Pleasure of Luxury - Anno 2 - numero 2 - Marzo / Aprile 2012 - Real Arti Lego Editore - â‚Ź 18,00 - $ 25,00
e r u s a y r u x
e r u s a e l y r u P x lof u
la rivista dell’eccellenza
magazine of excellence
a e l P x u lof Š
Tutti i diritti sono riservati. Ăˆ vietata la riproduzione non autorizzata, anche parziale, di testi e fotografie. Foto e materiali ricevuti non verranno restituiti.
e r u s a y r u x Non domandarci la formula che mondi possa aprirti, sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
Eugenio Montale (‘Ossi di seppia’ Torino 1925)
a e l P x u lof in copertina
Model: Elke Palmaers Photographer: Marcello Rapallino Location: Beach Club Versilia Per gentile concessione di Air Dynamic
e r u s a y r u x e r u s a e l y r u P x of lu
www.pleasureofluxury.it - info@pleasureofluxury.it
Anno 2 n. 02 Marzo – Aprile 2012
Direttore responsabile Franco Caminiti direttore@pleasureofluxury.it
Vicedirettore Raimondo Sabatino admin@pleasureofluxury.it
Responsabile redazione Elena Capano info@pleasureofluxury.it
Segretaria di redazione Mara Gotti info@pleasureofluxury.it
Assistente di redazione Alessia Boschetti info@pleasureofluxury.it
Progetto grafico e impaginazione Andrea Poles – Raimondo Sabatino grafica@pleasureofluxury.it
Fotografia Fabrizio Jelmini
art@pleasureofluxury.it
Traduzioni inglese Manolo Sabatino
language@pleasureofluxury.it
Testi
Marinella Guatterini – Franco Caminiti Stella Lozovik – Mara Gotti – Claudia Chiari Mons. Franco Buzzi – Mons. Gianantonio Borgonovo Mons. Pierfrancesco Fumagalli – Don Alberto Rocca Gianluca Poerio
Foto
Fabrizio Jelmini – Raimondo Sabatino – Michele D'Ottavio
Edizioni e stampa
REAL ARTI-LEGO sas via Pablo Picasso, 21 – 20011 Corbetta (MI) Italy Tel. +39 (0)2972111 Fax +39 (0)297211280 www.ilguado.it e-mail: real.ilguado@gmail.com Registrazione al Tribunale di Milano n. 305 del 1 giugno 2011
Le immagini di cui non viene citato l’autore sono state fornite dalle aziende o scaricate dal web non coperte da copyright
a e l P x u lof Un successo da condividere
Non è consuetudine leggere l’editoriale scritto dall’editore, cosa che ho fatto al primo numero perché ho ritenuto doveroso salutare i lettori, e di cui credevo sarei stato ‘esentato’ per il prosieguo. Ma mi vedo in dovere di scrivere poche righe anche in questo numero, quasi ‘costretto’ da un profondo senso di gratitudine. Una piacevole costrizione, lo devo ammettere, di cui ringrazio tutti quelli che hanno attribuito parole di elogio, e direi di ammirazione, per la nascita di “Pleasure of Luxury”. Ho ricevuto tanti positivi apprezzamenti, per la grafica accattivante e nuova e per i contenuti, e ciò sia da persone importanti per cultura e sensibilità, che da professionisti del settore. Grazie. Niente è più gratificante che veder riconosciuto il risultato della propria passione e del proprio impegno.
Sono riconoscente, quindi, ai tanti lettori che ci hanno scritto per complimentarsi, alcuni anche telefonandoci, cosa che mi ha fatto immensamente piacere. Stiamo andando in stampa con il secondo numero della rivista, e mi auguro, anzi ne sono convinto, sarà più gradito del primo. Tuttavia invito i nostri lettori, quelli ‘vecchi’ e già affezionati, e quelli nuovi, ad esprimerci le loro sensazioni, a darci i loro suggerimenti di cui faremo tesoro, affinché ‘Pleasure of luxury’ possa diventare sempre più gradevole e condivisa. Con affetto: grazie! Raimondo Sabatino editore
e r u s a y r u x A success to share
It’s not common reading the editorial written by the editor, which I did in the first number because I felt in owe to greet the readers, and I believed I would be ‘exempt’ for the next number. But I see myself in duty to write a few lines in this number, almost ‘forced’ by a deep sense of gratitude. A pleasant obligation, I must admit, for which I thank all those who have given words of laudation, and I would say of admiration, for the dawn of “Pleasure of Luxury”. I received many positive comments, for the eye-catching graphics and content, and this from important people for culture and sensibility, and also from sector professionals. Thank you. Nothing is more gratifying than to see recognized the result of the own passion and dedication. I’m thankful, therefore, to our many readers who wrote us to congratulate, some even calling us, which made me
immensely pleased. We are going to press with the second edition of the magazine, and I hope,rather, I am convinced, it will be more welcome than the first. However I invite our readers, those ‘old’ and already loyal, and the new one, to express their feelings, to give us their suggestions which we will treasure, so ‘Pleasure of luxury’ will become more pleasant and shared. With love: Thanks!
Raimondo Sabatino editor
a e l P x u lof Riscopriamo noi stessi! di Franco Caminiti
Nell’accingermi a scrivere questa nota pensavo ad alcuni degli oggetti che caratterizzano la nostra vita quotidiana: il computer ad esempio, il telefono, la radio e, andando a vedere, sono tutte invenzioni nate in Italia. Allora ho approfondito la ricerca sull’argomento ed ho trovato che tantissime cose sono frutto della genialità italiana: dalla ‘moka’, allo scooter, alle materie plastiche; dalla pila, all’elicottero, sino all’energia nucleare. Lo stesso MP3, così amato dai giovani, e i formati MPEG, sono stati messi a punto non dai cervelloni della Silicon Valley, ma da un ingegnere italiano. Chi l’avrebbe mai detto davanti allo strapotere dei marchi Apple o Microsoft? Cosa sarebbe, dunque, il mondo oggi senza Marconi, Pacinotti, Fermi, o i poco citati Eugenio Barsanti e Felice Matteucci, che nel 1853 brevettarono il motore a scoppio ancor prima di Daimler o Benz. Per non parlare della scienza, della letteratura, della musica: a molti non dirà nulla il nome di Bartolomeo Cristofori, ma questo signore padovano, negli ultimi anni del 1600 mise a punto il pianoforte. E cosa sarebbero i cartelloni dei più importanti teatri del mondo senza opere come Aida o Rigoletto? O la storia dell’arte senza Michelangelo. O la visione dell’universo senza Copernico, Galilei; e che dire di Leonardo da Vinci. Cosa è successo, dunque, a questo nostro Paese, a questo nostro popolo, per spingere i migliori cervelli a fuggire all’estero e ingenerare in coloro che restano un sentimento di sgomento di fronte all’incomprensione, all’ingiustizia, alla svalorizzazione della genialità, del sapere, tutto a vantaggio di una banale mediocrità eletta a modello e standard di valutazione qualitativa? Ebbene, io desidero lanciare un messaggio di fiera speranza dalle colonne di ‘Pleasure of luxury’: “Riprendiamoci l’Italia, riprendiamoci il futuro!” Ritroviamo noi stessi,
malgrado tutto. Con uno scatto d’orgoglio liberiamoci dal tabarro di un novello medioevo che ci opprime e riprendiamo a credere in questo nostro straordinario Paese e nelle potenzialità del suo popolo, del suo grande popolo! Quando viaggiamo all’estero, in paesi sino a pochi anni fa considerati ‘in via di sviluppo’, notiamo che hanno raggiunto inimmaginabili livelli di benessere e di tecnologia, ci stupisce la loro efficienza, ed è legittimo, al ritorno a casa, notare ‘le cose che da noi non vanno’. Ma il nostro DNA non è cambiato: i nostri stilisti continuano ad essere i migliori del mondo, le nostre specialità alimentari restano inimitabili, i nostri imprenditori, seppure combattendo sfiduciati contro l’Idra della burocrazia, continuano a proporre l’eccellenza sui mercati mondiali. E la cultura e l’arte, seppur coltivate nel silenzio, restano a disposizione delle generazioni che verranno e che, sono certo, le sapranno meglio comprendere ed apprezzare. Ed allora: riprendiamo a credere in questo paese, forse il migliore del mondo; crediamo nella sua gente generosa; crediamo nei suoi giovani. Ogni epoca della storia ha il suo oscurantismo che subdolamente si sviluppa e tutto pervade, a volte per imposizione, altre volte per colpevole superficialità. I cattivi maestri passano, ma le buone scuole restano! Tuttavia non possiamo più dormire sugli allori del nostro passato, fregiandoci dei nostri grandi antenati, ma dobbiamo, momento per momento, ognuno secondo le proprie capacità, dare il massimo per sentircene degni. Possiamo, e dobbiamo, con ottimismo e fiducia, riconquistare il nostro primato, magari sacrificando un po’ dell’amor proprio per fare meglio squadra; ci sono gli elementi per farlo, ci sono le volontà e le attitudini, le capacità e gli entusiasmi, ci sono le idee e la maestria, i saperi che non si improvvisano, basta sfogliare le pagine di questa rivista per rendersene conto.
e r u s a y r u x Rediscover ourselves!
While I was getting ready to write this note I was thinking about some items that represents our daily lives: the computer for example, the telephone, the radio and, going to see, they are all inventions originated from Italy. So then I depth the research on the topic and I found that lots of things are originated from the Italian genius: from the ‘moka’ , to the scooter, the material plastics; the cell, the helicopter, until the nuclear Energy. Even the MP3, so loved by the young, and the MPEG formats, have been created not from the geeks of the Silicon Valley, but from an Italian engineer. Who would have said against the excessive power of the marks Apple or Microsoft? What would be, so, the world today without Marconi, Pacinotti, Fermi, or the not much cited Eugenio Bersanti and Felice Matteucci, who in 1853 patented the internal combustion engine even before Daimler or Benz. For not speaking about science, the literature, the music: to many people would say nothing the name Bartolomeo Cristofori, but this Paduan gentleman, in the last years of 1600 made the piano. And would be playbills of the major theatres in the world without the works like Aida o Rigoletto? Or the story or the art without Michelangelo. Or the view of the universe without Copernico, Galilei, and Leonardo da Vinci. What happened, so, at our Country, at our folks, to push the best brains to flee abroad and generate in who remain a feeling dismayed towards the incomprehension, injustice, a devaluation of the genius, the knowledge, all benefit to a banal mediocrity nowadays standard of qualitative evaluation? Well, I wish to send a message of true hope from the pillars of ‘Pleasure of luxury’, ‘Take Back Italy, take back the future! “Rediscover ourselves, regardless. With a burst of pride free ourselves from the tabarro of a mediaeval
age that oppresses us and regain to believe in our great country and in the potential of its people, its great people! When we travel abroad, in countries that since a few years ago were deem “emergent”, we notice that they reached a unthinkable level of wellness and technology, and surprises us their efficiency, and is legitimate, in the way back to home, realize ‘the things that doesn’t work in our country’. But our DNA did not change: our designers keep being the finest in the world, our food specialities remain incomparables, our businessman, although fighting discouraged against the ‘hydra’ of bureaucracy, continues to propose the excellence on the worldwide markets. And the culture and art, even if feed in silence, remain at the disposition of the new generations that will come, and I’m sure, they will understand and appreciate better. And so: restart to believe in this country, maybe the best in the world; we believe in its generous people; we believe on its young. Every epoch of the history has its obscurantism which subtly evolve and everything pervade, sometimes for imposition, sometimes for guilty superficiality. The bad teachers passes but the good schools remain! However we cannot be asleep anymore on our past, making waves of our greats forefathers, but we have to, moment by moment, everyone according to his ability, to give the maximum in order to feel worthy. We can and we have to, with optimism and trust, regain our primacy, maybe sacrificing a bit of our pride for making teamwork; we have the elements to do so, the will and potentiality, the capabilities and the enthusiasms, there are the ideas and the mastery, the knowledge, just flip through the pages of this magazine to realize that.
a e l P x u lof l'Opinione
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di Monsignor Franco Buzzi
In questo momento di “crisi che non passa” ci stiamo tutti interrogando sulla difficile condizione economico finanziaria del nostro Paese, dell’Europa e del mondo intero. I tentativi per chiarire le cause e per consigliare possibili terapie si sprecano ormai. Più che riflettere su questi motivi mi chiedo, in modo semplice e a ritroso, che cosa ci insegni la crisi che stiamo vivendo. Si dice che la politica sia “l’arte di trovare un accordo” tra posizioni, correnti, movimenti e interessi diversi. È vero, senza un consenso allargato che assuma, infine, le dimensioni di un patto sociale non è possibile fare molta strada. Abbiamo recentemente trascorso un periodo in cui l’accordo tra le parti è stato trovato in termini assolutamente minimi, anzi nettamente insufficienti, perché al di sotto del minimo richiesto. Ci sono infatti, tra i presupposti della politica, elementi etici fondamentali che non possono essere trascurati o superati o modificati. I principi famosi trasmessici dalla classicità e fatti propri dal cristianesimo, in cui si condensa la sostanza
naturale dei buoni rapporti sociali (alterum non laedere, nemini nocere, suum cuique tribuere) sono parte integrante, anzi sono addirittura il tacito presupposto etico, di cui si sostanzia la politica intesa come “l’arte di trovare un accordo”. Ma, quando l’accordo tra i portatori di interessi diversi viene trovato sostanzialmente sulla base di quest’unico principio condiviso da tutti: “fa pure quello che vuoi, basta che la faccia franca”, allora ci si trova evidentemente d’accordo su qualcosa che ha già corroso dall’interno l’arte della buona politica e ha già gravemente minacciato dall’interno la possibilità di una tranquilla convivenza civile. Dietro e dentro la crisi economica si avverte, a livello mondiale, una grave crisi politica, così come dietro e dentro la grave crisi politica si percepisce, a livello mondiale, una gravissima crisi morale. Nessuno mi toglie dalla testa che le attuali difficoltà dell’Euro dipendano anche e soprattutto da una grave crisi di moralità. Un male antico dell’umana società tutta. Speriamo che valga ancora l’antico detto: “sbagliando, si impara!”.
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e r u s a y r u x Che cosa ci insegna la crisi? What does the crisis teach us?
substance of the good social relationship (alterum non laedere, nemini nocere, suum cuique tribuere) are integral part, indeed they are even the tacit ethical’s assumption that substantiate the politics known as “the art of finding a deal”. But, when the agreement between different interest’s carriers is found to be substantially based on this one principle shared by all: “do whatever you want, just get away with that”, then we have to obviously agree that something has already been eroded from the art of good politics and has already seriously threatened from the possibility of a peaceful coexistence. Behind and within the economic crisis is felt, worldwide, a major political crisis, as well as behind and within the political crisis is perceived, worldwide, a very serious moral crisis. No one can take away from my mind that the actual Euro’s difficulties depends as well and in particular by a serious crisis of morality. An ancient evil of the all human society. We hope that the old proverb “Practice makes perfect!” is still applies.
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In this period of “crisis that does not go” we are all interrogating ourselves on the economic and financial difficulties of our Country, of the Europe and of the entire world. The attempts to clarify the causes and to recommend possible treatments are wasted by now. More than thinking about this reasons I ask myself, in a simple and backward method, what does the crisis we are living teach us? It is said that politics is “the art of finding a deal” among positions, currents, movements and different interests. It is true, that without a large approval which acquire the size of a social agreement is not possible to go on. Recently we went through a period in which the agreement between the parts has been found in absolutely minimal terms, more exactly definitely Insufficient, because below the lowest required. There are indeed, among the politics presuppositions, fundamental ethical elements that cannot be overlooked or get over or neither changed. The famous principles handed down to us by classical and christianity facts, in which summarize the natural
SOMMARIO
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l'Opinione
SUMMARY
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Tender
FERRARI di Gianluca Poerio
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Dalla collaborazione tra Sacs, Abarth e Christian Grande Design Works nasce “Sacs - Abarth 695 Tributo Ferrari”, un nuovo mini tender per chi vuole navigare in libertà e cerca stile e prestazioni. Colore rosso e forme da vera monoposto da competizione, con notevole dotazione di potenza e manovrabilità. Non stiamo parlando di una ulteriore auto granturismo replica, ma del nuovo tender prodotto da Sacs Marine in co-branding con Abarth e Ferrari. La genesi di questo nuovo gioiello, firmato Christian Grande DesignWorks, è iniziata con l’idea di onorare e rendere omaggio al più famoso e rappresentativo marchio italiano di automobili. E’ ormai nota la passione del designer
“Sacs - 695 Abarth Tributo Ferrari” is a new tender for those who searches the style and the performance. The sporty character of the two car brands and the high quality level of Sacs, leader in luxury rib, have given rise to a product with unique design, inspired by Abarth and Ferrari and designed by Christian Grande DesignWorks. It will be realized in a limited edition of 199 copies in the colours of 695 Abarth Tributo Ferrari, as Rosso Corsa, Giallo Modena, Blu Abu Dhabi e Grigio Titanio. “Sacs - 695 Abarth Tributo Ferrari” is the ideal way to move quickly and easily from the yacht to the smaller creeks or to the docks of the smallest marinas. It is perfect for those who already own a large yachts and do not want to compromise his style and good sportsmanship, even during short transfer, but it could also be the entry level
parmigiano per il car design e le auto supersportive, passione che ha felicemente generato casi di contaminazione e “travasi” di forme, concetti, colori e materiali tra il mondo delle quattro ruote e quello della nautica sportiva di lusso. Ne sono esempi significativi il Lancia di Lancia e lo Strider Abarth Powershore o il Jaguar Strider, mezzi performanti e curati, nati dalla chiara volontà di trasporre la sportività automobilistica in chiave marina. Questa nuova creazione si pone come ulteriore pietra miliare in questo processo di “ibridazione” dei due mondi: la passione di Christian Grande per il car design lo spinge a replicare in forme eleganti e al contempo aggressive le caratteristiche delle monoposto di Maranello, con pilota in posizione centrale
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e r u s a y r u x of an ambitious “ribs lover”. The livery, unveiled today in the traditional Rosso Corsa, is embellished with logo “Abarth Ferrari Tributo” present on the sides. The carbon look dashboard is perfectly combined with his special “body”, while the upholstery is characterized by red stitching, typical of Abarth seats. The tender is delivered complete with the original bag Sacs Mare Abarth, fully bonded to the product, created in collaboration with Tramontano, historic workshop in Naples. It is aggressive; it can exceed 40 knots and can turn as tight as a jet ski, powered by 104 hp and safety water-jet propulsion. It is a marine tribute to Ferrari that only Abarth and Sacs could invent and that only a few lucky people will have the privilege to own.
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e dotazioni di bordo dallo spiccato carattere corsaiolo. Dettagli quali placche della plancia in carbonio, volante a tre razze, interruttori, spie e tappo serbatoio di derivazione “racing”, tutti elementi che siamo abituati a vedere a bordo delle veloci monoposto, sono inseriti in una scocca sapientemente lavorata dal designer parmigiano, che amplifica all’ennesima potenza lo stile italiano delle rosse, interpretandolo con superfici dinamiche e giocate su rapporti di vuoto-pieno che ne esaltano l’attitudine alla sportività. I tubolari, quasi totalmente di colore rosso, sono impreziositi dal bottaccio e dai tientibene neri, e si fondono impercettibilmente nella scocca, anch’essa in rosso. In posizione centrale, la plancia di guida è protetta anteriormente da una morbida palpebra che diviene un tutt’uno con la cuscineria di prua. Pregevole e lavorato il posteriore, che riconduce alle forme aeronautiche delle sorelle su quattro ruote e culmina nel supporto per il poggiatesta che sembra un’evoluzione di quelli presenti sulle vetture di Formula 1, scevro solo dell’immancabile presa aerodinamica. Questi caratteri, come ormai ci si aspetta dal connubio Sacs-Christian Grande, non implicano una riduzione del comfort in navigazione, tantomeno una diminuzione dell’eleganza di questo piccolo tender, il cui bilancio cromatico giocato sul rosso Ferrari unito al nero di dettagli e carena e al grigio delle cuscinerie, risulta ideale per essere abbinato a qualsiasi tipo di yacht, sia esso tradizionale, sia esso avveniristico.
Sarà realizzato in edizione limitata in 199 esemplari nei colori della Abarth 695 Tributo Ferrari: Rosso Corsa, Giallo Modena, Blu Abu Dhabi e Grigio Titanio. “Sacs - Abarth 695 Tributo Ferrari” è il mezzo ideale per trasferirsi velocemente ed agilmente dalla barca alle insenature più piccole o verso le banchine dei porticcioli. E’ quindi perfetto per coloro che già possiedono grandi yacht e non vogliono rinunciare allo stile e alla sportività nemmeno durante i brevi spostamenti, ma potrebbe essere anche l’entry level di un ambizioso diportista. E’ così aggressivo che lo si può definire un kart del mare, capace di superare i 40 nodi di velocità e di stringere le virate come una moto d’acqua, spinto da 104 cavalli e da una sicura propulsione a idrogetto. Un tributo nautico al “cavallino” che solo Abarth e Sacs potevano inventare e che solo pochi fortunati armatori avranno il privilegio di concedersi.
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e r u s a y r u x Technical data
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Project and builder: Sacs Marine Design: Christian Grande DesignWorks Length: 3,3 m Beam: 1,7 m (deflated 1,25 m) Fuel tank capacity: 38 l Dry displacement: 300 Kg People on board: 4 Max speed: over 40 kn Engines: Weber 104 hp Propulsion: Weber water jet CE category: “C”
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e r u s a y r u x I gioielli di Pattada The jewels of Pattada di Franco Caminiti
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Foto di Fabrizio Jelmini
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a e l P x u lof Quando si sbarca in Sardegna, sia che si arrivi in nave o in aereo, si ha l’impressione di respirare un’aria diversa, che sa di pulizia e di un differente stile di vita, uno straordinario equilibrio tra storia e modernità, tra una millenaria cultura ed un’attualità quasi vista da lontano, con occhi diversi, con un approccio pragmatico e disincantato. Ci arriviamo di sera, io e l’editore Sabatino, attratti da un esempio di quella eccellenza che ci piace scoprire nelle cose ‘semplici’ che si impreziosiscono quando qualcuno decide di infondervi creatività e coraggio, passione e maestria. Il nostro giovane ospite Massimo Manca ci attende all’uscita dello sbarco all’aeroporto Olbia Costa Smeralda. Prendiamo la strada che si inerpica su per i monti del Logudoro, con una vegetazione cangiante man mano che si sale e che intravediamo nella penombra. I tornanti si susseguono tra sughereti sparsi, costeggiamo un lago, e ancora su, in questo paesaggio sardo che inevitabilmente spinge la memoria a pagine memorabili di Grazia Deledda, sino a scorgere in alto le luci della meta del nostro viaggio: Pattada.
When one land off in Sardinia, whether he arrive by ship or by plane, one gets the impression to breath differently, which sense fresh and different lifestyle, an extraordinary balance between history and modernity, between an ancient culture and a actuality almost seen from afar, with different eyes, with a pragmatic approach and disenchanted. We arrive in the evening, me and the editor Sabatino, attracted by an example of the excellence that we see in “simple things” , that are embellished when someone decides to transmit creativity and courage, passion and mastery. Our young guest Massimo Manca awaits us at the exit of the landing at the airport Olbia Costa Smeralda. We take the road which goes up to the hills of Logudoro, with a greenery variegated step by step that you go up and we could see in the penumbra. We coast along a lake, and still on, in this Sardinian landscape which inevitably takes the memory to pages of Grazia Deledda memorable, until you see the lights in the upper half of our destination: Pattada. The following morning it surprise us with a springtime hot sun and with a sky exceptionally clear to be a few days from Christmas. Pattada, about 800 metres up to the sea level, with roughly 3.300 citizens, on the San Gavino’s hill which raise to Monte Lerno with a spectacular view on the namesake lake. This suburb with a ancient history, like Deruta for its ceramics and Murano for its glass, is famous throughout the world for a common item, the knife, whose style has been reinterpreted here in a personal way so that it becomes something of refined, and unique. The pastoral pattadese switchblade , defined as “sa
e r u s a y r u x resolza”, has become a collection item so much beautiful to make it look reductive cutting the cheese (unless for the famous Pecorino cheese) Sa resolza nowadays has been realized in all it’s shape from the master cutlers of Pattada: the blades, forged by hand, the hilts in mouflon’s horn, make that every knife is unique. Artisans of rare mastery, keeper of their secrets, careful in every details of their creations, meticulous and maniacal in the choose of materials. And in the peculiar choose of the material that Massimo Manca, young cutler of Pattada, wanted to move “over”, till Guinness level, making the most precious ‘sa resolza’ in the world.
Foto di Fabrizio Jelmini
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La mattina seguente ci sorprende con un caldo sole primaverile e un cielo straordinariamente terso per essere a pochi giorni dal Natale. Pattada, a circa 800 metri sul livello del mare, è quello che con una frase fatta si è soliti definire ‘un ridente paesino’, circa 3.300 abitanti, adagiato sul colle di San Gavino che si affaccia su Monte Lerno, e con una spettacolare vista sull’omonimo lago. Questo borgo dalla storia antica, al pari di Deruta per le sue ceramiche o Murano per le sue vetrerie, è famoso nel mondo per un oggetto di uso comune, il coltello, la cui foggia è stata qui reinterpretata in modo talmente personalizzato da farne un qualcosa di ricercato, e in tutti i casi unico. Il coltello pastorale a serramanico pattadese, definito ‘sa resolza’, è divenuto ormai un oggetto da collezione talmente bello da far sembrare riduttivo il fatto di tagliarci il formaggio (salvo riservarlo per l’altrettanto famoso pecorino sardo). Sa resolza è stato realizzato ormai in tutte le fogge dai maestri coltellinai pattadesi: le lame, rigorosamente forgiate a mano, i manici in osso di corno di muflone, fanno sì che ogni coltello si differenzi dall’altro per la venatura del manico, per l’eventuale disegno del damasco della lama, per dei particolari che identificano questo o quell’artigiano. Artigiani di rara maestria, gelosi custodi dei segreti del loro mestiere, attenti in modo maniacale ad ogni dettaglio delle loro creazioni, meticolosi sino all’inverosimile nella scelta dei materiali. Ed è proprio nella scelta dei materiali che Massimo Manca, giovane coltellinaio pattadese, ha voluto spingersi ‘oltre’, sino a un livello da Guinness, realizzando ‘sa resolza’ più preziosa al mondo. Oro e diamanti per un oggetto
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Manca mostra i suoi coltelli Manca shows his knives
che si pone al top, sia per capacità artigianale (il coltello ha richiesto l’intervento di maestri orafi per realizzare l’incastonatura dei diamanti), che per coraggio innovativo. Ed è ammirevole, quanto positivamente sintomatico, che questa coraggiosa scelta sia venuta da un giovane che, tra l’altro, non ha nemmeno avuto il vantaggio di essere nato a bottega, né di averla potuta frequentare; lo spirito de sa resolza Massimo Manca l’ha respirato nell’aria di Pattada, ne ha studiato le forme passeggiando lungo le rive del lago Lerno, ha imparato a forgiare l’acciaio battendo sull’incudine come si faceva tanti secoli fa, sbagliando e riprovando, mai soddisfatto nemmeno quando il risultato si mostrava più che buono. L’eccellenza è un concetto già noto fra i coltellinai di Pattada, ma Massimo Manca non voleva fermarsi lì. Allora la sfida si fa più profonda: è la sfida con se stessi, con le proprie capacità, con le proprie idee che potrebbero, come si sa, portare ad un fallimento, ad una scottante delusione. Il giovane Massimo non si arrende davanti alle proprie titubanze, sa di essere espressione di una cultura e di una storia, egli, come una sorta di novello Artù, vuole estrarre la sua ‘spada nella roccia’. Excalibur, si sa, presuppone non solo maestria e destrezza ma forza d’animo, umiltà ed onore: sono doti che Massimo Manca affina, per ogni colpo di martello che batte sulla sua incudine, per anni e anni di costante impegno. Massimo, nel salottino di casa, ci presenta i suoi gioielli, li mostra con fierezza per la prima volta al sindaco di Pattada Mario Deiosso, si presta per noi a farci vivere le fasi della creazione di una resolza, perché se è vero che oro e diamanti hanno fatto sì che egli possa considerarsi
Gold and diamonds for an item which is placed at the “top”, both for the craft abilities (the knife has required the intervention of masters goldsmiths to realize the embedding of the diamonds), and for innovative courage. And is admirable that this courageous choice come from a young who have not received any training from a teacher. The spirit of “sa resolza” Massimo Manca breathed it in the atmosphere of Pattada, and he studied the forms of it walking long the rivers of the lake Lerno, learning to forge the steel beating on the anvil like as was done many centuries ago, trying and retrying, never satisfied even when the result was more than good. The excellence is a notion already known among the cutlers of Pattada, but Massimo Manca did not want to stop there. Then the challenge become hard: is the a challenge with yourself, with the own capabilities, and idée that could, as well know, brought to a failure, and a delusion. The young Massimo does not give up against his own hesitations, and knows to be an expression of a knowledge and a history. Workmanship, skill, fortitude, humility and honor: are talents that Massimo Manca refine, for every hammer blow he beat on his anvil, for years and years of steady effort. Massimo, in his living room, introduce his jewellery, he shows with pride for the first time at the mayor of Pattada Mario Deiosso, showing us the creation phases of a resolza. Even if he is a Guiness cutler, what matter is the spirit which inner his work, the relentless patience, to identify himself a part of a world which he is proud to be of, and to which he try to add a new element, of distinction and value, of personality and passion.
e r u s a y r u x Foto di Fabrizio Jelmini
We leave the Sardinia and Massimo Manca with in heart a note of precocious nostalgia, we decide to entitle this reportage “the jewels of Pattada”, with an instant reference to the precious knives in gold and diamonds of Massimo, but intimately thinking about the others jewels Pattadesi, even more precious, for who, like us, got the fortune to appreciate them: welcome elegance, the sense of seriousness and honor, and that humble proud which still resists in Sardinia against the dailies assaults of the even more empty modernity.
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Foto di Raimondo Sabatino
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un coltellinaio da Guinness, ciò che conta è lo spirito che anima il suo lavoro, la pazienza instancabile, il riconoscersi parte di un mondo di cui è fiero di perpetuare la cultura, ed al quale cerca di aggiungere un elemento nuovo, di distinzione e di pregio, di personalità e di passione. Lasciamo la Sardegna e Massimo Manca con nel cuore una nota di precoce nostalgia, decidiamo di intitolare questo servizio ‘I gioielli di Pattada’, con un immediato riferimento ai preziosi coltelli in oro e diamanti di Massimo, ma intimamente pensando ad altri gioielli pattadesi, ancora più preziosi per chi, come noi, ha avuto la fortuna di apprezzarli: la signorilità dell’accoglienza, il senso della serietà e dell’onore, e quell’umile fierezza che ancora resiste in terra sarda agli assalti quotidiani della sempre più sterile modernità.
a e l P x u lof Le “resolze” più preziose del mondo The most precious “resolze” in the world
I maestri coltellinai di “Pattada”, hanno sviluppato innumerevoli varianti della famosa ‘resolza’, ma nessuno prima di Massimo Manca aveva avuto l’idea, anzi l’ardire, di realizzare il coltello in oro e diamanti. Una sfida, forse, o il gesto coraggioso di un giovane che tende a proiettarsi su un mercato d’eccellenza dove conta sì il valore entrinseco ma, ancora di più, l’idea, l’innovazione, l’esaltazione estrema della capacità artigianale che sa bene come coniugare novità e tradizione, metalli preziosi e acciaio lavorato a mano come le lame di un tempo. Un vezzo non nuovo quello di decorare i coltelli con metalli nobili e pietre preziose, basta un giro in un qualun-
The masters cutlers of “Pattada”, have developed a numberless variety of the famous ‘ resolza’, but nobody else before Massimo Manca had the idea, rather courage, to realize the knife made of gold and diamonds. A challenge, perhaps, or the brave gesture of a young person that tends to get onto on an excellence market where counts yes the value intrinsic but, still more, the idea, the innovation, the extreme exaltation of the handicraft ability that it knows well like conjugate novelty and tradition, precious metals and steel worked by hand like the blades made in the past A custom not new to decorate the knives with precious
e r u s a y r u x que museo per rendersene conto. Vi sono ancora culture come in Yemen dove il jambya, il pugnale ricurvo che si porta infilato nella cintura a rappresentare la gerarchia e il ceto sociale del possessore, non è raro ammirarlo finemente cesellato e impreziosito da materiali come l’ambra, il corallo o la madreperla.
Questi coltelli di Massimo Manca, abbandonano la loro specifica funzione per diventare oggetti di rara bellezza, di fine fattura, oggetti per appassionati, meritevoli di essere inseriti nella più prestigiosa collezione, tramandati alle future generazioni fra i più preziosi gioielli di famiglia.
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metals and precious stones, as you could see in any museum . There are still cultures like in Yemen where the jambya, the curved dagger that is inserted in the belt to represent the hierarchy and the social class of the owner, it is not uncommon to admire it finely chiseled and embellished with materials such as amber, nacre or coral.
These knives of Massimo Manca, leaves behind their specific function to become items of rare beauty, class, manufacturing, worthy of being included in the most prestigious collection, which is passed down to future generations of the most precious jewels of family.
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a e l P x u lof Il corpo di ballo del Teatro Alla Scala
The current Teatro alla Scala’s ballet company boasts a glorious past which its roots in the centuries prior to the opening of the eighteenth century, in 1778, the world’s most famous musical theater, that is still now its headquarters. Famous choreographers, like Jean-Georges Noverre and Gasparo Angiolini, ballet d’action’s reformers, or “The High” Salvatore Viganò, idolized by Stendhal for his numerous coreodrammi presented in Milan between the 1811 and 1819, wielded a big influence on the european’s ballet even before it’s foundation, in 1813, by the imperial “Regia Accademia di Ballo della Scala”. From here Carlo Blasis, famous dancer,didact and theoretician, let in the ballet –which moreover had his birth in Italy in the XV century- in the Romanticism’s temper, adding technical innovation in his style. With Blasis have studied the greatest stars of the epoch as Carlotta Grisi, Fanny Cerrito (performer, in 1841 the second Silfide scaligera staged by Antonio Cortesi on loans and unpublished works byGioachino Rossini, Saverio Mercadante and Antonio Mussi), Lucine Grahn, Augusta Maywood, Amina Boschetti
Testo di Marinella Guatterini © Teatro alla Scala, 2011
Le immagini delle pagine seguenti si riferiscono al ballo Excelsior che il Corpo di ballo del Teatro Alla Scala ha presentato al Teatro Bol’šoj di Mosca.
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e r u s a y r u x L’attuale compagnia di balletto del Teatro alla Scala vanta un passato glorioso le cui radici affondano nei secoli precedenti alla settecentesca inaugurazione, nel 1778, del più celebre teatro musicale del mondo, che è tuttora la sua sede. Illustri coreografi, come Jean-Georges Noverre e Gasparo Angiolini, i riformatori del ballet d’action, o “il sommo” Salvatore Viganò, idolatrato da Stendhal per i numerosi coreodrammi presentati a Milano tra il 1811 e il 1819, esercitarono una grande influenza sul balletto europeo prima ancora della fondazione, nel 1813, della Imperiale Regia Accademia di Ballo della Scala. Da qui Carlo Blasis, illustre ballerino, didatta e teorico, immise il balletto - che peraltro aveva avuto i natali proprio in Italia nel XV secolo -, nella temperie del Romanticismo, contribuendo all’innovazione tecnica del suo stile. Con Blasis studiarono le maggiori stelle dell’epoca come Carlotta Grisi, Fanny Cerrito (interprete, nel 1841 della seconda Silfide scaligera allestita da Antonio Cortesi su prestiti e inediti di Gioachino Rossini, Saverio Mercadante e Antonio Mussi), Lucine Grahn, Augusta Maywood, Amina Boschetti e soprattutto quelle
a e l P x u lof stelle scaligere, capaci, come Amalia Ferraris, Claudina Cucchi e Carolina Pochini di contendersi i favori del pubblico in Europa. In Russia Caterina Beretta e Virginia Zucchi anticiparono i successi di Carlotta Brianza, prima interprete di La Bella addormentata nel 1890 e Pierina Legnani (prima Odette/Odile nel Lago dei cigni di Petipa/Ivanov del 1895), mentre il grande didatta Enrico Cecchetti, che lì si era stabilito, vi proiettò l’insegnamento italiano della tecnica accademica e, attraverso i Ballets Russes di Sergej Djagilev cui si unì, la fece lievitare nel nuovo secolo. Cecchetti, che aveva debuttato alla Scala nel 1871, vi fece ritorno anche nel 1881 per Excelsior di Luigi Manzotti, Romualdo Marenco e Alfredo Edel. Questo ballo del progresso, il più fortunato dei “balli grandi” allestiti dal Manzotti, fu rappresentato e riprodotto per oltre trent’anni in tutta Europa e negli Stati Uniti e viene considerato antesignano della rivista e del music-hall. La danza scaligera entrò così nel XX secolo in compagnia di saldi professionisti manzottiani come Raffaele Grassi e Giovanni Pratesi (autore, nel 1926, del Convento veneziano), ma anche di insigni coreografi legati ai Ballets Russes, come Michail Fokin (Shéhérazade, Cléopâtre, L’amore delle tre melarance) e Léonide Massine (che nel 1950 scelse Luciana Novaro per il debutto della sua Sagra della primavera). Essi si incaricarono di adattare al gusto scaligero le novità apportate nella danza, nella musica e nella scenografia dalla celebre compagnia di Sergej Djagilev (ospite al Teatro Lirico nel 1920 e alla Scala nel 1927),
and especially those stars scaligere, capable, like Amalia Ferraris, Claudina Cucchi and Carolina Pochini to contend the favors of the public in Europe.. In Russia Caterina Beretta and Virginia Zucchi predicted the Carlotta Brianza’s sucess, first performer of “The sleeping Beauty” in 1890 and Pierina Legnani (first Odette/Odile in Swan Lake by Petipa/Ivanov of the 1895), meanwhile the great didact Enrico Enrico Cecchetti, who settled there, projected the Italian teaching of the Accademy Technique and, trought the Ballets Russes of Sergej Djagilev that he joined, it did rise in the new century. Cecchetti, who debutted at La Scala in 1871, came back in 1881 for the “Excelsior” of Luigi Manzotti, Romualdo Marenco and Alfredo Edel. This ballet of the progress, was the most fortunate among the “Grand Ballets” staged by Manzotti, and was represented and reproduced for over thirty years in the whole Europe and in the United States and it’s considered a forerunner from the magazine and the music hall. The scagliera dance had now entered the twentieth century in company with “saldi professionisti manzottiani” like Raffaele Grassi and Giovanni Pratesi (author, in 1926, of the Venetian Convent), but also of distinguished choreographers associated with Ballets Russes, as Mikhail Fokin (Shéhérazade, Cléopâtre, L’amore delle tre melarance) and Léonide Massine (who in 1950 chose Luciana Novaro for the debut of his Rite of Spring). They commission to adapt at the scaligero’s taste the inno-
e r u s a y r u x contando sul talento di Ettorina Mazzucchelli, Teresa Battaggi, Rosa Piovella Ansaldo, Attilia Radice, Ria Teresa Legnani, Vincenzo Celli, Gennaro Corbo e Cia Fornaroli (interprete, nel 1926, della prima esecuzione milanese di Petruška a cura di Boris Romanoff; sul podio il compositore, Igor Stravinskij). La Scuola di Ballo, nella quale si erano formati tutti questi interpreti eccellenti, era stata affidata nel 1921, dopo la chiusura nel periodo bellico, alla celebre didatta russa Olga Preobrajenska, quindi a Nicola Guerra e infine a Cecchetti, sino al 1928, l’anno della sua scomparsa. Dalla Mitteleuropa della danza libera e espressionista giunsero alla Scala, tra gli anni Trenta e Quaranta, Max Tarpis, Margherita Wallmann, già collaboratrice di Max Reinhardt al Festival di Salisburgo, e soprattutto Aurel Milloss. Proprio a questo artista di formazione anche accademica e coreografo alla Scala, nel 1942, del Mandarino meraviglioso (musica di Béla Bartók, scene e costumi di Enrico Prampolini), Arturo Toscanini diede l’incarico di riallacciare le file disperse della compagnia scaligera dopo il secondo conflitto mondiale. Milloss (poi direttore del Ballo a più riprese), affiancò alle molte stelle femminili, come Nives Poli, Bianca Gallizia, Milly Clerici, Edda Martignoni, Wanda Sciaccaluga, Elide Bonagiunta e in seguito Olga Amati e la Novaro, nuovi elementi maschili come Ugo Dell’Ara, Giulio Perugini, Mario Pistoni, Walter Venditti e il più giovane Amedeo
Massimo Garon e Marta Romagna
vations from the dance, in the music and in the scenography of the famous company by Sergej Djagilev (guest at the “Liric Theatre in 1920 and at La Scala in 1927), matter on the talent of Ettorina Mazzucchelli, Teresa Battaggi, Rosa Piovella Ansaldo, Attilia Radice, Ria Teresa Legnani, Vincenzo Celli, Gennaro Corbo and Cia Fornaroli (interpreter, in 1926, of the first milanese’s performance by Petruška in care by Boris Romanoff; on the podium the compositor Igor Stravinskij). The Ballet School, in which all these excellent performers were developed, was entrusted in 1921, after the closure during the war, to the famous Russian teacher Olga Preobrajenska, then Nicola Guerra and finally to Cecchetti, until 1928, the ‘year of his departure. From Mitteleurope of the expressionist and free dance come to La scala, between the Thirties and Forties, Max Tarpis, Margherita Wallmann, already collaborator of Max Reinhardt at the Salisburgo’s festival, and mainly Aurel Milloss. Especially to this artist also of academic formation and choreographer at La Scala, in 1942, of the “Mandarino Meraviglioso” (music by Bartók, scenes e dresses by Enrico Prampolini), Arturo Toscanini gave him the task to resume the Scagliera company which was disbanded after the world war II. Milloss (then director of the del Ballet on several occasions),
Eris Nezha
a e l P x u lof Amodio. Per il suo repertorio volle grandi musicisti (Petrassi, Dallapiccola) e insigni scenografi e pittori (Casorati, Sassu), ma anche ospiti illustri come George Balanchine che per la prima volta allestì con un corpo di ballo italiano Ballet Imperial (1952), Il bacio della fata (1953), Palais de cristal (1955), Concerto barocco (1961), I quattro temperamenti (1962) e Orfeo (1964). Negli anni Cinquanta e Sessanta la Scala divenne un palcoscenico aperto ai più bei nomi del panorama coreutico. Tra i coreografi: Roland Petit vi debuttò nel 1963 ( Le Jeune homme et la Mort, Le Loup, La chambre e Les demoiselles de la nuit ), ai talenti interni alla compagnia - Vera Colombo, Fiorella Cova, Gilda Majocchi, Elettra Morini, Giuliana Barabaschi - si unirono molte stelle ospiti come Yvette Chauviré, Margot Fonteyn, Ludmilla Tchérina, Jean Babilée, Tamara Toumanova , Galina Ulanova, Alicia Markova, Maja Plisetskaja e Rudolf Nureyev che diede inizio, nel 1965, (in Romeo e Giulietta di Kenneth MacMillan) a una strettissima collaborazione con il Teatro milanese. Vi allestì La Bella addormentata nel bosco (1966), Lo schiaccianoci(1969), Paquita (1970), Don Chisciotte, Romeo e Giulietta (1980), Il lago dei cigni (1990) sempre affiancato da ballerine invidiate nel mondo, come Liliana Cosi, che divenne étoile del Teatro nel 1970 e Carla Fracci, interprete romantica per eccellenza e grande tragédienne cui John Cranko, nel 1958, aveva già destinato il ruolo protagonista nel Romeo e Giulietta (musica di Prokof’ev) tenuto a battesimo, proprio dal complesso scaligero, al Teatro Verde dell’isola di San Giorgio, a Venezia.
join to the numerous star ladies, like Nives Poli, Bianca Gallizia, Milly Clerici, Edda Martignoni, Wanda Sciaccaluga, Elide Bonagiunta follone by Olga Amati and Novaro, nuovi masculine elements like Ugo Dell’Ara, Giulio Perugini, Mario Pistoni, Walter Venditti and the youngest Amedeo Amodio. For his repertory he wanted famous musicians (Petrassi, Dallapiccola) distinguished scenographers and painters (Casorati, Sassu), but also illustrious guests as George Balanchine that for the first time staged an Italian corps de ballet Imperial (1952), The Fairy’s Kiss (1953), Palais de cristal (1955), Baroque Concerto (1961), The Four Temperaments (1962) and Orpheus (1964). In the Fifties and Sixties La Scala became an open stage to the most beautiful personae in the coreutico wiev Among the choreographers: Roland Petit made his debut in 1963 (Le Jeune homme et la Mort, Le loup, La chambre and Les demoiselles de la nuit), to the intern company’s talents – Vera Colombo, Fiorella Cova, Gilda Majocchi, Elettra Morin, Giuliana Barabaschi - had joiner numerous guests star like Yvette Chauviré, Margot Fonteyn, Ludmilla Tchérina, Jean Babilée, Tamara Toumanova , Galina Ulanova, Alicia Markova, Maja Plisetskaja and Rudolf Nureyev who started, in 1965, (in Romeo e Giulietta di Kenneth MacMillan) a narrow collaboration with the Theatre milanese He staged La Bella addormentata nel bosco (1966), Lo schiaccianoci(1969), Paquita (1970), Don Chisciotte, Romeo
e r u s a y r u x Da allora e per oltre quarant’anni, Carla Fracci è stata la stella assoluta del Teatro; innumerevoli le creazioni pensate espressamente per lei, come La strada di Nino Rota e Mario Pistoni (1966), anche autore di Ritratto di Don Chisciotte con scene e costumi di Lucio Fontana, e Francesca da Rimini (1967) e, tra l’altro, di un Mandarino meraviglioso (1966) in cui si mise in mostra il talento moderno della futura étoile Luciana Savignano, più volte partner di Paolo Bortoluzzi e prediletta da Maurice Béjart. Il grande coreografo che ha segnato il repertorio scaligero di ieri con la Nona Sinfonia di Beethoven, L’Uccello di fuoco, Le marteau sans maître, Bolero, Bakhti, e Le Martyre de Saint Sébastien ma anche di oggi con il ripristino di Bolero per Sylvie Guillem (2002) e di Le Sacre du printemps (2004). Negli anni Settanta-Ottanta le file del Ballo scaligero, - capitanate oltre che dalla Savignano, dalle altre étoile Anna Razzi e Oriella Dorella -, spiccavano nelle coreografie di Nureyev, Cranko e Martinez (Coppélia) ma anche di Pistoni e Amodio (L’aprésmidi-d’un faune, Ricercare a nove movimenti, Oggetto amato) e nell’effervescente “nuovo” Excelsior con la regia di Filippo Crivelli e l’adattamento musicale di Fiorenzo Carpi, allestito da Ugo Dell’Ara nella stagione del Bicentenario (poi ripreso a cavallo del terzo millennio e ancora con grande successo al Théâtre National de l’Opéra di Parigi, nel 2002). Con Jiří Kylián (Sinfonia in re e La cathédrale engloutie), Birgit Cullberg (Signorina
e Giulietta (1980), Il lago dei cigni (1990) always accompanied by envied dancers in the world, like Liliana Cosi, who become theatre’s étoile in 1970 and Carla Fracci, romantic performer for excellence and great tragédienne that John Cranko, in 1958, had already designed the main role in Romeo e Giulietta (music by Prokof’ev) in announcing, just by the scaligero group, at Green Theatre on San Giorgio’s island, a Venezia. Since then and for over forty years, Carla Fracci was the absolute Theatre’s star; countless were the creations thought expressly for her, like “La strada” by Nino Rota and Mario Pistoni (1966) also author of “Ritratto of Don Chisciotte” with costumes and scenes by Lucio Fontana, and Francesca da Rimini (1967) and, among others, a “Mandarino meraviglioso” (1966) in which it was shown the modern talent of the future étoile Luciana Savignano, many times partner of Paolo Bortoluzzi and favorite by Maurice Béjart. The great choreographer who signed the scaligero’s repertory with the Nona Sinfonia of Beethoven, L’Uccello di fuoco, Le marteau sans maître, Bolero, Bakhti, and Le Martyre de Saint Sébastien but also nowadays with the return of Bolero per Sylvie Guillem (2002) and Le Sacre du printemps (2004). In the Seventies- eighties the scagliero’s dancing, head by Savignano, among with the others étoile Anna Razzi and Oriel-
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Giulia), Jerome Robbins (Après midi d’une faune, Les Noces), ancora Petit (The Marriage of Heaven and Hell, Proust, ou Les intermittences du coeur, L’Angelo azzurro), Louis Falco (The Eagle’s Nest), Joseph Russillo (La leggenda di Giuseppe e Lieb und Leid, entrambi con le scene di Luigi Veronesi e i costumi di Gianni Versace) si affacciano nuove leve di interpreti e all’orizzonte compare una nuova, grande tragédienne: Alessandra Ferri. Cresciuta alla Scuola scaligera e perfezionatasi a quella del Royal Ballet di Londra, la Ferri tornò al Piermarini per un Lago dei cigni a firma Franco Zeffirelli (1985) per poi diventare, nel 1992, prima ballerina assoluta della Scala, legando il proprio nome, ormai celebre nel mondo, a una lunga serie di debutti sino a La Dame aux camélias di John Neumeier, l’importante titolo del suo addio alle scene, nel marzo 2007. Negli anni Novanta la valorizzazione di Roberto Bolle e Massimo Murru - entrambi frutti della Scuola e poi della compagnia del Teatro di cui oggi sono étoiles - ha velocemente ripristinato anche gli storici primati maschili del balletto italiano. Bolle è il danseur noble più amato e richiesto nel mondo. Interprete dei classici del repertorio sin dalla fine degli anni Ottanta, è stato partner assiduo della Ferri e oggi con Svetlana Zakharova, diventata étoile della Scala nel 2007, costituisce una delle coppie più affascinanti della scena coreutica. Massimo Murru, danzatore di propensione classico-moderna, si è fatto amare sui palcoscenici internazionali, spesso in coppia con Sylvie Guillem, presenza assidua alla Scala, sin dal 1987 (quando comparve accanto a Nureyev) e coreografa proprio per
Maurizio Licitra, Petra Conti, Andrea Volpintesta
la Dorella -, stand out in Nureyev’s choreography,Cranko and Martinez (Coppélia) but also of Pistoni and Amodio Amodio (L’aprés-midi-d’un faune, Ricercare a nove movimenti, Oggetto amato)and in the fizzy “new” Excelsior with the direction of Filippo Crivelli and the musical adaptation by Fiorenzo Carpi, set up by Ugo Dell’Ara in Bicentenary’s season (then resumed at the turn of the third millennium, and again with great success at the Théâtre National de l’Opéra di Parigi, in 2002). With Jiří Kylián (Sinfonia in re and La cathédrale engloutie), Birgit Cullberg (Signorina Giulia), Jerome Robbins (Après midi d’une faune, Les Noces), Petit (The Marriage of Heaven and Hell, Proust, ou Les intermittences du coeur, L’Angelo azzurro), Louis Falco (The Eagle’s Nest), Joseph Russillo (La leggenda di Giuseppe e Lieb und Leid, both with scenes by Luigi Veronesi and costumes by Gianni Versace) raise up new interpret purchases and at the horizon a new great tragédienne: Alessandra Ferri. Developed athe scaligera’s school and improved at the Royal Ballet of London, Ferri come back at the Piermarini for the Lago dei cigni signed by Franco Zeffirelli (1985) and then become, in 1992, first absolute dancer at Scala, linking her name, now famous throughout the world, with a long series of debuts till La Dame aux camelias by John Neumeier, the important title of his farewell to the stage, in March 2007. In the nineties the valorisation of Roberto Bolle and Massimo Murru – Both bear fruit of Scuola and then of the Theatre’s company in which today they are étoiles- has also quickly reinstated the historic males of the Italian ballet.
il complesso scaligero di una versione di Giselle (2001) portata anche al Covent Garden. Nella tradizione scaligera le ospitalità sono sempre state un valore aggiunto. Grazie a Vladimir Vassiliev, Gheorghe Iancu, Maximiliano Guerra, José Manuel Carreño, Laurent Hilaire e Manuel Legris, Tamara Rojo e Darcey Bussell e ancora a Diana Vishneva, Denis Matvienko, Alina Cojocaru, Robert Tewsley, Guillaume Côté, Aurélie Dupont, Leonid Sarafanov, Julie Kent, Lucia Lacarra e Polina Semionova è stato possibile quel consolidamento del repertorio romantico-accademico cui hanno puntato tutte le direzioni artistiche (Giuseppe Carbone, Elisabetta Terabust, Frédéric Olivieri e ancora Terabust), precedenti all’insediamento, nel gennaio 2009, di Makhar Vaziev, per tredici anni già alla testa del Balletto Kirov del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo. Oggi il repertorio della compagnia mantiene il primato della varietà: affianca a Il lago dei cigni (anche nella versione di Vladimir Bourmeister), Giselle, La Bella addormentata, Lo schiaccianoci, Don Chisciotte, La bayadère (nella versione di Natalia Makarova), La Sylphide (da Taglioni a firma Pierre Lacotte), Coppélia (nella versione di Derek Deane) i titoli più importanti di Balanchine come Apollo o Sogno di una notte di mezza estate del 1962, di cui solo la Scala in questi anni detiene i diritti in Europa. Contempla creazioni di autori italiani come Amodio, Fabrizio Monteverde, Jacopo Godani, anche molto famosi nel mondo come Mauro Bigonzetti (attivo al Piermarini dal 1994) e firme internazionalmente accreditate come quelle del franco-
Bolle is the most loved and requested danseur noble in the world. Performer of the repertory’s classics since the end of the Eighties, he was the Ferri’s assiduous partner and today with Svetlana Zakharova, become the Scala’s étoile in 2007, establish one of the most fascinating couple in the coreutica’s panorama. Massimo Murru classic-modern dancer, became loved on the international stage, often in tandem with Sylvie Guillem, assiduous presence at La Scala since 1987 (when he appeared alongside Nureyev) and choreographer for the scaligero’s complex for a version of Giselle (2001) also brought to Covent Garden. In the scaligera’s tradition the hospitality are always been an additional value. Thank to Vladimir Vassiliev, Gheorghe Iancu, Maximiliano Guerra, José Manuel Carreño, Laurent Hilaire and Manuel Legris, Tamara Rojo and Darcey Bussell and also to Diana Vishneva, Denis Matvienko, Alina Cojocaru, Robert Tewsley, Guillaume Côté, Aurélie Dupont, Leonid Sarafanov, Julie Kent, Lucia Lacarra and Polina Semionova It has been possible that consolidation of the romantic-academic repertory in which they had pointed all artistic directions (Giuseppe Carbone, Elisabetta Terabust, Frédéric Olivieri and Terabust), before the settlement, in January 2009, of Makhar Vaziev, for thirteen years at the head of Kirov’s Ballet of Theatre Mariinskij in San Pietroburgo. Today the company’s repertory maintain the primacy of the variety: combined Il lago dei cigni (also in the version by Vladimir Bourmeister), Giselle, La Bella addormentata, Lo
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a e l P x u lof albanese Angelin Preljocaj (Annonciation, La Stravaganza, Le Parc), degli inglesi Christopher Wheeldon (Polyphonia) e Wayne Mc Gregor (il Corpo di Ballo danzò nella sua Dido and Aeneas ). Include i “classici” di Kylián (Symphony of Psalms , Petite Mort, Sechs Tänze e Bella Figura nel 2009), John Neumeier (Daphnis et Chloé e Now and Then oltre a La Dame aux camélias), Mats Ek (la sua versione di Giselle), Forsythe (In the Middle, Somewhat Elevated) e quelli della modernità storica americana (Alvin Ailey, Agnes de Mille, Paul Taylor, Antony Tudor e Glen Tetley con il debutto, nel 2009, di Voluntaries) ed europea (il Petit di Tout Satie, Carmen, Chéri, Il pipistrello ma anche del Pink Floyd Ballet, il Béjart di La Sagra della primavera). Negli ultimi anni il Balletto della Scala ha incrementato la propria visibilità internazionale e nazionale, con debutti all’Opéra di Parigi, negli Stati Uniti, al Bol’šoj di Mosca, al Teatro Mariinskij-Kirov di San Pietroburgo, in Germania, Turchia, Brasile, Spagna, Messico e, tra l’altro, in Cina. Grazie alla garanzia dell’appeal espressivo, tecnico e interpretativo di Svetlana Zakharova, Roberto Bolle, Massimo Murru, i tre nomi di punta legati al Teatro, degli ospiti, dei primi ballerini, dei solisti di fresca nomina ma anche dei tanti ballerini di fila spesso scelti per ruoli di rilievo, la direzione di Makhar Vaziev ha optato, con fermezza, su precise linee-guida artistiche. Rafforzare il più tonico e autorevole repertorio formalistico del Novecento, come “tradizione del nuovo” in ambito ballettistico; riprendere i necessari classici di tradizione; offrire chance creative a giovani coreografi; richiamare i grandi direttori sul podio della danza, sia come ulteriore attrattiva, sia come segno inequivocabile di quell’eccellenza musicale che il Teatro alla Scala merita anche nelle produzioni coreutiche. All’indomani di una stagione ereditata da Elisabetta Terabust, la direttrice uscente, e illuminata soprattutto da Pink Floyd Ballet di Roland Petit - successo internazionale, e decretato dal pubblico più giovane - ecco una Serata Béjart diretta da Daniel
schiaccianoci, Don Chisciotte, La bayadère (version by Natalia Makarova), La Sylphide (from Taglioni to firma Pierre Lacotte), Coppélia (in the version by Derek Deane) the most important titles of Balanchine like Apollo o Sogno di una notte di mezza estate in 1962, in which only the Scala in these years hold the rights in Europe. Contemplate creations of italian’s author like Amodio, Fabrizio Monteverde, Jacopo Godani, also very famous in the world as Mauro Bigonzetti (active at Piermarini in 1994) International signs such as french-albanian Angelin Preljocaj (Annonciation, La Stravaganza, Le Parc), of the english Christopher Wheeldon (Polyphonia) and Wayne Mc Gregor (the corps de ballet danced in his Dido and Aeneas ). Including “classics” by Kylián (Symphony of Psalms , Petite Mort, Sechs Tänze e Bella Figura nel 2009), John Neumeier (Daphnis et Chloé e Now and Then oltre a La Dame aux camélias), Mats Ek (his version of Giselle), Forsythe (In the Middle, Somewhat Elevated) and these of the american history (Alvin Ailey, Agnes de Mille, Paul Taylor, Antony Tudor e Glen Tetley with the debut, in 2009, of Voluntaries) and european (the Petit by Tout Satie, Carmen, Chéri, Il pipistrello but also of the Pink Floyd Ballet, the Béjart by La Sagra della primavera). In the last years the Scala’s Ballet incremented his own international and national visibility , with debuts at the ’Opéra of Parigi, in the United States, at Bol’šoj of Moscow, at Teatro Mariinskij-Kirov of St. Petersburg, in Germany, Turkey, Brazil, Spain, Mexico and, also, in China. Thanks to the expressive appeal’s warranty, technical and interpretative of Svetlana Zakharova, Roberto Bolle, Massimo Murru, the top three names linked to the Theatre, of the guets, of the first dancers, of new soloists but also of the many dancers often chosen for leading roles, the direction of Makhar Vaziev he opt with steadiness, about precise art guidelines. Strengthening the most authoritative formalistic repertoire of the twentieth century, as a “new tradition” within the bal-
Svetlana Zakharova
Roberto Bolle
Carla Fracci
Harding: l’inaugurazione della stagione 2009-2010. Tra L’Oiseau de feu e Le Sacre du printemps, il ritorno del mahleriano Chant du compagnon errant, da tempo assente dal palcoscenico del Piermarini, è stato salutato con grande favore, e ripreso nel Gala des Étoiles della stagione successiva. E se Don Chisciotte (versione Nureyev), Romeo e Giulietta (versione MacMillan) e Onegin (John Cranko) hanno mostrato ospiti ancora sconosciuti, come Natalia Osipova, Alexander Volchkov e Maria Eichwald, con Roberto Bolle e Massimo Murru al loro debutto nel corrusco ruolo del titolo di Cranko, un Trittico Novecento e una speciale Serata Forsythe hanno manifestato con evidenza le scelte del nuovo direttore. Infatti, nel triple-bill del maggio-giugno 2010, Balletto imperiale e Il Figliol prodigo di Balanchine si sono affiancati alla novità Immemoria di Francesco Ventriglia, su musica di Dmitrij Šostakovič, un successo che ha senz’altro contribuito a far spiccare il volo del giovane ballerino-coreografo. Nella Serata Forsythe, ultimo titolo d’autunno, sia il folgorante Artifact Suite, su musica di Bach e di Eva Crossman-Hecht, sia Herman Schmerman, su musica di Thom Willems, sono entrati nel repertorio scaligero, accanto all’ormai celeberrimo e consolidato In The Middle, Somewhat Elevated, mentre la nuova stagione 2010-2011 apriva i battenti con Il lago dei cigni (versione Nureyev), nel centenario della morte di Marius Petipa. Non si è certo trattato di un Lago qualunque: l’incontro di Alina Somova, nuova star
Petra Conti e Eris Nezha
letic; retake the necessary tradition classics, offering chances to young creative choreographers; recall the great conductors on the podium of the dance, both as an added attraction, of that unequivocal sign that the music excellence which La Scala deserves also in choral productions. In the following season inherited from Elisabetta Terabust, the outgoing director, and mostly illuminated by Pink Floyd Ballet of Roland Petit – International succes, and decreed by the younger audience – here is a Serata Béjart conducted by Daniel Harding: the inauguration of the 2009-2010 season. Among L’Oiseau de feu e Le Sacre du printemps, the mahleriano return Chant du compagnon errant, for a long time away on the stage of the Piermarini. Was very greeted with great favor, and again in Gala des Étoiles of the next season. And if Don Chisciotte (Nureyev version), Romeo e Giulietta (MacMillan version) and Onegin (John Cranko) showed guests still unknown, like Natalia Osipova, Alexander Volchkov and Maria Eichwald, with Roberto Bolle and Massimo Murru at their debut in the coruscating role of the title by Cranko, and Trittico Novecento and a special Serata Forsythe demonstrated clearly the choices of the new director. In fact, in triple-bill of may-june 2010, Balletto imperiale e Il Figliol prodigo of Balanchine joined side by side at the new Immemoria of Francesco Ventriglia, on music by Dmitrij Šostakovič, a success which has undoubtedly
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Matthew Endicott e Sabrina Brazzo
russa, ma soprattutto la bacchetta di Daniel Barenboim, l’hanno reso memorabile. Nella stessa stagione un gran regalo è stato riservato alla Scala: il ritorno di Sylvie Guillem in L’Histoire de Manon, in coppia con il prediletto Massimo Murru; nel ruolo del titolo una nuova guest: Olesia Novikova, ottima entrée in un balletto molto amato. Nel corale L’altro Casanova, Polina Semionova accarezzava il libertinaggio al femminile (accanto a Gabriele Corrado) di una novità iscritta su un arco di musiche fluttuante dal ‘700 al ‘900 e affidata allo scaligero Gianluca Schiavoni e al drammaturgo Andrea Forte. Nel maggio 2011, un primato senza precedenti in Italia: il debutto dell’intera partitura coreografica di Jewels di Balanchine (Emerals, Rubies e Diamonds), ospiti Somova, Semionova, Sarafanov, ma anche il canadese Guillaume Côté. E a seguire un titolo non meno rilevante che mobilita l’intera compagnia e i suoi nomi più giovani in un’entusiasmante sfida: la ricostruzione coreografica e registica di Raymonda da Marius Petipa, a cura di Sergej Vikharev, e su musica di Aleksandr Glazunov. Un classico del 1898, anzi l’ultimo grande titolo del repertorio imperiale, mai entrato, prima d’ora, nel repertorio scaligero, onorato dalle sue étoile interne e esterne. Il debutto di Excelsior, nel dicembre 2011, al rinnovato Teatro Bol’šoj di Mosca, - l’edizione, ormai storica, è sempre quella del 1967, con la coreografia di Ugo Dell’Ara, la regia di Filippo Crivelli e le incantevoli scene di Giulio Coltellacci - impone lo slittamento a gennaio dell’inizio della stagione 2011-2012. D’altra parte è in gioco il recupero della tradizione
contributed to soar the young dancer-choreographer. In the Forsythe’s evening, last autumn title, the brilliant as much Artifact Suite, on music of Bach and of Eva CrossmanHecht, as Herman Schmerman, on music by Thom Willems, entered scaligero’s repertoire, next to the now famous and consolidated In The Middle, Somewhat Elevated, while the new 2010-2011 season opened its doors with Il lago dei cigni (Nureyev version), the centenary of Marius Petipa’s death. It was not an ordinary “Lago”: the meeting of Alina Somova, new russian star, but mostly the Daniel Barenboim’s wand, made it memorable. In the same season a great gift was reserved to La Scala, the return of Sylvie Guillem in “L’Histoire de Manon” partners with the loved Massimo Murru; in the title’s role a new guest: Olesia Novikova, great entrée in a loved ballet. In the choral L’altro Casanova, Polina Semionova stroke gently the female libertinage (beside Gabriel Corrado) in a new recorded music over a period of fluctuating from 700 to 900 and assigned to the scaligero’s Gianluca Schiavoni and to the playwright Andrea Forte. In may 2011, a record unheard-of in Italy: The debut of the entire choreographic score of Jewels by Balanchine (Emerals, Rubies e Diamonds), guests Somova, Semionova, Sarafanov, and the canadian Guillaume Côté. And followed by a nonetheless relevant title which mobility the entire company and it’s younger names in an exciting challenge: the choreographic and directorial reconstruction of Raymonda da Marius Petipa, supervisioned by Sergej Vikharev,
e r u s a y r u x italiana, strettamente legata a un Leitmotiv non meno caro a Vaziev rispetto agli altri “punti forti” della sua direzione: l’idea di una presenza sempre più massiccia del Corpo di Ballo scaligero all’estero. Nel 2012 tante novità: il ritorno, dopo la maternità, di Svetlana Zakharova, prima in Giselle, poi in Marguerite and Armand di Frederick Ashton, in un dittico che segnala anche Concerto DSCH di Alexei Ratmansky, sul Concerto n° 2 in Fa mag.Op. 102 di Dmitrij Šostakovič, il cui nome, in Germania viene abbreviato usando quattro note musicali: appunto, DSCH. Infine, prima di Onegin, e del ritorno di Raymonda, nell’ottobre 2012, una sfida, affidata a Martha Clarke. Poliedrica coreografa e regista americana, è lei a portare alla Scala, in L’altra metà del cielo, una novità ancora una volta rivolta ai giovani, la musica nientemeno che di Vasco Rossi.
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on music by Aleksandr Glazunov. A 1898 classic, indeed, the last great imperial title of the repertoire, never came, until now, in the scaligero’s repertoire, honored by it’s internal and external étoile The debut of Excelsior, in december 2011, at the renewed Bol’šoj’s Theatre of Moscow, - The edition by now historic, the one of 1967, with the choreography by Ugo Dell’Ara, direction of Filippo Crivelli and the beautiful scenes by Giulio Coltellacciforce the postponement to January the start of the 2011-2012 season. On the other hand the recovery of the Italian tradition is at stake, tightly tied at a Leitmotiv not less dear to Vaziev in comparsion to the others “Key Points” of his direction. The idea of a always more active presence of the Scaligero’s Ballet Corps abroad. In 2012 many new features: the return after maternity leave of Svetlana Zakharova, first in Giselle, then in Marguerite and Armand by Frederick Ashton, a diptych which also signals Concerto DSCH of Alexei Ratmansky, the Concerto n° 2 in Fa mag. Op. 102 by Dmitri Shostakovich, whose name is abbreviated in Germany using four musical notes, namely, DSCH. Finally, before Onegin, and the return of Raymonda, in October 2012, a challenge, headed by Martha Clarke. Multifaceted American choreographer and director, she has to take the Scala, in L’altra metà del cielo, a new once again turned to the young, with the music of the great Vasco Rossi.
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Il pubblico al Teatro Bol’šoj di Mosca
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a e l P x u lof Makhar Vaziev
Direttore del Corpo di ballo del Teatro Alla Scala
Nato nel 1961, a Alagir, nell’Ossezia Nord, sulle montagne del Caucaso, al confine russo con la Georgia (nome originale Makharbeq, secondo un’antica indicazione nobiliare osseta), è entrato all’Accademia “Agrippina Vaganova” dell’odierna San Pietroburgo nel 1973, nella classe di Jurij Umrikin, e si è diplomato nel 1981. Già a partire dal 1979 ha cominciato a danzare a San Pietroburgo con il Balletto del Kirov, in cui è stato ufficialmente ingaggiato nel 1981, dopo il diploma. Nel 1986 è stato nominato Solista e nel 1989, Principal dancer. Il suo repertorio include oltre venti balletti, tra i quali La Sylphide (James), Giselle (Albrecht), Il Corsaro (Alì), La bayadère (Solor), Il lago dei cigni (Siegfrid), La Bella addormentata (principe Desiré), Lo schiaccianoci (Principe), Raymonda (Abderachman), Don Chisciotte(Basilio), Chopiniana (Poeta), Shéhérazade (Schiavo d’oro), Carmen (Don José). Dall’aprile 1995 al marzo 2008 ha diretto il Balletto Kirov del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo. In questi
Born in 1961, at Alagir, in Nord Ossezia, on the Caucasus’ mountains, at the Russian state line with Georgia (original name Makharbeq, according to an Osseta ancient nobility), he joined the “Agrippina Vaganova” academy in 1973 in the actual San Pietroburgo, in the Jurij Umrikin’s class, and he graduated in 1981. He started dancing in 1979 in San Pietroburgo with the Kirov’s ballet, in which he officially signed on in 1981, after the diploma. In 1986 he has been nominated as Soloist and in the 1989 as Principal dancer. The repertory count in over 20 ballets, including La Sylphide (James), Giselle (Albrecht), Il Corsaro (Alì), La bayadère (Solor), Il lago dei cigni (Siegfrid), La Bella addormentata (prince Desiré), Lo schiaccianoci (prince), Raymonda (Abderachman), Don Chisciotte(Basilio), Chopiniana (Poet), Shéhérazade (Golden slave), Carmen (Don José). From the april 1995 to march 2008 he directed the “kirov’s Ballet” in San Pietroburgo’s Mariinskij theatre. In
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these thirteen years the company’s repertory, considered “The house of Marius Petipa”, has considerably expanded up to including contemporary works. Major choreographers ballets of the XXI century were staged on : George Balanchine (The Prodigal Son, Apollo, Theme and Variations, Jewels, The Four Temperaments, Serenade, La Valse), Hans van Manen, John Neumeier, William Forsythe, Harald Lander (Ėtudes) and Kenneth MacMillan, in addition choreographies by Pierre Lacotte (Ondine) and David Dawson (Reverence). Were also reenact some ballets of Marius Petipa, based on the original Stepanov notation, stored at the harvard Sergeev collection, in the United States. For this purpose the reconstructions have been entrusted to the coreolog Sergej Vikharev.The Sleeping Beauty, ( 1999), La bayadère (2002), according to the version staged by Petipa in 1900 and The Awakening of Flora (2007). Big impulse to the choreographers of the last generation, includingAleksej Ratmanskij, Aleksej Mirošničenko e Kirill Simonov: so have debuted at the Mariinsky Ratmansky’s Cinderella, The Nutcracker (Mikhail Šemjakin production, choreographed by Simonov), The Magic Walnut (again produced and choreographed by Šemjakin Donvena Pandourskij) in addition to the coat (from Gogol ‘) and the Golden Age, both choreographed by Noah D. Gelber. To remember also Les Noces (Bronislava Nijinska), The Spring Festival in the version drawn from the original of Vaslav Nijinskij di Millicent Hodson and Kenneth Archer and the triptych Metaphysics. The Mild. The Spring Festival with Pandourskij’s choreographies From 1995 to 2008, the Kirov Ballet of the Mariinsky Theatre has performed at Covent Garden, at Coliseum Theatre in London, at Lincoln Center in New York, at Kennedy Center in Washington, at the Colón theatre in Buenos Aires and at the Real Madrid’s theatre and various theaters in Tokyo and Hong Kong, as well as at the Bol’šoj in Moscow and in several Italian theaters. In 2001 was launched the idea of the “International Ballet Festival” of Mariinsky Theatre from then on it involves the best dancers in the world. But it is mostly important the new generation of dancers came out in these thirteen years, including: Ul’jana Lopatkina, Diana Višnëva, Dar’ja Pavlenko, Viktoria Terëškina, Olesja Novikova, Evgenija Obratsova, Alina Somova con Igor’ Kolb, Andrian Fadeev, Leonid Sarafanov, Vladimir Škljarov Nominated Artist of Russia in 2002, he was awarded the “Spirit of Dance 2002” in the category “Knight of Dance”.
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e r u s a y r u x tredici anni il repertorio della compagnia, considerata “la casa di Marius Petipa”, si è considerevolmente ampliato sino a includere lavori contemporanei. Sono stati allestiti balletti dei maggiori coreografi del XXI secolo: George Balanchine (Il figliuol prodigo, Apollo, Tema e Variazioni, Jewels, I quattro temperamenti, Serenade, La Valse), Hans van Manen, John Neumeier, William Forsythe, Harald Lander (Ėtudes) e Kenneth MacMillan, oltre a coreografie di Pierre Lacotte (Ondine) e David Dawson (Reverence). Inoltre sono stati ricostruiti alcuni balletti di Marius Petipa, sulla base degli originali in notazione Stepanov, conservati presso la Sergeev Collection di Harvad, negli Stati Uniti. Tali ricostruzioni sono state affidate alle cure del coreologo Sergej Vikharev: La Bella addormentata, ( 1999), La bayadère (2002), secondo la versione allestita da Petipa nel 1900 e Il risveglio di Flora (2007). Grande l’impulso ai coreografi dell’ultima generazione, tra i quali Aleksej Ratmanskij, Aleksej Mirošničenko e Kirill Simonov: hanno così debuttato al Mariinskij Cenerentola di Ratmanskij, Lo schiaccianoci (produzione di Michail Šemjakin, coreografia di Simonov), La noce magica (ancora produzione di Šemjakin e coreografia di Donvena Pandourskij) oltre a Il cappotto (da Gogol’) e L’età dell’oro, entrambi per la coreografia di Noah D. Gelber. Ma sono da ricordare anche Les Noces (Bronislava Nijinska), La Sagra della primavera nella versione tratta dall’originale di Vaslav Nijinskij di Millicent Hodson e Kenneth Archer e il trittico Metaphysics. La mite. La sagra della primavera con coreografie della Pandourskij. Dal 1995 al 2008 il Balletto Kirov del Teatro Mariinskij si è esibito al Covent Garden e al Coliseum Theatre di Londra, al Lincoln Center di New York, al Kennedy Center di Washington, al Teatro Colón di Buenos Aires, al Teatro Real di Madrid e in vari teatri di Tokyo e Hong Kong, oltre che al Bol’šoj di Mosca e in diversi teatri italiani. Nel 2001 è nata l’idea del Festival Internazionale del Balletto del Teatro Mariinskij che da allora coinvolge i migliori danzatori del mondo. Ma è soprattutto importante la nuova generazione di ballerini emersa in questi tredici anni, tra i quali: Ul’jana Lopatkina, Diana Višnëva, Dar’ja Pavlenko, Viktoria Terëškina, Olesja Novikova, Evgenija Obratsova, Alina Somova con Igor’ Kolb, Andrian Fadeev, Leonid Sarafanov, Vladimir Škljarov. Nominato Artista Emerito della Russia nel 2002, è stato insignito del premio “Spirit of Dance 2002” nella categoria “Knight of Dance”.
a e l P x u lof Filosofia del Polo è la filosofia dell’alta qualità della vita Philosophy of the polo is the philosophy of hight quality life
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di Stella Lozovik
Foto di Marco Glaviano
Prima o poi tutto il vecchio diventa nuovo, così come la moda per i vestiti, la moda per lo sport è tornata in una veste moderna dalla storia. Il boom di tennis e il prestigio del golf sono spostate ormai al secondo piano, per lasciare il posto allo sport più dinamico, più pericoloso ma nello stesso tempo allo sport più nobile – il Polo. È uno degli sport più antichi del mondo ed anche uno dei più nobili. Nonostante sia sempre stato considerato un divertimento per pochi, le sue origini affondano nelle tradizioni rurali e guerriere di Paesi lontani come l’Afghanistan
Sooner or later everything old becomes new, as well as fashion for clothing, fashion for sports is coming back in a modern outfit from millennia of history. Today, tennisboom and prestige of golf are replaced with one of the most venturesome, quite dangerous, but at the same time the most aristocratic sport - Polo. It is one of the oldest disciplines in the world, as well as one of the most noble. Despite the fact that polo is associated with the aristocracy, it origins lie in the agricultural use of the peoples of countries like Afghanistan and Tibet.
ed il Tibet. Una leggenda racconta che, negli altopiani di questi territori, alcuni guardiani a cavallo, armati di una lunga mazza, proteggessero gli scarsi raccolti dalla voracità di piccoli e veloci roditori. Tra le varie ipotesi, inoltre, non è da scartare quella dell’origine militare del gioco che, data la somiglianza nella gestualità tra i colpi di mazza e i fendenti di sciabola, si potrebbe ricondurre al metodo di allenamento della cavalleria impiegato nei momenti di pace. Si dice che il termine ‘polo’ derivi dal nome delle competizioni a cavallo giocate in Persia, chiamate ‘pulu’,
According to the legend, in the mountainous areas of these regions, the shepherds, armed with a weighty stick and seated on horseback, used to defend their harvest from small rodents. The game was transported to Europe by British officers as a training tool, but soon became an entertainment for British aristocracy, gradually acquiring the sporting character, and later on exactly from here polo has spread to other European countries. Polo in Russian Empire became a favorite pastime for
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a e l P x u lof mentre in Tibet ‘pulu’ o ‘pullu’ indicava la ‘palla’. La diffusione del Polo in Gran Bretagna divenne obbligatoria e attraverso la via dell’Europa il polo approdò a Malta, dove nel 1868 venne fondato il primo polo club occidentale, grazie agli ufficiali britannici che nell’isola facevano tappa durante i loro viaggi da e per l’India. All’inizio il Polo In Europa era piuttosto come strumento di formazione, ma ben presto è diventato un trattenimento per l’aristocrazia britannica, pian piano acquisendo il carattere sportivo. In seguito proprio da qui il polo si è diffusa in altri paesi europei. In Russia nei tempi dei zar Alessandro II, invece il polo è diventato il passatempo preferito per i nobili militari. Anche se il gioco sembra molto semplice, richiede uno sforzo fisico alto e può essere molto traumatico. Intera complessità del gioco è che il giocatore con una mano deve manovrare il pony al galoppo, mentre con l'altra mano deve colpire la palla. Il fattore decisivo è la propria capacità di equilibrio e fare un rapido calcolo delle variazioni di traiettoria. La storia del polo in Italia, invece, risale agli anni venti, quando nell’isola di Brioni, oggi territorio dell’ex Jugoslavia, Carlo Kupelwiese fondò il primo Club di Polo dotato di due campi di gioco. Fu invece Sua Altezza Reale il duca di Spoleto a creare a Roma, nel 1930, il primo Polo Club. Nella capitale esisteva già un gruppo di giocatori che avevano frequentato il club dell’Isola di Brioni e c’erano anche giocatori che avevano a disposizione dei cavalli di
military nobles at the time of Alexander II, because the game allowed to demonstrate mastery of the rider. Even thou the game looks very easy, it requires a high physical exertion and can be very traumatic. Whole complexity of the game is that with one hand player must maneuver galloping ponies, while with his other hand he must hit the ball. The decisive factor here is one’s ability to balance and make a quick calculation of changes in the trajectory. Interest to the royal sport came to Italy much later compared to England and France, but with the help of VLADI POLO (established by the first Russian polo player, Vladlena B.G. Hermès, is now gaining tremendous results (level). In 2007 VLADO POLO Association started its activities aimed to develop polo game in Italy, and also to make this wonderful sport open for everyone. Now it’s time for Russia, Kazakhstan and other CIS countries . Today the first polo player in the history of Russia, president of the VLADI POLO Association and president of the Italian Polo Federation, Vladlena B.G. Hermès, aims to vanish all stereotypes about the unreachable nature of polo and develop this game in different regions of Russia. After all, there are all prerequisites - financial, territorial, natural, and, of the most importantly - desire of the Russian public to everything new! (open new horizons) Royal sport - it's not only fun for amateurs, it's also a successful business and a new, open market. It is well known that all elite sports cost a lot, and there
e r u s a y r u x proprietà, ma non esisteva un campo. Piu tardi “il Re dello Sport” e stato dimenticato e un lasciato andare. Nel ottobre di 2007 è nata VLADI POLO, Associazione fondata da Vladlena B.G. Hermès, prima giocatrice del polo nella storia della Russia. La finalità di VLADI POLO è di reinserire il Polo nel programma dei Giochi Olimpici. Per questo Associazione punta su promuovere e diffondere la cultura del questo meraviglioso gioco in Italia, per renderlo più aperto a tutti. Ora è il momento per la Russia, Kazakhstan, Ucraina e altri paesi della ex-Unione Sovietica, dove del polo adesso ancora sanno poco. Per questo nel maggio del 2010 nasce la Federazione Polo Italiana, fondata sempre da Vladlena B.G. Hermès, che ha come obbiettivo quello di diventare
is a stereotype that polo is a waste of money, but it turns out that polo is a business, it is a great investment, and huge profits. The uniqueness of polo, is its nobility and novelty – it is a new field for the realization of ideas and positive outcomes in business. Polo opens up new horizons - this is an opportunity for everyone to experience the world of aristocratic entertainment, to make new friends and partners, to travel, improve the quality of life, and simply discover a new panorama of the game at 360 °.
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il punto di riferimento per i club di polo italiani e tutti gli amanti di questo sport e portare la cultura del polo nei paesi, dove ancora non lo praticano. È ben noto che tutti gli sport d’elite costano molto, è gira un stereotipo che il polo è uno spreco dei soldi, ma alla fine si scopre che il polo può essere un grande investimento nei proggetti commerciali sia nello sviluppo della società. Real Estate, Fashion, Management, Marketing, Arte – tutto questo può diventare il mondo che apre il polo. Nel viaggio del Polo si aprono gli orizzonti nuovi, si trovano i nuovi amici e si scopre il mondo a 360°.
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Foto nella pagina a fianco di Vladlena B.G. Hemrès - Presidente della Federazione Polo Italiana e Vladi Polo Associazione
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Foto di Marco Glaviano
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a e l P x u lof L’arte made in Italy protagonista a New York The italian art is protagonist to New York
New York, Chelsea: va in scena l’arte italiana. E lo fa in grande stile presso la Clen Gallery per affermare il culto della maestria del fatto a mano dal sapore tutto nostrano nel mercato Americano che, a buon ragione, vede da sempre la nostra penisola come il faro del gusto e della classe, non solo per l’arte. A dar voce alla filosofia della Clen Gallery ci sono i più svariati artisti: pittori, scultori, ceramisti, e tutti coloro che sanno plasmare qualsivoglia forma di arte esprimendola con i materiali più diversi come la ceramica, il vetro, il legno o il metallo, e non mancano i gioiellieri ed i couturier
New York, Chelsea: the italian art goes on stage. And it does in a big style at Clen Gallery to affirm the cult of mastery of the Italian handmade in the American market which, for a good reason, has always seen our peninsula as the beacon of taste and class, not just for art. To give voice to the philosophy of the Glen Gallery there are a wide variety of artists: painters, sculptors, ceramists, and all those who know how to shape any form of art expressing it with different materials such as ceramic, glass, wood or metal, and jewelers and the high
e r u s a y r u x Acquamarina
fashion couturier are not missing. The important thing is to remain faithful to “fil rouge” of craftsmanship and uniqueness that for Clelia, the Apulian stylist who created the gallery, evoke the magic of her land. thus, after the exhibition held in Chelsea two more will follow this year in the other venue of the picture gallery: Upper East Side and Tribeca Among the event’s protagonists the creations of the astr-painter Alice Pazzi stand out whom in 2002 decided to dust off one of her old passions, painting. Or better, the collage. Florentine by birth, milanese by adoption, but she
Carnevale della vita
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di alta moda. L’importante è tener fede al fil rouge dell’artigianalità e dell’unicità che per Clelia, la stilista pugliese che ha dato vita alla galleria, evocano la magia della sua terra. Per questo, alla mostra realizzata nel Chelsea ne seguiranno altre due nel corso dell’anno nelle altre sedi della pinacoteca: Upper East Side e Tribeca. Fra i protagonisti dell’evento spiccano le creazioni dell’astro-pittrice Alice Pazzi che dal 2002 ha deciso di rispolverare una sua antica passione, la pittura. O meglio, il collage. Fiorentina di nascita, milanese di adozione, ma vissuta fra Londra, Parigi e New York, ha saputo mescola-
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a e l P x u lof Il sorpasso
re i tasselli del suo sapere per creare qualcosa di nuovo. Le conoscenze acquisite all’Accademia della Belle Arti di Firenze, la sua carriera nella comunicazione, nella grafica, negli eventi - insieme alle Edizioni Idea Book, ha organizzato negli anni ‘80 la prima mostra italiana di Robert Mapplethorpe e Diana Arbus – unite alla sua sensibilità ed alla sua affermata professionalità di astrologa, le permettono di interpretare questa tecnica anche come percorso rigenerativo dei suoi allievi. La sua conoscenza di famosi pittori collagisti, tra i quali Mimmo Rotella ed Enrico Buj, la portano ad approfondire questa tecnica pittorica a cui si affianca il concetto del riciclo e dell’ecosostenibilità, molto caro ad Alice, tanto da fondare l’Atelier del Riciclo e iniziare una vera e propria pulizia interiore che la porta ad approfondire la psicologia passando per lunghi periodi di analisi junghiana e di
lived between London, Paris and New York, she managed to mix the pieces of her knowledge to create something new. The knowledge acquired at the Academy of Fine Arts in Florence, her career in communications, in the graphics, in the events- together with the Editions Idea Book, in the 80 she organized the first italian exhibition of Robert Mapplethorpe and Diana Arbus- combined with her sensibility and her own affirmed professionalism as an astrologer, allow her to interpret this technique as a regenerative path for her students. Her knowledge of famous collagists painters, like Mimmo Rotella and Enrico Buj, brings her to deepen this pictorial technique that supports the concept of recycling and the “ecosustainability”, dear to Alice, enough to establish the Atelier of Recycling and start a real interior inner cleanliness that brings her to deepen the psychology going
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trough long periods of Jungian analysis and behaviour therapy. It is with this technique begins to give life to the zodiac signs, her artistic incipit as a good astrologer, immediately meeting the applause of the audience. “The collage is a genre that always fascinated me because the research for the material to use, their quality, the colour and the shape are for me an intriguing desire to see them merge together: and then it magically creates the message that I want to give, that holds my feelings and my emotions inside itself. Eastern papers and ancient silks mix together with pailettes and shells found on the beach. But also coloured glass that, like air bubbles, rise to the surface passing through fishing nets…” And if photography really “removes the soul”, like as indians say, because it crystallizes the person in a pose unable to reproduce the thousand facets of the soul, Alice decides to give it back, in what she calls “dressed photograph”, applying once again the collage technique, not without making an astrological study of the protagonist of her next art work before.
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Amore
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e r u s a y r u x terapia del comportamento. È con questa tecnica che inizia a dare vita ai segni zodiacali, il suo incipit artistico da brava astrologa, incontrando fin da subito il plauso del pubblico. “È un genere il Collage, che mi ha sempre affascinato perché la ricerca dei materiali da usare, la loro qualità, il colore e la forma costituiscono per me un intrigante desiderio di vederli fondere insieme: ed ecco che magicamente si crea il messaggio che voglio dare, che porta con sé i miei sentimenti e le mie emozioni. Carte orientali e sete antiche si mescolano a paillettes e a conchiglie trovate sulla spiaggia. Ma anche vetri colorati che, come bolle d'aria, vengono a galla passando attraverso reti di pescatori..." E se è vero che la fotografia “toglie l’anima”, come dicono gli indiani, poiché cristallizza la persona in una posa incapace di riprodurre le mille sfaccettature dell’anima, Alice decide di restituirgliela, in quella che lei chiama “fotografia vestita”, applicando ancora una volta la tecnica del collage, non senza prima aver fatto un studio astrologico del protagonista della sua prossima opera d’arte.
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Fiore
Segno del Cancro notturno
Backgammon
Tentazione
Articolo a cura di Claudia Chiari
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a e l P x u lof Dietro la reggia Backstage of Venaria Reale
Invito speciale da parte della presidenza della reggia di Venaria alla redazione di Pleasure of luxury.
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di Mara Gotti
Quando pensiamo ad una residenza reale, la nostra mente ci riconduce all’età barocca dei grandi ricevimenti e balli di corte, in un tuffo nel passato di circa quattro secoli. È proprio all’interno dei nostri confini, a pochi chilometri dalla prima capitale d’Italia, che troviamo un esempio di eccellenza artistica, storica e culturale: la Reggia di Venaria Reale. Edificata ed ampliata a cavallo tra il Seicento ed il Settecento per volontà di Carlo Emanuele II di Savoia e per mano dei più grandi architetti dell’epoca come Ame-
deo di Castellamonte e Filippo Juvarra, la grande Reggia, cuore del complesso monumentale di Venaria Reale e di un territorio che si estendeva fino a Lione, è ufficialmente entrata nella rosa delle altre grandi residenze europee, specialmente in seguito alla straordinaria opera di restauro che ha consentito di riportare il grande complesso all’originaria magnificenza. Una vera sfida, raccolta da più di 1.000 persone suddivise fra addetti ai lavori, progettisti e tecnici esperti del settore, che ha permesso alla storia di continuare a vivere sia at-
e r u s a y r u x Behind the palace Backstage della Venaria Reale
Special call from the Venaria’s presidency to Pleasure of luxury.
of Castellamonte and Filippo Juvarra, the great Reggia, heart of the Venaria Reale monumental compound and of a territory extended up to Lyon(france), has officially joined in the rose of the others greats European palace, especially after the extraordinary renovate work which allowed to carry back the great complex to the primal magnificence. A true challenge, harvested in more than 1.000 people subdivided among workers, designers and specialists, which consented the history to keep living through both
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When we think about a royal residence, our mind is brought back to the baroque epoch of the great feasts and ballets court, a plunge in the past of about four centuries. Is inside our own borders, a few kilometers from the first Italian capital, that we found an example of artistic, historical and cultural excellence: The Palace of Venaria Reale. Built and expanded in the riding of the six hundred and seven hundred by the wish of Carlo Emanuele II of Savoia and for hand of great architects of the epoch like Amedeo
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a e l P x u lof traverso l’architettura della compagine residenziale, sia mediante il profumo dei giardini in fiore ed ancora oltre verso l’infinito, divenendo così una dei cinque beni culturali più visitati d’Italia con oltre 4 milioni e mezzo di persone dalla sua riapertura al pubblico (2007). L’edificio monumentale, con i suoi 80.000 m 2 di superficie ed i suoi molteplici corpi di fabbrica, conta da solo alcune fra le più alte espressioni del Barocco europeo. Fra le altre, il Salone di Diana,
the architecture of residential company and through the perfume of the gardens in bloom. Venaria become so one of the five most cultural goods visited in Italy with more than 4 millions and half visitors from its opening in 2007.The monumental building, with its 80.000 m2 of area and its many buildings, counting alone one of the highest expression of the European baroque. Among the others, the Salone di Diana, seventeenth century masterwork of Amedeo di Castellamonte,
e r u s a y r u x capolavoro seicentesco di Amedeo di Castellamonte, caratterizzato da affreschi allegorici, stucchi, terme di Satiri, ninfe e trofei di caccia intitolati alla dea signora delle selve, protettrice degli animali selvatici, custode delle fonti e dei torrenti. Sempre per mano dello stesso artista, troviamo la Galleria Grande e la Chiesa di Sant’Uberto, mentre il complesso di Citroniera e Grande Scuderia sono attribuiti dell’estro creativo settecentesco di Filippo Juvarra.
characterized by allegorical wall painting, plaster, the erme di satiri, ninfe and trophies shoot titled to the goddess lady of the forest, protector of the untamed animals. Always by the same artist, we can find the ‘Galleria Grande’ and the church of Sant’Umberto, while the ‘Complesso di Citroniera’ and ‘Grande Scuderia’ are attributed to Filippo Juvarra. Villa Reale includes in an area of 95 hectares architectures and parks. Representing the hub from which is divided in about
Foto di Michele D’Ottavio
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e r u s a y r u x I numeri sono impressionanti: vista dall’alto, infatti, la Reggia disegna intorno a sé uno spazio di 95 ettari fra architetture e parchi e rappresenta il fulcro dal quale si articolano in un tutt’uno ben 800.000 m2 di giardini, annoverandoli tra i più vasti del mondo. Proprio per questa sua monumentalità e, allo stesso tempo, la sua notevole versatilità degli spazi, la reggia di Venaria si presta ad essere la sede espositiva d’eccellenza per le grandi mostre, oltre che il palcoscenico ideale per eventi, spettacoli e manifestazioni nel corso di tutto l’anno. Entrare all’interno di queste stanze è come ritrovarsi improvvisamente in un sogno fatto di vita, arredamenti dalle fodere broccate, suppellettili, lampadari adornati da gocce di cristallo, tendaggi di tessuti pregiati ed è un vero peccato constatare come tutto ciò sia stato oggetto di saccheggi perpetrati nel tempo. Insomma, che ci si vada per il parco d’estate o per le mostre in questo periodo dal clima più rigido, non si può rimanere indifferenti a tanta raffinata bellezza riportata allo splendore di un tempo.
800.000 m2 of landscape gardening including them among the largest in the world. Because of its magnificence, and at the same time its versatility of the spaces, the Venaria is excellent to be the expositive place for large exhibitions , events and manifestation throughout the year. Entering in these room is like being suddenly in a dream of life, furnishings, from brocade linings, chandeliers adorned with crystal drops, curtains of fine fabrics and is a real shame to see how all this has been the subject of looting perpetrated over time. In other words, if you go to the park in the summer or for exhibitions in this period of cold weather, you’d remain astonished at such elegant beauty restored to its former glory.
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a e l P x u lof Mons. Franco Buzzi, Prefetto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana e Presidente dell’Accademia
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Mons. Franco Buzzi, Prefect of the Veneranda Ambrosiana Library, and Academy’s President
Biblioteca Ambrosiana
Quattro secoli di cultura nel cuore di Milano Four centuries of culture in the heart of Milan di Monsignor Franco Buzzi
La grande istituzione milanese, articolata in Biblioteca, Pinacoteca e Accademia, fu voluta dal Cardinal Federico Borromeo con la posa della prima pietra nel 1603. L’Ambrosiana continua oggi la sua missione aprendosi non solo agli specialisti della ricerca, ma anche ai doveri di formazione nei confronti delle giovani generazioni. Le scuole secondarie milanesi, di ogni ordine e grado, possono usufruire di visite e corsi riservati ai loro alunni che qui imparano la storia della scrittura e del libro manoscritto e a stampa. In questo modo i giovani, accompagnati dai propri docenti, vengono introdotti alla conoscenza di quella tradizione testuale che rende possibile le edizioni dei classici italiani, latini e greci da loro studiati sui banchi di scuola. Ciò suscita nel loro animo un’affezione per l’Ambrosiana che li accompagnerà per il resto dei loro giorni. Visite analoghe con intento didattico, mirate a particolari percorsi figurativi, sono organizzate anche all’interno della Pinacoteca.
The great milanese institution, articulate in the Library, Pinacoteca and Academy, was demanded by Cardinal Federico Borromeo with the laying of the foundation stone in 1603. The Ambrosiana keep doing it’s mission opening up not only for research specialists, but also to the formation duties of the young generations. The secondary Milan’s schools, for every order and grade, can enjoy visits and lessons reserved to their students where they can learn the history of writing, of the manuscript or printed. In this way the youths, along by their teachers, are introduced at the knowledge of the traditional textual which makes possible the editions of Italian classics, latins and Greeks that they studied at a school desks. Which call forth in their mind a love for the Ambrosiana that will come with them for the rest of their days. Similar visits of educational intent, aimed to specific pathways, are also organized within the Pinacoteca.
e r u s a y r u x buoni libri sono amici che “ The good books are friend “ci Ipossono arricchire quanto that could enrich us when we ne abbiamo voglia
”
want to
”
di Monsignor Gianantonio Borgonovo
Secondo l’Atto di fondazione, stilato nel 1607 e confermato dal Breve papale del 1608, il cardinale Federico Borromeo, arcivescovo di Milano, sin dalla prima pietra aveva pensato a una grande biblioteca che fosse «per un servizio universale». L’amore per i libri, e soprattutto per i manoscritti, gli era stato instillato quando, in giovane età, aveva sperimentato a Roma l’importanza della scienza e dell’arte, per una nuova evangelizzazione mediante il dialogo e lo studio della cultura. A Federico, il cardinale Agostino Valier scriveva nel 1587: «I buoni libri non ci portano via il tempo come la gran parte delle persone che ci vengono a trovare: i libri sono amici che ci possono arricchire quanto ne abbiamo voglia. Tu, quindi, o cardinale Federico, dovrai raccogliere una grande quantità di libri, dovrai costruire una biblioteca degna del tuo nobile animo, spendendovi senza risparmio tutto il danaro che sarà necessario».
According to the Foundation Act, drawn in 1607 and then confirmed by the Papal brief of 1608, the cardinal Federico Borromeo, milan’s archbishop, had thought since the first stone that a big library was «For a universal service». The love for the books, and mostly for manuscripts, was instilled on him when, in young age, he experienced at Rome the importance of the science and art, for a new evangelization through the dialog and the study of the culture.To Federico , the cardinal Agostino Valier wrote in 1587: «The good books does not take away our time as the big part of the people do that come to visit us: books are friends that could enrich us as much we want to. You, therefore, o’ cardinal Federico will have to collect a big amount of books, you will have to build a library worthy your nobil soul, spending without saving all the money that will be necessary». The most famous piece is the Codex Atlanticus, which
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a e l P x u lof Il pezzo più celebre è il Codice Atlantico, che abbraccia la vita intellettuale di Leonardo da Vinci per un periodo di oltre quarant’anni, dal 1478 al 1519. Dono fatto all’Ambrosiana dal conte Galeazzo Arconati nel 1637, insieme ad altri 10 manoscritti vinciani, il Codice rimase sempre in Ambrosiana, eccetto il breve periodo in cui fu sottratto da Napoleone e portato a Parigi con gli altri 10 manoscritti vinciani, finché il Congresso di Vienna del 1815 impose la restituzione. La Biblioteca Ambrosiana si presenta come una delle più importanti a livello mondiale. È ricca di circa 36.000 manoscritti, in italiano, latino, greco, ebraico, arabo, siriaco, etiopico, persiano e altre lingue orientali. Tra i manoscritti, impossibile non ricordare il cosiddetto Virgilio di Petrarca, con una stupenda miniatura di Simone Martini sul verso della prima pagina (1340), e il Chronicon di Orosio, un codice miniato proveniente dallo scriptorium del monastero di Bobbio. La Biblioteca ha poi quasi 1.000.000 di stampati, di cui 2.455 incunaboli e 15.000 cinquecentine, 12.000 disegni (di Raffaello, Pisanello, Leonardo...), 22.500 incisioni avulse e altre rarità uniche, come mappe antiche, manoscritti musicali, pergamene e papiri. Il Cardinal Federico sin dagli inizi le diede un’impronta multiculturale, orientata al dialogo, giacché scriveva che anche i libri appartenenti a culture e fedi diverse dalla cristiana possono «a noi recare diversi giovamenti e farci venire in cognizione di molte cose belle e giovevoli molto».
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embraces the intellectual life of Leonardo da Vinci for a period of over forty years, from 1478 to 1519.Present made to the Ambrosian by the count Galeazzo Arconati in 1637, togheter with 10 Leonardo’s manuscripts, the codex remained in Ambrosian ever since, except for the short period in which it was subtracted by Napoleon who led it to Paris with the others 10 Leonardo’s manuscripts, until the Vienna’s congress of 1815 imposed the restitution. The Ambrosiana library is presented as one of the most important worldwide.Is rich in around 36,000 manuscripts, in Italian, latin, greek, hebrew, arabic, syriac, ethiopic, Persian and other oriental languages.Among the manuscripts, is impossible to not remember the socalled Virgil of Petrarch, with a beautiful miniature made by Simone Martini on the back of the first page(1340), and the Chronicle of Orosius, a codex miniated by the scriptorium of the Bobbio’s monastery. The library then has almost 1,000,000 printed, of which 2.455 incunabula and 15.000 sixteenth, 12.000 drawnings (of Raphael, Pisanello, Leonardo...), 22.500 detached engravings and others unic rarity, such as ancient maps, musical manuscripts, parchments and papyri. The Cardinal Federico since the beginning gave it a multicultural footprin, oriented to the dialog, since he wrote that the books belonging to cultur and faith different from the christian can «At us carry different benefits and gave us cognition of the many beautiful things and very beneficial».
Immagini di alcuni disegni appartenenti al Codice Atlantico di Leonardo da Vinci. Tali disegni saranno esposti a partire dal 13 marzo (fino al 6 giugno) nell’undicesima mostra dedicata al Codice Altantico dal titolo “Il volo degli uccelli e il volo meccanico” a cura del prof. Edoardo Villata.
e r u s a y r u x Un’Accademia milanese per la bellezza e la scienza A milanese academy for beauty and science di Monsignor Pier Francesco Fumagalli
Milano, crocevia naturale tra Europa e Mediterraneo, offre un clima particolarmente adatto agli incontri di civiltà. Se a Milano cerchiamo un luogo dove dare forma sistematica e scientifica al desiderio umano di poesia, verità e bellezza, l’Accademia Ambrosiana ci apre le sue porte verso affascinanti percorsi intellettuali e artistici, in un intreccio di saperi che vanno da Atene a Pechino, da Mosca a Istanbul, da Gerusalemme a Roma. Il sogno di un’Accademia universale di scienza e bellezza, dove si uniscono i migliori ingegni dell’umanità senza confini di ideologie o religioni, è mirabilmente espresso da Raffaello nel 1510, quando per le Stanze del Vaticano concepì l’affresco della Scuola di Atene, il cui cartone (fig. 1) è oggi alla Pinacoteca Ambrosiana istituita da Federico Borromeo. L’ideale rinascimentale di armonia cosmica tra Dio, la natura e l’uomo, ispirò nel 1609 a Milano la fondazione dell’Ambrosiana, cui si unì nel 1620 un’Accademia di Pittura, Scultura e Disegno. L’Accademia, prima del genere a Milano se non in tutta Europa, operò fino al 1776, avendo tra i suoi direttori lo scultore Dionigi Bussola, che
Milan, natural cross road between Europe and Mediterranean, give a special mood suitable to culture’s meeting. If in Milan we search a spot to shape in a systematic and scientific way the human’s desire of poetry, reality and beauty, the Ambrosian Acadamy opens its doors towards fascinating artistic and intellectual paths, in a wave of knowledge from Athens to Beijing, from Moscow to Istanbul, from Jerusalem to Rome. The Academy’s dream of a universal science and beauty, where the greatest genius of the humanity without limits of ideology or religious are put together. It is admirably expressed by Raffafello in the 1510, when for the Vatican’s “rooms” conceived the Scuola di Atene’s wall painting, which its paperboard (fig. 1) is today at the Ambrosian Pinacoteca founded by Federico Borromeo. The Renaissance ideal of cosmic harmony between God, the nature and the man, inspired in 1609 at Milan the Ambrosian foundation, to which joined in 1620 an Academy of painting, sculpting and drawing. The academy first in his genre in Milan if not in the entire Europe, worked until 1776, having among
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Particolare di Leonardo, Vite d’Archimede e ruote d’acqua, Veneranda Biblioteca Ambrosiana
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Raffaello Sanzio, Scuola di Atene (Stanza della Segnatura, Vaticano, Roma) Raffaello Sanzio, Scuola di Atene (Room of the Segnatura, Vatican, Rome)
nel 1670 scolpì otto statue in terrecotte bronzo-dorate, raffiguranti la Grammatica, Medicina, Matematica, Astronomia, Filosofia, Retorica, Teologia e Giurisprudenza (fig. 2) simboli degli ideali ambrosiani. Milano ha svolto un ruolo fondamentale nello scambio tra correnti artistiche italiane e avanguardie d’oltralpe, mentre il suo sviluppo come polo industriale e finanziario ha favorito la ricerca scientifica in molte aree di ricerca. In questo clima cittadino fervente di operosità, iniziative di carattere umanistico si collocano in un disegno di integrazione e bilanciamento sapiente con le altre di carattere industriale e economico che contrassegnano la tradizionale intraprendenza ambrosiana. In sintonia con l’odierna epoca di globalizzazione e d’incontro tra le più varie civiltà e religioni del mondo, è stata istituita nel 2008 la nuova Accademia Ambrosiana, strutturata secondo Classi di ricerca aperte sia a studi arabi, armeni, cinesi, ebraici, giapponesi, indiani, siriaci e slavi, sia a discipline tradizionali della cultura europea, con studi classici greci e latini e di letteratura italiana, di storia borromaica e di patristica. Nell’atmosfera serena e operosa dell’Accademia s’incontrano oggi in amicizia oltre 400 studiosi di tutti i continenti, che scambiandosi reciprocamente i frutti dei loro studi contribuiscono alla formazione di una scienza sostenuta dall’amore per la bellezza e la verità, e di una cultura universale di pace e di fraternità.
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its directors the sculptor Dionigi Bussola, who in 1670 had carved eight statues in terra cotta bronze gilded, rappresenting the Grammar,Medicine,Math,Astronomy, Philosophy,Rhetoric,Theology and Jurisprudence (fig. 2) symbols of the Ambrosian ideals. Milan has played a crucial role in the exchange between Italian and avant-garde art movements over the Alps, while its development as an industrial and financial center has fostered scientific research in many areas of research. In this atmosphere of fervent national industry, initiatives in the humanities are placed in a drawing of integration and balance with others of industrial and economic that marks the traditional Ambrosian initiative. In harmony with today’s era of globalization and meeting between the various civilizations and religions of the world, was established in 2008, the new Ambrosian’s Academy, structured according to classes of research open to Arabs, Armenians, Chinese, Hebrew, Japanese, Indians, Syrians ,Slavs studies, in traditional disciplines of European culture, with Greek and Latin classics and Italian literature, Borromaica’s history and patristic In this happy and active atmosphere of the Academy now meet in friendship more than 400 students from all the continents, that exchanging the results of their studied contribute at the formation of a science supported by the love for beauty and truth, and a universal cuture of peace and brotherhood.
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e r u s a y r u x L’Ambrosiana, custode e culla d’arte The Ambrosian, keeper and cradle of art di Don Alberto Rocca
La Pinacoteca Ambrosiana vide la luce nel 1618, a seguito della generosa donazione fatta dal cardinale Federico Borromeo alla Biblioteca omonima, da lui fondata nove anni prima. Il progetto integrato dell’Eminentissimo Fondatore prevedeva che, in seno alla magnifica biblioteca, via all’incontro con il Vero, la collezione d’arte aiutasse ad incontrare il Bello, secondo uno schema filosofico molto preciso e raffinato. Nel corso del suo soggiorno romano, Federico ebbe modo di entrare in contatto con i migliori pittori del suo tempo, anche in qualità di patrono della nuova Accademia di San Luca, che radunava numerosi artisti di fama. Fu proprio a Roma che ebbe modo di iniziare una campagna di acquisti e di commissioni che sono
The Ambrosian Pinacoteca saw the light in 1618, after a generous donation from the cardinal Federico Borromeo to the Library he founded nine years before. The project integrated of the eminent founder provided that, within the magnificent, in the library via the meeting with the True, the art collection would help to meet the Beauty, according to a philosophic pattern very precise and refined. During his Roman sojourn, Federico was able to get in touch with best painters of his time, as a patron of the new San Luca’s Academy, which gathered many famous artists. It was in Rome that he was able to start a campaign of acquisitions and commissions that are the reason of the presence in the Ambrosiana Pinacoteca of works by Ti-
Sandro Filipepi (Botticelli), Madonna del Padiglione (Ambrosian Pinacoteca)
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Sandro Filipepi (Botticelli), Madonna del Padiglione (Pinacoteca Ambrosiana)
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a e l P x u lof motivo della presenza nella Pinacoteca Ambrosiana di opere di Tiziano, Caravaggio, Raffaello, Brueghel e Brill. Il 25 giugno 1620, il geniale presule accostò alla galleria anche l’Accademia di Pittura, origine dell’attuale Accademia di Brera. Col tempo, la collezione federiciana ebbe modo di accrescersi in modo assai significativo, basti pensare alla donazione del Marchese Galeazzo Arconati che, oltre alla vastissima collezione di autografi vinciani, donò anche il Ritratto di Musico di Leonardo, oggi l’unico dipinto su tavola del grande maestro rimasto a Milano, o alla donazione del 1837, che impreziosì la collezione con la Madonna del Padiglione di Sandro Botticelli. Tuttavia, non è solo la qualità della collezione ambrosiana a ripagare il visitatore. Il percorso espositivo si snoda attorno al centro geometrico della città, vero cuore di Milano, nel susseguirsi di sale sapientemente decorate negli anni ’30 dalla maestria estetica del grande prefetto Giovanni Galbiati, che impreziosì pavimenti, mura, soffitti e finestre con mosaici, marmi, stucchi e vetrate che rendono il contenitore stesso della collezione un’autentica opera d’arte.
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ziano, Caravaggio, Raffaello, Brueghel e Brill. On 25 June 1620, the ingenious prelate combined at the gallery the Academy of Painting, now home of the Academy of Brera. With the time, the federician’s collection grown in a very meaningful way, think of the donation by the marchioness Galeazzo Arconati who, beyond the various collection of vinciani autograph, he donated also the Ritratto di Musico of Leonardo, today the only painted of the master left in Milan, or the donation made in 1837, which added more beauty to the collection with the Madonna del Padiglione of Sandro Botticelli. However, it is not just the quality of the ambrosian collection to repay the visitator. The exhibition path stretch around the geometric center of the city, true heart of Milan. To follow one to another rooms wisely decorated in the thirties by the workmanship of the prefect Giovanni Galbiati, who embellished floors,walls,ceilings and windows with mosaics, marbles, plasters and glasses which made the own sturcture of the collection an authentic art work.
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Si ringraziano Monsignor Franco Buzzi e I suoi colleghi per la cortese disponibilità dimostrata nella stesura di questo articolo.
We thank Monsignor Franco Buzzi and his colleagues for their kind helpfulness in writing this article.
Leonardo da Vinci, Ritratto di Musico (Pinacoteca Ambrosiana) Leonardo da Vinci, Ritratto di Musico (Ambrosian Pinacoteca)
Pagina di un volume del Kitāb al-Hayawān che fa parte del fondo arabo della biblioteca ambrosiana
Page of a volume of the Kitāb al-Hayawān which is part of the Arabic collection in the Ambrosian Library.
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a e l P x u lof Dalla terra all’aria con stile
Elton John, Gwineth Paltrow e il marito Chris Martin, Penelope Cruz, Dolce e Gabbana e perfino Naomi Campbell, non sono solo nomi da “Red Carpet” ma alcuni dei personaggi celebri che hanno usufruito dei servizi specializzati Air-Dynamic. Era il 2005 quando Raffaella Meledandri, dopo una brillante carriera diplomatica come volontaria dell’Onu in aree di guerra, fonda con il marito la realtà che in meno di cinque anni è diventata leader
Elton John, Gwyneth Paltrow and her husband Chris Martin, Penelope Cruz, Dolce e Gabbana and even Naomi Campbell, these are not just “Red Carpet”’ names but some of the celebrities who used the specialized service of Air-Dynamic. It was the 2005 when Raffaella Meledandri, after a brilliant career as a volunteer diplomatic of the Onu in the wars area, launch with the husband the reality that in less than five years has become leader in
the private sector traffic via helicopters and jets. Air-Dynamic is not just the result of a twenty-years experience of a team highly professional, composed by an international staff, come from the aeronautics , diplomatic and logistical, but also from the result of great intuitions and of an unrestrained passion for all that is an evidence of extreme privacy, excellence, vanguard, safety. Air-Dynamic become in short time and with brilliant financial results, the ideal partner for everyone that need fast movements, safety and comfortable in the entire world. Business core of the society the helicopters transport that it conceive non only in functional terms but also in a truth and own sensorial experience able to offers to own customers only high-level transports like the newest Helicopter Agusta 109 Grand and Agusta Koala (COA Esperia) and the Eurocopter EC130 B4. The company guarantee also movements from and to the all locations of the globe. The luxurious Executive jets (Cessna Citation Mustang, Cessna Citation Bravo, Cessna Citation CJ1+, Cessna Citation CJ2+, Cessna Citation ancore +, Beechcraft Premier, Hawker Beechcraft 400XP, Raytheon Hawker 800XP, Dassault Falcon 2000, Bombardier Challenger 600, Bombardier Global Express, Gulfstream V) handled by the company allows to offer a service tailored to each client. Currently the market is sprinkled with entrepreneurial realities that could offer tailor made solutions for his own customers, this
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e r u s a y r u x nel settore traffico privato elicotteristico e jet. Air-Dynamic non è solo il risultato della ventennale esperienza di un team altamente professionale, composto da uno staff internazionale, proveniente dal settore aeronautico, diplomatico e logistico, ma anche il risultato di grandi intuizioni e di una passione sfrenata per tutto ciò che è testimonianza di estrema privacy, eccellenza, avanguardia e sicurezza. Air-Dynamic diventa in poco tempo e con brillanti risultati finanziari, il partner ideale per chiunque necessiti di spostamenti rapidi, sicuri e agiati in tutto il mondo. Core business della società il trasporto elicotteristico che essa concepisce non solo in termini funzionali ma anche come vera e propria esperienza sensoriale in grado di offrire ai propri clienti solo mezzi di altissimo livello come i nuovissimi Elicotteri Agusta 109 Grand e Agusta Koala (COA Esperia) ed Eurocopter EC130 B4. La società garantisce inoltre spostamenti da e per tutte le località del globo. I lussuosissimi Executive Jet (Cessna Citation Mustang, Cessna Citation Bravo, Cessna Citation CJ1+, Cessna Citation CJ2+, Cessna Citation ancore +, Beechcraft Premier, Hawker Beechcraft 400XP, Raytheon Hawker 800XP, Dassault Falcon 2000, Bombardier Challenger 600, Bombardier Global Express, Gulfstream V) di cui dispone consentono di offrire un servizio creato su misura per ogni cliente. Attualmente il mercato è costellato di realtà imprenditoriali che possono offrire soluzioni su misura per la propria clientela, questo
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dettato anche dalla crescita esponenziale di alcuni ricchi mercati, tuttavia Air-Dynamic si può collocare come precursore della “Customer Experience”. Ogni cliente viene infatti seguito da uno staff dedicato e disponibile 24 ore al giorno e 365 giorni all’anno per soddisfare qualsiasi esigenza e pronto ad occuparsi di tutti gli aspetti, dalla schedulazione al catering e a tutto ciò che renderà ogni viaggio unico ed esclusivo. Da qualsiasi punto di partenza a qualsiasi punto di arrivo, ove possibile anche nelle proprietà private, nei golf club, negli alberghi e chalet invernali o nelle dimore di lusso purché rispondenti ai requisiti prescritti dalla normativa nazionale in materia di sicurezza, Air-Dynamic è in grado di organizzare nei minimi dettagli il viaggio su misura. “Attualmente possiamo ritenerci estremamente soddisfatti di come il nostro business stia crescendo e di come quotidianamente la nostra clientela dimostri gradimento per il servizio di Customer Experience da noi offerto – commenta Luigi Contessi, Sales and Marketing Director Air-Dynamic – Il nostro nutrito reparto marketing è costantemente impegnato alla ricerca di nuovi percorsi, nuove esperienze e nuovi talenti perché il viaggio dei nostri clienti non finisca una volta scesi dai nostri mezzi ma prosegua al nostro fianco” Air-Dynamic infatti è anche “Excellence Card”, la prima VIP corporate card free mai proposta da una realtà di trasporto privato in grado di garantire ai propri clienti un servizio a 360°. Si tratta dell’esclusivo passpartout per accedere a numerosi vantaggi e agevolazioni, grazie alla
is ordered also by the exponential growth of some rich markets, however Air-Dynamic can be placed as the precursor of the “Customer Experience” Each customer in fact get followed by a dedicated staff available 24 hours a day for 365 days a year to satisfy any demands and ready to take care of every feature, from the scheduling to catering and everything that will make every trip unique and exclusive. From every starting point to every ending point, where possible even in the private proprieties, golf clubs, hotels and winter chalets or in the luxury dwellings as long as they meet the prescribed requirements from the national security normative, Air-Dynamic is able to organize in every detail the tailor made trip. “Currently we can consider us extremely satisfied by how our business is growing every day and how our customers show satisfaction with the Customer Experience service - says Luigi Contessi, Sales and Marketing Director, Air-Dynamic - Our marketing department is constantly busy to find new paths, new experiences and new talents because the trip of our customers doesn’t end once went down from our transport means but continue on our side. Air-Dynamic also offers the “Excellence Card” the first VIP corporate card free ever proposed from a reality of the private transport able to guarantee the customers a 360° service. It’s about the exclusive passepartout to access at the several benefits and facilitations, thank to the collaboration with the partner companies that allow the possessors of
collaborazione con aziende partner che garantiscono, ai possessori della carta, servizi di alto livello come quelli offerti da Air-Dynamic. I partner della card sono stati selezionati tra una vasta rosa di aziende che come Air-Dynamic condividono il piacere del benessere, del confort e del lusso a livello globale. Excellence Card consente di ottenere tariffe personalizzate, privilegi esclusivi, sconti ed agevolazioni in hotel e ristoranti di charme, noleggi di automobili e barche, centri benessere e Spa, club o circoli esclusivi, servizi di concierge e sartorie, boutique e molto altro ancora. La società attualmente collabora nel mondo con realtà leader nel settore del lusso tra cui American Express Servizi Lifestyle, Boscolo, Relais & Châteaux, Jaguar Italia, G.H. Mumm, Bmw, Porsche, Cartasì e molti altri. Air-Dynamic è anche web 2.0, grazie all’applicazione scaricabile gratuitamente da App store, è possibile attraverso la sezione “Excellence” e grazie agli strumenti di geolocalizzazione GPS, scoprire in tempo reale quali sono i partner più vicini e visualizzarli direttamente su una cartina individuando ad esempio ristoranti o centri benessere partner nel raggio di pochi km dalla propria
the service card of high level like as the ones offered by Air-Dynamic. The card partners were selected from a wide range of companies which like Air-Dynamic share the pleasure of wellness, comfort and luxury at a worldwide level. Excellence Card allows to obtain personal prices, exclusive advantages, discounts and facilitations in charme hotels and restaurants, renting boats and cars, wellness Center and spa, exclusive groups, concierge services and tailors, boutiques and lot more. The company is collaborating with the world leaders in the luxury sector among which American Express Lifestyle service, Boscolo, Relais & Châteaux, jaguar italia, G.H. Mumm, Bmw, Porsche, Cartasì and many others. Air-Dynamic Is also web 2.0, thank to the free application downloadable from the App Store, is possible trough the “Excellence” section and by geo-tracking GPS tools, find in real time who is the nearby partner and visualize directly on the map and locate for example restaurants or wellness Centers partner’s in a short distance of few km from their position and found the advantages which they are entitled to.
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a e l P x u lof posizione e scoprire i vantaggi a cui hanno diritto i titolari. La società ha intuito rapidamente il cambiamento di direzione intrapreso dal mercato, spostando i propri servigi in nuove aree del globo oggi soggette a grande boom economico, basti pensare al mercato russo e a quello kazako. Air-Dynamic rappresenta infatti la prima realtà di traffico aereo privato ad organizzare un ponte diretto, senza scali, con il Kazakistan, incentivando il turismo di lusso nel nostro paese e a presentarsi come vettore unico nell’estate 2011 per il resort Forte Village di Pula, favorendo l’incoming di turisti russi provenienti da Mosca.
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The company quickly realized the change of direction performed by the market, moving their services into new areas of the globe today subject to great economic boom, just think about the Kazakh and Russian market. Air-Dynamic represent indeed the first reality in the private air traffic to organize a direct bridge, non-stop, with Kazakistan, promoting the luxury tourism in our country and presenting as a unique vector in the 2011’s summer for the resort Forte Village of Pula, promoting the Russian incoming tourists from Mosca.
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presentano
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THE FUTURE OF BICYCLE
Material Carbon high modulus M46J+3K Size fully customized Weight 799 gr raw frame Colours fully customized Stiffness val. 105 N/mm
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a e l P x u lof Volando contro il vento Flying against the wind
Foto reportage di Fabrizio Jelmini Photo report by Fabrizio Jelmini
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a e l P x u lof Il fotografo Fabrizio Jelmini, anche in questo numero pubblica un reportage, rigorosamente in bianco e nero, sulle eccellenze artigianali italiane. La volta scorsa aveva immortalato i momenti del lavoro in tipografia, un omaggio al progetto ‘Pleasure of luxury’ che prendeva il via. ‘Stavolta l’obiettivo di Jelmini si è aggirato nel laboratorio di uno degli artigiani più rinomati del mondo nella costruzione di telai di biciclette in carbonio. Lo spunto è dato dal fatto che il marchio Hersh, ha deciso di mettere in produzione una linea di bici particolarmente sofisticate e performanti, curate in ogni minimo dettaglio, spinte al massimo dell’eccellenza in ogni loro accessorio. Questa linea prende il nome dalla nostra rivista e si chiama, appunto: ‘Exclusiv Pleasure of luxury’.
The photographer Fabrizio Jelmini, as well in this number public a reportage, rigorously in black and white, his Italian handmade excellences. The last time he photographed the moments in the printing works, a gift to the project ‘Pleasure of luxury’ which was starting. This time the lense of Jelmini was around in in the laboratory of one of the world’s most renowned craftsmen in the construction of bicycle frames made of carbon. The trademark ‘hersh’, decided to build a line of bikes, particularly sophisticated and performing, cured in every detail, and the excellence in every accessory. This line get the name from our magazine and so become ‘Pleasure of luxury’
e r u s a y r u x Raffaele Fumagalli, è il titolare del marchio Hersh, dinamico e pieno di entusiasmo, esigente coi fornitori e con le sue maestranze, intrandigente con se stesso, come si addice ad un giovane che vuole fare imprenditoria d’eccellenza. Signor Fumagalli, com’è nata la passione per la bici?
Posso dire che lo sport è la mia vita. Sin da quando ero bambino praticavo tanti sport e cercavo di farlo al meglio. Ho giocato parecchi anni a calcio, direi anche a buoni livelli, però dopo ben 4 infortuni alle ginocchia, mio malgrado ho dovuto smettere. Ma non potevo vivere senza sport, allora ne ho cercato uno adatto per me, e cosa poteva essere più adatto per le mie povere ginocchia, sicuramente la bici. Devo dire che il ciclismo era già presente nella mia famiglia: mio papà, che già praticava questo sport a livello amatoriale, fu invitato a partecipare al Giro d’Italia come organizzatore per un grosso sponsor. Io respiravo il ciclismo, mi entusiasmavo per la passione di papà, fin
Raffaele Fumagalli, is the owner of the trademark ‘Hersh’, dynamic and full of enthusiasm, exigent with the suppliers, intransigent with himself, as suited to a young man who wants to make entrepreneurs excellence.
Mr. Fumagalli, How was born your passion for cycling?
I can say that the sport is my life. Since I was a kid I practiced many sports and tried to do the best. I played soccer for many years, I would say even at good levels, but after 4 knee injuries, against my will I had to stop. But I could not live without sport, so then I searched for a good one, that could be more suitable for my poor knees surely the bike. I must say that cycling was already present in my family: my father, who already practiced it as an amateur, was invited to participate in the Tour of Italy as an organizer for a major sponsor. I breathed cycling, I was excited for the passion of my dad, until it became mine too, and grew so much that one day I decided that I would have made special bikes, adaptable to needs, and
a e l P x u lof quando è diventata anche mia, ed è cresciuta tanto che un giorno ho deciso che avrei fabbricato delle biciclette particolari, adattabili alle esigenze, e sarebbe stato con un marchio tutto mio: così è nato ‘Hersh’. Perché proprio Hersh, cosa vuol dire?
Hersh è un nome di fantasia, quasi una figura onomatopeica, il suo suono vorrebbe esprimere sicurezza, professionalità e, al tempo stesso, alimentare la fantasia. Qual è la filosofia produttiva di Hersh?
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Ricercare il massimo livello in ogni componente. Si sa che la bicicletta, come un’autovettura, è composta da varie parti ed ognuna di esse è prodotta da un’azienda specializzata: c’è chi fabbrica le selle e chi fa i cambi, ad esempio. Io volevo trovare per Hersh il ‘top’. Ma dove cercarlo? In Cina, forse? Così da ottenere anche un prezzo vantaggioso? Mi sono detto: ‘il concetto che i cinesi hanno dell’eccellenza non è come il nostro…’ Allora ho cercato in Italia artigiani di lunga e consolidata esperienza, sia nella ricerca stilistica che dei materiali. Io voglio che le
would be with a mark of my own: so was born ‘Hersh’.
Why hersh, what does it mean? Hersh is a fantasy name, almost a onomatopoeic figure, his sound would express safety, professionalism and, at the same time, feed the imagination. What is the production philosophy of Hersh?
Looking for the best in every component. It’s known that the bike, like a car, is composed by various pieces and every piece is produced by a specialized company: there is who produces the saddles and who do the transmission gear, for example. I wanted for “Hersh” the ‘top’. But where to look? In China, maybe? So to get even a better price? I told myself: ‘the concept of excellence that the Chinese got is different from ours…” So I searched in Italy artisans who got a of long experience, both in stylistics research and for the materials.
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a e l P x u lof bici Hersh abbiano un telaio su misura, il più rigido e leggero possibile. Caratteristiche che solo il carbonio può dare. Mi spiego meglio con un esempio: ho la passione per la cucina e tra il fast food e un ristorante che seleziona i prodotti, gli accostamenti, cura le modalità di cottura, la presentazione e il servizio ai clienti, ebbene scelgo la seconda soluzione che rappresenta in toto la filosofia di Hersh. E in questa filosofia è inderogabile che Hersh sia un prodotto italiano in tutte le sue parti.
I want that Hersh bikes have a custom frame, as stiff and light as possible. Features that only carbon can give. Let me explain with an example: I have a passion for cooking and between fast food and restaurant that selects the products, the combination, presentation and customer service, well then I choose the second solution is in whole philosophy of Hersh. And this philosophy is imperative that Hersh is an Italian product in all its parts. Are there specific designers in hersh?
Ci sono designer specifici in Hersh?
Preferisco persare che il primo designer di una mia bicicletta sia il cliente, colui che la inforcherà per correre
I prefer to think that the first designer of a bike is the customer, the one who will ride it and will make it unique. I give a base track, then along with the individual customer we will define the details, so that each Hersh bike will be ‘unique’ and bring within it not only the professionalism of the brand but also the customer personality. Is there any known name that you would like to tell among the lovers of your bike?
Well, one is Daniel Fontana, Italian champion in 2011 in Pescara and in 2011 at the Hawaii triathlon. Not bad! Daniel has always raced at the highest levels and I known by all the experts in the sector. The last year his team was looking for a ideal bike for a winning season, Hers was there, we started with a biomechanical project on papers keeping treasure his experience. Then, thank to an engi-
e r u s a y r u x e che la farà diventare un oggetto personale inalienabile. Io do una traccia di base, dopodiché insieme al singolo cliente si definiscono i dettagli, affinché ogni bici Hersh sia ‘unica’ e porti in sé non solo la professionalità del marchio ma anche la personalità del cliente. C’è qualche nome noto che ti piacerebbe fare tra gli amanti delle tue bici?
Be’, uno per tutti Daniel Fontana, campione italiano 2011 a Pescara e nel 2012 al triathlon delle Hawai. Direi non male! Daniel ha sempre corso ad altissimi livelli ed è conosciuto da tutti gli esperti del settore. Lo scorso anno il suo team era alla ricerca di una bici ideale per una stagione vincente, Hersh era presente, siamo partiti da un progetto biomeccanico su carta facendo tesoro della sua esperienza. Poi, grazie ad uno studio ingegneristico, è nata ‘Elisa’, il crono da triathlon costruito apposta per lui. Naturalmente non posso svelarvi i segreti di questa bici. Posso dirvi, però, cosa Daniel ha detto al suo primo test: “Volo contro vento e mi faccio cullare dalla velocità!” Non si è più fermato! Può dirci qualcosa sulle prospettive future in fatto di numeri di produzione, quali sono gli obbiettivi di Hersh?
La nostra produzione non si pone obbiettivi di quantità, ma di qualità. Non ci lamentiamo delle nostre vendite che
neering project, ‘Elisa’ was born, the triathlon time trial made for him. Of course I can not reveal the secrets of this bike. But I can tell you anything about what Daniel said in his first test: “Flight into the wind and make myself be lulled by the speed!” he never stopped!
Can you tell us something about future prospects in terms of production numbers, which are the objectives of Hersh?
Our production does not arise goals of quantity, but quality. We do not complain that we see our sales growing day by day, but we grant only those requests that remain
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a e l P x u lof vediamo crescere giorno per giorno, ma esaudiamo solo le richieste che restano in una certa logica. La logica di chi capisce ed apprezza l’eccellenza, vista non come un lusso ma come un valore sempre più raro. Sono centinaia i negozi dove poter comprare un’ottima bicicletta, ma una bici Hersh è qualcosa di più, di diverso, di unico, di straordinariamente speciale.
Perché ha pensato di fare una linea denominata ‘Pleasure of luxury’?
Perché mi piace la logica della rivista: l’idea di esaltare le eccellenze nei più svariati settori, coltiviamo lo stesso concetto, lo stesso sogno di un ‘made in Italy’ sempre più al top, la stessa passione per la ricerca della bellezza nella qualità.
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L’intervista a Raffaele Fumagalli è a cura del direttore The interview to Raffaele Fumagalli is at director’s care
in a certain logic. The logic of those who understand and appreciate the excellence, seen not only as a luxury but even more rare. There are hundreds of shops where you can buy a good bike but a Hersh bike is something more, different, unique, extraordinarily special. Why did you decide to make a line called ‘Pleasure of luxury’?
Because I like the logic of the magazine: the idea of enhancing excellence in various fields, we feed the same concept, the same dream of a ‘Made in Italy’ always at the top, the same passion for the pursuit of beauty in the quality .
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Bagnaia Resort di Franco Caminiti
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Foto di Raimondo Sabatino
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a e l P x u lof Arriviamo al Resort La Bagnaia in una splendida mattina di fine febbraio. Il cielo azzurro, il clima gradevolissimo, si direbbe più una fresca giornata d’estate che un anticipo di primavera. Antonello Buono, general manager, accompagnato da Sandro Maistrello, direttore del Golf, ci accolgono all’esterno della Clubhouse. Malgrado l’erba non abbia ancora avuto il tempo di riprendersi dalla straordinaria
We arrive at the Resort ‘La Bagnaia’ in a splendid morning of end february. The azure sky, the pleasant weather. Antonello Buono, general manager, along with Sandro Maistrello, director of the Golf, greet us at the outside of the Clubhouse. Despite the grass did not have yet the time to recover from the special snowfall of the past week, the nature expand his flavouring in the freshness air. All around a breathtaking view: from the eye that receives
Marisa Monti Riffeser
nevicata della settimana scorsa, la natura spande i suoi aromi nell’aria tersa. Tutt’intorno una vista da mozzare il fiato: sin dove l’occhio percepisce la cura del dettaglio, sin là è La Bagnaia. Oltre mille ettari di natura si sviluppano in una orografia incontaminata; il campo da golf più grande d’Italia sembra essersi configurato così da solo, modellato dalla brezza leggera, tanto è parte integrante dell’ambiente. Merito,
the attention of the details, to ‘La Bagnaia’. Over one thousand hectares of nature expanded in an untouched orography; the most big golf course in Italy seems configured so alone, shaped by a gentle breeze, so it is an integral part of the environment. Credit, of course, of the architect Robert Trent Jones, who in this work demonstrated that the true mastery, the true art, remain in the respect, in the capabilities to approach with humility
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a e l P x u lof certo, dell’architetto Robert Trent Jones, che in questa sua realizzazione ha dimostrato che la vera maestria, la vera arte, stanno nel rispetto, nella capacità di accostarsi con umiltà a ciò che il tempo ha modellato, assecondandone l’incedere, facendo tesoro del suo naturale estro. Tutto attorno il bosco, oltre mille ettari a salvaguardia della vegetazione autoctona e della fauna stanziale. Non lontana si staglia maestosa la skyline di Siena. All’interno la struttura rivela la sua classe, nella disposizione degli spazi, nella particolare scelta degli arredi, nei colori, nella musicalità dei silenzi ovattati. Una sorta di benvenuto soft, cordiale, come a voler dire: ‘Qui siete a casa vostra, mettetevi comodi!’. Ciò che è impressionante è la luce: una luce straordinaria che tutto pervade, dagli sconfinati spazi esterni penetra nei saloni, nelle camere, nei bagni, conferendo ai
e r u s a y r u x to what the time modelled. All around the woods, over a thousand acres to protect the native vegetation and the settled fauna. Not far away stands the magnificent skyline of Siena. Inside the structure it reveals its class, in the disposition of the rooms, in the unique selection of the furniture, in the colours. A sort of a cordial welcome, like as to be saying “Here you are at home, make yourself comfortable! What is impressive is the light: an extraordinary light that pervades the whole, by endless outside areas enters its halls and the rooms, bathrooms, giving the red tones and earth of ‘Siena’ personality, warmth, like a message. There is no need that I have to describe “La Bagnaia”, I won’t add anything to what It’s already said or shown by the director Cinzia TH Torrini in her documentary, but I like, anyway, to attempt to transmit the emotion to round
a e l P x u lof toni di rosso e terra di Siena una personalità, un calore, quasi un messaggio. Non serve che io descriva La Bagnaia, non aggiungerei nulla a quanto sinora è stato già detto o a quanto mostrato egregiamente dalla regista Cinzia TH Torrini nel suo documentario, ma mi piace, tuttavia, tentare di trasmettere l’emozione di aggirarsi in un borgo medievale, entrare in una chiesetta perfettamente conservata dopo mille anni, e vedere che tutto è stato recuperato con oculatezza e maniacale rispetto, creando un ambiente esclusivo riservato a chi ama ed apprezza il valore del dettaglio nella ricerca della qualità estrema. Le immagini dicono di più delle parole, è vero, ma
on in a medieval suburb, entering a church perfectly preserved after a thousand years, and see that everything has been recovered with caution and maniacal respect, creating an exclusive atmosphere reserved to who loves and appreciate the value of the detail and to looking for a extreme quality. Pictures say more than words, it is true, but does not convey the emotion of to be ‘there’, to spend a moment of life between history and modernity, between culture and prosperity, where the rational and the exotic intersect creating a rare environments and a unique beauty. Environments that express a strong personality, that of Mrs. Marisa Monti Riffeser, owner and true ‘spirit guide’
non raccontano l’emozione di ‘esserci’, di trascorrere un momento della vita fra storia e modernità, fra cultura e benessere, dove il razionale e l’esotico si intersecano creando ambienti di rara ed originale bellezza. Ambienti che esprimono una forte personalità: quella della signora Marisa Monti Riffeser, proprietaria e vero ‘spirito guida’ de La Bagnaia. Forte quanto delicata, la signora Marisa, con i piedi ben saldi nella cultura e nel rispetto delle tradizioni e lo sguardo proiettato nel futuro ed oltre, dove la lungimiranza visionaria di una donna di straordinario carattere, diventa creazione, progetto, espressione di un coraggio imprenditoriale non comune che ha sposato il gusto per il bello, per l’eccellenza spinta
of the La Bagnaia. Strong as delicate, Mrs. Marisa, with feet firmly planted in a culture and respect for the tradition staring towards the future and beyond, where the foresight of a visionary woman becomes creation, design, expression of an entrepreneurial courage uncommon that married the taste for beauty, excellence driven to the peak, and made it around to move their existence. The presence of the Mrs. Marina can be felt here at La Bagnaia, seems to meet her even when she is elsewhere around the world to breathe other cultures, to bring the precious pieces with which to enrich and personalize this place.
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a e l P x u lof ai massimi livelli, e ne ha fatto i cardini attorno ai quali far muovere la propria esistenza. La presenza della signora Marisa è palpabile qui a La Bagnaia, sembra di incontrarla anche quando lei è altrove, in giro per il mondo a respirare altre culture, a portarne dei pezzi preziosi con i quali arricchire e personalizzare ancor più questo angolo di sogno. Non è semplice descrivere La Bagnaia, non senza correre il rischio di cadere nei luoghi comuni, nelle espressioni abusate, nel palese plagio. Perché, quando si è davanti all’eccellenza, l’emozione è legittimamente condivisa. Ecco perché ho scelto di non descrivere La Bagnaia, perché qui bisogna venirci, per respirare ciò che non si può mostrare nelle foto, per vedere con i propri occhi ciò che nemmeno la più sfrenata fantasia potrebbe immaginare. Perché se c’è una strada che porta a un’idea di ‘paradiso possibile’, ebbene, quella strada comincia da qui, dalle dolci colline senesi, sulle quali si adagia e risplende La Bagnaia.
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It is not easy describe La Bagnaia, not without run the risk to fall in “commonplaces”, in the abused expression, in the obvious plagiarism. Because, when you are in front of the excellence, the emotion is justifiably shared. That’s why I didn’t choose to describe La Bagnaia, because you have to come here, to breath what cannot be show through the pictures, to see with own eyes what even the wildest dreams could not imagine. Because if there’s a way that leads to the idea of ‘heaven possible’, well, that way begins from here, from the gentle hills of Siena, on which rests and shines the Bagnaia.
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e r u s a y r u x Foto di Raimondo Sabatino
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e r u s a y r u x e r u s a e l y r u P x lof u la rivista dell’eccellenza magazine of excellence
Editore
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