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Cercasi personale
Cartelli per la ricerca di personale fuori dai locali sono frequenti anche ora che siamo in piena stagione estiva
Reperire lavoratori nel settore turistico è un problema che oggi che il turismo è in forte ripresa, si fa particolarmente grave. Analizziamo il fenomeno
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Il turismo sta riprendendo slancio e la stagione estiva promette di imprimere un’accelerazione ancora maggiore, ma l’industria che ruota attorno a questo comparto non ha ancora finito le sue pene. Dalla crisi per mancanza di presenze provocata dalle conseguenze del Covid si è passati alla crisi per mancanza di personale. Paradossalmente, ora che dopo due anni di fermo cresce la domanda di lavoro, non si trovano abbastanza lavoratori stagionali.
Un fenomeno dai confini estesi
Il problema non è da poco e investe praticamente il mondo intero: lo si sente negli Usa, ma anche in Paesi di dimensioni molto inferiori come Francia, Danimarca, Croazia. Persino la piccolissima Malta ne soffre: l’isola del Mediterraneo che è una meta turistica molto gettonata soprattutto d’estate, conta di richiamare quest’anno l’80% dei 2,7 milioni di arrivi da record avuti nel 2019. Le prenotazioni sono aumentate notevolmente da quando la pandemia ha allentato la presa, ma gli operatori delle strutture turistiche ora faticano a reclutare personale. “Malta è passata da un inverno durato più del solito a un'estate calda, saltando la primavera. E l’industria turistica sembra aver seguito lo stesso andamento", ha affermato Tony Zahra, presidente della Malta Hotels and Restaurants Association. “Ci si aspettava la ripresa, ma la sua forza ha colto di sorpresa il settore".
Una carenza che pesa
E così a Malta, come a Cannes, Roma, Londra, Orlando e tantissime altre mete turistiche, fuori dai locali è comune leggere molti cartelli del tipo ‘Cercasi camerieri e cuochi’ che a stagione estiva cominciata non ci si aspetterebbe. E intanto, la carenza di staff costringe più di qualche ristoratore a prendere delle misure come anticipare la chiusura serale. Anche in molti aeroporti la mancanza di piloti e per-
sonale di terra provoca disagi: ritardi, cancellazioni di voli, lunghe code al check-in. Le cose non vanno meglio per molti hotel dove mancano receptionist, personale di sala, chef e addetti alle pulizie. Il problema riguarda anche i parchi di divertimento. È di questi giorni, e ha fatto discutere, la notizia che Gardaland ora come ora chiude alcune sue giostre durante le ore serali. E questo per problemi di personale, ha precisato la neo AD Sabrina De Carvalho: “Durante l’orario diurno, tutte le attrazioni del parco sono sempre state e continuano a restare aperte” scrive nella nota stampa in risposta ai malumori dei visitatori “Da oggi 18 giugno, con l’estensione dell’apertura del parco fino alle 23, solo alcune attrazioni saranno temporaneamente chiuse dopo le 19 a causa delle difficoltà che Gardaland, come tutto il settore del turismo, sta riscontrando nella ricerca di personale da assumere per la stagione estiva. Stiamo però continuando ad assumere e attivando tutti gli strumenti per integrare il personale ancora mancante. Mano a mano che si procederà con il recruiting e si raggiungerà il numero necessario di addetti, apriremo progressivamente le attrazioni chiuse per permettere ai nostri visitatori di godere al massimo le giornate al parco.”
Cause e concause
Ma come si spiega questa generalizzata mancanza di personale nel settore del turismo? Quali sono le sue cause? Probabilmente, viene da rispondere, la pandemia ha aggravato un problema che già c’era in forma latente, facendolo esplodere in una crisi. E le cause del problema sono molteplici: stipendi non adeguati sicuramente, ma anche uno spostamento forzato di personale dal turismo ad altri settori durante la pandemia, che ora è difficile da recuperare. Anche perché la pandemia ha generato un cambio di valori, ha trasformato le esigenze e priorità delle persone: ora la qualità della vita (casa, famiglia, amici) conta più del soldo per cui professioni con orari “sacrificanti” che pesano sulla vita sociale e familiare di un individuo diventano molto meno appetibili di un tempo. Altro aspetto da tenere presente è che tra il personale del settore turistico tradizionalmente ci sono sempre stati anche lavoratori e lavoratrici stranieri. Nei due anni di fermo per pandemia, molte di queste persone per un motivo o per l’altro sono rientrate nei loro Paesi d’origine, e non sono più tornate, trovando a casa loro o altrove condizioni di lavoro o professioni migliori e più sicure.
Uscirne sì, ma come?
Trovare soluzioni al problema occupazionale richiede interventi strutturali che devono essere decisi e messi in atto a livello governativo, per i quali quindi non sono prevedibili tempi brevi in nessuna nazione. Nell’attesa, intanto gli operatori adottano soluzioni tampone per allettare i dipendenti: paghe più alte, alloggio e altri benefit. E c’è anche chi ha pensato a soluzioni ‘più creative’ come il ricorso a robot. Da simpatiche presenze con cui interagire per il tempo di una battuta o un selfie come accadeva anni fa quando i primi robot cominciarono a far capolino in hotel di lusso e aeroporti, oggi queste macchine assumono ruoli più importanti come camerieri, assistenti alla clientela e persino concierge. Le loro prestazioni, racconta chi li impiega, sono alte e per di più si tratta di lavoratori instancabili (fanno pausa o ‘chiedono permesso’ sono per il tempo della ricarica). Ma restano comunque sempre delle macchine: possono coadiuvare i lavoratori occupandosi per esempio, delle mansioni più ripetitive, alleggerire o in caso di emergenza (come ora) anche supplire in parte al lavoro umano, ma mai sostituire completamente la persona in carne ed ossa. Il valore del rapporto umano, di un sorriso che accoglie il cliente, ha un peso specifico altissimo, soprattutto in ambito turistico, che nessun software, nessuna scheda elettronica e nessun microchip per quanto perfetti potranno mai eguagliare.