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Le antiche percorrenze e la temporalità nelle aree interne per una rinascita sostenibile dei borghi abbandonati · Francesca Pirlone, Ilenia Spadaro, Selena Candia

Le antiche percorrenze e la temporalità nelle aree interne per una rinascita sostenibile dei borghi abbandonati

Francesca Pirlone

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Università degli Studi di Genova DICCA - Dipartimento di Ingegneria Chimica, Civile e Ambientale Email: francesca.pirlone@unige.it

Ilenia Spadaro

Università degli Studi di Genova DICCA - Dipartimento di Ingegneria Chimica, Civile e Ambientale Email: ilenia.spadaro@unige.it

Selena Candia

Università degli Studi di Genova DICCA - Dipartimento di Ingegneria Chimica, Civile e Ambientale Email: selena.candia@edu.unige.it

Abstract

Il tema delle aree interne e marginali è estremamente attuale e di particolare interesse sia a livello internazionale che in Italia. Diversi sono i casi presenti e differenti sono le motivazioni che ne hanno causato lo spopolamento. Il paper analizza il caso dei borghi abbandonati o in via di abbandono. Tale fenomeno ha comportato la perdita delle tipicità storico-culturali, la presenza di capitale territoriale inutilizzato, l’innalzamento dei costi e spesso del disagio sociale per le popolazioni di quei territori. Obiettivo del paper è presentare un approccio che intende arginare il fenomeno dell’abbandono in favore di una rinascita di tali luoghi attraverso iniziative e progetti che possano attrarre nuovi abitanti. A riguardo viene proposta la rivalorizzazione e promozione delle antiche percorrenze considerando anche il concetto della temporalità. La ricerca definisce un Piano degli orari delle antiche percorrenze dove queste ultime costituiscono il collettore dei borghi presenti nel territorio considerato (concetto di “borghi in rete”). Il Piano degli orari viene proposto per mettere a sistema le specificità e tipicità di tali borghi al fine di proporre delle buone pratiche per una rinascita sostenibile. È ormai noto che gli interventi mirati alla rinascita di un singolo borgo sono spesso destinati a fallire se non inseriti in un progetto di rete a livello territoriale supportato da adeguate politiche regionali. Il paper riporta l’applicazione dell’approccio proposto al caso studio della Via del Sale nel nord Italia.

Parole chiave: sustainability, tourism, large scale plans & projects

1 | Le aree interne, marginali e i borghi abbandonati

Il tema delle aree interne, marginali e del loro spopolamento è estremamente attuale e di particolare interesse sia a livello internazionale che in Italia. Nell’ambito della politica regionale di coesione 2014-2020 è stata posta una particolare attenzione alle “Aree interne” come strumento per lo sviluppo dell’intero Paese. Circa il 60% del territorio nazionale è contraddistinta dalla presenza di piccoli Comuni che hanno subito un processo di marginalizzazione determinando una significativa diminuzione della popolazione e il conseguente degrado del territorio. Si fa riferimento a quelle zone distanti dai centri di offerta di servizi essenziali (istruzione, salute e mobilità), ma ricche di importanti risorse ambientali e culturali. Nel 2012 è stata quindi avviato il processo per la definizione di una Strategia nazionale per lo sviluppo delle “Aree interne”. Tale Strategia ha due obiettivi principali: «adeguare la quantità e qualità dei servizi essenziali e promuovere progetti di sviluppo che valorizzino il patrimonio naturale e culturale di queste aree, puntando anche su filiere produttive locali». Il paper analizza il caso dei borghi abbandonati o in via di abbandono. Diversi sono i casi presenti nelle aree interne e differenti sono le motivazioni che ne hanno causato lo spopolamento.

Il termine borgo, sia dal latino che dal greco, assume il significato di “castello” o “città fortificata”. Essi sono stati definiti “città fantasma” o ghost town (dal giornalista svedese Bengtsson, il quale usò questo appellativo per definire lo stato della città di Varosha che fu abbandonata negli anni '70 a causa dell’invasione turca). I borghi abbandonati sono costituiti da edifici ancora in piedi, ma privi di abitanti. Al giorno d’oggi, alcuni sono diventati sito archeologico e hanno valore architettonico di grande rilievo quindi mete turistiche, mentre la maggior parte sono realtà vuote e spesso situate in località difficili da raggiungere. L’abbandono di tali realtà sta comportando la perdita delle tipicità storico-culturali, la presenza di capitale territoriale inutilizzato, l’innalzamento dei costi sociali e spesso del disagio sociale per le popolazioni di quei territori. Secondo i dati Istat nel 2014 i paesi abbandonati in Italia sono 6000 e circa 2800 realtà rischiano di scomparire in breve tempo. «La problematica è presente su tutto il territorio italiano con particolare concentrazione nel Centro, dove le situazioni più critiche si trovano nelle Marche, Toscana, Lazio, Molise e al Sud in particolare in Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna… Nell’Italia settentrionale, il maggior numero di comuni spopolati si hanno in Liguria e Piemonte» (Pirlone, 2016). Le zone Appenniniche sono le più colpite dal fenomeno dell’abbandono; al contrario le Alpi, sviluppando una forte economia di valico, hanno subito il fenomeno dello spopolamento in modo meno marcato. Obiettivo del paper è presentare un approccio in grado di arginare il fenomeno dell’abbandono in favore di una rinascita di tali luoghi attraverso iniziative e progetti che possano attrarre nuovi abitanti che siano interessati ad andare a vivere in tali luoghi. Approccio che considera la raccolta dei dati necessari a scegliere le azioni specifiche da applicare sul territorio per i diversi periodi dell’anno. È prevalentemente grazie al turismo che i borghi stanno rinascendo e quindi tali azioni dovranno orientarsi in questa direzione ma non solo, anche verso attività che sfruttano le peculiarità e i prodotti propri di quel territorio. Infatti, negli ultimi anni il concetto di turismo è cambiato, sta crescendo il turismo sostenibile-esperienziale dove «il turista desidera interagire con persone, storia e tradizioni del luogo» (Organizzazione Mondiale del Turismo). Il Ministero Italiano dei beni delle attività culturali e del turismo ha nel suo Piano strategico un chiaro orientamento ad integrare nelle politiche turistiche il tema della valorizzazione responsabile del patrimonio territoriale, ambientale e culturale. Nel paper viene proposta, e applicata al caso della Via del Sale, una metodologia che, a partire dal concetto di temporalità, definisce un Piano degli orari delle antiche percorrenze per proporre soluzioni per la rinascita sostenibile dei borghi collegati dalla stessa.

2 | L’approccio metodologico per una rinascita sostenibile dei borghi abbandonati

La ricerca ha sviluppato un approccio che parte dalla promozione delle antiche percorrenze e dal concetto di temporalità nelle aree interne per promuovere una rinascita sostenibile dei borghi abbandonati. Temporalità e più in generale urbanistica temporale significa «esprimere l’intenzione di inquadrare l’agire pubblico sui “tempi della città” nella tradizione e nella cultura urbanistica; non ha quindi solo il compito di adeguare e migliorare il funzionamento della città, ma anche quello di dare volto fisico alla cultura abitativa di un’epoca storica» (Belloni, 2015). A riguardo il fattore tempo incide in vari modi perché la scansione delle diverse attività può infatti variare al mutare delle stagioni, dei mesi, dei giorni e persino delle ore. «Un’urbanistica time-oriented agisce nel campo della sicurezza urbana, della rivitalizzazione dei centri storici, della rigenerazione urbana – per citare alcuni temi – pensando alla città come cronotopi: luoghi cioè abitati da una mescolanza di popolazioni» (Bonfiglioli, 2001). Uno degli strumenti delle politiche temporali è il Piano degli orari che venne introdotto negli anni ’80 in Italia come Piano regolatore dei tempi e degli orari delle città nell’ambito della proposta di legge n. 2000 Orario di lavoro, stagioni della vita, tempi della città. Sulla base dello status quo il piano interviene a modificare gli orari dei servizi al fine di una migliore qualità della vita delle persone che abitano o transitano la città stessa. La ricerca, sviluppata dall’equipe di tecnica e pianificazione urbanistica dell’Università di Genova a partire da un Progetto di Ricerca di Ateneo 2014 I borghi antichi abbandonati. Approfondimenti di casi studio liguri colpiti da calamità naturali (2014-2016), intende definire un Piano degli orari delle antiche percorrenze dove le antiche vie rappresentano il collettore dei borghi che vi si affacciano. Il Piano degli orari viene proposto per mettere i “borghi in rete”, e cioè a sistema le loro specificità e tipicità al fine di proporre delle buone pratiche che cambiano nel tempo (stagioni dell’anno) per una rinascita sostenibile. I borghi presenti nelle vicinanze di un’antica percorrenza presentano storie e usanze molto simili ma nel contempo specifiche, in quanto essendo collegati si sono influenzati tra di loro. Si è potuto vedere nel corso degli anni che la rinascita di un singolo borgo spesso è destinata a fallire, mentre sfruttando una rete di borghi vi sono maggiori possibilità che il territorio in questione riesca a riprendere vita in modo duraturo in quanto acquista maggiore attrazione, soprattutto turistica, l’intera zona.

Non esiste, in oggi, un Piano degli orari specifico per le antiche percorrenze in grado di mettere in rete le diverse potenzialità dei borghi in base alle temporalità dei luoghi. In figura 1 si riporta un’articolazione dei possibili contenuti del Piano degli orari delle antiche percorrenze con la descrizione delle singole voci che ne possono costituire i principali capitoli.

Figura 1 | Articolazione del Piano degli orari delle antiche percorrenze

Entrando nel merito, dopo una ricognizione inziale si passa alla disamina del “contesto territoriale con la raccolta delle informazioni” (2.1) indispensabile per una corretta progettazione. Gran parte del territorio italiano è costituito da “centri minori” che spesso sono di piccole dimensioni e non garantiscono l’accessibilità a tutti i servizi essenziali. La progettazione di un Piano degli orari deve essere volta ad individuare le soluzioni organizzative che possono consentire il raggiungimento dei migliori standard prestazionali e il conseguimento degli obbiettivi fissati dalla pianificazione locale. Questa fase è fondamentale sia per la stesura delle azioni del Piano degli orari, sia per definire gli indicatori necessari a monitorare il raggiungimento degli obbiettivi (Fase di pianificazione). Per questo risulta necessaria una conoscenza approfondita del territorio, dei servizi presenti, della popolazione... A riguardo nell’approccio è stata strutturata una specifica scheda di rilevazione. Inoltre, importante è creare, come già accennato, una rete di borghi. A tal fine è stata definita una seconda scheda per censire la rete di borghi che il progetto di rinascita potrebbe considerare (Fig. 2). Sempre nella fase della disamina importante è la “predisposizione di cartografie su base oraria” (2.2) Viene proposto l’uso di una nuova tipologia di carta di esposizione, la “Carta di esposizione dinamica”. Essa costituisce una fotografia ‘dinamica’ del sistema territoriale che associa alla presenza o meno (servizio acceso/spento) di determinate attività sul territorio il relativo orario di erogazione del servizio, in questo modo il territorio è rappresentato come un organismo che evolve nel tempo. Attraverso la Carta di esposizione dinamica è possibile programmare le attività sul territorio tenendo conto dell’esistente e ponendo attenzione a non creare interferenze o sovrapposizione tra gli eventi offerti dai diversi borghi presenti lungo la Via di percorrenza. Oltre a promuovere l’intermodalità tra i mezzi di trasporto disponibili, fondamentali per superare una delle criticità principali che negli anni hanno portato i borghi verso l’abbandono e cioè l’accessibilità.

Figura 2 | Fase di analisi (con estratti scheda dei borghi) e Fase di pianificazione

Il capitolo 3 è relativo alla “Pianificazione” ed inizia con la “pianificazione oraria (cartografia: stagionale)” (3.1). Dall’analisi dei dati raccolti nelle fasi precedenti nasce la progettazione del Piano degli orari che intende programmare le azioni a lungo termine definendo la priorità degli interventi distinti per i diversi periodi dell’anno. Al fine di andare ad analizzare l’offerta stagionale delle strutture e delle principali attività presenti sul territorio in esame viene proposto l’utilizzo di una matrice per la raccolta delle informazioni. Tale analisi deve essere svolta per ogni borgo presente lungo la via di percorrenza, considerando ogni tipologia di servizio (istruzione, commercio, ristorazione, ...) presente. Grazie ad una carta ON/OFF (acceso/spento) è possibile vedere quali attività sono presenti e quali assenti. Per essere uno strumento dinamico e aggiornato, il Piano degli orari dovrebbe essere associato a software di georeferenziazione quali i GIS Geographic Information System. Per realizzare un Piano degli orari realmente applicabile, sostenibile e condiviso, è necessaria anche la “determinazioni di azioni, tempi, attori e finanziamenti” (3.3). La definizione delle Azioni viene svolta a partire dal catalogo delle buone pratiche legate alla temporalità che è stato realizzato nella presente ricerca a partire dalla disamina dei casi virtuosi di rinascita (Fig. 3). In particolare, come è possibile vedere in figura tali buone pratiche sono state distinte in sei ambiti di intervento relativi a progetti di sviluppo locale che possono essere strategici per la rinascita delle Aree interne.

Figura 3 | Catalogo delle buone pratiche legate alla temporalità

3 | L’applicazione dell’approccio: il Piano degli orari dell’antica percorrenza della Via del Sale

Il paper riporta l’applicazione dell’approccio proposto al caso studio della Via del Sale dove sono presenti diversi borghi abbandonati o in via di abbandono, al fine di suggerire soluzioni per una rinascita durevole e sostenibile delle aree interne e marginali. La denominazione “via del sale” è legata agli antichi percorsi del commercio che mettevano in comunicazione il mar Ligure con la pianura Padana. Il sale era prezioso per le sue proprietà alimentari di conservazione dei cibi e giungeva nel porto ligure con le navi provenienti dalle grandi saline (Cagliari, Trapani, …). Per questo motivo Genova era la più importante città di riferimento dalla quale si diramavano le vie del sale. La Via del Sale a cui si fa riferimento nella ricerca è quella che da Varzi, in Lombardia, raggiunge diverse destinazioni della riviera ligure. Tale Via rientra per gran parte dell’itinerario nell’Area interna delle Valli dell’Antola e del Tigullio in quanto percorre la Val Bisagno e la Val Trebbia (Fig.4).

Figura 4 | Area interna Antola-Tigullio e Principali località della Via del Sale oggetto di studio

La Via del Sale è attualmente dedicata all’escursionismo. Il tragitto – di lunghezza di circa 80 chilometri – è formato da sentieri ben segnalati, dove è possibile trovare dei piccoli rifugi e punti di ristoro. La parte lombarda è indicata come Via del Sale, mentre la parte ligure è segnalata come Via del Mare (VM), ma è l’antico percorso che unisce le quattro province: Pavia, Alessandria, Piacenza e Genova. Le vie del sale hanno contribuito a creare per queste quattro province identità e aspetti storico-culturali comuni molto importanti per i fini posti dalla ricerca e cioè di creare una rete di borghi. Nel seguito si riporta il Piano degli orari delle antiche percorrenze applicato alla Via del Sale (Balletto, Pirlone, Spadaro, 2019). Per il Capitolo 1, punto 1.1 “Definizione della via di percorrenza”, si riporta in figura 5 una sintesi dei principali borghi e punti di interesse che si possono incontrare percorrendo la Via del Sale.

Varzi

Castellaro

Osservatorio Astronomico del Parco Antola

Lago del Brugneto

Donetta La Via del Sale parte dal piccolo borgo medievale di Varzi (416m s.l.m.), con circa 3300 abitanti, situato a 50km da Pavia e a 30km da Voghera. Dopo circa 3 chilometri di distanza si raggiunge il borgo di Monteforte (697 m s.l.m.), abitato solamente da 10 abitanti. Dopo altri 3 chilometri si raggiunge Castellaro (756 m s.l.m.), sempre nel comune di Varzi, piccola frazione con 132 abitanti. Il nome deriva da castelliere, antico insediamento abitativo dei popoli liguri. Vi sono diverse case, una chiesa e un ristorante. Attraversando un bosco di faggi, si prosegue per altri 4 chilometri con un dislivello di 600 m, per arrivare a Pian della Mora (1350 m s.l.m.). Qui, sulle pendici settentrionali del Monte Boglelio vi è un bivacco sempre aperto per ospitare escursionisti Questo è il cuore del percorso. Proseguendo ancora si raggiunge dopo alcuni chilometri il Rifugio Laguione, che è un altro bivacco, sul Monte Bagnolo. Da qui, dopo circa un’ora di cammino, si arriva sul Monte Chiappo, il punto più alto di tutta la Via del Sale (1.699 m s.l.m.). Questo è il punto in cui si incontrano tre regioni, Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna. Dopo un paio di chilometri in discesa, si arriva a Capanne di Cosola (1485 m s.l.m.). Da qui, distante solamente 1,7 chilometri, si raggiunge il Monte Cavalmurone (1662 m s.l.m.) vetta che separa la val Borbera (provincia di Alessandria) dalla val Boreca (provincia di Piacenza). Percorrendo altri chilometri si raggiunge il Monte Carmo (1641m s.l.m.), che segna il confine tra Emilia-Romagna, Liguria e Piemonte, fa parte del gruppo del Monte Antola ed è inserito all’interno del Parco dell’Antola. Da qui si inizia a seguire la linea di confine che divide il Piemonte dalla Liguria, mentre prima la Via del Sale aveva camminato tra Piemonte ed Emilia-Romagna. Proseguendo si raggiunge Capanne di Carrega, importante valico fra Valle Scrivia e Trebbia (1371 m s.l.m.), che presenta una locanda e un agriturismo. Da qui è possibile proseguire direttamente verso il Monte Antola, oppure fare una deviazione verso l’Osservatorio Astronomico del Parco Antola (1460 m s.l.m.), inaugurato nel 2011, in prossimità della località Casa del Romano. Questa località, si trova nel comune di Fascia, il Comune più alto della Liguria, che conta 72 abitanti. A Casa del Romano (1406 m s.l.m.) vi è un albergo bar ristorante. Dal 2007 ogni anno il primo weekend del mese di luglio si svolge la Festa della Madre Terra. Proseguendo si raggiunge il Monte delle Tre Croci (1565 m s.l.m.) che si trova tra Piemonte e Liguria. Pochi chilometri e si raggiunge il Monte Antola (1597 m s.l.m.); un importante nodo nella rete escursionistica dell’Appennino Ligure. Il vicino Rifugio Parco Antola per gli escursionisti è una base di partenza ideale per itinerari nell’area protetta. Poco più in basso è possibile osservare il Lago del Brugneto. Proseguendo si raggiunge Donetta, piccolo borgo con appena 28 abitanti nel Comune di Torriglia. Esso è costituito da un gruppo di case antiche ma ben ristrutturate e raggruppate attorno all’Oratorio. È anche presente un castello medievale, in località nota come “Pian della Torre” o “Torriglia Vecchia”. Torriglia, la “Svizzera dei Genovesi”, è un comune situato in zona collinare ai piedi del monte Prelà (1.406 m s.l.m.). La sua posizione geografica è stato motivo per secoli della sua ricchezza grazie ai dazi commerciali imposti alle carovane in transito tra la costa ligure e la Val Padana. Ha circa 2300 abitanti ed è suddiviso in diverse frazioni. Oltre al castello medievale di Donetta, vi è anche il Castello di Torriglia che fu eretto dopo l’anno 1000. Un’altra delle frazioni del comune di Torriglia è Pentema (827 m s.l.m.). Un borgo di

Pentema

Scoffera

Bargagli

Barrego

Borgo di Maxena

Sant’Alberto Un’altra delle frazioni del comune di Torriglia è Pentema (827 m s.l.m.). Un borgo di appena 14 abitanti, che si trova nella Val Pentemina, a 10 km dal capoluogo e circa 45 km da Genova. In questi ultimi anni sono state create alcune strutture ricettive, con attrezzatura per il ricovero di cavalli in transito. Dal 1994, fra dicembre e gennaio, Pentema ospita un presepe ambientato all’interno del paese; durante questo periodo il paese accoglie numerosi turisti. Nel tragitto si incontra la località Laccio sita nel comune di Torriglia. Lasciata tale località si incrocia l’Alta Via dei Monti Liguri che condivide un breve tratto di sentiero. Proseguendo si raggiunge il Passo della Scoffera; tale valico prende il nome dalla frazione di Scoffera (674 m s.l.m.) nel comune di Davagna. Davagna è un comune di circa 1900 abitanti situato in Val Bisagno, ad est di Genova. Nei secoli ha acquisito importanza anche grazie alla sua posizione posto lungo la via dell’antico acquedotto genovese che riforniva il capoluogo regionale. È costituito da diverse località tra le quali Scoffera dove ogni anno, la quarta domenica del mese di maggio, si svolge la fiera di prodotti tipici ed enogastronomici. Proseguendo per la Via del Sale si raggiunge Sottocolle (656 m s.l.m.) sita nel comune di Davagna, per poi dirigersi verso la località Sant’Alberto nel comune di Bargagli. Bargagli è un comune di circa 2700 abitanti che sorge sul pendio piuttosto ripido del Monte Croce di Bragalla, sul versante orientale della testata della val Bisagno. Una sua frazioni è Viganego dove, nel periodo natalizio, sorge uno dei presepi più caratteristici della Liguria, grazie alle sue casette alte 60-70 centimetri costruite tutte in pietra. Un’altra frazione è San Lorenzo dove si può osservare una pietra utilizzata al tempo dei Romani che indicava il dazio da pagare per passare per tale Via. Successivamente, in direzione del Monte Croce di Bragalla, si raggiunge la frazione di Bragalla, dove si possono scorgere ruderi di antiche case in pietra. Un altro borgo è il borgo di Barego situato sopra l’abitato di Traso (Bargagli) a 700 m s.l.m. Un paese abbandonato più di tre secoli fa dai suoi abitanti per ragioni tutt’ora sconosciute e conservatosi in buone condizioni. Pochi chilometri di distanza dalla località di Sant’Alberto (677 m s.l.m.), vi è la frazione di Maxena (518 m s.l.m.) dove attualmente vi sono circa 50 abitanti. Il borgo di Maxena, ubicato sotto uno sperone di roccia, è costituito da diverse case molte delle quali a schiera. Come la maggior parte dei borghi dell’entroterra, nel periodo estivo si ripopola. Nella località di Sant’Alberto vi sono due ristoranti e una vista su tutta la Val Fontanabuona. Da qui il cammino prosegue verso il Monte Bado (911 m s.l.m.) e il Monte Becco arrivando fino a Case Becco (727 m s.l.m.), sulla strada panoramica che collega Uscio con il Monte Fasce, dove sono ancora visibili i ruderi del vecchio complesso rurale e dell’antica osteria nello spartiacque tra la costa di Sori e la Val Bisagno. L’ex osteria del Becco era posta al crocevia di antiche mulattiere tra la Val Fontanabuona e Genova e tra la Val Bisagno e il Levante genovese. Qui è possibile, tramite un’antica mulattiera, raggiungere Sori o proseguire in direzione di Portofino attraverso strada asfaltata fino a Colle Caprile (470 m s.l.m.) nel comune di Uscio. Uscio è un comune di circa 2300 abitanti situato nella valle del torrente Recco.

Figura 5 | Principali borghi e punti di interesse percorrendo la Via del Sale

Dopo aver analizzato il percorso nel suo insieme, nel Capitolo 2 si passa all’“Analisi dei borghi” presenti sul tracciato. Data la grande estensione della Via di percorrenza, per l’applicazione dell’approccio presentato vengono considerati i borghi situati nei tre comuni di Torriglia, Davagna e Bargagli confinanti tra di loro e facenti parte dell’Area interna Antola-Tigullio (Fig. 6).

Figura 6 | Borghi considerati

Di seguito si riporta un estratto dell’analisi che è stata svolta per i diversi borghi; in particolare viene presentata quella relativa al borgo di Pentema (Fig. 7).

Figura 7 | Esempio di fase conoscitiva per il borgo di Pentema

Per la scelta dei servizi essenziali viene fatto riferimento alla Strategia delle Aree interne la quale li classifica in istruzione, sanità e mobilità. Per l’istruzione viene analizzata la presenza o meno di scuola materna, scuola elementare e scuola media; per la sanità il centro medico; per la mobilità l’accessibilità carrabile, pedonale e il servizio pubblico. Inoltre, vengono anche considerati altri importanti servizi quali: bar, alimentari, ristoranti, B&B; ma anche attività di attrazione come feste patronali, sagre e manifestazioni. Associato alle tabelle di offerta stagionale è stata elaborata un’analisi temporale dinamica a livello cartografico dove, per quattro dei principali servizi sono state elaborate le mappe tematiche a livello stagionale (Fig.8).

Figura 8| Mappe tematiche a livello stagionale

Le mappe temporali dei servizi offerti cambiano nelle quattro stagioni analizzate con l’inserimento delle nuove pratiche che si individuano essere appropriate sia al singolo borgo che alla rete di borghi uniti dalla Via del Sale. Dall’analisi dei nuovi scenari, l’approccio ha reso evidente le potenzialità legate alla temporalità della rete dei borghi (Figg. 9 e 10).

Figura 9 | Progetto di Piano temporalizzato con individuazione di nuove pratiche

Figura 10| Confronto tra lo stato di fatto e il nuovo scenario con le buone pratiche legate al tempo

È ormai noto che gli interventi mirati alla rinascita di un singolo borgo sono spesso destinati a fallire se non inseriti in un progetto di rete a livello territoriale supportato da adeguate politiche regionali. La creazione di reti di borghi, che si sviluppano in particolare lungo le antiche vie di percorrenza, assieme alla progettazione temporale delle possibili attrattività offerte dai siti, possono porre un freno al fenomeno dell’abbandono o addirittura invertirne la tendenza con un ritorno di popolazione dalle città verso le campagne. Tale fenomeno è auspicabile sia per le aree interne (con insediamenti di nuovi residenti) che per le città (con diminuzione della densità abitativa) in quanto comporta ricadute positive in termini di sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Attribuzioni

La redazione del paragrafo 1 è di Candia S., la redazione del paragrafo 2 è di Pirlone F., la redazione del paragrafo 3 è di Spadaro I.

Riferimenti bibliografici

AA.VV. (2006), Guida al Parco Naturale dell’Antola, Collana Guide pratiche dei Parchi e delle Aree Protette liguri Erredi Grafiche Editoriali. Belloni M.C. (2015), Andare a tempo. Il caso Torino: una ricerca sui tempi della città, Franco Angeli, Milano. Bonfiglioli S. (2001), “L’urbanistica dei tempi e della mobilità”, in Territorio, n. 18. Pirlone F. (2016), I borghi antichi abbandonati. Patrimonio da riscoprire e mettere in sicurezza, F. Angeli, Milano. Strategia Nazionale Aree Interne (2016), Area prototipale Regione Liguria Valli dell’Antola e del Tigullio.

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