque ancora molto legata al cartaceo. Mi piacerebbe che ci fossero più magazine o riviste da poter sfogliare, sono un po’ vintage in questo!”.
Ti rivedi nel talento di qualcuna di queste ragazzine che stanno esplodendo? O hai il nome di chi ti ha particolarmente colpito?
“Ad oggi tra le giovani che più mi hanno impressionato e che potrebbero avere un possibile futuro roseo metterei Panzera e Orsili, due giocatrici diversissime ma che, da quando le ho seguite nei campionati giovanili, mi hanno lasciato la sensazione di una certa credibilità”.
In Supercoppa tutti davano favorita Schio, poi in realtà il primo trofeo l’ha vinto Venezia. È stato un brutto colpo da assorbire o solo un punto per ripartire?
“Perdere non è mai piacevole, anzi mi fa veramente schifo! Poi è assurdo come le vittorie si dimentichino in fretta, mentre le sconfitte siano così difficili da digerire. Ma all’inizio di una stagione, dopo tanti mesi di stop, costruire una squadra nuova significa anche accettare che ci siano delle battute d’arresto. Tutto sta nel trarci degli insegnamenti e degli spunti. Venezia ha giocato una partita super, noi un pochino meno. Poi con le percentuali di tiro terrificanti che abbiamo avuto era davvero difficile provare a vincere. Siamo incappate in una giornata un po’ infelice che sicuramente è stata anche indotta dalla buonissima prestazione della Reyer. Alla fine, l’essere favorite conta poco: la vittoria va conquistata sul campo”.
Anche dopo i trent’anni si può migliorare. Tu in cosa stai cercando di farlo?
“Un pochino in tutto. In primis cerco di curare molto di più il mio fisico. Gli anni passano e si impara quanto è importante concentrarsi su questo aspetto, quando si è giovani ci si pensa meno. Poi per me è essenziale lavorare sulla gestione delle emozioni e dello stato d’animo con cui si affronta una gara, al di là dei gesti tecnici sui quali devi comunque impegnarti ogni giorno per migliorarli. In definitiva penso che cura del corpo e come stare ‘sul pezzo’ siano le due cose fondamentali che con l’età devi saper gestire al meglio”.
Come la vedi la bolla della Nazionale?
“Impegnativa: ricominciare da zero, con un allenatore nuovo e pochi giorni di preparazione a disposizione sarà una bella sfida. Ci aspettano due partite toste, perché la Romania è forte come pure la Repubblica Ceca, con la quale abbiamo già perso in casa. E quindi sarà interessante non solo per l’organizzazione in sé, ma perché dovremo tirare fuori il nostro meglio, darò il massimo, come ho sempre fatto. È un onore essere la capitana e mi piacerebbe fare anche qualcosa di più, qualcosa che vada oltre alla semplice nomina”.
Che consiglio daresti alla Giorgia cestista diciottenne?
“Le direi di trovare qualcuno che la guidi, perché è importante avere vicino una persona che ha già vissuto determinate situazioni e che può aiutarti a tirare fuori il meglio di te, cosa che non è così scontata. Le direi di prestare più attenzione alla Giorgia persona piuttosto che alla Giorgia giocatrice: di imparare a conoscersi di più sia dentro che fuori dal campo. Credo che sia un qualcosa che avrei dovuto fare molto prima”.
Lo sport vive un momento molto difficile, in particolare quello giovanile. Che messaggio mandi a tutti i giovanissimi che ora non possono allenarsi?
“Se hanno questa passione devono continuare a coltivarla. Se ora non c’è la possibilità di andare in palestra ad allenarsi o di fare qualcosa con la palla in mano, c’è però sicuramente l’occasione di vedere basket. E anche se può sembrare una follia, si può imparare molto anche guardando le partite in TV”. in entrambe le situazioni. Credo di essere una persona che sa adattarsi alla realtà in cui si trova: se mi è richiesto di fare punti penso di essere capace di farlo, così come se mi viene chiesta una maggiore attenzione alla gestione della squadra. Quindi in linea di massima direi che sono una giocatrice che dove la metti sa come prendersi le sue responsabilità. Mi piace definirmi così”.
Negli Stati Uniti, un po’ meno in Italia, molti atleti si espongono parecchio sui temi sociali. C’è qualcosa che ti sta particolarmente a cuore?
“Oltre al problema razziale, che sta devastando il mondo, sarebbe ora di prendere delle posizioni importanti sui problemi ambientali, un tema al quale tengo molto: stiamo distruggendo il nostro pianeta senza neanche accorgercene, e si fa troppo poco per mettere un freno. Il tempo corre veloce e se non stiamo attenti tra un po’ ci ritroveremo con niente in mano. Penso che stiamo vivendo in un’epoca un po’ troppo rapida e superficiale, ci sarebbe bisogno di una maggiore consapevolezza per tutto ciò che ci circonda. Credo che le cose siano un po’ legate, crescendo l’umanità, nel senso di essere persone umanamente profonde, cresce anche l’attenzione per ciò che ci sta attorno”.
Due posti in Italia e nel mondo dove hai lasciato occhi e cuore?
“Quest’estate, cosa che non avevo mai fatto prima, ho camminato per rifugi sulle Dolomiti e mi sono resa conto della bellezza infinita che abbiamo dietro casa e che spesso non consideriamo preferendo mete più lontane ed esotiche. Poi sicuramente mi è rimasto nel cuore il Vietnam, un paese dove si percepisce la grande sofferenza che l’ha attraversato, ma che ce la sta facendo, provando con grande forza a risollevarsi”.
Ultima domanda di basket: tu che sei tornata dopo qualche tempo passato all’estero come lo vedi questo campionato?
“Non mi sembra che sia cambiato molto: ci sono come al solito delle ottime squadre che si contenderanno le prime posizioni. Ma sono molto curiosa di vedere cosa faranno Lucca e Campobasso, perché, soprattutto quest’ultima, in una versione sana che ancora non si è vista, potrebbero dare fastidio a più di qualcuno, anche se poi credo che quest’anno le prime quattro siano Venezia, Ragusa, Schio e Geas. Questo è il mio pronostico!”.