ONE TO ONE RAUL GABRIEL mostra FRATE SOLE
ONE TO ONE l’infinito nel finito
Raul Gabriel - Costantino Ruggeri
a cura di Marilisa Di Giovanni e Andrea Vaccari
progetto allestimento A7design, di Carlo Bergamaschi e Andrea Vaccari con il contributo di Banca Intermobiliare - Pavia con la collaborazione tecnica di mtp arredamenti - Pavia Paolo Carini Costruzioni - Pavia Az. Agr. Marchesi - Pieve Albignola
One to One - L’infinito nel finito Allestimento mostra allo Spazio Broletto - Pavia Setting-up exhibition at Spazio Broletto - Pavia
Testo introduttivo alla mostra Il corpo è il centro della creazione, apparizione della realtà; nasce dal flusso dell’energia, è il fondamento e la spinta della ricerca che muove Gabriel: la coscienza della “sacralità” dell’arte intesa non come riferimento ad un preciso ed identificabile linguaggio fatto di simboli, ma corpo inteso come l’essenza perfetta di vitalità che si traduce in espressione, suggestione, evocazione. La nascita della forma, perché di vera e propria nascita si tratta, necessita di tutta la tensione mai soddisfatta all’origine. L’artista argentino Raul Gabriel con un passato di musicista (passione condivisa anche da Costantino Ruggeri) espone cinque opere nel suggestivo allestimento degli architetti Andrea Vaccari e Carlo Bergamaschi che hanno creato cinque “cappelle laiche”, urbane, nelle quali le tele sono pienamente accolte e comprese dal visitatore nello spazio raccolto e intimo. Ogni proposta che avvicina Gabriel allo spazio e alle sue trasformazioni è una avventura e un’esperienza formativa di grande valore. Il “Big Black” dall’assoluto spazio silenzioso in cui da sciabolate di grumi, di magma, di incroci di pennellate corpose di materia nasce come un’apparizione la Forma. Gabriel usa la pittura come scrittura intima, priva di condizionamenti nel cui flusso di creazione nasce il corpo vero e al tempo stesso mistico che si carica di tensioni, di emozioni e di emotività, dei complessi grovigli intimi. Isolate nelle quattro cappelle sono posizionate le tele “Big White” in cui il corpo deposto avvolto da quel bianco che contaminato da frammenti di colore e di materia spessa mescolata qui a sabbia che è luce madreperlacea ma è inquinato come è la realtà che nella assoluto purezza si annullerebbe, appare come un sudario. “Electrified crucifiction” in cui il colore rosso che cola in macchie rende più drammatica l’immagine che nell’uso dello smalto e nei impasti vibranti e luminosi. In un processo di dissoluzione o purificazione in “Writing X” Gabriel arriva a rappresentare l’essenza della esposizione del corpo nella essenzialità di un torace, con un lavoro di “scrittura” (è il termine che usa l’artista e che mi sembra molto appropriato per quel reticolo di segni neri) pensata, frutto di una meditazione che per sottrazione ricerca l’essenzialità. Nell’ultima sala del Broletto in un silenzio rotto solo da un suono indecifrabile che via via si fa più forte, “pulsare degli elementi” è stato definito da Paolo Biscottini, direttore del Museo Diocesano di Milano dove il video è stato proiettato, nasce in un aggregarsi di pixel che Gabriel nel suo curiosare sperimenta con grande efficacia, una figura che a poco a poco individuiamo. Marsilia Di Giovanni
Costantino Ruggeri Lo “spazio mistico” – scriveva nel marzo 1978 Padre Costantino Ruggeri – costituisce il motivo e il fermento della mia esperienza attuale. Contrariamente allo spazio sacro tradizionale, che è sempre spazio circoscritto, precisato, configurabile in termini volumetrici ed estetici già assimilati, quello mistico ha misure sempre intuite e mai precisate. Proprio per tali ragioni lo “spazio mistico” è stimolante. È, per intenderci, uno spazio assoluto e non relativo, un luogo aperto, non chiuso.Può essere un raggio di sole su un muro, una corda tesa tra due alberi, un fiore, un sasso.Cercarne l’evidenza, per un artista, per un architetto, per un pittore e scultore, è l’avventura estetica più esaltante e difficile, perché è prima di tutto un’avventura d’uomo, e, per me, anche di cercatore dell’”ombra” di Dio nella luce dell’evidente, o della “luce” di Dio nell’ombra delle limitazioni del creato. Lo “spazio mistico” è un punto, un momento, un aspetto della bellezza e della verità delle cose, una zona liberata dalle strumentalità, dalle funzionalità, dall’uso delle sacralizzazioni e delle laicizzazioni di moda. È il punto d’incontro fra l’assoluto e la bellezza e il relativo delle forme in cui esso viene, più che realizzato e circoscritto, indicato come un punto sempre nuovo di partenza nell’esperienza di un artista. È difficile esprimerlo in parole, perché deve esprimersi piuttosto in situazioni, in segni essenziali, in aperture imprevedibili, sempre nuove, in soluzioni rigorose quanto libere e liberanti. Padre Costantino, pittore, scultore, vetratista, “batisseur d’églises” e infine – o innanzitutto – frate francescano e sacerdote. Padre Ruggeri era, come lo definì Mario Sironi, soldato di due milizie: quella della fede e quella dell’arte. Dall’infanzia nella campagna di Franciacorta alla giovinezza in convento a Busto Arsizio e a Trento, all’ordinazione sacerdotale a Milano, dalle prove pittoriche ai grandi capolavori che fanno di lui il principale artefice dei rinnovamento dell’arte sacra in Italia, la storia di Costantino Ruggeri, uomo di fede e di religione, si intreccia indissolubilmente con quella dell’artista. Amico dei massimi rappresentanti dell’arte italiana dei nostro secolo – da Fontana a Sironi, da Morandi a De Pisis, da Manzù a Carrà – Costantino Ruggeri, operaio di sogni, ebbe nel 1960 l’incontro forse decisivo del suo itinerario, quello con Le Corbusier. Da allora l’architettura dello spazio mistico ha costituito la sua principale occupazione. La sua pittura, espressione artistica contemporanea, è sempre stata aperta a tutte le evoluzioni formali e possiede tratti caratteristici quali la gioia del colore, l’esplosione della luce e il canto della poesia. Ogni tema è espresso con grande libertà compositiva e formale. Chiara Argenteri
Biografia P. Costantino Ruggeri, nato ad Adro (BS) nel 1925, compie gli studi classici nei conventi di Saiano e di Sabbioncello e quelli teologici a Busto Arsizio. Da sempre incline all’arte e alla ricerca della bellezza, “colei che sola salverà il mondo”, si concentra alle sue più svariate forme. Alla pittura dedica soprattutto la sua giovinezza, sotto la guida e la stima del pittore Mario Sironi, che in Lui riconobbe il talento e ne ammirò la dedizione. Si accosta alla scultura alla ne degli anni 50. La sua osservazione e il suo lavoro sono interamente svolti sullo studio dell’arredo sacro, via che lo porterà a collaborare con alcuni dei maggiori architetti italiani per la realizzazione di nuove chiese. Appassionatosi ormai all’architettura sacra, si cimentò, assieme all’architetto Luigi Leoni, per la realizzazione dei propri progetti. Nel ventennio tra il 70 e il 90 ha realizzato ventidue nuove chiese. Ricordiamo Santa Maria della Gioia a Varese, le chiese del Tabernacolo e della Provvidenza a Genova, la Chiesa di San Paolo a Rho, di Santo Spirito a Pavia, di San Bernardo a Roma e tre chiese nel Burundi. Nel 1986 è stato incaricato dei lavori alla Cappella Feriale nel Duomo di Milano. Nel 1987 riceve la commissione della costruzione del nuovo santuario del Divino Amore a Roma, consacrato il 4 luglio del 1999 da Papa Giovanni Paolo II. Nel 1993, dopo alcuni viaggi di studio in Giappone, progetta, per la città giapponese di Yamaguchi, la chiesa di San Francesco Saverio, solennemente inaugurata il 29 aprile 1998. Dal 1993 ha promosso, grazie alla Fondazione Frate Sole da lui creata, la valorizzazione dell’arte sacra istituendo il premio quadriennale “Frate Sole”. Dal 1993 ad oggi sono stati assegnati i tre premi internazionali che hanno riconosciuto i meriti di Ando, Siza, Meier, Pawson e Undurraga. Nell 2006 è stata inaugurata la nuova Chiesa dedicata alla Madonna del Latte a Betlemme. Il progetto gli era stato adato dalla Custodia di Terra Santa nel 2002. Il 24 giugno 2007, ad Adro, suo paese di origine, è stata inaugurata l’ultima sua opera scultorea ragurante il “volto della Franciacorta”. Il giorno seguente, 25 giugno 2007, Padre Costantino si spegne all’ospedale di Merate, nei pressi del Convento di Sabbioncello dove ha trascorso le sue ultime settimane.
Raul Gabriel Raul Gabriel è nato a Ensenada (Argentina), un sobborgo di Buenos Aires, nel 1966. Vive e lavora tra Milano e Londra. Arriva in Italia molto giovane in seguito a un naufragio del padre nella Tierra del Fuego. Dopo un periodo dedicato alla sperimentazione in musica, e un lungo viaggio a Santafe de Bogota, nel 2000 le arti visive diventano il fulcro della sua ricerca e lo portano prima a Milano e quindi a Londra dove in pochi anni realizza mostre in gallerie e spazi pubblici delineando un percorso che pur avendo come fulcro di riferimento il corpo o, meglio, l’identità biologica della realtà e i suoi processi di mutazione, lo declina in varie strutture estetiche e forme artistiche. La superficie delle sue tele, in cui predominano pennellate bianche e nere, sembra essere un campo d’azione di pulsioni vitali in cui la figura si forma nel pigmento, in una geografia di scolature, gocce, schizzi, coaguli, dove segni neri di bitume si aggrumano su colate di resina bianca, di un bianco sporco, quasi giallastro, perché la purificazione totale sarebbe la morte, l’assenza del corpo, una contraddizione per Gabriel. Il rapporto tra scrittura e corpo è alla base del mio lavoro – dichiara l’artista in un’intervista -; c’è una relazione insondabile tra corpo e parola. E la scrittura è il modo per aderire a una realtà più intima. Io voglio trascrivere, non descrivere. La descrizione è il vero problema di tanta arte sacra oggi. La rappresentazione resta in superficie, come ogni decorazione. L’arte invece deve investigare le relazioni più profonde. Non è un problema di figurazione o iconografia; ciò che importa è la ricerca, la tensione interna. Raul Gabriel desidera seguire, in ogni fase, il miracolo della formazione di una forma, quel momento che permette alla luce e al colore di disegnare una silhouette, far comparire un corpo, creare dal niente un’immagine. Il movimento vorticoso che l’artista impone alla materia – e che costringe impasti stagnanti e resistenti a tendersi e vibrare, che trasforma corpi magmatici e vinilici in qualcosa di sacro, in una pelle viva e lucida che si staglia dal fondo monocromo – non è che il principio del lavoro, non è che il campo da gioco sul quale ha luogo la vera e grande sfida. L’artista non vuole concentrare l’attenzione sulla violenza e l’irruenza del segno, su una lotta infinita e rabbiosa tra la forma e il gesto; il senso profondo del lavoro di Gabriel sta nell’intervallo e nella quiete. L’opera si gioca e si motiva proprio nell’interruzione: di movimento o di foga, di rabbia o di passione, delle vibrazioni o dei contrasti; ogni pezzo ha un cuore nevralgico e magnetico, che lo tiene in piedi e gli dà significato, attorno al quale orbita tutto il resto della composizione, nei cui silenzi e lenti respiri trova equilibrio lo strano e impalpabile paesaggio dell’astrazione. In mostra, accanto alle tele, è allestito anche il video Xfiction dove, già nel titolo, vi è la compresenza di una duplice interpretazione, una riferita a crucifixion”, l’altra a “racconto X”. La verità è per sua natura ambigua – spiega lo stesso Gabriel – ed è una scelta di chi osserva. L’immagine in movimento sollecita in chi guarda interrogativi più che certezze, oscillando tra i concetti di abbraccio, accoglienza, sfida. Chiara Argenteri
Biografia Raul Gabriel è nato nei sobborghi di Buenos Aires nel 1966. Alcuni momenti principali del suo percorso iniziano con la partecipazione alla mostra pubblica al Palazzo delle Stelline a Milano nel 2000, chiamata Periscopio, dove un pool di critici evidenziava le presenze artistiche più interessanti a Milano, la personale alla Fondazione Mudima di Milano nel 2003, la Quadriennale di Roma 2003-2005 dove Gabriel introduce per la prima volta il concetto di astratto geneticamente modicato, la installazione a Battersea Park a Chelsea ( Londra ), la project room a Miart con Grossetti arte contemporanea nel 2006, la personale a Londra alla Broadbent Gallery sempre nel 2006, dove si focalizza il concetto di ibridazione dei media, la performance video-sonora allo Spazio Oberdan di Milano dal titolo “Concerto dei semafori geneticamente modicati”, la personale a Roma nel 2007 alla Galleria Pino Casagrande esponente di rilievo per l’arte concettuale,la mostra e le ere a Berlino e Miami nel 2008 -2009, la personale “Colorenoncolore “ alla galleria Armory Contemporanea di Perugia nel 2008,la installazione multipla alla inaugurazione della Fondazione Wunderkammern a Roma ne 2008, la imponente video-installazione al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 2009. Segue questi eventi la proiezione dell’opera video Bak2Berlin alla Fortezza da Basso a Firenze, nata dalla esperienza berlinese e oggetto della mostra ed evento site specic ad Arte Fiera 2010 e quindi alla galleria Armory di Perugia dal titolo Bak2Bike. Quindi la “Pista Ciclabile Rimovibile” in mostra no al 2012 a Palazzo Collicola Museo Carandente Arti Visive di Spoleto insieme ad una stanza deidicata alle “riessioni sulla forma”. Queste esperienze aprono per Raul Gabriel il fronte del rapporto con gli spazi da cui deriva il progetto Silkocoons premiato alla Facoltà di Architettura della Sapienza e in mostra al World Expo di Shangai. Quindi il progetto di ripensamento artistico della chiesa perugina di S M di Colle dei tardi anni ’50, progetto che ottiene varie pubblicazioni nazionali e non e diviene oggetto di conferenze la prima delle quali al Museo Paolo VI raccolta arte contemporanea di Concesio. Nel 2011 la mostra evento CUBE in occasione di Festarch, festival internazionale di architettura, e la video installazione a Spoleto durante il Festival dei 2 Mondi.
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