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LA PRIMA DI CAMPIONATO
from PINK BASKET N. 21
by Pink Basket
GUARDIA E LADRI - DI SUSANNA TOFFALI
IL RITORNO SUL PARQUET
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I mesi di ottobre e novembre sono per gli sportivi ciò che gennaio è per il resto dei comuni mortali. Un marasma di premesse, promesse, “da lunedì dieta”, buoni propositi mai realmente mantenuti che, nel caso dei cestisti, sfociano puntualmente in sogni a dir poco utopistici o in obiettivi di una vita mai realizzati: “da quest’anno a sinistra solo lay-up di mano sinistra”, “la percentuale ai liberi dev’essere almeno del 50%”, “mi concedo al massimo una decina di airball” (...a partita).
Come in qualsiasi storia a lieto fine, così come “lieta” è stata la ripresa di alcuni campionati, dev’esserci un imprescindibile filo conduttore che lega gli agonisti a questo periodo dell’anno: l’ansia. Quella celeberrima sensazione che, morbida come una badilata, colpisce ogni angolo di razionalità presente e che, casualmente, ti impedisce ogni volta di fare due su due dalla lunetta. (Vi assicuro che l’essere scarsi non c’entra nulla).
Sono le 15.30 di una tiepida giornata di ottobre. Con 250 grammi di bucatini all’amatriciana di zia Luigia sullo stomaco ti appresti ad affrontare la prima partita dopo otto mesi di inattività con la medesima tranquillità di quando mamma ti lasciava da sola in cassa al supermercato perché aveva dimenticato di prendere le uova. Quel senso di timidezza misto panico nel momento in cui la voce quasi metallica della cassiera comunicava l’importo totale della spesa è lo stesso di quando, arrivata finalmente in palestra, realizzi che per entrare la tua temperatura dev’essere sotto i 37 gradi e mezzo e che forse i quattro bicchieri di Montepulciano d’Abruzzo che ben si sposavano con il sugo non sono stati un’idea del tutto congeniale.
Ti tremano le gambe ma, mentre ti dirigi (con palese ritardo) verso le tue compagne già tutte radunate dinnanzi alla porta d’ingresso, cerchi di non pensarci. Prendi un bel respiro e no, qualcosa non quadra. Respiri troppo bene, troppo liberamente. ...La mascherina. Grazie ad un fulmineo scatto verso la macchina che ti fa digerire antipasto, primo, secondo, contorno e dolce e ti fa evaporare un quantitativo ragionevole di vino presente nel tuo corpo, riesci a superare i controlli di routine senza particolari difficoltà e ti ritrovi a cercare di interpretare insieme alle tue compagne le disposizioni per la suddivisione negli spogliatoi.
Dopo interminabili discussioni in ambito scientifico-matematico, mediante l’utilizzo di teoremi poco identificati e l’organizzazione di turni perfettamente calibrati di 12 minuti e 45 secondi per cambiarsi divise in gruppetti da quarantaquattro gatti in fila per sei con il resto di due, siete pronte per entrare in campo.
Sulle scale che portano al rettangolo di gioco le parole si fanno superflue, quasi fastidiose. Regna un silenzio inaspettato, e aleggiano sguardi complici tra tutte voi. Bisogna riprendere ciò che era stato interrotto a marzo, cercando di conquistare quel qualcosa che, come ogni anno, era parso intangibile. Due miseri punti in classifica.