Q5 Progetti Speciali, Comune di Jesi - Assessorato Urbanistica, by Planum I/2013

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Jesi Progetti speciali

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Progetto per una pianificazione ecosostenibile: il Piano Particolareggiato di Appennini Alta a Jesi

Premessa

L’area oggetto di intervento (30.200 mq di superficie territoriale) è stata individuata tramite una variante parziale al vigente Piano Regolatore, adottata con Delibera C.C. n. 254 del 29/12/2005, con lo scopo di realizzare un nuovo insediamento residenziale di edifici mono o bifamiliari (9.060 mq di superficie utile), improntato a criteri di sostenibilità ambientale, territoriale ed edilizia. L’area si attesta su via degli Appennini, strada di scorrimento veloce, ed è stata denominata “Alta” poiché posta sul lato più a monte della strada stessa. Ha uno sviluppo prevalente lungo l’asse nord-sud, mentre l’andamento del terreno presenta un lieve pendio verso est. È definita ai suoi margini da terrazzamenti, caratterizzati da alcuni salti di quota sottolineati da una vegetazione spontanea con prevalenza di rovi. Sul lato ovest, verso la campagna, vi sono alcuni edifici a due piani prevalentemente monofamiliari, il cui nucleo originario è di probabile origine rurale: uno di questi conserva le sue caratteristiche originarie, gli altri risultano fortemente rimaneggiati e alterati.

Il progetto e la scelta dei criteri di sostenibilità

L’individuazione dei criteri sostenibili, da applicare alla progettazione dell’area, nasce da due presupposti: i criteri di sostenibilità urbanistica ed edilizia elaborati dalla Regione Marche e le peculiarità paesaggistiche-ambientali dell’area di intervento. La Regione Marche con la definizione degli Indirizzi per la realizzazione di interventi edilizi ecosostenibili individua le linee guida per la valutazione energetico ambientale degli edifici, attraverso l’elaborazione di schede tecniche che riportano gli indicatori di prestazione da rispettare per ciascuna area di valutazione. I requisiti sono raggruppati per aree e fanno riferimento al consumo di risorse, ai carichi ambientali, alla qualità dell’ambiente interno, alla qualità del servizio, alla qualità ambientale esterna. Il primo passo quindi è stato di individuare quali di questi criteri fossero applicabili al comparto di progetto in termini di fattibilità, considerando le peculiarità climatiche, geologiche, morfologiche e di contesto urbano, implicando di conseguenza l’individuazione dei principi progettuali, ovvero degli obiettivi da raggiungere.

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Da tali considerazioni i criteri individuati per il progetto ed i relativi obiettivi sono: ambiente naturale Obiettivi: conservazione dell’assetto morfologico naturale esistente; valorizzazione delle diversità di quota e dei coni visivi; uso di essenze autoctone L’assetto distributivo del comparto ha tenuto conto della particolare conformazione del suolo: aree con pendenza verso sud e sud-est, presenza di scarpate che separano e innalzano l’area di intervento rispetto alla viabilità principale esistente (via degli Appenini) e che segnano all’interno del comparto differenti zone, delle sorti di isole autonome (unità di vicinato). La disposizione naturale dei piani che compongono il comparto risulta ottimale ai fini bioclimatici, e ha consentito di non agire su movimentazioni di terra, garantendo altresì il diritto al sole a tutti gli edifici. La diversità di quota è così stata utilizzata nel progetto per migliorare la qualità visiva, ad esempio nascondendo i parcheggi delle auto sotto pergolati che si collegano alla barriera antirumore, realizzata con tecniche di ingegneria naturalistica e risultante dal prolungamento della scarpata già esistente, oppure per creare spazi pedonali e di sosta. L’analisi botanico vegetazionale inoltre ha rilevato la presenza di strati arbustivi e di formazioni lineari di filari arborei da salvaguardare: il progetto pertanto ha previsto la conservazione di tali essenze preesistenti (il filare di olmi) attraverso il loro inserimento nella passeggiata centrale unitamente all’impiego di essenze arboree e arbustive autoctone, dando indicazione precisa per ogni tipologia di spazio verde al fine di integrare il nuovo insediamento con il territorio circostante salvaguardandone l’aspetto paesaggistico. In particolare il verde è stato impiegato: - per mitigare e creare il microclima; - come barriera ai venti prevalenti avversi; - come barriera acustica; - per la schermatura alla radiazione solare; - per caratterizzare le unità di vicinato e la passeggiata; - come recinzione dei lotti.

concezione bioclimatica Obiettivi: orientamento, venti dominanti, verde, mitigazione dei microclimi, diritto al sole Secondo la concezione bioclimatica sono stati presi in considerazione gli elementi quali la minimizzazione delle dispersioni di calore, l’effettiva trasformazione di tutto il potenziale solare in energia e riscaldamento, lo sfruttamento ottimale delle risorse locali. A tale scopo, prendendo in considerazione i dati climatici locali e l’orientamento del comparto di progetto, gli edifici sono stati conformati ed orientati in modo da ridurre gli effetti negativi degli agenti climatici avversi (mitigazione della ventilazione invernale – schermatura al soleggiamento estivo) ed allo stesso tempo ottimizzare la captazione solare in inverno. Lo studio ha consentito (così come previsto anche dalla Delibera del Consiglio Regionale n°175/2005) di orientare i lotti secondo l’asse principale est-ovest per consentire l’utilizzo di sistemi passivi per lo sfruttamento delle risorse di energie rinnovabili. La costruzione delle maschere solari, con l’individuazione delle ombre portate e proprie, ha permesso di individuare il posizionamento otti-


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male dell’edificio nel lotto; posizionamento che ha tenuto altresì conto delle ombre di vento prodotte dalle barriere vegetazionali che garantiscono la protezione dagli effetti negativi del vento invernale. Tale studio ha inoltre condotto ad optare per un’attenta valutazione dei possibili effetti negativi dell’irraggiamento solare nella stagione estiva, da contrastare mediante l’utilizzo di opportune schermature naturali: la vegetazione è stata studiata proprio come barriera di protezione agli agenti avversi e per la mitigazione/formazione del microclima sia estivo che invernale. In particolare, per difendere gli edifici dal vento invernale, proveniente prevalentemente dal quadrante ovest/sud-ovest, il progetto prevede la messa a dimora di barriere frangivento (sempreverdi) a protezione dei lotti e di conseguenza degli edifici. Per lo sfruttamento della vegetazione al fine di raffrescare, è stata altresì prevista la messa a dimora di vegetazione a foglia caduca in prossimità degli edifici, in corrispondenza della direzione del vento prevalente estivo proveniente dal quadrante Est/Nord-Est; ciò per consentire il passaggio della radiazione solare in inverno (quando il sole è più basso all’orizzonte), e ombreggiare allo stesso modo in estate le facciate sud più esposte al soleggiamento estivo. È stato inoltre studiato l’assetto della copertura dei suoli in grado di mitigare gli effetti della riflessione e dell’accumulo di calore mediante l’uso di superfici verdi e/o superfici a basso coefficiente di riflessione ed accumulo.

comfort acustico Obiettivi: mitigazione degli impatti In base alla Zonizzazione Acustica Comunale l’area di progetto si colloca in Classe III, definita come area di tipo misto, con limiti di 60 e 50 dBA rispettivamente nel periodo diurno e notturno. I campionamenti eseguiti durante il monitoraggio acustico hanno rilevato una rumorosità tipica del traffico veicolare lungo le vie di massimo scorrimento. La conseguente simulazione dei livelli ambientali previsti, tenuto conto delle caratteristiche delle strade chiuse previste nel progetto, ha dimostrano la necessità di inserire interventi di mitigazione acustica su alcuni tratti dei due assi stradali esistenti, quali barriere vegetative o muri cellulari in legno rinverdito di altezza media (da 3,5 m a 4 m). • per le pavimentazioni della viabilità carrabile e dei marciapiedi, è stato vietato l’impiego di materiale bituminoso, mentre è prevista la messa in opera di un massello autobloccante, di tipo fotocatalitico e/o drenante.

acqua Obiettivi: recupero delle acque meteoriche al fine di garantire quanto più possibile l’invarianza idraulica, rete duale per le acque meteoriche e le acque nere A seguito delle analisi geologiche che evidenziano la presenza di terreni limo-argillosi, lo smaltimento delle acque superficiali dovrà avvenire in condizioni di massima sicurezza, mediante un sistema di collettamento differenziato per le acque piovane di superficie e per le acque reflue, mentre le acque meteoriche provenienti dalle coperture degli edifici saranno raccolte in una cisterna posta all’interno del lotto. Inoltre all’inter-

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no del comparto è stata garantita un’adeguata superficie permeabile, attraverso la riduzione delle aree impermeabili sia nei lotti che negli spazi pubblici, prevedendo una percentuale di area verde e l’utilizzo di materiali drenanti. illuminazione pubblica Obiettivi: risparmio energetico, riduzione dell’inquinamento luminoso La rete di illuminazione pubblica è stata progettata cercando di ridurre il più possibile il consumo di energia attraverso: • uno studio attento del posizionamento dei corpi illuminanti in modo da garantire un’intensità luminosa uniforme; • l’utilizzo di lampade a basso voltaggio; • l’impiego di apparecchi illuminanti muniti di dispositivi in grado di ridurre i consumi energetici. Ad ogni punto luce è stato infatti abbinata un’unità di controllo, collegata ad un server centrale, che consente di monitorare le condizioni della corrente e del voltaggio contribuendo al risparmio energetico. L’impianto è dotato quindi di alimentatori elettronici che permettono l’utilizzo di lampade a più alta efficienza luminosa a parità di livello di illuminamento al suolo, utilizzando un sistema di regolazione del flusso luminoso punto-punto che ottimizza l’uso delle lampade durante il tempo di accensione, differenziandolo secondo l’area urbana, le ore serali/notturne, il flusso di traffico, le condizioni atmosferiche, ecc. Inoltre il Piano prevede la possibilità che l’approvvigionamento di energia elettrica avvenga da un operatore del mercato elettrico, riconosciuto dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, che fornisce esclusivamente energia da fonti rinnovabili. Al fine di rispettare i parametri riferiti all’inquinamento luminoso dettati dalla Legge Regionale 24 luglio 2002, n.10 (Misure urgenti in materia di risparmio energetico e contenimento dell’inquinamento luminoso), sono stati accuratamente scelte la tipologia dei pali e l’intensità luminosa a seconda delle diverse zone del comparto, pubbliche e private, e delle destinazioni. A tale scopo nel progetto sono stati scelti punti luce di tipo cut off, ovvero privi della dispersione verso l’alto del flusso luminoso.

raccolta differenziata Obiettivi: localizzazione e individuazione della tipologia delle aree ecologiche Il progetto prevede il posizionamento di un’isola ecologica, ad esclusivo uso del quartiere, per la raccolta differenziata dei rifiuti recuperabili e riciclabili. Tale isola è stata progettata in modo da non essere visibile dallo spazio pubblico di transito pedonale e ciclabile, risulta infatti mascherata dalla collina verde impiegata come barriera antirumore.

caratteristiche prestazionali degli edifici Il piano particolareggiato ha definito le caratteristiche prestazionali da seguire nella progettazione degli edifici. In particolare sono state elaborate disposizioni normative per la definizione dei parametri energetici riguardanti il contenimento dei consumi e risparmio delle risorse, lo sfruttamento delle energie rinnovabili e l’utilizzo di misure di tipo captativo e conservativo; per il comfort visivo attraverso criteri di utilizzo della luce naturale; per il risparmio della risorsa idrica, considerando


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anche il recupero delle acque meteoriche, oltre che le caratteristiche dei materiali da utilizzare per la protezione dell’ambiente naturale e per la salubrità degli utenti. orientamento dei fabbricati All’interno di ciascuna unità di vicinato sono stati individuati i lotti edificabili privilegiando l’asse principale di esposizione dell’edificio estovest, al fine di garantire a tutti gli edifici il diritto al sole. Tale disposizione è evidenziata negli elaborati che indicano il percorso del sole al solstizio di inverno e d’estate e le relative ombre prodotte dagli edifici. La disposizione degli edifici proposta quindi è quella che meglio risponde al principio del diritto al sole per ciascun lotto, criterio accentuato dalla prescrizione di posizionare nel progetto edilizio gli ambienti maggiormente utilizzati durante le ore diurne sul fronte sud dell’edificio. pareti finestrate Lo sfruttamento della radiazione solare come sistema per la produzione passiva di energia può avvenire anche attraverso le superfici finestrate poste sui fronti maggiormente esposti. L’orientamento previsto ha infatti indotto alla definizione delle caratteristiche dimensionali delle superfici finestrate secondo i diversi orientamenti: maggiore sul fronte sud fino a soddisfare il 15% della superficie pavimentata degli ambienti prospicienti, minore sul fronte nord e comunque in grado di garantire le massime caratteristiche di isolamento. È stato previsto inoltre l’obbligo di inserire dispositivi per l’ombreggiamento per la protezione dalla radiazione solare, indicando sia il dimensionamento che la tipologia. sistemi solari passivi e a guadagno diretto Per consentire lo sfruttamento delle energie rinnovabili è stata prevista la possibilità di impiegare sistemi a guadagno diretto finalizzati alla captazione e all’accumulo termico dell’energia solare passiva (serre e muri solari), le cui caratteristiche prestazionali e dimensionali sono conformi alle Linee Guida della Regione Marche. I sistemi solari passivi, così individuati, vengono considerati impianti tecnologici per la produzione di energia non computabili ai fini del calcolo della superficie utile. energie alternative In linea con le disposizioni della Comunità Europea e con la nuova normativa nazionale, il progetto prevede l’impiego di tecnologie alternative per la produzione di energia. In particolar modo è stato prescritto l’uso di pannelli solari per la produzione di acqua calda sanitaria, al fine di soddisfare il 50% del fabbisogno annuale disciplinando il posizionamento dei pannelli a seconda della loro dislocazione (su tetto a falda o piano), oltre ad individuare la localizzazione dei serbatoi di accumulo all’interno dell’edificio. riduzione del consumo di energia Al fine di ridurre il consumo di energia, il progetto individua le caratteristiche prestazionali dell’involucro dell’edificio, facendo riferimento ai parametri del 2009 indicati dal nuovo D.Lgs.192/2005. efficienza energetica Il progetto prescrive inoltre l’impiego di generatori di calore ad alta efficienza, impianti che, generalmente in un edificio che segue i criteri pro gettuali della bioedilizia, sono associati a sistemi di distribuzione

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a pavimento o a parete, collegati a generatori a condensazione, che impiegano un fluido termovettore a bassa temperatura. Al fine di contribuire in modo più incisivo all’efficienza energetica e di conseguenza al risparmio energetico, la norma obbliga l’adozione di regolazioni termostatiche sugli elementi di diffusione del calore e raccomanda di utilizzare sistemi di illuminazione con lampade ad alta efficienza ed elettrodomestici di marcatura europea A e A+. utilizzo acque meteoriche - contenimento dei consumi idrici Ciascun edificio è dotato di una cisterna per il recupero delle acque meteoriche provenienti dalle coperture, con particolari indicazioni per gli usi compatibili obbligatori. impianto elettrico Al fine di contenere l’inquinamento indoor sono inoltre previsti l’adozione di un sistema di distribuzione dell’impianto elettrico a stella, evitando quindi la creazione di circuiti chiusi, e l’introduzione di un Bioswitch nella rete della zona notte, in grado di sostituire la tensione alternata (220 V) con una bassa tensione continua (9 V) tutte le volte che a valle c’è assenza di carico. riduzione oneri di urbanizzazione – materiali ecocompatibili La mancanza di un sistema univoco di certificazione dei materiali ecocompatibili ha reso difficoltoso l’inserimento di normative di tipo cogente. La miriade di protocolli e di conseguenza di marchi di certificazione ecologica dei materiali edili non consentono di controllare la qualità dei materiali impiegati nelle costruzioni. Si è preferito pertanto inserire tale disposizione come raccomandata e facoltativa, a fronte di uno scomputo degli oneri di urbanizzazione.


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Piano Particolareggiato di Esecuzione “Appennini Alta”

Premessa

Il Comune di Jesi con DCC n°141 del 12.09.2003 ha approvato l’Atto di indirizzo del Sindaco con il quale si è deciso di avvalersi del DiAP del Politecnico di Milano per l’attuazione di un percorso innovativo e complesso finalizzato alla redazione della variante generale al PRG vigente. Con atto n°114 del 23.07.2004 è stato sottoposto al Consiglio Comunale il Piano strategico. Alla fine di un complesso percorso di partecipazione e di condivisione, supportato anche da strumenti specifici quali “Agenda 21” e una Valutazione ambientale strategica qualitativa, il Piano idea è stato approvato con DCC n°55 del 25.03.2005, dando il via alla redazione del Progetto comunale di suolo, traduzione operativa del Piano idea, attraverso tre Approfondimenti e una Bozza. Gli approfondimenti su tematiche specifiche (città pubblica, mobilità, politica abitativa) sono stati approvati con DCC n°132 del 22.07.05. La Variante parziale denominata “Appennini alta” che precede l’elaborazione del PPE si è inserita in questo processo; la sua localizzazione e la sua caratterizzazione in senso ecocompatibile sono coerenti con gli indirizzi del Piano idea, ma riguardano esclusivamente l’area di proprietà pubblica, senza il coinvolgimento delle proprietà private incluse nel perimetro riportato nel Piano idea.

Oggetto ed obiettivi del PPE

L’oggetto di questo atto è la pianificazione attuativa di un’area già sottoposta a trasformazione urbanistica attraverso la variante parziale al vigente P.R.G. adottata con Delibera C.C. n. 254 del 29/12/2005, al fine di realizzare un nuovo insediamento residenziale con forte connotazione di sostenibilità ambientale. Gli obiettivi che l’Amministrazione Comunale intende raggiungere con il PPE di Appennini Alta fanno riferimento agli atti che hanno preceduto la stesura di questo Piano, ed in particolare:

Aspetti innovativi

è scopo fondamentale del presente piano sperimentare in fase preliminare alcuni meccanismi e parametri urbanistici che saranno basilari per il nuovo progetto comunale di suolo: la quantificazione degli standard minimi prevista di 38,5 mq/ab anziché 21 mq/ab, il meccanismo di trasferire gli standard in altre zone della città, l’utilizzo di nuovi parametri quantitativi-qualitativi: superfici permeabili dei suoli, esposizione degli edifici, utilizzo di energie alternative, recupero delle acque piovane, risparmio energetico; ecc.., sono questi gli elementi che sostanzialmente caratterizzano il piano oltre al suo impianto planimetrico.

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Sostenibilità ambientale

L’elevato grado di approfondimento dato agli studi di eco-compatibilità su cui si fonda il PPE lo caratterizza come “progetto pilota” in campo ambientale, in linea con la scelta strategica di sostenibilità portata avanti costantemente da questa Amministrazione comunale. Le scelte progettuali sono inoltre ispirate al progetto ambientale di iniziativa comunale già finanziato dalla Regione Marche denominato A.S.SO. Inoltre, grazie alla compartecipazione nel processo di pianificazione di professionalità interne all’Ente e ad esperti si garantisce il trasferimento del know-how specifico e si mette a punto un modello di pianificazione in chiave eco-sostenibile esportabile anche alle altre zone della città.

Politiche abitative

Con il Piano si cerca di rispondere a due esigenze primarie dei cittadini, che sono quella di migliorare la loro condizione abitativa, costruendosi una casa “su misura” e non “standardizzata” e quella di poter rafforzare e/o costituire delle vicinanze familiari, che sempre di più oggi sono alla base per l’organizzazione e la gestione familiare (vedi nonni e nipoti, o persone anziane con figli ecc…).

Valorizzazione del patrimonio comunale

Al di là della trasformazione della destinazione urbanistica del suolo da agricola a residenziale, attuata dalla variante parziale citata, l’intenzione è di produrre un ulteriore aumento di valore, non economico ma culturale e ambientale sperimentando un tipo di urbanistica ed edilizia che tenga conto di tutti gli aspetti ambientali e quindi delle potenzialità di risparmio energetico e di comfort che si possono mettere in gioco a beneficio degli abitanti e dell’ambiente collettivo.

Riferimenti normativi Costituiscono riferimento normativo del piano le seguenti leggi norme e regolamenti ai quali si rinvia per gli argomenti non specificatamente trattati in questo piano: leggi e decreti nazionali e regionali : -L.17 agosto 1942 n.1150 - Legge urbanistica; -L.6 agosto 1967 n.765 Modifiche ed integrazioni alla legge urbanistica 17/08/1942 n.1150; -DM 2 aprile 1968 n. 1444, Limiti inderogabili; -L 2 febbraio 1974, n. 64 Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche; -L. 28 gennaio 1977 n.10 norme sulla edificabilità dei suoli; -L.11 febbraio 1994 n.109 legge quadro sui lavori pubblici -D.M. 5 novembre 2001, n. 6790 norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade;  -L.R. 5 maggio 1992 n. 34 e sue modifiche - legge urbanistica della regione marche; strumenti urbanistici sovracomunali: -PPAR regione Marche Deliberazione GRM n.197 del 03/11/1989 -PTC provincia di Ancona Deliberazione CP n.117 del 28/07/2003 Strumenti urbanistici e piani di settore comunali: -P.R.G. vigente approvato con DGR n. 4010VP/URB del 27/09/1993 e successive varianti parziali. -REC del comune di Jesi. -Piano Urbano del Traffico. -Piano di zonizzazione acustica approvato con DCC n.170/2005.


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-Piano idea approvato con DCC n. 55 del 25/03/2005. risparmio energetico e criteri di ecosostenibilità -L.9 gennaio 1991, n. 10 Norme per l’attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia. -DGR n°1576 del 14.12.2004 atto di indirizzo concernente: approvazione dei piani particolareggiati e dei piani di lottizzazione contestualmente alla variante di approvazione al PRG. - Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 192 Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia. -Delibera di consiglio regionale n.175/2005 Piano Energetico Ambientale Regionale. -Strategia Regionale di Azione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile - 2005-2010 - Giunta Regionale - Assessorato Ambiente - Dipartimento Territorio e Ambiente -Delibera di giunta regionale n.579/2003 e deliberazione di giunta regionale n.1138/2003 – criteri ecosostenibili.

Norme Tecniche di Attuazione N.T.A.

1. NTA del PRG L’area di trasformazione denominata “Appennini Alta” è equiparata alle zone omogenee di tipo C di cui all’art. 2 DM 1444/68.

1.2

Modalità di attuazione: piano attuativo esteso all’intera area oggetto di variante redatto secondo requisiti di eco-sostenibilità che in particolare prevede gli studi e approfondimenti di cui ai paragrafi successivi.

1.2.1

Progetto bioclimatico: analisi dei dati climatici ed elaborazione di una mappa di rappresentazione del contesto ambientale; redazione della mappa solare per l’orientamento dei lotti e l’individuazione della sagoma di massimo ingombro degli edifici, allineamenti e distanze, ombre portate, sfruttamento della vegetazione come barriera di protezione agli agenti avversi e per la mitigazione/formazione del microclima.

1.2.2

Norme, schemi e abachi del planivolumetrico: rispettare l’andamento naturale del terreno, gli scavi e i riporti dovranno essere contenuti; dovrà essere garantita il più possibile la permeabilità del suolo, sia pubblico che privato (per superficie permeabile si intende la porzione di terreno lasciata priva di qualunque tipo di pavimentazioni o di costruzioni fuori o entro terra che impediscano alle acque meteoriche di raggiungere naturalmente e direttamente la falda acquifera); privilegiare la mobilità dolce e la creazione di zone 30; indicare particolari costruttivi di reti tecnologiche oltre che l’ubicazione e la mitigazione delle aree per la raccolta differenziata; prevedere la viabilità carrabile, pedonale, ciclabile individuando una gerarchia di percorsi con caratteristiche di sostenibilità ambientale e territoriale; studio delle aree di sosta; elaborare la rete di illuminazione pubblica attraverso sistemi di controllo della luminosità e di risparmio energetico; controllo del comfort acustico (eventuale utilizzo di barriere naturali e/o artificiali).

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1.2.3

Norme, schemi e abachi dei lotti: studio sull’individuazione dell’orientamento favorevole agli agenti esterni, diritto al sole, tipologie delle recinzioni, verde di pertinenza; studio degli accessi.

1.2.4

Norme, schemi e abachi degli edifici: elaborazione di schede prestazionali per la definizione dei parametri energetici (contenimento dei consumi e risparmio delle risorse, sfruttamento delle energie rinnovabili e misure di tipo captativo e conservativo), per il comfort visivo (utilizzazione della luce naturale), per il risparmio della risorsa idrica (considerando anche il recupero delle acque meteoriche), oltre che le caratteristiche dei materiali da utilizzare per la protezione dell’ambiente naturale e per la salubrità degli utenti.

1.3

Destinazione d’uso prevalente: residenza. Per una complessiva SU max complessiva di 250 mq sono previste le seguenti diverse destinazioni: commercio al dettaglio; artigianato di servizio; servizi e attrezzature di interesse locale.

1.4

Dotazione di standard: 38,5 mq/ab. In sede di piano attuativo una quota degli standard - fermo restando i 21 mq/ab di cui art. 3 LR 34/92 e s.m.i. - potrà essere reperita all’esterno dei limiti di zona.

2. Il PPE Le previsioni di PRG di cui all’art.1 si attuano attraverso il presente Piano Particolareggiato di Esecuzione denominato ‘Appenini Alta’ (art.28 L1150/42), che è stato redatto secondo i requisiti di eco-sostenibilità così come definiti dalle norme di PRG. Il piano si estende in un’area di proprietà comunale e individua la superficie fondiaria - suddivisa in lotti da sottoporre agli interventi edilizi - e le relative opere di urbanizzazione primaria e secondaria. Il PPE, costituito dalla relazione, dalle presenti norme e dagli elaborati grafici disciplina i progetti esecutivi delle opere di urbanizzazione, i lotti e gli edifici.


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3. Dimensionamento del PPE NTA PRG

Dimensioni

parametri urbanistici -UT = 0.3 mq/mq -H.max = 7,5 mt

destinazione d’uso: residenziale

3.1 Verifica standard

3.2 Occupazione delle aree

superficie territoriale ST supeficie lorda SU max (Ut*ST) volumetria teorica V (SU*3ml) abitanti teorici (vol/120)

30.200 mq 9.060 mq

SUL

8810 m

27.180 mc 227

usi regolati: commercio al dettaglio; artigianato di servizio; servizi e attrezzature di interesse locale 250 mq di SUL max complessiva.

SUL localizzata esclusiva- 250 mq mente nelle aree a verde, passeggiata centrale e spazi ciclo/pedonali

dotazione standard -38,5 mq/ab di cui: -21mq/ab interni -17.5 mq/ab trasferibili

Area Totalei Area Interna al PPE Area Esterna al PPE

8720 mq 4756 mq 3964 mq

Standard minimi DM1444/68

Parcheggi: 2,5 mq/ab

566 mq

Verde:18mq/ab

4190 mq

Standard di progetto

Parcheggi: 3,5 mq/ab

790 mq

Verde 19,25mq/ab

4370 mq

superfici 1 -*mobilità

(Aiuole pedonali mq 2.100 + carreggiata e banchine mq. 5.065)

2 -*sosta 3 -*spazi pubblici

mq 7.165 mq 790

(verde mq. 1.490+ passeggiata centrale percorsi ciclo/pedonali mq. 2.429+ barriera al rumore mq. 451)

mq 4.370

Totale aree pubbliche (1-2-3)

mq 12.325

4 -superfici fondiarie

mq 17.875

Totale

mq 30.200

*In fase di attuazione del piano queste superfici potranno essere “rimodulate” fermo restando il limite minimo di 4.086 mq per le aree a verde, di 568 mq per i parcheggi e il quantitativo complessivo di aree pubbliche di piano di 12.215 mq.

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3.3 Dimensionamento lotti

Lotto n°

Sf Mq

SUL TOT mq

1

952

256,00

2

765

475,00

3

571

285,50

4

651

325,50

5

638

319,00

6

538

269,00

7

605

302,50

8

792

396,00

9

731

365,50

10

645

322,50

11

1123

561,50

12

1097

548,50

13

448

224,00

14

446

223,00

15

410

205,00

16

756

378,00

17

1218

609,00

18

570

285,50

19

600

300,50

20

664

332,00

21

768

384,00

22

1015

507,50

23

956

478,00

24

916

458,00

TOT

17875

8810,00

4. La struttura normativa del PPE Le presenti norme si articolano in 5 sottosistemi: - la mobilità e la sosta - le reti tecnologiche - gli spazi pubblici - i lotti - gli edifici.

4.1 Norme generali

Costituisce variante al PPE ai sensi dell’art. 30 LR34/92 e successive modifiche: - le Variazioni distributive e quantitative complessive così come definite nella tav.n5 e nell’art. 3 delle NTA del piano. - spostamenti di assi stradali; - diversa distribuzione generale delle aree di urbanizzazione secondaria; - modifiche alla zonizzazione interna al comparto; - la modifica delle presenti norme. Non costituiscono variante al PPE: - le modeste modifiche, anche relative ai materiali, che vengono


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predisposte in fase di progettazione esecutiva delle opere di urbanizzazione purché queste non comportino l’alterazione complessiva del Piano; - la realizzazione delle opere di urbanizzazione per stralci funzionali.

5. La mobilità e la sosta La mobilità interna al quartiere, si dovrà configurare con assi viari a ridotto movimento veicolare da cui è escluso il traffico di transito, è impiegata come spazio di accesso ai lotti privati e non come strada di attraversamento. Sarà pertanto caratterizzata dalla presenza di elementi tipici delle “Zone 30 Km/h residenziali”, così come indicato schematicamente nelle tavole progettuali. Il sistema dei percorsi ciclabili e pedonali sarà realizzato per garantire un’adeguata mobilità anche alle utenze più “deboli” (anziani e bambini) ed evitare la sovrapposizione di percorsi per mezzi a motore. Sarà da evitare la creazione di barriere architettoniche, rimanendo in quota negli attraversamenti stradali ed utilizzando rampe di raccordo.

5.1

Caratteristiche degli assi viari: • un accesso all’unità di vicinato rialzato rispetto alla strada di percorrenza, costituito da una rampa realizzata da materiale diverso, che obbliga ad un salto di quota di circa 15 cm; • una larghezza minima della carreggiata pari a 2,50 mt con banchina laterale pari a 0,50 mt • marciapiede laterale pari a 1,50 mt • un restringimento dell’asse in prossimità dell’incrocio per accentuare il rallentamento delle auto; • un sistema di dissuasori della velocità; • una pipa di ritorno di diametro 20 m; • un sistema di parcheggi a bordo area carrabile ombreggiati; • spazi verdi o pavimentati che si configurano come prolungamento del tradizionale marciapiede; • illuminazione pubblica; • vegetazione arborea e arbustiva. Gli assi della mobilità e gli spazi di sosta dovranno essere realizzati con materiali ecologici, ad esempio si potranno utilizzare: • per i parcheggi, grigliati di plastica riciclata o in cemento, utili per la formazione di un manto erboso drenante e carrabile; • per la copertura dei parcheggi nell’unità di vicinato 3, il pergolato sarà in legno; • per i sottofondi delle piste ciclabili e delle strade, materiale di recupero (aggregati riciclati per sottofondi o strati di fondazione). Il D.M. 8 maggio 2003, n. 203 (Norme affinché gli uffici pubblici e le società a prevalente capitale pubblico coprano il fabbisogno annuale di manufatti e beni con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato nella misura non inferiore al 30% del fabbisogno medesimo) e nello specifico la Circolare 15 luglio 2005 (Settore Edile e Stradale) definiscono le caratteristiche tecniche dei materiali riciclati che possono essere impiegati nelle costruzioni; • per le pavimentazioni della viabilità carrabile e dei marciapiedi, non

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dovrà essere impiegato materiale bituminoso, ma si dovrà mettere in opera un massello autobloccante, tipo Blue City (fotocatalitico) e Filtra (drenante). Il progetto esecutivo della viabilità e degli spazi di sosta dovrà rispettare le indicazioni morfologiche e di materiali riportate nelle Tavole del PPE.

5.2

5.2.1

5.2.2

5.2.3

La vegetazione negli assi viari sarà caratterizzata dall’impiego di essenze autoctone, nello specifico gli assi di penetrazione sono caratterizzati da tipologie diverse, in modo che anche visivamente si percepisca l’ambientazione differente; questo può avvenire attraverso le peculiarità di ciascuna essenza, quali il colore del fogliame e il suo cambiamento durante le diverse stagioni, la presenza di fiori, in dettaglio: Filari dell’asse corrispondente all’unità di vicinato 1 (UV1) Essenze da usare: filare alberato della specie: Prunus avium più interno e Laburnum anagyroides arbustivo verso l’esterno, per dare un effetto di colore giallo molto intenso, alternati; tappezzanti e pacciamatura alla base. Filari dell’asse corrispondente all’unità di vicinato 2 (UV2) Essenze da usare: Fraxinus ornus più interno e Tamarix gallica arbustivo verso l’esterno, alternati, per dare un effetto di colore rosa molto intenso; tappezzanti e pacciamatura alla base. Filari dell’asse corrispondente all’unità di vicinato 3 (UV3) Essenze da usare: Populus alba o tremula, nello spazio più interno, Prunus spinosa arbustivo verso l’esterno, alternati, per dare un effetto di colore bianco molto intenso; tappezzanti e pacciamatura alla base.

6. Le reti tecnologiche

6.1

I progetti definitivi ed esecutivi delle reti tecnologiche (acqua, gas, energia elettrica, telefonia, rete acque bianche e acque nere) si dovranno attenere a quanto prescritto nei pareri degli enti preposti allegati (ALLEGATO B) e facenti parte integrante della presenti norme, oltre che a e a quanto riportato nelle tavole del PPE.

6.2

La rete idrica le reti dovranno essere realizzate su aree pubbliche di facile accesso le prescrizioni tecnico-realizzative sono quelle riportate nell’allegato parere della multiservizi, il tracciato della rete e la localizzazione degli idranti è riportato nella tav. 10 a

6.3

La rete dell’energia elettrica è previsto l’interramento della linea aerea esistente, di bassa tensione, secondo le modalità di cui al parere dell’Enel (allegato), è prevista inoltre la messa in opera di una cabina MT/bt, il tracciato della rete e la cabina di progetto sono localizzate nella tav. 10 a

6.4

La rete delle acque nere e delle acque bianche le reti dovranno essere realizzate su aree pubbliche di facile accesso, le acque nere dovranno essere separate dalle acque bianche fino all’allaccio di ciascuna rete relativa (anche se ciò implica interventi al di fuori dell’area del Piano), i


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particolari tecnici sono quelli di cui al parere allegato della multiservizi, il tracciato di progetto è quello di cui alla tav. 10b.

6.5

La rete della telefonia è previsto l’interramento della linea aerea esistente, secondo le modalità di cui al parere della Telecom (allegato), il tracciato della rete e i pozzetti sono localizzati nella tav. 10 c. In fase di progettazione esecutiva dovrà essere valutata l’opportunità del cablaggio dell’intera rete.

6.6

La rete del gas le reti dovranno essere realizzate su aree pubbliche di facile accesso, ci si dovrà allacciare alla rete esistente su via paradiso, il tracciato della rete deve essere distante almeno un metro dalla rete delle acque nere, la sua configurazione è indicata nella tav. 10c. La rete di illuminazione deve utilizzare tecnologie innovative atte a ridurre il più possibile il consumo di energia, la rete e i punti luce di progetto sono individuati nella tav. n10d: È pertanto consigliabile • uno studio attento del posizionamento dei corpi illuminanti in modo da garantire un’uniformità della luminanza; • l’utilizzo di lampade a basso voltaggio; • l’impiego di apparecchi illuminanti muniti di dispositivi in grado di ridurre i consumi energetici; • l’approvvigionamento di energia elettrica da un operatore del mercato elettrico, riconosciuto dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, che fornisce esclusivamente energia da fonti rinnovabili.

6.7

L’isola ecologica sarà localizzata lungo via Appenini Alta. L’area di ogni singola “stazione ecologica” deve poter contenere n.5 contenitori che saranno utilizzati per la raccolta della carta, plastica, vetro, rifiuti solidi urbani, organico; la superficie necessaria per poter installare questi contenitori e per consentire ai mezzi meccanici per la raccolta di poter effettuare la corretta manovra è di metri 15 x 2.5 circa. Considerando il peso dei contenitori a pieno carico e la possibilità di dovere pulire la pavimentazione con l’uso di getti d’acqua a pressione, dovrà essere realizzata una pavimentazione il più possibile resistente ed impermeabile, in cemento lisciato. Ogni area pavimentata sarà nel suo contorno delimitata su tre lati e mascherata con essenze vegetali.

7. Gli spazi pubblici

Ciascuno spazio pubblico dovrà essere progettato come luogo caratterizzato di una propria identità, attraverso l’uso di essenze e arredo differenti. La spina centrale è costituita da un percorso pedonale-ciclabile caratterizzato dalla presenza di tre spazi per la sosta, dei quali la piazza terminale a sud diviene il fulcro con i suoi piccoli spazi commerciali. A sud del comparto è localizzata un’area a verde di fronte alla scuola esistente da attrezzare come piccolo spazio gioco. Le forme pubblicitarie all’interno della zona pubblica dovranno essere

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conformi al piano sull’ornato pubblico e al piano generale degli impianti pubblicitari, vigenti. Sono comunque vietate in tutte le zone a destinazione ciclo-pedonale: a) la collocazione di insegne o frecce su palina; b) l’installazione di cartelli e impianti di pubblicità e/o propaganda a messaggio variabile anche provvisori; c) l’installazione di sistemi mobili di informazione o pubblicità posati al suolo quali cavalletti, manifesti su supporti precari e mezzi similari; d) l’utilizzo di fonti luminose, diverse dalle insegne, dirette ed indirette, quali elementi di richiamo in presenza di illuminazione pubblica. Dovranno essere impiegati, per quanto possibile, materiali ecologici e tecnologie come di seguito dettagliato.

7.1

La passeggiata centrale per quanto più possibile si dovrà preservare la vegetazione di pregio esistente, come il filare di olmi, inserito all’interno della passeggiata stessa che sarà caratterizzata dalla presenza di due diverse tipologie di pavimentazione lapidea, una arenaria di colore grigio e una dura. La piazza a sud invece sarà pavimentata con legno da esterni, proveniente da foreste a crescita controllata, a taglio selettivo degli alberi e con programmi di riforestazione pianificati. Inoltre il legno non deve essere sottoposto al alcun trattamento chimico né impregnato con sostanze che possano causare, direttamente o indirettamente, inquinamenti o impatti nocivi.

7.2

Lo spazio gioco nella parte terminale della passeggiata centrale, di fronte alla scuola esistente, è caratterizzato da un’ampia zona a verde pubblico da destinarsi a giochi per i bambini, le essenze arboree (olivi) ivi presenti dovranno essere mantenute.

7.3

Gli spazi commerciali, artigianali e di attrezzature pubbliche, per un massimo complessivo di 250 mq di SUL, dovranno essere localizzati esclusivamente negli spazi destinati a verde pubblico e/o nella passeggiata centrale e dovranno avere le caratteristiche di piccoli chioschi a copertura piana realizzati attraverso l’utilizzo di strutture “leggere “ con l’impiego di materiali quali legno, metallo e vetro. La progettazione di detti fabbricati si dovrà attenere a criteri di bioedilizia.

7.4

La vegetazione negli spazi pubblici sarà caratterizzata dall’impiego di essenze autoctone, con tipologie ed associazioni meglio descritte nei paragrafi successivi. Gli ulivi localizzati nei lotti o nelle strade dovranno essere espiantati e impiantati negli spazi pubblici.

7.4.1

Passeggiata centrale Verranno conservati alcuni olmi già esistenti. La passeggiata si caratterizzerà come un percorso con tre spazi per la sosta; ciascuno contraddistinto da una diversa vegetazione. Elenco delle essenze da poter impiegare: Specie autoctone: ALBERI Sempreverdi: Olea europea, Quercus ilex, caducifoglie: Morus alba, Acer campestre, a fiore: Malus Spp., Pyrus Spp., Prunus Spp., a bacche: Sorbus aucuparia, per ogni sosta un’unica specie. ARBUSTI Arbusti Sempreverdi/Caducifoglie del tipo: Arbutus unedo, Phillyrea spp., Escallonia spp., Rhamnus alaternus, Viburnum tinus, Pyracantha coccinea, Spartium junceum, Prunus spinosa, Euonimus europaeus, Cornus sanguinea/mas, Crataegus monogyna/oxiacantha, Rosa canina. Specie naturalizzate:


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ALBERI Acer platanoides, Tilia cordata. ARBUSTI Eleagnus angustifolia, Cornus alba, Mespilus germanica.

7.4.2

Recinzioni sulla passeggiata Le recinzioni dei lotti privati che danno sulla passeggiata centrale devono essere realizzati con siepi. Essenze da usare:Siepi sempreverdi del tipo Pyracantha coccinea, Laurus nobilis,Prunus laurocerasus, Ligustrum vulgaris, Cotoneaster lacteus, Abelia grandiflora, Boxus sempervirens, Eleagnus pungens, Nerium oleander, Viburno tinus. La soluzione a bacche o fioritura è da prendere in considerazione; meglio se la scelta tra le siepi sopramenzionate è al massimo di 2 o 3 specie lungo ogni asse.

7.4.3

La barriera acustica Sarà realizzata con sistemi di ingegneria naturalistica e si configurerà come una barriera vegetativa o un muro cellulare in legno rinverdito, così come meglio indicato dalla relazione di Clima Acustico allegata e facente parte integrante del presente Piano. Nel caso di barriera vegetativa saranno impiegate le seguenti essenze: Fascia tampone a boschetto – Larghezza 3 m. Si prevedono le seguenti piante per ogni 30 m lineari, con un terrapieno che rialzi gli alberi e gli arbusti: - 3 Alberi di prima grandezza (Quercus cerris)- 1 Pianta ogni 10 m -. - 3 Alberi di seconda grandezza (Ostrya carpinifolia, Ulmus campestre, Morus alba)- 1Pianta ogni 10 m. - 3 Alberi sempreverdi (Quercus ilex)- 1 Pianta ogni 10 m. - 5 Alberi di terza grandezza, del tipo: Acer campestre, Cercis siliquastrum, Prunus cerasifera, Tamarix gallica, Laurus nobilis, Rhamnus alaterno, Arbutus unedo - 1 Pianta ogni 6 m. - 30 Arbusti del tipo: Phillyrea spp., Viburnum tinus/opulus/lantana, Spartium junceum, Pyracantha coccinea, Euonimus europaeus, Prunus spinosa, Cornus sanguinea/mas, Crataegus monogyna/oxiacantha, Escallonia spp.. Nel caso di muro cellulare saranno impiegate le seguenti essenze: - “rustiche” sempreverdi comunque da mantenere tramite impianto di irrigazione. Nello specifico per gli ultimi tre/quattro ricorsi di sommità, essenze arbustive autoctone; per i ricorsi che partono dalla base piante ricadenti, tipo cotoneaster prostrato, jasminum prostrato.

8. I lotti Ciascun lotto, così come individuato nella tav. 5 e nelle schede dei lotti allegate alle presenti norme, rappresenta una unità minima di intervento soggetta ad un unico Permesso di Costruire.

8.1

Passi carrabili il numero massimo di passi carrabili realizzabile è specificato per ciascun lotto nella tav.6 e nelle schede degli edifici allegate alle presenti norme ed è inderogabile.

8.2

Accorpamento dei lotti non sono consentiti accorpamenti dei lotti così come individuati nella tav.5 e nelle schede degli edifici allegate alle presenti norme.

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8.3

Frazionamenti dei lotti è consentito, fermi restando i perimetri di massimo ingombro degli edifici individuati nella tav. 5 e quanto definito nelle schede dei lotti.

8.4

Annessi così come definiti e regolamentati all’art.5 del “documento sulla qualità architettonica” allegato A del REC, nell’ambito dei singoli lotti, potranno essere localizzati anche al di fuori del perimetro di massimo ingombro di cui alla tav. 5

8.5

Il trasferimento della capacità edificatoria tra due lotti tale trasferimento può consentire un aumento della capacità edificatoria di un singolo lotto e la diminuzione di un altro pari, al massimo al 5% della SUL complessiva realizzabile nei due lotti; il trasferimento dovrà avvenire contestualmente alla richiesta di permesso di costruire, che per i due lotti dovrà essere contemporanea e comunque nel rispetto di tutti gli altri parametri previsti dal PRG e dalle presenti norme. Per i lotti coinvolti nel trasferimento dovrà essere presentata, all’atto della richiesta del p.d.c, una documentazione idonea ad effettuare la verifica complessiva della capacità edificatoria dei due interventi, che dovrà comunque corrispondere alla somma della SUL massima realizzabile dei due lotti coinvolti, di cui all’art. 3.3 delle presenti norme; e dove si attesti che il lotto che cede SUL perde il diritto a richiedere successivi ampliamenti. Il trasferimento della capacità edificatoria tra due lotti potrà essere attivato una sola volta per ciascun lotto, contestualmente alle richieste iniziali del permesso di costruire. Le proprietà interessate dovranno manifestare la propria volontà con atti d’obbligo registrati nelle forme di legge ed allegati ai permessi di costruire.

8.6

Superficie permeabile Si definisce superficie permeabile la porzione del lotto priva di qualunque tipo di pavimentazioni o di costruzioni fuori o entro terra, che impediscano alle acque meteoriche di raggiungere naturalmente e direttamente la falda acquifera. Tale area dovrà essere lasciata a verde. La superficie permeabile di ciascun lotto non potrà essere inferiore al 50% della Superficie scoperta. La superficie occupata dalla cisterna per la raccolta delle acque meteoriche verrà computata al fine del calcolo della superficie permeabile.

8.7

Recinzioni e cancellate Le recinzioni dovranno essere costituite da un muretto di H. max. ml. 0,50 e sovrastante elemento lineare metallico di H. max. pari a ml.1; gli elementi metallici delle recinzioni e delle cancellate dovranno avere foggia lineare con caratteristiche semplici e in armonia con i lotti contigui. Le recinzioni dei lotti privati che danno sulla passeggiata centrale devono inoltre essere affiancate da siepi, così come indicato nell’art. 7.4.2.

8.8

La vegetazione nei lotti sarà caratterizzata dall’impiego di essenze autoctone, così come meglio specificato nei paragrafi successivi.

8.8.1

Essenze vegetali PRATO. Essenze da usare: Tappeti erbosi a funzione ornamentale; tappeti erbosi a funzione ricreazionale. Le specie di interesse sono per la maggior parte appartenenti alla famiglia delle Graminacee e alle sottofamiglie delle Festucoidee ed Eragrostidee. Si consiglia la seguente formulazione: Lolium perenne 35%, Festuca rubra 35%, Poa pratensis 20%, Agrostis tenuis 10%, Zoysie ed altre essenze (Dicondhra repens, trifoglio bianco nano.) SIEPI. Essenze da usare: Sempreverdi/Caducifoglie, Alte/basse: Laurus


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nobilis, pyracantha coccigea, Ligustrum lucidum/ovalifolium, Photinia, Boxus, Abelia, Arbutus unedo, Viburnum Spp.,Berberis Spp.. CESPUGLI. Essenze da usare: Spirea Spp., Weigelia Spp., Buddleia Spp., Corylus Spp., Myrtus Spp., Crataegus Spp., rose Spp.. RAMPICANTI. Essenze da usare: Bignoniaceae, Nyctaginaceae, Ranuncolaceae, Araliaceae, Oleaceae, Caprifoliaceae, Apocynaceae, Vitaceae, Plumbacinaceae, Leguminoseae. TETTI VERDI. Essenze da usare: Hedera helix, Mesembrianthemum cooperi, Sedum Spp., Lonicera nitida, Vinca minor, comunque tappezzanti varie formati da erbacee, arbusti o prato, il tutto con giochi di masse e colori. ALBERI. Essenze da usare: Tutte le specie autoctone o naturalizzate. ALBERI PER SCHERMATURA SOLARE A SUD. Essenze da usare: Quercus pubescens, Acer campestre, Morus alba, Ulmus campestre, sempre cercando di creare un effetto il più naturale possibile.

8.8.2

Barriere frangivento sul lato OVEST Le dimensioni, l’altezza e la densità della fascia tampone devono essere definite sulla base della compatibilità tra le diverse funzioni delle zone che devono essere separate. L’utilizzo primario è di barriera frangivento. Può diventare formazione vegetale di una certa rilevanza se considerata nell’ambito di un sistema di corridoio ecologico che, collegando parchi o altri spazi verdi lineari e possibilmente il territorio rurale circostante, può contribuire all’incremento della biodiversità. Si propone un possibile schema di fascia tampone – Largh 5 m – le piante ad alto fusto devono essere piantate ad almeno a 3 mt dai confini. Piante richieste per ogni 30 m lineari: - 10 Alberi di seconda grandezza (Quercus ilex, h a maturità 15-18 m) - 1 pianta ogni 3 m - 10 Alberi di terza grandezza Laurus nobilis o Ligustrum vulgaris, h a maturità < 12 m) 1 pianta ogni 3 m; - 60 Arbusti Sempreverdi/Caducifoglie del tipo: Arbutus unedo, Phillyrea spp., Escallonia spp., Rhamnus alaternus, Viburnum tinus, Pyracantha coccinea, Spartium junceum, Prunus spinosa, Euonimus europaeus, Cornus sanguinea/mas, Crataegus monogyna/oxiacantha Gli alberi sono sistemati nelle file più esterne, per creare uno sfondo più alto; gli arbusti sono prevalentemente sempreverdi, per avere una fitta protezione; vengono alternati a quelli a foglia caduca, in maniera sempre più rada, cercando di creare un effetto il più naturale possibile.

9. Gli edifici 9.1

Massimo ingombro degli edifici Rappresenta la proiezione orizzontale delle pareti perimetrali dell’edificio misurata nel punto di massima sporgenza escludendo cornicioni, balconi e aggetti e sono individuati nella tav. 5 e nelle schede dei lotti allegate alle presenti norme. L’edificazione fuori terra dovrà sempre essere contenuta all’interno dei perimetri di massimo ingombro degli edifici, che rappresentano pertanto le distanze minime tra questa e i confini del lotto. È permessa una tolleranza massima di 50 cm esterni alla superficie di massimo ingombro, fermo restando il distacco minimo dai confini, ove indicato nella tav. 5 pari a 5 mt.

9.2

Quota di imposta dell’edificio Individua il livello di calpestio del piano

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terra. La quota di imposta dell’edificio può variare di un massimo di 70 cm rispetto al piano di campagna, a tal proposito dovrà essere presentato (in fase di richiesta iniziale del permesso di costruire) un elaborato di sovrapposizione tra i profili del terreno allo “stato attuale” e la quota di imposta di progetto dell’edificio.

9.3

Movimenti terra Scavi e riporti sono consentiti solo per un massimo di 1,5 mt rispetto alla linea naturale del terreno.

9.4

Fili fissi La facciata dei singoli edifici si deve attestare sul filo fisso quando indicato e riportato nella tav. 5 e nelle schede dei lotti allegate alle presenti norme.

9.5

Ballatoi distributivi e rampe di scale esterne Non sono ammessi ballatoi distributivi e rampe di scale a collegamento tra il piano terra e piani superiori esterne all’involucro degli edifici.

9.6

Norme di carattere generale Tutti gli edifici dovranno rispettare le norme prescritte nel successivo art.10 in merito alle caratteristiche prestazionali.

10. Gli edifici: caratteristiche prestazionali 10.1 Orientamento dei fabbricati

A. Gli edifici dovranno essere orientati con l’asse longitudinale principale secondo la direttrice est-ovest e le interdistanze fra edifici contigui all’interno dello stesso lotto devono garantire, nelle peggiori condizioni stagionali (solstizio invernale 21 dicembre), il minimo ombreggiamento possibile sulle facciate, secondo la costruzione e lo studio delle maschere solari (vedi tav. 8a - 8b). B. Gli ambienti nei quali si svolge la maggior parte della vita abitativa dovranno essere disposti a Sud-Est, Sud e Sud-Ovest, conformemente al loro fabbisogno di soleggiamento e illuminazione naturale. Gli spazi che hanno meno bisogno di riscaldamento e di illuminazione (servizi igienici, box, ripostigli, lavanderie e corridoi) saranno disposti lungo il lato nord costituendo così uno spazio tampone e serviranno da cuscinetto fra il fronte più freddo e gli spazi più utilizzati.

10.2 Pareti finestrate

A. La massima superficie finestrata dovrà essere collocata con orientamento Sud, Sud-Est e Sud-Ovest; nello specifico è prescritto l’uso di pareti finestrate nel lato Sud in modo da soddisfare il 15% della superficie pavimentata degli ambienti prospicienti. Questa norma sostituisce quella già consueta del rapporto aereoilluminante di 1/8 (corrispondente al 12.5%). Le superfici finestrate ad Est e ad Ovest saranno di dimensioni minori con caratteristiche di isolamento maggiore per garantire le condizioni di comfort ottimali sia in inverno (perdite di calore) che in estate (surriscaldamento), fermo restando il rispetto del rapporto aereoilluminante di all’art.79 del REC. Le aree finestrate orientate a Nord saranno di dimensioni sufficienti per soddisfare le esigenze minime previste dalla normativa vigente e se di dimensioni superiori sono da prevedersi prevalentemente fisse, con la sola esclusione di quelle necessarie per garantire la ventilazione e con caratteristiche massime di isolamento. B. Le caratteristiche degli infissi dovranno rispondere ai valori di tra-


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smittanza riportati all’articolo 10.5 comma C delle presenti NTA . C. È prescritto l’uso di dispositivi per l’ombreggiamento delle pareti e superfici finestrate verticali esposte a sud; nello specifico utilizzare dispositivi di schermature (naturali e/o artificiali) ad aggetto orizzontale, per la protezione dalla radiazione solare sui fronti Sud, di dimensioni calcolabili secondo la seguente formula: - Lunghezza aggetto = Altezza finestra/F dove il fattore F è 2.0 (corrispondente alla latitudine del Comune di Jesi di 43° 31’ 46’’ ). D. Per le pareti e superfici finestrate verticali esposte ad Est e ad Ovest utilizzare dispositivi di schermature (naturali e/o artificiali - persiane e/o serrande) prevalentemente di tipo verticale (per quelli artificiali possibilmente regolabili) per contrastare i raggi solari bassi all’orizzonte.

10.3 Sistemi Solari Passivi e a Guadagno Diretto

A. Si definiscono serre solari gli spazi ottenuti mediante chiusure con superfici trasparenti, quando detti spazi chiusi siano unicamente finalizzati alla captazione ed all’accumulo termico dell’energia solare passiva con conseguente risparmio energetico. Le serre devono essere integrate e/o addossate nell’organismo edilizio e devono rispettare tutte le seguenti condizioni: • siano progettate in modo da integrarsi con l’edificio, valorizzandolo; • dimostrino, attraverso i necessari calcoli energetici, la loro funzione di riduzione dei consumi di combustibile per il riscaldamento invernale, attraverso lo sfruttamento passivo e/o attivo dell’energia solare e/o la funzione di spazio intermedio (tampone). Nello specifico si intende guadagno energetico la differenza tra l’energia dispersa in assenza della serra (Qo) e quella dispersa in presenza della serra (Q). Deve essere verificato: Qo – Q ≥ 25% Qo tutti i calcoli, sia per l’energia dispersa che per l’irraggiamento solare, devono essere sviluppati secondo le norme UNI 10344 e UNI 10349; siano prive di sistema di riscaldamento; • siano orientate verso Sud, con una tolleranza di più o meno di 10 gradi; • la superficie lorda della serra solare, in ogni caso, non potrà eccedere il 5 % della S.U.L. dell’unità immobiliare a servizio della quale viene realizzata; dovrà comunque essere contenuta entro la linea del massimo ingombro; • il rapporto tra l’area vetrata della serra esposta a sud e l’area del pavimento del locale da riscaldare deve essere compresa tra 0.1 e 0.5; • prevedano una massa di accumulo necessaria ad assorbire ed accumulare il calore (muro retrostante di collegamento, massetto e pavimentazione della serra stessa e/o altro); • siano realizzate con serramenti di buona resistenza all’invecchiamento e al degrado estetico e funzionale; • i locali retrostanti abbiano comunque un’apertura verso l’esterno, allo scopo di garantire una corretto rapporto aereoilluminante; • sia dotata di opportune schermature e/o dispositivi mobili o rimovibili, per evitare il surriscaldamento estivo; • sia apribile almeno il 40% della superficie vetrata per evitare il surriscaldamento estivo.

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B. Muro di Trombe: Deve rispettare tutte le seguenti condizioni: il rapporto tra l’area del muro di accumulo esposto a sud e l’area del pavimento del locale da riscaldare da 0.33 a 0.75; la superficie complessiva di ciascuna apertura a nastro prevista nella muratura deve essere di circa 1 m2 per ogni 100 m2 di superficie del muro.

10.4 Energie alternative

A. È d’obbligo l’installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda sanitaria in modo da soddisfare il 50% del fabbisogno annuale. Gli acquirenti dei lotti, per l’installazione dei sistemi solari, potranno beneficiare di un eventuale contributo del Comune in forma preferenziale. B. I pannelli solari devono essere installati sulle coperture piane o a falde, o sulle facciate, purché orientati a Sud, Sud-Est, Sud-Ovest (miglior orientamento fra il Sud ed i 10°-15° di Sud-Ovest). La regola generale è che l’inclinazione sia pari alla somma della latitudine più 15°. C. Gli impianti devono essere integrati nella copertura se inclinata (modo retrofit) o quanto più possibile integrati in essa (modo strutturale). D. Se istallati su coperture piane è d’obbligo l’utilizzo di pannelli di tipo “piano”, o comunque con inclinazione ottimale, purché non visibili dal piano stradale sottostante, evitando comunque l’ombreggiamento tra di essi se disposti su più file. E. I serbatoi di accumulo devono essere posizionati all’interno degli edifici. F. Nel caso in cui i collettori siano impiegati anche per il riscaldamento degli ambienti, al fine di ottenere un effettivo contributo, la superficie deve essere ampliata per ottenere un contributo di almeno il 20% del riscaldamento degli ambienti. G. Il dimensionamento degli impianti solari termici deve fare riferimento alle Norme UNI 10344, UNI 8477, UNI 10349 e successivi aggiornamenti. H. Gli impianti devono essere conformi alle prescrizioni delle norme EN 12975-1, EN 12976-1, EN12977-1 e successivi aggiornamenti. RACCOMANDAZIONI I. L’approvvigionamento di energia elettrica potrà avvenire da un operatore del mercato elettrico, riconosciuto dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, che fornisce esclusivamente energia da fonti rinnovabili, sia per la realizzazione dell’edificio nella fase di cantiere che per il suo funzionamento una volta realizzato.

10.5 Riduzione del consumo di energia

A. Gli edifici vanno concepiti e realizzati in modo da consentire una riduzione del consumo di combustibile per riscaldamento invernale, intervenendo sull’involucro edilizio, sul rendimento dell’impianto di riscaldamento e favorendo gli apporti energetici gratuiti. B. Il fabbisogno di energia primaria dovrà essere pari a: S/V < 0.2 = 36 Kwh/mq anno S/V > 0.9 = 103 Kwh/mq anno; dove S, espressa in metri quadri, è la superficie che delimita verso l’esterno, ovvero verso gli ambienti non dotati di impianto di riscaldamento, il volume riscaldato V; dove V, è il volume lordo, espresso in metri cubi, delle parti di edificio riscaldate, definito dalle superfici che lo delimitano. Per i valori di S/V compresi nell’intervanno 0,2 – 0,9 si procede mediante interpolazione lineare. C. I valori di Trasmittanza Termica U di riferimento sono i seguenti:


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- Pareti perimetrali esterne 0.38 W m-2 K-1 - Solai di copertura 0.35 W m-2 K-1 - Serramenti (media tra infisso e vetro) 2,6 W m-2 K-1 D. Il rendimento globale medio stagionale dell’impianto termico dovrà essere: ηg= (75 + 3 log Pn) % dove log Pn è il logaritmo in base 10 della potenza utile nominale del generatore o dei generatori di calore a servizio del singolo impianto termico, espressa in Kw. E. È d’obbligo l’impiego di tetti ventilati.

10.6 Efficienza energetica

A. È d’obbligo l’impiego di generatori di calore con marcatura di rendimento energetico pari a tre o quattro stelle, così come definito nell’allegato II del decreto del Presidente della Repubblica 15 novembre 1996 n. 660, o di caldaie a condensazione. B. La temperatura del fluido termovettore non deve essere superiore a 60°C. RACCOMANDAZIONI C. L’illuminazione artificiale può essere effettuata con lampade ad alto rendimento o comunque a risparmio energetico di classe A. D. Le attrezzature e gli elettrodomestici possono essere ad alta efficienza energetica secondo gli Indirizzi delle norme CEE (Classe A – A+), consentendo un risparmio energetico di oltre il 50% rispetto ai modelli meno efficienti.

10.7 Adozione di regolazioni termostatiche sugli elementi di diffusione del calore

A. Allo scopo di ridurre i consumi energetici è reso obbligatorio installare opportuni sistemi di regolazione locali (valvole termostatiche, termostati collegati a sistemi locali o centrali di attuazione, etc.) che, agendo sui singoli elementi di diffusione del calore, garantiscano il mantenimento della temperatura dei singoli ambienti riscaldati entro i livelli prestabiliti, anche in presenza di apporti gratuiti (persone, irraggiamento solare, apparecchiature che generano energia termica in quantità interessante, etc.). B. Il dispositivo installato sull’elemento di erogazione del calore dovrà risultare sensibile a variazioni di temperature di 1 °C.

10.8 Utilizzo acque meteoriche

A. Tutti gli edifici devono dotarsi di una cisterna per la raccolta delle acque meteoriche, da posizionarsi nel lotto di pertinenza, di dimensioni non inferiori a 1 m3 per ogni 30 m2 di superficie lorda complessiva degli stessi. B. Al fine della riduzione del consumo di acqua potabile, si obbliga l’utilizzo delle acque meteoriche, raccolte dalle coperture degli edifici, per l’irrigazione del verde pertinenziale, la pulizia dei cortili e passaggi, lavaggio auto. C. La cisterna sarà dotata di sistema di filtratura per l’acqua in entrata, sfioratore sifonato collegato alla fognatura per gli scarichi su strada per smaltire l’eventuale acqua in eccesso e di adeguato sistema di pompaggio per fornire l’acqua alla pressione necessaria agli usi sotto descritti. D. Le coperture dei tetti debbono essere munite di canali di gronda impermeabili, atti a convogliare le acque meteoriche dei pluviali nel sistema di raccolta (cisterna) per poter essere riutilizzate. RACCOMANDAZIONI E. Le acque meteoriche possono essere impiegate anche gli scarichi dei wc. F. Nel caso in cui le piogge non siano sufficienti a garantire il volume

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d’acqua di scarico, una sonda di livello posta in fondo al serbatoio dovrà essere in grado di segnalare il livello di svuotamento ad una elettrovalvola a tre vie che commuta escludendo l’adduzione dal serbatoio e collegandosi al sistema d’acqua potabile. G. L’impianto idrico così formato non potrà essere collegato alla normale rete idrica e le sue bocchette dovranno essere dotate di dicitura acqua non potabile, secondo la normativa vigente. Tutti i componenti della rete di distribuzione delle acque recuperate sono contrassegnati in modo indelebile con le scritte e i simboli regolamentari come da norma UNI 9182.

10.9 Contenimento dei consumi idrici

10.10 Impianto elettrico

A. Al fine della riduzione del consumo di acqua potabile, è fatto obbligo di adottare dispositivi per la regolazione del flusso di acqua dalle cassette di scarico dei wc (dispositivi doppio tasto). B. Si obbliga inoltre l’uso di rubinetteria monocomando e/o con frangigetto. A. Al fine di ridurre l’inquinamento elettromagnetico è obbligatorio prevedere un sistema di distribuzione a stella e l’introduzione di un disgiuntore (Bioswitch) per la zona notte.

10.11 Calcolo SUL e Volume

A. Le serre e le logge integrate nell’edificio, opportunamente chiuse e trasformate per essere utilizzate come dispositivi per lo sfruttamento dell’energia solare passiva, sono considerate volumi tecnici e quindi non computabili ai fini volumetrici, purché soddisfino i requisiti di cui all’art.10.3 delle presenti NTA. B. Le strutture perimetrali portanti e non, nonché i tamponamenti orizzontali ed i solai intermedi che comportino spessori complessivi sia per gli elementi strutturali che sovrastrutturali superiori a 30 cm, non vanno considerati nei computi per la determinazione dei volumi e nei rapporti di copertura, per la sola parte eccedente i 30 cm e fino ad un massimo di ulteriori 25 centimetri per gli elementi verticali e di copertura e di centimetri 15 per quelli orizzontali intermedi, in quanto il maggiore spessore contribuisce al miglioramento dei livelli di coibentazione termica, acustica e di inerzia termica questo deve essere asseverato dal tecnico competente.

10.12 Riduzione oneri di Urbanizzazione – materiali ecocompatibili (facoltativo)

A. Il contributo di costruzione di cui all’art. 16 del DPR 380/2001 potrà essere ridotto per le costruzioni che impiegano materiali naturali e/o ecologici di seguito specificati. B. Al fine di migliorare il benessere abitativo e ridurre l’impatto ambientale del settore edile e delle costruzioni, i materiali da impiegarsi nelle costruzioni dovranno essere scelti in base alle loro caratteristiche ecologiche e biologiche, secondo quanto previsto anche dalle Direttive CEE 106/89 - 880/92 - 1836/93, nonché alla Risoluzione Comunitaria 1/2/1993 per lo sviluppo sostenibile. Sarà quindi da privilegiare l’uso di materiali naturali, non di sintesi petrolchimica, di produzione locale o tradizionali, a basso impatto ambientale sia nella fase di produzione che di posa in opera e di dismissione, riciclabili o riutilizzabili, sani, durevoli e sicuri. Sono raccomandati i materiali e i componenti bio-eco-compatibili certificati da marchi di qualità ecologica (tipo Ecolabel, Natureplus, ANABIBO-IBN, TEST-HOUSE Angelo azzurro, Cigno bianco, FSC, ecc), che in ogni fase del loro ciclo di utilizzo assicurino un basso impatto sull’ambiente e sull’uomo. A tal fine di seguito sono individuate alcune tipologie: a) Muratura portante continua realizzata in mattoni pieni o alveolati ad


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b) c)

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alta coibentazione, prodotti con impasto vegetale (es.: segatura o farina di legno, paglia, riso, ecc.) o minerale (es.: vulcante, perlite ecc.) al fine di limitare l’uso di polistirolo; Struttura mista in muratura e cemento armato; in questo caso si dovrà fare riferimento a: utilizzo di metallo a bassa conduttività elettromagnetica (ad esempio acciaio austenitico) nei vani ove è prevista la maggior permanenza delle persone (camere da letto, studio e lavoro) come elemento di interruzione della continuità dell’armatura; messa a terra del ferro e interruzione della gabbia di metallo (detta gabbia di Faradey che ha, come effetto, quello di annullare il campo elettrico naturale) tramite giunti isolati (interponendo ad esempio del legno o sughero); Strutture orizzontali in laterizio o legno (massiccio o lamellare); Isolanti in fibre vegetali (sughero, fiocchi di carta, pannelli in fibra di legno, canapa, lino, ecc.) e minerale; Intonaci in malta di calce idraulica naturale o argilla, tinteggiati con prodotti a base di calce idraulica naturale, terra cruda, pigmentati con terre, ossidi naturali e silicati, o comunque prodotti vernicianti naturali; Uso di collanti naturali per posa di pavimenti e rivestimenti; Infissi interni ed esterni in legno trattati con vernici di origine vegetale o cere; Silicone vegetale per la chiusura delle fessure (con riduzione/o eliminazione del silicone chimico); Uso di condutture in polietilene o polipropilene (con riduzione/o eliminazione del P.V.C - contenente cloruro di polivinile).

C. Ove lo Sportello Unico dell’Edilizia disponga il controllo della realizzazione dei progetti, successivamente al pagamento degli oneri in misura ridotta, nel caso i parametri verificati non siano rispondenti alle soglie di eleggibilità per la riduzione degli oneri, si provvederà all’addebito del differenziale all’importo degli oneri calcolati in misura normale. Al fine di mantenere l’agevolazione, è data facoltà al titolare di effettuare in termini concordati con lo Sportello Unico dell’Edilizia, le modifiche progettuali necessarie a riportare l’intervento entro i termini della presente disposizione.

10.13 Documentazione tecnica da presentare

A. Alla richiesta di Permesso di Costruire dovrà essere allegata: - la relazione tecnica indicante le tecnologie ed i materiali, compresi dettagli e particolari costruttivi, che si adotteranno per raggiungere gli obiettivi prefissati nel rispetto dei criteri prestazionali riportati nelle presenti NTA; - la relazione di isolamento di cui al D.P.R. 380/01 Parte II - Capo VI (ex L.10 del 09/01/91) Norme per l’attuazione del Piano Energetico Nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia, facendo riferimento ai valori di Trasmittanza riportati nelle presenti NTA; - l’asseverazione di conformità del progetto nello specifico alle disposizioni normative previste dall’art. 10 delle presenti Norme; - la richiesta di riduzione del contributo di costruzione, con allegata fidejussione pari all’importo degli oneri da scomputare. Tale fidejussione sarà svincolata in seguito alla richiesta del certificato di conformità edilizia e agibilità quando sarà accertata la correttezza delle opere realizzate. B. Alla Fine Lavori dovrà essere allegata: - la dichiarazione di conformità dell’opera a firma della DL corredata di una documentazione fotografica che attesta le diverse fasi del cantiere, evidenziando le soluzioni progettuali e tecniche, oltre che i sistemi costruttivi messi in atto per soddisfare i criteri prestazionali dell’edificio, oltre che le fatture relative all’acquisto dei materiali bioedili; - il modello di verifica dei requisiti normativi previsti dalle presenti Norme.

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Gruppo di lavoro: arch. Anna Santinelli

(progettista)

arch. Chiara Marcelletti

(progettista)

dott. agr. Lucio Rossetti

(aspetti botanico vegetazionali)

arch. Francesca Sorricaro

(aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed edilizia)

arch. Paola Gallo

(aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed edilizia)

arch. Rita Stacchezzini

(aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed edilizia) (coordinamento scientifico)

prof. arch. Patrizia Gabellini

Delibera di adozione n. ............ del.................

scala 1:1000

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21 Giugno Altezza solare alle ore 12: 70°05

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Maschera solare Ombre degli edifici al 21 giugno

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Gruppo di lavoro: arch. Anna Santinelli

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arch. Chiara Marcelletti

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dott. agr. Lucio Rossetti

(aspetti botanico vegetazionali)

arch. Francesca Sorricaro

(aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed edilizia)

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arch. Rita Stacchezzini

(aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed edilizia) (coordinamento scientifico)

prof. arch. Patrizia Gabellini

Delibera di adozione n. ............ del.................

scala 1:1000

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21 Giugno Altezza solare alle ore 12: 70°05

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96

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arch. Francesca Sorricaro

(aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed edilizia)

arch. Paola Gallo

(aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed edilizia)

arch. Rita Stacchezzini

(aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed edilizia) (coordinamento scientifico)

prof. arch. Patrizia Gabellini

Delibera di adozione n. ............ del.................

scala 1:1000

TAV. 8b


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Sindaco: Fabiano Belcecchi Assessore: Daniele Olivi unità prg e progetti speciali: Dirigente: dott. Stefano Gennai

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servizio urbanistica e ambiente: Dirigente: ing. Giovanni Romagnoli UOP amministrativo: dott. Adelina Battistelli

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21 Giugno

Gruppo di lavoro: arch. Anna Santinelli

(progettista)

arch. Chiara Marcelletti

(progettista)

dott. agr. Lucio Rossetti

(aspetti botanico vegetazionali)

arch. Francesca Sorricaro

(aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed edilizia)

arch. Paola Gallo

(aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed edilizia)

arch. Rita Stacchezzini

(aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed edilizia) (coordinamento scientifico)

prof. arch. Patrizia Gabellini

Delibera di adozione n. ............ del.................

scala 1:1000

TAV. 9

97


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(aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed edilizia) (aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed edilizia) (coordinamento scientifico)

arch. Rita Stacchezzini

scala 1:1000

TAV. 10

Delibera di adozione n. ............ del.................

prof. arch. Patrizia Gabellini

(aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed edilizia)

(aspetti botanico vegetazionali)

dott. agr. Lucio Rossetti

arch. Paola Gallo

(progettista)

arch. Chiara Marcelletti

arch. Francesca Sorricaro

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Gruppo di lavoro: arch. Anna Santinelli

servizio urbanistica e ambiente: Dirigente: ing. Giovanni Romagnoli UOP amministrativo: dott. Adelina Battistelli

unità prg e progetti speciali: Dirigente: dott. Stefano Gennai

Sindaco: Fabiano Belcecchi Assessore: Daniele Olivi

Mobilità

Piano Particolareggiato di Esecuzione Appennini Alta

unità prg e progetti speciali assessorato urbanistica e ambiente

Comune di Jesi

Provincia di Ancona

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98 Jesi Via Appennini Alta


Jesi Via Appennini Alta

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Sindaco: Fabiano Belcecchi Assessore: Daniele Olivi

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(aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed edilizia)

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(aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed edilizia)

arch. Rita Stacchezzini

(aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed edilizia) (coordinamento scientifico)

prof. arch. Patrizia Gabellini

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Jesi Via Appennini Alta

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Illuminazione pubblica

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Sindaco: Fabiano Belcecchi Assessore: Daniele Olivi unità prg e progetti speciali: Dirigente: dott. Stefano Gennai

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Chiesa del Crocifisso

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Gruppo di lavoro: arch. Anna Santinelli

(progettista)

arch. Chiara Marcelletti

(progettista)

dott. agr. Lucio Rossetti

(aspetti botanico vegetazionali)

arch. Francesca Sorricaro

(aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed edilizia)

arch. Paola Gallo

(aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed edilizia)

arch. Rita Stacchezzini

(aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed edilizia) (coordinamento scientifico)

prof. arch. Patrizia Gabellini

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Jesi Via Appennini Alta

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Provincia di Ancona

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unità prg e progetti speciali assessorato urbanistica e ambiente

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Piano Particolareggiato di Esecuzione Appennini Alta

Idee progettuali per la passeggiata centrale Sindaco: Fabiano Belcecchi Assessore: Daniele Olivi unità prg e progetti speciali: Dirigente: dott. Stefano Gennai

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servizio urbanistica e ambiente: Dirigente: ing. Giovanni Romagnoli UOP amministrativo: dott. Adelina Battistelli Gruppo di lavoro: arch. Anna Santinelli

(progettista)

arch. Chiara Marcelletti

(progettista)

dott. agr. Lucio Rossetti

(aspetti botanico vegetazionali)

arch. Francesca Sorricaro

(aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed edilizia)

arch. Paola Gallo

(aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed edilizia)

arch. Rita Stacchezzini

(aspetti di sostenibilità ambientale, territoriale ed edilizia) (coordinamento scientifico)

prof. arch. Patrizia Gabellini

Delibera di adozione n. ............ del.................

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Comune di Jesi Assessorato Urbanistica-Ambiente

Q5

Progetti speciali Contratto di Quartiere 2 Via Appennini Alta STU Campo Boario Appendici


2

Jesi Progetti speciali


Jesi Progetti speciali

Introduzione

Il programma di mandato votato in Consiglio Comunale a fine 2002 ha posto l’obiettivo di dare un nuovo disegno alla nostra città attraverso una Variante Generale al Piano Regolatore vigente; un disegno “partecipato e sostenibile” (come recita la delibera) per permettere alla “Jesi del 2020” di poter vincere quelle sfide, sia di livello locale sia di livello internazionale, che ogni territorio è chiamato ad affrontare in questo periodo caratterizzato dalla continua competizione. In questi cinque anni di lavoro straordinario non è stata però trascurata la quotidianità dell’edilizia e dell’urbanistica a Jesi. La città non si è fermata, ingessata dal non comune lavoro della variante generale, anzi ha beneficiato delle alte professionalità esterne che hanno collaborato con l’Ente; quest’ultime insieme alle risorse umane interne hanno proiettato “l’abituale” verso le sfida del nuovo. È stata anche appositamente creata una struttura dedicata (Ufficio Progetti e Iniziative Speciali) dove hanno lavorato fianco a fianco giovani professionalità, mondo accademico, consulenti, dipendenti comunali e dove si è posto l’orizzonte anche sovralocale delle reti medie e lunghe. Questa strategia ha permesso di realizzare programmi innovativi; partecipare a bandi anche europei; utilizzare nuovi strumenti messi a disposizione dal legislatore; sviluppare il parternariato tra enti, istituzioni e tra pubblico e privato. Si sono reperite risorse economiche esterne al bilancio comunale per oltre sei volte l’investimento iniziale e si sono attivati progetti di riqualificazione urbana con impieghi di denaro e modalità operative di rilievo per la nostra realtà. In questo volume ne abbiamo voluto riportare tre: il Contratto di Quartiere II, l’ecoinsediamento di Via Appennini Alta, la Società di Trasformazione Urbana (STU) di Campo Boario. Il Contratto di Quartiere II è un programma di riqualificazione urbana messo a punto dal Ministero delle Infrastrutture insieme alle Regioni. L’Amministrazione ha partecipato a questo bando progettuale nell’aprile 2004 attingendo dai lavori del Piano Strategico . Il progetto “Abitare il Centro Antico” è risultato primo classificato nelle Marche ottenendo un finanziamento pubblico “a fondo perduto” per 3.595.000,00 euro a fronte di interventi volti al recupero del centro storico per un importo complessivo pari a 7.100.881,75 euro. Il programma prevede la riqualificazione di edifici storici recuperati ad edilizia sovvenzionata ed agevolata; la riqualificazione di piazze , strade, giardini; la realizzazione di nove botteghe artigianali. L’Amministrazione ha anche partecipato, nell’aprile 2006, ad una successiva opportunità fornita dallo stesso bando con un nuovo progetto

3


4

Jesi Progetti speciali

“L’asta dei servizi del Centro Antico” che è la naturale prosecuzione e completamento del precedente. Si è attinto dallo sviluppo dei lavori urbanistici sugli “Approfondimenti del Piano Idea” (nello specifico della parte “città pubblica”) creando uno specifico sistema dei servizi pubblici nel centro storico che parte da Porta Bersaglieri per arrivare all’Arco Clementino; il tutto per un totale, compresi finanziamenti ed interventi di privati, pari a euro 15.106.000,00; di cui euro 7.770.000,00 a carico del Contratto di Quartiere, euro 3.536.000,00 a carico del Comune o di altri Enti, euro 3.800.000,00 a carico di Privati. L’ecoinsediamento di Via Appennini Alta costituisce l’esperienza pilota per la “Jesi futura” . Lo è per diversi aspetti: quello urbanistico, perché la Variante parziale ed il successivo Piano Particolareggiato si sono sviluppati secondo le linee guida del Piano Idea ed i dettati del Progetto Comunale di Suolo anticipando, di fatto, la prassi edilizia degli anni futuri; quello ambientale, perché la sua localizzazione e la sua caratterizzazione in senso ecocompatibile (bioarchitettura, bioingegneria, uso di fonti rinnovabili, risparmio energetico, attenzione all’uso del suolo, mappe solari, etc.) rappresentano una buona pratica per una città a misura d’uomo e d’ambiente; quello socio-economico perché risponde a diverse domande dell’abitare (casa singola, plurifamiliare), garantisce un ritorno perequativo alla comunità in forma di opera pubblica, permette al singolo cittadino di gestire la filiera della costruzione con notevoli risparmi sul costo finale. La STU di Campo Boario è un progetto che nasce dal basso (circoscrizioni) a fine anni ’90 e che prende le mosse dalla rivisitazione del Piano di Recupero dell’area dei quartieri S.Giuseppe e Prato (oltre 22 ettari di territorio urbano abitato da circa 2.300 cittadini), rendendo fattibili le necessarie riqualificazioni degli spazi pubblici attraverso una mirata edificazione sia pubblica che privata. Spazi verdi; aree pubbliche; parcheggi; nuove abitazioni con attenzione all’edilizia sociale; sistemazione di strade, marciapiedi ed illuminazione: sono le caratteristiche di queso Piano d’Iniziativa Pubblica. A beneficiare di questo voluminoso ed esteso intervento è tutta l’area da Porta Valle - Cascamificio - Campo Boario a S. Giuseppe che vedrà riqualificati gli spazi nell’ottica di veder rifiorire un quartiere tanto importante nella città. Lo strumento con cui si intende realizzare questo importante intervento, stimato nell’ordine di oltre 63 milioni di euro (per la sola parte pubblica) con opere ed urbanizzazioni per la “città pubblica” di oltre 12 milioni, è la Società di Trasformazione Urbana (STU); una società di scopo pubblico-privato sotto il controllo dell’Ente. Altri progetti speciali sono stati realizzati in questi anni come: Zipa Verde, Corridoio Esino. Siamo certi che altri ne verranno sia grazie all’esperienza maturata in questi anni, sia grazie agli stimoli che il nuovo disegno della “Jesi futura” fornirà alle prossime Amministrazioni. Jesi marzo 2007

Il Sindaco Fabiano Belcecchi

Assessore al Territorio Urbanistica-Ambiente

Daniele Olivi


Jesi Progetti speciali

Indice

Contratto di Quartiere 2 abitare il centro antico della città

Introduzione

11

1.

Analisi delle caratteristiche di degrado dell’area

14

1.1 1.2 1.3

Un difficile equilibrio tra parti di città La carenza dei servizi L’abbandono dello spazio pubblico e la scarsa coesione sociale L’abbandono residenziale e il disagio abitativo

14 15 15 16

2.

Obiettivi del programma

20

2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6

Un nuovo ruolo per il centro antico Incrementare la quota dell’ edilizia sociale nel centro antico Incrementare la quota di servizi e di spazi pubblici Rafforzare le reti di partnership locale Migliorare l’utilizzo dello spazio pubblico e la coesione sociale: una strategia leggera di permeabilizzazione delle superfici del centro antico Migliorare l’utilizzo dello spazio pubblico e la coesione sociale: nuovi spazi per le associazioni e per il sostegno del lavoro nel centro antico

20 20 21 22

3.

Il progetto

3.1 3.2 3.3

Riqualificazione edilizia, miglioramento dello spazio pubblico e della coesione sociale, nuovi spazi per la promozione del lavoro: il complesso di S. Agostino Riqualificazione edilizia, nuovi spazi pubblici per la promozione del lavoro: Palazzo Santoni Riqualificazione edilizia e coesione sociale: Pianetti II (ex carcere)

1.4

22

23 26

27 29 31

5


6

Jesi Progetti speciali

3.4 3.5 3.6 3.7 3.8

Riqualificazione edilizia: complesso di Largo Saponari Miglioramento delle condizioni ambientali: il restauro delle strade pedonali e delle scale Adeguamento e sviluppo delle opere di urbanizzazione: strade e sottoservizi Adeguamento e sviluppo delle opere di urbanizzazione: una nuova sala conferenze e un collegamento urbano nel cuore di Palazzo Pianetti II (ex carcere) Adeguamento e sviluppo servizi pubblici e privati: una nuova ludo/biblioteca a palazzo Bisaccioni

33

36

4.

I soggetti coinvolti

37

5.

Le forme della partecipazione e le strutture di implementazione del programma

39

6.

Quadro tecnico economico degli interventi

41

7.

Programma di sperimentazione

42

7.1 7.2

Programma di sperimentazione: ecosostenibilità Programma di sperimentazione: riduzione del rischio sismico

42

33 35

35

50

7.2.1 Riconoscimento degli elementi di vulnerabilità

50

8.

Relazione finanziaria

56

9.

Cronoprogramma per l’attuazione del contratto di quartiere

63

Via Appennini Alta

Progetto per una pianificazione ecosostenibile: il Piano Particolareggiato di Appennnini Alta a Jesi

67

Piano Particolareggiato di Esecuzione “Appennini Alta”

73

Norme Tecniche di Attuazione N.T.A

75

1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10.

NTA del PRG Il PPE Dimensionamento del PPE La struttura normativa del PPE La mobilità e la sosta Le reti tecnologiche Gli spazi pubblici I lotti Gli edifici Gli edifici: caratteristiche prestazionali

75 76 77 78 79 80 81 83 85 86


Jesi Progetti speciali

STU Campo Boario

Il Piano di recupero di iniziativa pubblica in variante al PRG: Campo Boario

105

Il percorso

110

Le modifiche apportate al Piano di recupero di iniziativa pubblica in seguito all’adozione delle osservazioni della Provincia

113

Appendici/Tavole

Appendice A: Complesso Sant’Agostino

117

Appendice B: Palazzo Pianetti II (ex carcere)

138

Appendice C: Complesso Largo Saponari

156

Appendice D: Palazzo Santoni

169

Appendice E: Palazzo Marcelli

186

Appendice F: Palazzo Bisaccioni

192

Appendice G: Interventi e infrastrutture

196

Appendice H: Piazza Federico II

199

Appendice I: Piazza delle Monachette

204

Appendice L: Giardino ex carcere e impianto pubblico di risalita

208

Appendice M: Giardini Largo Saponari

211

Appendice N: Facciate Palazzo Colocci e Chiesa Sant’Agostino

214

7


8

Jesi Progetti speciali


Jesi Progetti speciali

Contratto di Quartiere 2 abitare il centro antico della cittĂ

9


10

Jesi Progetti speciali


Jesi Contratto di Quartiere 2 - abitare il centro antico

Introduzione

Abitare il centro antico di Jesi, la proposta di contratto di quartiere

L’ambito interessato dalla proposta di contratto di quartiere presentata in queste pagine coincide con il nucleo di origine romana della città (il centro antico), definito nel piano vigente zona A1. In questa parte di città edifici, lotti, tracciati e spazi urbani si presentano come un insieme unico fortemente articolato e formano un organismo urbano riconoscibile e delimitato nel quale le numerose eccellenze architettoniche si raccordano con l’insieme per unità di linguaggio architettonico e di materiali, per integrazione funzionale: un sistema articolato di spazi e funzioni collettive formato dal palazzo comunale, dal Duomo, dalla biblioteca comunale, dal teatro S.Floriano, dalle scuole, dalla pretura, da numerosi musei e spazi espositivi che mantengono nella parte più antica di Jesi il centro civico della città, carattere rafforzato dalla storica presenza settimanale del mercato all’aperto. La qualità del centro antico e le sue potenzialità sono a Jesi aspetti riconosciuti e al centro di progetti e scelte rilevanti delle passate amministrazioni: - il piano regolatore vigente ha individuato l’intera parte di città come zona A1 di recupero, superando con indicazioni puntuali sui singoli palazzi o aggregati edilizi le indicazioni dei precedenti piani di recupero, assumendo a sua volta valenza di un piano di recupero che pone l’attenzione, oltre che sull’edificato, sul sistema degli spazi pubblici coperti e scoperti e sulle mura; - più recentemente, con il “manuale di recupero del centro storico della città” (allegato alla presente richiesta di finanziamento) Il comune di Jesi ha poi arricchito le possibilità di tutela e recupero per il proprio patrimonio edilizio storico attraverso un articolato di norme prestazionali affiancato da un’approfondita ricerca sui caratteri storici della città nelle sue diverse parti; - numerosi interventi di restauro e recupero di iniziativa pubblica, condotti a termine attraverso progetti impegnativi di finanza pubblica, hanno permesso recentemente di salvare dal degrado il palazzo della Signoria e le Mura della città e di creare le condizioni per un miglioramento complessivo della qualità del centro antico. I progetti attuati hanno permesso al centro antico della città di mantenere un buon livello di conservazione e di fruibilità, ma hanno lasciato ancora irrisolti problemi profondamente radicati che interventi di carattere fisico, da soli, non possono affrontare: il ruolo civico e simbolico che il nucleo della città antica oggi continua a svolgere è superiore alla sua effettiva vitalità e vivibilità, alla capacità di attrarre attività economiche e nuovi abitanti, di intensificare l’uso quotidiano

11


12

Jesi Contratto di Quartiere 2 - abitare il centro antico

da parte degli abitanti delle altre parti della città. Il centro antico di Jesi coincide infatti con due quartieri della città: Duomo e San Pietro. È qui possibile riconoscere alcuni importanti elementi critici rappresentati in alcuni casi da fenomeni evidenti, in altri da segnali e sintomi più sottili: la riduzione delle attività economiche e commerciali; il degrado del tessuto edilizio ordinario di connessione delle eccellenze architettoniche e funzionali, che coinvolge importanti complessi di proprietà comunale; la ridotta presenza residenziale e di servizi alla scala del quartiere; lo scarso livello di manutenzione degli spazi aperti pubblici; lo scarso numero di abitazioni occupate e la cospicua presenza di immobili in evidente stato di abbandono; l’aumento di popolazione immigrata in condizioni di disagio abitativo; la presenza significativa di popolazione anziana. I quartieri del centro antico di Jesi si trovano quindi oggi in una condizione limite, i fenomeni di degrado fisico e di disagio sociale essendo evidenti, pur senza aver ancora assunto caratteri “di emergenza”: essi, cioè, non sono ancora completamente espressi ma potrebbero rapidamente assumere dimensioni preoccupanti e difficilmente recuperabili. Gli interventi sugli involucri e sulle eccellenze degli anni recenti non hanno potuto risolvere la condizione di abbandono del centro antico della città, ben rappresentata dalla scatola vuota di Palazzo Santoni. Questo stato delle cose può essere affrontato solo attraverso un organico programma di interventi di riqualificazione dello spazio fisico e dello spazio sociale. Il progetto di candidatura per il finanziamento di un “programma di quartiere nel centro antico di Jesi” punta quindi ad avviare un insieme complesso di operazioni utilizzando risorse esistenti per recuperare assieme agli edifici le condizioni perché vengano abitati e vissuti intensamente: - 38 nuovi alloggi pubblici a disposizione della città verranno recuperati nel centro antico, riqualificando 10 alloggi già in locazione e creando 28 nuove unità residenziali. Di questi alloggi, 20 saranno destinati ad edilizia sovvenzionata, i restanti ad edilizia agevolata. Gli alloggi verranno reperiti all’interno di edifici di proprietà pubblica di grande pregio: il complesso edilizio e i chiostri di S. Agostino; il palazzo Pianetti vecchio in passato destinato a carceri; gli edifici in grave stato di degrado nel complesso edilizio di largo Saponari; Palazzo Santoni, progettato vent’anni orsono dal gruppo di architetti Ridolfi, Malagricci, Frankl e abbandonato al rustico. - All’interno degli edifici individuati, oltre agli alloggi, verrà recuperata una quota significativa di spazi per associazioni con finalità sociali e di promozione del lavoro e dell’economia locale, con un effetto di miglioramento della vivibilità e della coesione sociale per gli spazi pubblici su cui affacciano. - Nuove botteghe di proprietà pubblica, affacciate sulle antiche corti di S. Agostino, riporteranno attività economiche tradizionali in un luogo oggi abbandonato attraverso un programma di promozione e di agevolazione delle attività lavorative. - Un nuovo centro sociale per anziani, in condivisione con spazi destinati ad associazioni aventi finalità sociali, culturali e ambientali, e la realizzazione di una nuova ludoteca e biblioteca per ragazzi incrementeranno i servizi esistenti. - Un programma di piccole opere diffuse e di restauro delle pavi-


Jesi Contratto di Quartiere 2 - abitare il centro antico

mentazioni in pietra dei vicoli e delle piazze (piazza Federico II, piazza delle Monachette, il giardino retrostante le carceri), contestuale con la sistemazione dei sottoservizi, potrà migliorare la qualità degli spazi pubblici e collettivi riportando in modo esemplare il progetto di suolo alle tecniche tradizionali, restituendo permeabilità e flessibilità alle pavimentazioni del centro antico oggi fortemente compromesse. L’insieme di queste azioni si situa entro una sequenza di spazi collocati in posizioni strategiche per la rivitalizzazione del centro antico. Nella sua effettiva gestione e attuazione, attraverso interventi mirati, il programma,infatti, intende innescare un processo esteso di riqualificazione. Tale processo sarà possibile attraverso una rinnovata modalità di gestione collaborativa degli spazi e dei servizi pubblici di Jesi. La costruzione della proposta di Contratto di quartiere ha incrociato i lavori del Piano strategico e del Piano Regolatore, avviati nell’ottobre 2003: i due lavori, i cui primi rapporti sono allegati a questa domanda di partecipazione, fanno parte di un generale progetto di rinnovamento delle strategie e degli strumenti urbanistici avviato dal Comune di Jesi in collaborazione con un gruppo di lavoro del Politecnico di Milano. La pianificazione strategica è un’attività orientata a costruire uno scenario di futuro della città a partire dalle rappresentazioni espresse dagli stessi attori locali. Per poter essere intrapresa ha bisogno di un ampio processo di mobilitazione dei soggetti locali, secondo modalità strutturate di partecipazione. Il processo di “ascolto” del Piano strategico, avviato nell’ottobre dello scorso anno, ha visto l’attivazione di quattro differenti forme di coinvolgimento della cittadinanza: - interviste e incontri con gli attori rilevanti della città, con le associazioni e con i gruppi organizzati (sono state svolte circa 80 interviste); - una serie di incontri nei quartieri e nelle circoscrizioni per raccogliere la domanda locale; - un percorso specifico di coinvolgimento delle scuole; - incontri tematici di approfondimento (focus group) su questioni specifiche. Il tema del centro storico è emerso chiaramente come uno di quelli più presenti nelle preoccupazioni dei soggetti locali. Ad esso è stato infatti dedicato, nel mese di febbraio, un focus group di approfondimento. Alcune considerazioni analitiche e alcune chiavi interpretative utilizzate in questo documento nascono da quella esperienza. D’altro canto, il progetto di contratto di quartiere ha permesso di mobilitare un ampio apparato di azioni e conoscenze che saranno preziose nel percorso verso la ridefinizione della strumentazione urbanistica del comune. Infine, il lavoro per il contratto ha permesso la costruzione di una rete di collaborazioni tra settori diversi dell’amministrazione, finalizzata agli obiettivi del progetto e che costituisce la necessaria premessa per la sua futura eventuale implementazione.

13


14

Jesi Contratto di Quartiere 2 - abitare il centro antico

1. Analisi delle caratteristiche di degrado dell’area

1.1 Un difficile equilibrio tra parti di città

Il centro antico di Jesi è la parte di città nella quale la comunità locale si riconosce. Come molti interlocutori coinvolti nel processo di ascolto attivato grazie al Piano strategico hanno confermato, vi è, su questa parte di città, un investimento simbolico molto elevato: essa rappresenta ancora, nell’immaginario collettivo, il cuore di Jesi, dove sono localizzate le più importanti istituzioni cittadine, il deposito dei valori identitari della città. Questi caratteri paiono però oggi sfidati da processi di degrado e di impoverimento degli usi legati al funzionamento quotidiano della città che rischiano di mortificare il valore del centro antico e ne prefigurano un destino da “periferia interna”. Jesi è descritta, nel Piano regolatore vigente, come una “città composta”, una “città per parti”. Queste metafore alludevano sia alla sua struttura fisica che ai caratteri della sua morfologia sociale. Il Piano, infatti, utilizzava in maniera fertile l’ambiguità del termine “composta”, riferendolo sia ad una città che vede la compresenza di parti diverse, ordinate però dentro un puzzle che alla fine è in grado di restituire una figura unitaria e leggibile, sia ad una società locale coesa. Il buon funzionamento complessivo dell’organismo urbano era affidato alla densità delle relazioni fra le sue diverse componenti, fisiche e sociali. Ciò che sembra oggi in crisi è proprio questa proprietà: Jesi appare una città in cui le connessioni fra le parti faticano a mantenersi. Un processo incipiente di “scomposizione” sembra aver investito la città, sul piano funzionale (il traffico e la congestione sono indicatori espliciti di tale difficoltà) e su quello delle relazioni fra i soggetti che la abitano. La zona che più ne risente è il centro antico. In primo luogo, perché qui sono più evidenti che altrove processi di polarizzazione sociale: la percentuale di anziani con oltre 75 anni – secondo elaborazioni comunali sulle sezioni censuarie Istat – nel rione San Pietro è prossima al 19%; quella di stranieri, nella zona prossima all’edificio delle carceri, vicino al 25%. In secondo luogo, perché nuove centralità insidiano la primazia del centro antico: i centri commerciali rappresentano i nuovi luoghi dell’incontro, i nuovi spazi della socialità. Solo l’addizione cinquecentesca e il corso riescono a comunicare ancora un carattere di “colloquialità” urbana e, in una certa misura, a reggere la sfida. Il centro antico ne è ormai escluso: il passeggio domenicale non supera il palazzo comunale, perché non vi sono più funzioni in grado di attrarre gli abitanti (sono scomparsi, ad esempio, i bar con i tavoli all’aperto). Inoltre, il suo carattere di “acropoli”, insieme alla scarsità di parcheggi e di risalite meccaniche, ne compromette oltre misura l’accessibilità. Ai problemi di polarizzazione sociale, di scarsa accessibilità e “colloquialità”, il Contratto di quartiere intende far fronte.


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1.2 La carenza di servizi

I servizi alla persona e alla comunità nel centro antico sono scarsi. Il numero degli esercizi commerciali si è progressivamente ridotto; quelli più direttamente orientati all’uso quotidiano (come i negozi di alimentari) sono quasi scomparsi. Le attività artigianali, prima insediate in vari punti del centro antico, hanno chiuso o si sono localizzate altrove, sia quelle povere, sia quelle di pregio (si pensi agli orafi del S. Agostino). Quello che viene denunciato con maggiore forza dagli attori locali – secondo quanto ha registrato il focus group del Piano strategico dedicato al centro storico – è proprio la progressiva perdita della mixité di usi (residenziali, commerciali, produttivi, di servizio) che una volta caratterizzava questa parte di città. Sono rimaste le case, molte delle quali in condizioni di degrado consistente, ma si sono via via ridotte tutte quelle funzioni che garantiscono l’abitabilità di uno spazio urbano. Alla ricerca di una appropriata mixité di usi, il Contratto di quartiere è rivolto. Oggi il centro antico conserva essenzialmente le grandi istituzioni culturali della città (i musei, la biblioteca comunale), le grandi emergenze storico-architettoniche (il duomo, il palazzo della Signoria), la sede del Comune, anche nuovi spazi culturali (come il San Floriano nella straordinaria piazza Federico II), ma questi elementi faticano a contrastare il rischio di un processo di museificazione. Paradossalmente, è proprio la loro qualità (spesso alta) che sembra favorire tale processo, laddove sembra rimanere solo testimonianza del passato e non riesce a ricostruire nuove relazioni di senso con l’ambiente urbano circostante. Questo avviene anche perché non vi è una significativa specializzazione delle parti: le emergenze rimangono tali, non fanno tessuto, non disegnano percorsi, non definiscono connessioni. Ad esempio, Sant’Agostino, straordinaria risorsa costituita da chiostri e da un passage coperto – uno spazio domestico e insieme collettivo di grande valore che il Contratto di quartiere intende recuperare per rimarcarne la vocazione abitativa e artigianale-commerciale – non viene più usato come percorso tra il Comune e la piazza della Signoria. Certo, alcuni edifici – come le ex carceri – ospitano ancora numerose e spesso attive associazioni cittadine, testimonianza di quel ricco capitale sociale che Jesi può vantare. Ma anch’esse sembrano depositate nel vuoto; occupano degli spazi, ma con il contesto che le accoglie non hanno relazioni. L’Università, insediata in questa parte di Jesi, rappresenta per questa parte di città e per Jesi nel suo insieme una delle risorse più importanti: per l’apporto di nuove popolazioni e di nuove attività economiche, per l’incremento della “economia della conoscenza” che prefigura, per il rafforzamento della presenza di funzioni di pregio. Finora, però, non è stata in grado di essere un motore di innovazione per il centro antico. Certamente ciò dipende anche dal suo insediamento relativamente recente e dall’esiguità del numero dei suoi studenti e docenti, ma c’è forse qualcosa di più: essa è il risultato di una scelta coraggiosa ma non inserita in una politica esplicita; l’università non ha generato impatti significativi anche perché questi non sono stati progettati. A come ampliare e qualificare la presenza dell’università nel centro e a come ridisegnare le relazioni tra spazi destinati alle associazioni e rivitalizzazione di questa parte di città, il Contratto di quartiere destina importanti risorse.

1.3 L’abbandono dello spazio pubblico e la scarsa coesione sociale

Il centro antico non è solo un aggregato di edifici ma anche, e in una certa misura soprattutto, lo spazio pubblico. Su questo aspetto gli attori locali insistono molto, come testimoniano le interviste e le riunioni del Piano strategico. Il centro storico ha bisogno di opere di manuten-

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zione e riqualificazione di alcuni spazi aperti: la cura degli spazi verdi, la pavimentazione delle strade, il sistema di illuminazione, il trattamento e la valorizzazione delle reti sotterranee. Si tratta di oggetti diversi sui quali però è possibile intervenire secondo un programma d’insieme che potrebbe incidere in modo significativo sull’immagine e sulla vivibilità di questa parte di città. Gli interventi sarebbero nella maggior parte dei casi leggeri, ma la qualità del tessuto storico esige una sorta di programma di manutenzione coerente e ben calibrato sui possibili effetti di sistema (estetici, funzionali, strategici). Anche su questo tema il Contratto di quartiere intende lavorare.

1.4 L’abbandono residenziale il disagio abitativo

Jesi sta conoscendo un fenomeno ormai tipico di tutte le società locali giunte ad un certo grado di sviluppo: la frammentazione e la pluralità della domanda sociale. Con questa espressione intendiamo il passaggio da una situazione nella quale si poteva parlare di estesi fabbisogni, ad una nella quale occorre invece ragionare sulla presenza di intense domande specifiche. Si pone in questi termine il tema della casa. Rimane un problema emergente (anche perché oggi è praticamente scomparso dall’agenda delle politiche pubbliche del nostro paese) che si manifesta, però, con particolare acutezza per alcune specifiche categorie: per coloro che la cercano (si pensi agli stranieri recentemente immigrati, alle giovani coppie), ma anche per coloro che possiedono un’abitazione, ma trovano difficoltoso mantenerla, per ragioni economiche o perché l’alloggio non corrisponde più alle esigenze mutate (anziani con pensioni minime o con minori disabili a carico, persone disabili o anziani non più autosufficienti). Alcune di queste categorie sono proprie quelle che già vivono nel centro antico; altre, come ad esempio i giovani, vi potrebbero invece trovare un luogo adatto alle proprie esigenze abitative. Secondo i dati dello IACP della provincia di Ancona e dell’Ufficio Casa del Comune di Jesi , attualmente le domande nella graduatoria provvisoria per l’accesso ad un alloggio ERP sono a Jesi pari a circa 300. Secondo i programmi dello stesso Istituto, vi è la previsione di poter soddisfare soltanto una quota minima di questa domanda (70-80 famiglie). Le quantità che può mobilitare il Contratto di quartiere non sono tali da poter trattare efficacemente il problema. Esse però rappresentano un importante occasione per invertire la rotta, per affermare che una politica della casa nel centro antico è possibile, articolandola per differenti categorie di utenti, a cominciare dalle famiglie più svantaggiate.


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2. Obiettivi del programma

2.1 Un nuovo ruolo per il centro antico

A fronte delle criticità evidenziate nel precedente capitolo, il programma assume come obiettivo principale l’avvio di un processo di rivitalizzazione del centro antico della città, dei rioni Duomo e S.Pietro, intesi come quartieri da abitare e vivere. La riqualificazione edilizia, il miglioramento delle condizioni ambientali, l’adeguamento e lo sviluppo delle opere di urbanizzazione e delle dotazioni di servizi pubblici e privati, l’integrazione sociale e l’incentivazione dell’offerta occupazionale sono obiettivi puntualmente perseguiti. Obiettiivi e azioni previsti costituiscono nella loro articolazione temporale, oltre che nel loro sviluppo spaziale, un insieme organico che punta alla estensione degli effetti del programma oltre i limiti iniziali e quindi, più in generale, all’attribuzione di un nuovo ruolo al il centro antico di Jesi. Infatti, se nella parte del centro storico esterno alle mura, lungo la direttrice di corso Matteotti, la caratterizzazione commerciale, residenziale e la presenza di importati funzioni civili (il teatro Pergolesi, la scuola di musica nel complesso S. Martino, prossimamente l’università nell’ex edificio scolastico Cuppari, ecc.) hanno consolidato il ruolo civile e simbolico e costituiscono un’importante attrattiva per il resto della città, il centro antico murato, oltre a conservare ed estendere questo stesso ruolo può tornare ad essere uno spazio con caratteristiche di qualità legate alla dimensione quotidiana della residenza, del lavoro, delle attività sociali. Le azioni proposte dal Contratto di quartiere corrispondono a strategie più estese, che trovano appoggio e conferma anche in altri progetti avviati nel centro antico della città dal comune e da altri soggetti privati e pubblici.

2.2 Incrementare la quota dell’edilizia sociale nel centro antico

Il progetto opera sul piano quantitativo e su quello qualitativo: rendendo disponibili o riqualificando 38 nuovi alloggi in edifici storici di cui 10 esistenti, attualmente in locazione nel palazzo S. Agostino; introducendo una nuova significativa quota di residenza pubblica nel centro antico. La scelta delle tipologie e dei tagli, anche se in parte vincolata dalle necessità di rispetto delle strutture esistenti, rende in effetti possibile un’articolazione del possibile utilizzo: gli alloggi sono,infatti, concepiti con tagli compresi tra 50 mq. e 150 mq. In particolare, nel progetto di Palazzo Pianetti Vecchio (ex carceri) le tipologie degli alloggi e la conformazione degli spazi comuni è stata progettata per poter accogliere forme di coabitazione e appoggio tra anziani autosufficienti e studenti, riservando ampie aree per servizi e spazi comuni


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(spazi di soggiorno, di studio, cucine ecc.). Inoltre, la previsione al piano terra di spazi per le associazioni con finalità sociale e culturale (oggi presenti nel palazzo in condizioni precarie) accentua il carattere integrato dell’intervento. L’intervento di largo Saponari prevede il recupero di cinque unità abitative, da destinare ad edilizia sovvenzionata, di taglio compreso tra 80 e 150 mq. I tagli sono vincolati dalla tipologia su più piani con spazi di disbrigo e deposito al piano terreno, ma sono adatti a soddisfare esigenze abitative di gruppi familiari numerosi e ad integrare spazi per la residenza e per il lavoro. Gli 8 alloggi che deriveranno dal completamento del progetto di Palazzo Santoni, disegnato dallo studio Frankl, Malagricci, Ridolfi, destinati ad edilizia convenzionata, presentano caratteristiche uniche per dimensioni e criteri distributivi: si tratta infatti di alloggi articolati su livelli differenti, che seguono gli scarti di quota delle solette interne al palazzo e che sfruttano le migliori opportunità di affaccio e di riscontro d’aria. Pur uscendo dai canoni distributivi dell’edilizia residenziale pubblica più consueta si presentano come eccellenze del patrimonio edilizio pubblico del Comune di Jesi e come intervento esemplare per qualità architettonica nel centro antico della città. La predisposizione anticipata di questi alloggi e degli spazi collettivi al piano terreno dell’edificio, unitamente all’anticipazione (prevista nel cronoprogramma) del progetto di riqualificazione del complesso di largo Saponari, consente di accogliere in via temporanea gli inquilini attualmente alloggiati nel S. Agostino e una parte delle associazioni presenti nel palazzo Pianetti Vecchio, mantenendo gli uni e le altre all’interno del centro antico per la durata dei lavori. Come si vedrà nei paragrafi dedicati al programma di sperimentazione, il progetto originale di Palazzo Santoni è stato rispettato completamente e verrà terminato come previsto dagli autori, e tuttavia completato con previsioni impiantistiche e di finitura che rispettano i canoni della bioedilizia. 15 alloggi da destinare ad edilizia sovvenzionata saranno recuperati nel complesso S. Agostino, ponendo rimedio a condizioni di degrado edilizio e conseguente disagio abitativo oggi gravissime e che hanno costretto l’amministrazione a recenti costosi interventi d’urgenza. Nella fase di studio del progetto il piano terreno del palazzo è risultato interamente di proprietà pubblica ed è stato dunque inserito nelle previsioni di trasformazione: le corti e il passaggio porticato di S. Agostino, che collega la piazza del Municipio con piazza Colocci, costituiscono uno dei luoghi collettivi e pubblici più significativi della città, sia per la indubbia suggestione degli spazi architettonici, sia per la tradizionale presenza di attività artigianali orafe che in passato ha connotato il luogo e che oggi si è ridotta ad un’unica bottega. La possibilità di insediare negli spazi affacciati sulle corti attività artigianali e commerciali, attraverso un progetto d’iniziativa comunale di promozione delle attività lavorative, costituisce un aspetto qualificante dell’intervento e del Contratto di quartiere nel suo insieme.

2.3 Incrementare la quota di servizi e di spazi pubblici

Integrare la vitalità e la dotazione di servizi di livello sovralocale (il sistema formato da musei, archivi e biblioteche in via di costruzione e il completamento degli interventi presso la Chiesa di S. Agostino, Palazzo Colocci, Teatro S. Floriano) con interventi locali rivolti alla popolazione residente e alla promozione del lavoro nel centro, costituisce una strategia importante per rendere il centro antico attrattivo per il

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resto della città e meglio vivibile per i residenti stabili e per gli studenti. Questa strategia si potrà sviluppare attraverso una scelta opportuna di localizzazione dei servizi pubblici e di loro gestione. Al piano terreno di Palazzo Pianetti Vecchio è previsto un nuovo centro sociale per anziani affiancato da spazi per altre associazioni: il centro sarà collegato con la parte di città esterna alle mura e reso accessibile attraverso un ascensore, ricavato nel sotterraneo del palazzo, che raggiunge dopo un percorso di circa 15 metri il piede dei contrafforti. Questa nuova risalita urbana renderà accessibile anche un nuovo spazio per riunioni e conferenze che verrà ricavato nello scantinato del palazzo, le cui finestre si aprono direttamente nelle mura della città. Altre associazioni troveranno spazio al piano terreno dell’edificio.

2.4 Rafforzare le reti di partnership locale

Un obiettivo importante è dare avvio, grazie al Contratto di quartiere, ad una “politica complessa” per il centro antico che possa investire poi la città storica nel suo insieme. Per “politica complessa” intendiamo un insieme di azioni diverse che definisce una strategia, prefigura un disegno unitario. Si tratta di un’esigenza espressa chiaramente dagli attori locali nelle interviste e nei focus group condotti nell’ambito dei lavori del Piano strategico. Finora, infatti, gli interventi sono apparsi episodici, non riconducibili ad una intenzionalità coerente, o per lo meno ad un disegno riconoscibile. Il Contratto di quartiere rappresenta il primo passo in questa direzione, perché sceglie di intervenire su una parte specifica della città storica (e non su singoli edifici), rispetto alla quale prova a definire possibili specializzazioni e “vocazioni” e sulla quale fa convergere gli interventi di diversi attori. La dimensione partenariale è infatti cruciale per definire davvero come “complessa” una politica. Non si tratta di accrescere la “lista della spesa”, di fare più cose, di diverso tipo, in una stessa area della città. Si tratta piuttosto di integrare, in un quadro coerente, le intenzionalità di più soggetti. Ciò rappresenta la condizione per avviare un programma di intervento che abbia le caratteristiche di un’azione multidimensionale in grado di agire in campo fisico, economico e sociale, quando gli interventi si sono normalmente confrontati con la sola dimensione fisica: ristrutturazione di immobili o restauri di edifici di pregio. L’obiettivo è quello di fare un’esperienza innovativa per Jesi e prefigurare un modello di intervento replicabile anche in altre parti della città storica.

2.5 Migliorare l’utilizzo dello spazio pubblico e la coesione sociale: una strategia leggera di permeabilizzazione delle superfici del centro antico

Migliorare la qualità degli spazi aperti e la vivibilità della città antica può significare una minuta riqualificazione delle strade che comporta una specifica riflessione (e conseguenti scelte) sul tema della percorribilità carrabile e del parcheggio, tema che non può essere affrontato in modo radicale e unilaterale. I risvolti sono infatti molteplici: la qualità del paesaggio urbano e la percorribilità pedonale, la possibilità di risiedere nel centro antico senza rinunciare alla disponibilità dell’automobile (o utilizzando l’automobile diversamente da chi abita in altre ambienti) il problema della sicurezza (sanitaria, antincendio). Il progetto non è in grado oggi di definire i caratteri formali delle scelte relative a questo aspetto, delicato per il rapporto innegabile tra accessibilità, sicurezza


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e possibilità di parcheggio; tuttavia, nell’adottare una strategia leggera, che si traduce in opere di minimo intervento e di costo il più possibile contenuto, intende introdurre una nuova prassi in controtendenza rispetto a quella affermata. Le pavimentazioni del centro storico di Jesi sono infatti concepite per reggere il transito delle automobili e degli autocarri anche laddove ciò non pare necessario, a forte discapito della durata e delle possibilità di manutenzione. Danneggiano il suolo più i naturali movimenti dovuti alla differente resistenza dei materiali al gelo, agli assestamenti del sottosuolo, che non gli agenti superficiali. È sufficiente confrontare lo stato di degrado di una pavimentazione realizzata meno di vent’anni fa lungo via Pergolesi con la qualità e la possibilità di restauro delle pavimentazioni permeabili tradizionali per capire l’opportunità di una revisione nelle scelte di trasformazione e manutenzione. La “strategia leggera” di permeabilizzazione del centro antico si propone dunque non come progetto a priori. Alcuni interventi puntuali sui vicoli e le piazze presentata nei progetti preliminari, insieme alla prevista sistemazione dei sottoservizi da parte della società Gorgovivo, ne anticipa alcuni aspetti significativi, ma non escussivi. La strategia si propone di guidare non solo un progetto fisico: intende avviare, in stretto contatto con la gestione partecipata del programma di quartiere, una riflessione sulla possibilità di vivere e lavorare in modo anche innovativo e sostenibile nel centro antico della città, di tradurre gli aspetti oggi problematici (come la scarsità di spazi di parcheggio privati e collettivi, l’invasività dei mezzi utilizzati dagli ambulanti per il mercato settimanale, la necessità di progettare, disporre e mantenere i sottoservizi e l’adeguamento tecnologico) in risorse per un nuovo progetto dello spazio collettivo.

2.6 Migliorare l’utilizzo dello spazio pubblico e la coesione sociale: nuovi spazi per le associazioni e per il sostegno del lavoro nel centro antico

Il miglioramento dell’utilizzo dello spazio pubblico e la coesione sociale passano anche attraverso la predisposizione di un insieme di nuovi spazi polifunzionali, strettamente connessi alla residenza, all’interno degli edifici recuperati. La collocazione di funzioni in grado di portare lavoro e un utilizzo intenso in tutte le ore della giornata nel cuore degli edifici ha una funzione strategica nella rivitalizzazione complessiva del quartiere e intende proporsi come modello da estendere: la stessa conformazione della maggior parte degli edifici del centro antico, che contiene ai piani inferiori spazi non adatti per abitazioni così che, in assenza di altri usi, le strade vengono private di motivi di frequentazione. Nello specifico, il programma prevede di collocare un “condominio” di centri sociali e associazioni rivolte alla città al piano terra di Palazzo Pianetti Vecchio, dove sarà realizzato anche un nuovo accesso meccanizzato dal piede delle mura e una grande sala per conferenze; la sede di associazioni per la promozione dei prodotti e della cultura agroalimentare della valle Esina nei piani bassi di Palazzo Santoni; nuove botteghe nelle corti di S. Agostino che potranno essere gestite dall’amministrazione come incubatore di attività artigianali; spazi non residenziali nelle unità previste in largo Saponari.

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3. Il progetto

Nei precedenti capitoli sono stati approfonditi gli aspetti che legano le diverse componenti del progetto, conferendogli un carattere integrato e complesso, rendendolo parte di una strategia più ampia di intervento sulla città antica, punto qualificante del piano regolatore in formazione. In particolare, gli interventi di trasformazione fisica e di recupero degli spazi, sono i seguenti: n.20 alloggi sovvenzionati (Saponari + S.Agostino) n.18 alloggi convenzionati (Santoni + ex Carceri) P.T. Palazzo Santoni - Proprietà comunale ad uso pubblico P.T.+Interrato Palazzo Santoni - Proprietà comunale ad uso pubblico P.T.+Interrato Edificio ex Carceri- Proprietà comunale ad uso pubblico P.T. Palazzo Bisaccioni - Proprietà Banca Marche, comodato gratuito per 20 anni ad uso pubblicio P.Interrato Palazzo Bisaccioni - Proprietà Banca Marche, comodato gratuito per 20 anni ad uso pubblico Oltre alla sistemazione dei giardini adiacenti alle ex Carceri (Palazzo Pianetti Vecchio), è prevista la sistemazione di Piazza Federico II° e dei cortili interni degli edifici S.Agostino, la sistemazione della pavimentazione di piazze e vie (piazza Monnachette, via Petrucci, vicolo Santoni, ingresso vicolo Ripanti), e il rifacimento delle condotte fognarie e dei relativi allacci su via Pergolesi, piazza Federico II°, via delle Terme, via degli Spaldi e largo Saponari. In questo capitolo, in relazione a ciascun progetto per cui viene richiesto il finanziamento o che contribuisce in modo significativo alla funzionalità dell’insieme cofinaziandolo, vengono sinteticamente descritti gli aspetti tecnici e quantitativi.


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3.1 Riqualificazione edilizia, miglioramento dello spazio pubblico e della coesione sociale, nuovi spazi per la promozione del lavoro: il complesso di S. Agostino

L’edificio si sviluppa intorno a due chiostri organizzati longitudinalmente lungo il sottopassaggio pubblico che collega la piazza del Municipio con piazza Colocci. Si compone di due piani residenziali e di un piano terra per laboratori e botteghe affacciati sulle corti. L’edificio presenta evidenti condizioni di degrado statico (che ha reso indispensabili recenti interventi parziali di consolidamento e riparazione della copertura) e dei materiali. I dieci alloggi attualmente occupati si presentano in condizioni di manutenzione precarie e sono inadeguati dal punto di vista impiantistico e distributivo. Le botteghe al piano terreno sono abbandonate ad eccezione di alcuni spazi ancora utilizzati come studio di pittura e laboratorio per attività orafe. Il progetto prevede il rifacimento di solai, coperture, collegamenti verticali e la realizzazione di un ascensore per il superamento delle barriere architettoniche. Saranno realizzati divisori interni, impianti, pavimentazioni ed infissi interni e si procederà al risanamento delle facciate esterne ed alla riparazione e/o sostituzione degli infissi esterni non recuperati. Tutti i 15 alloggi previsti da progetto saranno dotati di nuovi locali e servizi igienici, mantenendo tuttavia il più possibile l’organizzazione degli spazi e dei percorsi, le quote e la posizione delle murature portanti e dei corpi scala esistenti. Si procederà anche al restauro dei percorsi coperti del chiostro e dei cortili interni accessibili dal chiostro stesso e su cui si affacceranno botteghe artigiane e piccoli negozi, che renderanno più appetibile il percorso del collegamento tra piazza delle Monachette e piazza Colocci. Obiettivi e Settore ERP: Recupero di 15 alloggi in regime di edilizia sovvenzionata per totali 1054 mq Recupero di 9 botteghe per la creazione di un incubatore di attività artigianali, attività culturali e di interesse pubblico affacciate sulle corti interne per totali 415 mq Riqualificazione dei chiostri e del sottopassaggio per totali 407 mq Tipologia di intervento: intervento di risanamento conservativo con ridistribuzione degli alloggi, adeguamento impiantistico, sperimentazione di tecniche costruttive ecosostenibili, miglioramento e adeguamento sismico Programma di sperimentazione relativo alla ecosostenibilità e riduzione del rischio sismico Importo previsto complessivo: 2.300.000,00 e

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3.2 Riqualificazione edilizia, nuovi spazi pubblici per la promozione del lavoro: Palazzo Santoni

L’edificio a blocco si articola intorno a un piccola corte affacciata a sud ed è delimitato da vicoli con scale a nord e ovest. Si tratta di un edificio progettato e trasformato attraverso un intervento di sostanziale ristrutturazione edilizia attraverso un progetto dello studio Ridolfi, Frankl, Malagricci. Abbandonato al rustico necessita di completamento per la distribuzione interna (scale e ascensori), gli impianti, le finiture e i serramenti. Il palazzo è rimasto con lavori eseguiti al rustico per oltre un decennio, tuttavia le opere eseguite sono di notevole qualità e non presentano segni di degrado nonostante l’abbandono. Gli alloggi sono articolati e si sviluppano al piano primo e secondo del complesso, occupando anche parte del sottotetto riutilizzando una serie di soppalchi a diverse quote. Sono previsti ascensori per il superamento delle barriere architettoniche e sono già stati realizzati al grezzo anche i relativi corpi scala. Il complesso, già restaurato all’esterno, deve essere completato con la posa in opera degli infissi esterni, mentre all’interno sono da realizzare intonaci,pavimenti impianti e finiture. La centrale termica è prevista interrata sotto il giardino della piccola corte esterna, accessibile dalla via posta nelle adiacenze alla quota più bassa. Il piano terra ed il piano seminterrato, con soffitti a volta di laterizio, sono utilizzabili per attività di interesse collettivo e si prevede un possibile accordo con la Coldiretti per poter realizzare dei locali ad uso esposizione valorizzazione e commercializzazione dei prodotti tipici della Agricoltura della Vallesina. Questa attività oltre a creare nuovi posti di lavoro valorizzerà anche le residenze poste ai piani superiori, richiamando un afflusso di persone in una parte della città intatta con la consistenza dei vicoli e scale medioevale, non accessibile alle auto, ma per questo anche dimenticata e poco conosciuta. Obiettivi e Settore ERP: Recupero di 8 alloggi in regime di edilizia convenzionata per totali residenza 514,70 mq s.n.r pertinenze 22,97 mq superfici non abitative 220,58 mq s.n.r pertinenza dell’organismo abitativo 234,74 mq Recupero di spazi affacciati sui vicoli per attività culturali e di interesse pubblico: sala conferenze e spazi per uffici ed esposizioni legate alla promozione del settore agroalimentare della Vallesina, in accordo con Coldiretti che risulterà affittuaria degli spazi. Tipologia di intervento: intervento di manutenzione straordinaria con completamento delle opere previste dal progetto originario, adeguamento impiantistico. Programma di sperimentazione relativo alla ecosostenibilità e riduzione del rischio sismico Importo previsto complessivo: 715.000,00 e

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3.3 Riqualificazione edilizia e coesione sociale: Pianetti II (ex carcere)

L’edificio a blocco è posto sul limite esterno delle mura con cui forma, nel lato settentrionale, un unico elemento. Edifico destinato a carceri, è l’esito della trasformazione in fasi successive di un palazzo nobiliare. La trasformazione ha comportato lo spostamento dei corpi scala, la demolizione e trasformazione di parti originariamente coerenti, la creazione di un sopralzo destinato a terrazza per ora d’aria dei carcerati. L’edificio si presenta in stato di degrado strutturale e materico. Il progetto si propone di realizzare al piano terreno accessi alle residenze dei piani superiore ed alle associazioni site al piano terra (n. 6 locali di dimensione variabile tra 21 e 60 mq, oltre a locali per servizi igienici). Al piano primo e secondo sono realizzate 4 più 4 alloggi di consistenza variabile tra 40 e 72 mq, oltre ai collegamenti verticali ed ai due spazi comuni di 49 e 52 mq. Nel cortile riservato “all’ora d’aria” dei detenuti sito al piano terzo sono ricavati n. 2 alloggi di mq 56 e 62. Il piano interrato sarà destinato a sala riunioni, accessibile anche dall’esterno con un ascensore che collegherà la sottostante via Bersaglieri con i giardini, siti a livello di via Posterna, attraversando il giardino che verrà ristrutturato. Obiettivi e Settore ERP: Recupero di 10 alloggi in regime di edilizia convenzionata per totali 598 mq Gli alloggi hanno tipologie adatte per forme di coabitazione e condivisione di spazi comuni tra studenti e anziani autosufficienti. Recupero di spazi per attività culturali e di interesse pubblico: sala comune per associazioni, centro sociale per anziani, spazi per sedi di associazioni 289 mq Creazione di un percorso pubblico di collegamento con il piede delle mura, con risalita/ascensore e corpo scala Tipologia di intervento: intervento di ristrutturazione edilizia e risanamento conservativo Programma di sperimentazione relativo alla ecosostenibilità e riduzione del rischio sismico Importo previsto complessivo: 1.675.000,00 e

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3.4 Riqualificazione edilizia: complesso di Largo Saponari

L’edificio è composto da singole unità abitative che si integrano all’interno di un isolato complesso. Obiettivi e Settore ERP: Recupero di 5 alloggi in regime di edilizia sovvenzionata per totali 531 mq (di cui 82 non residenziali) Tipologia di intervento: intervento di risanamento conservativo con redistribuzione degli alloggi, adeguamento impiantistico, sperimentazione di tecniche costruttive ecosostenibili, miglioramento e adeguamento sismico Programma di sperimentazione relativo alla ecosostenibilità e riduzione del rischio sismico Importo previsto complessivo: 652.000,00 e

3.5 Miglioramento delle condizioni ambientali: il restauro delle strade pedonali e delle scale

Oltre alla sistemazione dei giardini adiacenti alle ex Carceri e di piazza Federico II, alla sistemazione dei cortili interni degli edifici S.Agostino, il progetto prevede la pavimentazione di piazze e vie: piazza Monachette, via Petrucci, vicolo Santoni, ingresso vicolo Ripanti, e il rifacimento delle condotte fognarie coi relativi allacci su via Pergolesi, piazza Federico II°, via delle Terme, via degli Spaldi e largo Saponari. Strade 1.137 mq Piazze 3.564 mq Giardini 1016 mq Reti idriche 842 ml Reti fognarie 301 ml Tipologia di intervento: opere infrastrutturali. Le opere si inseriscono in un quadro di ridefinizione della prassi di progettazione degli spazi pubblici nel centro antico e verranno realizzate contestualmente con l’adeguamento dei sottoservizi previsto dalla società Gorgovivo (si veda punti successivi). Il programma di permeabilizzazione degli spazi aperti intende portare all’interno della progettazione delle opere pubbliche criteri innovativi di riqualificazione ambientale. Importo previsto complessivo: 1.103.500,00 e

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3.6 Adeguamento e sviluppo delle opere di urbanizzazione: strade e sottoservizi

Tipologia di intervento: rifacimento reti idriche e di raccolta acque reflue, inclusi pozzetti, allacci e derivazioni utenze su varie vie cittadine eseguite in concomitanza dei lavori di rifacimento delle pavimentazioni stradali eventuali interventi connessi con il programma di sperimentazione Importo previsto complessivo: 294.500,00 e

3.7 Adeguamento e sviluppo delle opere di urbanizzazione: una nuova sala conferenze e un collegamento urbano nel cuore di Palazzo Pianetti II (ex carcere)

In relazione al progetto previsto per Palazzo Pianetti, l’intervento nel piano seminterrato viene compreso nella quota infrastrutturale delle opere per cui è richiesto il finanziamento. Tipologia di intervento: ristrutturazione edilizia Importo previsto (impianto di risalita ad uso pubblico): 300.000,00 e

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3.8 Adeguamento e sviluppo servizi pubblici e privati: una nuova ludo/biblioteca a palazzo Bisaccioni

L’edificio, in buone condizioni di conservazione, è stato sede di uffici tecnici di Banca delle Marche, ora spostati in un nuovo stabile di Piazza Federico II. Il piano terreno di circa 202 mq più sotterraneo di 221 mq, dove si trovava l’Esattoria, in accordo con Banca delle Marche, sarà destinato alla nuova sede della biblioteca per ragazzi e ludoteca comunale. Obiettivi e Settore ERP: Recupero di spazi per attività collettive e culturali 423 mq Tipologia di intervento: intervento di manutenzione ordinaria


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4. I soggetti coinvolti

I soggetti coinvolti con investimento di risorse proprie nel Contratto di quartiere sono i seguenti: • L’ Amministrazione comunale con il suo patrimonio e, nelle sue diverse articolazioni, per il progetto e la successiva gestione. In particolare: a) l’Ufficio urbanistica dell’Assessorato urbanistica e ambiente come responsabile del programma e, nella figura del suo dirigente (ing. Giovanni Romagnoli), come responsabile del procedimento; b) l’Assessorato alla cultura come destinatario dell’intervento di riuso del piano terra di palazzo Bisaccioni per biblioteca-ludoteca e come gestore del rapporto con le associazioni culturali; c) l’Ufficio patrimonio dell’Assessorato alle finanze per la gestione degli immobili; d) l’Assessorato allo sviluppo economico per la destinazione d’uso dello show room e delle botteghe; e) l’Assessorato ai servizi sociali per l’assistenza al centro autogestito degli anziani; f) la Circoscrizione I per il coordinamento dell’autogestione degli spazi verdi e della sala per conferenze. • L’Istituto autonomo case popolari (Iacp) della Provincia di Ancona come principale partner del programma e, in particolare, come: a) responsabile della progettazione preliminare dell’intervento di edilizia residenziale pubblica in palazzo Santoni e della successiva progettazione definitiva ed esecutiva e gestione dell’appalto sulla base di apposita convenzione; b) come responsabile della progettazione definitiva ed esecutiva, e della gestione dell’appalto sulla base di una apposita convenzione, del complesso S. Agostino, di quello ex Carceri (Palazzo Pianetti Vecchio) e del complesso di largo Saponari; c) come finanziatore, a copertura parziale del costo dell’intervento, del recupero del complesso S. Agostino; d) come destinatario della proprietà degli appartamenti di edilizia sovvenzionata ricavati nel complesso S. Agostino. • La società Gorgovivo, come responsabile ed esecutrice degli interventi relativi alle reti idriche e fognarie (sottoservizi). • L’ associazione Coldiretti, come partner dell’intervento di riuso del piano terra di palazzo Santoni, in qualità di responsabile dell’organizzazione e della gestione di uno spazio espositivo (show room) dei prodotti enogastronomici tipici della Vallesina. • La Banca delle Marche, per la cessione in comodato d’uso gratuito al Comune di Jesi del piano terra e interrato di palazzo Bisaccioni, locali della ex esattoria.

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• In riferimento a questo ultimo soggetto, dato che le intese in corso non sono state ancora formalizzate, il valore economico del comodato, seppure determinato, è stato tenuto al di fuori del quadro economico del contratto di quartiere, ove pervenissero documenti formali in tempo utile per la presentazione della domanda si procederĂ ad inserire tra gli allegati “atti di impegno di soggetti privatiâ€?.


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5. Le forme della partecipazione e le strutture di implementazione del programma

La fase di costruzione della proposta di candidatura per il Contratto di quartiere si è giovata di una intensa e proficua fase di partecipazione gestita all’interno dei lavori del Piano strategico, come riferito nella parte introduttiva del documento. Più nello specifico, sono stati organizzati: • un focus group (riunione di lavoro tematica) sul tema del centro storico cui hanno partecipato 44 persone; le questioni discusse e le principali conclusioni emerse sono illustrate nel documento in allegato; • un numero consistente (pari a circa 80) di interviste ad attori e testimoni privilegiati della realtà jesina per cogliere il loro punto di vista sui processi di trasformazione e sviluppo della città, nel corso delle quali è stata posta particolare attenzione ai temi del centro storico (i resoconti delle interviste sono stati inviati agli interlocutori e si è in attesa della liberatoria per poterli diffondere); • una serie di riunioni informali con le associazioni attualmente presenti nell’edificio delle ex Carceri (palazzo Pianetti) per discutere con loro obiettivi, contenuti e articolazione della proposta di Contratto di quartiere con riferimento all’edificio citato. Nel caso di attuazione del programma, il Comune di Jesi prevede di sviluppare uno specifico piano della partecipazione, che di seguito viene schematizzato. 1) In primo luogo, si prevede l’attivazione di una serie di iniziative di diffusione e comunicazione dei contenuti del programma. Tali iniziative saranno differenziate per tipo di destinatario, facendo ricorso a strumenti diversi: a) materiale illustrativo di larga diffusione, capace di raggiungere la cittadinanza nel suo complesso (sito web, depliant, brochure del programma, inserto nel giornale del Comune); b) una assemblea pubblica rivolta alla cittadinanza per presentare gli obiettivi e i contenuti del programma; c) assemblee e momenti di informazione più specifici rivolti agli abitanti e agli operatori del centro storico. 2) In secondo luogo, si prevede lo svolgimento di incontri ad hoc con abitanti, operatori, gruppi organizzati e associazioni presenti negli immobili oggetto di riqualificazione per concordare le modalità del piano di mobilità, al fine di gestire al meglio il calendario delle opere tenendo conto delle esigenze dei destinatari degli interventi. 3) In terzo luogo, si prevede l’attivazione di un luogo stabile della partecipazione cittadina alla attuazione e gestione del Contratto di quartiere. L’ipotesi è quella di dar luogo ad un Laboratorio urbano, come struttura preposta ad accompagnare la trasformazione fisica del centro antico con occasioni di dibattito, confronto e discussione ampia tra

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Comune e cittadinanza. Il Laboratorio urbano sarà promosso e gestito dall’Amministrazione comunale e avrà come obiettivo non solo quello di far circolare le informazioni, ma anche di attivare nuovi soggetti e iniziative progettuali. Se una delle finalità del Contratto di quartiere è quella di intraprendere una politica complessa per il centro antico, nel quale si incrocino molteplici attori e forme di intervento per la rigenerazione di questa parte di città, allora è importante che questo non sia solo un risultato auspicato, ma un esito attivamente perseguito. Ciò significa che sin dalla creazione del Laboratorio urbano occorre progettare il percorso per mobilitare nuove energie. Si sta pensando al possibile coinvolgimento di realtà giovanili, di operatori del terzo settore, di imprese sociali in qualità di promotori di nuove attività nel centro antico. In questo senso, il Laboratorio urbano potrebbe anche funzionare come una sorta di incubatore di nuove iniziative di rigenerazione urbana. 4) Infine, un ulteriore livello di partecipazione è rivolto ai soggetti partner del Contratto di quartiere. Ad essi, insieme al Comune, spetterà un’attività di monitoraggio e valutazione. L’idea è di costituire una sorta di Comitato di sorveglianza del programma, nel quale siano rappresentati i soggetti che vi hanno destinato risorse (ma eventualmente anche altri che questi stessi soggetti ritenessero importante coinvolgere). Al Comitato sarebbe imputato il compito di seguire l’andamento del programma, coordinarne i diversi interventi sotto il profilo della loro coerenza generale, avanzare indicazioni per trattare eventuali difficoltà, costruire ipotesi circa possibili nuovi interventi di rigenerazione del centro antico. In sostanza, le sue prerogative sarebbero quelle di contribuire a riflettere efficacemente sullo sviluppo della politica integrata per il centro di Jesi.


1

1

5a

3b

1

1

1

1

5

1

1

1

1

4

3

4

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6a

6b

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7

*

1

2

3

4/5

3

3

3

3

4

3/4

3

3

4

7

2/6

1

2/4

1/6

SETTORE (2)

R

R

R

R

R

R

R

R

R

R

R

R

R

R

R

Rifacimento reti idriche e fognarie

Restauro

Ripavimentazione

Ripavimentazione

Ripavimentazione

Ripulitura arco e ripavimentazione

Recupero aree verdi

Ripavimemtazione Recupero aree verdi e impianto di risalita

Ripavimentazione e restauro

*Recupero ad uso abitativo *Comodato gratuito ad uso pubblico per 20 anni

Recupero ad uso abitativo Completamento recupero ad uso abitativo, terziario e pubblico

Recupero ad uso abitativo e pubblico

Recupero ad uso abitativo, terziario e AR/R pubblico

TIPOLOGIA (3)

valore non computato all’interno della proposta del CdiQ II

TOTALE

2

SOG.PARTECIPANTE (1)

1

DESCRIZIONE SINTETICA

QUANTITA' (4) 842+301 ml

500 mq

198 mq

311 mq

406 mq

222 mq

296 mq

720 mq

608 mq

2956 mq

423 mq

1162 mq

1000 mq

531 mq

1513 mq

1936 mq

101

117

99

226

321

563

140

7.090.000

294.500

150.000

20.000

36.500

40.000

50.000

95.000

405.000

85.000

572.000

-

194

1.745.000*

715.000

652.000

1.675.000

2.300.000

COSTO TOTALE (6= 4X5)

1502

715

1228

1107

1188

COSTO UNITARIO (5)

-

-

1.000.500

20.000

-

3.595.000

36.500

40.000

-

-

50.000

-

137.000

-

-

214.500

-

502.500

-

2.000.000

2.000.000

ALTRI FIN. COMUNE FONDI PUBBL. /IACP PROPRI (8) (9)

-

-

-

95.000

355.000

85.000

435.000

-

-

500.500

652.000

1.172.500

300.000

FINANZ. RICHIESTO (7)

INTERVENTI PUBBLICI

494.500

294.500

150.000

50.000

PRIVATI (10)

2.705.000,00

960.000*

1.745.000*

PRIVATI (11)

INVEST. PRIVATO

QUADRO F: quadro tecnico economico degli interventi (sintesi della relazione allegata)

N. ORDINE

FINANZIAMENTO (€) REALIZZAZIONE (12) 1

1

1

1

1

1

1

1

1

1

1

1

1

1

1

1

DISPONIB. IMMOBILE (13) 1

1

1

1

1

1

1

1

1

1

*

-

1

1

1

1/2

PROGETTAZIONE (14) P

P

P

P

P

P

P

P

P

P

P

P

E

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P

P

VINCOLI (15)

6. Quadro tecnico economico degli interventi

COSTO (€)

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7 Programma di sperimentazione

7.1 Programma di sperimentazione: ecosostenibilità

Premessa Alla Conferenza ONU sull’Ambiente, tenuta a Stoccolma nel 1972, si parla per la prima volta di “ecosviluppo”, termine che indica un utilizzo prudente delle risorse attraverso una nuova alleanza fra economia e ambiente, privilegiando la dimensione locale e avendo chiari i bisogni umani fondamentali. Oggi le caratteristiche del luogo sono diventate il cavallo di battaglia della bioarchitettura, ma, per la verità, già alcune nicchie culturali presenti negli anni Sessanta nel movimento moderno anglosassone, scandinavo e italiano, avevano sottolineato una vocazione all’attenzione delle tradizioni locali, quasi a volere rimarcare la imprescindibile necessità di saper collegare le necessità dell’uomo moderno alle tradizioni delle architetture locali. La bioarchitettura riscopre il problema di fondo dell’architettura contemporanea: la questione ambientale è un problema risolvibile solo attraverso una nuova consapevolezza culturale e formativa che ponga al centro lo sviluppo sostenibile. Si possono individuare sei temi fondamentali, che, relazionati alla loro percettibilità di indicatori bioecologici, risultano variamente determinati nella progettazione degli edifici. 1) L’ubicazione sul terreno La collocazione geografica e topografica di un edificio spesso è condizionata da contingenze; norme, vincoli, collegamenti viari che esulano dalle competenze del progettista, fatica quindi ad esprimere con chiarezza intenti ecologici. 2) La strutturazione formale La forma di un edificio può dare all’esterno la sensazione di una costruzione realizzata secondo precetti ecologici, ma di fatto non fornisce segnali oggettivi. 3) Il rapporto progettuale in sintonia con le caratteristiche degli spazi esterni Il giardino, il prato, il cosiddetto cortile è di solito uno degli elementi della costruzione più facile da configurare in modo ecologico ed allo stesso tempo più leggibile e per questo fonte di segnali. 4) L’articolazione planimetrica La zonizzazione delle piante, ovvero la distribuzione interna e l’uso che si fa degli spazi (soggiorno verso sud, altri locali verso nord...) nella realtà è intellegibile solo mediante astrazione ed appare quindi come un segnale debole e scarsamente capace di trasmettere informazioni. 5) La scelta dei materiali


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Nella misura in cui traspare, ma con una certa attenzione visto che dietro facciate in legno o altri materiali naturali si possono celare strutture diverse, fornisce indicazioni attendibili sulla ecologicità della costruzione. 6) Le installazioni tecniche L’impiantistica, soprattutto gli impianti di trasformazione energetica, rappresentano uno dei campi dove le scelte estetiche subiscono il maggior condizionamento, ma anche dove nella maggior parte delle circostanze si è in grado di segnalare la presenza di criteri di progettazione attenti all’ecologia. Sulla base dei segnali emanati dai criteri cardine del costruire bioecologico, interpretati come rilevatori dello stato di un edificio, si distinguono tre diverse categorie: 1) le scelte nel progetto di bioarchitettura che non si proiettano direttamente sull’immagine progettuale e che riguardano la posizione dell’edificio e la distribuzione interna; 2) le scelte nel progetto di bioarchitettura che possono influenzare in maniera evidente l’aspetto architettonico e che riguardano la strutturazione e definizione formale dell’edificio ed i materiali edili utilizzati; 3) le scelte nel progetto di bioarchitettura che si rispecchiano con chiarezza nella definizione progettuale e che riguardano l’organizzazione dello spazio esterno e le installazioni tecniche dell’edifico. In particolare le ultime due categorie, quella relativa all’installazione tecnica di misure bioecologiche e quella riguardante le scelte dei materiali e della strutturazione dell’edificio, sono le categorie che possono essere considerate nel caso di interventi di recupero come quelli in questione. Le scelte edilizie agiscono in maniera determinante sulla qualità bioecologica di un edificio. Le scelte fatte sugli impianti tecnici: gas, acqua, energia, infatti danno una facile valutazione delle caratteristiche bioarchitettoniche di un’abitazione. L’uso del materiale per la costruzione di un edificio ha un impatto enorme sulla situazione ambientale esistente e futura dalla produzione alla demolizione. Gli interventi che afferiscono al contratto di quartiere in questione, consistono nel recupero di 4 complessi edilizi ubicati nel Centro storico, all’interno del perimetro delle mura della città di Jesi. Questi edifici sono tra loro diversi rappresentando quattro tipologie distinte di fabbricati, sia per qualità, che per dimensione, che per uso L’immobile nel quale si concentreranno le maggiori attenzioni in ordine alla sperimentazione in ecosostenibilità, è “Palazzo Pianetti II”, noto anche come ex carceri. Tale edificio infatti consente di poter porre in atto una serie di interventi tecnologici non realizzabili sugli altri immobili. In particolare la presenza sul lato est di un cortile consente di poter realizzare un controllo del ciclo delle acque con il recupero di quelle piovane provenienti dalla copertura ed il loro riutilizzo per uso irriguo e di giardinaggio. Inoltre la possibilità di realizzare due nuovi alloggi in corrispondenza dell’attuale terrazzo posto all’ultimo piano, consente di poter utilizzare la nuova copertura come elemento tecnologico in grado di ospitare sistemi di captazione di energia solare attivi (collettori solari, pannelli fotovoltaici) integrati architettonicamente con l’edificio.

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Su questo immobile si proporrà poi l’utilizzo di impianto di riscaldamento a pavimento alimentato da caldaia ad alto rendimento a condensazione. Su tutti i quattro gli edifici, si utilizzeranno materiali e tecnologie naturali in ordine alla scelta ed alla posa dei materiali, sia strutturali che di finitura. Altro elemento comune a tutti gli interventi sarà l’uso di impianto elettrico con distribuzione a stella perimetrale e munito di disgiuntori, oltre ai cavi di tipo schermato. Soluzioni materiche, costruttive ed impiantistiche Le soluzioni costruttive ed impiantistiche da adottare nei quattro progetti, per soddisfare i criteri di biocompatibilità e di ecosostenibilità ambientale prima ricordati e per adempiere prestazionalmente ai requisiti prima definiti, vengono qui riassunte,e suddivise in funzione dei parametri di qualità bioecologica (AMBIENTE, MATERIALI E TECNOLOGIE NATURALI, RISPARMIO ENERGETICO). Nell’ambito dei materiali, per eco-compatiilità si intende un insieme di caratteristiche che un materiale deve avere nei confronti dell’ecosistema: esso deve essere prodotto con poca energia pregiata (fossile) e deve essere riciclabile o proveniente da riciclaggio. Per biocompatibilità si intende invece un insieme di caratteristiche che un materiale deve avere nei confronti degli esseri viventi: esso non deve danneggiare la salute dell’uomo e delle altre forme di vita in tutti i processi del suo ciclo vitale: produzione, montaggio, uso, dismissione. Queste caratteristiche devono diventare fondative delle scelte costruttive materiche dei progettisti. La sperimentazione in eco-compatibilità si applica sia alla scala progettuale che a quella realizzativa e di gestione poi dell’immobile.

Palazzo Pianetti II

A) Ambiente - Salvaguardia e valorizzazione delle presenze arboree esistenti nel cortile attiguo ed implementazione delle stesse con piante autoctone; - controllo del ciclo delle acque con il recupero di quelle piovane provenienti dalle coperture ed il loro riutilizzo per uso irriguo, e giardinaggio; - rete elettrica esterna posta a debita distanza o interrata; contatori posti all’esterno in appositi contenitori, antenne TV centralizzate e realizzazione di impianto di illuminazione esterna conforme alla L. R. n° 10 del 24.07.2002; - realizzazione di impianto elettrico con distribuzione a stella perimetrale e munito di disgiuntori, cavi di tipo schermato per la riduzione dei campi elettrici, punti luce quando possibile non a soffitto ma a parete per evitare influenze negative con lo spazio sovrastante, linee impianti (frigorifero, lavatrice, caldaia, ecc.) autonome, messa a terra di tutte le parti metalliche della struttura; - distribuzione interna dell’edificio in funzione dell’orientamento, dell’uso con l’individuazione ad ogni piano di ambienti comuni per la socializzazione tra anziani e giovani e per quanto possibile compatibilmente con i vincoli architettonici, ubicazione idonea degli spazi di soggiorno; - realizzazione di impianto di riscaldamento per irraggiamento a bassa temperatura (a pavimento), contenente bassa quantità d’acqua, con corpi scaldanti con valvola termostatica ed impianto sezionato in zona giorno e in zona notte, con elettrovalvola e cronotermostato autonomi, ed uso del gas metano come combustibile; - raggiungimento del benessere acustico attraverso l’eliminazione del-


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le fonti di rumore interne all’edificio: le strutture orizzontali dovranno essere costruite con materiali porosi ed elastici (laterizio, legno, ecc.), le partizioni interne con materiali porizzati e con adeguata inerzia acustica, le finiture e gli intonaci saranno a base di calce. I pavimenti dovranno essere separati dalla struttura attraverso materiali isolanti ed elastici (sughero, gomma, ecc.) e dovranno assorbire il rumore di calpestio tramite il materiale prescelto (linoleum, gomma, sughero, ecc.) oppure tramite la posa flottante; - regolazione degli erogatori d’acqua per ridurre il consumo attraverso la miscelazione con aria mediante specifiche apparecchiature, uso di apparecchiature monocomando e utilizzo di cassette wc con comando scarico differenziato. B) Materiali e tecnologie naturali - Scelta dei materiali finalizzata ad una più ampia possibile riciclabilità del manufatto; - utilizzo di condutture per l’acqua potabile, con guaine antischiacciamento in materiali naturali oppure in acciaio zincato o materiale riciclato, purché sia opportunamente collegato alla linea di messa a terra, saranno invece realizzati in polietilene gli scarichi verticali delle acque nere e gli esalatori, condutture di esalazione, canne fumarie e lattonerie, saranno realizzati in polietilene gli scarichi verticali delle acque nere ed esalatori, le canne fumarie saranno in acciaio inox coibentato oppure in laterizio refrattario protetto da elementi in conglomerato di cemento leggero o laterizio, le lattonerie saranno realizzate in lamiera di rame, oppure in alluminio preverniciato; - realizzazione al piano interrato di bocche di lupo anche per l’evacuazione di gas radon e la deumidificazione del pavimento; - uso di chiusura opache verticali traspiranti con notevole resistenza ed inerzia termica; - malte e intonaci: saranno confezionati con malta di calce idraulica naturale e/o grassello di calce naturale aerea, tinteggi, pitture e vernici: per avere una maggiore durata del trattamento si potranno utilizzare pitture a base di silicati di potassio con pigmenti inorganici; - manto di copertura: il manto di copertura dovrà essere realizzato in laterizio naturale, per quanto possibile di recupero, (non additivato o antichizzato), preferibilmente posato su listelli in legno per consentire la micro ventilazione delle tegole e realizzare pertanto una copertura di tipo ventilato; - infissi esterni: saranno realizzati in essenze legnose resinose locali o europee, saranno maggiormente valutate quelle aziende che si riforniscono da ditte che si impegnano ad attuare piano di rimboschimento; - coibentazione, isolamenti e impermeabilizzazione: si utilizzeranno preferibilmente materiali vegetali, riciclabili e rinnovabili quali: sughero in grani e pannelli autocollati, fibre di scarti di legno autocollate, oppure mineralizzate in autoclave, fibre di cellulosa di carta riciclata e materiale di provenienza europea. I materiali di origine minerale utilizzati saranno: argilla espansa, sciolta o impastata, perlite, sughero in grani per massetti. Per le falde inclinate si consiglia l’uso di carta oleata, per le strutture verticali è consentito l’uso di teli impermeabili in polietilene armato, ma è comunque consigliabile in presenza di interrati o per fondazioni l’uso di pozzi frenanti; - uso di materiali costruttivi, componenti, semilavorati e finiture di tipo naturale o biocompatibili, di certificata provenienza e finalizzati a ridurre le emissioni di composti volatili, esenti da additivi, coloranti e radioattività;

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- murature: recupero delle murature esistenti in mattone pieno; - malte, intonaci: saranno confezionati con malta di calce idraulica naturale; - pavimento e rivestimenti: si prediligono materiali provenienti da zone vicine (terre cotte) e posate a malta di calce naturale idraulica, colle con componenti naturali, trattati con oli impregnati e cere naturali e nel caso di legno o linoleum naturale, con posa su magatelli inchiodati o a posa flottante; - porte interne: realizzate preferibilmente in legno massello di essenze resinose e comunque locali, potranno essere di tipo tamburato realizzate con prodotti a bassissima tossicità e certificata; - pitture e vernici: dovranno essere esclusivamente scelte fra quelle naturali a bassissima tossicità (a base di calce grassa di fossa, oli, colle naturali, pigmenti naturali) nel caso di superfici di legno a base di cere naturali, le parti metalliche dovranno essere verniciate a smalto a base di oli e resina naturali atossici. C) Risparmio energetico - Coibentazione: il grado di coibentazione delle chiusure esterne si potrà raggiungere con diversi materiali e diverse tecniche (pannello isolante interposto, cappotto esterno, muratura di adeguato spessore, ecc.), valore K in esercizio almeno del 20% maggiore di quello prescritto per legge; - utilizzo di sistemi di captazione di energia solare attivi (collettori solari, pannelli fotovoltaici, ecc.) integrati architettonicamente con l’edificio; - ombreggiatura con elementi architettonici e rampicanti (gelosie in laterizio e legno, rampicanti su graticcio in legno); - Utilizzo di caldaie ad alto rendimento con acqua a bassa temperatura.

Palazzo Santoni Largo Saponari Chiostro Sant’Agostino

A) Ambiente - realizzazione di impianto elettrico con distribuzione a stella perimetrale e munito di disgiuntori, cavi di tipo schermato per la riduzione dei campi elettrici, punti luce quando possibile non a soffitto ma a parete per evitare influenze negative con lo spazio sovrastante, linee impianti (frigorifero, lavatrice, caldaia, ecc.) autonome, messa a terra di tutte le parti metalliche della struttura; - realizzazione di impianto di riscaldamento per irraggiamento a bassa temperatura (a pavimento), contenente bassa quantità d’acqua, con corpi scaldanti con valvola termostatica ed impianto sezionato in zona giorno e in zona notte, con elettrovalvola e cronotermostato autonomi, ed uso del gas metano come combustibile; - raggiungimento del benessere acustico attraverso l’eliminazione delle fonti di rumore interne all’edificio: le strutture orizzontali dovranno essere costruite con materiali porosi ed elastici (laterizio, legno, ecc.), le partizioni interne con materiali porizzati e con adeguata inerzia acustica, le finiture e gli intonaci saranno a base di calce. I pavimenti dovranno essere separati dalla struttura attraverso materiali isolanti ed elastici (sughero, gomma, ecc.) e dovranno assorbire il rumore di calpestio tramite il materiale prescelto (linoleum, gomma, sughero, ecc.) oppure tramite la posa flottante; - regolazione degli erogatori d’acqua per ridurre il consumo attraverso la miscelazione con aria mediante specifiche apparecchiature, uso di apparecchiature monocomando e utilizzo di cassette wc con comando scarico differenziato.


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B) Materiali e tecnologie naturali - Scelta dei materiali finalizzata ad una più ampia possibile riciclabilità del manufatto; - utilizzo di condutture per l’acqua potabile, con guaine antischiacciamento in materiali naturali oppure in acciaio zincato o materiale riciclato, purché sia opportunamente collegato alla linea di messa a terra, saranno invece realizzati in polietilene gli scarichi verticali delle acque nere e gli esalatori, condutture di esalazione, canne fumarie e lattonerie, saranno realizzati in polietilene gli scarichi verticali delle acque nere ed esalatori, le canne fumarie saranno in acciaio inox coibentato oppure in laterizio refrattario protetto da elementi in conglomerato di cemento leggero o laterizio, le lattonerie saranno realizzate in lamiera di rame, oppure in alluminio preverniciato; - malte e intonaci: saranno confezionati con malta di calce idraulica naturale e/o grassello di calce naturale aerea, tinteggi, pitture e vernici: per avere una maggiore durata del trattamento si potranno utilizzare pitture a base di silicati di potassio con pigmenti inorganici; - manto di copertura: il manto di copertura dovrà essere realizzato in laterizio naturale, per quanto possibile di recupero, (non additivato o antichizzato), preferibilmente posato su listelli in legno per consentire la micro ventilazione delle tegole e realizzare pertanto una copertura di tipo ventilato; - infissi esterni: saranno realizzati in essenze legnose resinose locali o europee, saranno maggiormente valutate quelle aziende che si riforniscono da ditte che si impegnano ad attuare piano di rimboschimento; - coibentazione, isolamenti e impermeabilizzazione: si utilizzeranno preferibilmente materiali vegetali, riciclabili e rinnovabili quali: sughero in grani e pannelli autocollati, fibre di scarti di legno autocollate, oppure mineralizzate in autoclave, fibre di cellulosa di carta riciclata e materiale di provenienza europea. I materiali di origine minerale utilizzati saranno: argilla espansa, sciolta o impastata, perlite, sughero in grani per massetti. Per le falde inclinate si consiglia l’uso di carta oleata, per le strutture verticali è consentito l’uso di teli impermeabili in polietilene armato, ma è comunque consigliabile in presenza di interrati o per fondazioni l’uso di pozzi frenanti. - uso di materiali costruttivi, componenti, semilavorati e finiture di tipo naturale o biocompatibili, di certificata provenienza e finalizzati a ridurre le emissioni di composti volatili, esenti da additivi, coloranti e radioattività; - murature: recupero delle murature esistenti in mattone pieno; - malte, intonaci: saranno confezionati con malta di calce idraulica naturale; - pavimento e rivestimenti: si prediligono materiali provenienti da zone vicine (terre cotte) e posate a malta di calce naturale idraulica, colle con componenti naturali, trattati con oli impregnati e cere naturali e nel caso di legno o linoleum naturale, con posa su magatelli inchiodati o a posa flottante; - porte interne: realizzate preferibilmente in legno massello di essenze resinose e comunque locali, potranno essere di tipo tamburato realizzate con prodotti a bassissima tossicità e certificata; - pitture e vernici: dovranno essere esclusivamente scelte fra quelle naturali a bassissima tossicità (a base di calce grassa di fossa, oli, colle naturali, pigmenti naturali) nel caso di superfici di legno a base di cere naturali, le parti metalliche dovranno essere verniciate a smalto a base di oli e resina naturali atossici.

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C) Risparmio energetico - Coibentazione: il grado di coibentazione delle chiusure esterne si potrà raggiungere con diversi materiali e diverse tecniche (pannello isolante interposto, cappotto esterno, muratura di adeguato spessore, ecc.), valore K in esercizio almeno del 20% maggiore di quello prescritto per legge; - Utilizzo di caldaie ad alto rendimento con acqua a bassa temperatura. Gli elementi suddetti distinti tra ”ambiente”, “materiali e le tecnologie naturali”, e “risparmio energetico” sono specificati nelle schede di sperimentazione allegate e descritti negli elaborati grafici anch’essi allegati alla presente relazione. ll risultato atteso dal Programma di sperimentazione in ecosostenibilità proposto, è quello di poter raggiungere un punteggio pari ad almeno 1,2 riferito alla D.G.R.M. n. 579 del 23.04.2003. Per quanto concerne i costi del programma di sperimentazione, si allega il computo metrico estimativo distinto tra il costo delle opere ed il costo della progettazione e monitoraggio. Come si può rilevare, sono state computate nel costo della sperimentazione solo le voci più significative riportate nelle schede raggiungendo in ogni caso e superando il valore del 10% del finanziamento, di cui all’art. 1 del bando destinato agli interventi residenziali e restando all’interno del 25% massimo previsto.


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Riepilogo spese attività di sperimentazione

Importo previsto complessivo: e 654.894,00 pari al 24.94% del finanziamento richiesto (2.625.000 e per la residenza) di cui riduzione rischio sismico e 80.080,60 per edifici: G1 – ecosostenibilità Sant’Agostino e 222.990,72 Pianetti II e 226.795,27 Saponari e 125.027,85

G2 – rischio sismico TOTALE

e 34.971,55 e 25.170,40 e 19.928,65

e 257.962,32 e 251.965,67 e 144.966,50

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7.2 Programma di sperimentazione: riduzione del rischio sismico

Premessa

7.2.1 Riconoscimento degli elementi di vulnerabilità

Il programma di sperimentazione relativo alla riduzione del rischio sismico ha lo scopo di caratterizzare i vari fabbricati interessati agli interventi edilizi inseriti nell’ambito del più vasto progetto del Contratto di Quartiere, dal punto di vista strutturale in modo da poter evidenziare prima le lacune attuali dell’edificio per impostare poi l’intervento di recupero strutturale, per lo meno dal punto di vista qualitativo e concettuale. Il riferimento normativo per l’analisi di cui sopra, anche se ad oggi non cogente in quanto l’entrata in vigore è stata rimandata anche per gli edifici definiti “strategici” e nel cui elenco peraltro l’edificio esaminato non fa parte, è l’Ordinanza del presidente del consiglio dei ministri n°3274 del 20 marzo 2003 denominata “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di Normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”. Si fa riferimento anche a quelle che sono le classiche nozioni tecniche e di calcolo note ad oggi per la valutazione della vulnerabilità degli edifici nonché le strategie e le tecnologie utilizzate per il recupero strutturale. Così come previsto nel quadro G del programma di Sperimentazione la presente relazione viene suddivisa in due parti: 1. Riconoscimento degli elementi di vulnerabilità; 2. Definizione degli interventi proposti a fronte delle criticità ai fini della riduzione del rischio sismico.

1.1 Ubicazione dell’edificio 1.2 Integrazione con gli edifici limitrofi 1.3 Descrizione dell’edificio 1.4 Epoca di costruzione dell’edificio 1.5 Stato attuale e relative destinazioni d’uso e di progetto 1.6 Eventuali superfetazioni 1.7 Caratteristiche architettoniche e strutturali dell’edificio Analisi del sito Come detto il sito è all’interno del centro storico del Comune di Jesi all’interno delle mura cittadine dove i fabbricati sono accostati l’uno all’altro e l’impianto viario è costituito da piccole stradine con fabbricati a ridosso. Non essendo stata realizzata ad oggi alcuna indagine specifica sui terreni al di sopra dei quali si erge il fabbricato si possono eseguire solamente delle valutazioni di tipo qualitativo.


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Compito della sperimentazione finalizzata all’acquisizione delle informazioni per poi procedere ad interventi mirati alla riduzione del rischio sismico sarà di effettuare indagini sia, come già detto sulle fondazioni, sia tese alla ricerca di eventuali fenomeni di amplificazione delle onde sismiche per effetti locali di sito. Dall’esame dei luoghi, nonchè dalle informazioni assunte presso gli uffici comunali, non esistono allo stato attuale fenomeni di scivolamento dei terreni e la mancanza di segnali che evidenziano cedimenti differenziali delle fondazioni ne testimoniano indirettamente il corretto dimensionamento rispetto i carichi attuali a cui il fabbricato è soggetto. Riconoscimento vulnerabilità Con gli strumenti a disposizione sin qui descritti è possibile condurre una analisi di tipo qualitativo sulle vulnerabilità strutturali. Le relazioni fotografiche allegate in alcuni casi sono in grado di mostrare le lacune evidenziate. Si fa riferimento al cap. 11.2.3 “Dati necessari per la valutazione” dell’ordinanza 3274. 1. Irregolarità geometriche in pianta ed in elevazione. Come già evidenziato precedentemente vanno evidenziate le caratteristiche geometriche dei vani e le eventuali disomogeneità. 2. Identificazione delle strutture di fondazione. Le strutture di fondazione esistenti per i fabbricati in oggetto di studio non sono state dettagliatamente analizzate ma da quanto si può riscontrare dall’esterno le stesse sono posizionate a quote diverse e pertanto le caratteristiche geomeccaniche dei suoli non sono note. Le fondazioni non sono note nella loro geometria e pertanto è arduo determinare attualmente se i carichi unitari al suolo siano simili ovvero se vi siano eventuali disuniformità. La eventuale mancanza di fessurazioni evidenti lungo il perimetro visibile dell’edificio potrebbe testimoniare indirettamente il corretto dimensionamento delle fondazioni e la sostanziale rigidezza delle stesse. 3. Identificazione delle categorie di suolo secondo quanto indicato al punto 3.1 dell’ordinanza. Le caratteristiche del terreno di fondazione non sono attualmente state analizzate a fondo e pertanto l’analisi geologica dovrà evidenziare in quale gruppo di terreni identificare quello relativo al singolo edificio ed in funzione di ciò si dovrà prevedere nel calcolo della azione sismica relativa una moltiplicazione dello spettro di risposta “S” elastico delle componenti orizzontali di un valore variabile da 1 a 1,35. 4. Informazione sulle sulle dimensioni geometriche degli elementi strutturali, dei quantitativi delle armature, delle proprietà meccaniche dei materiali, dei collegamenti. Il rilievo dello stato di fatto deve produrre una analisi geometrica dei vari fabbricati relativamente a spessori, altezze, larghezze dei setti murari, nonché verticalità delle bucature ecc. Solo una analisi sismica completa potrà evidenziare carenze di resistenze in alcuni maschi murari o in altri. È assai probabile per un fabbricato con solai in legno, come quelle analizzate, che vi sia la mancanza di collegamento tra i solai stessi ed il resto della maglia muraria. Ciò causa una sensibile diminuizione del comportamento scatolare della struttura dell’edificio ed una maggio-

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re snellezza dei maschi murari che non hanno efficaci collegamenti di piano. Si nota inoltre sui prospetti del fabbricato la presenza di catene aventi al funzione di collegare i vari setti tra di loro aumentando in tal modo la resistenza globale della struttura se soggetta a fenomeni sismici. Le catene sono state inserite sicuramente in tempi successivi alla costruzione probabilmente per mitigare la già nota vulnerabilità del fabbricato in caso di fenomeni sismici sicuramente succedutosi in tempi passati. 5. Informazione su possibili difetti locali dei materiali e nei particolari costruttivi Difetti locali dei materiali possono essere evidenziate relativamente alla muratura per la cattiva esecuzione degli ammorsamenti nel collegamento tra edifici adiacenti, nella mancanza di allineamenti delle bucature, alla eventuale presenza di superfetazioni completamente estranee alla logica del fabbricato che costituiscono solo peso e scarsa rigidezza. Gli elementi resistenti di un fabbricato in muratura devono essere contraddistinti dalla cosidetta “scatolarità” che si realizza con due sistemi verticali di pareti disposte ortogonalmente e da un sistema di elementi orizzontali che devono essere efficacemente connessi in modo da dar luogo ad un comportamento statico atto a resistere a sollecitazioni provenienti da qualsiasi direzione conferendo così al fabbricato un buon comportamento d’insieme. 6. Informazioni sulle norme impiegate nel progetto originale. Data l’età dei vari manufatti non si è in possesso di alcun documento progettuale né grafico, ne di calcolo. La norma sismica è comunque nata in anni molto successivi all’epoca di costruzione e pertanto si presume che gli edifici esistenti siano stati progettati secondo le norme costruttive di buona tecnica note nel periodo. 7. descrizione della destinazione d’uso attuale e futura dell’edificio con identificazione della categoria di importanza secondo il punto 2.5 dell’ordinanza. Rivalutazione dei carichi variabili in funzione della destinazione d’uso. La destinazione d’uso del fabbricato sarà considerata con riferimento alla situazione costruttiva di progetto. Si ravvisa conseguentemente il grado di vulnerabilità delle strutture relativamente alla destinazione d’uso ed ai carichi applicati tenendo conto della sistemazione a civile abitazione non richiede livelli di protezione antisismica elevati così come strutture più importanti, (ospedali, scuole,ecc.). Relativamente ai pesi, nel caso specifico, l’incidenza dei carichi accidentali (così come prescritti dalle norme recenti) rispetto i carichi permanenti, noti invece anche nel periodo di costruzione del fabbricato, è modesta. 8. Informazioni sulla natura e l’entità di eventuali danni subiti in precedenza e sulle riparazioni effettuate. Vengono analizzati e valutati eventuali lavori di manutenzione straordinaria alle varie membrature dell’edificio (fondazioni, murature portanti, scale, solai, coperture...) Dall’analisi così effettuata si è potuto, per lo meno da un punto di vista qualitativo, definire quali sono le vulnerabilità intrinseche ai vari edifici e sulle quali è importante lavorare al fine di diminuire il rischio sismico per l’intero edificio. Tra i vari punti esaminati è indubbio che i maggiori gradi di vulnerabilità siano dati dalla irregolarità in pianta ed in alzato, dalla mancanza dei collegamenti dei solai di piano al resto della struttura e dalla non cono-


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scenza delle caratteristiche fondative del fabbricato.

Definizione degli interventi proposti a fronte delle criticità ai fini della riduzione del rischi sismico

Nell’ordinanza 3274 al capitolo 11, dedicato agli edifici esistenti, vengono elencati i casi per i quali è obbligatorio “procedere a valutazioni di sicurezza sismica e di effettuare interventi di adeguamento” in accordo con le norme citate. Alla luce di quanto sopra evidenziato si può ragionevolmente pensare che la riduzione del livello di vulnerabilità degli edifici possa avvenire tramite interventi puntuali e mirati che non trasformano l’edificio, quali quelli previsti dal miglioramento sismico, senza però precludere in ogni caso interventi di adeguamento sicuramente più invasivi e costosi. Una delle novità introdotte dall’Ordinanza 3274 al cap. 11 dedicato alle strutture esistenti ed in particolare al cap. 11.5 specifico per gli edifici in muratura è l’assegnazione di coefficienti di sicurezza parziali che sono determinati in funzione del livello di conoscenza della struttura. Si intuisce che a Livello di Conoscenza (Lci) più scarso di materiali, geometria e schemi strutturali del fabbricato corrispondono nel progetto coefficienti di sicurezza più elevati per tener conto delle maggiori indeterminatezze. Per l’edificio in oggetto in questa fase i dati necessari per identificare il livello di conoscenza attualmente sono quelli di seguito descritti che determinano il livello di conoscenza LC1 e dunque, come detto, a coefficienti di sicurezza elevati. I dati a disposizione sono: • per la geometria il rilievo sommario che viene definito il rilievo dei principali elementi strutturali resistenti a taglio, piano per piano ed una stima a campione dell’andamento della rigidezza dei solai; • per i dettagli costruttivi verifiche in situ limitate che sono basate unicamente su rilievi di tipo visivo e possono essere effettuate per campione. • per le proprietà dei materiali verifiche in situ limitate che servono a completare le informazioni sulle proprietà dei materiali ottenute dalla letteratura o dalle normative in vigore all’epoca della costruzione. Sono basate su esami visivi della tessitura della muratura e degli elementi (blocchi e malta) di cui è costituita. Deve essere effettuato almeno un esame per ogni tipo di muratura presente e per ogni piano dell’edificio. Non sono richieste prove sperimentali. È auspicabile che invece il progetto possa essere eseguito sulla base di ulteriori studi più dettagliati che portano ad un maggiore livello di conoscenza la struttura. In particolare sono necessari: • Rilievo dettagliato di tutti i materiali impiegati, sia per codificarne le caratteristiche fisico meccaniche che chimiche anche in relazione all’utilizzo futuro di materiali quali murature, malte, cementi compatibili con quelli esistenti; • Esame dei dettagli costruttivi dell’esistente quali ammorsature dei solai di piano tramite cordoli, presenza di catene o tiranti, ammorsature del tetto di copertura, meccanismi di annullamento della spinta ecc.; • Monitoraggio continuo delle fessurazioni presenti mediante apposita strumentazione eseguita in maniera diffusa su tutto il fabbricato; • Saggi diffusi sui materiali presenti al fine di determinare la presenza esclusiva di muratura piena avente precise caratteristiche meccaniche e non muratura a sacco che oltre ad avere resistenze diverse

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dalla precedente necessita di interventi di altro tipo per il suo consolidamento; Restituzione grafica di quanto sopra.

Gli interventi progettuali che devono essere realizzati per gli interventi di recupero esaminato traggono origine dalla trattazione precedente relativa al riconoscimento delle vulnerabilità dell’edificio. 1) Relativamente alle irregolarità in pianta dei fabbricati la soluzione da attuarsi può essere quella dello spostamento di alcuni setti oppure lo spessoramento di altri al fine di ricalibrare la posizione del baricentro delle masse e baricentro delle rigidezze limitando dunque le dissimmetrie che danno luogo a fenomeni torcenti aggiuntivi in fase sismica. Lo spessoramento di alcuni setti deve essere volto ad ottenere anche un riequilibrio delle rigidezze dei maschi murari nelle due direzioni ortogonali in modo da bilanciare il comportamento resistente dell’edificio. Relativamente alla irregolarità riscontrate in alzato non essendo previste sopraelevazioni o considerevoli demolizioni è più difficile realizzare un intervento fortemente migliorativo. In termini qualitativi si può senza dubbio pensare di irrobustire qualche setto portante i solai in modo da ottenere una sollecitazione unitaria uniforme lungo tutto il perimetro del fabbricato. 2) Relativamente alle fondazioni queste dovranno essere analizzate completamente mediante saggi, scavi ed analisi del terreno di fondazione dunque solo dopo di ciò sarà possibile calibrare un interventospecifico per ogni fabbricato. 3) Relativamente alle caratteristiche dei materiali, per quanto riguarda i setti murari, sarà utile eseguire in corrispondenza degli incroci alcune perforazioni armate. Tali perforazioni che sono composte da barre di armatura su fori iniettati con miscela di malte cementizie espansive rinforzano gli ammorsamenti tra le murature Le varie lesioni presenti sulle murature portanti del fabbricato verranno riprese mediante operazioni di cuci e scuci della muratura lesionata. Tale operazione ora è solo ipotizzabile in quanto generalmente solo dopo l’asportazione completa degli intonaci può essere valutato completamente il quadro fessurativo del fabbricato stesso. Non si possono nemmeno escludere a priori operazioni di iniezione di malta cementizia qualora in alcune parti dell’edificio possa essere individuata della muratura a sacco. Generalmente tale evenienza può accadere nei casi in cui lo spessore murario è superiore a due teste ed il sacco con materiali di risulta può essere contenuto all’interno dei due paramenti esterni in mattoni. Nell’intervento di recupero inoltre il rifacimento degli impianti e l’eliminazione di eventuali canne fumarie deve portare alla chiusura di vani, nicchie, fori che indeboliscono localmente, ma in maniera diffusa, tutta la struttura. La tecnica con la quale devono essere eseguiti questi interventi è simile al cuci e scuci. È utile evidenziare come un intervento si fatto comporta un buon aumento delle caratteristiche di resistenza del meccanismo murario. Le tre tecniche ora accennate vengono diffusamente utilizzate nel caso di recupero dell’esistente, sono interventi di tipo puntuale, migliorano le caratteristiche locali della muratura e non realizzano una struttura diversa da quella di partenza. 4) Relativamente alle ammorsature di solai e tetti di copertura è pre-


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feribile che, ove non fossero state realizzate le cordolature di piano (ciò può essere evidenziato soltanto mediante saggi diretti e diffusi), non vengano eseguiti cordoli in breccia in quanto eccessivamente invasivi. In sostituzione è preferibile che possano essere inserite catene in ferro opportunamente dimensionate con capochiave a vista a livello di solaio. Ciò migliora la collaborazione tra setti adiacenti, la ripartizione delle forze sismiche di piano ed aumenta la duttilità strutturale dell’intero complesso. A livello del tetto di copertura è auspicabile il suo completamento con tetto leggero e ventilato in legno poggiante su cordolo in cemento armato che perimetra in alto i setti del fabbricato e contribuisce ad eliminare la spinta fuori dal piano di massima resistenza dei maschi murari. L’eliminazione dei tetti spingenti può essere ottenuta anche con inserimento di capriate a vista completamente in legno ovvero parzialmente in acciaio che risultano visivamente meno pesanti.

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8. Relazione finanziaria

Il progetto del contratto di quartiere II “Abitare il centro storico di Jesi” mobilita risorse per e 7.090.000,00. Il 50,71%, pari ad e 3.595.00,00, viene richiesto come finanziamento al contratto di quartiere; il 14,11%, pari ad e 1.000.500,00, viene messo a disposizione con fondi propri dal Comune di Jesi; il 28,21%, pari ad e 2.000.000,00, è messo a disposizione dallo IACP di Ancona (per il recupero e l’acquisto dei 15 alloggi del Chiostro di S. Agostino da destinare ad edilizia sovvenzionata) ed il residuo 6,97%, pari ad e 494.500,00, viene reperito da risorse messe a disposizione da privati (Ditta Darini, Fondazione Colocci, Soc. Gorgovivo Multiservizi Spa). Il valore del comodato gratuito dei locali del piano terra ed interrato di Palazzo Bisaccioni, messi a disposizione dalla Banca delle Marche S.p.a., per una durata di 20 anni è di e 960.000,00. A questi valori sono da aggiungere il canone dei locali ai piani terreno e seminterrato di Palazzo Santoni, da affittare alla Coldiretti per la promozione dei prodotti del settore agroalimentare della Vallesina, nonché gli introiti ricavabili dalle locazioni delle sedi di associazioni nel Palazzo Pianetti, degli alloggi ai piani superiori, cui si aggiunge il valore più modesto dei canoni sociali delle locazioni degli alloggi di edilizia sovvenzionata di Palazzo Pianetti (15 alloggi) e dell’edificio di Largo Saponari (5 alloggi). Il quadro economico degli interventi è meglio rappresentato sinteticamente dalle schede riepilogative e dalle tabelle di seguito riportate.

Complesso Sant’Agostino

Proprietà attuale: Comune di Jesi Acquisto: IACP Ancona limitatamente al piano primo e secondo per e 455.879,06 Recupero: IACP Ancona Finanziamento: da realizzarsi con fondi propri IACP per e 1.544.120,94 e con e 300.000,00 a carico del Contratto di Quartiere II (CDQ II) Costo complessivo:

Acquisto e recupero con fondi propri IACP e 2.000.000,00 Solo recupero con fondi CDQ II e 300.000,00 Totale e 2.300.000,00


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Destinazione: piano primo e secondo: edilizia sovvenzionata IACP; piano terra, che resta esclusivamente di proprietà comunale: spazi pubblici e condominiali, singoli locali ad uso commerciale, artigianale e di pubblico interesse.

Palazzo Pianetti II (ex carcere)

Proprietà attuale: Comune di Jesi Recupero: Comune di Jesi attraverso la convenzione con IACP Ancona Finanziamento: Fondi propri Comune di Jesi e 502.500,00 e con e 1.172.500,00 a carico del CDQ II Costo complessivo:

Recupero con fondi propri Comune di Jesi e 502.500,00 Recupero con fondi CDQ II e 1.172.500,00 Totale e 1.675.000,00

Destinazione: piano primo secondo e terzo: edilizia agevolata per numero 10 alloggi e spazi comuni; piano terra: spazi comuni e sedi di associazioni varie; piano interrato: sala per convegni e riunioni con relativi servizi e locali tecnici.

Largo Saponari

Proprietà attuale: Comune di Jesi Recupero: Comune di Jesi attraverso convenzione con IACP Ancona Finanziamento: da realizzare con e 652.000,00 a totale carico del CDQ II Costo Complessivo:

Recupero con fondi CDQ II e 652.000,00

Destinazione: 5 alloggi e relativi accessori per edilizia sovvenzionata

Palazzo Santoni

Proprietà attuale: Comune di Jesi Recupero: Comune di Jesi attraverso convenzione con IACP Ancona Finanziamento: da realizzarsi con fondi propri del Comune di Jesi per e 214.500,00 e con fondi del CDQ II per e 500.500,00 Costo complessivo:

Recupero con fondi propri Comune di Jesi e 214.500,00

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Recupero con fondi CDQ II e 500.500,00 Totale e 715.000,00

Destinazione: piano primo, secondo, terzo e sottotetto: numero 8 alloggi in regime di edilizia agevolata; piano terra e seminterrato: locali ad uso commerciale, terziario e valorizzazione dei prodotti tipici della Vallesina.

Palazzo Bisaccioni

Proprietà attuale: Banca Marche Comodato gratuito a favore del Comune di Jesi per 20 anni Valore economico del comodato gratuito e 960.000,00 Costo complessivo: non è previsto alcun costo a carico del CDQ II Destinazione: piano terreno: ludoteca e biblioteca per ragazzi; piano interrato: servizi per ludoteca ed altre destinazioni di uso pubblico

Palazzo Marcelli

Proprietà attuale: Ditta Darini Walter Recupero: intervento privato da parte della ditta proprietaria Finanziamento: a totale carico del privato Costo complessivo: a totale carico del privato per e 1.745.000,00 Destinazione: residenze private e relativi accessori

Interventi infrastrutture

Proprietà: tutti gli interventi sono su aree di proprietà del Comune di Jesi Recupero: IACP Ancona con convenzione e Società Gorgovivo Multiservizi spa per le reti idriche e fognarie Destinazione opere e spazi pubblici Descrizione interventi: trattasi di interventi di sistemazione, pavimentazione di piazze e vie con recupero degli elementi lapidei, restauro di fontana ed elementi di arredo urbano, ripermeabilizzazione delle superfici, sistemazione di reti di pubblica illuminazione, sistemazione di aree verdi e giardini, recupero di facciate di edifici monumentali (Chiesa S.Agostino e Palazzo Colocci) e rifacimento di condotte idriche e fognarie sulle strade e piazze oggetto di intervento. Finanziamento: con fondi propri del Comune di Jesi per e 283.500,00, con fondi CDQ II per e 970.000,00, con fondi privati per e 494.500


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Costo complessivo: Recupero con fondi propri Comune di Jesi

e 283.500,00 Recupero con fondi CDQ II e 970.000,00 Recupero con fondi privati e 494.500,00 Totale e 1.748.000,00

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9. Cronoprogramma per l’attuazione del contratto di quartiere

Il cronoprogramma delle operazioni per l’attuazione del Contratto di quartiere, meglio evidenziato nell’allegata tabella, prevede una programmazione degli interventi articolata e concatenata per garantire il minimo disagio durante l’esecuzione dei lavori. Esistono delle condizioni particolarmente favorevoli alla realizzazione degli interventi in quanto: • tutti gli immobili sono già nella disponibilità e di proprietà dell’amministrazione comunale; • alcuni immobili (Chiostro di Sant’Agostino, Palazzo Pianetti II ex carceri) sono parzialmente occupati, rispettivamente con abitazioni e sedi di associazioni; • due immobili (Palazzo Santoni e complesso Largo Saponari) risultano attualmente liberi e con possibilità di immediato inizio dei lavori; • le aree (strade, vicoli, piazze) interessate dai lavori di urbanizzazione, così come le facciate del palazzo Colocci e della Chiesa di Sant’ Agostino, sono già di proprietà e nella disponibilità dell’amministrazione comunale. La situazione sopra descritta consente di operare in modo tale da realizzare stralci funzionali degli interventi, partendo dalla esecuzione dei lavori di recupero degli immobili attualmente liberi. Una volta ultimato il recupero, si opererà il trasferimento degli abitanti e delle associazioni dagli edifici attualmente occupati rispettivamente ai piani superiori di Palazzo Santoni ed in Largo Saponari, ed al piano terra e seminterrato di Palazzo Santoni. I due immobili sopra descritti funzioneranno pertanto da contenitori temporanei e di parcheggio per gli abitanti e le attività insediati negli altri edifici da recuperare (Chiostro Sant’Agostino, piano terra Palazzo Pianetti II). Appena liberati gli edifici di cui sopra si provvederà all’affidamento dei lavori di recupero, avendo utilizzato il trimestre dei traslochi per le procedure di appalto delle opere. Una volta ultimati i lavori, gli occupanti potranno tornare negli immobili in cui attualmente sono collocati e gli edifici liberati potranno essere ceduti in locazione ad ulteriori famiglie o associazioni, artigiani e commercianti, in relazione alla destinazione d’uso di progetto. La procedura di cui sopra prevede tempi più lunghi rispetto ad una di contemporaneo appalto di tutti gli interventi, tuttavia ha il pregio di risolvere al suo interno tutte le problematiche connesse agli spostamenti, parcheggi temporanei, reperimento alloggi alternativi e quanto altro connesso con l’esecuzione di lavori di recupero in immobili parzialmente occupati del centro storico.

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Jesi Progetti speciali

Via Appennini Alta

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Jesi Via Appennini Alta


Jesi Progetti speciali

STU Campo Boario

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Jesi Foro Boario


Jesi Foro Boario

Campo Boario

Foro Boario è un ampio settore centrale della città (oltre 20 ettari abitati da circa 2300 abitanti), con una forte accessibilità (è compreso tra i due assi di attraversamento urbano, è servito dalla stazione delle corriere ed è vicino a quella ferroviaria), carico di memorie di un passato remoto e recente, dotato di un articolato sistema di spazi aperti e di attrezzature di uso pubblico diffusamente frequentate da abitanti di diverse età. Un quartiere caro agli Jesini e una cerniera tra la città alta e la città bassa. Foro Boario è anche l’ultima ampia porzione di Jesi dove si sommano edifici da risanare e ristrutturare, aree sotto o male utilizzate da riusare e valorizzare, collegamenti da riconnettere e riqualificare, usi diversi da rendere compatibili, differenze fisiche e sociali da conciliare.

Il Piano di recupero di iniziativa pubblica in variante al PRG

Il Piano di recupero d’iniziativa pubblica, che l’Amministrazione comunale ha approvato nel dicembre 2001, coglieva il ruolo cruciale del Foro e metteva al centro la sistemazione dello spazio pubblico, pensando al Campus Boario come ad un parco urbano che svolgesse la funzione di centro storico non murato complementare al centro storico vero e proprio. “Un parco che in una successione di spazi ed identità ridefiniti senza soluzione di continuità divenga centrale per forma e funzioni nel disegno urbano di Jesi. Un percorso che partendo da Porta Valle punta diritto all’ex Campo Boario scavalcando via Setificio, attraversando Piazza San Savino e costeggiando le casette e gli edifici del quartiere San Giuseppe, per arrivare infine all’attuale Mattatoio e dunque al torrente Granita.”

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Jesi Foro Boario


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Jesi Foro Boario


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Il percorso

Comparto 1 Porta Valle

Discendendo da Piazza Baccio Pontelli, per la discesa dell’ex SIMA, giunti a ridosso di Porta Valle, il progetto prevede di entrare in uno spazio aperto, parte pavimentato, partre aperto e parte alberato. Viene ipotizzata una grande piazza che si allunghi parallelamente alle mura ricalcando in parte il percorso del Vallato Pallavicino ora interrato, fino a raggiungere Via del Setificio. Un grande spazio pubblico capace di ospitare grandi eventi con sostanziosi afflussi di folla e, al tempo stesso, offrire punti di sosta e di ritrovo. Al di sotto dell’area di sedime della piazza verrà realizzato un parcheggio ( già inserito nel Piano Urbano dei Parcheggi) per una capacità di 300 auto, in modo non solo di recuperare i posti oggi presenti “a raso”, ma di incrementare la recettività. Per realizzare questa parte di progetto è previsto, pur mantenendo la “fermata sotto le mura” nella medesima posizione, la delocalizzazione dello spazio di sosta prolungata e di stazionamento delle autolinee. Sul lato a sud della piazza viene allocato un edificio con funzioni commerciali e servizi al piano terra unitamente alla possibilità di residenze ai piani superiori.

Comparto 2 Orti Pace

La strada che corre a ridosso delle mura verrà ripavimentata e limitata nel traffico veicolare privato.

Comparto 3 Piazzale S. Savino

Per collegarsi al Piazzale S. Savino, attraversando Via del Setificio, e auspicabile la realizzazione di un sottopasso di collegamento pedonale


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che sarebbe inoltre un collegamento diretto con il secondo ampio parcheggio che si prevede sotto l’area del piazzale stesso; pubblico e privato da riservare eventualmente agli abitanti del quartiere S. Giuseppe. La Piazza è delimitata a Sud dalla strada di servizio alla scuola ed alle abitazioni che su di essa si affacciano e filtrata dalle stesse attraverso un sistema di alberature ad alto fusto.

Comparto 4, Campo Boario

Prima della scuola si trova uno spazio alberato che in continuo, superando la scuola, conduce a ritrovare lo spazio aperto del Campo Boario. Il percorso prosegue con a sinistra i due pregiati edifici gemelli posti di testata al quartiere S. Giuseppe e, a destra con le attrezzature sportive. Oltre queste, in luogo degli attuali capannoni adibiti a rimessaggio veicoli dei Servizi Comunali, viene proposto un nuovo edificio con parcheggio interrato ed accesso diretto dal Viale Don Minzoni; la proposta prevede di destinare al commercio ed uffici il piano terreno, mentre i piani superiori sono utilizzabili come residenze.

Comparto 8, ex scuola cascamificio

Nel versante opposto del Viale Don Minzoni, appena dietro l’area dell’ex Cascamificio, viene individuata una nuova zona di residenze al luogo della vecchia scuola, recuperando ed incrementando il volume della stessa, è possibile realizzare quattro blocchi di abitazioni nell’ottica del recupero delle aree abbandonate o in degrado.

Comparto 5, Mattatoio

Proseguendo verso il torrente, piu propriamente nell’area dell’attuale mattatoio, è previsto il recupero delle volumetrie dei vari edifici sparsi ad esso mattatoio limitrofi, con un minimo aumento percentuale della cubatura tale però da consentire la realizzazione di due edifici posti ai lati del corpo di fabbrica del mattatoio stesso, che avranno la possibilità di ospitare ai piani superiori residenze, mentre nei piani terreni accoglieranno servizi, associazioni, uffici al servizio del “campo Boario” e del quartiere S. Giuseppe tutto.

Comparto 6, Parco del Granita

Risalendo il letto del torrente Granita, nella sua sponda di sinistra, è già stato realizzato un parco pubblico che ha portato la ridefinizione della viabilità precedentemente inserita in fase di progettazione; di fronte alla

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Jesi Foro Boario

palestra, in testa a Via dei Mugnai, viene previsto un ampio parcheggio a raso. Nella medesima area verrà completato il programma.

Comparto 7, Quartiere di San Giuseppe

Il Piano di Recupero prevede la riqualificazione del sistema di spazi del quartiere San Giuseppe, proponendo il restauro e recupero dei due edifici di testata del quartiere in quanto rara e significativa testimonianza delle opere dell’Ing. Ortensi e del periodo storico in cui furono realizzate. Si ipotizza di limitare ai soli residenti l’intero sistema di distribuzione viario del quartiere di cui si prevede un ridisegno della pavimentazione e della funzionalità delimitando la sede viaria in spazi pedonali (marciapiedi), parcheggi per residenti e strada. Via San Giuseppe e via Granita dovrebbero diventare il ‘corso’ del quartiere e del Campus con larghi marciapiedi alberati e spazi per la sosta dei residenti. Per permettere l’attraversamento del torrente ‘Granita’ si ipotizza la realizzazione di una passerella pedonale che unisca al centro la parte di città ad est oggetto di ristrutturazione urbana e di un notevole


Jesi Foro Boario

intervento residenziale (ex SMIA).

Le modifiche apportate al Piano di recupero di iniziativa pubblica in seguito all’ adozione delle osservazioni della Provincia

Nel dicembre 2002 il Piano di recupero di iniziativa pubblica area “Campus Boario” viene adottato definitivamente dal C.C. (con delibera n. 243) con le modifiche apportate in seguito alle osservazioni pervenute dalla Provincia. Rimane invariato il disegno del progetto e si interviene con delle integrazioni puntuali alle Norme tecniche di attuazione. In sostanza si introducono alcune rilevanti modifiche per quanto concerne le variazioni volumetriche (art. 55), le modalità di attuazione del piano (art. 32), la destinazione d’uso dell’ex mattatoio comunale (art. 38), la stazione autocorriere (art. 56). In sintesi, il piano si attua attraverso intervento diretto per comparti, con articolazione attraverso STU, PRU, project financing e contratti di quartiere e all’interno dei comparti si rende possibile, nella fase di progettazione esecutiva, l’aumento della volumetria di nuova edificazione e demolizione e ricostruzione, fino ad un massimo del 15%. In riferimento all’ex mattatoio comunale si individua una sottozona A7.2 con una possibilità di variazione della destinazione d’uso anche per residenze permanenti e temporanee e per il terziario diffuso. Si stabilisce inoltre che per esigenze di pubblica utilità potrà essere delocalizzata la stazione delle autocorriere senza che ciò costituisca variante al P.R.G.

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Jesi Foro Boario


Jesi Progetti speciali

Appendici

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Jesi Appendice A - Complesso Sant’Agostino


Jesi Appendice A

Appendice A Complesso Sant’Agostino

Progetto preliminare per il recupero del complesso edilizio

Il Complesso di Sant’Agostino si sviluppa intorno a due chiostri organizzati longitudinalmente lungo il sottopassaggio pubblico che collega la piazza del Municipio con piazza Colocci. Si compone di due piani residenziali e di un piano terra per laboratori e botteghe affacciati sulle corti. L’edificio presenta evidenti condizioni di degrado statico (che ha reso indispensabili recenti interventi parziali di consolidamento e riparazione della copertura) e dei materiali. I dieci alloggi attualmente occupati si presentano in condizioni di manutenzione precarie e sono inadeguati dal punto di vista impiantistico e distributivo. Le botteghe al piano terreno sono abbandonate ad eccezione di alcuni spazi ancora utilizzati come studio di pittura e laboratorio per attività orafe. Il progetto prevede il rifacimento di solai, coperture, collegamenti verticali e la realizzazione di un ascensore per il superamento delle barriere architettoniche. Saranno realizzati divisori interni, impianti, pavimentazioni ed infissi interni e si procederà al risanamento delle facciate esterne ed alla riparazione e/o sostituzione degli infissi esterni non recuperati. Tutti i 15 alloggi previsti dal progetto saranno dotati di nuovi locali e servizi igienici, mantenendo tuttavia il più possibile l’organizzazione attuale degli spazi e dei percorsi, le quote e la posizione delle murature portanti e dei corpi scala esistenti. Si procederà anche al restauro dei percorsi coperti del chiostro e dei cortili interni accessibili dal chiostro stesso e su cui si affacceranno botteghe artigiane e piccoli negozi, che renderanno più appetibile il percorso del collegamento tra piazza delle Monachette e piazza Colocci.

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Jesi Appendice A - Complesso Sant’Agostino


Jesi Appendice A - Complesso Sant’Agostino

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Jesi Appendice A - Complesso Sant’Agostino


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Jesi Appendice A - Complesso Sant’Agostino

Attività di sperimentazione riduzione rischio sismico (G2): il progetto

Complesso Sant’Agostino

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Proposta di contratto di quartiere. Abitare il centro antico della città - Aprile 2004

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Comune di Jesi, IACP Ancona, DIAP Politecnico di Milano - Ufficio progettazione Jesi

Jesi - contratto di quartiere 2

abitare il centro antico della città

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Proposta di contratto di quartiere. Abitare il centro antico della città - Aprile 2004

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Comune di Jesi, IACP Ancona, DIAP Politecnico di Milano - Ufficio progettazione Jesi

Jesi - contratto di quartiere 2

abitare il centro antico della città

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Proposta di contratto di quartiere. Abitare il centro antico della città - Aprile 2004

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Comune di Jesi, IACP Ancona, DIAP Politecnico di Milano - Ufficio progettazione Jesi

Jesi - contratto di quartiere 2

abitare il centro antico della città

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Proposta di contratto di quartiere. Abitare il centro antico della città - Aprile 2004

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Comune di Jesi, IACP Ancona, DIAP Politecnico di Milano - Ufficio progettazione Jesi

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abitare il centro antico della città

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Comune di Jesi, IACP Ancona, DIAP Politecnico di Milano - Ufficio progettazione Jesi

Proposta di contratto di quartiere. Abitare il centro antico della città - Aprile 2004

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Jesi - contratto di quartiere 2

abitare il centro antico della città

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Jesi Appendice A - Complesso Sant’Agostino

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Jesi Appendice A - Complesso Sant’Agostino


A

PARTICOLARE 1

PROGRAMMA DI SPERIMENTAZIONE IN RIDUZIONE RISCHIO SISMICO JESI - COMPLESSO EDILIZIO SANT'AGOSTINO

PROGETTO "CONTRATTO DI QUARTIERE II"

INTERVENTO SU SOLAIO IN LEGNO ESISTENTE

A

SEZIONE A-A

PARTICOLARI COSTRUTTIVI

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Jesi Appendice A - Complesso Sant’Agostino

Attività di sperimentazione riduzione rischio sismico (G2): computo metrico estimativo

Complesso Sant’Agostino


Comune di Jesi, IACP Ancona, DIAP Politecnico di Milano - Ufficio progettazione Jesi

Proposta di contratto di quartiere. Abitare il centro antico della città - Aprile 2004

Jesi - contratto di quartiere 2

abitare il centro antico della città

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Jesi Appendice B - Palazzo Pianetti II

Appendice B Palazzo Pianetti II (ex carcere)

Progetto preliminare per il recupero del complesso edilizio

L’edificio a blocco è posto sul limite esterno delle mura con cui forma, nel lato settentrionale, un unico elemento. Edifico destinato a carceri, è l’esito della trasformazione in fasi successive di un palazzo nobiliare. La trasformazione ha comportato lo spostamento dei corpi scala, la demolizione e trasformazione di parti originariamente coerenti, la creazione di un sopralzo destinato a terrazza per ora d’aria dei carcerati. L’edificio si presenta in stato di degrado strutturale e materico. Il progetto si propone di realizzare al piano terreno accessi alle residenze dei piani superiori ed alle sedi delle associazioni site al piano terra (n. 6 locali di dimensione variabile tra 21 e 60 mq, oltre a locali per servizi igienici). Al piano primo e secondo sono realizzati 4 più 4 alloggi di consistenza variabile tra 40 e 72 mq, oltre ai collegamenti verticali ed ai due spazi comuni di 49 e 52 mq. Nel cortile riservato “all’ora d’aria” dei detenuti, sito al piano terzo, sono ricavati n. 2 alloggi di mq 56 e 62. Il piano interrato sarà destinato a sala riunioni, accessibile anche dall’esterno con un ascensore che collegherà la sottostante via Bersaglieri con i giardini, siti a livello di via Posterma, attraversando il giardino che verrà ristrutturato.


Jesi Appendice B - Palazzo Pianetti II

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Jesi Appendice B - Palazzo Pianetti II


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Jesi Appendice B - Palazzo Pianetti II

AttivitĂ di sperimentazione in ecosostenibilitĂ (G1): il progetto

Palazzo Pianetti II (ex carcere)


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Proposta di contratto di quartiere. Abitare il centro antico della cittĂ - Aprile 2004

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Comune di Jesi, IACP Ancona, DIAP Politecnico di Milano - Ufficio progettazione Jesi

Jesi - contratto di quartiere 2

abitare il centro antico della cittĂ

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Proposta di contratto di quartiere. Abitare il centro antico della cittĂ - Aprile 2004

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Comune di Jesi, IACP Ancona, DIAP Politecnico di Milano - Ufficio progettazione Jesi

Jesi - contratto di quartiere 2

abitare il centro antico della cittĂ

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Jesi Appendice B - Palazzo Pianetti II


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Jesi Appendice B - Palazzo Pianetti II

AttivitĂ di sperimentazione rischio sismico (G2): computo metrico estimativo

Palazzo Pianetti II (ex carcere)


Comune di Jesi, IACP Ancona, DIAP Politecnico di Milano - Ufficio progettazione Jesi

Proposta di contratto di quartiere. Abitare il centro antico della cittĂ - Aprile 2004

Jesi - contratto di quartiere 2

abitare il centro antico della cittĂ

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Jesi Appendice C - Largo Saponari

Appendice C Complesso Largo Saponari

Progetto preliminare per il recupero del complesso edilizio

L’edificio in oggetto, composto da singole unità abitative che si integrano all’interno di un isolato complesso, è ubicato a circa 100 metri sul livello del mare. Gli edifici circostanti sono stati costruiti in epoche vicine, con tecniche costruttive, materiali e schemi statici molto simili. Le origini dell’edificio, o per lo meno del primo impianto, essendo questo posto all’interno della cinta muraria, si fanno risalire al periodo compreso tra il 1200 e il 1500. Il complesso del quale l’edificio fa parte è solo parzialmente abitato: alcuni locali sono disabitati ed in pessime condizioni statiche e manutentive. Il complesso è molto ampio, tipico dei centri storici dove i corpi di fabbrica sono adiacenti, collegati gli uni agli altri e dove le vicende proprietarie non sono andate di pari passo con le modifiche nelle partizioni dell’edificio. Conseguenza di tutto ciò è che, come si vede dalle tavole del rilievo, alcuni locali degli alloggi previsti nel progetto sono di proprietà diverse. È difficile anche, di conseguenza, determinare l’ingombro dell’edificio, in quanto le geometrie variano da piano a piano. La struttura portante è completamente in muratura, parte faccia a vista e parte intonacata. Dal rilievo si evince una discreta presenza di setti di parete e di spina nei locali che prospettano su Largo Saponari e una carenza invece nei locali che si affacciano lungo la strada posta a quota inferiore, proprio nella direzione parallela alla stessa. I solai sono in legno con tavolato o pianellato e sorreggono il probabile riempimento superiore di materiale di risulta e quindi i pavimenti; tutto ciò fa ragionevolmente supporre che a livello di piano non vi siano ammorsamenti nè in ferro nè in calcestruzzo tra orizzontamenti e pareti laterali. Alcuni solai, non staticamente idonei, sono puntellati. Le fondazioni del complesso, a più piani, non sono situate tutte alla stessa quota: parte del fabbricato si trova a una quota più bassa, parte prospetta su uno slargo a quota più elevata. Le fondazioni non sono state analizzate e, preliminarmente all’intervento, l’indagine geologica e geotecnica dovrà prevedere scavi e saggi per approfondire la conoscenza della loro geometria e delle proprietà fisico-meccaniche dei materiali costitutivi., Dall’esame dei prospetti non emerge la presenza sistematica di capochiave di catene mentre si notano evidenti fessurazioni nella muratura, soprattutto nella vicinanza delle falde del tetto.


Jesi Appendice C - Largo Saponari

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Proposta di contratto di quartiere. Abitare il centro antico della cittĂ - Aprile 2004

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Comune di Jesi, IACP Ancona, DIAP Politecnico di Milano - Ufficio progettazione Jesi

Jesi - contratto di quartiere 2

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Jesi Appendice C - Largo Saponari


Jesi Appendice C - Largo Saponari

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PARTICOLARE 1

PROGRAMMA DI SPERIMENTAZIONE IN RIDUZIONE RISCHIO SISMICO JESI - COMPLESSO EDILIZIO SANT'AGOSTINO

PROGETTO "CONTRATTO DI QUARTIERE II"

INTERVENTO SU SOLAIO IN LEGNO ESISTENTE

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SEZIONE A-A

PARTICOLARI COSTRUTTIVI

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Jesi Appendice D - Palazzo Santoni

Appendice D Palazzo Santoni

Progetto preliminare per il recupero del complesso edilizio

L’edificio a blocco si articola intorno a una piccola corte affacciata a sud ed è delimitato da vicoli con scale a nord e ovest. Si tratta di un edificio progettato e trasformato attraverso un intervento di sostanziale ristrutturazione edilizia su progetto dello studio Ridolfi, Frankl, Malagricci. Abbandonato al rustico, necessita di completamento per la distribuzione interna (scale e ascensori), gli impianti, le finiture e i serramenti. Il palazzo è rimasto con lavori eseguiti al rustico per oltre un decennio, tuttavia le opere eseguite sono di notevole qualità e non presentano segni di degrado nonostante l’abbandono. Gli alloggi sono articolati e si sviluppano al piano primo e secondo del complesso, occupando anche parte del sottotetto con una serie di soppalchi a diverse quote. Sono previsti ascensori per il superamento delle barriere architettoniche e sono già stati realizzati al grezzo i relativi corpi scala. Il complesso, già restaurato all’esterno, deve essere completato con la posa in opera degli infissi esterni, mentre all’interno sono da realizzare intonaci, pavimenti, impianti e finiture. La centrale termica è prevista interrata sotto il giardino della piccola corte esterna, accessibile dalla via posta nelle adiacenze alla quota più bassa. Il piano terra ed il piano seminterrato, con soffitti a volta di laterizio, sono utilizzabili per attività di interesse collettivo e si prevede un accordo con la Coldiretti per poter realizzare dei locali ad uso esposizione, valorizzazione e commercializzazione dei prodotti agricoli tipici della Vallesina. Questa attività, oltre a creare nuovi posti di lavoro, valorizzerà anche le residenze poste ai piani superiori, richiamando un flusso di persone in una parte della città dove persistono vicoli e scale medioevali, non accessibile alle auto, ma per questo anche dimenticata e poco conosciuta. Le fondazioni non sono state analizzate e, preliminarmente all’intervento, l’indagine geologica e geotecnica dovrà prevedere scavi e saggi per approfondire la conoscenza della loro geometria e delle proprietà fisico-meccaniche dei materiali costitutivi., Dall’esame dei prospetti non emerge la presenza sistematica di capochiave di catene mentre si notano evidenti fessurazioni nella muratura, soprattutto nella vicinanza delle falde del tetto.

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Jesi Appendice E - Palazzo Marcelli

Appendice E Palazzo Marcelli

Progetto preliminare per il recupero del complesso edilizio

L’intervento prevede il risanamento conservativo e il restauro del Palazzo, collocato nel pieno centro storico della città , che risulta di particolare pregio sia per valenza architettonica che storica. L’intervento di restauro interessa tutti gli elementi architettonici interni di valore, quali scale, stucchi, modanature e decorazioni e gli elementi esterni della facciata. Il paramento murario esterno a faccia-vista verrà sottoposto a idrosabbiatura compresa la rimozione di muschi nelle parti umide del paramento murario e laddove necessario restaurato con tecnica cuci-scuci. Gli elementi lapidei posti a cornice delle finestre e del portone di ingresso verranno ripuliti e stuccati e le parti maggiormente danneggiate saranno sostituite e integrate.


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Jesi Appendice E - Palazzo Marcelli

PIANO REGOLATORE GENERALE N.T.A. (STRALCIO) Titolo V - Disciplina del territorio Art.37 - Zone A Il Piano particolareggiato per il centro storico, approvato dalla Regione il 26/3/81 e variato con deliberazione del Consiglio comunale approvata dal Co.re.co il 13/6/86, viene superato dalle prescrizioni del nuovo Prg vigente e dalle prescrizioni del P.d.R. Generale. Nelle aree archeologiche individuate sulla tav. 4.5 del P.R.G. vigente devono essere incentivati lo studio e la valorizzazione delle presenze archeologiche. Gli interventi che comportano modifiche del suolo non edificato, mediante movimenti del terreno, devono essere autorizzati dalla Soprintendenza archeologica. Tutte le sottozone A1,2,3,4,5,6,7 e le aree in cui queste si articolano sono oggetto del “P.d.R. Generale” così come gli ampliamenti degli edifici esistenti e gli interventi relativi alle sottozone “A7” nelle quali si trovano edifici extraurbani considerati di valore storico-artistico-architettonico. Fino all’entrata in vigore del P.d.R., su tutte le sottozone A, sono solamente ammessi interventi edilizi previsti dalla L.457 del 5.8.78 e successive modificazioni. Inoltre gli ampliamenti di edifici esistenti potranno avvenire solamente previa redazione di apposito Piano di recupero nel rispetto degli indici di densità edilizia stabiliti dal D.M. 2.4.68 n.1444. Ciò vale anche per gli interventi relativi alle sottozone A7 in cui si trovano edifici extraurbani, considerati di valore storicoartisticoarchitettonico. .Per tali edifici si applicano in particolare le apposite norme di PPAR di cui al elativo art. 40, secondo il rispetto assoluto delle prescrizioni di base permanenti. Al fine di favorire il recupero del patrimonio edilizio esistente in tutte le sottozone A da 1 a 7 e nelle aree in cui queste si articolano ed in tutte le aree individuate come zone di recupero ai sensi dell’art. 27 della L. 457/78, è ammessa la modifica ad uso residenziale, con esclusione dei piani terra degli edifici che si affacciano sugli assi di localizzazione preferenziale del terziario diffuso, sensa che ciò costituisca variante al P.R.G.. Nel caso di più usi, fra quelli ammessi nelle singole zone, sottozone ed aree la proporzione quantitativa tra gli usi è determinata tramite piani attuativi, siano essi particolareggiati e/o di recupero. Art.38 - Sottozone A1 L’intero nucleo è zona di recupero. Gli interventi in questa sottozona dovranno conservare l’impianto urbano esistente con particolare attenzione a strade, risalite, passaggi coperti, piazze, aree piantumate e pavimentate. · Strade: conservare il tracciato, i marciapiedi, l’attrezzatura fissa, gli allineamenti e la loro continuità, gli spazi di mediazione pubblico- privato: portici, androni, sistema degli ingressi e delle aperture; · Risalite: mantenere gli scalini e il loro verso; · Passaggi coperti: mantenere il carattere di percorso pubblico o semipubblico. · Aree piantumate: conservare, integrare e rinnovare piante, arbusti e manti erbosi. · Corti e cortili: mantenere e sistemare secondo i criteri indicati all’art. 116 di queste norme; mantenere o creare collegamenti là dove


Jesi Appendice E - Palazzo Marcelli

sono indicati nelle tavv. 4.3. di Prg. Le mura con i torrioni sono un elemento caratteristico di questa sottozona. Gli interventi dovranno essere inseriti in appositi progetti particolareggiati esecutivi (planovolumetrici). I progetti esecutivi dovranno rientrare in un preventivo studio progettuale di massima, elaborato dall’Amministrazione comunale esteso all’intera cerchia delle mura cittadine al fine di evitare interventi episodici, tra loro non collegati, che potrebbero condurre a soluzioni di recupero e restauro tra loro disomogenee. In particolare andrà studiata la possibilità di riaprire la porta Cicerchia. Nella sottozona A1 si distinguono due principali tipi edilizi: 1) tipi specifici che si pongono come oggetti con un valore in sè: emergenze e complessi unitari di carattere monumentale; 2) tipi aggregati a formare un tessuto continuo, significativi in rapporto agli spazi che determinano. Sulla tav. 4.3c le aree sulle quali insistono i primi sono contraddistinte dalla sigla A1.1, le aree che comprendono i secondi dalla sigla A1.2. Art.40 - Aree A1.2 Per gli interventi andrà osservata la differenze tra edifici complessi, edifici unici, edifici di testata o liberamente inseriti, edifici seriali. Questi edifici sono individuati sulla tav. 4.3c. rispettivamente con le sigle A1.2a, A1.2b, A1.2c, A1.2d. A1.2b) Edifici unici. In genere palazzetti, in origine residenze nobiliari, attorno ai quali si organizza il tessuto. Interventi previsti: restauro, manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, risanamento conservativo.

QUADRO ECONOMICO La superficie lorda complessiva dell’edificio risulta: - Piano interrato mq 240,50 - Piano seminterrato mq 61,70 - Piano terra mq 192,80 - Piano rialzato mq 61,70 - Piano primo mq 240,50 - Piano secondo mq 253,20 - Piano ammezzato tra 2° e 3° mq 22,40 - Piano terzo mq 89,50 - SUPERFICIE LORDA COMPLESSIVA mq 1162,30 Si stima un costo dell’intervento di 1.500 e / mq e perciò una spesa complessiva a corpo di 1.745.000,00 e.

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Jesi Appendice F - Palazzo Bisaccioni

Appendice F Palazzo Bisaccioni

Progetto preliminare per la nuova biblioteca e ludoteca per bambini e ragazzi

L’edificio, in buone condizioni di conservazione, è stato sede di uffici tecnici di Banca delle Marche, ora spostati in un nuovo stabile di Piazza Federico II. Il piano terreno, di circa 202 mq, e il sotterraneo di 221 mq, dove si trovava l’Esattoria, in accordo con Banca delle Marche, sarà destinato alla nuova sede della biblioteca per ragazzi e ludoteca comunale.


Jesi Appendice F - Palazzo Bisaccioni

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Jesi Appendice F - Palazzo Bisaccioni


Jesi Appendice F - Palazzo Bisaccioni

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Jesi Appendice G - Interventi e Infrastrutture

Appendice G Interventi e infrastrutture

Progetto preliminare per opere di sistemazione di strade e piazze del centro antico della cittĂ


Jesi Appendice G - Interventi e Infrastrutture

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Jesi Appendice G - Interventi e Infrastrutture


Jesi Appendice H - Piazza Federico II

Appendice H Piazza Federico II

Progetto preliminare per il recupero

L’intervento di sistemazione della Piazza Federico II si compone di diverse operazioni: nuova pavimentazione della zona carrabile e della zona non carrabile, rifacimento della rete fognaria, restauro della fontana, nuovo arredo della piazza. Tali interventi si rendono particolarmente necessari dato lo stato di conservazione dell’attuale pavimentazione in selciato, l’inefficienza della rete fognaria, il degrado degli elementi scultorei della fontana e dell’obelisco, degli arredi e delle aiuole. Si prevede la nuova pavimentazione della zona carrabile e non carrabile garantendo il recupero degli elementi in pietra del selciato, dopo aver provveduto alla loro rimozione per la realizzazione di una idonea fondazione, in misto stabilizzato e massetto in cls tale da offrire adeguata resistenza (solo zona carrabile). L’impermeabilizzazione è garantita nelle parti a contatto con l’edificato e in prossimità degli estradossi di grotte e gallerie presenti nei sotterranei degli edifici storici. Il rifacimento della rete fognaria è direttamente collegato ai lavori sulle pavimentazioni stradali. Le opere prevedono il rifacimento delle condotte di distribuzione dell’acqua potabile e di raccolta delle acque reflue, in particolare: - posa in opera di tubazione in Pe del diametro esterno di 160 mm per la rete dell’acquedotto; - nuova condotta fognaria in p.v.c. per le acque meteoriche del diametro di 400 mm e di 250 mm per le acque nere con le caratteristiche conformi alle EN 1401-1 serie SN4. Per quanto concerne l’operazione di restauro della fontana, questo avverrà secondo le seguenti modalità, che saranno adeguate alle specifiche situazioni di conservazione e di aggressione più o meno avanzata dei fattori di degrado. In particolare: a) Preparazione alla pulizia e preconsolidamento: rimozione a pennello dei depositi superficiali; esecuzione di preconsolidamento, ove necessario; b) Pulizia meccanica di precisione con microscalpelli: eseguita la rimozione di stuccature e di elementi estranei all’organismo architettonico, la pulizia delle superfici lapidee sarà eseguita con la massima cautela, mediante l’uso di specifici vibroincisori, ablatori ad ultrasuoni o microscalpelli; c) Lavaggi: sarà eseguito un lavaggio ripetuto con acqua nebulizzata deionizzata, in caduta e non a pressione, per l’asportazione dei sali solubili (NaCl) ed ammorbidimento delle croste nere, con aggiunta di Desogen (al 10%); d) Impacchi basici: saranno eseguite ripetute applicazioni localizzate di impacchi chimici assorbenti sulle parti ricoperte di croste nere; e) Trattamento disinfestante: sarà eseguito un trattamento di disinfestazione degli elementi lapidei da agenti biodeteriogeni; f) Stuccature: verrà infine eseguita una nuova stuccatura a sigillatura

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e reintegro di tutte le giunzioni, lesioni, fratture e fessurazioni della pietra; g) Trattamenti di consolidamento, smontaggi e rimontaggi: saranno eseguiti trattamenti di consolidamento delle zone in cui le croste nere hanno innescato i processi di gessificazione e di trasformazione chimica del materiale; h) Trattamenti di impregnazione per la protezione: sarà, infine, eseguito un trattamento protettivo generalizzato su tutte le superfici lapidee con un idrorepellente impregnante per pietre naturali. Inoltre viene previsto un nuovo arredo della piazza: nuove sedute in graniglia saranno disposte sulle nuove aree di sosta poste al centro della piazza con nuovi elementi di arredo. La nuova illuminazione, infine, con nuovi elementi di illuminazione su palo in acciaio verniciato per l’illuminazione della zona pedonale e a parete per l’illuminazione dell’edificato, offrirà un’immagine più organica della piazza.


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Jesi Appendice H - Piazza Federico II


Jesi Appendice H - Piazza Federico II

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Jesi Appendice I - Piazza delle Monachette

Appendice I Piazza delle Monachette

Progetto preliminare per il recupero

L’intervento di sistemazione della piazza prevede la nuova pavimentazione della zona carrabile, la sistemazione della aiuola e un nuovo arredo. Gli interventi si rendono necessari per il cattivo stato di conservazione dell’attuale pavimentazione in selciato, l’inefficienza della rete fognaria, il degrado di aiuole e arredi. La nuova pavimentazione avverrà garantendo il recupero degli elementi in pietra, dopo averli rimossi e aver realizzato una fondazione in misto stabilizzato e massetto in cls tale da offrire adeguata resistenza (solo zona carrabile). L’impermeabilizzazione sarà garantita nelle parti a contatto con l’edificato. L’area verde posta a ridosso delle mura storiche verrà riqualificata con la piantumazione di nuova siepe e nuovo prato. Inoltre è prevista la collocazione di nuove sedute in legno e un’illuminazione con elementi portanti in ghisa, in sintonia con altri arredi del centro storico, sostituendo la linea elettrica.


Jesi Appendice I - Piazza delle Monachette

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Jesi Appendice I - Piazza delle Monachette


Jesi Appendice I - Piazza delle Monachette

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Jesi Appendice L - Giardino ex carcere e impianto pubblico di risalita

Appendice L Giardino ex carcere e impianto pubblico di risalita

Progetto preliminare per il recupero

Lo stato attuale dei giardini presenta le seguenti problematiche: - scarsa funzionalità delle pavimentazioni, con disegno incongruo. - degrado delle siepi in ligustro, legate al disegno convenzionale del giardino (insieme di aiuole a prato con bordo chiuso) - banalizzazione del disegno generale del giardino, che influenza negativamente anche la sua fruibilità - mancanza di adeguato ombreggiamento per le sedute, con ripercussione negative per la vivibilità nella bella stagione - elementi di arredo non consoni al pregio storico del contesto, non ergonomici e poco decorativi. A fronte di questa situazione si riscontrano invece grandi potenzialità dell’area, che è vocata ad ospitare uno spazio verde raccolto per la sosta e per il relax, che è in rapporto visuale con il complesso delle mura, che può offrire ospitalità come punto-tappa all’interno di un eventuale percorso turistico storico segnalato. Al fine di creare un collegamento del giardino e dei nuovi spazi d’uso sociale previsti al piano seminterrato e al piano terra dell’adiacente Palazzo Pianetti II (ex carcere) con l’edificato e la viabilità al di fuori delle mura, si prevede la realizzazione di un collegamento verticale meccanico tra via Bersaglieri e via Posterma, superando un dislivello di circa 11 metri. Il collegamento viene posto all’interno del Palazzo Pianetti e realizzato con ascensore oleodinamico, con pistone laterale a sospensione a taglia 1:2, centralina idraulica con pompa volumetrica e motore elettrico, a norma del D.P.R. 1497 e del D.P.R. 503/96 e EN 81.2 – 95/16 CEE.


Jesi Appendice L - Giardino ex carcere e impianto pubblico di risalita

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Jesi Appendice L - Giardino ex carcere e impianto pubblico di risalita


Jesi Appendice M - Giardini Largo Saponari

Appendice M Giardini Largo Saponari

Progetto preliminare per il recupero

Lo stato attuale dei giardini presenta le seguenti problematiche: - degrado parziale delle pavimentazioni e delle rampe gradinate - degrado delle siepi formali in bosso ed inselvatichimento delle specie ornamentali presenti (buganville, trachelospermo) - banalizzazione del disegno generale del giardino, inserimento disordinato di piante da parte di proprietari contermini - mancanza di adeguato ombreggiamento, con ripercussioni negative per la vivibilitĂ nella bella stagione - elementi di arredo non consoni al pregio storico del contesto, non ergonomici, poco decorativi. A fronte di questa situazione si riscontrano invece interessanti potenzialitĂ dell’area, che si configura come un “verde di transitoâ€? con visuale panoramica e che potrebbe anche ospitare, con adeguate soluzioni tecniche (uso di elementi grigliati, pergole) un punto sosta attrezzato, diventando una parte ornamentale con fioriture ed arredi, utilizzabile per occasioni particolari (foto di ricorrenza, sosta con bevande di rinfresco in relazione agli esercizi commerciali prossimi).

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Jesi Appendice M - Giardini Largo Saponari


Jesi Appendice M - Giardini Largo Saponari

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Jesi Appendice N - Facciate Palazzo Colocci e Chiesa Sant’Agostino

Appendice N Facciate Palazzo Colocci e Chiesa Sant’Agostino

Progetto preliminare per il recupero

L’intervento in oggetto riguarda il restauro delle facciate di due edifici siti in piazza Colocci, in particolare di Palazzo Colocci e della Chiesa di Sant’Agostino, che prospettano sulla monumentale piazza Colocci ubicata nella parte più antica del centro storico della città di Jesi. Da sopralluoghi effettuati si è rilevato che lo stato di conservazione degli elementi in pietra e dei parametri in cotto è precario per entrambi gli edifici, anche se costruiti in epoche differenti. Per quanto riguarda Palazzo Colocci, le strutture murarie non presentano consistenti dissesti di tipo statico. Più pesante è invece il degrado delle superfici nel loro complesso, dovuto soprattutto agli agenti atmosferici. Per questi motivi si ipotizza di realizzare su tutta la facciata, dopo aver effettuato un trattamento di idrosabbiatura, la rimozione dei muschi in alcune zone particolarmente interessate da umidità ed il restauro del paramento murario, anche con sostituzione delle parti maggiormente lesionate tramite la tecnica del cuci-scuci. Tutta la superficie muraria verrà poi trattata con prodotti idrorepellenti incolori, resistenti sia agli agenti atmosferici che ai raggi ultravioletti, in grado di non alterare il colore naturale del materiale e di consentire nel contempo la traspirazione. Per quanto riguarda gli elementi decorativi lapidei delle finestre, del portone e di facciata, essi verranno restaurati dopo essere stati sottoposti al trattamento di pulitura tramite microsabbiatrice. Le parti lesionate o addirittura mancanti verranno ricostituite utilizzando materiali analoghi a quelli originali. Si prevede infine la pulitura chimico-meccanica ed il restauro delle inferriate, nonché la sostituzione delle persiane e degli infissi maggiormente deteriorati. Per quanto concerne la Chiesa di Sant’Agostino, dal rilievo effettuato si è visto che il grado di conservazione della facciata è pressoché analogo a quello di Palazzo Colocci. Anche gli interventi di restauro previsti sono perciò molto simili. Il paramento murario, dopo essere stato sottoposto a idrosabbiatura ed essere stato liberato dalle muffe, sarà restaurato, in alcune zone anche con la tecnica cuci-scuci con riprese fino al 30%, e trattato con prodotti resistenti agli agenti atmosferici e ai raggi ultravioletti. Gli elementi decorativi in pietra ed il cornicione verranno puliti con l’ausilio di microsabbiatura, e successivamente restaurati attraverso il consolidamento delle parti distaccate, anche con eventuale messa in opera di perni in acciaio o vetroresina per il collegamento di parti distaccate. Le integrazioni delle parti danneggiate o mancanti sarà effettuato utilizzando materiali e tecniche fedeli all’originale. Anche in questo caso sono previsti la pulitura ed il restauro delle inferriate.


Jesi Appendice N - Facciate Palazzo Colocci e Chiesa Sant’Agostino

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Jesi Progetti Speciali

Gruppi di lavoro Contratto di Quartiere II

Ufficio Urbanistica Ing. Giovanni Romagnoli (responsabile del procedimento) Geom. Roberto Cecconi (collaborazione tecnica) Geom. Landino Ciccarelli (collaborazione tecnica) ERAP Ancona Ing. Maurizio Urbinati (coordinamento ed ecosostenibilità) Arch. Gabriele Belardinelli (colllaborazione progettazione) Ing. Stefano Capannelli (rischio sismico) Geom. Paolo Romagnoli (collaborazione tecnica) Geom. Gianluca Quaglia (collaborazione tecnica) Dipartimento Architettura e Pianificazione Prof. Arch. Patrizia Gabellini (direzione scientifica) Arch. Antonio Longo (coordinamento generale di progetto) Dott. Gabriele Rabaiotti (aspetti finanziari e procedurali) Dott. Claudio Calvaresi (aspetti partecipativi) Ufficio Progettazione Jesi Arch. Marco Zannoni (progettazione) Ing. Marco Pastore (collaborazione progettazione) Dott. Letizia Leoni (collaborazione tecnica) Arch. Daniela Vitalli (collaborazione tecnica)

Via Appennini Alta

Unità Prg e Progetti Speciali Dirigente: Dott. Stefano Gennai Servizio Urbanistica e Ambiente Dirigente: Ing. Giovanni Romagnoli Gruppo di lavoro Arch. Anna Santinelli (progettista) Arch. Chiara Marcelletti (progettista) Dott. Agr. Lucio Rossetti (aspetti botanico vegetazionali) Arch. Francesca Sorricaro (aspetti di sostenibilità, territoriale ed edilizia) Arch. Paola Gallo (aspetti di sostenibilità, territoriale ed edilizia) Arch. Rita Stacchezzini (aspetti di sostenibilità, territoriale ed edilizia) Prof. Arch. Patrizia Gabellini (coordinamento scientifico)

Stu Campo Boario

Ufficio Tecnico Comune di Jesi Arch. Antonio Ciccarini Ing. Daniele Giampieretti Geom. Margherita Mancini Daedala (Pesaro) Dott. Giovanni Rubini Dott. Roberto Lauri Avv. Laura Della Chiara Avv. Renato Perticarari Dott. Patrizia Barberini Gruppo di Progettazione (Piano di Recupero) Dott. Ing. Giovanni Romagnoli (responsabile del progetto) Collaboratori Interni Geom. Roberto Biagioni (progettazione) Arch. Anna Maria Santinelli (progettazione) Arch. Marco Zannoni (progettazione) Arch. Daniela Vitali (progettazione) Geom. Enrico Cesaroni (progettazione) Geom. Bruno Fioretti (progettazione) Sig. Tonino Conti (progettazione) Geom. Rigoberto Lupi (collaborazione tecnica) Progettazione Esterna Dott. Ing. Pietro Cacciani - Studiouno Collaboratori esterni Arch. Marcelo Norese - De Vinzenzi-Norese Arquitectos (progettazione) Arch. Pablo Garcia - De Vinzenzi-Norese Arquitectos (progettazione) Arch. Diego De Vinzenzi - De Vinzenzi-Norese Arquitectos (progettazione) Geom. Leonardo Ferretti (collaborazione tecnica) Geom. Giacomo Uncini (collaborazione tecnica) T.S.E. Giacomo Scattolini (collaborazione tecnica) Ing. Maurizio Urbinati - Erap (consulenza fattibilità economica)

Progetto Grafico: Capolinea.it Stampa: Stampanova


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