PLaNCK!-09_Anteprima ITA

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Poste Italiane SPA - Spedizione in abbonamento € 20,00 - copia singola € 7,00 Autorizzazione del Tribunale di Padova numero 4093 del 21 novembre 2013 ISSN 2284-0761 - ISBN 978 88 6787 609 9 - Quadrimestrale - Numero 09 - Settembre 2016

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Quando la scienza imita la natura Pag. 18

CIBO E CERVELLO NANOTECNOLOGIE...

pag. 30 D’AUTORE Pag. 34 19

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Da piccolo

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NATURA HI-TECH

LE AVVENTURE DI MARIE E MAX Pag. 5

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EDITORIALE

Sommario

“Nanotecnologia”: che parolona! Cosa vorrà mai dire? Dopo gli atomi e dopo le molecole, eccoci qui a parlare di una scienza molto recente che riguarda oggetti grandi qualche nanometro fatti dall’uomo, che non troviamo cioè naturalmente. Ma ne siamo proprio sicuri? Chissà… perché a volte gli scienziati non si inventano proprio tutto, ma prendono spunto ad esempio dalla natura e la copiano! E non è finita qui. Gli oggetti nanotecnologici non si possono vedere ad occhio nudo ma solo con microscopi e strumenti speciali. E spesso le immagini di questi oggetti ci riservano molte sorprese e risultati spettacolari! Quindi… pronti… via: verso il nano-mondo!

In questo numero... 10 Un mondo... nano!

Alla scoperta della nanotecnologia

12 Che storia!

Le nanotecnologie nella storia

13 Bava di cozze e schermi pieghevoli Le nanotecnologie oggi

14 Fabbrichiamo!

I segreti della micro- e nano-fabbricazione

16 Una vista da nani!

Come si osservano gli oggetti nanometrici?

18 Natura hi-tech

Quando la scienza imita la natura

21 Incontriamo... Richard P. Feynman 22 Effetti speciali Alla scoperta del tunnel che non c’è

26 Verso l’era del Carbonio Nuovi nano-materiali

Rubriche

28 Nanotecnologie preziose

Alla scoperta delle nanoparticelle d’oro

30 Scolpire la luce... con le nanotecnologie si può! Cosa sono gli ologrammi?

Intervista alla Prof.ssa Marcella Bonchio e al suo gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze Chimiche dell’Università di Padova

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PLaNCK! è un progetto dell’associazione Accatagliato via S. Sofia 5 - 35121 Padova accatagliatoassociazione.wordpress.com accatagliato.info@gmail.com Stampatore ed editore CLEUP sc “Coop. Libraria Editrice Università di Padova” via Belzoni 118/3 - 35121 Padova tel. 049 8753496 www.cleup.it - www.facebook.com/cleup ISSN 2284-0761 ISBN 978 88 6787 609 9

Episodio 3: Marie, Max e la trappola nanotecnologica

20 Un’avventura polare?

32 Le nanotecnologie fanno male? 33 Origami di DNA 36 Energia dall’acqua. La fotosintesi in provetta

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5 Planck in fuga!

Il progetto RESEt: dal Trentino al Polo Nord

24 Giochiamo: il CRUCIREBUS! 25 PLaNCK! in azione!

Mini-reporter per un giorno e il Festival “Aperta-mente” tra scienza e conoscenza

34 Nanotecnologie... d’autore 38 Scienza da leggere! 39 Piccoli collaboratori

www.planck-magazine.it redazione@planck-magazine.it © 2016 by Accatagliato Tutti i diritti riservati

Comitato Scientifico

Dipartimento di Fisica e Astronomia Prof. Alberto Carnera Dott. Stefano Ciroi Prof.ssa Ornella Pantano Prof. Giulio Peruzzi Dott.ssa Cinzia Sada Dipartimento di Scienze Chimiche Dott. Massimo Bellanda Dott.ssa Laura Orian Dott. Giacomo Saielli Dott.ssa Elisabetta Schievano

Redazione

Responsabili progetto: Agnese Sonato e Marta Carli Direttore responsabile: Andrea Frison Caporedattore: Marta Carli Segreteria di Redazione: Serena Maule Testi: Marta Carli, Marco Maggioni, Agnese Sonato, e Andrea Frison Versione inglese: Nadia Andrea Andreani, Marta Carli, Agnese Sonato. Revisione: Petra Spataro, Fumetto: Bianca Maria Scotton (disegni), e Gianluca Pozza (testi e sceneggiatura) Illustrazioni: Bianca Maria Scotton Progetto grafico: Stefano Pozza Fotografia: Agnese Sonato, archivio fotografico 123RF

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Marie & Max

e

a l o p p a r T La a c i g o l o n Nanotec Nelle puntate precedenti Marie e Max hanno ritrovato la scimmietta Planck. Ma un misterioso ladro ha rubato gli occhiali speciali per esplorare il nanomondo

Fermo! Ridacci gli occhiali speciali!

Planck in FUGA! Episodio 3

Non lasciatelo scappare o ruberĂ tutti i segreti degli occhiali!

Nonna! Aiuto!

GRAB

Non mi scapperĂ , sono il re dello skateboard!

VAI MAX! PRENDILO!


! O N A N . . . o d n o m Un Immagina un mondo in cui gli oggetti sono un miliardo di volte più piccoli di te. Forse è un po’ difficile, ma questo mondo esiste: è il mondo delle nanotecnologie! “Nano” significa “un miliardesimo di…”, quindi un nanometro (simbolo: nm) è un miliardesimo di metro. Gli oggetti a cui siamo abituati sono decisamente enormi rispetto a un nanometro! Ecco alcuni esempi:

• Un capello ha un diametro di circa 50000 nanometri. • Un foglio del tuo quaderno ha uno spessore di circa 100000 nanometri. • I tuoi genitori probabilmente sono alti tra 1500 e 2000 milioni di nanometri. • Il grattacielo più alto del mondo, che si trova a Dubai, è alto 830000 milioni di nanometri.

E tu, quantoin sei alto tri? nanome

Il grattacielo Burj Khalifa, a Dubai (Emirati Arabi Uniti), è il più alto del mondo. Foto di Donaldytong

Che numeri da capogiro! Ma allora, dove si trova questo “nanomondo” che sembra così distante dalla realtà? Proviamo a fare uno zoom all’interno degli oggetti dell’esempio precedente…

• • • • •

Un atomo è grande circa un decimo di nanometro. Il diametro del DNA è di circa 2 nanometri. Una tipica proteina è grande circa 10 nanometri. Un transistor è largo circa 100 nanometri. I batteri sono lunghi circa 200 nanometri.

Quante cose importanti ci sono in questo nanomondo! Gli scienziati che lo studiano si occupano di nanoscienza. Se sono anche capaci di realizzare o manipolare oggetti nanometrici per applicarli a problemi reali, allora si occupano di nanotecnologie.

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La doppia elica del DNA


! O M A I H C I R B B A F ne io z a c ri b b fa o n a n a - e dell ro ic m a ll e d ti re g e s I

DAL PIÙ PICCOLO AL PIÙ GRANDE Usare il metodo BOTTOM-UP è come giocare con le costruzioni, solo che invece di mettere un mattoncino sopra l’altro, lo scienziato mette un molecola sopra l’altra, oppure fa crescere qualche struttura particolare.

Molecole che si assemblano da sole

Ci sono alcune molecole che quando si trovano in contatto con alcuni materiali, si legano a questi materiali senza bisogno di metodi particolari e formano uno strato compatto. Questo è il caso, ad esempio, dei TIOLI sull’oro. Le parti più chiare sono

Prati di fili e nanotubi Possono crescere anche…

sono a irc alti c roic 20 m ri met

… e nanofili di silicio di Damiano Cassese (Università di Trieste e Laboratorio CNRIOM a Trieste)

tioli attaccati sull’oro (Immagine di Marta Carli e Agnese Sonato, Università di Padova)

… nanotubi di carbonio di Ilaria Rago (Università di Trieste e Laboratorio CNRIOM a Trieste)

Laboratori speciali!

Per costruire oggetti grandi micrometri o nanometri gli scienziati lavorano in laboratori molto puliti e in cui la temperatura e l’umidità sono controllate: si Sono a chiamano infatti “clean room”, id lungh micioè “camera pulita”. Bisogna 0 1 a vestirsi con una tuta, degli sti2 tri! e m o vali, indossare guanti e coprirsi cr i capelli! In alcuni casi questi laboratori i hanno solo luce Ch gialla, perché i sto? l’ha viesso per materiali che sp Molto ggetti così si usano sono e eo r r a e s d u e v sensibili alla vono lai si de l o o c i c t c r i luce blu che a p copi p PAG. s o r c i m va quindi tolta prili a ri: sco -17 dalla luce utiliz16 zata.


a t s i v a n U ! i n a da n

trici? e m o n a n i t t e g li og g o n a v r e s s o i Come s

Prova a chiudere gli occhi e a toccare un oggetto sconosciuto, cercando di indovinare come è fatto: probabilmente ci riuscirai. Ora immagina di fare lo stesso gioco usando, al posto delle dita, un pallone da calcio: molto più difficile! La differenza sta nel fatto che le tue dita sono grandi più o meno come i dettagli dell’oggetto, o addirittura più piccole. Il pallone invece è più grande e non riesce a seguire bene i dettagli. E se l’oggetto è “nanometrico”? Beh, a occhio nudo non si può vedere… ma non si può vedere neanche con un microscopio “normale” (un microscopio ottico), neanche il più potente! Cercare di guardare un oggetto nanometrico con un microscopio ottico, infatti, è un po’ come usare il pallone nell’esempio precedente: non si riesce, perché gli oggetti nanometrici sono “più piccoli della luce”*. Gli scienziati però hanno inventato dei microscopi speciali che permettono di vedere gli oggetti nanometrici: nella pagina accanto trovi alcuni esempi! Più precisamente, sono più piccoli della lunghezza d’onda della luce, che è la proprietà che decide il limite sotto il quale la luce non può essere usata per osservare gli oggetti. La luce visibile, usata nei microscopi ottici, ha una lunghezza d’onda di 400-700 nanometri.

*In alcuni casi la punta non tocca sempre l’oggetto, ma oscilla su e giù toccandolo a intermittenza.

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sembrano Queste strutture che e attaccate coralli sono molecol tecnologico su un sensore nano ondulato e d’oro. Il sensore è onde è di la distanza tra due re sotto le 500 nm: lo puoi vede magine è molecole. Questa im l’AFM. stata realizzata con

Ecco la punta dell’AFM!

AFM Nel microscopio a forza atomica (AFM) si usa una pun ta piccolissima per toccare leggerm ente l’oggetto e così capire come è fa tto, proprio com e le tue dita nell’esem pio iniziale*. La pu nt a è collegata a un’a sticella: i movimen ti di questa asticella vengono monitor ati da un computer, che riesce a ricostru ire la forma dell’oggett o.


NATURA HI-TECH

natura la a it im a z n ie c s la o d Quan

Avresti mai pensato che alcune tecnologie d’avanguardia sono state inventate copiando cose già presenti in natura? Ebbene sì! Vediamo insieme quali sono queste tecnologie… naturali!

ni La zampa del gecko co e peli e le micro-ventos

Sullo sfondo: la zampa del Gecko

La super-adesione del gecko Perché il gecko riesce a camminare su pareti verticali o sul soffitto senza cadere? No, non è magia! Sotto le sue zampe presenta delle microstrutture che gli permettono di avere un’adesione molto forte a qualsiasi parete! Sotto le zampe del gecko ci sono moltisimi peli con migliaia di piccoli cuscinetti che funzionano come potentissime ventose. Pensa se si riuscisse a creare un collante potente come le zampe del gecko!

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Il gecko sul muro


Effetti speciali Alla scoperta del tunnel che non c’è A cura di Alessia Mezzadrelli, studentessa di Scienza dei Materiali (Università di Padova)

Cosa succede se lanci una pallina contro un muro? Rimbalza e torna indietro, giusto? L’unico modo per riuscire ad attraversarlo sarebbe quello di rompere il muro. Pensa invece che nel mondo nanometrico una “nano-pallina” riesce ad andare dal l’ al tr a parte come se il muro non ci fosse. Potrebbe sembrare irreale ma è proprio ciò che succede quando si ha a che fare con il “nano-mondo”. I suoi protagonisti sono gli atomi, gli elettroni e tutte le altre cose grandi circa come questi. Le “nano-palline” nel nostro caso rappresentano gli elettroni, mentre il muro rappresenta ciò che nella realtà è detta barriera di potenziale elettrico. Questo effetto prende il nome di “effetto tunnel” proprio perché sembra che ci sia un tunnel che rende possibile il passaggio dell’elettrone, anche se in realtà questo tunnel non c’è! Per capire questo e tutti gli altri fenomeni del “nano-mondo”, ben diverso da quello a cui siamo abituati, si devono usare le leggi della meccanica quantistica, una teoria della fisica nata tra il 1800 e il 1900.

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ad andare La palla non riesce possiamo oltre il muro come noi nella sperimentare anche vita di tutti i giorni


Verso l’Era del Carbonio Nuovi nano-materiali A cura di Roberto Sant, laureato in Scienza dei Materiali (Università di Padova) A scuola da sempre si insegna che la storia dell’umanità può essere suddivisa in epoche che ricevono il nome dai materiali che l’uomo ha imparato a lavorare per fabbricare i suoi strumenti: Età della Pietra, del Rame, del Bronzo e del Ferro. Se applicassimo lo stesso ragionamento per la nostra epoca o quella che sta per cominciare, potremmo chiamarla Età del Carbonio. Negli ultimi trent’anni abbiamo scoperto infatti che il carbonio può formare speciali nano-strutture: il fullerene, il grafene e i nanotubi di carbonio.

Il fullere ne è simil e a un pa da calcio llone dove i ve rtici degli esagoni e dei penta goni sono occupati dal carbo nio.

i sfera d La Bio eal Montr

Il “fullenome to dato è sta d rene” Richar n i d e r in ono ter Fuller, u er ins Buckm to famoso p t a e archit la geodetic o a p la cu la form n o c o propri molecola. l de la

Il fullerene Il fullerene è una grossa molecola simile a una sfera con all’esterno 60 atomi di carbonio e l’interno vuoto. Per questo i fullereni sono delle vere e proprie gabbie dentro cui si possono intrappolare atomi di metallo o altre piccole specie chimiche. Possono inoltre funzionare come “nano-vetture” su cui si agganciano altre molecole, i “medicinali”, da trasportare all’interno del nostro corpo e rilasciare nelle cellule malate.

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NANOTECNOLOGIE PREZIOSE

Alla scoperta delle nanoparticelle d’oro

Tra le nanotecnologie più famose, ci sono le nanoparticelle d’oro, strutture simili a sfere di dimensioni che vanno da 2 a 200 nanometri circa e che sono molto conosciute perché possono aiutare in molti campi: dall’ottica alla medicina.

UN REGOLA D’ORO! Prima di iniziare il nostro viaggio dobbiamo ricordarci una regola molto importante: quando si parla di oggetti nanotecnologici fatti di un certo materiale, come nel caso dell’oro, bisogna dimenticarsi l’aspetto del materiale a cui siamo abituati. Noi vediamo gli oggetti grazie alla loro interazione con la luce, che però cambia quando le dimensioni degli oggetti sono molto piccole e il risultato è che il loro aspetto può essere diverso da come ce lo immaginiamo!

LE NANOPARTICELLE IN LABORATORIO...

Il minerale dell’oro

Tanti colori

Aumentan do dimension la e, le nanopart icelle van no dal rosso al blu!

Alla domanda “di che colore è l’oro?” chiunque risponderebbe “giallo”. Però… osserva le immagini qui a fianco: il colore delle nanoparticelle d’oro va dal rosso al blu man mano che le loro dimensioni aumentano!

Le nanoparticelle d’oro viste con il microscopio elettronico a trasmissione da Luc io Litti e Verena Weber (Università di Pa dova)

Il potere del sale All’inizio le nanoparticelle, appena preparate, hanno uno strato protettivo di carica negativa che le tiene distanti una dall’altra.

E aggiungendo il sale… Il sale da cucina rimuove lo strato protettivo e le nanoparticelle si aggregano… diventando così più grandi e quindi di colore blu!

Il cambio di colore dopo l’aggiunta del sale


SCOLPIRE LA LUCE... ... con le nanotecnologie si può!

A cura di Gianluca Ruffato, assegnista di ricerca (Università di Padova)

Per quanto possiate scattare con cura una fotografia, essa non riuscirà mai a trasmettere con efficacia l’idea della profondità e il soggetto risulterà sempre appiattito nel mondo a due dimensioni della carta stampata. Una soluzione per superare questo limite è offerta dall’olografia: l’arte di progettare e fabbricare ologrammi. Illuminando un ologramma infatti è possibile fare apparire un’immagine tridimensionale dell’oggetto come se esso fosse realmente presente. Questo è possibile perché un ologramma, a differenza di una classica fotografia, registra tutta l’informazione che la luce, dopo aver colpito l’oggetto, trasporta ai vostri occhi: non solo l’intensità luminosa quindi, ma anche una caratteristica propria delle onde (e la luce come sappiamo è un’onda) detta “fase”,

che porta informazione sullo spazio percorso dall’oggetto fino ai nostri occhi, ovvero sulla profondità. Inizialmente gli ologrammi erano registrati con metodi fotografici: su una pellicola sensibile veniva impressionata la sovrapposizione tra l’immagine diffusa dall’oggetto e la luce stessa da cui era stato illuminato. Questo richiedeva però, oltre alla presenza effettiva dell’oggetto, anche un sofisticato sistema ottico che poteva occupare parecchio spazio e richiedere molta cura nell’allineamento. Da allora la tecnologia ha compiuto passi da gigante. Le nanotecnologie in particolare, soprattutto negli ultimi decenni, sono risultate fondamentali.

Un ologramma del film “Iron Man 2” (Marvel Studios e Paramount Pictures, 2010)

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LE NANOTECNOLOGIE FANNO MALE? Non è così semplice: niente panico e niente giudizi affrettati Facciamo un passo indietro. La nanotecnologia è molto recente, e ci vorranno molti anni perché ci sia una grande diffusione delle nanotecnologie nella vita quotidiana! Questa non è una novità nella scienza… la prima intuizione di computer è stata nell‘Ottocento ma solo a fine Novecento è arrivato nelle nostre case. E come ogni cosa nuova, all’inizio non si sa se faccia bene o male. Anche gli scienziati che per primi hanno studiato i raggi X non sapevano che queste radiazioni, senza le giuste attenzioni, avrebbero danneggiato la salute e purtroppo questo si è saputo molto tardi perché a quel tempo non esistevano le tecniche per fare tutti i controlli. Ai giorni nostri, appena la scienza inizia a studiare fenomeni e tecnologie inesplorate e innovative, si studiano anche gli effetti che possono esserci sull’uomo e sull’ambiente. E per fortuna adesso esistono i metodi che ci possono aiutare! Non ci sono tante occasioni per venire a contatto con le nanotecnologie e gli scienziati, al momento, sono quelli che, lavorandoci, ci hanno a che fare di più. Gli scienziati devono quindi usare guanti e altre protezioni, come già succede per cellule, laser e reagenti chimici… e hanno anche il compito di dare tutte le informazioni su quello che producono a chi non è esperto. Bisogna preoccuparsi? Per quanto riguarda gli esseri umani e l’ambiente in generale, non si ha ancora una risposta certa, ma si stanno controllando gli effetti dannosi che ci possono essere proprio come si fa con l’inquinamento dell’aria e delle acque, con gli inceneritori, le radiazioni pericolose e molto altro.

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I M A G I R O DI DNA A cura di Valentina Masciotti, studentessa di dottorato in Nanotecnologie (Università di Trieste, Laboratorio CNR-IOM) L’origami è l’arte giapponese di piegare la carta; con alcune semplici mosse è infatti possibile ottenere forme anche molto complesse. Alcuni ricercatori hanno pensato di utilizzare questa tecnica per piegare il DNA, ottenendo strutture piccolissime visibili solo con microscopi speciali. Il DNA, ovvero acido desossiribonucleico, è una molecola presente in quasi tutte le cellule degli esseri viventi e in alcuni virus. In natura due filamenti di DNA formano una doppia elica incastrandosi tra di loro come pezzi di un puzzle; utilizzando numerosi pezzetti di DNA come ponti per avvicinare parti distanti di un lungo filamento di DNA, è possibile dar forma a strutture 2D e 3D, in grado di muoversi e legare oggetti come nanolampadine colorate, nanoparticelle d’oro e banstoncini metallici.

Si parte da filamenti lunghi di DNA

Si fanno dei ponti con piccoli DNA per unire più filamenti

Così si possono ottenere diverse forme

Alcuni origami di DNA ottenuti da Paul Rothemund (articolo pubblicato su Nature nel 2006)

Fino ad ora sono stati progettati e realizzati con successo triangoli, smile, delfini e nanorobot di DNA ma anche gabbiette per intrappolare farmaci da trasportare nel corpo, o piattaforme per legare particelle di oro e studiare l’interazione di luce e metalli di dimensioni nanoscopiche. Le applicazioni di questa tecnica sono numerose e offrono tanti vantaggi per poter sempre meglio scoprire il nano-mondo!

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. .. IE G O L O N C E T NANO D’AUTORE scienziati Alla fine degli esperimenti gli te i risultati controllano il loro lavoro e a vol sono davvero... artistici!

IN FONDO AL MAR... Un difetto su nanofili di seleniuro di zinco di Valentina Zannier (Laboratorio CNR-IOM, Trieste), immagine presa al microscopio elettronico

I nanofili hanno un diametro di pochi nanometri e sono lunghi circa 2 micrometri

W LA MUSICA! Bolle d’aria al microscopio ottico di Alberto Mariutti (Laboratorio CNR-IOM, Trieste)

Sono delle dimensioni dei micrometri

EHI... C’È NESSUNO?

È grande circa 500 nanometri

Noi vediamo un omino… e tu?

Difetto su una cella fotovoltaica nanostrutturata di Nicola Cefarin (Laboratorio CNR-IOM, Trieste), immagine presa al microscopio elettronico

IL NANO-PINGUINO

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È grande circa 60 micrometri

Residui di grafene e polimero su silicio di Alessia Matruglio (Laboratorio CNR-IOM, Trieste), immagine presa al microscopio elettronico


INTERVISTA

ENERGIA DALL’ACQUA La fotosintesi in provetta

Nel 2014, un gruppo di chimici dell’Università di 3. Per garantire una produzione di cibo, per Padova ha realizzato in laboratorio quello che in esempio riso, in quantità superiore, che natura fanno le foglie! Ecco tutti i segreti più afpossa soddisfare il bisogno crescente di fascinanti della FOGLIA ARTIFICIALE. nutrire la popolazione mondiale. Oggi la natura non è in grado di “riparare” “La foglia artificiale”, ci racconta Marcella Bon- in tempo tutti i cambiamenti fatti dall’uomo, chio, professoressa del Dipartimento di Scienze anche se sta cercando di rispondere. La naChimiche, “è un dispositivo che imita il processo tura, infatti, impiega ere geologiche per ragdella fotosintesi delle foglie, e ci permette di rac- giungere una sua perfezione (basta pensare cogliere la luce solare per ottenere ossigeno e all’evoluzione della vita sulla terra e a quella nutrimento, cioè energia, solo partendo da acqua dell’uomo!). Gli scienziati hanno un compito e anidride carbonica. Immaginate di poter rinun- importante: devono andarle incontro, impaciare per sempre alla benzina o al gasolio, e di rando da lei, cercando di capirne i meccanipoter utilizzare solo acqua al loro posto!” smi in modo da costruire dei dispositivi che la anticipino per aiutarla e migliorarla. Perché è importante questo lavoro? Studiare, riprodurre e migliorare la fotosin- Quando avete iniziato? tesi è importantissimo per tre motivi. L’idea è arrivata nel 2007 fino al 2014, quan1. Per sfruttare la luce solare ed avere do abbiamo ottenuto la prima versione della energia pulita, accessibile e disponibile a foglia artificiale che usa lo stesso principio tutti sul nostro pianeta, che se raccolta attivo della natura: il Manganese e usata in modo efficiente basti per tutti ovunque. Dal 2007 al 201 4... ci sono voluti mol2. Per proteggere e guarire il nostro piane- ti anni! ta dagli eccessi di anidride carbonica che Fare ricerca per scoprire cose nuove non è modifica la nostra atmosfera, la tempera- facile e ci vuole tempo. Bisogna anche essere tura dei nostri mari e sta provocando un in molti, pieni di entusiasmo, studiare sempre danno gravissimo alla biodiversità di spe- e imparare cose molto diverse tra loro, dalla cie vegetali e animali a rischio estinzione. chimica all’ingegneria!

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i r o t a r o b a l l o c i l Picco Alla revisione di questo numero hanno partecipato le classi...

aria di classe IV Scuola Prim prensivo Folgaria (Istituto com serna) -TN Folgaria-Lavarone-Lu

classe VB Scuola Primaria “Anne F rank” di Noventa Pado vana

L’attività svolta in Trentino rientra nel progetto “Aperta-Mente. La divulgazione per ragazzi tra scienza e conoscenza” il cui obiettivo principale è guidare bambini e ragazzi alla scoperta dell’universo della divulgazione scientifica, storica ed artistica e della letteratura non-fiction per ragazzi, attraverso un ciclo di attività proposte alle scuole. È un progetto biennale ideato dalla Biblioteca Comunale “Sigmund Freud” di Lavarone con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto e della collaborazione di diverse realtà tra cui le Biblioteche Comunali di Folgaria, di Luserna e di Pergine Valsugana, l’Azienda di Promozione Turistica Alpe Cimbra, MUSE - Museo delle Scienze di Trento, la Fondazione Museo storico del Trentino, Mart - Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, la Fondazione Museo Civico di Rovereto, e con la partecipazione di numerose scuole del territorio. Per informazioni sul progetto: http://progettoapertamente.blogspot.it/ Facebook/Aperta-Mente

Sei un insegnante che vuole partecipare con la classe alla revisione di PLaNCK! ? Sei un piccolo curioso che ha tante domande sulla scienza? Scrivi a redazione@planck-magazine.it

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LE SCIENZE DELLA VITA

GENNAIO 2017


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