URBANISTICA 155 | 2015

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155 GRANDI EVENTI BANCO DI PROVA PER CITTÀ PALINSESTO MAJOR EVENTS AS A SOUNDING BOARD FOR THE PALIMPSEST CITY MAREGGI

INU, URBANISTICA FUTURA, PROGETTO PAESE THE NATIONAL INSTITUTE OF URBANISM, URBAN PLANNING FOR THE FUTURE, AND A PROJECT FOR THE COUNTRY VIVIANI / OLIVA

BARCELLONA METROPOLITANA: DALLE DISUGUAGLIANZE ALLA NECESSITÀ DI UN PROGETTO INCLUSIVO METROPOLITAN BARCELONA: FROM INEQUALITY TO THE NEED FOR AN INCLUSIVE PROJECT NOGUERA / LLOP / FONT

PROGETTI DI TERRITORIO E GRANDI EVENTI TERRITORIAL PROJECTS AND MAJOR EVENTS VERRI / GIAIMO

LE ‘CITTÀ EUROPEE’ NEL PROGRAMMA CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA ‘EUROPEAN CITIES’ IN THE EUROPEAN CAPITAL OF CULTURE PROGRAMME

PONZINI / SANTERCOLE / SYKES / BROWN / RUOPPILA / NUCCIO / BIANCHINI / JONES

POST EXPO A MILANO POST EXPO IN MILAN

PASQUI / DI LORETO / DI VITA / BOLOCAN GOLDSTEIN

CONTRIBUTI CONTRIBUTIONS

MORRISON / MONTRONE / PERCHINUNNO / ROTONDO / SELICATO / BALESTRINI

155 LXVII SERIE STORICA RIVISTA SEMESTRALE GENNAIO-GIUGNO 2015 N.49 REG. TRIB. ROMA A SIX-MONTHLY JOURNAL JANUARY-JUNE 2015 € 43,00



Indice Table of contents U155

4 8

EDITORIALE

GRANDI EVENTI BANCO DI PROVA PER CITTÀ PALINSESTO

4

EDITORIAL

MAJOR EVENTS AS A SOUNDING BOARD FOR THE PALIMPSEST CITY

MARCO MAREGGI

MARCO MAREGGI

PRIMO PIANO

IN EVIDENCE

INU, URBANISTICA FUTURA, PROGETTO PAESE INTERVISTA CON SILVIA VIVIANI, PRESIDENTE INU

8

THE NATIONAL INSTITUTE OF URBANISM, URBAN PLANNING FOR THE FUTURE, AND A PROJECT FOR THE COUNTRY INTERVIEW WITH SILVIA VIVIANI, INU PRESIDENT

CITTÀ

15

BARCELLONA METROPOLITANA: DALLE DISUGUAGLIANZE ALLA NECESSITÀ DI UN PROGETTO INCLUSIVO

18 BARCELLONA 1976-2015: FASI E CHIAVI INTERPRETATIVE DEL PROCESSO JULI ESTEBAN

NOGUERA

30 IL PROGETTO URBANISTICO DI BARCELLONA 2011-2015: IN CERCA DI UN NUOVO MODELLO DI CITTÀ? CARLES LLOP 43 BARCELLONA: DALLA PIANIFICAZIONE DELLA ‘CITTÀ COMPATTA’ AL PROGETTO URBANISTICO DEI ‘TERRITORI METROPOLITANI’ ANTONIO FONT

58

PIANI, PROGETTI, POLITICHE

PROGETTI DI TERRITORIO E GRANDI EVENTI

CITIES

15

25 BARCELONA (1976-2015): KEY PHASES JULI ESTEBAN NOGUERA 34 BARCELONA’S URBAN PLANNING PROJECT 2011-2015: IN SEARCH OF A NEW CITY MODEL? CARLES LLOP 53 BARCELONA: FROM COMPACT CITY PLANNING TO THE URBAN PROJECT OF METROPOLITAN TERRITORIES ANTONIO FONT

58

PIANI, PROGETTI, POLITICHE

LE ‘CITTÀ EUROPEE’ NEL PROGRAMMA CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA

66 SIGNIFICATI, PRODOTTI URBANI E FORME DI ‘CITTÀ EUROPEE’ NEL PROGRAMMA CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA DAVIDE PONZINI, ZACHARY JONES 67 LA FESTA DELLA BRUNA A MATERA: FOTOGRAFIE TRA PASSATO E FUTURO

MARIO SANTERCOLE

76 CAPITALI EUROPEE DELLA CULTURA E RIGENERAZIONE URBANA: PROSPETTIVE URBANISTICHE DA LIVERPOOL OLIVIER SYKES, JONATHAN BROWN 83 POLITICHE, POPOLAZIONI ED EFFETTI SPAZIALI DI TURKU 2011 CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA SAMPO RUOPPILA 90 CAPITALE DELLA CULTURA E CAPITALE DALLA CULTURA: RETORICHE E RISCHI DELLA ‘MACCHINA CULTURALE DELLA CRESCITA’ MASSIMILIANO NUCCIO 94 EFFETTI URBANI DELLA COMPETIZIONE PER LA CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA: MATERA 2019, ITALIA ED EUROPA INTERVISTA CON FRANCO BIANCHINI

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TEMI E QUESTIONI

POST EXPO A MILANO

100 EXPO 2015 E MILANO: STORIE INTRECCIATE GABRIELE PASQUI 100 RASO TERRA SAGGIO FOTOGRAFICO DI FRANCESCO DI LORETO 102 L’ESPOSIZIONE UNIVERSALE NEL TEMPO: DALLA CANDIDATURA AL POST-EVENTO

STEFANO DI VITA

110 SCENARI GEOGRAFICI DEL DOPO EXPO MATTEO BOLOCAN GOLDSTEIN

128

CONTRIBUTI 123 NEGOZIARE EDILIZIA SOCIALE IN CLIMA DI AUSTERITY IN INGHILTERRA

NICKY MORRISON

PLANS, PROJECTS, POLICIES

TERRITORIAL PROJECTS AND MAJOR EVENTS INTERVIEW WITH PAOLO VERRI

INTERVISTA CON PAOLO VERRI

64

METROPOLITAN BARCELONA: FROM INEQUALITY TO THE NEED FOR AN INCLUSIVE PROJECT

64

PLANS, PROJECTS, POLICIES

‘EUROPEAN CITIES’ IN THE EUROPEAN CAPITAL OF CULTURE PROGRAMME

67 THE MADONNA DELLA BRUNA FEAST IN MATERA: PHOTOGRAPHS BETWEEN PAST AND FUTURE MARIO SANTERCOLE 70 MEANINGS, URBAN PRODUCTS AND FORMS OF ‘EUROPEAN CITIES’ IN THE EUROPEAN CAPITAL OF CULTURE PROGRAMME DAVIDE PONZINI, ZACHARY JONES 79 EUROPEAN CAPITALS OF CULTURE AND URBAN REGENERATION: AN URBAN PLANNING PERSPECTIVE FROM LIVERPOOL OLIVIER SYKES, JONATHAN BROWN 86 POLICY, POPULATION AND SPATIAL EFFECTS OF TURKU 2011 EUROPEAN CAPITAL OF CULTURE SAMPO RUOPPILA 91 CAPITAL OF CULTURE AND CAPITAL FROM CULTURE: RHETORIC AND RISKS OF THE CULTURAL ‘GROWTH MACHINE’ MASSIMILIANO NUCCIO 96 URBAN EFFECTS OF THE EUROPEAN CAPITAL OF CULTURE COMPETITION: MATERA 2019, ITALY AND EUROPE INTERVIEW WITH FRANCO BIANCHINI

98

TOPICS AND ISSUES

POST EXPO IN MILAN

100 DOWN ON THE GROUND PHOTOGRAPHIC ESSAY BY FRANCESCO DI LORETO 102 THE DIFFERENT PHASES OF THE UNIVERSAL EXPOSITION: FROM BID TO POST-EVENT STEFANO DI VITA 106 EXPO 2015 AND MILAN: INTERWINED STORIES GABRIELE PASQUI 118 POST-EXPO GEOGRAPHICAL SCENARIOS MATTEO BOLOCAN GOLDSTEIN

128

CONTRIBUTIONS 126 NEGOTIATING AFFORDABLE HOUSING WITHIN AUSTERITY IN ENGLAND

NICKY MORRISON

130 METODI D’INDIVIDUAZIONE DI HOT SPOT DI DISAGIO ABITATIVO PER PIANIFICARE LA RIGENERAZIONE URBANA SILVESTRO MONTRONE, PAOLA PERCHINUNNO,

136 METHODS TO RECOGNIZE HOUSING HARDSHIP HOT SPOTS FOR DEVELOPING URBAN REGENERATION POLICIES SILVESTRO MONTRONE, PAOLA PERCHINUNNO, FRANCESCO

141 LA RIGENERAZIONE URBANA, TEMA DI ATTUALITÀ DELLE CITTÀ EUROPEE: IL CASO DI COLONIA ANDREA BALESTRINI

148 URBAN REGENERATION AS A CURRENT THEME FOR EUROPEAN CITIES: THE CASE OF COLOGNE ANDREA BALESTRINI

FRANCESCO ROTONDO, FRANCESCO SELICATO

153

LETTURE E RECENSIONI 153 L’INCERTA IDENTITÀ DELL’URBANISTICA ITALIANA: CONTRIBUTI A UNA RIFLESSIONE SUL PASSATO E IL FUTURO DISCIPLINARE 155 SFIDE E OPPORTUNITÀ NEL RAPPORTO CITTÀ/CULTURA 156 ALLE ORIGINI DELL’URBANISTICA TRANSMEDIATICA

ROTONDO, FRANCESCO SELICATO

154

READINGS AND REVIEWS 154 THE DOUBTFUL IDENTITY OF ITALIAN URBAN PLANNING: REFLECTIONS ON THE DISCIPLINE’S PAST AND FUTURE 155 CHALLENGES AND OPPORTUNITIES FOR THE CITY-CULTURE RELATIONSHIPS 158 THE BEGINNING OF TRANSMEDIA URBANISM


Editoriale Editorial

MARCO MAREGGI

Grandi eventi banco di prova per città palinsesto Major events as a sounding board for the palimpsest city 1. Due questioni cruciali circa il rapporto tra grandi manifestazioni internazionali e trasformazioni urbane e

territoriali sembrano essere ormai largamente condivise nelle retoriche del dibattito urbanistico, delle scienze sociali ed economiche, nonché dei decisori politici: la messa in discussione dell’efficacia propulsiva dei grandi eventi rispetto alle trasformazioni territoriali e la centralità di ciò che accade dopo l’evento. Per lungo tempo si è ritenuto che essere città sede ospitante di un mega-evento fosse un fattore per accelerare processi di sviluppo economico e territoriale, che consentisse di disegnare parti di città e loro importanti infrastrutture (uno per tutti il Loop a Chicago, anello metropolitano sopraelevato per Expo 1893) o di dar corso alla realizzazione di progetti urbani (ad esempio, il completamento della marina urbana per l’America’s Cup 2007 a Valencia o l’Olympic park 2000 di Homebush Bay a Sidney) o di edifici icona (come la Casa da Música, a Porto Capitale europea della cultura 2001). Questo ‘effetto pulsar’, come spinta che i luoghi ricevono dall’organizzazione di una manifestazione d’eccellenza – consacrato dal congresso internazionale Isocarp (International society of city and regional planners) di Atene 2002 – è un fenomeno con il quale gli urbanisti non solo non hanno familiarizzato, perché sfuggente alle tecniche e ai metodi della pianificazione tradizionale. Ancor più, a sottolineare la difficile trattabilità tecnica e politica di questi fatti urbani peculiari, è emersa con grande evidenza la loro ambivalenza; spesso le manifestazioni, dopo, portano al sottoutilizzo o abbandono di spazi, infrastrutture ed edifici, white elefant, così come criticità ambientali, disavanzi finanziari o collusioni criminose, sino al riconoscimento più recente di svantaggi e ingiustizie sociali. Così, la messa in discussione dell’efficacia propulsiva dei grandi eventi rispetto alle trasformazioni territoriali, in particolare nei paesi ad economie mature, è oggi condivisa. E forse questa maggiore consapevolezza, oltre alla crisi economica, è una delle ragioni del prevalere nelle candidature e nell’assegnazione dei grandi eventi a città localizzate nei paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), da parte degli organismi internazionali di gestione, quali Cio (Comité International Olympique: Pechino 2008, Sochi 2014, Rio 2016), Bie (Bureau International des Expositions: Shanghai 2010, Astana 2017, Dubai 2020) e Fifa

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1. Regarding the relationship between international megaevents and urban/territorial transformations, two major

questions already seem to be widely shared in the rhetoric of urban debate, social science and economics as well as policymakers calling into question the propelling effectiveness of megaevents with respect to territorial transformation and the centrality of what happens after the great events. It has long been considered that being a host city to a megaevent can be a factor in accelerating economic and territorial development processes enabling the redesign of parts of a city and their important infrastructure (e.g., the Loop in Chicago, an elevated metropolitan railway built for Expo 1893) or a catalyst for proceeding with the implementation of urban projects (for instance, the completion of the urban marina for America’s Cup 2007 in Valencia or the Sydney Olympic Park 2000 in Homebush Bay) or iconic buildings (such as the Casa da Música for Porto’s 2001 European Capital of Culture). This ‘pulsar effect’ as an incentive that places receive from the organization of an event of excellence – consecrated by the Isocarp (International Society of City and Regional Planners) International Congress, Athens 2002 – is a phenomenon with which planners are not familiar because it is elusive to the techniques and methods of traditional planning. To underline the difficult technical and political tractability of these peculiar urban issues, areas, buildings and infrastructures that host events are often abandoned or underused after the fact, and associated environmental, financial, legal, and more recently social issues also emerge post-event. Therefore, calling into question the propelling effectiveness of mega-events with respect to territorial transformation is a question to be considered especially by developed countries; and perhaps this increased awareness, in addition to the economic crisis, is one of the reasons for the predominance of the candidacies and allocation of mega-events in cities located in the Brics countries (Brazil, Russia, India, China, South Africa) by international events organizations such as Cio (Comité International Olympique: Beijing 2008, Sochi 2014, Rio 2016), Bie (Bureau International des Expositions: Shanghai 2010, Astana 2017, Dubai 2020) and Fifa (Fédération Internationale de Football Association: South Africa 2010, Brazil 2014, Russia 2018, Qatar 2022). The second crucial question regards the centrality of what


(Fédération Internationale de Football Association: Sud Africa 2010, Brasile 2014, Russia 2018, Qatar 2022). La seconda questione cruciale riguarda invece la centralità di ciò che accade dopo l’evento. L’eredità o legacy riguarda la lunga durata di aree, strutture e infrastrutture dedicate alle manifestazioni temporanee o altre opere connesse (eredità materiale), così come la ripresa e il consolidamento di competenze, simboli e valori da essi generate (eredità immateriale). Già nel 2002 al convegno di Losanna, Planning the legacy, il Cio aveva manifestato consapevolezza circa la necessità di affrontare e pianificare gli effetti dei mega-eventi. Nel 2008 l’Ocse – nel report Local developments benefits from staging global events che confronta dati di 30 città nel mondo – indicava la pianificazione del post come la parte più delicata degli eventi e i cui benefici non giungevano automaticamente. Negli anni recenti, più di altre nella letteratura disciplinare e nei media, Londra sembra aver assunto come obiettivo prioritario il destino dei luoghi e delle infrastrutture di mobilità e ambientali realizzate per l’Olimpiade estiva 2012. Da un lato, il nuovo parco olimpico si inserisce nella programmazione urbanistica che mira a consolidare nuove centralità nei nodi della mobilità su ferro, favorendovi una crescita edilizia consistente. Dall’altro lato – con la candidatura prima, nel processo di attuazione poi – la città si è dotata in anticipo di un disegno strategico del post-evento, l’Olympic legacy plan, di cui nel 2008 iniziarono le attività e nel 2009 fu fondato l’ente no-profit pubblico responsabile di sviluppo e gestione del parco olimpico nel dopo evento. Essere in continuità e acceleratore di strumenti urbanistici (il Thames gateway project su tutti), e darsi un’ampia strategia che contempera il prima, durante e dopo l’evento porta a parlare di un ‘modello Londra’, quale esempio di programmazione di lungo periodo e di pianificazione integrata multilivello; i cui effetti però sono già sottoposti a critica da accademici e media britannici, per le impattanti ricadute ambientali e sociali, per la falsa retorica rigenerativa rispetto alle comunità locali e per il modello di sviluppo urbano neoliberista proposto. A fronte di un dibattito solido (e per molti versi ripetitivo) e di competenze in corso di acquisizione a livello internazionale, stentano a diffondersi pratiche urbanistiche garanti di un ‘postevento’ di qualità ed efficacia.

happens after great events such as inheritance or legacy concerns about the long-term future of the host areas, the structures and infrastructures dedicated to temporary events and other related activities (tangible legacy), as well as the recovery and consolidation of competences, symbols and values that they have generated (intangible legacy). In 2002 at a conference in Lausanne called Planning the legacy, the Cio expressed awareness regarding the necessity to confront and plan the effects of mega-events. In 2008, the Oecd, in a report titled Local development benefits from staging global events, compared data from 30 cities worldwide and indicated that the planning of the post-event is the most critical part of the process and of which the benefits are not reached automatically. In the recent years, within the disciplinary literature and media, London, more that others, seems to have taken the destiny of places, transport and environmental infrastructures as the primary objective realized for the 2012 Summer Olympics. On one hand, the new Olympic Park fits into London’s urban plan, which aims to consolidate new nodes of rail mobility promoting consistent development. On the other hand – first with the nomination and then later with the implementation process – the city designed beforehand a strategic plan to address the post-event, the Olympic legacy plan, which went into effect as early as 2008 and in 2009 the non-profit public organization responsible for the development and management of the Olympic Park postevent was established. A “London model” both in line with existing urban plans as well as a contemporaneous accelerator of urban projects (the Thames gateway project being a key example) has recently come into focus offering a strategic approach balancing pre-event, event and post-event planning. It is an example of long-term programming and integrated multi-level planning yet it has already been subject to criticism by British academics and media for its perceived negative environmental and social implications, false regenerative rhetoric with respect to local communities and proposed neo-liberal urban development model. Despite a robust (if not repetitive) debate regarding planning for mega-events and the greater competencies being acquired at the international level on this topic, urban planning practice continues to struggle with creating efficient and high-quality ‘post-events’.

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2.

È in questo contesto di duplice consapevolezza critica che la rivista Urbanistica ha inteso dare spazio a una discussione sugli esiti e sull’eredità dei grandi eventi, in particolare a valle dell’Esposizione universale “Nutrire il pianeta, energia per la vita” tenutasi a Milano nel 2015, avvicinandosi le manifestazioni di Matera Città europea della cultura 2019 e nel corso dello scontro politico circa la candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024. Al di là del successo dell’evento per Milano e la sua regione urbana, il servizio proposto mette in relazione fertile un decennio di politiche urbane cittadine con il processo di sviluppo di Expo 2015 e presenta la discussione, tuttora aperta, circa il programma funzionale futuro del recinto espositivo. Così, se l’eredità materiale è ora in agenda, seppur con qualche ritardo programmatorio, ed ancora distante da un disegno fisico che integri territorialmente la piattaforma espositiva, il dibattito nazionale sembra invece tradire i temi della nutrizione e dell’agroecologia, potenziale eredità immateriale dell’evento dal forte portato etico. Differenziati e ambivalenti per le città ospitanti sono anche gli esiti di un’altra politica sovranazionale di promozione di eventi quale il programma Capitale europea della cultura, di cui si traccia un bilancio dopo un trentennio, soffermandosi sui casi di Liverpool 2008, Turku 2011 e Matera 2019. Idee di città sottese al programma, valore e riuso delle strutture urbane e culturali realizzate, rigenerazione guidata da iniziative culturali, occasione per confrontarsi con il cospicuo patrimonio depositato nella città storica europea sono gli aspetti specifici che – facendosi forti di una visione contestuale propria dell’urbanistica – propongono una prospettiva, quella urbanistica appunto, carente (ad eccezione del monografico di Town Planning Review, vol. 82, n. 1, 2011) nell’ampia letteratura internazionale su questa policy europea, che privilegia aspetti di promozione culturale, economici e di politiche.

2. It is in the context of this critical twofold awareness that Urbanistica dedicates space to a discussion of the outcomes and

legacy of mega-events, in particular after the Universal Exposition “Feeding the planet, energy for life” held in Milan in 2015, the forthcoming Matera European Capital of Culture 2019 and the conflictual political debate concerning the nomination of Rome for the 2024 Olympics. Beyond the success of Expo 2015 for Milan and its urban region, the focus on mega-events of this issue of Urbanistica makes a fertile connection with a decade of urban policies through the development process of Expo 2015 and presents the still open discussion regarding the future functional program of the exposition site. Therefore, if the material legacy is currently on the agenda, despite some planning delay, it is still far from a physical design that territorially integrates the exposition site, and the national debate seems to betray the themes of nutrition and agroecology, the potential intangible and ethical legacy of the Expo. For host cities, the results of other supranational territorial promotion policies based on cultural events such as the European Capital of Culture are differentiated and ambivalent. However, after three decades of this program, it is possible to make an assessment focusing on the recent cases of Liverpool 2008, Turkey 2011 and Matera 2019. Ideas of the city underlying the program, the value and reuse of built urban and cultural structures, regeneration driven by cultural initiatives, and the opportunity to confront the conspicuous legacies deposited in the historical European city are the specific aspects that – becoming stronger in their own contextual vision of urbanism – propose an urban planning perspective lacking (except for the monographic Town Planning Review, vol. 82, no. 1, 2011) a broad international literature about this European policy, which focuses on aspects of cultural promotion, economy and policies.

3. Beyond the type of events, perhaps it is useful to place 3. Al di là della tipologia di manifestazione, forse è utile events within the urban planning discourse by applying historian per collocare gli eventi nella progettazione urbanistica prendere a prestito la definizione proposta dello storico Alexander C.T. Geppert quali “isomorfi cronotopi di carattere transitivo” (Fleeing Cities: Imperial Expositions in Fin-de-Siècle Europe, Palgrave Macmillan, 2010, p. 245). Essa ricapitola, con sintesi efficace: le analogie di forma, modi e caratteri prestazionali dell’accadimento evenemenziale (ciò che si ripete indipendentemente da luogo e tempo), la condensazione di spazi e tempi diversi come compresenza di nazioni e popolazioni (qui è concentrato e sincronico ciò che solitamente è lontano e diacronico), la temporaneità che lascia traccia di sé (ciò che è di passaggio, ma crea incrostazioni nello spazio fisico). Questa definizione ci aiuta a pensare agli eventi non come strumenti urbanistici da utilizzare per occasioni straordinarie, per portare a compimento trasformazioni urbane diversamente irraggiungibili, contrapposti alla pianificazione ordinaria. Piuttosto, forse banalizzando, perché non pensare invece gli eventi come destinazioni d’uso temporaneo in città palinsesto? Questo consente di spostare la tensione progettuale dalla logica del riuso di qualche cosa dismesso da una funzione, fruito per breve tempo e immediatamente abbandonato o sottoutilizzato, verso il pensare a un luogo abitabile in continuo cambiamento, in cui l’evento è un passaggio tra funzioni permanenti per parti di città o architetture. Il progetto urbanistico allora si applica e cerca risposte rispetto al mutamento piuttosto che alla permanenza.

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Alexander C.T. Geppert’s concept of “isomorphous chronotopes of transient character” (Fleeing Cities: Imperial Expositions in Finde-Siècle Europe, Palgrave Macmillan, 2010: 245). He concisely and effectively summarizes the analogies of forms, manners and performative characteristics of the ‘evenemential’ event (that is repeated regardless of place and time), as the condensation of various times and spaces as a coexistence of nations and people (what is usually far and diachronic becomes ephemerally concentrated and synchronic) and as the temporariness that leaves traces of itself (what is passing yet creates incrustations in the physical space). This definition helps us to think about events not in opposition to ordinary planning and thus not as an urban planning tool to be used in extraordinary occasions to accomplish urban transformations that would otherwise be unachievable. Rather (although this perhaps oversimplifies matters), why not think of great events as temporary use in the palimpsest city? This would move the design logic from reusing something abandoned, used for a particular activity for a short time and then immediately abandoned or underused, to thinking of a habitable place in constant change, in which the event is a transition between permanent functions for parts of cities or architectures. The urban planning project therefore applies and seeks answers with respect to change rather than permanence. Is this not perhaps also a way by which one can interpret the best


Non è forse anche questo un modo con cui è possibile interpretare gli esempi tanto noti quanto difficilmente ripetibili, come sostengono i più, di Genova e Barcellona? Città di certo non senza contraddizioni nell’abbraccio tra processo di pianificazione urbanistica, eventi e trasformazioni di città e territori; dove però si possono riconoscere una continua gestione del cambiamento e qualche coerenza di medio-lungo periodo in questo abbraccio. In particolare Barcellona sembra aver assunto gli eventi come pretesto per dar corpo a un modello unanimemente considerato positivo di urbanistica come disciplina pratica e riflessiva, capace di non far perdere o dare vitalità ai luoghi, sin dall’inizio degli anni ’80; capace di conformare e insieme divulgare a livello locale e internazionale le proprie pratiche di pianificazione urbana e invitando a frequentare i luoghi trasformati. Può essere considerata un esempio di uso pretestuoso e reiterato dell’evento (le Olimpiadi arrivano solo nel 1992, ma già nel 1888 e nel 1929 le Esposizioni universali aveva plasmato rispettivamente il Parc de la Ciutadella e il Montjuic) per catturare risorse economiche, visibilità politica strategica internazionale e nuovi visitatori destagionalizzati, da un lato. Ma, dall’altro, queste destinazioni d’uso temporaneo, isomorfi cronotopi di carattere transitivo, sono state in grado di dare localizzazione e complessità funzionale a impianti e infrastrutture per una città già pensata parte di una conurbazione, senza dimenticare la città centrale; fanno della qualità urbana la normalità della prassi pianificatoria e realizzativa; danno spazio a personalità pubbliche, tecniche e politiche, qualificate e ripercuotono queste competenze e la teoria pratica acquisite nella programmazione metropolitana oggi in discussione. Di questa lunga durata rende conto il servizio che vede alcuni protagonisti ricapitolare quarant’anni di urbanistica barcellonese, nel quadro della nuova legislazione catalana. Il caso è emblematico dei caratteri della città europea dove, più che altrove, si mostra evidente l’intricato palinsesto stratificato che combina forma dell’ordinarietà e dell’abitare giorno per giorno in mutamento continuo con insediamenti a carattere secolare (o a lungo stabili formalmente e funzionalmente) che subiscono cicli di dismissione/ricostruzione (un tempo complessi produttivi ora aree della mixité) e con episodi di eventi temporanei non effimeri, permanenti o semipermanenti, che nel tempo ritornano all’ordinarietà o a una ciclica risignificazione o ricostruzione: tre diversi banchi di prova per l’urbanistica?

known examples of urban transformation vis-a-vis events that are also difficult to repeat, i.e., Genoa and Barcelona? Certainly these cities are not without contradictions in the embrace among the urban planning process, events planning, and urban and territorial transformations. However, in this embrace one can recognize a continuous management of change and some consistency in the medium-long term. In particular, since the beginning of the 1980s, Barcelona seems to have assumed events as a pretext to give shape to a widely considered positive urban planning model for a practical and reflective discipline that does not lose or gives vitality to places, and that is rather able to shape and disseminate its own urban planning practices at the local and international level and invites people to use the transformed places of the city. On one hand, it can be considered an example of specious and repeated use of events (the Olympics arrived in 1992 yet already in 1888 and 1929 the Universal Expositions had shaped respectively the Parc de la Ciutadella and the Montjuic) to capture economic resources, strategic international political visibility and seasonally new visitors. However, on the other hand, these temporary intended uses, isomorphous chronotopes of transient character, were able to give localization and functional complexity to the infrastructure of a city already conceived as part of a conurbation without forgetting the central city. Urban quality is the routine of planning practice and realization, giving space to technical and political public figures qualified to reflect skills acquired from the practical theory in metropolitan planning under discussion today. As such, we are dedicating a section of this volume of the journal to examining forty years of urban planning in the context of Barcelona – particularly within the framework of the new Catalan urban planning legislation – with pieces written by key protagonists of this milieu. This case is emblematic of the characteristics of the European city where, more than anywhere else, one can perceive the intricate layered palimpsest combining forms of ordinariness and quotidian life with constantly changing, ancient settlements (or that can also be formally and functionally stable over long periods of time) that go through cycles of destruction and reconstruction (formerly productive complexes but now representative of areas of mixité) and episodes of temporary non-ephemeral events that over time return to a regular or cyclical re-signification or reconstruction. Could these three layers represent different test beds for urban planning?

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AUTORI AUTHORS

Andrea Balestrini LAND Milano Srl, project manager andrea.balestrini@landsrl.com Franco Bianchini University of Hull, UK F.Bianchini@hull.ac.uk Matteo Bolocan Goldstein Dipartimento di Architettura e Studi Urbani Politecnico di Milano matteo.bolocan@polimi.it Jonathan Brown Share the City Jonathan@SharetheCity.org Francesco Di Loreto Studio F38F, Milano hleb@f38f.it Stefano Di Vita Dipartimento di Architettura e Studi Urbani Politecnico di Milano stefano.divita@polimi.it Antonio Font Arellano Escola Tècnica Superior d’Arquitectura del Vallès Universitat Politècnica de Catalunya antonio.font@upc.edu Carolina Giaimo Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio Politecnico di Torino carolina.giaimo@polito.it Zachary Jones Dipartimento di Architettura e Studi Urbani Politecnico di Milano zachary.jones@polimi.it Carles Llop Torné Escola Tècnica Superior d’Arquitectura del Vallès Universitat Politècnica de Catalunya cllop@coac.net Silvestro Montrone Dipartimento di Studi Aziendali e Giusprivatistici Università degli Studi di Bari silvestro.montrone@uniba.it Nicky Morrison Department of Land Economy University of Cambridge, UK nm10001@cam.ac.uk Juli Esteban Noguera juliesteban.n@gmail.com

Massimiliano Nuccio Dipartimento di Economia e Statistica Università degli Studi di Torino massimiliano.nuccio@unito.it

Paolo Vitali Dipartimento di Architettura e Studi Urbani Politecnico di Milano paolo.vitali@polimi.it

Federico Oliva Dipartimento di Architettura e Studi Urbani Politecnico di Milano oliva@foastudio.it

Silvia Viviani Inu - Istituto Nazionale di Urbanistica presidente@inu.it

Gabriele Pasqui Dipartimento di Architettura e Studi Urbani Politecnico di Milano gabriele.pasqui@polimi.it Paola Perchinunno Dipartimento di Studi Aziendali e Giusprivatistici Università degli Studi di Bari paola.perchinunno@uniba.it Davide Ponzini Dipartimento di Architettura e Studi Urbani Politecnico di Milano davide.ponzini@polimi.it Renzo Riboldazzi Dipartimento di Architettura e Studi Urbani Politecnico di Milano renzo.riboldazzi@polimi.it Francesco Rotondo Dipartimento di Scienze dell’Ingegneria Civile e dell’Architettura Politecnico di Bari f.rotondo@poliba.it Sampo Ruoppila Department of Social Research University of Turku sampo.ruoppila@utu.fi Mario Santercole Fondazione Eni Enrico Mattei, borsista msantercole@gmail.com Francesco Selicato Dipartimento di scienze dell’Ingegneria Civile e dell’Architettura Politecnico di Bari f.selicato@poliba.it Olivier Sykes Department of Geography and Planning University of Liverpool Olivier.Sykes@liverpool.ac.uk Paolo Verri Comitato Matera 2019, direttore generale direttore@matera-basilicata2019.it


155 GRANDI EVENTI BANCO DI PROVA PER CITTÀ PALINSESTO MAJOR EVENTS AS A SOUNDING BOARD FOR THE PALIMPSEST CITY MAREGGI

INU, URBANISTICA FUTURA, PROGETTO PAESE THE NATIONAL INSTITUTE OF URBANISM, URBAN PLANNING FOR THE FUTURE, AND A PROJECT FOR THE COUNTRY VIVIANI / OLIVA

BARCELLONA METROPOLITANA: DALLE DISUGUAGLIANZE ALLA NECESSITÀ DI UN PROGETTO INCLUSIVO METROPOLITAN BARCELONA: FROM INEQUALITY TO THE NEED FOR AN INCLUSIVE PROJECT NOGUERA / LLOP / FONT

PROGETTI DI TERRITORIO E GRANDI EVENTI TERRITORIAL PROJECTS AND MAJOR EVENTS VERRI / GIAIMO

LE ‘CITTÀ EUROPEE’ NEL PROGRAMMA CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA ‘EUROPEAN CITIES’ IN THE EUROPEAN CAPITAL OF CULTURE PROGRAMME

PONZINI / SANTERCOLE / SYKES / BROWN / RUOPPILA / NUCCIO / BIANCHINI / JONES

POST EXPO A MILANO POST EXPO IN MILAN

PASQUI / DI LORETO / DI VITA / BOLOCAN GOLDSTEIN

CONTRIBUTI CONTRIBUTIONS

MORRISON / MONTRONE / PERCHINUNNO / ROTONDO / SELICATO / BALESTRINI

155 LXVII SERIE STORICA RIVISTA SEMESTRALE GENNAIO-GIUGNO 2015 N.49 REG. TRIB. ROMA A SIX-MONTHLY JOURNAL JANUARY-JUNE 2015 € 43,00


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