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EVENTI MUSEI CIVICI CONTEMPORA LANGOBARDORUM mostra a cura di Chiara Argenteri e Francesca Porreca


SID Spazio Immagine Design “Rossana Bossaglia” Broletto di Pavia

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Contempora Langobardorum VERSO I LONGOBARDI TRA PASSATO E PRESENTE

mostra a cura di Chiara Argenteri e Francesca Porreca

Castello Visconteo _ Museo Archeologico 14 ottobre 2017

INAUGURAZIONE racconto fotografico Lorenzo Sacchi_plano design


Contempora Langobardorum VERSO I LONGOBARDI TRA PASSATO E PRESENTE

Chiara Argenteri Francesca Porreca

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video360 dell’intervento

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Giacomo Galazzo Assessore alla Cultura del Comune di Pavia

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Questa iniziativa, realizzata dai Musei Civici del Castello Visconteo in collaborazione con i Volontari del Touring Club Italiano di Pavia, si propone come evento collaterale a “Longobardi. Un popolo che cambia la storia” e cerca di indagare i Longobardi con occhio contemporaneo, gettando un ponte tra la storia passata e quella attuale. Le opere, allestite nelle sale della sezione Archeologica dei Musei Civici, convivono e dialogano con l’allestimento e i reperti già presenti. Si tratta di un’occasione preziosa, perché ci aiuta a ricordarci di quello che un grande evento deve essere: occasione per generare nuova riflessione culturale, con diversi linguaggi; spunto per investire sul patrimonio del nostro Museo e per tentare di valorizzarlo ancora. La grande mostra sui Longobardi è dunque anche questo: il grande fermento culturale e civico che ha generato, che questa esposizione ben testimonia, è parte integrante del suo successo.

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video360 dell’intervento

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video360 dell’intervento


Gli artisti si addentrano nel complesso tema del recupero della memoria storica della città di Pavia, divenuta capitale del Regno longobardo in seguito alla migrazione del ‘popolo dalle lunghe barbe’ proveniente da nord, con un inevitabile parallelismo con l’attuale ondata migratoria da sud. L’incontro-scontro con l’altro, le invasioni barbariche, la stratificazione di saperi e saper fare, il rapporto col diverso attinge tanto dalla storia passata quanto dal nostro mondo globalizzato, teso al multiculturalismo. Il percorso a ritroso verso l’epoca longobarda permette così di gettare ponti e stabilire connessioni, ma anche di evidenziare fratture, segni, distanze. Marcella Milani nei suoi scatti racconta le barbe di uomini comuni, che vivono la nostra epoca con le contraddizioni, i turbamenti e l’intrinseco senso di precarietà, mettendone in luce il valore simbolico. Giulia Passolungo sceglie di narrare come i Longobardi, con un po’ di ricerca e immaginazione, vivano ancora in mezzo a noi, accompagnando alle parole che lo storico Paolo Diacono scrisse con penna e inchiostro, un racconto scritto con la luce e le immagini fotografiche. Silvia Manazza si concentra sulle invasioni

e sul tema attualissimo dell’immigrazione, che rappresenta in maniera evocativa e con sottile ironia in “Rotari e i Venti forti sul Mediterraneo”. La scultura plasmata da Aris Marakis è carica di valore simbolico e allude al tema iconografico dell’albero della vita; soffiandoci dentro si genera il suono cupo del corno, tipico della cultura longobarda. Alessandra Angelini racconta di tradizioni e sincretismi, capaci di creare una sorta di fusione tra mondi assai distanti tra loro. Vanessa Fantinati rappresenta l’idea di fonte o albero della vita come un flusso, e si ispira ai Plutei di Teodote, mentre Claudia De Lucca racconta un viaggio immaginario all’interno della cultura longobarda, un mondo popolato da soggetti che compaiono tra i reperti archeologici. Il “segno” è la via che Roberto Figazzolo sceglie per connettersi ai Longobardi. Segni grandi o piccoli, vicini o lontani, interni o esterni, ciascuno però portatore di uno specifico messaggio. Günter Pusch si concentra sul conflitto tra natura e tecnologia, descritto in un mondo surreale, dal quale emergono animali simbolo della cultura longobarda, come il cervo e il pavone. Rossana Schiavo descrive i paesaggi longobardi, luoghi che sono la trasposizione del silenzio interiore e assumono una connotazione sacra, dove non compare presenza umana. Le poesie di Barbarah Guglielmana fanno da collante e fil rouge a questo transito di idee, sensazioni, suggestioni che dal passato portano lo spettatore direttamente al presente.

Chiara Argenteri - Francesca Porreca

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Pittura, scultura, fotografia, videoarte, grafica e incisione, i linguaggi artistici, declinati nelle loro diverse sfaccettature, sono in transito nelle sale archeologiche dei Musei Civici, per esplorare il passato con uno sguardo attuale e contemporaneo, e indagare su chi siano stati e dove possano trovarsi oggi i Longobardi.

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VIDEO Roberto Figazzolo con Antonio Drammis, Marta Grassi, Susanna Sassi, Adriano Zonta

Qui posso appoggiare la spada appoggiare me stesso, appoggiare la paura. Sentire il mio fiato vento prodotto dalla bocca calda con cui muovo la vita, con cui cerco di portarla oltre il confine Qui lascio libero l’urlo quello che ogni giorno sento dalla gente che attraverso Qui a terra lascio la corazza quella che ogni giorno rubo ai corpi che calpesto a cavallo Qui lascio cadere la testa e provo a rivolgerla dove un cielo piÚ grande ascolterà anche la mia preghiera sporca, le braccia del perdono sono uguali per ogni condottiero. [B.G.] 12

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CRONICA LANGOBARDORUM roberto figazzolo con Antonio Drammis, Marta Grassi, Susanna Sassi, Adriano Zonta

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Che legame può esserci tra un popolo misterioso la cui origine nella bassa Scandinavia data al I secolo avanti Cristo e il video, forse il più recente di tutti i linguaggi d’arte? Il “segno” è la via che l’artista ha scelto per connettersi ai Longobardi. Segni grandi o piccoli, vicini o lontani, interni o esterni, ciascuno però portatore di uno specifico messaggio. Il “macro” è la quiete che si respira tra i ruderi di una chiesetta, l’antica cappella di Sant’Agata, in posizione panoramica al di sopra del paese di Pregòla, di cui rimane intatto soltanto il tracciato perimetrale, dipendenza del monastero di San Colombano di Bobbio, che conserva reperti archeologici risalenti almeno al VII secolo, all’epoca cioè dei Longobardi. Il “macro” dialoga con il “micro”, rappresentato da alcune croci longobarde conservate presso i Musei Civici di Pavia. Sottili e preziose, mirabilmente equilibrate nelle dimensioni, tradizionalmente cucite sul velo funebre di personaggi eccellenti con la funzione di favorirne il “trapasso”, le croci rappresentano un viaggio, l’ultimo, quello verso l’ignoto. Una sfida che non poteva non affascinare un popolo “migrante” per eccellenza. L’installazione “CRONICA LANGOBARDORUM” prevede una parete fotografica photoSHOWall plano design, in cui contenuti video, stills e scatti fotografici dialogano con i reperti esposti in mostra.

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COSE CHE CI SONO MA POTREBBERO NON ESSERCI

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roberto figazzolo

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“In realtà io vivo continuamente nella mia infanzia: […] e abito sempre nel mio sogno: di tanto in tanto, faccio una piccola visita alla realtà” mi riconosco assolutamente in questa frase di Ingmar Bergman. Da piccolo avrei voluto vivere su un’isola deserta, poi, un po’ più grande, mi sarei accontentato di girare il mondo con una macchina fotografica al collo. La scoperta del cinema, dove alla finestra (o finestrino) si sostituisce lo schermo, e l’imporsi delle tecnologie video mi consegnano uno strumento nuovo. Il tema rimane lo stesso: provare a vedere e poi a comunicare la realtà che mi circonda.


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SCULTURA Silvia Manazza _ Aris Marakis

Sono un infante con il sogno di un dio Guido il carro armato tempeste di sabbia e mitragliatrici le decido io e il mondo vive la mia temperatura Cavalco il tempo in ogni dove fermo un sasso e apro una diga su quello che voglio e prendo in mano la terra per costruire castelli. A fine sogno ho in mano un regno. [B.G.]

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Silvia Manazza


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Silvia Manazza SID storie _ CONTEMPORA LANGOBARDORUM


FOTOGRAFIA Marcella Milani _ Giulia Passolungo Lascio quello che sono oggi per un futuro dove il pane raffermo possa lievitare. Quali porti apriranno al forno del mio cuore? Sono scappato dalle ceneri non c’era più un sogno. Era dal Gambia, per il Senegal, il Mali, il Burkina, il Niger un’altra volta dalla Siria e dal Pakistan fino alla Libia dopo aver succhiato da una mammella senza latte Anche nell’altra vita fuggivo sceso dalla Scapia per la Mauringa, in Golanda nel Bardengau lungo l’Elba, a Bainaib e Burgundaid in Pannonia e in Questa, ancora fatta di dialetti. Sono salito sulla mia zattera a forma di cavallo, ho indossato una maschera che mi coprisse il viso per nascondere quello che non sapevo per ripararmi dallo sguardo degli attacchi e ho cercato dove coltivare una vita migliore per fermarmi. [B.G.] 34

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PITTURA Günter Pusch _ Rossana Schiavo

Oggi sono partito il mare forse piatto la montagna non minacciava lo sterco di cavallo l’unico nutrimento della campagna un ramo secco la mia ombra. Indosso la cintura e la fibula, come il grigri, con la spada l’energia di Wotan e spezie sottopelle che si sentiranno nel sudore come la paura Nei calzari raccolgo terre rosse paludose fertili bruciate negli occhi passo mani rugose ferite che cercano una presa in questa vita

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Ho sentito freddo quello che non si può scaldare e suoni di donna che cullano e di uomini che combattono voci che parlano la stessa lingua, la mia e la tua Vascelli boschi gole su dirupi unghie sporche afona disperazione in un dialogo tra un campanile e una cripta cerco di fermarmi Qui potrei costruire la guerra, o una pace [B.G.]

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GRAFICA Alessandra Angelini _ Vanessa Fantinati _ Claudia De Lucca

E adesso mi fermo e voglio imitare il cielo i bastoni li uso per simulare gli alberi farne colonne con foglie e ali di cicala muri portanti per la mia costruzione e pertiche lontane verso cui indirizzare i nostri dolori I miei figli non andranno piÚ in guerra, è finita Le cinture con le armi che diventino materiali per gioielli a decorare gli sguardi ritrovati delle donne Frea darà nuove genti. E che le nostre parole un tempo cantate si incidano in una memoria deve riconoscersi e non perdersi. [B.G.]

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Alessandra Angelini


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Claudia De Lucca

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fotomontaggi e pareti fotografiche SID




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